GIAN ENRICO MANZONI ALBANO, MARTIRE NELLA

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GIAN ENRICO MANZONI ALBANO, MARTIRE NELLA
GIAN ENRICO MANZONI
ALBANO, MARTIRE NELLA BRITANNIA DI DIOCLEZIANO1
Proviamo a fare una digressione durante la lettura del IV e del V libro del De bello Gallico di Giulio
Cesare: lasciamo la Gallia e le sue battaglie, per attraversare la Manica alla ricerca di notizie sulle due
campagne militari delle legioni contro i Britanni, la prima nell’autunno del 55 a.C., la seconda nell’estate
successiva. Ne ricaveremo un’immagine di propaganda, secondo cui Cesare avrebbe posto le premesse
della conquista romana della Britannia attraverso alcune vittorie militari e l’imposizione di un tributo.
Questi erano i resoconti che giungevano a Roma e che risuonavano di eroismo e di successi per
trasmettere un’idea vincente, finalizzata ad alimentare il culto di Cesare e a favorirne il consenso politico.
Ma da tempo sappiamo, grazie alla critica contemporanea, che le cose andarono diversamente. Cesare
trovò una fiera resistenza, intorno alla figura del re Cassivellauno. Di conseguenza, l’occupazione della
Britannia meridionale fu temporanea e destinata a lasciar poche tracce: Cesare si ritirò in fretta, dopo aver
imposto un tributo, che però si dubita che sia stato mai pagato davvero. La conquista vera di parte della
Britannia avvenne invece quasi un secolo dopo, a opera dell’imperatore Claudio, che giunse nel 43 d.C. a
Camulodunum, capoluogo delle tribù dei Trinobanti, e si insediò a Londinium sul Tamigi. Verso la fine
del primo secolo d.C. Londinium divenne la capitale delle province britanniche, soppiantando l’antico
centro di Camulodunum, che continuò a esistere e che sopravvive col nome di Colchester, a nord-est di
Londra. Una quindicina d’anni dopo la conquista di Claudio scoppiò la rivolta guidata dalla regina
Boudicca, gloria della storia antiromana della regione, ma le legioni riportarono in breve la situazione
sotto controllo. Nel II secolo d.C. la conquista romana venne rafforzata dai famosi valli di difesa, fatti
costruire dagli imperatori Adriano prima, e Antonino Pio, poi. In questo contesto di dominazione sulla
parte centro-meridionale dell’isola si inserisce la vicenda di Albano, il primo martire cristiano di quella
zona. Nativo di Verulamium, a nord di Londinium , Albano era un pagano di nobile e distinta famiglia,
che un giorno sul finire dei III secolo ospitò in casa un sacerdote cristiano. Il racconto di Beda il
Venerabile, autore di una storia della cristianizzazione dell’isola, precisa che Albano fu così affascinato
dalla predicazione e dalla pietà del sacerdote, da desiderare il battesimo e la conversione al
Cristianesimo. Nel frattempo però il governatore della Britannia, di nome forse Massimiano Erculio,
oppure un altro funzionario a nome dell’imperatore Diocleziano, iniziò a perseguitare i cristiani, alla
ricerca soprattutto del sacerdote che aveva convertito Albano. Questi si fece arrestare pur di permettere la
fuga dell’ospite; condotto davanti al governatore, rifiutò di venerare le immagini dell’imperatore e di
sacrificare agli dei romani. La sua condanna fu a questo punto inevitabile; arrestato, venne gettato in
prigione, dove fu prima flagellato e quindi decapitato. Secondo la tradizione raccolta da Beda, era il 22
giugno dei 303; una ventina di anni prima invece, secondo altri studiosi. La fama della sua santità si
diffuse presto, già nel IV secolo; nel VI secolo Venanzio Fortunato lo canta come gloria della Britannia,
perché ne era stato il protomartire. È significativo constatare che la località della nascita e della morte di
Albano, l’antica Verulamium, ha da tempo cambiato nome, e oggi si chiama St. Albans. Sita poco al di
fuori la cerchia di agglomerati urbani intorno a Londra, la cittadina conserva notevoli resti archeologici
romani raccolti in un museo. Risulta così leggibile facilmente per il visitatore il percorso storico che va
dalle lontane origini celtiche alla forzata romanizzazione e, quindi, anche per opera di sant’Albano, alla
successiva cristianizzazione.
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Giornale di Brescia, 15.6.2004