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Società
di
Cremazione
Novarese
A l d i là
delle
nuvole
2009 - anno IV
26 Marzo “Non bussare alla mia porta”
titolo originale Don't Come Knocking
Un film di Wim Wenders con Sam Shepard, Jessica Lange, Tim Roth.
Durata 122 minuti. Produzione Germania 2005.
Visione ed etica dello sguardo nell’ultimo Wenders si sovrappongono ancora, mostrando che il cinema per essere
"magnifico" ha bisogno di girare libero, magari aggrappandosi a racconti esili quasi inutili, ma dai quali germinano sensi fortissimi.
Il primo di questi: il Piacere del Cinema. Ossia la mdp che fa il viaggio insieme ai personaggi, il road movie, lo
spazio dell’ennesima Monument Valley, come se la visione fordiana del cinema fosse un’essenza imprescindibile
di quest’arte. Di una rielaborazione del vissuto e dell’ennesima trasformazione che produce un cambiamento vitale, come succede a Howard Spence.
Secondo elemento (di senso): La decadenza del Cinema. Curioso ma è proprio così. (Ri)percorrere gli stessi sentieri fordiani è praticamente impossibile. O meglio, si è esaurita l’epopea della conquista dell’Ovest. Il cinema può
solo ripetere, stancamente quanto gli attori protagonisti che fuggono come Howard, i gesti indimenticabili e mitici di attori come John Wayne, il modo in cui si sale a cavallo e si dà l’addio alla bella di turno; e d’altra parte
del cinema sono rimasti le locandine affisse nei pub, ammesso che si trovino ancora lì dopo molti anni...
Terzo elemento (di senso): i corpi "spirituali" e l’immagine pittorica (di Edward Hopper). Vale a dire la disposizione nel vuoto dei corpi, mentre le figure architettoniche delle città e del deserto, indicano geometrie di sguardo che
sono soffi vitali. In questo caso la figura angelica di Sky, una meravigliosa Sarah Polley, corpo d’attore trasformato in creatura rivelatrice, tratteggia le sfumature dei segni minimi. Le più piccole espressioni della carne del padre
Howard sono memorizzate come materia incandescente dalla quale elaborare un piacere spirituale che è vicino alla
beatitudine trascendentale, non di questo mondo.
Secondo quanto suggerisce Giampiero Frasca in "Road Movie" (Utet editore) citando Luca Antoccia, autore di
"Il viaggio nel cinema di Wim Wenders" (Dedalo Editore), "con Handke" - qui più che altro ispiratore e non sceneggiatore - "sceneggiatore e ispiratore di alcuni dei più riusciti film di Wenders, si giunge a un altro dei punti chiave dell’opera del regista tedesco: lo sguardo e la percezione. (... ) Da struttura narrativa a percettiva, da storia
a immagine, il viaggio perde in connotazioni ideologiche per acquisire dimensioni fenomenologiche. E nella pittura di Hopper così come nel cinema di Wenders è prevalente, in maniera sempre più forte, la dimensione trascendente, spirituale. Naturalmente qui si fa corpo nel personaggio di Sky, ma sono più che altro i silenzi che accompagnano la visione a sottolineare lo spazio intimo dell’individuo.
ingresso alle proiezioni riservato ai soci del cineforum