comunicato stampa natura morta
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comunicato stampa natura morta
usomagazzino ha dichiarato subito di non essere una galleria ma il luogo della dismissione, illudendosi così di riuscire a costruire uno spazio nuovo, figlio e frutto della sostituzione, dell’eliminazione, dell’alleggerimento. Dopo sei anni di attività le giacenze prendono il sopravvento e trasformano lo spazio in un vero magazzino attraverso una ulteriore ricerca di intimità dove, nel calore e nella pienezza dei giorni che si fanno tempo, si continuano a costruire corrispondenze nella certezza che solo l’incontro e il dialogo con l’altro possono generare autentiche deiezioni con questo manifesto di intenti mercoledì 2 novembre usomagazzino avvia il settimo anno di attività presentando nell’ambito delle giacenze natura morta, morta i progetti per Pescara di Lúcio Rosato “natura natura morta i miei progetti per Pescara: come cose poggiate immemori di ragione occupano, in attesa della dismissione lo spazio dell’accumulazione; affidano al gioco delle ombre il profilarsi delle pure forme e decontestualizzati si relazionano l’uno con l’altro a raccontare di un’altra città” LR si tratta di progetti redatti tra il 2003 e il 2013 con il comune denominatore di essere rimasti sulla carta o se preferite nei cassetti, frutto di concorsi, incarichi, ma soprattutto progetti stimolati dagli incontri con Luciano D’Alfonso durante gli anni della sua carica di sindaco di Pescara: embrioni di progetto sfortunatamente interrotti dalle circostanze otto i lavori in mostra, a partire dal modello della fontana di narciso presentata in occasione del concorso per la scelta di tre opere d’arte da ubicare nella nuova sede degli uffici giudiziari di Pescara, dove Rosato tra i finalisti a detta dei giornali locali ha ricevuto un premio speciale della giuria (presieduta da Achille Bonito Oliva) senza mai averne però comunicazione ufficiale; di questa procedura concorsuale, vinta da Ettore Spalletti, Enzo Cucchi e Michelangelo Pistoletto, si è persa ogni memoria, non c’è stata l’esposizione dei progetti finalisti e tantomeno un catalogo come auspicato nel bando, nonostante tra i finalisti figuravano artisti come Carla Accardi, Luca Maria Patella, e certamente sarebbe stata occasione di riflessione e dialogo e quindi di crescita per tutti gli otto progetti, raccontati attraverso modelli, disegni e altri appunti, sono collocati nello spazio di usomagazzino ricalcando la geografia urbana e rispettando quindi orientamenti e distanze: così a nord è la fontana verde pensata come un frammento di verde rigenerante nella nuova e grigia piazza salotto; al centro e verso il mare è il modello in cemento per la ricostruzione e ampiamento del museo del mare redatto nel 2005 insieme all’architetto Ermano Flacco, mentre lungo il fiume la stanza del sindaco, sindaco un prato sulla città (2008) e tracimazioni riflesse (2006), quest’ultimo un progetto di ri-qualificazione del lungofiume sud che prevedeva la collocazione di specchi lungo le coste dei piloni dell’asse attrezzato nel tratto urbano sui quali attraverso il riflesso il fiume si sarebbe potuto riappropriare del proprio spazio sottrattogli da questa discussa arteria sulla parete di ovest natura morta e natura morta in verde due ipotesi di ri-qualificazione attraverso il colore del cementificio; questo progetto che dà il titolo all’esposizione veniva da Rosato accompagnato con queste parole: “cilindro parallelepipedo cilindro, uno ombra dell’altro; tra sabbie e bianca polvere guardo Morandi: gialli bruni e rosa che lasciano prendere corpo al bianco; si definisce così il disegno e della grande fabbrica si rivela il segno. Polveri azzurre e tonalità sabbiose, accostamenti di arancio e di azzurro intenso offrono il riflesso al bianco: sabbia bruno bianco sabbia, sabbia scuro altro bianco, rosa, sabbia, altra natura poggiata (sul vassoio metropolitano, come una nave: la città con le sue ciminiere). La città si apre a lontananze, a ritorni; conduce il sogno a orizzonti sospesi dove cattura atmosfera, nella polvere, il pennello. O forse, è solo verde pigmento la terra che copre il simulacro di memoria gestante (come, sagoma verde, copre a fondere insieme le bottiglie di Morandi) e cancella ogni piccola ruga, ogni ombra: sagoma rigogliosa di altra natura, natura morta in verde. La grande fabbrica domina ancora il territorio in cui ha nidificato; ora, madre stanca, è sulla soglia e veglia, verde polverosa o bianca, la città grigia e il mare e il verde Abruzzo. Quale madre ricuce, con il suo profilo il paesaggio, e come una antica porta, segna il passaggio e apre (vera architettura) a nuove contaminazioni gli orizzonti: la città informe ritrova negli avvistamenti forma.” continuando verso sud, prima di raggiungere la fontana di narciso, tra i modelli è un tappeto persiano che segna il luogo dove è collocato a Pescara lo studio dell’architetto: un pensatoio immaginato o desiderato come un tappeto volante chiude l’esposizione rigeneratori urbani; urbani sui tavoli della riflessione (un prototipo del 2010), collegati mataforicamente da un filo verde, sono poggiati disegni e modelli di tre progetti lungo il fiume del 2013 che insieme potrebbero davvero rigenerare la città partendo dalla sua spina dorsale trasversale che la lega all’Abruzzo e al mare: si tratta di una riflessione ancora sull’ex cementificio da convertire a centro sociale ricreativo e culturale guardando al SESC Pompeia di Lina Bo Bardi per San Paolo in Brasile; di una torre scenica foyer che amplifica le potenzialità sceniche del teatro massimo (da ripensare come nuovo grande teatro) collegando al contempo la città al fiume; e di altomare, un lungomare rialzato dello sguardo che verso la foce ridisegna lo spazio oggi occupato dal mercato del pece per essere ponte tra la città e il fiume, piazza e mercato coperti, bar, ristoro, stazione fluviale e tanto altro ancora di Lúcio Rosato è possibile visionare, fino a domenica 6 novembre, nel convento di san Francesco a Tagliacozzo, le altre architetture che costituiscono gli appunti per un cammino di dismissione in le cose di Francesco (opere dal 1982 al 2016) Lúcio Rosato (Lanciano 1960) architetto, viaggia sui territori al limite tra la concretezza del pensiero e l’astrazione della materia realizzando installazioni e architetture permanenti. Vive e prende appunti a Pescara