Energia dall`acqua Il Cai: da regolare ma bisogna evitare la caccia
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Energia dall`acqua Il Cai: da regolare ma bisogna evitare la caccia
34 L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 28 NOVEMBRE 2014 Provincia Lurano, ancora emergenza L’acquedotto è off limits Ancora alto il livello dei batteri nell’acqua erogata dall’acquedotto in zona sud est. Il sindaco mantiene l’ordinanza. Convocata l’unità di crisi A pagina 37 [email protected] www.ecodibergamo.it/cronaca/section/ Energia dall’acqua Il Cai: da regolare ma bisogna evitare la caccia alle streghe Il Club firma il documento per salvaguardare i corsi di montagna dallo sfruttamento Valoti: però non cadiamo nelle demonizzazioni GIAMBATTISTA GHERARDI Una dichiarazione di principio da condividere, ma anche da contestualizzare senza avviare la «caccia alle streghe». È in evidenza anche in Bergamasca l’appello nazionale firmato a ottobre da associazioni ambientaliste, culturali e tecnico-scientifiche per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico. Il documento è rivolto ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente (ma anche a Parlamento, Regioni, Province di Trento e Bolzano e segretariato della Convenzione delle Alpi) e il 7 novembre è stato siglato anche dal Club alpino italiano, per mano del presidente generale Umberto Martini. Si è aggiunto a un centinaio di sigle associative che da sole occupano otto delle undici pagine dell’appello. Secondo il Cai «l’appello interviene a favore della montagna in quanto l’attenzione idroelettrica ai piccoli corsi d’acqua depriva la montagna, per una produzione energetica quantitativamente decisamente insignificante, a scapito di valori ambientali e naturali ragguardevoli». Per la verità l’unica frase in neretto dell’intero appello «riconosce che l’energia idroelettrica costituisce un’importante fonte rinnovabile, in quanto contribuisce all’abbattimento delle emissioni di CO2». Il dibattito Dunque centrali sì o centrali no? Il dibattito è aperto, considerando che le associazioni ambientaliste chiedono la sospensione del rilascio di nuove con- L’energia idroelettrica è usata in alcuni rifugi perché ha meno impatto Il dibattito resta aperto su «centrali sì o centrali no» cessioni per impianti idroelettrici su acque superficiali (a esclusione di manufatti idraulici storici o situati in zone remote). Si chiede inoltre la revisione degli incentivi di legge (riservandoli solo agli impianti che osservino rigidi requisiti di tutela di corsi d’acqua e biodiversità) e l’apertura di un tavolo di confronto nazionale. Gandellino vota sì all’opera Idrowatt e ne progetta una sua GANDELLINO Con voto unanime il ConsigliocomunalediGandellino ha approvato lo schema di convenzione con la ditta Idrowatt Srl per la costruzione di una centralina idroelettrica lungo il torrente Sedornia. A illustrare l’iniziativa è stato il vicesindaco Ugo Lubrini: «Questa convenzione va a sostituirequellaapprovatail7aprile2014 dalla trascorsa Giunta comunale che, a nostro avviso, era troppo penalizzante per Gandellino. Infatti mentre in quella era stabilito che la percentuale di introiti per il Comune si attestasse sul 7% della produzione, in questa siamo riusciti a elevare la percentuale al 10». Ha poi continuato: «La Idrowatt costruirà, dopo aver ottenuto tutti i permessi di norma, «Sono dichiarazioni di principio – conferma Paolo Valoti, presidente dell’Unione bergamasca delle sezioni e sottosezioni del Cai, di cui è anche consigliere nazionale – che condividiamo senza riserve, ma che vanno contestualizzate e articolate per evitare demonizzazioni fuori luogo. Quella idroelettrica è senza dubbio un’energia pulita e il suo sfruttamento si coniuga con quell’attenzione all’ecologia e alla biodiversità che il Cai e le altre associazioni sostengono da sempre. Noi stessi – aggiunge – disponiamo di alcune microcentrali che provvedono all’approvvigionamento energetico dei rifugi. Ci sono storiche turbine al Rifugio Coca e al Rifugio Brunone (dove è installata dal 1988), ma anche impianti molto recenti, per esempio, al Rifugio Alpe Corte. In questi casi il fotovoltaico non riesce a garantire la necessaria autonomia alle strutture e il micro-idroelettrico evita di utilizzare generatori che avrebbero ricadute decisamente più impattanti». Il tema della sostenibilità dello sviluppo è ben presente nelle direttive del Cai e obiettivo importante anche nei piani di sviluppo e ammodernamento della rete dei rifugi. «L’impatto zero è un obiettivo molto impegnativo – aggiunge Valoti – ma una centralina lungo il torrente Sedornia, nel tratto compreso tra il canale Enel e la centralina già esistente. L’impianto idroelettrico avrà una potenza di 240 kwh e la tubazione di adduzione avrà una portata media di acqua, con un salto previsto di 80 metri, compresa tra i 350 e i 750 litri al secondo. Per il nostro Comune l’introito netto previsto si aggirerà sui 25 mila euro l’anno». Ma i vantaggi previsti per il Comune da questa convenzione sono anche altri. «La Idrowatt – ha concluso il vicesindaco – si è impegnata alla ricostruzione, al momento di apertura della centralina, di un ponticello sul torrente Grabiasca e poi alla progettazione, a costo zero, di una nuova centralina, sempre sul Sedornia, di proprietà comunale. Questa, sfruttando le Uno sbarramento idrico per alimentare una centralina idroelettrica: Cai e associazioni ambientaliste chiedono più attenzione non impossibile. Abbiamo sposato da sempre una filosofia che punti al meglio sin dalla progettazione strutturale, dall’isolamento e dalla disponibilità di risorse per la gestione di consumi energetici e rifiuti». Una filosofia che nel piccolo dei rifugi trova punti di equilibrio, ma che deve necessariamente essere modulata quando a valle la scala di necessità e consumi è più alta. Alcuni puntano il dito contro un appello troppo integralista, che finisce per alimentare una sorta di sindrome di Nimby (opere necessarie, ma non mettetele sul mio territorio) anche per impianti puliti come quelli idroelettrici. La discussione insomma è solo all’inizio. 1 Il rifugio Brunone è servito da una microturbina idroelettrica ©RIPRODUZIONE RISERVATA acque che escono dalla galleria di drenaggio dei Tezzi Alti, potrà rappresentare per il Comune, una fonte importante di introiti». Il voto unanime dopo la richiesta della minoranza sulla regolarità dell’impatto ambientale delle nuove strutture da costruire. Voto contrario, invece, della minoranza sulla variazione del bilancio di previsione, per l’uso dell’avanzo di amministrazione al fine di dotare il centro sportivo «Don Pala»di spogliatoi . E, a proposito del centro sportivo, il sindaco Flora Fiorina ha informato l’assemblea delle pessime condizioni in cui versa il suo manto di copertura: sono in corso incontri con le ditte appaltatrice e subappaltatrice per la sistemazione o, se non fosse possibile,la sostituzione del tetto. 1 La Valle Sedornia, nel territorio del Comune di Gandellino OROBIE FOTO Enzo Valenti 35 L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 28 NOVEMBRE 2014 Statale 42, obiettivo ridurre i costi della variante Scatta l’allarme truffa per i venditori porta a porta La strada costa 110 milioni. Sindaci e Regione al lavoro per ridurre i costi. Confronto sul progetto del tratto Trescore-Entratico A pagina 39 In Valle Seriana decine di segnalazioni. Con pettorina e tesserini offrono per 300 euro dispositivi contro le fughe di gas che valgono 30 euro A pagina 41 A Fiumenero barricate contro la centrale Nella frazione di Valbondione il no al progetto È al vaglio della Provincia l’autorizzazione Valbondione FAUSTA MORANDI «Evitare lo sfruttamento, per la produzione di energia, dell’ultimo tratto di fiume Serio ancora libero»: è l’obiettivo della raccolta di firme promossa da alcuni residenti nella piccola frazione di Fiumenero, a Valbondione. In Provincia è infatti in corso la valutazione di impatto ambientale per un impianto idroelettrico in quella località. Inizialmente anche il Comune faceva parte di una cordata pubblico-privata per realizzare l’impianto; ne è però poi uscito, durante il periodo del commissariamento, in seguito anche a vizi procedurali evidenziati dalla Provincia nella domanda. Oggi in corsa ci sono dunque tre realtà private: a valutare i progetti - sentendo i vari pareri e con un procedimento tecnico - sarà Via Tasso (anche se nel frattempo è aperto un ricorso al Tribunale delle acque). I benefici Raccolta di firme a Fiumenero contro una nuova centrale idroelettrica Le osservazioni Movimento nazionale Acque da tutelare, appello al deflusso minimo ecologico «L’appellonazionaleperlasalvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico» vede come primo firmatario il Cirf, Centro italiano per la riqualificazione fluviale. È stato sottoscritto da Cai (compresa la delegazione Lombardia guidata da Renata Viviani con sede a Bergamo), Legambiente, Wwf Italia, Mountain Wilderness Italia, Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee), Forum italiano dei movimenti per l’acqua, comitati ambienta- listi locali. Ci sono il Comitato Adda Sud, il Comitato centraline Valcamonica, realtà del Lecchese, friulane, altoatesine, venete e piemontesi. L’appello invoca una «rigorosa valutazione dell’impatto ambientale» e che si considerinogliimpatticumulativiche incidono su uno stesso bacino imbrifero. Si chiede di superare il concetto di «deflusso minimo vitale», a favore di un «deflusso ecologico» che garantisca vitalità e soprattutto qualità all’ecosistema. Intanto è partita la raccolta di osservazioni sulla centrale, che sarebbe classificata tra quelle di piccole dimensioni, per una potenza nominale media di circa 500 kilowatt. Un gruppo di residenti ha fatto arrivare in Provincia, sotto forma di osservazioni, la propria richiesta di dire no all’impianto, accompagnata da 76 firme. «Si sta spremendo il fiume fino all’ultima goccia – lamenta Lucia Rodigari, promotrice dell’iniziativa –. Lo sfruttamento idroelettrico, nel nostro paese, è già altissimo, senza che i benefici ricadano sul territorio. È vero che si tratta di energia pulita, ma ci sono dei limiti. Tra l’altro l’impianto arriverebbe in una zona residenziale, vicino alla pista ciclabile. Fiumenero ha «è partito nel 2010 – spiegano dall’amministrazione, insediatasi da maggio –. L’opzione migliore secondo noi era che il Comune rimanesse socio, ma si sono fatte scelte diverse. Ora, da parte nostra, l’obiettivo è di ottenere il massimo possibile in termini sia di prescrizioni per le mitigazioni ambientali (dalla protezione delle scarpate all’eventuale interramento, se possibile, della centrale), sia di “royalties” (somme da versare, da parte dell’operatore, per lo sfruttamento della risorsaacqua: in genere vanno dal 5 al 10% della produzione annua). Abbiamo notato, comunque, che anche in Provincia c’è una grande attenzione alla tutela dell’ambiente e della fauna: molti dei temi che abbiamo posto erano stati già sollevati anche dai tecnici di Via Tasso». I numeri Gigawattora, 170% del fabbisogno Nel 2009, a Valbondione si sono prodottinelcomplesso175,3gigawattora da energia idroelettrica. Per dare l’idea, se su tutto il territorio italiano ci fosse, con fonti rinnovabili, lo stesso indice di produzione di energia per mq, si coprirebbe il 170% della richiesta interna. Lungo il Serio e gli altri corsi d’acqua insistono varie centrali, diverse per dimensioni: oltre a quelle dell’Enel (che gestisce anche la diga del Barbellino) nelle località Dossi e Gavazzo, altre di privati lungo i torrenti Bondione e Fiumenero. Il Comune ne ha realizzata una a Maslana. conservato gran parte del suo patrimonio storico, le vecchie stalle, i fienili, le ghiacciaie. Perché qualcuno non ci dà una mano a conservare e preservarlo, anziché rovinare quel che è rimasto?». Le autorizzazioni Il procedimento per l’autorizzazione, come detto, si svolge in Provincia, ma per ripercorrere le tappe di questo impianto e dare informazioni sui temi sollevati dagli abitanti, il Comune di Valbondione (oltre a far pervenire a sua volta delle osservazioni in Via Tasso) ha promosso per questa sera alle 20,30 un incontro alle ex scuole elementari di Fiumenero. In cui si ricorderà, tra altro, che il percorso del progetto L’argomento verrà dunque approfondito e ricostruito questa sera, in un territorio che ha una lunga storia legata allo sfruttamento dell’acqua per produrre energia: una ricchezza che però, come avviene anche altrove, in gran parte «scivola via» dal paese. «Fino agli anni ’60 – ragiona un altro residente, l’ingegner Angelo Morandi – le centrali davano lavoro a decine di persone, più tutto l’indotto: quella era una grande opportunità. Poi però, con lo sviluppo tecnologico, è stato tutto automatizzato, e ora restano solo i guardiani: anche per le manutenzioni viene gente da fuori. E quel beneficio occupazionale non è stato sostituito da nient’altro». Attualmente il Comune è titolare di una recente centralina idroelettrica, quella di Maslana, e riceve alcune royalties da quella sul torrente Bondione (le altre, nate prima, non hanno questo tipo di obblighi). Poi ci sono i sovraccanoni che vanno al Bim, il Bacino imbrifero montano, che redistribuisce le risorse ai Comuni consorziati. Si è conclusa per ora con una beffa, invece, la battaglia sull’Ici delle centrali idroelettriche: i Comuni (Valbondione tra i primi) hanno condotto una battaglia per incassare l’imposta, ma adesso lo Stato porta l’Imu per questi immobili direttamente nelle proprie casse. 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista CLAUDIO MERATI Idroelettrico positivo però serve equilibrio È uno che con l’acqua «combatte» quotidianamente, soprattutto nelle ultime settimane in cui il maltempo ha ancora una volta portato in evidenza il problema del dissesto idrogeologico. Claudio Merati, ingegnere civile, è dal 2006 dirigente della Ster-Sede territoriale della Regione. Centrali sì o centrali no? «Non c’è una risposta decisa e netta, ma la mia non è conveniente diplomazia. Lo sfruttamento dell’energia idroelettrica è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra entro il 2020. È un’energia pulita, che ha avuto un ruolo centrale nella storia del territorio bergamasco: si pensi, nei secoli scorsi, ai mulini ad acqua che alimentavano fucine e laboratori, all’approvvigionamento dell’industria tessile, ai bacini in quota e alle centrali delle nostre Valli. L’idroelettrico va fortemente sostenuto, ma porre attenzione ad aspetti di equilibrio non è assolutamente fuori luogo». Le piccole centrali idroelettriche prendono semplicemente «in prestito» l’acqua per brevi tratti, restituendola tale e quale dopo averne sfruttato l’energia. Dove sta il problema? «Va messo bene in chiaro un concetto: non sempre, per le centrali idroelettriche, “piccolo è bello”. La presenza di impianti di dimensioni anche molto ridotte fa proliferare una serie di manufatti e opere accessorie non indifferente: sbarramenti in alveo, condotte e centrali (posti a pochi me- tri dalla riva) hanno impatti mi- lutamente leciti, creano un’innimi ma costanti sull’ecosistema termittenza che non è quella nadei corsi d’acqua. Non è in discus- turale. Per questo troppi impiansione la quantità dell’acqua pre- ti di piccole dimissioni possono sente (il deflusso miessere più impattanti nimo vitale è un obblidi singoli impianti di go di legge), ma la quadimensioni maggiolità che un corretto ri». scorrimento dei corsi d’acqua consente di Chi rilascia le varie autogenerare in tutto rizzazioni? l’ecosistema che gravi«Le competenze sono ta attorno a fiumi e rustabilite per legge a sescelli. Può essere efficonda della capacità di cace un esempio: la produzione della singrande massa d’acqua Claudio Merati gola centrale. Per le che genera il Serio dal grandi derivazioni le Barbellino può essere ritrovata autorizzazioni sono in capo a Renella sua totalità soltanto all’al- gione Lombardia, mentre per tezza del ponte di Cene. Prima e quelle più piccole la competenza dopo prelievi e deviazioni, asso- è della Provincia. Anche in questo secondo caso però è necessario il parere della Regione». Molti comuni hanno installato centraline legate all’acquedotto, con le quali reperiscono preziosissime risorse per gli asfittici bilanci che davvero «fanno acqua». «In questo caso non ci sono particolari controindicazioni: l’acqua captata per la distribuzione a uso civile viene “lavorata” a scopo energetico all’interno di un percorso che per sua natura è già estraneo al reticolo idrico di fiumi e corsi d’acqua. In questo caso non ci sono problemi ed è innegabile come queste installazioni offrano ai Comuni opportunità interessanti». 1 G. B. G.