"a macchia" da Lecce nei Marsi (AQ)

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"a macchia" da Lecce nei Marsi (AQ)
Ceramica invetriata "a macchia" da Lecce nei Marsi (AQ)
Nell'estate 1986, in seguito a sondaggi conoscitivi effettuati nell'anno precedente, su
incarico della Soprintendenza Archeologica di Chieti si svolse una campagna di scavo nel Vallone
S. Lucia (località S. Lucia) presso Lecce nei Marsi (AQ), dove in passato, a causa delle piene del
vicino torrente, erano emersi occasionalmente muri di terrazzamento in opera poligonale.
L'intervento fu fortemente condizionato dall'orografia e dalla natura del terreno (costituito
da forti interri alluvionali) e interessò la base del pendio, dove era possibile indagare vaste aree
senza rischi di smottamenti e frane. Proprio per tali motivi, nei quattro sondaggi aperti lo scavo si
limitò in pratica alla rimozione del notevole volume di strati alluvionali e di dilavamento (h.
media m. 2,5), evidenziando alla fine la stratigrafia di abbandono dell'insediamento1.
Nonostante ciò, i reperti rinvenuti venivano a confermare la notevole importanza del sito,
che in base ai dati ceramici, sembra aver avuto una continuità di vita (più o meno costante) a
partire almeno dal III secolo a.C, periodo che sembra corrispondere ad un uso religioso dell'area,
a giudicare dalla presenza di antefisse fittili e materiale votivo.
Se la frequentazione del sito in età classica confermava ipotesi e supposizioni di
ricognizioni legate allo studio dell'assetto topografico del Fucino in età romana, la presenza di
materiale medievale costituiva in un certo senso un elemento del tutto inatteso, considerando i
notevoli mutamenti territoriali avvenuti a causa dei probabili impaludamenti delle zone circostanti
il lago ed il fatto che l'area indagata si trovasse al di fuori di qualsiasi asse di viabilità noto2.
Tra il materiale rinvenuto (come detto da strati di dilavamento) la ceramica invetriata è
presente nell'ordine del 5% circa ed è tutta del tipo "a macchia"3. La vetrina è estremamente
rarefatta, ridotta a sporadiche macchie presenti soprattutto presso l'orlo; il colore dominante è
verde-oliva chiaro (talvolta con puntini neri), mentre negli esemplari dove il rivestimento è meno
denso varia dal marrone-giallastro al marrone trasparente, con un'unica eccezione di color
marrone-violaceo. [484]
1
Una notizia preliminare dei dati acquisiti è in corso di stampa.
Con l'obliterazione della regolamentazione idrica del bacino lacustre molte aree, che in età romana erano state
bonificate, dovettero essere abbandonate. Sul problema e gli inquadramenti generali dell'area in età medievale, cfr.
GATTO 1979, pp. 209-236.
3
Oltre a questa classe ceramica è da segnalare tra il materiale medievale rinvenuto una
notevole quantità di ceramica
acroma decorata "a stuoia", particolarmente diffusa in Abruzzo ma ancora poco conosciuta (cfr. da ultimo GIZZIPANNUZI 1988, p. 598), databile sulla base di contesti stratigrafici inediti al XII-XIII sec. (inf. A.M. Giuntella).
2
Sulla base delle caratteristiche generali sono stati identificati sei diversi tipi di impasti; i
frammenti con parti significative sono tutti pertinenti a forme chiuse (brocche). Dalle analisi
mineralogico-petrografiche risulta che gli impasti 1, 3, 4, 5 e 6 sono caratterizzati da molto quarzo
metamorfico e abbondanti miche fini (analisi n. 236), mentre il 2 (depuratissimo) da molte miche
(analisi n. 235). Si tratta in entrambi i casi di argille alluvionali piuttosto generiche che sono del
tutto compatibili con produzioni locali.
Impasto 1 = impasto depurato, color arancione con anima grigia, inclusi bianchi e brillanti ad alta frequenza,
frattura netta.
1 • Orlo appuntito di brocca con ansa a nastro: 0 cm. 8.5. Vetrina verde oliva chiara sull'orlo (Fig. 1).
2. Orlo di brocca con ansa a nastro complanare; 0 cm. 11. Vetrina verde oliva chiara con numerosi puntini
neri posta sulla parte superiore dell'ansa (Fig. 1). [485]
Impasto 2 = impasto depuratissimo, color arancione con anima grigia, inclusi brillanti, vacuoli, saponoso, frattura
irregolare.
3. Orlo verticale con sommità arrotondata (brocca?); 0 cm. 10.1. Vetrina verde oliva chiara sul collo (Fig. 1).
4. Ansa a nastro di brocca a collo pressoché verticale. Schizzi di vetrina verde oliva chiara nella parte superiore
dell'ansa (Fig. 1).
Impasto 3 = impasto depurato, color arancione, inclusi brillanti, frattura netta.
5. Orlo arrotondato (brocca?); 0 cm. 6.6. Vetrina verde-marrone sull'orlo (Fig. 1).
6. ' Orlo piano di brocca a collo largo; collo distinto dalla spalla; 0 cm. 8.6. Vetrina marrone trasparente sul collo e
sulla spalla (Fig. 1).
7. Orlo di brocca ad alto collo verticale con ansa a nastro complanare; 0. 8.6. Vetrina verde oliva chiara sul collo
(Fig. 1).
Impasto 4 = impasto depurato, color marrone con anima grigia, duro, metallico (forse mal cotto), frattura netta.
8. Orlo assottigliato di brocca, 0 cm. 8.2. Pochi schizzi di vetrina marrone-violacea presso l'orlo (Fig. 1).
Impasto 5 = impasto depurato, color arancione, inclusi brillanti ad alta frequenza, tenero, frattura irregolare.
9. Orlo verticale assottigliato di brocca; 0 cm. 7.8 Vetrina marrone-giallastra presso l'orlo (Fig. 1).
10. Parete di brocca dal corpo ovoidale, probabilmente pertinente alla forma del n. 9. Vetrina marrone-giallastra
nella parte alta verso il collo (Fig. 1).
Impasto 6 = impasto poco depurato, color arancione con anima grigia, vacuoli, inclusi bianchi e brillanti ad alta
frequenza, frattura netta.
11. Orlo verticale appuntito (brocca?); 0 cm. non id. Vetrina verde oliva piuttosto scura diffusa su tutto l'orlo. (Fig.
1)
Non potendo — al momento — collegare la presenza di tale ceramica invetriata con una
seriazione stratigrafica e mancando la possibilità di confronti morfologici precisi, una datazione
può essere ipotizzata solo in base alla distribuzione della vetrina che, in questo caso, è
estremamente sparsa come sembra ricorrere nelle produzioni di XII-XIV secolo (4).
MARCELLO SPANU
Bibliografia
L. GATTO, 1979, Terre e vicende del Fucino in età medievale, in AA. VV., Fucino cent'anni,
L'Aquila, pp. 209-236.
E. GIZZI, S. PANNUZI, 1988, Atri, centro storico: riutilizzo medievale di un isolato romano,
“Archeologia Medievale”, XV, pp. 587-608. [486]
4
Sulla base di contesti inediti è stata suggerita una somiglianza con alcune forme di produzioni di area sabina (inf. L. Paroli).