Soffia il vento del benessere

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Soffia il vento del benessere
Novembre 2009
COPIA DI CORTESIA
Magazine di Benessere, Salute, Bellezza, Attualità e Costume - Diretto da Willy Pasini - Anno I - Numero 1- Novembre 2009
Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Milano
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Soffia il vento
del benessere
Editoriale
opo essere riuscita a controllare le maggiori epidemie e le urgenze, ora la medicina cerca di sviluppare l’area del benessere, il cosiddetto “wellness”. Le persone non vogliono solo essere sane,
ma desiderano vivere meglio. Aumenta anche la somministrazione delle “medicine del benessere”:
dal tempo del Valium si è passati ai tranquillanti, da prendere regolarmente o in situazioni di stress, e
degli antidepressivi di nuova generazione, dei quali usufruiscono cinque milioni di americani.
Il fenomeno è riscontrabile anche dai dati sulle reazioni avverse collegate all’uso di antidepressivi
del Centro regionale di farmacovigilanza, diramati lo scorso maggio a tutte le Asl e a tutti gli ospedali
lombardi dalla Direzione generale Sanità della Giunta regionale della Lombardia. I dati relativi ai primi
semestri 2007 e 2008 confermano un crescente impiego di antidepressivi, soprattutto ssri (inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina, i cosiddetti antidepressivi di ultima generazione) con una spesa
a carico del Servizio sanitario di oltre 70 milioni di euro all’anno nella sola Regione Lombardia.
Le pillole per dimagrire sono prescritte per le persone con un indice di massa corporea pari a 30,
però è presa dalle signore della società bene mentre fanno i loro pranzi di affari.
Le pillole per curare la disfunzione erettile sono diventate tre, e sono prese dagli uomini e dalle coppie
che non sono malati biologicamente, ma che cercano un benessere sessuale o una felicità di coppia.
Le terapie per non invecchiare e le cliniche anti-age aumentano, anche in periodo di crisi, e la terapia per non invecchiare non è più un lusso, ma un’esigenza. Così, la dermatocosmetologia è diventata
una parte importante della dermatologia, e la chirurgia estetica diventata più importante della chirurgia
riparativa dalla quale era cominciata. Il dentista non è più una persona che toglie i denti e fa male, ma
è un professionista dell’efficienza e della bellezza (impianti e denti bianchi).
Nella stessa prospettiva si sviluppano centri olistici e di medicina parallela, che mirano al benessere
dell’individuo, più che alla cura di una malattia specifica. Vi sono centri sportivi che non cercano la
prestazione, ma il benessere attraverso lo sport, e vi sono le spa e centri termali che da centri sanitari
(come Abano Terme), sono diventati centri di benessere (come le Terme di Saturnia). Questo ha modificato l’obiettivo delle vacanze per molte coppie: prima il manager mandava la moglie nella spa, mentre
lui restava in azienda, mentre ora la coppia ci va in vacanza insieme.
Anche al di fuori della medicina la nozione di benessere individuale e sociale sta prendendo piede,
ed è diventato un settore economico importante per fatturato e livello occupazionale.
Benessere e Salute-Oggi tratterà tutti gli aspetti legati alla cura della persona, occupandosi anche
di tematiche indirettamente collegate al concetto di wellness: la luce, l’architettura sostenibile, la vela
(che mostra un ambiente naturale nel quale si può fare lo sport preferito senza inquinare l’ambiente),
l’alimentazione sana da consumare in un ambiente gradevole, l’abbigliamento che, non solo protegge
dal freddo e dal caldo, ma contribuisce al benessere psichico per chi li indossa, i profumi, e gli accessori
che rendono la vita quotidiana più armoniosa e sostenibile.
Credo che occuparsi del proprio benessere non sia pleonastico, ma una modalità con la quale la
nostra società si sviluppa al di là dei bisogni primitivi, così come l’uomo cerca di andare oltre il proprio
limite di sviluppo genetico attraverso le biotecnologie. Come l’appetito sostituisce la fame, come l’erotismo sostituisce la sessualità, il vivere bene sta sostituendo la primaria esigenza della semplice sopravvivenza.
La medicina del benessere può quindi essere definita come la “medicina del terzo millennio”.
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Il Direttore Responsabile
Willy Pasini
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Sommario
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Intervista
Prevezione sociale curando le strade
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Personaggio
Vittorio Codecasa: la passione per il mare
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Cultura
Indian beauty
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Terme
Non solo terme
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Medicina naturale
Un sogno diventato realtà
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Alimentazione
La tavola del buonumore
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Alimentazione
Marmellate fatte in casa, sì ma attenzione
al botulino!
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Fitness
Pilates? L’importante è come
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Cultura
Il vino e il mito dionisiaco
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Medicina
Il piacere al femminile
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Bioarchitettura
Abitare secondo natura
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Design
La luce come fattore di benessere
e bellezza
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Bellezza
Pascal il genio maestro
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Attualità
Infertilità e procreazione medicalmente
assistita: riflessi psicologici, relazionali e
sessuali
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Fitness
Pedalare contro lo stress
Medicina
Tumore al seno, l’importanza della prevenzione
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Moda
Tutti pazzi per il total-black
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Intervista
Una voce che seduce
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Cinema
Renzo Martinelli, una regista del popolo,
tra il popolo
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Arte
Edward Hopper: l’America muta
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Volontariato
Donare il sangue come atto di generosità:
la storia dell’Avis
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Eventi
Broadway chiama, Milano risponde
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Benessere Sessuale in pillole
82
Cinema
Baarìa, il ricordo di una storia
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Lettere al Direttore
Direttore Responsabile
Willy Pasini ([email protected])
Vicedirettore
Milena Passigato ([email protected])
Coordinamento Editoriale
Marco Marsili ([email protected])
Inziative Editoriali Speciali
Carla De Albertis ([email protected])
Responsabile Dipartimento Grafico
Daniele Colzani ([email protected])
Segretaria di Redazione
Loredana Spadafora ([email protected])
Responsabile Relazioni Esterne e Istituzionali
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Responsabile Pubblicità e Marketing
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Redazione
Domenico D’Alessandro, Vanessa Fortuna, Federica Giordani,
Pamela Martinoli, Eva Massari, Paolo Quaglia
Hanno collaborato
Roberto Bernorio, Pascal Frese, Lalla Meregaglia,
Daniele Montruccoli, Giuseppe Mori, Emma Oliveti
Fotografi
Emanuela Cattaneo, Remy Gindroz, Corinne Quendet
Stampa
Sesto Grafica srl - Sesto Calende (VA) - [email protected]
Agenzie fotografiche e Uffici Stampa
Arthemisia, AVIS Associazione Volontari italiani Sangue, Azienda Agricola Cà Nova di Giada Codecasa, Centro Hanuman
Baddarana Telti, Galleria d’Arte Oriental Art Milano, Martinelli
Film, Pascal Cosmesi International, Stage Entertainment Italy,
Studio Lucherini & Pignatelli, Aldo Liverani & C., Image.net
Responsabile Trattamento Dati Personali (D.Lgs 196/2003)
Paola Cattaneo ([email protected])
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Benessere e Salute Oggi
c/o Pressvideo Edizioni srl - Via Rosellini, 5 - 20124 Milano
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Grafica e Impaginazione
Daniele Colzani ([email protected])
Giovanni Di Gregorio ([email protected])
Anno I, numero I, Novembre 2009
Press Video Edizioni Srl - Milano
Reg. Tribunale di Milano in corso
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Photo by Robert Miller
Welcome to Milan
Deluxe Room
Foyer Lounge
Il Teatro
Four Seasons Hotel Milano
Via Gesù 8 - 20121 Milano - Italy
Tel. 39 (02) 77088 - Fax. 39 (02) 7708 5000
Intervista
A cura di Carlo Sala
Prevenzione
sociale curando
le strade
Che vi sia una stretta correlazione tra traffico, viabilità, livelli d’inquinamento e salute è ormai un dato
acquisito
M
ilano, con le sue - discusse - politiche
della mobilità è in prima linea nell’affrontare il problema. Monza, terza città
della Lombardia e maggior centro nelle vicinanze del capoluogo lombardo, non intende essere
da meno. Anche perché alcune scelte in merito ai
collegamenti tra la Brianza e Milano non soddisfano completamente la cittadina brianzola.
Per questo il sindaco Marco Mariani, accanto
all’interramento della tratta stradale di viale Lombardia, insiste per ottenere il prolungamento della quinta linea della metropolitana milanese, in
via di realizzazione, fino a Monza.
Sindaco, qual è l’influenza del traffico e dell’inquinamento sull’ambiente e sulla salute dei monzesi?
Indubbiamente è una grande influenza, essendo
anche medico la riscontro quotidianamente. Il
reparto di pneumologia del nostro ospedale ha
pubblicato le foto dal satellite della pianura padana da cui si nota una cappa continua di inquinamento sull’intera vecchia provincia di Milano
(che includeva anche Monza, ndr). D’altronde
si tratta dell’area con la più alta densità abitativa
d’Europa.
Che fare quindi?
Dobbiamo far viaggiare di più la gente con i mezzi
pubblici. I pullman a Monza viaggiano già a una
media di 3 km/h, dobbiamo aumentare i percorsi
sotterranei. Perché piantare gli alberi va bene, ma
se poi non si potenziano i collegamenti per chi
deve spostarsi…
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L’interramento di viale Lombardia è partito, quanto servirà?
In viale Lombardia avevamo in media 500 auto
in coda ai semafori, poi quando ripartivano un
chilometro e mezzo dopo al semaforo successivo
la coda si formava di nuovo. E più il traffico è
lento, più si crea inquinamento. Il tunnel di viale
Lombardia aiuterà a snellire di molto il traffico e
ad abbattere l’inquinamento, ma comunque resteranno delle emissioni da smaltire nell’aria.
Servono altre misure?
Noi chiediamo di allungare la linea 5 della metropolitana da Bettola (il capolinea previsto a oggi,
vicino a Sesto San Giovanni, ndr) fino a San Fruttuoso (periferia di Monza sulla tratta per Milano,
ndr), per tutti quei brianzoli che la mattina si recano al lavoro a Milano e che nella zona di San
Fruttuoso potrebbero parcheggiare la loro auto.
Come vi state muovendo sul duplice fronte viale
Lombardia-MM5?
Fin qui i tempi per l’interramento di viale Lombardia sono stati rispettati. Si parla di 2 anni. (dovrebbe essere pronto per il 2011, come la MM5,
ndr).
Si è sempre detto che i commercianti di Monza
facciano resistenza alla metropolitana per Milano…
Leggende metropolitane. Noi ne abbiamo parlato
con la Regione, con Roberto Castelli (sottosegretario del governo per le grandi opere, ndr), stiamo facendo di tutto.
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Personaggio
Vittorio Codecasa
la passione per il mare
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A cura di Pamela Martinoli
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Campione del
mondo di vela nella
classe RC44 a Dubai
nel 2007, presidente
della classe Swan45.
Da quanti anni va in barca a
vela?
In modo impegnativo dal 1980,
ma ho sempre coltivato la vela
come hobby sin da ragazzo.
Nel 1977 ho acquistato la prima barca, era molto piccola, e si
chiamava Giada, come mia figlia.
Aveva un piccolo motore fuoribordo, e con questa ho iniziato a
imparare le manovre.
Ricordo che, in occasione di
un’uscita a Rapallo, ho incontrato sulla banchina quello che poi è diventato uno dei maggiori velisti in Italia, Pietro D’Alì, che allora
aveva 12 anni, e l’ho fatto salire con me.
Poi abbiamo iniziato a frequentarci, e abbiamo fatto delle splendide regate insieme. Pietro, oggi, è uno
dei due velisti italiani più conosciuti al mondo per le regate oceaniche, insieme a Giovanni Soldini, che
parteciperà alla Volvo cup, e Ciccio Manzoli, che alla guida del catamarano Cotonella ha vinto uno dei
più importanti trofei.
Quali sono le prossime sfide che attendono l’Italia?
Il nostro Paese ha sempre partecipato, tramite lo Yacht club Costa Smeralda, alla Coppa America, sin
dal 1983. Quest’anno lo Yacht club ha deciso di riportare Azzurra alle nuove selezioni per la prossima
Coppa America, dopo le sfide su pluriscafi, previste l’8 febbraio, tra il detentore, il catamarano svizzero
Alinghi e lo sfidante statunitense Oracle, che gareggia con un trimarano.
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www.swan45class.com
Quali sensazioni si vivono in mezzo al mare?
La sensazione di libertà, e di benessere è legata al fatto che in mare si respira un’aria pulita, e si vive in un
ambiente ecologico. La regata in solitario, che è una
“vela estrema”, invece, richiede un “Dna” speciale,
come gli scalatori alla Messner, persone che affrontano da soli le sfide della natura.
La vela, quindi, può essere annoverata, a diritto, tra gli
sport che contribuiscono al benessere.
Sicuramente sì. Quando stai veleggiando sei avvolto
dal silenzio, senti solo il rumore del vento e delle
onde, e questo trasmette grande tranquillità ed energia.
Oltre che di vela, Vittorio Codecasa è appassionato
anche di golf (è stato anche consigliere federale della
Federazione italiana golf), altro sport che può essere annoverato tra quelli che contribuiscono al benessere personale.
Sì, perchè ci si immerge nella natura, e si è coinvolti in lunghi spostamenti a piedi; circa 7-10 km per
un percorso a 18 buche.
Il golf, come la vela, è anche una grande scuola di vita, perchè obbliga all’autocontrollo ad a sviluppare
una grande disciplina, contribuendo alla crescita educativa dell’individuo.
Si potrebbe obiettare, tuttavia, che la vela, come il golf, sia uno sport da ricchi...
Sono sport che, in Italia, hanno effettivamente questa connotazione, ma che nel resto del mondo sono
praticati a livello di massa, come in Inghilterra, dove, nelle città di mare, alle 5, quando i negozi chiudono, i marinai vanno in vela, ed i golfisti vanno a fare un percorso. In Irlanda, ad esempio, mi è capitato
di incontrare un prete, accompagnato dal suo chierichetto come caddy, e ci siamo uniti in una partita a
quattro insieme a mia moglie Daniela.
A Cagliari, Napoli e Trieste ad esempio, la vela ha una connotazione più “popolare”, rispetto ad altre
località della nostra Penisola.
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Oltre alle passioni per la vela ed il golf, Vittorio
Codecasa è anche un produttore di vino.
Il vino, essendo un’attività millenaria, è legata alla
storia dell’uomo, e quindi alla natura ed al piacere, perchè nelle occasioni importanti, nelle ricorrenze, ma anche nei momenti tristi, si stappa una
bottiglia.
Il vino, quindi, è un compagno fedele dell’uomo.
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Per questo, nel 1996, insieme a mia figlia Giada,
ho dato vita all’azienda agricola Ca’Nova, che è
situata a Bogogno, in Alto Piemonte, all’interno di
un campo da golf.
Quì produciamo vini Doc e Docg con uve provenienti dai nostri 10 ettari di vigna, come i nostri
nebbioli da invecchiamento Ghemme, Vigna San
Quirico e Melchiòr.
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www.cascinacanova.it
Oltre a questi, produciamo anche vini più giovani, come il Bocciolo, il rosè Aurora e il bianco Rugiada.
La nostra produzione è limitata a 50 mila bottiglie, perche
preferiamo curare la qualità, e veicolare i nostri vini su tavole
selezionate e ristoranti di livello. E’ possibile assaggiare i nostri prodotti soggiornando presso il nostro Relais Ca’Nova, 8
appartamenti adiacenti la cascina del ‘700, completamente ristrutturata in stile, dove i nostri ospiti possono rilassarsi in armonia con la natura, magari facendo anche una partita a golf.
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Alcune suggestive immagini della Tenuta Codecasa, delle
vigne, del campo da golf e del relais Ca’Nova
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Cultura
Il vino e il mito dionisiaco
Tutti sanno che Dioniso è figlio di Zeus ma, quanto all’identità della madre, nessuno storico è disposto a mettere la mano sul fuoco.
L
imitiamoci quindi alla versione dei fatti più comune, quella che vuole Dioniso nascere
dall’incontro clandestino tra Zeus in
versione umana e Semele, la figlia di
Cadmo e Armonia.
Era, moglie di Zeus che rappresenta
l’archetipo della moglie fedele e gelosa, non si smentisce neppure in questa
circostanza: intimidisce infatti Semele
e la sminuisce agli occhi di Zeus che
tra tuoni e fulmini la fa poi morire.
Il piccolo Dioniso viene salvato da un
altro figlio illegittimo di Zeus, Ermete,
che cuce il feto nella coscia del padre
dove ha tempo di maturare e poi di
nascere una seconda volta. Il mito
dionisiaco è legato alla capacità di andare oltre: di superarsi in ogni campo,
compreso quello sessuale.
Ma il rapporto tra Dioniso e il cibo
e in particolare il vino che lo aiuta
nelle sue imprese più temerarie, è la
Michelangelo Merisi da Caravaggio - Bacco - 1596-1597 -olio su tela - Firenze, Galleria degli chiave di lettura di tutta la vita del dio
Uffizi
dell’ebbrezza.
Per ordine di Era, Dioniso viene catturato ancora giovane
dai Titani che lo fanno a pezzi e lo mettono a bollire in
un calderone. Lo fa resuscitare nonna Rea e lo alleva il
fratellastro Ermete, dopo averlo trasformato per ragioni
di sicurezza in un capretto.
Ed è proprio nella grotta del monte Nisa, dove si nasconde nutrendosi di miele, che Dioniso inventa il vino,
motivo per cui si merita da allora eterna riconoscenza.
Braccato da Era, che lo riconosce nonostante l’aspetto effeminato derivante dall’educazione ricevuta dalle Ninfe,
Dioniso fugge prima in Egitto e poi in Libia, dove conosce le Amazzoni.
Arriva fino in India e introduce l’arte della vinicoltura anche lì. Già perché, a dispetto della sua nomea di edonista
bevitore, nella mitologia Dioniso è un gran lavoratore:
fonda città, promulga leggi e, solo quando torna in Europa e si stabilisce a Tebe, dà inizio ai festini promiscui
che da lui prendono il nome.
Sebastiano Ricci - Zeus e Semele - 1695 ca - Firenze, Galleria degli Uffizi.
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A cura di Willy Pasini
Nel corso di una di queste feste, Dioniso incontra la bella Arianna, appena
abbandonata da Teseo, che sarà poi la sua sposa. Ed è solo dopo che il suo
culto si è esteso fino ai confini del mondo allora conosciuto, che Dioniso
ascende al cielo dove ancora risiede alla destra di Zeus tra le dodici grandi
divinità.
Inutile dire che la sua storia è una metafora che spiega il diffondersi della
coltivazione della vigna in Europa.
E le rappresaglie di cui il dio è più volte vittima altro non sono se non il
riflesso mitologico dell’opposizione dei Conservatori agli effetti inebrianti
del vino. Nel ruolo di intermediario tra natura e cultura, Dioniso apre le
porte alla socialità: in qualunque epoca e luogo, si ricorda così che l’alcol
eccita gli istinti sessuali ma aiuta anche la verità: scioglie le lingue e lega
i corpi. Benefico se consumato con moderazione, il vino produce invece
violenza quando se ne abusa.
Con ardore canta Alfredo nella Traviata: “Libiamo nei lieti calici che la bellezza infiora e la fuggevol ora si inebri a voluttà”. Risponde però Violetta:
“Tra voi saprò dividere il tempo mio giocondo. Tutto follia è nel mondo ciò che
non è piacer”.
Questa è la differenza tra alcol e alcolismo: l’alcol è un piacere raffinato
della vita mentre l’alcolismo è una malattia che dà dipendenza.
Satiro tiene in braccio Dioniso bambino, marmo, copia Romana del II secolo
a.C. da un originale greco di Lisippo (ca.
300 a.C.), Roma, Musei Vaticani.
Tiziano - Bacco e Arianna - 1520,1523 - olio su tela - Londra, National Gallery
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Medicina
Il piacere al femminile
La salute sessuale ha affiancato alla visione della medicina orientata verso la
prevenzione o cura delle malattie e del dolore un nuovo concetto che è la tutela
del benessere e del piacere.
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entre nel passato la donna era considerata
più uno strumento per il piacere maschile, oggi ha conquistato il diritto a vivere
ed esprimere in prima persona il suo piacere sessuale.
Per far luce su come l’universo femminile si rapporti con i vari aspetti di questa
importante conquista, ho ideato e coordinato in collaborazione con l’Associazione
Italiana Sessuologia Psicologia Applicata
(AISPA) presieduta dal Prof. Willy Pasini
una ricerca denominata erosfem, rivolta a
donne in età compresa tra i 20 e i 45 anni,
della quale disponiamo i dati preliminari
relativi ai questionari anonimi compilati
dalle prime 300 partecipanti.
Di solito si fanno riferimenti a studi di origine anglosassone e visto che il campione
di questa ricerca è invece tutto italiano
proviamo a sbirciare e commentare alcuni
dei risultati emersi.
L’80% delle intervistate dichiara di masturbarsi e la maggior parte di esse ha cominciato a farlo prima dei 14 anni. Quasi il 90% di esse riferisce di raggiungere
sempre o quasi sempre l’orgasmo stimolandosi i
genitali in un tempo compreso tra i 2 e i 5 minuti.
Siamo ben lontani dalla visione del passato che
dipingeva la donna come disinteressata al piacere
fisico, inibita da tabù socioculturali e con tempi
di risposta sessuale molto più lunghi dell’uomo.
Questi dati ci danno conferma che le nuove donne hanno saputo recuperare un importante rapporto di confidenza con il proprio corpo, che si
dedicano all’esplorazione delle sensazioni ad esso
correlate e che in buona parte hanno saputo rimuovere quelle inibizioni psicologiche frutto di
una cultura ad impronta maschilista. Libere non
solo di fare, ma anche di pensare.
Un 60 % di esse riferisce infatti di utilizzare l’immaginario sessuale come strumento capace di facilitare ed intensificare l’acme del piacere. Possiamo
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anche aggiungere libere di giocare con il proprio
corpo, visto che 4 su 10 affermano di aver provato ad utilizzare i sex toys (vibratori, dildo, etc… )
durante l’autoerotismo.
E nei rapporti con il proprio partner? Le cose vanno diversamente; emerge una maggior difficoltà a
raggiungere l’orgasmo quando non è la donna a
stimolare i propri genitali ma è il proprio compagno a farlo.
Quali sono le motivazioni correlate a questa difficoltà? Nella maggior parte dei casi viene riferita
una incapacità ad abbandonarsi alle sensazioni
che ci fa capire quanto sia importante per una
donna un rapporto di profonda fiducia nei confronti del suo uomo per poter liberare gli ormeggi
e navigare nei mari del piacere.
Ma è interessante osservare che in un terzo dei casi
è l’incapacità maschile nello stimolare adeguatamente le zone erogene che rende difficile questa
navigazione. Uomini da educare quindi? Forse,
ma visto che dai dati in nostro possesso emerge
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A cura di Roberto Bernorio - Ginecologo e Sessuologo Clinico
anche una incapacità di lei a spiegare e a chiedere
a lui come le piace essere stimolata, l’attenzione va
posta sull’aspetto comunicativo tra i componenti
della coppia che spesso è ben lontano dall’essere
adeguato e funzionale.
Ma cosa è più importante per il piacere delle nuove donne? I dati parlano chiaro e ci confermano
quello che oramai si pensava fosse solo uno stereotipo: i sentimenti. Lo affermano 7 donne su 10.
Poco valore invece per le dimensioni del pene,
importanti in modo significativo solo per 1 donna
su dieci. Quante preoccupazioni inutili, possiamo
dire, affollano le menti degli uomini che si illudono di poter misurare con il righello la loro capacità di far provare piacere ad una partner.
Utilizzare un contraccettivo per poter programmare la propria vita riproduttiva è oramai una
consuetudine per ognuno di noi, ma se andiamo
a vedere qual è l’impatto dei vari metodi sul piacere femminile scopriamo che Il coito interrotto
ed il preservativo lo riducono significativamente;
più del 40% delle donne riferisce infatti un peggioramento della propria funzione sessuale correlata all’utilizzo del condom. Sappiamo quanto tale
strumento sia importante per la prevenzione delle
malattie a trasmissione sessuale; capire che le reticenze verso di esso non sono solo maschili, come
si pensava, ma anche femminili, sarà senz’altro
d’aiuto per adottare nuove e più efficaci strategie
nelle campagne di prevenzione e di educazione
sessuale.
La pillola al contrario risulta essere una preziosa
alleata del benessere sessuale; con una simmetria
inversa rispetto al preservativo
all’incirca un 40% di donne riporta un miglioramento del proprio piacere correlato all’utilizzo
dei contraccettivi ormonali.
Nel 1989 gli schermi cinematografici diffondevano la celebre
scena di un finto orgasmo simulato in un bar interpretato da Meg
Ryan nel film ‘Harry ti presento
Sally’. A 20 anni di distanza la realtà che emerge dal nostro studio
è che più di sei donne su dieci
fingono l’orgasmo e nella maggior parte dei casi lo fanno per
non deludere il proprio compagno. Perché le donne utilizzano la
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simulazione dell’orgasmo così spesso rimane un
mistero, ma qualche chiave di comprensione cominciamo ad averla.
Non è che di base ci sia una difficoltà a raggiungere ciò che viene simulato, basti pensare che il 65%
del nostro campione riferisce di avere più o meno
frequentemente orgasmi multipli. Il problema è
che spesso l’uomo vuole che la propria compagna raggiunga il piacere come e quando piace a
lui e quindi la finzione diventa l’unica possibilità
per farlo contento. Ad esempio solo poco più della metà delle donne raggiunge l’orgasmo durante
il coito senza la stimolazione del clitoride ma gli
uomini continuano ad ignorare questa cosa e considerano normali solo quei rapporti completi in
cui il godimento è simultaneo.
Ciò che in conclusione emerge dalla prima analisi
dello studio erosfem è che la sessualità femminile,
se per alcuni aspetti si è trasformata nel tempo,
per altri mantiene le sue caratteristiche peculiari
che la differenziano da quella maschile.
Il 75 % delle intervistate afferma che la propria
soddisfazione sessuale non è necessariamente legata al raggiungimento dell’orgasmo.
Le donne nuove confermano quindi la loro complessità ed il loro bisogno di integrare gli aspetti
corporei, cognitivi e affettivi della sessualità per
poterla vivere al meglio.
La sessuologia spesso concentra la sua attenzione
sulla periferia, ma le risposte delle donne ci ricordano che, come diceva Woody Allen, l’organo sessuale più importante non sta in mezzo alle gambe,
ma in mezzo alle orecchie.
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Bioarchitettura
Abitare secondo
natura
L’ambiente in cui viviamo incide profondamente sul nostro benessere.
Ecco alcuni accorgimenti per creare una casa “sana” e accogliente
O
gni giorno è sempre più attuale il tema
del benessere legato al costruire e di conseguenza all’abitare. Abitare in una casa
“sana” significa vivere in un edificio bio-ecologico,
cioè pensato dall’inizio alla fine del processo progettuale rispettando l’ambiente attraverso l’uso di
materiali sostenibili.
Questo significa ridurre ai minimi termini l’impatto ambientale come il dispendio di energia e
la produzione di rifiuti, e l’uso di sistemi che impieghino e producano energie rinnovabili come
quella solare. Tuttavia, abitare in modo sano non
significa per forza dover ricostruire da zero la
nostra casa, ma più semplicemente modificare il
Intervenire sull’involucro interno dell’edificio
Bisogna quindi fare presente che il benessere in
architettura può essere inteso come Comfort e,
nella sua accezione negativa, Discomfort, definendo in tal modo i concetti di piacere e fastidio
indotti dalle condizioni ambientali.
Il Comfort può essere analizzato sotto diversi punti di vista in base ai sensi utilizzati dagli
individui: comfort acustico, riguardante senso
dell’udito; comfort visivo, riguardante il senso
della vista; comfort termico, riguardante il senso
criostesico, capace di rivelare le perdite e i guadagni di calore attraverso una qualsiasi area della
pelle mediante cellule sensibili distribuite sulla
pelle del corpo.
Accorgimenti per migliorare il comfort
acustico, visivo e termico
proprio comportamento verso l’intorno attraverso
semplici gesti quotidiani che possano fare ristabilire con lo spazio sensazioni di armonia, equilibrio e piacere, come un attento ricambio d’aria
all’interno degli ambienti, o attraverso una più accorta disposizione dei mobili e dell’uso del colore,
attraverso l’applicazione di dottrine occidentali e
orientali, come ad esempio il Feng Shui, tale da
rendere l’ambiente più accogliente.
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Sistemi molto semplici per migliorare il comfort
acustico sono ad esempio l’uso di tende, tappezzerie e tappeti o moquette naturali in lana che
hanno proprietà fonoassorbenti.
Per quanto riguarda il benessere visivo è invece
importante avere un’illuminazione diffusa negli
ambienti che varia d’intensità a seconda delle attività che si svolgono.
Al fine di rendere gli ambienti confortevoli anche
dal punto di vista termico è importante prevedere un sistema di riscaldamento e raffrescamento
che mantenga una temperatura costante affinché
l’escursione termica tra interno ed esterno non
sia eccessiva.
Disposizione dell’habitat secondo
il Feng Shui
Il Feng Shui è un’antica arte cinese che insegna
a disporre il proprio habitat (abitazione o ambiente di lavoro) in modo da essere in armonia
con la natura, per raggiungere benessere e salute.
novembre 09
A cura di Elena Soldati
Secondo il Feng Shui tutti gli elementi che compongono la nostra abitazione hanno un continuo
interscambio con noi, ogni parte della nostra casa
rappresenta una parte di noi nella vita. Quest’arte, attraverso delle piccole modifiche nella nostra
abitazione, come lo spostamento di un mobile, ci
aiuta a migliorare e vivere in maggiore armonia la
nostra vita.
Intervenire sull’involucro esterno
dell’edificio
Al fine di raggiungere il benessere in architettura
bisogna progettare in modo consapevole, utilizzando al meglio i criteri dell’architettura bioclimatica: solo in tal modo si possono ottenere ambienti
sani, vivibili e che rispettano l’ambiente facendo
uso delle energie rinnovabili e di quei sistemi che
utilizzano al minimo le risorse, senza però limitare gli utenti.
La riduzione dei consumi energetici, negli ultimi
anni, è diventata un imperativo irrinunciabile per
arginare il cosiddetto effetto serra ed i relativi gravi danni sull’ambiente.
E’ stato stimato che gli edifici contribuiscono al
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disastro ambientale con una percentuale del 3050% sul totale delle emissioni di CO (anidride
carbonica). Sia per gli edifici esistenti che per
quelli di nuova costruzione, s’impone quindi
un’attenta analisi che tenga conto di tutte le energie in gioco.
Le nuove tecnologie che vanno affermandosi hanno il fine di migliorare il rendimento delle vecchie
invenzioni senza modificare il servizio reso. Il primo obiettivo è la riduzione di anidride carbonica
negli spazi abitati. I metodi utilizzati per ottenere
migliori rendimenti sono l’orientamento dell’edificio e l’uso razionale dell’energia.
L’orientamento dell’ufficio
La prima fondamentale regola prevede che la facciata principale dell’edificio sia esposta a sud, al
fine di ottimizzare l’irraggiamento. Bisogna limitare il più possibile la dispersione termica progettando muri e tetti ad elevato isolamento termico, utilizzando finestre con una buona tenuta,
e dimensionandole opportunamente in modo da
poter usufruire dell’energia solare intrappolata dal
vetro.
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Un esempio di architettura bioclimatica progettata senza impianto di riscaldamento è il quartiere
di Goteborg in Svezia, dove sono state costruite
case a schiera con pareti costituite da 40 cm di
materiale isolante termico.
Gli edifici sono stati progettati con finestre ampie
a sud costituite da tre vetri, di cui uno basso emissivo e con intercapedini riempite di argon, che
permettono il passaggio della radiazione solare
per il riscaldamento della casa, ed un elevatissimo
isolamento. Il fronte nord è invece caratterizzato
da finestre piccole.
Altro esempio di immobili privi di impianto di
riscaldamento può essere trovato nelle case del
quartiere BedZed (Beddington Zero Energy Development), nella periferia di Londra. Questo progetto rispetto all’altro ha il fronte nord di minor
ampiezza rispetto a quello a sud cosi da ridurre
maggiormente le dispersioni ed evitare che le abitazioni si ombreggino l’una con altra.
L’orientamento degli edifici deve infatti basarsi sul
percorso del sole, evitando di progettare lotti i cui
edifici si ombreggino a vicenda e andando a considerare anche il fattore vento per innescare movimenti d’aria, posizionando le aperture in direzioni
opposte o prevedendo aperture in posizione alta
per creare una circolazione naturale dell’aria.
microturbine per alimentare gli impianti di cogenerazione e di trigenerazione al posto dei motori
a combustione poiché tali macchinari risultano
avere un’efficienza maggiore rispetto ai motori a
combustione, sono più rispettosi dell’ambiente e
consentono un risparmio sulla bolletta energetica.
L’energia solare, virtualmente eterna, è l’energia
pulita per eccellenza. Può essere sfruttata nelle
abitazioni con diversi accorgimenti e tecniche.
Uso intelligente dell’energia
Un metodo efficiente per ottenere il comfort termico sia d’inverno sia d’estate e con il minimo
dispendio di energia elettrica e quindi emettendo
la minima quantità di CO, è la “ micro - cogenerazione”. Questo sistema permette di alimentare
le case unifamiliari, i condomini e i piccoli edifici
del terziario aumentando il risparmio economico
e il benessere ambientale.
Di solito in un’abitazione sono utilizzati: l’elettricità per l’illuminazione e gli elettrodomestici, il gas
per riscaldare e cucinare. La micro - cogenerazione, attraverso l’utilizzo di un piccolo motore a gas
collegato a un alternatore, permette di utilizzare
il calore di scarto prodotto dai fumi di scarico e
dal circuito di riscaldamento per alimentare l’impianto di riscaldamento e produrre acqua calda,
facendo meno della caldaia.
Successiva alla micro - cogenerazione e più sofisticata è la “ trigenerazione” , cioè la generazione
combinata di elettricità, calore e freddo. Infine
un ulteriore passo avanti è quello di utilizzare
20
Collettori Solari Termici
Lo scalda-acqua solare, brevettato nel 1881, è
costituito da tubi saldati su una piastra metallica
annerita, protetta da un vetro e sistemata in un
contenitore termicamente isolato, posizionati sulla copertura dell’abitazione, che riscaldati dal sole
mantegono calda l’acqua che li attraversa. Questo
sistema negli anni ’50 si è diffuso tanto in Grecia
da diventare un fenomeno culturale, con il vantaggio di non inquinare.
novembre 09
Collettori Solari Fotovoltaici
Le celle fotovoltaiche hanno la capacità di convertire l’energia solare in elettrica ed il vantaggio
di poter essere posizionate ovunque, anche dove
l’energia elettrica è scarsa e non esiste una rete
elettrica, sono utilizzate ad esempio per: fari, boe
galleggianti, ripetitori televisivi e telefonici, scambi delle linee ferroviarie.
Le abitazioni possono quindi diventare produttori
di energia attraverso l’utilizzo dell’elettricità, del
calore e del freddo prodotto da collettori solari
termici o fotovoltaici posizionati sulle facciate e
sui tetti. Sia d’inverno sia d’estate, sia per riscaldare sia per raffreddare, si produce aria calda in
eccesso che è espulsa nell’ambiente aumentando
il calore complessivo nell’ambiente esterno.
La soluzione a questo fenomeno è la produzione dell’aria fredda tramite energia solare raccolta
dai collettori solari termici o fotovoltaici, che non
comporta l’aumento della temperatura della città.
Coperture verdi
Le coperture verdi sono “tetti” che prevedono la
presenza di terreno coltivato sovrastante la parte
strutturale. Queste coperture hanno diversi vantaggi dal punto di vista del risparmio energetico
e del riequilibrio tra città e natura. Le coperture
verdi hanno i seguenti benefici:
• Favoriscono il mantenimento del microclima
presente nella zona in cui sono installati,
consentendo la proliferazione dell’avifauna.
• Giovano alla sottostante struttura di copertura
proteggendola dagli agenti atmosferici
e rallentandone il degrado,
novembre 09
• Aiutano a diminuire l’inquinamento acustico,
a ridurre l’escursione termica inverno-estate
e favorisce l’abbattimento delle polveri volatili
grazie alla presenza della copertura terrosa
e della vegetazione,
• Regolano il deflusso delle acque meteoriche
grazie alla capacità idrica del terreno e in caso
d’incendio rallentano la propagazione del fuoco.
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Design
La luce come fattore
di benessere e di bellezza
©Remy Gindroz
“L’arte delicata ed indispensabile di padroneggiare la luce e di farne l’alleata di
ogni opera architetturale” è l’idea principale di Michele Dalla Favera
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novembre 09
A cura di Willy Pasini
Michele Dalla Favera
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23
D
luminazione diventano sempre più sofisticati ed
efficaci.
La luce che illumina una grande facciata o una
semplice tavola imbandita o un quadro, può diventare sempre più mirata. La carezza della luce
rivela la verità e l’autenticità dell’oggetto.
I monaci cistercensi avevano capito l’importanza
della luce e la utilizzavano per degli obiettivi sacri. Il raggio di sole che penetrava in una chiesa
non entrava per caso, perché loro avevano calcolato le dimensioni e gli angoli di luce perché
sostenesse la Fede dei fedeli.
Oggi la luce è ancora di più sorgente di bellezza
e raffinatezza quando è usata come una carezza
dolce e delicata dice Michele Dalla Favera.
©Remy Gindroz
ice che la qualità della luce è sempre
più importante della quantità. Si crede
che bisogna avere la quantità di luce per
leggere un libro o per mangiare a tavola. Questa
luce non deve essere immaginata come un insieme uniforme, ma come dei raggi di luce che devono equilibrarsi per creare una certa armonia.
È la qualità della luce che assicura l’atmosfera di
una residenza o di un ufficio e di un museo. La
concezione della luce per Dalla Favera non si immagina alla fine di un progetto architetturale.
Bisogna pensare il fenomeno luce e integrandolo
inizialmente all’opera architetturale.
Grazie alle nuove tecnologie che permettono una
potenza di luce e una longevità, i sistemi di il-
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novembre 09
©Corinne Quendet
Michele Dalla Favera
©Corinne Quendet
Originario di Campione d’Italia è stato all’inizio designer e da 15 anni artista della
luce. Passa da un’opera all’altra mettendo in evidenza con la luce le caratteristiche
dei musei, dei castelli, degli uffici o degli oggetti particolari come i quadri.
Per esempio la facciata di Patek Philippe a Ginevra (foto a lato), il museo Rath a
Ginevra, il castello di Nyon e varie chiese tra cui la cattedrale di Losanna. All’interno
delle case mette in evidenza quadri preziosi dove la direzione e l’intensità della luce
dipendono da dove il quadro è visto.
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Bellezza
Pascal
il genio
maestro
Pascal confessa di aver sempre avuto
una propensione per il trucco sin dalla tenera età, quando ancora bambino
si divertiva a rubare dai cassetti delle
specchiere, rossetti e ciprie delle proprie sorelle.
N
ella vita professionale Pascal si ispira ad un particolare Maestro e Genio “Leonardo da Vinci”, per
il quale nutre ammirazione e dedica notevoli studi.
La concentrazione sulle opere pittoriche del “Suo Leonardo”, cosi come Lui ama dire, gli permettono di approfondire lo studio delle luci ed ombre, ed è proprio davanti al quadro più famoso “La
Gioconda” che egli inventa il trucco correttivo personalizzato.
Il suo talento nel trasformare e correggere con il Make Up, gli fanno ottenere il riconoscimento più
ambito nella carriera di ogni visagista, cioè la vittoria del campionato mondiale.
L’Illustrissimo maestro Jean D’Estree, gli conferisce il premio il 15 Aprile 1973, questo sarà solamente
il punto di partenza, per un uomo che cambierà il
modo di vivere la bellezza.
La creazione di una propria linea di prodotti di
Make Up e la fondazione di una propria azienda
cosmetica, sono delle tappe intermedie che vedranno una rapida ascesa del Maestro Pascal, nel
mondo dello spettacolo.
Molte Star del Jet Set, trà le quali Madonna, Monica Bellucci, Francesca Rettondini, Adriana Volpe,
Valeria Marini Carmen Russo, Lory Del Santo, ecc.
sono truccate da Pascal in persona.
Pascal Frese e la sua filosofia
Il nome di Pascal Frese, creatore del trucco correttivo personalizzato, è legato a doppio filo ad un
prodotto make up straordinario e da lui stesso ideato: il Lifting Color.
Sarebbe tuttavia riduttivo affermare che il maestro
Pascal impone semplicemente nuove tendenze e
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novembre 09
A cura di Pascal Frese
stili. La sua filosofia si differenzia infatti dai normali canoni dell’estetica poiché promotrice di una
bellezza che è la fusione della cosmetica e la farmaceutica: la cosmeceutica “Hanimaderm®”.
Nei suoi laboratori di ricerca, presso l’azienda che
porta il suo nome, produce linee cosmetiche e
make-up all’avanguardia e dalla provata efficacia
per arrivare alla realizzazione di prodotti di bellezza realmente curativi.
L’obbiettivo del Maestro d’immagine è realizzare
ciò che ogni donna desidera: estrarre dall’anima
la parte più bella di se, mediante l’espressione di
uno stile personale ed enfatizzando quelle caratteristiche che rendono unica ogni donna.
Questa sicurezza si ottiene promuovendo la convinzione che la vera bellezza deve essere parte
integrante della propria personalità, un cammino
che si distingue dalle semplice finzione - applicazione di un fondotinta o altro prodotto - per arrivare alla ricerca della bellezza in senso assoluto.
Una cura vera di se dall’interno.
E se tutte le anime come stelle fiorissero...
Il nome Pascal Firenze da sempre concretizza nei
suoi prodotti l’immagine della bellezza che deve
essere posta in risalto in ogni essere donna.
Il credo nella bellezza, proprio del Maestro
d’immagine Pascal si riflette nel corso degli anni
nell’ideazione e creazione dei propri prodotti.
L’azienda situata nel comune Vinci, noto per avere
dato i natali al Genio Leonardo, si estende su una
superficie di oltre 5.000 mq. suddivisi in reparti
produttivi, organizzativi e di rappresentanza.
novembre 09
Il Gruppo Pascal Firenze si compone delle seguenti divisioni:
• Hanimaderm® Dermocosmetica e Cosmeceutica
• Pascal Prodotti Professionali Make Up
• Hanimaderm® Engineering Soluzioni
e macchinari per centri estetici.
• Dermo P Linea Dermopigmentazione
• Scuola di Estetica Pascal Firenze
• Pascal Espana - Via Rodena XXI.
• Pascalshop.com - vendita online.
I prodotti professionali assolutamente innovativi,
di superiore qualità nei campi Make up, Cosmetica, Cosmeceutica e Macchinari.
Il proprio fondatore il Maestro Pascal, è l’anima
ed il cuore dell’azienda stessa, il suo genio creativo, che praticamente si traduce in prodotti di
protezione alla bellezza, cosi come ama definire le
sue creature.
Il fiore all’occhiello dell’azienda Pascal è senza
ombra di dubbio, il Lifting Color®, Fondotinta
compatto, brevettato, resistente all’acqua, unico
nel suo genere, inimitabile.
Le caratteristiche intrinseche del prodotto nonchè
la speciale formulazione lo pongono al disopra
dell’eccellenza.
Per esaudire le numerose richieste da parte delle
consumatrici finali, da oggi l’azienda Pascal distribuisce i propri prodotti anche on line tramite il
proprio e-commerce: www.pascalshop.com.
Pascal per la vita nell’Hanima dell’essere
in bellezza...
(P.Frese)
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www.pascalshop.com
Hanimaderm Cosmeceutica: la parte più profonda
della tua bellezza.
L’invecchiamento della pelle del viso è reso evidente dalla comparsa delle rughe. Questo naturale
processo fisiologico è esacerbato da fattori esterni come l’esposizione ambientale e le abitudini
di vita. Per cercare di ritardare l’invecchiamento
cutaneo si deve, quindi, agire su più fronti, contrastando da una parte il degrado dell’elastina, del
collagene e dell’impacchettamento della matrice
lipidica della cute e dall’altro proteggendo la pelle
dalle aggressioni esterne (radiazioni, inquinamento, radicali liberi, ecc).
Negli ultimi anni la ricerca dermatologica ha sottolineato come la comparsa delle rughe sia accentuata anche dalla ripetizione degli stessi movimenti,
dalla mimica facciale e come sia possibile intervenire per minimizzare questo meccanismo.
ESAPEPTIDE + LIFTING è la linea che i laboratori
di ricerca PASCAL FIRENZE hanno messo a punto
per contrastare i segni del tempo. Utilizza principi
attivi di provata efficacia e principi attivi di nuova
invenzione, come Hexapeptide-3. Questa molecola, formata da aminoacidi naturali, è in grado di
competere con il complesso SNARE (SNAp REceptor), implicato nel meccanismo del rilascio dei
neurotrasmettitori responsabili della contrazione
di muscoli mimici facciali. La destabilizzazione del
complesso SNARE attenua la contrazione muscolare prevenendo l’ormazione delle rughe di espressione. Inoltre, Hexapeptide-3 si è dimostrato efficace nel contrastare la sovrapproduzione di catecolamine, molecole responsabili della formazione
30
di rughe e leggere linee di espressione. L’efficacia
di hexapeptide-3 è stata dimostrata da test in vitro e test in vivo.
L’azione antiage viene supportata dall’utilizzo di
filtri solari, dalle vitamine A ed E, dall’allantoina,
dal coenzima Q10 e dalle ciclodestrine.
Completano la formulazione particolari estratti
vegetali ad azione calmante, lenitiva e drenante
quali amamelide, camomilla, calendula, tiglio,
malva, escina, acido glicirretico, bisabololo.
Come risultato il viso appare subito più giovane
e vitale, le rughe di espressione meno evidenti, la
pelle più idratata, tonificata luminosa.
ESAPEPTIDE + LIFTING è più di tutto quello che
hai sempre desiderato per la tua pelle:
• più idratazione (acido jaluronico, allantoina)
• più nutrimento (olio jojoba, olio avocado,
olio mandorle dolci)
• più protezione (filtri solari, vitamina E)
• più energia alle cellule (coenzima Q10)
• più luminosità (estratti vegetali)
• più drenaggio (estratti vegetali)
• più compattezza (estratti vegetali, vitamina A,
allantoina)
• più effetto lifting (ciclodestrine,
Hexapeptide-3).
HEXAPEPTIDE-3 è stato clinicamente testato,
utilizzando un campione di 30 donne, alle quali
sono stati applicati il prodotto due volte al giorno
per 6 settimane.
Il risultato del trattamento, evidenziato nelle figure
sottostanti, è stato determinato dall’azione sinergica di Lifting Color e Hanimaderm Cosmeceutica.
novembre 09
Medicina
Infertilità e procreazione
medicalmente assistita:
riflessi psicologici, relazionali e sessuali
La coppia, un tempo “fattore di stabilità” socio-economica e morale, si regge oggi
su “fattori di felicità” cioè sulla qualità della relazione, che si traduce in piaceri
condivisi: eros, realizzazione di entrambi e condivisione di progetti.
L
La stabilità della coppia dipende dalla coesistenza di tre elementi essenziali che rappresentano i lati di un triangolo, possibilmente equilatero: la passionalità (desiderio, intesa
sessuale e piacere erotico condiviso), l’intimità
(comprensione, stima, confidenza, condivisione,
complicità e affetto) la progettualità (che significa
creatività sia in termini biologici che psicologici,
condivisione di progetti e obiettivi comuni, avere
dei figli).
La coppia solitamente ritiene scontata la propria
capacità procreativa.In realtà il 10-15% delle coppie ha problemi di infertilità. La scoperta dell’infertilità mette in crisi non solo i due partner sin-
32
golarmente, ma la coppia. La maggior parte degli
studi, dopo una diagnosi di infertilità, documenta nelle donne un maggior disagio psicologico,
ansia, depressione, perdita dell’autostima, minor
soddisfazione per la propria vita complessiva rispetto agli uomini. Questa differenza di risposta
può portare a una reciproca incomprensione e
minare lo spirito vitale della coppia.
L’infertilità è uno stato di sofferenza acuto che
investe tutti gli ambiti esistenziali umani e mina
profondamente il caposaldo dell’identità maschile, cioè la capacità di riproduzione intesa come
potenza sessuale e l’identità femminile, per la negazione dell’esperienza della maternità.
novembre 09
A cura di Giuseppe Mori - Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Nell’uomo si riscontrano: sentimenti di inferiorità, di inadeguatezza e di incompletezza; timore della perdita del prestigio sociale; tendenza a
mantenere il segreto soprattutto verso la famiglia acquisita.
La ferita narcisistica insanabile della diagnosi
di infertilità, percepita come “impotenza”, può
portare l’uomo a un aumento smisurato degli
impegni sociali e lavorativi e a un desiderio di
conferma della propria virilità che lo spinge a
una attività sessuale frenetica e promiscua.
Nella donna si osservano: rimuginamento ossessivo, elaborazioni angosciose, maggior difficoltà
per ciò che riguarda il ruolo sociale, sensi di
colpa per la propria infertilità come offesa verso
il partner, tendenza alla chiusura e alla rigidità,
invidia verso la gravidanza delle altre donne.
La donna tende inoltre a esasperare gli atteggiamenti materni verso il partner, adottare soluzioni di vita nel volontariato o nell’assistenza come
surrogato alla propria maternità impossibile.
L’infertilità può inficiare la sfera della comunicazione e dare luogo a una condizione di conflitto
e di isolamento sociale e può esacerbare o innescare ex-novo conflitti individuali e di coppia.
Si modificano i rapporti di forza nella coppia e
la persona fertile della diade può diventare ostile
verso il partner, responsabile della impossibilità
di poter esprimere la propria fecondità.
In alcune coppie l’infertilità fisica si trasforma
in fertilità psichica attraverso un meccanismo di
sublimazione: in alcuni casi intraprendono il
percorso dell’adozione mentre in altri la situazione emotiva di continua tensione e frustrazione può concludersi con la decisione della separazione.
Alcuni studi hanno dimostrato un miglioramento del livello di comunicazione e intimità nella
coppia con un maggior investimento sul partner, come se l’impossibilità di diventare genitori
e l’aver perso il bambino immaginario, stimoli la
ricerca di risorse interiori capaci di creare una
complicità che aiuti entrambi a superare la frustrazione.
Per superare questo trauma narcisistico è necessario innanzitutto accettare il problema, far
fronte alle pressioni sociali, rielaborare il lutto
rispetto alla perdita dell’ideale di sé e della propria immagine corporea, riflettere sull’importanza della genitorialità.
novembre 09
L’infertilità influenza significativamente
la sessualità.
Nella donna può comportare: diminuzione del
desiderio sessuale, diminuzione dell’eccitazione
(difetto di lubrificazione), vaginismo secondario,
dispareunia (dolore alla penetrazione), anorgasmia secondaria, disturbo da avversione sessuale.
Nell’uomo può comportare: diminuzione del desiderio sessuale, diminuzione della frequenza dei
rapporti,indice della diminuzione della soddisfazione sessuale, disfunzione erettile, ansia di prestazione, aumento della sessualità.
Nella sessualità di coppia può comportare: disritmia sessuale, desessualizzazione reciproca del
partner, comunicazione difficile o distruttiva, linguaggio del corpo rigido e distante, attività autoerotica come ripiegamento narcisistico ed espressione di conflittualità e ostilità nei confronti della/
del partner.
Le attuali tecniche di Procreazione
Medicalmente Assistita (PMA) sono:
• IUI (intrauterine insemination:
inseminazione intra-uterina
artificiale omologa ed eterologa)
• GIFT (gamete intrafallopian transfert:
trasferimento dei gameti nella tuba)
• ZIFT (zigote intrafallopian transfert:
rasferimento dello zigote nella tuba)
• FIVET (fecondation in vitro and embryo
transfer: fertilizzazione in vitro
con embrio transfert)
• ICSI (intracytoplasmatic sperm
injection: fertilizzazione intra citopla smatica)
Le probabilità di successo per ogni tentativo non superano il 15%-20%, mentre alla
conclusione del ciclo terapeutico arrivano
al 50%.
L’infertilità, dovuta in egual percentuale all’uomo
e alla donna (40 %) e nel 20 % a cause miste, ha
un’eziopatogenesi variabile: nel 5-15% è attribuibile a cause psicologiche, nel 5-7% a cause sessuali, al 60-80% a cause organiche e/o funzionali e
nel 10-15% dei casi a causa sconosciuta.
Il percorso di riproduzione assistita, con le sue
procedure complesse, l’alta frequenza dei controlli e l’attenzione ossessiva ai propri processi corporei, ingenera paure e tensioni, esaspera l’attesa e
33
sottolinea ad ogni tentativo fallito la perdita simbolica o reale di un figlio.
Dopo un tentativo fallito di PMA si registra spesso
un peggioramento della depressione,
dell’ autostima e fiducia in sé e circa il 13% delle
donne riferisce ideazioni suicide dopo un insuccesso.
In seguito al fallimento del trattamento l’umore
delle coppie vira verso sentimenti di rabbia, depressione, tristezza. A volte, l’esperienza di ripetuti fallimenti dà inizio al processo di elaborazione
del lutto e alla accettazione della realtà, nella convinzione di aver fatto tutto il possibile.
Nell’inseminazione artificiale eterologa i dubbi e
le fantasie si moltiplicano in rapporto all’intru-
34
sione di un terzo estraneo, il donatore anonimo,
come vettore di fertilità, vissuto dall’uomo infertile come una figura a volte benevola, a volte persecutoria e onnipotente.
Le dinamiche inconsce riguardanti l’angoscia di
castrazione, i conflitti edipici, la vergogna, indotti nel partner maschile dal donatore, necessitano
di una profonda elaborazione, al fine di prevenire ambivalenze, sensi di colpa e di inadeguatezza
verso il nascituro.
A causa dell’insostenibile stress psicologico la consulenza psico-sessuologica è parte integrante del
trattamento dell’infertilità per valutare la presenza
di eventuali componenti psicogene e riconoscere
e trattare l’infertilità da cause sessuali.
novembre 09
La consulenza ha il compito di identificare le
coppie più a rischio per l’insorgenza di patologie
psichiche e/o sessuali, selezionando l’intervento
più appropriato, ridurre l’ansia, il sentimento di
solitudine e perdita di controllo sulla situazione
esperita dalla coppia, esplorare gli aspetti emozionali, affrontare i problemi collegati con la PMA e
l’eventuale fallimento.
Il periodo di maggior fertilità nella donna è fra i 18 e i 31 anni.
Il ritmo biologico non segue il legittimo
diritto della donna alla carriera scolastica, alla realizzazione lavorativa ed economica, alla affermazione sociale.
COPPIA E INFERTILITA’ NELLE CULTURE E NEL TEMPO
ANTICHE CULTURE MEDITERRANEE
La religione e il sistema sociale erano fondati sul matriarcato e vigeva la poliandria.
ANTICO EGITTO
La donna può scegliere il coniuge. L’infertilità e l’adulterio sono causa di divorzio che può essere
richiesto da entrambi i coniugi.
MONDO ETRUSCO
La donna gode di maggior considerazione e
di un’esistenza più libera delle contemporanee greche e romane. In famiglia non sono
banditi l’affetto e l’intimità.
MONDO GRECO
I rapporti coniugali sono finalizzati alla procreazione, spesso privi di piacere condiviso.
L’infertilità e l’adulterio sono causa di divorzio.
Il sarcofago degli Sposi esposto al Louvre di Parigi
MONDO ROMANO
Il matrimonio non prevede necessariamente amore ed erotismo; la donna è destinata al matrimonio, alla gestione della casa e alla procreazione. L’infertilità e l’adulterio può essere causa di
divorzio.
EBRAISMO
Nella tradizione ebraica l’uomo poteva avere concubine e la vedova doveva sposare il fratello o il
parente più stretto del marito per continuare la stirpe. L’infertilità femminile prevedeva il ripudio
e l’adulterio femminile veniva puntio con la lapidazione.
Al giorno d’oggi l’adulterio non è previsto e la PMA è possibile con gameti dei coniugi
CRISTIANESIMO
Non sono accettati poligamìa, adulterio e divorzio; nell’ottica della parità uomo-donna la sessualità è disgiunta dalla procreazione. La PMA è possibile con gameti dei coniugi e non tramite
ovodonazione o fecondazione eterologa.
ISLAMISMO
Nella religione islamica è ammessa la poligamia e l’adulterio è punito con la lapidazione. Attualmente la moglie può inserire nel contratto di matrimonio la clausola della monogamìa e può
chiedere il divorzio.
La Procreazione Medicalmente Assistita è possibile tramite ovodonazione
novembre 09
35
Medicina
Tumore al seno,
l’importanza della
prevenzione
L
Parlando di “benessere” immediatamente evochiamo uno stato di armonia, che
non è solo assenza di malattia, ma che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, emotivi, mentali, sociali e spirituali.
a parola “cancro” invece richiama alla nostra mente immagini tristi di interventi chirurgici e terapie invalidanti. Ad una lettura
superficiale quindi il binomio cancro del seno e
benessere può sembrare solo una contraddizione
di termini. Ma allora cosa può unire due mondi
apparentemente così lontani? Visto che
noi temiamo quello che non conosciamo, chi ci può venire in aiuto se non “la
scienza”?
La comprensione da parte del medico dei
primi passi della formazione tumorale,
di come si riescono a bloccare proteine
potenzialmente pericolose e conseguentemente fornire al paziente tecniche diagnostiche sempre più sofisticate e farmaci sempre più selettivi con meno effetti
collaterali. Nell’informazione è l’onestà
che risulta essere un’arma vincente e
qui il riferimento è all’uso ed abuso che
spesso si fa del termine “prevenzione”.
La prevenzione è primaria quando è volta ad eliminare le cause dell’insorgenza
del tumore quali il fumo, l’eccessivo
consumo di grassi ecc.
E’ secondaria, invece, quella che in presenza di lesioni pre-cancerose le identifica e le rimuove. In alcuni organi può
essere molto semplice, come nel colon ci
può essere la rimozione di un polipo per
evitare l’insorgenza del tumore oppure
nel collo dell’utero quando si opera su
una lesione pre-cancerosa che nel tempo
avrebbe potuto evolvere in carcinoma.
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Per il “seno” il discorso è più complesso, purtroppo per la conformazione anatomica è un organo
difficilmente esplorabile e le attuali tecniche diagnostiche utilizzate per la “prevenzione” quali la
mammografia e l’ecografia, possono fare solo una
“diagnosi precoce”, certificando qualche cosa che
novembre 09
A cura di Daniele Montruccoli - Professore di Ginecologia e Oncologia
è già in essere, una reazione del tumore al tessuto
circostante. Questa diagnosi precoce, fortunatamente è divenuta sempre più precoce, con il risultato di trovare tumori sempre più piccoli e nelle
fasi sempre più iniziali.
L’età del tumore alla mammella si sta abbassando, c’è un aumento già verso i trent’anni, questo
perché in alcuni pazienti vi può essere una causa
genetica, generalmente associata a una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, che viene trasmesso
dalla mamma alla figlia alla nascita.
Per avere un cambiamento della cellula verso il
fenotipo tumorale bisogna che a livello cromosomico avvengano due mutazioni (casi di cancro
sporadico), oppure una mutazione sola perché la
seconda è stata trasmessa dalla madre (casi di cancro famigliare).
Che cosa succede quando, nella mammella, una
cellula “decide” di diventare tumorale? La produzione di una proteina VEGF (vascular epitelial
grow factor) aumenta e viene inviata fuori dalla
cellula, questo comporta il richiamo di nuovi vasi
(neoangiogenesi) grazie al VEGF. Recenti studi
hanno dimostrato che questa situazione - VEGF
La proteina VEGF
e NEOANGIOGENESI che si trova nel cancro si
può trovare nelle forme di lesioni pre-tumorali. In
base a questi studi sulla formazione di nuovi vasi
sia nel tumore che nei primi passi della trasformazione verso il tumore nuove tecniche diagnostiche
stanno dimostrando la loro efficacia nell’ottica di
effettuare una vera “prevenzione”, queste sono la
Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) e l’Angiotermografia Dinamica (DATG).
La tecnica DATG, è nata sulle ceneri della “vecchia termografia” a contatto grazie agli studi condotti presso il Dipartimento dell’Università di
Fisica Sanitaria dell’Università di Bologna ed a
ricerche della Federazione Mondiale di Ginecologia ed Ostetricia (FIGO). E’ una tecnica ottica,
che non misura “quanto” calore viene emesso dalla mammella o da un eventuale tumore, ma registra un’immagine funzionale che resta costante
nell’ambito della vita della donna, in assenza di
patologia (come un’impronta digitale) e che rileva minime variazioni, evidenziando anche i primi
stadi iniziali della trasformazione tumorale.
Gli altri vantaggi di questa promettente tecnica
diagnostica, già presa in esame anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono oltre l’assoluta innocuità ed una facile ripetibilità, il fatto
che si integra bene con i comuni esami diagnostici
e può essere utile anche per le pazienti giovani,
con seni densi e difficoltosi da esaminare.
Infine un suggerimento per le donne, rivolto soprattutto a chi ha già avuto precedenti in famiglia,
di prenotare sin da giovani una visita specialistica
senologica, utilizzando tutti gli strumenti disponibili (Mammografia, Ecografia, Risonanza Magnetica Nucleare e Angiotermografia Dinamica) in relazione all’età. Una diagnosi precoce può salvare la
vita e aumentare la nostra “quota di benessere”.
Con la parola “sinus” i romani indicavano lo spazio compreso tra le due mammelle, il punto in cui a volte venivano conservati gli oggetti personali e legata la veste. Solo a partire dal XII secolo il termine “seno” diviene
evocativo delle mammelle femminili e quindi di tutte le funzioni implicite in esse quali la maternità, l’estetica,
il costume.
Fin quando comincia ad essere utilizzata in maniera che potremmo dire rivoluzionaria, la parola “seno “ intende
esprimere il rispetto dovuto alla donna e alla sua nobile femminilità.
Per quanto sia più facile fare riferimento alla vita di tutti i giorni, è utile ricordare che esiste una visione storica
del seno. Ai seni “sacri” delle dee, delle donne bibliche, della Madonna, delle sante, subentrano i seni “galanti”
dell’amor cortese.
La rivoluzione porta i seni “politici” dediti alla crescita delle nazioni, mentre i seni “psicologici” ispirano il surrealismo e i seni “commercializzati” spaziano dalla corsetteria alla pubblicità, fino al cyber sex. Nel Medioevo il
seno era considerato “il luogo della follia” e si cercava allora di guarire le donne affette da questo male oscuro
strizzandone le mammelle. E probabilmente questa concezione secondo cui dentro al seno vi è qualcosa di folle
deriva dallo stato emotivo che esso è capace di suscitare.
novembre 09
37
Cultura
Indian beauty
“Occhi immensi, come fiori di loto, allungati fin quasi alle orecchie, sopracciglia
sinuose come liane che oscillano al vento, seni ricolmi e alti, vite assottigliate, fianchi ampi e teneramente esuberanti, vesti e gioielli di sobrietà inimitabile o di fastosa abbondanza…e poi centauri, spiriti-serpente, semidei, guardiani divini…”
38
©Emanuela Cattaneo
D
a dove provengono
questi corpi sinuosi che
come spire di serpente
sembrano levarsi in improbabili
posizioni? Dove nascono queste
forme sensuali, mosse da un’intima e incontenibile agilità?
Sono, queste immagini, umane
o divine? Si muovono sul piano
reale o su quello celeste?
Sospese in una dimensione aerea più che terrena, in una realtà
senza gravità, fuori dallo spazio
e dal tempo, le sculture indiane
rappresentano soprattutto divinità che, concettualmente prive
di fisicità, la acquisiscono tuttavia per rendersi comprensibili
agli uomini.
I corpi sono giovani, flessuosi,
vitali, prorompenti, vibranti,
poiché i modelli ispiratori di
scultori e artisti sono le danzatrici e le cortigiane sacre che
riflettono materialmente un
ideale di bellezza che dal piano
mondano e profano diviene spirituale.
Il movimento della danza, con la sua armonia e la sua grazia, ha quindi la funzione di
rappresentare davanti ai devoti i miti e le
storie degli dèi. Non vi è ricerca ritrattistica,
le figure sono immagini idealizzate, involucri visibili di un contenuto invisibile, poiché
lo scopo dell’arte indiana è quello di reinterpretare la natura per permettere all’osservatore di trascendere l’umano e abbandonarsi
al divino.
Le pareti dei templi di Khajuraho, nel Madya Pradesh (IX / XI sec.), tra i più noti monumenti indiani, vivono di un brulicante in-
Vista d’insieme e un particolare del tempio di Khajuraho (Madya Pradesh India)
novembre 09
A cura di Daniela Bellini
LA DEA DURGA, India, X secolo,
arenaria, H cm 81
COPPIA AMOROSA. India, X secolo, arenaria, H cm 33
©Emanuela Cattaneo
trecciarsi di creature spesso abbracciate nelle più
fantasiose congiunzioni erotiche…corpi di pietra
vivente che illustrano gli innumerevoli accoppiamenti del kamasutra. In questi “templi dell’amore”, la plasticità e la pienezza delle forme esaltano
la gioiosa sensualità delle sculture, che appaiono
novembre 09
come una celebrazione dell’amore fisico e contemporaneamente una sublimazione
del sacro.
I corpi sono ritratti nella posizione a “esse” stilizzata detta
tribhanga (della triplice flessione) in cui torso, fianchi e gambe
sono orientati in direzioni opposte in modo da creare uno straordinario effetto di vitalità.
Il tribhanga, ripreso dall’arte ellenistica del Gandhara ma rielaborato con gusto
indiano, deriva anch’esso dalle danze rituali e
vuole suggerire la danza ideale delle immagini divine che popolano le pareti dei templi.
Già presente, sebbene in modo più contenuto,
nell’arte della dinastia Gupta (IV / VI sec.), la posizione tribhanga diviene, nel periodo medioevale
(IX / XII sec.), un carattere distintivo della statuaria indiana.
Le figure maschili e femminili sono ancora più
slanciate e spesso l’esuberanza delle forme è attenuata da un’atletica flessuosità.
39
©Emanuela Cattaneo
Il seno non è mai accennato o sottinteso ma mostra sempre una prorompente
abbondanza: metafora della fertilità che
perpetua la vita e simbolo dell’allattamento materno che, come il cibo prodotto dalla terra, permette alle creature
di vivere e di crescere.
Gli scultori-creatori indiani mostrano le
figure femminili nell’atto di indulgere a
una vasta gamma di attività, che ovviamente accentuano il loro fascino. Esse
infatti preparano la loro toeletta, si applicano il belletto, si aggiustano un’elaborata acconciatura, suonano strumenti
musicali, evidenziano con la loro presenza leggiadra la fertilità di certi alberi, oppure inseguono scimmiette che per burla
rubano i loro raffinati ornamenti.
Gli scultori sanno come svelare abilmente la dinamica sensualità delle loro BIKSATANA, India, IX secolo, arenaria SHIVA E PARVATI. India, X secolo, arenaria
creature in modo raffinato ma evidente. Ricchi e Lunghe collane imperlate sospese tra i seni celecomplessi gioielli, in contrasto con carni lisce e brano il “movimento” del lungo torso: se la collalevigate, scendono tra le gambe e sulle cosce delle na scorre nella direzione opposta al fianco, genera
danzatrici celesti. Alte cinture enfatizzano i loro un certo ritmo, con il corpo che ondeggia in una
larghi fianchi proprio all’altezza giusta, subito so- direzione mentre gli ornamenti vanno nell’altra. E
pra le gambe e sotto la vita.
che dire delle piegoline sotto il seno o della lieve
sporgenza delle carni che traboccano sui fianchi
dal bordo della sottoveste, degli scorpioni che si
arrampicano sul sari impalpabile della fanciulla
nuda?
La veste, un velo di finissimo cotone, copre solo
la parte inferiore del torso, e come un allusivo
gioco erotico nasconde la nudità e nel contempo
accentua la sensualità delle forme. Il seno è invece
sempre nudo e solo in parte coperto, ma anche
arricchito, di splendidi monili.
Gli artisti indiani privilegiano il basso e l’altorilievo e raramente scolpiscono a tutto tondo. Le
statue, infatti, sono inserite in nicchie o addossate
alle pareti del tempio, spesso hanno molte braccia
che impugnano svariati oggetti rituali, caratteristiche che rendono difficile e complessa l’esecuzione
a tutto tondo e tuttavia la loro prorompente vitalità sembra farle staccare dalla parete.
La straordinaria abilità degli scultori di animare la
pietra sembra l’allegoria di un percorso spirituale, la trasformazione di immagini umane in figure
divine.
Bassorilievo del tempio di Khajuraho (Madya Pradesh India)
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da “Sensualità e distacco nella cultura indiana”
di Giuliano Boccali
novembre
ottobre 08
09
www.cantinemilesi.it
Via Attico, 4 | 25060 Cellatica (BS) | Italia | Telefono & Fax +39 030 277 00 72
Terme
Non solo terme
Acqui Terme ospita uno dei più sviluppati Centri Termali presenti nel nostro Paese, ma un soggiorno in questa splendida cittadina dell’Astigiano, può essere anche
l’occasione per visitare la zona godendosi naturalmente qualche giorno di vacanza
in pieno relax
S
pesso una stazione termale può indicare un
intera cittadina dotata di una o più sorgenti
di acque termali. Di recente il termine "Spa"
si è diffuso per indicare le stazioni termali o in generale aziende che forniscono cure idroterapiche
o servizi di benessere e cura del corpo.
La storia
Il termine deriva direttamente dalla cittadina belga Spa, nota per il potere curativo delle sue acque minerali fin dai tempi antichi. Spa cominciò
42
a svilupparsi nel XVI secolo, quando la nomea di
cui godevano le sue acque favorì il commercio
nella città soprattutto per merito dell'afflusso di
turisti inglesi che frequentavano Spa sin da quel
secolo. Il nome della città è stato assunto a termine generico per il termalismo, inizialmente in
lingua inglese e di seguito in tutti gli altri idiomi
mondiali.
L’etimologia del termine risulta essere tuttavia
molto fantasiosa , come ad esempio il falso acronimo salus per aquam, oppure la contrazione di
novembre 09
A cura di Paolo Quaglia
"espa" (fontana in lingua vallone) e altre numerose
varianti paretimologiche. La passione per le terme
e le cure ad esse associate ha radici profonde nella
storia: è da far risalire all’antica Roma: venivano
usate da tutta la popolazionecome centro di riposo
e socializzazione in principio e furono esportate in
tutte le zone da loro colonizzate.
Le terme oggi
Oggi le aziende Spa offrono non solo trattamenti
termali, balneoterapici e idroterapici ma anche un
ampio ventaglio di servizi (ad esempio massaggi,
sauna, bagni turchi eccetera) per la salute del corpo e della mente.
Le terme dell’impero romano erano degli edifici
pubblici dotati di impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari.
Questi
edifici
possono essere
tranquillamente
considerati
i
precursori degli
impianti attuali
e rappresentavano il principale
centro di ritrovo
delle
antiche
metropoli.
Esistevano due
classi di terme,
una più povera
destinata alla popolazione meno
abbiente e una destinata ai ricchi, dei veri e propri
monumenti o piccole città all'interno della città.
Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde
o dotate di particolari doti curative.
Con il tempo, soprattutto durante l'età imperiale,
si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque
sempre più evolute. Le terme attuali si suddividono in calde e fredde provviste o mancanti di
acqua sulfurea . Spesso il ricovero in questi centri
di benessere necessita di un permesso da parte del
medico di base sebbene molti complessi termali
sono dotati di una o più sale mediche.
Le acque termali sono considerate terapeutiche
per l'apparato respiratorio, mentre i fanghi per le
dermatiti.
novembre 09
Alcuni stabilimenti sono dotati di piscine di acque
termali per la cura dei reumatismi e dolori di origine osteoarticolare.
Acqui Terme
Uno dei casi più sviluppati e funzionanti di cittadine termali nel nostro paese è Acqui Terme. Questa splendida cittadina dell’astigiano di grande
patrimonio storico e culturale, gode di una fonte
termale rinomata per le sue qualità benefiche.
Nel quartiere Bagni, sulla sponda destra della Bormida, si trovano altre sorgenti termali (Lago delle
Sorgenti, formato da sette fonti a 45-55 °C; fontanino dell'Acqua Marcia, circa 20 °C). Qui alla fine
del Quattrocento venne eretto uno stabilimento
termale chiamato Antiche Terme, distrutto nel
XVII secolo da una frana.
L'attuale edificio, ricostruito
nel 1687, fu
ampliato
nel
XIX secolo con
l'aggiunta
di
padiglioni e di
un intero piano. Nei pressi
si trova lo stabilimento termale Regina ed
una vastissima
piscina natatoria costruita nel
1927.
Origine affine alle precedenti hanno le acque ipotermali scaturenti nel comune di Visone dal cosiddetto "Fontanino di Visone", nei pressi della
stazione ferroviaria.
Queste ultime hanno subito però un notevole
raffreddamento durante la risalita (temperatura:
21,8 °C) e una forte commistione con acque sotterranee superficiali. L'altro stabilimento termale risale agli ultimi decenni del secolo XIX ed è
denominato Nuove Terme; è collocato ai margini
del centro storico (sponda sinistra della Bormida),
in Piazza Italia, dove dal 1º gennaio del 2000 si
trovano due fontane monumentali dette "delle
Ninfe" e "delle Ninfee".
Oggi (dal 2009) la ex fontana delle ninfe, non
più attrezzata come tale, pur rimanendo invariata
nella geometria si presenta come un'aiuola ricca di
43
fiori e con all'interno olivi secolari. Questo rinnovamento migliora dal punto di vista estetico e
pratico l'atmosfera di "Piazza Italia" che ora risulta
meno appesantita da gelidi marmi e più aperta
all'occhio del turista
Abbiamo parlato con Paola Corsi direttrice
dell’Hotel Roma Imperiale, che assieme a Talice
Radicati, entrambi di proprietà della catena “Antiche Dimore “, formano l’offerta come centri benessere di Acqui Terme.
Direttore, anzitutto, quanti anni hanno i clienti delle
vostre Spa?
E’ un target molto eterogeneo che va dai 20
anni fino e oltre i 60 , non esiste un’età di riferimento ben definita, essendo l’astigiano oltre ad una zona termale una mèta perfetta per
itinerari enogastronomici in aziende vinicole
top del Piemonte, una su tutte “La tessitora“,
che unisce la qualità del suo ottimo vino ad
un accoglienza in un panorama accogliente.
Quindi non solo, ma anche terme?
Certo soprattutto terme, stiamo lavorando con
molte agenzie di viaggi, nelle principali città italiane offrendo un pacchetto di soggiorno completo
con ingresso alla nostra Spa (dove è presente una
piscina con Sali termali specifica per la Talassoterapia).
Questi pacchetti sono ideali per un regalo o un
week end romantico. In effetti “Roma Imperiale”
risulta essere un piccolo gioiellino in mezzo al
verde e dove potersi rilassare e usufruire di tutti i
confort. Un’oasi a pochi Km da una grande città
(Milano) con una clientela eterogenea legata al relax alle acque termali e alla splendida ubicazione
della cittadina medioevale, dotata di un centro
storico unico nel suo genere, in parte risalente al
XIV secolo .
Venire alle terme quindi in coppia o anche da soli?
In coppia, da soli o in gruppo per un breve periodo o un’occasione speciale, nel centro della
cittadina la fonte a cui andare ad attingere è una
delle più famose del nord Italia, molto rinomata
fino all’inizio del XX secolo. Oggi Acqui vive un
incremento di turismo dovuto anche ai grossi investimenti che la catena per cui lavoro (Antiche
Dimore) ha affrontato.
E riguardo ai servizi offerti dal vostro albergo, cosa
ci può dire?
I servizi sono tutti quelli offerti da una stazione
termale (Spa, beauty farm, massaggi, piscina termale) con la discrezione e professionalità di uno
staff di prim’ordine e a concludere l’offerta ai
nostri clienti non mancheranno certo le attenzioni
e i confort di un hotel superlusso di una qualsiasi
capitale Europea.
Quanta strada hanno fatto i centri benessere che
nonostante o grazie alla recente crisi economica,
rimangono ancora un angolo di serenità e relax a
portata della tasca di un pubblico eterogeneo per
età e disponibilità economiche. Sembra campeggiare una scritta all’ingresso dell’hotel Roma Imperiale, una scritta che dice: “Meglio che a casa vostra!”. Vale la pena di provare.
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novembre 09
Medicina naturale
Un sogno diventato
realtà
Nasce nel cuore della Gallura il Centro Hanuman, uno spazio dedicato alla crescita spirituale atraverso incontri e seminari con maestri e terapeuti
S
ituato nel silenzio della campagna gallurese, nel nord della Sardegna, a 20 minuti dal
mare e dalla cittadina di Olbia, il Centro Hanuman nasce dal desiderio di offrire uno spazio
dedicato a seminari e incontri esperienziali con
Maestri e Terapeuti di diverse culture e filosofie a
chi desidera sperimentare la sacralità della vita e
sviluppare la ricerca interiore.
Il Centro Hanuman propone anche brevi soggiorni sperimentando forme di risveglio del corpo,
pranayama, nuotate, rebirthing, cibo naturale e
riposo cullati dal rumore del vento per nutrire
mente, corpo e spirito in semplicità e armonia accompagnati da Lalla Meregaglia rebirther e ricercatrice
spirituale. Costruito con grande attenzione all’uso di materiali e di tecniche di bio-architettura la struttura mantiene caratteristiche estetiche e ambientali consone alla cultura sarda.
Ecco la storia.
“Perù, maggio 2004. Eravamo in viaggio da una settimana visitando le vestigia dell’antico regno degli
Inca, villaggi, mercatini, partecipando a cerimonie sciamaniche, ascoltando la sera le dolci musiche andine in piccoli ristoranti attorno alla grande piazza di Couzco. Il giorno dopo saremmo andati a Macchu
Pichu. Quella mattina mi svegliai molto presto con le immagini del sogno della notte ancora nitide. Nel
sogno una voce narrante mi indicava in modo non chiaro alcuni elementi per arrivare a realizzare sulla
terra di Telti, in Sardegna, il progetto “di una casa”. Avrei trovato gli aiuti giusti, i soldi non sarebbero
stati un problema .
Le indicazioni mi sorpresero non poco, ma da subito fu chiaro che semplicemente avrei dovuto affidarmi a quanto indicato: questo mi avrebbe condotto alla realizzazione del mio “sogno nel cassetto”: la
costruzione di uno spazio dedicato a seminari,
incontri con Maestri e terapeuti, conferenze per
sviluppare la ricerca spirituale, l’espansione di
coscienza, la sperimentazione di modalità atte a
migliorare la qualità della vita psico-fisica.
Rientrata in Italia andai subito in Sardegna, terra
che amo molto per l’intensità dei suoi paesaggi,
per le sue luci e i suoi colori, per la possibilità
di vivere esperienze ancestrali, vibratorie, taumaturgiche.
Era agosto, e non volendo passare nella casa
sulla spiaggia quel mese così caotico, mi rivolsi
ad alcune amiche di Telti per trovare un rifugio
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novembre 09
A cura di Lalla Meregaglia
nella silenziosa campagna
gallurese, al vento del maestrale.
Teresa, incontrata qualche
anno prima in Kosovo, mi
accompagnò fuori dal paese
e fermò la macchina davanti
a una minuscola casa rivestita di pietra “è isolata, ma
so già che ti piacerà!”.
Tutto fu una sorpresa: il
camino sovrastato da un
soppalco in legno, una piccola veranda, all’esterno un
enorme fico e un gregge di
pecore che pascolavano nel
terreno circostante accompagnate da due cani bianchi molto affettuosi: fu
una vacanza memorabile.
Maria la proprietaria mi prese a ben volere, spesso
mi veniva a trovare, voleva parlare, capire di cosa
mi occupavo, come mai cercavo il silenzio. Avevo
bisogno di riflettere “sul sogno” e sulla sua possibile realizzazione: quella casetta sembrava esserne
il primo mattone.
Una volta le chiesi senza riflettere troppo se la casetta fosse stata in vendita: “no! ma a lei un pezzo di
terra glielo voglio vendere!”
Alcuni mesi dopo quando andammo dal notaio
per firmare l’atto mi guardò “stranita”: “non so bene
cosa è successo, forse lei mi ha stregato, ma io questa
terra gliela dovevo vendere”.
novembre 09
Mi ero affidata, le cose stavano succedendo. Parlai
per la prima volta di tutto questo con Rosi: donna giovane e bella, solare, creativa, sensitiva, una
amica speciale e per di più architetto!
Il sogno decollò e Rosi lo intitolò “metti un fior di
loto sulla terra di Telti”.
Tornammo insieme in Sardegna, terra dove era
nata pochi anni prima la nostra amicizia, convogliammo idee, preghiere, chiedemmo “aiuti” per
questo progetto che non volevamo “per noi” ma
“per tanti”. Durante l’inverno andai come ogni
anno in India, nell’ashram di Babaji in Himalaya.
Passai a salutare Muniraji, il mio maestro spirituale, senza sapere che aveva in serbo una richiesta
importante per me.
Una mattina presto nel giardino della sua casa, facendomi
la “chandan” mi chiese “vuoi
dare la tua esperienza per aiutare
l’ospedale di Chilianaula?” (piccolo villaggio himalayano posto
a 2000 metri di altezza proprio
davanti alla meravigliosa catena
montuosa che divide l’India dal
Tibet).
Non ero affatto pronta a quella
richiesta, e al mio evidente tentennare tuonò con voce ferma
“Remember Lalla, this is Seva!”.
Seva per la filosofia indiana rappresenta il servizio al Divino, un
chiaro invito a vivere un’esperienza di trasformazione
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Il progetto sardo
Capendo l’importanza della richiesta del Guru accettai, e passai nei due anni successivi parecchi mesi
collaborando con l’ospedale voluto da Babaji nel
piccolo villaggio himalayano. Ogni tanto rientravo
in Italia e con Rosi proseguivamo a parlare del progetto di Telti.
Ma altro ancora doveva succedere: improvvisamente
Rosi si ammalò, gravemente. Una mattina di aprile
mi svegliai con un triste presentimento e andai da
Muniraji per comunicargli che avevo deciso di rientrare velocemente in Italia: la mia amica sta morendo, gli dissi.
A luglio Rosi sempre solare e ottimista, con una
capacità così speciale di vivere la sua malattia e di
percepire la sacralità della vita ci lasciò: nel mese di
agosto avrebbe compiuto 44 anni.
Nel corso della sua malattia aveva scritto molto delle sue esperienze e dolcemente aveva preparato un
regalo per ognuno dei suoi amici. A me ne lasciò
uno immenso: era riuscita a presentare in comune
il progetto.
Il centro che avevamo scelto di dedicare ad Hanuman, divinità indiana figlia del vento, aveva ottenuto
la licenza e la costruzione poteva iniziare.
Seguì un periodo di dolore, sconforto, confusione:
non sapevo più se e come proseguire.
Una mattina presto, dopo una notte insonne per
l’indecisione che oramai mi accompagnava, andai a
sedermi in spiaggia, sotto casa.
Meditai in silenzio accompagnata dal leggero rumore
delle piccole onde del mare senza vento, calmai la
mente portando ogni emozione al cuore, decidendo
una volta di più di smettere di tormentarmi per trovare una soluzione e di affidarmi all’esistenza….
Dopo un paio di settimane Sandro, architetto, si
propose di aiutarmi…
A ottobre ritorno in India, all’ospedale
I tempi erano maturi per chiedere a Muniraji il blessing per poter avviare la costruzione: mi feci coraggio, molto coraggio, e posi la mia richiesta spiegandogli l’intento che avrebbe dato significato al Centro
Hanuman.
Con un sorriso pieno di Amore, quel Amore che solo
il Guru sa dare “Go Lalla, go! - esclamò gioioso - e
aggiunse dolcemente: qui puoi tornare quando vuoi, ora
hai il tuo progetto”.
A dicembre la ruspa cominciò a scavare nel terreno
per preparare le fondamenta...
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novembre 09
www.centrohanuman.com
Scheda di Lalla Meregaglia
Rebirther formatasi alla scuola di “Rebirthing ad Approccio Transpersonale” diretta da Filippo Falzoni
Gallerani, inizia il suo percorso di ricercatrice spirituale negli anni 90’ con la permanenza di cinque anni
nella zona arida del nord del Kenya come fisioterapista presso l’ospedale missionario di Wamba.
Continua la sua ricerca approfondendo la conoscenza
di tecniche di equilibrio energetico e di tecniche sciamaniche di varie culture. Dal ’97 annuali frequenze in
india presso l’ashram himalayano di Herakan la portano a contatto con l’energia di Amore del Mahavatar
Shri Shri Babaji e dei Suoi insegnamenti.
Nel 2005 e 2006 trascorre lunghi periodi presso il
Bole Baba Research Hospital di Chilianaula, nell’Uttaranchal, partecipando all’organizzazione delle
varie attività sia del reparto ayurvedico che del dispensario allopatico sotto l’amorevole direzione
del Guru Shri Muniraji.
novembre 09
49
Alimentazione
La tavola del buonumore
Non solo afrodisiaci... oggi sappiamo che ci sono alimenti capaci di influenzare
il nostro umore. Vediamo quali sono e come inserirli correttamente nella dieta
I
l buonumore vien mangiando… Sono numerosi ormai gli studi scientifici che dimostrano
l’esistenza di una stretta correlazione tra alimentazione e stati d’animo. D’altra parte, che il
cibo avesse un ruolo fondamentale per il nostro
benessere psicofisico lo aveva già intuito Ippocrate nel IV sec a.C.: “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo” affermava in tempi
non sospetti. Non c’è dubbio che le nostre scelte
50
alimentari siano condizionate dallo stato d’animo:
sarà capitato a tutti, sotto stress o in un momento
di tristezza, di desiderare qualcosa di dolce, come
un pezzo di cioccolata, o magari un bel piatto di
pasta. Ma la cosa più interessante è che si tratta di
una relazione biunivoca e quindi ciò che mangiamo influenza il nostro umore.
Al di là del valore simbolico o consolatorio che
ciascuno di noi attribuisce al cibo, diverse sostan-
novembre 09
A cura di Milena Passigato
©Emanuela Cattaneo
ze contenute negli alimenti
interagiscono nella sintesi dei
neurotrasmettitori, i “messaggeri chimici” che consentono
alle cellule nervose di dialogare e trasmettere informazioni essenziali nel determinare pensieri, emozioni e stati
d'animo. Poiché è attraverso
l’alimentazione che introduciamo nell'organismo le “materie
prime” per la sintesi di questi
neurotrasmettitori, è molto
importante scegliere cibi giusti
e di qualità. Ma anche seguire
una dieta varia che ci garantisca l’apporto di tutte le sostanze
di cui abbiamo bisogno.
Ogni processo biochimico infatti può avvenire solo in presenza di una moltitudine di
sostanze, alcune magari presenti solo in quantità
infinitesimali, ma tutte assolutamente necessarie.
Quali sono allora gli alimenti che influiscono positivamente sul nostro umore?
Partendo dal presupposto che non esistono “sostanze miracolose”, che basta ingerire per diventare più intelligenti o più felici, possiamo dire che
ci sono alcuni alimenti in grado di migliorare le
nostre capacità mentali e ridurre irritabilità, ansia
e crisi depressive. Innanzitutto il pesce: salmone,
sgombro, sardine, acciughe – solo per fare qualche
esempio - oltre a costituire un’ottima fonte di proteine facilmente digeribili e minerali, sono ricchi
di Omega-3, acidi grassi essenziali che l’organismo
novembre 09
non può sintetizzare in modo autonomo ma che
possono essere assunti solo attraverso il cibo. Se
pensiamo che il nostro cervello è costituito per
circa il 60% da grassi e che una buona parte di
questi sono rappresentati proprio dagli Omega-3
capiamo bene l’importanza di una loro regolare
assunzione. Due consigli per la scelta del pesce:
meglio preferire quello pescato in mare, in quanto
sono le alghe di cui si nutre che lo rendono ricco
di grassi Omega-3, e i pesci di piccola taglia, che
più difficilmente subiscono la contaminazione di
metalli pesanti e sostanze tossiche.
Altri ingredienti fondamentali per tenere alto il
tono dell’umore sono i cereali, preferibilmente
integrali, i legumi, e frutta e verdura da consumare in abbondanza. Il
cervello, per svolgere le sue funzioni,
utilizza come nutrimento esclusivamente il glucosio, il cui afflusso deve
essere pressoché costante.
Piatti a base di carboidrati complessi,
come la pasta integrale, garantiscono un adeguato apporto di zuccheri,
evitando gli spiacevoli picchi glicemici che accompagnano l’assunzione
di zuccheri semplici e che mettono
il pancreas a dura prova. Il consumo di cereali integrali, oltre a fornire
carboidrati a lento assorbimento, ga-
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rantisce anche, grazie alla presenza del
germe, l'apporto di altri nutrienti fondamentali per il nostro benessere, in
particolare: grassi insaturi, vitamine,
sali minerali, fibre e aminoacidi, tra i
quali il triptofano, precursore della
serotonina che potremmo definire “il
neurotrasmettitore del buon umore”
per eccellenza.
La serotonina, infatti, dona serenità e
favorisce il rilassamento ed è uno dei
principali responsabili di quella sensazione di piacere che accompagna
l’assunzione di alcuni alimenti come
pasta, pane, pizza e dolci. Sensazione
tanto piacevole da creare, a volte, delle
vere e proprie dipendenze!
Numerose sono anche le vitamine e
i minerali coinvolti nella regolazione
dell’umore.
Le vitamine del gruppo B (in particolare B3, B6 e B12), presenti nei cereali, ma anche nella carne e nel pesce,
consentono le reazioni di sintesi dei
neurotrasmettitori a partire dagli aminoacidi.
Svolge un’azione antidepressiva l’acido
folico (vitamina B9) contenuto nei vegetali a foglia, nel fegato, nei legumi e
nelle uova.
Le vitamine C ed E, presenti nella frutta e nella verdura, hanno invece un forte potere antiossidante proteggendo le
cellule nervose dall’azione dei radicali
liberi. Per quanto riguarda i “minerali
del buonumore”, i più coinvolti sono
calcio, zinco e magnesio, molto utile
quest’ultimo nel controllo degli sbalzi
di umore tipici della sindrome premestruale, ma anche per trattare i fastidiosi disturbi legati alla menopausa,
come vampate di calore e irritabilità.
Dulcis in fundo, una buona notizia…
tra gli alimenti più ricchi di magnesio
c’è anche la cioccolata fondente, che
contiene tra l’altro numerose sostanze
in grado di contrastare ansia e depressione. Via libera quindi a qualche quadretto di cioccolata… naturalmente
con moderazione!
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novembre 09
Qualità e tradizione dal 1940
Tutta l’azienda, dalla famiglia Aliprandi
ai collaboratori che vi lavorano, è accomunata
da un forte spirito di collaborazione
e, soprattutto, dall’amore per il lavoro
e per le tradizioni
Salumificio Aliprandi S.p.A.
Via Mandolossa, 25 - 25064 Gussago (BS)
Tel. 030.2520077 - Fax 030.2521036
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Alimentazione
Marmellate fatte in casa, sì
ma attenzione al botulino!
I segreti delle conserve della nonna, ma attenzione al
Botulismo!
I
l primo ricettario di conserve, il “Traitè des Confitures” (1555) lo
dobbiamo a Michel de Notre-Dame, meglio conosciuto come Nostradamus, astrologo, scrittore e farmacista francese. Famoso per
il suo libro “Le Profezie” non in molti sanno che fu appassionato di
cucina e assiduo frequentatore dei laboratori degli speziali.
A lui si deve l’invenzione di alcune ricette ancora in uso nelle nostra
case, e molti utilissimi consigli, come quello di usare lo zucchero o il
miele per conservare la frutta.
Le conserve fatte in casa, semplici e divertenti da preparare, ci permettono di trasportare nel tempo i sapori della primavera e dell’estate.
Quante volte è capitato di aiutare la nonna a cucinare le conserve?
Fortunatamente molte famiglie mantengono viva questa splendida tradizione che offre tanti vantaggi da una parte ma anche qualche rischio,
se non si conoscono bene i metodi sicuri di preparazione, dall’altra.
54
novembre 09
A cura di Emma Oliveti
La produzione delle conserve in casa garantisce la possibilità di scegliere materie prime di miglior qualità rispetto a quelle destinate all’industria, e di accontentare i nostri palati con sapori più “genuini”, ma
può nascondere dei gravi pericoli.
Uno dei più insidiosi è il botulismo, una grave tossinfezione alimentare provocata da un batterio che
produce una tossina estremamente pericolosa, spesso letale, per chi la ingerisce. Viene distrutto solo a
temperature superiori a 120°C. Il problema maggiore è che il ciclo di produzione domestico non supera
la temperatura di ebollizione dell’acqua, cioè 100.
Il botulismo
Il botulismo è una malattia causata da una tossina prodotta da un batterio chiamato
Clostridium Botulinum caratterizzata da una paralisi simmetrica, discendete dei nervi
motori ed autonomi, che comincia sempre dai nervi del cranio.
Ci sono sette tipi di tossine di botulino e sono designate con le lettere dalla A
alla G; solo i tipi A, B, E ed F causano malattie negli esseri umani.
Le conserve fatte in casa possono quindi rappresentare un rischio alimentare,
oltre il 90% dei casi di botulismo alimentare nel mondo solo legati al consumo
di conserve artigianali. In Italia gli alimenti più coinvolti in casi di botulismo
sono le conserve vegetali sott’olio o in acqua, il prosciutto crudo artigianale, il
tonno sott’olio e in misura minore carne, salame e formaggio e alcuni prodotti
industriali come conserve di verdura in acqua o olio, salame e mascarpone.
In altri paesi del vecchio continente, come in Francia e in Polonia il botulismo interessa la carne conservata o il prosciutto crudo sempre di produzione domestica.
Mentre nei paesi del Nord Europa e dell’ex Unione Sovietica sono quelle di pesce o uova di pesce quelli
più a rischio.
Le conserve sono responsabili di oltre l’80% dei casi di botulismo in Italia, di cui il 70% sono di produzione casalinga e il 30% di produzione industriale. I casi di botulismo in Italia sono piuttosto rari, dal
2000 al 2004, il Centro nazionale di riferimento per il botulismo presso l’Istituto Superiore di Sanità
ne ha confermati solo 76. Ciò nonostante è opportuno prestare sempre molta attenzione quando si
preparano conserve fatte in casa.
Prevenzione
Ma come si può evitare il problema? E’ fondamentale
costruire delle barriere, cioè rendere l’ambiente di conservazione sufficientemente acido e quanto più privo di
acqua libera. Mentre per molte marmellate e confetture
di frutta, non ci sono grossi rischi poichè i frutti (tranne castagne, fichi) sono di per sé sufficientemente acidi
(non guasta l’aggiunta di un po’ di succo di limone, ndr),
per i pomodori, passati, a pezzi o interi, è sempre bene
integrare con acido citrico, ascorbico o lattico, poiché il
loro ph naturale, specie se sono molto maturi, potrebbe
non bastare.
Molto insidiosi sono i sott’aceti poichè si usano solitamente prodotti che crescono a terra, quindi a grande
rischio di contaminazione e non acidi (cipolle, carote,
fagiolini).
E’ buona norma oltre a star molto attenti all’igiene durante la preparazione, un passaggio di acidificazione a
caldo con aceto, che va reintegrato spesso, o con acido
citrico. I vasi vanno poi riempiti con il cosiddetto liquido
di governo, con altro aceto, per poi essere pastorizzati.
novembre 09
55
I prodotti sott’olio sono quelli per cui il rischio botulino è più elevato e alcuni esperti sconsigliano addirittura di prepararli in
casa.
Fondamentale durante la preparazione è il
passaggio di acidificazione a caldo, cuocere
la verdura o gli ortaggi alla griglia non è assolutamente sufficiente.
I sott’olio casalinghi vanno consumati nel
più breve tempo possibile per evitare che si
perda l’acidificazione e le spore di botulino
si attivino.
Le tossine botuliniche sono tutte termolabili e quindi sono distrutte rapidamente dalla temperatura di cottura dei cibi (almeno
80°C per 5 minuti), per questo motivo si
consiglia, ad esempio, di bollire le conserve di pomodoro prima di utilizzarle.
La distruzione delle spore (responsabili della produzione della tossina), invece, richiede trattamenti a
temperature molto più alte, come una sterilizzazione a 121°C per 3-4 minuti che assicura la riduzione delle spore a un valore sufficientemente piccolo da non rappresentare nessun rischio per la salute
umana.
Ecco alcune semplici regole da seguire
per evitare spiacevoli conseguenze:
I barattoli:
• Devono essere in vetro con tappo a chiusura ermetica.
• Devono essere puliti e ben asciutti.
• Devono essere conservati, non ancora aperti, in luoghi asciutti.
Gli ingredienti:
• Devono essere ben lavati e asciugati.
• Fare molta attenzione a eventuali residui di terra o di polvere.
• In alcuni casi è consigliabile acidificare gli alimenti da conservare:
le spore del botulino, infatti, non sono in grado di germinare in ambiente acido (pH 4,5).
Se la conserva è sospetta:
• È consigliabile non consumare e nemmeno assaggiare conserve
vegetali o animali.
• Se i barattoli presentano un rigonfiamento sul coperchio.
• Se la conserva ha un odore anomalo, ha un colore innaturale
e si nota la presenza di muffa.
• Se nell’olio ci sono delle bollicine e le verdure sono molli o viscide.
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novembre 09
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Fitness
Pilates?
L’importante è “come”
Una forma di ginnastica che ha origini lontane e curiose
Chi può farlo e come: la nuova frontiera del benessere
L
’allarme è alto: le famigerate “malattie del benessere” sembrano essere diventate un nuovo
grave pericolo per tutti, ma in particolare per
chi non presta attenzione al proprio stile di vita e
alla propria condotta alimentare. Tra gli elementi
fondamentali per prendersi cura dei sé l’attività fisica è tra gli aspetti fondamentali.
Il Pilates è una delle nuove frontiere in questo senso. Scopriamo
che cosa e come si pratica.
zare. Il metodo incoraggia l’uso della mente per
controllare i muscoli.
È un programma di esercizi che si concentra sui
muscoli posturali, cioè quei muscoli che aiutano a
tenere il corpo bilanciato e sono essenziali a fornire supporto alla colonna vertebrale. Il metodo è
Il metodo
Sicuramente ne avrete già sentito
parlare, certamente in qualche
palestra o dagli amici. Ma che
cosa è esattamente il Pilates? Il
metodo Pilates è un sistema di
allenamento sviluppato all’inizio
del ‘900 da Joseph Pilates che utilizzò il termine Contrology (“Scienza del controllo”) per definire
la tipologia di esercizi da realiz-
Joseph Pilates, in una foto d’epoca e a sinistra il suo libro “Return to life”
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novembre 09
A cura di Federica Giordani
indicato anche nel campo della riabilitazione posturale. Gli esercizi che si eseguono sul tappetino
devono essere fluidi e perfettamente eseguiti, devono inoltre essere abbinati ad una corretta respirazione.
I muscoli coinvolti nel metodo pilates sono soprattutto quelli dell’addome,dei glutei, gli adduttori e la zona lombare.
La storia di Pilates
Joseph Hubertus Pilates nacque nel 1880 in Germania, nei pressi di Düsseldorf ed era un ragazzo
di struttura fisica piuttosto gracile. Molto preoccupato dalla possibilità di contrarre la tbc, si dedicò duramente alla pratica del body building tanto
che all’età di 14 anni fu chiamato a posare per la
realizzazione delle carte anatomiche del corpo
umano.
Nel 1912 trasferitosi in Inghilterra intraprese la
carriera di istruttore di autodifesa per la scuola
di polizia locale, oltre a coltivare l’interesse per la
boxe e per l’acrobatica in un circo del luogo.
Decise di darsi da fare a costruire macchinari che
potessero servire alla riabilitazione dei soldati reduci dalla battaglia durante la guerra, menomati
dalle ferite, allettati dalle malattie, immobilizzati
da tempo.
Alcune attrezzature da lui ideate per la rieducazione motoria, sono ancora in uso tutt’oggi come
Joseph Pilates durante una seduta terapica
l’Universal Reformer, attrezzo che è parte centrale
del metodo pilates.Nel 1925 l’insegnamento
dell’ormai “metodo pilates” divenne importante
per il governo tedesco che lo invitò a seguire personalmente il piano di allenamento del nuovo esercito; pilates decise che era tempo di partire per
gli Stati Uniti d’America.
Le sedute di Mat Pilates prevedono esercizi a corpo libero senza l’utilizzo dei macchinari
novembre 09
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Giunto a New York, aprì uno studio e cominciò a
codificare la sua tecnica; la prima parte era incentrata esclusivamente sul Mat Work, ovvero una
serie di esercizi eseguiti a corpo libero su di un
materassino (chiamato “mat”). Questo programma venne codificato in un libro chiamato Contrology, nome originario che lui stesso coniò per
la sua tecnica.
Che cosa è
Lo scopo principale è di rendere le persone consapevoli di sé stesse, del proprio corpo e della propria mente e condurle ad unire corpo e mente in
una singola, dinamica e ben funzionante entità.
J.H.Pilates cercò di fondere i migliori aspetti delle
discipline fisiche occidentali con quelli delle discipline spirituali orientali.
La mente di chi esegue gli esercizi del metodo
Pilates è diretta verso il corpo, concentrata su ciò
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che sta accadendo mentre accade: è possibile così
comprendere esattamente ciò che la mente ordina al corpo ed imparare a percepire esattamente
come il corpo si sta muovendo.
Gli esercizi del metodo Pilates non presuppongono una ripetizione esasperata finalizzata a sé
stessa: con una logica sequenza conducono la
mente a cooperare con il corpo alla ricerca comune del controllo, della precisione e della fluidità dei movimenti, coordinati con una giusta
respirazione.
La persona che pratica questi esercizi non è spettatrice di sé stessa, ma partecipa attivamente con
il corpo e con la mente a ciò che compie: “la cosa
importante non è ciò che stai facendo, ma come stai
eseguendo ciò che fai” era solito dire J.H.Pilates. Il
metodo Pilates ha come scopo quello di portare
l’individuo a muoversi con economia, grazia ed
equilibrio.
novembre 09
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Fitness
Pedalare contro
lo stress
Ricerche mediche e psicologiche lo confermano: usare la bici è un vero toccasana,
ora arrivano anche gli incentivi statali per comprarne una nuova o sostituire la
vecchia, ecco come fare
“V
oglio guidare la mia bicicletta, voglio guidarla fin dove
mi pare”. Una canzone dei Queen del 1978 recitava
proprio così e di sicuro era un proposito più che
azzeccato perché pare proprio che usare la bicicletta non solo
faccia bene ai muscoli ma anche al cervello, o meglio all’anima.
Uno studio ha confermato che usare la bicicletta aiuta a combattere lo stress. Ma come mai? E soprattutto come e quando
possiamo usare la nostra due ruote in sicurezza?
Pedala che ti passa
Pedalare fa dimenticare lo stress. Niente come una bella pedalata può aiutarci a lasciare dietro di noi tensioni, preoccupazioni e piccoli doloretti da sedentarietà acuta.
A confermare questa intuizione è stata una ricerca presentata in occasione di Eicma 2009, il Salone
internazionale dedicato alle due ruote a
pedale,tenutasi presso la Nuova Fiera
di Milano-Rho.
Quattro psicologi su dieci, infatti,
dicono che la bici è il miglior antidoto contro lo stress. Non solo: avrebbe
anche la capacità di migliorare sensibilmente la qualità della vita di coppia.
Insomma una vera panacea per tutti i mali.
Ma vediamo i dati. Secondo lo studio condotto dall'Associazione «Donne e
qualità della vita» su un campione di 200 psicologi, il 43% di essi considera
la bici come l'antidoto più efficace contro lo stress, meglio anche di pillole e
tisane.
Ma quali sono le motivazioni? Semplice.
Utilizzare la bicicletta per muoversi oltre a rappresentare un
ottimo modo per allenare il corpo, anche quello meno avvezzo all’attività fisica o inattivo da tempo, ci obbliga a
mantenere la concentrazione sul percorso e sul nostro
movimento e aiuta la mente a liberarsi dai cattivi pensieri, dalla incombenze quotidiane, dalle pressioni.
Un modo per staccare le spina da tutto, pedalando.
Ma non finisce qui.
La bici sembra davvero essere un antidoto contro il
logorio moderno, anche nella coppia. Allentando lo
stress provocato da estenuanti viaggi in macchina,
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novembre 09
A cura di Federica Giordani
traffico, litigi più o meno necessari mentre rimaniamo imbottigliati nell’abitacolo della nostra
auto, anche i nostri rapporti personali miglioreranno, primo fra tutti quello con il partner.
Più distesi, rilassati e, perché no, un pò più in forma
e tonici, tornare a casa dal nostro lui o dalla nostra
lei potrebbe davvero essere un’esperienza migliore.
Pedalare in compagnia
Ma non dimentichiamo che la bicicletta può essere anche un importante fattore di aggregazione
sociale. La famosa “biciclettata” con gli amici o
i parenti, diventa un modo per ritrovarsi e per
unire l’utile al dilettevole. Attenzione, però, perché le sorprese per chi decide di optare per le due
ruote non sono finite.
Sempre secondo lo studio ecco che pedalare
insieme ai figli aiuta a migliorare il dialogo e
l’interazione.
D’accordo, forse qualsiasi attività fatta insieme e
che preveda un minimo di organizzazione può
aiutare in questo senso, ma ricordiamoci che la
bicicletta aiuta anche il fisico.
Insomma, tra un torneo di calcio, ai video giochi
insieme al papà, e una pedalata per raggiungere
magari il più vicino campo sportivo e fare una
bella corsa insieme, gli psicologi optano per la seconda opzione, e come dargli torto.
novembre 09
Sempre secondo lo studio, in famiglia (23% degli
intervistati) e col partner si vedrebbero i primi benefici offerti dall'uso costante della bici. A seguire
ne beneficerebbero la qualità del lavoro (22%) e
il rapporto con i colleghi (17%). Il 7% del campione, inoltre, si dice convinto della capacità di
coesione della bici, capace per esempio di unire i
nonni con i nipoti.
La ricerca dice anche che l'esatto opposto della
bici sarebbe rappresentato dall'auto. Per il 55%
degli intervistati lo stress maggiore si accumula
proprio al volante. Ore in mezzo al traffico favoriscono l'aggressività, e a rimetterci è anche la
coppia. Il 40% del campione sostiene che le liti
peggiori tra coniugi o fidanzati si verificano in
macchina. Adesso non si va più in tandem, ma
con due biciclette separate come è l’intimità di
coppia oggi, che non è fusione.
La sicurezza
Pedalare fa bene, lo abbiamo ormai appurato. Ma
è assolutamente necessario ricordare che ci sono
alcune regole essenziali da conoscere e rispettare
prima di mettersi in sella.
Sul sito della Fiab (Federazione Italiana Amici
della Bicicletta, fiab-onlus.it) è scaricabile un prezioso opuscolo con tutte le regole essenziali che il
buon ciclista deve conoscere.
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www.fiab-onlus.it
Vediamone insieme alcune. Prima cosa è considerarsi alla pari di tutti gli altri mezzi circolanti.
Si hanno gli stessi diritti e doveri. E’ importante
indossare il caschetto protettivo, soprattutto per
i più piccoli.
E’ buona norma controllare costantemente il perfetto funzionamento dei freni, delle luci (anteriori
e posteriori), dei catadiottri (posteriori e laterali
su ruote e pedali), del campanello e dei pneumatici della bicicletta.
Usate segnali precisi e con buon anticipo agli altri
utenti della strada: il braccio teso per segnalare
una svolta, ma soprattutto quando ci si sposta al
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centro della strada per superare auto parcheggiate.
Usate il campanello: e sceglietene uno molto rumoroso che possa essere udibile a distanza.
Usufruite dei marciapiedi solo se sono larghi a
sufficienza, educatamente, andando piano e ferman-dovi tutte le volte che è necessario: siete un
ospite. Ogni volta che condividete degli spazi con
i pedoni non dimenticate che anche loro, proprio
come il ciclista ,sono utenti deboli della strada.
Insomma, poche regole, ma chiare per evitare di
ritrovarsi in situazioni difficili o, peggio ancora,
pericolose.
novembre 09
Moda
Tutti pazzi
per il total-black
C
Anche i passeggini si vestono di nero
osì come i grandi stilisti non mancano mai
di inserirlo tra i protagonisti assoluti delle
passerelle, nessuno può permettersi di farlo
mancare dal proprio guardaroba: dallo stivale alle
classiche decoltè con tacco a spillo, passando per
tubini, pantaloni e cappotti, può essere indossato
in qualsiasi momento della giornata.
Il look nero è eclettico, può passare dal rigoroso
al romantico o dal dark al trasgressivo in un solo
tocco.
Il nero in passerella è da sempre un must nelle
sfilate di haute couture, essendo il colore che per
eccellenza incarna l’eleganza e la sobrietà, immancabile nelle occasioni importanti e ideale da indossare durante le cerimonie.
Negli ultimi anni anche il prêt-à-porter ha occhieggiato sempre più spesso verso questo colore,
dapprima prediligendolo per gli abiti da sera, per
poi usarlo in abiti meno impegnativi. Le ultime
collezioni hanno registrato un incremento di capi
neri anche grazie alla forte richiesta del mercato.
Ma perchè total-black è così diffuso?
La ragione più comune è che molte donne sono
convinte che indossare il nero aiuti a far apparire più longilinea la figura, in realtà non sempre è
vero, poiché dipende dal tessuto con cui è confezionato il vestito e dal taglio.
Molto spesso è poi considerato una specie di
passepartout: quando si ha la più pallida idea di
come vestirsi e che colore indossare, si sceglie il
total-black come via di fuga dall’indecisione.
Il nero nella moda
Nella moda il nero è stato uno dei primi colori che
ha dettato legge in fatto di gusto, impreziosito di
volta in volta di pizzi, sete, o ricami, è forse l’unico
a non essere mai tramontato.
Una peculiarità poi che lo rende sfruttabile è la
sua grande abbinabilità con quasi tutta la gamma
dei colori. Per una serata di gala dove è di rigore
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novembre 09
A cura di Vanessa Fortuna
l’abito da sera, con un classico non ci si sbaglia
mai, magari anche di qualche anno fa, se poi è
nero diventa un capo intramontabile e da usare
sempre, senza essere soggetto alle mode del momento.
Il total black permette poi di sbizzarrirsi con accessori anche eccessivi. Con un look nero possiamo osare abbinando borse e le scarpe dai colori
shocking, o decidere di indossare cappelli e collane molto appariscenti senza che il risultato risulti
nel complesso eccessivo e permettendoci allo stesso tempo di non passare totalmente inosservate.
E se il nero la fa da padrone nelle sfilare per le
stagioni autunno-inverno, non scompare neanche
per quelle estive, la settimana della moda appena
terminata a Milano, ce lo ricorda in maniera decisa. Lo troviamo con Dolce & Gabbana che tra
pizzi, frange e ricami rende omaggio alla donna
mediterranea, con un look senza tempo che ne
esalta la sensualità.
Da Emporio Armani la giacca, corta, lunga o a blazer, è la protagonista della collezione. Dal bianco
al total black passando per colori più accesi, la
giacca di Armani va indossata su vestiti corti, bermuda e shorts a palloncino.
Richmond vaga nella dimensione del dark rivisitato e propone la pelle, osando addirittura con
mini lavorate in micro tagli accostate a giacchine
corte in nero lucido.
Per C’N’C Costume National il total black si arricchisce di dettagli metallizzati. Rispolverato l’animo vagamente rock fra plissè, drappeggi e ricami
nascosti. Nero ovunque per Iceberg, spezzato qua
e là con capi gialli, fucsia e blu e accompagnato
da borchie che compaiono lungo tutto il defilè e
diventano elemento fondamentale per le grandi
borse. Emilio Pucci ci racconta invece la sua nuova dea metropolitana.
Le stampe tradizionali del marchio sono immancabili ma vengono accostate a look aggressivi in
novembre 09
total black con scollature ampie e ben definite.
Frankie Morello propone uno stile sexy, audace e
sfrontato con l'underwear di pelle indossato sopra
la camicia di jeans, unito alla vita da sottili strisce
in cuoio total black.
Insomma il nero resta ospite gradito su tutte le
passerelle, persino la Chicco, lo storico brand italiano del Gruppo Artsana, ha da poco presentato
la limited edition versione total black del passeggino Trio Living.
La campagna pubblicitaria, ideata da McCann, è
tutta ispirata al colore nero con protagonista una
Biancaneve molto particolare e fashion che indossa un elegante abito nero accompagnata dai sette
nani impettiti nei loro impeccabili smoking.
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Storicamente black
Nei vari periodi storici il vestire di nero ha assunto valenze diverse. Nel XVI secolo il look total black era una
scelta etica e simbolica, più che estetica.
Usato per simboleggiare rigore morale e tranquillità
d’animo ottenuta grazie a studio e applicazione, dava
un senso di maggiore grazia ed eleganza.
Ma già alla all’inizio del Quattrocento la predilezione
per il nero affascinava le sfere più alte della società del
regno di Borgogna.
Il nero lussuoso si intrecciava con il potere, dopo che
il Duca Filippo III il Buono aveva scelto di indossare
esclusivamente abiti neri in seguito alla morte del padre, Giovanni Senza Paura, nella guerra civile tra Armagnachi e Borgognoni. Un segno di dolore ma anche di
minaccia, un avvertimento che il dolore va a braccetto
la vendetta.
Un simbolo essenza del potere: senso morale, generosiRitratto di Alfonso V d’Aragona detto il Magnanimo
tà, rigore ma allora stesso tempo fierezza e crudeltà.
Re Alfonso V d’Aragona (Napoli, metà del ‘400) lo predilige per i tessuti di qualità e per i panni di lana
fiamminghi. Tutta la corte del regno di Napoli veste di nero e con tonalità scure.
Le nuove generazioni accettano di buon grado. I nuovi dettami della moda maschile, iniziate dalla
metà del secolo precedente, dovute anche ai cambiamenti delle armature militari. Viene proposta
una nuova eleganza asciutta e severa ma anche seduttiva, in cui il corpo viene esaltato da indumenti
aderenti.
Il nero ha valenza di galanteria e amore, che sfocia nell’amore malinconico.
Con arrivo del XVI secolo la moda cambia ancora e da un nuovo doppio significato al nero: il lutto e,
al tempo stesso, una nuova codificazione degli abbigliamenti professionali dell’ascendente borghesia.
Nella città-stato di Venezia il nero era comune alle diverse classi sociali e i vestiti di quel colore non
permettevano di distinguere il nobile dal cittadino. mercanti, dottori in Legge e dottori in Medicina vestono di nero come simbolo di lealtà, onestà e affidabilità.
Nella Spagna della seconda metà del secolo il nero indica
invece il gradino più alto della scala sociale perché è il colore
tipico dell’abbigliamento ufficiale di Carlo V.
Sotto Filippo II, la moda spagnola raggiunge la sua massima
diffusione. Gli abiti del re sono modesti e ispirati all’umiltà
e alla penitenza, adottati come espressione della grandezza
e dell'angoscia derivanti dal peso dell'immenso potere del
sovrano.
Lo stile del sovrano influenza tutta la gerarchia amministrativa e dei rappresentanti di governo in tutti i possedimenti
europei e del Nuovo Mondo, diventando, così, simbolo di
disciplina e obbedienza.
Nei decenni a cavallo tra XVI e XVII secolo il nero ascetico
dei re spagnoli mostra un forte intento di difesa della Chiesa
cattolica e della cristianità. In quello stesso periodo il gusto
e le tendenze spagnole si diffondono oltre confine.
Il potenziamento e l’espansione della nuova classe dirigente,
porta ad un notevole incremento della domanda di abbigliamento sartoriale all’insegna del colore scuro.
L’Imperatore Carlo V - 1548 - Monaco, Alte pinakothek
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novembre 09
A cura di Milena Passigato
Intervista
Una voce che seduce
Occhi verdi, lunghi capelli castani su un fisico da modella. E’ Zuleika Morsut, una
giovane cantante emergente che ci conquista subito con il suo sorriso accattivante.
Originaria di Latisana in provincia di Udine Zuleika a soli vent’anni ha già alle spalle un curriculum di tutto rispetto. E subito ci rivela le sue passioni: musica, sport
e moda.
Zuleika quando nasce la tua passione per il canto?
Ho cominciato a cantare a 11 anni quando ho partecipato a diversi concorsi canori in Veneto e in
Friuli. Nelle estati del 2006 e 2008 ho partecipato
al prestigioso concorso di Castrocaro Terme, nel
quale mi sono classificata tra i 50 finalisti su 600
ragazzi.
Ho cantato nel coro di voci bianche come voce solista fino all’età di 13 anni e come corista di molti
gruppi negli auditorium e teatri più importanti
della regione. Sono stata ospite cantante di molte
manifestazioni importanti, matrimoni e spettacoli
in regione e fuori, come ad esempio al Casinò Soleil di Umago in Croazia.
Sono stata anche ospite cantante alla finale nazionale di Miss Padania 2008 e 2009 in onda su
Rete4, nel 2007 tra l’altro ho vinto la seconda fascia nazionale, Miss Camicia Verde e ospite sempre
come cantante alla trasmissione Talent1 su Italia1.
Nell’agosto di quest’anno mi sono esibita presso la
Capannina a Forte dei Marmi, dove era presente
anche la grande attrice Gina Lollobrigida, per la
quale ho cantato.
Tra le tue passioni c’è anche la moda. Quali sono
state le tue esperienze in questo campo?
Nella moda ho svolto parecchie attività: l’esordio
a 14 anni con i primi concorsi di bellezza regionali in Friuli e Veneto, dai quali spesso ho proseguito alla finale in varie città in tutta Italia. Ho
sfilato per molti negozi di abbigliamento, abiti da
sposa, intimo, saloni di parrucchiere e per il noto
estetista Pascal.
A maggio di quest’anno ho cantato e sfilato su
una nave da crociera della compagnia MSC. Ho
lavorato anche nello spettacolo al fianco di Dario
Zampa, noto conduttore televisivo regionale, nella
tv locale Telefriuli come copresentatrice.
Con lui e altri noti personaggi regionali, ho presentato un festival regionale nel prestigioso palco presso il Parco delle Rose a Grado (GO). Nel maggio
2006 a Gorizia ho presentato una serata di musica
dal vivo con complessi di musica anni ’60 e ’70.
Parliamo del tuo repertorio, quali sono i generi
musicali che preferisci?
Il mio repertorio da solista spazia su vari generi
musicali: dalla musica leggera alla musica classica,
dalla moderna alla ballabile. Mi esibisco anche in
altri generi musicali come pop-rock, musica dance anni ’80, rock metal e rock blues accompagnata
da diversi gruppi, con i quali ho cantato in molteplici locali e piazze.
Nonostante tu sia molto giovane so che hai già
due CD al tuo attivo…
Si, il mio primo CD l’ho inciso all’età di 14 anni e
nel 2007 ne ho inciso un altro, entrambi di canzoni cover di musica leggera. Ora sto lavorando in
studio per un nuovo CD.
novembre 09
71
Eventi
Edward Hopper,
l’America muta
Schivo e burbero, Hopper è stato uno dei principali esponenti della pittura americana del XX secolo e per chi lo
considerava freddo e senza slanci, ecco una sorpresa
U
na grande mostra antologica a Milano e a
Roma rende omaggio ad uno dei più importanti ed affascinanti artisti del XX secolo
americano: Edward Hopper.
La sua carriera, lunga ed estremamente coerente,
viene ripercorsa attraverso un itinerario suddiviso
in sette sezioni che saranno in mostra prima a Palazzo Reale di Milano dal 14 ottobre al 24 gennaio
2010, e a Roma presso il Museo della Fondazione
Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno 2010. Una
retrospettiva importante che grazie a più di 160
72
opere ripercorre la vita di un genio dell’arte contemporanea, il signore del silenzio della middle
class americana.
Lontano dai clamori
Edward Hopper dipingeva per se stesso. Non era
di certo un chiacchierone, uno di quegli artisti che
trovavi alle feste, alle inaugurazioni, circondato
dai critici o dai fan adoranti.
Hopper era un introverso, forse un pò burbero,
ma come tutti i poco loquaci, capace di una poesia
novembre 09
A cura di Federica Giordani
e di una ricchezza interiore difficilmente raggiungibile. Hopper nasce a Nyack una piccola cittadina nello Stato di New York. Studia per un breve
periodo illustrazione e poi pittura alla New York
School of Art con i leggendari maestri William
Merritt Chase e Robert Henri.
Si reca in Europa tre volte (dal 1906 al 1907,
nel 1909 e nel 1910) e soprattutto le esperienze
parigine lasciano in lui un segno indelebile, alimentando quel sentimento francofilo che non lo
avrebbe mai abbandonato, anche dopo essersi stabilito definitivamente a New York, dal 1913. Alto
un metro e novanta, nonostante la forte presenza
fisica, era famoso per la sua reticenza, scriveva o
parlava pochissimo del suo lavoro.
Scomparso all’età di ottantaquattro anni, la sua
arte gode della stima della critica e del pubblico
nel corso di tutta la carriera, nonostante il successo dei nuovi movimenti d’avanguardia, dal
Surrealismo all’Espressionismo astratto, alla Pop
art. Nel 1948 la rivista “Look” lo nomina uno dei
migliori pittori americani; nel 1950 il Whitney
Museum organizza un’importante retrospettiva su
di lui e nel 1956 il “Time” gli dedica la copertina. Nel 1967, l’anno della sua morte, rappresenta
gli Stati Uniti alla prestigiosa Bienal di São Paulo.
Blackwell’s Island, 1928 - Olio su tela, 88,9 x 152,4 cm - Collezione privata - Fotografia di Jerry L. Thompson
La luce
Ad un primo impatto, come per tutte le cose davvero ben fatte, i quadri di Hopper sembrano “semplici”. Improntati su un realismo fotografico evidente, gli scorci di città, i paesaggi, i personaggi sempre
anonimi dei suoi dipinti, sembrano poter essere facilmente riprodotti.
Ovviamente così non è. Lo studio, la ricerca e la passione che Hopper mise nella realizzazione delle sue
tele emerge chiaramente fin dagli esordi come grafico ed illustratore: “Quello che vorrei dipingere è la luce
del sole sulla parete di una casa”, scrive l’artista.
La semplicità e l’attenzione con cui il pittore americano arriva a raccontare la realtà non ha niente a
che vedere con la fotografia e la sua adesione alla realtà e tantomeno con lo studio della luce fatta dagli
impressionisti.
novembre 09
73
Second Story Sunlight (Secondo piano al sole), 1960 - Olio su tela, 101,92 x
127,48 cm - Whitney Museum of American Art, New York; acquisito grazie ai
fondi dei Friends of the Whitney - Museum of American Art 60.54 - © Whitney Museum of American Art, N.Y. - Fotografia di Steven Sloman
Hopper non vuole cogliere attimi di vita che fuggiranno, né riproporre la realtà così come esattamente è.
I suoi quadri sono, spesso, il risultato di un collage di ricordi, di immagini che la sua mente ha
catturato e che riemergono, accostandosi e integrandosi, sulla tela.
“Il mio obiettivo in pittura è di usare sempre la natura
come mezzo per provare a fissare sulla tela le mie reazioni più intime nei confronti dell’oggetto così’ come
esso appare nel momento in cui lo amo di più”.
Insomma, l’amore, la passione, il colpo di fulmine,
nessun’altra la motivazione che induceva Hopper
a scegliere i suoi soggetti artistici.
La luce, quindi, quella che racconta delle ombre
lunghe del pomeriggio davanti ad una stazione dei
treni, o di un assolato pomeriggio a Cape Code,
cittadina dove l’artista prese casa per allontanarsi
dallo straniamento della città.
Una luce che si riflette sulla scene marittime,
grandi protagoniste della sua carriera, o nei volti dubbiosi dei suoi personaggi, o sui riflessi di
quelle finestre attraverso le quali, spesso, decideva di “spiare” gli interni della middle class
americana degli anni Quaranta e Cinquanta.
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Il silenzio della borghesia
“Se potessi esprimerlo con le parole
non ci sarebbe nessuna ragione per
dipingerlo”. Usava dire così Hopper
a chi gli chiedeva che cosa voleva
dipingere, quali fossero le sue sensazioni. E lo abbiamo detto, non
era un artista pronto a darsi in pasto alla critica ed hai giornali con
dichiarazioni e spiegazioni dietrologiche della sua arte, non amava
raccontarsi.
Il suo occhio si fermava su scene
che lui stesso ricostruiva come fa
un bravo regista. Sicuramente, ad
un occhio anche non allenato non
può passare inosservata l’affinità
che c’è tra le tele di Hopper e il
mondo del cinema.
“Sembra la scena di un film” è uno dei
commenti più ascoltati rimanendo
qualche minuto vicino alle sue tele
nelle grandi mostre nazionali ed internazionali.
E questi commenti non si allontanano dalla verità,
perché effettivamente l’occhio pittorico di Hopper
ha un importante referente nel cinema, o meglio,
il contrario.
Saranno i grandi registi, come Hitchcock amico
di Hopper, a prendere spunto dalle straordinarie
visioni dell’artista. Il regista, per esempio, si ispirò
alla casa vittoriana del dipinto “House by the Railroad” del 1925 come modello per l’edificio in cui
fece svolgere l’azione di “Psyco”.
Lo sguardo di Hopper, infatti, assomiglia molto
a quello di una cinepresa che operi in soggettiva, che scruti voyeuristicamente un mondo
che sta fuori e che non interagisce con chi lo
osserva. Hopper si presta i suoi occhi celandosi dietro la pittura come un mezzo, proprio
come un operatore è schermato dalla cinepresa.
“Io sono Vermeer”
E’ lo scrittore e poeta americano John Updike
ad immaginare che Hopper dica: “Non ti accorgi?
Sono Vermeer”. Ed affettivamente, anche questa
volta non possiamo fare a meno di notare quante
e quali siano le assonanze tra il pittore olandese
del XVII secolo, e le ricerche di Hopper. L’artista
americano vide dal vivo le opere di Jan Vermeer
sia a New York che ad Amsterdam.
novembre 09
La luce di Veermer è di quelle che si irradiano dai
corpi ed erompe grazie al sapientissimo accostamento di tonalità contrastanti che arrivano a produrre quei piccoli miracoli che nessuna riproduzione a stampa, né per l’uno né per l’altro pittore,
riesce ancora a restituire.
L’opera di entrambi cristallizza e sottrae i soggetti
a ogni possibile mutamento.
Se si accetta questa premessa, verrebbe a cadere
quella diffusa interpretazione secondo la quale
nelle opere di Hopper ci sarebbero forti elementi
di denuncia verso la società americana con la sua
alienazione, il suo silenzio: “Il tema della solitudine è esagerato” ha scritto Hopper “Definisce qualcosa che non vuole essere definito.
Renoir diceva che il più importante elemento
in una pittura non può essere definito, non può
essere spiegato e forse è meglio così”. Insomma,
nessuna critica alla società a lui contemporanea,
Hopper, lavora ad un realismo che, certo, non ha
nulla di romantico, piuttosto il suo è un realismo
che vuole porsi come oggettivo.
Ma in tutta questa impeccabile e serena precisione
della riproduzione artistica si farebbe un torto a
questo artista se non si ricordasse quello che al-
At the Café (Al caffè), 1906-1907 - Acquerello e grafite su carta; foglio 30,2
x 24,1 cm - Whitney Museum of American Art, New York; lascito Josephine N.
Hopper 70.1321 - © Heirs of Josephine N. Hopper, licensed by the Whitney
Museum of American Art. - Fotografia di Jerry L. Thompson
cune cronache raccontano di lui. Per esempio che
per conquistare la sua futura moglie Hopper recitava poesie di Verlaine e di Goethe e che qualcuno
ha ricordato come l’artista americano avesse una
regola per dipingere: creare sempre con una poesia in mente. Una poesia che vediamo anche noi,
ancora oggi, ogni volta che ci incantiamo davanti
alle sue solitudini americane.
Un americano a Milano e
a Roma
Per la prima volta, Milano e
Roma rendono omaggio all’intera carriera di Edward Hopper
(1882-1967) il più popolare e
noto artista americano del XX
secolo con una grande mostra
antologica, senza precedenti in
Italia, che comprende più di 160
opere.
L’evento è promosso dal Comune di Milano - Cultura e dalla
Fondazione Roma - a cui va riconosciuto l’impulso iniziale alla
realizzazione del progetto - uniti
per la prima volta in una partnership culturale, con Arthemisia, il
A Woman in the Sun (Una Donna nel sole), 1961 - Olio su tela, 101,92 x 155,58 cm - Whitney Museum of
American Art, New York; donazione per il 50o anniversario del Mr. and Mrs. Albert Hackett in onore di Edith e Whitney Museum of American
Lloyd Goodrich 84.31 - © Whitney Museum of American Art, N.Y. - Fotografia di Steven Sloman
Art e la Fondation Hermitage di
Losanna. La rassegna si terrà a Palazzo Reale di Milano dal 14 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010 e, subito dopo a Roma, presso il
Museo della Fondazione Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno 2010.
Suddivisa in sette sezioni, seguendo un ordine tematico e cronologico, l’esposizione italiana ripercorre tutta la produzione di
Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi, fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e
’50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni.
Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquerello e l’incisione, con particolare attenzione
all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione fino ad ora ancora
poco considerato nelle rassegne a lui dedicate.
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Eventi
©Brinkhoff/Moegenburg
I protagonisti
del musical,
Arianna e
Michael Altieri
76
novembre 09
A cura della Redazione
Broadway chiama,
Milano risponde
Stage Entertainment arriva in Italia e presenta il musical Disney “La Bella e la Bestia”,
la prima produzione italiana che avvicinerà Milano a New York e Londra, patrie dei
musical a lunga tenitura più applauditi del mondo.
I
Il 2 ottobre si è alzato il sipario sul rinnovato
Teatro Nazionale di Milano per il debutto di
un grande show che ha conquistato oltre 25
milioni di spettatori in tutto il mondo e che finalmente arriva per la prima volta in Italia dopo
13 anni di repliche a Broadway.
Le incredibili scenografie, i sontuosi costumi,
gli effetti speciali, il talento del cast, la musica
suonata rigorosamente dal vivo dall’orchestra
fanno di questo musical una delle esperienze
più emozionanti che si possano vivere a teatro.
Gli interpreti di questo straordinario musical
saranno Michel Altieri e Arianna.
Il primo, dopo aver vinto numerosi premi e
aver raccolto successi a teatro, al cinema ed in
tv, vestirà i panni della Bestia. Arianna, dopo
essere stata testimonial della Disney e prota-
gonista di diversi lavori teatrali, interpreterà la
giovane Belle.
La colonna sonora de “La Bella e la Bestia” è stata
composta da un nome di prestigio del panorama musicale mondiale: Alan Menken, vincitore
di 8 premi Oscar, di cui due per il film d’animazione omonimo (Migliore Canzone e Migliore
Colonna Sonora), considerato uno dei più celebri compositori di sound track e di musical.
Lo show è prodotto da Stage Entertainment
Italy, multinazionale olandese fondata da Joop
Van den Ende che ha rivoluzionato il mercato europeo del live entertainment e che, per la
prima volta, porta nel nostro paese non solo
il concetto di long running show ma anche la
stessa qualità e lo stesso modello di business di
Broadway.
I NUMERI DE “LA BELLA E LA BESTIA”
5 milioni di € il costo della produzione del musical • Oltre 1 anno di preparazione
45 persone impegnate nella produzione • 33 gli artisti del cast, oltre 8 bambini
Circa 2900 i candidati che si sono presentati ai casting
23 m l’altezza della torre scenica • 1500 posti in teatro
60 luci motorizzate e 150 non motorizzate • 132 casse di diffusione audio
221 mq² di palco • 200 mq² di backstage
10 scenografie per 34 cambi di scena • 1 cambio di scena ogni 7 minuti
20 tiri di scena computerizzati gestiscono la complessa movimentazione degli
elementi scenografici in appendimento (fondali/sipari)
Per gli elementi di scena sul palco, un sofisticato sistema computerizzato
(wireless) di movimentazione automatizzata consente la definizione dei vari ambienti
con cambi a vista (ovverosia piano girevole ed elementi del Castello)
Circa 200 costumi 8 repliche la settimana (tutti i giorni escluso lunedì
e doppio spettacolo il sabato e la domenica)
novembre 09
77
Arianna
Arianna Martina Bergamaschi, in arte Arianna, nasce a Milano.
A 13 anni vince, scelta tra 2.000 aspiranti, il concorso indetto dalla Walt Disney per
eleggere la sua testimonial italiana e firma un
contratto in esclusiva per 5 anni da cui nascono apparizioni televisive, rubriche sulle testate Disney, concerti, decine di compilation e
ben 4 album da solista.
Nel 1996 il grande sogno di recitare in un
musical spinge Arianna ad intraprendere lo
studio della recitazione. Lei dimostra di saper cantare, ballare e recitare e quel sogno si
avvera nel 1998 quando Gino Landi e Pietro
Garinei la vogliono per la commedia musicale “Un Mandarino per Teo”.
Non tardano ad arrivare nuovi successi come
cantante. Nel 1998 è terza a Sanremo Giovani, l’anno dopo al Festival di Sanremo si classifica al quarto posto nella categoria Giovani Proposte e pubblica il suo nuovo album “Arianna”.
Seguono altri impegni teatrali con i ruoli di protagonista nel musical “Il Mago di Oz”, di protagonista femminile nel musical “Masaniello” (in cui Arianna recita in napoletano antico) e da
coprotagonista in “Sogno di una Notte di Mezza Estate” con la regia di Tato Russo.
Negli anni successivi è ancora Bianca ne “La Bisbetica Domata”, la Fata Turchina in “Pinocchio” su musiche dei Pooh e Giulietta in “Romeo e Giulietta”.
Continua con successo la sua carriera come cantante e nel 2007 esce
l’album “A Modo Mio”, una sua personale rilettura delle grandi melodie dei musical.
Sul piccolo schermo Arianna è la
show girl principale dell’edizione 2007 de “La Corrida” su Canale 5, fra il 2008 ed il 2009 è l’attrice comica di “Saturday Night Live”
in onda su Italia 1, da febbraio a
maggio 2009 è Roberta di Leo nella soap “Cento Vetrine” trasmessa
da Canale 5.
Nel 2008 il premio Oscar Ennio
Morricone la sceglie come interprete del suo inedito “Verso Est”,
brano che diretto dello stesso autore diventerà la colonna sonora di
un celebre spot pubblicitario con
Richard Gere.
78
novembre 09
Michael Altieri
Italo francese, 31 anni, attore di prosa e cantante scoperto da Luciano Pavarotti.
Si forma tra Usa e Italia e nel 2000 debutta tra i protagonisti della rock-opera “Rent”,
prodotta da Nicoletta Mantovani con la regia originale di Broadway di Michael Greif.
È lui il primo artista bianco ad interpretare il
ruolo di Collins.
Diplomatosi alla International Theatre School e al Cta, diventa allievo di Anna Strasberg
dopo avere vinto un concorso mondiale per
una borsa di studio allo Strasberg Institute.
Cresce ancora con Emiliana Perina, con Narcisa Bonati del Piccolo di Milano, con il Maestro Mario Ciervo del San Carlo di Napoli e
con il Maestro Tato Russo, che lo dirige per
sette anni nel ruolo di protagonista nei musical-kolossal “I Promessi Sposi” e “Il Ritratto di Dorian Gray”. Non mancano i riconoscimenti: vince il Musical Theatre Award, il Rome-Europe Award, e il Premio Sandro Massimini
come migliore attore. Per il cinema interpreta la vittima del terrorismo cubano Fabio di Celmo nella pellicola “Cuando la Verdad Despierta” presentata al Festival del Cinema di Berlino
nel 2007 e nella quale recita anche Fidel Castro interpretando se stesso. Ancora nel 2007 è
premiato in Campidoglio come attore rivelazione.
Per la tv è guest star in “Piloti”, “Il Bene e Il Male”, “Tawanna Ray” e nella celebrity edition di “Camera Cafè”.
In teatro interpreta Norman
nel musical “Mambo y Salsa”,
Cristiano nel cult “Cirano de
Bergerac” di Corrado D’Elia, e
Rocco in “Rocco e i Suoi Fratelli” di Antonio Sixty.
Nel 2008 Dario Argento lo
vuole per il ruolo di Mark
Harris nel musical “Profondo
Rosso” scritto da Claudio Simonetti e diretto da Marco
Calindri.
Ancora nel 2009 è Alberto
Verani nella commedia “Due
Dozzine di Rose Scarlatte” di
Aldo De Benedetti per la regia
di Livio Galassi nella riscrittura di Tato Russo.
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IL TEATRO NAZIONALE DI MILANO
Stage Entertainment restituisce alla città e al
pubblico il Teatro Nazionale, uno dei più importanti teatri milanesi e parte integrante del
tessuto culturale della capitale lombarda.
L’edificio, chiuso al pubblico da oltre 3 anni, riapre i battenti dopo essere stato totalmente ristrutturato e diventerà il tempio italiano del
musical.
Dal 2 ottobre scorso, per questo patrimonio
dell’intrattenimento milanese, inizierà una nuova e scintillante vita. Ristrutturato con lo scopo di ospitare solo musical di altissima qualità,
con un’acustica raffinata e potente, un significativo ampliamento della torre scenica e del palco
ed una visibilità perfetta da ogni posto, il Teatro
Nazionale definisce il nuovo standard di accoglienza per gli spettacoli dal vivo e farà sentire a
proprio agio sia gli spettatori sia chi ha il compito di emozionarli: gli artisti.
Il suo design e le tecnologie all’avanguardia fanno di questo teatro uno spettacolo di per sé.
Piero Lissoni, architetto milanese, ha curato il
progetto architettonico e di design del nuovo
teatro. “Abbiamo cercato di pensare ad un teatro
che tornasse a fare il teatro. Abbiamo disegnato un
teatro moderno, rispettandone l’anima e la sua funzione teatrale. Sono orgoglioso di questo teatro perché è un progetto di grande complessità. Abbiamo
cercato di ricucire le parti strutturali, storiche e decorate, riportandole a nuova vita, pur mantenendo inalterata la loro veste originale, combinandola
con tecnologie sofisticate e all’avanguardia. Sarebbe stato più facile costruire un teatro ex novo, ma
avrebbe tolto alla città una sua icona”.
Il Teatro Nazionale di Piazza piemonte con il nuovo restyling
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www.labellaelabestia.it
“Il Teatro Nazionale torna finalmente sul palcoscenico milanese dichiara l’assessore agli Eventi
del Comune di Milano Giovanni
Terzi - continuando un’importante tradizione della nostra città e dimostrando al tempo stesso una forte
volontà di innovazione. Ad accompagnare la sua rinascita, infatti, ci
sarà un grande musical in cartellone
tutta la stagione, evento di punta del
prossimo Natale. Un nuovo modo di
pensare e usare gli spazi, per coinvolgere i milanesi
in una dimensione internazionale, mondiale”.
Fondato nel 1924 da Mauro Rota, il Nazionale diventa presto un punto di riferimento della cultura milanese fino alla fine degli anni 50,
ospitando riviste, operette, spettacoli lirici e tutti i maggiori artisti del tempo.
Trasformato in cinema alla fine degli anni ’70,
riacquista in seguito il suo status di teatro accogliendo attori del calibro di Macario, Carlo
Dapporto, Ugo Tognazzi, Totò ed ospitando
spettacoli, musical di grande successo fino ad
Rendering che testimonia il nuovo aspetto della sala
essere, per tante edizioni, la location prescelta
per gli Oscar della Tv: i Telegatti.
Il radicale intervento di rifacimento procede
ancora in questi giorni in linea perfetta con i
tempi previsti ed è già possibile ammirare la
facciata di inizio Novecento rimasta immutata
ma riportata allo splendore originario.
A seguire i lavori del Teatro Nazionale è stata
la veneziana S.A.C.A.I.M., azienda fondata nel
1920 e protagonista riconosciuta nel settore
delle infrastrutture e del restauro.
L’assessore alle Attività produttive, Politiche del Lavoro e dell’Occupazione del Comune di Milano, Giovanni Terzi, in compagnia dei protagonisti del musical
“La Bella e la Bestia”
novembre 09
81
©Marta Spedaletti
Cinema
Baarìa, il ricordo
di una storia
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Giuseppe Tornatore:
“Baaria è un suono
antico, una formula
magica, una chiave”
novembre 09
A cura di Eva Massari
B
aarìa, termine dialettale con cui si indica la cittadina di Bagheria, è l’ultimo film
di Giuseppe Tornatore di cui Sellerio ha
pubblicato la sceneggiatura, firmata dallo stesso
regista e distribuita in tutte le librerie contemporaneamente al lancio della pellicola nelle sale cinematografiche.
Un libro e un film che celebrano la cittadina della
costa palermitana, che ha dato i natali a Tornatore e che viene rivelata attraverso le storie e i
profumi dei suoi abitanti.
La storia
Piccoli eroi sono protagonisti di vicende che attraversano un secolo di storia italiana, raccontata
attraverso tre generazioni, a partire dagli anni '30
del Novecento.
Come Cicco, un pastore che si affaccia sulla scena politica complessa e incerta dei primi anni del
fascismo così, con l'ingenuità e il timore di chi
non comprende ma si sente parte di qualcosa di
violento, incontrovertibile, e si rifugia nello studio della letteratura cavalleresca.
O Peppino, il figlio, che nel pieno della seconda
guerra diventa un militante del Partito comunista e ne diventa esponente di spicco, e che riuscirà, nonostante la ferma opposizione dei genitori
di lei, a sposare Mannina, che diventerà la madre
dei suoi figli.
Baarìa è una storia d'amore, in tutte le forme che
l'amore può contemplare. L'amore verso una
donna o un figlio, ma anche quello per la terra,
per la patria, per la tradizione che fissa la memoria.
E' il valore della quotidiana lotta per la sopravvivenza ereditata dai padri e trasmessa ai figli,
raccontata in un intreccio di vicende personali
che assume l’aspetto di un racconto corale, secondo l’autentica tradizione per cui la vita è ciò
che accade lungo le vie del paese. Una storia che offre lo spunto per una riflessione
seria sull’Italia del passato, e che sarebbe diventata, passando attraverso le due guerre, il fascismo, il comunismo e il socialismo.
Un’epoca che assume i tratti amari della povertà e l’entusiasmo del riscatto, delle attese e delle
disillusioni, narrata con la malinconica ironia
di Tornatore che supera i limiti della parola e
dell’immagine, penetrando nell’animo umano e
avvolgendolo di umanità. novembre 09
Un affresco dai mille colori, tenui e delicati, o aggressivi e violenti. Un lavoro monumentale, tanto
grande quanto mediocri e invisibili possono risultare le esistenze dei personaggi.
Che proprio nell'incarnare la mediocrità si rendono interpreti di uno spaccato sociale che assume i tratti del più puro realismo.
Un racconto che travalica l'aspetto nostalgico del
passato e diventa un tentativo di rendere la parola
una metafora della vita, ricordando ciò che è stato per ripensare ciò che si è.
E sullo sfondo la Sicilia assorta e assolata, che
profuma di agrumi e mandorle dolci, che trasuda
vita. Pagine che assomigliano a piccoli spot, fotogrammi di un’epoca e di un territorio, narrati con
uno stile fortemente visivo e penetrante.
Di Baarìa Giuseppe Tornatore ha detto: “Qualcuno
dirà che Baarìa è una storia di ricordi. A me sembra
il ricordo di una storia”. Il film
Baarìa ha inaugurato la 66ª Mostra internazionale
d'arte cinematografica di Venezia, ed è uscito in
510 sale lo scorso 25 settembre. Orfano di riconoscimenti nella città lagunare, è stato scelto dal-
83
la commissione dell’Anica (Associazione nazionale della industrie cinematografiche, audiovisive e
multimediali) come candidato agli Oscar 2010
come miglior film in lingua non inglese. Girato
tra Bagheria e la Tunisia in 25 settimane, il film,
prodotto da Medusa, è un vero e proprio kolossal
costato 25 milioni di euro.
Affollato di nomi illustri del cinema italiano,
vede, tra gli altri, la partecipazione di Francesco
Scianna, Raoul Bova, Margareth Madè, Gabriele
Lavia e Monica Bellucci, già diretta da Tornatore
in Malèna nel 2000. Record d’incassi nel primo
weekend di proiezione, con 2.105.181 euro, il
film porta le autorevoli firme di Enrico Lucidi,
direttore della fotografia, e del maestro Ennio
Morricone che ne ha composto la sofisticata colonna sonora.
Giuseppe Tornatore,
la filmografia
Regista, sceneggiatore e produttore, è nato nel 1956. Con Baarìa firma la sua undicesima regia,
inaugurata nel 1986 con “Il camorrista”, film sulla vita di Raffaele Cutolo, boss
della camorra napoletana.
Del 1988 è l’insuperato “Nuovo cinema Paradiso”,
che racconta la storia di Totò, un bambino che
nel decadente cinematografo del piccolo paese
siciliano in cui vive scopre nel cinema la grande
passione della sua vita, incappando in personaggi
coloriti ed affascinandoli con la meraviglia della
sua ingenuità.
Questo film, da molti critici ritenuto la sua migliore opera, gli valse il Grand Prix Speciale della
Giuria al Festival di Cannes e l'Oscar per il miglior film straniero nel 1989.
Segue “Stanno tutti bene”, del 1990, interpretato
da un potente Marcello Mastroianni che parte
dalla Sicilia per incontrare i fallimenti dei figli
©Marta Spedaletti
©Marta Spedaletti
In seguito l’Enpa ha presentato
una denuncia alla Procura della
repubblica di Roma e ha richiesto il ritiro immediato di tutte le
copie distribuite nei cinema per:
"evitare che il reato venga portato ad
ulteriore conseguenza e che la scena
in questione continui a produrre
inutile sgomento, gratuito ribrezzo e
profondo raccapriccio, non esclusi i
bambini, in quanto non è nemmeno
vietato ai minori".
La critica
A Venezia la critica si è divisa. Se in Baarìa alcuni hanno individuato una potenza di sentimento
che punta dritto al cuore, altri ne hanno criticato
l’aspetto sontuoso, strabordante di elementi visivamente incisivi e magniloquenti che vanno a
scapito dell’essenza narrativa.
Polemiche ha suscitato la scena dell’uccisione del
bue, colpito con un punteruolo di ferro al cranio
e lasciato morire dissanguato. La Lav (Lega Anti
Vivisezione) è subito insorta denunciando l’episodio, avvenuto sul set tunisino proprio perché
non consentito dalla legge italiana.
84
novembre 09
che hanno abbandonato l’isola per
il continente.
E ancora “La domenica specialmente”, del 1991, composto da quattro episodi diretti, oltre che da
Tornatore, da Marco Tullio Giordana, Francesco Barilli e Giuseppe Bertolucci.
Le storie, tratte da una raccolta
di Tonino guerra, vedono, tra
gli altri, la partecipazione di
Philippe Noiret, che torna a lavorare col regista dopo l’esperienza di “Nuovo
cinema Paradiso”.
Del 1994 è “Una pura formalità”, produzione italo-francese presentata in concorso al 47° Festival
di Cannes, che annovera nel cast Roman Polanski
e Gérard Depardieu.
Il 1995 vede ben due uscite. “L’uomo delle
stelle”, in nomination agli Oscar
1996 come miglior film straniero, interpretato da un superbo
Sergio Castellitto, e “Lo schermo
a tre punte”, un film documentario che raccoglie 500 brani
tratti da un centinaio di film
sulla Sicilia.
Opera monumentale che ha
consacrato Tornatore come
uno dei registi italiani più
apprezzati nel panorama internazionale è “La leggenda del pianista sull’oceano”, del 1998, tratto dal monologo
“Novecento”, di Alessandro Baricco.
Narra l’incontro tra due pianisti, un giovane virtuoso cresciuto su una nave che transita tra Europa e America, e Jelly Roll Morton, il più grande
pianista jazz vivente, che su quella nave si imbarca per lanciargli una sfida.
Del 2000 è invece “Malèna”, con
cui il regista torna a parlare della
sua Sicilia raccontata durante la
Seconda guerra mondiale, quando un adolescente si innamora
della donna più bella del paese,
interpretata da Monica Bellucci,
rimasta sola in paese dopo che
il marito è partito per il fronte.
Presentato alla Festa del cinema di Roma, “La sconosciuta” è
novembre 09
un film del 2006 che segna una frattura rispetto
alla produzione precedente.
Cambia lo scenario, non più la calda Sicilia ma
quello freddo e grigio del nordest; cambia la trama, che nel trarre spunto dallo sfruttamento della
prostituzione delle ragazze dell’est
che affittano l’utero per dare figli
alle coppie sterili, ha una svolta
decisamente noir.
Nella sua carriera Giuseppe Tornatore ha saputo avvalersi di
collaborazioni autorevoli; non
solo gli attori più grandi dello
scenario italiano e internazionale, ma di professionisti del
suono, della fotografia, e della
musica. Indimenticabili sono
le musiche composte da Ennio
Morricone, che nel 2007, dopo 5 nomination,
ricevette da Clint Eastwood l’Oscar alla carriera
per “i suoi magnifici e multi sfaccettati contributi
nell'arte della musica per film".
85
Cinema
Renzo Martinelli
un regista del popolo,
tra il popolo
Presentando il suo ultimo film “ Barbarossa”, le gesta epiche della lega lombarda
e di Alberto da Giussano, Renzo Martinelli appare un regista di altri tempi , un
uomo disponibile garbato e legato al suo territorio.
G
irato in Ungheria con più di 10mila
comparse “Barbarossa” risulta essere un’ opera epica , ben costruita e sceneggiata con un occhio alla storia , ma riuscendo ad esserne testimone vero e mai fazioso.
Al castello Sforzesco di Milano, per l’anteprima
del film erano presenti le autorità istituzionali
quali il ministro Calderoli, il sindaco della città
di Milano Letizia Moratti e il premier Silvio Berlusconi, nonché molti personaggi dello spettacolo e
della cultura.
Martinelli, regista di film come “Il mercante di pietre”, “Carnera” o “Porzus” è disponibile, discreto
e simpatico, ci parla a 360 gradi di tutto: il film
appena finito, il rilancio del cinema come ‘arte di
bottega’, i progetti futuri.
Innanzitutto, da dove nasce in lei la passione per il
cinema? Cosa l’ha portata a fare il regista?
È una passione che ha radici molto profonde; da
ragazzo ero affascinato più che altro come spet-
86
tatore, poi è nata in me la volontà di farne una
professione. Dopo l’università ho frequentato un
master in cinematografia alla Cattolica di Milano
e poi, con una mia casa di produzione, ho cominciato a fare i primi lavori; cortometraggi, inchieste
novembre 09
A cura di Paolo Quaglia
televisive. Da lì sono passato ai
video clip, agli spot pubblicitari,
sempre con l’ambizione di fare
cinema. Poco alla volta sono arrivato al grande schermo.
Come sceglie i soggetti dei suoi
film? Si è mai ispirato a romanzi
o racconti?
Il tipo di cinema che faccio può
essere definito “d’impegno civile”;
io ritengo che la cinematografia
abbia, quando ci riesce, una potentissima funzione maieutica,
ovvero la capacità di far riflettere
lo spettatore. Questo tipo di cinema ti costringe
a lavorare su fatti reali o verità rimosse. Questo
mi ha portato a trattare temi che riguardano più
la storia del nostro paese che non altri argomenti
legati a romanzi o racconti. È nel mio dna; io non
riesco a lavorare su progetti che non abbiano dentro di sé una qualche funzione etica.
Abbiamo notato una discordanza tra l’opinione
della critica e gli incassi dei suoi film da una parte e l’effettivo gradimento del pubblico dall’altra. I
suoi film sono tra i più scaricati dalla rete e hanno
riscosso molto successo nonostante gli incassi nelle sale siano stati contenuti. Affrontare argomenti
spinosi può penalizzare il film?
I temi affrontati spesso provocano una sorta di
dicotomia: o pro o contro. Anche il modo di girare, che è molto spettacolare, molto “americano”
e poco italiano comporta un certo rifiuto, a volte
aprioristico. I critici entrano in sala sapendo che
scriveranno male del film, ma fa parte del gioco,
non mi scandalizzo più di tanto. Se fai
un film sul caso Moro o, come sto tentando di fare, sulla morte di Mussolini,
o su Ustica e Bologna, vai a toccare argomenti che in questo paese sono pericolosi che mettono in moto meccanismi di
autodifesa e di repulsione.
Ma quando la sceneggiatura e il soggetto prevede
più di 15mila comparse e dei set che ricostruiscano al meglio scenari storici passati, lavorare
nel nostro paese risulta impossibile, quindi avvalendosi di paesi dove i costi si possano abbattere
è l’ideale per ogni regista e produzione, che nel
mio caso sono equivalenti. Vorrei aggiungere che
a spese mie, questa sera ( durante l’anteprima del
film, ndr) sono presenti molti componenti della
troupe ungherese. E’ una cosa che mi riempie di
orgoglio, pensando ad un paese che ritengo ideale
per fare il mio lavoro.
Come è possibile rilanciare il cinema a Milano?
La nostra città non è deputata a sede di formazione cinematografica per un errore di interpretazione, io ho in mente un progetto dove , restaurando
l’ex Manifattura Tabacchi, sia possibile riscrivere
la vecchia abitudine della “bottega di formazione”.
Avendo le botteghe è possibile istruire e formare
ad ogni tipo di lavoro un individuo, cinema com-
Parlando di “Barbarossa”, come si è trovato a lavorare in Ungheria?
L’Ungheria è un paese ideale per girare,
se qualcuno di noi dovesse lavorare su
un soggetto fatto da tre persone in una
villa a Fregene, che giri in Italia.
novembre 09
87
no chiuso in se stesso, bisogna avere il coraggio di
affrontare temi importanti come cerco di fare io.
Crede che sia possibile annoverare altri autori che
possano trattare determinati argomenti?
E’ necessario formare persone che siano in grado
di relazionarsi con il nostro territorio, registi in
grado di affrontare temi caldi. Sebbene io possa
essere solo un apripista di un movimento molto
più attento alla storia del nostro paese e delle nostre regioni.
preso, poi chi ha talento potrà continuare la carriera nella “settima arte” senza doverci rinunciare,
altri saranno indirizzati verso attività differenti.
Come definire quindi Barbarossa?
E’ semplicemente un film che parla del territorio
lombardo, della gente lombarda e dei valori in cui
tutti credono. Un film di recupero, di valore del
nostro territorio che rappresenta persone genuine
che credono nella libertà.
Che cosa chiede alle istituzioni per promuovere
giovani talenti registi?
Credo che le istituzione debbano credere nei giovani ed incentivare il loro lavoro, stiamo assistendo ad un periodo particolare di un cinema Italia-
88
Ad uno studente universitario cosa direbbe per incoraggiarlo a vedere i suoi film?
Penso che i giovani sentano istintivamente quando la verità è stata rimossa o mascherata. La verità
non è un monolite con una faccia, ma un prisma
con mille facce; il tentativo e l’ambizione dei miei
film è di girare questo prisma, di far capire che
ci sono delle sfaccettature nelle verità storiche. La
voglia di verità è ciò che dovrebbe spingere un
giovane universitario a vedere i miei film.
Barbarossa, film politico e politicizzato?
Sono convinto che al cinema, quando si spengono
le luci e la proiezione ha inizio ci sono solo due
soluzioni possibili: o il film piace o non piace; indipendentemente da quelli che possono essere i
valori di cui si investe la pellicola.
E il cameo di Bossi, come nasce?
Nasce come ogni mio film, un gioco con amici . Il
segretario è un mio grande amico e quando mi ha
chiesto se era possibile fare un cameo gli ho detto
novembre 09
“vieni sul set che te lo faccio fare” . Cosi come ho
fatto con il mio ragioniere, il mio portinaio e con
lei (sorride, ndr) se me lo dovesse chiedere.
Prossimi progetti?
Il prossimo film sarà sulla vita Marco D’Aviano ,
sacerdote impegnato nel fronteggiare la diffusione
dell’islam in Europa nel 17esimo secolo. La poca
memoria storica del nostro paese ci fa dimenticare
che senza il suo intervento provvidenziale probabilmente oggi, nel nostro paese si porterebbe il
burqa.
Renzo Martinelli un regista , lombardo con il coraggio di rischiare su temi impopolari, molto difficili da realizzare e spesso di grandi costi.
Un uomo che accetta di gareggiare con il cinema delle grandi case di produzioni, con
un occhio alla sua terra. Quando gli chiedono come mai Barbarossa non è stato presentato al festival di Venezia lui risponde:” Ho letto
che avrebbero rifiutato il mio film in laguna, io
non ho mai presentato Barbarossa a Venezia”.
Siamo davanti ad un risorgimento lombardo anche e soprattutto nella settima arte.
Barbarossa: kolossal in salsa lombarda
B
Un film coraggioso che lascia
dietro di sé gli stereotipi del cinema italiano che, con Martinelli, torna all’epica
arbarossa è l’ultimo film del regista Renzo
Martinelli: racconta una storia che ha inizio nel 1158 nelle terre che si trovano nei
pressi di Milano, quando un ragazzo salva la vita
ad un cavaliere a lui sconosciuto senza sapere che
si tratta dell’imperatore Federico I di Hohenstaufen.
Il giovane si chiama Alberto da Giussano, un milanese figlio di un fabbro che qualche anno dopo
guiderà una rivolta contro l’imperatore, quell’uomo che lui stesso aveva salvato, ignorando che
nel mentre il monarca privava la povera gente di
quello che ai suoi occhi e a quelli maggior parte
delle altre persone appare come il bene più prezioso: la libertà.
Questo imperatore, detto appunto Barbarossa,
domina le terre del nord Italia e il suo sogno è
quello di conquistare anche quelle del centro e del
sud Italia per ricostruire
l’impero che un tempo
apparteneva a Carlo Magno
Ma a contrastare i suoi
piani intervengono i milanesi che desiderano
conquistare
maggiore
libertà, non dover mai
riconosce più di un terzo
del loro lavoro di agricoltori all’imperatore oltre
novembre 09
ad essere considerati e trattati con maggior rispetto. Queste necessità porteranno le varie città ad
allearsi dando vita ad una lega per insorgere contro Barbarossa e riconquistare la libertà. Kolossal
made in Lombardia, ben strutturato che si avvale
di un cast eterogeneo da grandi attori affermati,
quali Rutger Hauer e F.Murray Abramh.
Troviamo Raz Degan (nel ruolo di Alberto da
Giussano) e la sorella di Vincent Cassel, Cecilia.
Fortemente voluto da Martinelli per un rilancio
del cinema lombardo, il film risulta essere di gran-
89
de valore storico con intatta la capacità di intrattenere e divertire gli spettatori. La sceneggiatura
è ben costruita, riguardo al ritmo e all’ ambientazione; la pellicola si avvale di un cast di 15 mila
comparse ed i set sono stati ricostruiti in Ungheria
con dovizia di particolari ed estrema veridicità.
Proporre determinati soggetti, indipendentemente dal risultato al botteghino, nel cinema del nostro paese è molto coraggioso, il regista di film
quali “Carnera” o “Il mercante di pietre” è conscio
di questa realtà.
La sua risulta essere una scommessa vinta per
l’ennesima volta di costruire un prodotto in grado di gareggiare, se pur con le dovute proporzione, con le grandi produzioni Statunitensi .
L'eroe della battaglia di Legnano fu Alberto da
Giussano. Un personaggio fortemente discusso. C'è chi dice che non sia neppure mai esistito. Come Robin Hood:
l'epoca è quasi la stessa.
La Treccani scrive di lui:
"Si è tentato di identificare questo personaggio, con
uno dei due Alberti, A. da
90
Carate e A. Longo, che figurano fra i firmatari, per
il comune di Milano,del patto istitutivo della Lega
Lombarda (Cremona, marzo 1167), o con un omonimo personaggio, ricordato in un documento del 1196
relativo all'ospedale milanese di S. Simpliciano.Ma
è molto probabile che le notizie si fondino esclusivamente su qualche leggenda sorta e diffusasi nel secolo
13°".
In questo contesto storico Martinelli ha ricercato e composto una storia, certamente romanzata, con tutte le legittime licenze che fanno parte della narrazione filmica.
Non può che esserci curiosità in attesa di questo
film. Martinelli non è un regista completo (ma chi
lo è?) però è uno dei pochissimi italiani (o forse è l'unico) che tralascia i soliti esausti, minimi,
modelli e codici che il cinema italiano ha assunto
ormai da troppo tempo.
Col suo Barbarossa ci propone storia, avventura, e persino un po' di epica. Una parola, quest'ultima, tanto lontana dal nostro cinema, che a
fatica la riconosceremo.
novembre 09
Anche a Monza
presso il centro commerciale
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Società
Donare il sangue come
atto di generosità:
la storia dell’Avis
Da più di ottant’anni l’associazione gestisce le trasfusioni ematiche italiane
D
onare il sangue è un gesto importantissimo, fondamentale, di grandissima generosità. E l’Avis (Associazione Volontari Italiani del Sangue) controlla che questa generosità
venga ben riposta dal 1927, da quando il dottor
Vittorio Formentano costituì questa associazione
senza fini di lucro, assolutamente apartitica, aconfessionale, che non discrimina per razza, sesso,
religione, lingua, nazionalità o ideologia politica.
Insomma, un’associazione il cui valore centrale è
solo il volontariato e la voglia di aiutare chi ha
bisogno di trasfusioni di sangue.
Già l’anno prima, però, si era verificato un episodio fondamentale per la nascita di quella che
sarebbe stata l’Associazione: lo stesso dottor Formentano, a Milano, lanciò sul Corriere della Sera
un appello per costituire un gruppo di volontari
per la donazione del sangue. All’invito rispose-
92
ro 17 persone che si riunirono nel 1927, dando
quindi ufficialmente il via all’Associazione Italiana
di Volontari del Sangue.
Avis tutto l’anno
L’attività dell’Avis (che gestisce la maggior parte
delle donazioni ematiche nazionali) non si mette
in moto solo nel momento in cui c’è effettivamente
bisogno: l’attività procede a ritmi serrati 365 giorni l’anno, senza interruzione. Attraverso campagne e iniziative, è costante il lavoro dei volontari.
E soprattutto, è globale in tutta la nazione: sparsi
nel nostro Paese ci sono 3.230 sedi Comunali, 94
sedi Provinciali e 22 sedi Regionali.
Inoltre ci sono ben 773 Gruppi Avis distribuiti
nelle aziende pubbliche e private, che intendono
raccogliere sangue tra i lavoratori. A garanzia della bontà che anima lo spirito dell’organizzazione
novembre 09
A cura di Domenico D’Alessandro
c’è il riconoscimento dallo Stato
italiano avvenuto già nel 1950
(con la Legge numero 49): da
allora l'AVIS è “un ente privato
con personalità giuridica e finalità pubblica e concorre ai fini
del Servizio Sanitario Nazionale
in favore della collettività”.
L’attuale presidente è Vincenzo
Saturni. Gli obiettivi che sono
nello Statuto dell’Avis, come si
legge sul sito dell’associazione
(avis.it), sono: “venire incontro
alla crescente domanda di sangue,
avere donatori pronti e controllati
nella tipologia del sangue e nello
stato di salute, lottare per eliminare la compravendita
del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione”.
Sempre sul sito dell’Avis si leggono i suoi compiti primari: rispondere alla crescente domanda
di sangue, grazie a donatori pronti e controllati
nella tipologia del sangue e nello stato di salute,
nonché lottare per eliminare la compravendita del
sangue e fare in modo che tutto il sangue disponibile venga utilizzato proficuamente.
Da 70 anni l'Avis, a tutti i livelli associativi, è attiva in molteplici e svariate iniziative al fine “di promuovere, coordinare e disciplinare il volontariato del
sangue”.
Inoltre “alimenta la cultura della solidarietà e del
dono del sangue; cura la chiamata dei donatori per i
prelievi; attua e ricerca ogni azione per la diffusione
di "una medicina preventiva" verso i propri associati;
partecipa alla programmazione e alla gestione dell'intero servizio trasfusionale, in conformità al disposto
della Legge n. 219/05 e sue applicazioni; contribuisce all'approfondimento tecnico, scientifico ed organizzativo dei problemi promozionali, organizzativi,
trasfusionali ed immunoematologici anche in relazio-
novembre 09
ne al trapianto di organi e promuove l'informazione
sulla donazione del midollo osseo, su ogni altra terapia
alternativa e integrativa della emotrasfusione e sulle
novità scientifiche immunotrasfusionali tra i propri
associati; vigila per il migliore utilizzo e la distribuzione ottimale del sangue raccolto, degli emocomponenti
e dei loro derivati nonchè per un pronto utilizzo delle
eccedenze; promuove e sviluppa attività di coordinamento tra le associazioni di volontariato e fra quelle
del sangue in particolare, per una maggiore diffusione
dei valori della solidarietà e per un migliore impegno
del volontariato, nell'ambito delle competenze ad esso
attribuite dalla legge”.
Fugare ogni dubbio
L’Avis, però, non rappresenta soltanto un’Associazione sempre in attività. Rappresenta anche un
megafono per sensibilizzare sulla tematica della
donazione di sangue che come tutte le vicende
che hanno a che fare con la salute sono tutte caratterizzate da un’ignoranza generale, dannosa e
preoccupante.
E probabilmente questo è l’aspetto più importante
di tutto l’operato dell’Avis. Non tutti, infatti, san-
93
no oggi di definire un rischio residuo per tali malattie
nell'ordine di una possibile infezione su centinaia di
migliaia o addirittura milioni di donazioni”.
no che proprio la sicurezza è “lo strumento attraverso il quale viene tutelata la salute dei donatori e
dei pazienti”.
“Le indagini di laboratorio - si legge sul sito ufficiale
- hanno, tra le altre, tre finalità principali: verificare la corrispondenza del gruppo sanguigno; escludere la trasmissione di malattie infettive; salvaguardare la salute del donatore”. Tutto, insomma, con la
massima attenzione. Ma per eliminare l’ignoranza
l’Avis parte proprio dalla spiegazione degli elementi basilari: “Il sangue è composto di elementi di
peso diverso, una parte liquida (il plasma) e una parte
corpuscolata (cellule) costituita da globuli rossi o eritrociti, globuli bianchi o leucociti, piastrine. Mediante
centrifugazione si procede alla separazione degli elementi: globuli rossi, leucociti con le piastrine (buffy
coat), e plasma, che vengono trasferiti in apposite
sacche collegate sterilmente alla sacca madre. I tre
prodotti derivati dalla centrifugazione sono conservati alla temperatura più idonea al loro mantenimento,
ma non possono essere utilizzati sino a che la fase di
validazione biologica non le renderà disponibili per
l'assegnazione.
I tre emocomponenti ottenuti dalla fase di lavorazione possono essere utilizzati solo
quando le indagini di laboratorio ne hanno stabilito l'idoneità
all'utilizzo. Gli esami siero-virologici effettuati sono volti a smascherare la possibile presenza di
agenti infettanti quali i virus causa di epatite B o C, la lue e l'HIV.
In laboratorio vengono utilizzate
indagini sofisticatissime e di alta
sensibilità, comprese quelle in
biologia molecolare che, combinate con l'accurata selezione del
donatore e un oculato utilizzo
degli emocomponenti, consento-
94
Perché donare il sangue?
Perché spessissimo il sangue, con i suoi componenti, significa “sopravvivenza”. I globuli bianchi,
ad esempio, servono per la cura di leucemie, tumori, intossicazioni da farmaci; i globuli rossi per
la cura di anemie, emorragie; le piastrine per malattie emorragiche; il plasma quando vi siano state
grosse variazioni quantitative dovute ad ustioni,
tumori del fegato, carenza dei fattori della coagulazione non diversamente disponibili; i plasmaderivati Fattore VIII e IX per l'emofilia A e B,
immunoglobuline aspecifiche per alcune malattie
immunologiche, albumina su alcune patologie del
fegato e dell'intestino.
Tutti quelli che hanno un’età compresa tra i 18
e i 65 anni, ma il limite per diventare donatori
di sangue intero è a 60 anni. Bisogna pesare più
di 50 kg, pulsazioni comprese tra 50-100 battiti/
min e una pressione arteriosa con valori compresi
tra 110 e 180 mm di mercurio per la massima e
tra 60 e 100 mm per la minima.
Non possono effettuare donazioni coloro i quali
abbiano assunto droghe; avuto problemi di alcolismo; abbiano consumato rapporti sessuali ad
alto rischio di trasmissione di malattie infettive;
persone che si siano ammalate di epatite o ittero;
malattie veneree; persone che abbiano riscontrato
una positività per il test della sifilide; il test AIDS;
il test dell'epatite B; il test dell'epatite C; oppure
persone che abbiano consumato rapporti sessuali
con persone nelle condizioni sopraelencate.
ottobre 08
www.avis.it
massimo un frutto oppure the e caffè poco zuccherati. Il prelievo è assolutamente innocuo per
il paziente e dura qualche minuto: si possono
prelevare al massimo 450 centimetri cubici (+/10%) di sangue.
Dopo la donazione l’Avis offre un piccolo ristoro
per riacquisire i liquidi.
Tra una donazione e l’altra devono passare almeno novanta giorni; il numero massimo di donazioni annue è quattro per l’uomo e due per la
donna (la quale non può donare durante il ciclo
mestruale o la gravidanza).
Le tipologie di donazione
Sussistono diversi tipi di donazione: sangue intero; plasma (plasmaferesi); piastrine (piastrinoaferesi); donazione multipla di emocomponenti;
autotrasfusione. La donazione di sangue intero è
quella più comune.
L’aferesi riguarda plasma e piastrine: attraverso dei separatori cellulari, si ricava dal
sangue del donatore soltanto la componente
ematica di cui si ha necessità, ossia plasma
(per un procedimento che prende il nome
di “plasmaferesi”) o piastrine (“piastrinoaferesi”), restituendogli contemporaneamente i
restanti elementi.
L’autotrasfusione, infine, è una procedura
che consiste nel trasfondere al soggetto unità
del suo stesso sangue (eliminando eventuali reazioni di incompatibilità e il rischio di
trasmissione di malattie infettive, riducendo
il rischio di immunizzazione da antigeni diversi, con possibili manifestazioni a distanza
e consentendo, ovviamente, un risparmio del
sangue delle donazioni).
Prima di effettuare la donazione si svolge
un colloquio con il medico a cui segue un
prelievo del sangue, corrispondente in tutto
e per tutto alle normali analisi del sangue, e
la compilazione di un questionario in cui si
certifica di essere idonei e di consenso alla
donazione. La mattina del prelievo è consigliabile un digiuno: è consentito mangiare al
ottobre 08
Alcuni dati
L’anno scorso in tutto il Paese si sono registrate
1.948.104 donazioni a fronte dei 1.109.959 soci
donatori: significa che in moltissimi hanno donato più di una volta.
La regione che ha donato di più è stata la Lombardia (con 487.948 prelievi), seguita da Emilia
Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, Marche e
Sicilia. Agli ultimi posti della classifica ci sono la
provincia autonoma di Bolzano, Abruzzo, Basilicata, la provincia di Trento, Molise, Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta.
Ma ovviamente questi dati sono da prendere con
le molle: in realtà il dato va associato al numero degli abitanti della singola regione, e si scopre
dunque che ogni regione ha donato in quantità
davvero massicce.
95
Benessere sessuale in pillole
ROGER MOORE AMBASCIATORE DELL’UNICEF.
Circa 150 milioni di ragazzi e 73 milioni di ragazzi
di 18 anni sono vittime di abusi sessuali secondo un
rapporto pubblicato recentemente dall’UNICEF.
Inoltre centinaia di ragazzi sono venduti ogni anno
all’estero, soprattutto per dei fini sessuali, secondo le stime
dell’UNICEF presentate a Berlino da Roger Moore.
Malgrado i progressi compiuti dalla legge per proteggere i
bambini, essa è troppo sovente mal applicata commenta Roger
Moore.
Per esempio sulle spiagge turistiche del Kenya circa 15000 ragazzi si prostituiscono quotidianamente, secondo l’UNICEF.
Questa organizzazione domanda più collaborazione a livello
internazionale per combattere
questo comportamento.
Il ministro tedesco responsabile della famiglia, Ursula von der Leyen, sta cercando di far adottare
un progetto di legge per combattere la pornografia infantile su internet. Lei pensa che la Germania dovrebbe mostrare l’esempio in questo
combattimento internazionale contro la tratta degli esseri umani e la
prostituzione infantile.
DISFUNZIONE ERETTILE: SEGNO PREMONITORE DELL’INFARTO
La disfunzione erettile (DE) è troppo spesso considerata un segno di invecchiamento mentre
dovrebbe essere l’indice di una malattia latente come il diabete e l’infarto del miocardo.
Uno studio internazionale fatto da Bayer Schering Pharma con un campione di uomini che soffrivano di DE ha
mostrato che il 50% di essi non avevano nessuna conoscenza del
legame possibile tra la DE e l’infarto.
La paura di un’altra malattia che è all’origine della DE è una motivazione importante per consultare anche perché ora la DE non
è più un tabù dato che l’80% degli uomini hanno affrontato il
problema con il loro medico.
Una inchiesta chiamata REALISE su 74000 uomini che soffrivano
di una DE, ha evidenziato che una medicina chiamata Vardenafil
è efficace nelle persone che soffrono di ipertensione (92%) e di
diabete (91%).
L’arteria pudenda che porta il sangue al pene è più piccola delle
coronarie e quindi si chiude prima. La DE può essere un indice
per controllare lo stato delle coronarie.
Questo controllo sta entrando nelle abitudini del medico di famiglia.
96
novembre 09
A cura di Willy Pasini
INTERNET LIBERA LA SESSUALITà
L’internet ”rosa” sta modificando i nostri comportamenti sessuali? Il sesso è il motore principale dello sviluppo commerciale del cyberspace. Al contrario internet sta facendo evolvere i comportamenti sessuali.
Le nuove possibilità di comunicazione, i nuovi spazi virtuali, i
nuovi strumenti della cyber sessualità possono contribuire ad
avere una vita sessuale migliore? Molti dicono di sì.
La relegazione del corpo al secondo livello della relazione può presentare alcuni vantaggi. Per esempio
Lisa Palac, scrittrice americana dice che nel mondo reale l’attrazione fisica è il punto di inizio verso una
relazione sessuale. Nel mondo virtuale è il contrario: se c’è intesa col partner allora si domanda di vedere il corpo. Questa seconda soluzione a volte è più utile per la coppia. La metà degli utenti di internet
visitano occasionalmente i siti erotici. Questo comportamento non ha niente di eccezionale. Nel 2008
una ricerca fatta dal professor Alvin Cooper dell’Università di San Josè in California ha scoperto che gli
americani che visitano i siti erotici sono nel 64% sposati e nel 78% lo fanno da casa. Quindi il computer
familiare è al servizio dei fantasmi della coppia.
NODULO POLMONARE, SE È PICCOLO TI SALVI
In Italia il cancro al polmone è la prima causa di morte per tumore
per gli uomini e la terza per le donne. L’elevata mortalità è dovuta
al fatto che la grande maggioranza delle neoplasie viene diagnosticata in fase troppo avanzata. La chirurgia ottiene il 77% di sopravvivenza a 5 anni dopo la resezione in stadio iniziale; la sopravvivenza
decresce al 24% se la neoplasia ha metastatizzato ai linfonodi regionali.
Dunque individuare modalità di diagnosi sempre più precoci e precise è la
chiave di volta per salvare un numero sempre maggiore di vite umane.
Questo è quanto è stato discusso al convegno “Il nodulo polmonare di piccole dimensioni” organizzato
dall’AUSL di Ravenna e da Villa Maria Cecilia Hospital. Il workshop ha sviluppato temi molto specialistici di diagnostica radiologica, ma ha affrontato anche i delicati aspetti psicologici connessi con
l’attesa di una diagnosi che, fino a prova contraria, può essere nefasta. Lo ha ben spiegato il professore
di Psicologia Clinica all’Università di Bologna Nicolino Cesare Rossi: “Con le strumentazioni attualmente
a disposizione è possibile identificare nel polmone noduli di dimensioni millimetriche. Ciò permette di scoprire
neoplasie latenti, con eccellente possibilità di cura. Ma per arrivare alla diagnosi il paziente deve sottostare ad
un iter anche relativamente lungo, che può mettere a dura prova il suo equilibrio interiore”.
L’AIDS COLPISCE ANCHE LE PERSONE AL DI LA’ DEI 50 ANNI
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo ultimo bollettino attira l’attenzione sul numero sempre più importante delle persone con più di 50 anni che
diventano sieropositive. I test di laboratorio sono raramente proposti cosicché la
diagnosi dell’infezione è spesso ritardata.
Negli Stati Uniti la proporzione di una serologia positiva negli over 50 è aumentata del
5% in 5 anni. Anche l’esperienza in Brasile mostra la stessa evoluzione. L’AIDS non è
solo una malattia dei giovani, perché anche le persone più in là con l’età sono sessualmente attive.
novembre 09
97
Lettere al Direttore sul benessere sessuale
Se volete una risposta dal prof. Pasini potete scrivere
all’indirizzo mail [email protected]
D: Mi chiamo Marisa ho 29 anni e ho un problema sessuale con gli
uomini non solo nella penetrazione ma anche nelle carezze.
Quando i miei fidanzati le fanno, non mi lascio andare mentre da sola fin da ragazza arrivavo
facilmente al piacere. Perché?
R: Probabilmente nessuno conosce il tuo corpo come te stessa e quindi anche
sessualmente lui ti risponde. Mentre nel rapporto con l’altro sesso non è la penetrazione che fa problema ma la relazione con un'altra persona. Qualunque
cosa faccia tu non riesci ad abbandonarti perché non vivi un piacere condiviso,
ma un pericolo condiviso.
Dal punto di vista sessuale prova ad accarezzarti in presenza sua.
Dal punto di vista psicologico bisogna attenuare il controllo sul tuo corpo fai
dello yoga o altre tecniche di rilassamento corporeo, bevi dello spumante che
ti fa rimanere a metà tra la realtà e il sogno oppure prendi un bagno molto
caldo prima di andare a letto col tuo uomo perché il caldo rilassa muscoli,
vasi sanguigni e ti fa essere più pronta a lasciarti andare
D: Sono Paolo ho 40 anni e quando ho dei rapporti con mia moglie
penso spesso alla fidanzata che avevo a 20 anni.
Devo dirlo a mia moglie? È un tradimento?
R: Non lo dica per nessuna ragione perché susciterebbe una gelosia inadeguata
mentre le fantasie erotiche indipendenti dal sesso, sono usate da molti uomini
e donne per attivare un rapporto corporeo che è più o meno sempre lo stesso.
Sull’uso delle fantasie nel rapporto sessuale legga il libro di Claude Crepault:
Sessoanalisi (edizione Franco Angeli 2008) di cui ho fatto la prefazione.
D: In questo tempo in cui tutti parlano di sesso felice, io non riesco ad avere una soddisfazione
sessuale in qualunque modo sia. Anche quando comincio ad eccitarmi le mie secrezioni mi disturbano e blocco il mio corpo con la testa.
E pensare che da piccola ho avuto il primo orgasmo clitorideo a 8 anni salendo alla pertica nella
lezione di ginnastica. Però quando sono arrivata in cima non osavo più scendere perché pensavo
che tutti ne fossero al corrente.
R: Lei è di quelle donne che hanno avuto la risposta sessuale al cattivo momento e al cattivo luogo; come
i giochi sessuali dell’infanzia. Poi ha messo un coperchio sulle sue sensazioni e ora non riesce a toglierlo
anche se ora c’è una relazione di coppia che le piace.
Non credo che una terapia sessuale sia utile. Meglio una terapia psicologica che le permetta di eliminare
il trauma-evento a 8 anni, per esempio la tecnica moderna chiamata EMDR (veda su internet).
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novembre 09
Novembre 2009
COPIA DI CORTESIA
Magazine di Benessere, Salute, Bellezza, Attualità e Costume - Diretto da Willy Pasini - Anno I - Numero 1- Novembre 2009
Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Milano
1
Soffia il vento
del benessere