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ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 MONOGRAFIE Sperimentazione nelle specie ittiche: indicazioni procedurali e prospettive Animal testing on ichthyic species: procedures and perspectives Fabio Marino1*, Annamaria Passantino1, Battesimo Macrì1, Giuseppe Bovo2, Amedeo Manfrin2 1 Centro di Ittiopatologia Sperimentale della Sicilia, Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Polo Universitario dell’Annunziata - 98168 Messina; 2 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Viale dell’Università, 10 - 35020 Legnaro (PD). ______________________________ RIASSUNTO – Gli autori analizzano lo stato dell’arte nell’ambito della sperimentazione su specie ittiche, alla luce della normativa vigente e delle recenti acquisizioni in ambito di benessere animale. Vengono fornite alcune indicazioni procedurali per l’espletamento di attività sperimentali su pesci e considerazioni sull’argomento, frutto di esperienze di campo. Infine, viene sottolineata l’opportunità di ricorrere, ove possibile, nel prossimo futuro, ai così detti metodi alternativi per una graduale sostituzione dei modelli animali. SUMMARY – Authors give a picture of the state of the art in the field of animal testing on ichthyic species in the light of law in force and recent acquisitions in the field of animal welfare. Some procedure suggestions are provided to help in performing experimental activities on fish, as well as some considerations on this topic as a result of field experience. Finally the need to use the so called alternative methods, where possible, in the next future, is underlined to substitute gradually the animal models. Key words: Animal testing; Fish; Law; Welfare; Protection. ________________________________ * Corresponding Author: c/o Centro di Ittiopatologia Sperimentale della Sicilia, Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Polo Universitario dell’Annunziata - 98168 Messina. Tel.: 090-3503711; Fax: 090-3503951; E-mail: [email protected]. 5 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 INTRODUZIONE L’uso degli animali nelle procedure scientifiche, rimane a tutt’oggi di fondamentale importanza per garantire il progresso della scienza, al fine di permettere un miglioramento della salute e del benessere umano e animale1, 2, nonché di tutelare maggiormente il patrimonio ambientale. A tal riguardo l’art. 3 del D.L.vo 116/92, stabilisce che “l’utilizzazione degli animali negli esperimenti” è consentita solo per: a) lo sviluppo, la produzione e la prova di qualità, di efficacia e di innocuità dei preparati farmaceutici, degli alimenti e di quelle altre sostanze o prodotti che servono 1) per la profilassi, la diagnosi o la cura di malattie, di cattivi stati di salute o di altre anomalie o dei loro effetti sull’uomo, sugli animali o sulle piante; 2) per la valutazione, la rilevazione, il controllo o le modificazioni delle condizioni fisiologiche nell’uomo, negli animali o nelle piante; b) la protezione dell’ambiente naturale nell’interesse della salute e del benessere dell’uomo e degli animali. Vi sono validi motivi che giustificano la scelta di differenziare l’uso degli animali a seconda della specie di appartenenza, soprattutto in virtù della loro prossimità genetica con l’essere umano. Benché tale prossimità faccia di alcune specie di primati non umani le uniche adatte a determinati tipi di esperimenti, è pur vero che per altri modelli sperimentali possono essere utilizzati anche i pesci (Kane et al., 1996; Li et al., 2005; Baldessari & Mione, 2008; Mione et al., 2008; Nourizadeh-Lillabadi et al., 2009). A dimostrazione di ciò, in Italia nell’ultimo decennio il numero delle specie ittiche utilizzate nella ricerca è notevolmente aumentato (Grafico 1). Numero di pesci 2006 2005 2004 Numero di pesci 2003 2002 2001 0 5000 10000 15000 20000 Grafico 1 - Numero di pesci utilizzati nella sperimentazione negli anni compresi tra il 2001-2006. Graphic 1 – Number of fish using for the experimentation between 2001-2006. 1 Parere del comitato scientifico di tossicologia, ecotossicologia e ambiente (CSTEE) sulla relazione BUAVECEAE “The way forward – Action to end animal toxicity testing”, adottato l’8 gennaio 2004 (http://ec.europa. eu/health/ ph_risk/committees/sct/documents/out217_en.pdf). 2 Parere del comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali sulla relazione “Endocrine Disrupting Chemicals: a Non-animal Testing Approach”, adottato il 25 novembre 2005 (http://ec.europa.eu/health/ph_risk/committees/ 04_scher/ docs/scher_o_015.pdf). 6 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 Sulla base di tali considerazioni, il benessere dei pesci utilizzati a fini sperimentali dovrebbe ricevere una maggiore attenzione stante che, tra l’altro, alcune procedure sperimentali messe in atto potrebbero essere invasive e, pertanto, causare danni tessutali comportando quello che, per gli esseri umani, è definito dolore. È ampiamente riconosciuta, infatti, la capacità del pesce di provare sensazioni assimilabili a quelle del dolore nei mammiferi (Mattioli et al., 1995; 1997; Topál & Csányi, 1999; Rose, 2002; Jackson, 2003; Sneddon, 2003; Braithwaite & Huntingford, 2004; Chandroo et al., 2004; Braithwaite & Boulcott, 2007); sono, inoltre, disponibili nuove conoscenze scientifiche sui fattori che influenzano il benessere dei pesci. Per tale motivo è necessario migliorare il loro benessere qualora fossero impiegati nelle procedure scientifiche, rafforzando le norme minime di tutela in linea con le più recenti scoperte. In linea di massima a livello europeo le linee-guida e le disposizioni legislative, laddove esistono, sono molto più tolleranti verso l’uso di pesci rispetto ai mammiferi (come ad es. i test sulla DL50) (Braunbeck et al., 2005). Scopo del presente contributo è quello, attraverso un esame della disciplina vigente, di evidenziare come la legislazione, a nostro parere, vada integrata sia dal punto di vista della conduzione che da quello del mantenimento degli animali e della predisposizione di strutture, tecnologie e condizioni ambientali adeguate agli organismi acquatici. SPECIE ITTICHE UTILIZZATE A FINI SPERIMENTALI Numerose specie di teleostei trovano da tempo l’interesse dei ricercatori, in quanto consolidati modelli animali per lo studio di differenti tematiche. Lo zebrafish (Danio rerio) rappresenta uno dei modelli animali più importanti per la ricerca biomedica dopo i primati ed i roditori e sta, altresì, assumendo un ruolo sempre più predominante in ambito scientifico, non solo nello studio delle tematiche connesse alla biologia dello sviluppo, ma anche nello studio di malattie cardiovascolari (Stainier et al., 1996; Xu et al., 2002), visive (Goldsmith & Harris, 2003), renali (Drummond, 2005), neoplastiche (Goessling et al., 2007), così come nella ricerca farmaceutica (Goldsmith, 2004) e, recentemente, nella ricerca sulle patologie neurologiche, neurodegenerative e neuromuscolari, come il morbo di Alzheimer (Best & Alderton, 2008) ed il morbo di Parkinson (Bretaud et al., 2007), la distrofia muscolare di Duchenne (Basset & Currie, 2003) e sui meccanismi genetici causa di patologie umane congenite. I fenotipi di questa specie, ottenuti mediante mutagenesi diretta, simulano diverse anomalie che si manifestano durante lo sviluppo umano (Dooley & Zon, 2000). Il pesce rosso (Carassius auratus) è ampiamente utilizzato per studi sulla rigenerazione dei tessuti e sull’ipossia; inoltre, rappresenta il migliore modello animale per lo studio dei tumori delle guaine dei nervi periferici (PNSTs) (Marino et al., 2007). Gli ibridi di platy (Xiphophorus maculatus) e xifoforo (X. helleri) sviluppano melanosi in F1 e melanomi in F2. La tilapia (Oreochromis niloticus) trova applicazione in molti studi che necessitano del ricorso a specie termofile, in quanto vivono a temperature prossime a quelle dei vertebrati superiori. I killifish, infine, per via della loro vita molto breve, si prestano molto bene per studi sulla senescenza. 7 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 PROCEDURE SPERIMENTALI SOTTOPOSTE AD AUTORIZZAZIONE IN DEROGA Come già accennato, le sperimentazioni soggette alla normativa e che necessitano di autorizzazione del Ministero sono tutte quelle che possono comportare sofferenza, dolore o stress eccessivo all’animale utilizzato. Rientrano ad esempio tra queste attività sperimentali l’induzione di malattia, gli studi sul cancro, i test di farmaci e di rimedi profilattici, le prove di tossicità, la produzione di animali transgenici, le amputazioni. Non vanno, quindi, intese come sperimentazioni tutte quelle pratiche attuate quotidianamente negli impianti o nelle “fish facilities” sperimentali o che, comunque, non comportino dolore e sofferenza quali l’anestesia, i prelievi di sangue, l’eutanasia, le prove di ingrasso con mangimi commerciali licenziati, la stabulazione di pesci, la detenzione di transgenici, le terapie e gli studi di farmacodinamica. VALUTAZIONE DEL BENESSERE DEI TELEOSTEI NELLA SCIENZA DEGLI ANIMALI DA LABORATORIO Van Zutphen et al. (1996) sostengono che la scienza degli animali da laboratorio comprende lo studio della loro biologia, delle loro necessità di allevamento ed ambientali, la standardizzazione delle procedure genetiche, la prevenzione ed il trattamento delle malattie, ovvero l'ottimizzazione delle tecniche sperimentali e il miglioramento dell'anestesia, analgesia ed eutanasia. Per contribuire alla qualità di una sperimentazione e al benessere degli animali utilizzati, è necessario selezionare modelli sempre più idonei e in grado di riprodurre le patologie umane, studiandone la genesi e mettendo a punto terapie innovative. Sulla base della Raccomandazione della Commissione del 18 giugno 2007, relativa alle linee guida per la sistemazione e la tutela degli animali impiegati ai fini sperimentali o ad altri fini scientifici, sono state delineate misure specifiche per alcune specie di pesci, quali trota iridea (Oncorhynchus mykiss), salmone Atlantico (Salmo salar), tilapia (Oreochromis niloticus), zebrafish (Danio rerio), branzino (Dicentrarchus labrax), ippoglosso dell’Atlantico (Hippoglossus hippoglossus), merluzzo bianco (Gadus morhua), rombo (Scophthalmus maximus) e pesce gatto africano (Clarias gariepinus). Al fine di una corretta stabulazione di questi animali e affinché, al momento del loro arrivo, possano essere predisposte strutture e procedure di manutenzione più adatte, i ricercatori o gli addetti ai lavori dovrebbero essere ben formati e preparati sulle loro caratteristiche biologiche, fisiologiche e comportamentali. Lo stato di salute dei pesci è legato alle condizioni ambientali e di manutenzione e gran parte delle malattie sono associate allo stress (Iwama et al., 2006). Pertanto, nei teleostei l’ambiente gioca un ruolo molto importante. È necessario disporre continuamente di acqua di buona qualità (Casebolt et al., 1998), per ridurre lo stress ed il rischio di malattie e in quantità sufficiente in modo tale da consentire ai pesci di disporre di spazio adeguato alle necessità di movimento (Huntingford et al., 2006). E’ necessario dotare lo Stabilimento Utilizzatore di un sistema per il trattamento delle acque reflue ed eventualmente, ove possibile, il riutilizzo delle stesse, dopo opportuna depurazione, per limitare la diffusione di patogeni o residui pericolosi nell’ambiente. I parametri relativi alla qualità dell’acqua che giocano un ruolo di fondamentale importanza nel mantenimento dei teleostei stabulati, sono rappresentati da: Temperatura: va mantenuta entro l’intervallo ottimale per ciascuna specie interessata e le eventuali modifiche, per esigenze di sperimentazione, devono essere introdotte 8 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 gradualmente. I pesci sono animali eterotermi, per cui non dovrebbero essere soggetti a bruschi cambiamenti della temperatura, in particolare verso valori elevati. Come è noto, tutte le funzioni vitali sono influenzate dalla temperatura corporea ed il grado di queste varia con la temperatura dell’acqua. È necessario, quindi, conoscere anche le richieste specie specifiche dei pesci ospitati per garantire un range di temperatura ottimale per le funzioni normali e per la salute. Ossigeno: la sua concentrazione dovrebbe essere compatibile con le specie interessate ed il contesto nel quale vivono. Essa varierà in funzione della temperatura, della concentrazione di anidride carbonica, della salinità, dei livelli di nutrimento e della necessità di maneggiare gli animali. Particolare attenzione va posta per evitare l’ipossia ambientale, in considerazione anche delle differenze interspecifiche nella suscettibilità ai bassi livelli di ossigeno disciolto. Composti azotati: l’ammoniaca è il principale prodotto di escrezione dei pesci. Il mangime e le feci sono convertiti in composti inorganici come ammoniaca e fosfati; l’ammoniaca viene ulteriormente convertita in nitriti (estremamente tossici) e nitrati. Anidride carbonica (CO2): i pesci producono anidride carbonica durante la respirazione; questa si dissolve in acqua e forma acido carbonico che tende a ridurre il pH. pH: il mantenimento di livelli adeguati del pH dipende da molti fattori connessi alla qualità dell’acqua, tra cui il tenore di anidride carbonica, di calcio e la salinità. Il pH deve mantenersi il più possibile stabile. In generale può essere più basso nelle acque dolci rispetto a quelle salate. Va ricordato che le variazioni del pH possono avere influenze sulla tossicità di alcuni metalli pesanti (ad esempio l’alluminio). Salinità: varia in funzione del fatto che i pesci siano di acqua dolce, salata o salmastra. Alcune specie possono tollerare gradi di salinità molto diversi, ma comunque vanno sempre evitati gli shock osmotici. Dovranno essere altresì presi in considerazione l’illuminazione (molte specie ittiche hanno bisogno di luce per nutrirsi e per altre attività comportamentali e, quindi, occorre prevedere un fotoperiodo adeguato) e il rumore. Considerato che i pesci possono essere estremamente sensibili ai suoni, anche se molto bassi, nelle strutture adibite agli esperimenti il livello del rumore deve essere mantenuto al minimo. Altro fattore che può influire sul comportamento dei pesci è la stabulazione in acquari di dimensioni non adeguate, in quanto è fortemente influenzato dalla densità di popolazione. Occorre tener presente il comportamento territoriale e la gerarchia presente all’interno del branco. La densità di popolazione deve essere determinata in base alle esigenze complessive dei pesci rispetto alle condizioni ambientali e delle specifiche specie in studio. Occorre evitare o ridurre al minimo episodi di aggressività tra animali della stessa specie, per non compromettere il benessere degli stessi (Chandroo et al., 2004). I gruppi dovrebbero essere preferibilmente costituiti da individui di uguale dimensione per ridurre al minimo il rischio di lesioni o di episodi di cannibalismo. Altro fattore che può causare stress nel mantenimento dei teleostei utilizzati per fini sperimentali è la manipolazione, che va limitata il più possibile. In genere i pesci dovrebbero essere anestetizzati in un contenitore più piccolo prima di essere manipolati solo per il tempo 9 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 necessario alla prova e dovrebbero essere successivamente collocati in acqua pulita e aerata nelle fasi di risveglio. Di seguito, viene fornito un esempio di protocollo da seguire nell’utilizzo di pesci per fini sperimentali. Checklist (da Brattelid & Smith, 2000) - Selezione del pesce - Scelta della specie, stock, tipo di allevamento, mutamenti genetici, stadio di sviluppo, età, sesso (se possibile); - Taglia; - Stato di salute (preferibile un periodo di quarantena) - Lunghezza del periodo di osservazione; - Tipo di monitoraggio. - Ambiente - Parametri da monitorare e metodologia usata; - Determinazioni, fluttuazioni e durata. - Holding facilities - Procedure di manipolazione - Patogeni - Profilassi; - Lista di patogeni da monitorare includendo la scelta del metodo: Lista di patogeni da evitare Lista di patologie da evitare Decorso acuto o cronico della malattia Numero di pesci necessari per necroscopia - Malattie non infettive - Lista delle malattie da monitorare includendo la scelta del metodo Valutazione dello stato di nutrizione Numero di pesci necessari per necroscopia - Benessere - Comportamento; - Densità. STATO DELL’ARTE Attualmente il Decreto Legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992, che recepisce la Direttiva n. 86/609/CEE in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici, costituisce il principale punto di riferimento legislativo sull’argomento (Passantino et al., 2005). Dalla sua adozione ad oggi sono stati compiuti considerevoli progressi nelle tecniche sperimentali e sono emersi nuovi dati scientifici sulla capacità degli animali di provare dolore e sofferenza. Inoltre, molte delle norme ivi contenute sono aperte a libera interpretazione3 e pertanto, propongono orientamenti invece di tendere all’armonizzazione. 3 Vedasi, ad esempio, il campo di applicazione troppo generico. Sarebbe, invece, auspicabile inserire la locuzione “pesci definiti come vertebrati acquatici inferiori”. 10 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 Ad esempio, la “vetusta” direttiva, nonché il D.L.vo, non fanno esplicito riferimento, né garantiscono la piena applicazione del principio “delle tre R” ("Replacement, Reduction and Refinement" - sostituzione, riduzione e perfezionamento), benché esso sia ora accettato come il principio cardine in questo settore 4. Infatti, è stato possibile ridurre il numero degli animali usati nella sperimentazione utilizzando metodi alternativi e riducendo il livello di sofferenza degli animali impiegati (Passantino, 2008). Dal 1986 ad oggi, la Direttiva non ha subito sostanziali modifiche; solo recentemente il Parlamento Europeo ha invitato la Commissione a presentare una proposta di revisione della direttiva con misure più rigorose e trasparenti nel settore della sperimentazione animale. Tale proposta è volta ad assicurare, in tutta l’Unione Europea, condizioni di parità per le imprese ed i ricercatori, rafforzando nello stesso tempo la protezione degli animali ancora usati nelle procedure scientifiche in conformità al protocollo sul benessere degli animali del trattato CE5, nonché migliorare il benessere di tutti gli animali che, ogni anno, vengono utilizzati nella Comunità. A tutt’oggi gli esperimenti possono aver luogo soltanto negli stabilimenti utilizzatori autorizzati. Chiunque intende porre in esercizio uno stabilimento utilizzatore deve ottenere la preventiva autorizzazione del Ministero della Salute (oggi Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali). L'autorizzazione è concessa se gli stabilimenti utilizzatori sono dotati di impianti e attrezzature adeguate alle specie animali utilizzate e agli esperimenti che vi sono effettuati, previo nulla-osta igienico sanitario da parte dell’AUSL competente per territorio. Gli esperimenti devono essere eseguiti, direttamente o sotto la loro diretta responsabilità, da laureati in medicina e chirurgia, medicina veterinaria, biologia, scienze naturali o da persone munite di altro titolo riconosciuto idoneo ed equivalente (art. 4, comma 5) (Passantino et al., 2005). Le persone che effettuano esperimenti o quelle persone che si occupano direttamente o con compiti di controllo di animali utilizzati in esperimenti, devono avere un'istruzione e una formazione adeguata. La persona che esegue l'esperimento o ne ha la supervisione deve, inoltre, avere una formazione scientifica attinente alle attività sperimentali di sua competenza ed essere in grado di manipolare e curare gli animali da laboratorio, ivi compresi i pesci. Infatti, spesso procedure routinarie di manipolazione effettuate da personale non adeguatamente preparato possono essere causa di mortalità; inoltre, dovrebbero essere manipolati in modo tale da minimizzare i danni alla barriera muco-cutanea (ad esempio miopatie nei salmonidi) e le stimolazioni visive, ossia i pesci dovrebbero essere protetti da luce diretta (Hubbs et al., 1988); non dovrebbero essere esposti fuori dall’acqua per più di 30 secondi (Ferguson & Tufts, 1992) anche se, alcune specie, come il pesce gatto e le anguille, possono tollerare periodi più lunghi fuori dall’acqua. Chiunque utilizza animali da esperimento deve provvedere a che: a) - gli animali siano tenuti in un ambiente che consente una certa libertà di movimento e fruiscano di alimentazione e cure adeguate alla loro salute e al loro benessere: per quanto riguarda la densità della popolazione, essa va determinata correttamente specie per specie, in quanto può variare anche notevolmente ed è difficile indicare dei valori soglia validi per tutti; 4 L’importanza attribuita al benessere degli animali si sta trasformando in preoccupazione etica per divenire un “atteggiamento culturale” della società europea, come riconosciuto dal protocollo sulla protezione ed il benessere degli animali del trattato CE, che considera gli animali esseri senzienti. Esso richiede alla Comunità e agli Stati membri di tenere pienamente conto del benessere animale, ma le disposizioni della direttiva ormai non rispettano più questo obbligo. 5 Vedere G.U. C 340 del 10.11.1997, pag. 110. 11 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 b) - sia ridotta al minimo qualsiasi limitazione alla possibilità di soddisfare ai bisogni fisiologici e comportamentali dell'animale; c) - siano effettuati controlli quotidiani per verificare le condizioni fisiche in cui gli animali sono tenuti, allevati o utilizzati; d) - un medico veterinario controlli il benessere e le condizioni di salute degli animali, allo scopo di evitare danni durevoli, dolore, inutili sofferenze o angoscia; e) - siano adottate le misure dirette a correggere tempestivamente difetti o sofferenze eventualmente constatati. Gli esperimenti devono essere effettuati in modo da evitare angoscia e sofferenza o dolore inutili agli animali. Un medico veterinario deve controllare la corretta esecuzione delle procedure di esperimento e al termine decidere se l'animale debba essere mantenuto in vita o soppresso. Chiunque intende effettuare esperimenti deve darne comunicazione al Ministero, indicando la sede dello stabilimento utilizzatore e producendo a corredo la documentazione atta a dimostrare che l’esperimento è necessario per effettuare un progetto di ricerca mirato ad uno dei fini di cui sopra, che siano assicurate le condizioni previste e ne invia copia anche alla Regione, alla Prefettura, al Comune e alla AUSL competenti per il territorio. Per le Università ricorre l’obbligo di inviare copia anche al Responsabile del Servizio Veterinario Centralizzato per la protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali. I progetti di ricerca, che non siano relativi a ordinarie prove di qualità, efficacia e innocuità, hanno durata massima di tre anni; ove si preveda che tale termine non sia sufficiente, l'interessato un anno prima della scadenza chiede al Ministero l'autorizzazione alla prosecuzione dell'esperimento. Ogni sperimentazione va annotata in un apposito registro, vidimato dal Ministero o dall’UVAC e custodito dal Responsabile dello Stabilimento Utilizzatore. Le prove diagnostiche e medico veterinarie, che prevedono impiego di animali, devono essere eseguite conformemente alle disposizioni del presente decreto, previa comunicazione alla AUSL competente per territorio. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE La presente nota vuole richiamare l’attenzione degli operatori del settore, fornendo loro una guida comportamentale e procedurale per effettuare ricerche sperimentali ai sensi della normativa vigente, aggiungendo alcuni elementi utili, frutto di esperienze personali. Quasi sempre i pesci utilizzati devono, per ragioni pratiche, essere tenuti sotto un certo controllo fisico, in vasche che variano per tipologia e dimensione, in uno stabulario riconosciuto. È fondamentale che i pesci dispongano di spazio sufficiente e quindi che le vasche contengano una biomassa proporzionata. Nel regolare la temperatura dei locali si dovrebbe tener conto delle eventuali modifiche della termoregolazione degli animali, dovute a particolari condizioni fisiologiche e agli effetti degli esperimenti. Ogni specie ittica ha un suo specifico range di temperatura ottimale che va assolutamente rispettato. Nei locali sprovvisti di finestre, occorre fornire un'illuminazione artificiale controllata, sia per rispettare le esigenze biologiche degli animali, sia per fornire un soddisfacente ambiente di lavoro. È parimenti necessario controllare l'intensità luminosa e il ciclo luce/buio. Per gli animali albini si dovrà tener conto della loro particolare sensibilità alla luce. Si raccomanda l’adozione di un impianto di allarme nelle vasche dei pesci in caso di interruzione del rifornimento d'acqua, di un gruppo elettrogeno che si azioni in caso di 12 ITTIOPATOLOGIA, 2009, 6: 5-16 black-out o di gruppi di continuità (UPS). I pesci, gli anfibi e i rettili presentano una tolleranza molto varia da specie a specie, nei confronti dell'acidità, del cloro e di altri prodotti chimici. Per tali ragioni occorre adottare disposizioni per rifornire gli acquari con una quantità di acqua proporzionata al fabbisogno e alla soglia di tolleranza delle singole specie. Infine, va comunque sottolineato che nella programmazione e pianificazione dei piani di ricerca scientifica applicata alla sanità umana e animale e alla salubrità dell'ambiente, saranno preferiti, ove possibile: a) - quelli che non si avvalgono di sperimentazione animale; b) - quelli che si avvalgono di metodi alternativi; c) - quelli che utilizzano un minor numero di animali e comportino procedimenti meno dolorosi; d) - le ricerche su protocolli per il minore impiego di specie e di numero di animali; e) - le ricerche intese allo studio di metodi alternativi. In base alle normative nazionali e internazionali in materia di sperimentazione animale, si intendono come alternativi: i metodi che sostituiscono l’impiego di animali nella sperimentazione (Replacement), le procedure che riducono il numero di animali utilizzati nella sperimentazione (Reduction) o quelle che, pur utilizzando animali, ricorrono a tecniche meno invasive (Refinement). Esistono numerosi metodi alternativi, ma il completo abbandono dell’utilizzo di animali nella sperimentazione è ancora molto lontano, sebbene detti metodi alternativi stiano già sostituendo le sperimentazioni cruente in alcuni settori. Da tempo non si utilizzano più animali in: crash test di automobili, test di gravidanza, test per verificare la contaminazione batterica di farmaci, numerose verifiche igienico-sanitarie su alimenti, esercitazioni per scopo didattico, test di tossicità su sostanze chimiche, la mutagenesi e la genotossicità, la fototossicità, l’embriotossicità. Il 70% della ricerca biomedica, ovvero della biologia della medicina, non fa più uso di animali. È quindi auspicabile, a breve termine, una sperimentazione che segua alla lettera la normativa attualmente esistente (soprattutto in relazione all’autorizzazione necessaria del Ministero), che faccia maggior uso di specie ittiche a ridotto sviluppo neurologico rispetto ai vertebrati superiori e che, per lo stesso motivo, adoperi anche molluschi e crostacei (è imminente un nuovo Regolamento Comunitario che considererà animali utilizzati a fini sperimentali, e quindi soggetti alla normativa, anche questi invertebrati, unitamente alle forme larvali ed embrionali), fino alla graduale sostituzione dei modelli animali con i metodi alternativi. BIBLIOGRAFIA Baldessari D. & Mione M. (2008). How to create the vascular tree? (Latest) help from the zebrafish. Pharmacol. & Therapeutics, 118: 206-230. Bassett D.I. & Currie P.D. (2003). 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