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Mensile di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena w w w . m e s e s p o r t . i t Dicembre 2007 – n. 234 – 2 0 0 Eu ro Si insegna a Siena l’A-B-C del basket Direttore Mario Ciani Direttore responsabile Paolo Corbini Direzione – Redazione – Fotolito Bernard & Co. Strada di Busseto 18 – Siena Tel. 05.77.28.53.74 Fax 05.77.22.10.14 E-mail: [email protected] Edito e stampato presso Arti Grafiche Ticci Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si) Tel. 05.77.34.92.22 Fax 05.77.34.93.66 Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983 Hanno collaborato a questo numero: Alessandro Aucone, Corrado Bagella, Duccio Balestracci, Mauro Bindi, Andrea Bruschettini, Massimo Cherubini, Luca Chiabotti, Mario Ciani, Claudio Coli, Vincenzo Coli, Roberta Di Lella, Fabio Fineschi, Stefano Fini, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini, Simone Marrucci, Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Francesco Oporti, Giovanna Parenti, Roberto Rosa, Gigi Rossetti, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Francesco Vannoni. Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Fabio Di Pietro, Pietro Cinotti Sito web: Olivia Agnelli Progetto grafico: Bernard Chazine numero 234 dicembre 2007 ANNO XXV editoriale L’anno mirabilis 2 In assoluto il precedente del 2004 non escludeva un bis nel 2007, e poi in quale altro modo, se non un ‘Anno mirabilis’, potevamo definire quello che fra p o c o andrà in archivio? La verità è che in soli tre anni è successo quello che non succede in un secolo, cioè la riconquista dello Scudetto da parte della Montepaschi e la salvezza dei bianconeri insieme. Eventi che di per sé farebbero inorgoglire qualsiasi realtà più grande della nostra, e dei quali non dobbiamo smettere di meravigliarci. Mai. Una coincidenza che, pur conservando il carattere di straordinarietà, si inserisce a buon diritto nel solco di quella nuova politica di attenzione che da qualche anno la Grande Banca e le Istituzioni hanno inteso rivolgere verso tutto l’universo sportivo senese. Sì, perché Mens Sana e Siena restano magari le espressioni più alte e visibili di questo fenomeno, ma non sono certamente le uniche. Che poi tutte non riescano a raggiungere certi livelli, va messo nel conto, ma intanto una dignitosa sopravvivenza è garantita. Obiettivo minimo, forse, ma non trascurabile trattandosi, la nostra, di una città con la più alta e qualificata concentrazione di squadre della Toscana. Certo c’è da soffrire, perchè i budget non sono mai scesi in campo da soli, ma lo sapevamo fin da subito e l‘abbiamo preferito di gran lunga al vivacchiare di prima. Dunque un secondo ‘Anno mirabilis’ anche questo, ed al cui profilo hanno contribuito i tanti mattoncini portati alla causa da tutti quegli atleti espressione di uno sport individuale anch’esso di qualità. Pensiamo a Cristina Giulianini, medaglia d’argento ai mondiali di pattinaggio; a Matteo Betti, campione continentale di scherma; alle giovanissime mensanine laureatesi campionesse d’Italia di ginnastica artistica; ad Andrea Trafeli, prima in Europa nel pattinaggio corsa; ai giovani atleti Edoardo Baini e Sophia Ricci; alla stessa Margherita Zalaffi, tricolore nella prova a squadre di spada; al fantino Stefano Landi ed a quanti non abbiamo citato ma che non sfuggiranno certamente ai colleghi giornalisti che a fine anno si cimenteranno per il 22° anno consecutivo nella scelta del ‘Personaggio Sportivo 2007’. Con questo numero si chiude anche un quarto di secolo di vita di Mesesport che ha visto la luce giusto nel gennaio del 1983. In questi venticinque anni la nostra rivista è sopravvissuta al passaggio di quattro sindaci, tre Arcivescovi, svarati presidenti del Monte dei Paschi, Questori, Prefetti ecc. Questo per dire quanto sia stato lungo ed importante questo cammino. Per lo sport di casa nostra, e per la stessa vita della città. Venticinque anni che non ci pesano, vogliamo aggiungere, nonostante che Mesesport, sia ormai la testata più longeva del panorama giornalistico senese. Come non pesano su quanti firmano su queste pagine (qualcuno dal primo giorno, altri da oggi), ed ai quali inviamo indistintamente il nostro più sentito grazie. A tutti voi, invece, il più sincero augurio di Buone Feste! 2 calcio Beretta... spara a salve alla sua prima uscita, ma il campionato dei bianconeri ricomincia soltanto ora Delusi sì, arresi mai Mario Ciani È passato appena un mese, eppure sembra un’eternità. Non c’è più Mandorlini, sostituito da Beretta, la squadra non ha saputo sfruttare la ghiotta occasione propostagli dal calendario, la classifica è tornata a farsi complicata. Anche se, strano ma vero, negli ultimi cinque turni c’è chi ha fatto di peggio rispetto ai tre miseri punticini messi insieme dai bianconeri: Empoli e Genoa ad esempio, fermi a due. Tutto è successo dopo la sconfitta con il Livorno, una sconfitta pesante, che fa male. Quasi surreale, come il clima in cui si è giocato dopo quella brutta faccenda di Badia al Pino. A questo punto allora la domanda viene spontanea: in queste condizioni la Robur ce la farà a salvarsi? La maggior parte di quanti seguono le vicende dei bianconeri hanno già deciso per il no, ma sono gli stessi che questo pessimismo l’avevano già espresso quando la squadra salì in A:“Un anno e via” sentenziarono sicuri i più. Poi dopo la prima stagione: “È stato un miracolo, figurati se si ripete”. E così fino all’anno scorso. Questo per dire che loro, quei tifosi che non conoscono vie di mezzo, quelli che sono i primi ad esaltarsi ed anche a deprimersi, il loro verdetto l’hanno già emesso. Diverso per fortuna il pensiero dello zoccolo duro dei tifosi: “Sarà dura, ma dobbiamo sperare e continuare a lottare”. Personalmente siamo sempre stati convinti che i campionati si decidono in Primavera. Per questo sarà importante, da qui ad allora, non perdere il treno con le squadre che stazionano immediatamente sopra la zona calda della classifica. Va da sé che tutto questo ha una sua logica se torna il gioco, altrimenti affidarsi al caso (e con la fortuna che ci sa!), sarebbe disastroso. Smettere comunque di lottare proprio ora, non è da Robur, né da bianconeri. Sarebbe un vantaggio che le avversarie dirette non meritano. Però una o due cose bisogna dirle, anche alla luce della prova di Udine, dalla quale in verità non ci aspettavamo grandi cose, vista la realistica differenza dei valori in campo. Beretta. È chiaro che sul suo ritorno ha prevalso la linea del rigore, perché già con due tecnici a libro paga un terzo sarebbe stato un lusso. E poi non è detto che il nuovo-vecchio tecnico, forte di due esperienze analoghe, non sia il tecnico ideale per tirar fuori l’undici senese da questa scomoda posizione di classifica. Il problema però sono gli uomini, sono loro che vanno in campo. E purtroppo è difficile non imputare anche a questi la responsabilità dell’evidente involuzione di gioco emersa dopo il buon avvio di stagione (non certo di risultati). Tutti gli occhi sono sempre puntati sugli attaccanti, un nucleo caratterizzato più dalla quantità che dalla qualità, ma vogliamo dire che anche la difesa non è più la stessa dopo il derby con la Fiorentina? In particolare i due centrali, non sono apparsi troppo statici o fuori posizione in troppe circostanze? È vero, anche il centrocampo ha le sue colpe sugli errori della difesa, ma in questo modo non si troverà mai il responsabile di niente se tutti continuano a dare la colpa a tutti. A proposito di centrocampo, ci auguriamo Mandorlini paga per tutti, ma soprattutto per gli errori degli attaccanti Tutt’al più gli si riconosceva una buona dose di ambizione e di ‘fame’, ma da sole queste prerogative non potevano bastare. Ecco perché tanta gente, che pure non aveva spasimato per Beretta, non ha capito il senso di quell’avvicendamento. Qualcuno, se è per questo, neppure quello di Perinetti, allontanando il quale si è voluto forse recidere l’ultimo legame con la Juve di moggiana memoria. Ma questa è un’altra storia. Sia chiaro che il nuovo patron della Robur aveva tutto il diritto di circondarsi di persone di assoluta fiducia. Sarebbe stato strano il contrario. Resta il fatto che Mandorlini, penalizzato anche da un carattere decisamente introverso, ha subito avvertito intorno a sé una diffidenza che poi i risultati non l’hanno aiutato a superare. L’impressione che lui per primo non avesse le idee chiare su certe scelte, è apparsa tuttavia chiara con il passare delle settimane. Ed in questo non l’ha dato una mano neppure la società, proponendogli una rosa quantitativamente molto allargata, ma qualitativamente tutta da verificare. Una rosa in cui insieme ad elementi inamovibili, ruotava (ruota) una pletora di giocatori giovani e meno giovani non sappiamo quanti di loro arruolabili in prima Grazie lo stesso, Andrea Era dai tempi di Discepoli e Di Franco (serie C1, stagione 1998-99), che il Siena non si faceva notare per un così rapido cambio di panchina. Il primo fu esonerato addirittura alla vigilia del campionato, il secondo (un allenatore che tuttavia si fa fatica a considerare tale…), dopo la sesta giornata. Con Mandorlini è successo all’altezza della dodicesima, ma già dopo la sconfitta di Firenze erano emerse le prime frizioni con i tifosi. Non che prima il rapporto fosse stato idilliaco, visto lo scarso entusiasmo col quale era stato accolto il suo arrivo. Parlare di prevenzione forse è esagerato, però non c’è dubbio che gli scarsissimi risultati ottenuti dal tecnico di Ravenna nella precedente esperienza in A con l’Atatanta, hanno finito per influenzare negativamente il giudizio dei sostenitori bianconeri. che Beretta riesca almeno a dargli una identità precisa, con tanto di prime e seconde scelte, perché finora si è proceduto solo per tentativi. E dopo tredici giornate, non è più concepibile. Naturalmente muovendo da alcuni punti fermi quali Galloppa e De Ceglie, del quale ci preoccupa solo l’insistito interesse della Juve per riportarlo presto a casa… Quanto all’attacco, costantemente sul banco degli imputati, ci spiace annotare che lo stesso Maccarone, forse a causa del contraccolpo psicologico per i rigori falliti, sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori. Soprattutto appare troppo spesso svogliato, nervoso. Si vede insomma che gli manca il gol, ma se non si aiuta lui per primo è difficile che lo possa fare la squadra da sola. Per quanto riguarda le altre punte, ci rifiutiamo di credere nella loro totale eclissi. Tornando alla partita con l’Udinese – vi facciamo velo di quella col Catania, già vinta e poi pareggiata allo scadere per un errore di Eleftheropoulos – non è tanto la sconfitta in sé, che ci poteva stare (se ne prende 5 il Palermo dalla Juventus, con quello che ha speso Zamparini…), quanto la disarmante facilità con la quale i friulani si sono portati in vantaggio la prima volta , grazie anche qui ad una dormita generale dei difensori e del portiere in particolare, dopo un primo tempo controllato dai nostri con discreta tranquillità. Non si possono regalare certe reti a questi livelli, tanto più quando per segnarne uno non bastano neppure i rigori… E qui si ritorna al discorso iniziale. Se la classifica è brutta magari non guardiamola, però l’atteggiamento in campo dev’essere quello di una squadra che sa di giocarsi la salvezza ogni partita. Se necessario tirando fuori quel sacro furore agonistico che a qualcuno non fa difetto, ma ad altri sì. Il tutto per arrivare poi a gennaio ed avere un quadro più preciso delle mosse da fare, senza dirci ora però che la società “ci penserà al momento giusto”. Almeno vogliamo sperare che non sia così, perché se è vero che starà a Beretta dare indicazioni precise in merito, non c’è bisogno del suo parere per capire che qui ci vuole almeno un giocatore per reparto (nel senso che ciascuno ‘deve’ fare reparto a sé), e procedere poi ad una drastica sfoltita della rosa. Un concetto dev’essere chiaro: con il quarto sponsor della serie A dietro a Inter, Milan e Juve e soprattutto con 7200 abbonati, la società ha l’obbligo e la responsabilità di fare quanto in suo possesso per salvare il salvabile. Siena non è Bergamo nè Empoli, club che in passato hanno già sperimentato il rischio di un’altalena fra la serie A e la B, da noi sarebbe molto più difficile. Proprio perché a Siena ci sono altre realtà in grado di calamitare l’interesse della gente. Quindi meditate gente, meditate. • squadra e quanti nella formazione Primavera. Con il concreto rischio, ad ogni convocazione, di accontentarne 11 e dispiacere a 20! E poi la filosofia di gioco, con quel 4.4.3. più affascinante che praticabile. Un modulo “che in pochi riescono a proporre senza scottarsi”, scrivevamo su queste colonne alla vigilia del campionato. Evidentemente siamo stati facili profeti, ma siccome qui non c’è nessuno che vuole compiacersi per una previsione (negativa) azzeccata, ci chiediamo quali erano i presupposti sui quali poggiava questa filosofia e da chi era stata eventualmente ispirata, visto che per sostituire il tecnico esonerato qualcuno aveva pensato – repetita iuvant?- anche a Zeman… Che poi Mandorlini non abbia avuto neppure fortuna, è del tutto evidente, anche se c’è sempre di mezzo un problema organico quando si raccattano appena 9 punti in 12 partite. Quale, è facile immagi- narselo, ma farne solo una questione di scarsi mezzi tecnici è forse ingiusto. Anche perché, sia pure a tratti, un po’ di entusiasmo questa squadra all’inizio lo aveva sollevato. Anche in chi scrive. Semmai è curioso che Mandorlini, a fronte dei ripetuti errori sotto porta (visto che non si segnava neppure sotto minaccia), si accontentasse di annotare che aveva giocato bene. Come se nel calcio i gol fossero un opzional. Al punto da meravigliarsi se i tifosi se ne lamentavano con qualche fischio. Resta tuttavia la convinzione che ultimamente alla squadra abbia fatto difetto anche una convinta strategia di gioco, con tanti palloni messi in mezzo per la testa dei difensori avversari e più in generale senza soluzioni tattiche alternative. Ma quello che più ha indispettito i tifosi, è quello sbagliare anche gli appoggi più semplici, non andare mai incontro alla palla, arrivare sempre per secondi. Magari di questo Mandorlini non era neppure il maggior responsabile, perché chi gioca in serie A certe cose deve saperle fare, a prescindere. Ma il dubbio resta. Un dubbio che si è insinuato come un tarlo nella testa di chi ha la responsabilità di garantire a questo sogno non solo un presente, ma anche un futuro. 4 calcio Quindici giorni non bastano a Beretta per restituire alla squadra un’immagine meno sbiadita Ora ci vuole uno scatto d’orgoglio Luca Luchini E se non fosse stata tutta colpa di Mandorlini, come molti volevano sostenere? Certo, non può bastare una gara del nuovo corso per poter dare seri giudizi, ma nella trasferta di Udine abbiamo, purtroppo, rivisto molte delle carenze evidenziate nella prima parte di questo campionato che ci hanno fatto precipitare all’ultimo posto in classifica. Quali responsabilità può avere Beretta se Galloppa sbaglia una rete quasi fatta? Le stesse che aveva Mandorlini quando nelle varie gare con Reggina, Catania, Parma (tanto per ricordare qualche episodio) i nostri giocatori avevano gettato al vento occasioni più facili da concretizzare che da sbagliare. Duri commenti avevano suscitato anche alcuni grossolani errori commessi in difesa. Mandorlini era riuscito a rovinare anche l’unico reparto valido del gruppo! Purtroppo, però, Portanova (quoque tu!) ed Eleftheropoulos ne commettono di belle anche nella nuova gestione e la formazione bianconera ad Udine, in superiorità numerica per più di un tempo, non riesce a tirare in porta neppure una volta. Adesso, francamente, iniziamo ad essere in pensiero non soltanto per le sorti bianconere, ma anche per il ritrovato Beretta. Riaccolto dalla quasi totalità con tamburi e grancasse (quanto è labile la memoria umana!), passerà molto tempo prima che ricomincino le accuse a suo carico perché la squadra non riesce a concretizzare le occasioni create, come accadeva lo scorso anno? A questo punto, però, occorre forse allargare il discorso. Non sarà che il gruppo bianconero è tecnicamente modesto e, magari, anche assemblato male? Sicuramente Mandorlini ha avuto le sue colpe, prima fra tutte quella di aver impiegato molti giocatori in ruoli non appropriati, ma cosa può fare un allenatore se il parco attaccanti a sua disposizione (comprese le cosiddette mezzepunte) dopo tredici partite ha realizzato la bellezza (!) di cinque reti? Sulla carta il gruppo di punte bianconere appare numericamente addirittura eccessivo, ma si può, e si vuole, ancora contare su Chiesa? E Frick che non segna da un anno? Su Corvia vogliamo puntare realmente, o abbiamo sbagliato investimento? Forestieri è troppo giovane per giocare? E i vari Giovinco, Acquafresca, Cigarini tanto per fare alcuni nomi, già divenuti concrete realtà delle loro società? Questi e molti altri sono i dubbi che ci tormentano, anche perché non basta inserire tanti attaccanti in formazione per fare rete, come dimostra l’ultima parte della gara di Udine quando, schierate contemporaneamente molte punte, l’estremo difensore friulano non è stato mai neppure impensierito. Forse, allora, come dicevamo, il parco giocatori bianconero è male assemblato e tecnicamente scarso. Prendiamo come unico esempio l’argentino Grimi che fino ad oggi ha disputato tutte le partite dimostrando sempre buona volontà e totale dedizione alla causa. Non possiamo, quindi, pensare di essere negativamente condizionati nei suoi confronti. È possibile giocare sul palcoscenico della serie A senza riuscire a fare in tredici gare un solo cross utile alla squadra? Noi crediamo di no e, purtroppo, in questo caso poco conta il modulo schierato o le interminabili discussioni per stabilire se sia meglio il 4-4-3, il 4- 4-2 o il 4-4-1-1. Anzi, nel modulo preferito da Beretta avere esterni che sanno crossare è fondamentale e l’unico giocatore di ruolo a disposizione del ritrovato mister è Alberto, lo scorso anno da lui ignorato per quasi l’intero torneo. Tutto quanto fin qui esposto non deve però far pensare ad una resa anticipata perché la classifica non è ancora compromessa. Partite sulla carta impossibili in Italia non esistono (la stessa gara di Udine ce lo conferma), ed il prossimo mercato di gennaio potrà portare quei correttivi indispensabili per non commettere il grave delitto di “assassinare” il “miracolo Siena”. A questo proposito occorreranno idee chiare, serenità e decisione, qualità che nella vicenda Mandorlini – Beretta non abbiamo purtroppo riscontrato. Ci è sembrato, infatti, che la dirigenza volesse scaricare la responsabilità della sostituzione del mister su di lui, agevolando una sua “rinuncia” sotto la spinta emozionale della contestazione dei tifosi, e che la scelta di Beretta, negata con decisione appena poche ore prima il suo arrivo, sia stata abbastanza forzata da aspetti esterni alle convinzioni tecniche dei responsabili societari. Auguri, comunque, al nuovo-vecchio mister bianconero al quale ci permettiamo, pur consapevoli che normalmente non ama ricevere alcun tipo di consiglio, di suggerire l’arretramento di De Ceglie come esterno difensivo sinistro, al posto di Grimi e alle spalle di Galloppa. Se poi dovesse continuare l’imbarazzante digiuno delle punte, perché non mettere al centro della difesa Rossettini o Ficagna e spostare Loria in attacco? Peggio di adesso, probabilmente, non faremmo! Animo, vecchia Robur! La classifica piange, ma in un passato neppure troppo lontano siamo riusciti a risorgere da situazioni anche peggiori. Almeno proviamoci. • atuttocampo senio sensi FELICI DI ESSERE SMENTITI CALCIO DA …”SCHERZI A PARTE” Calcio ancora nella bufera. Un tifoso morto a causa di un colpo sparato da un poliziotto. Reazione assurda del tifo violento organizzato. Mancata reazione di Federazione e addetti all’ordine pubblico, forse per paura di nuovi e più gravi incidenti; ma non si lascia la “piazza” a chi la vuol distruggere, indipendentemente dalla motivazione che ha scatenato la protesta. Novembre 2007 come il “fratello” febbraio. Incidenti gravissimi, partite sospese per le intemperanze del pubblico, invettive vergognose contro gli uomini delle forze dell’ordine (anche a Siena, seppure urlate da pochissimi – e noti – soggetti), città assediate, caserme distrutte. Il calcio c’entra poco; poco nella dinamica dello sparo che ha portato alla morte del ragazzo romano (ancora tutto da verificare il come e il perché…); poco perché le frange armate e forse politicizzate hanno strumentalizzato il fatto a fini eversivi. Infatti alcuni teppisti sono accusati di “terrorismo”. Parole versate a fiumi, come le lacrime, propositi di… ennesima tolleranza zero. E poi… A Taranto (in C) per incidenti che hanno impedito lo svolgersi della partita, pugno duro: squalifica del campo e partita persa. A Bergamo, stessa identica situazione, la partita si ripeterà a porte chiuse e, udite, udite, è stata squalificata la tribuna. Sì, per i gravi fatti sportivi i tifosi di quella tribuna saranno costretti a vedersi le gare casalinghe…da altre parti dello Stadio. Che fermezza! Che coerenza. Quanto vale meno, anche in termini di morti, il calcio di Serie C da quello, dorato, di serie A! E non è finita; dopo i primi clamori e le accuse generalizzate contro i violenti, in tanti – anche Presidenti delle Società e calciatori - hanno cominciato le solite litanie innocentiste. No, non siamo su “scherzi a parte” e chi pensa che un qualche giorno il calcio italiano salperà verso lidi di credibilità e coerenza è uno stupido sognatore. L’ITALIA VA Una sola nota positiva nel trascorso, negativo, Novembre calcistico. La qualificazione dell’Italia per gli Europei di giugno 2008 con una prestazione, finalmente, da Campioni del Mondo quali siamo. In Scozia abbiamo rivisto la squadra che tutti vorrebbero: grinta, cuore, qualità. Sembra quasi che i nostri diano il loro “prezioso contributo” solo quando la posta in palio conta davvero. Abbiamo visto ragazzi correre e non togliere la gamba, rincorrere la vittoria con forza e coraggio e riuscire nell’impresa tutt’altro che facile. Gli azzurri ci sono piaciuti e, sono convinto, sarà piaciuto anche a loro compiere questa ennesima impresa e ricevere l’applauso di tutto il Paese. Cosa c’è di più bello per un calciatore che indossare la maglia azzurra e riportare successi così importanti? Già, cosa c’è di più bello? Credo niente; e allora non si spiega come uno o più giocatori possano rifiutare la convocazione o addirittura affermare che non indosseranno più l’ambita casacca. Vero Maldini? Vero Totti? È giusto che un professionista possa rifiutare, senza avere conseguenze, di dare la sua collaborazione per tenere alto il nome della nostra Nazionale? Perché si fa tutto per il club e non ci si vergogna di dire “no” al tricolore? Ma da questo mondo di dirigenze pavide, cosa ci si può aspettare …. IL SIENA NON VA E invece per i bianconeri…novembre nero. Vergognosa sconfitta col Livorno, cambio di allenatore e sperata rinascita (o almeno una scossa) e invece ennesima partita anonima a Udine con preoccupanti segnali. Mandorlini esonerato un po’ tardi; ritorno in panca del Beretta che era stato cacciato – perché non apprezzava il programma ? E ora sì?– a Giugno. Il lavoro del Mister della difficile salvezza del maggio scorso è ripreso praticamente col materiale che aveva in mano a quell’epoca ma con un Molinaro, un Rinaudo, un Antonini, un Konko, un Negro in meno e con …in più un Jarolim, un Grimi, un Bucchi, un Rossettini. Come dire: meno qualità, salvo vedere cosa c’è di nascosto tra i 13/15 fantasmi che Mandorlini non ci ha fatto mai vedere. Dubito che si possano scoprire talenti tali da farci fare il salto di qualità che occorre. Appunto: la qualità. È doloroso ammettere che il tasso tecnico collettivo del Siena 2007/2008 appare nettamente inferiore a quello del passato campionato. Se aggiungiamo che, con quella squadra, ci siamo salvati per…il rotto della cuffia e che quest’anno il campionato è più difficile, le conclusioni sono già tirate. Se poi ci vogliamo fare anche un altro po’ di male, diciamo chiaramente che la squadra appare imballata (preparazione sbagliata, paura di sbagliare o scarse motivazioni?) e che tutti nelle altre squadre, ma proprio tutti, corrono più di noi, appare lavoro improbo quello di Beretta per tentare di ripetere il “miracolo”. Nove punti in tredici gare con ancora sei partite davanti (le rimanenti del girone di andata) con squadre sulla carta di un altro pianeta, ci fanno supporre che è grasso che cola se “giriamo” a dodici punti. In quel caso farne 27 nel girone di ritorno sarà obiettivo mica da poco. Non si capisce cosa sia successo a giocatori come Maccarone, Loria e Portanova. L’asse che doveva garantire la graniticità dei reparti è praticamente sotto accusa. E non solo quella. Sempre disponibili a concedere fiducia e a sperare in una ripresa che ci dicono essere dietro l’angolo, ma vorremmo – intanto – veder correre di più, aggredire e crederci da parte dei bianconeri. Che la Società si faccia sentire; che corra velocemente, anche lei…, ai ripari ammesso che di “ripari” (leggi rinforzi) ce ne siano di validi in giro; che Beretta tenti qualcosa di nuovo nel modulo o negli undici da mandare in campo. Insomma: dateci un segnale e noi, tutti quelli che amano il Siena, sono disposti a rivedere le posizioni obbligatoriamente critiche.• Gilardino e Lucarelli con la Nazionale a Siena; uno dei pochi eventi positivi di novembre. spazio aperto massimo cherubini SE IL PROBLEMA ERA NEL ‘MANICO’... Il quinto campionato del Siena in serie A è iniziato più in nero che in bianco. Una preoccupante inversione di tendenza rispetto al recente passato. Infatti mai, fino a quest’anno, le sofferenze, le preoccupazioni legate alla classifiche erano iniziate così presto. Mai, fino ad ora, la zona retrocessione era stata così vicina ed insistente fin dalle prime battute del torneo. Le cose, semmai, erano andate, il riferimento è alle prime quattro stagioni di A, peggiorando nel girone di ritorno. Come lo scorso campionato quando la salvezza arrivò, ancora una volta, all’ultima giornata nonostante i ventidue punti conquistati nel girone di andata. Insomma le cose erano andate a peggiorare, come detto, nella seconda parte, in quella finale, della stagione. In questo campionato il discorso è ribaltato. La squadra ha iniziato con due sconfitte consecutive trovando, fino alla tredicesima giornata, la prima, ed unica vittoria, solo dopo sette partite giocate. Nove punti, sempre dopo la gara di Udine, in classifica a sei giornate dalla fine del girone di andata. Potenzialmente si può uguagliare il risultato dello scorso campionato, anzi si potrebbe addirittura migliorare. Tutto possibile, ma da qui al giro di boa il Siena deve giocare con squadre del calibro del Napoli, della Juventus, dell’Inter e del Palermo. E allora c’è da prevedere che, difficil- mente, alla fine della prima parte del torneo, i bianconeri avranno rialzato la testa. Speriamo che, nel quadro della perfetta inversione di tendenza rispetto al passato, il ritorno porti migliori risultati, maggiori vittorie. La speranza, a mio modesto avviso, è destinata, però, a morire se non ci saranno correttivi importanti. Il primo par essere già conseguito con l’arrivo di Mario Beretta. Nei giorni che hanno preceduto la trasferta di Udine Ficagna ha detto a chiare note che il cambio dell’allenatore <ha portato serenità nello spogliatoio>. Segno, quindi, che le illazioni di chi diceva che Mandorlini non godeva di grande <amore> da parte dei giocatori erano realtà. Il secondo, urgente correttivo da apportare, si riferisce alla struttura della squadra. Organico abbondante (fin troppo), ma non ben assortito. Occorrono correttivi. Serve un centrocampista centrale, serve un esterno destro che sappia spingere, serve, manco a dirlo, un attaccante di <razza> da affiancare a Maccarone. Il terzo intervento da fare, questo tutto legato al campo, riguarda il gioco. Da una parte la necessità di riuscire a sviluppare maggiormente la manovra sulle fasce, dall’altra l’esigenza, indispensabile ed essenziale, di ritrovare velocità, capacità nelle accelerazioni, cambio di passo. Nelle ultime partite i bianconeri hanno manifestato grande lentezza, troppa elaborazione e prevedibilità, nella manovra, Nessuno, tanto meno chi scrive queste brevi considerazioni, ha la giusta ricetta per riportare la Robur sulla via che conduce alla salvezza. Sono tanti i fattori: uno, la buona sorte, decisamente indipendente dalla volontà e capacità dei singoli, che concorrono a ribaltare una situazione da negativa a positiva. Di certo, però, se l’inizio di stagione è stato così negativo qualcuno ha sbagliato, qualche cosa non ha funzionato al di là della sfortuna che pur c’è stata.. Inutile puntare il dito su Tizio o su Caio. Le analisi dettagliate verranno fatte a fine campionato. Ora, dirigenti in testa, hanno l’obbligo di far tutto il possibile per non smarrirsi, per non far perdere alla squadra, in modo irreversibile, la strada che porta alla salvezza. La strada è in salita, le difficoltà sono molte. C’è da soffrire, ma il Siena può ancora vincere il suo quinto <scudetto>. Dobbiamo crederci tutti, nessuno escluso. • 8 calcio RISULTATI E CLASSIFICA SERIE A 9ª giornata SIENA-REGGINA 0-0 10ª giornata SIENA-CATANIA 1-1 (St 34’ De Ceglie, 43’ Vargas) Daniele Galloppa 11ª giornata PARMA-SIENA 2-2 (Pt 24’ Corradi, 34’ De Ceglie; st 35’ Mattini, 45’ Galoppa) 12ª giornata SIENA-LIVORNO 2-3 (Pt 17’ Tavano, 18’ Maccarone, 30’ Bergvold, 42’ Knezevic; st 47’ Loria) 13ª giornata UDINESE-SIENA 2-0 (Pt 43’ Quagliarella; St 80’ Di Natale) Classifica: Inter 28; Roma, Juventus e Udinese 25; Fiorentina 24; Napoli, Palermo e Atalanta 18; Milan e Sampdoria 17; Catania 15; Torino e Genoa 14; Lazio 13; Parma e Livorno 12; Reggina e Empoli 10; Siena e Cagliari 9: febbre alta antonio gigli QUANDO I RIMEDI SONO PEGGIORI DEL MALE Lasciamo da parte per un attimo le disavventure del Siena di quest’anno, delle quali si è scritto di tutto e di più e gli argomenti, a questo punto, latitano così come i risultati. Questa volta vogliamo a parlare del tifoso calcistico, quello vero, che paga il suo (caro) biglietto, va allo stadio, tifa, si arrabbia, senza spaccare niente o picchiare nessuno, insomma un rappresentante della classica maggioranza silenziosa o quasi. Il tragico episodio che l’11 novembre scorso ha visto perdere la vita un giovane romano presso un autogrill ad Arezzo, ha fatto esplodere la rabbia ultrà in tutta Italia. La tragedia è stata doppiamente strumentalizzata. Dagli ultras perchè il giovane morto era un tifoso laziale, dai mass media per attaccare il tifo calcistico in generale. In un paese normale l’uccisione di un giovane in un casello autostradale non sarebbe altro che una grave tragedia, con la ricerca il più in fretta possibile degli eventuali colpevoli e la loro condanna. In Italia no, il problema degli ultras calcistici ha fatto perdere il lume della ragione a tanti. In altri paesi, sempre più normali del nostro, un atteggiamento come quello tenuto in vari stadi d’Italia dai cosiddetti ultras, sarebbe già stato sconfitto o per lo meno esaminato come merita, senza coinvolgere il resto degli sportivi. In Inghilterra, paese simbolo, è stato fatto e gli stadi, oggi, sono sempre più pieni. I rimedi italiani sono peggiori del male. Come si può pensare di chiudere una curva se c’è al suo interno qualche violento o facinoroso? Prendiamo Siena, tanto per non andare lontano. La curva senese è fatta di due-tremila persone, la stragrande maggioranza delle quali sono adulte o giovanissimi che hanno fatto l’abbonamento lì anche per spendere una cifra non troppo onerosa. E’ giusto che se una decina di persone, poniamo il caso, commetta atti violenti, che la curva venga chiusa per tutti? No, in un paese civile questo non può essere giusto, non si può colpire nel mucchio perchè non si riescono a colpire i violenti. Il calcio in Italia è un fatto quasi religioso, non esiste cultura sportiva, vige sempre il motto “o si vince o...si vince”, ma non è con questi provvedimenti eclatanti che si sconfiggono i violenti o i delinquenti presenti negli stadi. Tutte le questure d’Italia sanno chi sono, ma solo poche tifoserie vengono accuratamente controllate e passate al vaglio. Vigono zone (anche molto grandi come entità) dove si può fare di tutto e di più, mentre in altre, molto più facilmente controllabili, tutto fila via liscio. Nel nostro paese, invece, i delinquenti diventano idoli. In questi giorni chi ha avuto il coraggio di resistere anche pochi minuti, ha potuto ascoltare e vedere interviste a personaggi che si vantavano di aver interrotto il derby di Roma qualche anno fa, grazie ad una notizia falsa, a elementi che sono contentissimi di aver invaso campi, spaccato teste, assaltato gruppi di tifosi o poliziotti. Con l’andazzo che “tutto quanto fa spettacolo” non si risolvono i problemi del tifo violento, non si fa in modo che le famiglie, come in Inghilterra, tornino ad assistere ad un semplice sport, il più bello e seguito del mondo. Togliamo i violenti dal calcio, quindi, ma con provvedimenti giusti che vadano a colpire dove ce n’è il bisogno e non a casaccio nel mucchio. Che si voglia o no, Siena in questo campo è rimasta un’isola felice, anche se in tanti, anche nella nostra città, fanno finta che non sia vero. Gli attestati di stima nei confronti della tifoseria bianconera sono innumerevoli, dal risultato ogni fine campionato, della coppa Disciplina, a quelli che tempo fa dai microfoni di Sky ha espresso la vedova di Raciti, il poliziotto ucciso a Catania. Qualche volta alziamo la voce anche noi, ci mancherebbe altro, lo fanno alla Scala di Milano quando non gli piace un cantante, possiamo farlo noi, ma il tutto resta in un ambito civile. Dobbiamo continuare così e i mass media dovrebbero seguirci. Domenica 25 novembre, per esempio, tifosi senesi e friulani sono andati insieme, dopo aver pranzato, ad assistere a Udinese-Siena, consolidando un’amicizia di vecchia data. Sulle tv e sui giornali poco o niente di questo fatto, ma credete che sarebbe stata la stessa cosa se invece di andare a mangiare e bere insieme le due tifoserie se le fossero date di santa ragione? Questo vuol dire non avere cultura sportiva, tutti, giornalisti e politici compresi. • Tifosi del Siena e dell’Udinese fraternizzano in Piazza del Campo. TE LO DÒ IO L’APPROCCIO di Mario Lisi 10 C i sono termini ed espressioni che entrano subdolamente nella nostra vita di ogni giorno per trasformarsi in veri e propri tormentoni che non ti lasciano più e che, anzi, finiamo automaticamente per usare come scorciatoie quando dobbiamo manifestare un’intenzione, esprimere uno stato d’animo o magari cercare di darci un tono. Alzi la mano, a questo proposito, chi di noi almeno una volta non ha annichilito il proprio interlocutore sibilandogli la fatidica frase “Mi faccia parlare!” tanto in voga negli urlati dibattiti dei talkshow televisivi. Ormai la si sente risuonare minacciosa e tagliente dovunque, nelle riunioni di condominio e in quelle scolastiche, tra colleghi d’ufficio come tra suocera e nuora. Esempi del genere potrebbero continuare. Ma di questi tempi c’è un’espressione in particolare che è salita prepotentemente alla ribalta nel linguaggio delle interviste sportive e più propriamente calcistiche (luogo del resto incline a ospitare banalità o luoghi comuni) e che, come una gigantesca appiccicosa melassa, cola giù dai microfoni o sgorga dagli schermi TV: “approccio sbagliato alla gara”. A questa stereotipata versione dei fatti ricorrono sempre più spesso in tanti: celebrati calciatori ridicolizzati dagli avversari, allenatori delusi per la prestazione offerta dalla formazione proprio da loro mandata in campo e persino taluni presidenti, magari pur intimamente consapevoli di campagne acquisti deficitarie quanto la classifica, davanti alle proteste dei tifosi non trovano di meglio che fare riferimento al “cattivo approccio” della squadra all’incontro incriminato. Tutti dovrebbero piuttosto parlare di avversari inopinatamente snobbati, di incauto atteggiamento di sufficienza o di qualche altro recondito motivo che ha limitato l’impegno di questo o di quel singolo; invece, con gli occhi bassi sul microfono, non sanno far altro se non mandare a memoria lo stantio ritornello dell’“approccio sbagliato”, dando evidentemente per scontato l’automatico effetto taumaturgico di tale frase sul perplesso ascoltatore che, secondo loro, a quel punto dovrebbe sentirsi appagato da cotanta spiegazione parapsicologica. Una sorta di autoassoluzione, insomma, buona in tutte le stagioni per giustificare i tanti erroracci di cui è infarcito il nostro sopravvalutato calcio, quasi si trattasse di dilettanti allo sbaraglio anziché di professionisti profumatamente pagati che, se non altro per questo, di fronte a figure delle più barbine (stile l’ultimo Fiorentina – Siena, tanto per intenderci, e non solo) dovrebbero saper tirare fuori qualche argomento più credibile e serio. E invece l’espressione “approccio sbagliato”, palesemente mutuata dal pruriginoso linguaggio del corteggiamento, viene sempre più evocata come la risposta ideale che non ammette repliche, ha il suono di una porta sbattuta seccamente in faccia per lasciar fuori ogni critica, vuole essere una sorta di mannaia che taglia di netto la testa al proverbiale toro. Ineluttabile come il destino. A questo punto non sfugge a nessuno, se non ai diretti interessati, il senso del ridicolo che argomentazioni del genere si portano dietro, così come censurabile è anche la sempre più palpabile insofferenza che mister e calciatori dimostrano davanti al minimo appunto che venga loro mosso. Così ogni pur legittimo articolo di giornale che adombra una qualche critica diventa ai loro occhi un reato di lesa maestà, i fischi dei sostenitori un insulto di ingenerosi disfattisti, le scrollate di spalle si sprecano, le “balle” fragorosamente si rompono... Insomma pare proprio che, quando le cose non vanno per il giusto verso, i nostri celebrati beniamini siano accomunati tutti dall’identico spirito di casta (per usare una parola di moda) che li vorrebbe comunque sempre preservati, si direbbe quasi per contratto, dai rischi del mestiere che hanno scelto. Cosa che a noi, comuni dipendenti o professionisti del quotidiano, è peraltro opportunamente preclusa. Vi immaginate un cassiere di banca o delle poste che, di fronte alle rimostranze del direttore che gli fa notare un sia pur involontario ammanco, rispondesse con naturalezza che ahimè! - purtroppo proprio quel giorno ha suo malgrado “sbagliato approccio” con la giornata lavorativa?! Chissà, magari era lunedì. A questo punto però, sotto l’incalzare della drammatica attualità, la nota di colore e lo scherzo, in cui ogni riferimento a recenti vicende della Robur non era puramente casuale, devono fermarsi qui. Perché in realtà il calcio, quello italiano in generale, ha di fronte ben altri difficili problemi che non le lessicali fesserie che ci vengono propinate nei commenti e nelle interviste di rito di ogni dopopartita. Come tutti sappiamo - e di certo in altra parte della rivista se ne parla ampiamente - nel nostro Paese lo sport che tanto ci appassiona rischia ormai di affogare in un mare di arretratezza civile e di inqualificabile violenza che dà luogo ad uno spettacolo degno delle peggiori suburre del tanto bistrattato terzo mondo o delle più turbolente periferie di certe metropoli del Sud America. Un oceano di subcultura dove migliaia di persone eleggono a regola di vita un sistema di tifo bestiale e perfino lo ammantano di riprovevoli idee politiche altrimenti condannate dalla storia. E dove un brutto giorno può avvenire anche che sedicenti tifosi in trasferta abbiano voglia di trasformare un banale autogrill in luogo di stupido agguato e ad un poliziotto di improvvisarsi eroe dei più truculenti quanto improbabili telefilm americani. Che sia stato anche il loro un approccio sbagliato? • Le squadre sono a centrocampo. Si parte, ma l’approccio alla gara come sarà? 11calcio La previsione di prossimi incidenti al di fuori degli stadi, come anticipato nel precedente intervento di chi scrive, non era certo alla ricerca di conferme così puntuali come la realtà, superando la fantasia, ha da subito dimostrato. Appariva infatti chiaro che a fronte del consolidamento dell’impianto normativo e tecnico dei dispositivi di sicurezza all’interno degli stadi, le occasioni di scontro tra opposte “pseudo tifoserie” si sarebbero spostate pari tempo in zone ritenute maggiormente franche e poste fuori controllo dagli insidiosi impianti di videosorveglianza tesi ad inchiodare i violenti alle loro personali responsabilità. Di qui il favore verso una politica che tenda a restituire gli stadi alle società sportive per il tramite dell’opera degli stewards che valga appunto a liberare forze dell’ordine da dislocare al di fuori degli impianti sportivi a tutela del territorio e dei cittadini tutti. Ciò che invece non convince, è l’ennesima riprova del pressapochismo di chi è chiamato a fare informazione e dell’assoluto vizio italico di rincorrere come sempre i fatti di cronaca con levate di scudi, indignazione un tanto al chilo, e la solita legislazione della perenne emergenza che al più non trova sbocco legale o alla peggio viene poi sistematicamente demolita dall’opera del giudice delle leggi. Una legislazione dell’emergenza che comunque verrebbe applicata in maniera assolutamente difforme nel territorio nazionale a seconda della personalissima sensibilità del magistrato di turno in ossequio a quelle che sono le sue convinzioni ideologiche o culturali. Due sono le osservazioni di chi scrive e precisamente una di metodo ed una di contenuto, e comunque entrambe precedute da una constatazione che dovrebbe essere chiara a tutti: il tragico evento della morte di un giovane avvenuta in quel di Arezzo nulla ha a che vedere con il calcio, come nulla hanno a che vedere con il calcio gli episodi di guerriglia urbana che si sono registrati dentro e fuori gli stadi dell’intera penisola. Detta tragedia è solo l’epilogo di una doppia disgrazia data da una morte assurda ed ingiustificabile e di una condotta di un singolo appartenente alle forze di polizia le cui personali responsabilità dovranno essere compiutamente accertate dalla magistratura. Il resto è apparso solo come una vergognosa strumentalizzazione di questa doppia disgrazia che colpisce in diversa misura due famiglie, ad opera di bande di criminali in libertà ben pilotate da parte di burattinai della violenza e della volgare stupidità per il personale tornaconto di coloro che trovano in ogni attacco allo Stato, e quindi a noi stessi, la giusta occasione per buttare fuori il loro odio nei confronti di ogni serena e ordinata convivenza civile. Chiarita la premessa, venendo ora alle due osservazioni di cui sopra, ed iniziando da un problema di metodo, non ci si stancherà mai di ripetere che è assolutamente assurdo continuare a legiferare in constante emergenza e sull’onda di coinvolgimenti emotivi e quindi irrazionali così come è assurdo continuare a pensare ad una legislazione speciale che riguardi solo il calcio. È un mostruoso abbaglio che confonde il problema con la sua occasione nel manifestarsi. Il problema non sta nel calcio, ma nella nostra Il tragico fatto di Badia al Pino ed i successivi episodi di guerriglia al centro delle riflessioni del mondo sportivo Al primo posto c’è l’incertezza del diritto Mauro Mancini Proietti attuale società decisamente malata e allo sbando in cui disordine, crisi di ideali, illegalità diffusa, deresponsabilizzazione ed impunità la fanno da padrone sotto la “copertura costituzionale” di un ipergarantismo a senso unico che tutela esclusivamente i criminali e non difende assolutamente le persone per bene che si sentono abbandonate a se stesse e quindi a loro volta spinte a praticare l’illegalità nella ragionevole convinzione che la legalità appartiene solo al mondo dei fessi. Inutile prendersela con il calcio. Questo, non essendo altro che una delle più grandi e note pubbliche manifestazioni, non fa altro che rappresentare lo specchio di questa nostra società. Uno specchio che vale per il calcio come vale per i fenomeni di microcriminalità, bullismo nelle scuole e tra i giovani, nelle periferie disastrate delle grandi città prigioniere di piccoli delinquenti, clandestini, spacciatori e prostituzione. Non serve una legislazione speciale limitata al calcio, ma serve solo rimeditare una volta per tutte semmai le regole che devono sottendere al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica in ogni pubblica manifestazione ed ogni evento, sia esso un momento sportivo, uno spettacolo, un comizio o un corteo. Ed il principio costituzionale che lo deve sorreggere è di una semplicità banalissima: deve essere sempre e comunque garantita la libera manifestazione del proprio pensiero e la libertà dei movimenti dei singoli come dei gruppi. Non deve essere in nessun caso consentita ogni azione di violenza contro persone o cose. I responsabili devono in ogni modo essere identificati e tolti immediatamente dalla circolazione previo immediata applicazione della custodia cautelare di diritto fino alla pronuncia della sentenza di primo grado che deve essere celebrata per direttissima. La misura dell’arresto deve essere sganciata da ipotesi di flagranza e deve essere consentito senza alcun limite di tempo. La chiara ed inequivocabile prova fotografica deve assumere rilievo legale di piena prova. Deve infatti passare chiaro un principio: rimanere a fianco di un soggetto che si rende autore di un atto di violenza, senza l’immediata e chiara dissociazione, equivale a concorso personale nel reato. Il concorso di persone nel reato si perfeziona infatti attraverso un qualsiasi contributo causale, anche psicologico, da parte di chiunque nei confronti del soggetto agente. La persistente e apprezzabile presenza di chiunque in un luogo e all’interno di gruppi da cui provengono gesti di violenza deve perfezionare il reato eliminando per legge qualsiasi diversa interpretazione del giudice che in tal caso deve semplicemente applicare la legge. Il fatto di compiere personalmente, o semplicemente accompagnare con il vincolo del gruppo la condotta violenta di terzi, deve collocarsi esclusivamente sul piano delle aggravanti o delle attenuanti che devono comunque prendere di misura una pena base che deve essere sempre applicata per il solo fatto di affiancare tali azioni. Le persone così condannate non devono accedere ad alcun beneficio o misura alternativa o sostitutiva della pena. Dette misure, ad oggi in aperto contrasto con una rigorosa interpretazione della carta costituzionale, devono necessariamente passare attraverso un lento e ponderato procedimento di modifica della Costituzione nella parte in cui deve essere ascritto a principio fondante di ciascun ordinamento la salvaguardia e la preminenza dell’interesse collettivo alla tutela irrinunciabile, uti cives, della propria persona e dei propri beni. Un’ordinata convivenza civile deve essere in definitiva un principio costituzionalmente irrinunciabile, fermo restando l’inviolabilità della persona fisica e della sua integrità. Come si vede deve trattarsi di un percorso normativo sufficientemente ponderato e mirato al di fuori di qualsiasi slancio emotivo il cui sbocco deve collocarsi nell’alveo naturale delle leggi che devono essere patrimonio comune di un ordinata convivenza civile che non può in nessun modo piegarsi all’azione violenta di pochi. Ogni sospensione dei campionati, delle partite, delle trasferte di tifoserie o la disputa di partite a porte chiuse, è in fondo una sconfitta di uno Stato di diritto ove tutti i cittadini, e quindi tutti i veri tifosi, hanno il sacrosanto diritto di non vedersi negare il libero godimento delle proprie libertà. Inutile quindi pensare al calcio come un sui generis rispetto al resto. Esso è in definitiva lo specchio della società in cui insiste e si riflette. E la riprova se vogliamo, sta anche nelle ultime decisioni degli organi federali che a loro modo “premiano” alcune tifoserie tra cui quelle di Siena per la loro indiscutibile correttezza. Non è forse anche in questo caso la riprova di una realtà, quella senese, il cui contesto sociale e culturale vale da tempo a distinguersi rispetto a tante altre realtà? L’auspicio è che di questo si finisca presto per tenerne conto, al fine di superare una volta per tutte quella ordinaria costante emergenza che in ultima analisi finisce solo per alimentare una volta di più quello che è forse il male maggiore dei nostri tempi: l’incertezza del diritto. • 12calcio Dopo i campi in erba, la società neroverde si dota per prima di un impianto fotovoltaico per l’illuminazione del campo centrale Il San Miniato va all’abbraccio col sole Alessandro Aucone Il Gs San Miniato, prima società dilettantistica toscana e una delle prime in Italia a realizzare un campo in erba sintetica, non perde la sua capacità di precorrere i tempi e ancora una volta stupisce tutti con una iniziativa veramente innovativa. Da pochi giorni il presidente Toscano ha ottenuto le strutture dalla Banca Cras per un finanziamento di quasi 150 mila euro, da restituire in 10 anni. Questa importante cifra servirà a dotare l’impianto di via Veterani dello Sport di un modernissimo impianto Fotovoltaico, sufficiente a produrre tanta energia da alimentare l’impianto di illuminazione del campo centrale e non solo; l’energia prodotta nei momenti di mancato utilizzo sarà ceduta all’ente erogante (Conto Energia) e di fatto servirà a compensare quei consumi alimentati dalla fornitura tradizionale. Consumatori e produttori insomma, nell’ottica di espanderne poi l’impiego per l’illuminazione dei campi di calcetto, per il riscaldamento dei locali e per l’acqua calda delle docce. Partner in questa straordinaria impresa, la società senese Sena Sistemi Solari che realizzerà sui tetti degli spogliatoi, e senza alcun ingombro aggiuntivo di superficie, l’impianto della potenza di picco di 20KWp e capace di produrre 26000kwh nell’anno. A fronte del grosso impegno economico per la società neroverde, saltano agli occhi i primi evidenti vantaggi come un risparmio nell’utilizzo del gruppo elettrogeno, con un beneficio generale all’ambiente circostante, una considerevole economia nelle spese della normale e straordinaria manutenzione ma soprattutto nell’acquisto del gasolio, costo che negli ultimi mesi ha influito in modo importante nell’aumento delle spese di gestione della società. Una operazione di grande interesse quindi, che mette in risalto anche la grande sensibilità ambientale del Gruppo Sportivo San Miniato e che, rappresentando un esempio concreto di come affrontare il problema della crisi energetica e della lotta all’inquinamento, potrebbe essere, come lo fu per i campi sintetici, trainante per realtà analoghe. Nel dettaglio i pannelli a celle di silicio producono energia sfruttando direttamente le radiazioni solari che per tutta la giornata colpiscono i tetti su cui vengono installati; senza alcuna emis- sione in atmosfera e senza recare alcuna forma di inquinamento all’ambiente; ad oggi la più sicura e collaudata fonte di energia rinnovabile. Un plauso dunque al Gs San Miniato e al suo infaticabile presidente Gigi Toscano, ma anche ai dirigenti della Banca CRAS che senza indugi hanno creduto e finanziato, con una cifra rilevante peraltro, l’iniziativa. Un esempio importante di sinergie tra realtà tutte del territorio, considerando che anche l’Amministrazione Comunale, proprietaria degli impianti, ha approvato con entusiasmo l’opera. Idee, lavoro ma anche amicizia e convivialità. San Miniato è anche questo; non si sono ancora spenti gli echi della bella e partecipata festa della Società all’Hotel Garden per la presentazione delle squadre, che già è in fase avanzata di organizzazione la tradizionale “Cena degli Auguri” che vedrà riuniti, sempre in via Custoza, tutti gli amici della società. Le autorità cittadine e sportive, gli sponsor, i quadri tecnici e dirigenziali, la stampa e non mancherà neppure quest’anno Giorgio Perinetti, Direttore Sportivo del Bari, e grande amico della città e della società nero-verde. • La formazione degli Allievi Regionali (a sinistra) ed il presidente Toscano (sopra) con il piccolo Iddi, della scuola calcio, in occasione della presentazione delle squadre al Garden. 14scherma Positivo debutto della Consum.it sulle pedane di tutta Italia. Gli obiettivi per il 2008 Lame cussine già affilate Un altro bronzo è giunto dalla prova di fioretto femminile, 126 partecipanti, con Alice Volpi che è arrivata come un rullo compressore fino alla semifinale dove si è lasciata sfuggire per una sola stoccata la vittoria sulla livornese Calissi. La cussina buttava letteralmente al vento la possibilità di accedere alla finale per la vittoria della prova: dopo essere stata in vantaggio per 6-0 e 13-8 subiva le rimonte dell’avversaria per la troppa fretta di voler chiudere l’incontro senza gestire invece, nella maniera adeguata, i notevoli vantaggi accumulati. Una “lezione” da non scordarsi per la giovanissima Alice che farà sicuramente tesoro degli errori tattici commessi nella prova d’esordio del campionato di categoria. Bella prova anche per Gaia Fratini che ha chiuso in 13ª cedendo alla bolzanina Milanese per poche stoccate l’accesso alla finale ad otto. In precedenza la fiorettista del CUS aveva eliminato la monzese Villa, campionessa Italiana “Allieve” dello scorso anno. Meno bene per la stessa Fratini nella gara di spada dove era attesa tra le protagoniste, ma ha chiuso in 77^ posizione sulle 204 partecipanti a causa, probabilmente, della troppa tensione accumulata per le forti aspettative di un buon risultato.. Nella sciabola maschile buona prova di Cristiano De Salve che ha chiuso in 37^ posizione su 151 partecipanti, guadagnandosi così la qualificazione alla prima prova giovani in programma a Rovigo. Il giovane cussino (classe 1992) deve trovare un miglior equilibrio psicologico in pedana imparando, in particolare, a non perdere il controllo sulle decisioni arbitrali non condivise. Daniele Giannini Martina Giovannetti, la giovane spadista protagonista a Firenze. I ragazzi del Gran Premio Giovanissimi (in alto). Già lanciata a pieni giri la stagione della scherma con la sezione del CUS – CONSUM.IT impegnata settimanalmente con le prime importantissime prove nazionali di qualifica delle varie categorie sia giovanili che assolute. Infatti l’attività agonistica prevede, giustamente, delle selezioni che, nel corso della stagione, portano a determinare un ristretto numero di atleti che andranno a contendersi i titoli italiani di categoria in una prova finale. Maggiore è l’età più è difficile l’accesso: se per gli under 14 la partecipazione al Campionato Italiano viene conquistata con la sola presenza alle prove regionali o nazionali delle varie armi, per gli under 17 (Cadetti ) e gli under 20 (Giovani) occorre qualificarsi nei primi 36 atleti sulla base della somma delle 2 prove di qualificazione nazionale. A livello assoluto dalle qualifiche regionali o zonali, si passa a quelle nazionali per classificare i migliori 42 atleti italiani che disputeranno il Campionato Italiano di specialità. A metà ottobre si è svolta ad Ariccia la prima prova nazionale di qualificazione per il Campionato Italiano “Cadetti” (under 17) con il CUS in bella evidenza per la conquista di due medaglie di bronzo. Nella prova di spada maschile, che contava circa trecento partecipanti, bronzo per Lorenzo Bruttini che dopo i gironi eliminatori guadagnava il numero uno del tabellone di eliminazione diretta della gara; Bruttini avanzava senza problemi verso la finale superando con autorevolezza i propri avversari fino a giungere fra gli otto finalisti del torneo. Nei quarti di finale l’incontro è stato da cardiopalma con l’atleta senese uscito vincitore per 7-6 al minuto supplementare contro Leombruno di Udine; nella semifinale ancora un assalto molto intenso dove però Bruttini cedeva di misura all’umbro Locci poi vincitore della prova. Bene anche Marco Tanfoni che al primo anno della categoria si è classificato 85° ed ha staccato il biglietto per la prima prova “Giovani” (under 20) alla quale si qualificava solo il 30% dei partecipanti; molto più in basso in classifica Stefano Menchiari che raccoglieva solo due vittorie nel girone iniziale senza riuscire a qualificarsi per la diretta. Passando alle categorie under 14, esordio con successo della sezione scherma del CUS nella prima tappa del campionato toscano under 14. Quattro ori, due argenti, tre bronzi, tredici finalisti e sei semifinalisti oltre ad altri buoni piazzamenti; questo è il fantastico risultato che i cussini hanno collezionato nelle gare svoltesi a Viareggio nel primo fine settimana di novembre. Il totale dei punteggi acquisti a seguito dei piazzamenti conseguiti dai giovanissimi atleti cussini, ha fatto sì che il Centro Universitario Sportivo senese concludesse al primo posto, con 1.558,760 punti sulla diretta inseguitrice, Fides Livorno, fermatasi a 1.129,550, la prima prova del Campionato Toscano che si concluderà nel prossimo mese di marzo a Prato e vedrà l’assegnazione del trofeo “Zanotti” alla vincitrice assoluta delle due prove. Grossa soddisfazione quindi per la dirigenza e per tutto lo staff tecnico coordinato dai Maestri Lio Bastianini, Alberto Carboni e Daniele Giannini. Ecco i risultati: nel fioretto oro nei “Maschietti” con Dimitri Tarantino, finale con settimo posto per Lorenzo Capra e nono classificato Francesco Pacciani; nei “Giovanissimi” doppietta cussina dove si sono contesi l’oro Carlo Alberto Stortini e Lorenzo Giannini, vincitore sul filo di lana per 10-9 dopo un bellissimo assalto che si è concluso con l’abbraccio tra i due compagni di sala; finale anche Andrea Sperduti, 7º classificato, con 11º Ferdinando Picciolini e 13º Bernardo Rosseti. Nelle “Bambine” finale per Elena Biagiotti, sesta, e Vivian Petrini ottava mentre nelle “Giovanissime” bronzo per Sofia Monaci e sesto posto per Claudia Dei. Nella gara degli “Allievi”, dove circa il settanta per cento dei più forti a livello nazionale si trova in Toscana, bella prova di Matteo Della Vecchia che in finale (ottavo) ha ceduto di misura nell’assalto per l’accesso alla zona podio al pisano Del Macchia, poi vincitore della prova; buona semifinale per Bernardo Crecchi, superato per 11-10 dal fiorentino Mamma, poi bronzo e di un anno più grande. Seguono in classifica Guido Ferrini, 24°e Mattia Laurigi, 27°. Nella spada oro nei “Maschietti” con Lorenzo Capra e nei “Giovanissimi” con Andrea Brogi, seguito al quinto posto da Tommaso Della Seta. Nelle “Allieve” bell’argento per Valentina Soldati, che è al primo anno della categoria, e finale con sesto posto per Maddalena Cerretani e settimo per Anna Carboni. Nelle “Giovanissime” di spada ancora due finaliste con Irene Andreini sesta e Virginia Simpatico settima; segue Elena Ferrini nona. Negli “Allievi” spada 14° Guido Ferrini, 18° Mihail Popovici, 26° Bernardo Crecchi, 36° Mattia Laurigi, 40° Edoardo Lisi e 41° Jacopo Palumbo. Nella sciabola “Allievi” bel bronzo per Guido Ferrini e stesso risultato per la sorella Elena nelle “Giovanissime”; infine, sempre nella sciabola, ottima finale anche per Lorenzo Giannini 7° e Bernardo Rosseti 8° fra i “Giovanissimi”. Ottime notizie anche dalle prime prove di qualifica assoluta con il Cus Siena protagonista con tre vittorie ed un buon numero di atleti qualificati per le prove nazionali. Nelle qualifiche regionali di spada maschile e femminile, svoltesi a Firenze, cussini sempre sul gradino più alto del podio con Lorenzo Bruttini e Martina Giovannetti ad aggiudicarsi le rispettive prove di spada maschile e femminile nelle quali sono scesi in pedana 81 (SPM) e 61 (SPF) partecipanti.. Successo completato dal terzo posto di Vieri Vannoni e dal settimo di Marco Cetoloni qualificati per la prova nazionale come, fra le ragazze, Martina Bancheri, terza e Bianca Vannoni, 12ª. Fuori per poche posizioni dalle 15 ammesse Gaia Fratini, 17^ e Barbara Galini, 18^. Grande prova nelle qualifiche zonali del Centro Italia con Fabio Miraldi (classe 1962) davanti a tutti gli oltre 110 fiorettisti partecipanti alla gara. Capacita tecnica e tenuta psico-fisica da grande atleta hanno permesso al cussino, membro del Consiglio Direttivo della Società universitaria, di salire sul gradino più alto del podio superando avversari ben più giovani e con alle spalle anche fresche esperienze internazionali. Bene anche il giovane Niccolò Zanchi, 29°, superato proprio da Miraldi ma qualificatosi per la prova Nazionale di Ravenna insieme all’altro cussino in gara Erik Peruzzi. Nel fioretto femminile, assente Alice Volpi già qualificata per la sua appartenenza al gruppo di elitè, le due cussine in gara raggiungevano facilmente la qualificazione con Giorgia Zizzo, 15^, fermata dalla frascatana Caracciolo nell’incontro valido per l’accesso alla finale ad “8”, e Gaia Fratini 19^ dopo aver fallito di un soffio, 14-15, l’accesso nelle “16” contro la Manca di Frascati. Nella sciabola in gara Cristiano De Salve che, superato il turno a gironi, perdeva di una sola stoccata il primo incontro di eliminazione diretta non riuscendo nell’obiettivo della qualificazione per la prova nazionale Prova nazionale anche per gli under 14 con lo sciabolatore Guido Ferrini che a Varese cedeva per una sola stoccata l’accesso al tabellone da “16”. Nella prova nazionale di spada tenutasi a Firenze è Valentina Soldati a centrare il podio nelle “Ragazze” classificandosi al terzo posto su circa 90 partecipanti. Altra finale nei “Maschietti” con Lorenzo Capra, 5°, ad un passo dal podio. Prestazione positiva nei “Ragazzi” per Mihail Popovici che nell’esordio in una gara nazionale, raggiungeva il tabellone da “16”. Nella stessa prova bene anche Mattia Laurigi, 24°, mentre poco più indietro si fermava Bernardo Crecchi, 36°. Fra i “Giovanissimi”, 17° Andrea Brogi mentre nelle “Giovanissime” si segnalano le prestazioni di Virginia Simpatico, 27ª, e Irene Andreini, 30ª. Fra le “Allieve” 19ª e 20ª Maddalena Cerretani ed Anna Carboni. Nelle prime fasi eliminatorie delle varie categorie uscivano di scena gli altri giovanissimi cussini in gara: Tommaso Della Seta, Elena Ferrini, Edoardo Lisi, Chrystyna Lorenzetti, Teresa Pandolfi e Ilaria Prò. Bene quindi l’inizio stagionale delle lame cussine che si pongono quale obiettivo finale il miglioramento del 15° posto assoluto fra le Società d’Italia conquistato al termine della stagione 2006/2007. • Trattoria FÒRI PORTA Antichi Sapori Via C. Tolomei 1 (loc. Valli) - Siena Tel. 05.77.22.21.00 / 05.77.22.28.22 17atletica leggera Si dice che i bei libri particolarmente educativi dovrebbero essere letti nelle scuole, nel caso di “Perché corriamo? (Einaudi), oltre agl’istituiti d’istruzione, dovrebbe essere portato nei campi d’atletica e nei campi sportivi in genere. Scritto da un “non addetto ai lavori” (Roberto Weber, direttore dell’istituto di ricerca SWG), il libro è una vera e propria “educazione emotiva” a questa pratica, attraverso i ricordi personali dell’autore, dell’attività svolta delle sensazioni trasmesse dai campioni che ha visto affermarsi nel tempo, fino al periodo attuale in cui “la corsa è in prima battuta un lavoro, una professione”, e non più il gesto “gratuito” di una volta. Che uno corra, lanci, salti, oppure giochi con una palla, alla fine il libro è da consigliare perché, al di là dell’inesorabile flebile vena melanconica che accompagna chi mette a confronto differenti epoche, ci può aiutare a comprendere l’attuale fase, il divario e il rischio di plagio in cui incorrono i giovani che facendo sport oggi si trovano di fronte personaggi/modelli affermati troppo distanti dalle realtà quotidiane. Con queste situazioni, come è stato altre volte scritto in questa rivista, si confrontano inesorabilmente le piccole società dilettantistiche d’atletica senese. Nel tracciare un bilancio dell’annata 2007, era forse giusto partire da queste considerazioni per parlare quindi di quei giovani di particolare qualità come Maurizio Cito, Elisa Palmieri, Emanuele Magi, Elena Calzeroni, Cristina Fornacelli, Danilo Messere e Serena Tronnolone che negli ultimi anni si sono affermati in Italia senza più la maglia di una società senese, perché con la sola “gratuità” di cui parla Weber –unica offerta dai nostri club-, non si va oggigiorno da nessuna parte, almeno a certi livelli. E così Maurizio Cito, accasato all’Atletica Castello di Firenze, ha vinto il titolo toscano del cross lungo e quello dei 5000; è giunto sesto agli italiani promesse nella stessa distanza, ha migliorato nettamente i propri personali dai 1500m ai 5000m (l’ultimo di 14’44”40 siglato a metà settembre a Lucca). Il tutto condito da una costanza ed una abnegazione negli allenamenti veramente esemplare. Di Elisa Palmieri abbiamo parlato più volte, basterà ricordare che in questa stagione la martellista senese ha regalato al gruppo sportivo dell’Esercito un duplice quarto posto agli italiani assoluti (estivi e invernali) e il nuovo primato personale di 61,74, quinta prestazione italiana all time. Dalla giovane allenata da Flamur Shabani si attendono ancora ulteriori miglioramenti, che sono alla sua portata già dall’inizio della prossima stagione invernale. Elena Calzeroni e Cristina Fornacelli hanno ancora una volta onorato al meglio la maglia del CUS Sassari, società cui sono in prestito da alcuni anni, e per la quale in questa stagione hanno ottenuto, rispettivamente: il nuovo personale del disco con 43,08m e il 12° posto agli italiani assoluti, la prima; un ritorno a discreti livelli nei 100hs (15”07) dopo infortuni e operazioni subite nelle scorse stagioni, la seconda. Emanuele Magi, ormai pedina fondamentale dell’Atletica Vomano di Teramo (il nono club in Italia), ha inseguito la convocazione per la staffetta azzurra agli europei Under 23, ma il suo nuovo personale dei 400m, 48”19, pur egregio, non è stato sufficiente a collocarlo tra i migliori quattro in Italia. Danilo Messere e Serena Tronnolone sono invece i due migliori talenti nati in Valdelsa. Di Danilo si è scritto sempre poco, ma il portacolori dell’Asics Firenze Marathon, classe 1983, ha condotto una brillante stagione nel giavellotto lanciando a 63,68m e giungendo 16° agli italiani assoluti. Serena, da quest’anno tesserata per l’Assi Banca Toscana, si è confermata tra le prime nella graduatoria stagionale italiana arrivando a 48,35m ed è giunta settima agli italiani assoluti. Parlando dei talenti nati in Val d’Elsa, dobbiamo anche soffermarci sull’attività svolta dalle varie società di questo territorio: Atletica 2005–Banca di Cambiano, Libertas Atletica Valdelsa, Olimpia Colle Val d’Elsa, APD San Gimignano, Up Poggibonsese sono le società che animano la brillante attività di quest’area ricca di persone e di potenziali talenti. Il loro operato, concentrato prevalentemente a livello giovanile, ha ricevuto una positiva spinta dopo l’inaugurazione nel corso del 2005 del rinnovato impianto di Colle, e sicuramente un’ulteriore sprone potrà giungere quando un giorno si rifarà anche l’anello di Poggibonsi. Per questo 2007 sono da ricordare a livello organizzativo, le ma- Bilancio stagionale delle nostre società, comprese quelle, attivissime, della Valdelsa Ora il rischio è la scomparsa della ‘gratuità’ Andrea Bruschettini nifestazioni di successo andate in scena sulla pista colligiana: il 1° Trofeo Città del Cristallo, meeting riservato alle categorie assolute; il Campionato interprovinciale di tetrathlon ragazzi/e; e soprattutto il Campionato Toscano Individuale Ragazzi/e - Trofeo Banca di Cambiano che con le circa 600 presenze-gara è stata una delle più affollate in assoluto. A livello individuale, ciascuna società ha prodotto molti risultati. L’Atletica 2005 può annoverare la partecipazione ai campionati italiani allievi e il titolo regionale nei 2000 siepi di Papisse Fall, figlio del conosciuto ottocentista senegalese Moussa Fall; la crescita di Alyssa Rugi nel lungo (5,45m) e soprattutto nel triplo (11,40m), anch’essa qualificata agli italiani allievi, così come Debora Montagnani nei 100m allieve(12”68) e Duccio Migliorini nel giavellotto promesse (48,60m). Per la Libertas Atletica Valdelsa, alla vigilia del compimento dei primi venti anni di attività (nel 2008), si riscontra un 2007 all’insegna dei successi soprattutto nella categoria ragazzi e ragazze (vari i titoli provinciali e buoni piazzamenti anche a livello regionale), con in particolare evidenza le due marciatrici Giulia Alberti e Veronica Rossi, e il polivalente Samuele Cristofaro, Lorenzo Radi e Lorenzo Calosi. Da segnalare poi, dopo l’ottima organizzazione dell’edizione 2006 dei Campionati italiani Libertas sulla pista di casa, che la società si è ripetuta con un ottimo comportamento agonistico nella manifestazione di quest’anno, dove ha ottenuto a livello di squadra il secondo posto assoluto, con 11 titoli individuali. Per quanto riguarda le altre società del circondario: l’Olimpia ha messo soprattutto in luce Irene Siragusa, che è stata convocata Papisse Fall in azione a Siena 18atletica leggera L’arrivo del vincitore della prima Ecomaratona del Chianti con la rappresentativa toscana ai campionati italiani cadetti; l’ASD San Gimignano ha concentrato la propria azione nella crescita dei nuovi talenti della categoria esordienti, ottenendo buoni risultati anche nelle campestri e nelle prove multiple ragazzi; mentre l’U.P. Poggibonsese, ha ricevuto i migliori risultati da Giulia Giannini e Camilla Dei. Bisogna anche ricordare l’impegno che quest’ultima società mette nell’organizzazione della manifestazione “Giochi d’Incontro”, un evento che coinvolge ormai da anni tutte le scuole poggibonsesi. Tanta l’energia e la voglia di fare, tali che le sinergie messe in campo dalle società valdelsane si trasformano in successi sportivi e organizzativi, di sicuro auspicio in un momento in cui la coperta è sempre più corta. Ne sa sicuramente qualcosa l’Uisp Atletica Siena che, nonostante l’imprescindibile contributo della Fondazione MPS, ha portato a compimento una difficile annata senza sponsor. L’organizzazione di due meeting nazionali di forte richiamo (Meeting della Liberazione e Meeting dell’Amicizia), dei campionati toscani allievi, di tanti altri eventi a carattere provinciale e scolastico (che mobilitano centinaia di giovani delle scuole medie); nonché i titoli nazionali di Luca Calzeroni, Edoardo Baini, Sophia Ricci (e le relative convocazioni in nazionale), sono solo le testimonianze più marcate della bontà dell’attività svolta. In mezzo a questo sono sicuramente da ricordare la crescita del gruppo delle allieve (oltre alla Ricci, anche D’Auria, Pieri, Baglioni, Tanganelli, Loculli, Tiezzi, Pampaloni, Sanesi), del lanciatore Alessio Salvini (terzo agli italiani cadetti), della mezzofondista Nicoletta Franceschi, e del quattrocentista Filippo Costanti. Non può inoltre essere dimenticato che la formazione dei seniores maschili, per l’ennesima volta, è riuscita a classificarsi nel campionato di società assoluto, grazie alla caparbietà del presidente Giardi – e dei suoi collaboratori – che hanno fatto di tutto per non mancare questo importante appuntamento. Terminato l’excursus sull’attività agonistica dell’atletica senese, pare opportuno citare altri due eventi che ci riguardano, e che ci spingono a fare delle considerazioni. In settembre infatti a Riccione si sono svolti i Campionati mondiali master, ovvero competizioni riservate a quei signori o signore, che, una volta abbandonata l’attività giovanile, hanno deciso di continuare a competere in categorie che li raggruppino in fasce d’età (si va dai 35-40, 40-45 su su fino addirittura gli over 90!). Il movimento è in vera crescita. Basti pensare che in Romagna si son presentati in circa 10 mila, e il nostro territorio non è immune da contagio. Anzi può vantare anche una campionessa mondiale, come Jacopa Fragapane dell’Atletica 2005- Banca di Cambiano, vincitrice del titolo mondiale master nei m 10.000 e seconda nei m 5.000 cat. MF35; e il quinto posto nella gara di marcia della categoria MM35.di Gianni Siragusa, tra l’altro valido tecnico e promotore della pratica della marcia tra i giovani valdelsani. In ottobre invece Siena ha celebrato la nascita della sua prima maratona. Grazie all’organizzazione di un “manipolo” di appassionati podisti, è stata infatti corsa con partenza e arrivo a Castelnuovo Berardenga e sviluppo nel bellissimo scenario paesaggistico circostante, la prima Ecomaratona del Chianti, il cui successo è stato decretato dai quasi 400 partecipanti (provenienti da tutta Italia). Tanti come si vede sono i modi di avvicinarsi all’atletica, con l’attività Master o con le varie corse podistiche che domenicalmente anche a Siena richiamano centinaia di intrepidi appassionati Ma l’attività in pista e pedana rivolta ai giovani ha bisogno di continuo supporto e stimolo, perché il rischio della perdita completa della “gratuità” di cui parla Weber nel suo libro è sempre più incombente, e con esso il rischio del lento declino di questo sport. • Il dirigente senese insignito dal Coni Regionale della Stella d’Oro al merito sportivo Marcello Bindi, ‘una vita di sport’ Nel corso della Giornata del dirigente, organizzata dal CONI Regionale a Firenze, Marcello Bindi è stato insignito della Stella d’Oro al merito sportivo. È con piacere che apprendiamo questa notizia, perché la massima onorificenza sportiva nazionale a un dirigente senese è sempre motivo di orgoglio per l’intera comunità. Nel percorso da atleta all’attuale presidenza regionale della FIDAL, passando per incarichi politici (assessore alla cultura del Comune di Siena), l’organizzazione del Meeting dell’Amicizia e lo svolgimento di ruoli dirigenziali nell’atletica a livello locale, l’attività di Marcello in campo sportivo è lunga e variegata. Sempre pronto a cimentarsi in nuovi ruoli con impegno, serenità ed entusiasmo, Marcello ricopre da due mandati il ruolo di presidente regionale della Federazione di Atletica Leggera. Sotto la sua presidenza ha avuto impulso il circuito dei meeting estivi toscani del Gran Prix MPS; sono state organizzate due edizioni della Coppa Europa a Firenze (2003 e 2005), i campionati europei e mondiali juniores a Grosseto (2001 e 2004), e sono stati allestiti infiniti altri eventi a carattere internazionale e nazionale. Un premio però come la Stella d’Oro non è solo il frutto dell’attività recente, ma premia una “vita di sport”. È infatti impossibile parlare nel caso di Marcello di “carriera sportiva”, perché chi lo conosce sa che non è uomo da scalate, o poltrone, quanto piuttosto persona pronta a mettersi a disposizione con generosità quando ce ne sia bisogno. È facile quindi vederlo ancora oggi sistemare in un meeting gli ostacoli in pista, o rimettere a posto la sabbia della pedana del lungo, al di là dell’etichetta di Presidente che si porta appresso. Il prossimo anno terminerà il suo secondo mandato al vertice regionale della FIDAL, e allora sicuramente la sua “vita di sport” riprenderà ancora in altre forme. A Marcello Bindi, quindi i complimenti dell’intera redazione di Mesesport. • 19volley Il legame tra Siena e lo sport trova fondamento non solo nel solco della tradizione, segnato dalla storia di blasonate società cittadine, ma si poggia anche sulla vitalità di una provincia che nella maggior parte dei centri, lungo il suo esteso territorio, ha saputo fornire attraverso lo sport le risposte più efficaci e innovative alle nuove e mutevoli esigenze socio-culturali a cui il nostro tempo ci impone di far fronte. Questo stato di cose ha favorito il moltiplicarsi di realtà sportive provinciali in grado di ritagliarsi il proprio spazio vitale, in un bacino d’utenza più o meno ampio, ma pur sempre radicato nella passione popolare che la dimensione locale contribuisce a far emergere, come spinta a quel sano ‘campanilismo’, ‘sale’ della competizione sportiva. Ecco perché, per molti, fare sport in provincia, significa talvolta riscoprire la genuina umanità di gesti ed emozioni che l’attività agonistica ad alto livello sacrifica sovente, sull’altare di logiche diverse, mirate al raggiungimento di un più o meno prestigioso obiettivo stagionale. Il nome di Antonio Benvenuti fa parte della storia della pallavolo senese: c’era anche lui nel Cus che conquistò la serie A. “La pallavolo ha una parte importante nella mia vita – ammette Antonio –. Ho iniziato a praticarla nel 1968, vestendo la maglia della mitica “Baccinetti”, la squadra dei Vigili del Fuoco che allora militava in serie C. L’accorpamento alla ‘famiglia’ cussina’, permise a molti di noi di entrare in contatto con una realtà affascinante non soltanto dal punto di vista organizzativo, ma anche e soprattutto tecnico. Dopo alcuni anni arrivò la promozione in B e successivamente, nella stagione 1973’74, salimmo nel paradiso della serie A. Artefice di questo capolavoro fu il tecnico Bruno Bigi, uno dei precursori del volley senese”. “Qualche anno più tardi, la mia professione di medico mi portò ad Abbadia San Salvatore e nel 1980 chiusi ufficialmente l’attività agonistica”. Difficile ‘alzare’ o ‘schiacciare’ palloni nell’altra metà della rete, quando l’attività professionale investe direttamente tutto ciò che attiene al bene più prezioso, ma il richiamo della pallavolo è un po’ come la ‘vocina’ che invita all’incontro con un passato indimenticabile e sempre accattivante. “Per una fortunata coincidenza – riprende Antonio – la stessa passione ha conquistato anche mia figlia, ( è la selezione naturale della…continuità, aggiungiamo noi…). Seguendo la sua attività, mi sono riavvicinato ad un mondo che, rispetto ai miei anni, aveva subito delle profonde trasformazioni. Un pò per la curiosità di conoscere più da vicino la pallavolo moderna, un po’ per il normale ‘spirito di servizio’ che anima ogni appassionato, specie se c’è una qualche esperienza alle spalle, entrai a far parte, con compiti di accompagnatore ufficiale, dello staff dirigenziale della squadra femminile del Cus”. Esordio migliore non poteva esserci per Antonio Benvenuti dirigente: la stagione 2004-2005, quella del suo ingresso, regalò infatti alle ‘citte’ cussine lo storico salto dalla B2 alla B1. “Un campionato bellissimo, condotto da un gruppo di giocatrici valido non soltanto dal punto di vista tecnico, ma soprattutto da quello umano e caratteriale. Rimasi al mio posto anche l’anno successivo, prima di lasciare, dopo aver constatato l’oggettiva divergenza di vedute in base alla programmazione e alla fisionomia che la società stava assumendo”. Dalla scorsa stagione Antonio Benvenuti si è seduto addirittura in panchina: il nuovo ruolo di allenatore della squadra femminile della Pallavolo Rapolano, arricchisce una ‘vocazione’ che può dirsi ora espressa in modo completo. Ancor più importante se cogliamo il grande entusiasmo con il quale l’ex giocatore del Cus si è ‘tuffato’ in questa avventura. “È una sfida esaltante, che mi ha dato la possibilità di riassaporare il contatto con il campo, il lavoro in allenamento ed il sudore in palestra. Insieme a tutto ciò che concerne la preparazione, atletica e tecnica, di una partita. Posso dire, con grande soddisfazione, di aver trovato l’ambiente ideale per lavorare bene: la costante presenza della società che risponde pienamente ai migliori canoni organizzativi, in ragione della dimensione e della ‘presa’; la promozione ottenuta al mio esordio, dalla prima divisione alla serie D, restando imbattuti per tutta la stagione, testimoniano gli ottimi riscontri di un’oculata programmazione che, recependo perfettamente la rinnovata attenzione creatasi intorno alla pallavolo rapolanese, Antonio Benvenuti ci introduce nell’inedito mondo della Pallavolo Rapolano, calamita di oltre 70 ragazze Una realtà nuova e già vincente Francesco Vannoni anche in virtù di alcune collaborazioni intraprese con società del comprensorio, e un’accorta gestione dell’impiantistica quale patrimonio collettivo di tutto il ‘microcosmo’ sportivo, è riuscita a raggiungere il consistente numero di circa 70 ragazze, da impiegare in ben quattro squadre: la formazione ‘Under 12’, quella ‘Under 14’, l ‘Under 16 e un’altra compagine che milita in Terza Divisione”. “Credo che la serie D – evidenzia Benvenuti – sia un campionato particolarmente avvincente. Il raggio geografico delle 16 squadre che compongono il nostro girone abbraccia le province di Firenze ed Arezzo e ci regalerà, da qui al prossimo mese di maggio, ‘derby’ molto sentiti con il Volley Torrita e la stessa Mens Sana. La nostra è una squadra piuttosto giovane, costruita sull’intelaiatura del ‘nucleo promozione’ a cui si sono aggiunti innesti mirati di ragazze provenienti anche da altre squadre senesi. Atlete che per tre giorni a settimana, non senza sacrificio ma spinte da una vera passione, fanno di tutto per superare questi problemi di carattere logistico”. Quello di Rapolano, fortunatamente, non è un caso isolato: in una provincia dove fare sport ‘di paese’, significa coinvolgerne risorse, forze imprenditoriali e nuove generazioni, come basi imprescindibili per la continuità di qualsiasi progetto, non solo su scala locale. Infatti la stessa ‘ricetta’ si trova adottata anche in altre realtà come Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Sovicille e San Gimignano, anime diverse eppure complementari di un movimento sportivo provinciale variamente rappresentato, dove il massimo comune denominatore è quella ‘genuinità’ di principi e contenuti, ancora lontani dai meccanismi e dagli ingranaggi dello sport che ‘conta’. Forse per questo un po’ meno visibile, ma di indiscussa consistenza sia nei numeri che sul campo. Proprio come il volley, cresciuto grazie all’impegno e all’abnegazione di tante persone sulle quali non brilla la luce della ribalta, ma pulsa lo spirito esemplare e l’onesta lealtà di chi può dirsi ‘sportivo’, in un compendio comportamentale che ogni giorno si vive e si insegna semplicemente con l’esempio. • Da sinistra in alto: Antonio Limongelli (vice-all.), Cristina Tei, Marika Guerri, Ellen Marianelli, Sara Biancucci, Antonio Benvenuti (all.), Federica Grassini, Chiara Giuntini, Alessandra Vieri, Annalisa Sepe, Serena Giardini, Jessika Taralli, Monica Tei. QUEL C I C L I S M O D A L V O LT O U M A N O di Roberta Di Lallo 21 R ecentemente a Siena si è svolta la prima edizione dell’ “Eroica” per professionisti, una corsa già entrata, a pieno titolo, nel cuore degli appassionati di ciclismo, anche grazie alla peculiarità del percorso. La Città ha accolto con entusiasmo l’arrivo della colorata carovana partita da Gaiole, che ha regalato a Piazza del Campo un aspetto tutto nuovo. Stanchi e impolverati tutti, ciclisti e spettatori (non escluse le forze dell’ordine) ma tutti entusiasti. “Una gara meravigliosa” ha asserito il vincitore, il russo Kolobnev “Una corsa unica rispetto anche alle Fiandre e alla Roubaix, un percorso divertente che mi ha ricordato quando da bambini si rischiava in bici per le strade a sterro, a tutta velocità”. Per me e per molte persone che mi erano accanto all’arrivo, è stato come un flash-back sul passato. Un passato fatto di polvere e di fatica, di grandi sfide, di sana rivalità. E il pensiero è andato a delle immagini in bianco e nero, repliche certo, visto che io non appartengo cronologicamente a quei tempi. Il mio personale e travagliato rapporto d’amore con il ciclismo ha le sue origini piuttosto nella rivalità tra Gimondi e Merckx, a metà anni ’70. Ma mio padre, appassionato di ciclismo fin dalla più tenera età, mi ha sempre narrato, con un trasporto quasi epico, altre sfide e io le ho fatte mie, le ho metabolizzate e rielaborate. Così un mese fa in Piazza del Campo, mi sono vista davanti Gino Bartali con la sua maglia della Legnano, protagonista di quel ciclismo umano ed “eroico” che entrava nelle case di tutti. Ho visto la magia del ciclismo, lo sport più duro forse, ma che aiutava a credere in una società in cui l’uomo, qualunque uomo, poteva riuscire ad emergere contando solo sulle proprie forze. Un ciclismo lontanissimo da integratori, maltodestrine, proteine o peggio. Un ciclismo dal volto umano di cui Bartali è stato splendido interprete. Se lo ricordano ancora tutti a Tavarnelle Val di Pesa quando, durante gli allenamenti, si fermava da “Pedale e forchetta”, un locale tipico pieno di foto e di cimeli (in gran parte suoi) del mondo delle due ruote e si tratteneva a chiacchierare con gli altri avventori. Ora al posto di “Pedale e forchetta” c’è una pizzeria i cui proprietari hanno pensato bene di disfarsi di tutto il ciarpame che era stato accumulato lì in anni e anni di raccolta appassionata. Ma gli uomini, le donne che l’hanno visto, o che gli hanno stretto la mano, non lo hanno dimenticato. “Ginettaccio” era uno di loro, uno di famiglia, un toscano, l’anima stessa della Toscana. Vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France, ma per la sua gente rimase sempre il solito bonario brontolone. Aveva qualità fisiche fuori dal comune come oggi, in tempi di specializzazione dilagante, sarebbe quasi impossibile trovarne in un campione moderno. Era un grandissimo scalatore, capace di spingere di forza rapporti impossibili per gli altri, ma era dotato anche di notevole velocità e se la cavava alla grande sul passo. Forse è passato alla storia per questo. Forse per la sua rivalità con Coppi. Ma ci sono molti grandi campioni che hanno doti atletiche notevoli e non per questo entrano nella leggenda. Erano altre le doti che lo rendevano mitico: la caparbietà, la volontà di lottare fino all’ultimo, la capacità di sopportare qualsiasi sacrificio fisico. Abbiamo speranza di ritrovare nel mondo sportivo una personalità del genere oggi? Forse. L’ “Eroica” ci ha dimostrato che anche ai giovani campioni piace misurarsi con le proprie capacità di resistenza. Kolobnev, ventiseienne vicecampione del mondo, ha scritto il suo nome nell’albo immacolato della corsa senese, entusiasta di aver vinto una gara che appare destinata a diventare una classica del ciclismo e che lo ha entusiasmato proprio per la difficoltà incontrata sul percorso. E ha dichiarato: “Ho scoperto un altro ciclismo”. Speriamo lo faccia scoprire anche a noi. • 22cinque cerchi Interessante convegno promosso dal Coni Provinciale sull’attività motoria nella terza età Anziano è bello. Di più se fa sport Francesco Vannoni I profondi mutamenti intervenuti in questi anni, la notevole trasformazione verificatasi a livello di ritmi e stili comportamentali e non ultimo, l’allungamento medio dell’aspettativa di vita, comportano tutta una serie di implicazioni sociali che toccano inevitabilmente qualsiasi contesto sia individuale che collettivo. Un primo effetto tangibile, è senza dubbio l’invecchiamento della popolazione. In verità, la tendenza è ormai da tempo confermata anche sotto il profilo statistico e ciò impone nuove e più puntuali linee d’indirizzo che sappiano valorizzare il ruolo e gli spazi a disposizione di una fascia di cittadini sempre più numerosa, la cosiddetta Terza Età. Lo sport è uno dei segmenti maggiormente investiti da questa nuova esigenza: la voglia di attività e di integrazione di quelli che potremmo definire ‘i moderni anziani’, rappresenta un forte imput per le politiche sportive del prossimo futuro e l’attualità dell’argomento richiede la piena convergenza programmatica fra tutte le realtà amministrative, sportive e associazionismo di settore attive sul territorio. In questo filone si inserisce il convegno dal titolo “Attività Motoria – Una risorsa per la Terza Età”, promosso dal Comitato Provinciale del Coni in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Siena e la Banca Monteriggioni Credito Cooperativo, istituto da sempre attento alle tematiche sensibili, dalle chiare ricadute locali, che ha ospitato i lavori presso l’auditorium della propria sede. Nella prolusione, il Presidente del Coni di Siena Roberto Montermini ha ricordato l’ormai solida sinergia portata avanti con la banca guidata da Claudio Corsi e si è soffermato, in modo particolare, sulla necessità di affidare a professionalità esperte e competenti, la definizione progettuale e programmatica per lo sviluppo dell’attività motoria nella Terza Età. Ha sentitamente ringraziato l’assessore allo sport dell’Amministrazione Provinciale di Siena, Giorgio Del Ciondolo, ricordando gli ottimi riscontri di altre iniziative nate da questo proficuo connubio, come il “Bambino sceglie lo Sport”, né ha trascurato di rilevare la fattiva collaborazione con il Comune capoluogo, ente patrocinante del convegno insieme a quello di Monteriggioni, e rappresentato dall’assessore allo sport Massimo Bianchi. Proprio Giorgio Del Ciondolo ha osservato l’importanza di questo appuntamento “propedeutico ad un progetto specifico per la Terza Età che la Provincia di Siena ha in animo di realizzare e che possa rispondere efficacemente al generale miglioramento della qualità della vita, pensato per offrire nuove occasioni di incontro sociale, sia in strutture pubbliche che private, in modo da far diventare una vera e propria risorsa il ‘record di longevità’ che la nostra provincia può vantare”. In quanto ad esperti, poi, non poteva esserci compagine migliore, guardando l’autorevolezza e l’esperienza dei relatori che hanno offerto il loro alto contributo scientifico ed accolto con disponibilità le domande dell’uditorio, presente in buon numero visto l’interesse dei temi trattati. Il Prof. Sandro Forconi, nome insigne della medicina, clinico medico del nostro ateneo e premiato quest’anno dal Comune di Siena con il Mangia d’Oro, ha aperto le relazioni soffermandosi sugli adattamenti fisiopatologici indotti dall’attività sportiva nell’anziano, sottolineando, in prima battuta, le tre diverse fasce di anzianità che il campo medico ha tracciato: quella del ‘vecchio giovane’, quella del ‘vecchio vecchio’ e una terza del ‘più vecchio dei vecchi’. Confermando la tendenza, nota da tempo, che vuole le donne più longeve degli uomini per ragioni prettamente genetiche, legate anche a fattori come il peso corporeo e quello del cervello, il prof. Forconi ha poi rilevato come la lunghezza della vita venga influenzata da aspetti di carattere ambientale e dipenda fortemente dallo svolgimento di una regolare attività fisica. Conseguentemente, l’immobilizzazione e la sedentarietà nell’anziano sembrano davvero i ‘nemici’ principali del viver sano. Le statistiche, invero, appaiono abbastanza confortanti: il 31% degli anziani fa attività motoria e la proiezione sembra essere maggiore rispetto al dato totale della popolazione. “Evidenti sono i benefici fisiopatologici dell’attività sull’anziano – ha proseguito Forconi -. L’esercizio fisico ha importanti effetti terapeutici, ed è in un certo qual modo qualcosa da ‘somministrare’ in giuste dosi: riduce il rischio di malattie ischemiche, favorendo l’apporto di sangue ai vari organi, con effetti migliorativi sul profilo lipidico e metabolico, oltre naturalmente, dal punto di vista delle patologie cardiovascolari e respiratorie. Senza trascurare il mantenimento di un buon tono muscolare e di una buona capacità aerobica. È comunque necessario iniziare una qualsiasi attività fisica in età giovane o media, mai in età troppo avanzata, ed è sempre bene idratarsi adeguatamente, anche in misura maggiore alla singola soglia di percezione della sete”. Introdotto dal moderatore Andrea Luchini, presidente dell’Associazione Provinciale Medici Sportivi e della sezione senese dell’omonima Federazione, nonché vice Presidente del Coni, il Prof. Pietro Maniscalco della Clinica Ortopedica di Siena, ha preso in esame i vantaggi e gli svantaggi dello sport sull’osso e sulle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico: “Innanzitutto, quello muscolo- scheletrico è l’apparato che trae maggiori benefici da una pratica sportiva regolare e corretta. Un allenamento di tre giorni a settimana, sufficientemente intenso, può aumentare e migliorare la densità ossea, riducendo notevolmente il rischio di osteoporosi, artrosi ed altre patologie rilevanti in ambito sociale. L’attività fisica, non solo quella sportiva, va promossa anche in gruppo e sotto la guida di istruttori qualificati. Proporzionalmente all’allungamento della vita, si sono presentate nuove patologie, talune invalidanti, che spingono alla promozione di modi di vita più salutari. Tuttavia, alcuni processi di indebolimento del tessuto osseo sono fenomeni naturali legati all’età. Nell’anziano sarà molto più alto il rischio fratture, anche in considerazione della maggiore fragilità rispetto a un osso relativamente ‘giovane’. Un tessuto osseo debole, può causare difficoltà di ordine posturale”. La dott.ssa Elisa Scalacci, dietista e collaboratrice del Dipartimento d’Igiene degli Alimenti e Nutrizione della Asl 7 di Siena, è intervenuta sul tema “La salute non va in pensione – nutrirsi bene e muoversi meglio a tutte le età”. “Bisogna chiarire – ha esordito la dott.ssa Scalacci – che, in presenza di soggetti sani, la diffusa opinione secondo cui l’anziano richieda particolari regimi alimentari rispetto ad un giovane o ad un adulto, non è del tutto fondata. La salute, l’alimentazione e l’invecchiamento sono processi strettamente collegati tra di loro. Nutrirsi bene e svolgere attività fisica sono condizioni inscindibili per migliorare la qualità della vita, anche tenendo conto di due gravi fattori di rischio dai quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia la cosiddetta ‘Società del Benessere’: la sedentarietà e il sovrappeso, che non di rado porta all’obesità”. “Con la riduzione del dispendio energetico, proporzionale all’aumento dell’età, è opportuno recuperare il metabolismo attivo con un’attività fisica costante, con bassa intensità e di lunga durata: dalla passeggiata, fino alla pratica sportiva. Così facendo, un individuo anziano aumenta il dispendio energetico, riduce la perdita di massa magra, e con un’alimentazione corretta, anche l’assimilazione di grassi e i potenziali effetti negativi del dimagrimento in età avanzata”. “È importante non svolgere esercizio fisico durante la digestione. Dopo il pasto deve trascorrere un intervallo di almeno tre ore, prima dell’attività motoria programmata”. L’ultima relazione, sull’importanza dell’attività motoria contro i ‘fantasmi’ della Terza Età, è stata esposta dal dott. Giovanni Scalera, psicologo e psicoterapeuta, consulente del Coni Provinciale, il quale, distinguendo tra vecchiaia e Terza Età, ha rilevato come il concetto di vecchiaia venga associato ad una sorta di ‘malattia’ sociale, spesso considerata come una ‘zavorra’ improduttiva e quindi da emarginare, e quello di ‘Terza Età’ considerato perlopiù lo ‘scalino’ anagrafico dell’anziano. “Inoltre – ha puntualizzato Scalera – bisogna porre la questione delle differenze che esistono tra pratica sportiva e attività motoria: allo sport si legano indissolubilmente la competizione e la ricerca della vittoria; l’attività motoria, invece, recupera i retaggi ancestrali della natura umana, e che l’anziano ricerca: l’emotività, la capacità e la socialità. L’anziano si muove alla ricerca di conferme, sia in ambito familiare che sociale, per poter fronteggiare ‘fantasmi’ come i pregiudizi, l’ansia - riferita a tutte quelle attività svolte regolarmente in passato, giunte al naturale decadimento psico-fisico, e la depressione quale fase derivante dal convincimento di essere ormai inseriti in un contesto privo di utilità, dalla conseguenza di affetti estremamente labili, vuoto di prospettive e crisi di senso”. “Per questo, la vecchiaia, ha bisogno di recuperare una legittimazione sociale, nella sua accezione più semplice: quella di una fase della vita, durante la quale l’individuo non deve necessariamente restare inoperoso attendendo gli eventi, ma può ritagliarsi nuovi spazi, interessi e relazioni, spinto da quella scorta di esperienze che la saggezza riesce sempre ad arricchire: in termini di linguaggio per comunicare, di memoria per ricordare, di fantasia per creare e di curiosità per conoscere”. • 24judo L’ex campionessa senese, oggi allenatrice del Cus, ci fa conoscere l’affascinante universo della ...cedevolezza Uno sport nel segno dell’equilibrio La nostra città, che ha perfino una Piazza in cui nasce la “verbena”, negli ultimi decenni ha avuto un grande eco nel mondo sportivo nazionale ed internazionale grazie a due sport molto popolari come il basket, che va alla grande sia ai vertici che nelle serie minori, ed il calcio. In questo contesto di massima serie, esistono anche gli sport cosiddetti minori, dei quali ci si ricorda solo se qualche atleta di casa fa un risultato importante, oppure quando ci sono ogni quattro anni i Giochi Olimpici, perché solitamente sono quelli che incrementano il medagliere azzurro. Il judo, è una di queste discipline che escono dal dimenticatoio ogni quattro anni, ed anche a livello locale è seguito nella maggior parte dei casi dagli addetti ai lavori, e non perché sia poco praticato. Il CUS Siena nelle sue file riunisce oltre duecento tesserati tra bambini e adulti, la maggior parte dei quali ottengono dei buoni risultati nei vari tornei regionali, nazionali ed internazionali ai quali prendono parte. Il judo va spiegato, o per lo meno occorre renderlo più comprensibile ai più, per evitare quel “miscuglio” tra le varie arti marziali che genera pregiudizi assurdi come quello che siano sport violenti. Per prima cosa va detto che il judo è l’arte della “cedevolezza”, da Ju, “cedere o adattarsi”, e Do, “arte o via”. Per ottenere infatti il massimo risultato che è la proiezione, i praticanti devono riuscire a rompere l’equi- librio dell’avversario sfruttandone addirittura la forza. Questo principio è fondamentale nell’esecuzione di tutte le tecniche, sia nel Randori, o “combattimento libero”, sia nei Kata, esercizi tecnici codificati, una specie di “accademia”, per intendersi. Nelle gare si pratica lo Shiai, o “combattimento reale”, che in realtà è un Randori nel quale viene applicato un arbitraggio che segue delle regole ed esprime un punteggio in base alla qualità delle tecniche portate e nel quale la difesa diventa importantissima, perché in fondo esiste un verdetto che fa vincere o perdere i due combattenti. Nelle competizioni i judoka sono divisi in classi di età e in categorie di peso che sono diverse per gli uomini e le donne. I Judokas, “coloro che praticano il judo”, indossano un’uniforme di cotone composta di una casacca e di pantaloni chiusa in vita da una cintura sempre di cotone di vario colore secondo il grado di abilità di chi la indossa. Si parte dalla Bianca, Gialla, Arancione, Verde, Blu, Marrone e Nera. Le cinture dalla bianca alla marrone distinguono i gradi Kyu che vanno in ordine decrescente dal 6°, “la cintura bianca”, al 1° “la marrone”. La cintura nera contraddistingue i gradi Dan che vanno invece in ordine crescente dal 1° al 5° Dan cintura nera, 6° e 7° Dan cintura bianco e rossa, 8°, 9° 10° e 11° tutta rossa e 12° bianca ma doppia in altezza. Un’ultima cosa molto importante, è il punteggio dei combattimenti: si vince per Ippon, “il Punto”, che premia la tecnica di proiezione eseguita perfettamente, con grande velocità e controllo. Si assegna Wazari, “mezzo punto”, se la tecnica di lancio è perfetta al 90%. Lo Yuko se nella difesa dal lancio si cade toccando il tatami, “tappeto da judo”, con un fianco e il Koka con le natiche. Ci sono anche le sanzioni per richiamare i meno corretti: si parte dallo Shido, un richiamo, poi il Chui, per arrivare al cartellino giallo che è il Keikoku, ed infine al rosso, l’Hansoku Make. Tornando ai nostri eroi della sezione Judo del CUS Siena, va ricordata la discreta annata dei nostri ragazzi che dedicano a questa disciplina molte ore la settimana e che sono ripagati dai risultati ottenuti. Uno di questi, Gregorio Mattia Orlandi, dopo aver fallito la finale del Campionato Nazionale Junior, ha raggiunto il quinto posto alla finale del Campionato Nazionale U.23 nella categoria dei –55 kg; suo fratello più giovane, Raffaele Simone, è giunto sempre quinto alla finale del Campionato Nazionale Cadetti in quella dei – 46 kg, gara che ha registrato anche il settimo posto di Gaia Spalluto al limite dei 57 kg ed il nono di Cristina Sampieri a meno 52 kg. Questi atleti, insieme con Veronica Sampieri, Duccio Nocciarelli, Andrea Ferretti, Lucio Mariano Brandi e Matteo Ronca, sono stati selezionati per la Rappresentativa Regionale Toscana ed hanno partecipato alle gare con la squadra della nostra regione. Dietro a questi ci sono molti altri giovani che si impegnano per fare bene e sempre meglio, alcuni dei quali saranno occupati proprio in questo periodo in quella che per loro è la gara clou dell’anno. Giovanna Parenti 26polisportiva La sezione Runners, l’ultima nata nelle variegate proposte della Mens Sana 1871 Alla riscoperta della voglia di correre Francesco Vannoni Partecipanti ad una iniziativa podistica e (sotto) la squadra seconda classificata alla Mezza Maratona di Grosseto Il fascino di secoli di storia nel solco della migliore tradizione. Su queste credenziali la Polisportiva Mens Sana 1871 costruisce anche oggi le proprie peculiarità, contorni di una presenza ormai radicata sul territorio, e guarda con rinnovato slancio alle tendenze di un mondo sportivo allargato, sia dal punto di vista della varietà di discipline che in funzione dell’età anagrafica dei praticanti. La perfetta integrazione tra queste due variabili, che il sodalizio di Viale Scalvo ha saputo raggiungere perseguendo efficaci politiche di sviluppo tecnico e organizzativo, esprimono la vitalità di valori e contenuti ai quali si richiama la visione ancestrale dello sport, che in casa biancoverde sono richiamati perfino nella celeberrima formula della denominazione. ‘Mens Sana in Corpore Sano’ è la ‘griffe’ di fabbrica e da sempre propugna il necessario coinvolgimento delle facoltà fisiche e mentali, in una crescita individuale e culturale, da compiersi attraverso lo sport. La sezione podistica runners, nata all’interno dell’area fitness, è una delle nuove dimensioni nella numerosa famiglia mensanina e a soli due anni dalla sua costituzione ha già avuto un numero rilevante di adesioni e alcuni prestigiosi risultati, come il terzo posto assoluto al Campionato Provinciale di Corsa Campestre, svoltosi a Pian del Lago, e ottenuto pochissimi mesi dopo ‘il battesimo’. “Siamo molto contenti – sottolinea il responsabile Pietro Giannitti – dell’interesse che la nostra passione sta riscuotendo e del costante aumento delle iscrizioni. Molto è cambiato rispetto allo sparuto gruppo di sette persone che nel febbraio del 2005 decise di dar vita alla nuova ‘creatura’. Nel 2006 gli iscritti salgono 18 e, dal mese di novembre, la sezione runners diventa ufficialmente autonoma. Le 85 unità raggiunte nel corso del 2007 rappresentano un importantissimo traguardo che, oltre a premiare il nostro impegno come gruppo podistico, quello del direttore tecnico Leonardo Tafani appartenente al nucleo fondatore della sezione, e la sensibilità della Polisportiva, attraverso la quale è stato anche possibile definire un accordo di sponsorizzazione biennale con la ‘Fitness Line’, conferma una nuova voglia di fare sport, unendo l’utile allenamento della propria condizione fisica, al dilettevole di salutari ‘immersioni’ in paesaggi da sogno, cornici di quel senso di ‘bellezza e libertà’ che la corsa sa regalare”. “Credo che nella promozione dell’attività podistica, giochi un ruolo tutt’altro che secondario l’irrisorietà dei costi per l’equi- paggiamento di base. Una componente fondamentale rimane la scarpa: il piede è la parte più sollecitata e per la sua protezione deve poter contare su una calzatura in grado di garantire resistenza e solidità, considerando anche i chilometri totali che ogni anno vengono percorsi durante le gare, dopodiché sono sufficienti una maglietta, dei pantaloncini e… la passione per seguirci nelle nostre iniziative che, è bene ricordarlo, non si esauriscono nell’ambito sportivo, ma comprendono altre forme di incontro e aggregazione per divertirci e stare insieme”. Un calendario fitto di appuntamenti dunque, quello che, fino a novembre del 2008, vedrà impegnati i podisti senesi e che prevede la partecipazione dei runners a quasi 50 eventi sportivi fissati nei prossimi mesi. “Noi non facciamo attività agonistica - precisa Giannitti - secondo lo spirito prettamente amatoriale nel quale siamo nati. Partecipiamo al Campionato Uisp, che si disputa su 10 gare da marzo a ottobre in diverse località della nostra provincia, e prendiamo parte a diverse manifestazioni podistiche, su strada o campestri, anche in altre province toscane. Degli 85 iscritti, circa 30 non partecipano alle gare ma prendono parte, insieme ad un gruppo di una decina di bambini, alle passeggiate che vengono organizzate contestualmente e che coprono più o meno lo stesso percorso scelto per la gara. Con questa formula molto spesso interi gruppi familiari, costituiti da persone di qualsiasi età, vivono la stessa esperienza, seppur con finalità e angolazioni diverse. I restanti 45, di cui 8 donne, sono invece componenti la nostra ‘squadra’: loro rappresentano i colori della Mens Sana Runner, come già detto, anche in ambito regionale”. “A tal proposito mi preme ricordare che proprio nel mese di ottobre, 14 nostri iscritti hanno partecipato alla ‘Mezza Maratona di Grosseto’, valevole per il Campionato Regionale 20072008, consentendo alla Mens Sana di piazzarsi al secondo posto, subito dietro ai padroni di casa, nella classifica finale delle società”. “Proprio per stimolare la più alta partecipazione, e spingere magari anche quelli un po’ più ‘pigri’ ad essere con noi, abbiamo pensato di creare al nostro interno e tra i 45 elementi del ‘gruppo gare’ due squadre chiamate ‘Bianchi’ e ‘Verdi’, in ossequio ai colori sociali della Polisportiva. Al termine della stagione, la squadra che avrà percorso più chilometri, dunque sarà stata più presente, riceverà il premio per questa particolare ‘vittoria’”. Una scelta originale per accrescere la fidelizzazione degli iscritti, la quale però ha già dato ampia dimostrazione partecipativa, anche in occasione di appuntamenti podistici nazionali ed internazionali. Come la Mezza Maratona Roma-Ostia, svoltasi nel febbraio di quest’anno e che aveva già registrato la partecipazione dei runner nelle edizioni del 2005 e del 2006, il Giro Podistico della Val d’Orcia, corsa a tappe alla quale ha partecipato Pietro Giannitti, sia nel 2005 che nel 2007 e che per una settimana regala agli atleti il grande privilegio di osservare da vicino paesaggi impareggiabili e scorci suggestivi, diventati non a caso patrimonio dell’ UNESCO. Ma il ‘fiore all’occhiello’ della giovane storia dei runners è senza dubbio la partecipazione, nel 2006, alla prestigiosa Maratona di New York che annualmente richiama nella ‘Grande Mela’ migliaia di professionisti e appassionati, tutti in fila per non perdersi l’emozione di un evento unico nel suo genere. Il 2007 è stato l’anno della Maratona di Berlino, altra esperienza indimenticabile che, c’è da giurarci i runners vorranno certamente ripetere. L’entusiasmo e l’organizzazione sono quelli giusti per andare lontano. New York e Berlino aspettano presto il ritorno dei podisti mensanini, che intanto si divertono a correre nelle zone assai più familiari della provincia senese. Dove non ci saranno maratone, ma sorgono angoli da cartolina che oltre oceano neppure si sognano. • zapping vincenzo coli WHISKY, CORAZZATE E BACINI Donadoni si cinge la testa con l’elmo di Scipio, che brilla corrusco, diceva il poeta. E noi, poco inclini alla retorica, abbiamo letto le cronache di Scozia-Italia con gli occhiali da sole. Perché chi brilla abbaglia, e di abbagli, sinceramente, non ne vorremmo prendere più del minimo sindacale. Il ct a Siena, per l’amichevole con il Sud Africa, aveva portato in nazionale diversi ragazzi aspiranti e un paio di anzianotti da gratificare, e infatti ne ha riproposti giusto un paio nel match che contava. Al Franchi si giocò una partita-risarcimento, al posto di quella che ‘saltò’ dopo la tragedia del povero Raciti, e come tale la presero i senesi, rimasti a casa in massa. Ingenerosi. Non lo meritava la Nazionale e non lo meritava Donadoni, che all’epoca veniva considerato ancora un bischero (successore di Lippi? Ma come si permette?). Non lo era, si capisce, così come non è divenuto un fenomeno ora, spezzate le reni agli scozzesi. Ma i titoloni col punto esclamativo (un ritorno dell’enfasi di cui avremmo fatto volentieri a meno) servono a lenire le piaghe di questo paese. Con il morale sotto i tacchi, sì, ma non sotto i tacchetti, che hanno sollevato gagliardi le zolle dell’Hampden Park. Insomma, andiamo agli Europei. Ammesso che Svizzera e Austria abbiano voglia di aprire le porte degli stadi agli italiani ‘huligani’. Non ci vanno, invece, i ragazzi del Tartan Empire, né quelli in mutande schierati in campo, né quelli in kilt che occupavano gioiosamente le tribune. Loro l’avrebbero meritato. C’è una morale in tutto ciò? Paese che vai, posti buoni da vivere che trovi. Prendere appunti per le cose da fare nella seconda vita: imparare l’inglese, affittare un cottage tra le pecore dell’isola di Sky - ci si abita senza pagare l’abbonamento - allenarsi a giocare a freccette nei pub, trangugiare pinte di whisky, mangiare biscotti Scones, pescare il salmone, e starsene belli tranquilli in questo universo alticcio e gentile, per il tempo che ci resta. E continuano a chiamarla ‘corazzata’, la Mens Sana. Sui giornali, nelle televisioni, le poche che a parte Sky inciampano per sbaglio nel basket. La chiamavano così già all’epoca di Ataman, e insomma, ci stava: coppa Saporta, due volte nei quarti di finale, una final-four di Eurolega. A maggior ragione fu giusto riproporla nell’era Recalcati. La definizione suggerisce potenza, possanza smisurata, presenza che intimidisce. Vista dalle società di mediobassa classifica, al tempo la visuale era questa. Un po’ abusata e facile, come metafora: è la prima che salta in mente ai telecronisti locali che parlano di getto, e vanno capiti; chi scrive e ha quei due minuti di riflessione in più, potrebbe sforzarsi. Oggi che Siena ha fatto polpette di qualsiasi possibile opposizione, l’immagine appare inadeguata. Per restare nell’immaginifico marittimo la si potrebbe definire nave ammiraglia, oppure bastimento da crociera extralusso a tutta vita, che é meglio, perché della guerra non arriva l’eco e non ci si fa mancare niente. L’Europa, invece, non è ancora il mare nostrum e lì siamo ancora al rango di incrociatore lanciamissili, ma con buone possibilità di scalare le gerarchie. Se sentite il rombo di un cannone, sapete da dove arriva. Il direttore di Superbasket Roberto Montorro, nel suo editoriale di due settimane fa, se l’è presa con il sottoscritto perché l’ho accomunato al complesso della stampa sportiva che dopo aver confidato in rivalità aspre ed equilibrate con Milano protagonista - l’impressione è mia personale, sbaglierò -, stanno prendendo atto dei successi biancoverdi e non lesinano le lodi, e intanto, aggiornamento dell’ultima ora, dopo il flop meneghino sperano in Roma. Ci sono copie e abbonamenti da vendere nelle metropoli, è giusto nutrire certe ambizioni. Dalla risposta del direttore, che dirige il grande giornale della grande Basket-City che si affaccia sul grande bacino di utenza padano che quest’anno ha partorito piccole squadre, abbiamo capito che legge – cosa che ci fa piacere - il piccolo giornale di una piccola città che ha partorito una grande squadra. • 29associazionismo “Le Bollicine”, costituita nel 1990, è una associazione di volontariato rivolta a promuovere attività sportiva e riabilitativa per soggetti disabili residenti nel territorio senese, ma vuole anche offrire occasioni di socializzazione, relazione e di conseguenza opportunità di integrazione. In questi anni l’associazione si è impegnata affinché la pratica sportiva fosse possibilità per molte persone con diverse abilità. Sono stati organizzati corsi in varie discipline ed attività personalizzate a seconda degli interessi delle persone che vi si avvicinavano. Attualmente si realizzano attività di atletica leggera, judo, vela, sci ed equitazione. Il valore terapeutico delle attività svolte è sostenuto dalle istituzioni locali. Oggi, infatti, grazie alle convenzioni stipulate con i Comuni di Siena e Sovicille e l’Asl 7 Zona Senese, circa 30 persone diversamente abili svolgono attività ludico-motorie supportate da personale qualificato. L’Associazione Le Bollicine è affiliata al Comitato Paraolimpico Italiano, al movimento Special Olympics Italia ed all’ANIRE (Associazione Nazionale Riabilitazione Equestre). L’Associazione ha partecipato a molte manifestazioni sportive organizzate a livello regionale nazionale e mondiale sia negli sport equestri, sia nelle altre discipline praticate. Numerose sono le medaglie vinte dai nostri atleti alle manifestazioni Special Olympics InterRegionali, Nazionali e Internazionali. Fra tutte spiccano le medaglie d’oro e d’argento vinte nel 1999 da Riccardo Cillerai ai Campionati Mondiali in North Carolina. Le attività di rieducazione equestre e sport, sono le principali proposte dell’Associazione. Il cavallo infatti è un grande alleato nei percorsi riabilitativi, capace di stimolare la totalità della sfera sensoriale, cognitiva e comportamentale dei soggetti con diverse forme di patologie, come l’autismo, le cromosomopatie, i ritardi cognitivi ecc., a prescindere dal livello di compromissione iniziale della persona. Il cavallo, in quanto essere vivente con un proprio carattere, stimola il ragazzo ad attivarsi a definire propri canali comunicativi. Una attività che si pone innanzitutto l’obiettivo di coinvolgere i ragazzi in un percorso di conoscenza, comunicazione, relazione con il cavallo e l’ambiente naturale che lo circonda. I risultati della rieducazione equestre non si apprezzano tanto per l’abilità di cavalcare, quanto per il miglioramento dell’adattamento sociale, familiare, e scolastico. Attraverso il prendersi cura dell’animale, e mediante l’assunzione di piccole responsabilità nella sua gestione, vengono scoperte e acquisite competenze e autonomie personali e sociali. La terapia con il ‘mezzo’ del cavallo, può porsi inoltre obiettivi relativi al miglioramento dell’equilibrio, regolazione del tono muscolare, controllo posturale ecc. L’associazione dispone di tutte le attrezzature e ausili necessari per l’espletamento degli interventi. Molto presto il Centro sarà dotato di un sollevatore elettrico per facilitare la messa in sella delle persone adulte con deficit motori. Attualmente Le Bollicine, possiedono 6 cavalli adibiti esclusivamente alla realizzazione dell’ippoterapia. Lo stato psico-fisico del cavallo è infatti una componente fondamentale nella realizzazione delle sedute. L’obiettivo è di aggiungere altri animali con lo scopo di creare una vera e propria “fattoria”. Da pochi mesi è arrivato un asinello amiatino, chiamato Dante dai ra- Le finalità dell’associazione ‘Le Bollicine’, nella testimonianza del coordinatore del centro di volontariato Un cavallo per amico gazzi, e un gattino rosso di nome Berto! Sono coinvolti nelle varie attività 28 persone di diversa età seguite da personale qualificato ‘Tecnico in riabilitazione equestre’, due ‘Istruttori di equitazione Brevettati’, che, coadiuvati dai volontari, garantiscono il trasporto degli atleti, l’organizzazione delle attività sociali e la relativa realizzazione. Il grande traguardo dell’Associazione è stato conquistato con la costruzione del “Centro Tosca delle Bollicine’, il Centro Equestre, inaugurato lo scorso Aprile in località Agresto, vicino a San Rocco a Pilli. Una struttura bella e funzionale nata esclusivamente per lo sviluppo dei progetti delle Bollicine, con oltre 1.100 mq di costruzione ed ampi spazi verdi progettati per facilitare la massima autonomia degli utenti. La struttura rappresenta una esperienza del tutto innovativa per la Regione Toscana, ed arricchisce il territorio di un importante risorsa al servizio della collettività. L’impianto è dotato di un bellissimo maneggio coperto di mt 20 x 40, uno esterno, dieci box per cavalli, una selleria, spogliatoi, una Cub House e tre servizi igienici. Il Centro si Chiama Tosca delle Bollicine, in onore della puledra “Tosca” nata nel 2000 presso la stessa Associazione ed ha visto la partecipazione attiva di moltissimi enti ed istituzioni, a dimostrazione di quanto Le Bollicine siano integrate nella città e del valore sociale che questo progetto riveste sul territorio senese. La Fondazione Monte dei Paschi di Siena e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze sono i principali sostenitori, ma hanno contribuito in maniera significativa le banche locali, le contrade, i Lions, i ‘Ragazzi del 53’ , il neo costituito Racing Equidia e tante altre aziende locali. La struttura permetterà di ampliare i progetti di riabilita- Una immagine zione equestre e di sperimentare attività che pongono al del ‘Centro Tosca’ (sotto). 30associazionismo centro il benessere della persona disabile, oltre che siano di risorsa per tutta la collettività. Molti i progetti in cantiere ed in fase di sperimentazione. Tra questi l’attivazione di un percorso formativo sull’onoterapia e l’organizzazione di eventi sportivi. Gia lo scorso maggio il Centro Tosca è stato sede di un Interregionale tra associazioni Toscane e del Lazio per le qualificazioni ai Campionati Italiani di Equitazione. Il 17 e 18 novembre ancora due giornate di sport autentico per un Meeting ad invito organizzato con Associazioni della Lombardia e del Lazio. Molti gli atleti debuttanti, a testimonianza dello sviluppo dei percorsi di autonomia degli utenti. Inoltre, grazie alla vincita del bando ‘Percorsi innovazione Cesvot’ con il progetto ‘Io sono Tosca, un cavallo, e tu?, l’associazione sta realizzando un percorso di conoscenza e approccio con il mondo del cavallo ed i bambini delle scuole Elementari di San Rocco e Sovicille, con il coinvolgimento dei ragazzi delle Bollicine e di circa 50 alunni delle 3ª e 4ª elementari in incontri presso il nuovo centro e lezioni teoriche nella scuola. La struttura rappresenta dunque una grande opportunità per lo sviluppo di nuove prassi educative in favore delle persone svantaggiate, e costituisce una grande ricchezza per una città in cui lo sport vuole diventare davvero una occasione per tutti. • Letizia Cambi Viale Toselli 110 53100 SIENA Tel. I ragazzi de ‘Le Bollicine’ impegnati nelle diverse attività. 05.77.44.778 Fax 05.77.45.552 [email protected] 31tennistavolo La stagione agonistica 2007/2008 ha preso il via, con grandi novità per la Libertas Siena. In primis è cambiato lo sponsor, alla M.P.S. Finance è subentrata la Banca, con il suo prestigioso marchio che fa bella mostra di sé anche nelle maglie del Siena e della Mens Sana. Ma c’è di più !! La Banca, infatti, figura anche come title sponsor delle squadre di A/1 femminile e A/2 maschile, denominate ora Montepaschi Libertas Siena, per cui in tutti i documenti ufficiali della Federazione (calendari dei campionati, risultati e classifiche riportati nel sito fitet.org) e nei rapporti con l’esterno (stampa nazionale e locale, pagine 283 e 284 di Televideo di RAI 3, ecc.), il marchio della Banca ha una visibilità massima. Cambiamenti anche alla guida tecnica della società. Dopo oltre sei anni di successi e grandi soddisfazioni, Andrea Del Tomba, il tecnico della promozione in A/1 della squadra femminile, ha passato la mano al senese Francesco Cosci, che ha così deciso di appendere la racchetta al chiodo e di dedicarsi a tempo pieno al nuovo incarico. Compito da far tremare i polsi, ove si consideri che le formazioni Libertas sono impegnate in sei campionati diversi, tre nazionali (A/1 femminile, A/2 e B/2 maschili) e tre regionali (C/2 e D/1 maschili, C/femminile). Fin qui tutto bene, ma purtroppo ci sono anche le dolenti note: i limiti del budget non hanno consentito di realizzare i necessari potenziamenti degli organici. In A/1 femminile l’ossatura della squadra, che l’anno scorso ha raggiunto la salvezza soltanto a tre giornate dalla fine, è rimasta praticamente la stessa, con l’inserimento in più dell’armena Armine Makinyan, che ha dato al gruppo maggiore compattezza. Quest’anno, però, la Federazione ha previsto due retrocessioni, rispetto a quella unica dell’anno passato, quindi i relativi rischi risultano raddoppiati e la squadra dovrà sudare le proverbiali sette camicie per salvarsi. Fra le note positive, va annoverato che la giovane cinese Zhang Ya Nan ha acquisito un anno di esperienza in più e che la triestina Anna Brzan, dopo l’ottimo campionato e le medaglie d’oro e di bronzo conquistate ai Campionati Italiani Individuali, è certamente molto caricata ed intenzionata a rientrare fra le Top 12 italiane. La nuova arrivata Armine Makinyan, giocatrice di grande esperienza in grado di lottare ad armi pari con tante avversarie, dovrebbe garantire ulteriore sicurezza, specialmente contro le avversarie abili nel gioco di difesa. Confermate, a furor di popolo, Eleonora Francini e l’olandese Marloes De Smet, che il coach potrà utilizzare di volta in volta in caso di necessità. Ma le difficoltà si sono subito materializzate nella prima partita contro la San Donatese, persa per 3 a 2, malgrado la entusiasmante vittoria di Eleonora Francini sulla Cavalli, titolare fissa della nazionale juniores, così come contro la Sterilgarda Castel Goffredo, detentrice della Coppa dei Campioni 2006 e 2007. Comunque, la Montepaschi femminile, partita con l’obiettivo di non retrocedere, ha trovato la forza di reagire alla grande e, con le due splendide vittorie fuori casa contro St. Vincent e Coccaglio, dirette concorrenti per la retrocessione, si è portata in una posizione di classifica per il momento tranquilla. Confortanti i progressi tecnici della cinese Zhang Ya Nan vittoriosa sulle cinesi Ding Yan della S. Donatese (n. 5 delle italiane), e Hao Tong (n. 4 delle straniere in circolazione in Italia). Ma la sua partita capolavoro, Zhang Ya Nan l’ha giocata, e purtroppo persa per 3 a 2, contro la Tan Monfardini, la miglior giocatrice della A/1, attualmente n. 42 delle classifiche mondiali. Dopo aver perso il primo set per 8/11, la nostra atleta ha dapprima pareggiato il conto (11/7) e poi è addirittura andata in vantaggio, vincendo il terzo set per 11/8. Il pubblico presente non cre- La Montepaschi Siena è partita con obiettivi minimi nei due campionati di vertice Libertas, la salvezza prima di tutto! Corrado Bagella deva ai propri occhi, ma molto sportivamente sottolineava con meritati applausi le più belle azioni di gioco. Il quarto set è stato appannaggio dell’atleta di casa per 11/2, per cui tutti, meno naturalmente la panchina della Montepaschi, pensavano che, a quel punto, la Tan Monfardini avrebbe ingranato la quarta e chiuso facilmente l’incontro a suo favore. Ma quei tutti hanno dovuto ricredersi e, punto dopo punto, hanno assistito, increduli, ad una prestazione superlativa della Zhang Ya Nan, che ha fatto vedere i colpi più belli e spettacolari, prima di cedere 11/9 al quinto set. Accanto a lei, Anna Brzan, sulla quale il coach può sem- Classifica A/1 Femminile Sterilgarda C. Goffredo 10 pre fare pieno affidamento (suo il punto sulla Moretti di CocSan Donatese (MI) 10 caglio), ha finora confermato appieno il suo valore e, nella Molfetta 8 partita contro Zeus Quartu S.Elena ha fornito una grande, Zeus Quartu S. Elena 8 anche se sfortunata, prestazione, lottando ad armi pari con- Riposto (CT) 4 4 tro la difenditrice Wei Jing. Interpretando alla perfezione la tat- Montepaschi Lib. Siena 2 tica di gioco, è passata in Coccaglio (BS) 2 vantaggio per 2 set a 0, dimo- St.Vincent Petroli 0 strando di essere diventata Palermo competitiva anche contro quel Classifica A/2 Maschile tipo di avversarie, ma ha do12 vuto poi subire la rimonta della Fortitudo Bologna 8 sarda. Bene si è poi compor- Villa d’Oro Modena Bernini Livorno 8 tata Armine Makinyan, schieFicarazzi 8 rata dal coach nelle partite Reggio Emilia 6 che contano (quelle, per inten- Forlì 6 derci, assolutamente da vin- CIATT Firenze 6 2 cere), che ha saputo battere la Montepaschi Lib. Siena 2 Mittino di St. Vincent e la Me- Cagliari Lib. Siracusa 0 renda di Coccaglio. Sul versante maschile della A/2, le dolenti note sono ancora più ...dolenti. I soliti problemi di bilancio hanno costretto la società a fare scelte autarchiche, dando la massima (a sinistra) la squadra fiducia agli atleti senesi Fatai Adeyemo, Angelo Teatino e Alessandro femminile con Francini, Bhang Ya Nan, Brzan Cerretti, ai quali si è aggiunto il giovane aretino Filippo Viviani, titolare e l’allenatore Cosci. fisso della compagine di B/2, ma a disposizione del coach quando necessario. Così facendo, però, i rischi di retrocessione sono aumentati (sotto) la Brzan in un top. in maniera esponenziale, dal momento che quasi tutte le squadre avversarie si sono decisamente rafforzate. Malgrado il consueto elevato rendimento di Fatai Adeyemo, la Montepaschi ha finora ottenuto una sola vittoria e naviga quindi in cattive acque. Ma, come hanno fatto le ragazze, ci aspettiamo una reazione di carattere da parte del gruppo e una pronta risalita in posizioni di classifica più consone al valore ed alla tradizione della squadra. • 33basket La Mens Sana contro i suoi stessi primati 34basket Nessuno può leggere nel futuro della Montepaschi, ma le sue certezze sono già una garanzia Siena bella e impossibile. Da raggiungere? Mauro Bindi Mentre la figura di Umberto Pieraccioni è transitata come una stella cometa sul firmamento della Lega basket e la scelta “autartica” di Francesco Corrado presidente (ex) di Cantù a capo delle società di pallacanestro italiane lascia sinceramente perplessi, il campionato prosegue il suo incedere agonistico sempre più all’insegna della Montepaschi. Siena macina gli avversari, più che sconfiggerli, e la sensazione che si tratti di un evento raro da viversi, è dato proprio dalle parole dei diretti protagonisti, specie quelli che andando non troppo in là con la memoria possono ricordare i momenti di splendore del ba- sket italiano, dove c’erano squadre che dominavano in Italia e all’estero come la Virtus Bologna, che, pur manifestamente superiore, non era in grado di schiacciare in maniera così perentoria gli avversari come sta facendo la Montepaschi di Pianigiani. Certo dopo il 2004, ultimo anno in cui presentammo due squadre (Siena e Fortitudo Bologna) alle Final four di Tel Aviv, il basket italiano ha vissuto un lento, ma inesorabile declino Jordi Bertameu, commissioner dell’Euroleague lo ha definito un andamento ciclico, al quale non si sono sottratti negli anni nemmeno il basket spagnolo, greco o russo. Ma sta di fatto che in un panorama senz’altro depresso sotto l’aspetto dei risultati sportivi come quello del basket italiano di questo momento, la Montepaschi rappresenta quell’elemento di rottura che porta con sé segni di vitalità e ripresa che potrebbe voler dire molto anche per l’intero movimento nazionale. Apriamo subito il capitolo europeo perché forse è quello che ci fornisce al momento le indicazioni più importanti e soprattutto meno scontate, che invece potrebbe essere molto semplice dedurre dal cammino senza indugi della Montepaschi in campionato. Abbiamo usato volutamente il condizionale perché è troppo forte la consapevolezza che è impensabile un cammino così schiacciante dei senesi lungo l’intero percorso della stagione in Italia, le ultime due gare contro la Virtus Bologna in Eurolega e Treviso in campionato lo dimostrano. Ma al di là di questo, è proprio l’incrocio tra campionato e Eurolega che può fornirci utili indicazioni sulle difficoltà che la Montepaschi dovrà superare in Europa e di riflesso anche in Italia, anche se con sfumature diverse proprio per il differente spessore del contesto competitivo. Finora abbiamo visto una Montepaschi cannibalizzare gli avversari italiani e reggere più che dignitosamente botta sui campi esterni in Europa, confermandosi tra le mura amiche, anche a livello continentale, squadra dalle grandi risorse tecniche, tattiche e mentali. Il mese di dicembre dovrà dirci qualcosa di più sulla sostanza esterna in campo continentale della squadra bianco-verde dopo le trasferte proibitive di Mosca e Vitoria. C’è comunque un filo conduttore che taglia trasversalmente l’impegno in campionato e in Eurolega, cioè l’impatto difensivo che gli uomini di Simone Pianigiani riescono a proporre contro qualsiasi avversario. Citiamo dati indicativi di massima in campionato (all’undicesima di andata) la Montepaschi subiva qualcosa di più di 65 punti a partita, concedendo medie di tiro totali addirittura sotto al 40% e con un saldo attivo tra palle perse e recuperate di oltre 7, in Eurolega dopo 5 gare la media di punti subita è pari a 67, un dato pressoché identico a quello in ambito nazionale. Certo i numeri non dicono tutto, ma molto si, l’identità difensiva della Montepaschi è un elemento di certezza e soprattutto di sicurezza, perché la difesa è il rifugio dove tutti possono trovare l’appiglio ideale al quale aggrapparsi in caso di bisogno (vedi difficoltà offensive) e la base insostituibile per costruire un attacco efficace sia esso in transizione o contro la difesa schierata. Il trattamento riservato dalla Mens Sana ai malcapitati avversari nelle ultime partite casalinghe, è quello per il quale dopo pochi minuti questi si trovano già sul groppone un distacco importante (sovente in doppia cifra), spesso senza riuscire nemmeno a vedere il canestro, frutto di un mix di assoluta imperforabilità difensiva e di un attacco estremamente razionale e determinato. La conseguenza è che se a ciò si somma l’aspetto psicologico con il quale molti avversari affrontano la Montepaschi, fatto di una percezione estremamente diffusa di una superiorità già scritta, è ovvio che poi si determinano i passivi a cui sinceramente non è facile abituarsi. Detto che è necessario bandire la convinzione che questo status sia ormai scritto nel destino del campionato, dobbiamo evidenziare un aspetto che va oltre i singoli risultati e che tocca l’aspetto non secondario del divertimento. Vincere, a dispetto dei modi, è sempre divertente, su questo non ci sono dubbi, ma il ripetersi di risultati, la cui entità numerica lascia pochi spazi all’incertezza agonistica, potrebbe far trasparire il rischio che cotanta differenza possa deprimere comunque lo spettacolo. La Montepaschi invece da oltre un anno è l’emblema dello spettacolo cestistico per antonomasia. A prescindere dal risultato finale, lo spettatore infatti ha a disposizione tutti gli elementi per gustarsi partite che, pur diventando 35basket in molti casi scontate dopo pochi minuti, racchiudono tutta la bellezza di questo sport; grande organizzazione del gioco, intensità, coinvolgimento emotivo di tutti, grandi protagonisti che interpretano un copione scritto e recitato magistralmente, creando quei presupposti di assoluta godibilità che sono alla base di qualsiasi forma di spettacolo. In questo quadro a tinte chiaramente rosee, è lecito chiedersi però cosa può interferire per complicare la situazione attuale. Intanto a livello italiano il processo di assestamento delle singole squadre è arrivato quasi al suo naturale epilogo. Le realtà più penalizzate in classifica, vedi Treviso, Milano, Napoli, Varese e le due stesse bolognesi, hanno concluso il loro personalissimo esame di riparazione, sconfessando in molti casi gran parte delle scelte fatte in estate, ma i movimenti operati sembrano aver già determinato in molti casi una certa inversione di tendenza, che avrà ovviamente un peso sul futuro del campionato. E’ vero che per tutti la Montepaschi sembra destinata a fare una corsa tutta sua, ma la realtà ci dice che i bianco - verdi dovranno incrociare pure loro squadre meno improvvisate di quelle proposte all’inizio del campionato e questo, unito allo stimolo che la forza della Montepaschi determina e continuerà a farlo sempre più nel futuro, creerà difficoltà diverse ed aggiuntive agli uomini di Pianigiani. Sotto l’aspetto tattico riportandosi all’idea iniziale di un filo teorico che collega il cammino senese in campionato e in Europa, possiamo notare che i principali problemi per il gioco bianco - verde vengono dalla difficoltà in certi momenti di riuscire ad aprire il campo per favorire le penetrazioni degli esterni e garantire una pericolosità costante sotto il canestro avversario. Ovviamente le motivazioni sono diverse a seconda che parliamo di campionato o di Eurolega. In quest’ultimo caso il problema è soprattutto la fisicità degli avversari, che creano reali difficoltà ad attaccare il canestro come è nelle capacità dei giocatori mensanini. In Italia invece probabilmente si assiste a scelte tattiche che hanno proprio nelle indicazioni fornite dagli impegni europei della Montepaschi la loro naturale evoluzione. L’obiettivo innanzitutto è oscurare, specie con i cambi sistematici, il campo visivo di Mc Intyre, soprattutto in funzione al tiro, ma anche per limitarne la qualità dei giochi di pick’n roll che hanno in lui ed Eze due grandi interpreti, A ciò si aggiunge la scelta di evitare le profonde incursioni degli esterni senesi intasando il più possibile la difesa e praticamente battezzando i nostri lunghi sul perimetro, con la speranza che la mira di quest’ultimi sia scadente generando ovvi problemi di fluidità in attacco. Piangiani ha dalla sua molteplici opportunità tattiche, può allargare ancora più il campo utilizzando in coppia con Mc Intyre un Ilievski che addirittura sembra essere più efficace proprio quando funge da guardia accanto al play americano. Ma è ovvio che in questo quadro finisca per giocare un ruolo non secondario la determinazione ed il cinismo, così l’ha chiamato Pianigiani, con il quale i nostri lunghi deputati, in primis Stonerook e Lavrinovic, si devono prendere quei tiri che come scelta di azzardo spesso le difese avversarie concedono. Sotto questo aspetto non si può non apprezzare proprio l’atteggiamento di Stonerook, la cui attitudine offensiva rimane per certi versi rivedibile, ma che sotto l’aspetto della scelta dei tiri e soprattutto delle situazioni tattiche che spesso ruotano attorno alla sua posizione in attacco, sta dimostrando una determinazione e una precisione al tiro non indifferente (83,5% da 2 e il 45,8 da 3 fino a questo momento). Sulla grandezza del capelluto Shaun esistevano poche riserve, ma è giusto riconoscergli quegli ulteriori meriti che evidenziano un ulteriore crescita di personalità specie in attacco. Chi invece stiamo scoprendo con grandissima soddisfazione, è Ksistof Lavrinovic. Del suo talento offensivo si sapeva già molto, che fosse tiratore temibile sull’arco anche, ma che nel giro di poche settimane riuscisse ad esprimere tutto il suo potenziale, sinceramente non ce lo saremmo aspettati. Certo la Montepaschi sembra fatta apposta per lui e lui sembra esserci sempre stato in questa squadra. Merito di Pianigiani e di tutti i compagni di squadra, ma merito anche suo per aver creato quei presupposti di fiducia che la squadra ha dimostrato di riporre praticamente da subito nel 28enne Ksystof. Pianigiani giustamente non si lancia in considerazioni entusiastiche sul centro lituano, focalizzando, quasi in contrapposizione alle sue indubbie qualità offensive, i passi di crescita che Lavrinovic deve ancora compiere soprattutto in difesa sui centri avversari. Ma la sensazione è che al giocatore mancasse proprio l’esperienza lontano da casa per completare un processo di crescita che ovviamente siamo felicissimi possa realizzare proprio in maglia bianco - verde. Il suo tocco, la sua coordinazione fisica che gli permette di sfidare le difese avversarie sia partendo dal palleggio, che colpendo il canestro con i piedi ben piazzati a terra, lo rendono difficilmente arginabile. I suoi 147 punti in appena 187 minuti di gioco (17 scarsi di media a partita) lo avvicinano ad una media punti per minuti giocati veramente altissima. E’ lui uno dei giocatori cardine di questo momento, un punto di riferimento importante, mentre si incominciano a vedere i segni di una certa stanchezza fisica un po’ latente nel gruppo. Rimantas Kaukenas, dopo stagioni intensissime che lo hanno visto scalare vette di rendimento personali sempre maggiori e soprattutto di altissimo livello mostra qualche segno di fisiologico rallentamento. Gli stessi Sato ed Eze sembrano un po’ meno brillanti e ciò sta determinando, seppur limitatamente a spezzoni di gara, una certa difficoltà a rimbalzo, dove in certe situazioni concediamo qualche seconda e terza opportunità di tiro agli avversari. Ma quello di una flessione della squadra è un aspetto più che preventivato, ancor più in questa fase della stagione che tradizionalmente ha visto anche in passato la Montepaschi accusare un normale e fisiologico calo di rendimento. Certamente la gestione molto oculata di Pianigiani in termini di utilizzo dei propri uomini servirà moltissimo per attenuare gli effetti di un possibile calo, oltretutto il fatto di poter disporre di un organico molto lungo permette anche di poter sopperire a livelli differenziati di forma tra i vari giocatori e fa molto piacere a questo proposito notare come ad esempio sia esemplare il rendimento di un uomo come Thornton, che senza l’ausilio di particolari effetti speciali sta offrendo un rendimento costante e soprattutto sempre in perfetta sintonia con le esigenze della squadra. Ci proiettiamo quindi verso un mese di dicembre pieno di insidie e di partite molto importanti per il proseguo della stagione (sia in campionato che in Europa). Si parte dalla consapevolezza che le difficoltà debbano ancora arrivare, ma soprattutto con la certezza che la squadra finora ha fatto il massimo che era lecito aspettarsi e che ha lavorato veramente bene. Ed allora, c’è forse qualche motivo per credere che non sia così anche in futuro? • diario roberto morrocchi MA IL PROFILO DEVE RESTARE BASSO Riccardo Pittis mi è sempre piaciuto, anche se il suo atteggiamento sul parquet – sempre polemico con le decisioni degli arbitri, spesso indisponente verso avversari e pubblico avverso – si prestava a diverse considerazioni che non lo facevano certo apprezzare da chi, come noi, proprio con Lui e il suo carisma dovevamo scontrarci. Ma non riuscivo a provare antipatia nei suoi confronti. Aveva classe e grinta e mi ricordava, fatte le debite proporzioni, il capitano dei nostri primi passi nel fantastico mondo della serie A, quel Fabio Giustarini che sapeva caricarsi la squadra mensanina sulle spalle quando tutto congiurava contro di noi. Acciughino era un campione vero, un uomo dovunque, uno che “aggrediva la partita”, che non ci stava mai a perdere e sapeva trascinare compagni, in canotta azzurra, biancorossa e biancoverde, verso successi, in Italia e in Europa, eccezionali. Ora lo stimo e lo apprezzo di più. Da quando commenta in video le gare di Campionato e di Coppa. È stato un grande a Milano e il numero uno a Treviso, ma riesce a spogliarsi – e non è mai facile – delle sue passioni quando è chiamato a fare da spalla tecnica ai milanesissimi telecronisti di Sky. Nel corso di Virtus-Montepaschi, quando Stonerook e compagni, dopo aver remato controcorrente contro gli uomini di coach Pillastrini e alcune fischiate che penalizzavano Eze e Lavrinovic, hanno sferrato il micidiale colpo del kappao, Pittis non ha badato a spese ed ha affermato che mai c’era stata in Italia negli ultimi due lustri una squadra dominante come la Montepaschi, capace di imporre il suo gioco e la sua filosofia in ogni angolo del parquet. Cose che fanno piacere e solleticano il nostro orgoglio, anche se noi – Ferdinando Minucci in testa – amiamo mantenere un profilo piuttosto basso. I numeri della classifica non hanno bisogno di commenti, è vero, e la superiorità della nostra squadra è, per ora, fuori discussione, ma in Viale Sclavo siamo abituati a mantenere i piedi ben saldi per terra e poi – sarà forse anche una questione di scaramanzia – preferiamo affrontare il cammino in Italia e in Europa, consapevoli, sì, della nostra forza, ma senza dare mai niente per scontato. Personalmente sono convinto che diverse squadre debbano trovare, o rivelare, la loro fisionomia. Roma, soprattutto, ha significativi margini di miglioramento, ma non è detto che le due bolognesi e la stessa Treviso non siano in grado, magari con qualche ritocco, di volare più in alto. Una cosa vorrei comunque puntualizzare. Non è che siamo in testa perché siamo gli stessi dello scorso anno. È questa una parzialissima verità. Perché non dire chiaramente che Lavrinovic, Ilievski, Ress e Bootsy sono state delle scelte azzeccatissime? Giocatori che si sono inseriti come tessere nel mosaico biancoverde. Insomma l’os- satura è quella della squadra campione, ma non era scontato che i nuovi si amalgamassero così in fretta con i vecchi. Tanto per restare in tema del “non dare mai niente per scontato”. Merito di Simone Pianigiani, Banchi e degli altri ragazzi dello staff, oltre che del “sistema società” costruito da Ferdinando in questi anni. Se dovessi poi mettere qualche altro puntino sulle “i”, dovrei ricordare il lavoro fatto da Forconi e Bencardino, assecondati dallo staff medico, in questi anni. Se la squadra è “brillante” e reattiva, anche quando lo stress e gli impegni sono così pesanti e pressanti, non sarà anche merito di Maurizio e Sandro? Tema del mese: il tiro da tre. I quotidiani sporKsystof Lavrinovic tivi, come d’incanto, si sono accorti a quasi venti anni dall’adozione di questa regola, di quanto sia agevole metterla nella paniera dai sei metri e venticinque. Il limite dei sei metri e venticinque, imposto in Europa e nelle competizioni FIBA sarebbe meno sfidante di quello dei sette metri adottato nella NBA. A parte il fatto che anche fra i “Pro” le percentuali si stanno alzando in maniera esponenziale e che quello che era un vento eccezionale, e cioè il tentativo da tre, è diventato una pratica normale, si tratta di applicarsi di più in difesa e di scegliere “lunghi” versatili in attacco. Cambiate pure le norme se volete, ma non sarà così che si fermeranno le squadre intelligenti. Come la nostra! • 38basket Una autorevole firma del giornalismo sportivo italiano scrive per noi sui pericoli che può correre la squadra di Pianigiani Siena imbattibile, se non pensa di esserlo Luca Chiabotti* Chi può fermare Siena? In Italia, al momento, nessuno. La Mens Sana potrà perdere una partita, ma nel lungo periodo, nei playoff, nessuna avversaria ha le sue qualità. Qual è il pericolo più grande che può correre la grande favorita per lo scudetto? Credere di essere invincibile e non accorgersi di trovarsi di fronte alla più grande opera di autodistruzione degli ultimi campionati. La Montepaschi è la squadra più forte, ma è diventata praticamente imbattibile anche per gli errori degli avversari. La scorsa estate, di fronte ad una Siena che ha dominato la stagione operando pochi e significativi ritocchi alla squadra, in pratica rinforzandola ancora con l’arrivo di Lavrinovic e sottraendo all’altra finalista una pedina chiave come Ilievski, gran parte delle avversarie hanno risposto sbaraccando completamente la rosa, anche la Virtus Bologna arrivata seconda o Milano, o tutte le squadre arrivate ai playoff, compresa Treviso che non li ha fatti per la penalizzazione. Via gli allenatori, un organico da rifondare. In pratica, un vantaggio regalato alla Montepaschi perché, anche se i cambiamenti avessero funzionato (e non stanno funzionando), Virtus, Milano e le altre, prima di diventare delle vere squadre, con meccanismi collaudati paragonabili a quelli ormai assimilati dal gruppo di Simone Pianigiani, avrebbero avuto bisogno minimo di un paio di mesi, forse di tutto il girone di andata. E’ quello che è accaduto, con Siena in fuga dalle primissime giornate e adesso in grado di gestire dall’alto la stagione. Roma è un caso a parte: è stata sfortunata con Daniels e ha perso un po’ troppo tempo nel decidere il destino di Hawkins, ma il suo ritardo è fisiologico e la qualità dei giocatori inseriti notevole. Ecco perché, al di la di un gioco che ancora latita, come è già accaduto nei playoff dell’anno scorso, la squadra di Jasmin Repesa è l’unica candidata credibile al ruolo di antiSiena. Per esserlo davvero, però, deve elevare enormemente il livello del suo gioco. Ce la farà? Francamente pensiamo di sì. Quello di cui non siamo sicuri è che basti per raggiungere i tricolori. Perché anche la Mens Sana non sta ferma e progredisce. L’Eurolega ha già dimostrato che la Montepaschi non è una squadra imbattibile in assoluto, e che può essere vulnerabile a patto che gli avversari siano di alto livello. Il fatto che oggi non ne esistano nel nostro campionato non significa che non potranno esserci verso febbraio o marzo, cioè quando conta. Sarà a quel punto che si capirà se Siena avrà un destino diverso da quello che oggi appare ineluttabile, la vittoria del secondo titolo consecutivo. A quel punto, i giochi saranno fatti, anche gli avversari avranno raggiunto il massimo livello e, magari, senza più l’assillo delle manifestazioni europee, saranno più riposati della Mens Sana. La Coppa Italia ci dirà se il ruolo di strafavorita avrà già stremato la Montepaschi condizionandola nell’unica sfida dentro o fuori del nostro basket, la sola nella quale Siena può rischiare davvero di uscire per una serata storta, oppure se la solidità tecnica avrà cementato anche quella mentale. Il fatto che il gruppo sia praticamente lo stesso uscito da una situazione difficile l’anno scorso, dà sufficienti garanzie perché questo pericolo sia evitato. Se anche i momenti decisivi di Eurolega per il passaggio del turno saranno superati, allora diventa difficile pensare che la squadra non andrà fino alla fine. Solo un evento non preventivabile potrà a quel punto fermare la Mens Sana: gelosie tra giocatori che rompano lo spogliatoio, eccessiva drammatizzazione delle ipotetiche sconfitte che fisiologicamente arriveranno, un carico eccessivo di pressione sull’Eurolega, dove Siena ha tutte le carte per arrivare alle Final Four ma, per contro, non sarebbe logico considerarla una favorita alla stregua di Cska, Panathinaikos o Tau, potrebbero creare delle crepe in un meccanismo perfetto. Vorrebbe dire restituire alle avversarie del campionato italiano quel regalo gradito e inatteso che la Montepaschi ha ricevuto a inizio stagione. Ma Siena non è Babbo Natale. * Capo redattore della pagina Basket della Gazzetta dello Sport vista da lontano rudi simonelli MAGICO, INSOSTITUIBILE BOOTSY Sapore di armonia per questa MPS autunnale. Fa davvero effetto vedere come Pianigiani abbia lavorato con passaggi equilibrati e al tempo opportuno, nulla di forzato, tutto così naturale. Anche lo sviluppo della formazione. Rispettando le logiche conseguenze della stagione scorsa, quest’anno siamo partiti con Thornton nel quintetto base, in posizione di guardia al posto che naturalmente era occupato dal suo predecessore Jo Forte, e Kaukenas naturalmente sesto uomo, con un quintetto quindi speculare a quello dell’anno scorso. TMac primo, Bootsy 2, Sato in 3, poi Stonerook e Eze. Dopo sono venuti fuori aggiustamenti in corsa: abbiamo visto spostare Kaukenas come titolare e Bootsy passare tra le “riserve”. Infine le strategie tattiche apertamente palesate: a Mosca abbiamo rivisto Thornton in quintetto ma come 3 insieme a Kaukenas, e Lavrinovic titolare come 5 (!!) insieme a Stonerook. Poi abbiamo visto le gara a scacchi con Biella e Virtus Bologna con Carraretto in quintetto per bloccare sul nascere il talento di BJ Elder, per fare un esempio. Tutti a muoversi in armonia, tutto perfetto. Ma, in questo contesto, la domanda che mi sono fatto è: in che mondo è capitato Marvin Bootsy Thornton? Per me se lo è chiesto anche lui: “Ma io non ero qua appena due anni fa?” II nuovo mondo di Bootsy Sabato 30 aprile 2005, l’ultima gara di regular season giocata da Thornton in maglia biancoverde prima del gradito ritorno di quest’anno. Trasferta a Napoli, 34ª giornata, la MPS andava a giocare con lo scudetto sulle maglie contro una sua tradizionale avversaria per tentare il secondo posto o al massimo il terzo della stagione regolare (figuriamoci sembrava una brutta stagione!!), ma quel giorno intorno a sè Bootsy non aveva i soliti Chiacig, Kakiouzis, Vanterpool, e Zukauskas, li aveva persi tutti per strada, qualcuno acciaccato e qualcuno out definitivamente per tutta la stagione; Bootsy in quella partita si trovava a passare la palla a facce nuove....., Jackson, Hafnar, Petrovic....e chi erano questi? Non c’era neanche più Myers che se ne era andato a marzo. Pazienza, Thornton, non se ne preoccupò, si caricò la squadra sulle spalle, si mise in mezzo all’area colorata a lottare come un leone e fece girare tutti come un’orologio. Chiuse la partita come miglior realizzatore, miglior rimbalzista e miglior passatore, cioè 21 punti, 9 rimbalzi e 3 assists. Mandò altri tre uomini in doppia cifra, Jackson, Galanda e Hafnar, con Stefanov e Petrovic che fecero entrambi un buon 4 su 6 dal campo. Thornton era il leader silenzioso e con quel ruolo chiuse quella stagione regolare. E oggi? facciamo un esempio: conferenza stampa nel dopo partita contro Biella, diciamo “scontro al vertice”(!?) Cosa dice Pianigiani? Menzione speciale per Thornton, che, vai a vedere, ha giocato come riserva, segnato due punti e tirato con 1 su 4. Quando esagera fa 9 tiri....perchè a pensare al canestro c’è qualcun altro. Insomma intorno a lui un nuovo mondo, dentro di lui il solito Bootsy, comunque sempre presente. Guardando questa MPS mi sono chiesto chi può essere il quarterback difensivo, e facile a rispondere mi son detto: o Stonerook o, appunto, Thornton. Se Pianigiani lo menziona sempre qual- cosa vorrà dire! Vuol dire che a reggere la baracca, a faticare e a prendersi responsabilità, insomma ad essere leader, ci sarà ancora lui, Marvin Bootsy Thornton. Nuovi equilibri Una MPS che oggi, noi come Bootsy, troviamo a trazione anteriore; Lavrinovic da solo segna più dei lunghi della scorsa stagione messi insieme, e molti meno punti vengono dal centrocampo con la partenza di Forte, e con un Ilievski che mi dà l’impressione di essersi pure lui armoniosamente accasato, ma come play di sistema, palla che gira, passaggi intelligenti, testa alta. Quando però Pianigiani lo mette guardia con TMac play mi sembra al momento che incida poco. Una cosa che veniva fatta anche col suo predecessore e connazionale Stefanov, il quale però aveva uno splendido movimento senza palla, in particolare sui tagli dietro la difesa e in uscita dai blocchi, cose non di pertinenza dell’ Ilievski d’oggidì. Attenzione, però, in difesa abbiamo gia visto che fisicamente in Eurolega si fatica, proprio sottocanestro, dove l’ordine del nemico sarà attaccare Stonerook e Lavrinovic. Chiudo quindi con l’assegnazione delle mie medaglie per l’anno 2007: Emozione d’oro, d’argento e di bronzo. Emozione ORO:il tiro da tre in sospensione di TMac, in qualunque momento, da qualunque posizione, in qualsivoglia partita. Uno spettacolo, considerando che è solo 5 centimentri più alto di me, isomma “nanetti” come dice il Tasso. Emozione ARGENTO: La tripla di Carraretto nel terzo supplementare contro Roma. La Liberazione. Emozione BRONZO: Il tiro di.... Chatman (sì il play del Bancoroma... pardon..Lottomatica) alla fine dei regolamentari, stessa partita cui sopra. Quei due rimbalzi del pallone sul ferro, sì quel pallone che quando ridiscende sembra entrare in retina, beh ancora mi fanno echeggiare nella mente le grida al femminile della paura del Palamensana!! • tiri liberi antonio tasso RAGAZZI, CHE FATICACCIA STARE LASSÙ E alla fine della mattinata, quando ormai la minestra è pronta per essere “cavata” , il pollo e le patate arrosto della rosticceria incominciano a raffreddarsi e ti aspettano tutti a tavola col crostino già addentato, puoi tornare beato e contento a casa: la Mensana di Pianigiani (ma anche di Minucci e di Babbo Monte) ha vinto ancora e soprattutto – è sempre piacevole ricordarlo – ha sciupato l’aperitivo a quelli di Treviso rimandandoli nella Marca a sfamarsi a radicchio. Svolta brillantemente anche la lezione “Trevisoparte seconda” che – durante tutta la settimana – il bravo Simone e Luca “torello” Banchi non avevano mai spesso di risentire ai nostri in canotta biancoverde, ci si può riposare per un intero pomeriggio stando a civettare sul campionato e – perché no? – gufare le partite degli altri. Ci aspettano turni di ferrosi va in Polonia, dalle parti di Danzica, in Eurolega, quindi a Pesaro in campionato, poi verranno i greci dell’Olimpiacos guidati da quel Pini Gershon con cui, quando allenava il Maccabi, non abbiamo mai fatto un pasto buono e, a seguire, arriverà la squadra che, a detta di tutti quelli che se ne intendono, è destinata ad essere alla fine la nostra rivale per lo scudetto: la Roma dei tanti nomi in campo e fuori… Fucka, Ray, Daniels, Lorbek (sì, ancora lui!) e poi Repesa, ma soprattutto Toti, Malagò e il sindaco Veltroni… “È la vita, Pina!...” sentenziava compiaciuto Fantozzi alla moglie… “È il basket, ragazzi!!!” e quelli che sembrano tempi estremamente duri e perigliosi, con ostacoli insormontabili e nemmeno ipotizzabili solo cinque o sei anni fa, sono ormai la normalità per questa splendida, incredibile, amatissima squadra che ha fatto innamorare come mai prima d’ora una città che non aspettava altro e che è diventata un esempio ed un obbiettivo per tutto il movimento. Passare da Capo d’Orlando a Kaunas, da Lubiana a Teramo, ricevere Mosca e poi Varese, aspettando Vitoria e Cantù, è ormai la routine e così sarà per sempre, fintantoché vorremo crescere e continuare ad essere grandi, forti e… inarrestabili. Del resto, a pensarci bene, era quello che succedeva alle grandi italiane del passato, che so, la Virtus del grande slam o il Simmenthal di Peterson e la Varese targata Ignis… Sì, anche alla Benetton, quella a cui ora abbiamo preso le misure e ci potrà pure ‘fregare’ (ma guarda te che verbo m’è scappato!) all’ultimo secondo in Coppa Italia ma in una serie lunga non avrà mai scampo, anche perché la memoria di certi sportivi – dirigenti o atleti – è lunga come quella degli elefanti e qui a Siena in tanti hanno ancora ben presenti immagini, fatti e parole di una stagione fa e sono disposti a spezzarsi le braccia prima di farsi sorpassare dai radicchi. Domenica mattina abbiamo salutato con piacere Massimo Iacopini, abbracciato con calore l’inossidabile Marcelo Nicola, siamo stati semplicemente cortesi con gli altri anche se, visti i soggetti, a volte ti farebbero passare la voglia…. Tanto per dire: alla fine della gara c’è l’antidoping e, si sa, le cose vanno per le lunghe per- ché non tutti riescono a pisciare a comando; proprio per questo e per lenire un po’ i primi morsi della fame che incominciano a farsi sentire porto un po’ di frutta e qualche dolcetto nella stanza dove si fanno gli esami, così, come farebbe qualsiasi padrone di casa con i propri ospiti. Oh, ma non riescono ad essere antipatici e irritanti anche nelle circostanze di puro savoir vivre fra esseri umani? Dopo aver storto la bocca ed esaminato con sospetto la zuppiera che il buon Mensah Bonsu aveva invece enormemente apprezzato, che ti va ad esclamare quel tipo in cravatta verde che presenziava all’ operazione? “Ma queste banane non saranno mica contraffatte??”… Ci sarebbe stato da infilargliele …da qualche parte ma ci siamo trattenuti, io e il dottor Vassallo: forse quel tizio “radicchioso” era talmente preso dal sistema nel quale opera da aver scambiato le banane gentilmente offerte con qualche contratto di tesseramento… Come si dice: i lupi ‘un cacano agnelli! Abbiamo anche conosciuto da vicino il nuovo coach turco dei trevigiani, quel Mahmuti che esordiva in campionato proprio a Siena. Dicono che in Turchia, agli inizi, era considerato il gemello di Ergin Ataman… Cose turche, davvero! Ma l’avete presente la differenza di panza fra i due?... Nooh?! Beh, allora chiedere, per delucidazioni, a quella gentile signora seduta in file importanti delle poltroncine che, per tutta la partita, non gli ha levato gli occhi di dosso e che, presa com’era dalla visione del “brizzolato” del Bosforo, s’è scordata l’orario ed è arrivata a casa a tavola sparecchiata e marito parecchio ma parecchio imbufalito!... E anche questo è basket, cari miei! L’Eurolega ci ha fatto ritrovare una vecchia conoscenza di quando la Mensana navigava con alterne fortune nelle parti basse della classifica, dei tempi in cui a malapena si riusciva a completare il campionato affidandosi alla buona volontà dei singoli, ed agli olii, agli orologi e compagnia bella… Inappuntabile in un blazer blu forse un po’ strettino in vita, tirato a lustro e sorridente come sempre, troneggiava dall’alto della sua ragguardevole mole al centro del tavolo degli Ufficiali di campo il Commissario Tiziano Zancanella da Este, Padova. Per i più giovani e freschi di canestri il nome e la figura, sia pure massiccia, del personaggio in questione non credo abbiano rappresentato niente di diverso da un Commissioner di Eurolega, ma per quanti soffrono da tempo (e ora godono, oh se godono!) per le vicende biancoverdi Zancanella al tavolo ha significato andare indietro nel tempo, molto indietro e ricordare una gara – diciamo così – un po’ infelice per l’esito e per la direzione dello scarsicrinito – allora come ora – arbitro padovano. Un palasport imbufalito si augurò di non rivederlo più ed il buon Ciupi presidente del tempo si lasciò andare ad una confessione che – orecchiata dallo scomparso Martolini – fece il giro d’Italia e soprattutto degli ambienti arbitrali: “Noi, a quello, gli si brucia la pompa di benzina!” Cose che si dicono, esagerate, dopo una sconfitta forse immeritata e soprattutto in situazioni certamente ben differenti dalle attuali, reazioni immotivate che vanno via in un attimo come sono venute. .E poi, Beppe Ciupi, fece pace da subito con gli arbitri… Ma la storia rimase, s’ingigantì e per anni in tanti si sono domandati: ma Zanca la pompa di benzina ce l’ha sempre??? Ce l’ha, ce l’ha… ed anzi col fratello l’hanno ingrandita e sono diventati due valenti imprenditori di quel nord est ricco e capace. È tornato volentieri a Siena da cui mancava da tempo e mentre mi raccontava la storia della sua attività con le pompe che ora si sono moltiplicate, non ci crederete ma m’è venuto da ridere quando siamo stati interrotti da una maschera che, ingenuo, ci ha chiesto: “Ce l’avete un fiammifero?”… Ci ha lasciato anche Macario e per Lui, penso, si poteva anche spendere un minuto in più di silenzio in quel palasport che spesso e per anni aveva risuonato del suo vocione tonante. Aveva ascoltato la partita con Rieti e visto in tivvù le partite precedenti: “Ai nostri tempi – aveva detto a Laura, l’inseparabile compagna di una vita – con Bologna ‘un si vinceva mai e questi invece vincono in casa e fuori. Da tempo ormai, minato dal male, Lui – che per decenni aveva vissuto il tifo biancoverde dal terrazzino al quale ancora oggi mi onoro di essere appartenuto – non entrava più al Palasclavo (lo chiamo così in suo rispetto) ma seguiva con la stessa passione attraverso la tivvù, la stampa e le chiacchiere degli amici di sempre (Dino, Rolando, il Crociani, il Garosi il Pacenti e tanti altri…) le sorti entusiasmanti della nostra Mens Sana. Lo avevo seguito sempre, dal bar di via dei Rossi ad aspettare il “Divino” ai gradoni e le scale del Palazzarita di Bologna mentre inseguiva brandendo il suo bastone il mitico Aldo Giordani che – anche lui!! – sensibile al richiamo delle metropoli aveva sollevato dei dubbi sulla sentenza del “tetrapak” di “ceccheriniana” memoria. Mi raccontava di George, di Ginny, di Ryan ma era il basket, la Mens Sana, la Juve, lo sport tutto – alla fin fine – la sua passione (Bruco a parte, naturalmente). Non lo vedevo da tempo ma l’ultima volta era stata come la prima: quel vocione burbero era il vestito esterno di un animo sensibile e disponibile… “Che Mens Sana ci s’ha, dottore!!” e il baffo gli s’inclinava felice. Ho dato a Laura la spilla con lo scudetto tricolore e il distintivo della gloriosa Polisportiva: “Non posso metterglieli più, dottore, né voglio infilare il biancoverde sotto terra – anche per Lei la Mens Sana ha rappresentato una vita di passioni ed entusiasmi – ma c’ho una foto grande di lui al Palasport: glieli attacco alla cornice e lui è contento!” Al Palazzo, sotto il terrazzino, c’è un listone a lutto, altri sono i motivi dell’esposizione ma, guarda caso, è proprio lì sopra che, per tanti anni, ha risuonato il vocione di Macario: incroci del destino! Riposa in pace, grande e generoso Mac!!! 42basket 2008 2007e u g a 52 ....80Eurole a ........ n Lubia rnata a-Olimpija o i g ª 1 74-70 n hi Sie .......... . c . . s . a . . p . . e . . Mont a ....... i Sien ata h n c 9-64 r s o a i p ........8 2ª g nte . . o . . . M . . . a . osc s ....... Cska M ta Kauna s i r -61 i a g l a rn ......76 . . . . . . 3ª gio chi Siena-Z . . . .......... pas na...... Monte ta e i 9 S i h ...80-6 rna asc .......... 4ª gio ria-Montep . . . . . a to ologn 6; Tau Vi ata iacos ivici B d i V n r a Olymp o n e e i a S n 5ª gi i Sie pasch om 2 ria 8; Monte e Vito e Prok logna Mosca ifica: s 4; Bo a n u a Class na e K Lubia Continua con regolarità il cammino dei biancoverdi in Euroleague, sempre vincenti in casa Co n le To p 1 6 nel mirino Fabio Fineschi Sinora dominante in campionato e con un destino tutto da scrivere in Europa. La Mens Sana del doppio impegno è ancora difficile da leggere nelle sue sfumature e prospettive, sebbene sia chiaro che fra i due volti si notino delle differenze. In parte si tratta di conseguenze direttamente legate al livello medio delle avversarie. Insomma è normale lottare di più contro avversari più forti. Ma d’altra parte si percepisce spesso un diverso atteggiamento e qualche difficoltà tecnica specifica, l’uno legato ad una sfera di ordine psicologico, le altre conseguenza di un gioco diverso e di un metro arbitrale ad esso collegato. Che sia una questione mentale o l’esasperazione del contatto fisico non è difficile notare come in Eurolega siano usciti tiri che in campionato sarebbero entrati con tutt’altre percentuali. Si tratta di un esempio spiccio, che diventa più profondo se affiancato dalla percentuale ai liberi, ben superiore nella competizione italiana. Evidentemente la Montepaschi deve ancora prendere del tutto le misure del palcoscenico continentale. E la questione riguarda alcuni singoli in particolare. Tanto per essere chiari e sintetizzare il concetto, è ovvio che il Tau non sia tecnicamente e atleticamente paragonabile a Rieti, ma la sensazione è che la miglior Montepaschi esca battuta in partenza da ben pochi campi europei. Se a volte, e Vitoria ne è l’esempio nitido, l’Eurolega è stata sofferta, non è tanto per limiti tecnici, quanto per una mancanza di abitudine al tipo di gara. Se infatti Lavrinovic è pienamente a suo agio nella competizione internazionale, lo stesso non si può dire di molti altri punti fermi di Pianigiani. Lo stesso McIntyre, leader offensivo indiscusso, ha sofferto l’esordio. E’ evidente che si stia adattando gara dopo gara, ma lo scoglio c’è stato. Così come lo si nota nelle prestazioni di Sato, probabilmente fra tutti colui che sembra più inespresso in Europa, e forse più in generale in questo inizio di stagione estremamente positivo. In Eurolega, oltre al citato Lavrinovic, vanno già a pieni giri Kaukenas, Thornton, fa forse eccezione Ilievski, che pare più concentrato e presente di quanto non lo sia in campionato. In generale però la squadra sembra sentire di più la pressione ed è meno consapevole delle proprie potenzialità. Il che se si bada bene è anche plausibile. Molti sono i giocatori che si misurano per la prima volta con questo ostacolo. Se dessero per scontate le proprie capacità e doti, senza testarle, sarebbero facilmente accusabili di supponenza e presunzione. L’atteggiamento che si nota è ben più pacato, magari ha negato un miracolo possibile a Mosca, ma in prospettiva potrebbe essere utile a costruire un’identità più solida in chiave continentale, e una circostanziata coscienza delle proprie possibilità, che è la vera base della leadership italiana. Del resto la vittoria sporadica a Mosca, Siena la raccolse due stagioni fa. Ma quella squadra, poco solida e poco consapevole di sé, si fermò ben presto. Preferibile dunque fare un passo alla volta, ma che quel passo sia supportato da coerenza e sacrificio e mai sia casuale. La Montepaschi di Eurolega non ha mai tradito nelle gare che le si chiedeva di vincere. Proseguire il percorso significherebbe essere in scia per le top16, ed essere in grado poi di progettare l’eventuale salto di qualità. • 43basket Inarrestabile e imbattuta in campionato, la Mens Sana sta disputando un buon girone di Euroleague, dove ha un record di 2 perse e 3 vinte. Unica battuta a vuoto in quel di Vitoria, dove gli spagnoli non perdono da quasi due anni, e dove gli uomini di Pianigiani hanno incassato la sconfitta più brutta di inizio stagione. Che ha un po’ stonato, visto le 10 vittorie consecutive in campionato, ma non preoccupa più di tanto: la formazione mensanina è chiamata, per il doppio impegno, a lunghi viaggi e dispone di pochi allenamenti in settimana per preparare al meglio gli impegni. E ci sono pure gli avversari, soprattutto in coppa... Prima di Vitoria era stata ottima la MPS, vittoriosa di 28 con l’Olimpia Lubiana, poi quasi eroica a Mosca dove ha sfiorato il colpaccio cedendo solo nel finale per 4 punti, poi ancora impetuosa per 89-64 con il valido Zalgiris fino alla debacle con il Tau e la confortante vittoria nel derby italiano di coppa con la Vidivici Virtus Bologna. Ma analizzando le cifre di ogni singolo giocatore si possono notare differenze e analogie nel rapporto fra le medie in campionato e in Euroleague, dove, anche se sono stati disputati solo cinque match, si possono già confrontare e discutere i dati. McIntyre continua a imporsi come il miglior play della lega italiana, forte dei suoi 14,1 punti con il 68,3 % da due e il 36% da tre e 5,5 assist. In coppa, a parte la partita di Mosca dove la pressione del finale gara gli ha forse giocato un brutto scherzo, si sta facendo valere con 11,4 punti di media,con il 47% da due e 4,6 assist. Il cambio di T-Mac, Vlado Ilievski, produce 6,5 punti di media in campionato con percentuali da rivedere (sul 31%) ma sale a 7,4 di media in Eurolega con il 42% da due e un picco di 12 punti nel derby italiano con la sua ex squadra, la Virtus Bologna. Quasi 7 di media per Bootsy Thornton in Eurolega e 6,8 in campionato e il solito sacrificio nel ruolo di sesto uomo di lusso. Numeri pressoché simili li ha anche Kaukenas, che segna 14,2 punti nella lega italiana con medie da paura (54% da due, 47 % da tre) e nella rassegna continentale si conferma con 14,6 a partita ma cala vistosamente nelle percentuali ( 46% e 30%), a causa soprattutto del 2/13 di Vitoria. Differenze di rendimento ancora più marcate per Romain Sato, che in campionato si conferma super ala da 12 di media, 5,8 rimbalzi e il 43% da tre, mentre più fatica fa in Eurolega, dove ha segnato solo 4 punti nelle prime due uscite, riprendendosi nelle altre e scendendo di nuovo a 3 nell’ultimo match, raggiungendo quindi i 6 di media, ma con 5,3 rimbalzi. Stesse cifre frutto di prezioso lavoro oscuro per Marco Carraretto in campionato (3,8 di media con il 45% da tre) e un solo punto in coppa, ma con solo due gare giocate e pochi minuti. Fra i lunghi abbastanza omogenee, e di livello straordinariamente alto, sono le prestazioni offerte da Ksistof Lavrinovic, 15 punti e 4 rimbalzi nelle due competizioni, viste anche le medie al tiro: 67% da due e 36% da tre in Italia, 62% e uno strepitoso 64% nelle triple in coppa, con picchi di 21 e 24 punti. Uguale storia per Eze, le cui cifre si aggirano intorno ai 5,4 punti sia in coppia che campionato, dove prende 5 rimbalzi a partita. Per capi- Sta nei numeri la differenza di rendimento dei singoli fra Campionato e Coppa Una corsa sui pedali Claudio Coli tan Stonerook 6,6 col 47 % da tre a sera in Italia, mentre qualcosa meno produce fuori dai confini, 4,6 punti e 4,4 rimbalzi, anche se leadership e lavoro sporco restano intatti. Grande utilità sotto le plance è garantita da Tomas Ress: per il lungo bolzanese 3,6 punti col 66% da due, e il fiore all’occhiello della grande prestazione con lo Zalgiris:16 punti, 3/3 da due e 3/4 da tre. Insomma, la MPS sta prendendo le misure alla rassegna continentale, dove incontra avversari mediamente più bravi, più alti e più grossi rispetto a quelli con cui si confronta in Italia. Qualche scotto lo sta pagando, ma niente che già non si saUna immagine pesse. L’attacco all’Europa prosegue se- dell’incontro con la Virtus condo i piani prestabiliti. • MENO MALE CHE ERA STATO UN CASO... di Duccio Balestracci 44 A desso cambia davvero tutto. Fino ad ora la dimensione di una squadra e di una società di basket che si muovono nei cieli dell’area scudetto era vissuta quasi come un sogno euforico: c’era stato il primo, e non era mancato chi (da altre città) aveva acidamente commentato (bontà sua) che un campionato “per caso” lo può vincere chiunque. Poi è arrivato lo scudetto numero due, la scorsa stagione, alla fine di una serie impressionante di vittorie. E già le cose sono cambiate: non si trattava di caso, allora, ma di società e squadra ben strutturate. Che è cosa parecchio diversa. Ora si sta verificando un ulteriore cambiamento: la Montepaschi-Mens Sana è in testa alla classifica, con un distacco abbastanza netto sulle inseguitrici, e sta giocando un campionato di alto livello tecnico e atletico. Nessuno ha ancora messo in fresco lo spumante, è chiaro, e nessuno è talmente sconsiderato da pre-leccarsi i baffi per un terzo scudetto: c’è ancora un cammino lunghissimo di regular season e, soprattutto, ci sono le insidie dei play off. Mettere questo nel dimenticatoio, o sottovalutarne il peso, sarebbe demenziale. Tuttavia, indipendentemente da come andrà a finire, il campionato in corso sta dando la dimostrazione definitiva dell’avvenuta mutazione genetica della Montepaschi-Mens Sana che non è più la “provinciale” rivelatasi a sorpresa e che, simpaticamente, si appiccica per una volta lo scudetto sulle maglie, ma che è, al momento, la squadra da battere e l’unica italiana in grado di competere, sia pure con fatica e sudore, con le migliori squadre europee. Il tutto, come è logico, non accade per fortuito caso del destino. Accade perché la società ha creduto – e continua a credere - in un allenatore tosto, competente e motivato; che non ha misericordia per gli errori di nessun atleta; che non si ostina quando qualche cosa non funziona e ha l’intelligenza di correggersi; che non ha reverenza per nessuna prima donna del roster, anche perché ha contribuito in maniera determinante a eliminare qualsiasi tentazione di “primadonnismo” dalla squadra; che si fa portar rispetto dagli arbitri senza mai mostrarsi querulo o vittimista, e che è il primo nella nomination al “rom- picoglioni-golden award” che viene attribuito dalla Federazione Arbitri all’allenatore che non gliene fa passare liscia una che sia una (per inciso: il riconoscimento sarebbe il secondo ambìto premio dopo aver vinto, lo scorso anno, il “Gatto di Lornano d’oro”). Accade, la mutazione, perché la squadra è, appunto, squadra e gioca da collettivo. E si vede. E questo, oltre ad essere merito di chi ha avuto l’intelligenza di costruire il gruppo, è anche merito del gruppo stesso che ha capito che la sua forza sui parquet italiani è anche questa. Tutto ciò, peraltro, ha un curioso contrappunto in un campionato in cui è cresciuta la qualità complessiva delle partecipanti che ora sono molto più livellate che in passato (a riprova: le “provinciali” sono in cima alla classifica e rifilano cartate da paura alle blasonate in pieno marasma o addirittura in zona retrocessione), ma nel quale si vedono a occhio nudo (basta guardare qualche partita di campionato e prestare un po’ di attenzione al tipo di gioco sviluppato) i ritardi vistosi rispetto ai livelli europei. Comunque, fa una bella impressione leggere, il lunedì, i commenti dei giornali nazionali che riservano alla squadra senese non più di due righe con frasi tipo “a parte la scontata vittoria della Montepaschi” o “Siena non fa più notizia” e che scommettono su quale sarà la prima squadra che vincerà contro i biancoverdi. Erano fasti che, negli anni passati, invidiavamo ad altre realtà. Ora, ci siamo noi. Già questo è il coronamento dell’intelligente politica societaria che, in poco più di dieci anni, ha saputo trasformare una modesta squadra in bilico fra A1 e A2 nell’unica realtà italiana in grado di competere in Europa. Non ci fosse altro risultato che questo, sarebbe già una medaglia d’oro. Se poi, davvero, arrivasse il terzo scudetto a raffica dopo il secondo, sarebbe un ulteriore risultato di importanza enorme per la fisionomia della squadra e della società e per la definizione del suo ruolo in Italia. Che, oltre a importante, sarebbe esaltante va da sé: qualcuno ha già detto che sarebbe come rivincere a luglio dopo aver fatto cappotto l’anno prima. È inutile: malati! siamo malati... • 45basket Le squadre senesi protagoniste assolute nel campionato Under 19 d’Eccellenza Non solo qualità, ma anche quantità Stefano Fini Siena sta dominando la prima fase del campionatoUnder19 d’Eccellenza, la categoria più importante e significativa del movimento giovanile, intendendo per Siena le tre società, Mens Sana, Virtus e Costone, che vi partecipano. La Mens Sana è prima ed ancora imbattuta; ha vinto i derby cittadini con Virtus e Costone, si è ripetuta con il Don Bosco Livorno (6866), con la Pall.2000 Prato (89-49), con il GMV Basket, con Pistoia ecc. La Virtus Siena è seconda con la sola sconfitta (10574) riportata proprio contro i biancoverdi mensanini; ha dominato, giocando un ottimo basket, contro la Pall.2000 Prato (9067), il Bini Viaggi Cecina (106-68), la Pall. Piombino (99-57), il GMV Basket (106-78), contro i concittadini del Costone, il Galli S.Giovanni Valdarno (10045), il Pool Firenze (67-58). Il Costone Siena segue a metà classifica in un gruppetto ben assortito di squadre da sempre importanti, come Livorno, Ghezzano, Piombino; ha vinto a Pistoia (70-65), contro Cecina (60-56), il Galli S. Giovanni (61-45) ed ha perso malamente di 2 punti a Prato e con il Pool Firenze. La qualità del nostro basket giovanile non è certo una novità, da anni siamo i testimoni del miglior basket toscano e nazionale; la novità sta nella quantità, ovvero nei numeri. Tre società senesi su 12 nell’ Eccellenza (in Toscana), nessun’ altra città in tutta Italia riesce a fare altrettanto; ne consegue un movimento che propone una quarantina di giovani competitivi in categoria. Questa novità ci viene suggerita da Riccardo Tedeshi, nuovo coach degli Under19 del Don Bosco Livorno, società che ben lavora da anni sui giovani avviati al basket e che, anche in questa prima fase del campionato, è stata l’unica a mettere in difficoltà la forte compagine mensanina perdendo di soli 2 punti: “Sicuramente il basket senese sta mostrando tanta quantità, costituita da tre squadre di ottimo livello in un campionato impegnativo come quello Under19 d’Eccellenza. Questa è la novità più interessante insieme alla crescita di Firenze, costituita in Pool. La qualità dei suoi giovani non ci meraviglia; anche quest’anno, soprattutto la Mens Sana, ha giovani futuribili, giovani del ‘91, giocatori Under17 che bene si comportano nel campionato Under19. Ragazzi che in questo momento possono avere delle difficoltà per la loro struttura, come può essere Ingrosso; possono pagare qualche cosa quando incontrano il piccolo di un metro ed ottanta che gioca 1vs1, ma questo è normale; normali sono le difficoltà che possono incontrare nel cambiamento di ruolo, essendo elementi alti che devono giocare adesso anche da esterni; giocatori comunque di qualità, senz’altro futuribili ai massimi livelli.” In effetti la Mens Sana sta preparando un’altra mandata di giovani sulla scia di quelli che li hanno preceduti pronti a dominare in un paio di stagioni il campionato di categoria e, soprattutto, come sta accadendo attualmente per i loro predecessori, pronti ad inserirsi nel basket di livello (dalla A1/A2 alla serie B). Infatti nessun’ altra società italiana ha tanti giocatori usciti dalle sue giovanili impegnati in questi campionati quanto la società senese. “È vero - continua il neo-coach livornese - Siena ha acquisito un pò quello che un tempo era la caratteristica del movimento giovanile labronico, costituito dalle due principali società Libertas e Don Bosco: formare e lanciare ai massimi livelli. Siena , un tempo, era un pò più in difficoltà; adesso la grande potenza economica di Siena ha portato il suo movimento giovanile ad avere una qualità ed una quantità incredibile. Reclutamento, selezionamento, organizzazione, programmazione, l’hanno portata ad essere la realtà più importante d’Italia; prima era Livorno a farla da padrona, ricordo gli ultimi 3 scudetti del Don Bosco, per una storia che ci ha visto sempre ai vertici in Toscana ed in Italia”. A dire il vero la storia del basket giovanile senese contrapposto a quello livornese, non è sempre stata così impietosa nei nostri confronti. Il trentasettenne coach livornese non può ricordarsi tutti gli eventi che hanno visto i nostri giovani avere la meglio su quelli labronici a partire da un lontano campionato Juniores 1951/52 in cui la squadra della Mens Sana, allenata dal prof. Bruno Casini e nella quale militava un certo Ezio Cardaioli, dopo aver perso a Livorno (allora Stanic) 28 a 23 si rifece brillantemente in casa con il sonoro punteggio di 68 a 30, laureandosi , nella bella disputata a Firenze, campione toscana di categoria. La storia del basket giovanile toscano racconta anche questo ed è bene ricordare certi eventi agli altri ed a noi stessi per ritrovare nelle verità storiche le motivazioni ed anche le spiegazioni di un presente così importante.• Il mensanino Andrea Galli che, con De Bortolo, ha piazzato il break decisivo nel derby contro la Virtus 46basket RISULTATI E CLASSIFICA SERIE A1 7ª giornata LEGEA SCAFATI-MONTEPASCHI SIENA 78-97 8ª giornata MONTEPASCHI SIENA-ANGELICO BIELLA 100-65 9ª giornata LA FORTEZZA BOLOGNA-MONTEPASCHI SIENA 78-94 10ª giornata MONTEPASCHI SIENA-SOLSONICA RIETI 100-64 11ª giornata MONTEPASCHI SIENA-BENETTON TREVISO 85-71 Classifica: Siena 22; Roma 16; Montegranaro, Biella e Pesaro 14; Udine, Teramo, Capo d’Orlando, Avellino e Rieti 12; Fortitudo Bologna e Virtus Bologna 10; Cantù e Milano 8; Napoli, Scafati e Treviso 6; Varese 4. Roamin Sato 48basket La classifica piange per la formazione di Fattorini, attesa da un calendario tutto in salita La Consum.it alla prova delle grandi Francesco Oporti L’ultima domenica di Novembre, quella del primo giro di boa nel girone d’andata, è amara per le atlete di Fattorini che cadono pesantemente in terra di Sicilia: 73-53 per Alcamo e tutte a casa a riflettere su questo inaspettato ‘ventello’ ad opera di una squadra generosa ma tecnicamente modesta. L’ottava gara di questo ottavo anno in serie A2 poteva costituire un rilancio delle costoniane verso le zone alte della classifica, dove il Pontedera di Giovanna Granieri è in fuga solitaria a quota 14 punti in virtù di una sola sconfitta con il forte Chieti; una vittoria in Sicilia avrebbe posizionato Siena al secondo posto - pur in coabitazione con le grandi del campionato cioè Ancona, Umbertide e Chieti - mentre la sconfitta fa precipitare il team del presidente Ghezzi al quinto posto, con tutti gli aspetti di natura psicologica che ciò comporta, in termini di obiettivo play off . C’è da chiedersi - superata la metà del girone d’andata - cosa potrà accadere alla classifica della squadra senese quando le costoniane incroceranno nei vari parquet appenninici le formazioni più forti. È questo il primo preoccupante aspetto, cioè l’aver incontrato fino a ieri formazioni deboli o medie (con l’eccezione della capolista Pontedera che passò all’Acquacalda senza grosse difficoltà conquistando subito la testa della classifica), dalle quali sono arrivati pochi punti: cinque vinte (compresa quella contro l’ultima in classifica San Giovanni, ancora oggi a zero punti) e tre sconfitte delle quali una in casa appunto con la capolista della nostra (ex) amerikana Giovanna Granieri autrice di 24 punti nella vittoriosa trasferta delle pisane ad Ancona, altra corazzata del girone. I prossimi appuntamenti potranno alzare il sipario per meglio valutare la reale consistenza di questa squadra nella quale la lituana Kristina Vengryte appare elemento sempre più indispensabile, con tanti punti realizzati che coprono quasi sempre oltre un terzo del punteggio finale bianconero. La baltica e l’ala Balestra potremmo dire che ‘reggono’ l’urto di un basket femminile diverso rispetto ad altri campionati, sicuramente più fisico ma anche meno improvvisato quanto a schemi o a nuove tecniche per la motivazione di un gruppo. Le prossime tappe presentano almeno quattro ‘salite’ proibitive (ma non impossibili) che rispondono al nome di Ancona, Umbertite e.......Chieti, quest’ultima desiderosa di “vendetta” (sportiva s’intende!) dopo la terribile sconfitta al PalaCorsoni - due campionati sono trascorsi - dalla quale si sviluppò una crisi irreversibile per quella che tutti definivano la “corazzata d’Abruzzo”. Il Chieti - anche per altre vicende - precipitò addirittura in serie B e l’appuntamento con Siena è di quelli da non mancare.Tre partite decisive per il morale della squadra e per non ‘posteggiare’ nella bassa classifica, un luogo grigio non coerente al nome e alla tradizione cestistica di Siena. Il mese di Dicembre vedrà - fra i tanti eventi in programma - l’inaugurazione del nuovo Palasport costoniano di Belverde, un moderno impianto che le Società della Piaggia (Maschile e femminile) hanno voluto fortemente (con l’indispensabile aiuto del Monte dei Paschi) per sviluppare ancora di più - soprattutto fra le nuove generazioni - lo sport più bello del mondo. La festa sarebbe certamente più grande se in qualche ‘tappa’ di montagna (ci viene in mente proprio quella di Chieti) la Consumit potesse indossare se non proprio la maglia rosa almeno quella di vincitore di ‘traguardo volante’, linfa per l’attuale anemica classifica. 49basket Giorno dopo giorno, partita dopo partita, Stefano Salieri coach della Virtus costruisce il suo gruppo. Con risultati finora positivi. L’ultima vittoria di un periodo di netta crescita, è arrivata al Palamandela contro l’Everlast Firenze, in una partita che ha messo in evidenza la buona vena dei senesi sia nella preparazione e nella conclusione degli schemi offensivi, sia in difesa che appare sempre efficace e attenta. “Una vittoria pesante che ci dà una importante continuità di risultati ed è il giusto premio della qualità di lavoro di un gruppo giovanissimo e in crescita come il nostro”, ha sottolineato un soddisfattissimo Salieri. Che vede fin da ora i risultati del suo lavoro su una squadra bisognosa probabilmente di qualche ritocco, specie nel settore della regia, dove oggi il peso è tutto o quasi sulle spalle di Tomasiello. Un inizio di campionato, quello della squadra di via Vivaldi, che fa dimenticare quelli degli anni passati quando l’incertezza era la regola ed il cambio dell’allenatore la costante negativa. Oggi si può dire che la società sta finalmente mettendo bene a frutto i mezzi finanziari che “babbo Montepaschi”, con la sponsorizzazione Consum.it, sta investendo per sostenere questa società. Il cui ruolo nell’attuale momento del basket senese non è affatto secondario. La Virtus infatti sembra essere una realtà tecnica interessante per tutti quei giocatori italiani giovani che vogliono crescere e puntare a traguardi più ambiziosi. Non per niente la rosa della prima squadra è la più giovane della serie B1. Un ruolo che le sembra stare a pennello. Certo sarebbe importante che nel basket senese, soprattutto ai livelli più alti, ci fosse una maggiore collaborazione tra le società, proprio per valorizzare i giovani. Senza egemonie. Tema vecchio ma sempre attuale. Qualcosa in direzione di una maggiore collaborazione si è mosso, certo anche se abbastanza timidamente, con l’arrivo tra i dieci della Virtus del mensanino Ammannato che in un Zitta zitta, senza far tanto rumore, la squadra di Salieri si sta rivelando una delle più belle sorprese del torneo Virtus, finita la semina comincia la raccolta Augusto Mattioli campionato difficile come la B1 ha la possibilità di maturare e di far vedere quanto vale. La Virtus dunque ha giocatori (anche quelli meno utilizzati come Piccioni, Diomede e il giovane figlio d’arte Visigalli) che fanno della coesione e della forza del gruppo la loro prima arma per emergere. E questo è un merito di Salieri e dei suoi collaboratori più stretti. Si tratta di giocatori scelti con molta attenzione, sia per le loro qualità tecniche sia di carattere. Giocatori che comunque hanno capito che da via Vivaldi possono avere molto per la loro carriera. Parliamo in particolare oltre che dell’efficace Tomasiello, di Casadei, ala-pivot molto efficace; di De Min, uno dei due giocatori rimasti della squadra dello scorso anno anche lui prezioso sottocanestro (un settore nel quale la squadra senese può avere qualche problema) ma anche da fuori; di Ferrero, guardia dalle gambe esplosive; di Furlanetto, play guardia utilissimo e imprevedibile. E dulcis in fundo Marco Evangelisti, ala dalla mano caldissima della squadra, che fisicamente ricorda Sandro Boccini, uno dei più grandi tiratori senesi del passato, forse un pò meno cattivo. Il giocatore, nato cestisticamente a San Giovanni Valdarno, piazza importante nel lavoro di ricerca di talenti ( attualmente in prestito da Rieti), ha fatto un grande esploit nella partita contro Gragnano, segnando ben 47 punti degli oltre cento rifilati ai malcapitati ospiti. Un’arma importante per la Virtus che peraltro, proprio per la forza del gruppo, non sembra dover dipendere in toto dal suo estro. La squadra aspetta inoltre il rientro, forse a Gennaio, di Zambrini guardia di 22 anni, fermo per un infortunio, su cui Salieri sembra puntare molto. • La soddisfazione sui volti dei rossoblù dopo la vittoria con Gragnano. 51basket In attesa dell’imminente inaugurazione del nuovo Palazzetto, il Costone non trascura la classifica La Consum.it verso i piani alti Roberto Rosa “Macchè salvezza, quest’anno si parla solo di play-off e se le cose andassero davvero per il verso giusto...”. Queste le parole della presidente Patrizia Morbidi, n.1 della società cestistica della Piaggia, che con molto ottimismo, e perché no, anche con un pizzico di ambizione, guarda alle vittorie della propria squadra che nel campionato di serie C1 si sta comportando in maniera davvero soddisfacente. L’ultima vittoria riportata tra le mura amiche con il Mazzanti Empoli, formazione che, retrocessa nella scorsa stagione dalla serie B2, ha mantenuto pressoché invariato il proprio organico al fine di riguadagnare quanto prima la cadetteria, ha dato ulteriore morale e slancio alla squadra allenata da Daniele Ricci, oltre ad una posizione di classifica a dir poco positiva. La Consum.it Costone infatti si trova attualmente in seconda posizione a soli 2 punti dalla capolista Brogi Firenze, l’unica fino a questo momento ad aver violato il PalaGiannelli; in quella circostanza i gialloverdi disputarono proprio una gara pessima, la più brutta di questo inizio stagione, ma dopo quell’inciampo Martina e compagni hanno collezionato solo vittorie: S.Giovanni Valdarno e SanVincenzo in trasferta, Prato ed Empoli in casa. A conti fatti quindi, su 10 gare disputate, praticamente un terzo di quelle previste dalla regular season, il bilancio è più che confortante: 7 vittorie e 3 sconfitte. Coach Daniele Ricci non può che essere soddisfatto di questo andamento e adesso che la squadra sembra aver risolto alcuni problemi legati agli infortuni, l’ultimo dei quali capitato a Gambelli, ecco che la fiducia è in netta ascesa: <Non dobbiamo guardare troppo la classifica – commenta il tecnico nato nel Castellare – rischieremmo di distrarci e questa è l’ultima cosa che dobbiamo fare. In un girone difficile ed equilibrato come il nostro, tutto può accadere. Certo è che i risultati fin qui ottenuti ci danno sicurezza e ci spronano a far meglio, ma sono dell’avviso che il nostro lavoro è solo all’inizio. Dobbiamo migliorare alcuni aspetti legati soprattutto al gioco, ora che possiamo finalmente contare su un centro di qualità come si sta rivelando Loriga, in netta crescita. I suoi centimetri sotto canestro, sommati a quelli di Spinelli, ci danno ampie garanzie, Martina poi è una sicurezza a tutto campo, per non parlare di tutti gli altri componenti: dai fratelli Franceschini, a Braccagni, a Sensi, a Gambelli, al nostro “straniero” Cournooh. Anche i giovani, vedi Giannini e Savone, stanno dandoci una mano. Credo che il gruppo stia maturando anche sotto il profilo del sacrificio, lo si vede da come riescono a proporsi in fase difensiva. In serie C1, ma come del resto in tutte le altre serie, senza il giusto spirito di sacrificio non si va da nessuna parte. Siamo nei quartieri alti della classifica e abbiamo intenzione di rimanerci.> Parlavamo della seconda posizione, in coabitazione con Perugia, Monsummano e Reggello, tutte ad un passo dalla capolista Firenze. La battaglia si preannuncia avvincente, anche perché la Consum.it dovrà affrontare esternamente sia Perugia (15 dicembre.) che Monsummano (5 gennaio.), ma prima ci sarà da risolvere pratiche insidiose come la prossima trasferta di Pescia ed il test casalingo con Sassari. L’annata si chiuderà sotto l’insegna del derby contro il Cus, alla vigilia di Natale, il 23 dicembre al PalaGiannelli. Un finale di girone quindi tutto in salita, ma l’attuale condizione della squadra non può che indurre all’ottimismo. Infine il mese di dicembre, ormai alle porte, dovrebbe sancire l’inaugurazione del nuovo Palazzetto; sono molti mesi che ne stiamo parlando e finalmente sembra essere arrivato il tempo del fatidico taglio del nastro. O prima o subito dopo le feste quindi, il Costone avrà un impianto tutto suo e già questo è un grosso risultato che va aldilà di ogni partita o campionato vinti. • Coach Daniele Ricci 52sport per tutti Riprende anche quest’anno “ diamoci una mossa”, il progetto messo a punto dalla Uisp e da questa portato nelle scuole attraverso le sue educatrici in collaborazione con le maestre. Protagoniste la scuola elementare di Monteroni d’Arbia, con tutte le quarte, e la scuola elementare di Vescovado di Murlo che è scesa in campo con le terze, le quarte e le quinte. Si tratta di laboratori con i bambini e le bambine che hanno come obiettivo promuovere uno stile di vita attivo e salutare come risposta alla sedentarietà e l’obesità infantile. Coinvolte 2 scuole, 6 classi , 150 alunni. Com’è noto i bambini italiani sono tra i più obesi d’Europa. È quanto emerge da una ricerca effettuata dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e dalla Commissione europea. Per arginare il problema, una vera emergenza vista l’età, continua dunque l’iniziativa promossa dal Ministero per la Solidarietà sociale e dalla Uisp (Unione italiana sport per tutti), che coinvolgerà migliaia di piccoli studenti delle scuole. I protagonisti della campagna sono i bambini, la chiave della proposta è il gioco, raccontato attraverso un personaggio accattivante, una palletta colorata, testimonial di uno stile di vita attivo e di una corretta alimentazione: sorride se fa le scale a piedi, gioca a mosca cieca e illustra con un bilanciere che il segreto è l’equilibrio tra cibo e movimento, ha le occhiaie quando passa troppe ore davanti al computer o alla tv. In questa avventura i bambini sono accompagnati dalle educatrici Uisp e in ogni classe un poster gigante raccoglierà le foto, i disegni e i racconti dei bambini e delle famiglie. Un passaggio strategico per il progetto riguarda il coinvolgimento attivo dei genitori: per loro è stato preparato un manuale per motivarli in modo leggero e divertente a modificare le abitudini quotidiane e a “ darsi una mossa” insieme ai figli. Due “ bussole” aiutano ad orientarsi nella ricerca di nuovi stili di vita: alla “ piramide alimentare” Ritorna ‘Diamoci una mossa’ il progetto della Uisp per la promozione di uno stile di vita attivo La lotta alla sedentarietà diventa un gioco Marianna Semeraro* già nota e diffusa, si affianca la “ piramide del movimento”, che riporta molti esempi di azioni semplici ma utili da praticare nella vita di tutti i giorni. A tutti verrà consegnato un diario in cui sono raccolte una serie di informazioni sull’alimentazione corretta, sugli esercizi da fare a casa e a scuola, con un breviario messo a punto per genitori ed insegnanti, reperibile anche sul sito dell’iniziativa. Consigli per far recuperare ai propri figli il giusto peso, o per evitare che si manifesti il problema suggerendo brevi esercizi casalinghi per spezzare la sedentarietà, e istruzioni facili, corredate da disegni, per migliorare l’alimentazione quotidiana. Tra le varie proposte del diario anche un gioco dell’oca rivisitato e corretto in cui si viene penalizzati se si va a mangiare al fast food, premiati nel caso di una merenda a base di yogurt e frutta, costretti infine a tornare indietro di tre caselle se invece di andare a giocare all’aperto insieme agli amici si preferisce passare mezz’ora e più incollati alla playstation. La campagna informativa sarà affiancata da iniziative particolari come gite, feste , giochi e… giochi…. e… giochi. * Referente progetti educativi UISP