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Escamotage ottocenteschi
Il regista Whit Stillman «ripesca» Jane Austen e ci regala un film e un romanzo
/ 12.12.2016
di Mariarosa Mancuso
«Una scrittrice incurante della punteggiatura e della verità, zelante soltanto nell’obbedire agli ordini
dei suoi aristocratici benefattori». Zitella, pure. E antipatica. Così un certo Rufus Martin-Colonna de
Cesari-Rocca strapazza Jane Austen, scribacchina colpevole di aver rovinato (in un romanzo
giovanile che fu pubblicato postumo) la reputazione della sua amata zia Susan Vernon.
Lady Susan è il titolo del romanzo sotto accusa. Romanzo epistolare: a quei tempi il carteggio era un
espediente per garantire che la vicenda era raccontata dai protagonisti, senza l’impiccio di narratori
onniscienti e ficcanaso. Magari tanto sfacciati da sgridare il lettore: «come mai sei ancora lì mentre
le cose interessanti succedono altrove?» (il rimbrotto non l’abbiamo inventato al momento, viene da
Tom Jones di Henry Fielding). Una certezza nella storia letteraria è infatti l’antichità del
postmoderno: per gli increduli, nei Meridiani Mondadori è appena stato ristampato – con
divagazioni, interrogativi rivolti al lettore, pagine graficamente audaci – Vita e opinioni di Tristram
Shandy, gentiluomo, pubblicato da Laurence Sterne nel 1767.
Jane Austen scrisse Lady Susan a vent’anni, ed era molto più cinica di come la conosciamo. Elizabeth
Bennet briga parecchio, per conquistare l’amatissimo e malmostoso Mr Darcy. Mai quanto Lady
Susan, che avanza tra inganni e doppi giochi per uscire dalla condizione di vedova con figlia a
carico. Cerca un marito benestante (e generoso) e intanto fa la civetta, con grave danno per la
reputazione. Non può parlare con la migliore amica Alicia (il marito di lei minaccia di rimandarla in
Connecticut) quindi si scrivono lettere.
A scompigliare le carte è intervenuto Whit Stillman, il regista newyorkese di Metropolitan e Last
Days of Disco. Legittimo aver dimenticato il suo nome e i suoi film, in 26 anni ne ha girati cinque.
L’ultimo – Amore e inganni – ripesca proprio Lady Susan. Toglie di mezzo lo scambio epistolare,
cambia il finale, costringe due attrici americanissime come Kate Beckinsale e Chloe Sevigny
all’accento britannico (impeccabili, secondo il critico del «Guardian»). Gira un film perfettamente
austeniano, e lo accompagna con un romanzo altrettanto austeniano. Ma ancora non siamo arrivati
al misterioso Rufus Martin-Colonna de Cesari-Rocca, e alla sua censura sulla zitella scribacchina
Jane Austen.
Capita che da film di successo si traggano romanzi. Prima esce il film, e poi arriva la «novelization»:
un libro che ne sfrutta il successo. Di solito lo firmano scrittori di cui non ricordiamo il nome (anche
perché compaiono in piccolo sulla copertina). Amore e inganni – inteso come romanzo, in italiano
esce da Beat – è la prima novelization per intellettuali. A firma Whit Stillman, il titolo completo
recita: Amore & inganni, ovvero Lady Susan Vernon di Jane Austen finalmente vendicata.
Il romanzo si finge scritto (e pubblicato nel 1858) appunto da Rufus Martin-Colonna de CesariRocca, nipote di Lady Susan Vernon. Che non era intrigante, non sfruttava un’amica priva di mezzi
come dama di compagnia, non mostrava amore materno a fasi alterne, non usava il suo fascino per
rovinare le famiglie. Al contrario: «era la donna più dolce e deliziosa che si potesse conoscere, una
gentildonna incantevole la cui reputazione è stata guastata da una scribacchina vigliacca nascosta
dietro l’anonimato». Alla fine del romanzo che ristabilisce la verità (nel frattempo Rufus ha svelato
anche qualche suo pasticcio negli affari; ma non importa, ormai aspira solo alla gloria letteraria)
viene ristampato il carteggio originale. Con i commenti: questa lettera è vera, quest’altra inventata
di sana pianta dalla zitellona.
Whit Stillman ha l’aria di essersi molto divertito, come deve essersi molto divertito Julian Fellowes a
scrivere Belgravia (esce da Neri Pozza). Lo conosciamo per la sceneggiatura della serie tv Downton
Abbey, e prima ancora per la sceneggiatura di Gosford Park girato da Robert Altman. A partire dallo
scorso aprile, Belgravia si poteva leggere a puntate su un’app, proprio come a puntate uscivano i
bestseller dell’Ottocento. Oltre al testo, l’applicazione consentiva di godersi anche la versione
arricchita con gli alberi genealogici delle famiglie, i ritratti dei personaggi, la mappa del lussuoso
quartiere londinese, la pianta delle case, fotografie dell’epoca (siamo nel 1840, ma le basi per
l’intrigo d’amore e di classi sociali sono poste nel 1815).
Il romanzo vittoriano va a nozze con le nuove tecnologie.