interrog Olivetti-Telecom
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interrog Olivetti-Telecom
Camera dei Deputati Gruppo parlamentare Sinistra, Ecologia, Libertà INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA Al Ministro per il Lavoro e le Politiche sociali per sapere, premesso che: • Dopo un lungo periodo di trend negativo e di perdite ininterrotte, il management della Olivetti Spa, avrebbe deciso di riaffrontare il mercato puntando tutto sul settore della connetività e dei servizi digitali, accettando l’offerta da parte di Telecom di una ricapitalizzazione del proprio patrimonio attraverso la fusione per incorporazione con la “Tids” (Telecom Italia Digital Solutions); • Secondo quanto riportato dalle stesse interessate, dal suddetto processo di fusione nascerà “un unico Polo Telecom Italia destinato a presiedere l’innovazione nel settore del digitale e dei verticals d’interesse strategico”. Di conseguenza, la rinnovata Olivetti post-fusione, destinata ad un nuovo target di mercato rappresentato dai servizi e dalle piattaforme digitali dell’Internet delle cose (IoT), si troverà costretta ad abbandonare la produzione di tablet, terminali per banche, poste, lotto e tabaccherie, ad eccezione di quella rivolta ai sistemi stampanti per uffici ed alle piattaforme di gestione delle macchine e dei processi per accrescere efficienza e risparmi; • Il cambio di rotta della storica azienda di Ivrea preoccupa fortemente i sindacati, ai quali è stato presentato un piano di rilancio e di ristrutturazione della stessa che oltre a non prevedere investimenti aggiuntivi, che invece avrebbero garantito l’attuale livello occupazionale, trascura la valorizzazione del marchio, ed anche, cosa ancora più grave, il suo know-how, ossia le sue preziose competenze professionali e tecnologiche, un punto sensibile, quest’ultimo, considerato assai critico da tutte le maestranze che temono soluzioni rivolte a demansionamenti e proposte di prepensionamento; • In tanti, infatti, vedono l’operazione come l’anticamera di un’ennesima e pericolosa ondata di licenziamenti, che produrrà soltanto un ridimensionamento sul territorio di una realtà aziendale alla quale si deve tanta parte della storia produttiva italiana, come del resto già precedentemente avvenuto con la chiusura dello stabilimento di Agliè, dove si producevano registratori di cassa e stampanti, o di quello di Arnad, specializzato invece in testine ad aghi; • Ed invero, la nota laconica alla quale la Olivetti ha affidato il compito di chiarire i contorni dell’operazione contiene dei numeri impietosi: secondo gli accordi presi con i vertici di Telecom, dei suoi attuali 538 dipendenti solo 230 confluiranno nel nuovo “polo” mentre per i restanti 332 verrà avviato un piano di esuberi che prevede per 40 soggetti il prepensionamento, per 60 l'outplacement su base volontaria, mentre per i restanti la ricollocazione dentro Telecom Italia e sue società controllate; • Gli interroganti, al pari delle organizzazioni sindacali, vedono con profonda preoccupazione a questo repentino cambio di rotta che svuota di fatto la Olivetti di tutto il suo know-out. Risulta fin troppo evidente, infatti, l’intento di Telecom di esaurire, con la chiusura di quattro delle sette attività di business della Olivetti, l’attività di quest’ultima e di trattenersi solo ed esclusivamente il marchio, peraltro ancora appetibile sul mercato, per coprire produzioni realizzate all'estero. Né si conoscono a quali condizioni economiche e con quali mansioni quei lavoratori che saranno trasferiti in altre aziende del gruppo Telecom svolgeranno la loro attività lavorativa; • La ricollocazione di molti dei dipendenti all'interno del gruppo Telecom, che nel frattempo sta riorganizzando lavori che un tempo aveva esternalizzato, non sarà un'operazione facile, considerato il fatto che alla gran parte di loro, costituita da figure altamente specializzate come ingegneri e tecnici, sarà offerto di lavorare nel caring, nell'assistenza e presso i call center; • Dopo le terribili esperienze di Innovis, Telis, Wirelab, Agile-Eutelia, Op Computer, tutte aziende nate dalle costole Olivetti ed oggi sparite, è facile immaginarsi che, senza ulteriori investimenti, anche quelle attività che si tenta di mantenere in piedi non garantiranno margini sufficienti per resistere sul mercato e scongiurare ulteriori licenziamenti; • Se non ritenga di dover sottoporre il nuovo piano industriale 2015-2017 della Olivetti ad ulteriori approfondimenti, convocando urgentemente, a tal fine, un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le aziende interessate, che affronti in maniera dettagliata tutti i nodi e le criticità esposte in premessa legate al previsto piano di esuberi, e disveli tutti gli obiettivi dell’operazione di fusione anche al fine di trovare soluzioni alternative che scongiurino ulteriori licenziamenti. Airaudo, Placido