il consiglio di cooperazione - Centro psicopedagogico per la pace e
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il consiglio di cooperazione - Centro psicopedagogico per la pace e
IL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE Nessuno educa nessuno - nessuno educa se stesso - gli uomini si educano tra loro.(Paulo Freire) Paola Cosolo Marangon* CHE COSA E’ UN CONSIGLIO DI COOPERAZIONE? Con il nome Consiglio di cooperazione si vuole intendere una modalità interattiva di lavoro con bambini/e e ragazzi/e, rivolta a tutti gli alunni del gruppo classe e strutturata in modo da coinvolgere tutti contemporaneamente. Il consiglio di cooperazione viene utilizzato per consentire la circolarità delle idee e delle proposte, la discussione o la programmazione, la gestione di conflitti o la decisione di scelte importanti per tutti. E’ uno strumento che garantisce una gestione della classe con o senza l’intervento diretto dell’insegnante e viene strutturato a partire da un’idea cooperativa della gestione dei conflitti e dei contenuti. ORIGINI DEL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE. Se vogliamo pensare di dare una paternità a questo strumento, è doveroso risalire al padre della pedagogia popolare: Célestin Freinet. Freinet, maestro e pedagogista, nacque in Francia nel 1896, da una famiglia di contadini. Nel 1920 iniziò la sua carriera di maestro elementare. A causa di una lesione al polmone, pensò di strutturare una modalità di insegnamento che lo facesse gridare il meno possibile, tentò quindi una sorta di rivoluzione all’interno della scuola. Nello sviluppo della sua dottrina assegnò un ruolo liberatore a una scuola destinata ai figli della classe operaia. Fu il fondatore di una pedagogia che tenesse conto delle specificità di interessi, di pratiche, di esperienze, in una parola del punto di vista dei bambini delle classi lavoratrici . Fin dal 1927 cominciò ad adottare le tecniche audiovisive e una massa di strumenti quali il testo libero (che sostituì la tradizionale composizione), il giornale scolastico, la corrispondenza interscolastica (finalizzata a rompere l'isolamento degli scolari di campagna), il calcolo vivente (che consisteva nel motivare l'apprendimento e l'esercizio aritmetico a partire dalla soluzione di problemi matematici posti dalla vita di classe), la lettura naturale, il lavoro autocorrettivo... Egli voleva una scuola al servizio dei bambini, della loro libertà, che insegnasse loro ad autogestirsi. La pedagogia di Freinet fu ripresa in Italia nel 1951 da un gruppo di insegnanti primari e secondari, che prese il nome di Cooperativa della Tipografia a scuola, con lo scopo di diffondere gli strumenti per le tecniche Freinet. La pedagogia moderna di cui anche il CPP è parte attuale, ha riletto le indicazioni di Freinet adattandole al contesto odierno e applicandole in maniera opportuna alla scuola attuale, modificando cioè le parti contestuali ma tenendo l’approccio molto significativo della pedagogia popolare. Nel Canton Ticino, l’insegnante Danielle Jasmin ha usato questo strumento per dieci anni e ne è uscito un interessante libro che si chiama proprio “Il consiglio di cooperazione”. DA QUALI DOMANDE PUO’ PARTIRE LA SCELTA DI UTILIZZARE UN CONSIGLIO DI COOPERAZIONE? Quali ruoli ci sono all’interno della mia classe? Chi li ha costruiti? C’ e’ un disturbatore e chi è? Perché è consentito che vi sia un disturbatore? Quale spinta induce un alunno a giocare quel ruolo? Come acquisisce il potere all’interno della classe? In che modo la sua difficoltà è legata alla vita del gruppo? Come possiamo costruire assieme un clima sereno in classe dove poter apprendere insieme? Tutte queste domande partono dal gruppo, spesso in maniera implicita, sarà l’insegnante a cogliere la domanda e provare a strutturare una risposta mirata alla responsabilizzazione condivisa del gruppo. I livelli di considerazione del gruppo classe si possono distinguere in: PERSONALE (vissuti individuali, storia individuale, autostima) INTERPERSONALE (come sono le relazioni tra compagni) SISTEMICO (ruoli, regole, funzioni, orari, programmi e loro conseguenze sul gruppo classe) Tenendo conto di questi tre livelli, possiamo cogliere come la storia di un gruppo sia in continua evoluzione. Obiettivo dell’utilizzo del consiglio di cooperazione è quello di consentire al gruppo classe di instaurare una collaborazione riconoscendo il grado di leadership esistente nella classe, il grado di relazione che si viene ad attivare tra compagni e con l’insegnante, la capacità di vivere a livello emotivo e relazionale una indipendenza dall’adulto, la capacità di chiedere aiuto reciprocamente. COME SI STRUTTURA? Il consiglio di cooperazione è la riunione di tutta la classe con l'insegnante dove insieme e in cerchio si gestisce la vita della classe stessa. Solitamente ci si ritrova all’interno della classe, ma ci possono essere scelte diverse3 a seconda degli ambienti che la struttura mette a disposizione. Il ritrovarsi in cerchio è molto importante, perché corrisponde ad una delle regole più elementari della comunicazione: riuscire a guardarsi tutti, a strutturare un contatto oculare e a poter riconoscere tutti i messaggi non verbali che larga parte hanno nella comunicazione umana. E’ molto importante tener fede a questa modalità prossemica. A seconda dell’età degli allievi, il cerchio può avvalersi di sedie, di banchetti o può essere fatto seduti su di un tappeto, cosa particolarmente gradita ai bambini più piccoli. Il consiglio di cooperazione dovrebbe essere attivato una volta al settimana, sempre nella stessa giornata e possibilmente alla stessa ora. La ciclicità del lavoro, la ritualità del suo svolgimento hanno un carattere simbolico molto profondo. I bambini abituati a trovarsi in una giornata precisa per discutere e raccontare le loro faccende, sentono decisamente la mancanza quando il consiglio viene fatto slittare. Come ogni strumento educativo, anche questo ha bisogno di un po’ di tempo di rodaggio, di diventare una pratica di cui bambini e ragazzi si fidano e possono utilizzare per la loro crescita comunicativa e umana. Il tempo da dedicare a questo strumento non dovrebbe superare i 30/45 minuti, proprio per non farlo diventare qualcosa d’altro rispetto all’utilizzo per cui si intende usarlo: coinvolgere tutti e dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie idee, nella garanzia di essere ascoltati. PERCHE’ SI INTENDE ATTIVARE UN CONSIGLIO DI COOPERAZIONE? In primo luogo questo strumento serve a sviluppare delle capacità sociali di cooperazione, a collaborare con i compagne e le compagne di classe, a gestire la propria storia di classe in modo autonomo ma anche condiviso con il mondo adulto, a riconoscere e cercare di gestire i conflitti tra pari, a denunciare mancanze o bisogni, a inventare piste di risoluzione per piccoli e grandi problemi . Fondamentale in questo approccio è l’utilizzo di una comunicazione efficace, basata sull’ascolto attivo e sul rispetto dell’altro, nelle sue idee, nelle sue proposte, nelle sue reazioni, nei suoi silenzi. Il gruppo classe diventa comunità – risorsa educativa, quando gli studenti diventano consapevoli del punto di vista dell’altro. Con il consiglio di cooperazione si possono sperimentare le due dimensioni dello stare insieme in classe. La dimensione verticale: l’insegnante struttura i campi di apprendimento - e contemporaneamente la dimensione orizzontale : l’insegnante facilita la discussione sulle tematiche. Le domande che reciprocamente insegnanti e ragazzi/e si pongono, all’interno di un consiglio di cooperazione, possono essere le seguenti: cosa dono al gruppo? cosa ricevo dal gruppo? quali sono le aspettative reciproche? cosa mi aspetto da te/cosa ti puoi aspettare da me? i miei/tuoi diritti – le regole condivise QUALI APPRENDIMENTI? Con questo strumento il gruppo classe può raggiungere delle buone abilità sociali, può pensare di avere apprendimenti notevoli nell’ ambito dell’ interazione con i pari e con il mondo adulto. In particolare, con il consiglio di cooperazione ragazzi e ragazze imparano a: Risolvere dei problemi, dei conflitti attraverso la cooperazione; Analizzare le situazioni con una palestra di obiettività Organizzare partendo dalla pratica e dalle proprie esperienze personali Decidere in modo democratico con l’apporto di tutti, esplorando così le molteplici possibilità che il gruppo può proporre. Cercare e trovare delle soluzioni, partendo dal presupposto che nulla è definitivo e che il gruppo può sperimentarsi, verificando poi gli esiti in occasione del successivo consiglio. Tutte le proposte possono trovare spazio e l’applicazione di una determinata proposta avrà la garanzia di essere decisa dal gruppo e non solo dall’insegnante. In ambito di formazione personale bambini e ragazzi potranno imparare a conoscersi meglio, a cooperare, a gestire i diritti individuali in rapporto ai diritti collettivi, ad accettare le differenze, a sviluppare l’autostima, il senso di responsabilità, l'autonomia, la propria partecipazione, la solidarietà, la propria leadership, le attitudini positive, il significato di appartenenza al gruppo, la tolleranza, la creatività. LA PROPOSTA DEGLI ARGOMENTI DA DISCUTERE Come abbiamo detto lo strumento consiglio di cooperazione non dovrebbe essere un circle time utilizzato quando necessita, una sorta di jolly da usare quando l’insegnante non ha altri metodi per affrontare le situazioni. Il consiglio dovrebbe far parte dell’attività normale della classe, dovrebbe avere una scansione precisa, ciclica, solo così diventa strumento efficace per i ragazzi. La scelta degli argomenti dovrebbe essere fatta sempre dai ragazzi/e o bambini/e. Per aiutarsi si è pensato di strutturare un giornale murale. Il giornale murale è una sorta di bacheca dedicata esclusivamente alle comunicazioni legate a questo strumento. Il giornale murale è suddiviso in tre parti, la prima è dedicata alle congratulazioni. Attivare un percorso di riconoscimento degli elementi che fanno stare meglio la classe a livello relazionale è una capacità assolutamente da imparare. Evidenziando le congratulazioni, la classe viene abilitata a mettere gli occhiali adeguati anche guardare anche le cose positive, sapendo dare loro il giusto risalto. La seconda parte è dedicata alle critiche. Una delle caratteristiche di questo strumento è quella di consentire ai bambini/e e ragazzi/e di individuare le cose che non vanno, dicendole senza paura. Ciò consente di fare un’opera di prevenzione per quel che riguarda atteggiamenti di sopruso. Scardinare la logica del giudizio sostituendola con la critica costruttiva è un elemento di grossa validità pedagogico-educativa. La terza parte è infine dedicata agli argomenti. A scrivere sulla colonna degli argomenti dovrebbe essere il gruppo dei pari, anche se all’inizio, soprattutto nei primi tempi, l’insegnante può essere da stimolo. L’insegnante che diventa responsabile dello strumento dovrebbe compilare un dossier. Nel dossier si conservano le congratulazioni e le critiche perché sia possibile farvi riferimento all'occorrenza, si registrano gli argomenti e i punti all’ordine del giorno, nonché le decisioni prese. L'ordine del giorno comincia con una ripresa del consiglio precedente, poi seguono le congratulazioni, le critiche e gli altri argomenti scritti sul giornale murale. Si termina con "Come sta la classe?". Il giornale murale dovrebbe essere appeso in classe in un luogo ben visibile e soprattutto accessibile a tutti coloro che lo dovranno utilizzare. Nel caso di scuole secondarie, si è visto che l’appendere il giornale murale in classe bloccava un poco la spontaneità, pertanto in quel caso sono state adottate soluzioni diverse, tipo appenderlo all’anta interna di un armadio, o metterlo nel cassetto della cattedra o cose simili. RUOLO DELL’INSEGNANTE Naturalmente tutti concorrono al buon funzionamento di un consiglio di cooperazione, topica però diventa la figura dell’insegnante. E’ uno strumento che non si inventa, è necessario imparare ad utilizzarlo, solo così l’insegnante può fungere da regista quale dovrebbe essere. La funzione dell’insegnante dovrebbe essere innanzitutto di chiarificazione e agevolazione. Attraverso l’utilizzo delle tecniche di ascolto attivo, l’insegnante può aiutare i bambini/e e ragazzi/e nella riformulazione di alcuni concetti, nella comprensione di alcuni argomenti che vengono proposti o posti all’attenzione degli altri, nella eventuale mediazione tra gli alunni, nella definizione di ciò che viene deciso e detto. Altra funzione è quella di controllo. L’insegnante dovrebbe essere garante che la procedura venga rispettata, che vengano rispettate le regole, che il diritto di parola venga rispettato da tutti, che tutti gli alunni possano dire la loro opinione, che si riesca a fare una sintesi con una proposta fattibile, sostenibile dalla classe. Questo strumento può essere utilizzato con studenti di tutte le età. Naturalmente vi sono delle variazioni a seconda della classe dove si vuole utilizzare il consiglio. Nel caso di scuole dell’infanzia, ad esempio, i tempi andranno ridotti, il giornale murale sarà tutto disegnato, la conduzione sarà molto centrata sull’adulto, il quale avrà una funzione di sollecitamente molto incisiva. Con studenti delle scuole secondarie l’insegnante potrebbe non far parte del cerchio, ma la sua funzione di controllo ed eventualmente di agevolazione rimane comunque. L’insegnante può stare fuori dal cerchio ma sempre comunque presente nell’aula o nella stanza. La compilazione del dossier viene fatta in ogni caso, anche se l’insegnante ha il solo ruolo di osservatore. Vi sono alcuni progetti che prevedono proprio questo genere di utilizzo, quando i ragazzi e le ragazze si attivano per la conduzione, in un’ottica di autogestione dei loro problemi. UN ESEMPIO CONCRETO: SCUOLA PRIMARIA DI LODI Durante l’anno scolastico 2005/06 le scuole primarie di Lodi hanno avuto l’opportunità di fare un corso di formazione con il Centro Psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza sul “Consiglio di cooperazione”.Il corso, a caduta mensile, è proseguito lungo tutto l’arco dell’anno, da settembre a maggio. Le motivazioni che hanno portato gli insegnanti a sperimentare questo strumento partono dal desiderio di vedere i bambini attivi in prima persona in quelle situazioni dove sono richieste delle competenze di tipo decisionale o di risoluzioni dei conflitti. Bambini e bambine, con la modalità specifica dell’incontro in cerchio, a scansione settimanale, per un tempo prestabilito che va dai 15 ai 25 minuti, si confrontano e deliberano alcune possibilità di risoluzioni di problemi e/o conflitti e le mettono in pratica, verificandole poi la settimana successiva. Obiettivo del Consiglio di cooperazione è quello di creare una reale competenza nei bambini e nelle bambine per quel che concerne la gestione dei loro spazi, dei loro tempi e delle problematiche che li interessano. In questo modo si pensa di ottenere una maggiore consapevolezza per quel che riguarda la conflittualità tra pari e il comportamento nei confronti dei docenti. Si tenta di creare un ambiente in cui ogni bambino e bambina possa sbocciare come individuo. Si riconosce anche che il gruppo è un’entità specifica, con dei bisogni simili,complementari e spesso opposti agli interessi e ai bisogni dei singoli. È un luogo dove viene accordato pari importanza all’individuo e al singolo nell’ottica della cooperazione tra pari. Il progetto si svolge in tre fasi: La prima fase prevede la formazione degli insegnanti con l’acquisizione delle competenze a mettere lo pratica lo strumento con la classe La seconda fase prevede la sperimentazione in classe con i bambini, quindi l’applicazione nel rispetto dei tempi, degli spazi e dei luoghi,nonché dei contenuti che i bambini propongono. La terza fase prevede la verifica/valutazione del progetto assieme al formatore. Il percorso è stato sperimentato su cinque classi di scuola primaria, tra cui una prima. Dopo i primi timidi timori, lo strumento ha preso il via e se per caso qualche insegnante dimenticava il giorno, i bambini prontamente sollecitavano perché sentivano quel tempo come tempo “loro” che apparteneva alla classe. Gli argomenti maggiormente discussi sono stati quelli legati al comportamento in classe, al disturbo da parte di qualche compagno, al raggiungimento di obiettivi importanti, ai litigi tra bambini, alla programmazione delle gite scolastiche, alle regole condivise in classe. Le critiche sono ben comprese, le congratulazioni fioccano soprattutto nelle classi inferiori. Gli insegnanti si sono dichiarati molto soddisfatti perché nelle classi si sono sviluppate competenze relazionali molto alte, le abilità sociali sono state soddisfacenti e il grado di veicolamento delle emozioni, sapendole nominare, è stato altrettanto alto. Riporto di seguito alcune frasi che i bambini hanno detto riguardo alla domanda conclusiva del consiglio “come sta la classe”? (si intende dopo il consiglio) La classe sta bene perché studiamo di più Sta bene perché è pronta per le medie La classe sta bene perché ha imparato a litigare (classe quinta) La classe sta bene e possiamo fare hip hip hurrà? (classe prima) In sintesi: IL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE Riunione di tutti i bambini della classe con l'insegnante dove insieme e in cerchio si gestisce la vita della classe. (+ e -) DOVE QUANDO E PER CHI? • In classe - una volta per settimana da 15 min. a 45 min. - per tutti. • Il consiglio di cooperazione è un luogo di gestione in cui ogni bambino ha il suo ruolo, in cui l'individuo e il gruppo hanno la stessa importanza, e in cui le dimensioni affettive e cognitive sono trattate con equilibrio. • Serve a sviluppare delle capacità sociali di cooperazione, a imparare i diritti collettivi e individuali con la consapevolezza delle responsabilità che implicano. • Non è un tribunale, ma un luogo di risoluzione di problemi in cui si vive nel rispetto reciproco. Assomiglia a un cerchio intorno al quale bambini e insegnante si riuniscono in modo da vedersi tutti. • Si rivolge a bambini in età scolare, dalla materna alle superiori, e ai gruppi che devono vivere insieme. RUOLO DELL'INSEGNANTE • FUNZIONI DI CHIARIFICAZIONE (CONTENUTO) • FUNZIONI DI CONTROLLO (PROCEDURA) • FUNZIONI DI AGEVOLAZIONE (CLIMA) BIBLIOGRAFIA C. Freinet, L’education du travail, Parigi 1946 C. Freinet, Essai de psychologie sensible appliquée a l’education, Parigi 1950 C. Freinet, I detti di Matteo (trad. ital. La Nuova Italia 1962) C. Freinet, Nascita di una pedagogia popolare, La Nuova Italia, Firenze 1955. T. Gordon, Né con le buone né con le cattive. Bambini e disciplina, la Meridiana, Molfetta (BA), 2001 D. Jasmin, Il consiglio di cooperazione, La Meridiana, Molfetta (BA), 2002. D. Novara, L’ascolto si impara, EGA Torino, 2002 M. Polito –,Attivare le risorse dal gruppo classe, Erickson Trento 1999 A. Santoni Rugiu, Storia sociale dell'educazione, Principato Editore Milano (1979) * Formatrice per il Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza, consulente educativa, responsabile di redazione della rivista Conflitti. Rivista italiana di formazione e ricerca psicopedagogica.