Soffia il vento del benessere
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Soffia il vento del benessere
Novembre 2009 COPIA DI CORTESIA Magazine di Benessere, Salute, Bellezza, Attualità e Costume - Diretto da Willy Pasini - Anno I - Numero 1- Novembre 2009 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Milano 1 Soffia il vento del benessere Editoriale opo essere riuscita a controllare le maggiori epidemie e le urgenze, ora la medicina cerca di sviluppare l’area del benessere, il cosiddetto “wellness”. Le persone non vogliono solo essere sane, ma desiderano vivere meglio. Aumenta anche la somministrazione delle “medicine del benessere”: dal tempo del Valium si è passati ai tranquillanti, da prendere regolarmente o in situazioni di stress, e degli antidepressivi di nuova generazione, dei quali usufruiscono cinque milioni di americani. Il fenomeno è riscontrabile anche dai dati sulle reazioni avverse collegate all’uso di antidepressivi del Centro regionale di farmacovigilanza, diramati lo scorso maggio a tutte le Asl e a tutti gli ospedali lombardi dalla Direzione generale Sanità della Giunta regionale della Lombardia. I dati relativi ai primi semestri 2007 e 2008 confermano un crescente impiego di antidepressivi, soprattutto ssri (inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina, i cosiddetti antidepressivi di ultima generazione) con una spesa a carico del Servizio sanitario di oltre 70 milioni di euro all’anno nella sola Regione Lombardia. Le pillole per dimagrire sono prescritte per le persone con un indice di massa corporea pari a 30, però è presa dalle signore della società bene mentre fanno i loro pranzi di affari. Le pillole per curare la disfunzione erettile sono diventate tre, e sono prese dagli uomini e dalle coppie che non sono malati biologicamente, ma che cercano un benessere sessuale o una felicità di coppia. Le terapie per non invecchiare e le cliniche anti-age aumentano, anche in periodo di crisi, e la terapia per non invecchiare non è più un lusso, ma un’esigenza. Così, la dermatocosmetologia è diventata una parte importante della dermatologia, e la chirurgia estetica diventata più importante della chirurgia riparativa dalla quale era cominciata. Il dentista non è più una persona che toglie i denti e fa male, ma è un professionista dell’efficienza e della bellezza (impianti e denti bianchi). Nella stessa prospettiva si sviluppano centri olistici e di medicina parallela, che mirano al benessere dell’individuo, più che alla cura di una malattia specifica. Vi sono centri sportivi che non cercano la prestazione, ma il benessere attraverso lo sport, e vi sono le spa e centri termali che da centri sanitari (come Abano Terme), sono diventati centri di benessere (come le Terme di Saturnia). Questo ha modificato l’obiettivo delle vacanze per molte coppie: prima il manager mandava la moglie nella spa, mentre lui restava in azienda, mentre ora la coppia ci va in vacanza insieme. Anche al di fuori della medicina la nozione di benessere individuale e sociale sta prendendo piede, ed è diventato un settore economico importante per fatturato e livello occupazionale. Benessere e Salute-Oggi tratterà tutti gli aspetti legati alla cura della persona, occupandosi anche di tematiche indirettamente collegate al concetto di wellness: la luce, l’architettura sostenibile, la vela (che mostra un ambiente naturale nel quale si può fare lo sport preferito senza inquinare l’ambiente), l’alimentazione sana da consumare in un ambiente gradevole, l’abbigliamento che, non solo protegge dal freddo e dal caldo, ma contribuisce al benessere psichico per chi li indossa, i profumi, e gli accessori che rendono la vita quotidiana più armoniosa e sostenibile. Credo che occuparsi del proprio benessere non sia pleonastico, ma una modalità con la quale la nostra società si sviluppa al di là dei bisogni primitivi, così come l’uomo cerca di andare oltre il proprio limite di sviluppo genetico attraverso le biotecnologie. Come l’appetito sostituisce la fame, come l’erotismo sostituisce la sessualità, il vivere bene sta sostituendo la primaria esigenza della semplice sopravvivenza. La medicina del benessere può quindi essere definita come la “medicina del terzo millennio”. D Il Direttore Responsabile Willy Pasini novembre 09 3 Sommario 7 Intervista Prevezione sociale curando le strade 8 Personaggio Vittorio Codecasa: la passione per il mare 38 Cultura Indian beauty 42 Terme Non solo terme 46 Medicina naturale Un sogno diventato realtà 50 Alimentazione La tavola del buonumore 54 Alimentazione Marmellate fatte in casa, sì ma attenzione al botulino! 58 Fitness Pilates? L’importante è come 14 Cultura Il vino e il mito dionisiaco 16 Medicina Il piacere al femminile 18 Bioarchitettura Abitare secondo natura 22 Design La luce come fattore di benessere e bellezza 28 Bellezza Pascal il genio maestro 32 Attualità Infertilità e procreazione medicalmente assistita: riflessi psicologici, relazionali e sessuali 62 Fitness Pedalare contro lo stress Medicina Tumore al seno, l’importanza della prevenzione 68 Moda Tutti pazzi per il total-black 36 4 novembre 09 71 Intervista Una voce che seduce 86 Cinema Renzo Martinelli, una regista del popolo, tra il popolo 72 Arte Edward Hopper: l’America muta 92 Volontariato Donare il sangue come atto di generosità: la storia dell’Avis 76 Eventi Broadway chiama, Milano risponde 96 Benessere Sessuale in pillole 82 Cinema Baarìa, il ricordo di una storia 98 Lettere al Direttore Direttore Responsabile Willy Pasini ([email protected]) Vicedirettore Milena Passigato ([email protected]) Coordinamento Editoriale Marco Marsili ([email protected]) Inziative Editoriali Speciali Carla De Albertis ([email protected]) Responsabile Dipartimento Grafico Daniele Colzani ([email protected]) Segretaria di Redazione Loredana Spadafora ([email protected]) Responsabile Relazioni Esterne e Istituzionali Giulia Sica ([email protected]) Responsabile Pubblicità e Marketing Francesca Sala ([email protected]) Redazione Domenico D’Alessandro, Vanessa Fortuna, Federica Giordani, Pamela Martinoli, Eva Massari, Paolo Quaglia Hanno collaborato Roberto Bernorio, Pascal Frese, Lalla Meregaglia, Daniele Montruccoli, Giuseppe Mori, Emma Oliveti Fotografi Emanuela Cattaneo, Remy Gindroz, Corinne Quendet Stampa Sesto Grafica srl - Sesto Calende (VA) - [email protected] Agenzie fotografiche e Uffici Stampa Arthemisia, AVIS Associazione Volontari italiani Sangue, Azienda Agricola Cà Nova di Giada Codecasa, Centro Hanuman Baddarana Telti, Galleria d’Arte Oriental Art Milano, Martinelli Film, Pascal Cosmesi International, Stage Entertainment Italy, Studio Lucherini & Pignatelli, Aldo Liverani & C., Image.net Responsabile Trattamento Dati Personali (D.Lgs 196/2003) Paola Cattaneo ([email protected]) Contatti Benessere e Salute Oggi c/o Pressvideo Edizioni srl - Via Rosellini, 5 - 20124 Milano Tel. 02 89690647 - Fax. 02 89690962 [email protected] Grafica e Impaginazione Daniele Colzani ([email protected]) Giovanni Di Gregorio ([email protected]) Anno I, numero I, Novembre 2009 Press Video Edizioni Srl - Milano Reg. Tribunale di Milano in corso novembre 09 5 Photo by Robert Miller Welcome to Milan Deluxe Room Foyer Lounge Il Teatro Four Seasons Hotel Milano Via Gesù 8 - 20121 Milano - Italy Tel. 39 (02) 77088 - Fax. 39 (02) 7708 5000 Intervista A cura di Carlo Sala Prevenzione sociale curando le strade Che vi sia una stretta correlazione tra traffico, viabilità, livelli d’inquinamento e salute è ormai un dato acquisito M ilano, con le sue - discusse - politiche della mobilità è in prima linea nell’affrontare il problema. Monza, terza città della Lombardia e maggior centro nelle vicinanze del capoluogo lombardo, non intende essere da meno. Anche perché alcune scelte in merito ai collegamenti tra la Brianza e Milano non soddisfano completamente la cittadina brianzola. Per questo il sindaco Marco Mariani, accanto all’interramento della tratta stradale di viale Lombardia, insiste per ottenere il prolungamento della quinta linea della metropolitana milanese, in via di realizzazione, fino a Monza. Sindaco, qual è l’influenza del traffico e dell’inquinamento sull’ambiente e sulla salute dei monzesi? Indubbiamente è una grande influenza, essendo anche medico la riscontro quotidianamente. Il reparto di pneumologia del nostro ospedale ha pubblicato le foto dal satellite della pianura padana da cui si nota una cappa continua di inquinamento sull’intera vecchia provincia di Milano (che includeva anche Monza, ndr). D’altronde si tratta dell’area con la più alta densità abitativa d’Europa. Che fare quindi? Dobbiamo far viaggiare di più la gente con i mezzi pubblici. I pullman a Monza viaggiano già a una media di 3 km/h, dobbiamo aumentare i percorsi sotterranei. Perché piantare gli alberi va bene, ma se poi non si potenziano i collegamenti per chi deve spostarsi… novembre 09 L’interramento di viale Lombardia è partito, quanto servirà? In viale Lombardia avevamo in media 500 auto in coda ai semafori, poi quando ripartivano un chilometro e mezzo dopo al semaforo successivo la coda si formava di nuovo. E più il traffico è lento, più si crea inquinamento. Il tunnel di viale Lombardia aiuterà a snellire di molto il traffico e ad abbattere l’inquinamento, ma comunque resteranno delle emissioni da smaltire nell’aria. Servono altre misure? Noi chiediamo di allungare la linea 5 della metropolitana da Bettola (il capolinea previsto a oggi, vicino a Sesto San Giovanni, ndr) fino a San Fruttuoso (periferia di Monza sulla tratta per Milano, ndr), per tutti quei brianzoli che la mattina si recano al lavoro a Milano e che nella zona di San Fruttuoso potrebbero parcheggiare la loro auto. Come vi state muovendo sul duplice fronte viale Lombardia-MM5? Fin qui i tempi per l’interramento di viale Lombardia sono stati rispettati. Si parla di 2 anni. (dovrebbe essere pronto per il 2011, come la MM5, ndr). Si è sempre detto che i commercianti di Monza facciano resistenza alla metropolitana per Milano… Leggende metropolitane. Noi ne abbiamo parlato con la Regione, con Roberto Castelli (sottosegretario del governo per le grandi opere, ndr), stiamo facendo di tutto. 7 Personaggio Vittorio Codecasa la passione per il mare 8 novembre 09 A cura di Pamela Martinoli novembre 09 9 Campione del mondo di vela nella classe RC44 a Dubai nel 2007, presidente della classe Swan45. Da quanti anni va in barca a vela? In modo impegnativo dal 1980, ma ho sempre coltivato la vela come hobby sin da ragazzo. Nel 1977 ho acquistato la prima barca, era molto piccola, e si chiamava Giada, come mia figlia. Aveva un piccolo motore fuoribordo, e con questa ho iniziato a imparare le manovre. Ricordo che, in occasione di un’uscita a Rapallo, ho incontrato sulla banchina quello che poi è diventato uno dei maggiori velisti in Italia, Pietro D’Alì, che allora aveva 12 anni, e l’ho fatto salire con me. Poi abbiamo iniziato a frequentarci, e abbiamo fatto delle splendide regate insieme. Pietro, oggi, è uno dei due velisti italiani più conosciuti al mondo per le regate oceaniche, insieme a Giovanni Soldini, che parteciperà alla Volvo cup, e Ciccio Manzoli, che alla guida del catamarano Cotonella ha vinto uno dei più importanti trofei. Quali sono le prossime sfide che attendono l’Italia? Il nostro Paese ha sempre partecipato, tramite lo Yacht club Costa Smeralda, alla Coppa America, sin dal 1983. Quest’anno lo Yacht club ha deciso di riportare Azzurra alle nuove selezioni per la prossima Coppa America, dopo le sfide su pluriscafi, previste l’8 febbraio, tra il detentore, il catamarano svizzero Alinghi e lo sfidante statunitense Oracle, che gareggia con un trimarano. 10 novembre 09 www.swan45class.com Quali sensazioni si vivono in mezzo al mare? La sensazione di libertà, e di benessere è legata al fatto che in mare si respira un’aria pulita, e si vive in un ambiente ecologico. La regata in solitario, che è una “vela estrema”, invece, richiede un “Dna” speciale, come gli scalatori alla Messner, persone che affrontano da soli le sfide della natura. La vela, quindi, può essere annoverata, a diritto, tra gli sport che contribuiscono al benessere. Sicuramente sì. Quando stai veleggiando sei avvolto dal silenzio, senti solo il rumore del vento e delle onde, e questo trasmette grande tranquillità ed energia. Oltre che di vela, Vittorio Codecasa è appassionato anche di golf (è stato anche consigliere federale della Federazione italiana golf), altro sport che può essere annoverato tra quelli che contribuiscono al benessere personale. Sì, perchè ci si immerge nella natura, e si è coinvolti in lunghi spostamenti a piedi; circa 7-10 km per un percorso a 18 buche. Il golf, come la vela, è anche una grande scuola di vita, perchè obbliga all’autocontrollo ad a sviluppare una grande disciplina, contribuendo alla crescita educativa dell’individuo. Si potrebbe obiettare, tuttavia, che la vela, come il golf, sia uno sport da ricchi... Sono sport che, in Italia, hanno effettivamente questa connotazione, ma che nel resto del mondo sono praticati a livello di massa, come in Inghilterra, dove, nelle città di mare, alle 5, quando i negozi chiudono, i marinai vanno in vela, ed i golfisti vanno a fare un percorso. In Irlanda, ad esempio, mi è capitato di incontrare un prete, accompagnato dal suo chierichetto come caddy, e ci siamo uniti in una partita a quattro insieme a mia moglie Daniela. A Cagliari, Napoli e Trieste ad esempio, la vela ha una connotazione più “popolare”, rispetto ad altre località della nostra Penisola. novembre 09 11 Oltre alle passioni per la vela ed il golf, Vittorio Codecasa è anche un produttore di vino. Il vino, essendo un’attività millenaria, è legata alla storia dell’uomo, e quindi alla natura ed al piacere, perchè nelle occasioni importanti, nelle ricorrenze, ma anche nei momenti tristi, si stappa una bottiglia. Il vino, quindi, è un compagno fedele dell’uomo. 12 Per questo, nel 1996, insieme a mia figlia Giada, ho dato vita all’azienda agricola Ca’Nova, che è situata a Bogogno, in Alto Piemonte, all’interno di un campo da golf. Quì produciamo vini Doc e Docg con uve provenienti dai nostri 10 ettari di vigna, come i nostri nebbioli da invecchiamento Ghemme, Vigna San Quirico e Melchiòr. novembre 09 www.cascinacanova.it Oltre a questi, produciamo anche vini più giovani, come il Bocciolo, il rosè Aurora e il bianco Rugiada. La nostra produzione è limitata a 50 mila bottiglie, perche preferiamo curare la qualità, e veicolare i nostri vini su tavole selezionate e ristoranti di livello. E’ possibile assaggiare i nostri prodotti soggiornando presso il nostro Relais Ca’Nova, 8 appartamenti adiacenti la cascina del ‘700, completamente ristrutturata in stile, dove i nostri ospiti possono rilassarsi in armonia con la natura, magari facendo anche una partita a golf. novembre 09 Alcune suggestive immagini della Tenuta Codecasa, delle vigne, del campo da golf e del relais Ca’Nova 13 Cultura Il vino e il mito dionisiaco Tutti sanno che Dioniso è figlio di Zeus ma, quanto all’identità della madre, nessuno storico è disposto a mettere la mano sul fuoco. L imitiamoci quindi alla versione dei fatti più comune, quella che vuole Dioniso nascere dall’incontro clandestino tra Zeus in versione umana e Semele, la figlia di Cadmo e Armonia. Era, moglie di Zeus che rappresenta l’archetipo della moglie fedele e gelosa, non si smentisce neppure in questa circostanza: intimidisce infatti Semele e la sminuisce agli occhi di Zeus che tra tuoni e fulmini la fa poi morire. Il piccolo Dioniso viene salvato da un altro figlio illegittimo di Zeus, Ermete, che cuce il feto nella coscia del padre dove ha tempo di maturare e poi di nascere una seconda volta. Il mito dionisiaco è legato alla capacità di andare oltre: di superarsi in ogni campo, compreso quello sessuale. Ma il rapporto tra Dioniso e il cibo e in particolare il vino che lo aiuta nelle sue imprese più temerarie, è la Michelangelo Merisi da Caravaggio - Bacco - 1596-1597 -olio su tela - Firenze, Galleria degli chiave di lettura di tutta la vita del dio Uffizi dell’ebbrezza. Per ordine di Era, Dioniso viene catturato ancora giovane dai Titani che lo fanno a pezzi e lo mettono a bollire in un calderone. Lo fa resuscitare nonna Rea e lo alleva il fratellastro Ermete, dopo averlo trasformato per ragioni di sicurezza in un capretto. Ed è proprio nella grotta del monte Nisa, dove si nasconde nutrendosi di miele, che Dioniso inventa il vino, motivo per cui si merita da allora eterna riconoscenza. Braccato da Era, che lo riconosce nonostante l’aspetto effeminato derivante dall’educazione ricevuta dalle Ninfe, Dioniso fugge prima in Egitto e poi in Libia, dove conosce le Amazzoni. Arriva fino in India e introduce l’arte della vinicoltura anche lì. Già perché, a dispetto della sua nomea di edonista bevitore, nella mitologia Dioniso è un gran lavoratore: fonda città, promulga leggi e, solo quando torna in Europa e si stabilisce a Tebe, dà inizio ai festini promiscui che da lui prendono il nome. Sebastiano Ricci - Zeus e Semele - 1695 ca - Firenze, Galleria degli Uffizi. 14 novembre 09 A cura di Willy Pasini Nel corso di una di queste feste, Dioniso incontra la bella Arianna, appena abbandonata da Teseo, che sarà poi la sua sposa. Ed è solo dopo che il suo culto si è esteso fino ai confini del mondo allora conosciuto, che Dioniso ascende al cielo dove ancora risiede alla destra di Zeus tra le dodici grandi divinità. Inutile dire che la sua storia è una metafora che spiega il diffondersi della coltivazione della vigna in Europa. E le rappresaglie di cui il dio è più volte vittima altro non sono se non il riflesso mitologico dell’opposizione dei Conservatori agli effetti inebrianti del vino. Nel ruolo di intermediario tra natura e cultura, Dioniso apre le porte alla socialità: in qualunque epoca e luogo, si ricorda così che l’alcol eccita gli istinti sessuali ma aiuta anche la verità: scioglie le lingue e lega i corpi. Benefico se consumato con moderazione, il vino produce invece violenza quando se ne abusa. Con ardore canta Alfredo nella Traviata: “Libiamo nei lieti calici che la bellezza infiora e la fuggevol ora si inebri a voluttà”. Risponde però Violetta: “Tra voi saprò dividere il tempo mio giocondo. Tutto follia è nel mondo ciò che non è piacer”. Questa è la differenza tra alcol e alcolismo: l’alcol è un piacere raffinato della vita mentre l’alcolismo è una malattia che dà dipendenza. Satiro tiene in braccio Dioniso bambino, marmo, copia Romana del II secolo a.C. da un originale greco di Lisippo (ca. 300 a.C.), Roma, Musei Vaticani. Tiziano - Bacco e Arianna - 1520,1523 - olio su tela - Londra, National Gallery novembre 09 15 Medicina Il piacere al femminile La salute sessuale ha affiancato alla visione della medicina orientata verso la prevenzione o cura delle malattie e del dolore un nuovo concetto che è la tutela del benessere e del piacere. M entre nel passato la donna era considerata più uno strumento per il piacere maschile, oggi ha conquistato il diritto a vivere ed esprimere in prima persona il suo piacere sessuale. Per far luce su come l’universo femminile si rapporti con i vari aspetti di questa importante conquista, ho ideato e coordinato in collaborazione con l’Associazione Italiana Sessuologia Psicologia Applicata (AISPA) presieduta dal Prof. Willy Pasini una ricerca denominata erosfem, rivolta a donne in età compresa tra i 20 e i 45 anni, della quale disponiamo i dati preliminari relativi ai questionari anonimi compilati dalle prime 300 partecipanti. Di solito si fanno riferimenti a studi di origine anglosassone e visto che il campione di questa ricerca è invece tutto italiano proviamo a sbirciare e commentare alcuni dei risultati emersi. L’80% delle intervistate dichiara di masturbarsi e la maggior parte di esse ha cominciato a farlo prima dei 14 anni. Quasi il 90% di esse riferisce di raggiungere sempre o quasi sempre l’orgasmo stimolandosi i genitali in un tempo compreso tra i 2 e i 5 minuti. Siamo ben lontani dalla visione del passato che dipingeva la donna come disinteressata al piacere fisico, inibita da tabù socioculturali e con tempi di risposta sessuale molto più lunghi dell’uomo. Questi dati ci danno conferma che le nuove donne hanno saputo recuperare un importante rapporto di confidenza con il proprio corpo, che si dedicano all’esplorazione delle sensazioni ad esso correlate e che in buona parte hanno saputo rimuovere quelle inibizioni psicologiche frutto di una cultura ad impronta maschilista. Libere non solo di fare, ma anche di pensare. Un 60 % di esse riferisce infatti di utilizzare l’immaginario sessuale come strumento capace di facilitare ed intensificare l’acme del piacere. Possiamo 16 anche aggiungere libere di giocare con il proprio corpo, visto che 4 su 10 affermano di aver provato ad utilizzare i sex toys (vibratori, dildo, etc… ) durante l’autoerotismo. E nei rapporti con il proprio partner? Le cose vanno diversamente; emerge una maggior difficoltà a raggiungere l’orgasmo quando non è la donna a stimolare i propri genitali ma è il proprio compagno a farlo. Quali sono le motivazioni correlate a questa difficoltà? Nella maggior parte dei casi viene riferita una incapacità ad abbandonarsi alle sensazioni che ci fa capire quanto sia importante per una donna un rapporto di profonda fiducia nei confronti del suo uomo per poter liberare gli ormeggi e navigare nei mari del piacere. Ma è interessante osservare che in un terzo dei casi è l’incapacità maschile nello stimolare adeguatamente le zone erogene che rende difficile questa navigazione. Uomini da educare quindi? Forse, ma visto che dai dati in nostro possesso emerge novembre 09 A cura di Roberto Bernorio - Ginecologo e Sessuologo Clinico anche una incapacità di lei a spiegare e a chiedere a lui come le piace essere stimolata, l’attenzione va posta sull’aspetto comunicativo tra i componenti della coppia che spesso è ben lontano dall’essere adeguato e funzionale. Ma cosa è più importante per il piacere delle nuove donne? I dati parlano chiaro e ci confermano quello che oramai si pensava fosse solo uno stereotipo: i sentimenti. Lo affermano 7 donne su 10. Poco valore invece per le dimensioni del pene, importanti in modo significativo solo per 1 donna su dieci. Quante preoccupazioni inutili, possiamo dire, affollano le menti degli uomini che si illudono di poter misurare con il righello la loro capacità di far provare piacere ad una partner. Utilizzare un contraccettivo per poter programmare la propria vita riproduttiva è oramai una consuetudine per ognuno di noi, ma se andiamo a vedere qual è l’impatto dei vari metodi sul piacere femminile scopriamo che Il coito interrotto ed il preservativo lo riducono significativamente; più del 40% delle donne riferisce infatti un peggioramento della propria funzione sessuale correlata all’utilizzo del condom. Sappiamo quanto tale strumento sia importante per la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale; capire che le reticenze verso di esso non sono solo maschili, come si pensava, ma anche femminili, sarà senz’altro d’aiuto per adottare nuove e più efficaci strategie nelle campagne di prevenzione e di educazione sessuale. La pillola al contrario risulta essere una preziosa alleata del benessere sessuale; con una simmetria inversa rispetto al preservativo all’incirca un 40% di donne riporta un miglioramento del proprio piacere correlato all’utilizzo dei contraccettivi ormonali. Nel 1989 gli schermi cinematografici diffondevano la celebre scena di un finto orgasmo simulato in un bar interpretato da Meg Ryan nel film ‘Harry ti presento Sally’. A 20 anni di distanza la realtà che emerge dal nostro studio è che più di sei donne su dieci fingono l’orgasmo e nella maggior parte dei casi lo fanno per non deludere il proprio compagno. Perché le donne utilizzano la novembre 09 simulazione dell’orgasmo così spesso rimane un mistero, ma qualche chiave di comprensione cominciamo ad averla. Non è che di base ci sia una difficoltà a raggiungere ciò che viene simulato, basti pensare che il 65% del nostro campione riferisce di avere più o meno frequentemente orgasmi multipli. Il problema è che spesso l’uomo vuole che la propria compagna raggiunga il piacere come e quando piace a lui e quindi la finzione diventa l’unica possibilità per farlo contento. Ad esempio solo poco più della metà delle donne raggiunge l’orgasmo durante il coito senza la stimolazione del clitoride ma gli uomini continuano ad ignorare questa cosa e considerano normali solo quei rapporti completi in cui il godimento è simultaneo. Ciò che in conclusione emerge dalla prima analisi dello studio erosfem è che la sessualità femminile, se per alcuni aspetti si è trasformata nel tempo, per altri mantiene le sue caratteristiche peculiari che la differenziano da quella maschile. Il 75 % delle intervistate afferma che la propria soddisfazione sessuale non è necessariamente legata al raggiungimento dell’orgasmo. Le donne nuove confermano quindi la loro complessità ed il loro bisogno di integrare gli aspetti corporei, cognitivi e affettivi della sessualità per poterla vivere al meglio. La sessuologia spesso concentra la sua attenzione sulla periferia, ma le risposte delle donne ci ricordano che, come diceva Woody Allen, l’organo sessuale più importante non sta in mezzo alle gambe, ma in mezzo alle orecchie. 17 Bioarchitettura Abitare secondo natura L’ambiente in cui viviamo incide profondamente sul nostro benessere. Ecco alcuni accorgimenti per creare una casa “sana” e accogliente O gni giorno è sempre più attuale il tema del benessere legato al costruire e di conseguenza all’abitare. Abitare in una casa “sana” significa vivere in un edificio bio-ecologico, cioè pensato dall’inizio alla fine del processo progettuale rispettando l’ambiente attraverso l’uso di materiali sostenibili. Questo significa ridurre ai minimi termini l’impatto ambientale come il dispendio di energia e la produzione di rifiuti, e l’uso di sistemi che impieghino e producano energie rinnovabili come quella solare. Tuttavia, abitare in modo sano non significa per forza dover ricostruire da zero la nostra casa, ma più semplicemente modificare il Intervenire sull’involucro interno dell’edificio Bisogna quindi fare presente che il benessere in architettura può essere inteso come Comfort e, nella sua accezione negativa, Discomfort, definendo in tal modo i concetti di piacere e fastidio indotti dalle condizioni ambientali. Il Comfort può essere analizzato sotto diversi punti di vista in base ai sensi utilizzati dagli individui: comfort acustico, riguardante senso dell’udito; comfort visivo, riguardante il senso della vista; comfort termico, riguardante il senso criostesico, capace di rivelare le perdite e i guadagni di calore attraverso una qualsiasi area della pelle mediante cellule sensibili distribuite sulla pelle del corpo. Accorgimenti per migliorare il comfort acustico, visivo e termico proprio comportamento verso l’intorno attraverso semplici gesti quotidiani che possano fare ristabilire con lo spazio sensazioni di armonia, equilibrio e piacere, come un attento ricambio d’aria all’interno degli ambienti, o attraverso una più accorta disposizione dei mobili e dell’uso del colore, attraverso l’applicazione di dottrine occidentali e orientali, come ad esempio il Feng Shui, tale da rendere l’ambiente più accogliente. 18 Sistemi molto semplici per migliorare il comfort acustico sono ad esempio l’uso di tende, tappezzerie e tappeti o moquette naturali in lana che hanno proprietà fonoassorbenti. Per quanto riguarda il benessere visivo è invece importante avere un’illuminazione diffusa negli ambienti che varia d’intensità a seconda delle attività che si svolgono. Al fine di rendere gli ambienti confortevoli anche dal punto di vista termico è importante prevedere un sistema di riscaldamento e raffrescamento che mantenga una temperatura costante affinché l’escursione termica tra interno ed esterno non sia eccessiva. Disposizione dell’habitat secondo il Feng Shui Il Feng Shui è un’antica arte cinese che insegna a disporre il proprio habitat (abitazione o ambiente di lavoro) in modo da essere in armonia con la natura, per raggiungere benessere e salute. novembre 09 A cura di Elena Soldati Secondo il Feng Shui tutti gli elementi che compongono la nostra abitazione hanno un continuo interscambio con noi, ogni parte della nostra casa rappresenta una parte di noi nella vita. Quest’arte, attraverso delle piccole modifiche nella nostra abitazione, come lo spostamento di un mobile, ci aiuta a migliorare e vivere in maggiore armonia la nostra vita. Intervenire sull’involucro esterno dell’edificio Al fine di raggiungere il benessere in architettura bisogna progettare in modo consapevole, utilizzando al meglio i criteri dell’architettura bioclimatica: solo in tal modo si possono ottenere ambienti sani, vivibili e che rispettano l’ambiente facendo uso delle energie rinnovabili e di quei sistemi che utilizzano al minimo le risorse, senza però limitare gli utenti. La riduzione dei consumi energetici, negli ultimi anni, è diventata un imperativo irrinunciabile per arginare il cosiddetto effetto serra ed i relativi gravi danni sull’ambiente. E’ stato stimato che gli edifici contribuiscono al novembre 09 disastro ambientale con una percentuale del 3050% sul totale delle emissioni di CO (anidride carbonica). Sia per gli edifici esistenti che per quelli di nuova costruzione, s’impone quindi un’attenta analisi che tenga conto di tutte le energie in gioco. Le nuove tecnologie che vanno affermandosi hanno il fine di migliorare il rendimento delle vecchie invenzioni senza modificare il servizio reso. Il primo obiettivo è la riduzione di anidride carbonica negli spazi abitati. I metodi utilizzati per ottenere migliori rendimenti sono l’orientamento dell’edificio e l’uso razionale dell’energia. L’orientamento dell’ufficio La prima fondamentale regola prevede che la facciata principale dell’edificio sia esposta a sud, al fine di ottimizzare l’irraggiamento. Bisogna limitare il più possibile la dispersione termica progettando muri e tetti ad elevato isolamento termico, utilizzando finestre con una buona tenuta, e dimensionandole opportunamente in modo da poter usufruire dell’energia solare intrappolata dal vetro. 19 Un esempio di architettura bioclimatica progettata senza impianto di riscaldamento è il quartiere di Goteborg in Svezia, dove sono state costruite case a schiera con pareti costituite da 40 cm di materiale isolante termico. Gli edifici sono stati progettati con finestre ampie a sud costituite da tre vetri, di cui uno basso emissivo e con intercapedini riempite di argon, che permettono il passaggio della radiazione solare per il riscaldamento della casa, ed un elevatissimo isolamento. Il fronte nord è invece caratterizzato da finestre piccole. Altro esempio di immobili privi di impianto di riscaldamento può essere trovato nelle case del quartiere BedZed (Beddington Zero Energy Development), nella periferia di Londra. Questo progetto rispetto all’altro ha il fronte nord di minor ampiezza rispetto a quello a sud cosi da ridurre maggiormente le dispersioni ed evitare che le abitazioni si ombreggino l’una con altra. L’orientamento degli edifici deve infatti basarsi sul percorso del sole, evitando di progettare lotti i cui edifici si ombreggino a vicenda e andando a considerare anche il fattore vento per innescare movimenti d’aria, posizionando le aperture in direzioni opposte o prevedendo aperture in posizione alta per creare una circolazione naturale dell’aria. microturbine per alimentare gli impianti di cogenerazione e di trigenerazione al posto dei motori a combustione poiché tali macchinari risultano avere un’efficienza maggiore rispetto ai motori a combustione, sono più rispettosi dell’ambiente e consentono un risparmio sulla bolletta energetica. L’energia solare, virtualmente eterna, è l’energia pulita per eccellenza. Può essere sfruttata nelle abitazioni con diversi accorgimenti e tecniche. Uso intelligente dell’energia Un metodo efficiente per ottenere il comfort termico sia d’inverno sia d’estate e con il minimo dispendio di energia elettrica e quindi emettendo la minima quantità di CO, è la “ micro - cogenerazione”. Questo sistema permette di alimentare le case unifamiliari, i condomini e i piccoli edifici del terziario aumentando il risparmio economico e il benessere ambientale. Di solito in un’abitazione sono utilizzati: l’elettricità per l’illuminazione e gli elettrodomestici, il gas per riscaldare e cucinare. La micro - cogenerazione, attraverso l’utilizzo di un piccolo motore a gas collegato a un alternatore, permette di utilizzare il calore di scarto prodotto dai fumi di scarico e dal circuito di riscaldamento per alimentare l’impianto di riscaldamento e produrre acqua calda, facendo meno della caldaia. Successiva alla micro - cogenerazione e più sofisticata è la “ trigenerazione” , cioè la generazione combinata di elettricità, calore e freddo. Infine un ulteriore passo avanti è quello di utilizzare 20 Collettori Solari Termici Lo scalda-acqua solare, brevettato nel 1881, è costituito da tubi saldati su una piastra metallica annerita, protetta da un vetro e sistemata in un contenitore termicamente isolato, posizionati sulla copertura dell’abitazione, che riscaldati dal sole mantegono calda l’acqua che li attraversa. Questo sistema negli anni ’50 si è diffuso tanto in Grecia da diventare un fenomeno culturale, con il vantaggio di non inquinare. novembre 09 Collettori Solari Fotovoltaici Le celle fotovoltaiche hanno la capacità di convertire l’energia solare in elettrica ed il vantaggio di poter essere posizionate ovunque, anche dove l’energia elettrica è scarsa e non esiste una rete elettrica, sono utilizzate ad esempio per: fari, boe galleggianti, ripetitori televisivi e telefonici, scambi delle linee ferroviarie. Le abitazioni possono quindi diventare produttori di energia attraverso l’utilizzo dell’elettricità, del calore e del freddo prodotto da collettori solari termici o fotovoltaici posizionati sulle facciate e sui tetti. Sia d’inverno sia d’estate, sia per riscaldare sia per raffreddare, si produce aria calda in eccesso che è espulsa nell’ambiente aumentando il calore complessivo nell’ambiente esterno. La soluzione a questo fenomeno è la produzione dell’aria fredda tramite energia solare raccolta dai collettori solari termici o fotovoltaici, che non comporta l’aumento della temperatura della città. Coperture verdi Le coperture verdi sono “tetti” che prevedono la presenza di terreno coltivato sovrastante la parte strutturale. Queste coperture hanno diversi vantaggi dal punto di vista del risparmio energetico e del riequilibrio tra città e natura. Le coperture verdi hanno i seguenti benefici: • Favoriscono il mantenimento del microclima presente nella zona in cui sono installati, consentendo la proliferazione dell’avifauna. • Giovano alla sottostante struttura di copertura proteggendola dagli agenti atmosferici e rallentandone il degrado, novembre 09 • Aiutano a diminuire l’inquinamento acustico, a ridurre l’escursione termica inverno-estate e favorisce l’abbattimento delle polveri volatili grazie alla presenza della copertura terrosa e della vegetazione, • Regolano il deflusso delle acque meteoriche grazie alla capacità idrica del terreno e in caso d’incendio rallentano la propagazione del fuoco. 21 Design La luce come fattore di benessere e di bellezza ©Remy Gindroz “L’arte delicata ed indispensabile di padroneggiare la luce e di farne l’alleata di ogni opera architetturale” è l’idea principale di Michele Dalla Favera 22 novembre 09 A cura di Willy Pasini Michele Dalla Favera novembre 09 23 D luminazione diventano sempre più sofisticati ed efficaci. La luce che illumina una grande facciata o una semplice tavola imbandita o un quadro, può diventare sempre più mirata. La carezza della luce rivela la verità e l’autenticità dell’oggetto. I monaci cistercensi avevano capito l’importanza della luce e la utilizzavano per degli obiettivi sacri. Il raggio di sole che penetrava in una chiesa non entrava per caso, perché loro avevano calcolato le dimensioni e gli angoli di luce perché sostenesse la Fede dei fedeli. Oggi la luce è ancora di più sorgente di bellezza e raffinatezza quando è usata come una carezza dolce e delicata dice Michele Dalla Favera. ©Remy Gindroz ice che la qualità della luce è sempre più importante della quantità. Si crede che bisogna avere la quantità di luce per leggere un libro o per mangiare a tavola. Questa luce non deve essere immaginata come un insieme uniforme, ma come dei raggi di luce che devono equilibrarsi per creare una certa armonia. È la qualità della luce che assicura l’atmosfera di una residenza o di un ufficio e di un museo. La concezione della luce per Dalla Favera non si immagina alla fine di un progetto architetturale. Bisogna pensare il fenomeno luce e integrandolo inizialmente all’opera architetturale. Grazie alle nuove tecnologie che permettono una potenza di luce e una longevità, i sistemi di il- 24 novembre 09 ©Corinne Quendet Michele Dalla Favera ©Corinne Quendet Originario di Campione d’Italia è stato all’inizio designer e da 15 anni artista della luce. Passa da un’opera all’altra mettendo in evidenza con la luce le caratteristiche dei musei, dei castelli, degli uffici o degli oggetti particolari come i quadri. Per esempio la facciata di Patek Philippe a Ginevra (foto a lato), il museo Rath a Ginevra, il castello di Nyon e varie chiese tra cui la cattedrale di Losanna. All’interno delle case mette in evidenza quadri preziosi dove la direzione e l’intensità della luce dipendono da dove il quadro è visto. novembre 09 25 Bellezza Pascal il genio maestro Pascal confessa di aver sempre avuto una propensione per il trucco sin dalla tenera età, quando ancora bambino si divertiva a rubare dai cassetti delle specchiere, rossetti e ciprie delle proprie sorelle. N ella vita professionale Pascal si ispira ad un particolare Maestro e Genio “Leonardo da Vinci”, per il quale nutre ammirazione e dedica notevoli studi. La concentrazione sulle opere pittoriche del “Suo Leonardo”, cosi come Lui ama dire, gli permettono di approfondire lo studio delle luci ed ombre, ed è proprio davanti al quadro più famoso “La Gioconda” che egli inventa il trucco correttivo personalizzato. Il suo talento nel trasformare e correggere con il Make Up, gli fanno ottenere il riconoscimento più ambito nella carriera di ogni visagista, cioè la vittoria del campionato mondiale. L’Illustrissimo maestro Jean D’Estree, gli conferisce il premio il 15 Aprile 1973, questo sarà solamente il punto di partenza, per un uomo che cambierà il modo di vivere la bellezza. La creazione di una propria linea di prodotti di Make Up e la fondazione di una propria azienda cosmetica, sono delle tappe intermedie che vedranno una rapida ascesa del Maestro Pascal, nel mondo dello spettacolo. Molte Star del Jet Set, trà le quali Madonna, Monica Bellucci, Francesca Rettondini, Adriana Volpe, Valeria Marini Carmen Russo, Lory Del Santo, ecc. sono truccate da Pascal in persona. Pascal Frese e la sua filosofia Il nome di Pascal Frese, creatore del trucco correttivo personalizzato, è legato a doppio filo ad un prodotto make up straordinario e da lui stesso ideato: il Lifting Color. Sarebbe tuttavia riduttivo affermare che il maestro Pascal impone semplicemente nuove tendenze e 28 novembre 09 A cura di Pascal Frese stili. La sua filosofia si differenzia infatti dai normali canoni dell’estetica poiché promotrice di una bellezza che è la fusione della cosmetica e la farmaceutica: la cosmeceutica “Hanimaderm®”. Nei suoi laboratori di ricerca, presso l’azienda che porta il suo nome, produce linee cosmetiche e make-up all’avanguardia e dalla provata efficacia per arrivare alla realizzazione di prodotti di bellezza realmente curativi. L’obbiettivo del Maestro d’immagine è realizzare ciò che ogni donna desidera: estrarre dall’anima la parte più bella di se, mediante l’espressione di uno stile personale ed enfatizzando quelle caratteristiche che rendono unica ogni donna. Questa sicurezza si ottiene promuovendo la convinzione che la vera bellezza deve essere parte integrante della propria personalità, un cammino che si distingue dalle semplice finzione - applicazione di un fondotinta o altro prodotto - per arrivare alla ricerca della bellezza in senso assoluto. Una cura vera di se dall’interno. E se tutte le anime come stelle fiorissero... Il nome Pascal Firenze da sempre concretizza nei suoi prodotti l’immagine della bellezza che deve essere posta in risalto in ogni essere donna. Il credo nella bellezza, proprio del Maestro d’immagine Pascal si riflette nel corso degli anni nell’ideazione e creazione dei propri prodotti. L’azienda situata nel comune Vinci, noto per avere dato i natali al Genio Leonardo, si estende su una superficie di oltre 5.000 mq. suddivisi in reparti produttivi, organizzativi e di rappresentanza. novembre 09 Il Gruppo Pascal Firenze si compone delle seguenti divisioni: • Hanimaderm® Dermocosmetica e Cosmeceutica • Pascal Prodotti Professionali Make Up • Hanimaderm® Engineering Soluzioni e macchinari per centri estetici. • Dermo P Linea Dermopigmentazione • Scuola di Estetica Pascal Firenze • Pascal Espana - Via Rodena XXI. • Pascalshop.com - vendita online. I prodotti professionali assolutamente innovativi, di superiore qualità nei campi Make up, Cosmetica, Cosmeceutica e Macchinari. Il proprio fondatore il Maestro Pascal, è l’anima ed il cuore dell’azienda stessa, il suo genio creativo, che praticamente si traduce in prodotti di protezione alla bellezza, cosi come ama definire le sue creature. Il fiore all’occhiello dell’azienda Pascal è senza ombra di dubbio, il Lifting Color®, Fondotinta compatto, brevettato, resistente all’acqua, unico nel suo genere, inimitabile. Le caratteristiche intrinseche del prodotto nonchè la speciale formulazione lo pongono al disopra dell’eccellenza. Per esaudire le numerose richieste da parte delle consumatrici finali, da oggi l’azienda Pascal distribuisce i propri prodotti anche on line tramite il proprio e-commerce: www.pascalshop.com. Pascal per la vita nell’Hanima dell’essere in bellezza... (P.Frese) 29 www.pascalshop.com Hanimaderm Cosmeceutica: la parte più profonda della tua bellezza. L’invecchiamento della pelle del viso è reso evidente dalla comparsa delle rughe. Questo naturale processo fisiologico è esacerbato da fattori esterni come l’esposizione ambientale e le abitudini di vita. Per cercare di ritardare l’invecchiamento cutaneo si deve, quindi, agire su più fronti, contrastando da una parte il degrado dell’elastina, del collagene e dell’impacchettamento della matrice lipidica della cute e dall’altro proteggendo la pelle dalle aggressioni esterne (radiazioni, inquinamento, radicali liberi, ecc). Negli ultimi anni la ricerca dermatologica ha sottolineato come la comparsa delle rughe sia accentuata anche dalla ripetizione degli stessi movimenti, dalla mimica facciale e come sia possibile intervenire per minimizzare questo meccanismo. ESAPEPTIDE + LIFTING è la linea che i laboratori di ricerca PASCAL FIRENZE hanno messo a punto per contrastare i segni del tempo. Utilizza principi attivi di provata efficacia e principi attivi di nuova invenzione, come Hexapeptide-3. Questa molecola, formata da aminoacidi naturali, è in grado di competere con il complesso SNARE (SNAp REceptor), implicato nel meccanismo del rilascio dei neurotrasmettitori responsabili della contrazione di muscoli mimici facciali. La destabilizzazione del complesso SNARE attenua la contrazione muscolare prevenendo l’ormazione delle rughe di espressione. Inoltre, Hexapeptide-3 si è dimostrato efficace nel contrastare la sovrapproduzione di catecolamine, molecole responsabili della formazione 30 di rughe e leggere linee di espressione. L’efficacia di hexapeptide-3 è stata dimostrata da test in vitro e test in vivo. L’azione antiage viene supportata dall’utilizzo di filtri solari, dalle vitamine A ed E, dall’allantoina, dal coenzima Q10 e dalle ciclodestrine. Completano la formulazione particolari estratti vegetali ad azione calmante, lenitiva e drenante quali amamelide, camomilla, calendula, tiglio, malva, escina, acido glicirretico, bisabololo. Come risultato il viso appare subito più giovane e vitale, le rughe di espressione meno evidenti, la pelle più idratata, tonificata luminosa. ESAPEPTIDE + LIFTING è più di tutto quello che hai sempre desiderato per la tua pelle: • più idratazione (acido jaluronico, allantoina) • più nutrimento (olio jojoba, olio avocado, olio mandorle dolci) • più protezione (filtri solari, vitamina E) • più energia alle cellule (coenzima Q10) • più luminosità (estratti vegetali) • più drenaggio (estratti vegetali) • più compattezza (estratti vegetali, vitamina A, allantoina) • più effetto lifting (ciclodestrine, Hexapeptide-3). HEXAPEPTIDE-3 è stato clinicamente testato, utilizzando un campione di 30 donne, alle quali sono stati applicati il prodotto due volte al giorno per 6 settimane. Il risultato del trattamento, evidenziato nelle figure sottostanti, è stato determinato dall’azione sinergica di Lifting Color e Hanimaderm Cosmeceutica. novembre 09 Medicina Infertilità e procreazione medicalmente assistita: riflessi psicologici, relazionali e sessuali La coppia, un tempo “fattore di stabilità” socio-economica e morale, si regge oggi su “fattori di felicità” cioè sulla qualità della relazione, che si traduce in piaceri condivisi: eros, realizzazione di entrambi e condivisione di progetti. L La stabilità della coppia dipende dalla coesistenza di tre elementi essenziali che rappresentano i lati di un triangolo, possibilmente equilatero: la passionalità (desiderio, intesa sessuale e piacere erotico condiviso), l’intimità (comprensione, stima, confidenza, condivisione, complicità e affetto) la progettualità (che significa creatività sia in termini biologici che psicologici, condivisione di progetti e obiettivi comuni, avere dei figli). La coppia solitamente ritiene scontata la propria capacità procreativa.In realtà il 10-15% delle coppie ha problemi di infertilità. La scoperta dell’infertilità mette in crisi non solo i due partner sin- 32 golarmente, ma la coppia. La maggior parte degli studi, dopo una diagnosi di infertilità, documenta nelle donne un maggior disagio psicologico, ansia, depressione, perdita dell’autostima, minor soddisfazione per la propria vita complessiva rispetto agli uomini. Questa differenza di risposta può portare a una reciproca incomprensione e minare lo spirito vitale della coppia. L’infertilità è uno stato di sofferenza acuto che investe tutti gli ambiti esistenziali umani e mina profondamente il caposaldo dell’identità maschile, cioè la capacità di riproduzione intesa come potenza sessuale e l’identità femminile, per la negazione dell’esperienza della maternità. novembre 09 A cura di Giuseppe Mori - Specialista in Ostetricia e Ginecologia Nell’uomo si riscontrano: sentimenti di inferiorità, di inadeguatezza e di incompletezza; timore della perdita del prestigio sociale; tendenza a mantenere il segreto soprattutto verso la famiglia acquisita. La ferita narcisistica insanabile della diagnosi di infertilità, percepita come “impotenza”, può portare l’uomo a un aumento smisurato degli impegni sociali e lavorativi e a un desiderio di conferma della propria virilità che lo spinge a una attività sessuale frenetica e promiscua. Nella donna si osservano: rimuginamento ossessivo, elaborazioni angosciose, maggior difficoltà per ciò che riguarda il ruolo sociale, sensi di colpa per la propria infertilità come offesa verso il partner, tendenza alla chiusura e alla rigidità, invidia verso la gravidanza delle altre donne. La donna tende inoltre a esasperare gli atteggiamenti materni verso il partner, adottare soluzioni di vita nel volontariato o nell’assistenza come surrogato alla propria maternità impossibile. L’infertilità può inficiare la sfera della comunicazione e dare luogo a una condizione di conflitto e di isolamento sociale e può esacerbare o innescare ex-novo conflitti individuali e di coppia. Si modificano i rapporti di forza nella coppia e la persona fertile della diade può diventare ostile verso il partner, responsabile della impossibilità di poter esprimere la propria fecondità. In alcune coppie l’infertilità fisica si trasforma in fertilità psichica attraverso un meccanismo di sublimazione: in alcuni casi intraprendono il percorso dell’adozione mentre in altri la situazione emotiva di continua tensione e frustrazione può concludersi con la decisione della separazione. Alcuni studi hanno dimostrato un miglioramento del livello di comunicazione e intimità nella coppia con un maggior investimento sul partner, come se l’impossibilità di diventare genitori e l’aver perso il bambino immaginario, stimoli la ricerca di risorse interiori capaci di creare una complicità che aiuti entrambi a superare la frustrazione. Per superare questo trauma narcisistico è necessario innanzitutto accettare il problema, far fronte alle pressioni sociali, rielaborare il lutto rispetto alla perdita dell’ideale di sé e della propria immagine corporea, riflettere sull’importanza della genitorialità. novembre 09 L’infertilità influenza significativamente la sessualità. Nella donna può comportare: diminuzione del desiderio sessuale, diminuzione dell’eccitazione (difetto di lubrificazione), vaginismo secondario, dispareunia (dolore alla penetrazione), anorgasmia secondaria, disturbo da avversione sessuale. Nell’uomo può comportare: diminuzione del desiderio sessuale, diminuzione della frequenza dei rapporti,indice della diminuzione della soddisfazione sessuale, disfunzione erettile, ansia di prestazione, aumento della sessualità. Nella sessualità di coppia può comportare: disritmia sessuale, desessualizzazione reciproca del partner, comunicazione difficile o distruttiva, linguaggio del corpo rigido e distante, attività autoerotica come ripiegamento narcisistico ed espressione di conflittualità e ostilità nei confronti della/ del partner. Le attuali tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) sono: • IUI (intrauterine insemination: inseminazione intra-uterina artificiale omologa ed eterologa) • GIFT (gamete intrafallopian transfert: trasferimento dei gameti nella tuba) • ZIFT (zigote intrafallopian transfert: rasferimento dello zigote nella tuba) • FIVET (fecondation in vitro and embryo transfer: fertilizzazione in vitro con embrio transfert) • ICSI (intracytoplasmatic sperm injection: fertilizzazione intra citopla smatica) Le probabilità di successo per ogni tentativo non superano il 15%-20%, mentre alla conclusione del ciclo terapeutico arrivano al 50%. L’infertilità, dovuta in egual percentuale all’uomo e alla donna (40 %) e nel 20 % a cause miste, ha un’eziopatogenesi variabile: nel 5-15% è attribuibile a cause psicologiche, nel 5-7% a cause sessuali, al 60-80% a cause organiche e/o funzionali e nel 10-15% dei casi a causa sconosciuta. Il percorso di riproduzione assistita, con le sue procedure complesse, l’alta frequenza dei controlli e l’attenzione ossessiva ai propri processi corporei, ingenera paure e tensioni, esaspera l’attesa e 33 sottolinea ad ogni tentativo fallito la perdita simbolica o reale di un figlio. Dopo un tentativo fallito di PMA si registra spesso un peggioramento della depressione, dell’ autostima e fiducia in sé e circa il 13% delle donne riferisce ideazioni suicide dopo un insuccesso. In seguito al fallimento del trattamento l’umore delle coppie vira verso sentimenti di rabbia, depressione, tristezza. A volte, l’esperienza di ripetuti fallimenti dà inizio al processo di elaborazione del lutto e alla accettazione della realtà, nella convinzione di aver fatto tutto il possibile. Nell’inseminazione artificiale eterologa i dubbi e le fantasie si moltiplicano in rapporto all’intru- 34 sione di un terzo estraneo, il donatore anonimo, come vettore di fertilità, vissuto dall’uomo infertile come una figura a volte benevola, a volte persecutoria e onnipotente. Le dinamiche inconsce riguardanti l’angoscia di castrazione, i conflitti edipici, la vergogna, indotti nel partner maschile dal donatore, necessitano di una profonda elaborazione, al fine di prevenire ambivalenze, sensi di colpa e di inadeguatezza verso il nascituro. A causa dell’insostenibile stress psicologico la consulenza psico-sessuologica è parte integrante del trattamento dell’infertilità per valutare la presenza di eventuali componenti psicogene e riconoscere e trattare l’infertilità da cause sessuali. novembre 09 La consulenza ha il compito di identificare le coppie più a rischio per l’insorgenza di patologie psichiche e/o sessuali, selezionando l’intervento più appropriato, ridurre l’ansia, il sentimento di solitudine e perdita di controllo sulla situazione esperita dalla coppia, esplorare gli aspetti emozionali, affrontare i problemi collegati con la PMA e l’eventuale fallimento. Il periodo di maggior fertilità nella donna è fra i 18 e i 31 anni. Il ritmo biologico non segue il legittimo diritto della donna alla carriera scolastica, alla realizzazione lavorativa ed economica, alla affermazione sociale. COPPIA E INFERTILITA’ NELLE CULTURE E NEL TEMPO ANTICHE CULTURE MEDITERRANEE La religione e il sistema sociale erano fondati sul matriarcato e vigeva la poliandria. ANTICO EGITTO La donna può scegliere il coniuge. L’infertilità e l’adulterio sono causa di divorzio che può essere richiesto da entrambi i coniugi. MONDO ETRUSCO La donna gode di maggior considerazione e di un’esistenza più libera delle contemporanee greche e romane. In famiglia non sono banditi l’affetto e l’intimità. MONDO GRECO I rapporti coniugali sono finalizzati alla procreazione, spesso privi di piacere condiviso. L’infertilità e l’adulterio sono causa di divorzio. Il sarcofago degli Sposi esposto al Louvre di Parigi MONDO ROMANO Il matrimonio non prevede necessariamente amore ed erotismo; la donna è destinata al matrimonio, alla gestione della casa e alla procreazione. L’infertilità e l’adulterio può essere causa di divorzio. EBRAISMO Nella tradizione ebraica l’uomo poteva avere concubine e la vedova doveva sposare il fratello o il parente più stretto del marito per continuare la stirpe. L’infertilità femminile prevedeva il ripudio e l’adulterio femminile veniva puntio con la lapidazione. Al giorno d’oggi l’adulterio non è previsto e la PMA è possibile con gameti dei coniugi CRISTIANESIMO Non sono accettati poligamìa, adulterio e divorzio; nell’ottica della parità uomo-donna la sessualità è disgiunta dalla procreazione. La PMA è possibile con gameti dei coniugi e non tramite ovodonazione o fecondazione eterologa. ISLAMISMO Nella religione islamica è ammessa la poligamia e l’adulterio è punito con la lapidazione. Attualmente la moglie può inserire nel contratto di matrimonio la clausola della monogamìa e può chiedere il divorzio. La Procreazione Medicalmente Assistita è possibile tramite ovodonazione novembre 09 35 Medicina Tumore al seno, l’importanza della prevenzione L Parlando di “benessere” immediatamente evochiamo uno stato di armonia, che non è solo assenza di malattia, ma che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, emotivi, mentali, sociali e spirituali. a parola “cancro” invece richiama alla nostra mente immagini tristi di interventi chirurgici e terapie invalidanti. Ad una lettura superficiale quindi il binomio cancro del seno e benessere può sembrare solo una contraddizione di termini. Ma allora cosa può unire due mondi apparentemente così lontani? Visto che noi temiamo quello che non conosciamo, chi ci può venire in aiuto se non “la scienza”? La comprensione da parte del medico dei primi passi della formazione tumorale, di come si riescono a bloccare proteine potenzialmente pericolose e conseguentemente fornire al paziente tecniche diagnostiche sempre più sofisticate e farmaci sempre più selettivi con meno effetti collaterali. Nell’informazione è l’onestà che risulta essere un’arma vincente e qui il riferimento è all’uso ed abuso che spesso si fa del termine “prevenzione”. La prevenzione è primaria quando è volta ad eliminare le cause dell’insorgenza del tumore quali il fumo, l’eccessivo consumo di grassi ecc. E’ secondaria, invece, quella che in presenza di lesioni pre-cancerose le identifica e le rimuove. In alcuni organi può essere molto semplice, come nel colon ci può essere la rimozione di un polipo per evitare l’insorgenza del tumore oppure nel collo dell’utero quando si opera su una lesione pre-cancerosa che nel tempo avrebbe potuto evolvere in carcinoma. 36 Per il “seno” il discorso è più complesso, purtroppo per la conformazione anatomica è un organo difficilmente esplorabile e le attuali tecniche diagnostiche utilizzate per la “prevenzione” quali la mammografia e l’ecografia, possono fare solo una “diagnosi precoce”, certificando qualche cosa che novembre 09 A cura di Daniele Montruccoli - Professore di Ginecologia e Oncologia è già in essere, una reazione del tumore al tessuto circostante. Questa diagnosi precoce, fortunatamente è divenuta sempre più precoce, con il risultato di trovare tumori sempre più piccoli e nelle fasi sempre più iniziali. L’età del tumore alla mammella si sta abbassando, c’è un aumento già verso i trent’anni, questo perché in alcuni pazienti vi può essere una causa genetica, generalmente associata a una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, che viene trasmesso dalla mamma alla figlia alla nascita. Per avere un cambiamento della cellula verso il fenotipo tumorale bisogna che a livello cromosomico avvengano due mutazioni (casi di cancro sporadico), oppure una mutazione sola perché la seconda è stata trasmessa dalla madre (casi di cancro famigliare). Che cosa succede quando, nella mammella, una cellula “decide” di diventare tumorale? La produzione di una proteina VEGF (vascular epitelial grow factor) aumenta e viene inviata fuori dalla cellula, questo comporta il richiamo di nuovi vasi (neoangiogenesi) grazie al VEGF. Recenti studi hanno dimostrato che questa situazione - VEGF La proteina VEGF e NEOANGIOGENESI che si trova nel cancro si può trovare nelle forme di lesioni pre-tumorali. In base a questi studi sulla formazione di nuovi vasi sia nel tumore che nei primi passi della trasformazione verso il tumore nuove tecniche diagnostiche stanno dimostrando la loro efficacia nell’ottica di effettuare una vera “prevenzione”, queste sono la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) e l’Angiotermografia Dinamica (DATG). La tecnica DATG, è nata sulle ceneri della “vecchia termografia” a contatto grazie agli studi condotti presso il Dipartimento dell’Università di Fisica Sanitaria dell’Università di Bologna ed a ricerche della Federazione Mondiale di Ginecologia ed Ostetricia (FIGO). E’ una tecnica ottica, che non misura “quanto” calore viene emesso dalla mammella o da un eventuale tumore, ma registra un’immagine funzionale che resta costante nell’ambito della vita della donna, in assenza di patologia (come un’impronta digitale) e che rileva minime variazioni, evidenziando anche i primi stadi iniziali della trasformazione tumorale. Gli altri vantaggi di questa promettente tecnica diagnostica, già presa in esame anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono oltre l’assoluta innocuità ed una facile ripetibilità, il fatto che si integra bene con i comuni esami diagnostici e può essere utile anche per le pazienti giovani, con seni densi e difficoltosi da esaminare. Infine un suggerimento per le donne, rivolto soprattutto a chi ha già avuto precedenti in famiglia, di prenotare sin da giovani una visita specialistica senologica, utilizzando tutti gli strumenti disponibili (Mammografia, Ecografia, Risonanza Magnetica Nucleare e Angiotermografia Dinamica) in relazione all’età. Una diagnosi precoce può salvare la vita e aumentare la nostra “quota di benessere”. Con la parola “sinus” i romani indicavano lo spazio compreso tra le due mammelle, il punto in cui a volte venivano conservati gli oggetti personali e legata la veste. Solo a partire dal XII secolo il termine “seno” diviene evocativo delle mammelle femminili e quindi di tutte le funzioni implicite in esse quali la maternità, l’estetica, il costume. Fin quando comincia ad essere utilizzata in maniera che potremmo dire rivoluzionaria, la parola “seno “ intende esprimere il rispetto dovuto alla donna e alla sua nobile femminilità. Per quanto sia più facile fare riferimento alla vita di tutti i giorni, è utile ricordare che esiste una visione storica del seno. Ai seni “sacri” delle dee, delle donne bibliche, della Madonna, delle sante, subentrano i seni “galanti” dell’amor cortese. La rivoluzione porta i seni “politici” dediti alla crescita delle nazioni, mentre i seni “psicologici” ispirano il surrealismo e i seni “commercializzati” spaziano dalla corsetteria alla pubblicità, fino al cyber sex. Nel Medioevo il seno era considerato “il luogo della follia” e si cercava allora di guarire le donne affette da questo male oscuro strizzandone le mammelle. E probabilmente questa concezione secondo cui dentro al seno vi è qualcosa di folle deriva dallo stato emotivo che esso è capace di suscitare. novembre 09 37 Cultura Indian beauty “Occhi immensi, come fiori di loto, allungati fin quasi alle orecchie, sopracciglia sinuose come liane che oscillano al vento, seni ricolmi e alti, vite assottigliate, fianchi ampi e teneramente esuberanti, vesti e gioielli di sobrietà inimitabile o di fastosa abbondanza…e poi centauri, spiriti-serpente, semidei, guardiani divini…” 38 ©Emanuela Cattaneo D a dove provengono questi corpi sinuosi che come spire di serpente sembrano levarsi in improbabili posizioni? Dove nascono queste forme sensuali, mosse da un’intima e incontenibile agilità? Sono, queste immagini, umane o divine? Si muovono sul piano reale o su quello celeste? Sospese in una dimensione aerea più che terrena, in una realtà senza gravità, fuori dallo spazio e dal tempo, le sculture indiane rappresentano soprattutto divinità che, concettualmente prive di fisicità, la acquisiscono tuttavia per rendersi comprensibili agli uomini. I corpi sono giovani, flessuosi, vitali, prorompenti, vibranti, poiché i modelli ispiratori di scultori e artisti sono le danzatrici e le cortigiane sacre che riflettono materialmente un ideale di bellezza che dal piano mondano e profano diviene spirituale. Il movimento della danza, con la sua armonia e la sua grazia, ha quindi la funzione di rappresentare davanti ai devoti i miti e le storie degli dèi. Non vi è ricerca ritrattistica, le figure sono immagini idealizzate, involucri visibili di un contenuto invisibile, poiché lo scopo dell’arte indiana è quello di reinterpretare la natura per permettere all’osservatore di trascendere l’umano e abbandonarsi al divino. Le pareti dei templi di Khajuraho, nel Madya Pradesh (IX / XI sec.), tra i più noti monumenti indiani, vivono di un brulicante in- Vista d’insieme e un particolare del tempio di Khajuraho (Madya Pradesh India) novembre 09 A cura di Daniela Bellini LA DEA DURGA, India, X secolo, arenaria, H cm 81 COPPIA AMOROSA. India, X secolo, arenaria, H cm 33 ©Emanuela Cattaneo trecciarsi di creature spesso abbracciate nelle più fantasiose congiunzioni erotiche…corpi di pietra vivente che illustrano gli innumerevoli accoppiamenti del kamasutra. In questi “templi dell’amore”, la plasticità e la pienezza delle forme esaltano la gioiosa sensualità delle sculture, che appaiono novembre 09 come una celebrazione dell’amore fisico e contemporaneamente una sublimazione del sacro. I corpi sono ritratti nella posizione a “esse” stilizzata detta tribhanga (della triplice flessione) in cui torso, fianchi e gambe sono orientati in direzioni opposte in modo da creare uno straordinario effetto di vitalità. Il tribhanga, ripreso dall’arte ellenistica del Gandhara ma rielaborato con gusto indiano, deriva anch’esso dalle danze rituali e vuole suggerire la danza ideale delle immagini divine che popolano le pareti dei templi. Già presente, sebbene in modo più contenuto, nell’arte della dinastia Gupta (IV / VI sec.), la posizione tribhanga diviene, nel periodo medioevale (IX / XII sec.), un carattere distintivo della statuaria indiana. Le figure maschili e femminili sono ancora più slanciate e spesso l’esuberanza delle forme è attenuata da un’atletica flessuosità. 39 ©Emanuela Cattaneo Il seno non è mai accennato o sottinteso ma mostra sempre una prorompente abbondanza: metafora della fertilità che perpetua la vita e simbolo dell’allattamento materno che, come il cibo prodotto dalla terra, permette alle creature di vivere e di crescere. Gli scultori-creatori indiani mostrano le figure femminili nell’atto di indulgere a una vasta gamma di attività, che ovviamente accentuano il loro fascino. Esse infatti preparano la loro toeletta, si applicano il belletto, si aggiustano un’elaborata acconciatura, suonano strumenti musicali, evidenziano con la loro presenza leggiadra la fertilità di certi alberi, oppure inseguono scimmiette che per burla rubano i loro raffinati ornamenti. Gli scultori sanno come svelare abilmente la dinamica sensualità delle loro BIKSATANA, India, IX secolo, arenaria SHIVA E PARVATI. India, X secolo, arenaria creature in modo raffinato ma evidente. Ricchi e Lunghe collane imperlate sospese tra i seni celecomplessi gioielli, in contrasto con carni lisce e brano il “movimento” del lungo torso: se la collalevigate, scendono tra le gambe e sulle cosce delle na scorre nella direzione opposta al fianco, genera danzatrici celesti. Alte cinture enfatizzano i loro un certo ritmo, con il corpo che ondeggia in una larghi fianchi proprio all’altezza giusta, subito so- direzione mentre gli ornamenti vanno nell’altra. E pra le gambe e sotto la vita. che dire delle piegoline sotto il seno o della lieve sporgenza delle carni che traboccano sui fianchi dal bordo della sottoveste, degli scorpioni che si arrampicano sul sari impalpabile della fanciulla nuda? La veste, un velo di finissimo cotone, copre solo la parte inferiore del torso, e come un allusivo gioco erotico nasconde la nudità e nel contempo accentua la sensualità delle forme. Il seno è invece sempre nudo e solo in parte coperto, ma anche arricchito, di splendidi monili. Gli artisti indiani privilegiano il basso e l’altorilievo e raramente scolpiscono a tutto tondo. Le statue, infatti, sono inserite in nicchie o addossate alle pareti del tempio, spesso hanno molte braccia che impugnano svariati oggetti rituali, caratteristiche che rendono difficile e complessa l’esecuzione a tutto tondo e tuttavia la loro prorompente vitalità sembra farle staccare dalla parete. La straordinaria abilità degli scultori di animare la pietra sembra l’allegoria di un percorso spirituale, la trasformazione di immagini umane in figure divine. Bassorilievo del tempio di Khajuraho (Madya Pradesh India) 40 da “Sensualità e distacco nella cultura indiana” di Giuliano Boccali novembre ottobre 08 09 www.cantinemilesi.it Via Attico, 4 | 25060 Cellatica (BS) | Italia | Telefono & Fax +39 030 277 00 72 Terme Non solo terme Acqui Terme ospita uno dei più sviluppati Centri Termali presenti nel nostro Paese, ma un soggiorno in questa splendida cittadina dell’Astigiano, può essere anche l’occasione per visitare la zona godendosi naturalmente qualche giorno di vacanza in pieno relax S pesso una stazione termale può indicare un intera cittadina dotata di una o più sorgenti di acque termali. Di recente il termine "Spa" si è diffuso per indicare le stazioni termali o in generale aziende che forniscono cure idroterapiche o servizi di benessere e cura del corpo. La storia Il termine deriva direttamente dalla cittadina belga Spa, nota per il potere curativo delle sue acque minerali fin dai tempi antichi. Spa cominciò 42 a svilupparsi nel XVI secolo, quando la nomea di cui godevano le sue acque favorì il commercio nella città soprattutto per merito dell'afflusso di turisti inglesi che frequentavano Spa sin da quel secolo. Il nome della città è stato assunto a termine generico per il termalismo, inizialmente in lingua inglese e di seguito in tutti gli altri idiomi mondiali. L’etimologia del termine risulta essere tuttavia molto fantasiosa , come ad esempio il falso acronimo salus per aquam, oppure la contrazione di novembre 09 A cura di Paolo Quaglia "espa" (fontana in lingua vallone) e altre numerose varianti paretimologiche. La passione per le terme e le cure ad esse associate ha radici profonde nella storia: è da far risalire all’antica Roma: venivano usate da tutta la popolazionecome centro di riposo e socializzazione in principio e furono esportate in tutte le zone da loro colonizzate. Le terme oggi Oggi le aziende Spa offrono non solo trattamenti termali, balneoterapici e idroterapici ma anche un ampio ventaglio di servizi (ad esempio massaggi, sauna, bagni turchi eccetera) per la salute del corpo e della mente. Le terme dell’impero romano erano degli edifici pubblici dotati di impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Questi edifici possono essere tranquillamente considerati i precursori degli impianti attuali e rappresentavano il principale centro di ritrovo delle antiche metropoli. Esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla popolazione meno abbiente e una destinata ai ricchi, dei veri e propri monumenti o piccole città all'interno della città. Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Con il tempo, soprattutto durante l'età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Le terme attuali si suddividono in calde e fredde provviste o mancanti di acqua sulfurea . Spesso il ricovero in questi centri di benessere necessita di un permesso da parte del medico di base sebbene molti complessi termali sono dotati di una o più sale mediche. Le acque termali sono considerate terapeutiche per l'apparato respiratorio, mentre i fanghi per le dermatiti. novembre 09 Alcuni stabilimenti sono dotati di piscine di acque termali per la cura dei reumatismi e dolori di origine osteoarticolare. Acqui Terme Uno dei casi più sviluppati e funzionanti di cittadine termali nel nostro paese è Acqui Terme. Questa splendida cittadina dell’astigiano di grande patrimonio storico e culturale, gode di una fonte termale rinomata per le sue qualità benefiche. Nel quartiere Bagni, sulla sponda destra della Bormida, si trovano altre sorgenti termali (Lago delle Sorgenti, formato da sette fonti a 45-55 °C; fontanino dell'Acqua Marcia, circa 20 °C). Qui alla fine del Quattrocento venne eretto uno stabilimento termale chiamato Antiche Terme, distrutto nel XVII secolo da una frana. L'attuale edificio, ricostruito nel 1687, fu ampliato nel XIX secolo con l'aggiunta di padiglioni e di un intero piano. Nei pressi si trova lo stabilimento termale Regina ed una vastissima piscina natatoria costruita nel 1927. Origine affine alle precedenti hanno le acque ipotermali scaturenti nel comune di Visone dal cosiddetto "Fontanino di Visone", nei pressi della stazione ferroviaria. Queste ultime hanno subito però un notevole raffreddamento durante la risalita (temperatura: 21,8 °C) e una forte commistione con acque sotterranee superficiali. L'altro stabilimento termale risale agli ultimi decenni del secolo XIX ed è denominato Nuove Terme; è collocato ai margini del centro storico (sponda sinistra della Bormida), in Piazza Italia, dove dal 1º gennaio del 2000 si trovano due fontane monumentali dette "delle Ninfe" e "delle Ninfee". Oggi (dal 2009) la ex fontana delle ninfe, non più attrezzata come tale, pur rimanendo invariata nella geometria si presenta come un'aiuola ricca di 43 fiori e con all'interno olivi secolari. Questo rinnovamento migliora dal punto di vista estetico e pratico l'atmosfera di "Piazza Italia" che ora risulta meno appesantita da gelidi marmi e più aperta all'occhio del turista Abbiamo parlato con Paola Corsi direttrice dell’Hotel Roma Imperiale, che assieme a Talice Radicati, entrambi di proprietà della catena “Antiche Dimore “, formano l’offerta come centri benessere di Acqui Terme. Direttore, anzitutto, quanti anni hanno i clienti delle vostre Spa? E’ un target molto eterogeneo che va dai 20 anni fino e oltre i 60 , non esiste un’età di riferimento ben definita, essendo l’astigiano oltre ad una zona termale una mèta perfetta per itinerari enogastronomici in aziende vinicole top del Piemonte, una su tutte “La tessitora“, che unisce la qualità del suo ottimo vino ad un accoglienza in un panorama accogliente. Quindi non solo, ma anche terme? Certo soprattutto terme, stiamo lavorando con molte agenzie di viaggi, nelle principali città italiane offrendo un pacchetto di soggiorno completo con ingresso alla nostra Spa (dove è presente una piscina con Sali termali specifica per la Talassoterapia). Questi pacchetti sono ideali per un regalo o un week end romantico. In effetti “Roma Imperiale” risulta essere un piccolo gioiellino in mezzo al verde e dove potersi rilassare e usufruire di tutti i confort. Un’oasi a pochi Km da una grande città (Milano) con una clientela eterogenea legata al relax alle acque termali e alla splendida ubicazione della cittadina medioevale, dotata di un centro storico unico nel suo genere, in parte risalente al XIV secolo . Venire alle terme quindi in coppia o anche da soli? In coppia, da soli o in gruppo per un breve periodo o un’occasione speciale, nel centro della cittadina la fonte a cui andare ad attingere è una delle più famose del nord Italia, molto rinomata fino all’inizio del XX secolo. Oggi Acqui vive un incremento di turismo dovuto anche ai grossi investimenti che la catena per cui lavoro (Antiche Dimore) ha affrontato. E riguardo ai servizi offerti dal vostro albergo, cosa ci può dire? I servizi sono tutti quelli offerti da una stazione termale (Spa, beauty farm, massaggi, piscina termale) con la discrezione e professionalità di uno staff di prim’ordine e a concludere l’offerta ai nostri clienti non mancheranno certo le attenzioni e i confort di un hotel superlusso di una qualsiasi capitale Europea. Quanta strada hanno fatto i centri benessere che nonostante o grazie alla recente crisi economica, rimangono ancora un angolo di serenità e relax a portata della tasca di un pubblico eterogeneo per età e disponibilità economiche. Sembra campeggiare una scritta all’ingresso dell’hotel Roma Imperiale, una scritta che dice: “Meglio che a casa vostra!”. Vale la pena di provare. 44 novembre 09 Medicina naturale Un sogno diventato realtà Nasce nel cuore della Gallura il Centro Hanuman, uno spazio dedicato alla crescita spirituale atraverso incontri e seminari con maestri e terapeuti S ituato nel silenzio della campagna gallurese, nel nord della Sardegna, a 20 minuti dal mare e dalla cittadina di Olbia, il Centro Hanuman nasce dal desiderio di offrire uno spazio dedicato a seminari e incontri esperienziali con Maestri e Terapeuti di diverse culture e filosofie a chi desidera sperimentare la sacralità della vita e sviluppare la ricerca interiore. Il Centro Hanuman propone anche brevi soggiorni sperimentando forme di risveglio del corpo, pranayama, nuotate, rebirthing, cibo naturale e riposo cullati dal rumore del vento per nutrire mente, corpo e spirito in semplicità e armonia accompagnati da Lalla Meregaglia rebirther e ricercatrice spirituale. Costruito con grande attenzione all’uso di materiali e di tecniche di bio-architettura la struttura mantiene caratteristiche estetiche e ambientali consone alla cultura sarda. Ecco la storia. “Perù, maggio 2004. Eravamo in viaggio da una settimana visitando le vestigia dell’antico regno degli Inca, villaggi, mercatini, partecipando a cerimonie sciamaniche, ascoltando la sera le dolci musiche andine in piccoli ristoranti attorno alla grande piazza di Couzco. Il giorno dopo saremmo andati a Macchu Pichu. Quella mattina mi svegliai molto presto con le immagini del sogno della notte ancora nitide. Nel sogno una voce narrante mi indicava in modo non chiaro alcuni elementi per arrivare a realizzare sulla terra di Telti, in Sardegna, il progetto “di una casa”. Avrei trovato gli aiuti giusti, i soldi non sarebbero stati un problema . Le indicazioni mi sorpresero non poco, ma da subito fu chiaro che semplicemente avrei dovuto affidarmi a quanto indicato: questo mi avrebbe condotto alla realizzazione del mio “sogno nel cassetto”: la costruzione di uno spazio dedicato a seminari, incontri con Maestri e terapeuti, conferenze per sviluppare la ricerca spirituale, l’espansione di coscienza, la sperimentazione di modalità atte a migliorare la qualità della vita psico-fisica. Rientrata in Italia andai subito in Sardegna, terra che amo molto per l’intensità dei suoi paesaggi, per le sue luci e i suoi colori, per la possibilità di vivere esperienze ancestrali, vibratorie, taumaturgiche. Era agosto, e non volendo passare nella casa sulla spiaggia quel mese così caotico, mi rivolsi ad alcune amiche di Telti per trovare un rifugio 46 novembre 09 A cura di Lalla Meregaglia nella silenziosa campagna gallurese, al vento del maestrale. Teresa, incontrata qualche anno prima in Kosovo, mi accompagnò fuori dal paese e fermò la macchina davanti a una minuscola casa rivestita di pietra “è isolata, ma so già che ti piacerà!”. Tutto fu una sorpresa: il camino sovrastato da un soppalco in legno, una piccola veranda, all’esterno un enorme fico e un gregge di pecore che pascolavano nel terreno circostante accompagnate da due cani bianchi molto affettuosi: fu una vacanza memorabile. Maria la proprietaria mi prese a ben volere, spesso mi veniva a trovare, voleva parlare, capire di cosa mi occupavo, come mai cercavo il silenzio. Avevo bisogno di riflettere “sul sogno” e sulla sua possibile realizzazione: quella casetta sembrava esserne il primo mattone. Una volta le chiesi senza riflettere troppo se la casetta fosse stata in vendita: “no! ma a lei un pezzo di terra glielo voglio vendere!” Alcuni mesi dopo quando andammo dal notaio per firmare l’atto mi guardò “stranita”: “non so bene cosa è successo, forse lei mi ha stregato, ma io questa terra gliela dovevo vendere”. novembre 09 Mi ero affidata, le cose stavano succedendo. Parlai per la prima volta di tutto questo con Rosi: donna giovane e bella, solare, creativa, sensitiva, una amica speciale e per di più architetto! Il sogno decollò e Rosi lo intitolò “metti un fior di loto sulla terra di Telti”. Tornammo insieme in Sardegna, terra dove era nata pochi anni prima la nostra amicizia, convogliammo idee, preghiere, chiedemmo “aiuti” per questo progetto che non volevamo “per noi” ma “per tanti”. Durante l’inverno andai come ogni anno in India, nell’ashram di Babaji in Himalaya. Passai a salutare Muniraji, il mio maestro spirituale, senza sapere che aveva in serbo una richiesta importante per me. Una mattina presto nel giardino della sua casa, facendomi la “chandan” mi chiese “vuoi dare la tua esperienza per aiutare l’ospedale di Chilianaula?” (piccolo villaggio himalayano posto a 2000 metri di altezza proprio davanti alla meravigliosa catena montuosa che divide l’India dal Tibet). Non ero affatto pronta a quella richiesta, e al mio evidente tentennare tuonò con voce ferma “Remember Lalla, this is Seva!”. Seva per la filosofia indiana rappresenta il servizio al Divino, un chiaro invito a vivere un’esperienza di trasformazione 47 Il progetto sardo Capendo l’importanza della richiesta del Guru accettai, e passai nei due anni successivi parecchi mesi collaborando con l’ospedale voluto da Babaji nel piccolo villaggio himalayano. Ogni tanto rientravo in Italia e con Rosi proseguivamo a parlare del progetto di Telti. Ma altro ancora doveva succedere: improvvisamente Rosi si ammalò, gravemente. Una mattina di aprile mi svegliai con un triste presentimento e andai da Muniraji per comunicargli che avevo deciso di rientrare velocemente in Italia: la mia amica sta morendo, gli dissi. A luglio Rosi sempre solare e ottimista, con una capacità così speciale di vivere la sua malattia e di percepire la sacralità della vita ci lasciò: nel mese di agosto avrebbe compiuto 44 anni. Nel corso della sua malattia aveva scritto molto delle sue esperienze e dolcemente aveva preparato un regalo per ognuno dei suoi amici. A me ne lasciò uno immenso: era riuscita a presentare in comune il progetto. Il centro che avevamo scelto di dedicare ad Hanuman, divinità indiana figlia del vento, aveva ottenuto la licenza e la costruzione poteva iniziare. Seguì un periodo di dolore, sconforto, confusione: non sapevo più se e come proseguire. Una mattina presto, dopo una notte insonne per l’indecisione che oramai mi accompagnava, andai a sedermi in spiaggia, sotto casa. Meditai in silenzio accompagnata dal leggero rumore delle piccole onde del mare senza vento, calmai la mente portando ogni emozione al cuore, decidendo una volta di più di smettere di tormentarmi per trovare una soluzione e di affidarmi all’esistenza…. Dopo un paio di settimane Sandro, architetto, si propose di aiutarmi… A ottobre ritorno in India, all’ospedale I tempi erano maturi per chiedere a Muniraji il blessing per poter avviare la costruzione: mi feci coraggio, molto coraggio, e posi la mia richiesta spiegandogli l’intento che avrebbe dato significato al Centro Hanuman. Con un sorriso pieno di Amore, quel Amore che solo il Guru sa dare “Go Lalla, go! - esclamò gioioso - e aggiunse dolcemente: qui puoi tornare quando vuoi, ora hai il tuo progetto”. A dicembre la ruspa cominciò a scavare nel terreno per preparare le fondamenta... 48 novembre 09 www.centrohanuman.com Scheda di Lalla Meregaglia Rebirther formatasi alla scuola di “Rebirthing ad Approccio Transpersonale” diretta da Filippo Falzoni Gallerani, inizia il suo percorso di ricercatrice spirituale negli anni 90’ con la permanenza di cinque anni nella zona arida del nord del Kenya come fisioterapista presso l’ospedale missionario di Wamba. Continua la sua ricerca approfondendo la conoscenza di tecniche di equilibrio energetico e di tecniche sciamaniche di varie culture. Dal ’97 annuali frequenze in india presso l’ashram himalayano di Herakan la portano a contatto con l’energia di Amore del Mahavatar Shri Shri Babaji e dei Suoi insegnamenti. Nel 2005 e 2006 trascorre lunghi periodi presso il Bole Baba Research Hospital di Chilianaula, nell’Uttaranchal, partecipando all’organizzazione delle varie attività sia del reparto ayurvedico che del dispensario allopatico sotto l’amorevole direzione del Guru Shri Muniraji. novembre 09 49 Alimentazione La tavola del buonumore Non solo afrodisiaci... oggi sappiamo che ci sono alimenti capaci di influenzare il nostro umore. Vediamo quali sono e come inserirli correttamente nella dieta I l buonumore vien mangiando… Sono numerosi ormai gli studi scientifici che dimostrano l’esistenza di una stretta correlazione tra alimentazione e stati d’animo. D’altra parte, che il cibo avesse un ruolo fondamentale per il nostro benessere psicofisico lo aveva già intuito Ippocrate nel IV sec a.C.: “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo” affermava in tempi non sospetti. Non c’è dubbio che le nostre scelte 50 alimentari siano condizionate dallo stato d’animo: sarà capitato a tutti, sotto stress o in un momento di tristezza, di desiderare qualcosa di dolce, come un pezzo di cioccolata, o magari un bel piatto di pasta. Ma la cosa più interessante è che si tratta di una relazione biunivoca e quindi ciò che mangiamo influenza il nostro umore. Al di là del valore simbolico o consolatorio che ciascuno di noi attribuisce al cibo, diverse sostan- novembre 09 A cura di Milena Passigato ©Emanuela Cattaneo ze contenute negli alimenti interagiscono nella sintesi dei neurotrasmettitori, i “messaggeri chimici” che consentono alle cellule nervose di dialogare e trasmettere informazioni essenziali nel determinare pensieri, emozioni e stati d'animo. Poiché è attraverso l’alimentazione che introduciamo nell'organismo le “materie prime” per la sintesi di questi neurotrasmettitori, è molto importante scegliere cibi giusti e di qualità. Ma anche seguire una dieta varia che ci garantisca l’apporto di tutte le sostanze di cui abbiamo bisogno. Ogni processo biochimico infatti può avvenire solo in presenza di una moltitudine di sostanze, alcune magari presenti solo in quantità infinitesimali, ma tutte assolutamente necessarie. Quali sono allora gli alimenti che influiscono positivamente sul nostro umore? Partendo dal presupposto che non esistono “sostanze miracolose”, che basta ingerire per diventare più intelligenti o più felici, possiamo dire che ci sono alcuni alimenti in grado di migliorare le nostre capacità mentali e ridurre irritabilità, ansia e crisi depressive. Innanzitutto il pesce: salmone, sgombro, sardine, acciughe – solo per fare qualche esempio - oltre a costituire un’ottima fonte di proteine facilmente digeribili e minerali, sono ricchi di Omega-3, acidi grassi essenziali che l’organismo novembre 09 non può sintetizzare in modo autonomo ma che possono essere assunti solo attraverso il cibo. Se pensiamo che il nostro cervello è costituito per circa il 60% da grassi e che una buona parte di questi sono rappresentati proprio dagli Omega-3 capiamo bene l’importanza di una loro regolare assunzione. Due consigli per la scelta del pesce: meglio preferire quello pescato in mare, in quanto sono le alghe di cui si nutre che lo rendono ricco di grassi Omega-3, e i pesci di piccola taglia, che più difficilmente subiscono la contaminazione di metalli pesanti e sostanze tossiche. Altri ingredienti fondamentali per tenere alto il tono dell’umore sono i cereali, preferibilmente integrali, i legumi, e frutta e verdura da consumare in abbondanza. Il cervello, per svolgere le sue funzioni, utilizza come nutrimento esclusivamente il glucosio, il cui afflusso deve essere pressoché costante. Piatti a base di carboidrati complessi, come la pasta integrale, garantiscono un adeguato apporto di zuccheri, evitando gli spiacevoli picchi glicemici che accompagnano l’assunzione di zuccheri semplici e che mettono il pancreas a dura prova. Il consumo di cereali integrali, oltre a fornire carboidrati a lento assorbimento, ga- 51 rantisce anche, grazie alla presenza del germe, l'apporto di altri nutrienti fondamentali per il nostro benessere, in particolare: grassi insaturi, vitamine, sali minerali, fibre e aminoacidi, tra i quali il triptofano, precursore della serotonina che potremmo definire “il neurotrasmettitore del buon umore” per eccellenza. La serotonina, infatti, dona serenità e favorisce il rilassamento ed è uno dei principali responsabili di quella sensazione di piacere che accompagna l’assunzione di alcuni alimenti come pasta, pane, pizza e dolci. Sensazione tanto piacevole da creare, a volte, delle vere e proprie dipendenze! Numerose sono anche le vitamine e i minerali coinvolti nella regolazione dell’umore. Le vitamine del gruppo B (in particolare B3, B6 e B12), presenti nei cereali, ma anche nella carne e nel pesce, consentono le reazioni di sintesi dei neurotrasmettitori a partire dagli aminoacidi. Svolge un’azione antidepressiva l’acido folico (vitamina B9) contenuto nei vegetali a foglia, nel fegato, nei legumi e nelle uova. Le vitamine C ed E, presenti nella frutta e nella verdura, hanno invece un forte potere antiossidante proteggendo le cellule nervose dall’azione dei radicali liberi. Per quanto riguarda i “minerali del buonumore”, i più coinvolti sono calcio, zinco e magnesio, molto utile quest’ultimo nel controllo degli sbalzi di umore tipici della sindrome premestruale, ma anche per trattare i fastidiosi disturbi legati alla menopausa, come vampate di calore e irritabilità. Dulcis in fundo, una buona notizia… tra gli alimenti più ricchi di magnesio c’è anche la cioccolata fondente, che contiene tra l’altro numerose sostanze in grado di contrastare ansia e depressione. Via libera quindi a qualche quadretto di cioccolata… naturalmente con moderazione! 52 novembre 09 Qualità e tradizione dal 1940 Tutta l’azienda, dalla famiglia Aliprandi ai collaboratori che vi lavorano, è accomunata da un forte spirito di collaborazione e, soprattutto, dall’amore per il lavoro e per le tradizioni Salumificio Aliprandi S.p.A. Via Mandolossa, 25 - 25064 Gussago (BS) Tel. 030.2520077 - Fax 030.2521036 [email protected] - www.aliprandi.com Alimentazione Marmellate fatte in casa, sì ma attenzione al botulino! I segreti delle conserve della nonna, ma attenzione al Botulismo! I l primo ricettario di conserve, il “Traitè des Confitures” (1555) lo dobbiamo a Michel de Notre-Dame, meglio conosciuto come Nostradamus, astrologo, scrittore e farmacista francese. Famoso per il suo libro “Le Profezie” non in molti sanno che fu appassionato di cucina e assiduo frequentatore dei laboratori degli speziali. A lui si deve l’invenzione di alcune ricette ancora in uso nelle nostra case, e molti utilissimi consigli, come quello di usare lo zucchero o il miele per conservare la frutta. Le conserve fatte in casa, semplici e divertenti da preparare, ci permettono di trasportare nel tempo i sapori della primavera e dell’estate. Quante volte è capitato di aiutare la nonna a cucinare le conserve? Fortunatamente molte famiglie mantengono viva questa splendida tradizione che offre tanti vantaggi da una parte ma anche qualche rischio, se non si conoscono bene i metodi sicuri di preparazione, dall’altra. 54 novembre 09 A cura di Emma Oliveti La produzione delle conserve in casa garantisce la possibilità di scegliere materie prime di miglior qualità rispetto a quelle destinate all’industria, e di accontentare i nostri palati con sapori più “genuini”, ma può nascondere dei gravi pericoli. Uno dei più insidiosi è il botulismo, una grave tossinfezione alimentare provocata da un batterio che produce una tossina estremamente pericolosa, spesso letale, per chi la ingerisce. Viene distrutto solo a temperature superiori a 120°C. Il problema maggiore è che il ciclo di produzione domestico non supera la temperatura di ebollizione dell’acqua, cioè 100. Il botulismo Il botulismo è una malattia causata da una tossina prodotta da un batterio chiamato Clostridium Botulinum caratterizzata da una paralisi simmetrica, discendete dei nervi motori ed autonomi, che comincia sempre dai nervi del cranio. Ci sono sette tipi di tossine di botulino e sono designate con le lettere dalla A alla G; solo i tipi A, B, E ed F causano malattie negli esseri umani. Le conserve fatte in casa possono quindi rappresentare un rischio alimentare, oltre il 90% dei casi di botulismo alimentare nel mondo solo legati al consumo di conserve artigianali. In Italia gli alimenti più coinvolti in casi di botulismo sono le conserve vegetali sott’olio o in acqua, il prosciutto crudo artigianale, il tonno sott’olio e in misura minore carne, salame e formaggio e alcuni prodotti industriali come conserve di verdura in acqua o olio, salame e mascarpone. In altri paesi del vecchio continente, come in Francia e in Polonia il botulismo interessa la carne conservata o il prosciutto crudo sempre di produzione domestica. Mentre nei paesi del Nord Europa e dell’ex Unione Sovietica sono quelle di pesce o uova di pesce quelli più a rischio. Le conserve sono responsabili di oltre l’80% dei casi di botulismo in Italia, di cui il 70% sono di produzione casalinga e il 30% di produzione industriale. I casi di botulismo in Italia sono piuttosto rari, dal 2000 al 2004, il Centro nazionale di riferimento per il botulismo presso l’Istituto Superiore di Sanità ne ha confermati solo 76. Ciò nonostante è opportuno prestare sempre molta attenzione quando si preparano conserve fatte in casa. Prevenzione Ma come si può evitare il problema? E’ fondamentale costruire delle barriere, cioè rendere l’ambiente di conservazione sufficientemente acido e quanto più privo di acqua libera. Mentre per molte marmellate e confetture di frutta, non ci sono grossi rischi poichè i frutti (tranne castagne, fichi) sono di per sé sufficientemente acidi (non guasta l’aggiunta di un po’ di succo di limone, ndr), per i pomodori, passati, a pezzi o interi, è sempre bene integrare con acido citrico, ascorbico o lattico, poiché il loro ph naturale, specie se sono molto maturi, potrebbe non bastare. Molto insidiosi sono i sott’aceti poichè si usano solitamente prodotti che crescono a terra, quindi a grande rischio di contaminazione e non acidi (cipolle, carote, fagiolini). E’ buona norma oltre a star molto attenti all’igiene durante la preparazione, un passaggio di acidificazione a caldo con aceto, che va reintegrato spesso, o con acido citrico. I vasi vanno poi riempiti con il cosiddetto liquido di governo, con altro aceto, per poi essere pastorizzati. novembre 09 55 I prodotti sott’olio sono quelli per cui il rischio botulino è più elevato e alcuni esperti sconsigliano addirittura di prepararli in casa. Fondamentale durante la preparazione è il passaggio di acidificazione a caldo, cuocere la verdura o gli ortaggi alla griglia non è assolutamente sufficiente. I sott’olio casalinghi vanno consumati nel più breve tempo possibile per evitare che si perda l’acidificazione e le spore di botulino si attivino. Le tossine botuliniche sono tutte termolabili e quindi sono distrutte rapidamente dalla temperatura di cottura dei cibi (almeno 80°C per 5 minuti), per questo motivo si consiglia, ad esempio, di bollire le conserve di pomodoro prima di utilizzarle. La distruzione delle spore (responsabili della produzione della tossina), invece, richiede trattamenti a temperature molto più alte, come una sterilizzazione a 121°C per 3-4 minuti che assicura la riduzione delle spore a un valore sufficientemente piccolo da non rappresentare nessun rischio per la salute umana. Ecco alcune semplici regole da seguire per evitare spiacevoli conseguenze: I barattoli: • Devono essere in vetro con tappo a chiusura ermetica. • Devono essere puliti e ben asciutti. • Devono essere conservati, non ancora aperti, in luoghi asciutti. Gli ingredienti: • Devono essere ben lavati e asciugati. • Fare molta attenzione a eventuali residui di terra o di polvere. • In alcuni casi è consigliabile acidificare gli alimenti da conservare: le spore del botulino, infatti, non sono in grado di germinare in ambiente acido (pH 4,5). Se la conserva è sospetta: • È consigliabile non consumare e nemmeno assaggiare conserve vegetali o animali. • Se i barattoli presentano un rigonfiamento sul coperchio. • Se la conserva ha un odore anomalo, ha un colore innaturale e si nota la presenza di muffa. • Se nell’olio ci sono delle bollicine e le verdure sono molli o viscide. 56 novembre 09 concessionario Miscela d’Oro Vivi la giornata con un buon caffè Per una prova di degustazione dei nostri prodotti contattaci: sarà nostro piacere fissare un appuntamento con un nostro Agente. [email protected] TRINACRIA CAF CAFÈ di Bonaventura Giovanni Via Circonvallazione 1/A 20090 Trezzano sul Naviglio (MI) P.IVA 052 108 709 69 Tel/Fax 02 4470373 Cell. 331 4000536 Website: www.trinacriacafe.it e-mail: [email protected] Fitness Pilates? L’importante è “come” Una forma di ginnastica che ha origini lontane e curiose Chi può farlo e come: la nuova frontiera del benessere L ’allarme è alto: le famigerate “malattie del benessere” sembrano essere diventate un nuovo grave pericolo per tutti, ma in particolare per chi non presta attenzione al proprio stile di vita e alla propria condotta alimentare. Tra gli elementi fondamentali per prendersi cura dei sé l’attività fisica è tra gli aspetti fondamentali. Il Pilates è una delle nuove frontiere in questo senso. Scopriamo che cosa e come si pratica. zare. Il metodo incoraggia l’uso della mente per controllare i muscoli. È un programma di esercizi che si concentra sui muscoli posturali, cioè quei muscoli che aiutano a tenere il corpo bilanciato e sono essenziali a fornire supporto alla colonna vertebrale. Il metodo è Il metodo Sicuramente ne avrete già sentito parlare, certamente in qualche palestra o dagli amici. Ma che cosa è esattamente il Pilates? Il metodo Pilates è un sistema di allenamento sviluppato all’inizio del ‘900 da Joseph Pilates che utilizzò il termine Contrology (“Scienza del controllo”) per definire la tipologia di esercizi da realiz- Joseph Pilates, in una foto d’epoca e a sinistra il suo libro “Return to life” 58 novembre 09 A cura di Federica Giordani indicato anche nel campo della riabilitazione posturale. Gli esercizi che si eseguono sul tappetino devono essere fluidi e perfettamente eseguiti, devono inoltre essere abbinati ad una corretta respirazione. I muscoli coinvolti nel metodo pilates sono soprattutto quelli dell’addome,dei glutei, gli adduttori e la zona lombare. La storia di Pilates Joseph Hubertus Pilates nacque nel 1880 in Germania, nei pressi di Düsseldorf ed era un ragazzo di struttura fisica piuttosto gracile. Molto preoccupato dalla possibilità di contrarre la tbc, si dedicò duramente alla pratica del body building tanto che all’età di 14 anni fu chiamato a posare per la realizzazione delle carte anatomiche del corpo umano. Nel 1912 trasferitosi in Inghilterra intraprese la carriera di istruttore di autodifesa per la scuola di polizia locale, oltre a coltivare l’interesse per la boxe e per l’acrobatica in un circo del luogo. Decise di darsi da fare a costruire macchinari che potessero servire alla riabilitazione dei soldati reduci dalla battaglia durante la guerra, menomati dalle ferite, allettati dalle malattie, immobilizzati da tempo. Alcune attrezzature da lui ideate per la rieducazione motoria, sono ancora in uso tutt’oggi come Joseph Pilates durante una seduta terapica l’Universal Reformer, attrezzo che è parte centrale del metodo pilates.Nel 1925 l’insegnamento dell’ormai “metodo pilates” divenne importante per il governo tedesco che lo invitò a seguire personalmente il piano di allenamento del nuovo esercito; pilates decise che era tempo di partire per gli Stati Uniti d’America. Le sedute di Mat Pilates prevedono esercizi a corpo libero senza l’utilizzo dei macchinari novembre 09 59 Giunto a New York, aprì uno studio e cominciò a codificare la sua tecnica; la prima parte era incentrata esclusivamente sul Mat Work, ovvero una serie di esercizi eseguiti a corpo libero su di un materassino (chiamato “mat”). Questo programma venne codificato in un libro chiamato Contrology, nome originario che lui stesso coniò per la sua tecnica. Che cosa è Lo scopo principale è di rendere le persone consapevoli di sé stesse, del proprio corpo e della propria mente e condurle ad unire corpo e mente in una singola, dinamica e ben funzionante entità. J.H.Pilates cercò di fondere i migliori aspetti delle discipline fisiche occidentali con quelli delle discipline spirituali orientali. La mente di chi esegue gli esercizi del metodo Pilates è diretta verso il corpo, concentrata su ciò 60 che sta accadendo mentre accade: è possibile così comprendere esattamente ciò che la mente ordina al corpo ed imparare a percepire esattamente come il corpo si sta muovendo. Gli esercizi del metodo Pilates non presuppongono una ripetizione esasperata finalizzata a sé stessa: con una logica sequenza conducono la mente a cooperare con il corpo alla ricerca comune del controllo, della precisione e della fluidità dei movimenti, coordinati con una giusta respirazione. La persona che pratica questi esercizi non è spettatrice di sé stessa, ma partecipa attivamente con il corpo e con la mente a ciò che compie: “la cosa importante non è ciò che stai facendo, ma come stai eseguendo ciò che fai” era solito dire J.H.Pilates. Il metodo Pilates ha come scopo quello di portare l’individuo a muoversi con economia, grazia ed equilibrio. novembre 09 Lavorazione del legno dal 1970 Tecnica, esperienza e disponibilità al Vostro servizio Uffici e magazzino Via Trivulzina, 13/65 - 20041 Agrate Brianza (MI) Tel. 039 6892919 - Fax 039 6893635 [email protected] Fitness Pedalare contro lo stress Ricerche mediche e psicologiche lo confermano: usare la bici è un vero toccasana, ora arrivano anche gli incentivi statali per comprarne una nuova o sostituire la vecchia, ecco come fare “V oglio guidare la mia bicicletta, voglio guidarla fin dove mi pare”. Una canzone dei Queen del 1978 recitava proprio così e di sicuro era un proposito più che azzeccato perché pare proprio che usare la bicicletta non solo faccia bene ai muscoli ma anche al cervello, o meglio all’anima. Uno studio ha confermato che usare la bicicletta aiuta a combattere lo stress. Ma come mai? E soprattutto come e quando possiamo usare la nostra due ruote in sicurezza? Pedala che ti passa Pedalare fa dimenticare lo stress. Niente come una bella pedalata può aiutarci a lasciare dietro di noi tensioni, preoccupazioni e piccoli doloretti da sedentarietà acuta. A confermare questa intuizione è stata una ricerca presentata in occasione di Eicma 2009, il Salone internazionale dedicato alle due ruote a pedale,tenutasi presso la Nuova Fiera di Milano-Rho. Quattro psicologi su dieci, infatti, dicono che la bici è il miglior antidoto contro lo stress. Non solo: avrebbe anche la capacità di migliorare sensibilmente la qualità della vita di coppia. Insomma una vera panacea per tutti i mali. Ma vediamo i dati. Secondo lo studio condotto dall'Associazione «Donne e qualità della vita» su un campione di 200 psicologi, il 43% di essi considera la bici come l'antidoto più efficace contro lo stress, meglio anche di pillole e tisane. Ma quali sono le motivazioni? Semplice. Utilizzare la bicicletta per muoversi oltre a rappresentare un ottimo modo per allenare il corpo, anche quello meno avvezzo all’attività fisica o inattivo da tempo, ci obbliga a mantenere la concentrazione sul percorso e sul nostro movimento e aiuta la mente a liberarsi dai cattivi pensieri, dalla incombenze quotidiane, dalle pressioni. Un modo per staccare le spina da tutto, pedalando. Ma non finisce qui. La bici sembra davvero essere un antidoto contro il logorio moderno, anche nella coppia. Allentando lo stress provocato da estenuanti viaggi in macchina, 62 novembre 09 A cura di Federica Giordani traffico, litigi più o meno necessari mentre rimaniamo imbottigliati nell’abitacolo della nostra auto, anche i nostri rapporti personali miglioreranno, primo fra tutti quello con il partner. Più distesi, rilassati e, perché no, un pò più in forma e tonici, tornare a casa dal nostro lui o dalla nostra lei potrebbe davvero essere un’esperienza migliore. Pedalare in compagnia Ma non dimentichiamo che la bicicletta può essere anche un importante fattore di aggregazione sociale. La famosa “biciclettata” con gli amici o i parenti, diventa un modo per ritrovarsi e per unire l’utile al dilettevole. Attenzione, però, perché le sorprese per chi decide di optare per le due ruote non sono finite. Sempre secondo lo studio ecco che pedalare insieme ai figli aiuta a migliorare il dialogo e l’interazione. D’accordo, forse qualsiasi attività fatta insieme e che preveda un minimo di organizzazione può aiutare in questo senso, ma ricordiamoci che la bicicletta aiuta anche il fisico. Insomma, tra un torneo di calcio, ai video giochi insieme al papà, e una pedalata per raggiungere magari il più vicino campo sportivo e fare una bella corsa insieme, gli psicologi optano per la seconda opzione, e come dargli torto. novembre 09 Sempre secondo lo studio, in famiglia (23% degli intervistati) e col partner si vedrebbero i primi benefici offerti dall'uso costante della bici. A seguire ne beneficerebbero la qualità del lavoro (22%) e il rapporto con i colleghi (17%). Il 7% del campione, inoltre, si dice convinto della capacità di coesione della bici, capace per esempio di unire i nonni con i nipoti. La ricerca dice anche che l'esatto opposto della bici sarebbe rappresentato dall'auto. Per il 55% degli intervistati lo stress maggiore si accumula proprio al volante. Ore in mezzo al traffico favoriscono l'aggressività, e a rimetterci è anche la coppia. Il 40% del campione sostiene che le liti peggiori tra coniugi o fidanzati si verificano in macchina. Adesso non si va più in tandem, ma con due biciclette separate come è l’intimità di coppia oggi, che non è fusione. La sicurezza Pedalare fa bene, lo abbiamo ormai appurato. Ma è assolutamente necessario ricordare che ci sono alcune regole essenziali da conoscere e rispettare prima di mettersi in sella. Sul sito della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta, fiab-onlus.it) è scaricabile un prezioso opuscolo con tutte le regole essenziali che il buon ciclista deve conoscere. 63 www.fiab-onlus.it Vediamone insieme alcune. Prima cosa è considerarsi alla pari di tutti gli altri mezzi circolanti. Si hanno gli stessi diritti e doveri. E’ importante indossare il caschetto protettivo, soprattutto per i più piccoli. E’ buona norma controllare costantemente il perfetto funzionamento dei freni, delle luci (anteriori e posteriori), dei catadiottri (posteriori e laterali su ruote e pedali), del campanello e dei pneumatici della bicicletta. Usate segnali precisi e con buon anticipo agli altri utenti della strada: il braccio teso per segnalare una svolta, ma soprattutto quando ci si sposta al 64 centro della strada per superare auto parcheggiate. Usate il campanello: e sceglietene uno molto rumoroso che possa essere udibile a distanza. Usufruite dei marciapiedi solo se sono larghi a sufficienza, educatamente, andando piano e ferman-dovi tutte le volte che è necessario: siete un ospite. Ogni volta che condividete degli spazi con i pedoni non dimenticate che anche loro, proprio come il ciclista ,sono utenti deboli della strada. Insomma, poche regole, ma chiare per evitare di ritrovarsi in situazioni difficili o, peggio ancora, pericolose. novembre 09 Moda Tutti pazzi per il total-black C Anche i passeggini si vestono di nero osì come i grandi stilisti non mancano mai di inserirlo tra i protagonisti assoluti delle passerelle, nessuno può permettersi di farlo mancare dal proprio guardaroba: dallo stivale alle classiche decoltè con tacco a spillo, passando per tubini, pantaloni e cappotti, può essere indossato in qualsiasi momento della giornata. Il look nero è eclettico, può passare dal rigoroso al romantico o dal dark al trasgressivo in un solo tocco. Il nero in passerella è da sempre un must nelle sfilate di haute couture, essendo il colore che per eccellenza incarna l’eleganza e la sobrietà, immancabile nelle occasioni importanti e ideale da indossare durante le cerimonie. Negli ultimi anni anche il prêt-à-porter ha occhieggiato sempre più spesso verso questo colore, dapprima prediligendolo per gli abiti da sera, per poi usarlo in abiti meno impegnativi. Le ultime collezioni hanno registrato un incremento di capi neri anche grazie alla forte richiesta del mercato. Ma perchè total-black è così diffuso? La ragione più comune è che molte donne sono convinte che indossare il nero aiuti a far apparire più longilinea la figura, in realtà non sempre è vero, poiché dipende dal tessuto con cui è confezionato il vestito e dal taglio. Molto spesso è poi considerato una specie di passepartout: quando si ha la più pallida idea di come vestirsi e che colore indossare, si sceglie il total-black come via di fuga dall’indecisione. Il nero nella moda Nella moda il nero è stato uno dei primi colori che ha dettato legge in fatto di gusto, impreziosito di volta in volta di pizzi, sete, o ricami, è forse l’unico a non essere mai tramontato. Una peculiarità poi che lo rende sfruttabile è la sua grande abbinabilità con quasi tutta la gamma dei colori. Per una serata di gala dove è di rigore 68 novembre 09 A cura di Vanessa Fortuna l’abito da sera, con un classico non ci si sbaglia mai, magari anche di qualche anno fa, se poi è nero diventa un capo intramontabile e da usare sempre, senza essere soggetto alle mode del momento. Il total black permette poi di sbizzarrirsi con accessori anche eccessivi. Con un look nero possiamo osare abbinando borse e le scarpe dai colori shocking, o decidere di indossare cappelli e collane molto appariscenti senza che il risultato risulti nel complesso eccessivo e permettendoci allo stesso tempo di non passare totalmente inosservate. E se il nero la fa da padrone nelle sfilare per le stagioni autunno-inverno, non scompare neanche per quelle estive, la settimana della moda appena terminata a Milano, ce lo ricorda in maniera decisa. Lo troviamo con Dolce & Gabbana che tra pizzi, frange e ricami rende omaggio alla donna mediterranea, con un look senza tempo che ne esalta la sensualità. Da Emporio Armani la giacca, corta, lunga o a blazer, è la protagonista della collezione. Dal bianco al total black passando per colori più accesi, la giacca di Armani va indossata su vestiti corti, bermuda e shorts a palloncino. Richmond vaga nella dimensione del dark rivisitato e propone la pelle, osando addirittura con mini lavorate in micro tagli accostate a giacchine corte in nero lucido. Per C’N’C Costume National il total black si arricchisce di dettagli metallizzati. Rispolverato l’animo vagamente rock fra plissè, drappeggi e ricami nascosti. Nero ovunque per Iceberg, spezzato qua e là con capi gialli, fucsia e blu e accompagnato da borchie che compaiono lungo tutto il defilè e diventano elemento fondamentale per le grandi borse. Emilio Pucci ci racconta invece la sua nuova dea metropolitana. Le stampe tradizionali del marchio sono immancabili ma vengono accostate a look aggressivi in novembre 09 total black con scollature ampie e ben definite. Frankie Morello propone uno stile sexy, audace e sfrontato con l'underwear di pelle indossato sopra la camicia di jeans, unito alla vita da sottili strisce in cuoio total black. Insomma il nero resta ospite gradito su tutte le passerelle, persino la Chicco, lo storico brand italiano del Gruppo Artsana, ha da poco presentato la limited edition versione total black del passeggino Trio Living. La campagna pubblicitaria, ideata da McCann, è tutta ispirata al colore nero con protagonista una Biancaneve molto particolare e fashion che indossa un elegante abito nero accompagnata dai sette nani impettiti nei loro impeccabili smoking. 69 Storicamente black Nei vari periodi storici il vestire di nero ha assunto valenze diverse. Nel XVI secolo il look total black era una scelta etica e simbolica, più che estetica. Usato per simboleggiare rigore morale e tranquillità d’animo ottenuta grazie a studio e applicazione, dava un senso di maggiore grazia ed eleganza. Ma già alla all’inizio del Quattrocento la predilezione per il nero affascinava le sfere più alte della società del regno di Borgogna. Il nero lussuoso si intrecciava con il potere, dopo che il Duca Filippo III il Buono aveva scelto di indossare esclusivamente abiti neri in seguito alla morte del padre, Giovanni Senza Paura, nella guerra civile tra Armagnachi e Borgognoni. Un segno di dolore ma anche di minaccia, un avvertimento che il dolore va a braccetto la vendetta. Un simbolo essenza del potere: senso morale, generosiRitratto di Alfonso V d’Aragona detto il Magnanimo tà, rigore ma allora stesso tempo fierezza e crudeltà. Re Alfonso V d’Aragona (Napoli, metà del ‘400) lo predilige per i tessuti di qualità e per i panni di lana fiamminghi. Tutta la corte del regno di Napoli veste di nero e con tonalità scure. Le nuove generazioni accettano di buon grado. I nuovi dettami della moda maschile, iniziate dalla metà del secolo precedente, dovute anche ai cambiamenti delle armature militari. Viene proposta una nuova eleganza asciutta e severa ma anche seduttiva, in cui il corpo viene esaltato da indumenti aderenti. Il nero ha valenza di galanteria e amore, che sfocia nell’amore malinconico. Con arrivo del XVI secolo la moda cambia ancora e da un nuovo doppio significato al nero: il lutto e, al tempo stesso, una nuova codificazione degli abbigliamenti professionali dell’ascendente borghesia. Nella città-stato di Venezia il nero era comune alle diverse classi sociali e i vestiti di quel colore non permettevano di distinguere il nobile dal cittadino. mercanti, dottori in Legge e dottori in Medicina vestono di nero come simbolo di lealtà, onestà e affidabilità. Nella Spagna della seconda metà del secolo il nero indica invece il gradino più alto della scala sociale perché è il colore tipico dell’abbigliamento ufficiale di Carlo V. Sotto Filippo II, la moda spagnola raggiunge la sua massima diffusione. Gli abiti del re sono modesti e ispirati all’umiltà e alla penitenza, adottati come espressione della grandezza e dell'angoscia derivanti dal peso dell'immenso potere del sovrano. Lo stile del sovrano influenza tutta la gerarchia amministrativa e dei rappresentanti di governo in tutti i possedimenti europei e del Nuovo Mondo, diventando, così, simbolo di disciplina e obbedienza. Nei decenni a cavallo tra XVI e XVII secolo il nero ascetico dei re spagnoli mostra un forte intento di difesa della Chiesa cattolica e della cristianità. In quello stesso periodo il gusto e le tendenze spagnole si diffondono oltre confine. Il potenziamento e l’espansione della nuova classe dirigente, porta ad un notevole incremento della domanda di abbigliamento sartoriale all’insegna del colore scuro. L’Imperatore Carlo V - 1548 - Monaco, Alte pinakothek 70 novembre 09 A cura di Milena Passigato Intervista Una voce che seduce Occhi verdi, lunghi capelli castani su un fisico da modella. E’ Zuleika Morsut, una giovane cantante emergente che ci conquista subito con il suo sorriso accattivante. Originaria di Latisana in provincia di Udine Zuleika a soli vent’anni ha già alle spalle un curriculum di tutto rispetto. E subito ci rivela le sue passioni: musica, sport e moda. Zuleika quando nasce la tua passione per il canto? Ho cominciato a cantare a 11 anni quando ho partecipato a diversi concorsi canori in Veneto e in Friuli. Nelle estati del 2006 e 2008 ho partecipato al prestigioso concorso di Castrocaro Terme, nel quale mi sono classificata tra i 50 finalisti su 600 ragazzi. Ho cantato nel coro di voci bianche come voce solista fino all’età di 13 anni e come corista di molti gruppi negli auditorium e teatri più importanti della regione. Sono stata ospite cantante di molte manifestazioni importanti, matrimoni e spettacoli in regione e fuori, come ad esempio al Casinò Soleil di Umago in Croazia. Sono stata anche ospite cantante alla finale nazionale di Miss Padania 2008 e 2009 in onda su Rete4, nel 2007 tra l’altro ho vinto la seconda fascia nazionale, Miss Camicia Verde e ospite sempre come cantante alla trasmissione Talent1 su Italia1. Nell’agosto di quest’anno mi sono esibita presso la Capannina a Forte dei Marmi, dove era presente anche la grande attrice Gina Lollobrigida, per la quale ho cantato. Tra le tue passioni c’è anche la moda. Quali sono state le tue esperienze in questo campo? Nella moda ho svolto parecchie attività: l’esordio a 14 anni con i primi concorsi di bellezza regionali in Friuli e Veneto, dai quali spesso ho proseguito alla finale in varie città in tutta Italia. Ho sfilato per molti negozi di abbigliamento, abiti da sposa, intimo, saloni di parrucchiere e per il noto estetista Pascal. A maggio di quest’anno ho cantato e sfilato su una nave da crociera della compagnia MSC. Ho lavorato anche nello spettacolo al fianco di Dario Zampa, noto conduttore televisivo regionale, nella tv locale Telefriuli come copresentatrice. Con lui e altri noti personaggi regionali, ho presentato un festival regionale nel prestigioso palco presso il Parco delle Rose a Grado (GO). Nel maggio 2006 a Gorizia ho presentato una serata di musica dal vivo con complessi di musica anni ’60 e ’70. Parliamo del tuo repertorio, quali sono i generi musicali che preferisci? Il mio repertorio da solista spazia su vari generi musicali: dalla musica leggera alla musica classica, dalla moderna alla ballabile. Mi esibisco anche in altri generi musicali come pop-rock, musica dance anni ’80, rock metal e rock blues accompagnata da diversi gruppi, con i quali ho cantato in molteplici locali e piazze. Nonostante tu sia molto giovane so che hai già due CD al tuo attivo… Si, il mio primo CD l’ho inciso all’età di 14 anni e nel 2007 ne ho inciso un altro, entrambi di canzoni cover di musica leggera. Ora sto lavorando in studio per un nuovo CD. novembre 09 71 Eventi Edward Hopper, l’America muta Schivo e burbero, Hopper è stato uno dei principali esponenti della pittura americana del XX secolo e per chi lo considerava freddo e senza slanci, ecco una sorpresa U na grande mostra antologica a Milano e a Roma rende omaggio ad uno dei più importanti ed affascinanti artisti del XX secolo americano: Edward Hopper. La sua carriera, lunga ed estremamente coerente, viene ripercorsa attraverso un itinerario suddiviso in sette sezioni che saranno in mostra prima a Palazzo Reale di Milano dal 14 ottobre al 24 gennaio 2010, e a Roma presso il Museo della Fondazione Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno 2010. Una retrospettiva importante che grazie a più di 160 72 opere ripercorre la vita di un genio dell’arte contemporanea, il signore del silenzio della middle class americana. Lontano dai clamori Edward Hopper dipingeva per se stesso. Non era di certo un chiacchierone, uno di quegli artisti che trovavi alle feste, alle inaugurazioni, circondato dai critici o dai fan adoranti. Hopper era un introverso, forse un pò burbero, ma come tutti i poco loquaci, capace di una poesia novembre 09 A cura di Federica Giordani e di una ricchezza interiore difficilmente raggiungibile. Hopper nasce a Nyack una piccola cittadina nello Stato di New York. Studia per un breve periodo illustrazione e poi pittura alla New York School of Art con i leggendari maestri William Merritt Chase e Robert Henri. Si reca in Europa tre volte (dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910) e soprattutto le esperienze parigine lasciano in lui un segno indelebile, alimentando quel sentimento francofilo che non lo avrebbe mai abbandonato, anche dopo essersi stabilito definitivamente a New York, dal 1913. Alto un metro e novanta, nonostante la forte presenza fisica, era famoso per la sua reticenza, scriveva o parlava pochissimo del suo lavoro. Scomparso all’età di ottantaquattro anni, la sua arte gode della stima della critica e del pubblico nel corso di tutta la carriera, nonostante il successo dei nuovi movimenti d’avanguardia, dal Surrealismo all’Espressionismo astratto, alla Pop art. Nel 1948 la rivista “Look” lo nomina uno dei migliori pittori americani; nel 1950 il Whitney Museum organizza un’importante retrospettiva su di lui e nel 1956 il “Time” gli dedica la copertina. Nel 1967, l’anno della sua morte, rappresenta gli Stati Uniti alla prestigiosa Bienal di São Paulo. Blackwell’s Island, 1928 - Olio su tela, 88,9 x 152,4 cm - Collezione privata - Fotografia di Jerry L. Thompson La luce Ad un primo impatto, come per tutte le cose davvero ben fatte, i quadri di Hopper sembrano “semplici”. Improntati su un realismo fotografico evidente, gli scorci di città, i paesaggi, i personaggi sempre anonimi dei suoi dipinti, sembrano poter essere facilmente riprodotti. Ovviamente così non è. Lo studio, la ricerca e la passione che Hopper mise nella realizzazione delle sue tele emerge chiaramente fin dagli esordi come grafico ed illustratore: “Quello che vorrei dipingere è la luce del sole sulla parete di una casa”, scrive l’artista. La semplicità e l’attenzione con cui il pittore americano arriva a raccontare la realtà non ha niente a che vedere con la fotografia e la sua adesione alla realtà e tantomeno con lo studio della luce fatta dagli impressionisti. novembre 09 73 Second Story Sunlight (Secondo piano al sole), 1960 - Olio su tela, 101,92 x 127,48 cm - Whitney Museum of American Art, New York; acquisito grazie ai fondi dei Friends of the Whitney - Museum of American Art 60.54 - © Whitney Museum of American Art, N.Y. - Fotografia di Steven Sloman Hopper non vuole cogliere attimi di vita che fuggiranno, né riproporre la realtà così come esattamente è. I suoi quadri sono, spesso, il risultato di un collage di ricordi, di immagini che la sua mente ha catturato e che riemergono, accostandosi e integrandosi, sulla tela. “Il mio obiettivo in pittura è di usare sempre la natura come mezzo per provare a fissare sulla tela le mie reazioni più intime nei confronti dell’oggetto così’ come esso appare nel momento in cui lo amo di più”. Insomma, l’amore, la passione, il colpo di fulmine, nessun’altra la motivazione che induceva Hopper a scegliere i suoi soggetti artistici. La luce, quindi, quella che racconta delle ombre lunghe del pomeriggio davanti ad una stazione dei treni, o di un assolato pomeriggio a Cape Code, cittadina dove l’artista prese casa per allontanarsi dallo straniamento della città. Una luce che si riflette sulla scene marittime, grandi protagoniste della sua carriera, o nei volti dubbiosi dei suoi personaggi, o sui riflessi di quelle finestre attraverso le quali, spesso, decideva di “spiare” gli interni della middle class americana degli anni Quaranta e Cinquanta. 74 Il silenzio della borghesia “Se potessi esprimerlo con le parole non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo”. Usava dire così Hopper a chi gli chiedeva che cosa voleva dipingere, quali fossero le sue sensazioni. E lo abbiamo detto, non era un artista pronto a darsi in pasto alla critica ed hai giornali con dichiarazioni e spiegazioni dietrologiche della sua arte, non amava raccontarsi. Il suo occhio si fermava su scene che lui stesso ricostruiva come fa un bravo regista. Sicuramente, ad un occhio anche non allenato non può passare inosservata l’affinità che c’è tra le tele di Hopper e il mondo del cinema. “Sembra la scena di un film” è uno dei commenti più ascoltati rimanendo qualche minuto vicino alle sue tele nelle grandi mostre nazionali ed internazionali. E questi commenti non si allontanano dalla verità, perché effettivamente l’occhio pittorico di Hopper ha un importante referente nel cinema, o meglio, il contrario. Saranno i grandi registi, come Hitchcock amico di Hopper, a prendere spunto dalle straordinarie visioni dell’artista. Il regista, per esempio, si ispirò alla casa vittoriana del dipinto “House by the Railroad” del 1925 come modello per l’edificio in cui fece svolgere l’azione di “Psyco”. Lo sguardo di Hopper, infatti, assomiglia molto a quello di una cinepresa che operi in soggettiva, che scruti voyeuristicamente un mondo che sta fuori e che non interagisce con chi lo osserva. Hopper si presta i suoi occhi celandosi dietro la pittura come un mezzo, proprio come un operatore è schermato dalla cinepresa. “Io sono Vermeer” E’ lo scrittore e poeta americano John Updike ad immaginare che Hopper dica: “Non ti accorgi? Sono Vermeer”. Ed affettivamente, anche questa volta non possiamo fare a meno di notare quante e quali siano le assonanze tra il pittore olandese del XVII secolo, e le ricerche di Hopper. L’artista americano vide dal vivo le opere di Jan Vermeer sia a New York che ad Amsterdam. novembre 09 La luce di Veermer è di quelle che si irradiano dai corpi ed erompe grazie al sapientissimo accostamento di tonalità contrastanti che arrivano a produrre quei piccoli miracoli che nessuna riproduzione a stampa, né per l’uno né per l’altro pittore, riesce ancora a restituire. L’opera di entrambi cristallizza e sottrae i soggetti a ogni possibile mutamento. Se si accetta questa premessa, verrebbe a cadere quella diffusa interpretazione secondo la quale nelle opere di Hopper ci sarebbero forti elementi di denuncia verso la società americana con la sua alienazione, il suo silenzio: “Il tema della solitudine è esagerato” ha scritto Hopper “Definisce qualcosa che non vuole essere definito. Renoir diceva che il più importante elemento in una pittura non può essere definito, non può essere spiegato e forse è meglio così”. Insomma, nessuna critica alla società a lui contemporanea, Hopper, lavora ad un realismo che, certo, non ha nulla di romantico, piuttosto il suo è un realismo che vuole porsi come oggettivo. Ma in tutta questa impeccabile e serena precisione della riproduzione artistica si farebbe un torto a questo artista se non si ricordasse quello che al- At the Café (Al caffè), 1906-1907 - Acquerello e grafite su carta; foglio 30,2 x 24,1 cm - Whitney Museum of American Art, New York; lascito Josephine N. Hopper 70.1321 - © Heirs of Josephine N. Hopper, licensed by the Whitney Museum of American Art. - Fotografia di Jerry L. Thompson cune cronache raccontano di lui. Per esempio che per conquistare la sua futura moglie Hopper recitava poesie di Verlaine e di Goethe e che qualcuno ha ricordato come l’artista americano avesse una regola per dipingere: creare sempre con una poesia in mente. Una poesia che vediamo anche noi, ancora oggi, ogni volta che ci incantiamo davanti alle sue solitudini americane. Un americano a Milano e a Roma Per la prima volta, Milano e Roma rendono omaggio all’intera carriera di Edward Hopper (1882-1967) il più popolare e noto artista americano del XX secolo con una grande mostra antologica, senza precedenti in Italia, che comprende più di 160 opere. L’evento è promosso dal Comune di Milano - Cultura e dalla Fondazione Roma - a cui va riconosciuto l’impulso iniziale alla realizzazione del progetto - uniti per la prima volta in una partnership culturale, con Arthemisia, il A Woman in the Sun (Una Donna nel sole), 1961 - Olio su tela, 101,92 x 155,58 cm - Whitney Museum of American Art, New York; donazione per il 50o anniversario del Mr. and Mrs. Albert Hackett in onore di Edith e Whitney Museum of American Lloyd Goodrich 84.31 - © Whitney Museum of American Art, N.Y. - Fotografia di Steven Sloman Art e la Fondation Hermitage di Losanna. La rassegna si terrà a Palazzo Reale di Milano dal 14 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010 e, subito dopo a Roma, presso il Museo della Fondazione Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno 2010. Suddivisa in sette sezioni, seguendo un ordine tematico e cronologico, l’esposizione italiana ripercorre tutta la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi, fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ’50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquerello e l’incisione, con particolare attenzione all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione fino ad ora ancora poco considerato nelle rassegne a lui dedicate. novembre 09 75 Eventi ©Brinkhoff/Moegenburg I protagonisti del musical, Arianna e Michael Altieri 76 novembre 09 A cura della Redazione Broadway chiama, Milano risponde Stage Entertainment arriva in Italia e presenta il musical Disney “La Bella e la Bestia”, la prima produzione italiana che avvicinerà Milano a New York e Londra, patrie dei musical a lunga tenitura più applauditi del mondo. I Il 2 ottobre si è alzato il sipario sul rinnovato Teatro Nazionale di Milano per il debutto di un grande show che ha conquistato oltre 25 milioni di spettatori in tutto il mondo e che finalmente arriva per la prima volta in Italia dopo 13 anni di repliche a Broadway. Le incredibili scenografie, i sontuosi costumi, gli effetti speciali, il talento del cast, la musica suonata rigorosamente dal vivo dall’orchestra fanno di questo musical una delle esperienze più emozionanti che si possano vivere a teatro. Gli interpreti di questo straordinario musical saranno Michel Altieri e Arianna. Il primo, dopo aver vinto numerosi premi e aver raccolto successi a teatro, al cinema ed in tv, vestirà i panni della Bestia. Arianna, dopo essere stata testimonial della Disney e prota- gonista di diversi lavori teatrali, interpreterà la giovane Belle. La colonna sonora de “La Bella e la Bestia” è stata composta da un nome di prestigio del panorama musicale mondiale: Alan Menken, vincitore di 8 premi Oscar, di cui due per il film d’animazione omonimo (Migliore Canzone e Migliore Colonna Sonora), considerato uno dei più celebri compositori di sound track e di musical. Lo show è prodotto da Stage Entertainment Italy, multinazionale olandese fondata da Joop Van den Ende che ha rivoluzionato il mercato europeo del live entertainment e che, per la prima volta, porta nel nostro paese non solo il concetto di long running show ma anche la stessa qualità e lo stesso modello di business di Broadway. I NUMERI DE “LA BELLA E LA BESTIA” 5 milioni di € il costo della produzione del musical • Oltre 1 anno di preparazione 45 persone impegnate nella produzione • 33 gli artisti del cast, oltre 8 bambini Circa 2900 i candidati che si sono presentati ai casting 23 m l’altezza della torre scenica • 1500 posti in teatro 60 luci motorizzate e 150 non motorizzate • 132 casse di diffusione audio 221 mq² di palco • 200 mq² di backstage 10 scenografie per 34 cambi di scena • 1 cambio di scena ogni 7 minuti 20 tiri di scena computerizzati gestiscono la complessa movimentazione degli elementi scenografici in appendimento (fondali/sipari) Per gli elementi di scena sul palco, un sofisticato sistema computerizzato (wireless) di movimentazione automatizzata consente la definizione dei vari ambienti con cambi a vista (ovverosia piano girevole ed elementi del Castello) Circa 200 costumi 8 repliche la settimana (tutti i giorni escluso lunedì e doppio spettacolo il sabato e la domenica) novembre 09 77 Arianna Arianna Martina Bergamaschi, in arte Arianna, nasce a Milano. A 13 anni vince, scelta tra 2.000 aspiranti, il concorso indetto dalla Walt Disney per eleggere la sua testimonial italiana e firma un contratto in esclusiva per 5 anni da cui nascono apparizioni televisive, rubriche sulle testate Disney, concerti, decine di compilation e ben 4 album da solista. Nel 1996 il grande sogno di recitare in un musical spinge Arianna ad intraprendere lo studio della recitazione. Lei dimostra di saper cantare, ballare e recitare e quel sogno si avvera nel 1998 quando Gino Landi e Pietro Garinei la vogliono per la commedia musicale “Un Mandarino per Teo”. Non tardano ad arrivare nuovi successi come cantante. Nel 1998 è terza a Sanremo Giovani, l’anno dopo al Festival di Sanremo si classifica al quarto posto nella categoria Giovani Proposte e pubblica il suo nuovo album “Arianna”. Seguono altri impegni teatrali con i ruoli di protagonista nel musical “Il Mago di Oz”, di protagonista femminile nel musical “Masaniello” (in cui Arianna recita in napoletano antico) e da coprotagonista in “Sogno di una Notte di Mezza Estate” con la regia di Tato Russo. Negli anni successivi è ancora Bianca ne “La Bisbetica Domata”, la Fata Turchina in “Pinocchio” su musiche dei Pooh e Giulietta in “Romeo e Giulietta”. Continua con successo la sua carriera come cantante e nel 2007 esce l’album “A Modo Mio”, una sua personale rilettura delle grandi melodie dei musical. Sul piccolo schermo Arianna è la show girl principale dell’edizione 2007 de “La Corrida” su Canale 5, fra il 2008 ed il 2009 è l’attrice comica di “Saturday Night Live” in onda su Italia 1, da febbraio a maggio 2009 è Roberta di Leo nella soap “Cento Vetrine” trasmessa da Canale 5. Nel 2008 il premio Oscar Ennio Morricone la sceglie come interprete del suo inedito “Verso Est”, brano che diretto dello stesso autore diventerà la colonna sonora di un celebre spot pubblicitario con Richard Gere. 78 novembre 09 Michael Altieri Italo francese, 31 anni, attore di prosa e cantante scoperto da Luciano Pavarotti. Si forma tra Usa e Italia e nel 2000 debutta tra i protagonisti della rock-opera “Rent”, prodotta da Nicoletta Mantovani con la regia originale di Broadway di Michael Greif. È lui il primo artista bianco ad interpretare il ruolo di Collins. Diplomatosi alla International Theatre School e al Cta, diventa allievo di Anna Strasberg dopo avere vinto un concorso mondiale per una borsa di studio allo Strasberg Institute. Cresce ancora con Emiliana Perina, con Narcisa Bonati del Piccolo di Milano, con il Maestro Mario Ciervo del San Carlo di Napoli e con il Maestro Tato Russo, che lo dirige per sette anni nel ruolo di protagonista nei musical-kolossal “I Promessi Sposi” e “Il Ritratto di Dorian Gray”. Non mancano i riconoscimenti: vince il Musical Theatre Award, il Rome-Europe Award, e il Premio Sandro Massimini come migliore attore. Per il cinema interpreta la vittima del terrorismo cubano Fabio di Celmo nella pellicola “Cuando la Verdad Despierta” presentata al Festival del Cinema di Berlino nel 2007 e nella quale recita anche Fidel Castro interpretando se stesso. Ancora nel 2007 è premiato in Campidoglio come attore rivelazione. Per la tv è guest star in “Piloti”, “Il Bene e Il Male”, “Tawanna Ray” e nella celebrity edition di “Camera Cafè”. In teatro interpreta Norman nel musical “Mambo y Salsa”, Cristiano nel cult “Cirano de Bergerac” di Corrado D’Elia, e Rocco in “Rocco e i Suoi Fratelli” di Antonio Sixty. Nel 2008 Dario Argento lo vuole per il ruolo di Mark Harris nel musical “Profondo Rosso” scritto da Claudio Simonetti e diretto da Marco Calindri. Ancora nel 2009 è Alberto Verani nella commedia “Due Dozzine di Rose Scarlatte” di Aldo De Benedetti per la regia di Livio Galassi nella riscrittura di Tato Russo. novembre 09 79 IL TEATRO NAZIONALE DI MILANO Stage Entertainment restituisce alla città e al pubblico il Teatro Nazionale, uno dei più importanti teatri milanesi e parte integrante del tessuto culturale della capitale lombarda. L’edificio, chiuso al pubblico da oltre 3 anni, riapre i battenti dopo essere stato totalmente ristrutturato e diventerà il tempio italiano del musical. Dal 2 ottobre scorso, per questo patrimonio dell’intrattenimento milanese, inizierà una nuova e scintillante vita. Ristrutturato con lo scopo di ospitare solo musical di altissima qualità, con un’acustica raffinata e potente, un significativo ampliamento della torre scenica e del palco ed una visibilità perfetta da ogni posto, il Teatro Nazionale definisce il nuovo standard di accoglienza per gli spettacoli dal vivo e farà sentire a proprio agio sia gli spettatori sia chi ha il compito di emozionarli: gli artisti. Il suo design e le tecnologie all’avanguardia fanno di questo teatro uno spettacolo di per sé. Piero Lissoni, architetto milanese, ha curato il progetto architettonico e di design del nuovo teatro. “Abbiamo cercato di pensare ad un teatro che tornasse a fare il teatro. Abbiamo disegnato un teatro moderno, rispettandone l’anima e la sua funzione teatrale. Sono orgoglioso di questo teatro perché è un progetto di grande complessità. Abbiamo cercato di ricucire le parti strutturali, storiche e decorate, riportandole a nuova vita, pur mantenendo inalterata la loro veste originale, combinandola con tecnologie sofisticate e all’avanguardia. Sarebbe stato più facile costruire un teatro ex novo, ma avrebbe tolto alla città una sua icona”. Il Teatro Nazionale di Piazza piemonte con il nuovo restyling 80 novembre 09 www.labellaelabestia.it “Il Teatro Nazionale torna finalmente sul palcoscenico milanese dichiara l’assessore agli Eventi del Comune di Milano Giovanni Terzi - continuando un’importante tradizione della nostra città e dimostrando al tempo stesso una forte volontà di innovazione. Ad accompagnare la sua rinascita, infatti, ci sarà un grande musical in cartellone tutta la stagione, evento di punta del prossimo Natale. Un nuovo modo di pensare e usare gli spazi, per coinvolgere i milanesi in una dimensione internazionale, mondiale”. Fondato nel 1924 da Mauro Rota, il Nazionale diventa presto un punto di riferimento della cultura milanese fino alla fine degli anni 50, ospitando riviste, operette, spettacoli lirici e tutti i maggiori artisti del tempo. Trasformato in cinema alla fine degli anni ’70, riacquista in seguito il suo status di teatro accogliendo attori del calibro di Macario, Carlo Dapporto, Ugo Tognazzi, Totò ed ospitando spettacoli, musical di grande successo fino ad Rendering che testimonia il nuovo aspetto della sala essere, per tante edizioni, la location prescelta per gli Oscar della Tv: i Telegatti. Il radicale intervento di rifacimento procede ancora in questi giorni in linea perfetta con i tempi previsti ed è già possibile ammirare la facciata di inizio Novecento rimasta immutata ma riportata allo splendore originario. A seguire i lavori del Teatro Nazionale è stata la veneziana S.A.C.A.I.M., azienda fondata nel 1920 e protagonista riconosciuta nel settore delle infrastrutture e del restauro. L’assessore alle Attività produttive, Politiche del Lavoro e dell’Occupazione del Comune di Milano, Giovanni Terzi, in compagnia dei protagonisti del musical “La Bella e la Bestia” novembre 09 81 ©Marta Spedaletti Cinema Baarìa, il ricordo di una storia 82 Giuseppe Tornatore: “Baaria è un suono antico, una formula magica, una chiave” novembre 09 A cura di Eva Massari B aarìa, termine dialettale con cui si indica la cittadina di Bagheria, è l’ultimo film di Giuseppe Tornatore di cui Sellerio ha pubblicato la sceneggiatura, firmata dallo stesso regista e distribuita in tutte le librerie contemporaneamente al lancio della pellicola nelle sale cinematografiche. Un libro e un film che celebrano la cittadina della costa palermitana, che ha dato i natali a Tornatore e che viene rivelata attraverso le storie e i profumi dei suoi abitanti. La storia Piccoli eroi sono protagonisti di vicende che attraversano un secolo di storia italiana, raccontata attraverso tre generazioni, a partire dagli anni '30 del Novecento. Come Cicco, un pastore che si affaccia sulla scena politica complessa e incerta dei primi anni del fascismo così, con l'ingenuità e il timore di chi non comprende ma si sente parte di qualcosa di violento, incontrovertibile, e si rifugia nello studio della letteratura cavalleresca. O Peppino, il figlio, che nel pieno della seconda guerra diventa un militante del Partito comunista e ne diventa esponente di spicco, e che riuscirà, nonostante la ferma opposizione dei genitori di lei, a sposare Mannina, che diventerà la madre dei suoi figli. Baarìa è una storia d'amore, in tutte le forme che l'amore può contemplare. L'amore verso una donna o un figlio, ma anche quello per la terra, per la patria, per la tradizione che fissa la memoria. E' il valore della quotidiana lotta per la sopravvivenza ereditata dai padri e trasmessa ai figli, raccontata in un intreccio di vicende personali che assume l’aspetto di un racconto corale, secondo l’autentica tradizione per cui la vita è ciò che accade lungo le vie del paese. Una storia che offre lo spunto per una riflessione seria sull’Italia del passato, e che sarebbe diventata, passando attraverso le due guerre, il fascismo, il comunismo e il socialismo. Un’epoca che assume i tratti amari della povertà e l’entusiasmo del riscatto, delle attese e delle disillusioni, narrata con la malinconica ironia di Tornatore che supera i limiti della parola e dell’immagine, penetrando nell’animo umano e avvolgendolo di umanità. novembre 09 Un affresco dai mille colori, tenui e delicati, o aggressivi e violenti. Un lavoro monumentale, tanto grande quanto mediocri e invisibili possono risultare le esistenze dei personaggi. Che proprio nell'incarnare la mediocrità si rendono interpreti di uno spaccato sociale che assume i tratti del più puro realismo. Un racconto che travalica l'aspetto nostalgico del passato e diventa un tentativo di rendere la parola una metafora della vita, ricordando ciò che è stato per ripensare ciò che si è. E sullo sfondo la Sicilia assorta e assolata, che profuma di agrumi e mandorle dolci, che trasuda vita. Pagine che assomigliano a piccoli spot, fotogrammi di un’epoca e di un territorio, narrati con uno stile fortemente visivo e penetrante. Di Baarìa Giuseppe Tornatore ha detto: “Qualcuno dirà che Baarìa è una storia di ricordi. A me sembra il ricordo di una storia”. Il film Baarìa ha inaugurato la 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ed è uscito in 510 sale lo scorso 25 settembre. Orfano di riconoscimenti nella città lagunare, è stato scelto dal- 83 la commissione dell’Anica (Associazione nazionale della industrie cinematografiche, audiovisive e multimediali) come candidato agli Oscar 2010 come miglior film in lingua non inglese. Girato tra Bagheria e la Tunisia in 25 settimane, il film, prodotto da Medusa, è un vero e proprio kolossal costato 25 milioni di euro. Affollato di nomi illustri del cinema italiano, vede, tra gli altri, la partecipazione di Francesco Scianna, Raoul Bova, Margareth Madè, Gabriele Lavia e Monica Bellucci, già diretta da Tornatore in Malèna nel 2000. Record d’incassi nel primo weekend di proiezione, con 2.105.181 euro, il film porta le autorevoli firme di Enrico Lucidi, direttore della fotografia, e del maestro Ennio Morricone che ne ha composto la sofisticata colonna sonora. Giuseppe Tornatore, la filmografia Regista, sceneggiatore e produttore, è nato nel 1956. Con Baarìa firma la sua undicesima regia, inaugurata nel 1986 con “Il camorrista”, film sulla vita di Raffaele Cutolo, boss della camorra napoletana. Del 1988 è l’insuperato “Nuovo cinema Paradiso”, che racconta la storia di Totò, un bambino che nel decadente cinematografo del piccolo paese siciliano in cui vive scopre nel cinema la grande passione della sua vita, incappando in personaggi coloriti ed affascinandoli con la meraviglia della sua ingenuità. Questo film, da molti critici ritenuto la sua migliore opera, gli valse il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes e l'Oscar per il miglior film straniero nel 1989. Segue “Stanno tutti bene”, del 1990, interpretato da un potente Marcello Mastroianni che parte dalla Sicilia per incontrare i fallimenti dei figli ©Marta Spedaletti ©Marta Spedaletti In seguito l’Enpa ha presentato una denuncia alla Procura della repubblica di Roma e ha richiesto il ritiro immediato di tutte le copie distribuite nei cinema per: "evitare che il reato venga portato ad ulteriore conseguenza e che la scena in questione continui a produrre inutile sgomento, gratuito ribrezzo e profondo raccapriccio, non esclusi i bambini, in quanto non è nemmeno vietato ai minori". La critica A Venezia la critica si è divisa. Se in Baarìa alcuni hanno individuato una potenza di sentimento che punta dritto al cuore, altri ne hanno criticato l’aspetto sontuoso, strabordante di elementi visivamente incisivi e magniloquenti che vanno a scapito dell’essenza narrativa. Polemiche ha suscitato la scena dell’uccisione del bue, colpito con un punteruolo di ferro al cranio e lasciato morire dissanguato. La Lav (Lega Anti Vivisezione) è subito insorta denunciando l’episodio, avvenuto sul set tunisino proprio perché non consentito dalla legge italiana. 84 novembre 09 che hanno abbandonato l’isola per il continente. E ancora “La domenica specialmente”, del 1991, composto da quattro episodi diretti, oltre che da Tornatore, da Marco Tullio Giordana, Francesco Barilli e Giuseppe Bertolucci. Le storie, tratte da una raccolta di Tonino guerra, vedono, tra gli altri, la partecipazione di Philippe Noiret, che torna a lavorare col regista dopo l’esperienza di “Nuovo cinema Paradiso”. Del 1994 è “Una pura formalità”, produzione italo-francese presentata in concorso al 47° Festival di Cannes, che annovera nel cast Roman Polanski e Gérard Depardieu. Il 1995 vede ben due uscite. “L’uomo delle stelle”, in nomination agli Oscar 1996 come miglior film straniero, interpretato da un superbo Sergio Castellitto, e “Lo schermo a tre punte”, un film documentario che raccoglie 500 brani tratti da un centinaio di film sulla Sicilia. Opera monumentale che ha consacrato Tornatore come uno dei registi italiani più apprezzati nel panorama internazionale è “La leggenda del pianista sull’oceano”, del 1998, tratto dal monologo “Novecento”, di Alessandro Baricco. Narra l’incontro tra due pianisti, un giovane virtuoso cresciuto su una nave che transita tra Europa e America, e Jelly Roll Morton, il più grande pianista jazz vivente, che su quella nave si imbarca per lanciargli una sfida. Del 2000 è invece “Malèna”, con cui il regista torna a parlare della sua Sicilia raccontata durante la Seconda guerra mondiale, quando un adolescente si innamora della donna più bella del paese, interpretata da Monica Bellucci, rimasta sola in paese dopo che il marito è partito per il fronte. Presentato alla Festa del cinema di Roma, “La sconosciuta” è novembre 09 un film del 2006 che segna una frattura rispetto alla produzione precedente. Cambia lo scenario, non più la calda Sicilia ma quello freddo e grigio del nordest; cambia la trama, che nel trarre spunto dallo sfruttamento della prostituzione delle ragazze dell’est che affittano l’utero per dare figli alle coppie sterili, ha una svolta decisamente noir. Nella sua carriera Giuseppe Tornatore ha saputo avvalersi di collaborazioni autorevoli; non solo gli attori più grandi dello scenario italiano e internazionale, ma di professionisti del suono, della fotografia, e della musica. Indimenticabili sono le musiche composte da Ennio Morricone, che nel 2007, dopo 5 nomination, ricevette da Clint Eastwood l’Oscar alla carriera per “i suoi magnifici e multi sfaccettati contributi nell'arte della musica per film". 85 Cinema Renzo Martinelli un regista del popolo, tra il popolo Presentando il suo ultimo film “ Barbarossa”, le gesta epiche della lega lombarda e di Alberto da Giussano, Renzo Martinelli appare un regista di altri tempi , un uomo disponibile garbato e legato al suo territorio. G irato in Ungheria con più di 10mila comparse “Barbarossa” risulta essere un’ opera epica , ben costruita e sceneggiata con un occhio alla storia , ma riuscendo ad esserne testimone vero e mai fazioso. Al castello Sforzesco di Milano, per l’anteprima del film erano presenti le autorità istituzionali quali il ministro Calderoli, il sindaco della città di Milano Letizia Moratti e il premier Silvio Berlusconi, nonché molti personaggi dello spettacolo e della cultura. Martinelli, regista di film come “Il mercante di pietre”, “Carnera” o “Porzus” è disponibile, discreto e simpatico, ci parla a 360 gradi di tutto: il film appena finito, il rilancio del cinema come ‘arte di bottega’, i progetti futuri. Innanzitutto, da dove nasce in lei la passione per il cinema? Cosa l’ha portata a fare il regista? È una passione che ha radici molto profonde; da ragazzo ero affascinato più che altro come spet- 86 tatore, poi è nata in me la volontà di farne una professione. Dopo l’università ho frequentato un master in cinematografia alla Cattolica di Milano e poi, con una mia casa di produzione, ho cominciato a fare i primi lavori; cortometraggi, inchieste novembre 09 A cura di Paolo Quaglia televisive. Da lì sono passato ai video clip, agli spot pubblicitari, sempre con l’ambizione di fare cinema. Poco alla volta sono arrivato al grande schermo. Come sceglie i soggetti dei suoi film? Si è mai ispirato a romanzi o racconti? Il tipo di cinema che faccio può essere definito “d’impegno civile”; io ritengo che la cinematografia abbia, quando ci riesce, una potentissima funzione maieutica, ovvero la capacità di far riflettere lo spettatore. Questo tipo di cinema ti costringe a lavorare su fatti reali o verità rimosse. Questo mi ha portato a trattare temi che riguardano più la storia del nostro paese che non altri argomenti legati a romanzi o racconti. È nel mio dna; io non riesco a lavorare su progetti che non abbiano dentro di sé una qualche funzione etica. Abbiamo notato una discordanza tra l’opinione della critica e gli incassi dei suoi film da una parte e l’effettivo gradimento del pubblico dall’altra. I suoi film sono tra i più scaricati dalla rete e hanno riscosso molto successo nonostante gli incassi nelle sale siano stati contenuti. Affrontare argomenti spinosi può penalizzare il film? I temi affrontati spesso provocano una sorta di dicotomia: o pro o contro. Anche il modo di girare, che è molto spettacolare, molto “americano” e poco italiano comporta un certo rifiuto, a volte aprioristico. I critici entrano in sala sapendo che scriveranno male del film, ma fa parte del gioco, non mi scandalizzo più di tanto. Se fai un film sul caso Moro o, come sto tentando di fare, sulla morte di Mussolini, o su Ustica e Bologna, vai a toccare argomenti che in questo paese sono pericolosi che mettono in moto meccanismi di autodifesa e di repulsione. Ma quando la sceneggiatura e il soggetto prevede più di 15mila comparse e dei set che ricostruiscano al meglio scenari storici passati, lavorare nel nostro paese risulta impossibile, quindi avvalendosi di paesi dove i costi si possano abbattere è l’ideale per ogni regista e produzione, che nel mio caso sono equivalenti. Vorrei aggiungere che a spese mie, questa sera ( durante l’anteprima del film, ndr) sono presenti molti componenti della troupe ungherese. E’ una cosa che mi riempie di orgoglio, pensando ad un paese che ritengo ideale per fare il mio lavoro. Come è possibile rilanciare il cinema a Milano? La nostra città non è deputata a sede di formazione cinematografica per un errore di interpretazione, io ho in mente un progetto dove , restaurando l’ex Manifattura Tabacchi, sia possibile riscrivere la vecchia abitudine della “bottega di formazione”. Avendo le botteghe è possibile istruire e formare ad ogni tipo di lavoro un individuo, cinema com- Parlando di “Barbarossa”, come si è trovato a lavorare in Ungheria? L’Ungheria è un paese ideale per girare, se qualcuno di noi dovesse lavorare su un soggetto fatto da tre persone in una villa a Fregene, che giri in Italia. novembre 09 87 no chiuso in se stesso, bisogna avere il coraggio di affrontare temi importanti come cerco di fare io. Crede che sia possibile annoverare altri autori che possano trattare determinati argomenti? E’ necessario formare persone che siano in grado di relazionarsi con il nostro territorio, registi in grado di affrontare temi caldi. Sebbene io possa essere solo un apripista di un movimento molto più attento alla storia del nostro paese e delle nostre regioni. preso, poi chi ha talento potrà continuare la carriera nella “settima arte” senza doverci rinunciare, altri saranno indirizzati verso attività differenti. Come definire quindi Barbarossa? E’ semplicemente un film che parla del territorio lombardo, della gente lombarda e dei valori in cui tutti credono. Un film di recupero, di valore del nostro territorio che rappresenta persone genuine che credono nella libertà. Che cosa chiede alle istituzioni per promuovere giovani talenti registi? Credo che le istituzione debbano credere nei giovani ed incentivare il loro lavoro, stiamo assistendo ad un periodo particolare di un cinema Italia- 88 Ad uno studente universitario cosa direbbe per incoraggiarlo a vedere i suoi film? Penso che i giovani sentano istintivamente quando la verità è stata rimossa o mascherata. La verità non è un monolite con una faccia, ma un prisma con mille facce; il tentativo e l’ambizione dei miei film è di girare questo prisma, di far capire che ci sono delle sfaccettature nelle verità storiche. La voglia di verità è ciò che dovrebbe spingere un giovane universitario a vedere i miei film. Barbarossa, film politico e politicizzato? Sono convinto che al cinema, quando si spengono le luci e la proiezione ha inizio ci sono solo due soluzioni possibili: o il film piace o non piace; indipendentemente da quelli che possono essere i valori di cui si investe la pellicola. E il cameo di Bossi, come nasce? Nasce come ogni mio film, un gioco con amici . Il segretario è un mio grande amico e quando mi ha chiesto se era possibile fare un cameo gli ho detto novembre 09 “vieni sul set che te lo faccio fare” . Cosi come ho fatto con il mio ragioniere, il mio portinaio e con lei (sorride, ndr) se me lo dovesse chiedere. Prossimi progetti? Il prossimo film sarà sulla vita Marco D’Aviano , sacerdote impegnato nel fronteggiare la diffusione dell’islam in Europa nel 17esimo secolo. La poca memoria storica del nostro paese ci fa dimenticare che senza il suo intervento provvidenziale probabilmente oggi, nel nostro paese si porterebbe il burqa. Renzo Martinelli un regista , lombardo con il coraggio di rischiare su temi impopolari, molto difficili da realizzare e spesso di grandi costi. Un uomo che accetta di gareggiare con il cinema delle grandi case di produzioni, con un occhio alla sua terra. Quando gli chiedono come mai Barbarossa non è stato presentato al festival di Venezia lui risponde:” Ho letto che avrebbero rifiutato il mio film in laguna, io non ho mai presentato Barbarossa a Venezia”. Siamo davanti ad un risorgimento lombardo anche e soprattutto nella settima arte. Barbarossa: kolossal in salsa lombarda B Un film coraggioso che lascia dietro di sé gli stereotipi del cinema italiano che, con Martinelli, torna all’epica arbarossa è l’ultimo film del regista Renzo Martinelli: racconta una storia che ha inizio nel 1158 nelle terre che si trovano nei pressi di Milano, quando un ragazzo salva la vita ad un cavaliere a lui sconosciuto senza sapere che si tratta dell’imperatore Federico I di Hohenstaufen. Il giovane si chiama Alberto da Giussano, un milanese figlio di un fabbro che qualche anno dopo guiderà una rivolta contro l’imperatore, quell’uomo che lui stesso aveva salvato, ignorando che nel mentre il monarca privava la povera gente di quello che ai suoi occhi e a quelli maggior parte delle altre persone appare come il bene più prezioso: la libertà. Questo imperatore, detto appunto Barbarossa, domina le terre del nord Italia e il suo sogno è quello di conquistare anche quelle del centro e del sud Italia per ricostruire l’impero che un tempo apparteneva a Carlo Magno Ma a contrastare i suoi piani intervengono i milanesi che desiderano conquistare maggiore libertà, non dover mai riconosce più di un terzo del loro lavoro di agricoltori all’imperatore oltre novembre 09 ad essere considerati e trattati con maggior rispetto. Queste necessità porteranno le varie città ad allearsi dando vita ad una lega per insorgere contro Barbarossa e riconquistare la libertà. Kolossal made in Lombardia, ben strutturato che si avvale di un cast eterogeneo da grandi attori affermati, quali Rutger Hauer e F.Murray Abramh. Troviamo Raz Degan (nel ruolo di Alberto da Giussano) e la sorella di Vincent Cassel, Cecilia. Fortemente voluto da Martinelli per un rilancio del cinema lombardo, il film risulta essere di gran- 89 de valore storico con intatta la capacità di intrattenere e divertire gli spettatori. La sceneggiatura è ben costruita, riguardo al ritmo e all’ ambientazione; la pellicola si avvale di un cast di 15 mila comparse ed i set sono stati ricostruiti in Ungheria con dovizia di particolari ed estrema veridicità. Proporre determinati soggetti, indipendentemente dal risultato al botteghino, nel cinema del nostro paese è molto coraggioso, il regista di film quali “Carnera” o “Il mercante di pietre” è conscio di questa realtà. La sua risulta essere una scommessa vinta per l’ennesima volta di costruire un prodotto in grado di gareggiare, se pur con le dovute proporzione, con le grandi produzioni Statunitensi . L'eroe della battaglia di Legnano fu Alberto da Giussano. Un personaggio fortemente discusso. C'è chi dice che non sia neppure mai esistito. Come Robin Hood: l'epoca è quasi la stessa. La Treccani scrive di lui: "Si è tentato di identificare questo personaggio, con uno dei due Alberti, A. da 90 Carate e A. Longo, che figurano fra i firmatari, per il comune di Milano,del patto istitutivo della Lega Lombarda (Cremona, marzo 1167), o con un omonimo personaggio, ricordato in un documento del 1196 relativo all'ospedale milanese di S. Simpliciano.Ma è molto probabile che le notizie si fondino esclusivamente su qualche leggenda sorta e diffusasi nel secolo 13°". In questo contesto storico Martinelli ha ricercato e composto una storia, certamente romanzata, con tutte le legittime licenze che fanno parte della narrazione filmica. Non può che esserci curiosità in attesa di questo film. Martinelli non è un regista completo (ma chi lo è?) però è uno dei pochissimi italiani (o forse è l'unico) che tralascia i soliti esausti, minimi, modelli e codici che il cinema italiano ha assunto ormai da troppo tempo. Col suo Barbarossa ci propone storia, avventura, e persino un po' di epica. Una parola, quest'ultima, tanto lontana dal nostro cinema, che a fatica la riconosceremo. novembre 09 Anche a Monza presso il centro commerciale Auchan CC-ILANO&IORI!SSAGOTELsCC,IMBIATE,IMBIATETEL CC/RIO#ENTER/RIOAL3ERIOTELsCC"RIANZA0ADERNO$UGNANOTEL CC'LOBO"USNAGOTELsCC,E#ORTI,OMBARDE"ELLINZAGO,OMBARDOTEL Società Donare il sangue come atto di generosità: la storia dell’Avis Da più di ottant’anni l’associazione gestisce le trasfusioni ematiche italiane D onare il sangue è un gesto importantissimo, fondamentale, di grandissima generosità. E l’Avis (Associazione Volontari Italiani del Sangue) controlla che questa generosità venga ben riposta dal 1927, da quando il dottor Vittorio Formentano costituì questa associazione senza fini di lucro, assolutamente apartitica, aconfessionale, che non discrimina per razza, sesso, religione, lingua, nazionalità o ideologia politica. Insomma, un’associazione il cui valore centrale è solo il volontariato e la voglia di aiutare chi ha bisogno di trasfusioni di sangue. Già l’anno prima, però, si era verificato un episodio fondamentale per la nascita di quella che sarebbe stata l’Associazione: lo stesso dottor Formentano, a Milano, lanciò sul Corriere della Sera un appello per costituire un gruppo di volontari per la donazione del sangue. All’invito rispose- 92 ro 17 persone che si riunirono nel 1927, dando quindi ufficialmente il via all’Associazione Italiana di Volontari del Sangue. Avis tutto l’anno L’attività dell’Avis (che gestisce la maggior parte delle donazioni ematiche nazionali) non si mette in moto solo nel momento in cui c’è effettivamente bisogno: l’attività procede a ritmi serrati 365 giorni l’anno, senza interruzione. Attraverso campagne e iniziative, è costante il lavoro dei volontari. E soprattutto, è globale in tutta la nazione: sparsi nel nostro Paese ci sono 3.230 sedi Comunali, 94 sedi Provinciali e 22 sedi Regionali. Inoltre ci sono ben 773 Gruppi Avis distribuiti nelle aziende pubbliche e private, che intendono raccogliere sangue tra i lavoratori. A garanzia della bontà che anima lo spirito dell’organizzazione novembre 09 A cura di Domenico D’Alessandro c’è il riconoscimento dallo Stato italiano avvenuto già nel 1950 (con la Legge numero 49): da allora l'AVIS è “un ente privato con personalità giuridica e finalità pubblica e concorre ai fini del Servizio Sanitario Nazionale in favore della collettività”. L’attuale presidente è Vincenzo Saturni. Gli obiettivi che sono nello Statuto dell’Avis, come si legge sul sito dell’associazione (avis.it), sono: “venire incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione”. Sempre sul sito dell’Avis si leggono i suoi compiti primari: rispondere alla crescente domanda di sangue, grazie a donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, nonché lottare per eliminare la compravendita del sangue e fare in modo che tutto il sangue disponibile venga utilizzato proficuamente. Da 70 anni l'Avis, a tutti i livelli associativi, è attiva in molteplici e svariate iniziative al fine “di promuovere, coordinare e disciplinare il volontariato del sangue”. Inoltre “alimenta la cultura della solidarietà e del dono del sangue; cura la chiamata dei donatori per i prelievi; attua e ricerca ogni azione per la diffusione di "una medicina preventiva" verso i propri associati; partecipa alla programmazione e alla gestione dell'intero servizio trasfusionale, in conformità al disposto della Legge n. 219/05 e sue applicazioni; contribuisce all'approfondimento tecnico, scientifico ed organizzativo dei problemi promozionali, organizzativi, trasfusionali ed immunoematologici anche in relazio- novembre 09 ne al trapianto di organi e promuove l'informazione sulla donazione del midollo osseo, su ogni altra terapia alternativa e integrativa della emotrasfusione e sulle novità scientifiche immunotrasfusionali tra i propri associati; vigila per il migliore utilizzo e la distribuzione ottimale del sangue raccolto, degli emocomponenti e dei loro derivati nonchè per un pronto utilizzo delle eccedenze; promuove e sviluppa attività di coordinamento tra le associazioni di volontariato e fra quelle del sangue in particolare, per una maggiore diffusione dei valori della solidarietà e per un migliore impegno del volontariato, nell'ambito delle competenze ad esso attribuite dalla legge”. Fugare ogni dubbio L’Avis, però, non rappresenta soltanto un’Associazione sempre in attività. Rappresenta anche un megafono per sensibilizzare sulla tematica della donazione di sangue che come tutte le vicende che hanno a che fare con la salute sono tutte caratterizzate da un’ignoranza generale, dannosa e preoccupante. E probabilmente questo è l’aspetto più importante di tutto l’operato dell’Avis. Non tutti, infatti, san- 93 no oggi di definire un rischio residuo per tali malattie nell'ordine di una possibile infezione su centinaia di migliaia o addirittura milioni di donazioni”. no che proprio la sicurezza è “lo strumento attraverso il quale viene tutelata la salute dei donatori e dei pazienti”. “Le indagini di laboratorio - si legge sul sito ufficiale - hanno, tra le altre, tre finalità principali: verificare la corrispondenza del gruppo sanguigno; escludere la trasmissione di malattie infettive; salvaguardare la salute del donatore”. Tutto, insomma, con la massima attenzione. Ma per eliminare l’ignoranza l’Avis parte proprio dalla spiegazione degli elementi basilari: “Il sangue è composto di elementi di peso diverso, una parte liquida (il plasma) e una parte corpuscolata (cellule) costituita da globuli rossi o eritrociti, globuli bianchi o leucociti, piastrine. Mediante centrifugazione si procede alla separazione degli elementi: globuli rossi, leucociti con le piastrine (buffy coat), e plasma, che vengono trasferiti in apposite sacche collegate sterilmente alla sacca madre. I tre prodotti derivati dalla centrifugazione sono conservati alla temperatura più idonea al loro mantenimento, ma non possono essere utilizzati sino a che la fase di validazione biologica non le renderà disponibili per l'assegnazione. I tre emocomponenti ottenuti dalla fase di lavorazione possono essere utilizzati solo quando le indagini di laboratorio ne hanno stabilito l'idoneità all'utilizzo. Gli esami siero-virologici effettuati sono volti a smascherare la possibile presenza di agenti infettanti quali i virus causa di epatite B o C, la lue e l'HIV. In laboratorio vengono utilizzate indagini sofisticatissime e di alta sensibilità, comprese quelle in biologia molecolare che, combinate con l'accurata selezione del donatore e un oculato utilizzo degli emocomponenti, consento- 94 Perché donare il sangue? Perché spessissimo il sangue, con i suoi componenti, significa “sopravvivenza”. I globuli bianchi, ad esempio, servono per la cura di leucemie, tumori, intossicazioni da farmaci; i globuli rossi per la cura di anemie, emorragie; le piastrine per malattie emorragiche; il plasma quando vi siano state grosse variazioni quantitative dovute ad ustioni, tumori del fegato, carenza dei fattori della coagulazione non diversamente disponibili; i plasmaderivati Fattore VIII e IX per l'emofilia A e B, immunoglobuline aspecifiche per alcune malattie immunologiche, albumina su alcune patologie del fegato e dell'intestino. Tutti quelli che hanno un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, ma il limite per diventare donatori di sangue intero è a 60 anni. Bisogna pesare più di 50 kg, pulsazioni comprese tra 50-100 battiti/ min e una pressione arteriosa con valori compresi tra 110 e 180 mm di mercurio per la massima e tra 60 e 100 mm per la minima. Non possono effettuare donazioni coloro i quali abbiano assunto droghe; avuto problemi di alcolismo; abbiano consumato rapporti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive; persone che si siano ammalate di epatite o ittero; malattie veneree; persone che abbiano riscontrato una positività per il test della sifilide; il test AIDS; il test dell'epatite B; il test dell'epatite C; oppure persone che abbiano consumato rapporti sessuali con persone nelle condizioni sopraelencate. ottobre 08 www.avis.it massimo un frutto oppure the e caffè poco zuccherati. Il prelievo è assolutamente innocuo per il paziente e dura qualche minuto: si possono prelevare al massimo 450 centimetri cubici (+/10%) di sangue. Dopo la donazione l’Avis offre un piccolo ristoro per riacquisire i liquidi. Tra una donazione e l’altra devono passare almeno novanta giorni; il numero massimo di donazioni annue è quattro per l’uomo e due per la donna (la quale non può donare durante il ciclo mestruale o la gravidanza). Le tipologie di donazione Sussistono diversi tipi di donazione: sangue intero; plasma (plasmaferesi); piastrine (piastrinoaferesi); donazione multipla di emocomponenti; autotrasfusione. La donazione di sangue intero è quella più comune. L’aferesi riguarda plasma e piastrine: attraverso dei separatori cellulari, si ricava dal sangue del donatore soltanto la componente ematica di cui si ha necessità, ossia plasma (per un procedimento che prende il nome di “plasmaferesi”) o piastrine (“piastrinoaferesi”), restituendogli contemporaneamente i restanti elementi. L’autotrasfusione, infine, è una procedura che consiste nel trasfondere al soggetto unità del suo stesso sangue (eliminando eventuali reazioni di incompatibilità e il rischio di trasmissione di malattie infettive, riducendo il rischio di immunizzazione da antigeni diversi, con possibili manifestazioni a distanza e consentendo, ovviamente, un risparmio del sangue delle donazioni). Prima di effettuare la donazione si svolge un colloquio con il medico a cui segue un prelievo del sangue, corrispondente in tutto e per tutto alle normali analisi del sangue, e la compilazione di un questionario in cui si certifica di essere idonei e di consenso alla donazione. La mattina del prelievo è consigliabile un digiuno: è consentito mangiare al ottobre 08 Alcuni dati L’anno scorso in tutto il Paese si sono registrate 1.948.104 donazioni a fronte dei 1.109.959 soci donatori: significa che in moltissimi hanno donato più di una volta. La regione che ha donato di più è stata la Lombardia (con 487.948 prelievi), seguita da Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, Marche e Sicilia. Agli ultimi posti della classifica ci sono la provincia autonoma di Bolzano, Abruzzo, Basilicata, la provincia di Trento, Molise, Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta. Ma ovviamente questi dati sono da prendere con le molle: in realtà il dato va associato al numero degli abitanti della singola regione, e si scopre dunque che ogni regione ha donato in quantità davvero massicce. 95 Benessere sessuale in pillole ROGER MOORE AMBASCIATORE DELL’UNICEF. Circa 150 milioni di ragazzi e 73 milioni di ragazzi di 18 anni sono vittime di abusi sessuali secondo un rapporto pubblicato recentemente dall’UNICEF. Inoltre centinaia di ragazzi sono venduti ogni anno all’estero, soprattutto per dei fini sessuali, secondo le stime dell’UNICEF presentate a Berlino da Roger Moore. Malgrado i progressi compiuti dalla legge per proteggere i bambini, essa è troppo sovente mal applicata commenta Roger Moore. Per esempio sulle spiagge turistiche del Kenya circa 15000 ragazzi si prostituiscono quotidianamente, secondo l’UNICEF. Questa organizzazione domanda più collaborazione a livello internazionale per combattere questo comportamento. Il ministro tedesco responsabile della famiglia, Ursula von der Leyen, sta cercando di far adottare un progetto di legge per combattere la pornografia infantile su internet. Lei pensa che la Germania dovrebbe mostrare l’esempio in questo combattimento internazionale contro la tratta degli esseri umani e la prostituzione infantile. DISFUNZIONE ERETTILE: SEGNO PREMONITORE DELL’INFARTO La disfunzione erettile (DE) è troppo spesso considerata un segno di invecchiamento mentre dovrebbe essere l’indice di una malattia latente come il diabete e l’infarto del miocardo. Uno studio internazionale fatto da Bayer Schering Pharma con un campione di uomini che soffrivano di DE ha mostrato che il 50% di essi non avevano nessuna conoscenza del legame possibile tra la DE e l’infarto. La paura di un’altra malattia che è all’origine della DE è una motivazione importante per consultare anche perché ora la DE non è più un tabù dato che l’80% degli uomini hanno affrontato il problema con il loro medico. Una inchiesta chiamata REALISE su 74000 uomini che soffrivano di una DE, ha evidenziato che una medicina chiamata Vardenafil è efficace nelle persone che soffrono di ipertensione (92%) e di diabete (91%). L’arteria pudenda che porta il sangue al pene è più piccola delle coronarie e quindi si chiude prima. La DE può essere un indice per controllare lo stato delle coronarie. Questo controllo sta entrando nelle abitudini del medico di famiglia. 96 novembre 09 A cura di Willy Pasini INTERNET LIBERA LA SESSUALITà L’internet ”rosa” sta modificando i nostri comportamenti sessuali? Il sesso è il motore principale dello sviluppo commerciale del cyberspace. Al contrario internet sta facendo evolvere i comportamenti sessuali. Le nuove possibilità di comunicazione, i nuovi spazi virtuali, i nuovi strumenti della cyber sessualità possono contribuire ad avere una vita sessuale migliore? Molti dicono di sì. La relegazione del corpo al secondo livello della relazione può presentare alcuni vantaggi. Per esempio Lisa Palac, scrittrice americana dice che nel mondo reale l’attrazione fisica è il punto di inizio verso una relazione sessuale. Nel mondo virtuale è il contrario: se c’è intesa col partner allora si domanda di vedere il corpo. Questa seconda soluzione a volte è più utile per la coppia. La metà degli utenti di internet visitano occasionalmente i siti erotici. Questo comportamento non ha niente di eccezionale. Nel 2008 una ricerca fatta dal professor Alvin Cooper dell’Università di San Josè in California ha scoperto che gli americani che visitano i siti erotici sono nel 64% sposati e nel 78% lo fanno da casa. Quindi il computer familiare è al servizio dei fantasmi della coppia. NODULO POLMONARE, SE È PICCOLO TI SALVI In Italia il cancro al polmone è la prima causa di morte per tumore per gli uomini e la terza per le donne. L’elevata mortalità è dovuta al fatto che la grande maggioranza delle neoplasie viene diagnosticata in fase troppo avanzata. La chirurgia ottiene il 77% di sopravvivenza a 5 anni dopo la resezione in stadio iniziale; la sopravvivenza decresce al 24% se la neoplasia ha metastatizzato ai linfonodi regionali. Dunque individuare modalità di diagnosi sempre più precoci e precise è la chiave di volta per salvare un numero sempre maggiore di vite umane. Questo è quanto è stato discusso al convegno “Il nodulo polmonare di piccole dimensioni” organizzato dall’AUSL di Ravenna e da Villa Maria Cecilia Hospital. Il workshop ha sviluppato temi molto specialistici di diagnostica radiologica, ma ha affrontato anche i delicati aspetti psicologici connessi con l’attesa di una diagnosi che, fino a prova contraria, può essere nefasta. Lo ha ben spiegato il professore di Psicologia Clinica all’Università di Bologna Nicolino Cesare Rossi: “Con le strumentazioni attualmente a disposizione è possibile identificare nel polmone noduli di dimensioni millimetriche. Ciò permette di scoprire neoplasie latenti, con eccellente possibilità di cura. Ma per arrivare alla diagnosi il paziente deve sottostare ad un iter anche relativamente lungo, che può mettere a dura prova il suo equilibrio interiore”. L’AIDS COLPISCE ANCHE LE PERSONE AL DI LA’ DEI 50 ANNI L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo ultimo bollettino attira l’attenzione sul numero sempre più importante delle persone con più di 50 anni che diventano sieropositive. I test di laboratorio sono raramente proposti cosicché la diagnosi dell’infezione è spesso ritardata. Negli Stati Uniti la proporzione di una serologia positiva negli over 50 è aumentata del 5% in 5 anni. Anche l’esperienza in Brasile mostra la stessa evoluzione. L’AIDS non è solo una malattia dei giovani, perché anche le persone più in là con l’età sono sessualmente attive. novembre 09 97 Lettere al Direttore sul benessere sessuale Se volete una risposta dal prof. Pasini potete scrivere all’indirizzo mail [email protected] D: Mi chiamo Marisa ho 29 anni e ho un problema sessuale con gli uomini non solo nella penetrazione ma anche nelle carezze. Quando i miei fidanzati le fanno, non mi lascio andare mentre da sola fin da ragazza arrivavo facilmente al piacere. Perché? R: Probabilmente nessuno conosce il tuo corpo come te stessa e quindi anche sessualmente lui ti risponde. Mentre nel rapporto con l’altro sesso non è la penetrazione che fa problema ma la relazione con un'altra persona. Qualunque cosa faccia tu non riesci ad abbandonarti perché non vivi un piacere condiviso, ma un pericolo condiviso. Dal punto di vista sessuale prova ad accarezzarti in presenza sua. Dal punto di vista psicologico bisogna attenuare il controllo sul tuo corpo fai dello yoga o altre tecniche di rilassamento corporeo, bevi dello spumante che ti fa rimanere a metà tra la realtà e il sogno oppure prendi un bagno molto caldo prima di andare a letto col tuo uomo perché il caldo rilassa muscoli, vasi sanguigni e ti fa essere più pronta a lasciarti andare D: Sono Paolo ho 40 anni e quando ho dei rapporti con mia moglie penso spesso alla fidanzata che avevo a 20 anni. Devo dirlo a mia moglie? È un tradimento? R: Non lo dica per nessuna ragione perché susciterebbe una gelosia inadeguata mentre le fantasie erotiche indipendenti dal sesso, sono usate da molti uomini e donne per attivare un rapporto corporeo che è più o meno sempre lo stesso. Sull’uso delle fantasie nel rapporto sessuale legga il libro di Claude Crepault: Sessoanalisi (edizione Franco Angeli 2008) di cui ho fatto la prefazione. D: In questo tempo in cui tutti parlano di sesso felice, io non riesco ad avere una soddisfazione sessuale in qualunque modo sia. Anche quando comincio ad eccitarmi le mie secrezioni mi disturbano e blocco il mio corpo con la testa. E pensare che da piccola ho avuto il primo orgasmo clitorideo a 8 anni salendo alla pertica nella lezione di ginnastica. Però quando sono arrivata in cima non osavo più scendere perché pensavo che tutti ne fossero al corrente. R: Lei è di quelle donne che hanno avuto la risposta sessuale al cattivo momento e al cattivo luogo; come i giochi sessuali dell’infanzia. Poi ha messo un coperchio sulle sue sensazioni e ora non riesce a toglierlo anche se ora c’è una relazione di coppia che le piace. Non credo che una terapia sessuale sia utile. Meglio una terapia psicologica che le permetta di eliminare il trauma-evento a 8 anni, per esempio la tecnica moderna chiamata EMDR (veda su internet). 98 novembre 09 Novembre 2009 COPIA DI CORTESIA Magazine di Benessere, Salute, Bellezza, Attualità e Costume - Diretto da Willy Pasini - Anno I - Numero 1- Novembre 2009 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Milano 1 Soffia il vento del benessere