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Mensile di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena
w w w . m e s e s p o r t . i t
Dicembre 2007 – n. 234 – 2 0 0
Eu ro
Si insegna a Siena
l’A-B-C del basket
Direttore
Mario Ciani
Direttore responsabile
Paolo Corbini
Direzione – Redazione – Fotolito
Bernard & Co.
Strada di Busseto 18 – Siena
Tel. 05.77.28.53.74
Fax 05.77.22.10.14
E-mail: [email protected]
Edito e stampato presso
Arti Grafiche Ticci
Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si)
Tel. 05.77.34.92.22
Fax 05.77.34.93.66
Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430
del 27.01.1983
Hanno collaborato a questo numero:
Alessandro Aucone, Corrado Bagella, Duccio Balestracci, Mauro Bindi, Andrea Bruschettini,
Massimo Cherubini, Luca Chiabotti, Mario Ciani, Claudio Coli, Vincenzo Coli, Roberta Di Lella,
Fabio Fineschi, Stefano Fini, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini,
Simone Marrucci, Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Francesco Oporti, Giovanna Parenti, Roberto Rosa,
Gigi Rossetti, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Francesco Vannoni.
Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli
Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Fabio Di Pietro, Pietro Cinotti
Sito web: Olivia Agnelli
Progetto grafico: Bernard Chazine
numero
234
dicembre 2007
ANNO XXV
editoriale
L’anno mirabilis 2
In assoluto il precedente del 2004
non escludeva un bis nel
2007, e poi in quale altro
modo, se non un ‘Anno
mirabilis’, potevamo definire
quello
che
fra
p o c o
andrà in
archivio?
La verità è
che in soli
tre anni è successo quello che non
succede in un secolo, cioè la riconquista dello Scudetto da parte della Montepaschi e la salvezza dei bianconeri
insieme. Eventi che di per sé farebbero
inorgoglire qualsiasi realtà più grande
della nostra, e dei quali non dobbiamo
smettere di meravigliarci. Mai.
Una coincidenza che, pur conservando il carattere di straordinarietà,
si inserisce a buon diritto nel
solco di quella nuova politica di
attenzione che da qualche anno la
Grande Banca e le Istituzioni hanno
inteso rivolgere verso tutto l’universo sportivo senese.
Sì, perché Mens Sana e Siena restano
magari le espressioni più alte e visibili di
questo fenomeno, ma non sono certamente le uniche. Che poi tutte non riescano a raggiungere certi livelli, va messo
nel conto, ma intanto una dignitosa sopravvivenza è garantita. Obiettivo minimo,
forse, ma non trascurabile trattandosi, la
nostra, di una città con la più alta e qualificata concentrazione di squadre della
Toscana.
Certo c’è da soffrire, perchè i budget non sono mai
scesi in campo da soli, ma lo sapevamo fin da subito e l‘abbiamo preferito di gran lunga al vivacchiare di prima.
Dunque un secondo ‘Anno mirabilis’ anche questo, ed
al cui profilo hanno contribuito i tanti mattoncini
portati alla causa da tutti quegli atleti espressione
di uno sport individuale anch’esso di qualità. Pensiamo a Cristina Giulianini, medaglia d’argento ai
mondiali di pattinaggio; a Matteo Betti, campione
continentale di scherma; alle giovanissime mensanine laureatesi campionesse d’Italia di ginnastica
artistica; ad Andrea Trafeli, prima in Europa nel
pattinaggio corsa; ai giovani atleti Edoardo Baini
e Sophia Ricci; alla stessa Margherita Zalaffi, tricolore nella prova a squadre di spada; al fantino
Stefano Landi ed a quanti non abbiamo citato ma
che non sfuggiranno certamente ai colleghi giornalisti che a fine anno si cimenteranno per il 22°
anno consecutivo nella scelta del ‘Personaggio
Sportivo 2007’.
Con questo numero si chiude anche un quarto di secolo
di vita di Mesesport che ha visto la luce giusto nel
gennaio del 1983. In questi venticinque anni la nostra rivista è sopravvissuta al passaggio di quattro
sindaci, tre Arcivescovi, svarati presidenti del Monte
dei Paschi, Questori, Prefetti ecc. Questo per dire
quanto sia stato lungo ed importante questo cammino. Per lo sport di casa nostra, e per la stessa vita
della città.
Venticinque anni che non ci pesano, vogliamo aggiungere, nonostante che Mesesport, sia ormai la testata
più longeva del panorama giornalistico senese.
Come non pesano su quanti firmano su queste pagine (qualcuno dal primo giorno, altri da oggi), ed
ai quali inviamo indistintamente il nostro più sentito
grazie.
A tutti voi, invece, il più sincero augurio di Buone Feste!
2 calcio
Beretta... spara a salve alla
sua prima uscita, ma il campionato
dei bianconeri ricomincia soltanto ora
Delusi sì,
arresi mai
Mario Ciani
È passato appena un mese, eppure
sembra un’eternità. Non c’è più Mandorlini, sostituito da Beretta, la squadra non
ha saputo sfruttare la ghiotta occasione
propostagli dal calendario, la classifica è
tornata a farsi complicata. Anche se, strano
ma vero, negli ultimi cinque turni c’è chi
ha fatto di peggio rispetto ai tre miseri
punticini messi insieme dai bianconeri:
Empoli e Genoa ad esempio, fermi a due.
Tutto è successo dopo la sconfitta con
il Livorno, una sconfitta pesante, che fa
male. Quasi surreale, come il clima in cui
si è giocato dopo quella brutta faccenda
di Badia al Pino.
A questo punto allora la domanda
viene spontanea: in queste condizioni la
Robur ce la farà a salvarsi? La maggior
parte di quanti seguono le vicende dei
bianconeri hanno già deciso per il no, ma
sono gli stessi che questo pessimismo
l’avevano già espresso quando la squadra
salì in A:“Un anno e via” sentenziarono sicuri i più. Poi dopo la prima stagione: “È
stato un miracolo, figurati se si ripete”. E
così fino all’anno scorso. Questo per dire
che loro, quei tifosi che non conoscono
vie di mezzo, quelli che sono i primi ad
esaltarsi ed anche a deprimersi, il loro verdetto l’hanno già emesso. Diverso per fortuna il pensiero dello zoccolo duro dei
tifosi: “Sarà dura, ma dobbiamo sperare
e continuare a lottare”.
Personalmente siamo sempre stati convinti che i campionati si decidono in Primavera. Per questo sarà importante, da
qui ad allora, non perdere il treno con le
squadre che stazionano immediatamente
sopra la zona calda della classifica. Va da
sé che tutto questo ha una sua logica se
torna il gioco, altrimenti affidarsi al caso
(e con la fortuna che ci sa!), sarebbe disastroso.
Smettere comunque di lottare proprio
ora, non è da Robur, né da bianconeri.
Sarebbe un vantaggio che le avversarie
dirette non meritano. Però una o due
cose bisogna dirle, anche alla luce della
prova di Udine, dalla quale in verità non
ci aspettavamo grandi cose, vista la realistica differenza dei valori in campo.
Beretta. È chiaro che sul suo ritorno ha
prevalso la linea del rigore, perché già con
due tecnici a libro paga un terzo sarebbe
stato un lusso. E poi non è detto che il
nuovo-vecchio tecnico, forte di due esperienze analoghe, non sia il tecnico ideale
per tirar fuori l’undici senese da questa
scomoda posizione di classifica. Il problema però sono gli uomini, sono loro che
vanno in campo. E purtroppo è difficile
non imputare anche a questi la responsabilità dell’evidente involuzione di gioco
emersa dopo il buon avvio di stagione
(non certo di risultati). Tutti gli occhi sono
sempre puntati sugli attaccanti, un nucleo
caratterizzato più dalla quantità che dalla
qualità, ma vogliamo dire che anche la difesa non è più la stessa dopo il derby con
la Fiorentina? In particolare i due centrali,
non sono apparsi troppo statici o fuori posizione in troppe circostanze? È vero,
anche il centrocampo ha le sue colpe sugli
errori della difesa, ma in questo modo non
si troverà mai il responsabile di niente se
tutti continuano a dare la colpa a tutti. A
proposito di centrocampo, ci auguriamo
Mandorlini paga per tutti,
ma soprattutto per gli errori
degli attaccanti
Tutt’al più gli si riconosceva una buona
dose di ambizione e di ‘fame’, ma da sole
queste prerogative non potevano bastare.
Ecco perché tanta gente, che pure non aveva
spasimato per Beretta, non ha capito il senso
di quell’avvicendamento. Qualcuno, se è per
questo, neppure quello di Perinetti, allontanando il quale si è voluto forse recidere l’ultimo legame con la Juve di moggiana
memoria. Ma questa è un’altra storia.
Sia chiaro che il nuovo patron della
Robur aveva tutto il diritto di circondarsi di
persone di assoluta fiducia. Sarebbe stato
strano il contrario. Resta il fatto che Mandorlini, penalizzato anche da un carattere
decisamente introverso, ha subito avvertito
intorno a sé una diffidenza che poi i risultati non l’hanno aiutato a superare.
L’impressione che lui per primo non
avesse le idee chiare su certe scelte, è apparsa tuttavia chiara con il passare delle
settimane. Ed in questo non l’ha dato una
mano neppure la società, proponendogli
una rosa quantitativamente molto allargata, ma qualitativamente tutta da verificare. Una rosa in cui insieme ad elementi
inamovibili, ruotava (ruota) una pletora di
giocatori giovani e meno giovani non sappiamo quanti di loro arruolabili in prima
Grazie lo stesso,
Andrea
Era dai tempi di Discepoli e Di Franco
(serie C1, stagione 1998-99), che il Siena
non si faceva notare per un così rapido cambio di panchina. Il primo fu esonerato addirittura alla vigilia del campionato, il secondo
(un allenatore che tuttavia si fa fatica a considerare tale…), dopo la sesta giornata.
Con Mandorlini è successo all’altezza
della dodicesima, ma già dopo la sconfitta
di Firenze erano emerse le prime frizioni con
i tifosi. Non che prima il rapporto fosse stato
idilliaco, visto lo scarso entusiasmo col quale
era stato accolto il suo arrivo. Parlare di prevenzione forse è esagerato, però non c’è
dubbio che gli scarsissimi risultati ottenuti
dal tecnico di Ravenna nella precedente
esperienza in A con l’Atatanta, hanno finito
per influenzare negativamente il giudizio
dei sostenitori bianconeri.
che Beretta riesca almeno a dargli una
identità precisa, con tanto di prime e seconde scelte, perché finora si è proceduto
solo per tentativi. E dopo tredici giornate,
non è più concepibile. Naturalmente muovendo da alcuni punti fermi quali Galloppa
e De Ceglie, del quale ci preoccupa solo
l’insistito interesse della Juve per riportarlo
presto a casa…
Quanto all’attacco, costantemente sul
banco degli imputati, ci spiace annotare
che lo stesso Maccarone, forse a causa del
contraccolpo psicologico per i rigori falliti, sembra aver perso lo smalto dei giorni
migliori. Soprattutto appare troppo
spesso svogliato, nervoso. Si vede insomma che gli manca il gol, ma se non si
aiuta lui per primo è difficile che lo possa
fare la squadra da sola. Per quanto riguarda le altre punte, ci rifiutiamo di credere nella loro totale eclissi.
Tornando alla partita con l’Udinese – vi
facciamo velo di quella col Catania, già
vinta e poi pareggiata allo scadere per un
errore di Eleftheropoulos – non è tanto la
sconfitta in sé, che ci poteva stare (se ne
prende 5 il Palermo dalla Juventus, con
quello che ha speso Zamparini…),
quanto la disarmante facilità con la quale
i friulani si sono portati in vantaggio la
prima volta , grazie anche qui ad una dormita generale dei difensori e del portiere
in particolare, dopo un primo tempo controllato dai nostri con discreta tranquillità.
Non si possono regalare certe
reti a questi livelli, tanto più
quando per segnarne uno non
bastano neppure i rigori…
E qui si ritorna al discorso iniziale. Se la classifica è brutta magari non guardiamola, però
l’atteggiamento in campo dev’essere quello di una squadra
che sa di giocarsi la salvezza
ogni partita. Se necessario tirando fuori quel sacro furore
agonistico che a qualcuno non
fa difetto, ma ad altri sì. Il tutto
per arrivare poi a gennaio ed
avere un quadro più preciso
delle mosse da fare, senza dirci
ora però che la società “ci penserà al momento giusto”. Almeno vogliamo sperare che non
sia così, perché se è vero che
starà a Beretta dare indicazioni
precise in merito, non c’è bisogno del suo parere per capire
che qui ci vuole almeno un giocatore per reparto (nel senso
che ciascuno ‘deve’ fare reparto a sé), e
procedere poi ad una drastica sfoltita
della rosa.
Un concetto dev’essere chiaro: con il
quarto sponsor della serie A dietro a Inter,
Milan e Juve e soprattutto con 7200 abbonati, la società ha l’obbligo e la responsabilità di fare quanto in suo
possesso per salvare il salvabile. Siena non
è Bergamo nè Empoli, club che in passato
hanno già sperimentato il rischio di un’altalena fra la serie A e la B, da noi sarebbe
molto più difficile. Proprio perché a Siena
ci sono altre realtà in grado di calamitare
l’interesse della gente.
Quindi meditate gente, meditate. •
squadra e quanti nella formazione Primavera. Con il concreto rischio, ad ogni convocazione, di accontentarne 11 e dispiacere
a 20! E poi la filosofia di gioco, con quel
4.4.3. più affascinante che praticabile. Un
modulo “che in pochi riescono a proporre
senza scottarsi”, scrivevamo su queste colonne
alla vigilia del campionato.
Evidentemente siamo
stati facili profeti, ma siccome qui non c’è nessuno
che vuole
compiacersi per una previsione (negativa) azzeccata, ci chiediamo quali
erano i presupposti sui
quali poggiava questa filosofia e da chi era stata
eventualmente ispirata,
visto che per sostituire il
tecnico esonerato qualcuno
aveva pensato – repetita
iuvant?- anche a Zeman…
Che poi Mandorlini non
abbia avuto neppure fortuna, è del tutto evidente,
anche se c’è sempre di
mezzo un problema organico quando si raccattano
appena 9 punti in 12 partite. Quale, è facile immagi-
narselo, ma farne solo una questione di
scarsi mezzi tecnici è forse ingiusto. Anche
perché, sia pure a tratti, un po’ di entusiasmo questa squadra all’inizio lo aveva sollevato. Anche in chi scrive. Semmai è curioso
che Mandorlini, a fronte dei ripetuti errori
sotto porta (visto che non si segnava neppure sotto minaccia), si accontentasse di annotare che aveva giocato bene. Come se nel
calcio i gol fossero un opzional. Al punto da
meravigliarsi se i tifosi se ne lamentavano
con qualche fischio. Resta tuttavia la convinzione che ultimamente alla squadra abbia
fatto difetto anche una convinta strategia di
gioco, con tanti palloni messi in mezzo per
la testa dei difensori avversari e più in generale senza soluzioni tattiche alternative.
Ma quello che più ha indispettito i tifosi,
è quello sbagliare anche gli appoggi più
semplici, non andare mai incontro alla
palla, arrivare sempre per secondi. Magari
di questo Mandorlini non era neppure il
maggior responsabile, perché chi gioca in
serie A certe cose deve saperle fare, a prescindere. Ma il dubbio resta. Un dubbio che
si è insinuato come un tarlo nella testa di
chi ha la responsabilità di garantire a questo sogno non solo un presente, ma anche
un futuro.
4 calcio
Quindici giorni non bastano a Beretta per restituire alla squadra
un’immagine meno sbiadita
Ora ci vuole
uno scatto d’orgoglio
Luca Luchini
E se non fosse stata tutta colpa di Mandorlini, come molti volevano sostenere?
Certo, non può bastare una gara del nuovo
corso per poter dare seri giudizi, ma nella trasferta di Udine abbiamo, purtroppo, rivisto
molte delle carenze evidenziate nella prima
parte di questo campionato che ci hanno
fatto precipitare all’ultimo posto in classifica.
Quali responsabilità può avere Beretta se
Galloppa sbaglia una rete quasi fatta? Le
stesse che aveva Mandorlini quando nelle
varie gare con Reggina, Catania, Parma
(tanto per ricordare qualche episodio) i nostri giocatori avevano gettato al vento occasioni più facili da concretizzare che da
sbagliare. Duri commenti avevano suscitato
anche alcuni grossolani errori commessi in difesa. Mandorlini era riuscito a rovinare anche
l’unico reparto valido del gruppo! Purtroppo,
però, Portanova (quoque tu!) ed Eleftheropoulos ne commettono di belle anche nella
nuova gestione e la formazione bianconera
ad Udine, in superiorità numerica per più di
un tempo, non riesce a tirare in porta neppure una volta.
Adesso, francamente, iniziamo ad essere
in pensiero non soltanto per le sorti bianconere, ma anche per il ritrovato Beretta. Riaccolto dalla quasi totalità con tamburi e
grancasse (quanto è labile la memoria
umana!), passerà molto tempo prima che ricomincino le accuse a suo carico perché la
squadra non riesce a concretizzare le occasioni create, come accadeva lo scorso anno?
A questo punto, però, occorre forse allargare il discorso. Non sarà che il gruppo bianconero è tecnicamente modesto e, magari,
anche assemblato male? Sicuramente Mandorlini ha avuto le sue colpe, prima fra tutte
quella di aver impiegato molti giocatori in
ruoli non appropriati, ma cosa può fare un allenatore se il parco attaccanti a sua disposizione (comprese le cosiddette mezzepunte)
dopo tredici partite ha realizzato la bellezza
(!) di cinque reti?
Sulla carta il gruppo di punte bianconere
appare numericamente addirittura eccessivo,
ma si può, e si vuole, ancora contare su
Chiesa? E Frick che non segna da un anno?
Su Corvia vogliamo puntare realmente, o abbiamo sbagliato investimento? Forestieri è
troppo giovane per giocare? E i vari Giovinco,
Acquafresca, Cigarini tanto per fare alcuni
nomi, già divenuti concrete realtà delle loro
società? Questi e molti altri sono i dubbi che
ci tormentano, anche perché non basta inserire tanti attaccanti in formazione per fare
rete, come dimostra l’ultima parte della gara
di Udine quando, schierate contemporaneamente molte punte, l’estremo difensore friulano non è stato mai neppure impensierito.
Forse, allora, come dicevamo, il parco giocatori bianconero è male assemblato e tecnicamente scarso. Prendiamo come unico
esempio l’argentino Grimi che fino ad oggi
ha disputato tutte le partite dimostrando
sempre buona volontà e totale dedizione alla
causa. Non possiamo, quindi, pensare di essere negativamente condizionati nei suoi
confronti. È possibile giocare sul palcoscenico
della serie A senza riuscire a fare in tredici
gare un solo cross utile alla squadra? Noi crediamo di no e, purtroppo, in questo caso
poco conta il modulo schierato o le interminabili discussioni per stabilire se sia meglio il
4-4-3, il 4- 4-2 o il 4-4-1-1. Anzi, nel modulo
preferito da Beretta avere esterni che sanno
crossare è fondamentale e l’unico giocatore
di ruolo a disposizione del ritrovato mister è
Alberto, lo scorso anno da lui ignorato per
quasi l’intero torneo.
Tutto quanto fin qui esposto non deve però
far pensare ad una resa anticipata perché la
classifica non è ancora compromessa. Partite
sulla carta impossibili in Italia non esistono (la
stessa gara di Udine ce lo conferma), ed il
prossimo mercato di gennaio potrà portare
quei correttivi indispensabili per non commettere il grave delitto di “assassinare” il “miracolo Siena”.
A questo proposito occorreranno idee
chiare, serenità e decisione, qualità che nella
vicenda Mandorlini – Beretta non abbiamo
purtroppo riscontrato. Ci è sembrato, infatti,
che la dirigenza volesse scaricare la responsabilità della sostituzione del mister su di lui,
agevolando una sua “rinuncia” sotto la spinta
emozionale della contestazione dei tifosi, e
che la scelta di Beretta, negata con decisione
appena poche ore prima il suo arrivo, sia stata
abbastanza forzata da aspetti esterni alle convinzioni tecniche dei responsabili societari.
Auguri, comunque, al nuovo-vecchio mister bianconero al quale ci permettiamo, pur
consapevoli che normalmente non ama ricevere alcun tipo di consiglio, di suggerire l’arretramento di De Ceglie come esterno
difensivo sinistro, al posto di Grimi e alle
spalle di Galloppa. Se poi dovesse continuare
l’imbarazzante digiuno delle punte, perché
non mettere al centro della difesa Rossettini o
Ficagna e spostare Loria in attacco? Peggio
di adesso, probabilmente, non faremmo!
Animo, vecchia Robur! La classifica
piange, ma in un passato neppure troppo
lontano siamo riusciti a risorgere da situazioni
anche peggiori. Almeno proviamoci. •
atuttocampo
senio sensi
FELICI DI ESSERE SMENTITI
CALCIO DA …”SCHERZI A PARTE”
Calcio ancora nella bufera. Un tifoso morto a
causa di un colpo sparato da un poliziotto. Reazione assurda del tifo violento organizzato. Mancata reazione di Federazione e addetti all’ordine
pubblico, forse per paura di nuovi e più gravi incidenti; ma non si lascia la “piazza” a chi la vuol
distruggere, indipendentemente dalla motivazione che ha scatenato la protesta.
Novembre 2007 come il “fratello” febbraio.
Incidenti gravissimi, partite sospese per le intemperanze del pubblico, invettive vergognose contro
gli uomini delle forze dell’ordine (anche a Siena,
seppure urlate da pochissimi – e noti – soggetti),
città assediate, caserme distrutte. Il calcio c’entra
poco; poco nella dinamica dello sparo che ha
portato alla morte del ragazzo romano (ancora
tutto da verificare il come e il perché…); poco
perché le frange armate e forse politicizzate
hanno strumentalizzato il fatto a fini eversivi. Infatti alcuni teppisti sono accusati di “terrorismo”.
Parole versate a fiumi, come le lacrime, propositi di… ennesima tolleranza zero. E poi…
A Taranto (in C) per incidenti che hanno impedito lo svolgersi della partita, pugno duro:
squalifica del campo e partita persa. A Bergamo,
stessa identica situazione, la partita si ripeterà a
porte chiuse e, udite, udite, è stata squalificata la
tribuna. Sì, per i gravi fatti sportivi i tifosi di quella
tribuna saranno costretti a vedersi le gare casalinghe…da altre parti dello Stadio. Che fermezza! Che coerenza. Quanto vale meno, anche
in termini di morti, il calcio di Serie C da quello,
dorato, di serie A!
E non è finita; dopo i primi clamori e le accuse generalizzate contro i violenti, in tanti –
anche Presidenti delle Società e calciatori - hanno
cominciato le solite litanie innocentiste. No, non
siamo su “scherzi a parte” e chi pensa che un
qualche giorno il calcio italiano salperà verso lidi
di credibilità e coerenza è uno stupido sognatore.
L’ITALIA VA
Una sola nota positiva nel trascorso, negativo,
Novembre calcistico. La qualificazione dell’Italia
per gli Europei di giugno 2008 con una prestazione, finalmente, da Campioni del Mondo quali
siamo. In Scozia abbiamo rivisto la squadra che
tutti vorrebbero: grinta, cuore, qualità. Sembra
quasi che i nostri diano il loro “prezioso contributo” solo quando la posta in palio conta davvero.
Abbiamo visto ragazzi correre e non togliere
la gamba, rincorrere la vittoria con forza e coraggio e riuscire nell’impresa tutt’altro che facile.
Gli azzurri ci sono piaciuti e, sono convinto, sarà
piaciuto anche a loro compiere questa ennesima
impresa e ricevere l’applauso di tutto il Paese.
Cosa c’è di più bello per un calciatore che indossare la maglia azzurra e riportare successi così
importanti? Già, cosa c’è di più bello? Credo
niente; e allora non si spiega come uno o più giocatori possano rifiutare la convocazione o addirittura affermare che non indosseranno più
l’ambita casacca. Vero Maldini? Vero Totti? È giusto che un professionista possa rifiutare, senza
avere conseguenze, di dare la sua collaborazione
per tenere alto il nome della nostra Nazionale?
Perché si fa tutto per il club e non ci si vergogna
di dire “no” al tricolore? Ma da questo mondo di
dirigenze pavide, cosa ci si può aspettare ….
IL SIENA NON VA
E invece per i bianconeri…novembre nero.
Vergognosa sconfitta col Livorno, cambio di allenatore e sperata rinascita (o almeno una scossa)
e invece ennesima partita anonima a Udine con
preoccupanti segnali.
Mandorlini esonerato un po’ tardi; ritorno in
panca del Beretta che era stato cacciato – perché
non apprezzava il programma ? E ora sì?– a Giugno. Il lavoro del Mister della difficile salvezza
del maggio scorso è ripreso praticamente col materiale che aveva in mano a quell’epoca ma con
un Molinaro, un Rinaudo, un Antonini, un Konko,
un Negro in meno e con …in più un Jarolim, un
Grimi, un Bucchi, un Rossettini. Come dire: meno
qualità, salvo vedere cosa c’è di nascosto tra i
13/15 fantasmi che Mandorlini non ci ha fatto
mai vedere. Dubito che si possano scoprire talenti
tali da farci fare il salto di qualità che occorre.
Appunto: la qualità. È doloroso ammettere
che il tasso tecnico collettivo del Siena
2007/2008 appare nettamente inferiore a quello
del passato campionato. Se aggiungiamo che,
con quella squadra, ci siamo salvati per…il rotto
della cuffia e che quest’anno il campionato è più
difficile, le conclusioni sono già tirate. Se poi ci
vogliamo fare anche un altro po’ di male, diciamo chiaramente che la squadra appare imballata (preparazione sbagliata, paura di
sbagliare o scarse motivazioni?) e che tutti nelle
altre squadre, ma proprio tutti, corrono più di noi,
appare lavoro improbo quello di Beretta per tentare di ripetere il “miracolo”.
Nove punti in tredici gare con ancora sei partite davanti (le rimanenti del girone di andata) con
squadre sulla carta di un altro pianeta, ci fanno supporre che è
grasso che cola se “giriamo” a dodici punti. In quel caso farne 27 nel
girone di ritorno sarà obiettivo mica
da poco.
Non si capisce cosa sia successo a giocatori come Maccarone,
Loria e Portanova. L’asse che doveva garantire la graniticità dei reparti è praticamente sotto accusa. E
non solo quella. Sempre disponibili
a concedere fiducia e a sperare in
una ripresa che ci dicono essere
dietro l’angolo, ma vorremmo – intanto – veder correre di più, aggredire e crederci da parte dei
bianconeri.
Che la Società si faccia sentire;
che corra velocemente, anche lei…,
ai ripari ammesso che di “ripari”
(leggi rinforzi) ce ne siano di validi
in giro; che Beretta tenti qualcosa di
nuovo nel modulo o negli undici da
mandare in campo. Insomma: dateci un segnale e noi, tutti quelli che
amano il Siena, sono disposti a rivedere le posizioni obbligatoriamente critiche.•
Gilardino e Lucarelli con la Nazionale
a Siena; uno dei pochi eventi positivi
di novembre.
spazio aperto
massimo cherubini
SE IL PROBLEMA ERA NEL ‘MANICO’...
Il quinto campionato del Siena in serie A è iniziato più in nero che in bianco. Una preoccupante inversione di tendenza rispetto al recente
passato. Infatti mai, fino a quest’anno, le sofferenze, le preoccupazioni legate alla classifiche
erano iniziate così presto. Mai, fino ad ora, la
zona retrocessione era stata così vicina ed insistente fin dalle prime battute del torneo. Le cose,
semmai, erano andate, il riferimento è alle prime
quattro stagioni di A, peggiorando nel girone di
ritorno. Come lo scorso campionato quando la
salvezza arrivò, ancora una volta, all’ultima giornata nonostante i ventidue punti conquistati nel
girone di andata. Insomma le cose erano andate
a peggiorare, come detto, nella seconda parte,
in quella finale, della stagione. In questo campionato il discorso è ribaltato. La squadra ha iniziato con due sconfitte consecutive trovando, fino
alla tredicesima giornata, la prima, ed unica vittoria, solo dopo sette partite giocate. Nove punti,
sempre dopo la gara di Udine, in classifica a sei
giornate dalla fine del girone di andata. Potenzialmente si può uguagliare il risultato dello
scorso campionato, anzi si potrebbe addirittura
migliorare. Tutto possibile, ma da qui al giro di
boa il Siena deve giocare con squadre del calibro
del Napoli, della Juventus, dell’Inter e del Palermo. E allora c’è da prevedere che, difficil-
mente, alla fine della prima parte del torneo, i
bianconeri avranno rialzato la testa. Speriamo
che, nel quadro della perfetta inversione di tendenza rispetto al passato, il ritorno porti migliori
risultati, maggiori vittorie. La speranza, a mio modesto avviso, è destinata, però, a morire se non ci
saranno correttivi importanti. Il primo par essere
già conseguito con l’arrivo di Mario Beretta. Nei
giorni che hanno preceduto la trasferta di Udine
Ficagna ha detto a chiare note che il cambio dell’allenatore <ha portato serenità nello spogliatoio>. Segno, quindi, che le illazioni di chi diceva
che Mandorlini non godeva di grande <amore>
da parte dei giocatori erano realtà. Il secondo,
urgente correttivo da apportare, si
riferisce alla struttura della squadra.
Organico abbondante (fin troppo),
ma non ben assortito. Occorrono
correttivi. Serve un centrocampista
centrale, serve un esterno destro
che sappia spingere, serve, manco
a dirlo, un attaccante di <razza>
da affiancare a Maccarone. Il terzo
intervento da fare, questo tutto legato al campo, riguarda il gioco.
Da una parte la necessità di riuscire
a sviluppare maggiormente la manovra sulle fasce, dall’altra l’esigenza,
indispensabile
ed
essenziale, di ritrovare velocità, capacità nelle accelerazioni, cambio
di passo. Nelle ultime partite i bianconeri hanno manifestato grande
lentezza, troppa elaborazione e
prevedibilità, nella manovra,
Nessuno, tanto meno chi scrive
queste brevi considerazioni, ha la
giusta ricetta per riportare la Robur
sulla via che conduce alla salvezza.
Sono tanti i fattori: uno, la buona
sorte, decisamente indipendente
dalla volontà e capacità dei singoli,
che concorrono a ribaltare una situazione da negativa a positiva. Di
certo, però, se l’inizio di stagione è
stato così negativo qualcuno ha
sbagliato, qualche cosa non ha funzionato al di là della sfortuna che
pur c’è stata.. Inutile puntare il dito
su Tizio o su Caio. Le analisi dettagliate verranno fatte a fine campionato. Ora, dirigenti in testa, hanno
l’obbligo di far tutto il possibile per
non smarrirsi, per non far perdere
alla squadra, in modo irreversibile,
la strada che porta alla salvezza. La
strada è in salita, le difficoltà sono
molte. C’è da soffrire, ma il Siena
può ancora vincere il suo quinto
<scudetto>. Dobbiamo crederci
tutti, nessuno escluso. •
8 calcio
RISULTATI E CLASSIFICA SERIE A
9ª giornata
SIENA-REGGINA
0-0
10ª giornata
SIENA-CATANIA
1-1
(St 34’ De Ceglie, 43’ Vargas)
Daniele Galloppa
11ª giornata
PARMA-SIENA
2-2
(Pt 24’ Corradi, 34’ De Ceglie; st 35’ Mattini, 45’ Galoppa)
12ª giornata
SIENA-LIVORNO
2-3
(Pt 17’ Tavano, 18’ Maccarone, 30’ Bergvold, 42’ Knezevic; st
47’ Loria)
13ª giornata
UDINESE-SIENA
2-0
(Pt 43’ Quagliarella; St 80’ Di Natale)
Classifica: Inter 28; Roma, Juventus e Udinese 25; Fiorentina
24; Napoli, Palermo e Atalanta 18; Milan e Sampdoria 17; Catania 15; Torino e Genoa 14; Lazio 13; Parma e Livorno 12; Reggina e Empoli 10; Siena e Cagliari 9:
febbre alta
antonio gigli
QUANDO I RIMEDI SONO PEGGIORI DEL MALE
Lasciamo da parte per un attimo le disavventure del Siena di quest’anno, delle quali si è scritto
di tutto e di più e gli argomenti, a questo punto,
latitano così come i risultati. Questa volta vogliamo a parlare del tifoso calcistico, quello vero,
che paga il suo (caro) biglietto, va allo stadio,
tifa, si arrabbia, senza spaccare niente o picchiare nessuno, insomma un rappresentante della
classica maggioranza silenziosa o quasi.
Il tragico episodio che l’11 novembre scorso
ha visto perdere la vita un giovane romano
presso un autogrill ad Arezzo, ha fatto esplodere
la rabbia ultrà in tutta Italia. La tragedia è stata
doppiamente strumentalizzata. Dagli ultras perchè il giovane morto era un tifoso laziale, dai
mass media per attaccare il tifo calcistico in generale. In un paese normale l’uccisione di un giovane in un casello autostradale non sarebbe altro
che una grave tragedia, con la ricerca il più in
fretta possibile degli eventuali colpevoli e la loro
condanna. In Italia no, il problema degli ultras
calcistici ha fatto perdere il lume della ragione a
tanti. In altri paesi, sempre più normali del nostro,
un atteggiamento come quello tenuto in vari stadi
d’Italia dai cosiddetti ultras, sarebbe già stato
sconfitto o per lo meno esaminato come merita,
senza coinvolgere il resto degli sportivi. In Inghilterra, paese simbolo, è stato fatto e gli stadi, oggi,
sono sempre più pieni. I rimedi italiani sono peggiori del male. Come si può pensare di chiudere
una curva se c’è al suo interno qualche violento o
facinoroso? Prendiamo Siena, tanto per non andare lontano. La curva senese è fatta di due-tremila persone, la stragrande maggioranza delle
quali sono adulte o giovanissimi che hanno fatto
l’abbonamento lì anche per spendere una cifra
non troppo onerosa. E’ giusto che se una decina
di persone, poniamo il caso, commetta atti violenti, che la curva venga chiusa per tutti? No, in
un paese civile questo non può essere giusto, non
si può colpire nel mucchio perchè non si riescono
a colpire i violenti. Il calcio in Italia è un fatto
quasi religioso, non esiste cultura sportiva, vige
sempre il motto “o si vince o...si vince”, ma non è
con questi provvedimenti eclatanti che si sconfiggono i violenti o i delinquenti presenti negli stadi.
Tutte le questure d’Italia sanno chi sono, ma solo
poche tifoserie vengono accuratamente controllate e passate al vaglio. Vigono zone (anche
molto grandi come entità) dove si può fare di tutto
e di più, mentre in altre, molto più facilmente controllabili, tutto fila via liscio. Nel nostro paese, invece, i delinquenti diventano idoli. In questi giorni
chi ha avuto il coraggio di resistere anche pochi
minuti, ha potuto ascoltare e vedere interviste a
personaggi che si vantavano di aver interrotto il
derby di Roma qualche anno fa, grazie ad una
notizia falsa, a elementi che sono contentissimi di
aver invaso campi, spaccato teste, assaltato
gruppi di tifosi o poliziotti. Con l’andazzo che
“tutto quanto fa spettacolo” non si risolvono i problemi del tifo violento, non si fa in modo che le famiglie, come in Inghilterra, tornino ad assistere ad
un semplice sport, il più bello e seguito del mondo.
Togliamo i violenti dal calcio, quindi, ma con provvedimenti giusti che vadano a colpire dove ce n’è
il bisogno e non a casaccio nel mucchio.
Che si voglia o no, Siena in questo campo è
rimasta un’isola felice, anche se in tanti, anche
nella nostra città, fanno finta che non sia vero. Gli
attestati di stima nei confronti della tifoseria bianconera sono innumerevoli, dal risultato ogni fine
campionato, della coppa Disciplina, a quelli che
tempo fa dai microfoni di Sky ha espresso la vedova di Raciti, il poliziotto ucciso a Catania.
Qualche volta alziamo la voce anche noi, ci mancherebbe altro, lo fanno alla Scala di Milano
quando non gli piace un cantante, possiamo farlo
noi, ma il tutto resta in un ambito civile. Dobbiamo continuare così e i mass media dovrebbero
seguirci. Domenica 25 novembre, per esempio,
tifosi senesi e friulani sono andati insieme, dopo
aver pranzato, ad assistere a Udinese-Siena, consolidando un’amicizia di vecchia data. Sulle tv e
sui giornali poco o niente di questo fatto, ma credete che sarebbe stata la stessa cosa se invece di
andare a mangiare e bere insieme le due tifoserie se le fossero date di santa ragione? Questo
vuol dire non avere cultura sportiva, tutti, giornalisti e politici compresi. •
Tifosi del Siena e dell’Udinese fraternizzano
in Piazza del Campo.
TE LO DÒ IO L’APPROCCIO
di Mario Lisi
10
C
i sono termini ed espressioni che entrano subdolamente nella nostra vita di ogni giorno per trasformarsi in veri e propri tormentoni che non ti
lasciano più e che, anzi, finiamo automaticamente per
usare come scorciatoie quando dobbiamo manifestare
un’intenzione, esprimere uno stato d’animo o magari
cercare di darci un tono.
Alzi la mano, a questo proposito, chi di noi almeno
una volta non ha annichilito il proprio interlocutore sibilandogli la fatidica frase “Mi faccia parlare!” tanto in
voga negli urlati dibattiti dei talkshow televisivi. Ormai
la si sente risuonare minacciosa e tagliente dovunque,
nelle riunioni di condominio e in quelle scolastiche, tra
colleghi d’ufficio come tra suocera e nuora. Esempi del
genere potrebbero continuare.
Ma di questi tempi c’è un’espressione in particolare
che è salita prepotentemente alla ribalta nel linguaggio
delle interviste sportive e più propriamente calcistiche
(luogo del resto incline a ospitare banalità o luoghi comuni) e che, come una gigantesca appiccicosa melassa,
cola giù dai microfoni o sgorga dagli schermi TV: “approccio sbagliato alla gara”.
A questa stereotipata versione dei fatti ricorrono
sempre più spesso in tanti: celebrati calciatori ridicolizzati dagli avversari, allenatori delusi per la prestazione
offerta dalla formazione proprio da loro mandata in
campo e persino taluni presidenti, magari pur intimamente consapevoli di campagne acquisti deficitarie
quanto la classifica, davanti alle proteste dei tifosi non
trovano di meglio che fare riferimento al “cattivo approccio” della squadra all’incontro incriminato.
Tutti dovrebbero piuttosto parlare di avversari inopinatamente snobbati, di incauto atteggiamento di sufficienza o di qualche altro recondito motivo che ha
limitato l’impegno di questo o di quel singolo; invece,
con gli occhi bassi sul microfono, non sanno far altro
se non mandare a memoria lo stantio ritornello dell’“approccio sbagliato”, dando evidentemente per scontato
l’automatico effetto taumaturgico di tale frase sul perplesso ascoltatore che, secondo loro, a quel punto dovrebbe sentirsi appagato da cotanta spiegazione
parapsicologica. Una sorta di autoassoluzione, insomma, buona in tutte le stagioni per giustificare i tanti
erroracci di cui è infarcito il nostro sopravvalutato calcio, quasi si trattasse di dilettanti allo sbaraglio anziché
di professionisti profumatamente pagati che, se non
altro per questo, di fronte a figure delle più barbine (stile
l’ultimo Fiorentina – Siena, tanto per intenderci, e non
solo) dovrebbero saper tirare fuori qualche argomento
più credibile e serio.
E invece l’espressione “approccio sbagliato”, palesemente mutuata dal pruriginoso linguaggio del corteggiamento, viene sempre più evocata come la risposta
ideale che non ammette repliche, ha il suono di una
porta sbattuta seccamente in faccia per lasciar fuori ogni
critica, vuole essere una sorta di mannaia che taglia di
netto la testa al proverbiale toro. Ineluttabile come il destino.
A questo punto non sfugge a nessuno, se non ai diretti interessati, il senso del ridicolo che argomentazioni
del genere si portano dietro, così come censurabile è
anche la sempre più palpabile insofferenza che mister e
calciatori dimostrano davanti al minimo appunto che
venga loro mosso. Così ogni pur legittimo articolo di
giornale che adombra una qualche critica diventa ai loro
occhi un reato di lesa maestà, i fischi dei sostenitori un
insulto di ingenerosi disfattisti, le scrollate di spalle si
sprecano, le “balle” fragorosamente si rompono...
Insomma pare proprio che, quando le cose non
vanno per il giusto verso, i nostri celebrati beniamini
siano accomunati tutti dall’identico spirito di casta (per
usare una parola di moda) che li vorrebbe comunque
sempre preservati, si direbbe quasi per contratto, dai rischi del mestiere che hanno scelto. Cosa che a noi, comuni dipendenti o professionisti del quotidiano, è
peraltro opportunamente preclusa. Vi immaginate un
cassiere di banca o delle poste che, di fronte alle rimostranze del direttore che gli fa notare un sia pur involontario ammanco, rispondesse con naturalezza che ahimè! - purtroppo proprio quel giorno ha suo malgrado
“sbagliato approccio” con la giornata lavorativa?!
Chissà, magari era lunedì.
A questo punto però, sotto l’incalzare della drammatica attualità, la nota di colore e lo scherzo, in cui
ogni riferimento a recenti vicende della Robur non era
puramente casuale, devono fermarsi qui. Perché in realtà il calcio, quello italiano in generale, ha di fronte ben
altri difficili problemi che non le lessicali fesserie che ci
vengono propinate nei commenti e nelle interviste di
rito di ogni dopopartita.
Come tutti sappiamo - e di certo in altra parte della
rivista se ne parla ampiamente - nel nostro Paese lo
sport che tanto ci appassiona rischia ormai di affogare in
un mare di arretratezza civile e di inqualificabile violenza che dà luogo ad uno spettacolo degno delle peggiori suburre del tanto bistrattato terzo mondo o delle
più turbolente periferie di certe metropoli del Sud America. Un oceano di subcultura dove migliaia di persone
eleggono a regola di vita un sistema di tifo bestiale e
perfino lo ammantano di riprovevoli idee politiche altrimenti condannate dalla storia. E dove un brutto
giorno può avvenire anche che sedicenti tifosi in trasferta abbiano voglia di trasformare un banale autogrill
in luogo di stupido agguato e ad un poliziotto di improvvisarsi eroe dei più truculenti quanto improbabili
telefilm americani. Che sia stato anche il loro un approccio sbagliato? •
Le squadre sono a centrocampo. Si parte, ma l’approccio alla gara come sarà?
11calcio
La previsione di prossimi incidenti al di fuori
degli stadi, come anticipato nel precedente intervento di chi scrive, non era certo alla ricerca
di conferme così puntuali come la realtà, superando la fantasia, ha da subito dimostrato. Appariva infatti chiaro che a fronte del
consolidamento dell’impianto normativo e tecnico dei dispositivi di sicurezza all’interno degli
stadi, le occasioni di scontro tra opposte “pseudo
tifoserie” si sarebbero spostate pari tempo in
zone ritenute maggiormente franche e poste
fuori controllo dagli insidiosi impianti di videosorveglianza tesi ad inchiodare i violenti alle loro
personali responsabilità. Di qui il favore verso una
politica che tenda a restituire gli stadi alle società
sportive per il tramite dell’opera degli stewards
che valga appunto a liberare forze dell’ordine da
dislocare al di fuori degli impianti sportivi a tutela del territorio e dei cittadini tutti.
Ciò che invece non convince, è l’ennesima riprova del pressapochismo di chi è chiamato a
fare informazione e dell’assoluto vizio italico di
rincorrere come sempre i fatti di cronaca con levate di scudi, indignazione un tanto al chilo, e la
solita legislazione della perenne emergenza che
al più non trova sbocco legale o alla peggio viene
poi sistematicamente demolita dall’opera del giudice delle leggi. Una legislazione dell’emergenza
che comunque verrebbe applicata in maniera assolutamente difforme nel territorio nazionale a
seconda della personalissima sensibilità del magistrato di turno in ossequio a quelle che sono le
sue convinzioni ideologiche o culturali.
Due sono le osservazioni di chi scrive e precisamente una di metodo ed una di contenuto, e
comunque entrambe precedute da una constatazione che dovrebbe essere chiara a tutti: il tragico evento della morte di un giovane avvenuta
in quel di Arezzo nulla ha a che vedere con il calcio, come nulla hanno a che vedere con il calcio
gli episodi di guerriglia urbana che si sono registrati dentro e fuori gli stadi dell’intera penisola.
Detta tragedia è solo l’epilogo di una doppia disgrazia data da una morte assurda ed ingiustificabile e di una condotta di un singolo
appartenente alle forze di polizia le cui personali
responsabilità dovranno essere compiutamente
accertate dalla magistratura. Il resto è apparso
solo come una vergognosa strumentalizzazione
di questa doppia disgrazia che colpisce in diversa misura due famiglie, ad opera di bande di
criminali in libertà ben pilotate da parte di burattinai della violenza e della volgare stupidità
per il personale tornaconto di coloro che trovano in ogni attacco allo Stato, e quindi a noi
stessi, la giusta occasione per buttare fuori il loro
odio nei confronti di ogni serena e ordinata convivenza civile.
Chiarita la premessa, venendo ora alle due osservazioni di cui sopra, ed iniziando da un problema di metodo, non ci si stancherà mai di
ripetere che è assolutamente assurdo continuare
a legiferare in constante emergenza e sull’onda di
coinvolgimenti emotivi e quindi irrazionali così
come è assurdo continuare a pensare ad una legislazione speciale che riguardi solo il calcio.
È un mostruoso abbaglio che confonde il
problema con la sua occasione nel manifestarsi.
Il problema non sta nel calcio, ma nella nostra
Il tragico fatto di Badia al Pino ed i successivi episodi di guerriglia
al centro delle riflessioni del mondo sportivo
Al primo posto
c’è l’incertezza del diritto
Mauro Mancini Proietti
attuale società decisamente malata e allo
sbando in cui disordine, crisi di ideali, illegalità
diffusa, deresponsabilizzazione ed impunità la
fanno da padrone sotto la “copertura costituzionale” di un ipergarantismo a senso unico che
tutela esclusivamente i criminali e non difende
assolutamente le persone per bene che si sentono abbandonate a se stesse e quindi a loro
volta spinte a praticare l’illegalità nella ragionevole convinzione che la legalità appartiene solo
al mondo dei fessi. Inutile prendersela con il calcio. Questo, non essendo altro che una delle più
grandi e note pubbliche manifestazioni, non fa
altro che rappresentare lo specchio di questa
nostra società. Uno specchio che vale per il calcio come vale per i fenomeni di microcriminalità, bullismo nelle scuole e tra i giovani, nelle
periferie disastrate delle grandi città prigioniere
di piccoli delinquenti, clandestini, spacciatori e
prostituzione.
Non serve una legislazione speciale limitata
al calcio, ma serve solo rimeditare una volta per
tutte semmai le regole che devono sottendere al
mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica in ogni pubblica manifestazione ed ogni
evento, sia esso un momento sportivo, uno
spettacolo, un comizio o un corteo. Ed il principio costituzionale che lo deve sorreggere è di
una semplicità banalissima: deve essere sempre
e comunque garantita la libera manifestazione
del proprio pensiero e la libertà dei movimenti
dei singoli come dei gruppi. Non deve essere in
nessun caso consentita ogni azione di violenza
contro persone o cose. I responsabili devono in
ogni modo essere identificati e tolti immediatamente dalla circolazione previo immediata applicazione della custodia cautelare di diritto fino
alla pronuncia della sentenza di primo grado
che deve essere celebrata per direttissima. La
misura dell’arresto deve essere sganciata da ipotesi di flagranza e deve essere consentito senza
alcun limite di tempo. La chiara ed inequivocabile prova fotografica deve assumere rilievo legale di piena prova. Deve infatti passare chiaro
un principio: rimanere a fianco di un soggetto
che si rende autore di un atto di violenza, senza
l’immediata e chiara dissociazione, equivale a
concorso personale nel reato. Il concorso di persone nel reato si perfeziona infatti attraverso un
qualsiasi contributo causale, anche psicologico,
da parte di chiunque nei confronti del soggetto
agente. La persistente e apprezzabile presenza
di chiunque in un luogo e all’interno di gruppi
da cui provengono gesti di violenza deve perfezionare il reato eliminando per legge qualsiasi
diversa interpretazione del giudice che in tal
caso deve semplicemente applicare la legge. Il
fatto di compiere personalmente, o semplicemente accompagnare con il vincolo del gruppo
la condotta violenta di terzi, deve collocarsi
esclusivamente sul piano delle aggravanti o
delle attenuanti che devono comunque prendere di misura una pena base che deve essere
sempre applicata per il solo fatto di affiancare
tali azioni. Le persone così condannate non devono accedere ad alcun beneficio o misura alternativa o sostitutiva della pena.
Dette misure, ad oggi in aperto contrasto
con una rigorosa interpretazione della carta costituzionale, devono necessariamente passare
attraverso un lento e ponderato procedimento
di modifica della Costituzione nella parte in cui
deve essere ascritto a principio fondante di ciascun ordinamento la salvaguardia e la preminenza dell’interesse collettivo alla tutela
irrinunciabile, uti cives, della propria persona e
dei propri beni. Un’ordinata convivenza civile
deve essere in definitiva un principio costituzionalmente irrinunciabile, fermo restando l’inviolabilità della persona fisica e della sua integrità.
Come si vede deve trattarsi di un percorso
normativo sufficientemente ponderato e mirato
al di fuori di qualsiasi slancio emotivo il cui
sbocco deve collocarsi nell’alveo naturale delle
leggi che devono essere patrimonio comune di
un ordinata convivenza civile che non può in
nessun modo piegarsi all’azione violenta di
pochi.
Ogni sospensione dei campionati, delle partite, delle trasferte di tifoserie o la disputa di partite a porte chiuse, è in fondo una sconfitta di
uno Stato di diritto ove tutti i cittadini, e quindi
tutti i veri tifosi, hanno il sacrosanto diritto di
non vedersi negare il libero godimento delle
proprie libertà.
Inutile quindi pensare al calcio come un sui
generis rispetto al resto. Esso è in definitiva lo
specchio della società in cui insiste e si riflette. E
la riprova se vogliamo, sta anche nelle ultime
decisioni degli organi federali che a loro modo
“premiano” alcune tifoserie tra cui quelle di
Siena per la loro indiscutibile correttezza. Non è
forse anche in questo caso la riprova di una realtà, quella senese, il cui contesto sociale e culturale vale da tempo a distinguersi rispetto a
tante altre realtà?
L’auspicio è che di questo si finisca presto per
tenerne conto, al fine di superare una volta per
tutte quella ordinaria costante emergenza che
in ultima analisi finisce solo per alimentare una
volta di più quello che è forse il male maggiore
dei nostri tempi: l’incertezza del diritto. •
12calcio
Dopo i campi in erba, la società neroverde si dota per prima
di un impianto fotovoltaico per l’illuminazione del campo centrale
Il San Miniato va
all’abbraccio col sole
Alessandro Aucone
Il Gs San Miniato, prima società dilettantistica toscana e una delle prime in Italia a realizzare un campo in erba sintetica,
non perde la sua capacità di precorrere i
tempi e ancora una volta stupisce tutti
con una iniziativa veramente innovativa.
Da pochi giorni il presidente Toscano ha
ottenuto le strutture dalla Banca Cras per
un finanziamento di quasi 150 mila euro,
da restituire in 10 anni. Questa importante cifra servirà a dotare l’impianto di
via Veterani dello Sport di un modernissimo impianto Fotovoltaico, sufficiente a
produrre tanta energia da alimentare
l’impianto di illuminazione del campo
centrale e non solo; l’energia prodotta nei
momenti di mancato utilizzo sarà ceduta
all’ente erogante (Conto Energia) e di
fatto servirà a compensare quei consumi
alimentati dalla fornitura tradizionale.
Consumatori e produttori insomma, nell’ottica di espanderne poi l’impiego per
l’illuminazione dei campi di calcetto, per
il riscaldamento dei locali e per l’acqua
calda delle docce.
Partner in questa straordinaria impresa,
la società senese Sena Sistemi Solari che
realizzerà sui tetti degli spogliatoi, e senza
alcun ingombro aggiuntivo di superficie,
l’impianto della potenza di picco di
20KWp e capace di produrre 26000kwh
nell’anno. A fronte del grosso impegno
economico per la società neroverde, saltano agli occhi i primi evidenti vantaggi
come un risparmio nell’utilizzo del
gruppo elettrogeno, con un beneficio generale all’ambiente circostante, una considerevole economia nelle spese della
normale e straordinaria manutenzione
ma soprattutto nell’acquisto del gasolio,
costo che negli ultimi mesi ha influito in
modo importante nell’aumento delle
spese di gestione della società. Una operazione di grande interesse quindi, che
mette in risalto anche la grande sensibilità
ambientale del Gruppo Sportivo San Miniato e che, rappresentando un esempio
concreto di come affrontare il problema
della crisi energetica e della lotta all’inquinamento, potrebbe essere, come lo fu
per i campi sintetici, trainante per realtà
analoghe. Nel dettaglio i pannelli a celle
di silicio producono energia sfruttando direttamente le radiazioni solari che per
tutta la giornata colpiscono i tetti su cui
vengono installati; senza alcuna emis-
sione in atmosfera e senza recare alcuna
forma di inquinamento all’ambiente; ad
oggi la più sicura e collaudata fonte di
energia rinnovabile.
Un plauso dunque al Gs San Miniato e
al suo infaticabile presidente Gigi Toscano, ma anche ai dirigenti della Banca
CRAS che senza indugi hanno creduto e
finanziato, con una cifra rilevante peraltro, l’iniziativa. Un esempio importante di
sinergie tra realtà tutte del territorio, considerando che anche l’Amministrazione
Comunale, proprietaria degli impianti, ha
approvato con entusiasmo l’opera.
Idee, lavoro ma anche amicizia e convivialità. San Miniato è anche questo; non
si sono ancora spenti gli echi della bella e
partecipata festa della Società all’Hotel Garden per la
presentazione delle squadre, che già è in fase avanzata di organizzazione la
tradizionale “Cena degli Auguri” che vedrà riuniti, sempre in via Custoza, tutti gli
amici della società. Le autorità cittadine e sportive, gli
sponsor, i quadri tecnici e
dirigenziali, la stampa e non
mancherà neppure quest’anno Giorgio Perinetti,
Direttore Sportivo del Bari,
e grande amico della città e
della società nero-verde. •
La formazione degli Allievi
Regionali (a sinistra)
ed il presidente Toscano (sopra)
con il piccolo Iddi, della scuola
calcio, in occasione della
presentazione delle squadre
al Garden.
14scherma
Positivo debutto della Consum.it sulle pedane
di tutta Italia. Gli obiettivi per il 2008
Lame cussine
già affilate
Un altro bronzo è giunto dalla prova di fioretto femminile,
126 partecipanti, con Alice Volpi che è arrivata come un rullo
compressore fino alla semifinale dove si è lasciata sfuggire per
una sola stoccata la vittoria sulla livornese Calissi.
La cussina buttava letteralmente al vento la possibilità di accedere alla finale per la vittoria della prova: dopo essere stata
in vantaggio per 6-0 e 13-8 subiva le rimonte dell’avversaria per
la troppa fretta di voler chiudere l’incontro senza gestire invece,
nella maniera adeguata, i notevoli vantaggi accumulati. Una “lezione” da non scordarsi per la giovanissima Alice che farà sicuramente tesoro degli errori tattici commessi nella prova
d’esordio del campionato di categoria. Bella prova anche per
Gaia Fratini che ha chiuso in 13ª cedendo alla bolzanina Milanese per poche stoccate l’accesso alla finale ad otto. In precedenza la fiorettista del CUS aveva eliminato la monzese Villa,
campionessa Italiana “Allieve” dello scorso anno. Meno bene
per la stessa Fratini nella gara di spada dove era attesa tra le
protagoniste, ma ha chiuso in 77^ posizione sulle 204 partecipanti a causa, probabilmente, della troppa tensione accumulata per le forti aspettative di un buon risultato..
Nella sciabola maschile buona prova di Cristiano De Salve
che ha chiuso in 37^ posizione su 151 partecipanti, guadagnandosi così la qualificazione alla prima prova giovani in programma a Rovigo. Il giovane cussino (classe 1992) deve trovare
un miglior equilibrio psicologico in pedana imparando, in particolare, a non perdere il controllo sulle decisioni arbitrali non
condivise.
Daniele Giannini
Martina Giovannetti,
la giovane spadista
protagonista a Firenze.
I ragazzi del Gran Premio
Giovanissimi (in alto).
Già lanciata a pieni giri la stagione della scherma con la sezione del CUS – CONSUM.IT impegnata settimanalmente con
le prime importantissime prove nazionali di qualifica delle varie
categorie sia giovanili che assolute.
Infatti l’attività agonistica prevede, giustamente, delle selezioni che, nel corso della stagione, portano a determinare un ristretto numero di atleti che andranno a contendersi i titoli italiani
di categoria in una prova finale.
Maggiore è l’età più è difficile l’accesso: se per gli under 14
la partecipazione al Campionato Italiano viene conquistata con
la sola presenza alle prove regionali o nazionali delle varie armi,
per gli under 17 (Cadetti ) e gli under 20 (Giovani) occorre qualificarsi nei primi 36 atleti sulla base della somma delle 2 prove
di qualificazione nazionale.
A livello assoluto dalle qualifiche regionali o zonali, si passa
a quelle nazionali per classificare i migliori 42 atleti italiani che
disputeranno il Campionato Italiano di specialità.
A metà ottobre si è svolta ad Ariccia la prima prova nazionale di qualificazione per il Campionato Italiano “Cadetti” (under
17) con il CUS in bella evidenza per la conquista di due medaglie di bronzo.
Nella prova di spada maschile, che contava circa trecento
partecipanti, bronzo per Lorenzo Bruttini che dopo i gironi eliminatori guadagnava il numero uno del tabellone di eliminazione diretta della gara; Bruttini avanzava senza problemi verso
la finale superando con autorevolezza i propri avversari fino a
giungere fra gli otto finalisti del torneo.
Nei quarti di finale l’incontro è stato da cardiopalma con
l’atleta senese uscito vincitore per 7-6 al minuto supplementare
contro Leombruno di Udine; nella semifinale ancora un assalto
molto intenso dove però Bruttini cedeva di misura all’umbro
Locci poi vincitore della prova.
Bene anche Marco Tanfoni che al primo anno della categoria si è classificato 85° ed ha staccato il biglietto per la prima
prova “Giovani” (under 20) alla quale si qualificava solo il 30%
dei partecipanti; molto più in basso in classifica Stefano Menchiari che raccoglieva solo due vittorie nel girone iniziale senza
riuscire a qualificarsi per la diretta.
Passando alle categorie under 14, esordio con successo
della sezione scherma del CUS nella prima tappa del campionato toscano under 14. Quattro ori, due argenti, tre bronzi, tredici finalisti e sei semifinalisti oltre ad altri buoni piazzamenti;
questo è il fantastico risultato che i cussini hanno collezionato
nelle gare svoltesi a Viareggio nel primo fine settimana di novembre. Il totale dei punteggi acquisti a seguito dei piazzamenti
conseguiti dai giovanissimi atleti cussini, ha fatto sì che il Centro Universitario Sportivo senese concludesse al primo posto,
con 1.558,760 punti sulla diretta inseguitrice, Fides Livorno, fermatasi a 1.129,550, la prima prova del Campionato Toscano
che si concluderà nel prossimo mese di marzo a Prato e vedrà
l’assegnazione del trofeo “Zanotti” alla vincitrice assoluta delle
due prove.
Grossa soddisfazione quindi per la dirigenza e per tutto lo
staff tecnico coordinato dai Maestri Lio Bastianini, Alberto Carboni e Daniele Giannini.
Ecco i risultati: nel fioretto oro nei “Maschietti” con Dimitri
Tarantino, finale con settimo posto per Lorenzo Capra e nono
classificato Francesco Pacciani; nei “Giovanissimi” doppietta
cussina dove si sono contesi l’oro Carlo Alberto Stortini e Lorenzo Giannini, vincitore sul filo di lana per 10-9 dopo un bellissimo assalto che si è concluso con l’abbraccio tra i due
compagni di sala; finale anche Andrea Sperduti, 7º classificato,
con 11º Ferdinando Picciolini e 13º Bernardo Rosseti.
Nelle “Bambine” finale per Elena Biagiotti, sesta, e Vivian
Petrini ottava mentre nelle “Giovanissime” bronzo per Sofia Monaci e sesto posto per Claudia Dei.
Nella gara degli “Allievi”, dove circa il settanta per cento dei
più forti a livello nazionale si trova in Toscana, bella prova di
Matteo Della Vecchia che in finale (ottavo) ha ceduto di misura
nell’assalto per l’accesso alla zona podio al pisano Del Macchia, poi vincitore della prova; buona semifinale per Bernardo
Crecchi, superato per 11-10 dal fiorentino Mamma, poi bronzo
e di un anno più grande. Seguono in classifica Guido Ferrini,
24°e Mattia Laurigi, 27°.
Nella spada oro nei “Maschietti” con Lorenzo Capra e nei
“Giovanissimi” con Andrea Brogi, seguito al quinto posto da
Tommaso Della Seta.
Nelle “Allieve” bell’argento per Valentina Soldati, che è al
primo anno della categoria, e finale con sesto posto per Maddalena Cerretani e settimo per Anna Carboni.
Nelle “Giovanissime” di spada ancora due finaliste con Irene Andreini sesta e Virginia Simpatico settima; segue Elena Ferrini nona.
Negli “Allievi” spada 14° Guido Ferrini, 18° Mihail Popovici,
26° Bernardo Crecchi, 36° Mattia Laurigi, 40° Edoardo Lisi e
41° Jacopo Palumbo.
Nella sciabola “Allievi” bel bronzo per Guido Ferrini e stesso
risultato per la sorella Elena nelle “Giovanissime”; infine, sempre nella sciabola, ottima finale anche per Lorenzo Giannini 7°
e Bernardo Rosseti 8° fra i “Giovanissimi”.
Ottime notizie anche dalle prime prove di qualifica assoluta
con il Cus Siena protagonista con tre vittorie ed un buon numero di atleti qualificati per le prove nazionali.
Nelle qualifiche regionali di spada maschile e femminile, svoltesi a Firenze, cussini sempre sul gradino più alto del podio con
Lorenzo Bruttini e Martina Giovannetti ad aggiudicarsi le rispettive prove di spada maschile e femminile nelle quali sono scesi
in pedana 81 (SPM) e 61 (SPF) partecipanti..
Successo completato dal terzo posto di Vieri Vannoni e dal
settimo di Marco Cetoloni qualificati per la prova nazionale
come, fra le ragazze, Martina Bancheri, terza e Bianca Vannoni,
12ª. Fuori per poche posizioni dalle 15 ammesse Gaia Fratini,
17^ e Barbara Galini, 18^.
Grande prova nelle qualifiche zonali del Centro Italia con
Fabio Miraldi (classe 1962) davanti a tutti gli oltre 110 fiorettisti
partecipanti alla gara. Capacita tecnica e tenuta psico-fisica da
grande atleta hanno permesso al cussino, membro del Consiglio Direttivo della Società universitaria, di salire sul gradino più
alto del podio superando avversari ben più giovani e con alle
spalle anche fresche esperienze internazionali. Bene anche il
giovane Niccolò Zanchi, 29°, superato proprio da Miraldi ma
qualificatosi per la prova Nazionale di Ravenna insieme all’altro cussino in gara Erik Peruzzi. Nel fioretto femminile, assente
Alice Volpi già qualificata per la sua appartenenza al gruppo di
elitè, le due cussine in gara raggiungevano facilmente la qualificazione con Giorgia Zizzo, 15^, fermata dalla frascatana Caracciolo nell’incontro valido per l’accesso alla finale ad “8”, e
Gaia Fratini 19^ dopo aver fallito di un soffio, 14-15, l’accesso
nelle “16” contro la Manca di Frascati.
Nella sciabola in gara Cristiano De Salve che, superato il
turno a gironi, perdeva di una sola stoccata il primo incontro di
eliminazione diretta non riuscendo nell’obiettivo della qualificazione per la prova nazionale
Prova nazionale anche per gli under 14 con lo sciabolatore
Guido Ferrini che a Varese cedeva per una sola stoccata l’accesso al tabellone da “16”.
Nella prova nazionale di spada tenutasi a Firenze è Valentina Soldati a centrare il podio nelle “Ragazze” classificandosi al
terzo posto su circa 90 partecipanti. Altra finale nei “Maschietti”
con Lorenzo Capra, 5°, ad un passo dal podio. Prestazione positiva nei “Ragazzi” per Mihail Popovici che nell’esordio in una
gara nazionale, raggiungeva il tabellone da “16”. Nella stessa
prova bene anche Mattia Laurigi, 24°, mentre poco più indietro si
fermava Bernardo Crecchi, 36°. Fra i “Giovanissimi”, 17° Andrea
Brogi mentre nelle “Giovanissime” si segnalano le prestazioni di
Virginia Simpatico, 27ª, e Irene Andreini, 30ª. Fra le “Allieve” 19ª
e 20ª Maddalena Cerretani ed Anna Carboni. Nelle prime fasi eliminatorie delle varie categorie uscivano di scena gli altri giovanissimi cussini in gara: Tommaso Della Seta, Elena Ferrini,
Edoardo Lisi, Chrystyna Lorenzetti, Teresa Pandolfi e Ilaria Prò.
Bene quindi l’inizio stagionale delle lame cussine che si
pongono quale obiettivo finale il miglioramento del 15° posto
assoluto fra le Società d’Italia conquistato al termine della stagione 2006/2007. •
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17atletica leggera
Si dice che i bei libri particolarmente educativi dovrebbero essere letti nelle scuole, nel caso di “Perché corriamo? (Einaudi), oltre
agl’istituiti d’istruzione, dovrebbe essere portato nei campi d’atletica
e nei campi sportivi in genere. Scritto da un “non addetto ai lavori”
(Roberto Weber, direttore dell’istituto di ricerca SWG), il libro è una
vera e propria “educazione emotiva” a questa pratica, attraverso i
ricordi personali dell’autore, dell’attività svolta delle sensazioni trasmesse dai campioni che ha visto affermarsi nel tempo, fino al periodo attuale in cui “la corsa è in prima battuta un lavoro, una
professione”, e non più il gesto “gratuito” di una volta.
Che uno corra, lanci, salti, oppure giochi con una palla, alla fine
il libro è da consigliare perché, al di là dell’inesorabile flebile vena
melanconica che accompagna chi mette a confronto differenti epoche, ci può aiutare a comprendere l’attuale fase, il divario e il rischio di plagio in cui incorrono i giovani che facendo sport oggi si
trovano di fronte personaggi/modelli affermati troppo distanti dalle
realtà quotidiane.
Con queste situazioni, come è stato altre volte scritto in questa
rivista, si confrontano inesorabilmente le piccole società dilettantistiche d’atletica senese.
Nel tracciare un bilancio dell’annata 2007, era forse giusto partire da queste considerazioni per parlare quindi di quei giovani di
particolare qualità come Maurizio Cito, Elisa Palmieri, Emanuele
Magi, Elena Calzeroni, Cristina Fornacelli, Danilo Messere e Serena Tronnolone che negli ultimi anni si sono affermati in Italia
senza più la maglia di una società senese, perché con la sola “gratuità” di cui parla Weber –unica offerta dai nostri club-, non si va
oggigiorno da nessuna parte, almeno a certi livelli.
E così Maurizio Cito, accasato all’Atletica Castello di Firenze,
ha vinto il titolo toscano del cross lungo e quello dei 5000; è giunto
sesto agli italiani promesse nella stessa distanza, ha migliorato nettamente i propri personali dai 1500m ai 5000m (l’ultimo di 14’44”40
siglato a metà settembre a Lucca). Il tutto condito da una costanza
ed una abnegazione negli allenamenti veramente esemplare.
Di Elisa Palmieri abbiamo parlato più volte, basterà ricordare
che in questa stagione la martellista senese ha regalato al gruppo
sportivo dell’Esercito un duplice quarto posto agli italiani assoluti
(estivi e invernali) e il nuovo primato personale di 61,74, quinta prestazione italiana all time. Dalla giovane allenata da Flamur Shabani
si attendono ancora ulteriori miglioramenti, che sono alla sua portata già dall’inizio della prossima stagione invernale.
Elena Calzeroni e Cristina Fornacelli hanno ancora una volta
onorato al meglio la maglia del CUS Sassari, società cui sono in
prestito da alcuni anni, e per la quale in questa stagione hanno ottenuto, rispettivamente: il nuovo personale del disco con 43,08m e
il 12° posto agli italiani assoluti, la prima; un ritorno a discreti livelli
nei 100hs (15”07) dopo infortuni e operazioni subite nelle scorse
stagioni, la seconda.
Emanuele Magi, ormai pedina fondamentale dell’Atletica Vomano di Teramo (il nono club in Italia), ha inseguito la convocazione
per la staffetta azzurra agli europei Under 23, ma il suo nuovo personale dei 400m, 48”19, pur egregio, non è stato sufficiente a collocarlo tra i migliori quattro in Italia. Danilo Messere e Serena
Tronnolone sono invece i due migliori talenti nati in Valdelsa. Di Danilo si è scritto sempre poco, ma il portacolori dell’Asics Firenze
Marathon, classe 1983, ha condotto una brillante stagione nel giavellotto lanciando a 63,68m e giungendo 16° agli italiani assoluti.
Serena, da quest’anno tesserata per l’Assi Banca Toscana, si è
confermata tra le prime nella graduatoria stagionale italiana arrivando a 48,35m ed è giunta settima agli italiani assoluti.
Parlando dei talenti nati in Val d’Elsa, dobbiamo anche soffermarci sull’attività svolta dalle varie società di questo territorio: Atletica 2005–Banca di Cambiano, Libertas Atletica Valdelsa, Olimpia
Colle Val d’Elsa, APD San Gimignano, Up Poggibonsese sono le
società che animano la brillante attività di quest’area ricca di persone e di potenziali talenti. Il loro operato, concentrato prevalentemente a livello giovanile, ha ricevuto una positiva spinta dopo
l’inaugurazione nel corso del 2005 del rinnovato impianto di Colle,
e sicuramente un’ulteriore sprone potrà giungere quando un giorno
si rifarà anche l’anello di Poggibonsi.
Per questo 2007 sono da ricordare a livello organizzativo, le ma-
Bilancio stagionale delle nostre società, comprese
quelle, attivissime, della Valdelsa
Ora il rischio
è la scomparsa
della ‘gratuità’
Andrea Bruschettini
nifestazioni di successo andate in scena sulla pista colligiana: il 1°
Trofeo Città del Cristallo, meeting riservato alle categorie assolute; il
Campionato interprovinciale di tetrathlon ragazzi/e; e soprattutto il
Campionato Toscano Individuale Ragazzi/e - Trofeo Banca di Cambiano che con le circa 600 presenze-gara è stata una delle più affollate in assoluto.
A livello individuale, ciascuna società ha prodotto molti risultati.
L’Atletica 2005 può annoverare la partecipazione ai campionati italiani allievi e il titolo regionale nei 2000 siepi di Papisse Fall, figlio del
conosciuto ottocentista senegalese Moussa Fall; la crescita di Alyssa
Rugi nel lungo (5,45m) e soprattutto nel triplo (11,40m), anch’essa
qualificata agli italiani allievi, così come Debora Montagnani nei 100m
allieve(12”68) e Duccio Migliorini nel giavellotto promesse (48,60m).
Per la Libertas Atletica Valdelsa, alla vigilia del compimento dei
primi venti anni di attività (nel 2008), si riscontra un 2007 all’insegna dei successi soprattutto nella categoria ragazzi e ragazze (vari
i titoli provinciali e buoni piazzamenti anche a livello regionale), con
in particolare evidenza le due marciatrici Giulia Alberti e Veronica
Rossi, e il polivalente Samuele Cristofaro, Lorenzo Radi e Lorenzo
Calosi. Da segnalare poi, dopo l’ottima organizzazione dell’edizione
2006 dei Campionati italiani Libertas sulla pista di casa, che la società si è ripetuta con un ottimo comportamento agonistico nella
manifestazione di quest’anno, dove ha ottenuto a livello di squadra
il secondo posto assoluto, con 11 titoli individuali.
Per quanto riguarda le altre società del circondario: l’Olimpia
ha messo soprattutto in luce Irene Siragusa, che è stata convocata
Papisse Fall in azione
a Siena
18atletica leggera
L’arrivo del vincitore
della prima Ecomaratona
del Chianti
con la rappresentativa toscana ai campionati italiani cadetti; l’ASD
San Gimignano ha concentrato la propria azione nella crescita dei
nuovi talenti della categoria esordienti, ottenendo buoni risultati
anche nelle campestri e nelle prove multiple ragazzi; mentre l’U.P.
Poggibonsese, ha ricevuto i migliori risultati da Giulia Giannini e
Camilla Dei.
Bisogna anche ricordare l’impegno che quest’ultima società
mette nell’organizzazione della manifestazione “Giochi d’Incontro”,
un evento che coinvolge ormai da anni tutte le scuole poggibonsesi.
Tanta l’energia e la voglia di fare, tali che le sinergie messe in
campo dalle società valdelsane si trasformano in successi sportivi
e organizzativi, di sicuro auspicio in un momento in cui la coperta
è sempre più corta.
Ne sa sicuramente qualcosa l’Uisp Atletica Siena che, nonostante l’imprescindibile contributo della Fondazione MPS, ha portato a compimento una difficile annata senza sponsor.
L’organizzazione di due meeting nazionali di forte richiamo
(Meeting della Liberazione e Meeting dell’Amicizia), dei campionati
toscani allievi, di tanti altri eventi a carattere provinciale e scolastico
(che mobilitano centinaia di giovani delle scuole medie); nonché i titoli nazionali di Luca Calzeroni, Edoardo Baini, Sophia Ricci (e le
relative convocazioni in nazionale), sono solo le testimonianze più
marcate della bontà dell’attività svolta.
In mezzo a questo sono sicuramente da ricordare la crescita
del gruppo delle allieve (oltre alla Ricci, anche D’Auria, Pieri, Baglioni, Tanganelli, Loculli, Tiezzi, Pampaloni, Sanesi), del lanciatore
Alessio Salvini (terzo agli italiani cadetti), della mezzofondista Nicoletta Franceschi, e del quattrocentista Filippo Costanti.
Non può inoltre essere dimenticato che la formazione dei seniores maschili, per l’ennesima volta, è riuscita a classificarsi nel
campionato di società assoluto, grazie alla caparbietà del presidente Giardi – e dei suoi collaboratori – che hanno fatto di tutto per non
mancare questo importante appuntamento.
Terminato l’excursus sull’attività
agonistica dell’atletica senese, pare
opportuno citare altri due eventi che
ci riguardano, e che ci spingono a
fare delle considerazioni.
In settembre infatti a Riccione si
sono svolti i Campionati mondiali
master, ovvero competizioni riservate a quei signori o signore, che,
una volta abbandonata l’attività giovanile, hanno deciso di continuare a
competere in categorie che li raggruppino in fasce d’età (si va dai
35-40, 40-45 su su fino addirittura gli over 90!). Il movimento è in
vera crescita. Basti pensare che in Romagna si son presentati in
circa 10 mila, e il nostro territorio non è immune da contagio. Anzi
può vantare anche una campionessa mondiale, come Jacopa Fragapane dell’Atletica 2005- Banca di Cambiano, vincitrice del titolo
mondiale master nei m 10.000 e seconda nei m 5.000 cat. MF35;
e il quinto posto nella gara di marcia della categoria MM35.di Gianni
Siragusa, tra l’altro valido tecnico e promotore della pratica della
marcia tra i giovani valdelsani.
In ottobre invece Siena ha celebrato la nascita della sua prima
maratona. Grazie all’organizzazione di un “manipolo” di appassionati podisti, è stata infatti corsa con partenza e arrivo a Castelnuovo
Berardenga e sviluppo nel bellissimo scenario paesaggistico circostante, la prima Ecomaratona del Chianti, il cui successo è stato
decretato dai quasi 400 partecipanti (provenienti da tutta Italia).
Tanti come si vede sono i modi di avvicinarsi all’atletica, con
l’attività Master o con le varie corse podistiche che domenicalmente
anche a Siena richiamano centinaia di intrepidi appassionati
Ma l’attività in pista e pedana rivolta ai giovani ha bisogno di
continuo supporto e stimolo, perché il rischio della perdita completa
della “gratuità” di cui parla Weber nel suo libro è sempre più incombente, e con esso il rischio del lento declino di questo sport. •
Il dirigente senese insignito dal Coni
Regionale della Stella d’Oro al
merito sportivo
Marcello Bindi,
‘una vita di sport’
Nel corso della Giornata del dirigente, organizzata
dal CONI Regionale a Firenze, Marcello Bindi è stato insignito della Stella d’Oro al merito sportivo. È con piacere che apprendiamo questa notizia, perché la
massima onorificenza sportiva nazionale a un dirigente
senese è sempre motivo di orgoglio per l’intera comunità. Nel percorso da atleta all’attuale presidenza regionale della FIDAL, passando per incarichi politici
(assessore alla cultura del Comune di Siena), l’organizzazione del Meeting dell’Amicizia e lo svolgimento di
ruoli dirigenziali nell’atletica a livello locale, l’attività di
Marcello in campo sportivo è lunga e variegata. Sempre
pronto a cimentarsi in nuovi ruoli con impegno, serenità
ed entusiasmo, Marcello ricopre da due mandati il ruolo
di presidente regionale della Federazione di Atletica
Leggera. Sotto la sua presidenza ha avuto impulso il circuito dei meeting estivi toscani del Gran Prix MPS; sono
state organizzate due edizioni della Coppa Europa a Firenze (2003 e 2005), i campionati europei e mondiali juniores a Grosseto (2001 e 2004), e sono stati allestiti
infiniti altri eventi a carattere internazionale e nazionale.
Un premio però come la Stella d’Oro non è solo il
frutto dell’attività recente, ma premia una “vita di sport”.
È infatti impossibile parlare nel caso di Marcello di “carriera sportiva”, perché chi lo conosce sa che non è uomo
da scalate, o poltrone, quanto piuttosto persona pronta
a mettersi a disposizione con generosità quando ce ne
sia bisogno. È facile quindi vederlo ancora oggi sistemare in un meeting gli ostacoli in pista, o rimettere a
posto la sabbia della pedana del lungo, al di là dell’etichetta di Presidente che si porta appresso.
Il prossimo anno terminerà il suo secondo mandato
al vertice regionale della FIDAL, e allora sicuramente la
sua “vita di sport” riprenderà ancora in altre forme.
A Marcello Bindi, quindi i complimenti dell’intera redazione di Mesesport. •
19volley
Il legame tra Siena e lo sport trova fondamento non solo nel
solco della tradizione, segnato dalla storia di blasonate società cittadine, ma si poggia anche sulla vitalità di una provincia che nella
maggior parte dei centri, lungo il suo esteso territorio, ha saputo fornire attraverso lo sport le risposte più efficaci e innovative alle nuove
e mutevoli esigenze socio-culturali a cui il nostro tempo ci impone di
far fronte.
Questo stato di cose ha favorito il moltiplicarsi di realtà sportive
provinciali in grado di ritagliarsi il proprio spazio vitale, in un bacino
d’utenza più o meno ampio, ma pur sempre radicato nella passione
popolare che la dimensione locale contribuisce a far emergere, come
spinta a quel sano ‘campanilismo’, ‘sale’ della competizione sportiva.
Ecco perché, per molti, fare sport in provincia, significa talvolta riscoprire la genuina umanità di gesti ed emozioni che l’attività agonistica ad alto livello sacrifica sovente, sull’altare di logiche diverse,
mirate al raggiungimento di un più o meno prestigioso obiettivo stagionale.
Il nome di Antonio Benvenuti fa parte della storia della pallavolo
senese: c’era anche lui nel Cus che conquistò la serie A.
“La pallavolo ha una parte importante nella mia vita – ammette
Antonio –. Ho iniziato a praticarla nel 1968, vestendo la maglia della
mitica “Baccinetti”, la squadra dei Vigili del Fuoco che allora militava
in serie C. L’accorpamento alla ‘famiglia’ cussina’, permise a molti di
noi di entrare in contatto con una realtà affascinante non soltanto dal
punto di vista organizzativo, ma anche e soprattutto tecnico. Dopo alcuni anni arrivò la promozione in B e successivamente, nella stagione
1973’74, salimmo nel paradiso della serie A. Artefice di questo capolavoro fu il tecnico Bruno Bigi, uno dei precursori del volley senese”.
“Qualche anno più tardi, la mia professione di medico mi portò
ad Abbadia San Salvatore e nel 1980 chiusi ufficialmente l’attività
agonistica”.
Difficile ‘alzare’ o ‘schiacciare’ palloni nell’altra metà della rete,
quando l’attività professionale investe direttamente tutto ciò che attiene al bene più prezioso, ma il richiamo della pallavolo è un po’
come la ‘vocina’ che invita all’incontro con un passato indimenticabile e sempre accattivante.
“Per una fortunata coincidenza – riprende Antonio – la stessa
passione ha conquistato anche mia figlia, ( è la selezione naturale
della…continuità, aggiungiamo noi…). Seguendo la sua attività, mi
sono riavvicinato ad un mondo che, rispetto ai miei anni, aveva subito
delle profonde trasformazioni. Un pò per la curiosità di conoscere più
da vicino la pallavolo moderna, un po’ per il normale ‘spirito di servizio’ che anima ogni appassionato, specie se c’è una qualche esperienza alle spalle, entrai a far parte, con compiti di accompagnatore
ufficiale, dello staff dirigenziale della squadra femminile del Cus”.
Esordio migliore non poteva esserci per Antonio Benvenuti dirigente: la stagione 2004-2005, quella del suo ingresso, regalò infatti
alle ‘citte’ cussine lo storico salto dalla B2 alla B1.
“Un campionato bellissimo, condotto da un gruppo di giocatrici
valido non soltanto dal punto di vista tecnico, ma soprattutto da
quello umano e caratteriale. Rimasi al mio posto anche l’anno successivo, prima di lasciare, dopo aver constatato l’oggettiva divergenza di vedute in base alla programmazione e alla fisionomia che
la società stava assumendo”.
Dalla scorsa stagione Antonio Benvenuti si è seduto addirittura
in panchina: il nuovo ruolo di allenatore della squadra femminile della
Pallavolo Rapolano, arricchisce una ‘vocazione’ che può dirsi ora
espressa in modo completo. Ancor più importante se cogliamo il
grande entusiasmo con il quale l’ex giocatore del Cus si è ‘tuffato’ in
questa avventura.
“È una sfida esaltante, che mi ha dato la possibilità di riassaporare il contatto con il campo, il lavoro in allenamento ed il sudore in
palestra. Insieme a tutto ciò che concerne la preparazione, atletica
e tecnica, di una partita. Posso dire, con grande soddisfazione, di
aver trovato l’ambiente ideale per lavorare bene: la costante presenza della società che risponde pienamente ai migliori canoni organizzativi, in ragione della dimensione e della ‘presa’; la
promozione ottenuta al mio esordio, dalla prima divisione alla serie
D, restando imbattuti per tutta la stagione, testimoniano gli ottimi riscontri di un’oculata programmazione che, recependo perfettamente
la rinnovata attenzione creatasi intorno alla pallavolo rapolanese,
Antonio Benvenuti ci introduce
nell’inedito mondo della Pallavolo Rapolano,
calamita di oltre 70 ragazze
Una realtà nuova
e già vincente
Francesco Vannoni
anche in virtù di alcune collaborazioni intraprese con società del
comprensorio, e un’accorta gestione dell’impiantistica quale patrimonio collettivo di tutto il ‘microcosmo’ sportivo, è riuscita a raggiungere il consistente numero di circa 70 ragazze, da impiegare in
ben quattro squadre: la formazione ‘Under 12’, quella ‘Under 14’, l
‘Under 16 e un’altra compagine che milita in Terza Divisione”.
“Credo che la serie D – evidenzia Benvenuti – sia un campionato
particolarmente avvincente. Il raggio geografico delle 16 squadre
che compongono il nostro girone abbraccia le province di Firenze ed
Arezzo e ci regalerà, da qui al prossimo mese di maggio, ‘derby’
molto sentiti con il Volley Torrita e la stessa Mens Sana. La nostra è
una squadra piuttosto giovane, costruita sull’intelaiatura del ‘nucleo
promozione’ a cui si sono aggiunti innesti mirati di ragazze provenienti anche da altre squadre senesi. Atlete che per tre giorni a settimana, non senza sacrificio ma spinte da una vera passione, fanno
di tutto per superare questi problemi di carattere logistico”.
Quello di Rapolano, fortunatamente, non è un caso isolato: in
una provincia dove fare sport ‘di paese’, significa coinvolgerne risorse, forze imprenditoriali e nuove generazioni, come basi imprescindibili per la continuità di qualsiasi progetto, non solo su scala
locale. Infatti la stessa ‘ricetta’ si trova adottata anche in altre realtà
come Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Sovicille e San Gimignano,
anime diverse eppure complementari di un movimento sportivo provinciale variamente rappresentato, dove il massimo comune denominatore è quella ‘genuinità’ di principi e contenuti, ancora lontani dai
meccanismi e dagli ingranaggi dello sport che ‘conta’.
Forse per questo un po’ meno visibile, ma di indiscussa consistenza sia nei numeri che sul campo. Proprio come il volley, cresciuto
grazie all’impegno e all’abnegazione di tante persone sulle quali non
brilla la luce della ribalta, ma pulsa lo spirito esemplare e l’onesta lealtà di chi può dirsi ‘sportivo’, in un compendio comportamentale che
ogni giorno si vive e si insegna semplicemente con l’esempio. •
Da sinistra in alto:
Antonio Limongelli (vice-all.),
Cristina Tei, Marika Guerri,
Ellen Marianelli,
Sara Biancucci,
Antonio Benvenuti (all.),
Federica Grassini,
Chiara Giuntini,
Alessandra Vieri,
Annalisa Sepe,
Serena Giardini,
Jessika Taralli, Monica Tei.
QUEL
C I C L I S M O D A L V O LT O U M A N O
di Roberta Di Lallo
21
R
ecentemente a Siena si è svolta la prima edizione dell’ “Eroica” per professionisti, una
corsa già entrata, a pieno titolo, nel cuore degli
appassionati di ciclismo, anche grazie alla peculiarità
del percorso. La Città ha accolto con entusiasmo l’arrivo della colorata carovana partita da Gaiole, che ha
regalato a Piazza del Campo un aspetto tutto nuovo.
Stanchi e impolverati tutti, ciclisti e spettatori (non
escluse le forze dell’ordine) ma tutti entusiasti.
“Una gara meravigliosa” ha asserito il vincitore, il
russo Kolobnev “Una corsa unica rispetto anche alle
Fiandre e alla Roubaix, un percorso divertente che mi
ha ricordato quando da bambini si rischiava in bici per
le strade a sterro, a tutta velocità”.
Per me e per molte persone che mi erano accanto
all’arrivo, è stato come un flash-back sul passato. Un
passato fatto di polvere e di fatica, di grandi sfide, di
sana rivalità. E il pensiero è andato a delle immagini in
bianco e nero, repliche certo, visto che io non appartengo cronologicamente a quei tempi. Il mio personale
e travagliato rapporto d’amore con il ciclismo ha le sue
origini piuttosto nella rivalità tra Gimondi e Merckx, a
metà anni ’70.
Ma mio padre, appassionato di ciclismo fin dalla
più tenera età, mi ha sempre narrato, con un trasporto
quasi epico, altre sfide e io le ho fatte mie, le ho metabolizzate e rielaborate. Così un mese fa in Piazza del
Campo, mi sono vista davanti Gino Bartali con la sua
maglia della Legnano, protagonista di quel ciclismo
umano ed “eroico” che entrava nelle case di tutti. Ho
visto la magia del ciclismo, lo sport più duro forse, ma
che aiutava a credere in una società in cui l’uomo, qualunque uomo, poteva riuscire ad emergere contando
solo sulle proprie forze. Un ciclismo lontanissimo da
integratori, maltodestrine, proteine o peggio.
Un ciclismo dal volto umano di cui Bartali è stato
splendido interprete.
Se lo ricordano ancora tutti a Tavarnelle Val di Pesa
quando, durante gli allenamenti, si fermava da “Pedale
e forchetta”, un locale tipico pieno di foto e di cimeli
(in gran parte suoi) del mondo delle due ruote e si tratteneva a chiacchierare con gli altri avventori. Ora al
posto di “Pedale e forchetta” c’è una pizzeria i cui proprietari hanno pensato bene di disfarsi di tutto il ciarpame che era stato accumulato lì in anni e anni di
raccolta appassionata. Ma gli uomini, le donne che
l’hanno visto, o che gli hanno stretto la mano, non lo
hanno dimenticato. “Ginettaccio” era uno di loro, uno
di famiglia, un toscano, l’anima stessa della Toscana.
Vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France, ma per la
sua gente rimase sempre il solito bonario brontolone.
Aveva qualità fisiche fuori dal comune come oggi,
in tempi di specializzazione dilagante, sarebbe quasi
impossibile trovarne in un campione moderno. Era un
grandissimo scalatore, capace di spingere di forza rapporti impossibili per gli altri, ma era dotato anche di
notevole velocità e se la cavava alla grande sul passo.
Forse è passato alla storia per questo. Forse per la
sua rivalità con Coppi. Ma ci sono molti grandi campioni che hanno doti atletiche notevoli e non per questo
entrano nella leggenda. Erano altre le doti che lo rendevano mitico: la caparbietà, la volontà di lottare fino all’ultimo, la capacità di sopportare qualsiasi sacrificio
fisico. Abbiamo speranza di ritrovare nel mondo sportivo una personalità del genere oggi? Forse.
L’ “Eroica” ci ha dimostrato che anche ai giovani
campioni piace misurarsi con le proprie capacità di resistenza. Kolobnev, ventiseienne vicecampione del
mondo, ha scritto il suo nome nell’albo immacolato
della corsa senese, entusiasta di aver vinto una gara
che appare destinata a diventare una classica del ciclismo e che lo ha entusiasmato proprio per la difficoltà
incontrata sul percorso. E ha dichiarato: “Ho scoperto
un altro ciclismo”.
Speriamo lo faccia scoprire anche a noi. •
22cinque cerchi
Interessante convegno promosso dal Coni Provinciale sull’attività motoria nella terza età
Anziano è bello. Di più se fa sport
Francesco Vannoni
I profondi mutamenti intervenuti in questi anni,
la notevole trasformazione verificatasi a livello di
ritmi e stili comportamentali e non ultimo, l’allungamento medio dell’aspettativa di vita, comportano tutta una serie di implicazioni sociali che
toccano inevitabilmente qualsiasi contesto sia
individuale che collettivo. Un primo effetto tangibile, è senza dubbio l’invecchiamento della
popolazione. In verità, la tendenza è ormai da
tempo confermata anche sotto il profilo statistico e ciò impone nuove e più puntuali linee
d’indirizzo che sappiano valorizzare il ruolo
e gli spazi a disposizione di una fascia di
cittadini sempre più numerosa, la cosiddetta Terza Età. Lo sport è uno dei segmenti maggiormente investiti da questa
nuova esigenza: la voglia di attività e di
integrazione di quelli che potremmo definire ‘i moderni anziani’, rappresenta un
forte imput per le politiche sportive del
prossimo futuro e l’attualità dell’argomento richiede la piena convergenza
programmatica fra tutte le realtà amministrative, sportive e associazionismo di settore attive sul territorio.
In questo filone si inserisce il
convegno dal titolo “Attività Motoria – Una risorsa per la Terza Età”, promosso
dal Comitato Provinciale del Coni in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Siena e la Banca Monteriggioni
Credito Cooperativo, istituto da sempre attento alle tematiche sensibili, dalle chiare ricadute locali, che ha ospitato i
lavori presso l’auditorium della propria sede.
Nella prolusione, il Presidente del Coni di Siena Roberto
Montermini ha ricordato l’ormai solida sinergia portata avanti
con la banca guidata da Claudio Corsi e si è soffermato, in
modo particolare, sulla necessità di affidare a professionalità esperte e competenti, la definizione progettuale e programmatica per lo sviluppo dell’attività motoria nella Terza
Età. Ha sentitamente ringraziato l’assessore allo sport dell’Amministrazione Provinciale di Siena, Giorgio Del Ciondolo,
ricordando gli ottimi riscontri di altre iniziative nate da questo proficuo connubio, come il “Bambino sceglie lo Sport”,
né ha trascurato di rilevare la fattiva collaborazione con il Comune capoluogo, ente patrocinante del convegno insieme a
quello di Monteriggioni, e rappresentato dall’assessore allo
sport Massimo Bianchi.
Proprio Giorgio Del Ciondolo ha osservato l’importanza di
questo appuntamento “propedeutico ad un progetto specifico
per la Terza Età che la Provincia di Siena ha in animo di realizzare e che possa rispondere efficacemente al generale miglioramento della qualità della vita, pensato per offrire nuove
occasioni di incontro sociale, sia in strutture pubbliche che
private, in modo da far diventare una vera e propria risorsa il
‘record di longevità’ che la nostra provincia può vantare”.
In quanto ad esperti, poi, non poteva esserci compagine
migliore, guardando l’autorevolezza e l’esperienza dei relatori che hanno offerto il loro alto contributo scientifico ed accolto con disponibilità le domande dell’uditorio, presente in
buon numero visto l’interesse dei temi trattati.
Il Prof. Sandro Forconi, nome insigne della medicina, clinico medico del nostro ateneo e premiato quest’anno dal Comune di Siena con il Mangia d’Oro, ha aperto le relazioni
soffermandosi sugli adattamenti fisiopatologici indotti dall’attività sportiva nell’anziano, sottolineando, in prima battuta, le
tre diverse fasce di anzianità che il campo medico ha tracciato: quella del ‘vecchio giovane’, quella del ‘vecchio vecchio’
e una terza del ‘più vecchio dei vecchi’. Confermando la tendenza, nota da tempo, che vuole le donne più longeve degli
uomini per ragioni prettamente genetiche, legate anche a fattori come il peso corporeo e quello del cervello, il prof. Forconi ha poi rilevato come la lunghezza della vita venga
influenzata da aspetti di carattere ambientale e dipenda fortemente dallo svolgimento di una regolare attività fisica. Conseguentemente, l’immobilizzazione e la sedentarietà
nell’anziano sembrano davvero i ‘nemici’ principali del viver
sano. Le statistiche, invero, appaiono abbastanza confortanti:
il 31% degli anziani fa attività motoria e la proiezione sembra
essere maggiore rispetto al dato totale della popolazione.
“Evidenti sono i benefici fisiopatologici dell’attività sull’anziano – ha proseguito Forconi -. L’esercizio fisico ha importanti effetti terapeutici, ed è in un certo qual modo
qualcosa da ‘somministrare’ in giuste dosi: riduce il rischio di
malattie ischemiche, favorendo l’apporto di sangue ai vari organi, con effetti migliorativi sul profilo lipidico e metabolico,
oltre naturalmente, dal punto di vista delle patologie cardiovascolari e respiratorie. Senza trascurare il mantenimento di
un buon tono muscolare e di una buona capacità aerobica. È
comunque necessario iniziare una qualsiasi attività fisica in
età giovane o media, mai in età troppo avanzata, ed è sempre bene idratarsi adeguatamente, anche in misura maggiore
alla singola soglia di percezione della sete”.
Introdotto dal moderatore Andrea Luchini, presidente dell’Associazione Provinciale Medici Sportivi e della sezione senese dell’omonima Federazione, nonché vice Presidente del
Coni, il Prof. Pietro Maniscalco della Clinica Ortopedica di
Siena, ha preso in esame i vantaggi e gli svantaggi dello sport
sull’osso e sulle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico:
“Innanzitutto, quello muscolo- scheletrico è l’apparato che
trae maggiori benefici da una pratica sportiva regolare e corretta. Un allenamento di tre giorni a settimana, sufficientemente intenso, può aumentare e migliorare la densità ossea,
riducendo notevolmente il rischio di osteoporosi, artrosi ed
altre patologie rilevanti in ambito sociale. L’attività fisica, non
solo quella sportiva, va promossa anche in gruppo e sotto la
guida di istruttori qualificati. Proporzionalmente all’allungamento della vita, si sono presentate nuove patologie, talune
invalidanti, che spingono alla promozione di modi di vita più
salutari. Tuttavia, alcuni processi di indebolimento del tessuto
osseo sono fenomeni naturali legati all’età. Nell’anziano sarà
molto più alto il rischio fratture, anche in considerazione della maggiore
fragilità rispetto a un osso relativamente ‘giovane’. Un tessuto osseo debole, può causare difficoltà di ordine posturale”.
La dott.ssa Elisa Scalacci, dietista e collaboratrice del Dipartimento
d’Igiene degli Alimenti e Nutrizione della Asl 7 di Siena, è intervenuta
sul tema “La salute non va in pensione – nutrirsi bene e muoversi meglio
a tutte le età”.
“Bisogna chiarire – ha esordito la dott.ssa Scalacci – che, in presenza
di soggetti sani, la diffusa opinione secondo cui l’anziano richieda particolari regimi alimentari rispetto ad un giovane o ad un adulto, non è del tutto
fondata. La salute, l’alimentazione e l’invecchiamento sono processi strettamente collegati tra di loro. Nutrirsi bene e svolgere attività fisica sono
condizioni inscindibili per migliorare la qualità della vita, anche tenendo
conto di due gravi fattori di rischio dai quali l’Organizzazione Mondiale della
Sanità ha messo in guardia la cosiddetta ‘Società del Benessere’: la sedentarietà e il sovrappeso, che non di rado porta all’obesità”.
“Con la riduzione del dispendio energetico, proporzionale all’aumento dell’età, è opportuno recuperare il metabolismo attivo con un’attività fisica costante, con bassa intensità e di lunga durata: dalla
passeggiata, fino alla pratica sportiva. Così facendo, un individuo anziano aumenta il dispendio energetico, riduce la perdita di massa magra,
e con un’alimentazione corretta, anche l’assimilazione di grassi e i potenziali effetti negativi del dimagrimento in età avanzata”.
“È importante non svolgere esercizio fisico durante la digestione.
Dopo il pasto deve trascorrere un intervallo di almeno tre ore, prima dell’attività motoria programmata”.
L’ultima relazione, sull’importanza dell’attività
motoria contro i ‘fantasmi’
della Terza Età, è stata
esposta dal dott. Giovanni Scalera, psicologo
e psicoterapeuta, consulente del Coni Provinciale,
il
quale,
distinguendo tra vecchiaia e Terza Età, ha rilevato come il concetto di
vecchiaia venga associato ad una sorta di ‘malattia’ sociale, spesso considerata come una
‘zavorra’ improduttiva e quindi da emarginare, e quello di ‘Terza Età’ considerato perlopiù lo ‘scalino’ anagrafico dell’anziano.
“Inoltre – ha puntualizzato Scalera – bisogna porre la questione delle
differenze che esistono tra pratica sportiva e attività motoria: allo sport si
legano indissolubilmente la competizione e la ricerca della vittoria; l’attività motoria, invece, recupera i retaggi ancestrali della natura umana, e
che l’anziano ricerca: l’emotività, la capacità e la socialità. L’anziano si
muove alla ricerca di conferme, sia in ambito familiare che sociale, per
poter fronteggiare ‘fantasmi’ come i pregiudizi, l’ansia - riferita a tutte quelle
attività svolte regolarmente in passato, giunte al naturale decadimento
psico-fisico, e la depressione quale fase derivante dal convincimento di
essere ormai inseriti in un contesto privo di utilità, dalla conseguenza di
affetti estremamente labili, vuoto di prospettive e crisi di senso”.
“Per questo, la vecchiaia, ha bisogno di recuperare una legittimazione
sociale, nella sua accezione più semplice: quella di una fase della vita,
durante la quale l’individuo non deve necessariamente restare inoperoso
attendendo gli eventi, ma può ritagliarsi nuovi spazi, interessi e relazioni,
spinto da quella scorta di esperienze che la saggezza riesce sempre ad
arricchire: in termini di linguaggio per comunicare, di memoria per ricordare, di fantasia per creare e di curiosità per conoscere”. •
24judo
L’ex campionessa senese, oggi allenatrice del Cus, ci fa conoscere l’affascinante
universo della ...cedevolezza
Uno sport nel segno dell’equilibrio
La nostra città, che ha perfino una Piazza in cui nasce la
“verbena”, negli ultimi decenni ha avuto un grande eco nel
mondo sportivo nazionale ed internazionale grazie a due
sport molto popolari come il basket, che va alla grande sia
ai vertici che nelle serie
minori, ed il calcio. In
questo contesto di massima serie, esistono
anche gli sport cosiddetti minori, dei quali ci
si ricorda solo se qualche atleta di casa fa un
risultato importante, oppure quando ci sono
ogni quattro anni i Giochi Olimpici, perché solitamente sono quelli
che incrementano il medagliere azzurro.
Il judo, è una di queste discipline che escono dal dimenticatoio ogni
quattro anni, ed anche a
livello locale è seguito
nella maggior parte dei
casi dagli addetti ai lavori, e non perché sia
poco praticato. Il CUS
Siena nelle sue file riunisce oltre duecento tesserati tra bambini e
adulti, la maggior parte
dei quali ottengono dei
buoni risultati nei vari tornei regionali, nazionali
ed internazionali ai quali
prendono parte.
Il judo va spiegato, o
per lo meno occorre renderlo più comprensibile
ai più, per evitare quel
“miscuglio” tra le varie
arti marziali che genera
pregiudizi assurdi come
quello che siano sport
violenti.
Per prima cosa va
detto che il judo è l’arte
della “cedevolezza”, da
Ju, “cedere o adattarsi”, e
Do, “arte o via”. Per ottenere infatti il massimo risultato che è la proiezione, i praticanti devono
riuscire a rompere l’equi-
librio dell’avversario sfruttandone addirittura la forza. Questo
principio è fondamentale nell’esecuzione di tutte le tecniche,
sia nel Randori, o “combattimento libero”, sia nei Kata, esercizi tecnici codificati, una specie di “accademia”, per intendersi. Nelle gare si pratica lo Shiai, o “combattimento reale”,
che in realtà è un Randori nel quale viene applicato un arbitraggio che segue delle regole ed esprime un punteggio in
base alla qualità delle tecniche portate e nel quale la difesa diventa importantissima, perché in fondo esiste un verdetto che
fa vincere o perdere i due combattenti. Nelle competizioni i judoka sono divisi in classi di età e in categorie di peso che sono
diverse per gli uomini e le donne. I Judokas, “coloro che praticano il judo”, indossano un’uniforme di cotone composta di
una casacca e di pantaloni chiusa in vita da una cintura sempre di cotone di vario colore secondo il grado di abilità di chi
la indossa. Si parte dalla Bianca, Gialla, Arancione, Verde,
Blu, Marrone e Nera. Le cinture dalla bianca alla marrone distinguono i gradi Kyu che vanno in ordine decrescente dal 6°,
“la cintura bianca”, al 1° “la marrone”. La cintura nera contraddistingue i gradi Dan che vanno invece in ordine crescente
dal 1° al 5° Dan cintura nera, 6° e 7° Dan cintura bianco e
rossa, 8°, 9° 10° e 11° tutta rossa e 12° bianca ma doppia in
altezza.
Un’ultima cosa molto importante, è il punteggio dei combattimenti: si vince per Ippon, “il Punto”, che premia la tecnica di proiezione eseguita perfettamente, con grande
velocità e controllo. Si assegna Wazari, “mezzo punto”, se la
tecnica di lancio è perfetta al 90%. Lo Yuko se nella difesa dal
lancio si cade toccando il tatami, “tappeto da judo”, con un
fianco e il Koka con le natiche. Ci sono anche le sanzioni per
richiamare i meno corretti: si parte dallo Shido, un richiamo,
poi il Chui, per arrivare al cartellino giallo che è il Keikoku, ed
infine al rosso, l’Hansoku Make.
Tornando ai nostri eroi della sezione Judo del CUS
Siena, va ricordata la discreta annata dei nostri ragazzi che
dedicano a questa disciplina molte ore la settimana e che
sono ripagati dai risultati ottenuti. Uno di questi, Gregorio
Mattia Orlandi, dopo aver fallito la finale del Campionato Nazionale Junior, ha raggiunto il quinto posto alla finale del
Campionato Nazionale U.23 nella categoria dei –55 kg; suo
fratello più giovane, Raffaele Simone, è giunto sempre quinto
alla finale del Campionato Nazionale Cadetti in quella dei –
46 kg, gara che ha registrato anche il settimo posto di Gaia
Spalluto al limite dei 57 kg ed il nono di Cristina Sampieri a
meno 52 kg.
Questi atleti, insieme con Veronica Sampieri, Duccio
Nocciarelli, Andrea Ferretti, Lucio Mariano Brandi e Matteo
Ronca, sono stati selezionati per la Rappresentativa Regionale Toscana ed hanno partecipato alle gare con la squadra
della nostra regione.
Dietro a questi ci sono molti altri giovani che si impegnano per fare bene e sempre meglio, alcuni dei quali saranno occupati proprio in questo periodo in quella che per
loro è la gara clou dell’anno.
Giovanna Parenti
26polisportiva
La sezione Runners, l’ultima nata nelle variegate
proposte della Mens Sana 1871
Alla riscoperta
della voglia
di correre
Francesco Vannoni
Partecipanti
ad una iniziativa podistica
e (sotto) la squadra
seconda classificata alla
Mezza Maratona di Grosseto
Il fascino di secoli di storia nel solco della migliore tradizione.
Su queste credenziali la Polisportiva Mens Sana 1871 costruisce anche oggi le proprie peculiarità, contorni di una presenza
ormai radicata sul territorio, e guarda con rinnovato slancio alle
tendenze di un mondo sportivo allargato, sia dal punto di vista
della varietà di discipline che in funzione dell’età anagrafica dei
praticanti. La perfetta integrazione tra queste due variabili, che il
sodalizio di Viale Scalvo ha saputo raggiungere perseguendo efficaci politiche di sviluppo tecnico e organizzativo, esprimono la
vitalità di valori e contenuti ai quali si richiama la visione ancestrale dello sport, che in casa
biancoverde sono richiamati perfino nella celeberrima formula
della denominazione.
‘Mens Sana in Corpore Sano’
è la ‘griffe’ di fabbrica e da sempre propugna il necessario coinvolgimento delle facoltà fisiche e
mentali, in una crescita individuale e culturale, da compiersi
attraverso lo sport.
La sezione podistica runners,
nata all’interno dell’area fitness, è
una delle nuove dimensioni nella
numerosa famiglia mensanina e a soli due anni dalla sua costituzione ha già avuto un numero rilevante di adesioni e alcuni prestigiosi risultati, come il terzo posto assoluto al Campionato
Provinciale di Corsa Campestre, svoltosi a Pian del Lago, e ottenuto pochissimi mesi dopo ‘il battesimo’.
“Siamo molto contenti – sottolinea il responsabile Pietro Giannitti – dell’interesse che la nostra passione sta riscuotendo e del
costante aumento delle iscrizioni. Molto è cambiato rispetto allo
sparuto gruppo di sette persone che nel febbraio del 2005 decise di dar vita alla nuova ‘creatura’. Nel 2006 gli iscritti salgono
18 e, dal mese di novembre, la sezione runners diventa ufficialmente autonoma. Le 85 unità raggiunte nel corso del 2007 rappresentano un importantissimo traguardo che, oltre a premiare il
nostro impegno come gruppo podistico, quello del direttore tecnico Leonardo Tafani appartenente al nucleo fondatore della
sezione, e la sensibilità della Polisportiva, attraverso la quale è
stato anche possibile definire un
accordo di sponsorizzazione
biennale con la ‘Fitness Line’,
conferma una nuova voglia di fare
sport, unendo l’utile allenamento
della propria condizione fisica, al
dilettevole di salutari ‘immersioni’
in paesaggi da sogno, cornici di
quel senso di ‘bellezza e libertà’
che la corsa sa regalare”.
“Credo che nella promozione
dell’attività podistica, giochi un
ruolo tutt’altro che secondario l’irrisorietà dei costi per l’equi-
paggiamento di base. Una componente fondamentale rimane
la scarpa: il piede è la parte più sollecitata e per la sua protezione deve poter contare su una calzatura in grado di garantire
resistenza e solidità, considerando anche i chilometri totali che
ogni anno vengono percorsi durante le gare, dopodiché sono
sufficienti una maglietta, dei pantaloncini e… la passione per
seguirci nelle nostre iniziative che, è bene ricordarlo, non si
esauriscono nell’ambito sportivo, ma comprendono altre forme
di incontro e aggregazione per divertirci e stare insieme”.
Un calendario fitto di appuntamenti dunque, quello che, fino
a novembre del 2008, vedrà impegnati i podisti senesi e che
prevede la partecipazione dei runners a quasi 50 eventi sportivi fissati nei prossimi mesi.
“Noi non facciamo attività agonistica - precisa Giannitti - secondo lo spirito prettamente amatoriale nel quale siamo nati.
Partecipiamo al Campionato Uisp, che si disputa su 10 gare da
marzo a ottobre in diverse località della nostra provincia, e prendiamo parte a diverse manifestazioni podistiche, su strada o
campestri, anche in altre province toscane. Degli 85 iscritti, circa
30 non partecipano alle gare ma prendono parte, insieme ad un
gruppo di una decina di bambini, alle passeggiate che vengono
organizzate contestualmente e che coprono più o meno lo
stesso percorso scelto per la gara. Con questa formula molto
spesso interi gruppi familiari, costituiti da persone di qualsiasi
età, vivono la stessa esperienza, seppur con finalità e angolazioni diverse. I restanti 45, di cui 8 donne, sono invece componenti la nostra ‘squadra’: loro rappresentano i colori della Mens
Sana Runner, come già detto, anche in ambito regionale”.
“A tal proposito mi preme ricordare che proprio nel mese di
ottobre, 14 nostri iscritti hanno partecipato alla ‘Mezza Maratona di Grosseto’, valevole per il Campionato Regionale 20072008, consentendo alla Mens Sana di piazzarsi al secondo
posto, subito dietro ai padroni di casa, nella classifica finale
delle società”.
“Proprio per stimolare la più alta partecipazione, e spingere magari anche quelli un po’ più ‘pigri’ ad essere con noi,
abbiamo pensato di creare al nostro interno e tra i 45 elementi
del ‘gruppo gare’ due squadre chiamate ‘Bianchi’ e ‘Verdi’, in
ossequio ai colori sociali della Polisportiva. Al termine della stagione, la squadra che avrà percorso più chilometri, dunque
sarà stata più presente, riceverà il premio per questa particolare ‘vittoria’”.
Una scelta originale per accrescere la fidelizzazione degli
iscritti, la quale però ha già dato ampia dimostrazione partecipativa, anche in occasione di appuntamenti podistici nazionali ed internazionali. Come la Mezza Maratona Roma-Ostia, svoltasi nel
febbraio di quest’anno e che aveva già registrato la partecipazione dei runner nelle edizioni del 2005 e del 2006, il Giro Podistico della Val d’Orcia, corsa a tappe alla quale ha partecipato
Pietro Giannitti, sia nel 2005 che nel 2007 e che per una settimana regala agli atleti il grande privilegio di osservare da vicino
paesaggi impareggiabili e scorci suggestivi, diventati non a caso
patrimonio dell’ UNESCO.
Ma il ‘fiore all’occhiello’ della giovane storia dei runners è
senza dubbio la partecipazione, nel 2006, alla prestigiosa Maratona di New York che annualmente richiama nella ‘Grande
Mela’ migliaia di professionisti e appassionati, tutti in fila per non
perdersi l’emozione di un evento unico nel suo genere. Il 2007
è stato l’anno della Maratona di Berlino, altra esperienza indimenticabile che, c’è da giurarci i runners vorranno certamente
ripetere.
L’entusiasmo e l’organizzazione sono quelli giusti per andare lontano. New York e Berlino aspettano presto il ritorno dei
podisti mensanini, che intanto si divertono a correre nelle zone
assai più familiari della provincia senese. Dove non ci saranno
maratone, ma sorgono angoli da cartolina che oltre oceano
neppure si sognano. •
zapping
vincenzo coli
WHISKY, CORAZZATE E BACINI
Donadoni si cinge la testa con l’elmo di Scipio, che brilla corrusco, diceva il poeta. E noi,
poco inclini alla retorica, abbiamo letto le cronache di Scozia-Italia con gli occhiali da sole. Perché chi brilla abbaglia, e di abbagli,
sinceramente, non ne vorremmo prendere più del
minimo sindacale. Il ct a Siena, per l’amichevole
con il Sud Africa, aveva portato in nazionale diversi ragazzi aspiranti e un paio di anzianotti da
gratificare, e infatti ne ha riproposti giusto un
paio nel match che contava. Al Franchi si giocò una partita-risarcimento, al posto di quella che
‘saltò’ dopo la tragedia del
povero Raciti, e come tale la
presero i senesi, rimasti a
casa in massa. Ingenerosi.
Non lo meritava la Nazionale e non lo meritava Donadoni, che all’epoca veniva
considerato ancora un bischero (successore di Lippi?
Ma come si permette?).
Non lo era, si capisce,
così come non è divenuto un fenomeno
ora, spezzate le
reni agli scozzesi.
Ma i titoloni col
punto esclamativo
(un ritorno dell’enfasi di cui
avremmo fatto
volentieri a meno)
servono a lenire le
piaghe di questo
paese. Con il morale sotto i tacchi, sì,
ma non sotto i tacchetti, che hanno sollevato gagliardi le
zolle
dell’Hampden
Park. Insomma, andiamo agli Europei.
Ammesso che Svizzera e Austria abbiano voglia di
aprire le porte degli
stadi agli italiani
‘huligani’. Non ci
vanno, invece, i ragazzi del Tartan Empire, né quelli in
mutande schierati in
campo, né quelli in kilt
che occupavano gioiosamente le tribune. Loro
l’avrebbero meritato.
C’è una morale in tutto
ciò? Paese che vai, posti
buoni da vivere che
trovi. Prendere appunti per le cose da fare nella
seconda vita: imparare l’inglese, affittare un cottage tra le pecore dell’isola di Sky - ci si abita
senza pagare l’abbonamento - allenarsi a giocare a freccette nei pub, trangugiare pinte di whisky, mangiare biscotti Scones, pescare il salmone,
e starsene belli tranquilli in questo universo alticcio e gentile, per il tempo che ci resta.
E continuano a chiamarla ‘corazzata’, la
Mens Sana. Sui giornali, nelle televisioni, le
poche che a parte Sky inciampano per sbaglio nel basket. La chiamavano così già all’epoca di Ataman, e insomma, ci stava:
coppa Saporta, due volte nei quarti di finale, una final-four di Eurolega. A
maggior ragione fu giusto riproporla
nell’era Recalcati. La definizione suggerisce potenza, possanza smisurata, presenza che intimidisce.
Vista dalle società di mediobassa classifica, al tempo la
visuale
era questa. Un po’ abusata e facile, come metafora: è la prima che salta in mente ai telecronisti
locali che parlano di getto, e vanno capiti; chi
scrive e ha quei due minuti di riflessione in più,
potrebbe sforzarsi. Oggi che Siena ha fatto polpette di qualsiasi possibile opposizione, l’immagine appare inadeguata. Per restare
nell’immaginifico marittimo la si potrebbe definire
nave ammiraglia, oppure bastimento da crociera
extralusso a tutta vita, che é meglio, perché della
guerra non arriva l’eco e non ci si fa mancare
niente. L’Europa, invece, non è ancora il mare nostrum e lì siamo ancora al rango di incrociatore
lanciamissili, ma con buone possibilità di scalare
le gerarchie. Se sentite il rombo di un cannone,
sapete da dove arriva.
Il direttore di Superbasket Roberto Montorro,
nel suo editoriale di due settimane fa, se l’è presa
con il sottoscritto perché l’ho accomunato al complesso della stampa sportiva che dopo aver confidato in rivalità aspre ed equilibrate con Milano
protagonista - l’impressione è mia personale,
sbaglierò -, stanno prendendo atto dei successi
biancoverdi e non lesinano le lodi, e intanto, aggiornamento dell’ultima ora, dopo il flop meneghino sperano in Roma. Ci sono copie e
abbonamenti da vendere nelle metropoli, è giusto
nutrire certe ambizioni. Dalla risposta del direttore, che dirige il grande giornale della grande
Basket-City che si affaccia sul grande bacino di
utenza padano che quest’anno ha partorito piccole squadre, abbiamo capito che legge – cosa
che ci fa piacere - il piccolo giornale di una piccola città che ha partorito una grande squadra. •
29associazionismo
“Le Bollicine”, costituita nel 1990, è una associazione di
volontariato rivolta a promuovere attività sportiva e riabilitativa per soggetti disabili residenti nel territorio senese, ma
vuole anche offrire occasioni di socializzazione, relazione e
di conseguenza opportunità di integrazione.
In questi anni l’associazione si è impegnata affinché la
pratica sportiva fosse possibilità per molte persone con diverse abilità. Sono stati organizzati corsi in varie discipline ed
attività personalizzate a seconda degli interessi delle persone che vi si avvicinavano. Attualmente si realizzano attività
di atletica leggera, judo, vela, sci ed equitazione. Il valore terapeutico delle attività svolte è sostenuto dalle istituzioni locali. Oggi, infatti, grazie alle convenzioni stipulate con i
Comuni di Siena e Sovicille e l’Asl 7 Zona Senese, circa 30
persone diversamente abili svolgono attività ludico-motorie
supportate da personale qualificato.
L’Associazione Le Bollicine è affiliata al Comitato Paraolimpico Italiano, al movimento Special Olympics Italia ed all’ANIRE (Associazione Nazionale Riabilitazione Equestre).
L’Associazione ha partecipato a molte manifestazioni sportive organizzate a livello regionale nazionale e mondiale sia
negli sport equestri, sia nelle altre discipline praticate. Numerose sono le medaglie vinte dai nostri atleti alle manifestazioni Special Olympics InterRegionali, Nazionali e
Internazionali. Fra tutte spiccano le medaglie d’oro e d’argento vinte nel 1999 da Riccardo Cillerai ai Campionati Mondiali in North Carolina.
Le attività di rieducazione equestre e sport, sono le principali proposte dell’Associazione. Il cavallo infatti è un grande
alleato nei percorsi riabilitativi, capace di stimolare la totalità
della sfera sensoriale, cognitiva e comportamentale dei soggetti con diverse forme di patologie, come l’autismo, le cromosomopatie, i ritardi cognitivi ecc., a prescindere dal livello
di compromissione iniziale della persona. Il cavallo, in quanto
essere vivente con un proprio carattere, stimola il ragazzo
ad attivarsi a definire propri canali comunicativi. Una attività
che si pone innanzitutto l’obiettivo di coinvolgere i ragazzi in
un percorso di conoscenza, comunicazione, relazione con il
cavallo e l’ambiente naturale che lo circonda. I risultati della
rieducazione equestre non si apprezzano tanto per l’abilità
di cavalcare, quanto per il miglioramento dell’adattamento
sociale, familiare, e scolastico. Attraverso il prendersi cura dell’animale, e mediante l’assunzione
di piccole responsabilità nella sua gestione, vengono scoperte e acquisite competenze e autonomie personali e sociali. La terapia con il
‘mezzo’ del cavallo, può porsi inoltre obiettivi relativi al miglioramento dell’equilibrio, regolazione
del tono muscolare, controllo posturale ecc.
L’associazione dispone di tutte le attrezzature e ausili necessari per l’espletamento degli
interventi. Molto presto il Centro sarà dotato di
un sollevatore elettrico per facilitare la messa in
sella delle persone adulte con deficit motori.
Attualmente Le Bollicine, possiedono 6 cavalli adibiti esclusivamente alla realizzazione
dell’ippoterapia. Lo stato psico-fisico del cavallo
è infatti una componente fondamentale nella
realizzazione delle sedute. L’obiettivo è di aggiungere altri animali con lo scopo di creare una
vera e propria “fattoria”. Da pochi mesi è arrivato
un asinello amiatino, chiamato Dante dai ra-
Le finalità dell’associazione ‘Le Bollicine’,
nella testimonianza del coordinatore
del centro di volontariato
Un cavallo
per amico
gazzi, e un gattino rosso di nome Berto!
Sono coinvolti nelle varie attività 28 persone di diversa
età seguite da personale qualificato ‘Tecnico in riabilitazione
equestre’, due ‘Istruttori di equitazione Brevettati’, che, coadiuvati dai volontari, garantiscono il trasporto degli atleti, l’organizzazione delle attività sociali e la relativa realizzazione.
Il grande traguardo dell’Associazione è stato conquistato
con la costruzione del “Centro Tosca delle Bollicine’, il Centro Equestre, inaugurato lo scorso Aprile in località Agresto,
vicino a San Rocco a Pilli. Una struttura bella e funzionale
nata esclusivamente per lo sviluppo dei progetti delle Bollicine, con oltre 1.100 mq di costruzione ed ampi spazi verdi
progettati per facilitare la massima autonomia degli utenti.
La struttura rappresenta una esperienza del tutto innovativa
per la Regione Toscana, ed arricchisce il territorio di un importante risorsa al servizio della collettività. L’impianto è dotato di un bellissimo maneggio coperto di mt 20 x 40, uno
esterno, dieci box per cavalli, una selleria, spogliatoi, una
Cub House e tre servizi igienici.
Il Centro si Chiama Tosca delle Bollicine, in onore della
puledra “Tosca” nata nel 2000 presso la stessa Associazione
ed ha visto la partecipazione attiva di moltissimi enti ed istituzioni, a dimostrazione di quanto Le Bollicine siano integrate nella città e del valore sociale che questo progetto
riveste sul territorio senese. La Fondazione Monte dei Paschi di Siena e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze sono i
principali sostenitori, ma hanno contribuito in maniera significativa le banche locali, le contrade, i Lions, i ‘Ragazzi del
53’ , il neo costituito Racing Equidia e tante altre aziende locali. La struttura permetterà di ampliare i progetti di riabilita- Una immagine
zione equestre e di sperimentare attività che pongono al del ‘Centro Tosca’ (sotto).
30associazionismo
centro il benessere della
persona disabile, oltre che
siano di risorsa per tutta la
collettività.
Molti i progetti in cantiere ed in fase di sperimentazione. Tra questi
l’attivazione di un percorso formativo sull’onoterapia e l’organizzazione di
eventi sportivi. Gia lo
scorso maggio il Centro
Tosca è stato sede di un
Interregionale tra associazioni Toscane e del Lazio
per le qualificazioni ai
Campionati Italiani di
Equitazione. Il 17 e 18 novembre ancora due giornate di sport autentico per
un Meeting ad invito organizzato con Associazioni
della Lombardia e del
Lazio. Molti gli atleti debuttanti, a testimonianza
dello sviluppo dei percorsi
di autonomia degli utenti.
Inoltre, grazie alla vincita del bando ‘Percorsi innovazione Cesvot’ con il
progetto ‘Io sono Tosca,
un cavallo, e tu?, l’associazione sta realizzando
un percorso di conoscenza e approccio con il
mondo del cavallo ed i
bambini delle scuole Elementari di San Rocco e
Sovicille, con il coinvolgimento dei ragazzi delle
Bollicine e di circa 50
alunni delle 3ª e 4ª elementari in incontri presso
il nuovo centro e lezioni
teoriche nella scuola.
La struttura rappresenta dunque una grande
opportunità per lo sviluppo
di nuove prassi educative
in favore delle persone
svantaggiate, e costituisce
una grande ricchezza per
una città in cui lo sport
vuole diventare davvero
una occasione per tutti. •
Letizia Cambi
Viale Toselli 110
53100 SIENA
Tel.
I ragazzi de ‘Le Bollicine’
impegnati nelle diverse
attività.
05.77.44.778
Fax 05.77.45.552
[email protected]
31tennistavolo
La stagione agonistica 2007/2008 ha preso il via, con grandi novità per la Libertas Siena.
In primis è cambiato lo sponsor, alla M.P.S. Finance è subentrata la
Banca, con il suo prestigioso marchio che fa bella mostra di sé anche
nelle maglie del Siena e della Mens Sana. Ma c’è di più !! La Banca, infatti, figura anche come title sponsor delle squadre di A/1 femminile e
A/2 maschile, denominate ora Montepaschi Libertas Siena, per cui in
tutti i documenti ufficiali della Federazione (calendari dei campionati, risultati e classifiche riportati nel sito fitet.org) e nei rapporti con l’esterno
(stampa nazionale e locale, pagine 283 e 284 di Televideo di RAI 3,
ecc.), il marchio della Banca ha una visibilità massima.
Cambiamenti anche alla guida tecnica della società. Dopo oltre
sei anni di successi e grandi soddisfazioni, Andrea Del Tomba, il tecnico della promozione in A/1 della squadra femminile, ha passato la
mano al senese Francesco Cosci, che ha così deciso di appendere la
racchetta al chiodo e di dedicarsi a tempo pieno al nuovo incarico.
Compito da far tremare i polsi, ove si consideri che le formazioni Libertas sono impegnate in sei campionati diversi, tre nazionali (A/1
femminile, A/2 e B/2 maschili) e tre regionali (C/2 e D/1 maschili,
C/femminile).
Fin qui tutto bene, ma purtroppo ci sono anche le dolenti note: i
limiti del budget non hanno consentito di realizzare i necessari potenziamenti degli organici. In A/1 femminile l’ossatura della squadra,
che l’anno scorso ha raggiunto la salvezza soltanto a tre giornate dalla
fine, è rimasta praticamente la stessa, con l’inserimento in più dell’armena Armine Makinyan, che ha dato al gruppo maggiore compattezza. Quest’anno, però, la Federazione ha previsto due retrocessioni,
rispetto a quella unica dell’anno passato, quindi i relativi rischi risultano raddoppiati e la squadra dovrà sudare le proverbiali sette camicie per salvarsi. Fra le note positive, va annoverato che la giovane
cinese Zhang Ya Nan ha acquisito un anno di esperienza in più e che
la triestina Anna Brzan,
dopo l’ottimo campionato e le medaglie d’oro
e di bronzo conquistate
ai Campionati Italiani Individuali, è certamente
molto caricata ed intenzionata a rientrare fra le
Top 12 italiane. La nuova
arrivata Armine Makinyan, giocatrice di
grande esperienza in
grado di lottare ad armi
pari con tante avversarie, dovrebbe garantire
ulteriore sicurezza, specialmente contro le avversarie abili nel gioco di difesa. Confermate, a
furor di popolo, Eleonora Francini e l’olandese Marloes De Smet, che
il coach potrà utilizzare di volta in volta in caso di necessità.
Ma le difficoltà si sono subito materializzate nella prima partita
contro la San Donatese, persa per 3 a 2, malgrado la entusiasmante
vittoria di Eleonora Francini sulla Cavalli, titolare fissa della nazionale
juniores, così come contro la Sterilgarda Castel Goffredo, detentrice
della Coppa dei Campioni 2006 e 2007. Comunque, la Montepaschi
femminile, partita con l’obiettivo di non retrocedere, ha trovato la forza
di reagire alla grande e, con le due splendide vittorie fuori casa contro St. Vincent e Coccaglio, dirette concorrenti per la retrocessione, si
è portata in una posizione di classifica per il momento tranquilla. Confortanti i progressi tecnici della cinese Zhang Ya Nan vittoriosa sulle cinesi Ding Yan della S. Donatese (n. 5 delle italiane), e Hao Tong (n. 4
delle straniere in circolazione in Italia). Ma la sua partita capolavoro,
Zhang Ya Nan l’ha giocata, e purtroppo persa per 3 a 2, contro la Tan
Monfardini, la miglior giocatrice della A/1, attualmente n. 42 delle classifiche mondiali. Dopo aver perso il primo set per 8/11, la nostra atleta
ha dapprima pareggiato il conto (11/7) e poi è addirittura andata in
vantaggio, vincendo il terzo set per 11/8. Il pubblico presente non cre-
La Montepaschi Siena è partita con obiettivi
minimi nei due campionati di vertice
Libertas,
la salvezza
prima di tutto!
Corrado Bagella
deva ai propri occhi, ma molto sportivamente sottolineava con meritati applausi le più belle azioni di gioco. Il quarto set è stato appannaggio dell’atleta di casa per 11/2, per cui tutti, meno naturalmente la
panchina della Montepaschi, pensavano che, a quel punto, la Tan
Monfardini avrebbe ingranato la quarta e chiuso facilmente l’incontro
a suo favore. Ma quei tutti hanno dovuto ricredersi e, punto dopo
punto, hanno assistito, increduli, ad una prestazione superlativa della
Zhang Ya Nan, che ha fatto vedere i colpi più belli e spettacolari, prima di cedere 11/9 al quinto set.
Accanto a lei, Anna Brzan, sulla quale il coach può sem- Classifica A/1 Femminile
Sterilgarda C. Goffredo
10
pre fare pieno affidamento (suo il punto sulla Moretti di CocSan Donatese (MI)
10
caglio), ha finora confermato appieno il suo valore e, nella Molfetta
8
partita contro Zeus Quartu S.Elena ha fornito una grande, Zeus Quartu S. Elena
8
anche se sfortunata, prestazione, lottando ad armi pari con- Riposto (CT)
4
4
tro la difenditrice Wei Jing. Interpretando alla perfezione la tat- Montepaschi Lib. Siena
2
tica di gioco, è passata in Coccaglio (BS)
2
vantaggio per 2 set a 0, dimo- St.Vincent Petroli
0
strando di essere diventata Palermo
competitiva anche contro quel
Classifica A/2 Maschile
tipo di avversarie, ma ha do12
vuto poi subire la rimonta della Fortitudo Bologna
8
sarda. Bene si è poi compor- Villa d’Oro Modena
Bernini Livorno
8
tata Armine Makinyan, schieFicarazzi
8
rata dal coach nelle partite Reggio Emilia
6
che contano (quelle, per inten- Forlì
6
derci, assolutamente da vin- CIATT Firenze
6
2
cere), che ha saputo battere la Montepaschi Lib. Siena
2
Mittino di St. Vincent e la Me- Cagliari
Lib. Siracusa
0
renda di Coccaglio.
Sul versante maschile
della A/2, le dolenti note sono ancora
più ...dolenti. I soliti problemi di bilancio
hanno costretto la società a fare scelte autarchiche, dando la massima (a sinistra) la squadra
fiducia agli atleti senesi Fatai Adeyemo, Angelo Teatino e Alessandro femminile con Francini,
Bhang Ya Nan, Brzan
Cerretti, ai quali si è aggiunto il giovane aretino Filippo Viviani, titolare e l’allenatore Cosci.
fisso della compagine di B/2, ma a disposizione del coach quando necessario. Così facendo, però, i rischi di retrocessione sono aumentati (sotto) la Brzan in un top.
in maniera esponenziale, dal
momento che quasi tutte le
squadre avversarie si sono decisamente rafforzate. Malgrado il
consueto elevato rendimento di
Fatai Adeyemo, la Montepaschi
ha finora ottenuto una sola vittoria e naviga quindi in cattive
acque. Ma, come hanno fatto le
ragazze, ci aspettiamo una reazione di carattere da parte del
gruppo e una pronta risalita in
posizioni di classifica più consone al valore ed alla tradizione
della squadra. •
33basket
La Mens Sana
contro
i suoi stessi
primati
34basket
Nessuno può leggere nel futuro della Montepaschi, ma le sue certezze sono già una garanzia
Siena bella e impossibile.
Da raggiungere?
Mauro Bindi
Mentre la figura di Umberto Pieraccioni è
transitata come una stella cometa sul firmamento della Lega basket e la scelta “autartica”
di Francesco Corrado presidente (ex) di Cantù
a capo delle società di pallacanestro italiane
lascia sinceramente perplessi, il campionato
prosegue il suo incedere agonistico sempre più
all’insegna della Montepaschi.
Siena macina gli avversari, più che sconfiggerli, e la sensazione che si tratti di un
evento raro da viversi, è dato proprio dalle parole dei diretti protagonisti, specie quelli che
andando non troppo in là con la memoria possono ricordare i momenti di splendore del ba-
sket italiano, dove c’erano squadre che
dominavano in Italia e all’estero come la Virtus Bologna, che, pur manifestamente superiore, non era in grado di schiacciare in
maniera così perentoria gli avversari come sta
facendo la Montepaschi di Pianigiani.
Certo dopo il 2004, ultimo anno in cui presentammo due squadre (Siena e Fortitudo Bologna) alle Final four di Tel Aviv, il basket
italiano ha vissuto un lento, ma inesorabile declino Jordi Bertameu, commissioner dell’Euroleague lo ha definito un andamento ciclico,
al quale non si sono sottratti negli anni nemmeno il basket spagnolo, greco o russo. Ma sta
di fatto che in un panorama senz’altro depresso sotto l’aspetto dei risultati sportivi
come quello del basket italiano di questo momento, la Montepaschi rappresenta quell’elemento di rottura che porta con sé
segni di vitalità e ripresa che potrebbe voler dire molto anche per
l’intero movimento nazionale.
Apriamo subito il capitolo europeo perché forse è quello che ci
fornisce al momento le indicazioni
più importanti e soprattutto meno
scontate, che invece potrebbe essere molto semplice dedurre dal
cammino senza indugi della Montepaschi in campionato.
Abbiamo usato volutamente il
condizionale perché è troppo forte
la consapevolezza che è impensabile un cammino così schiacciante
dei senesi lungo l’intero percorso
della stagione in Italia, le ultime
due gare contro la Virtus Bologna
in Eurolega e Treviso in campionato lo dimostrano. Ma al di là di
questo, è proprio l’incrocio tra
campionato e Eurolega che può
fornirci utili indicazioni sulle difficoltà che la Montepaschi dovrà superare in Europa e di riflesso anche
in Italia, anche se con sfumature diverse proprio per il differente spessore del contesto competitivo.
Finora abbiamo visto una
Montepaschi cannibalizzare gli avversari italiani e reggere più che dignitosamente botta sui campi
esterni in Europa, confermandosi
tra le mura amiche, anche a livello
continentale, squadra dalle grandi
risorse tecniche, tattiche e mentali.
Il mese di dicembre dovrà dirci qualcosa
di più sulla sostanza esterna in campo continentale della squadra bianco-verde dopo le trasferte proibitive di Mosca e Vitoria. C’è
comunque un filo conduttore che taglia trasversalmente l’impegno in campionato e in
Eurolega, cioè l’impatto difensivo che gli uomini di Simone Pianigiani riescono a proporre
contro qualsiasi avversario.
Citiamo dati indicativi di massima in campionato (all’undicesima di andata) la Montepaschi subiva qualcosa di più di 65 punti a
partita, concedendo medie di tiro totali addirittura sotto al 40% e con un saldo attivo tra
palle perse e recuperate di oltre 7, in Eurolega
dopo 5 gare la media di punti subita è pari a
67, un dato pressoché identico a quello in ambito nazionale.
Certo i numeri non dicono tutto, ma molto
si, l’identità difensiva della Montepaschi è un
elemento di certezza e soprattutto di sicurezza,
perché la difesa è il rifugio dove tutti possono
trovare l’appiglio ideale al quale aggrapparsi
in caso di bisogno (vedi difficoltà offensive) e
la base insostituibile per costruire un attacco
efficace sia esso in transizione o contro la difesa schierata.
Il trattamento riservato dalla Mens Sana ai
malcapitati avversari nelle ultime partite casalinghe, è quello per il quale dopo pochi minuti
questi si trovano già sul groppone un distacco
importante (sovente in doppia cifra), spesso
senza riuscire nemmeno a vedere il canestro,
frutto di un mix di assoluta imperforabilità difensiva e di un attacco estremamente razionale
e determinato. La conseguenza è che se a ciò
si somma l’aspetto psicologico con il quale
molti avversari affrontano la Montepaschi,
fatto di una percezione estremamente diffusa
di una superiorità già scritta, è ovvio che poi si
determinano i passivi a cui sinceramente non
è facile abituarsi.
Detto che è necessario bandire la convinzione che questo status sia ormai scritto nel destino del campionato, dobbiamo evidenziare un
aspetto che va oltre i singoli risultati e che tocca
l’aspetto non secondario del divertimento.
Vincere, a dispetto dei modi, è sempre divertente, su questo non ci sono dubbi, ma il ripetersi di risultati, la cui entità numerica lascia
pochi spazi all’incertezza agonistica, potrebbe
far trasparire il rischio che cotanta differenza
possa deprimere comunque lo spettacolo. La
Montepaschi invece da oltre un anno è l’emblema dello spettacolo cestistico per antonomasia.
A prescindere dal risultato finale, lo spettatore infatti ha a disposizione tutti gli elementi per gustarsi partite che, pur diventando
35basket
in molti casi scontate dopo pochi minuti, racchiudono tutta la bellezza di questo sport;
grande organizzazione del gioco, intensità,
coinvolgimento emotivo di tutti, grandi protagonisti che interpretano un copione scritto e
recitato magistralmente, creando quei presupposti di assoluta godibilità che sono alla base
di qualsiasi forma di spettacolo.
In questo quadro a tinte chiaramente rosee,
è lecito chiedersi però cosa può interferire per
complicare la situazione attuale. Intanto a livello italiano il processo di assestamento delle
singole squadre è arrivato quasi al suo naturale epilogo. Le realtà più penalizzate in classifica, vedi Treviso, Milano, Napoli, Varese e
le due stesse bolognesi, hanno concluso il loro
personalissimo esame di riparazione, sconfessando in molti casi gran parte delle scelte fatte
in estate, ma i movimenti operati sembrano
aver già determinato in molti casi una certa inversione di tendenza, che avrà ovviamente un
peso sul futuro del campionato.
E’ vero che per tutti la Montepaschi sembra destinata a fare una corsa tutta sua, ma la
realtà ci dice che i bianco - verdi dovranno incrociare pure loro squadre meno improvvisate
di quelle proposte all’inizio del campionato e
questo, unito allo stimolo che la forza della
Montepaschi determina e continuerà a farlo
sempre più nel futuro, creerà difficoltà diverse
ed aggiuntive agli uomini di Pianigiani.
Sotto l’aspetto tattico riportandosi all’idea
iniziale di un filo teorico che collega il cammino senese in campionato e in Europa, possiamo notare che i principali problemi per il
gioco bianco - verde vengono dalla difficoltà
in certi momenti di riuscire ad aprire il campo
per favorire le penetrazioni degli esterni e garantire una pericolosità costante sotto il canestro avversario.
Ovviamente le motivazioni sono diverse a
seconda che parliamo di campionato o di Eurolega. In quest’ultimo caso il problema è soprattutto la fisicità degli avversari, che creano
reali difficoltà ad attaccare il canestro come è
nelle capacità dei giocatori mensanini. In Italia invece probabilmente si assiste a scelte tattiche che hanno proprio nelle indicazioni
fornite dagli impegni europei della Montepaschi la loro naturale evoluzione.
L’obiettivo innanzitutto è oscurare, specie
con i cambi sistematici, il campo visivo di Mc
Intyre, soprattutto in funzione al tiro, ma anche
per limitarne la qualità dei giochi di pick’n roll
che hanno in lui ed Eze due grandi interpreti,
A ciò si aggiunge la scelta di evitare le profonde incursioni degli esterni senesi intasando
il più possibile la difesa e praticamente battezzando i nostri lunghi sul perimetro, con la
speranza che la mira di quest’ultimi sia scadente generando ovvi problemi di fluidità in
attacco.
Piangiani ha dalla sua molteplici opportunità tattiche, può allargare ancora più il campo
utilizzando in coppia con Mc Intyre un Ilievski
che addirittura sembra essere più efficace proprio quando funge da guardia accanto al play
americano. Ma è ovvio che in
questo quadro finisca per giocare un ruolo non secondario
la determinazione ed il cinismo, così l’ha chiamato Pianigiani, con il quale i nostri
lunghi deputati, in primis Stonerook e Lavrinovic, si devono
prendere quei tiri che come
scelta di azzardo spesso le difese avversarie concedono.
Sotto questo aspetto non
si può non apprezzare proprio
l’atteggiamento di Stonerook,
la cui attitudine offensiva rimane per certi versi rivedibile,
ma che sotto l’aspetto della
scelta dei tiri e soprattutto
delle situazioni tattiche che
spesso ruotano attorno alla
sua posizione in attacco, sta
dimostrando una determinazione e una precisione al tiro
non indifferente (83,5% da 2
e il 45,8 da 3 fino a questo
momento).
Sulla grandezza del capelluto Shaun esistevano poche riserve, ma è giusto riconoscergli quegli ulteriori meriti che
evidenziano un ulteriore crescita di personalità specie in attacco. Chi invece stiamo scoprendo con grandissima soddisfazione, è
Ksistof Lavrinovic.
Del suo talento offensivo si sapeva già
molto, che fosse tiratore temibile sull’arco
anche, ma che nel giro di poche settimane riuscisse ad esprimere tutto il suo potenziale, sinceramente non ce lo saremmo aspettati.
Certo la Montepaschi sembra fatta apposta per lui e lui sembra esserci sempre stato in
questa squadra. Merito di Pianigiani e di tutti
i compagni di squadra, ma merito anche suo
per aver creato quei presupposti di fiducia che
la squadra ha dimostrato di riporre praticamente da subito nel 28enne Ksystof.
Pianigiani giustamente non si lancia in
considerazioni entusiastiche sul centro lituano,
focalizzando, quasi in contrapposizione alle
sue indubbie qualità offensive, i passi di crescita che Lavrinovic deve ancora compiere soprattutto in difesa sui centri avversari. Ma la
sensazione è che al giocatore mancasse proprio l’esperienza lontano da casa per completare un processo di crescita che ovviamente
siamo felicissimi possa realizzare proprio in
maglia bianco - verde.
Il suo tocco, la sua coordinazione fisica
che gli permette di sfidare le difese avversarie
sia partendo dal palleggio, che colpendo il canestro con i piedi ben piazzati a terra, lo rendono difficilmente arginabile. I suoi 147 punti
in appena 187 minuti di gioco (17 scarsi di
media a partita) lo avvicinano ad una media
punti per minuti giocati veramente altissima.
E’ lui uno dei giocatori cardine di questo
momento, un punto di riferimento importante,
mentre si incominciano a vedere i segni di una
certa stanchezza fisica un po’ latente nel
gruppo.
Rimantas Kaukenas, dopo stagioni intensissime che lo hanno visto scalare vette di rendimento personali sempre maggiori e
soprattutto di altissimo livello mostra qualche
segno di fisiologico rallentamento. Gli stessi
Sato ed Eze sembrano un po’ meno brillanti e
ciò sta determinando, seppur limitatamente a
spezzoni di gara, una certa difficoltà a rimbalzo,
dove in certe situazioni concediamo qualche seconda e terza opportunità di tiro agli avversari.
Ma quello di una flessione della squadra è
un aspetto più che preventivato, ancor più in questa fase della stagione che tradizionalmente ha
visto anche in passato la Montepaschi accusare
un normale e fisiologico calo di rendimento.
Certamente la gestione molto oculata di
Pianigiani in termini di utilizzo dei propri uomini servirà moltissimo per attenuare gli effetti di un possibile calo, oltretutto il fatto di
poter disporre di un organico molto lungo permette anche di poter sopperire a livelli differenziati di forma tra i vari giocatori e fa molto
piacere a questo proposito notare come ad
esempio sia esemplare il rendimento di un
uomo come Thornton, che senza l’ausilio di
particolari effetti speciali sta offrendo un rendimento costante e soprattutto sempre in perfetta sintonia con le esigenze della squadra.
Ci proiettiamo quindi verso un mese di dicembre pieno di insidie e di partite molto importanti per il proseguo della stagione (sia in
campionato che in Europa). Si parte dalla consapevolezza che le difficoltà debbano ancora arrivare, ma soprattutto con la certezza che la
squadra finora ha fatto il massimo che era lecito
aspettarsi e che ha lavorato veramente bene.
Ed allora, c’è forse qualche motivo per
credere che non sia così anche in futuro? •
diario
roberto morrocchi
MA IL PROFILO DEVE RESTARE BASSO
Riccardo Pittis mi è sempre piaciuto, anche se
il suo atteggiamento sul parquet – sempre polemico con le decisioni degli arbitri, spesso indisponente verso avversari e pubblico avverso – si
prestava a diverse considerazioni che non lo facevano certo apprezzare da chi, come noi, proprio con Lui e il suo carisma dovevamo scontrarci.
Ma non riuscivo a provare antipatia nei suoi confronti. Aveva classe e grinta e mi ricordava, fatte
le debite proporzioni, il capitano dei nostri primi
passi nel fantastico mondo della serie A, quel
Fabio Giustarini che sapeva caricarsi la squadra
mensanina sulle spalle quando tutto congiurava
contro di noi.
Acciughino era un campione vero, un uomo
dovunque, uno che “aggrediva la partita”, che
non ci stava mai a perdere e sapeva trascinare
compagni, in canotta azzurra, biancorossa e
biancoverde, verso successi, in Italia e in Europa,
eccezionali.
Ora lo stimo e lo apprezzo di più. Da quando
commenta in video le gare di Campionato e di
Coppa. È stato un grande a Milano e il numero
uno a Treviso, ma riesce a spogliarsi – e non è
mai facile – delle sue passioni quando è chiamato
a fare da spalla tecnica ai milanesissimi telecronisti di Sky.
Nel corso di Virtus-Montepaschi, quando Stonerook e compagni, dopo aver remato controcorrente contro gli uomini di coach Pillastrini e
alcune fischiate che penalizzavano Eze e Lavrinovic, hanno sferrato il micidiale colpo del kappao, Pittis non ha badato a spese ed ha affermato
che mai c’era stata in Italia negli ultimi due lustri
una squadra dominante come la Montepaschi,
capace di imporre il suo gioco e la sua filosofia in
ogni angolo del parquet.
Cose che fanno piacere e solleticano il nostro
orgoglio, anche se noi – Ferdinando Minucci in
testa – amiamo mantenere un profilo piuttosto
basso. I numeri della classifica non hanno bisogno
di commenti, è vero, e la superiorità della nostra
squadra è, per ora, fuori discussione, ma in Viale
Sclavo siamo abituati a mantenere i piedi ben saldi
per terra e poi – sarà forse anche una questione di
scaramanzia – preferiamo affrontare il cammino
in Italia e in Europa, consapevoli, sì, della nostra
forza, ma senza dare mai niente per scontato.
Personalmente sono convinto che diverse
squadre debbano trovare, o rivelare, la loro fisionomia. Roma, soprattutto, ha significativi margini di miglioramento, ma non è detto che le due
bolognesi e la stessa Treviso non siano in grado,
magari con qualche ritocco, di volare più in alto.
Una cosa vorrei comunque puntualizzare. Non
è che siamo in testa perché siamo gli stessi dello
scorso anno. È questa una parzialissima verità.
Perché non dire chiaramente che Lavrinovic,
Ilievski, Ress e Bootsy sono state delle scelte azzeccatissime? Giocatori che si sono inseriti come
tessere nel mosaico biancoverde. Insomma l’os-
satura è quella della squadra campione, ma non
era scontato che i nuovi si amalgamassero così in
fretta con i vecchi. Tanto per restare in tema del
“non dare mai niente per scontato”. Merito di Simone Pianigiani, Banchi e degli altri ragazzi dello
staff, oltre che del “sistema società” costruito da
Ferdinando in questi anni.
Se dovessi poi mettere qualche altro puntino
sulle “i”, dovrei ricordare il lavoro fatto da Forconi e Bencardino, assecondati dallo staff medico, in questi anni. Se la squadra è “brillante” e
reattiva, anche quando lo stress e gli impegni
sono così pesanti e pressanti, non sarà anche merito di Maurizio e Sandro?
Tema del mese: il tiro da tre. I quotidiani sporKsystof Lavrinovic
tivi, come d’incanto, si sono accorti a quasi venti
anni dall’adozione di questa regola, di quanto
sia agevole metterla nella paniera dai sei metri e
venticinque.
Il limite dei sei metri e venticinque, imposto in
Europa e nelle competizioni FIBA sarebbe meno sfidante di quello dei sette metri adottato nella NBA.
A parte il fatto che anche fra i “Pro” le percentuali si stanno alzando in maniera esponenziale e che quello che era un vento eccezionale,
e cioè il tentativo da tre, è diventato una pratica
normale, si tratta di applicarsi di più in difesa e di
scegliere “lunghi” versatili in attacco.
Cambiate pure le norme se volete, ma non
sarà così che si fermeranno le squadre intelligenti.
Come la nostra! •
38basket
Una autorevole firma del giornalismo sportivo italiano scrive per noi
sui pericoli che può correre la squadra di Pianigiani
Siena imbattibile,
se non pensa di esserlo
Luca Chiabotti*
Chi può fermare Siena? In Italia, al
momento, nessuno. La Mens Sana potrà
perdere una partita, ma nel lungo periodo,
nei playoff, nessuna avversaria ha le sue
qualità. Qual è il pericolo più grande che
può correre la grande favorita per lo scudetto? Credere di essere invincibile e non
accorgersi di trovarsi di fronte alla più
grande opera di autodistruzione degli ultimi campionati. La Montepaschi è la
squadra più forte, ma è diventata praticamente imbattibile anche per gli errori
degli avversari. La scorsa
estate, di fronte ad una Siena
che ha dominato la stagione
operando pochi e significativi ritocchi alla squadra, in
pratica rinforzandola ancora
con l’arrivo di Lavrinovic e
sottraendo all’altra finalista
una pedina chiave come
Ilievski, gran parte delle avversarie hanno risposto sbaraccando completamente la
rosa, anche la Virtus Bologna arrivata seconda o Milano, o tutte le squadre
arrivate ai playoff, compresa
Treviso che non li ha fatti per
la penalizzazione. Via gli allenatori, un organico da rifondare. In pratica, un
vantaggio regalato alla Montepaschi perché, anche se i
cambiamenti avessero funzionato (e non stanno funzionando), Virtus, Milano e
le altre, prima di diventare
delle vere squadre, con meccanismi collaudati paragonabili a quelli ormai assimilati
dal gruppo di Simone Pianigiani, avrebbero avuto bisogno minimo di un paio di
mesi, forse di tutto il girone
di andata. E’ quello che è accaduto, con Siena in fuga
dalle primissime giornate e
adesso in grado di gestire
dall’alto la stagione. Roma è
un caso a parte: è stata sfortunata con Daniels e ha perso
un po’ troppo tempo nel decidere il destino di Hawkins,
ma il suo ritardo è fisiologico e la qualità
dei giocatori inseriti notevole. Ecco perché, al di la di un gioco che ancora latita,
come è già accaduto nei playoff dell’anno
scorso, la squadra di Jasmin Repesa è
l’unica candidata credibile al ruolo di antiSiena. Per esserlo davvero, però, deve elevare enormemente il livello del suo gioco.
Ce la farà? Francamente pensiamo di sì.
Quello di cui non siamo sicuri è che basti
per raggiungere i tricolori. Perché anche
la Mens Sana non sta ferma e progredisce.
L’Eurolega ha già dimostrato che la
Montepaschi non è una squadra imbattibile in assoluto, e che può essere vulnerabile a patto che gli avversari siano di alto
livello. Il fatto che oggi non ne esistano
nel nostro campionato non significa che
non potranno esserci verso febbraio o
marzo, cioè quando conta. Sarà a quel
punto che si capirà se Siena avrà un destino diverso da quello che oggi appare
ineluttabile, la vittoria del secondo titolo
consecutivo. A quel punto, i giochi saranno fatti, anche gli avversari avranno
raggiunto il massimo livello e, magari,
senza più l’assillo delle manifestazioni europee, saranno più riposati della Mens
Sana. La Coppa Italia ci dirà se il ruolo di
strafavorita avrà già stremato la Montepaschi condizionandola nell’unica sfida dentro o fuori del nostro basket, la sola nella
quale Siena può rischiare davvero di
uscire per una serata storta, oppure se la
solidità tecnica avrà cementato anche
quella mentale. Il fatto che il gruppo sia
praticamente lo stesso uscito da una situazione difficile l’anno scorso, dà sufficienti
garanzie perché questo pericolo sia evitato. Se anche i momenti decisivi di Eurolega per il passaggio del turno saranno
superati, allora diventa difficile pensare
che la squadra non andrà fino alla fine.
Solo un evento non preventivabile potrà a
quel punto fermare la Mens Sana: gelosie
tra giocatori che rompano lo spogliatoio,
eccessiva drammatizzazione delle ipotetiche sconfitte che fisiologicamente arriveranno, un carico eccessivo di pressione
sull’Eurolega, dove Siena ha tutte le carte
per arrivare alle Final Four ma, per contro, non sarebbe logico considerarla una
favorita alla stregua di Cska, Panathinaikos o Tau, potrebbero creare delle crepe in
un meccanismo perfetto. Vorrebbe dire restituire alle avversarie del campionato italiano quel regalo gradito e inatteso che la
Montepaschi ha ricevuto a inizio stagione.
Ma Siena non è Babbo Natale.
* Capo redattore della pagina Basket
della Gazzetta dello Sport
vista da lontano
rudi simonelli
MAGICO, INSOSTITUIBILE BOOTSY
Sapore di armonia per questa
MPS autunnale. Fa davvero effetto
vedere come Pianigiani abbia lavorato con passaggi equilibrati e
al tempo opportuno, nulla di forzato, tutto così naturale. Anche lo
sviluppo della formazione. Rispettando le logiche conseguenze
della stagione scorsa, quest’anno
siamo partiti con Thornton nel
quintetto base, in posizione di
guardia al posto che naturalmente
era occupato dal suo predecessore Jo Forte, e Kaukenas naturalmente sesto uomo, con un
quintetto quindi speculare a
quello dell’anno scorso. TMac
primo, Bootsy 2, Sato in 3, poi
Stonerook e Eze. Dopo sono venuti fuori aggiustamenti in corsa:
abbiamo visto spostare Kaukenas
come titolare e Bootsy passare tra
le “riserve”. Infine le strategie tattiche apertamente palesate: a
Mosca abbiamo rivisto Thornton
in quintetto ma come 3 insieme a
Kaukenas, e Lavrinovic titolare
come 5 (!!) insieme a Stonerook.
Poi abbiamo visto le gara a scacchi con Biella e Virtus Bologna
con Carraretto in quintetto per
bloccare sul nascere il talento di
BJ Elder, per fare un esempio. Tutti
a muoversi in armonia, tutto perfetto. Ma, in questo contesto, la
domanda che mi sono fatto è: in
che mondo è capitato Marvin Bootsy Thornton? Per me se lo è chiesto anche lui: “Ma io non ero qua
appena due anni fa?”
II nuovo mondo di Bootsy
Sabato 30 aprile 2005, l’ultima gara di regular season giocata da Thornton in maglia biancoverde prima del gradito ritorno di quest’anno.
Trasferta a Napoli, 34ª giornata, la MPS andava
a giocare con lo scudetto sulle maglie contro una
sua tradizionale avversaria per tentare il secondo
posto o al massimo il terzo della stagione regolare (figuriamoci sembrava una brutta stagione!!),
ma quel giorno intorno a sè Bootsy non aveva i
soliti Chiacig, Kakiouzis, Vanterpool, e Zukauskas, li aveva persi tutti per strada, qualcuno acciaccato e qualcuno out definitivamente per tutta
la stagione; Bootsy in quella partita si trovava a
passare la palla a facce nuove....., Jackson, Hafnar, Petrovic....e chi erano questi? Non c’era neanche più Myers che se ne era andato a marzo.
Pazienza, Thornton, non se ne preoccupò, si caricò la squadra sulle spalle, si mise in mezzo all’area colorata a lottare come un leone e fece
girare tutti come un’orologio. Chiuse la partita
come miglior realizzatore, miglior rimbalzista e
miglior passatore, cioè 21 punti, 9 rimbalzi e 3
assists. Mandò altri tre uomini in doppia cifra,
Jackson, Galanda e Hafnar, con Stefanov e Petrovic che fecero entrambi un buon 4 su 6 dal
campo. Thornton era il leader silenzioso e con
quel ruolo chiuse quella stagione regolare.
E oggi? facciamo un esempio: conferenza
stampa nel dopo partita contro Biella, diciamo
“scontro al vertice”(!?) Cosa dice Pianigiani?
Menzione speciale per Thornton, che, vai a vedere, ha giocato come riserva, segnato due punti
e tirato con 1 su 4. Quando esagera fa 9
tiri....perchè a pensare al canestro c’è qualcun
altro. Insomma intorno a lui un nuovo mondo,
dentro di lui il solito Bootsy, comunque sempre
presente. Guardando questa MPS mi sono chiesto
chi può essere il quarterback difensivo, e facile a
rispondere mi son detto: o Stonerook o, appunto,
Thornton. Se Pianigiani lo menziona sempre qual-
cosa vorrà dire! Vuol dire
che a reggere la baracca, a
faticare e a prendersi responsabilità, insomma ad
essere leader, ci sarà ancora lui, Marvin Bootsy
Thornton.
Nuovi equilibri
Una MPS che oggi, noi
come Bootsy, troviamo a
trazione anteriore; Lavrinovic da solo segna più dei
lunghi della scorsa stagione
messi insieme, e molti meno
punti vengono dal centrocampo con la partenza di
Forte, e con un Ilievski che
mi dà l’impressione di essersi pure lui armoniosamente accasato, ma come
play di sistema, palla che
gira, passaggi intelligenti,
testa alta. Quando però
Pianigiani lo mette guardia
con TMac play mi sembra
al momento che incida
poco. Una cosa che veniva
fatta anche col suo predecessore e connazionale Stefanov, il quale però aveva
uno splendido movimento
senza palla, in particolare
sui tagli dietro la difesa e in
uscita dai blocchi, cose non
di pertinenza dell’ Ilievski
d’oggidì.
Attenzione, però, in difesa abbiamo gia visto che
fisicamente in Eurolega si
fatica, proprio sottocanestro, dove l’ordine del nemico sarà attaccare Stonerook e Lavrinovic.
Chiudo quindi con l’assegnazione delle mie
medaglie per l’anno 2007: Emozione d’oro, d’argento e di bronzo.
Emozione ORO:il tiro da tre in sospensione di
TMac, in qualunque momento, da qualunque posizione, in qualsivoglia partita. Uno spettacolo,
considerando che è solo 5 centimentri più alto di
me, isomma “nanetti” come dice il Tasso.
Emozione ARGENTO: La tripla di Carraretto
nel terzo supplementare contro Roma. La Liberazione.
Emozione BRONZO: Il tiro di.... Chatman (sì
il play del Bancoroma... pardon..Lottomatica) alla
fine dei regolamentari, stessa partita cui sopra.
Quei due rimbalzi del pallone sul ferro, sì quel
pallone che quando ridiscende sembra entrare in
retina, beh ancora mi fanno echeggiare nella
mente le grida al femminile della paura del Palamensana!! •
tiri liberi
antonio tasso
RAGAZZI, CHE FATICACCIA STARE LASSÙ
E alla fine della mattinata, quando ormai la minestra è pronta per essere “cavata” , il pollo e le
patate arrosto della rosticceria incominciano a raffreddarsi e ti aspettano tutti a tavola col crostino
già addentato, puoi tornare beato e contento a
casa: la Mensana di Pianigiani (ma anche di Minucci e di Babbo Monte) ha vinto ancora e soprattutto – è sempre piacevole ricordarlo – ha
sciupato l’aperitivo a quelli di Treviso rimandandoli nella Marca a sfamarsi a radicchio.
Svolta brillantemente anche la lezione “Trevisoparte seconda” che – durante tutta la settimana –
il bravo Simone e Luca “torello” Banchi non avevano mai spesso di risentire ai nostri in canotta
biancoverde, ci si può riposare per un intero pomeriggio stando a civettare sul campionato e –
perché no? – gufare le partite degli altri.
Ci aspettano turni di ferrosi va in Polonia, dalle
parti di Danzica, in Eurolega, quindi a Pesaro in
campionato, poi verranno i greci dell’Olimpiacos
guidati da quel Pini Gershon con cui, quando allenava il Maccabi, non abbiamo mai fatto un
pasto buono e, a seguire, arriverà la squadra che,
a detta di tutti quelli che se ne intendono, è destinata ad essere alla fine la nostra rivale per lo scudetto: la Roma dei tanti nomi in campo e fuori…
Fucka, Ray, Daniels, Lorbek (sì, ancora lui!) e poi
Repesa, ma soprattutto Toti, Malagò e il sindaco
Veltroni…
“È la vita, Pina!...” sentenziava compiaciuto
Fantozzi alla moglie… “È il basket, ragazzi!!!” e
quelli che sembrano tempi estremamente duri e perigliosi, con ostacoli insormontabili e nemmeno ipotizzabili solo cinque o sei anni fa, sono ormai la
normalità per questa splendida, incredibile, amatissima squadra che ha fatto innamorare come mai
prima d’ora una città che non aspettava altro e che
è diventata un esempio ed un obbiettivo per tutto il
movimento.
Passare da Capo d’Orlando a Kaunas, da Lubiana a Teramo, ricevere Mosca e poi Varese,
aspettando Vitoria e Cantù, è ormai la routine e
così sarà per sempre, fintantoché vorremo crescere
e continuare ad essere grandi, forti e… inarrestabili.
Del resto, a pensarci bene, era quello che succedeva alle grandi italiane del passato, che so, la
Virtus del grande slam o il Simmenthal di Peterson
e la Varese targata Ignis…
Sì, anche alla Benetton, quella a cui ora abbiamo preso le misure e ci potrà pure ‘fregare’
(ma guarda te che verbo m’è scappato!) all’ultimo
secondo in Coppa Italia ma in una serie lunga non
avrà mai scampo, anche perché la memoria di
certi sportivi – dirigenti o atleti – è lunga come
quella degli elefanti e qui a Siena in tanti hanno
ancora ben presenti immagini, fatti e parole di una
stagione fa e sono disposti a spezzarsi le braccia
prima di farsi sorpassare dai radicchi.
Domenica mattina abbiamo salutato con piacere Massimo Iacopini, abbracciato con calore
l’inossidabile Marcelo Nicola, siamo stati semplicemente cortesi con gli altri anche se, visti i soggetti, a volte ti farebbero passare la voglia….
Tanto per dire: alla fine della gara c’è l’antidoping e, si sa, le cose vanno per le lunghe per-
ché non tutti riescono a pisciare a comando; proprio per questo e per lenire un po’ i primi morsi
della fame che incominciano a farsi sentire porto
un po’ di frutta e qualche dolcetto nella stanza
dove si fanno gli esami, così, come farebbe qualsiasi padrone di casa con i propri ospiti. Oh, ma
non riescono ad essere antipatici e irritanti anche
nelle circostanze di puro savoir vivre fra esseri
umani?
Dopo aver storto la bocca ed esaminato con
sospetto la zuppiera che il buon Mensah Bonsu
aveva invece enormemente apprezzato, che ti va
ad esclamare quel tipo in cravatta verde che presenziava all’ operazione? “Ma queste banane non
saranno mica contraffatte??”…
Ci sarebbe stato da infilargliele …da qualche
parte ma ci siamo trattenuti, io e il dottor Vassallo:
forse quel tizio “radicchioso” era talmente preso dal
sistema nel quale opera da aver scambiato le banane gentilmente offerte con qualche contratto di
tesseramento… Come si dice: i lupi ‘un cacano
agnelli!
Abbiamo anche conosciuto da vicino il nuovo
coach turco dei trevigiani, quel Mahmuti che esordiva in campionato proprio a Siena.
Dicono che in Turchia, agli inizi, era considerato il gemello di Ergin Ataman… Cose turche,
davvero! Ma l’avete presente la differenza di
panza fra i due?... Nooh?! Beh, allora chiedere,
per delucidazioni, a quella gentile signora seduta
in file importanti delle poltroncine che, per tutta la
partita, non gli ha levato gli occhi di dosso e che,
presa com’era dalla visione del “brizzolato” del
Bosforo, s’è scordata l’orario ed è arrivata a casa
a tavola sparecchiata e marito parecchio ma parecchio imbufalito!...
E anche questo è basket, cari miei!
L’Eurolega ci ha fatto ritrovare una vecchia conoscenza di quando la Mensana navigava con alterne fortune nelle parti basse della classifica, dei
tempi in cui a malapena si riusciva a completare
il campionato affidandosi alla buona volontà dei
singoli, ed agli olii, agli orologi e compagnia
bella…
Inappuntabile in un blazer blu forse un po’
strettino in vita, tirato a lustro e sorridente come
sempre, troneggiava dall’alto della sua ragguardevole mole al centro del tavolo degli Ufficiali di
campo il Commissario Tiziano Zancanella da Este,
Padova.
Per i più giovani e freschi di canestri il nome e
la figura, sia pure massiccia, del personaggio in
questione non credo abbiano rappresentato niente
di diverso da un Commissioner di Eurolega, ma
per quanti soffrono da tempo (e ora godono, oh se
godono!) per le vicende biancoverdi Zancanella
al tavolo ha significato andare indietro nel tempo,
molto indietro e ricordare una gara – diciamo così
– un po’ infelice per l’esito e per la direzione dello
scarsicrinito – allora come ora – arbitro padovano.
Un palasport imbufalito si augurò di non rivederlo più ed il buon Ciupi presidente del tempo si
lasciò andare ad una confessione che – orecchiata
dallo scomparso Martolini – fece il giro d’Italia e
soprattutto degli ambienti arbitrali: “Noi, a quello,
gli si brucia la pompa di benzina!”
Cose che si dicono, esagerate, dopo una sconfitta forse immeritata e soprattutto in situazioni certamente ben differenti dalle attuali, reazioni
immotivate che vanno via in un attimo come sono
venute. .E poi, Beppe Ciupi, fece pace da subito
con gli arbitri… Ma la storia rimase, s’ingigantì e
per anni in tanti si sono domandati: ma Zanca la
pompa di benzina ce l’ha sempre???
Ce l’ha, ce l’ha… ed anzi col fratello l’hanno
ingrandita e sono diventati due valenti imprenditori di quel nord est ricco e capace.
È tornato volentieri a Siena da cui mancava da
tempo e mentre mi raccontava la storia della sua
attività con le pompe che ora si sono moltiplicate,
non ci crederete ma m’è venuto da ridere quando
siamo stati interrotti da una maschera che, ingenuo, ci ha chiesto: “Ce l’avete un fiammifero?”…
Ci ha lasciato anche Macario e per Lui, penso,
si poteva anche spendere un minuto in più di silenzio in quel palasport che spesso e per anni
aveva risuonato del suo vocione tonante.
Aveva ascoltato la partita con Rieti e visto in
tivvù le partite precedenti: “Ai nostri tempi – aveva
detto a Laura, l’inseparabile compagna di una vita
– con Bologna ‘un si vinceva mai e questi invece
vincono in casa e fuori.
Da tempo ormai, minato dal male, Lui – che
per decenni aveva vissuto il tifo biancoverde dal
terrazzino al quale ancora oggi mi onoro di essere appartenuto – non entrava più al Palasclavo
(lo chiamo così in suo rispetto) ma seguiva con la
stessa passione attraverso la tivvù, la stampa e le
chiacchiere degli amici di sempre (Dino, Rolando,
il Crociani, il Garosi il Pacenti e tanti altri…) le
sorti entusiasmanti della nostra Mens Sana.
Lo avevo seguito sempre, dal bar di via dei
Rossi ad aspettare il “Divino” ai gradoni e le scale
del Palazzarita di Bologna mentre inseguiva brandendo il suo bastone il mitico Aldo Giordani che
– anche lui!! – sensibile al richiamo delle metropoli aveva sollevato dei dubbi sulla sentenza del
“tetrapak” di “ceccheriniana” memoria.
Mi raccontava di George, di Ginny, di Ryan
ma era il basket, la Mens Sana, la Juve, lo sport
tutto – alla fin fine – la sua passione (Bruco a
parte, naturalmente).
Non lo vedevo da tempo ma l’ultima volta era
stata come la prima: quel vocione burbero era il
vestito esterno di un animo sensibile e disponibile… “Che Mens Sana ci s’ha, dottore!!” e il
baffo gli s’inclinava felice.
Ho dato a Laura la spilla con lo scudetto tricolore e il distintivo della gloriosa Polisportiva: “Non
posso metterglieli più, dottore, né voglio infilare il
biancoverde sotto terra – anche per Lei la Mens
Sana ha rappresentato una vita di passioni ed entusiasmi – ma c’ho una foto grande di lui al Palasport: glieli attacco alla cornice e lui è contento!”
Al Palazzo, sotto il terrazzino, c’è un listone a
lutto, altri sono i motivi dell’esposizione ma,
guarda caso, è proprio lì sopra che, per tanti anni,
ha risuonato il vocione di Macario: incroci del destino!
Riposa in pace, grande e generoso Mac!!!
42basket
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Continua con regolarità il cammino dei biancoverdi
in Euroleague, sempre vincenti in casa
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nel mirino
Fabio Fineschi
Sinora dominante in campionato e con
un destino tutto da scrivere in Europa. La
Mens Sana del doppio impegno è ancora
difficile da leggere nelle sue sfumature e
prospettive, sebbene sia chiaro che fra i
due volti si notino delle differenze. In
parte si tratta di conseguenze direttamente
legate al livello medio delle avversarie. Insomma è normale lottare di più contro avversari più forti. Ma d’altra parte si
percepisce spesso un diverso atteggiamento e qualche difficoltà tecnica specifica, l’uno legato ad una sfera di ordine
psicologico, le altre conseguenza di un
gioco diverso e di un metro arbitrale ad
esso collegato. Che sia una questione
mentale o l’esasperazione del contatto fisico non è difficile notare come in Eurolega siano usciti tiri che in campionato
sarebbero entrati con tutt’altre percentuali.
Si tratta di un esempio spiccio, che diventa
più profondo se affiancato dalla percentuale ai liberi, ben superiore nella competizione italiana. Evidentemente la
Montepaschi deve ancora prendere del
tutto le misure del palcoscenico continentale. E la questione riguarda alcuni singoli
in particolare. Tanto per essere chiari e sintetizzare il concetto, è ovvio che il Tau non
sia tecnicamente e atleticamente paragonabile a Rieti, ma la sensazione è che la
miglior Montepaschi esca battuta in partenza da ben pochi campi europei. Se a
volte, e Vitoria ne è l’esempio nitido, l’Eurolega è stata sofferta, non è tanto per limiti tecnici, quanto per una mancanza di
abitudine al tipo di gara. Se infatti Lavrinovic è pienamente a suo agio nella competizione internazionale, lo stesso non si
può dire di molti altri punti fermi di Pianigiani. Lo stesso McIntyre, leader offensivo indiscusso, ha sofferto l’esordio. E’
evidente che si stia adattando gara dopo
gara, ma lo scoglio c’è stato. Così come lo
si nota nelle prestazioni di Sato, probabilmente fra tutti colui che sembra più inespresso in Europa, e forse più in generale
in questo inizio di stagione estremamente
positivo. In Eurolega, oltre al citato Lavrinovic, vanno già a pieni giri Kaukenas,
Thornton, fa forse eccezione Ilievski, che
pare più concentrato e presente di quanto
non lo sia in campionato. In generale però
la squadra sembra sentire di più la pressione ed è meno consapevole delle proprie
potenzialità. Il che se si bada bene è anche
plausibile. Molti sono i giocatori che si
misurano per la prima volta con questo
ostacolo. Se dessero per scontate le proprie capacità e doti, senza testarle, sarebbero facilmente accusabili di supponenza
e presunzione. L’atteggiamento che si nota
è ben più pacato, magari ha negato un miracolo possibile a Mosca, ma in prospettiva potrebbe essere utile a costruire
un’identità più solida in chiave continentale, e una circostanziata coscienza delle
proprie possibilità, che è la vera base della
leadership italiana. Del resto la vittoria
sporadica a Mosca, Siena la raccolse due
stagioni fa. Ma quella squadra, poco solida e poco consapevole di sé, si fermò ben
presto. Preferibile dunque fare un passo
alla volta, ma che quel passo sia supportato da coerenza e sacrificio e mai sia casuale. La Montepaschi di Eurolega non ha
mai tradito nelle gare che le si chiedeva di
vincere. Proseguire il percorso significherebbe essere in scia per le top16, ed essere
in grado poi di progettare l’eventuale salto
di qualità. •
43basket
Inarrestabile e imbattuta in campionato, la Mens Sana sta disputando un buon
girone di Euroleague, dove ha un record
di 2 perse e 3 vinte. Unica battuta a vuoto
in quel di Vitoria, dove gli spagnoli non
perdono da quasi due anni, e dove gli uomini di Pianigiani hanno incassato la sconfitta più brutta di inizio stagione. Che ha
un po’ stonato, visto le 10 vittorie consecutive in campionato, ma non preoccupa
più di tanto: la formazione mensanina è
chiamata, per il doppio impegno, a lunghi
viaggi e dispone di pochi allenamenti in
settimana per preparare al meglio gli impegni. E ci sono pure gli avversari, soprattutto in coppa... Prima di Vitoria era
stata ottima la MPS, vittoriosa di 28 con
l’Olimpia Lubiana, poi quasi eroica a
Mosca dove ha sfiorato il colpaccio cedendo solo nel finale per 4 punti, poi ancora impetuosa per 89-64 con il valido
Zalgiris fino alla debacle con il Tau e la
confortante vittoria nel derby italiano di
coppa con la Vidivici Virtus Bologna. Ma
analizzando le cifre di ogni singolo giocatore si possono notare differenze e analogie nel rapporto fra le medie in
campionato e in Euroleague, dove, anche
se sono stati disputati solo cinque match,
si possono già confrontare e discutere i
dati. McIntyre continua
a imporsi come il miglior play della lega italiana, forte dei suoi 14,1
punti con il 68,3 % da
due e il 36% da tre e 5,5
assist. In coppa, a parte
la partita di Mosca dove
la pressione del finale
gara gli ha forse giocato
un brutto scherzo, si sta
facendo valere con 11,4
punti di media,con il
47% da due e 4,6 assist.
Il cambio di T-Mac,
Vlado Ilievski, produce
6,5 punti di media in
campionato con percentuali da rivedere (sul
31%) ma sale a 7,4 di
media in Eurolega con il
42% da due e un picco
di 12 punti nel derby italiano con la sua ex squadra, la Virtus Bologna.
Quasi 7 di media per
Bootsy Thornton in Eurolega e 6,8 in campionato e il solito sacrificio
nel ruolo di sesto uomo
di lusso. Numeri pressoché simili li ha anche
Kaukenas, che segna 14,2 punti nella lega
italiana con medie da paura (54% da due,
47 % da tre) e nella rassegna continentale
si conferma con 14,6 a partita ma cala vistosamente nelle percentuali ( 46% e
30%), a causa soprattutto del 2/13 di Vitoria. Differenze di rendimento ancora più
marcate per Romain Sato, che in campionato si conferma super ala da 12 di media,
5,8 rimbalzi e il 43% da tre, mentre più fatica fa in Eurolega, dove ha segnato solo 4
punti nelle prime due uscite, riprendendosi
nelle altre e scendendo di nuovo a 3 nell’ultimo match, raggiungendo quindi i 6 di
media, ma con 5,3 rimbalzi. Stesse cifre
frutto di prezioso lavoro oscuro per Marco
Carraretto in campionato (3,8 di media
con il 45% da tre) e un solo punto in
coppa, ma con solo due gare giocate e
pochi minuti. Fra i lunghi abbastanza
omogenee, e di livello straordinariamente
alto, sono le prestazioni offerte da Ksistof
Lavrinovic, 15 punti e 4 rimbalzi nelle due
competizioni, viste anche le medie al tiro:
67% da due e 36% da tre in Italia, 62% e
uno strepitoso 64% nelle triple in coppa,
con picchi di 21 e 24 punti. Uguale storia
per Eze, le cui cifre si aggirano intorno ai
5,4 punti sia in coppia che campionato,
dove prende 5 rimbalzi a partita. Per capi-
Sta nei numeri la differenza
di rendimento dei singoli
fra Campionato e Coppa
Una corsa
sui pedali
Claudio Coli
tan Stonerook 6,6 col 47 % da tre a sera in
Italia, mentre qualcosa meno produce
fuori dai confini, 4,6 punti e 4,4 rimbalzi,
anche se leadership e lavoro sporco restano intatti. Grande utilità sotto le plance
è garantita da Tomas Ress: per il lungo
bolzanese 3,6 punti col 66% da due, e il
fiore all’occhiello della grande prestazione
con lo Zalgiris:16 punti, 3/3 da due e 3/4
da tre. Insomma, la MPS sta prendendo le
misure alla rassegna continentale, dove incontra avversari mediamente più bravi,
più alti e più grossi rispetto a quelli con
cui si confronta in Italia. Qualche scotto lo
sta pagando, ma niente che già non si saUna immagine
pesse. L’attacco all’Europa prosegue se- dell’incontro
con la Virtus
condo i piani prestabiliti. •
MENO MALE CHE ERA STATO UN CASO...
di Duccio Balestracci
44
A
desso cambia davvero tutto. Fino ad ora la dimensione di una squadra e di una società di basket che si muovono nei cieli dell’area scudetto
era vissuta quasi come un sogno euforico: c’era stato il
primo, e non era mancato chi (da altre città) aveva acidamente commentato (bontà sua) che un campionato
“per caso” lo può vincere chiunque. Poi è arrivato lo
scudetto numero due, la scorsa stagione, alla fine di una
serie impressionante di vittorie. E già le cose sono cambiate: non si trattava di caso, allora, ma di società e
squadra ben strutturate. Che è cosa parecchio diversa.
Ora si sta verificando un ulteriore cambiamento: la
Montepaschi-Mens Sana è in testa alla classifica, con
un distacco abbastanza netto sulle inseguitrici, e sta giocando un campionato di alto livello tecnico e atletico.
Nessuno ha ancora messo in fresco lo spumante, è
chiaro, e nessuno è talmente sconsiderato da pre-leccarsi i baffi per un terzo scudetto: c’è ancora un cammino lunghissimo di regular season e, soprattutto, ci
sono le insidie dei play off. Mettere questo nel dimenticatoio, o sottovalutarne il peso, sarebbe demenziale.
Tuttavia, indipendentemente da come andrà a finire,
il campionato in corso sta dando la dimostrazione definitiva dell’avvenuta mutazione genetica della Montepaschi-Mens Sana che non è più la “provinciale”
rivelatasi a sorpresa e che, simpaticamente, si appiccica
per una volta lo scudetto sulle maglie, ma che è, al momento, la squadra da battere e l’unica italiana in grado
di competere, sia pure con fatica e sudore, con le migliori squadre europee.
Il tutto, come è logico, non accade per fortuito caso
del destino.
Accade perché la società ha creduto – e continua a
credere - in un allenatore tosto, competente e motivato;
che non ha misericordia per gli errori di nessun atleta;
che non si ostina quando qualche cosa non funziona e ha
l’intelligenza di correggersi; che non ha reverenza per
nessuna prima donna del roster, anche perché ha contribuito in maniera determinante a eliminare qualsiasi
tentazione di “primadonnismo” dalla squadra; che si fa
portar rispetto dagli arbitri senza mai mostrarsi querulo
o vittimista, e che è il primo nella nomination al “rom-
picoglioni-golden award” che viene attribuito dalla Federazione Arbitri all’allenatore che non gliene fa passare liscia una che sia una (per inciso: il riconoscimento
sarebbe il secondo ambìto premio dopo aver vinto, lo
scorso anno, il “Gatto di Lornano d’oro”).
Accade, la mutazione, perché la squadra è, appunto,
squadra e gioca da collettivo. E si vede. E questo, oltre
ad essere merito di chi ha avuto l’intelligenza di costruire il gruppo, è anche merito del gruppo stesso che
ha capito che la sua forza sui parquet italiani è anche
questa.
Tutto ciò, peraltro, ha un curioso contrappunto in un
campionato in cui è cresciuta la qualità complessiva
delle partecipanti che ora sono molto più livellate che in
passato (a riprova: le “provinciali” sono in cima alla
classifica e rifilano cartate da paura alle blasonate in
pieno marasma o addirittura in zona retrocessione), ma
nel quale si vedono a occhio nudo (basta guardare qualche partita di campionato e prestare un po’ di attenzione
al tipo di gioco sviluppato) i ritardi vistosi rispetto ai livelli europei.
Comunque, fa una bella impressione leggere, il lunedì, i commenti dei giornali nazionali che riservano
alla squadra senese non più di due righe con frasi tipo “a
parte la scontata vittoria della Montepaschi” o “Siena
non fa più notizia” e che scommettono su quale sarà la
prima squadra che vincerà contro i biancoverdi. Erano
fasti che, negli anni passati, invidiavamo ad altre realtà.
Ora, ci siamo noi. Già questo è il coronamento dell’intelligente politica societaria che, in poco più di dieci
anni, ha saputo trasformare una modesta squadra in bilico fra A1 e A2 nell’unica realtà italiana in grado di
competere in Europa. Non ci fosse altro risultato che
questo, sarebbe già una medaglia d’oro.
Se poi, davvero, arrivasse il terzo scudetto a raffica
dopo il secondo, sarebbe un ulteriore risultato di importanza enorme per la fisionomia della squadra e della
società e per la definizione del suo ruolo in Italia. Che,
oltre a importante, sarebbe esaltante va da sé: qualcuno
ha già detto che sarebbe come rivincere a luglio dopo
aver fatto cappotto l’anno prima. È inutile: malati!
siamo malati... •
45basket
Le squadre senesi protagoniste assolute nel campionato Under 19 d’Eccellenza
Non solo qualità,
ma anche quantità
Stefano Fini
Siena sta dominando la prima fase del
campionatoUnder19 d’Eccellenza, la categoria più importante e significativa del
movimento giovanile, intendendo per
Siena le tre società, Mens Sana, Virtus e
Costone, che vi partecipano. La Mens
Sana è prima ed ancora imbattuta; ha vinto
i derby cittadini con Virtus e Costone, si è
ripetuta con il Don Bosco Livorno (6866), con la Pall.2000 Prato (89-49), con il
GMV Basket, con Pistoia ecc. La Virtus
Siena è seconda con la sola sconfitta (10574) riportata proprio contro i biancoverdi
mensanini; ha dominato, giocando un ottimo basket, contro la Pall.2000 Prato (9067), il Bini Viaggi Cecina (106-68), la
Pall. Piombino (99-57), il GMV Basket
(106-78), contro i concittadini del Costone, il Galli S.Giovanni Valdarno (10045), il Pool Firenze (67-58). Il Costone
Siena segue a metà classifica in un gruppetto ben assortito di squadre da sempre
importanti, come Livorno, Ghezzano,
Piombino; ha vinto a Pistoia (70-65), contro Cecina (60-56), il Galli S. Giovanni
(61-45) ed ha perso malamente di 2 punti
a Prato e con il Pool Firenze.
La qualità del nostro basket giovanile
non è certo una novità, da anni siamo i testimoni del miglior basket toscano e nazionale; la novità sta nella quantità, ovvero nei
numeri. Tre società senesi su 12 nell’ Eccellenza (in Toscana), nessun’ altra città in
tutta Italia riesce a fare altrettanto; ne consegue un movimento che propone una quarantina di giovani competitivi in categoria.
Questa novità ci viene suggerita da
Riccardo Tedeshi, nuovo coach degli
Under19 del Don Bosco Livorno, società
che ben lavora da anni sui giovani avviati
al basket e che, anche in questa prima fase
del campionato, è stata l’unica a mettere
in difficoltà la forte compagine mensanina
perdendo di soli 2 punti: “Sicuramente il
basket senese sta mostrando tanta quantità,
costituita da tre squadre di ottimo livello
in un campionato impegnativo come
quello Under19 d’Eccellenza. Questa è la
novità più interessante insieme alla crescita di Firenze, costituita in Pool. La qualità dei suoi giovani non ci meraviglia;
anche quest’anno, soprattutto la Mens
Sana, ha giovani futuribili, giovani del
‘91, giocatori Under17 che bene si comportano nel campionato Under19. Ragazzi
che in questo momento possono avere
delle difficoltà per la loro struttura, come
può essere Ingrosso; possono pagare qualche cosa quando incontrano il piccolo di
un metro ed ottanta che gioca 1vs1, ma
questo è normale; normali sono le difficoltà che possono incontrare nel cambiamento di ruolo, essendo elementi alti che
devono giocare adesso anche da esterni;
giocatori comunque di qualità, senz’altro
futuribili ai massimi livelli.”
In effetti la Mens Sana sta preparando
un’altra mandata di giovani sulla scia di
quelli che li hanno preceduti pronti a dominare in un paio di stagioni il campionato
di categoria e, soprattutto, come sta accadendo attualmente per i loro predecessori,
pronti ad inserirsi nel basket di livello
(dalla A1/A2 alla serie B). Infatti nessun’
altra società italiana ha tanti giocatori
usciti dalle sue giovanili impegnati in questi campionati quanto la società senese.
“È vero - continua il neo-coach livornese - Siena ha acquisito un pò quello che
un tempo era la caratteristica del movimento giovanile labronico, costituito dalle
due principali società Libertas e Don
Bosco: formare e lanciare ai massimi livelli. Siena , un tempo, era un pò più in
difficoltà; adesso la grande potenza economica di Siena ha portato il suo movimento giovanile ad avere una qualità ed
una quantità incredibile. Reclutamento,
selezionamento, organizzazione, programmazione, l’hanno portata ad essere la
realtà più importante d’Italia; prima era
Livorno a farla da padrona, ricordo gli ultimi 3 scudetti del Don Bosco, per una storia che ci ha visto sempre ai vertici in
Toscana ed in Italia”.
A dire il vero la storia del basket giovanile senese contrapposto a quello livornese, non è sempre stata così impietosa nei
nostri confronti. Il trentasettenne coach livornese non può ricordarsi tutti gli eventi
che hanno visto i nostri giovani avere la
meglio su quelli labronici a partire da un
lontano campionato Juniores 1951/52 in
cui la squadra della Mens Sana, allenata
dal prof. Bruno Casini e nella quale militava un certo Ezio Cardaioli, dopo aver
perso a Livorno (allora Stanic) 28 a 23 si
rifece brillantemente in casa con il sonoro
punteggio di 68 a 30, laureandosi , nella
bella disputata a Firenze, campione toscana di categoria.
La storia del basket giovanile toscano
racconta anche questo ed è bene ricordare
certi eventi agli altri ed a noi stessi per ritrovare nelle verità storiche le motivazioni
ed anche le spiegazioni di un presente così
importante.•
Il mensanino
Andrea Galli che,
con De Bortolo,
ha piazzato il break
decisivo nel derby
contro la Virtus
46basket
RISULTATI E CLASSIFICA SERIE A1
7ª giornata
LEGEA SCAFATI-MONTEPASCHI SIENA
78-97
8ª giornata
MONTEPASCHI SIENA-ANGELICO BIELLA
100-65
9ª giornata
LA FORTEZZA BOLOGNA-MONTEPASCHI SIENA 78-94
10ª giornata
MONTEPASCHI SIENA-SOLSONICA RIETI
100-64
11ª giornata
MONTEPASCHI SIENA-BENETTON TREVISO
85-71
Classifica: Siena 22; Roma 16; Montegranaro, Biella e Pesaro
14; Udine, Teramo, Capo d’Orlando, Avellino e Rieti 12; Fortitudo Bologna e Virtus Bologna 10; Cantù e Milano 8; Napoli,
Scafati e Treviso 6; Varese 4.
Roamin Sato
48basket
La classifica piange per la
formazione di Fattorini, attesa
da un calendario tutto in salita
La Consum.it
alla prova
delle grandi
Francesco Oporti
L’ultima domenica di Novembre,
quella del primo giro di boa nel girone
d’andata, è amara per le atlete di Fattorini che cadono pesantemente in terra di
Sicilia: 73-53 per Alcamo e tutte a casa a
riflettere su questo inaspettato ‘ventello’
ad opera di una squadra generosa ma tecnicamente modesta. L’ottava gara di questo ottavo anno in serie A2 poteva
costituire un rilancio delle costoniane
verso le zone alte della classifica, dove il
Pontedera di Giovanna Granieri è in fuga
solitaria a quota 14 punti in virtù di una
sola sconfitta con il forte Chieti; una vittoria in Sicilia avrebbe posizionato Siena
al secondo posto - pur in coabitazione
con le grandi del campionato cioè Ancona, Umbertide e Chieti - mentre la
sconfitta fa precipitare il team del presidente Ghezzi al quinto posto, con tutti gli
aspetti di natura psicologica che ciò comporta, in termini di obiettivo play off .
C’è da chiedersi - superata la metà
del girone d’andata - cosa potrà accadere
alla classifica della squadra senese
quando le costoniane incroceranno nei
vari parquet appenninici le formazioni
più forti. È questo il primo preoccupante
aspetto, cioè l’aver incontrato fino a ieri
formazioni deboli o medie (con l’eccezione della capolista Pontedera che passò
all’Acquacalda senza grosse difficoltà
conquistando subito la testa della classifica), dalle quali sono arrivati pochi
punti: cinque vinte (compresa quella contro l’ultima in classifica San Giovanni,
ancora oggi a zero punti) e tre sconfitte
delle quali una in casa appunto con la capolista della nostra (ex) amerikana Giovanna Granieri autrice di 24 punti nella
vittoriosa trasferta delle pisane ad Ancona, altra corazzata del girone.
I prossimi appuntamenti potranno alzare il sipario per meglio valutare la reale
consistenza di questa squadra nella quale
la lituana Kristina Vengryte appare elemento sempre più indispensabile, con
tanti punti realizzati che coprono quasi
sempre oltre un terzo del punteggio finale
bianconero. La baltica e l’ala Balestra potremmo dire che ‘reggono’ l’urto di un
basket femminile diverso rispetto ad altri
campionati, sicuramente più fisico ma
anche meno improvvisato quanto a
schemi o a nuove tecniche per la motivazione di un gruppo.
Le prossime tappe presentano almeno quattro ‘salite’ proibitive (ma non
impossibili) che rispondono al nome di
Ancona, Umbertite e.......Chieti, quest’ultima desiderosa di “vendetta” (sportiva s’intende!) dopo la terribile
sconfitta al PalaCorsoni - due campionati sono trascorsi - dalla quale si sviluppò una crisi irreversibile per quella
che tutti definivano la “corazzata
d’Abruzzo”. Il Chieti - anche per altre
vicende - precipitò addirittura in serie B
e l’appuntamento con Siena è di quelli
da non mancare.Tre partite decisive per
il morale della squadra e per non ‘posteggiare’ nella bassa classifica, un
luogo grigio non coerente al nome e alla
tradizione cestistica di Siena.
Il mese di Dicembre vedrà - fra i
tanti eventi in programma - l’inaugurazione del nuovo Palasport costoniano di
Belverde, un moderno impianto che le
Società della Piaggia (Maschile e femminile) hanno voluto fortemente (con
l’indispensabile aiuto del Monte dei Paschi) per sviluppare ancora di più - soprattutto fra le nuove generazioni - lo
sport più bello del mondo. La festa sarebbe certamente più grande se in qualche ‘tappa’ di montagna (ci viene in
mente proprio quella di Chieti) la Consumit potesse indossare se non proprio
la maglia rosa almeno quella di vincitore di ‘traguardo volante’, linfa per l’attuale anemica classifica.
49basket
Giorno dopo giorno, partita dopo partita, Stefano Salieri coach della Virtus costruisce il suo gruppo. Con risultati finora
positivi. L’ultima vittoria di un periodo di
netta crescita, è arrivata al Palamandela
contro l’Everlast Firenze, in una partita che
ha messo in evidenza la buona vena dei senesi sia nella preparazione e nella conclusione degli schemi offensivi, sia in difesa
che appare sempre efficace e attenta.
“Una vittoria pesante che ci dà una importante continuità di risultati ed è il giusto premio della qualità di lavoro di un
gruppo giovanissimo e in crescita come il
nostro”, ha sottolineato un soddisfattissimo Salieri. Che vede fin da ora i risultati
del suo lavoro su una squadra bisognosa
probabilmente di qualche ritocco, specie
nel settore della regia, dove oggi il peso è
tutto o quasi sulle spalle di Tomasiello.
Un inizio di campionato, quello della
squadra di via Vivaldi, che fa dimenticare
quelli degli anni passati quando l’incertezza era la regola ed il cambio dell’allenatore la costante negativa. Oggi si può
dire che la società sta finalmente mettendo
bene a frutto i mezzi finanziari che “babbo
Montepaschi”, con la sponsorizzazione
Consum.it, sta investendo per sostenere
questa società. Il cui ruolo nell’attuale momento del basket senese non è affatto secondario. La Virtus infatti sembra essere
una realtà tecnica interessante per tutti quei
giocatori italiani giovani che vogliono crescere e puntare a
traguardi più ambiziosi. Non per niente
la rosa della prima
squadra è la più giovane della serie B1.
Un ruolo che le
sembra stare a pennello. Certo sarebbe
importante che nel basket senese, soprattutto
ai livelli più alti, ci
fosse una maggiore
collaborazione tra le
società, proprio per
valorizzare i giovani.
Senza egemonie. Tema vecchio ma sempre attuale. Qualcosa
in direzione di una
maggiore collaborazione si è mosso, certo
anche se abbastanza timidamente, con l’arrivo tra i dieci della
Virtus del mensanino
Ammannato che in un
Zitta zitta, senza far tanto rumore, la squadra di Salieri
si sta rivelando una delle più belle sorprese del torneo
Virtus, finita la semina
comincia la raccolta
Augusto Mattioli
campionato difficile come la B1 ha la possibilità di maturare e di far vedere quanto
vale.
La Virtus dunque ha giocatori (anche
quelli meno utilizzati come Piccioni, Diomede e il giovane figlio d’arte Visigalli)
che fanno della coesione e della forza del
gruppo la loro prima arma per emergere.
E questo è un merito di Salieri e dei suoi
collaboratori più stretti. Si tratta di giocatori scelti con molta attenzione, sia per le
loro qualità tecniche sia di carattere. Giocatori che comunque hanno capito che da
via Vivaldi possono avere molto per la
loro carriera. Parliamo in particolare oltre
che dell’efficace Tomasiello, di Casadei,
ala-pivot molto efficace; di De Min, uno
dei due giocatori rimasti della squadra
dello scorso anno anche lui prezioso sottocanestro (un settore nel quale la squadra
senese può avere qualche problema) ma
anche da fuori; di Ferrero, guardia dalle
gambe esplosive; di Furlanetto, play guardia utilissimo e imprevedibile.
E dulcis in fundo Marco Evangelisti,
ala dalla mano caldissima della squadra,
che fisicamente ricorda Sandro Boccini,
uno dei più grandi tiratori senesi del passato, forse un pò meno cattivo. Il giocatore, nato cestisticamente a San Giovanni
Valdarno, piazza importante nel lavoro di
ricerca di talenti ( attualmente in prestito
da Rieti), ha fatto un grande esploit nella
partita contro Gragnano, segnando ben 47
punti degli oltre cento rifilati ai malcapitati
ospiti. Un’arma importante per la Virtus
che peraltro, proprio per la forza del
gruppo, non sembra dover dipendere in
toto dal suo estro. La squadra aspetta inoltre il rientro, forse a Gennaio, di Zambrini
guardia di 22 anni, fermo per un infortunio,
su cui Salieri sembra puntare molto. •
La soddisfazione
sui volti dei rossoblù
dopo la vittoria
con Gragnano.
51basket
In attesa dell’imminente
inaugurazione del nuovo Palazzetto,
il Costone non trascura la classifica
La Consum.it
verso
i piani alti
Roberto Rosa
“Macchè salvezza, quest’anno si parla
solo di play-off e se le cose andassero davvero per il verso giusto...”.
Queste le parole della presidente Patrizia
Morbidi, n.1 della società cestistica della
Piaggia, che con molto ottimismo, e perché
no, anche con un pizzico di ambizione,
guarda alle vittorie della propria squadra che
nel campionato di serie C1 si sta comportando in maniera davvero soddisfacente.
L’ultima vittoria riportata tra le mura amiche con il Mazzanti Empoli, formazione che,
retrocessa nella scorsa stagione dalla serie B2,
ha mantenuto pressoché invariato il proprio organico al fine di riguadagnare quanto prima la
cadetteria, ha dato ulteriore morale e slancio
alla squadra allenata da Daniele Ricci, oltre ad
una posizione di classifica a dir poco positiva.
La Consum.it Costone infatti si trova attualmente in seconda posizione a soli 2 punti dalla
capolista Brogi Firenze, l’unica fino a questo
momento ad aver violato il PalaGiannelli; in
quella circostanza i gialloverdi disputarono
proprio una gara pessima, la più brutta di questo inizio stagione, ma dopo quell’inciampo
Martina e compagni hanno collezionato solo
vittorie: S.Giovanni Valdarno e SanVincenzo
in trasferta, Prato ed Empoli in casa. A conti
fatti quindi, su 10 gare disputate, praticamente
un terzo di quelle previste dalla regular season,
il bilancio è più che confortante: 7 vittorie e 3
sconfitte.
Coach Daniele Ricci non può che essere
soddisfatto di questo andamento e adesso che
la squadra sembra aver risolto alcuni problemi legati agli infortuni, l’ultimo dei quali
capitato a Gambelli, ecco che la fiducia è in
netta ascesa: <Non dobbiamo guardare
troppo la classifica – commenta il tecnico
nato nel Castellare – rischieremmo di distrarci e questa è l’ultima cosa che dobbiamo
fare. In un girone difficile ed equilibrato
come il nostro, tutto può accadere. Certo è
che i risultati fin qui ottenuti ci danno sicurezza e ci spronano a far meglio, ma sono dell’avviso che il nostro lavoro è solo all’inizio.
Dobbiamo migliorare alcuni aspetti legati soprattutto al gioco, ora che possiamo finalmente contare su un centro di qualità come si
sta rivelando Loriga, in netta crescita. I suoi
centimetri sotto canestro, sommati a quelli di
Spinelli, ci danno ampie garanzie, Martina
poi è una sicurezza a tutto campo, per non
parlare di tutti gli altri componenti: dai fratelli Franceschini, a Braccagni, a Sensi, a
Gambelli, al nostro “straniero” Cournooh.
Anche i giovani, vedi Giannini e Savone,
stanno dandoci una mano. Credo che il
gruppo stia maturando anche sotto il profilo
del sacrificio, lo si vede da come riescono a
proporsi in fase difensiva. In serie C1, ma
come del resto in tutte le altre serie, senza il
giusto spirito di sacrificio non si va da nessuna parte. Siamo nei quartieri alti della classifica e abbiamo intenzione di rimanerci.>
Parlavamo della seconda posizione, in
coabitazione con Perugia, Monsummano e
Reggello, tutte ad un passo dalla capolista Firenze. La battaglia si preannuncia avvincente,
anche perché la Consum.it dovrà affrontare
esternamente sia Perugia (15 dicembre.) che
Monsummano (5 gennaio.), ma prima ci sarà
da risolvere pratiche insidiose come la prossima trasferta di Pescia ed il test casalingo
con Sassari. L’annata si chiuderà sotto l’insegna del derby contro il Cus, alla vigilia di Natale, il 23 dicembre al PalaGiannelli. Un
finale di girone quindi tutto in salita, ma l’attuale condizione della squadra non può che
indurre all’ottimismo.
Infine il mese di dicembre, ormai alle
porte, dovrebbe sancire l’inaugurazione del
nuovo Palazzetto; sono molti mesi che ne
stiamo parlando e finalmente sembra essere
arrivato il tempo del fatidico taglio del nastro.
O prima o subito dopo le feste quindi, il Costone avrà un impianto tutto suo e già questo
è un grosso risultato che va aldilà di ogni partita o campionato vinti. •
Coach Daniele Ricci
52sport per tutti
Riprende anche quest’anno “ diamoci una
mossa”, il progetto messo a punto dalla Uisp e
da questa portato nelle scuole attraverso le
sue educatrici in collaborazione con le maestre. Protagoniste la scuola elementare di
Monteroni d’Arbia, con tutte le quarte, e la
scuola elementare di Vescovado di Murlo
che è scesa in campo con le terze, le
quarte e le quinte. Si tratta di laboratori
con i bambini e le bambine che hanno
come obiettivo promuovere uno stile
di vita attivo e salutare come risposta alla sedentarietà e l’obesità infantile. Coinvolte 2 scuole, 6
classi , 150 alunni.
Com’è noto i bambini italiani
sono tra i più obesi d’Europa. È
quanto emerge da una ricerca effettuata dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e dalla
Commissione europea. Per arginare il problema, una
vera emergenza vista l’età, continua dunque l’iniziativa
promossa dal Ministero per la Solidarietà sociale e dalla
Uisp (Unione italiana sport per tutti), che coinvolgerà migliaia di piccoli studenti delle scuole.
I protagonisti della campagna sono i bambini, la
chiave della proposta è il gioco, raccontato
attraverso un personaggio accattivante, una
palletta colorata, testimonial di uno stile di
vita attivo e di una corretta alimentazione:
sorride se fa le scale a piedi, gioca a mosca
cieca e illustra con un bilanciere che il segreto è l’equilibrio tra cibo e movimento, ha
le occhiaie quando passa troppe ore davanti
al computer o alla tv. In questa avventura i
bambini sono accompagnati dalle educatrici
Uisp e in ogni classe un poster gigante raccoglierà le foto, i disegni e i racconti dei bambini e delle famiglie. Un passaggio strategico
per il progetto riguarda il coinvolgimento attivo dei genitori: per loro è stato preparato un
manuale per motivarli in modo leggero e divertente a modificare le abitudini quotidiane
e a “ darsi una mossa” insieme ai figli. Due “
bussole” aiutano ad orientarsi nella ricerca
di nuovi stili di vita: alla “ piramide alimentare”
Ritorna ‘Diamoci una mossa’
il progetto della Uisp per la promozione
di uno stile di vita attivo
La lotta alla
sedentarietà
diventa un gioco
Marianna Semeraro*
già nota e diffusa, si affianca la “ piramide del movimento”, che riporta molti esempi di azioni semplici ma
utili da praticare nella vita di tutti i giorni. A tutti verrà
consegnato un diario in cui sono raccolte una serie di informazioni sull’alimentazione corretta, sugli esercizi da
fare a casa e a scuola, con un breviario messo a punto
per genitori ed insegnanti, reperibile anche sul sito dell’iniziativa. Consigli per far recuperare ai propri figli il giusto peso, o per evitare che si manifesti il problema
suggerendo brevi esercizi casalinghi per spezzare la sedentarietà, e istruzioni facili, corredate da disegni, per
migliorare
l’alimentazione
quotidiana.
Tra le varie proposte del diario anche un gioco dell’oca
rivisitato e corretto in cui si viene penalizzati se si va a
mangiare al fast food, premiati nel caso di una merenda
a base di yogurt e frutta, costretti infine a tornare indietro di tre caselle se invece di andare a giocare all’aperto
insieme agli amici si preferisce passare mezz’ora e più
incollati alla playstation.
La campagna informativa sarà affiancata da iniziative particolari come gite, feste , giochi e… giochi…. e…
giochi.
* Referente progetti educativi UISP