Mitigating the increase in energy prices
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Mitigating the increase in energy prices
TITOLO Mitigating the increase in energy prices: coordination, Europeanisation & involvement LUOGO E DATA 23 giugno 2014, Comitato Economico e Sociale, 2, Rue Van Maerlant – 1040 Bruxelles ORGANIZZATORE Comitato Economico e Sociale Relazione In data 23 giugno 2014 si è tenuta, presso il Comitato Economico e Sociale, una conferenza dal titolo “Mitigation the increase in Energy prices: coordination, Europeanisation & involvement”. Stéphane Buffetaut (President of TEN Section, European Economic and Social Committee) ha preso la parola per ricordare come l’energia sia una risorsa necessaria per la vita della società e come, con la crisi attuale, i cittadini incontrino serie difficoltà nell’accesso alla stessa. Il costo dell’energia segue di pari passo l’andamento dell’economia ed è determinato dall’incidenza delle tasse. Oggi la struttura del mercato dell’energia è cambiata, il sistema energetico europeo deve essere modernizzato e meglio organizzato. La prima sessione, intitolata “Economic and industrial consequences of high energy prices” prevedeva innanzitutto l’intervento di Marzena Rogalska (Head of Unit “Sustainable Industrial Policy and Costruction”, DG Enterprise and Industry, European Commission), la quale ha descritto l’andamento dei prezzi dell’energia all’interno dell’Unione Europea. Un prezzo elevato dell’energia incide sul consumatore finale, quindi bisogna capire cosa fare per evitare conseguenze ancora più gravi sulla competitività industriale e sulla povertà in Europa. L’aumento del prezzo del gas è strettamente legato all’aumento del prezzo delle materie prime e all’indicizzazione di quello del gasolio, mentre l’elettricità ha evidenziato un aumento dovuto alle tasse e ai prelievi. Gli studi effettuati hanno rilevato come in Europa i prezzi dell’energia siano notevolmente più elevati rispetto a quelli degli Stati Uniti, del Brasile e della Cina e leggermente inferiori a quelli del Giappone. I prezzi pagati dal settore industriale per l’elettricità sono di tre volte superiori a quelli degli USA e questo perché molto dipende dal tipo di tecnologia applicata. Oggi la competitività europea è a rischio: la quota di mercato globale relativo alle esportazioni delle merci per i beni ad alta intensità energetica relativa all’Unione Europea è del 36%, ma le previsioni evidenziano la possibilità di un potenziale calo del 10% entro il 2035, a differenza degli Stati Uniti dove si prevede un aumento dell’1% rispetto al 10% di quota attuale, alla Cina (+3% rispetto all’odierno 7%). È necessario creare una base industriale molto forte e competitiva per favorire la crescita europea e, per poter realizzare tutto ciò, le industrie devono essere messe nella condizione di poter ricorrere all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili. Hans ten Berge (Secretary-General of Eurelectric) ha analizzato quelle che sono le conseguenze economiche ed industriali in presenza di prezzi elevati dell’energia. Egli ha sostenuto che i prezzi dell’energia applicati nei diversi Paesi europei devono uniformarsi in quanto il settore industriale UE sta pagando quasi tanto quanto quello degli Stati Uniti. Per quanto concerne il settore dei trasporti è auspicabile una riforma ed un ricorso ad una maggiore elettrificazione dello stesso dal momento che l’80% degli operatori fa ancora ricorso al petrolio. Le politiche europee vanno armonizzate: la 1 Germania, ad esempio, si sta avviando verso la chiusura delle centrali a carbone ed ha predisposto sovvenzioni consistenti per le industrie che fanno ricorso alle rinnovabili. A conclusione dell’intervento, Hans ten Berge ha sostenuto come sia necessario “ripulire” le bollette dell’energia elettrica, indicando ai consumatori quanto spendono e per che cosa, ridurre le tasse e le imposte per consentire ai clienti di beneficiare della concorrenza all’ingrosso e integrare ulteriormente il mercato interno dell’energia elettrica. Sylvain Lefebvre (Deputy Secretary – General of IndustriAll), in qualità di rappresentante degli operatori del settore manifatturiero, ha affermato che quando un’industria è competitiva dal punto di vista energetico ha la possibilità di evolvere, di offrire lavoro ai giovani. È necessaria l’adozione di una politica industriale prima e di una energetica poi. Un costo elevato dell’energia produce conseguenze dirette sull’impiego in quanto va a ricadere direttamente sui lavoratori. La questione del cambiamento climatico va in direzione parallela a quella della competitività. La Commissione Europea deve intervenire per regolamentare la materia in quanto la risoluzione di questi problemi non può più essere rinviata. L’obiettivo deve consistere nel raggiungimento di un prezzo dell’energia abbordabile e nell’erogazione di finanziamenti diversificati. La seconda sessione della giornata, “Social and environmental challenge of high energy prices”, è stata aperta con l’intervento di Barbara Mariani (Climate, Energy and Environment Senior Adviser at Confindustria), la quale ha sottolineato come l’Unione Europea abbia una comprovata esperienza in materia di protezione ambientale grazie alla capacità di innovazione del proprio business. Nel periodo intercorrente tra il 1990 ed il 2010, l’Europa dei 27 ha ridotto le proprie emissioni di CO2 di circa il 17% se comparate con i livelli del 1990. Oggi, molti settori industriali sono leader in termini di efficienza energetica e di riduzione dell’inquinamento e molte aziende europee hanno ottenuto con successo importanti quote di mercato a livello mondiale grazie all’impiego di tecnologie a basse emissioni di CO2. Questo processo deve però essere supportato da una giusta politica e da un quadro normativo a livello europeo e nazionale. I tre obiettivi principali delle politiche energetiche devono consistere nella sostenibilità ambientale, nella sicurezza dell’approvvigionamento e nella competitività. La crisi economica e finanziaria ha avuto un impatto considerevole sulla produzione e sul mercato del lavoro, confermando il ruolo importante che l’industria deve per forza avere per guidare la ripresa e la crescita. Gli USA traggono vantaggio da prezzi che, se comparati con quelli europei, sono più bassi e ciò è dovuto soprattutto agli straordinari progressi compiuti nello sfruttamento di materie prime quali il gas e il petrolio. Il prezzo dell’energia può rappresentare quasi il 40% dei costi di produzione industriale. Il Consiglio Europeo del maggio 2013 si è rivolto alla Commissione invitandola a effettuare un’analisi sull’evoluzione dei prezzi dell’energia in Europa. L’elettricità in Europa ha un costo di circa tre/quattro maggiore a quello applicato dagli Stati Uniti e dalla Russia, ed il 20% in più rispetto alla Cina. Il prezzo del gas invece è nettamente superiore a quello pagato negli USA, in India e in Russia e del 12% in più rispetto alla Cina. L’industria europea sta cercando di compensare gli alti costi energetici attraverso un costante miglioramento dell’efficienza, ma Mariani ha ribadito come bisogna andare oltre. I prezzi dell’energia continuano ad aumentare nel breve periodo a causa dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e alla necessità di investire nelle reti e nella generazione di energia. I costi elevati giocano un ruolo fondamentale in materia di risparmio ed efficienza energetica, produzione e consumo, ma rappresentano anche un fattore determinante nelle decisioni inerenti la delocalizzazione industriale e gli investimenti. Specie il rischio di delocalizzazione verso aree extra UE, dove i prezzi sono nettamente inferiori e le legislazioni più permissive in materia di emissioni, determina conseguenze che non devono essere sottovalutate in materia di lavoro e di crescita. Pertanto l’individuazione del giusto equilibrio tra gli obiettivi di tutela dell’ambiente e la competitività è cruciale per l’Europa: essa deve definire la combinazione più efficace di strumenti politici che permetterà di evitare costi cumulativi per l’industria e la 2 società. Ai policy maker vengono pertanto rivolte alcune raccomandazioni: • stabilire la competitività e la sicurezza degli obiettivi di approvvigionamento energetico; • fissare un livello di CO2 da raggiungere entro il 2030 tenendo conto del livello globale; • mantenere come punto di riferimento le ETS affrontando contemporaneamente i costi diretti e indiretti per le industrie ad alta intensità energetica; • fornire le condizioni R&D&I per lo sviluppo tecnologico; • rafforzare il coordinamento delle politiche energetiche tra gli Stati Membri; • diversificare le fonti di energia dell’Unione Europea. Anthony Cox (Deputy Director for Environment, OECD) ha concentrato il suo intervento sull’incidenza dei prezzi dell’energia sulle famiglie osservando come molti Paesi OCSE non facciano attenzione a questo aspetto. Oggi le famiglie ad alto reddito spendono, in termini di energia, più del doppio di quelle a basso reddito e si tratta di una spesa che, per quest’ultime, rappresenta una componente significativa dei costi totali di vita. Martin Salamon (Chief Economist, The Danish Consumer Council) ha portato l’esempio della Danimarca e di come essa risulti molto ambiziosa in materia di contenimento dei costi energetici. Egli ha ribadito come gli accordi politici siano indispensabili, come vi sia necessaria una riorganizzazione e revisione di tutti gli elementi che compongono la fattura energetica e come l’industria debba essere coinvolta nella negoziazione. L’idea di fondo consiste nel porsi degli obiettivi a lungo termine e di prestare molta attenzione nei confronti del consumatore. La terza sessione, “Involvement, solidarity and cooperation at EU level”, è stata aperta dall’intervento di Tom Howes (Deputy Head of Unit “Economic analysis and Financial instruments”, DG Energy, European Commission) il quale ha sostenuto che il prezzo dell’energia è aumentato solamente a causa delle tasse che sono state introdotte e delle politiche che sono state adottate, non per un aumento del prezzo dell’energia stessa. Per una maggiore solidarietà e cooperazione a livello europeo è necessario completare il mercato interno sia all’ingrosso che al dettaglio in quanto la competizione e la concorrenza porta ad ottenere dei risparmi notevoli, ricorrere a fonti di energia diverse, ridurre i costi di rete attraverso il ricorso a best practice, mantenere politiche climatiche ed energetiche redditizie, utilizzare più prodotti e ricorrere a più processi ad alta efficienza energetica e dove necessario, proteggere le famiglie e le industrie più esposte. Richard Adams (EESC Member) si è interrogato su come incoraggiare le persone ad essere più responsabili in materia energetica. L’energia è qualcosa di dinamico e la sua produzione dovrebbe essere interamente consumata non dispersa e questo deve avvenire nell’interesse del consumatore. Il Comitato Economico e Sociale chiede la realizzazione di un dialogo sull’energia caratterizzato dall’elaborazione di politiche che includano valori, norme e principi che vadano al di là di quelli puramente scientifici e tecnici, dove la comprensione del pubblico crea la fiducia politica ed i consumatori siano partner attivi. Tale dialogo deve passare attraverso un social brand come può essere ad esempio FAIRTRADE, riconosciuto come attendibile da tutti i partecipanti, affidabile, autorevole, dai principi etici e sociali ben definiti. È possibile così identificare a quali compromessi giungere all’interno di un sistema in cambiamento, gli stakeholder e le risposte dal pubblico, acquisire un bagaglio di conoscenze oltre che comprendere meglio le attitudini, i valori e l’accettabilità e sviluppare una gamma di materiali generici come base a partire dalla quale sviluppare una collaborazione lavorativa con i vari gruppi pubblici. 3 LINK http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.events-and-activities-mitigating-energy-prices Eseguito da: Serena Fantuz UNIONCAMERE DEL VENETO Delegazione di Bruxelles Av. de Tervueren 67 - B - 1040 Bruxelles Tel. +32 2 5510490 Fax +32 2 5510499 e-mail: [email protected] 4