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Le guerre dopo l’11 settembre: Effetto 911 - si accresce il peso delle notizie internazionali - “maturazione” di Internet come nuova fonte di informazione - porta alla ribalta la tv satellitare Al-Jazeera ponendo fine al monopolio occidentale delle notizie - mostra la capacità del moderno terrorismo internazionale di utilizzare i media Rapporto opinione pubblica – politica estera Il grande mutamento dell’opinione pubblica internazionale - anni Cinquanta e Sessanta: l’opinione pubblica commette continui errori di valutazione in politica estera > non essendo in grado di mostrare posizioni coerenti con l’interesse nazionale, il grande pubblico è escluso il più possibile dalle decisioni governative in questo campo - Anni Ottanta e Novanta: la comprensione del pubblico non appare più incoerente e casuale, ma organizzata in “schemi cognitivi”. - Si mette in discussione la facilità di manipolazione del destinatario dell’informazione e si introduce l’importante questione della credibilità della fonte come fattore in grado di ampliare il potere di influenza dei media > Su questa trasformazione irrompe il web alla fine degli anni Novanta Ruolo di Internet - Durante gli eventi dell’11/9 ci si rivolge in massa alla rete per cercare spiegazioni e aggiornamenti sull’accaduto: difficoltà di caricamento e pagine impossibili da raggiungere - complementare e non competitivo rispetto ai media tradizionali - “portabilità dell’informazione” per il pubblico e per i giornalisti con l’avvento di smartphone, tablet, ecc. Gli altri “effetti”: Al Jazeera e Al Manar - - - - - fondata nel 1996 dall’emiro del Qatar Hamad bin-Khalifa al-Thani, trasmette 24 ore al giorno soprattutto news Aspetto tipicamente occidentale accusata di essere portavoce del terrorismo internazionale o di trasmettere notizie tendenziose e antioccidentali ha avuto un ruolo essenziale durante le rivoluzioni arabe destabilizzando alcuni leader mediorientali affiancando un linguaggio aggressivo in arabo a un tradizionale stile “occidentale”/moderato in inglese L’effetto sostituzione di Al Jazeera nei confronti dei media di regime dei paesi arabi - Al Manar e il suo ruolo nella guerra dei 34 giorni in Libano (2006) > La notte del 14 luglio e la creazione di una narrazione di Hezbollah del conflitto Rapporto tra terrorismo e comunicazione - centralità della dimensione comunicativa e simbolica di ogni azione terroristica - l’organizzazione dell’attacco dell’11 settembre tiene in grande considerazione le esigenze comunicative - gli obiettivi da raggiungere sono conquistare l’animo dei futuri combattenti islamici e terrorizzare la mente dei nemici - far conoscere al più ampio numero possibile di persone la propria causa e le proprie idee, inserendola in questo modo nell’agenda politica internazionale New York è stata colpita perché il suo ricco ambiente mediatico assicurava una copertura mediale altissima, spettacolare e globale - Pericolo di amplificazione del messaggio terroristico attraverso i mass media - Rischio di perdita di reputazione USA per le politiche aggressive post-911 > risposte degli Stati Uniti dopo l’11 settembre 1. risoluzione 3969 del 2002, il Freedom Promotion Act, il Segretario di Stato Usa viene incaricato di “rendere la diplomazia pubblica parte integrante della pianificazione e gestione della politica estera degli Stati Uniti” e di istituire “efficienti funzioni di programmazione e distribuzione multimediali, inclusi servizi satellitari, Internet e altri media 2. L’Ufficio di influenza strategica (OSI, Office of Strategic Influence), creato nell’ottobre 2001 con il compito di “diffondere notizie, anche false, ai media stranieri nel quadro di un rinnovato sforzo per influenzare l’opinione pubblica e i politici sia nei paesi amici che in quelli ostili” 3. L’Office of Global Communication creato nel luglio 2002 che, prendendo in prestito i metodi delle PR aziendali, ha organizzato la copertura stampa durante la guerra in Afghanistan e ha svolto un ruolo di primo piano anche nel conflitto in Iraq. Nato per combattere l’antiamericanismo dei Paesi arabi, invia quotidianamente a tutte le ambasciate USA del mondo un “global messenger” con gli argomenti per i discorsi e le citazioni pronte per l’uso 4. Counter-Information Team: creato nell’ottobre 2002. Aiuta le ambasciate statunitensi a identificare e a contrastare le azioni di disinformazione degli altri paesi Guerre “media-izing” e “PR-izing”: - peso delle strategie di pubbliche relazioni nella preparazione e nella conduzione delle nuove guerre - importanza di una comunicazione efficace in questo tipo di conflitti in cui l’elemento psicologico diviene ancor più fondamentale - la guerra può essere trattata come una merce da vendere, necessaria – paradossalmente – a mantenere pace e democrazia - Le attività di consulenza del Rendon Group: “information is terrain and someone will occupy it, either the adversary, a third party, or US” Il ruolo della propaganda nella “guerra contro il terrorismo” Alcune considerazioni preliminari - i giornalisti sono sottoposti alla pressione della scadenza per consegnare i servizi e per la “tirannia della televisione in tempo reale” - i servizi giornalistici sono “la prima stesura della storia, ma essi sono spesso appena abbozzati e raramente sono contestualizzati (più lontana è la scadenza, migliore è il contesto) Un nuovo tipo di guerra? - La guerra è di solito definita come uno scontro armato tra due o più stati-nazione - La guerra contro il terrorismo si configura come uno scontro tra uno stato contro un individuo e le sue organizzazioni che trascendono i tradizionali confini geospaziali. - L’Isis come caso ibrido? Quindi, che tipo di guerra è questa? - È simile alla guerra contro la droga - È una guerra contro un’idea, un concetto, non contro un attore statale - È una “guerra fredda” contro idee ed ideologie - I luoghi dove combatteranno le forze armate sono incerti e imprevedibili - L’opinione pubblica dovrà sopportare perdite (donne e bambini innocenti) e la lunghezza indefinita del conflitto “Enduring Freedom”: una guerra su 5 (6) fronti > Fronte diplomatico (costruzione della coalizione) > Intelligence front (l’arresto e la detenzione dei terroristi e dei loro sostenitori) > Fronte finanziario (inseguire e congelare i conti bancari e le operazioni di “lavaggio” del denaro sporco) > Fronte di rinforzo legale (come i counter-terrorist acts) > Fronte militare (l’esercito in Afghanistan e poi in Iraq) > (Fronte umanitario, come lanciare aiuti e cibo nello stesso momento in cui si bombarda) La guerra di propaganda > Gioca un ruolo essenziale fino alla fine su tutti e cinque i fronti > Di solito è condotta attraverso i media globali (tecnica del “rullo di tamburi” prima che inizi la guerra vera) > Sul fronte militare, attraverso le operazioni psicologiche (volantini e radio) in supporto a quelle militari > L’ “Information warfare” prevede attacchi aerei contro le radio talebane per sostituirle con messaggi provenienti dai media militari esterni (come l’aereo Commando Solo) Commando Solo broadcast (esempi) “Noi non vogliamo colpire voi, innocente popolo dell’Afghanistan. State lontani dalle installazioni militari, dagli edifici governativi, dai campi terroristici, dalle strade, dalle industrie, dai ponti. Se stai vicino a questi luoghi, fuggi lontano. Trovati un posto sicuro, che non può essere un obiettivo militare. Noi non vogliamo colpirti. Con il vostro aiuto, questo conflitto finirà presto. E di nuovo l’Afghanistan sarà vostro, non di tiranni o stranieri. Allora, potrete reclamare il vostro posto tra le nazioni del mondo e recuperare il posto d’onore che una volta il vostro paese aveva. Ricordate, noi vogliamo aiutarvi a liberarvi dal terrorismo, dal dispotismo, dalla paura e dal dolore che questi portano.” “La coalizione internazionale è qui per aiutarti” Kabul, la stazione radio Voice of Sharia’s prima e dopo il bombardamento aereo l’8 ottobre 2001. Rimessa in opera il 26 ottobre, è stata distrutta qualche ora dopo Le cornici alternative. Alcuni temi di propaganda anti-statunitense nel mondo - L’appoggio degli USA al “terrorismo” di Israele . L’ “ipocrisia” statunitense nel selezionare gli interventi militari ed i terroristi da colpire (“perché non fare guerra al terrorismo basco?”) - Globalizzazione = coca-colonialismo - L’iniziale uso del termine “crociata” indica la realtà di una guerra cristiana contro l’islam Deflating Cnn Effect: dal news management agli embedded Guerra in Iraq del 2003 - circa 500 i reporter che il Pentagono ha accreditato sul teatro delle operazioni, capovolgendo di fatto la politica di esclusione dal fronte perseguita con decisione dopo il fallimento vietnamita e nel 1991. - I giornalisti non “incastrati”, invece, dipendevano, come già durante la prima guerra del Golfo, dalle notizie degli Stati Maggiori nel Palazzo dell’Informazione di Doha - Ritorno ad una narrazione della “guerra sul campo” Obiettivo della strategia degli embedded: 1. “bilanciare l’esigenza di apertura ai media con le esigenze di sicurezza delle operazioni”. 2. Invece di controllare ex post articoli e notizie, si opera direttamente sulla fonte Modalità: 1. Fase di addestramento dei giornalisti (corsi a pagamento) 2. Firma di un protocollo di comportamento di 50 punti: le grand rules (la mancata osservanza delle regole comporta l’esclusione dalla missione) 3- Pericolo per i giornalisti indipendenti: definiti dalla coalizione angloamericana “unilaterali” (l’incidente dell’8 aprile all’Hotel Palestine) Pericoli: processo di identificazione con le unità militari che porta a parlare del conflitto in termini di contrapposizione tra “noi” e “loro” si risveglia un sentimento patriottico e nazionalista che rende quasi inutile qualsiasi forma di censura esterna in forza di un’autocensura involontaria da parte dei giornalisti stessi Embedded come arma in più per spettacolarizzare ancora di più la guerra? Contenuti: I servizi degli embedded sembrano asettici, rivolti soprattutto alle strategie e alle armi ma poco alle condizioni dei civili o alle vittime della guerra L’embedding può essere interpretato come un rapporto di scambio: i militari danno accesso al fronte e offrono sicurezza ai corrispondenti, aspettandosi il mantenimento dell’interesse pubblico Modello per una corrispondenza di guerra I filtro: gli attori del conflitto che cercano di strumentalizzare i media per raggiungere i propri scopi II filtro: interessi economici degli editori III filtro: i corrispondenti di guerra