INTERVENTO PER IL 98° ANNIVERSARIO DELLA FINE DEL

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INTERVENTO PER IL 98° ANNIVERSARIO DELLA FINE DEL
INTERVENTO PER IL 98° ANNIVERSARIO
DELLA FINE DEL PRIMO CONFLITTO
MONDIALE – FESTA DELLE FORZE ARMATE
– 04/06 NOVEMBRE 2016.
Carissimi concittadini, autorità civili, militari e
di polizia. Rappresentanti delle associazioni
d'arma e di volontariato.
Ci
ritroviamo
oggi
a
commemorare
l’anniversario della conclusione di quell’atroce
conflitto che insanguinò l’Europa nel primo
scorcio del XX secolo.
Un conflitto che vide questo Paese
annoverato tra i vincitori alla conferenza di
Parigi, ma che costò un sacrificio incalcolabile
in termini di vite umane, di tragedie familiari
e di distruzioni materiali. Ciò che venne
qualificato dal Papa come “un’inutile strage!”
Proprio in ragione del sacrificio di tanti
uomini e donne, militari e civili, al fronte, così
come nei villaggi travolti dallo sciabordare
della linea dei combattimenti, abbiamo il
dovere a distanza, di quasi un secolo, di
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ricordare.
Ricordare e tramandare.
Ecco perché riveste particolare importanza la
presenza oggi del Consiglio comunale dei
ragazzi e del suo Sindaco, affinché possano
iniziare a conoscere il gesto che ogni anno si
compie per maturare quel sentimento che
dovrà portarli a perpetuarlo.
I giovani non hanno avuto la possibilità di
ascoltare le testimonianze di coloro che
tornarono vivi da quell’atroce esperienza.
Forse non sanno nemmeno chi siano i
Cavalieri di Vittorio Veneto o i Ragazzi del
’99.
Con le riforme dei programmi scolastici poi,
all'ingresso della scuola secondaria, forse
non hanno nemmeno avuto l'opportunità di
affrontare e conoscere le vicende del primo
conflitto mondiale.
Cari ragazzi, i nomi di coloro, nostri
concittadini, che caddero combattendo quelle
battaglie, chi nelle trincee, nel fango, chi
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sulle montagne tra i ghiacciai, chi tra i flutti
del mare, sono incisi nella pietra dei nostri
monumenti. Quegli stessi monumenti cui
oggi abbiamo reso omaggio.
Capite perché, per questi luoghi, ho sempre
preteso rispetto!
Sono il simbolo del loro sacrificio.
Il 4 novembre è la data per commemorare i
molti militi scomparsi, ma anche per
ringraziare e far sentire ai componenti delle
Forze Armate l'affetto e la vicinanza, la stima
e la riconoscenza dei cittadini.
Uomini e donne che oggi come allora hanno
scelto di vestire una divisa e mettere a
disposizione della nazione il loro impegno e
quand’anche sia stato necessario, il loro
sacrificio per difendere i cittadini ed i valori
che ci fanno comunità.
Salutiamo con gioia questo 4 novembre
perché è il primo che i nostri fucilieri di
marina, Latorre e Girone, passano nella loro
terra, con le loro famiglie.
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Soldati i nostri, che sono sempre stati pronti
ad intervenire nelle zone calde del mondo,
che vigilano le periferie, e non solo, delle
nostre città; chiamati a fare da barriera
contro il “nemico” che oggi si chiama
terrorismo islamico, criminalità organizzata,
antagonismo sociale.
Militari sempre al fianco delle popolazioni
colpite da eventi emergenziali. E quest'ultimo
aspetto vorrei ora sottolineare.
Il 4 novembre di 98 anni or sono, a parte la
retorica della vittoria che ci descriveva la
rotta dell’esercito austro-ungarico, la realtà
in quelle terre e di quelle popolazioni in cui la
battaglia era stata così cruenta, era ben
diversa e così ce la descrive Ungaretti:
“Di queste case/Non è rimasto/Che qualche/
Brandello di muro/Di tanti/Che mi
corrispondevano/Non è rimasto/Neppure
tanto/Ma nel cuore/Nessuna croce manca/E’
il mio cuore/Il paese più straziato.”
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La plastica immagine che ci viene trasmessa
da queste parole del poeta, credo non possa
che evocare in tutti noi, le immagini delle
zone colpite dal sisma che in questi mesi
sono entrate nelle nostre case.
In questa specifica ricorrenza, quando è più
vivo il senso di comunità, voglio rivolgere lo
sguardo ed il pensiero a quelle persone che
come dopo un conflitto si vedono colpite
negli affetti, vedono le loro case ridotte a
qualche brandello di muro, sentono il loro
cuore come un paese straziato.
In questa tragedia, vicino alle persone
colpite, assieme alla protezione civile, oggi
come allora, ci sono i nostri militari.
Oltre il loro sforzo e la loro abnegazione, le
istituzioni non devono commettere, come
avvenne nel primo dopoguerra, l'errore di
trascurare le piaghe generate da questo
dramma.
Smettiamola di volgere lo sguardo lontano
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per trovare chi ha bisogno del nostro
soccorso e della nostra solidarietà!
Ce li abbiamo in casa! Occupiamoci dei nostri
fratelli. Aiutiamoli a risollevarsi.
Le nostre Forze Armate e la protezione civile
sono già in campo. Le istituzioni e la politica
non manchino al loro dovere.
Nel giorno della festa delle Forze Armate
facciamo sentire alle persone che ne fanno
parte, ancor più forte e caloroso, il nostro
affetto ed il nostro sostegno.
Leviamo, alle donne ed agli uomini in divisa,
ancor più sentito in questa ricorrenza il
nostro grazie!
Buona festa a tutti!
Roberto Paolo Ferrari
Sindaco di Oggiono
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