Appunti n° 19 Il Cubo di Rubik. Perché non bere meglio una buona

Transcript

Appunti n° 19 Il Cubo di Rubik. Perché non bere meglio una buona
Appunti n° 19
Il Cubo di Rubik.
Avete presente questo cubetto , che nella versione base 3x3x3 presenta 9
quadrati su ognuna delle 6 facce, per un totale di 54 quadratini? Con quadratini che differiscono tra loro per il colore? Per un totale di 6 colori differenti? E’ classificato “un rompicapo”.
Per risolvere il rompicapo bisogna posizionare i quadrati in modo che ogni
faccia abbia tutti e nove i quadrati dello stesso colore. Ne esistono altre tre
versioni (2x2x2; 4x4x4; 5x5x5), ma per il momento accontentiamoci della
versione 3x3x3, che propone parecchi milioni di combinazioni (numero che non so leggere tant’è grande) di cui
solo una è quella corretta.
Per me è già un enigma comprendere come facciano a stare insieme i 27 cubetti, e contemporaneamente girare in tutti i sensi! L’attenzione però è rivolta alla rapidità con cui vengono ricomposte le superfici. Ernà Rubik
(ungherese e inventore del Cubo), impiega mediamente 1’ minuto e suggerisce una soluzione semplice, ma
non necessariamente la più veloce: “Si proceda strato per strato. Il metodo si sviluppa in sette diversi passaggi:
croce, angoli, primo strato, secondo strato, orientamento spigolo, orientamento
angoli, permutazione spigoli, permutazione angoli ...”. Chiaro e semplice, no? Però io continuo a non capirci un ... rubik!
Come sempre, in questi frangenti, ci sono “quelli dei record”. Si dice che:
-) Il primato mondiale di velocità sia dell’olandese Mats Vaik, che a 18anni d’età
lo ha completato in 5”,55 (5 secondi e 55 centesimi!!).
-) Un robottino ci è riuscito in 3,25 secondi, ma è fuorigioco.
-) I programmatori di Palo Alto hanno calcolato che ci vogliono 20 mosse per risolvere il Cubo, partendo da qualsiasi combinazione iniziale.
-) Giovanni Baglioni, chitarrista, figlio di Claudio, usa il Cubo di Rubik per scaldarsi le mani prima di un concerto.
Riesce a sistemare le facce in 42” secondi netti.
-) Un muratore britannico di 45 anni nel 1983 ha acquistato il Cubo e lo ha completato 26 anni dopo, dedicandoci 27.400 ore, dopo il lavoro. E’ un record anche questo, ma ci sono altri modi per ingannare il tempo?
Perché non bere meglio una buona bottiglia di vino?
1) - Riempite il bicchiere solo per
1/3: così potrete muovere il vino
facendolo ruotare: sopra al vino si
formerà un’invisibile «nebbiolina»
di profumi.
2) - Un gambo lungo e sottile permette di afferrare il bicchiere senza alzare, con il calore della mano,
la temperatura di vini bianchi e
rosati.
3) - Un bicchiere tondeggiante
permette una presa avvolgente
con le mani. In questo modo si in-
nalza, correttamente, la temperatura di molti vini rossi.
4) - Una forma che si restringe
nella parte alta aiuta a raggruppare e «concentrare» i profumi trasportandoli meglio verso il naso.
5) - Un bordo sottile e fine facilita,
al contatto con le labbra, il passaggio del vino in bocca aiutando
la percezione dei sapori.
6) - Una parete liscia, trasparente
e cristallina, permette di valutare
meglio il colore del vino in tutte le
sue tonalità e sfumature.
7) - Dopo l’uso, lavate i bicchieri
con un detersivo neutro e non profumato. Poi non asciugateli (a
meno di usare panni di lino o cotone che non rilascino fili), ma lasciateli appesi per il piede in posizione rovesciata.
8) - Prima di utilizzare i bicchieri,
strofinateli con un panno inodore
e asciutto, ripassandoli allo interno con un po’ del vino che state
per degustare.
9) – La modica quantità permette
di assaporare meglio il vino
La decisione di Alfano: “Valga da monito per tutti quelli che predicano odio”
(F.Sar. per il Corriere del 6/8/2014)
ROMA — Altri predicatori potrebbero fare la stessa fine di Raoudi Albdelbar, l’imam marocchino di San Donà di
Piave espulso con decreto firmato dal ministro dell’interno «per grave turbamento dell’ordine pubblico e pericolo
per la sicurezza nazionale e discriminazione per motivi religiosi». Perché la sua invettiva antisemita sta facendo
il giro del web e l’antiterrorismo sta monitorando eventuali atti emulativi. «Allah uccidili tutti - aveva dichiarato
dal pulpito venerdì scorso - fai diventare il loro cibo veleno, trasforma in fiamme l’aria che respirano. Rendi i loro
sonni inquieti e i loro giorni tetri. Inietta il terrore nei loro cuori».
L’uomo è stato fermato e nelle prossime ore dovrà lasciare l’Italia perché, sottolinea Angelino Alfano «non e’
accettabile che venga pronunciata un’orazione di chiaro tenore antisemita, contenente espliciti incitamenti alla
violenza e all’odio religioso. La mia decisione valga da monito per tutti coloro che pensano che in Italia si possa
predicare odio».
Apprezzamento arriva dal Partito Democratico con Emanuele Piano che afferma: «Non deve esistere in Italia e
nel mondo un’area grigia dove antisemitismo e odio possano trovare cittadinanza. Nel nostro paese ci sono per
fortuna legge chiare e inequivocabili a cui appellarsi, frutto del lavoro e della sensibilità di molti. Bene applicarle
quando serve. Così come un giusto riconoscimento va dato a chi non abbassa mai la guardia e, tra ostacoli e
difficoltà, monitora la rete riuscendo a individuare episodi gravissimi come quello di San Donà. Non è una caccia alla streghe, è un impegno serio alla convivenza di storie, culture e religioni diverse in un paese come l’Italia
che deve molto del suo progresso all’accoglienza e alla solidarietà».
In linea il senatore del Nuovo Centrodestra Giuseppe Esposito secondo il quale «il ministro dell’interno fa rispettare le leggi sia quando si tratta di espellere che quando si tratta di accogliere. Da più parti viene oggi lodata la
scelta saggia e perentoria del Ministro Alfano di disporre l’espulsione dell’imam, eppure Alfano andrebbe
egualmente elogiato per il suo assoluto impegno di questi mesi nell’avvalorare lo spirito di accoglienza del nostro Paese verso coloro che meritano di transitare in Italia per sfuggire a guerre, carestie e assenza di democrazia».
Da undici anni in Italia
(Andrea Pasqualetto)
SAN DONA’ DI PIAVE — L’altra
mattina si sono svegliati di soprassalto allo squillo del campanello
di casa, il marocchino Abdelbar
Raoudj, 28 anni, da undici in Italia e
il coinquilino Alì. Erano gli agenti
della Digos lagunare che hanno sequestrato computer, cellulare, documenti, carte varie e notificavano
all’imam l’espulsione dall’Italia. Di
fronte allo appartamento, la sede
dell’Associazione Islamica Arrahma,
che significa ‘misericordia’, una specie di magazzino dove Raoudj di tanto in tanto guidava la preghiera dei fedeli; dei quaranta, cinquanta musulmani della zona, soprattutto operai delle imprese edili e dell’industria metalmeccanica; in parte disoccupati per la chiusura di alcune ditte. «Si tratta di una persona tranquilla, educata e
pacifica», ci teneva confermare Mustafà, che del centro islamico è il segretario. Ma quelle parole, pesanti come
pietre, pronunciate in arabo da Raoudj durante il sermone della fine del ramadan il 29 luglio 2014: «Allah, uccidili tutti fino all’ultimo, non risparmiarne neppure uno, fai diventare il loro cibo veleno, trasforma in fiamme l’aria
che respirano...». Parole registrate in un video che lo stesso Roaudj ha messo su facebook e che in breve tempo ha fatto il giro del mondo. «Ho ascoltato bene quel sermone e devo dire che la traduzione letterale è corretta», ha cercato di spiegare Fatima Falhi, marocchina, in Italia dal 1998, mediatrice culturale del comune di San
Donà di Piave e vicepresidente del Comitato Veneto orientale per l’immigrazione. «Ma c’è un problema di interpretazione. Si tratta di una preghiera e il musulmano l’ascolta, la percepisce come una supplica ad Allah perché
fermi gli ebrei contro i palestinesi. Non ha detto: uccideteli». Il video che si vede su facebook sembra non lasciare dubbi: «Allah, trasforma in fiamme l’aria che respirano, rendi i loro sonni inquieti e i loro giorni tetri. Inietta
il terrore nei loro cuori».
A quel sermone era presente Ali: «Io l’ho capita così: c’era stata la strage dei bambini e lui pregava Allah perché punisse chi uccideva. Mi sembra una cosa normale». Mustafà vuole comunque dire due parole al popolo
ebraico: «Mi scuso, ci scusiamo con tutti gli ebrei se si sono sentiti offesi da quelle parole. Noi non vogliamo
che venga ucciso nessuno, palestinese o ebreo che sia».
Dopo un paio d’ore sono ricomparsi gli agenti veneziani, per eseguire il decreto di espulsione.