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LA RICERCA LA CATTOLICA: DA CORDONE OMBELICALE CON LA FAMIGLIA A MEZZO DI SOCIALIZZAZIONE Cellulare in tasca prima dei 10 anni «In terza media ogni alunno ce l' ha» Gli esperti: lo regalano i genitori, ma può diventare strumento di bullismo Il professor Rivoltella: con questi strumenti si producono testi, foto e video, ma va sviluppato il senso di responsabilità Uno strumento di controllo che rende più liberi. Un' apparente contraddizione che pure sta alla base del rapporto tra giovanissimi e cellulare. Un rapporto sempre più precoce. «Il 98% dei ragazzi milanesi di terza media possiede un telefonino personale», spiega Pier Cesare Rivoltella, ordinario alla Cattolica di Tecnologie dell' Istruzione, che ha coordinato la ricerca commissionata dall' Osservatorio sull' immagine dei minori. Fin qui niente di strano. Stupisce semmai di più sapere che nella grande maggioranza dei casi, circa l' 80%, il cellulare entra in tasca prima dei dieci anni. Tanto che un ragazzino arriva a dodici anni con un' «esperienza» di già tre apparecchi posseduti. Cellulare babymania, allora? Niente affatto. Il telefonino nelle mani del bambino è semmai un' ossessione dei genitori. La ricerca lo dice chiaramente. Più di un terzo dei ragazzini intervistati ammette che il cellulare sarebbe utile in età ben più avanzata. «Fino agli undici-dodici anni il bisogno è tutto dei genitori», conferma Rivoltella. Il telefonino diventa così un «cordone ombelicale» rispetto alla necessità di madri e padri di tenere il pre-adolescente sotto controllo. Un potente «ansiolitico» per i genitori, in pratica, che torna utile agli stessi ragazzi perché consente di ritagliarsi maggiori spazi di libertà e autonomia. «Tecnologia di controllo, ma anche tecnologia di libertà». La dimostrazione della teoria sta nei numeri. Fino ai dodici anni le telefonate in entrata sono in netta prevalenza. Quasi inutile dire che a comporre il numero del telefonino sono, pressoché in via esclusiva, i due genitori. Solo dopo l' inizio dell' adolescenza il cellulare diventa un vero strumento di relazione coi coetanei. Impossibile parlare di nuove tecnologie senza chiamare in causa il bullismo. «Non cè nessun determinismo tra la diffusione dei telefonini e questo tipo di fenomeni», assicura Rivoltella. Il discorso è un altro. «Si tratta di una tecnologia "autoriale", con cui si possono produrre testi, foto, video. L' utilizzo di questo tipo di strumenti, che appunto producono "cose", chiama in causa il senso del limite, la responsabilità, l' educazione, la capacità di distinzione tra spazio pubblico e privato. Sbagliato demonizzare la tecnologia, bisogna lavorare sull' educazione del singolo ragazzo». L' assessorato alle Politiche Sociali del Comune ha pronto allora un progetto-pilota (partirà tra poche settimane) che coinvolgerà sessanta ragazzi, con relativi genitori e insegnanti. Spiega l' obiettivo l' assessore Mariolina Moioli: «Insegnare che il cellulare è strumento che il ragazzo deve governare e non da cui deve essere governato». Andrea Senesi 98% 12 La percentuale di ragazzini che in terza media possiede un telefonino cellulareAnni l' età in cui il telefonino diventa utile per il ragazzo e non solo più per i genitori Senesi Andrea Pagina 6 (30 ottobre 2008) - Corriere della Sera