eritrea crimini dell` italia colonialista e fascista 1000

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eritrea crimini dell` italia colonialista e fascista 1000
ERITREA. CRIMINI COLONIALI E FASCISTI. UN POPOLO ANCORA SOTTO ASSEDIO.
Eritrea, l’altopiano e Asmara la capitale, la Dankalia , vulcani e un lago di sale, una costa di centinaia di
chilometri lungo il Mar Rosso, Massaua, porto tropicale di fronte alle isole Dahalak, . Un Africa che merita
di essere visitata e vista.
Un’ Africa, l’Eritrea, che ancora oggi, nel 2013, lotta per una propria presenza autonoma nel mondo contro
le sanzioni dell’ ONU, contro i tentativi d’invasione, contro l’isolamento e le ingerenze e per un Corno
d’Africa libero da intromissioni imperialiste.
La causa, lontana nel tempo di questa situazione, è ,anche, il colonialismo fascista, i suoi crimini, che
elencheremo, ed i suoi errori , quali, per esempio, i confini con l’ Etiopia lasciati indefiniti, che ancora oggi
sono causa di tensioni e guerre.
Nell’ immaginario di molti italiani, non solo di quei pochi, ancora in vita, che hanno perduto un’esistenza di
privilegi, questa terra era una volta l’ Eritrea Felix. Se nelle vicine Libia ed Etiopia i colonialisti ed i fascisti
avevano stuprato, torturato ed ucciso, qui si erano comportati bene, portando civiltà e benessere anche
per gli eritrei. Ma è una falsità storica che la nostalgia per il paradiso perduto alimenta. I bianchi hanno
costruito per loro stessi. Le infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, fabbriche ed aziende agricole sono state
costruite e formate per il proprio sviluppo economico e benessere. Hanno edificato ville ed alberghi dove
vivere con privilegi, chiese dove pregare il proprio dio, bar, ristoranti e bordelli dove divertirsi. Non sono
stati regali di civiltà al popolo eritreo. La missione dei coloni non è stata quella di migliorare le condizioni
di vita degli indigeni. Eritrea felix per il bianco, Eritrea infelice per il popolo eritreo, una razza integrata al
progetto coloniale come razza inferiore con funzioni subordinate e servili . La ferrovia Asmara Massaua , i
ponti, le architetture di Asmara ed altro ,esistono ancora e sono utilizzate, ma non sono un regalo, bensì
un bottino di guerra del popolo eritreo, che ha conquistato con l’indipendenza le opere degli italiani.
Oltre a migliaia di morti, il colonialismo ed il fascismo furono responsabili in Eritrea di razzismo e
sfruttamento, di crimini sessuali e di uno spietato sistema carcerario.
Un genocidio africano.
Africani sterminati in Abissinia.
Il numero di morti eritrei dal 1890 al 1941 fu alto, anche se inferiore e di molto a quello dei libici e degli
etiopi. Per dare un’idea del genocidio africano di cui l’Italia coloniale e fascista è responsabile, le perdite
etiopi nella guerra del 1935 e 1936 furono 760.000, secondo il numero fornito dal Negus alla Società delle
Nazioni. Un numero forse non esatto, ma che indica la dimensione del massacro. In Etiopia a questo
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numero immenso, vanno aggiunte le perdite della prima guerra italo etiope, 1895 – 1896, e dopo le stragi
di bambini, donne e uomini dopo l’ attentato a Graziani nel 1937 ed il massacro di Amazegna Wagni, nel
1939 ed i morti della seconda guerra mondiale in Africa Orientale.
Gli eritrei che hanno pagato il più alto prezzo di sangue furono i soldati dell’ esercito coloniale gli ascari. Le
stime, però sono molto vaghe. Per i soldati italiani morti in terra d’Africa la contabilità è precisa, i soldati
eritrei sono carne da macello, qualche migliaio in più o in meno ha poca importanza.
Circa 2000 furono gli ascari morti nella prima guerra italo etiopica dal al ad Amba Alagi, Makallè , tra il
dicembre del 1895 e l’ottobre del 1896. Nella seconda guerra italo-etiopica , 1935 1936, gli ascari morti
sono da 3500 a 4500. Contro gli inglesi i morti eritrei si stimano essere 10000, solo 3700 nella battaglia di
Gondar nel 1941 . Queste morti di soldati di un popolo dominato, arruolati, con la costrizione o con il
miraggio di sfuggire la fame, per combattere sotto la bandiera del dominatore devono essere addebitate
al colonialismo ed al fascismo italiano.
Razzismo
Le africane oggetti sessuali e gli africani codardi
Anche negli anni precedenti l’arrivo di Mussolini, la politica coloniale italiana in Eritrea fu razzista e
discriminatoria. Un solo esempio: la trasformazione di Asmara da Arbate Asmara, alcuni villaggi con al
centro delle chiese copte, le cui radici erano millenarie alla città coloniale segregata. Quando il generale
Baldissera nel 1989 si avventurò fuori di Massaua ed arrivò ad Asmara, occupò la più alta collina che
guardava l’ altipiano, costringendo il villaggio di Beit Mekae ed i suoi abitanti ad andarsene. La collina fu
recintata, da qui il nome di Campo Cintato, e divenne il nucleo iniziale della città coloniale, il cui accesso fu
sempre proibito agli eritrei. La principale preoccupazione era la difesa da una possibile ribellione della
popolazione indigena. Il primo governatore civile, Ferdinando Martini fece preparare il primo piano
regolatore di Asmara nel 1902 principalmente concentrando gli sforzi sul miglioramento delle condizioni
igieniche di Campo Cintato, area bianca esclusiva. Nel giro di pochi anni vennero elaborati altri tre piani
urbanistici, con lo scopo di definire la forma urbis della città coloniale. Il piano del 1908 definì 4 quartieri. IL
primo fu un ‘ area solo per europei, principalmente italiano, il secondo con al centro il mercato per bianchi
fu misto ebrei, greci, commercianti arabi ed anche eritrei, il terzo attorno alla chiesa ortodossa Enda
Mariam, il quarto fu un area destinata agli insediamenti artigianali od industriali. Lo scopo del piano del
1908 fu di migliorare le condizioni dei quartieri per italiani e di confinare gli eritrei al nord della città o nella
zona industriale. Gli eritrei che avevano proprietà nel centro della città furono costretti a vendere o
svendere la propria terra e ad andarsene. Quello del 1913 fu solo un perfezionamento dei due precedenti.
La segregazione razziale nella programmazione della forma urbis di Asmara non fu il mero punto di vista di
architetti ed urbanisti di cultura razzista, ma la cosciente politica del governo coloniale di istituzionalizzare
la discriminazione. I neri eritrei non avevano i diritti dei bianchi italiani, furono integrati al progetto
coloniale come classe inferiore con funzioni subalterne e servili.
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Durante il periodo fascista la segregazione razziale si approfondì ,da pratica diventò legge e si arrivò ad un
vero proprio apartheid sudafricano con regole scritte molto rigide, che ribadirono usi e costumi precedenti.
Le scuole restavano separate così le chiese, gli ospedali ed i trasporti. Il Campo Cintato ed quartieri europei
erano proibiti ai neri che implicitamente non potevano frequentare i ristoranti ed i bar dei bianchi. Gli
eritrei non potevano comprare moda europea, vestiti, camice e scarpe. Era loro vietato esercitare certe
occupazioni
La “ Legge Organica per l’ Eritrea e la Somalia” del 1933,a cui seguirono decreti applicativi, prevedeva la
necessità di procedere a un’analisi antropologica etnica finalizzata all’accertamento della razza al fine di
definire degli standard limitativi per la concessione della cittadinanza a figli di coppie miste. Autorizzava
discriminazioni basate su caratteristiche fisiche. Nell’ estate del 1935 Mussolini iniziò a formulare con più
chiarezza le sue idee razziste chiedendo al Ministero un piano d’azione per evitare una generazione di
mulatti, che culminò con la legge del 1937 Provvedimenti per i rapporti fra nazionali ed indigeni o
Provvedimenti per l’integrità della razza Lo scopo era quello di combattere i matrimoni misti, di evitare
che sangue bianco e nero si mescolassero . Con la fondazione dell’Impero la discriminazione razziale fa un
balzo in avanti diventando legge dello stato. Nel 1938 l’Italia, sola fra i paesi dell’ Europa trasforma la
discriminazione razziale da pratica a legge. La colonia Eritrea diviene il primo laboratorio di
sperimentazione delle leggi razziali che nel 1938 saranno estese a colpire gli ebrei in tutto l’Impero.
Gli stessi ascari, che la propaganda dice di ben ricompensare per la loro fedeltà e coraggio non sono esenti
da umiliazioni razziste. La separazione dai soldati italiani è assoluta. Vengono fatte marciare a piedi nudi, le
scarpe vengono date solo agli italiani. Mentre i soldati bianchi bevono dai bicchieri, loro bevono da
recipienti di metallo. Le punizioni per infrazioni non sono le stesse dei soldati italiani, ma secondo dei reati
ricevono da 20 a 70 frustate. La pena viene sempre inflitta da un altro ascaro, ma questa, nell’intenzione
dei colonialisti fascisti che hanno redatto i regolamenti è un’ulteriore umiliazione. La frusta è fatta di pelle
di ippopotamo, il famoso curbash, e lascia segni permanenti.
Crimini sessuali
Come la donna africana viene rappresentata ed utilizzata
Un episodio agli inizi dell’ avventura coloniale in Eritrea è emblematico di futuri cinquant’anni di violenze e
soprusi sulle donne di quel paese. Dopo l’occupazione di Asmara , il Generale Baldissera, su richiesta
scritta dei suoi ufficiali, estrasse a sorte le cinque vedove del Kantibal Aman, morto in carcere, da
assegnare ad altrettanti gentiluomini per soddisfarne i bisogni sessuali. Siamo nel 1889 ed è il debutto, o
quasi, di una lunga storia di molestie, stupri, atti di pedofilia, pornografia, di crimini sessuali
Come scrivono Campassi e Sega nel loro libro “ Uomo bianco e donna nera”
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“ La donna nera diventa il simbolo dell’Africa… ed il rapporto uomo bianco – donna nera è simbolico del
rapporto nazione imperialista coloni..”
La donna eritrea diventa quindi il simbolo di un’ azione colonizzatrice dove l’ uomo bianco europeo la
domina sia per la razza che per il genere. La donna nera assieme alla terra e alle ricchezze naturali è parte
del bottino, il bianco ne può disporre come ne vuole. Nel corso dei 50 anni di possedimento cambia il
rapporto tra Italia e l’ Eritrea, prima una colonia poi parte dell’ Impero. Cambia anche la rappresentazione
della donna, che fu funzionale alle differenti fasi . Nella prima fase lo sfruttamento sessuale delle eritree fu
non solo giustificato e tollerato ma promosso per attrarre maschi, scapoli e sposati, a venire a lavorare ed
abitare questa terra. Anche per gli stupri o altre forme di molestia sessuale venne chiuso un occhio. Le
innumerevoli fotografie scattate contribuiscono a far capire che significato la i donna nera nella cultura
razzista e sessista degli italiani . Le donne sono il soggetto più fotografato dai colonizzatori in genere sono
nude ed in pose invitanti e costituirono un vasto mercato di immagini pornografiche sia nella colonia che in
patria. Una promozione della merce donna nera, beneficio per chi vive in colonia.
Anche quello che potrebbe significare il rovesciamento di questa situazione, la legge del 1937 con le
sanzioni per i rapporti di indole coniugale fra cittadini italiani e sudditi neri, mette solo legame tra politiche
e razziali del colonialismo fascista e ruolo della donna indigena.
Secondo i fascisti l’ eritrea nera era per lo sfogo sessuale, quella italiana bianca era per l’amore, per
formare una famiglia. Negli impero dell’ Impero al fine di limitare il numero dei meticci se non di eliminarlo,
si proibirono canzoni come Faccetta Nera si propagandò un’ immagine ributtante della nera.
Paolo Monelli nell’ articolo Mogli e buoi dei paesi tuoi, pubblicato nella Gazzetta del popolo del 13 Guigno
del 1936, descrive con ribrezzo la donna africana
… sempre fetide di burro che cola a goccioline sul collo; sfatte a vent’anni; per secolare servaggio fatte
fredde ed inerti tra le braccia dell’uomo; e per una bella dal viso nobile e composto, cento ce ne sono dagli
occhi cipriosi, dai tratti duri e maschili, dalla pelle butterata… Le parole faccetta nera sono peggio che
idiote. Sono indice di una mentalità che vorremmo trapassata.
Lidio Cipriani in un Articolo “ L’ incrocio con gli africani è un attentato contro la civiltà europea” apparso su
“ La difesa della razza” del giugno 1938 così si esprime:
Nella razza negra, l’inferiorità mentale della donna confina spesso con una vera e propria deficienza; anzi
almeno in Africa certi contegni femminili vengono a perdere molto dell’umano, per portarsi assai prossimi a
quegli degli animali
La donna eritrea venne presentata quindi come un animale, da trattare come tale, al quale potevi fare di
tutto, ma non convivere o sposare e fare dei figli.
Numerosi furono anche gli atti di pedofilia. Nei casi più eclatanti i responsabili furono rimpatriati, ma in
enere ci fu tolleranza, la pedofilia non genera i meticci che il regime fascista diventato Impero vuole
limitare se non eliminare. Il caso più famoso, perché il protagonista divenne famoso, è quello di Indro
Montanelli che compro per 500 lire in cambio di compagnia sessuale una bambina eritrea di dodici anni,
Fatima. Da quello che scrisse sugli eritrei in Civiltà Fascista del gennaio 1936:
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“ Non si sarà mai dei dominatori, se non avremmo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Con i
negri non si fraternizza, non si può, non si deve…”
possiamo immaginare quale fu la natura del rapporto tra il giovane fascista Montanelli e la bambina Fatima.
Nocra, un lager africano.
Campo di prigionia e prigionieri africani. Non ho trovato foto di Nocra.
Colonialismo prima e fascismo poi crearono in Eritrea un sistema carcerario spietato. I campi di lavoro e di
internamento furono molti, Assab, Massaua , Asmara, Cheren , Addi Ugri, Addi Caleh. Tra questi spicca il
famigerato campo di concentramento di Nocra nell’omonima isola dell’ arcipelago Dakhlat, uno dei meno
conosciuti orrori del dominio italiano in Africa.
L’ isola, fu scelta perché i 55 km di distanza dalla dalla costa, rendevano impossibile la fuga. Vi fu nel marzo
1893 il solo tentativo di fuga di massa, ma i fuggitivi furono catturati e passati per le armi. Il campo fu
costituto da un fabbricato di mattoni per le guardie e 200 tra tucul e tende per i prigionieri.
Un paradiso tropicale nel Mar Rosso che si trasformò in un inferno lungo cinquant’anni : caldo e umidità
provocavano una sete che la poca acqua salmastra proveniente da un pozzo aumentava. Oltre che con la
sete la morte arrivava con la fame, erano concessi pochi grammi al giorno, e non tutti i giorni di farina, tè e
zucchero, con le malattie, malaria, scorbuto e dissenteria e con la fatica. In queste condizioni i prigionieri
erano costretti a lavori forzati in una cava di pietra. Si sa che il numero di prigionieri arrivò a 1000 e la
media fu 500, ma non esiste una contabilità di quanti morirono.
Un capitano della marina militare che la visitò nel 1901 la descrisse così: “I detenuti, coperti di piaghe e
d’insetti, muoiono lentamente di fame, scorbuto e di altre malattie . non un medico per curarli, 30 centesimi
per il loro sostentamento, inscheletriti, luridi, in gran parte hanno perduto l’uso delle gambe ridotti come
sono a vivere costantemente sul tavolato alto un metro dal suolo.” La realtà che trovarono gli inglesi dopo
quarant’anni, quando la liberarono nel 1941, non fu molto diversa.
Nocra fu per le crudeli condizioni di prigionia un vero e proprio campo di sterminio, una Auschwitz
tropicale.
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Resistenza al fascismo.
Il generale Graziani ferito da resistenti eritrei Adis Abeba
Negli anni della dominazione italiana, dal 1890 al 1941, non vi fu in Eritrea un movimento di opposizione e
di resistenza al colonialismo ed al fascismo della forza e determinazione di quello libico od etiope. Non vi
fu un Omar Muktar eritreo a capo di un movimento di ribellione e resistenza. Ma il popolo eritreo non fu
una docile massa alla mercé del colonialismo fascista. Razzismo, discriminazione, sfruttamento sessuale
diventarono terreno di coltura di sentimenti anticoloniali e nazionalisti che furono al la base del movimento
di liberazione che lottò per l’indipendenza.
Coloro, poi, che organizzarono ed eseguirono, assieme ad altri l’ attentato a Graziani, ad Adis Abeba furono
due intellettuali eritrei, Abrahm Debocth e Mogus Asghedom. Il 13 febbraio del 1937, in occasione di una
cerimonia, improvvisamente lanciarono contro il palco 8 o 9 bombe a mano, uccidendo 4 fascisti italiani,
tre etiopi e ferendo una cinquantina di presenti, tra cu,i gravemente, Graziani, colpito da 350 schegge. La
macchina che accompagnava Graziani all’ospedale fu anche investita da una raffica di mitra. Lo stesso
Graziani descrisse in dettaglio l’evento e riconobbe: “ Nulla era stato trascurato; una preparazione da fare
invidia ai più raffinati terroristi.” Purtroppo i giovani resistenti eritrei, Abrahm e Mogus non riuscirono nell’
intento di eliminare fisicamente il criminale fascista Rodolfo Graziani.
Francesco Cecchini
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