Barche italiane sulla Loira

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Barche italiane sulla Loira
Barche italiane
sulla Loira
di Giovanni Panella
L
Ospiti del
“Festival de Loire”
giunto questo Anno
alla sua sesta edizione
e “Feste della marineria” che si
tengono ogni anno in Nord Europa hanno una storia che risale
agli anni ’80 del Novecento, quando ci si è resi conto che gran parte
del patrimonio rappresentato dai vecchi velieri e dalle imbarcazioni tradizionali da lavoro stava
scomparendo e che bisognava intervenire perché
non fosse perduto per sempre. Da allora, questi avvenimenti hanno accompagnato il risveglio di attenzione nei confronti della “cultura marittima”.
Accanto agli appuntamenti più famosi, come
quello di Brest, frequentato da più di un milione
di spettatori paganti, ne sono sorti molti altri in
Inghilterra, Olanda, Paesi Bassi e Francia. I programmi di queste feste, grandi e piccole, comprendono un mix di diversi elementi: raduni di velieri
e d’imbarcazioni d’epoca, regate, dimostrazioni di
artigianato, eventi musicali, cicli di pellicole a tema marinaresco, conferenze, ecc. Spesso, per aumentare il richiamo e il taglio internazionale, una
nazione o una regione straniera sono invitate ufficialmente a mostrare il loro patrimonio marittimo, musica e gastronomia comprese.
I frequentatori di questi eventi sanno bene che
Paesi come la Norvegia o l’Olanda sono sempre
ben disposti a partecipare alle “Feste della marineria”e che quindi hanno svolto ripetutamente il
ruolo del “Paese ospite”, ma anche regioni come i
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Paesi Baschi o la Catalogna hanno fatto la loro parte. Naturalmente,
gli organizzatori si fanno carico di coprire le
spese e del trasporto
delle imbarcazioni: un
compito che a volte, come per l’invio a Brest di
una “barque” a vela latina proveniente dal lago di Ginevra, può essere
piuttosto impegnativo. Nel caso del veliero svizzero si trattava di un’unità di più di 25 metri di lunghezza.
Purtroppo l’Italia, per quanto sia stata sollecitata a
partecipare ad appuntamenti come quello di Brest
o alla “Settimana del Golfo” che si svolge nel sud
della Bretagna, finora ha sempre declinato l’invito. Mancava una regia che si facesse carico del difficile coordinamento dell’insieme di enti, musei,
associazioni, armatori di velieri d’epoca o di imbarcazioni tradizionali.
Il maggior Festival del settore
in Europa
Assume quindi un notevole rilievo il fatto che
quest’anno, per la prima volta, le imbarcazioni italiane abbiano partecipato in modo organizzato a
un evento che si è tenuto all’estero, a mille chilometri dai nostri confini. Si è trattato della 6° edizione del “Festival de Loire”, il maggiore appuntamento di tutta Europa dedicato alle acque interne,
costiere e lagunari.
Le banchine della Loira, a Orleans, sono sempre state di grande importanza per il trasporto delle merci dal mare a Parigi; in apertura,
un manifesto con il logo del Festival
La Loira è conosciuta per la sua sequenza di splendidi castelli e di palazzi, che ne fanno una delle
mete più visitate della Francia. Eppure, castelli e
palazzi non sono stati costruiti sulle sue rive per caso, ma perché il fiume, da sempre, è stato la principale arteria di trasporto di merci (e di persone) tra
il mare e le regioni che costituiscono il cuore della
Francia. La sua risalita iniziava a Nantes, che è stato a lungo il principale porto di mare del Paese, da
cui transitava la maggiore quantità di merci provenienti dall’estero e dall’impero coloniale francese.
La navigazione del fiume non era facile perché la
Loira presenta lunghi periodi di secca e altri di violente inondazioni. Orléans era uno scalo importante: sulle sue banchine si scaricava la merce che
poi raggiungeva, via terra, Parigi.
Fino a dieci anni fa, la città aveva dimenticato la
sua tradizione di scalo fluviale e le banchine sul
fiume, ormai abbandonate, erano state trasformate in un parcheggio. Era stata la ferrovia, a metà
dell’Ottocento, a porre termine definitivamente
alla storia di un porto secolare. Poi, nel 2.000, l’intera valle della Loira è stata dichiarata “Patrimo-
nio dell’Umanità” dall’UNESCO, come esempio di
paesaggio culturale. “È stato allora che abbiamo cominciato a domandarci quale poteva essere il tema sul
quale lanciare un grande festival di cultura e di storia,
che potesse diventare un appuntamento sentito da tutti” - ha dichiarato il sindaco di Orlèans - ” e abbiamo capito che il tema che avrebbe potuto mobilitarci
sarebbe stato il “ fiume re”, la Loira”.
Il festival ha una cadenza biennale e a ogni edizione viene invitata una nazione ospite: dopo il Portogallo e l’Olanda, nel 2013 questo ruolo è toccato
all’Italia. L’ISTIAEN (Istituto Italiano di Archeologia ed Etnologia Navale) ha svolto un ruolo di coordinamento nella partecipazione di associazioni,
del Museo della Marineria di Cesenatico e di tutti
quegli armatori che hanno voluto associarsi a quest’avventura. Sono stati quindi necessari tre TIR
per trasportare le barche, attraverso il traforo del
San Gottardo, fino al centro della Francia.
La “flottiglia” italiana
Così, dal 18 al 22 settembre, insieme alle 200 imbarcazioni che hanno affollato le rive della Loira,
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Fra le oltre 200 barche presenti alla manifestazionequest’anno, spiccava la silhouette dell’Inexplosible n° 22, un simpaticissimo battello a ruote
Nella rappresentativa italiana ha riscosso molto successo per la sua linea elegante questa bàtela venessiana a còa de gambaro
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Ma non è certo passata inosservata questa splendida diesona che inalberava orgogliosamente a poppa lo Stendardo della Serenissima
a Orléans è stata presente una flottiglia italiana di
una dozzina d’imbarcazioni. Tra queste si poteva
ammirare una splendida “diesona” (gondola a dieci remi da parata) veneziana, altre tre gondole e
un’elegante “batéla a còa de gambaro”, inviate dell’associazione veneziana “Settemari”. La navigazione costiera dell’alto Adriatico era rappresentata
dal bragozzo da 16 tonnellate del Museo della Marineria di Cesenatico, da tre lance romagnole da 89 metri di lunghezza e da un “topo chioggiotto”,
tutti velieri armati al terzo.
Lo spettacolo delle vele colorate in giallo e in ocra
di queste imbarcazioni, con i loro disegni geometrici, ha suscitato l’ammirazione del pubblico.
Completava la spedizione un “saltafossi” degli
“Amissi del Piòvego” di Padova, che lo avevano
traportato fino a Orléans con i loro mezzi. L’associazione “El Felze” di Venezia (che è animata da
quegli artigiani che, nel loro insieme, concorrono
alla fabbricazione della gondola) è stata presente
con una decina dei suoi aderenti: fabbri, remèri,
fonditori, intagliatori, battiloro, che hanno svolto
apprezzate dimostrazioni della loro arte.
A Orléans gli spazi ristretti della sponda del fiume,
limitati da una banchina della lunghezza di 800 metri, non consentono lunghe navigazioni ma obbligano a curare attentamente i ritmi e la scenografia della festa, che assume quasi delle valenze teatrali.
Lo spazio acqueo, gremito dalla presenza di più di
duecento imbarcazioni, è quindi organizzato in
modo che queste si muovano tutte assieme in orari definiti, per esser maggiormente apprezzate dagli spettatori. A poche decine di metri dalle barche
che scorrono lentamente in parata lungo il fiume,
la banchina è vivacizzata dall’attività di artigiani,
affumicatori di aringhe, maestri d’ascia, dimostrazioni di nodi e di alaggio con cavalli da tiro.
Il tutto è accompagnato da una colonna sonora
che proviene da numerose postazioni musicali e
dalle improvvisazioni di figuranti di “teatro di
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Tuttavia anche il bragozzo di Cesenatico, le lance romagnole e il topo chioggiotto, con la lieta esplosione dei caldi colori delle loro vele,
si sono accattivati la simpatia dei presenti
strada”. Nel suo insieme, lo spettacolo è davvero
coinvolgente e si protrae fino a tarda sera, con
fuochi artificiali e concerti. In conclusione del “Fe-
stival de Loire” è stato comunicato che si sono superate le 600.000 presenze e che nel 2015 il paese
ospite sarà la Polonia.
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E così tra un’orgia di pesce affumicato o fritto e le note di più o meno improvvisati cantanti folk, anche questa edizione del Festival si è
conclusa. Arrivederci alla prossima
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