Bertoia Irma e Dell`Agnese Albano Data di nascita: Intervista
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Bertoia Irma e Dell`Agnese Albano Data di nascita: Intervista
Bertoia Irma e Dell’Agnese Albano Data di nascita: Intervista rilasciata in italiano nel luglio 2004 Intervistatori: Mauro Mazzocut, Michela Tonon, Emanuela Furlan Irma: Io sono stata assunta nel 1946. Dal primo giorno di lavoro ero sulle aspe, che poi sono state eliminate per il motivo che non rendevano più. Poi sono andata sui ring e lì c’erano i filatoi, facevano le rocche, le spole più che altro. A parte tutto si doveva col ginocchio frenare il fuso. Quanto lunghe erano le macchine? Albano: I filatoi, mi sembra fossero lunghi sui dieci metri. Irma: Ecco, dieci metri e tre macchine tutte attorno e sempre con la gamba tatan tatan (ndr: imita il movimento) ed ogni filo che era rotto si doveva aggiustarlo, tirar su e arrestare il fuso col ginocchio e avanti così. Senza protezione? Irma: Macchè protezione! Una volta! Serviva, perché potessero andare avanti quei filatoi, tanta umidità; c’erano almeno 40 gradi d’umidità e 40 gradi di caldo. Ecco andare a lavorare in questa stagione qua (ndr: d’estate) era da piangere. E il lavoro era continuo. Quando c’era lo sciopero, per carità! Fermare le macchine, mandarle avanti voleva dire avere una strage di fili rotti e dover aggiustarli… Quando c’era lo sciopero a singhiozzo era da piangere. Ogni quarto d’ora si doveva fermare la macchina e poi mandare avanti. Quanto durava lo sciopero? Un quarto d’ora. Almeno metti una giornata, così sto a casa e via. Albano: Se si dovesse parlare degli scioperi… Irma: Tante volte sono anche politici. Alla fin fine non si otteneva chissà che cosa. Si partiva da un aumento di dieci mila lire al mese e poi magari si arrivava a tre. Le prime paghe erano di sei, sette mila lire al mese. Io per comprare una bicicletta, nel 1950, ho fatto un anno di rate, perché costava trentamila lire. Per prendere trentamila lire dovevo lavorare almeno quattro mesi. E poi arrivano questi (ndr: gli extracomunitari) con la pappa bella e pronta, voglio casa, voglio questo, voglio quello. Io non ci sto. I sacrifici che abbiamo fatto noi per ricostruire un’Italia, solo noi li sappiamo! Albano: Io ero nella manutenzione. Irma: Lui era nell’officina. Albano: Posso dire questo: quelli della manutenzione, come me si conosceva… (?) la notte intera a casa Irma: Ah, sì. Allora si faceva quarantotto ore, e anche di notte. Io ho lavorato di notte. Albano: Ho lavorato dal 1946 fino al ’60. Alla domenica mattina alle sei, bisognava andar giù, a mettere a posto le macchine e compagnia bella. Facevate turni anche di notte? Irma: Io sì. Quella volta si facevano otto ore. Dalle dieci alle sei di mattina; dalle sei alle due e dalle due alle dieci. Il secondo turno era pagato così e così, vedrà nei biglietti paga, che cosa prendevo! Albano: Quando c’era qualche lavoro che bisognava andar fuori, andavo a Fiume Veneto, a Torre, Rorai. Il capo diceva: “Guarda che c’è quel lavoro là” e allora non c’era la macchina! In bicicletta! Irma: In bicicletta! Adesso c’è la macchina, i telefonini. E’ giusto. Va benissimo. In bicicletta portavate via anche gli attrezzi? Irma: Certo. Albano: Tutto: la cassettina, sulla bicicletta, davanti. Irma: Anche il lavoro minorile, mi fa da ridere. Noi eravamo di quattordici anni. Albano: E’ come diceva la moglie di questi qua che vogliono tutto. (ndr: extracomunitari) e noi allora? Lei come è entrato in Cotonificio? Albano: io sono venuto a casa dalla guerra, dalla Germania. Mio papà era l’autista di Zuppingher, il direttore generale. Sono andato lì, gli ho parlato e mi ha assunto nel 1946 e poi (ho lavorato) fino al 1981. E’ entrato subito come tecnico? Irma: aveva già un mestiere. Albano: Ecco, una volta per entrare dentro in officina, bisognava fare un capolavoro, per sapere qualcosa. E poi passavi nella qualifica, specialista e poi avanti con gli anni. Irma: I primi anni le ferie erano di otto giorni. Non c’era tredicesima, quattordicesima, o un premio a fine anno. Albano: dopo le hanno portate a due settimane, venti giorni. Questo negli anni ’50. Irma: Anni ’50; forse anche dopo. 15 giorni nel 1955-58. Albano: Le due settimane sono state fatte nel 1965. È stato ottenuto qualcosa. Irma: Come lavoro no. Forse sempre più sfruttamento. Quando siamo entrati si era più di 2000: c’erano quelle che guardavano la spazzatura. Ultimamente con il doppio lavoro, forse anche di più, eravamo in duecento. Le macchine forse rendevano di più, però si lavorava anche di più. Era più lasco, uno poteva anche andare in bagno, bagno per modo di dire, a lavarsi le mani. Un momento: igiene? Ma figurarsi! Per mangiare un panino, che igiene che c’era. Albano: Sono cose che non si possono spiegare, bisogna viverle. Irma: gli ultimi anni si avevano più agevolazioni, si poteva parlare. I dirigenti come erano? Irma: Erano tremendi. Guardavano per le finestre se eri ferma. Riccetti, quello da Torre, mamma mia! Ultimamente il nostro era diventato vecchio, Lanterna, lasciava perdere. Sennò erano fiscali, veramente! Vi controllavano anche altro? Irma: su che cosa? Eravamo perfetti così, solo che sul lavoro si doveva rendere. Non c’è niente da fare. Poi vede che li hanno chiusi tutti, li portavano su altri paesi, perché quando hanno aumentato le paghe non erano più competitivi. Su altri paesi, quelli sottosviluppati, Romania, e quella volta in Algeria, Tunisia, Turchia. Come ha avuto il lavoro? Irma: Io avevo 16 anni, ero già vecchia, non potevano assumermi. Una mia amica che aveva due anni meno di me è stata assunta e io avevo una rabbia; allora sono andata dal direttore a dire se per piacere mi assumeva. Mi ha assunta e sono entrata dentro così. Senza passare dalle segretarie? Irma: Macchè! Il direttore era il padrone assoluto. Poi sono andata alla camera del Lavoro a fare una carta semplice. Non c’era tanta burocrazia. Come ha conosciuto il marito? Irma: l’ho conosciuto dopo un po’ di anni che lavoravo dentro. Nel 1947-48. Albano: sono quasi 50 (ndr: anni che stiamo insieme) Vi incontravate durante la pausa pranzo? Irma: durante lo sciopero. Ci siamo conosciuti durante lo sciopero, veramente! In mensa no, perché lui andava a mezzogiorno e io a metà mattina. Si aveva una pausa per mangiare la pastasciutta. Albano: io facevo dalle otto a mezzogiorno e dall’una e mezza alle cinque. Irma: la pastasciutta famosa; a quei tempi c’era fame e andava benissimo. La mensa quando è stata messa? Negli anni ’50. Solo pastasciutta, non altre cose. Né primo, né secondo. Vi portavate un panino? Come facevate con tutta la polvere? Irma: Chi se ne fregava. Troppa igiene non fa bene neanche quella! Come vi siete conosciuti con lo sciopero? Irma: si andava in sala mensa. Albano: il colpo di fulmine. Irma: Là ci si vedeva spesso. Ragazzi: vi abbiamo preparato una bella strada! È venuto dopo il Morettin? Albano: Morettin è venuto nel 1946. Perché anche lui era in Germania. Eravate insieme in Germania? Albano: No, abbiamo fatto il militare insieme, stessa classe. Irma: era prigioniero in Germania. E per che cosa? Laggiù c’era il primo e il secondo da mangiare! Albano: a mezzogiorno c’era la carne e alla sera il brodo. (ndr: in modo ironico) Irma: l’8 settembre era a Roma e ha combattuto contro i tedeschi, prima nostri amici, finché il re era in salvo. Pensava: salvo il re, finita la guerra; invece no, è andato in Germania. Albano: A Roma c’è stato il primo combattimento. Irma: Era dei granatieri e ha combattuto contro i tedeschi. Dove l’hanno portato? Albano: Nel campo di Eisenberg. Anzi non ero internato, ero prigioniero di guerra. Passa differenza. Con le armi o senza. Irma: Lui pensava di andare a casa, che la guerra fosse finita. Se ne è accorto a Mestre. Albano: I tedeschi, erano già d’accordo; erano tutti giulivi, ci hanno fatto montare nei vagoni. Irma: Si è accorto perché una mamma stava aspettando il figlio. Il figlio va incontro alla mamma, e i tedeschi hanno sparato e l’hanno ucciso davanti a lei. Così ha pensato che si doveva stare fermi. Albano: Gli americani che mi hanno liberato ci hanno detto di non andare via. Eravamo tutti depressi (ndr: deperiti?), ci hanno curato delle ferite, niente a che dire. Scaglione per scaglione ci hanno mandato a casa. Sono tornato nell’agosto del 1945. Sono rimasto a casa tutto l’inverno e a maggio del ’46 sono andato a lavorare nel Cotonificio. Irma: Tornato dalla prigionia, è stato ricoverato perché era malato. Qui era tutto distrutto: le ferrovie non funzionavano. Chi non lavorava al Cotonificio andava all’estero. Mio cognato ha fatto sei anni di guerra, ha preso la valigia, di cartone e con il vestiario, magari di stracci; non come questi che arrivano senza documenti e vogliono tutto. È andato in Argentina e dopo due anni mia sorella con due figli piccoli lo ha raggiunto. Due anni fa, con il crac in Argentina ha perso tutto. Mi sono interessata da due assessori per farli ritornare in Italia.[…] Mi hanno detto: “Non le conviene farli venire perché qui ce ne sono tanti”. Non ci ho più visto. .[…] Poi è venuto Zanussi che ha incrementato forte l’occupazione; la Savio, Zanette erano ditte che assumevano quella volta. Albano: C’era Zanette, i cotonifici di Torre, Fiume, Venezia. Irma: Forse più di adesso… Albano: Dagli anni cinquanta cominciava il boom. Dal ’50 al ’60 ci sono stati gli anni del boom. Irma: In stabilimento veniva gente dai dintorni e ultimamente anche dal Meridione.