Kystkultur Giovanni Panella23

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Kystkultur Giovanni Panella23
Kystkultur
di Giovanni Panella
T
A Oslo una vetrina
di cultura
marinara scandinava
dalla quale
ci sarebbe tanto
da apprendere
ra il 17 e il 21 luglio a Oslo, si è
svolto il “Kystkultur Festival”, un evento
che ha raccolto più di
200 tra navi e imbarcazioni, in rappresentanza
di tutte le marinerie della
Scandinavia, isole Åland
e Groenlandia comprese.
Parlare di “cultura costiera” in Norvegia non ha lo
stesso significato che da
noi: qui la gran maggioranza della popolazione vive
lungo le coste, un fatto che ha sempre esercitato
una straordinaria influenza sulla vita nazionale.
L’occasione del festival era rappresentata dalla ricorrenza dei 200 anni dalla Costituzione, ottenuta
quando il Paese era ancora unito alla Svezia, da cui
divenne indipendente solo nel 1905. Per celebrare
l’avvenimento, all’ingresso dell’area espositiva era
stato allestito uno schieramento di 200 remi d’imbarcazioni, uno per ogni anno di Costituzione.
Per un italiano, il festival costituiva un’interessante occasione per misurare la differenza del nostro
punto di vista, per quanto riguarda la cultura marittima, con la Scandinavia. Nel porto di Oslo non
stupiva la presenza di tante imbarcazioni da diporto, di velieri d’epoca perfettamente restaurati, di
riproduzioni di drakkar vichinghi e neppure di dimostrazioni di costruzione di scafi con la tecnica
tipica del Nord Europa, il clinker.
Dai drakkar ai velieri di fine 800
Non poteva mancare la partecipazione in forze
dell’associazione che raccoglie i Colin Archer, velie-
ri dalle forme massicce
che sono nati alla fine
dell’Ottocento per dare
assistenza alle flottiglie
di pescatori e che sono
poi divenuti famosi per
le loro doti di tenuta del
mare. Associazioni e musei di tutta la Scandinavia, come accade in questi eventi, occupavano
con i loro stand un’ampia area espositiva.
In mare, un’originale ricostruzione storica era rappresentata dalla lancia cannoniera Øster Riisøer 3,
un modello che fu utilizzato largamente nelle acque ristrette del Baltico e dello Skagerrak durante
le guerre napoleoniche. Armate con un cannone
di medio calibro e mosse da una dozzina di rematori queste imbarcazioni, nonostante i loro limiti
di tenuta del mare, di stabilità e quindi di precisione nel puntamento del pezzo, potevano avere una
certa efficacia se agivano in gruppo.
La presenza di un cannoncino montato su una
prua affilata rivelava invece le vicende di una lancia a vapore: si trattava della “scialuppa reale”
Stjernen di 55 piedi, realizzata nel 1899 per il Re di
Svezia e di Norvegia Oscar II. Nel 1905 la Norvegia
divenne indipendente e al trono ascese il principe
danese Carl, che assunse il nome di Haakon VII.
La famiglia reale usò la Stjernen fino agli Anni 30
ma nel dopoguerra l’imbarcazione fu venduta e divenne un relitto fatiscente. Nel 1993 l’associazione “Friends of the Norwegian Naval Museum” sottopose la scialuppa reale a un accurato restauro, fino
a riportarla alle condizioni originali.
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Lo schieramento di 200 remi d’imbarcazioni, uno per ogni anno di Costituzione della Norvegia, che accoglie il visitatore del Kystkultur Festival; in apertura, una locandina della manifestazione
Le differenze con il nostro modo di intendere la
cultura marittima diventavano evidenti di fronte
alla piccola folla che si raccoglieva attenta intorno
alle dimostrazioni di funzionamento di vecchi
motori diesel. Il loro ritmato ansimare rappresentava un vero richiamo popolare e i visitatori erano
affascinati dalla colonna sonora
di motori che hanno accompagnato i loro padri e i loro nonni
in tante uscite in mare. Non riesco a immaginare che in Italia il
rumore di un vecchio diesel di
peschereccio in funzione potrebbe attirare tanta attenzione.
Gli intramontabili
postali
Il surreale effetto dell’immagine riflessa nella acque di uno scafo realizzato con la tecnica del fasciame a clinker
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Un’altra particolarità era rappresentata dal fatto che, se al
“Kystkultur Festival” mancavano i
velieri maggiori, le Tall Ships che
sono più legate alla vita degli
oceani che a quella costiera, erano però presenti unità che da noi
non sarebbero degne di essere ricordate e tanto meno restaurate:
Saranno rumorosi, puzzolenti e affumicati, ma anche dai vecchi diesel marini, per chi li ha conosciuti a bordo, può scaturire una… musica
si trattava di vecchi traghetti dei fiordi, di vaporetti
Ma fino a trent’anni fa non era così e il principale
costieri, di rimorchiatori a vapore come lo Styrbjørn
mezzo di comunicazione delle piccole comunità
(varato nel 1910) e
di navi dell’“Hurtigruten” (il servizio
nazionale di traghetti) ormai dismesse.
In Norvegia queste
ultime rappresentano
una vera istituzione:
sono navi miste (merci e passeggeri) di
2.000-3.000 tonnellate, quelle che da noi
un tempo erano dette
i “postali”. Oggi l’interminabile linea costiera della Norvegia,
intersecata da profondi fiordi, è collegata alla rete stradale
da un efficiente sistema di nuovi ponti,
Un nutrito gruppo di Colin Archer, piccoli velieri dalle forme massicce nati alla fine dell’Ottocento per
strade e tunnel.
dare assistenza alle flottiglie di pescatori, e famosi per le loro doti di tenuta del mare
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costiere con il resto del Paese era rappresentato
proprio dal servizio dell’”Hurtigruten”. Ancor oggi
queste navi continuano a offrire un collegamento
regolare, navigando in tutte le stagioni su uno dei
mari più tempestosi e difficili del globo: per la vita
quotidiana di molti norvegesi, rappresentano il
nostro equivalente della ferrovia.
A Oslo ne erano presenti due, varate nel 1956: la
Nordstjernen e la Sjøkurs (ex Ragnvald Jarl). Oggi
quest’ultima unità è basata a Kristiansand, dov’è
impegnata in un programma di addestramento di
giovani marinai. La Nordstjernen, che ha svolto servizio fino al 2012, nel 1980 è stata sottoposta a
un’opera di modernizzazione presso i cantieri di
Danzica.
In tale occasione il Ministero della Cultura norvegese ha contribuito versando l’equivalente di
300.000 euro. Qui un vecchio “postale” è stato
dunque considerato tanto degno di far parte della
cultura nazionale, da ottenere un finanziamento...
La presenza a prua di un cannone lancia-arpioni
rivelava la ragion d’essere dello scafo grigio della
Southern Actor: la caccia alla balena.
Se da noi quest’attività ha una pessima fama ed è
duramente combattuta dalle associazioni ambientaliste, in Norvegia la caccia ai grandi mammiferi
marini fa parte a pieno titolo del patrimonio marittimo. La nave, che è stata costruita in Inghilterra nel 1950 e dispone di caldaie a triplice espansione, ha operato a lungo nei mari dell’Antartide a
partire dalla remota base baleniera della South
Georgia. La Southern Actor svolge oggi il ruolo di
rappresentante del “Museo della Baleneria” di
Sandefjord.
La fortuna della vecchia carretta
Forse lo scafo che fa meglio capire i rapporti che i
norvegesi hanno con il mare era quello dell’Hestmanden, che ha a fama di essere una “nave fortunata” perché riuscì a superare indenne i due conflitti mondiali. Si tratta di un esemplare di quelle
unità che da noi, con un termine di affettuoso disprezzo, sono chiamate “vecchie carrette “, navi
che nessuno ha mai ritenuto degne di esser salvate
dalla fiamma ossidrica.
Qui invece l’Hestmanden, che è stata varata nel
1911, è stata oggetto di un’opera attenta di ripristino perché rappresenta quel traffico di cabotag-
Una delle vedettes del Festival è stato il vecchio (varato nel 1910) rimorchiatore a vapore Styrbjørn, tuttora perfettamente vegeto e funzionante
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Il grigio scafo dell’Hestmanden, classe 1911, ci ricorda che questa nave, decisamente una vecchia carretta di medio cabotaggio trasformata oggi in memorial ship, è considerata una nave fortunata perché è sopravvissuta senza danni a due conflitti mondiali
gio costiero che è sempre stato fondamentale per
la vita del Paese. Oggi l’ampia stiva del cargo è utilizzata come sede di mostre e manifestazioni.
I frequentatori del festival non potevano trascurare di visitare, dall’altra parte del porto, i musei dedicati ai temi marittimi che, nel loro insieme, costituiscono il polo museale più importante della
città annoverando il Norvegian Maritime Museum;
il museo della Fram di Amundsen, quello del Kon
Tiki di Thor Heyerdahl e il Viking Ships Museum.
Per una città come Oslo, che fino all’Ottocento era
poco più di un villaggio, le navi vichinghe sono
davvero la principale testimonianza della storia
nazionale, quella che in altre nazioni è rappresentata dalla cattedrale e dai monumenti del centro
storico.
Il museo che contiene alcuni drakkar, con la sua
struttura un po’ vecchiotta, è una tappa ineludibile per tutti i visitatori della città, anche per quelli
che di solito non dimostrano alcun interesse per le
navi. Va detto che le perfette condizioni di conservazione di scafi che hanno più di mille anni, le loro forme essenziali e l’eleganza dei particolari decorativi giustificano ampiamente la sua fama.
A poche centinaia di metri si trova l’imponente
edificio che conserva la Fram, la nave di Amundsen. Le sue esplorazioni, presentate in tono epico,
rappresentano l’apice della gloria nazionale di un
giovane Paese che aveva appena conquistato l’indipendenza. Non stupisce che gli interni della nave siano conservati religiosamente e che vi siano
esposti anche gli oggetti personali di Amundsen e
dei suoi collaboratori.
Una visita al Norvegian Maritime Museum, recentemente risistemato, rappresenta infine un interessante momento di riflessione. Qui, naturalmente,
parte delle collezioni sono riservate alla storia marittima del Paese: dai modelli di velieri alle antiche
polene; dalle sezioni di scafi all’evoluzione delle
tecniche di propulsione.
Ma un ampio spazio espositivo è dedicato al presente e al futuro: la sezione: “Come la Norvegia è diventata un grande Paese marittimo” spiega con
esempi concreti l’importanza economica e tecnologica delle attività marinare, dalla cantieristica alle prospezioni sottomarine, per lo sviluppo della
nazione. Ripensandoci, mi sono reso conto che un
messaggio così semplice, che per la sua diffusione
richiede mezzi relativamente modesti, da noi fatica ad affermarsi.
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La fine del Blücher
ling e che quindi non vi sarebbe stata resie imbarcazioni del Kyst Festival compistenza. Ma non fu così: alle 4 del mattino del
vano frequenti uscite lungo il fiordo di
9 aprile, quando la nave sfilò davanti alla forOslo, le cui rive si restringono davanti a
tezza di Oscarsborg, questa aprì il fuoco a diDrøback fino a una larghezza di poche centistanza di poche centinaia di metri con cannonaia di metri: passavano così inavvertitamenni
da 280, mettendo subito a segno tre colpi.
te sopra un grande relitto della Seconda GuerLa
nave, non riuscendo a individuare la fonte
ra Mondiale. È qui che nel 1940 l’incrociatore
di fuoco (tre vecchi pezzi dell’inizio del secopesante tedesco Blücher, appena entrato in
lo) mantenne l’armamento principale per
servizio, fu affondato in un modo che ha delchiglia e tentò di reagire con quello secondal’incredibile: dai siluri di una fortezza. L’epirio aumentando la velocità, ma i danni subiti
sodio è un esempio da manuale degli errori
erano gravi: e a bordo si sviluppò un incendio
che vanno evitati nel corso di un’operazione
che finì per provocare l’esplosione di un denavale. L’unità, insieme al gemello Admiral
posito
di munizioni. A questo punto entrò in
Hipper, dislocava a pieno carico 18.200 tonazione
una batteria da 150, che centrò ancora
nellate e aveva un armamento principale di 8
l’incrociatore il quale, poco dopo, veniva colcannoni da 203 mm. Nel piano di occupaziopito da due siluri lanciati da una batteria di
ne della Norvegia il Blücher capeggiava una
terra posta sull’isolotto di Håöy. Ormai ingoforza navale destinata a un audace colpo di
vernabile e avvolto dal fuoco, il Blücher contimano: i suoi ponti erano carichi di truppe da
nuò a procedere verso nord dove, fuori dalla
sbarcare all’alba in pieno centro della città,
portata dei cannoni norvegesi, calò l’ancora
una mossa che avrebbe consentito di arrestamentre
l’equipaggio cercava inutilmente di
re il Re e di decapitare il Governo. La mossa
spegnere
gli incendi, fino a che la nave si caera facilitata dal fatto che il Palazzo Reale, i
povolse e affondò su un fondale di 70 metri,
Ministeri e il Parlamento si trovano a breve
con pesanti perdite umane. La presa della citdistanza dal molo. Nella notte, quando l’intà fu ritardata di diverse ore, dando così mocrociatore era in avvicinamento al fiordo, aldo
ai dirigenti norvegesi di fuggire.
cune unità norvegesi diedero l’allarme e una
batteria costiera
aprì il fuoco: la
sorpresa non era
riuscita. Ma la
f o r z a d a s b a rc o
tedesca, capeggiata dal Blücher
decise d’infilarsi
lo stesso nello
stretto e lungo
budello dell’Oslofjord, forse perché si riteneva
che le Forze Armate nor vegesi
simpatizzassero
per il politico fiGli ultimi tragici istanti della vita del Blücher in questa drammatica immagine
lonazista Quis-
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