Il Medio Friuli nel secolo scorso: economia e società

Transcript

Il Medio Friuli nel secolo scorso: economia e società
Le giornate si aprono, si chiudono e si susseguono
sempre uguali. Sui campi e nella stalla, solitamente.
Si avviano passo passo le mucche, col carro e cogli attrezzi dietro, che brillano le stelle. Si coltivano mais
(blave), orzo (vuardi), frumento, alternando coi foraggi,
e poi segala, avena, cinquantino, saggina (saròs), qualche mezzo solco di patate, un filare di vigna qua e là,
persino un pezzettino a lupini (luvins) sui terreni magri, povero mangiare da miseria, così che è invalso dire
che se ti volti, mangiando lupini, sorprendi certamente
qualcuno che raccatta le bucce (“se tu mangjis luvins e
tu ti voltis indaûr, tu viodarâs cualchidun a mangjâ lis
scussis”). Quello che si raccoglie, se la siccità o la grandine non arrivano prima, tolto quanto devi al padrone
in regime di patti colonici e di mezzadria ancora diffusa, va per il cibo della famiglia o per sostentare gli animali. Resta, forse, in alcune case, qualche mezzo sacco
di cereali da portare a Udine sul mercato dei grani. Ci
casa quando l’afta epizootica entra nella stalla dove
vanno e vengono vecchi e bambini a chiamare la vacca
per nome, che non rumina più, ha l’occhio triste, ed
allora è miseria. Il maiale fa del suo meglio anche lui,
per modesto che ne risulti il peso a Sant’Andrea (Sant
Andree, la purcite su la bree), a ricostituire la dispensa
(camarin). Perfino le galline partecipano compatte al
secolare assalto, o almeno all’opera di contenimento,
contro la miseria. Si baratta all’osteria uova per sale.
Un po’ furtivamente, escono sulla strada le donne con
due tre uova sprofondate nelle gonne, moneta per l’
ambulante (cramar, peçotâr) che gira nei paesi sulla
bicicletta o a piedi col vario repertorio di pettini, filo,
cordella, aghi e santini da scambiare con uova o con
le pelli essiccate dei conigli gonfie di strame o le pregiate pelli delle talpe (farc) e perfino coi capelli delle
trecce e crocchie simbolo di femminilità ma, all’occorrenza, merce di scambio pure loro. Dentro le botteghe
Fig. 1 - Le difficoltà economiche e sociali erano tante, ma si affrontavano – si racconta – con serenità. La parola stress è dei nostri tempi.
Fig. 2 - Fare un giro sul “sarè” del padrone è un modo per sentirsi
un po’ più uguali.
sono i bachi, fatica eccedente in quel mese e passa, a
inizio estate, che frutta infine un tanto da far respirare,
da poter prendere in mano la cartella della prediale o
mandare la bambina più grande in cooperativa per quel
po’ di spesa senza che tremino le mani del pai intente a rovistare nelle tasche. Più avanti, ormai prossimi
alla metà del secolo, arriverà il tabacco, impegno estenuante di molte braccia, ma non si contano il lavoro e
la fatica allora, moneta senza prezzo, e il guadagno del
tabacco in una stagione propizia aiuta (al pâr bon, al
comede une cueste). Se le donne di casa sorreggono i
proverbiali tre cantoni, bisogna comprendervi la mucca, impareggiabile sostegno nel goccio di latte quotidianamente garantito, nel provvidenziale companatico
(anche se per la verità si accompagna con la polenta)
del formaggio, nel vitello di anno in anno fornito, senza contare il terno al lotto di qualche parto gemellare,
ulteriore grazia. Per questo la si piange come uno di
dei fabbri (fari) esperti anche in mascalcia, falegnami (marangon), sarti (sartôr), calzolai (cjaliâr), senza
contare gli arrotini (gue) e gli stagnini (stagnâr) che
solitamente vengono da fuori paese e sono di passaggio, ma soprattutto nei campi, lavorano anche i bambini. Vanno a scuola, i bambini, che è obbligatoria, ma
solo se non c’è lavoro nei campi dove, da primavera in
là, frequentano con assiduità la fatica dei familiari e
quindi non frequentano la scuola, pazienza per le ripetenze generalizzate, per uno scrivere e far di conto
imparaticci e presi su più dalla vita che dalle aule di
scuola. Scuola elementare, e spesso neanche quella
fino in fondo, soprattutto per le bambine che imparano piuttosto dalle suore a tagliare e cucire un paio di
calzoni, a sferruzzare o a ricamare, ma c’è anche qualcuno che va più avanti grazie alla vocazione religiosa,
prende su un po’ di latino e, per finire, dà l’esame di
maestro alle magistrali ritagliandosi per il rotto della
Scheda n° 5. 1. 28
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
Tradizioni
a cura di Ivano Urli
Il Medio Friuli nel secolo scorso: economia e società
Il Medio Friuli nel secolo scorso: economia e società
Tradizioni
Il Medio Friuli nel secolo scorso: economia e società
cuffia la rendita di una posizione fuori dai soliti binari
dello schema. Inoltre c’è la valvola dell’emigrazione.
Partono a piedi uomini e bambini all’inizio della primavera verso le fornaci dell’Austria-Ungheria, con la
farina per la polenta e la forma del formaggio nella
carriola, e tornano a piedi prima dell’inverno, quando
i mediatori frequentano i paesi a versare le caparre e
mettere giù i contratti per andare nel Privilegio, come
si suol dire. Bambini fornaciai anche di otto, nove anni,
che sul confine girano per i sentieri e i più mingherlini chiusi nella valigia che le guardie sul confine non
lasciano passare, se li vedono, altrimenti chiudono un
occhio o tutti e due. Ci sono altri posti per emigrare a
tentare la fortuna o garantire perlomeno il boccone
(la bocjade) a chi sta a casa. L’Argentina, terra di mille
sogni e promesse, da dove qualcuno torna quando torna, magari con la valigia piena solo di dischi, un giradischi a manovella e la passione del tango. Le miniere
Bibliografia
• G. Panizzon, Aspetti demografici friulani del secolo 18661966, Udine, Del Bianco, 1967
• N. Parmeggiani, Il Friuli dall’Ottocento al secondo
dopoguerra, Enciclopedia monografica del Friuli Venezia
Giulia, vol 2, parte I, Udine, Istituto per l’Encicl. del F. V. G.,
pp. 63-84, 1972
• AA. VV., La vita politica e sociale, Enciclopedia
monografica del Friuli Venezia Giulia, vol 3, parte II, Udine,
Istituto per l’Encicl. del F. V. G., pp. 689-788, 1979
• S. Orviati, Il presente e il futuro demografico della
Provincia di Udine, Milano, Franco Angeli, 1985
• M. Breschi (a cura di), Vivere in Friuli. Saggi di
demografia storica (sec. XVI-XIX), Udine, Forum, 1999
• E. Dentesano e R. Tirelli, Economia e società nella bassa e
media pianura friulana, Castions di Strada, Cassa Rurale ed
Artigiana della Bassa Friulana, 1987
• M. Ermacora, La scuola del lavoro. Lavoro minorile ed
emigrazione in Friuli 1900-1914, Tavagnacco, Arti Grafiche
Friulane, 1999
• R. Tirelli, Medio Friuli, Tricesimo, Vattori, 2002
Fig. 3 - La chiesa svolgeva i ruoli oggi deputati ai servizi sociali,
dominava le idee e condizionava i comportamenti.
del Belgio dopo le guerre, nel pulviscolo di carbone,
migliaia di metri sotto terra. E poi le fabbriche della
Svizzera o a disboscare in Canada o a tagliare canna da
zucchero in Australia, dove qualche sogno riesce alfine
a realizzarsi, almeno quello di guadagnarsi il pane col
sudore della fronte, alla friulana. Altre volte, mille altre
volte, si mescola nel vino l’amarezza delle disillusioni,
si trovano in qualche modo i soldi per il giro quotidiano
o domenicale delle osterie del paese dove si sentono
passare nella notte per le strade, appoggiandosi alle
loro biciclette, questi fratelli mediofriulani che parlano
alla luna masticando bestemmie. Durante tutta la santa madre del giorno, vanno di uscio in uscio per le case,
con la bisaccia bianca sulle spalle, i disperati (i puars)
alla questua di un pugno di farina (mangjâ la farine a
colôrs) per farsi la polenta e qualche volta incrociano
un piatto di minestra.
Per ricercare e approfondire
• Ricerca storica su una meta dell’antica emigrazione
friulana: le fornaci del centro Europa.
• Un’altra antica meta dell’emigrazione friulana. Ricerca
notizie orali dai tuoi parenti o informazioni scritte dalla
biblioteca sul lavoro in Argentina e sulla geografia e la
storia di questa terra.
• Il lavoro nelle miniere del Belgio o della Francia: in quali
periodi è emigrata la nostra gente verso queste terre?
Come si svolgeva il lavoro in miniera?
• Informati su almeno una delle altre mete della nostra
emigrazione: gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la
Svizzera, la Germania.
• Cerca notizie, presso i tuoi familiari, sui migranti della
tua parentela.
• Chi erano i cramars? Che lavoro facevano? Dove migravano?
Scheda n° 5. 1. 28
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli