inserto cavour 03 - Saluzzo

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inserto cavour 03 - Saluzzo
UNA PREMESSA
La Redazione del nostro giornalino ha pensato di scrivere, per il terzo inserto del giornale La Fenice,
una serie di articoli, e soprattutto di elaborati di scrittura creativa, come primo di una serie di lavori
letterari iniziati con il racconto breve di genere e proseguiti studiando, e quindi cimentandosi nella
scrittura di questi, alcune tipologie di componimento poetico, soffermandosi su haiku e limerick.
Lungi dal voler presentare un'opera di poetica seriosa, i nostri sono giochi con la lingua e le immagini,
fermo restando l'aderenza alle specifiche caratteristiche metriche e di argomento che
caratterizzano questi componimenti.
In ultimo, un doveroso ricordo di Umberto Eco, semiologo, giornalista, scrittore ed alessandrino. Un
omaggio non solo formale che i ragazzi della classe seconda C hanno voluto dedicare ad un nostro
emerito concittadino.
Tutti in Biblioteca! - Omaggio ad Umberto Eco
Domenica 21 Febbraio molti alessandrini sono andati in biblioteca in omaggio a Umberto Eco, dove
quasi tutti si sono cimentati nella lettura dei suoi libri mentre su uno schermo scorrevano le sue
immagini. Tutti potevano scrivere una frase in suo ricordo, che successivamente verranno
consegnate alla famiglia. Erano presenti la cugina di Umberto, Enrica Beltrami, e il sindaco Rita Rossa.
Molte delle letture scelte hanno cercato i tanti scritti in cui Eco richiamava il legame con Alessandria,
rimasto importante fino alla morte. Molti scelsero pagine di “Baudolino” romanzo in cui raccontò
persino la fondazione della città. Non è mancato chi ha letto l’articolo “Pochi clamori tra la Bormida
e il Tanaro” pubblicato negli anni Sessanta per il quale Gigi Capra organizzò un convegno a cui,
insieme allo stesso Eco, parteciparono i più importanti intellettuali legati al territorio. Era il 1965 e
Umberto Eco, nel saggio “Pochi clamori tra la Bormida e il Tanaro”, dava della sua Alessandria un
giudizio che all’epoca aveva fatto discutere, di cui si è parlato per anni, ma di cui sarebbe il caso di
soffermarsi sulle ultime frasi, dove l’intellettuale si mostra fiero della terra da cui proviene ed in cui,
soprattutto negli ultimi della sua vita, tornava volentieri per parlare con i vecchi amici del “Plana”,
della città che aveva conosciuto da ragazzo prima di diventare cittadino del mondo). Lo stesso
articolo venne ripresentato in un piccolo libricino chiamato “Il miracolo di San Baudolino”. Altri
hanno, invece, cercato nelle letture di mostrare l’ironia e il piacere per il paradosso del grande
studioso. L’ultima lettura è stata la lettera al nipote in cui Eco consiglia di non rinunciare a coltivare
la propria memoria solo perché c’è Internet.
Davide
Racconto breve, dedicato alla giornata contro la violenza sulle donne.
Costretta a ricominciare da capo
Bussarono alla mia porta, sbirciai dallo spioncino, vidi Nicola e improvvisamente fui assalita da una grande
paura a causa di quella inaspettata visita. Non aprii. Lui continuò a bussare e quell’oppressione mi obbligò a
nascondermi. Non mi sentivo al sicuro. Per un momento si alzò un inquieto silenzio che però non durò a lungo
perché iniziarono rumori di pugni e calci contro la porta. In quel momento mi tornò in mente quando mi recavo
ogni mattina all’asilo e un uomo mi continuava a seguire, aumentavo il passo ma non riuscivo a seminarlo. Un
pomeriggio all’uscita dalla scuola mi fece credere che lui, Nicola Rossi, era il padre di Amerigo Rossi. Ai colloqui
con i genitori lui veniva solo da me e questo mi provocava disagio. Quando continuò a seguirmi capii che non
era padre di un mio alunno, e dentro di me nacque un grande timore. Non andai a scuola per molto tempo,
Nicola ogni giorno veniva davanti al palazzo dove abitavo e aspettava, non so per cosa, che scendessi. Iniziavo
a dar di matto: quell’oppressione, quella paura, quel timore mi soffocavano. Iniziò a mandarmi messaggi, non
avevo capito dove aveva preso il mio numero ma continuò a chiamarmi e mi costrinse a staccare il telefono.
Col tempo diventò aggressivo, ero diventata pazza, ero pazza! Nicola iniziò a minacciare amici e parenti che
non mi vennero più a trovare e pian piano mi abituai alla solitudine. I ricordi finirono e ritornai a quel brutto
momento. Non ce la facevo più, e mentre tremavo la porta venne giù e senza capire cosa stesse succedendo
svenni. Quando mi svegliai vidi facce sconosciute, che man mano misi a fuoco. Riconobbi la polizia e i miei
parenti che, soffocati anche loro dalle minacce, mi avevano abbandonato. I poliziotti mi spiegarono che
quando io sentii la porta venir giù Nicola era già dentro e loro l’avevano sfondata per acciuffarlo. Nicola andò
in prigione. Sono passati dieci anni da allora, ho intrapreso un lungo percorso psicoterapeutico e ora sono
pronta a voltar pagina e a rincominciare la mia vita da zero. Penso che ora vi chiederete che fine abbia fatto
Nicola Rossi. Vi ricordate che era stato arrestato e condannato perché tutte le sue vittime lo denunciarono.
Qualche anno dopo morì per malore consumato dai suoi sensi di colpa. Mi ricongiunsi con i miei familiari. Ero
davvero felice. Un finale migliore di questo? Non credo. Io, Maria, inizierò una nuova vita, ve lo prometto. Grazie
per avermi ascoltato, mi sono sfogata.
Roberto
Testo narrativo-argomentativo inerente alla tematica media, comunicazione e solitudine.
Chiusi nella folla
Sono le sette del mattino. Faccio colazione. E mentre i miei occhi fanno fatica ad aprirsi il mio cellulare si agita
sul tavolo del soggiorno. A quest’ora può essere solo la nonna che sul gruppo Whatsapp augura il buongiorno
a tutti i suoi figli e i suoi nipoti sparsi per l’Italia. Ci sentiamo così vicini anche se siamo così lontani. Gli occhi di
mio padre, che beve il caffè, sono invece puntati sul suo smartphone alla ricerca dei titoli dei quotidiani online.
E’ difficile immaginare la nostra giornata senza cellulari, internet e social network. La tecnologia ormai riempie
la nostra vita.
Mi reco a scuola, spengo il cellulare. La mattinata scorre veloce tra lezioni, verifiche e chiacchiere con gli amici.
Esco da scuola, riaccendo il cellulare e trovo dieci messaggi su Accademia Ta Yu. Sono gli amici di Kung fu.
Devo rinunciare a giocare a Minecraft via Skype con Davide, ho molto da studiare. Stasera mi aspetta una
cena al cinese con la maestra e i compagni dell’Accademia. Mentre discutiamo delle prossime gare e dei
nuovi impegni che ci attendono, la mia attenzione cade su un gruppo di giovani al tavolo vicino. Sono silenziosi.
Tutti intenti a scrivere messaggi. Chissà a chi! Qualcuno fotografa il suo gelato al flambé e lo posta su qualche
social. Vorrà suscitare l’invidia di coloro che sono rimasti a casa. Invidia di che?
Di trascorrere la serata in piena solitudine!!!
Molti pensano che la tecnologia abbia effetti socializzanti. Può essere vero fino ad un certo punto.
Lo è quando mia nonna ci scalda il cuore con le sue frasi e le sue immagini, annullando in questo modo la
distanza geografica che ci separa. Ma non lo è quando si cerca una vita sociale solo sulla Rete.
Molte persone hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri nella vita reale, eppure si vantano di avere centinaia
di amici su Facebook! Una buona socializzazione è un requisito essenziale per avere una buona vita sociale sul
Web e non un effetto di quest’ultima. Senza la possibilità di incontrare gli amici del Web nel bar sotto casa, i
contatti intrecciati sulla Rete diventano falsi. E il risultato di una comunicazione falsa e mascherata è il rischio di
favorire l’isolamento e l’incapacità di sostenere un autentico rapporto con gli altri.
Non è soltanto la tecnologia a far sentire mia nonna meno sola, lo è soprattutto la sua capacità di stare con gli
altri, con quelle persone con cui va a teatro il sabato sera o a ballare la domenica.
La solitudine dell’uomo moderno nasce nel momento in cui si ha la possibilità di trovare forme di intrattenimento
tra le quattro mura di casa e non si sente più la necessità di uscire e stare con gli amici. Ci si isola per guardare
la TV, per giocare ai videogames. Non ci si confronta più con gli altri, ma semplicemente con i suoni, i rumori e
i colori di un avversario virtuale.
Oggi, dunque, sono tante le occasioni di solitudine che rischiano di oscurare l’animo dei ragazzi.
Bisogna educare i giovani a sviluppare un maggior senso critico nei confronti dei mezzi di comunicazione.
La vera soluzione al problema della solitudine non sta in una notte trascorsa a “chattare” su Internet e non sta
neppure nei ripetitivi combattimenti dei videogiochi. Sta nella porta di casa che si apre e che diventa un ponte
verso la vita.
In definitiva la comunicazione digitale offre un legame troppo debole per poter compensare la perdita del
senso di comunità.
La tecnologia ci fornisce forse dei mezzi che potrebbero farci sentire meno soli, ma in senso assoluto non ci
rende meno soli.
E questo mia nonna lo sa molto bene!
Roberto
COS’E’ UN HAIKU
L’Haiku è una breve poesia di soli 3 versi con delle
caratteristiche molto precise. Ogni Haiku deve
essere formato da un numero preciso di sillabe. Il
primo verso deve contenere 5 sillabe, il secondo 7
e il terzo nuovamente 5 con un totale di 17 sillabe.
Agli inizi l’Haiku doveva contenere elementi della
natura, sentimenti e le emozioni del poeta nei
confronti della natura. Per l’appunto in ogni Haiku
deve esserci la presenza di un Kigo, cioè una parola
che fa da riferimento alla natura.
In occidente, e nel mondo contemporaneo, l'haiku
viene accettato anche se non contiene il kigo,
soprattutto se il tono è scherzoso, burlesco o
confidenziale. Per comprendere gli Haiku si deve
dimenticare l’attività logica e razionale e far ricorso
alle sensazioni, come indicato dalla pratica del
Buddhismo Zen. Il più grande scrittore di Haiku è
Basho ma ne esistono molti altri come Buson, Issa,
Shiki che grazie alle loro sensazioni hanno inventato
un loro stile di scrivere Haiku. Per creare un Haiku ci
sono 2 modi: Il primo consiste che il primo verso
introduce un argomento che viene approfondito
nei versi successivi. Il secondo consiste nel produrre
Haiku che trattano due argomenti diversi in
opposizione o in armonia: il primo verso introduce
un argomento mentre il secondo lo approfondisce
e il terzo crea un capovolgimento che in qualche
modo ha una relazione con il primo argomento.
Ma si potrebbe anche fare che il primo verso
introduce un argomento e gli altri due introducono
un argomento diverso approfondendolo e
mettendolo in relazione con il primo.
L’Haiku è nato in Giappone e deriva dal Tanka, un
componimento poetico formato da 31 sillabe. Esso
è formato da 5 versi, il primo ha 5 sillabe, il secondo
7, il terzo 5 e gli ultimi due versi da 7 sillabe.
Eliminando dal Tanka gli ultimi 2 versi si ottiene un
Haiku. Nei licei americani si insegnano le tecniche
per creare Haiku, e in Senegal ogni anno avviene
un concorso. In Giappone quasi il 10% della
popolazione si diletta a formare Haiku. Sono
presenti dei gruppi che si chiamano Haijin che si
riuniscono per parlare di Haiku e gran parte delle
più importanti riviste hanno una rubrica sugli Haiku.
A Roma nel 1987 è nata l’Associazione Amici
dell’Haiku. Sul web il sito Cascinamaconda
organizza gare internazionali di poesia tra cui quella
dedicata agli haiku.
Davide
Il poeta degli haiku: Basho
Da secoli Basho è il poeta più amato dai giapponesi, soprattutto perché fece coincidere la poesia
con la quotidianità dell'esistenza. Portò lo haiku il più vicino possibile alla vita, nel poeta Basho l'intera
natura è chiamata ad esprimersi e insieme a tutto ciò, il dolore e la gioia dell'uomo. Tutto è Kami,
divinità, e al cospetto del divino il poeta si colloca anima e corpo nella condizione della
contemplazione. Basho fu un mistico, umile e povero, d'una povertà quasi francescana. L'amicizia e
la poesia furono le grandi passioni della sua vita. A quarant'anni anni intraprese un pellegrinaggio
attraverso il paese.
Basho fu generoso e amabile con i suoi discepoli, contento di quella sua condizione anche se spesso
doveva essere soccorso dall'elemosina dei suoi amici, nobili o poveri che fossero. Fu particolarmente
vicino a coloro che soffrivano, insegnando loro ad accettare la vita. A coloro che volevano
dedicarsi alla poesia raccomandava 4 cose: la pace, il rispetto profondo, il corpo e lo spirito liberi
dal desiderio di possesso la tranquillità e il distacco affettivo delle creature per un'indispensabile
calma interiore. A partire da questa ascesi si può giungere ad uno stato di estasi che solo la
contemplazione della vera bellezza può suscitare. Nel settembre del 1694, a Osaka dov'era nato lo
haiku, Basho morì. Dalle regioni vicine amici, ammiratori e discepoli accolsero a vedere per l'ultima
volta quel poeta che era vissuto come un santo.
Davide
Cos'è un limerick
Il limerick è un componimento nonsense,
strutturato in cinque versi di cui il primo, il
secondo ed il quinto rimano tra loro, così
come tra di loro rimano il terzo ed il quarto.
Pur esistendo limerick di diversi tipi,
generalmente nel primo verso vi sono
indicazioni biografiche e topografiche
inerenti al protagonista del limerick, nel
secondo si parla delle sue caratteristiche, nel
quinto si ripete con qualche cambiamento il
primo verso. L'intenzione è burlesca, e questo
deriva dal fatto che i limerick erano in origine
componimenti
spontanei
con
cui
i
partecipanti al banchetto matrimoniale
gareggiavano al termine della festa, spesso
dopo aver dato fondo alla riserva di birra,
sidro e vino. Il più famoso compositore di
limerick fu Edward Lear.
Tutti gl'esseri
diversi ma uguali
si compongono.
Nella grondaia
la luna si rincorre
dentro le gocce.
Ardente brucia
la fiamma rossa. L'ombra
danza col fuoco.
Ogni seguito
può essere futuro,
inizio e fine.
L'arcobaleno
chiaro splende nel cielo
di pomeriggio
La terra dove
il suolo trema adesso
buoni frutti dà.
Ruggente e caldo
morde il sole coi raggi
pelle e capelli.
Limpida e chiara
l'acqua ondeggia nel fiume
rumoreggiando
L'aria che vive
notte e giorno respira.
Vento incessante.
Candida beltà
con soave silenzio
l'inverno ammanta.
Il sole splende
ammantato 'azzurro,
sbuffando fumo.
L'acqua che sgorga
dalle mille voci poi
d'improvviso lei
arriverà e con forza
il suo mondo colpirà.
Haiku Ania
Il sole sale
sui monti e scende assieme
alla tristezza.
Haiku Anouar
Haiku Martina e Sabrina
Haiku e Tanka Davide
e Roberto
Sono le stelle
luminose e belle
e piccoline
La primavera
con i suoi prati verdi
dona rugiada
La pioggia cade
bagnando le finestre
di case rosse.
Soffice e bianca,
una fredda coperta
copre l' inverno
Il capodanno
dipinge di colori
la mezzanotte.
Il sole avvince
l'inverno innevato
con raggi caldi.
La primavera
chiama indietro rondini
e api sui fiori
Michelle
Una vecchietta molto arzilla
s'era sposata con un gorilla
ma un giorno lei se ne andò
per sposarsi con un comò,
la gorillosa vecchietta arzilla.
I prati verdi
son calorosi abbracci
tra noi e la terra.
Habiba e Jasmin
Limerick Ania
Mangiando sassi
si salvan le conchiglie.
Cozza ringrazia.
Viaggian le barche
ritagliando nel mare
onde e ricami.
Anouar
Haiku Gaia, Mariachiara e
Arianna.
Il sole splende
di raggi che sul prato
secchi diventan.
Canto felice
con il gruppo sonoro,
parlando solo.
La stella danza
con la luna, felice
di vento e chiome.
Haiku Anouar
In questa casa
Il venticello fresco
sbatte le porte.
I)n primavera
fiori prendono vita
sopra ogni stelo
Il sole avvince
l'inverno innevato
con raggi caldi.
Haiku Arianna
Neve morbida
cade bianca dal cielo.
Tetti di panna.
La luna chiara
sbalza case dal buio.
La notte brilla
Il vento freddo
spiega ali blu dal mare
verso la spiaggia.
Danzando il sole
con sé porta l'estate.
Che tuffi in mare!
Haiku Virginia e Ginevra
Neve morbida
cade bianca dal cielo.
Tetti di panna.
La luna chiara
sbalza case dal buio.
La notte brilla
Il vento freddo
spiega ali blu dal mare
verso la spiaggia.
Viaggian le barche
ritagliando nel mare
onde e ricami.
Haiku Gaia, Mariachiara e
Arianna.
Danzando il sole
con sé porta l'estate.
Che tuffi in mare!
Haiku Virginia e Ginevra
Nella tempesta
un minuto è un secolo.
Pioggia e tremore.
Habiba e Michelle
La pioggia cade
bagnando le finestre
di case rosse.
Siamo felici,
arrivano le giostre
in primavera.
In questa stanza
sento la tua mancanza.
Solitaria alba.
Oggi mi manchi.
Ho gli occhi pieni di te.
Ritorna da me.
Il carnevale
butta colori attorno.
Fili di gioia.
Il temporale
cavalcherà tuonando
violente gocce.
Il sole splende
diventando un sipario
pieno di luce.
L'inverno freddo
congela tutto attorno.
Il mondo è statua.
L'occhio malvagio
corrompe il sole e l'aria
con brutto sguardo
Il sole splende
spruzzando di calore
visi e capelli.
Tepor di bosco,
nella prima stagione
il primo fiore.
Casa silente,
il fuoco mi scaldava
col tuo ricordo.
Brani di cuore
nella risacca d'onde
del terremoto.
Quanto dolore
tra il sorgere ed il tramonto.
Notte d'oblio.
Haiku Rebecca, Martina,
Sabrina, Arianna
Nuvole scure
piangon la lor tristezza
tra case e fango.
A Roma il sole tutto il giorno brilla,
mentre si mangia la Barilla,
ma pensando alla sugosa pasta
un primo solamente non gli basta
agli abbronzati mangiatori ove il sole brilla.
Haiku e limerick Anouar
A Firenze due ragazzi
mentre si danno agli strapazzi
vanno a fare uno spensierato giretto
in compagnia di un bel capretto,
quei burloni strapazzati di ragazzi.
Limerick Davide
Un professore fiorentino
molto più bravo di Tarantino
vinse il Nobel per la letteratura
anche se scriveva solo spazzatura,
quell’imbroglione illetterato fiorentino.
Limerick Roberto
A Torino un tipo piccolo e strano
senza una braccio e una mano
perse l'altra passeggiando in giro
dando pacche sulle spalle ad un emiro,
quel povero torinese strano e nano.
Lorenzo Haiku e Limerick
Un poeta scrisse un limerick a Trieste,
senza carta, senza penna e senza veste,
e con la sua piuma fortunata
aspettò che comparisse fatta e rimata,
quell'illuso scrittore di limerick di Trieste
Un marinaio di Arenzano
affittò un catamarano
e col vento se ne andò
con a bordo letto vassoio e comò,
quel comodoso marinaio di Arenzano
Un giorno nel Tanaro un pescatore
cadde e si trasformò in un mostro a motore
e quando uscì dall'acqua prese a gridare
giulivo
di voler esser premiato con un incentivo
quel trasformato tanariero pescatore
Roberto
Un ragazzo di Berlino
di notte balla di giorno fa un pisolino
mentre dorme egli russa e sogna
di galleggiare nel mezzo d'una fogna,
quel cloacoso ragazzo di Berlino.
Limerick Davide e Roberto
Uno scrittore di Milano
scrive dondolandosi su d'un catamarano
e pensando tutto il dì
tutto il giorno se la spassa lì
quello scrittore svitato di Milano
Un arcigno signore di Pavia
mollò il cane e se andò via
il cane paziente lo aspettò
ed alla stazione se ne restò,
aspettando quel cattivo signore di Pavia
A Torino un artigiano
dolce e buono un fagiano ha trovato sotto un fazzoletto
con insieme un bel vermetto
quel fortunato torinese artigiano.
Un cavaliere di Agrigento,
bello, brutto e fraudolento,
un porcino nel bosco voleva trovare
ma trovò solo un cinghiale,
quello sbranato cavaliere di Agrigento.
In Transilvania Dracula, il principe infuriato,
tutti i cavalieri nemici ha incontrato,
torturati e massacrati lui li ha
col suo tremendo e altisonante urrà,
quel crudele transilvano Nosferato.
Il folletto d'Infernetto
ha incontrato un tappetto
sull'arcobaleno colorato
e tutti i colori s'è mangiato,
quel corpacciuto folletto d' Infernetto.
Limerick Davide