Linee d`ombra (Shadow Lines) (Yingrixian) di Otto Töni1 essi

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Linee d`ombra (Shadow Lines) (Yingrixian) di Otto Töni1 essi
Linee d’ombra
(Shadow Lines)
(Yingrixian)
di
Otto Töni1
... essi andando per lo mondo, e con questa e con quella, ora una
volta ora un’altra, sollazzandosi, s’immaginano che le donne a casa
rimase si tengano le mani a cintola, quasi noi non conosciamo, che tra
esse nasciamo e cresciamo, di che elle sian vaghe.
Giovanni Boccaccio: Il decamerone; Giornata seconda, novella decima.
“Sul bordello”
Giochi proibiti, il fiume impetuoso dell’eros,
L’illuminazione per Louzi arrivò con un canto al bordello.
Troppo dolci mi sono questi baci, troppo grati gli abbracci,
Per pensare che mi sto consegnando alle fiamme dell’inferno ...
“Elogio del bordello per svergognare il mercato della sapienza”
Scimmiottando l’antica sapienza voi gonfiate l’inganno,
Ogni giorno, chinando ossequienti la schiena ai potenti.
Tonache tronfie e impudenti ordinate alla gloria del mondo,
V’agghindate del broccato più fino come tante puttane al casino.
Ikkyu Sojun: Nuvole vaganti
1 Venus,
Mount Olympus.
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La prostituzione ed il furto sono due proteste viventi, maschio e
femmina, dello stato naturale contro lo stato sociale.
Honoré de Balzac: Splendori e miserie delle cortigiane.
Perciò le prostitute sono spesso più simpatiche delle cosiddette signore decenti, perché esse si sono levate la maschera sociale dell’ipocrisia.
Arnold Schönberg
Balzac presentava il furto come una necessità della società. È il
rovescio della medaglia chiamata proprietà privata, la quale difende la
ricchezza di pochi. Lo spiegava con ragioni varie, alcune valide ancor
oggi. Ma sulle puttane e le escort non era altrettanto esplicito. Ce
lo aveva raccontato meglio coi romanzi, invece di farcene una teoria.
Quanto le avrebbe conosciute lui stesso? Voglio seguirne la strada in
molti sensi, anche vietati.
Nelle culture arcaiche, lo scambio avviene col baratto di una merce
contro un’altra merce. La civilizzazione ha inventato il commercio ed
il denaro, dove la merce viene venduta e comprata attraverso questo
intermediario dal valore convenzionale e variabile. Si può fare commercio di qualsiasi cosa: tutto diventa merce con un suo prezzo. Quando
liberamente con mutuo consenso quando costretti con varie ragioni,
possono venir scambiati il piacere maschile ed il corpo femminile, il
piacere femminile ed il corpo maschile, con tutte le combinazioni e le
varianti possibili compresa la (rara?) unione di piacere femminile e piacere maschile. Anche in questi casi, nella nostra società, c’entra sempre
il denaro. Distinguere quanto avviene in famiglia da quanto capita con
puttane, escort o gigolò diventa questione di sfumature più o meno
sottili, di convenzioni linguistiche, insomma è ipocrisia interessata.
La linea che separerebbe la puttana dalla moglie è incerta e sfumata.
C’è e non c’è. Essa si forma soltanto sotto un bel sole accecante. Ma
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l’astro splendente non si fa vedere sempre. Di notte non illumina, di
giorno può venir velato dalle nuvole. In gennaio appare pallido e smorto. Solo d’agosto si traccia una bella ombra. In vari modi, inoltre, si
possono creare ombre artificiali che interferiscono con l’altra, alterandola. Né andrebbe trascurato il punto di vista dell’osservatore, il quale
può sempre giocare con luci ed ombre accendendo e spegnendo proprı̂
fuochi suoi personali. Con luci di taglio, riuscirò talvolta ad allungare
e moltiplicare le linee d’ombra gettate dai personaggi della commedia
umana? Proiettando dall’alto perpendicolare un intenso raggio bianco implacabile, talaltra, cercherò all’opposto di cancellarne ogni angolo
oscuro.
La violenta luce della religione ci abbacina: tu non commetterai atti
impuri! Il sesso sarebbe puro solo quando scambiato con la persona
legata in matrimonio? Tu non desidererai la donna d’altri! Le donne
son forse cose che qualcuno avrebbe in proprietà? Invocando qualche
divinità, il legislatore vuole discriminare tra funzioni sessuali simili.
Esse allora, nel mercato, assumono da questo momento valori differenti.
L’artificio normativo biforca il sesso in differenti direzioni.
L’una assume un valore diretto nella valuta corrente secondo la legge
della domanda e dell’offerta: 10, 100, 1.000. Il prezzo appare esplicito,
palese e viene richiesto con franchezza. Si paga subito, in anticipo, e si
ottiene in breve senza tergiversare la prestazione richiesta. Talvolta si
compra una tantum, talaltra si contratta la durata di una notte, di un
fine-settimana, di una vacanza.
Nel caso regolato dal matrimonio, invece, ci si vergogna ed il prezzo
della merce viene accuratamente tenuto nascosto. Sembrerebbe che non
ci fosse. Al contrario prende altre forme commerciali, ma anch’esso al
momento debito viene preteso e riscosso puntualmente. Procrastinarlo
nel tempo, non significa che, prima o poi, non si debba pagarlo. Con
la cerimonia officiata dal prete, si sottoscrive un debito, si firma una
cambiale addirittura in bianco, la cui cifra esatta all’inizio non viene
dichiarata, ma che alla fine viene puntualmente riscossa dalla parte
contraente.
Come nelle culture arcaiche, dentro il matrimonio e la famiglia rego3
lata dalla società civile, in genere lo scambio sessuale avviene attraverso
il baratto, senza coinvolgere in modo palese il denaro. Da una parte
si offrono cibo, vestiti, la casa, prestigio sociale, svaghi varı̂, dall’altra
corpo e letto. Il denaro, quando appare, serve a comperare i mezzi di
sussistenza, i quali a loro volta si scambiano col sesso. Ci si comporta
mascherando il commercio carnale prezzolato, come se la cifra versata
servisse a comperare altro. In qualche caso, tuttavia, la finzione cade ed
il contratto matrimoniale elenca puntigliosamente da una parte qualità
e numero delle prestazioni corporee, dall’altra il loro prezzo a forfait.
Il saldo del conto avviene in genere col divorzio.
Non troppo di rado il baratto fa rima col ricatto. Le convenzioni sociali che dominano la vita della gente si sovrappongono ai nostri istinti
più sani. Tracciare linee chiare tra cultura e natura diventa impossibile. Allora uno degli istinti base per la vita individuale e per la vita
collettiva della specie viene distorto, in certi casi addirittura soppresso.
Capirne la modalità della corruzione apre la possibilità di riportarlo
alla spontaneità dell’istinto, depresso dal commercio in moneta.
In certe culture, le mogli si comprano sia col denaro, sia col baratto:
tanti cammelli, tante capre, tante mucche. In altre, si viene invece
pagati per poter contrarre il vincolo coniugale. La dote significa il
prestito che si riceve per poter usare il corpo della donna, che comunque
il marito deve pagare a lei. Nelle religioni (più o meno?) ipocrite, dove
la prostituzione non sarebbe in teoria ammessa e punita severamente,
vigono i cosiddetti matrimoni a tempo. Qui la linea d’ombra è stata
quasi cancellata.
Gettate sui coniugi riconosciuti e sulle puttane od i gigoló dalle religioni, dalle leggi civili e dalle convenzioni sociali, le varie luci non
sempre coincidono. Soprattutto in modo molto diverso, illumina i nostri istinti sessuali anche il fuoco che ci riscalda e non solo rischiara la
nostra vita con bagliori cangianti di fiamma. L’amore quando entra in
campo e ci travolge impetuoso crea linee bizzarre, curve, intrecciate che
non sapremmo formare altrimenti. Dove cominciano? Dove finiscono?
Sembrano instabili, qui sfumate, là nette. Vengono dal nulla e proseguono inarrestabili ed inarrivabili oltre l’orizzonte. Comunque si possiede
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il corpo dell’altro. A quali condizioni? Denaro? Baratto? Cos’altro?
Quel sentimento casuale e miracoloso detto amore ci condiziona, ci
toglie lucidità di giudizio, si nutre di autoinganni, cambia la prospettiva dalla quale osservare l’oggetto (il soggetto?) del desiderio. È un
luogo comune chiamarlo: folle, cieco. Ci impedisce di vedere bene e ci
trasporta fuori dal mondo reale, il quale appunto si basa anche in questo caso sullo scambio di qualcosa. Saranno i sentimenti o sarà il piacere
del corpo fisico in qualche forma, dati in regalo contro altrettante sensazioni, pensieri, piaceri nelle estasi raccontate in tanti romanzi e cantate
in musiche sublimi? O non piuttosto avremmo di fronte, persino in
tale circostanza, una inevitabile asimmetria tra gioie e piaceri dell’uno
a confronto con l’abnegazione ed i sacrifici dell’altra persona, nel nome
della parola amore? Osservato dall’esterno, anche qui trovremmo un
altro baratto, pur se particolare, camuffato e particolarmente esaltante
(a volte). Certo esso appare senza regole e senza legge: capita ai fortunati od ai disgraziati i quali ne rimangono di solito travolti. Pochi
attimi di felicità senza alcun confronto vengono comperati al prezzo di
una vita da galera. Posso concedere al massimo che si tratti di un’eccezione alla regola, tanto rara quanto invisibile. Capita, se ci colpisce,
una volta nella vita. Poi l’alternativa oscilla tra le linee d’ombra mobili
le quali passano frastagliate tra i bordelli ed i contratti matrimoniali.
Scendiamo dunque dai presunti paradisi celesti e torniamo coi piedi per
terra nel fango e nella polvere.
Perché la marijuana viene proibita ed il tabacco invece no? Ti arrestano se ti tieni sveglio ed attivo sniffando polvere bianca, ma se ottieni
lo stesso effetto trangugiando litri di caffè e coca-cola saresti normale?
L’alcol ubriaca, fa perdere il controllo, allenta i freni inibitori, quindi
viene vietato ai giovani ed a coloro i quali guidano un mezzo di trasporto; persino ai conferenzieri nel paese del vino tocca bere squallida acqua
minerale. Invece quante cose inquinano il cervello e rimbambiscono fino a condurti a fare scelte mortali, financo obbligandoti ad usarne con
mezzi subdoli? È la pubblicità dei prodotti più nocivi e dannosi. I
bambini non possono bere alcolici, ma sono bombardati in televisione
da molto peggio: dalle merendine spazzatura ai videogiochi violenti.
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La legge discrimina il lecito dall’illecito. Leggi scritte da chi? Sono
state inventate da coloro i quali ritengono la famiglia formi la cellula
base dell’organismo sociale. Quindi per conservarla si debbono consentire al suo interno azioni e comportamenti i quali all’esterno, gli stessi,
diventano proibiti. Con la moglie, una (moderata) attività erotica viene avvantaggiata e consentita, ma quale condanna e quanti ostacoli
si mettono contro gli adulteri e verso le benefattrici dell’amore libero
e mercenario. Nel matrimonio, i partner sono obbligati a concedersi
anche controvoglia, non possono rifiutarsi, si pretende la prestazione
come da contratto stipulato e sottoscritto. Svanite le illusioni amorose,
tramontata persino una noiosa routine, non di rado il rapporto sessuale diventa violenza carnale legalizzata. La persona padrona stende in
posa sul letto da usare a proprio piacere la persona schiava che subisce
in silenzio colma di rabbia. Non è consentito ribellarsi, altrimenti ci
aspettano ricatti di ogni tipo. Nel baratto, se tu non dai a me quanto
desidero, io non scambio con te, tempo, denaro, tranquillità, divertimenti, vestiti, cibo. Arrivano persino le botte, le quali sono tanto
comuni e presenti nelle famiglie normali, santificate e legalizzate, che
ogni tanto nei casi più gravi escono dalle alcove all’aperto. Le professioniste della parità allora se ne lamentano in pubblico, ma con ipocrisia
non ne capiscono l’origine.
Tali disposizioni legali tanto sono inclini ad ignorare gli stupri matrimoniali, quanto sono pronti al contrario ad inferire arcigne su ogni
libera e consenziente prestazione erotica scambiata col denaro. Seguendo la nostra animalità, per vivere sani dobbiamo soddisfare alcuni
istinti base. Se ho fame, ma non coltivo un campo di patate, le ottengo
per nutrirmi scambiandole con qualcosa di mio, nel baratto, oppure col
denaro. In caso di necessità la legge contempla addirittura che possa
prenderle senza dare nulla in cambio: si chiama furto. Se l’alternativa
diventa morire di fame, esso non è punibile. Altrettanto non eliminabile dalla vita è l’istinto a cercare un partner per accoppiarsi. In caso
di necessità, se non fossimo in grado di barattare coll’altro soggetto
sessuale qualcosa da lui desiderabile perché non usare il denaro? Quale
sarebbe il motivo per cui in questo caso il comportamento diventerebbe
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riprovevole e nel caso delle patate no? Meglio procurarsi à forfait una
sinecura nel matrimonio coi relativi stupri impuniti?
Per quanto collegati, cibo e sesso non sono la stessa cosa. Concesso.
Non possono e non debbono venir trattati nello stesso modo. Eppure,
le patate sono diventate merci da scambiare, prima che vegetali per
sostentarci. I partner sessuali sono invece persone, soggetti autonomi e
non andrebbero ridotti ad oggetti di consumo. Proprio qui sta il punto.
Non andrebbero considerati tali, ma di fatto lo sono diventati quando
tutto, compresi gli esseri viventi e le specie umane sono ormai state
trasformate in oggetti di scambio in un libero mercato globale. In esso
non esiste nulla che non assuma un prezzo e col denaro ogni cosa può
venir comperata. È solo ipocrisia pensare che i baratti matrimoniali ne
sfuggano distinguendosi dalla prostituzione. Andando avanti in questa
direzione ci attende una società dove la potenza del capitale finanziario
sarà riuscita ad invertirne i rapporti. Si realizzerà quanto oggi potrebbe ancora sembrarci fantascienza. In un futuro non tanto remoto, la
legge generale consentirà scambi sessuali solo in denaro e diventeranno illegali, oppure desueti ed arcaici, i matrimoni basati sul baratto in
natura.
Tra le idiozie più diffuse, che non hanno nulla di reale, ma che ci
vengono ripetute come 2+2=4, si ascoltano di sovente la ‘sororanza solidale’ tra donne oppure le ‘caratteristiche tipiche’ degli uomini. Come
se le donne avessero qualcosa in comune tra di loro. Oppure come se
esistesse un essere astratto detto uomo dal comportamento fisso. Per
ritornare all’argomento principale, forse con qualche sforzo potremmo
attribuire qualche luogo comune collettivo a tutte le donne del mondo,
ma tra di essi chi ha esperienza non potrebbe certo metterci il sesso.
Una stupidaggine altrettanto grave sarebbe cercare in qualche attributo anatomico l’asimmetria corrente oggi tra il mestiere di cortigiana
e quello di gigolò, o peggio in qualche inclinazione innata da una parte
o dall’altra. Nel mercato globale, dove il sesso sarà scambiato solo di
regola col denaro, il numero di coloro i quali offrono corpo maschile
a scopo di piacere tenderà ad eguagliare quello delle grazie femminili
messe in vendita.
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Oggi le sedicenti donne per bene si legano ai loro uomini in chiesa od
in municipio con tutti gli onori tra feste, partecipazioni, regali, pettegolezzi, sorrisi, torte, fotografie e musica. Invece le altre dispensatrici di
sesso prezzolato si mostrano nei viali di periferia tra lo sporco di schizzi
fangosi, tra i sotterfugi di clienti vergognosi, la fretta di un rapporto
sentito colpevole e consumato senza gioia in squallide camere d’albergo
od in camper senza ruote. Il primo caso viene collocato al centro della
vita e ricordato come uno dei suoi eventi più importanti. Il secondo
al contrario non deve lasciare traccia e viene cancellato con cura; se
scoperto non procura che guai con tutti. La polizia carica in massa sui
cellulari (quelli che sono celle carcerarie su ruote e non telefoni) povere
donne spaurite e vocianti per schedarle. I clienti sorpresi si nascondono
il volto per non farsi riconoscere e perdere in modo irreparabile ogni
reputazione: talvolta persino la famiglia, il lavoro, il seggio al senato
della Repubblica.
La coppia felicemente (od infelicemente) sposata parte orgogliosa tra
gli applausi, le risate e le lacrime per la luna di miele alle isole Seychelles. Gli altri, i peccatori, i reprobi finiscono in carcere a testa bassa
accusati di prostituzione, istigazione a compiere reati, atti osceni in luogo pubblico e privato, tratta delle schiave e degli schiavi, immigrazione
clandestina. In un futuro non tanto remoto, lo scenario si invertirà. Le
prostitute ed i gigolò saranno tenuti nella più alta considerazione. Come imprenditori del sesso il loro contributo al Prodotto interno lordo
uscirà allo scoperto e raggiungerà almeno l’1%. Nel ramo, le persone
meglio capaci col loro mestiere di vendere piacere sessuale diventeranno
famose come gli attori e le attrici del cinema. Terranno rubriche fisse
sui giornali; la televisione se le contenderà. Si apriranno corsi pubblici
e scuole per perfezionarne le tecniche. Sia in rete che per le strade, la
merce relativa verrà offerta nei luoghi migliori e di più facile accesso.
La compravendita delle prestazioni lavorative avverrà nel centro delle
città dove si svolge la più intensa vita sociale, accanto alle banche, ai
teatri ed ai luoghi di culto religioso. Ai protagonisti di questo commercio, si apriranno le porte di carriere nell’amministrazione delle finanze
e dello Stato. Arriveranno fino ai gradi alti, anche in politica, dove si
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riveleranno particolarmente abili.
Invece nessuno inviterà più chi si ostinasse a praticare ancora l’arcaico baratto sessuale all’interno della scomparsa ed osteggiata struttura
sociale detta famiglia. Gli Stati aperti e progressisti più avanzati arriveranno a proibirla per legge. In sordidi tugurı̂ di periferie degradate, persone malvestite e sporche divideranno tra di loro letti e mense.
Qualche caritatevole assistente sociale di una Organizzazione non governativa cercherà di aiutarli fornendo loro il denaro necessario per
poter comperare indispensabili piaceri sessuali dai professionisti meno
cari. Gli irriducibili membri di qualche setta fondamentalista religiosa
dovranno venir curati da medici e psicologi. Solo menti malate e sovversivi sociali potranno credere e rivendicare principı̂ morali, impulsi
amorosi frutto di follia, regole religiose sancite da libri scomparsi per
attenersi a rapporti monogamici esclusivi basati sui baratti carnali in
natura.
Oggi succede che un vecchio imprenditore, arricchitosi con gli imbrogli ai limiti della legge e la politica clientelare, sposato con figli e figlie,
si stanchi della moglie sfiorita. Cerca allora sul mercato carne fresca
con la quale illudersi di mantenere piaceri e vigore sessuale al tramonto.
Ma lo deve fare di nascosto. Se scoperto, verrebbe attaccato e messo
alla gogna dai media. Pur se sorpreso a letto con qualche escort di lusso
(generosamente ricompensata per tacere più che per fare), il nostro potente (ed impotente) uomo (grazie alle ricchezze) ha tutti i mezzi a sua
disposizione per smentire l’evidenza convincendo gli ignari, distratti e
stupidi cittadini della sua purezza. Egli deve comunque passare per
un marito fedele, dalla morale senza macchie, che si attiene ai precetti
della religione dominante.
Scene ben diverse dovremo aspettarci in futuro. Il tycoon dei media e della finanza mondiale, il quinto uomo più ricco al mondo, starà
navigando attraverso la Polinesia a vele spiegate sul suo moderno tre
alberi. Ogni sera alla sua tavola, tra personaggi famosi, reggitori di
Stati e banchieri, siedono inframezzate belle signore e giovani aitanti
ingaggiati professionalmente perché si accoppino variamente a loro piacere cogli ospiti. Tali rapporti sessuali avverranno alla luce del sole e
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non susciteranno alcuno scandalo. Anzi, verranno riferiti nelle cronache mondane come il normale comportarsi di gente civile, rispettosa del
costume diffuso tra gli Stati più moderni ed avanzati verso il progresso
sociale. Anche l’ospite ostenterà la propria virtù appartandosi alla fine
delle ricche cene nella suite padronale con una giovin elegante ragazza coperta di gioielli ingaggiata allo scopo sul mercato. Tuttavia, con
grande disdoro della celebre professionista che per questo verrà pagata
il doppio, il potente magnate si addormenterà subito senza richiedere
alcuna prestazione sessuale. Salvate le apparenze per i pettegolezzi della stampa rosa, quando tutti dormono, il famoso personaggio scivolerà
di soppiatto senza farsi accorgere fuori dalle sue stanze e scenderà in
basso sul sottoponte delle cucine dove riposano i cuochi, le cameriere e
gli addetti alle pulizie. Chiamerà a bassa voce fuori da una minuscola
cabina: “Liù, Liù, sono io”.
Di nascosto, in gran segreto, costui si sarebbe legato per la vita
ad una piccola cinesina. Si intratterrebbe volentieri solo con lei, ma
se ne vergogna. Nessuno dovrà saperlo, altrimenti verrebbe messo da
parte con disprezzo; le relazioni d’affari indispensabili cesserebbero e
l’impero miliardario crollerebbe. Liù, un tempo, si sarebbe chiamata
moglie od amante. Tra di loro barattano solo fluidi corporali e carezze,
niente denaro. Dal sapore particolare dell’anatra laccata, talvolta il tycoon si accorgerà che la moglie l’ha cucinata proprio per lui con amore
senza farsene accorgere. Ma lei sarà soltanto una sguattera insignificante ed anonima incontrata per caso sulle banchine affollate e luride
di Xianggang.
Le puttane ed i gigolò dunque diventeranno personaggi, ricchi, eleganti e con grande prestigio sociale che tutti cercheranno di frequentare
apertamente per ricavarne visibilità e vantaggi nella carriera. Le mogli
ed i mariti scadranno ai ranghi più bassi della scala civile tra le sguattere ed i facchini. Il nuovo costume si tradurrà nelle parole adatte a
riferirne. Per descrivere il comportarsi delle donne, solo nei libri arcaici
si potranno trovare ancora termini come puttana, troia, prostituta, battona, passeggiatrice, zoccola e simili. Il nobile mestiere conterà soltanto
eleganti, ricche, invidiate dalle tante povere impiegate, “angelamore”,
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oppure per altri bisogni carnali, “angelonore”. Sposa, moglie, amante
diventeranno insulti da gettare in faccia con disprezzo a partner sessuali che ci avessero fatto arrabbiare per qualche motivo: tra i peggiori
pretendere per affetto l’esclusiva.
Le varie angelamore assunte per la crociera nei mari del Sud mostreranno bellezze patinate da rotocalco che seguiranno gli stereotipi della
nuova epoca. Esse saranno alte e magre coi capelli ed iridi di colore
a scelta grazie a parrucche e lenti a contatto. A seconda delle tecniche erotiche preferite, i petti potranno essere prorompenti, materni e
mobili, oppure raccolti e fissi all’insù. Iniezioni temporanee permetteranno con rapidità di adeguare le curve alle esigenze espresse dal cliente.
Stesse scelte si potranno fare per la forma e dimensione dei glutei. Di
originale resterà poco: forse solo le mani ed i piedi i quali tradiranno
una natura passata, ma cancellata dagli artifici mostrati sui cataloghi
delle riviste.
Pubblicità ed offerta della merce vivente in vendita cresceranno di
molto, diventando una delle professione più diffuse e meglio renditizie.
Si offriranno angelamore ed angelonore per tutti i gusti e tutte le tasche. In certe classi di età nascerà non poca rivalità ed anche in questo
caso la visibilità diventerà il criterio principale per raggiungere ricchezza e successo. In rete, sui media elettronici e su carta la concorrenza si
farà senza esclusione di colpi. Ogni trucco verrà inventato per attirare
i clienti e venir scelte sul mercato diventato del tutto esplicito e visibile. Assomiglierà all’attuale advertising per la moda, solo che invece dei
nomi portati dagli stilisti e dalle maisons ci sarà per prenotare il nomignolo, il sito, la posta elettronica ed il telefono della persona disponibile
all’incontro sessuale. Oggi comune in Occidente, certa pubblicità di
biancheria intima sarà confrontabile con questi annunci del futuro, ma
nel mercato globale per un curioso paradosso quelle escort che verranno
si offriranno spesso molto vestite in abiti fantasiosi d’epoca. Accanto,
si intende, ci sarà l’elenco puntiglioso delle loro capacità tecniche tutte
in rigoroso latino. Si arriverà al punto che il video, dove si vedrà un’elegante autovettura in riva al mare per far godere un bel tramonto ad
una coppia, non sarà la pubblicità per vendere un mezzo su ruote, ma
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piuttosto quella per accalappiare clienti con lo scenario compreso nel
prezzo.
Viceversa, si potrà incontrare lungo un viale di periferia tra anonime villette a schiera qualche donna dalle labbra rosso carico su di un
volto dipinto, la quale ancheggia sgraziata stretta in una minigonna
insufficiente a contenerne la carne in sovrappeso. La scena ricorderà
qualche vecchio film neorealista del dopoguerra uscito nel XX secolo.
Ecco, quella sarà una casta sposa e madre amorevole che cercherà di
tenere il suo bravo marito lontano dalle correnti civili tentazioni offerte
per ogni dove a chi potrà comprarsele con denaro sonante.
Oggi si fa un gran parlare di uguaglianza e libertà, ma non se ne
vedono molti casi in giro. Tutto si risolve regolarmente in chiacchiere
vuote e pii desiderı̂ senza prospettive. Nel nostro modesto caso, chiediamoci: ci si sottomette peggio quando provassimo amore oppure se
facessimo girare pacchetti di banconote? Al presente, nella nobile professione, si usano esclusivamente contanti, solo domani si potrà pagare
senza vergogna lasciando traccia con carte di credito e perfino bitcoins.
Non solo l’innamorato respinto, quello non corrisposto o chi dubita
con timidezza delle sue possibilità di successo con la persona amata,
ma persino coloro i quali per caso e per miracolo intrecciassero un rapporto amoroso perfetto ed appagato, tutti sarebbero soggetti a volontà
estranee e tiranniche. Quand’anche esse fossero accettate con gioia e
vissute nella felicità, pur se il partner forte esercitasse il proprio dominio incontrastato con discrezione e levità, senza tutti quegli aspetti
antipatici fatti di richieste continue e di ordini, sempre si tratterebbe di dominare una persona sfruttando la situazione amorosa. Sotto
le attenzioni, coverebbe senza sosta pronta ad emergere una richiesta
sgradita accettata per paura: un ordine non sempre ben dissimulato,
quando non un ricatto. Persino una rinuncia per compiacere la persona amata verrebbe fatta pesare come una concessione graziosa da chi
detiene il potere nella coppia. Colui il quale si intronasse a signore e
padrone userebbe ogni mezzo per conservarsi il ruolo: certo persino il
sesso, maschile o femminile che sia.
Nel rapporto determinato dal denaro, invece, non si formano i ruoli
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dominante/dominato inevitabili in ogni tipo di coppia, per quanto affiatata e segnata dai migliori sentimenti. In quest’altro caso, il partner è
sempre libero di accettare il denaro o meno per fornire i servizi pattuiti, come altrettanto il richiedente può scegliere a proprio gradimento.
Emerso alla luce del sole, in un mercato ricco dei soggetti sessuali più
varı̂, la possibilità di scelta trasforma la dittatura nell’incontro tra la
domanda e l’offerta con gli alti ed i bassi relativi. Usciti dalla clandestinità, i partner erotici a pagamento diventeranno lavoratori e lavoratrici
come gli altri, solo in una differente specializzazione. Nell’era del proibizionismo sessuale condannato, la puttana poteva correre il rischio di
diventare una schiava proprietà assoluta del padrone sfruttatore. Veniva sottomessa anch’essa come una moglie qualsiasi senza nessuna di
quelle ipocrisie comuni nel matrimonio. Ma in futuro, liberalizzato il
mercato del sesso, quest’ultima resterà una schiava di fatto, mentre la
prima guadagnerà in libertà e la farà riconquistare ai clienti.
Dimenticati gli arcaici pregiudizı̂ guidati dal baratto, si instaurerà un
nuovo ordine dove i piaceri erotici usciranno dalla pornografia. Assumeranno la pulizia razionale della semplice successione lineare numerica
ottenuta proiettandoli sul conto dei soldi scambiati. La fellatio su pelle
vale 250, il cunnilinguus 300, una notte 1.000, finesettimana con bruna
dagli occhi verdi 2.000. I poveracci resteranno servi della gleba, i bravi
borghesucci si godranno non solo le grazie di una varietà di partner,
ma anche una eccitante libertà. Purtroppo essa si porterà dietro anche
tutti i limiti del vecchio liberismo economico comune nel XX secolo. Si
formerà una diversa gerarchia basata sul potere finanziario dove, scendendo nella scala sociale, le libertà liberali decantate diminuiranno fino
ad annullarsi nel fondo. Qui, solo qui, sopravviverà il matrimonio tra
i sessi. Eppure, nonostante tutto questo distinguere e precisare, chi
vorrà negare che in genere molti, se non tutti, si sentiranno più liberi
di prima nei loro bisogni sessuali?
Siano ottenute col baratto o lo siano col denaro, le faccende erotiche
funzionano soprattutto con l’inganno. Eppure tra di loro si differenziano per grado e qualità. Nel matrimonio e nell’amore, tutto sembrerebbe
chiaro e sincero: ci si fida in genere l’uno dell’altra. In realtà non è af13
fatto cosı̀. Piuttosto ci si illude, si fa finta e si recita un ruolo già
scritto. Lo scambio erotico si basa sempre sul fraintendere il partner
nei suoi desiderı̂ e nelle sue convinzioni. Per questo è tanto importante
parlare, convincere, invitare ed offrire regali. Si riesce a sedurre perché
si assume una parte in commedia (ed in tragedia) la quale non è la
nostra e muta facilmente con le circostanze e gli interlocutori. Ci si
comporta come se tutto fosse vero ed invece si dissimula di continuo:
chi si tradisce è perduto e cade nel ridicolo. L’insuccesso appare allora
assicurato. L’inganno esiste come regola, ma non lo si ammette mai
all’inizio. Lo si scopre soltanto alla fine, quando il partner presenta il
conto salato.
Nelle relazioni a pagamento invece si recita a soggetto fin da principio. Si accetta di venir ingannati dalle parole, dagli sguardi, dai gemiti
e da tutte le manifestazioni esteriori. Siamo diventati ipocriti, ma nel
significato greco del termine: cioè attrici ed attori sul palcoscenico che
non provano i realtà i godimenti, le sensazioni ed i sentimenti esibiti
con enfasi. Le parole possono essere le stesse, le solite:
– Mi piaci, come sei bella/o, sto godendo, dai bravo ancora non ti
fermare ... ti amo, dolcezza, ... sei tutta la mia vita, ...
In un caso, ci si deve credere per forza. L’autoinganno è essenziale,
altrimenti non ci si diverte e non si andrebbe avanti. Nell’altro, ambo i
partner sono ben coscienti che si tratta di dissimulare per raggiungere
lo scopo, previsto fin dall’inizio, il quale mette termine al rapporto.
Mi ricordo un film, M. Butterfly, nel quale un uomo si innamorava di un’attrice che recitava nel teatro cinese. Alla fine il poveretto
scopriva che l’oggetto della sua passione era invece un maschio e che
per giunta lo spiava per carpirgli segreti diplomatici. Imprigionato per
tradimento, l’uomo allora si travestiva da donna e recitava anche lui in
carcere la parte del titolo fino ad uccidersi: sul serio. Con efficacia, la
pellicola portava all’eccesso per chiarezza quanto ciascuno di noi prova
facilmente di regola nella vita. Ci dobbiamo ingannare l’uno con l’altra
finché possibile. Quando l’illusione cade, il rapporto erotico finisce.
Recitare la propria parte diventa una necessità la quale non dipende affatto dalla volontà perversa di qualche astuta dissimulatrice o da
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un corruttore di femmine oneste. Cioè tali comportamenti non possono venir evitati neanche da coloro i quali esibissero una morale pura
ed adamantina. Le ipocrisie amorose sono inevitabili perché appaiono essere l’unico modo di superare la contraddizione insanabile che
allontana un uomo da una donna e viceversa. Sul punto fondamentale del sesso, i gusti diventano opposti senza possibile compromesso. I
partner non amano e non cercano la stessa cosa: l’uomo cerca la donna e la donna l’uomo. E quindi non si incontreranno mai sul piano
della realtà, ma solo fingendo. Tutte le altre innumerevoli combinazioni uomo/uomo, donna/donna, e cosı̀ via trapiantando, smussano in
apparenza il contrasto, ma non riescono a risolverlo.
Il paradosso fonda alla radice l’evoluzione della specie. Genera l’insaziabile ricerca dell’impossibile e produce tuttavia molta varietà. Per
la specie è un grande vantaggio, per l’individuo sofferenza insopportabile. Tuttavia, per fortuna, la storia naturale ci ha fornito come sollievo
l’erotismo a pagamento. Una bella recita sincera, che si offra come tale, supera in efficacia ogni dissimulazione la quale si ammanti di valori
fittizi niente affatto sentiti dai partner.
Le differenze tra il matrimonio/amore basato sul baratto e l’eros
prezzolato dovuto al denaro non sono certo quelle credute di solito e
spesso sfumano nell’insignificanza. La diversità più chiara riguarda i
tempi nei quali le azioni relative si svolgono. Nell’un caso la si tira per
le lunghe, come in un suk arabo contrattando tra finte, ripulse e ripensamenti in un via vai continuo, nell’altro si conclude subito a prezzo
fisso senza cincischiare troppo. Anche se in tal caso si potrà ripetere
l’incontro, ogni volta l’affare si considera terminato senza strascichi ed
obblighi ulteriori. Dunque la distanza meglio visibile è data dal tempo
e non da altro. Il baratto matrimoniale si procrastina negli anni; esso
diluisce lo scambio di sesso verso servizi fino a far perdere la memoria
del rapporto commerciale. Con le escort ed i gigolò invece si consuma
sùbito il prodotto richiesto.
Il non doversi distinguere troppo tra le donne “per bene” e le cortigiane venali deriva dall’essere entrambe parte dello stesso ciclo. Quindi
le seconde non possono venir eliminate sotto pena di cancellare anche
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le prime e la specie. Capita un po’ come al cibo: non tutto viene assimilato e metabolizzato dal nostro organismo. Una parte verrà sempre
comunque espulsa e ritornerà nel circolo della vita per gli altri esseri,
fino a ripresentarsi nel piatto sotto diverse forme. Chi, nel linguaggio
comune, disprezza per insulto la merda non sa di doverla allontanare
per potersela ritrovare trasformata ad insaporire le vivande successive.
Quando si interrompe il processo, ci si condanna ad una morte lenta.
Modellato dal ciclo del cibo, appare quello dell’energia. Anch’essa
non la si può mai utilizzare tutta, ma una parte va comunque restituita
sotto altra forma. L’organismo vivente aveva ispirato le macchine e non
viceversa, come ci si inganna oggi per lo più con le conseguenze nefaste
che vediamo. Niente può venir consumato all’infinito e tutto deve venir
riciclato.
Neppure le religioni monoteiste più trascendenti sono riuscite ad eliminare le puttane coi loro comandamenti. Attraverso la Bibbia ed i
Vangeli esse sono entrate nella storia della salvezza e della redenzione.
Sono state messe da parte per ipocrisia, ma sta arrivando il momento
in cui verrà riconosciuto il loro ruolo indispensabile; anzi, assisteremo
ad un’inversione e loro diventeranno la regola conclamata.
Col tempo, cercando come di solito le radici nel passato per giustificare, corroborare ed abbellire le scelte prese al proposito, gli storici
delle future società scopriranno alcuni precursori. Da un diario rimasto
sepolto nella memoria di un vecchio computer, balzerà fuori il ricordo di
come si fosse comportato già nel XXI secolo un uomo molto particolare: chiamiamolo Don Robi il Gentile. Più volte innamorato e fidanzato,
qualche volta sposato secondo le regole di allora, inclinava decisamente
verso il bel sesso in ogni modo possibile. Eppure non si comportava
da Don Giovanni, né da collezionista di femmine. Semplicemente le
amava, anche se non sempre ne incontrava i favori. Cercava di capirle
senza riuscirci bene.
Le circostanze, un matrimonio od un viaggio, un convegno od un
concerto, lo stimolavano e lo favorivano, ma alla fine sempre il caso
combinava incontri e creava nuove storie erotico-sentimentali. Sballottato di qua e di là, stressato dagli insuccessi e pacificato dai risultati
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sempre più rari con l’età, nel caos degli eventi aveva cercato qualche
indizio di un ordine che non si mostrava mai. Decise quindi di darsi
lui una regola, pur se personale. Non si aspettava più alcuna certezza,
neanche con le escort le quali un giorno apparivano disponibili a tutto
e la settimana dopo lo respingevano sdegnose. Quella ragazza giovane
in attesa sul viale doveva avere un bisogno disperato di soldi. Ma Don
Robi, quando ritornava, non la trovava più. Chissà che fine aveva fatto.
Il nostro precursore guardava estasiato e si metteva a parlare; si
meravigliava che due occhi grandi e profondi continuassero a fissarlo;
allora tornava a contemplare quel bel volto espressivo di pulsioni segrete. Dopo una notte intensa nella quale la coppia donava il meglio di
sé, si svegliava sereno e rilassato pieno di energia. Di impulso, senza
pensarci e senza alcuna intenzione insultante, quel Gentile gentiluomo
metteva sul comodino da notte il denaro. La signora oggetto delle sue
attenzioni e sforzi erotici la prese molto male quando se ne accorse. Lei
si limitava a tradire il marito assente, ma credette di venir scambiata
per una di quelle. Si immaginava, sbagliando, che Don Robi l’amante
le frequentasse di solito. Che scenata gli fece! Se n’andò in una nuvola
di insulti e frasi adirate sbattendo la porta. Nel torrente inarrestabile di parole feroci, il poveretto era riuscito ad inserire a malapena un
innocente:
- Neanche li conti? È solo un regalo.
Certe persone mancano di umorismo. Naturalmente quella brava signora “per bene” scomparve del tutto.
Con la moglie ufficiale, i rapporti erotici del Don Gentile si erano
fatti sempre più radi. Una di queste volte, nella quale lei aveva partecipato con un calore insolito, gli venne spontaneo lasciarle accanto nel
letto, mentre ancora dormiva, un pacchetto di banconote. Come fosse
normale, a colazione, lei gli chiese a cosa servissero tanti soldi o se li
avesse dimenticati là.
- Sei cosı̀ avaro. Che ti succede? Debbo andare io a pagare le bollette
alla posta? Sai che non ho tempo.
- Comprati un paio di scarpe, cambia iphone; fanne quello che vuoi.
È un regalo. I miei li butti via sempre.
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La moglie non si era affatto arrabbiata per essersi guadagnato il denaro
a letto. Non lo avrebbe mai ammesso, ma le interessavano soprattutto
i soldi e l’arrampicata sociale. Lui invece, amava spendere i pochi che
aveva (lei non lo aveva mai capito) per quanto gli piacesse od agevolasse l’esistenza. Non era affatto avaro, anzi. Solo non amava sprecarli o
peggio darli via a chi lo danneggiasse. Certo costei lo faceva arrabbiare
quando sparlava di lui a sproposito davanti al figlio che ne restava influenzato. Ma quella notte ne era rimasto soddisfatto e quindi se li era
meritati, i soldi, come qualsiasi altra professionista.
- Bene; vedrò. Compererò qualcosa a nostro figlio. Rispose, mentendo; lei non lo ringraziava mai, come se tutto le fosse
dovuto per meriti misteriosi ai quali era la sola a credere.
- Considerali un anticipo al divorzio che meriti.
Soltanto questa frase le fece perdere le staffe e la partner sessuale a
stipendio fisso cominciò a coprirlo di contumelie, strillando sempre più
sugli acuti con la voce. Essere stata trattata da puttana non l’aveva
disturbata affatto, perché per istinto il suo corpo sapeva chi era. Ma
che fosse venuta alla luce l’ipocrisia del loro contratto matrimoniale
l’aveva resa furiosa, come Santippe contro Socrate.
Durante un workshop svoltosi in un’antica fattoria-convento, il Don
Gentile non ricordava come si fosse ritrovata in camera una giovane
dottoranda precaria in cerca di qualsivoglia, a qualsiasi prezzo, collocazione accademica. Ella lo aveva ricoperto di baci e carezze mentre gli
chiedeva consigli su quale concorso fare, su quale articolo scrivere, su
quale professore citare e lodare, criticandone l’avversario, per conquistare la nomina agognata. Parlava ed implorava di continuo mentre si
sfilava la T-shirt e lo spogliava a sua volta facendo tutto lei. Tra una
posizione e l’altra, lui rispondeva a fatica perché non sapeva proprio
dove indirizzarla. L’unico nome che gli uscı̀ di bocca, quando riusciva
a parlare, era sicuramente sbagliato. Forse l’aspirante ricercatrice lo
aveva scambiato per un altro oppure, un po’ alticcia, doveva aver sbagliato stanza. Lontano da ogni conventicola che si fosse spartita cattedre
e collane editoriali, si trovava lı̀ al convegno solo per colmare la lacuna
di un luminare ammalato.
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La mattina presto, Robi la lasciò dormire, spossata da tutta quella
ginnastica erotica probabilmente per lei inutile, e se ne andava a passeggiare tra gli ulivi per inventarsi il suo solito modo di irritare i colleghi
con una relazione fuori programma. Prima di uscire dalla camera senza
far rumore, con tutta spontaneità, buttava sul corpo nudo della donna
la pioggia delle banconote che gli erano state consegnate come rimborso
spese ed onorario per la conferenza.
Mentre faceva colazione alla lunga tavola comune, lei ancora assonnata e coi capelli arruffati più tardi gli si sedeva accanto implorando
un caffè forte ed un succo d’arancia.
- Caro professore, ha riposate bene? Cosa ci insegna oggi di bello?
- Pensavo mostrare l’omologia strutturale tra i contenitori da tè Tang
e la musica cinese. ... Ho sognato che mi riscaldava le stanche ossa un
bella ragazza tutta fuoco ... Poi mi sono svegliato. Era solo un’illusione
dei miei sensi sovraeccitati dal cibo troppo ricco. Lei ricorda qualche
sogno?
Galante, il Gentile Don aveva descritto nei dettagli, occhi e bocca
grandi, la donna che gli sedeva accanto facendola sorridere maliziosa.
Poco più in là, due colleghi discutevano animatamente come portare in
cattedra i loro allievi.
- No, per niente! Ho solo una gran sete, come se avessi sudato sette
camicie. Ora non mi viene in mente nulla di particolare. Dovevo essere
ubriaca in buona parte quando mi sono addormentata. Al risveglio
neanche riconoscevo la camera. Del resto dimentico sempre il numero
delle stanze d’albergo. Il suo qual’è?
- Nella foresteria che ci ospita non usano i numeri. Ogni camera
porta il nome di un santo o di una vergine martire. Mi diverte molto
che a me sia toccata Santa Veronica, quella dell’effige di Cristo. Che
miracolo l’immagine di un Dio biblico! Lei forse ha dormito sul letto
della Maddalena?
La brava ragazza diventò di un rosso fuoco tanto acceso che fece
alzare la temperatura dell’austero refettorio. A voce bassa, in un tono
roco da mezzosoprano drammatico, sussurrò nervosa.
- Sa come faccio a sopravvivere, in attesa di un primo stipendio che
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non arriva mai? Mi ha forse riconosciuta sul sito? La supplico, non lo
dica in giro!
- No, sono negato al computer. Vivo in un ambiente appartato che
sta scomparendo: quello degli archivi e dei libri su carta. Comunque
grazie; Le sono riconoscente per l’affetto dimostrato suo malgrado ad
uno come me del tutto privo di potere. Ho improvvisato un modo per
farglielo capire. Non si arrabbia? Curioso: il mondo cambia.
La prima volta non sapeva spiegare perché fosse successo, la seconda
era probabilmente dovuta ad un impulso inconscio, la terza volta poteva forse essere il caso od il destino; cosı̀ quello di pagare le donne che
(raramente) gli concedessero favori sessuali per Don Robi il Gentile stava diventando un’abitudine. Questa, trasformare in regola non sarebbe
stato troppo difficile. Anzi stava pensando se una simile condotta di
vita non potesse godere di qualche giustificazione morale. I vantaggi
invece apparivano incerti e lontani. Comunque, gli incontri con soggetti
disponibili si erano fatti tanto eccezionali che persino un magro reddito
come il suo glielo avrebbe permesso. Ma perché non fare esperienza
anche con le professioniste del ramo? Quali prezzi avrebbe trovato sul
mercato? Si aspettava che avrebbe risparmiato, godendo una migliore
scelta.
Mentre attendeva che gli capitasse l’occasione di incontrare una vera
escort navigata per fare un confronto, gli succedevano altre avventure. Quasi tutte finivano male con insulti, persino percosse e minacce
di sbattere in piazza non solo la sua immoralità, ma anche quella sua
abitudine di liquidare il rapporto erotico col denaro liquido, per appunto. Con una donna, la quale si proclamava libera ed indipendente,
avendo un tempo vissuto il femminismo, ma che invece come molte altre conservava una buona dose di ipocrisia e di conformismo, finı̀ per
scoppiare, dopo, una discussione livida ed accanita condita di aggettivi
grossolani ed improperi saporiti.
- Se ci vuoi pagare, ci consideri tutte puttane!
- Ma no; è l’inverso. Persino quelle sono donne degne di rispetto. Vi
tengo tutte in grande considerazione: madri, figlie, spose, sorelle, suore,
prostitute o single. Ricordi? “Non più puttane, non più madonne, ma
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siamo ora soltanto donne!” Non le declasso, piuttosto stimo come le
altre anche le escort.
- Comunque non siamo tutte uguali. Io sono molto diversa. E tu sei
un povero coglione se non lo capisci. Forse io fingevo prima a letto?
- Sono d’accordo. Voi non avete niente in comune, men che meno il
sesso. Quindi il famoso movimento femminista si basava su di un’illusione. Infatti, pagando la prestazione erotica, distinguo la qualità del
partner. Non do a tutte la stessa somma. Anche se un numero rende
male le sfumature ed è troppo grossolano.
- Mi stai facendo arrabbiare ancor di più, bello stronzo. Sono io che ti
classifico tra i maschi mediocri. Sono venuta a malapena ed ho ancora
voglia. Ma mene cercherò uno belloccio e più giovane da trattare come
pare a me, senza tante storie. A costo di dovermelo pagare.
- Mi dispiace che il tuo mercato sia meno ricco del mio e quindi più
costoso. Potresti reinvestire il denaro che ti ho offerto e che disprezzi.
Mi sembri quel tipo di donna che ama decidere lei, come ogni maschio
alfa. Ammetto che tu abbia qualche fascino. Per te: cumannari è
meju che futtiri, dicono in Sicilia. Ma per me vale piuttosto l’inverso.
Purtroppo per te, io non amo ubbidire, neanche tuttavia dominare il
partner, da cui il mio soprannome. Ti piacciono i machos? Costoro
non pagano, invece picchiano. Vis grata puellae, dicevano i latini.
- Cosa, cosa? Lurido bastardo e figlio di puttana. Non ti permettere
di fare ironia e sporche insinuazioni. Tu non sei gentile come pretendi.
Piuttosto infido e privo di valori e verità. Che ti venga il cancro alla
prostata ed alle palle. Crepa!
- In effetti, quando conoscerò una professionista del ramo, sono curioso di vedere se sarà capace di recitare bene come te.
La bella ex-femminista gli lanciò uno sguardo da tigre affamata. Se
avesse potuto incenerirlo, Don Robi il Gentile sarebbe morto sul colpo. Ma, quel che è peggio, ella non seppe più come rispondere, avendo
esaurito perfino il repertorio di parolacce oscene. Cosı̀, mugolando di
rabbia, usciva di scena. Il nostro Don, da non confondere con i molti
Don Giovanni correnti, cominciò a riflettere se ci fosse una qualche logica in quei comportamenti tanto diversi. Scavando, si sarebbe scoperto
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qualche fondo comune sepolto chissà dove?
Gli sembrava che la situazione fosse ben rappresentata da un noto
detto cinese. Parafrasandolo: dopo che hai posseduto nell’intimo una
donna, pagala in ogni caso; tu non sai perché lo fai, ma lei invece lo sa
benissimo.
Comunque, il provare piacere, o meno, nell’atto sessuale gli parve
degno di venir approfondito. In generale, il godimento carnale scelto di
proposito è condannabile per una donna, mentre farsi pagare il sesso
esula dalla responsabilità. Il denaro trasforma l’atto erotico in meccanismo automatico il quale copre qualcosa sentito come riprovevole.
In molte culture e società, con le dovute eccezioni, esistono solo due
modelli: o sposa per generare figli o puttana per fare soldi. Per la femmina dunque, quel piacere colpevole viene dunque cancellato. Nascosti
per vergogna, se atti sessuali si fanno talvolta volentieri, ciò diventa
marginale ed irrilevante. In ogni caso, non le basta godere la relazione
carnale, in genere, la donna ha sempre bisogno di qualcosa d’altro. Forse che sarebbe un trucco della specie, come cercare i mezzi per allevare
il figlio?
Durante il lavoro, le puttane non godono, ma sono lı̀ nell’organo al
centro come atrofizzate. Eppure, persino le cortigiane più ciniche ed
incallite del mestiere hanno un ... corpo, anche se forse non l’anima.
Esso può rispondere agli stimoli della carne. Pelle, mucose sono innervate tra di loro e si inviano segnali che il cervello e cervelletto smistano
secondo le circostanze e gli umori a quell’organo od a quest’altro. Come il cane di Paulov, anche le escort ... salivano. Non sono del tutto
alienate e meccaniche. Persino le vergini più scontrose e caste, come
le mogli più arcigne ed antipatiche hanno un verso giusto dal quale si
possono prendere, ottenendone in cambio un po’, almeno un po’, di
trasporto e partecipazione. Si capisce che qualcosa provano, che anche
per loro non solo l’utile monetario, ma un po’ di dilettevole non guasta
affatto. Anzi! Cosı̀ il baratto diventa meno ineguale. Qualcuna arriva
a pretendere il massimo dell’impegno ed esala fatidiche parole, croce e
delizia di ogni bravo amante: “ah, ah, ... ci sono anch’io, dai!”
Se sei ingenuo come Robi il Gentile, le puttane ti ingannano volen22
tieri. Ottenuti i soldi, ti imbrogliano cercando di non darti il dovuto
pattuito. Contano molto sulla timidezza ed il senso di colpa del cliente.
Costui, per vergogna, non ti denuncerà mai, né si vendicherà: di fronte
ad autorità ed opinioni pubbliche condizionate da valori bigotti ed ipocriti. Il ventunesimo secolo sembra non essersi evoluto molto rispetto
all’Ottocento. In celebri romanzi, si possono ancor oggi leggere descrizioni di donne a letto, atteggiate per sedurre il nemico uomo. In corso
è una guerra, una tra le tante, tra maschi e femmine. Per cosa poi?
“La donna nuda è una donna armata”. Ella è molto pericolosa perchè
inafferrabile e mutevole come l’acqua: “La donna ha tutta l’elasticità
dell’acqua.” Muta forma a piacere secondo le proprie convenienze. Se
si sente libera, essendo ricca e di alto rango, di scegliersi l’amante a
piacer suo e di fare ciò che vuole, allora si avvicina alle prostitute come
la duchessa Josiane di Victor Hugo nel romanzo L’uomo che ride. “Era
una prostituta? Era una vergine? L’una e l’altra.”
Come in molti altri casi, anche in questo si è soggetti ad un dualismo
tra mogli e puttane che vorrebbe tracciare ombre nette. Invece esse si
mescolano come il male ed il bene, come i maschi e le femmine, come
il nero ed il bianco nel Taiji del Dao cinese: occorre procedere oltre
ogni limite. Nel nero sta una macchia bianca, nel bianco una macchia
nera, le quali a loro volta contengono il colore opposto e cosı̀ via oltre
ogni limite. Allora si capisce che l’intreccio tra quei tipi di donne (o di
uomini) si fa talmente fitto da risultare indistricabile. Tagliandone le
carni, solo le lame affilate delle leggi, delle consuetudini sociali e delle
morali religiose correnti riescono a distinguerle.
Sulla terra lo squilibrio più tragico esiste tra coloro i quali non hanno
da mangiare e le nostre società opulente, dove oramai persino i bambini soffrono di obesità. Talvolta succede che, dove il cibo si trova a
fatica, almeno l’eros appare più libero per conservare la specie con l’alto numero dei figli. Al contrario negli Stati ricchi, il nutrimento viene
garantito a tutti, fino agli ultimi nella scala sociale. È diventato un
diritto che si soddisfa in ogni caso, alla fine con le mense per i poveri.
Invece il sesso non lo è affatto. Chiamiamolo con pudore ed ipocrisia:
amore. Allora esso non era compreso in modo esplicito, con la parola
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stessa, tra i diritti inalienabili riconosciuti a tutta l’umanità: libertà,
uguaglianza e fratellanza universale. Alla famosa triade rivoluzionaria,
l’amore attende ancora di venir aggiunto.
Scambiato col baratto o col denaro, il sesso è il sistema migliore per
controllare l’abuso smodato del cibo spazzatura. Meglio di ogni palestra, si tiene la linea con la ginnastica erotica. Quale sistema esiste più
efficiente, di mantenersi in forma ed in movimento con tutto il nostro
essere completo, che i trasporti sentimentali, le palpitazione di cuore e
gli sforzi fisici dovuti all’amore? A chi esso non ha tolto appetito?
La ricchezza di pochi costringe alla fame intere popolazioni. Quel
fiume di denaro distrugge tutto quanto gli impedisce il corso con le
sue acque impetuose e sporche che trascinano veleni e cadaveri. Esso
andrebbe deviato, regolato, depurato, distribuito in tanti canali tranquilli, adatti ad irrigare campi coltivati. Scaricarne un po’ della forza
terribile per stimolare il mercato dell’amore non potrà che portare benefici a tutti. Sia a coloro i quali mancano di cibo, sia a coloro per i
quali l’altro istinto base non trova soddisfacimento sufficiente.
La brava mogliettina tiene molto a distinguersi, con ogni mezzo, dalle
puttane e dalle escort. Esse non vengono considerate per nulla, al massimo come personaggi di romanzi o di film. Con costoro, le brave donne
non vogliono intrattenere alcun tipo di relazione. L’ipotesi che il marito
possa frequentarle non viene mai presa in considerazione. Sarà peggio
sospettata l’amica o la collega come rivale piuttosto che la prostituta.
Solo l’evidenza più lampante e la prova più stringente, insieme all’ammissione piagnucolosa della colpa commessa, potranno convincere che
sia avvenuto il tradimento con quell’essere inferiore. L’insospettabile evento sarà certo un colpo inaspettato a ciel sereno che getterà la
malcapitata sposa nello sconforto più nero ed aprirà la porta a scene
tragiche.
Al contrario le escort sanno benissimo che i loro clienti sono tutti
ammogliati felicemente, o quasi, e cercano evasione oppure qualcosa
che manca loro. In questo, esse si mostrano molto più sagaci. Eppure,
persino loro non vogliono confondersi con le donne per bene e per una
specie di orgoglio professionale parlano senza imbarazzo della loro pros24
tituzione. È un mestiere che là è legale e quindi richiede un permesso
come qualsiasi altro: viene allora controllato e tassato. Qua invece esso non sarebbe consentito e dovrebbe venir soppresso. Il vantaggio di
questa seconda legislazione diventa che la nobile antica attività appare quindi invisibile ed inesistente sulla carta. Infatti è impossibile da
estirpare, in quanto troppo diffusa e necessaria. Dunque in tal caso, è
molto libera. Però, nel libero mercato, appare soggetta agli alti e bassi
dell’economia. Certi anni le puttane si arricchiscono e possono scegliere rifiutando i clienti non graditi. Durante le crisi invece vivono come
capita, temono per il futuro e cercano alternative alla professione. Si
lamentano come ogni essere umano in difficoltà e vorrebbero pure loro
venir aiutate in qualche modo. Si spostano dove i clienti sono più ricchi
e numerosi.
Robi il Gentile sapeva apprezzare la capacità di alcune puttane nel
dare un’immagine realistica del mondo attraverso una vita vissuta senza quella maschera di cartapesta indossata dalle altre donne. Quindi
preferiva non solo il loro letto, ma talvolta persino la loro conversazione.
Se poi venivano da paesi lontani, attraverso di loro, gli arrivavano echi
di altre culture che poteva ora incontrare direttamente meglio che in
un libro o con un viaggio turistico organizzato secondo modelli scontati
di tipo televisivo. Le puttane quindi, pensava, non vanno trattate da
puttane, ma da esseri umani coi loro problemi, spesso tragici, come gli
altri e talvolta come persone più intelligenti e caritatevoli di tante altre.
Gli piaceva conoscere le loro strane lingue, nel senso del linguaggio, e
si faceva insegnare alcune frasi o parole. Sperava allora che, forse, esse
si sarebbero sentite meno lontane da casa e più a loro agio: forse meno
alienate.
C’era tuttavia un aspetto, dell’amore prezzolato senza finzioni, che
non piaceva molto a Robi il Gentile. Tutto avveniva infatti troppo
rapidamente, in genere. Con le escort, soprattutto con quelle andanti,
sembrava mancare del tutto il corteggiamento: come qualcosa di inutile
e noioso. Si voleva soprattutto risparmiare tempo. Dalla parte delle
professioniste, meno tempo significava più denaro e meno fatica. Dalla
parte del cliente, non ci si sprecava in attese e si poteva raggiungere
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direttamente lo scopo sessuale. Ma Robi amava comportarsi in modo
del tutto differente. Pur se oliato dal flusso costante di denaro, egli
costruiva attorno al rapporto erotico un contesto di vita relativamente
normale che lo arricchisse e, in un certo senso, lo giustificasse. Certo
non lo si poteva chiamare un corteggiamento vero e proprio con tutte
le caratteristiche del caso, tra gioie e dolori, ma un suo surrogato che
poteva assomigliarvi in qualche aspetto piacevole.
Per tale scopo, l’amante anche delle lungaggini in amore non cercava
né incontri nelle case abitate dalle professioniste, né accettava appuntamenti negli alberghi. Preferiva decisamente ricevere le partner in una
casa accogliente e calda come la sua. Qui egli preparava il terreno coi
discorsi informandosi chi fosse quella persona caritatevole, dal nome fittizio, tanto disponibile con lui. Dovevano presentarsi l’uno all’altra nei
modi migliori possibili allo scopo di rendere, almeno per lui, veramente
piacevole una conoscenza non solo carnale. Discorrevano di tutto e solo
piano piano Robi il Gentile entrava nell’idea di ottenere anche qualcosa
di intimo. Lo sapeva consentito fin dall’inizio, ma egli si atteggiava
come se volesse ottenerlo per simpatia e non esigerlo con la forza di un
contratto. Si recitava, senza dubbio. Cosı̀ diventava tuttavia incerto
quanto lui stesso sarebbe restato gradito oltre gli obblighi pattuiti. In
tal modo, faceva crescere il suo desiderio a poco a poco. Mentre parlava
e scherzava, per rendersi meglio interessante degli altri clienti, indagava
su quella escort che aveva accettato di entrargli in casa:
– Come ti chiami in realtà?
Le offriva un calice di vino allo scopo di riscaldare l’ambiente. Chi
rifiutasse non faceva per lui e sapeva che ne sarebbe restato deluso per
il rapporto meccanico e frettoloso. Chi invece gradisse quella bevanda
divina prometteva bene. Dietro la finzione, inevitabile, nella parte si
poteva sperare di esplorare un corpo almeno un po’ sensibile che rispondesse agli stimoli dunque abbandonandosi perfino lei a sensazioni
piacevoli.
Come se fosse necessario sedurle e non solo fissare appuntamenti di
obbligo, Robi cresceva man mano nelle richieste uscendo da quanto
le professioniste del ramo si aspettassero dai clienti abituali. Cenare
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insieme, in allegria, perché la conoscenza si facesse sempre più vasta
e profonda toccando le corde maggiori della vita, costituiva il passo
successivo nel rivedersi altre volte. Cucinare gomito a gomito, sfiorandosi con malizia, a casa il piatto preferito dell’una, mentre nel forno
cuoceva il pesce fresco comperato al mercato da Robi, preparava al letto
meglio di ogni preliminare consueto. Soprattutto arricchiva il rapporto
di quei particolari imprevisti i quali rendono sapide anche le relazioni
che nascondono, pudicamente, sesso e denaro. Talvolta ci si doveva limitare ad un ristorante, dove comunque la conversazione riguardava il
cibo gradito e naturalmente i piatti caratteristici di una lontana cultura. Ci si scambiavano di conseguenza anche i nomi usati ed aumentava,
nel tempo della cena, la confidenza tra i due .
Il passo successivo diventava trascorrere tutta la notte insieme, riuscendo a superare quella barriera di abitudini la quale si traduce sovente nei fastidi reciproci che si procurano due estranei nel dividersi lo
stesso letto. Robi soffriva di insonnia, peggiorata dall’età, ed ogni tanto si metteva a leggere per arrivare alla mattina. Neanche lui era più
abituato a dormire a letto con una donna ed ora che ce l’aveva accanto
a portata di mano veniva travagliato da desideri intensi. Ma doveva
reprimerli per non svegliare la partner che dormiva beatamente dopo le
fatiche dell’amore. Quindi ne aspettava con ansia il risveglio leggendo,
oppresso da innumerevoli pensieri diversi. Non stava dunque trattando
la escort come una moglie od una fidanzata fissa?
Dopo il sonno ristoratore, la professionista prezzolata si svegliava la
mattina e concedeva di buona volontà finalmente quanto avrebbe rifiutato sgarbatamente di notte. Prendeva lei l’iniziativa, ben sapendo che
Robi il Gentile era pronto da un pezzo. Egli si chiedeva cosa sognasse e
se lo avrebbe raccontato a lui. Nel caso sarebbero diventati sempre piı̀u
confidenti. Oltre al denaro anonimo, egli regalava piccoli monili d’oro
o gioielli di un qualche valore, pur se modesto, che gli fossero rimasti
dalla madre defunta. Tranne qualcuno, raro, che portava nome e data,
a lui non dicevano nulla, né gli piacevano particolarmente, anzi lo infastidivano dovendo lasciarli in banca. Ma non incontravano neanche i
gusti particolari di quella gente estranea. Probabilmente essi sarebbero
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stati venduti rapidamente a qualche orafo che ne avrebbe approfittato.
Insomma, Robi il Gentile preparava occasioni per passare sempre
più tempo con le sue escort esotiche cercando di diventarne sempre
meglio amico e non solo un cliente affezionato. Sapeva bene che tra
di loro esistessero limiti invalicabili, pena dolori e tragedie, ma ancora
non sapeva quali fossero e dove collocarli. L’unico ostacolo evidente
erano i baci che non riusciva ad ottenere. Comunque egli progettava
viaggi in loro compagnia nei rispettivi paesi d’origine, ma non sapeva
se sarebbero passati dalle proposte ai fatti. Probabile che qualcuna si
sarebbe limitata farsi portare al mare per due o tre giorni. Oppure,
di primavera, l’altra avrebbe visitato la sua casa in campagna. Erano
tuttavia tutti sogni che dipendevano dalle agende di impegni, i quali
per sua fortuna la crisi economica rendeva sempre abbastanza radi.
Lui ne avrebbe approfittato volentieri e quelle professioniste disoccupate gli si sarebbero gettate letteralmente tra le braccia. Come con
amiche colpite da un destino avverso, aiutare gli piaceva anche perché
divideva con loro i piaceri del letto, i gusti della tavola e la curiosità
dei viaggi. Aveva addirittura cercato di coinvolgerne una nella somma
ebrezza che a lui procurava soprattutto la musica. Ma ancora senza successo. Avrebbero accettato di farsi veder in pubblico con lui?
Questo poteva diventare un limite invalicabile.
Per le loro varie prestazioni erotiche a letto venivano comperate, ma
ciò non le riduceva a schiave che dovessero sottostare ad ogni arbitrio del cliente. Anzi, viceversa esse avrebbero voluto sottometterlo
sempre alle loro condizioni. Quando avesse deciso di incontrarne una,
Robi cominciava a telefonare, ma non sempre rispondevano: quante
segreterie e quanti squilli a vuoto! Raramente richiamavano. Giorni e
tempi venivano concordati con qualche difficoltà. Prenotare in anticipo
funzionava poco e male perché l’appuntamento poteva saltare anche all’ultimo momento. Un altro cliente che non avesse scelte di tempo e si
presentasse all’improvviso doveva avere sempre la precedenza. Cosı̀ si
rimandava l’impegno precedente. Allora conveniva accettare le esigenze
del mercato sessuale e fissare l’incontro solo senza preavviso.
Ancor peggio succedeva quando fosse la stessa professionista del letto
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ad offrirsi per un impegno di maggior durata durante una breve vacanza. Lo faceva non in preda a qualche follia romantica che la inclinasse
ad apprezzare più del dovuto la compagnia di una persona gentile, ma
solo perché il mercato in quel momento si muoveva a rilento come un
orso tardigrado. Tuttavia sempre la partner erotica prezzolata, incurante della sua stessa proposta, si tirava indietro all’ultimo lasciando
insoddisfatti quell’accumulo di vari desideri che aveva suscitati. Nel
frattempo la compra vendita del sesso si era risvegliata nel toro scalpitante e dunque le rendevano ora maggior denaro la solita nutrita
routine: svestirsi, aprire le gambe, rivestirsi, svestirsi per rimettersi in
posa e cosı̀ via in una meccanica alienata catena di montaggio amorosa.
Le ragioni sembravano differenti, tuttavia il risultato sulle pulsioni
erotiche di Robi il Gentile finiva per essere equivalente a quello di una
fidanzata capricciosa. Si creava un’attesa, cresceva il desiderio di un
incontro sessuale, ci si preparava a realizzarlo con ogni cura cercando
gli strumenti necessari. Lui si presentava all’appuntamento preliminare. Passava un quarto d’ora, poi si arrivava a mezzora, ma lei non
arrivava, né telefonava. Richiamata e richiesta di spiegazioni, la donna
corteggiata si inventava impegni, contrattempi, malattie e batterie scariche: voleva semplicemente farsi desiderare, alzare la posta in gioco,
mettere alla prova il corteggiatore. Si sarebbe concessa un’altra volta,
la prossima.
Esisterebbe qualche differenza con le escort? La Bella di giorno sceglieva altrettanto come e quando concedere i propri favori in base alle
convenienze. Basato sulla finzione e sull’inganno nell’un caso come nell’altro, fonte di continua incertezza e turbamento, accompagnato dagli
alti e bassi di umori e desiderio, il gioco erotico richiedeva comunque
perizia e fantasia. A Robi piaceva molto dover simulare corteggiamento anche con le migliori professioniste del ramo. Con il vantaggio,
impensabile soprattutto con le mogli, di potersene scegliere molto facilmente un’altra nel malaugurato caso che la prima scelta continuasse
ostinatamente a negarsi.
La seconda non rappresentava tuttavia un ripiego. A Robi piaceva
la varietà sia nel sesso come nella musica. Le alternava apprezzandone
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la differenza: ora l’una ora l’altra. Uscita dalle steppe dell’Asia centrale, frutto dell’incrocio con una russa, conservando gli occhi tagliati a
mandorla, la bella, agile, soda, piccola “prostituta” (cosı̀ nel suo italiano si chiamava lei stessa) venuta dall’Oriente incendiava subito i sensi
del suo cliente affezionato. Egli la spogliava e le accarezzava il seno
rigonfio, pieno di voglie. Dunque ella sembrava sorpresa che quel mite
bianco vecchietto fosse già pronto senza che avesse dovuto impegnare
le sue arti magiche.
– Prendi le pillole azzurre?
– Per niente. Solo il cibo che offro anche a te ed ammiro la tua
bellezza.
Sentirla venire sotto la sua lingua, riempita ben bene prima del suo
sangue caldo e poi di seme moltiplicava il suo ardore per cento e per
mille. La donna rovesciava indietro la testa con la bocca aperta bianca di denti, inarcava la schiena ed innalzava gli occhi al cielo come se
pregasse una sua misteriosa divinità. Stanca ed appagata, chiedeva assetata ancora vino. Si offriva allora per trascorrere qualche giorno nella
“dacia” di Robi il Gentile. Purtroppo ora sarebbe presto scomparsa
in Ispagna per un mese: peccato! Ma poi avrebbe potuto portare in
campagna con sé -chiedeva- il suo cane e la sua compagna-collega siberiana? A lui non sarebbe sembrato vero, ma egli sapeva anche troppo
bene quanto il programma fosse incerto e soggetto a fallire, come altre
volte era successo.
Nel frattempo, egli poteva comunque corteggiare la Bella venuta dal
lontano Occidente. Dalla pelle liscia, scura ed ambrata, quest’altra era
più alta, formosa e coi capelli lunghi nerissimi. Raccontava di essere una ancor più complessa mescolanza sudamericana tra indios della
foresta, neri africani e bianchi europei. Con evidenza, il risultato appariva venuto magnifico. Mentre aspettava che ritornassero disponibili
le grazie orientali, cosa sarebbe riuscito a combinare con quest’altra
Venere che sembrava uscita per lui dalle umide fitte distese arboree
equatoriali occidentali? Avrebbe lei accettato ospitalità nella sua pequena vila circondata da una molto più modesta mata toscana? Cosa
poteva inventarsi per invogliarla a venire? Tanti soldi? Un bel regalo
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come un anello costoso?
Doveva comunque evitare di sottoporsi a quella tortura per nulla gradita già provata. Non voleva ripetere l‘esperienza di trascorrere la notte
con accanto quella bella femmina senza poterla né toccare, né godere.
Non era più disposto a fare il gentiluomo con simili provocanti gentildonne: certo avvezze ad essere considerate con ben diverse attenzioni.
Ma non voleva neanche perdere la sua nomea di Il Gentile, trattandole
male oltre le attese.
Per l’attività erotica avrebbero diviso il letto. Indi la Bella di giorno, ma purtroppo non di notte, poteva dormire tranquilla in un altra
camera. Solo al suo risveglio, ella si sarebbe dovuta concedere di nuovo. Malauguratamente, queste erano tuttavia solo fantasie che erano
obbligate a fare i conti con l’ostessa, la quale avrebbe avuta l’ultima
parola in proposito.
Comunque sarebbe andata a finire, o nell’eccitazione sublime dell’eros oppure nella frustrazione del desiderio insoddisfatto, la sola idea di
quella possibilità rinvigoriva la già ottima relazione che Robi aveva con
la sua casa di campagna. La madre del figlio ed altre donne per bene
non avevano affatto accettato di vivere con lui nella pace del bosco:
preferivano i traffici convulsi e gli imbrogli senza fine delle città. Costoro si illudevano che una rete sempre più fitta di relazioni ne avrebbe
colmati i vuoti umani i quali le affliggevano.
Non sarebbe invece stato possibile che un’estranea, venuta solo per
denaro, la quale recitava una parte per professione, avrebbe afferrato
meglio l’incanto del paradiso a lei offerto? Cosı̀ quei lavori, cui egli
si dedicava per condurre la casa e renderla confortevole, gli sembravano godere di uno scopo e di una considerazione migliore perché meno
egoistici. Tagliare la legna, ripulire un fossato, aggiustare un guasto dell’impianto venivano fatti ora con soddisfazione e miglior lena in quanto
preparavano la casa all’incontro desiderato. Robi si stava muovendo
d’intorno per far capire alla donna dei suoi sensi che voleva ella stesse
a suo agio nel nido preparato per lei. Le ex-compagne non avevano
capito o non avevano affatto gradito. Con queste altre professioniste
prezzolate alla bisogna, cosa sarebbe successo? Valeva la pena tentare.
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Anche in tal caso, il confronto tra mogli ed escort suonava istruttivo.
Da una parte, Robi aveva incassato l’astioso giudizio negativo proveniente da intelligenze astratte frutto di studi libreschi e di errori politici.
Dall’altra, ora si aspettava che una conoscenza istintiva depositata per
generazioni nella carne splendente di gente poco civilizzata riconoscesse la grazia di vivere in mezzo ad un bosco. Annoiato e respinto dalle
prime, nonostante anche lui fosse stato un tempo incline per la sua
professione con le parole e gli scritti a discuterne gli ideali ed i valori,
ora doveva rivolgersi alle seconde. Ma non sapeva ancora come queste
donne in vendita sul mercato si sarebbero comportate.
E se si fossero anch’esse rivelate errori prodotti dai suoi desideri insoddisfatti, che gli facevano fraintendere il suo essere ormai fuori mercato per un mondo altrettanto utopistico come quello del passato? Il
gioco in ogni caso lo faceva sentire vivo, vivace, vitale, pronto ai rischi
del mutamento e dell’incertezza. Stava riuscendo a dover corteggiare
persino quelle buone donne incorteggiabili, le quali si negavano al solito
come tutte le altre.
Si era cacciato da solo nella situazione tipica che amava chiamare il
paradosso del pessimista. Aveva scoperto una volta ancora quanto le
linee d’ombra, le quali separavano le donne per bene dalle donnacce,
fossero mobili, frastagliate e sfumate. Eppure nel suo cuore-cervello
avrebbe preferito di gran lunga venir smentito e scoprire eccezioni confortanti per lui. Non aveva avuto in sorte compagne affettuose e disponibili a sufficienza. Dunque gli sarebbe piaciuto molto poter trovare
almeno un paio di escort tanto venali da simulare bene con lui ogni
genere di passione e sentimento richiesti.
Allora tra le facenti funzione di moglie e le donnine allegre da basso
od alto bordo sarebbe potuto esistere proprio quella differenza cui lui
non credeva: abissale, incolmabile che tutti erano in grado di osservare
e capire. Quanto Robi viveva in modo contraddittorio lo agitava nel
profondo. Cercava una via per uscire di scena senza rimpianti. Al centro stava quel modesto problema che si riduceva alla domanda: perché
non riusciamo ad amarci fino in fondo? Si sentiva un perfetto romantico
fallito arrivato fuori tempo massimo.
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Sulla sua carne sensibile, stava verificando che quello dal quale era
partito non corrispondeva alla diretta esperienza di vita. La distanza
della consorte legittima, timbrata e riverita a qualche titolo, da quegli
allegri soggetti venali esisteva proprio. Lui stesso la percepiva bene, la
sentiva presente nel diverso comportamento con lui delle escort. Doveva
soltanto rovesciare il giudizio morale su di loro a vantaggio delle tanto
ingiustamente disprezzate seconde.
Infine la bella mulatta aveva risposto ed accettato di trascorrere un
giorno intero nella sua casa di campagna.
– Il tuo portoghese è perfetto.
Figurarsi! Aveva compulsato un poco il minuscolo dizionario acquistato
all’epoca della Rivoluzione con i garofani. Non aveva nessuna attitudine alle lingue. Ella voleva certo ingraziarselo, pensando che quello
fosse il suo punto sensibile alle lodi. Invece la poca familiarità l’aveva
condotta fuori strada, come se un professore fosse adulabile soprattutto
sottolineandone le conoscenze accademiche e linguistiche.
Robi piuttosto tendeva a gradire le osservazioni, anch’esse altrettanto
improbabili, che riguardavano il suo povero corpo vecchio ed indebolito
dagli anni. Aveva forse gambe ben fatte e robuste colle quali stringeva
in una morsa, per non lasciarsela scappare, la sua bella circassa uscita
dall’Oriente? Quanto lo gratificava che l’esperta in carne umana di buona qualità glielo sussurrasse mentre lo possedeva impetuosa. Quando
si toglieva gli occhiali, perché da vicino ci vedeva benissimo, la partner
erotica notava che i suoi occhi avevano un’iride particolare contornata
da una corona verde? Lo lusingava il solo fatto che fosse stato sottoposto a tanta attenzione, concluse le dolci fatiche nel tranquillo abbraccio
faccia a faccia. Forse ella lo teneva in qualche considerazione e non
come un cliente anonimo qualsiasi.
I suoi denti splendevano bianchi, mentre parlava e sorrideva gioioso
alla Bella venuta dall’Occidente? Un tempo lontano, il suo modo di
ridere a bocca aperta aveva ottenuto qualche successo col bel sesso.
Ma ora sapeva bene di aver perso lo smalto e che nessun dentista glielo
avrebbe mai restituito. Eppure sentirselo dire di nuovo da una ragazza
lo illudeva come se fosse rimasto il giovane di allora. Quegli apprezza33
menti benevoli (ed interessati) suonavano tanto più gravi quanto più lo
colpivano nell’intimo e gli acceleravano le tappe verso la fine.
C’era poi un’altra dote, la quale però non aveva ancora avuto effetto in modo dichiarato, ed era inoltre quella cui teneva maggiormente.
O forse per questo la Bella venuta dal lontano Occidente lo tratteneva a lungo al telefono? I sovratoni armonici della sua voce profonda
non affascinavano ancora, portando a risuonare corpi inclini a fondersi
nell’intimo? Quella prima volta che si era sentito lodare per la “bella
voce”, aveva capito con emozione di essere amato dalla bella signora
che glielo diceva. Come in una storia romantica che si rispetti, l’esaltazione amorosa era finita nella più infelice passione della sua vita con
tanto di tragedia finale. Non sapeva se dovesse ora aspettarsi il ripetersi
dell’evento doloroso, nel caso che anche le labbra delle Belle venute da
opposte parti della Terra avessero pronunciato le ominose parole:
– Ma che bella voce hai Robi! Cantami una canzone.
Come avrebbe allora risposto?
– “Dormirò sol nel manto mio regal, quando la mia giornata è giunta
a sera”?
Ma allora lei sarebbe probabilmente scappata via annoiata. Quelle
generose signore lo avrebbero fatto soffrire di meno o di più? Probabilmente di meno. Un altro punto a loro vantaggio. Comunque tutti quei
complimenti gentili mettevano in risalto più che nascondere lo sfondo
sul quale si stagliavano. Come di una signorina poco avvenente ci si
sforza di lodare le belle mani, di lui quelle escort volevano convincere soprattutto se stesse che avesse ancora qualche merito: le gambe, i denti,
gli occhi. Invece sul resto era meglio tacere pudicamente: povero corpo
decrepito retto purtroppo da un cervello ancora funzionante (in attesa
della Alzheimer) con qualche bel ricordo e molti desideri insoddisfatti.
Anche per Robi il Gentile, l’organo sessuale principale restava quello
contenuto nel cranio, ma contornato da una nuvola bianca. Dunque
non poteva aspettarsi granché da queste Belle di giorno che si astenevano per gentilezza dal commentare tutti i difetti dell’età e mostravano
incuriosirsi per la sua professione intellettuale, per loro lontana ed esotica. O non sarà piuttosto che i libri, da loro richiesti a Robi, apparivano
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assumere una reale funzione erotica? Attraverso di essi, le ragazze prezzolate riuscivano in tal modo a penetrare in un terreno misterioso ed
inesplorato come la sessualità di questo curioso signore. Ciò non toglie
che gli acciacchi dell’età, con tutte le sue malattie più o meno gravi,
potevano in ogni momento spegnerne gli ardori, rendendo del tutto inutili la presenza e gli sforzi ammirevoli di donne tanto ben disposte a
conoscerlo meglio.
Quindi la scena tragicomica continuava e non si sapeva come si sarebbe conclusa. Se nell’esaltazione erotica di tutti i sensi: vista, udito,
tatto, odorato e gusto, oppure nella cupa frustrazione di desideri prima
suscitati e poi lasciati a metà. Ma questo, in fondo, Robi il Gentile
lo aveva sempre messo in conto. Anzi era proprio quanto cercava. Gli
interessava lasciarsi trasportare dalla corrente, la quale ora si stava facendo impetuosa. L’ebrezza della velocità lo impauriva la sua parte, ma
i succhi vitali scorrevano ancora abbondanti e turbolenti proteggendolo
e facendogli dimenticare ogni difficoltà. Guidato da una passione rinnovata, sostenuta dalla sola voce calda e promettente della Bella venuta
dall’Ovest, viveva un momento pieno di gioia attiva. Se poi dietro l’ansa del fiume fosse stato travolto da una cascata dentro l’abisso profondo
di un destino inevitabile, tutto gli suonava come l’accordo finale di una
sinfonia immaginata e composta da lui.
Nella casa di campagna, dove Robi aveva portato la sua Bella venuta
dall’Occidente, la carne rosolava sul fuoco del camino acceso. Nell’attesa, l’ospite offriva crostini toscani e vino. La donna mangiava di gran
appetito insistendo che anche lui si nutrisse ben bene di quel cibo robusto, come stava facendo lei. Temeva forse di ottenere una prestazione
insufficiente? Infatti arrivava la solita domanda.
– Prendi il viagra?
– Niente affatto, sono pillole contro i dolori reumatici. Il mio viagra
sei tu.
Ben presto i sensi eccitati dal cibo e da tanta grazia di Dio facevano il loro effetto benefico sulla strana coppia che si abbracciava con
trasporto. Il camino li scaldava, la poltrona morbida che li accoglieva
veniva battezzata nel godimento illimitato dei loro corpi intrecciati. Un
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film, sui problemi di sesso vissuti da una ragazzina sveglia, induceva un
sonno beato alla mulatta del tutto rilassata dopo la sua prestazione di
ottima qualità.
Al risveglio della Bella dal sogno su sua madre, la mattina, ricominciavano i giochi erotici. Ora mettevano in vibrazione il grande letto
antico, dove lei si era trasferita per un altro rapporto più comodo ed
intenso. Dopo una lenta passeggiata nel bosco, la Bella si svestiva per
rimettersi gli attillati jeans da città. Quelle piene forme rotonde offerte
con naturalezza allo sguardo di Robi esigevano un omaggio ulteriore
che lei richiedeva con voce invitante.
– Spogliati.
Lui non la faceva affatto attendere e la sbatteva con vigore, a lungo,
per la terza volta sul tappeto che ne veniva battezzato anch’esso come
gli altri angoli della casa.
– Più forte, più forte! Ah, ah, mm, mmm. Tu sei venuto? Hai
esaurito la riserva ora?
Lei domandava, premurosa e professionale.
Quella esotica bellezza venuta dal lontano Occidente si faceva riprendere mentre dondolava sull’altalena. Robi le mostrava la sua palestra
privata, usata per tenersi in forma: la legnaia. La mulatta si sentiva
troppo grassa, per il suo mercato. Faceva molta ginnastica ed ora spaccava con l’accetta un pezzo di legno. All’ospite piaceva invece cosı̀, in
carne abbondante.
Sulla via del ritorno, al ristorante, la donna incrociava lo sguardo arcigno di una moglie che redarguiva il marito. Forse stavano discutendo
proprio su quella coppia inusuale della ragazza tutta curve con l’attempato dalla barba bianca. La Bella di giorno si arrabbiava, sentendosi
condannata dal giudizio dell’arpia frustrata. Sbottava.
– Ecco hanno visto la puttana. Loro sono una triste coppia sposata
che litiga sempre e non si sopporta più.
Robi la tranquillizzava.
– Tu sei una persona come le altre che fa un mestiere come tutti
gli altri. Non tela prendere e non chiamarti in quel modo offensivo.
Lasciali perdere.
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Il confronto era esploso nel conflitto diretto. La povera ragazza era
scampata alle favelas grazie alla sua avvenenza ed alla sua voglia di
vivere la sua vita. Le piacevano molto gli uomini e farsi scopare a
destra ed a manca. Raccontava che un tempo si masturbava cinque
volte al giorno. Ah, la potenza infinita delle donne! Appunto: anche le
puttane ... salivano e vogliono godere con ragione.
Mentre si spostavano in auto verso la città, la conversazione si scioglieva in confidenze, come tra amici e non più tra venditrice di piacere
sessuale e cliente da soddisfare. La bella mulatta aveva purtroppo racchiuso in se stessa il giudizio morale che le donne sedicenti per bene, le
altre, le mogli, le fidanzate, davano su di lei: quelle bruttine frigide che
calcolano non in denaro sonante i loro favori, ma piuttosto barattando
con altro. Forse ella si sentiva sfiorire e sapeva che la propria stagione volgeva al termine. Si stava preoccupando del proprio futuro. Si
lasciava scappare che voleva smettere il mestiere. Raccontava di altri
fidanzati in passato coi quali si era lasciata. Faceva la domanda che
la preoccupava maggiormente su quel suo cliente troppo gentile e fuori
dalle sue abitudini, che non la trattava da puttana ma da essere umano.
– Quanti anni hai?
– Ho gli anni dei miei desideri. Essi sono rimasti gli stessi da tanto
tempo. Ora te quero, desidero te.
Si salutavano. Inaspettato, la Bella venuta dal lontano Occidente gli
mandava un messaggino sul telefono mobile.
– Grazie per la gita in campagna. Sono stata benissimo.
– Tambem eu Anch’io.
Robi il Gentile cominciava a pensare di potersi arrischiare ad aumentare la posta in gioco. Proponeva un viaggio insieme, breve ma
sufficiente, per visitare il Mato Grosso ed il Rio Amazonas. Ci sarebbe
riuscito? La risposta a maggio. Comunque sentiva che la stava corteggiando con qualche successo. Voleva usare i suoi mezzi più potenti.
Perché non la musica? Per il momento, nell’attesa, si doveva rivolgere
alla Bella venuta dall’Oriente.
Era da troppo tempo che Robi il Gentile non provava tante emozioni ed un simile piacere fisico. Esso, con le signore molto serie e
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poco allegre, non arrivava sempre e se del caso solo alla fine. La seduzione si concludeva nel letto per coronare il successo della conquista
avvenuta. Ora invece, con queste altre che la davano con generosità
senza pensarci e senza offendersi mostrando una navigata esperienza,
il percorso era stato rovesciato. Si cominciava subito, senza incertezza,
scompigliando il letto e solo poi dopo piano piano, tra mille problemi e
voltafaccia, forse in modo improbabile, si sarebbe arrivati alla seduzione
ed al corteggiamento.
Passava quindi ad occuparsi della sua piccola e svelta orientale. Sarebbe riuscito ad attirare anch’essa nella sua casa del bosco per godersela meglio in modo vario e totale con tutti i sensi, in tutti i sensi ed in
molti versi? Non lo sapeva; costei era molto diversa dall’altra. Parlava
una lingua lontana e complicata che usava strane lettere esotiche. Era
stata lei a proporre la campagna, ma poteva sempre cambiare idea,
come aveva fatto quando aveva una volta espresso il desiderio del mare.
Robi si chiedeva perché, senza esserne richiesta, volesse portarsi dietro col cane anche una collega siberiana. Temeva forse brutte sorprese?
Come se la gentilezza ed eleganza, con la quale era stata trattata finora,
potesse ribaltarsi nella violenza sanguinaria di torture sadiche lontane
da orecchie indiscrete. Certo si aspettava di tutto e non si fidava ancora
bene. Come poteva allora conquistarne la fiducia? Avrebbe provato a
suonarle e cantarle una pycckiaia πecnia [canzone russa]. Forse avrebbe
apprezzata la Cepenada [Serenata] di Modesto Mussorgski.
Comunque restava la remota, remotissima, possibilità che volesse
coinvolgerlo in un gioco a tre. Ma aveva la Bella venuta dall’Oriente
valutato per bene le possibilità virili del suo affezionato vecchio cliente?
Probabilmente no. Oppure come pensava di eccitarlo? Mostrandosi in
amore con un altra ragazza? Forse la collega era anche la sua amichetta
intima. E Robi si ricordava del flauto a quattro labbra del classico
erotico taoista Il tappeto da preghiera di carne.
Tuttavia, questi erano solo pensieri che probabilmente avevano poco
da spartire con quanto sarebbe successo. Robi il Gentile li accettava
come un preludio all’incontro che desiderava sempre di più, ma mano
che il tempo passava, e che stava preparando. Come? Ma con la musica
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e studiando frasi nella lingua della cortigiana.
– Maia ΠpekpaciBaia Albina, Ia jelátch tebia i ia xocy tebia. Ti
Πpidesc na maia dacy B odin degn? Kogda? SaBtpa? Cybbota?
Γopiacii Πozelui, ΠpBiBet́. Ciao 8.
[Mia bellissima Albina, ti desidero e ti voglio. Vieni nella mia villa per
un giorno? Quando? Domani? Sabato? Un bacio ardente, saluti.]
Per fortuna la Bella d’Oriente si portava dietro solo la cagnetta che
le faceva compagnia come fosse una figlia. Appena arrivata nella Dacia, andava in giro per il bosco con l’animale. Poi in casa cominciava
avidamente a mangiarsi un salamino portato dalla Spagna, reclamando
il vino per scaldarsi ed eccitarsi. Ne beveva molto. Quindi, ispirata
da esso, faceva uno spogliarello e si buttava sull’ospite che la possedeva finalmente. Arrivava la solita domanda sul viagra, con la risposta
standard: “Il mio viagra sei tu”. Cosı̀ la poltrona veniva battezzata
un’altra volta in allegria. Lei non mostrava particolare interesse per le
canzoni russe di Mussorgski, tranne che per la “Canzone della pulce”
che conosceva. Dal suo computer usciva invece musica in stile rock
melodico dal ritmo costante tipo discomusic. Continuava a bere molto
vino anche a cena finché cascava dal sonno e si coricava presto a letto
con la cagnetta nella sua stanza separata. Aveva concesso dei baci profondi con la lingua alla fine, ma non voleva essere disturbata per tutta
la notte.
Alla nove del mattino suonava la sua sveglia. Solo dopo colazione,
la Bella d’Oriente entrava finalmente nel letto grande che Robin aveva
lasciato da un pezzo. Egli le offriva ancora tutto il vigore erotico richiesto in un ricco catalogo di giochi che ella sembrava gradire. Finché
i due amanti al culmine del piacere raggiungevano la tranquillità nella
posizione dove la femmina godeva sottomettendosi al corpo maschile.
Invece le altre volte ella preferiva sovrastare da sopra il partner, il quale
però le ripeteva come gradisse quell’intreccio di membra perché poteva
vederla ed accarezzarla meglio. Si comportassero piuttosto da persone
libere ed indipendenti delle quali nessuno doveva assumere atteggiamenti per dominare sull’altro. Decidessero insieme cosa sarebbe loro
piaciuto fare sia a letto che a tavola, nelle varie circostanze.
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Tra una pioggia e l’altra, passeggiavano nel bosco con la cagnetta che
trottelerrava avanti ed indietro. Robin chiedeva alla escort più volte se
si fosse annoiata a stare tanto tempo con lui e proponeva un viaggio
insieme nelle foreste della Siberia. Ma la Bella tartara rifiutava quella
destinazione e proponeva invece il Brasile per fare surf. L’ospite allora illustrava le bellezze delle isole nel Pacifico. Nasceva un battibecco
che si prolungava a pranzo e per tutto il viaggio di ritorno. Robin riproponeva di nuovo di visitare i boschi, i fiumi ed i laghi dell’Oriente
siberiano. L’altra rifiutava sempre e raccontava che laggiù era stata
sepolta sua madre, ma non voleva proprio andarci. Volavano enormi
zanzare d’estate, l’unica stagione possibile naturalmente. Lui prometteva che, dopo, l’avrebbe portata anche sotto il sole caldo dei tropici,
nel Pacifico alla barriera corallina australiana. Ma lei niente, dura: no!
no! no! Ora per questo, dopo l’idillio nel bosco ed a letto, sembrava
arrabbiarsi proprio. Raccontava che stava per compiere tra pochi giorni
i fatidici quaranta. Robin le proponeva per la sera un concerto dove
cantavano musiche russo-ebraiche di Odessa, ma lei rifiutava ancora
accampando scuse come: le mancava il vestito, aveva sonno.
Vivere da prostituta, come lei stessa si indicava, all’estero non la preoccupava. Ma certo non voleva passare da puttana a casa nella terra
della sorella e dei genitori, anche se morti e sepolti. Robin le chiedeva
allora se si vergognasse a mostrarsi in giro con un vecchietto dalla barba bianca tanto improbabile come fidanzato. Lei negava. Era sincera?
Perché allora rifiutava le sue proposte? A lui non importava un bel
nulla farsi notare con lei. L’avrebbe persino presentata agli amici se
li avesse incontrati senza alcun imbarazzo. In effetti poteva permettersi indifferenza nei confronti dei giudizi mormorati, avanti o dietro
le spalle, dagli altri. Non cosı̀ distaccata appariva con evidenza la sua
piccola tartara, la quale era visibilmente preoccupata e ne dipendeva
di necessità.
Robin il Gentile sentiva molto più difficile realizzare il prossimo passo: viaggiare con lei una settimana intera. Comunque continuava quello
che era diventato un corteggiamento vero e proprio. Mandava un messaggino sul telefono. Le scriveva una lettera sul computer. PpiBet
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AlbiHa, odHa Hedelia Ha Cibipia PiatchtiCiacia? Da ili Het? Gopiacii Pozelyi. Poka, poka. TBoi 8. [Ciao Albina, una settimana in
Siberia cinquemila? Sı̀ oppure no? Baci ardenti. Ciao, ciao. Tuo 8]
Nessuna risposta. Poi tentava sulla linea chat che la Bella d’Oriente gli
aveva inaugurato sul suo numero con una frase forse un poco troppo
impegnativa:
– Ia tebia liubiu [Io ti amo].
Figurarsi! Lui aveva risposto, stando al gioco:
– Takje ia [anche io].
Per invogliare la sua nuova amante, aveva aggiunto una cifra al limite
delle sue possibilità. Allora finalmente era arrivata la risposta.
– Da Kogdo Poedem[Sı̀, da quando?]
– ABgyCt [agosto]
– Zelyiu [baci].
La cortigiana aveva bisogno di soldi e si sentiva invecchiare. Doveva
accontentarsi della sua offerta, del resto non trascurabile. Forse lo aiutava persino che fosse orfana di padre e che il confronto, altrimenti
inevitabile, non si ponesse neppure. Surrogare figure paterne, mancanti o deboli, lo aveva avvantaggiato anche con quelle considerate ‘per
bene’. Un’altra somiglianza tra mogli e sgualdrine era quindi saltata
fuori. Valeva la pena tentare di puntare una posta più alta, anche se
le probabilità di riuscire nell’impresa di conseguenza diminuivano vertiginosamente. Sarebbero riusciti a sopportarsi ben sette giorni? Lei
gli avrebbe offerto una compagnia gentile oppure sforzata? Come si
sarebbe comportata in volo e negli alberghi? Forse si stava cacciando
in un pasticcio che gli avrebbe procurato maggiori noie e seccature, in
mezzo ai soliti contrattempi inevitabili dei viaggi, che soddisfazioni e
piacere. Ma Robi restava curioso di conoscere come sarebbe andata a
finire.
Lo commuoveva che quelle belle donne volessero anche imparare qualcosa da lui, Robi. Cosa poteva dare loro, oltre a regali venali, che
potesse interessare veramente? Mentre lui rispondeva che erano loro
piuttosto ad insegnargli molto. Nasceva dunque persino in questo caso
un baratto, almeno parziale, tra i suoi libri, la sua musica, i suoi discorsi
41
in buon italiano, da un lato, con i trasporti erotici, sopiti, dimenticati
ed ora risvegliati, dall’altro. La Bella d’Oriente gli chiedeva sulla matematica. Si illudeva che potesse aiutarla a fare grandi guadagni giocando
in borsa. Ma Robi le spiegava che la matematica, della quale del resto
non si occupava più da molto tempo, non l’avrebbe avvantaggiata per
niente. In borsa si gioca e si rischia. Bisogna essere fortunati. Non
esiste un metodo sicuro per guadagnare sempre. Facesse dunque molta
attenzione. Erano certo molto più sicuri i guadagni che poteva fare
frequentandolo assiduamente e soddisfacendo i suoi desideri. E come
se volesse suscitarne di nuovi, ella gli inviava un video dove danzava
allegra, ma su di uno sfondo urbano squallido.
La Bella d’Occidente stava per ripresentarsi sulla scena, dalla quale
era uscita con migliore entusiasmo della orientale. Anche con la mulatta
voleva cercare di viaggiare nelle terre lontane al di là dell’oceano dalle
quali era venuta. Come fare a convincerla ed a superare gli ostacoli
che si presentavano? Avrebbe provato cantando la sua versione di una
canzone famosa. Allora le mandava un messaggio.
– Olha que coisa mais linda, mais cheia de graça, ... Moça do corpo
dourado do sol de Araguaia, ... Te quero. Uma hora é pouca. Te
convido para jantar em miha casa. Te gosta o peixe? Um beijo grande.
[Guarda che cosa più bella, più piena di grazia, ... Ragazza dal corpo
dorato del sole di Araguaia, ...Ti voglio. Un’ora è poca. Ti invito a
cenare a casa mia. Ti piace il pesce? Un bacione.]
Stavolta lei rispondeva subito.
– Holla .. grazie per la invitazione, ma ancora sono en Spagna, tornò
dopo il 12 ... Complimenti per il tuo brasiliano. Beijos.
– È di Vinicius de Moraes. Ti aspetto. Baci.
Avrebbe dovuto ritardare ancora una settimana per rivederla, peccato.
Ne approfittava per trascrivere meglio alla sua voce di basso, arrangiare per il pianoforte con varianti ed imparare a cantare la “Garota de
Araguaia”, con la quale avrebbe tentato di convincere la Bella d’Occidente ad accompagnarlo nel Mato Grosso. Se il problema principale
fosse stato non passare in casa propria per quello che era, egli l’avrebbe
assunta come l’interprete e segretaria la quale gli agevolava il viaggio
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risolvendogli i problemi con gli alberghi ed i trasporti locali.
Mi cerca inaspettatamente la Bella d’Oriente per una chat.
– PpiBeT, kak Dela? [Ciao, cosa fai?]
Ma non capisco bene e credo mi chieda “Come fare?”. Allora rispondo
– PpriBet, quando vai in Spagna? Ne parliamo prima. Ti cPescka?
[Ciao, ... tu fretta?]
– Het, Ia He cPescky. [No, io non ho fretta] Kak y Tebia Dela? Kak
Mysika? [Come va da te? Come la musica?]
– Ia dacia: Picat, igpat, film, kocit lyg. Poka Poka. [Io villa: scrivere,
suonare, film, falciare il prato. Ciao]
Mi corregge il russo da selvaggio senza casi e col verbo all’infinito.
– Ia Ha dace: Piscy, igpaiu, cmotpiu filmi, koscy lyg. [Io alla villa:
scrivo, suono, guardo i film, falcio il prato. Ciao]
Sul momento non avevo capito la sua risposta con la frase aggiustata e
mi sono dimenticato di ringraziarla per la lezione di russo.
Certo era libera quella sera ed avrebbe forse voluto che la invitassi
a casa, se fossi stato a Firenze. Ma io preferivo allora incontrare la
Bella d’Occidente per capire se fosse disponibile ad accompagnarmi sul
Rio delle Amazzoni. Solo dopo vedrò ancora la piccola circassa per
concordare con lei le date e le condizioni per il viaggio in Siberia.
Ma la mulatta, che ormai doveva essere ritornata dalla Spagna, tardava a rispondere. Perché? E dire che sembrava contenta di incontrarmi
ancora. Certo la sua recita della parte mi riserverà sorprese e delusioni.
La Bella d’Occidente non veniva per il momento perché non era ancora
ritornata a casa.
Allora invitavo impaziente la mia Bella d’Oriente per riprendere il
discorso sulla vacanza nelle foreste siberiane. Lei accettava e cenavamo
allegramente insieme dandoci molti piaceri l’un l’altra. Con la mulatta
dovevo rimandare. Il programma del viaggio in Siberia si precisava e
sarà compiuto intorno al grande lago Baikal. La prossima volta che ci
vedremo sceglieremo le date: probabilmente a luglio.
Finalmente la cortigiana venuta dall’Ovest rispondeva, si spiegava e
forse avrebbe potuto incontrarla tra una settimana. Vedremo. A Robi
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premeva comunque rinforzare il legame con l’orientale perché il viaggio
in Siberia non avesse ombre.
– Ti HPaBiscCia mHe. Zelyio [Tu mi piaci. Baci]
– I ti mHe ocegn ... Zelyio [Anche tu molto ... Baci]
Chissà. Forse riusciranno veramente ad andare sul lago Baikal e sarà
divertente.
La Bella d’Occidente accettava finalmente un appuntamento con Robi che si preparava a cercare di convincerla per farsi accompagnare sul
Rio delle Amazzoni. “Ah! porque estou tão sozinho? Ah! porque
tudo é tão triste? Ah! a beleza que existe.” [Ma perché sono tanto
solo? Ma perché tutto è tanto triste? Ah! la bellezza che esiste.”]
Eppure, senza bisogno che Robi il Gentile iniziasse il discorso e senza
neanche soprattutto che fosse necessario convincerla, la bella mulatta
proponeva un possibile calendario per vedere il Rio delle Amazzoni. Lo
collegava al suo viaggio già previsto per passare un paio di settimane
con la famiglia. Certo si era ricordata della proposta iniziale che lui
aveva formulato durante quel giorno precedente in campagna.
Non potendo sopravvalutare il fascino della sua barba bianca, l’amante delle donne e della sopravvissuta natura selvaggia pensava, con
una buona dose di pessimismo cinico, che la Bella d’Occidente avesse
bisogno di quei soldi e del rimborso per il volo. Era contento che ella
avesse accettato la proposta, anche se gli dispiaceva di dover viaggiare da solo. Ma, di colpo, la prospettiva di vedere i fiumi e le foreste
equatoriali dell’America si stava concretizzando in modo inaspettato.
Mentre consumavano il pesce, cucinato da lui per lei, e bevevano il vino,
essa raccontava, mostrandone le figure colorate sullo schermo del tablet,
la varietà grande, grandissima, dei frutti e dei cibi della sua terra. Poi,
alla fine, insisteva per lavare i piatti: un atteggiamento sorprendente
per una escort comune. Tra un treno e l’altro, pur se troppo breve
secondo le aspettative, anche l’incontro erotico era stato soddisfacente.
Lei partecipava in un modo giocoso ed intenso che sembrava autentico;
anzi teneva a mantenere desto a lungo l’ardore del partner fino in fondo
come se piacesse molto anche a lei raggiungere una conclusione degna
per entrambi. Se fingeva, era brava. Ripeteva che avrebbe lasciato il
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mestiere.
Dunque, invece di muoversi verso oriente, Robi avrebbe prima volato
verso occidente con quest’altra Bella. Il viaggio con la Bella d’Oriente
veniva invertito e sarebbe stato posticipato ad agosto nel mese successivo. Ma, anche se i sogni sembravano sul punto di realizzarsi tutti e
due con sua grande gioia, scettico come sempre, Robi stava all’erta per
non dover soffrire troppo per gli ostacoli e le disdette dell’ultima ora.
Era in attesa di ottenere molto più di prima dalle sue relazioni erotiche
e quindi, nel caso di fallimento, rischiava di farsi male e di subire delusioni in misura maggiore del solito. Se lui e le sue accompagnatrici,
promosse ad interpreti e segretarie tutto fare, fossero riusciti realmente a partire ed a frequentarsi per quei sette più sette giorni, come si
sarebbero comportati tra di loro? I disagi inevitabili sarebbero stati assorbiti e cancellati dai piaceri nuovi che fossero stati capaci di inventarsi
e trovare?
Robi offriva alla ragazza la canzone più famosa del Brasile, arrangiata
per basso col suo accompagnamento al pianoforte originale adattandone
le parole: Garota do Araguaia. Non gli era invece stato concesso il
tempo necessario per cantargliela e suonargliela. Ma, comunque, lei
lo ringraziava: “È bellissima”. Sapeva forse leggere la musica? Lo
lusingava? Nasceva, dopo, una breve chat al telefono, non solo per
organizzare il viaggio in Amazonas.
Pur se forse inutile, quel corteggiare entrambe le signorine lo stava divertendo molto e ne veniva gratificato al massimo. I piaceri che
ne ricavava a letto od a tavola si completavano armonicamente nella
soddisfazione morale e nella vanità che gli facevano scordare come li
avesse ottenuti: per soldi da due puttane. Ora Robi doveva riallacciare
il rapporto con la Bella d’Oriente andata lontano a lavorare, per scegliere insieme la settimana siberiana in agosto. Per quest’altra cortigiana
avrebbe rielaborato la “Trepak” di Mussorgski. Ne avrebbe avuto tutto il tempo perché la tartara si sarebbe lasciata incontrare solo tra tre
settimane.
Nel frattempo, si scambiavano gentilezze:
– Ia po tebe ckyciaio [Tu mi manchi]
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– Ia toje oceH po tebe oceH ckyciaio [Anche tu mi manchi molto]
– OjiMaio tebe. Citaio gid osePa Baikal [Ti aspetto. Leggo la guida
del lago Baikal]
Dopo alcuni giorni, lei gli mandava dalla Spagna un messaggio con
una sua foto.
– Ia po Tebe ckycaiu [Mi manchi].
Figurarsi! Doveva essere a corto di clienti. Robi le chiedeva quando
tornasse, ma la Bella d’Oriente lo avrebbe fatto aspettare ancora due
settimane. E lui si domandava perché, se anche lei soffriva veramente
la sua mancanza, non tornasse subito per poterlo incontrare. Allora
si faceva mandare un’altra immagine per consolarsi. Cosı̀ sul piccolo
schermo comparivano due begli occhi a mandorla che, su quel volto risoluto da nomade delle steppe, gli offrivano due labbra rosse provocanti.
Si scambiavano, la lontano, baci e carezze.
Anche la Bella d’Occidente gli scriveva per organizzare l’incontro sul
più grande fiume della Terra, la sua terra.
– Come si dice in brasiliano: tu mi manchi?
– Saudades de voce. Ancora non ti ho passato gli orari e date del
viaggio perché la mia sorella sta organizzando per me ... Se può vieni
un giorno ad Arezzo, cosı̀ conosce la mia semplicissima casa.
– Saudades de voce minha lindissima Luci. Hai un’auto? Vengo
ad Arezzo a mezzogiorno; andiamo a pranzo in campagna vicino. A
casa tua nessuno ci disturberà? Giovedı̀ 19 giugno? Un sorriso ed una
carezza.
Altri passi avanti verso il viaggio di luglio verso occidente si stavano
compiendo e Robi il Gentile corteggiava quella sua ragazza con ogni
attenzione perché si realizzasse. Lei accettava l’invito a pranzo proprio
nei luoghi di famiglia, dove era stato molte volte nella sua infanzia, ma
nei quali non aveva oramai da anni occasione di andare. Con difficoltà,
dovendo trovare le poche disponibili cioè quelle che si fidavano a lavorare nella casa di uno sconosciuto, Robi il Gentile aveva attirato quelle sue
moderne cortigiane nel suo letto abituale. Ora invece gli si presentava
l’esperienza opposta: lui sarebbe entrato nel letto della Bella venuta
dal lontano Occidente. Gli sarebbe piaciuta altrettanto? Lei si sareb46
be comportata in modo diverso? Lo avrebbe confuso tra la folla dei
clienti che frequentassero la di lei abitazione? Sarebbe, peggio, sul più
bello apparso un ‘fidanzato’, un protettore sfruttatore? Era comunque
sempre pronto a tutto, persino a scappare rivestendosi in fretta.
Ma con lui la Bella d’Occidente si mostrava particolarmente gentile. Lo passava a prendere alla stazione e lo portava al ristorante di
campagna. Gustava anche lei il piatto caratteristico delle anguille in
umido. Diversamente dall’altra volta non si sentiva, dagli avventori
e dal personale, squadrata con insolenza come una puttana. Anzi la
festeggiavano per la sua avvenenza e perché si accompagnava col figlio
dei “Principi”, i quali un tempo lontano avevano posseduta la trattoria.
Robi le regalava occhiali (da sole) che la facessero meglio passare per
una segretaria-interprete esperta e le presentava il lodge nella giungla
dove avrebbero trascorso la settimana lungo i fiumi della Amazzonia.
L’appartamento dove riceveva i clienti era pulito ed arredato in modo
anonimo. Solo, in camera da letto, due gigantografie del suo corpo
sinuoso e procace segnavano la presenza della ragazza sul terreno di
lavoro. Galante, lui chiedeva quale posizione le piacesse. Allora lei
si alzava in piedi voltandosi verso l’armadio per appoggiarvi ambo le
mani e farsi prendere da dietro, infine finivano con lei carponi sul letto.
Sembrava imitare una segretaria disponibile che si facesse possedere
sulla scrivania di lavoro. Appariva soddisfatta della variante, volendo
credere agli acuti gemiti che riempivano la stanza, sullo sfondo delle
sonate di Beethoven che le aveva regalate, su sua richiesta.
Purtroppo lo squillo del telefono annunciava un cliente che veniva
rimandato solo di mezzora. Bevuto un tè alla mela di provenienza
turca, Robi riprendeva il treno del ritorno. Ancora però non aveva
ricevuto la data e l’orario del di lei arrivo a Manaus. Lei sembrava
non credere che invece Robin avesse già comperato il biglietto del volo.
Non si fidavano ancora del tutto l’uno dell’altra. Preferiva ricevere euro
invece che i real. Otteneva un piccolo anticipo per comperare il volo
interno, ma sarebbe stata pagata solo con la sua presenza a Manaus ed
alla conclusione in Italia.
Uscendo dalla casa abitata dalla Bella d’Occidente, il senso di distac47
co gli pesava in misura maggiore di quando fosse piuttosto lei a lasciarlo
solo dove lui abitava. Sentiva la presenza inevitabile di altri uomini?
Era lei che lo scacciava, o lui preferiva andarsene per non farsi illusioni?
Tuttavia gli arrivava una piccola, piccolissima, consolazione. In treno
gli squillava il telefono. Lei si scusava per la fretta ... del dopo e lui ne
approfittava per chiederle una foto.
– Aqui esta a sua foto espero che voce goste. Beijos. [Questa è una
sua foto, spero che ti piaccia. Baci]
– Grazie; un appartamento grazioso e pulito. Una foto cheia de graça.
Ate logo. [... piena di grazia. A tra poco]
In realtà si sarebbero visti solo dopo un mese a Manaus, se la bella
mulatta fosse venuta laggiù, come promesso. E lui aveva aumentata la
probabilità dell’incontro nel luogo esotico non avendola pagata in anticipo. Comunque sembrava che si vergognasse di meno a farsi vedere
in giro con Robi il Vecchietto. Se lui non si preoccupava a frequentare
in pubblico la escort, lei probabilmente non gradiva molto lasciarsi accompagnare dalla sua barba bianca. Non di lui si vergognava, piuttosto
di se stessa costretta a frequentare un vecchio. Questo succedeva qui.
E laggiù, nella giungla amazzonica, l’atteggiamento sarebbe mutato?
Nella foto, la Bella d’Occidente si mostrava sorridente davanti all’albergo del festival a Cannes in tutte le sue curve. Ma nascondeva i
suoi occhi dietro occhiali scuri, cosı̀ come rifiutava i baci profondi, da
vera professionista che non gradisse complicazioni. La Bella d’Oriente
gli aveva invece inviato un primo piano tutti occhi e labbra facendosi soprattutto baciare per bene come piaceva a lui. Come al solito,
tra oriente ed occidente cominciavano ad aprirsi differenze molto interessanti. Ed ora l’altra Bella stava proprio per tornare. Con lei si
sarebbero aperte nuove possibilità per una settimana tra i laghi e le foreste siberiane. Eppure Robi il Gentile si aspettava - La donna è mobile
... - anche con lei nuove sorprese. Il doppio corteggiamento continuava e, per il momento, nessuna delle due si era ancora tirata indietro,
mentre da parte sua aumentavano le pretese. Ma forse ad una stava
cominciando a piacere in misura maggiore che all’altra. Avrebbe alla
fine dovuto scegliere man mano che le faccende si facevano sempre più
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impegnative da ogni lato? Si preparava anche a fare meglio i conti, per
verificare se aveva disponibilità sufficienti ai suoi progetti. Altrimenti
tutto il castello sarebbe crollato come fatto di sottili carte da gioco
invece che di solida carta moneta.
Finalmente al “meu querido” arrivavano gli orari d’arrivo della Bella
d’Occidente a Manaus: purtroppo solo il 22 luglio. Cosı̀ Robi avrebbe trascorso la prima notte esotica da solo, salvo improbabili incontri
occasionali non richiesti. Comunque sarebbe stata con lui fino al 29,
partendo ambedue la mattina molto presto.
– Parto dia 22 alle 12.11 da Brasilia e arriv[er]ò alle 14.13 a Manaus,
poi torn[er]ò il 29 alle 05:23 mattino.
– Minha lindissima Luceleia, minha expertissima segretaria, espero
voce Hotel Caesar Business Manaus: Avenida Darcy Vargas 654 Chapada, 92 33 064700. Dia 22 julho. Poi ci spostiamo nel lodge della
giungla. Molto bene che ripartiamo insieme il 29. Allora quel giorno ti
potrò finalmente svegliare nel cuore della notte! Mi concederai questo
piacere che fin’ora mi hai negato? Boam viagem, beijos na boca.
In modo inaspettato, la bella tartara lo chiamava lei per prima. Era
tornata con un giorno di anticipo. Sentiva forse realmente la mancanza
del suo Robi il Gentile? Purtroppo egli doveva rimandare l’incontro
tanto desiderato di tre giorni, perché nell’attesa aveva assunto altri impegni: in campagna pulire il camino ed il tetto, in città il concerto dei
Berliner Philharmoniker. Allora lei gli mandava una foto che portava il desiderio di lui alle stelle: nuda, sdraiata sul ventre, mostrando
rotondità perfette, il volto sorridente dove due labbra rosse venivano
bilanciate da scarpette dello stesso colore che birichine sgambettavano
per aria. Sembrava dire: che aspetti a venire, stupido.
– Ti, kak kPoCiBo! Ax! Moi boΓ! Ia tebia jdaiu CPeda 25 B 18
caCoB. ΓoPiaCii zelYiu. [Tu, quale bellezza! Oh! Mio Dio! Ti aspetto
mercoledı̀ 25 alle 18. Baci ardenti.]
Lei allora gli correggeva gli sbagli nelle desinenze e nell’ordine.
– Kak Ti kPaCiBa! BoΓ moi! Ia tebia jdy B CPedy 25iu B 18 caCoB.
ΓoPiaco zelyiu.
– Grazie per la lezione di russo, ma ora ti sto guardando e penso ad
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altro. Πoka, Πoka.
– Xexeexexe Πoka, Πoka. [Ah! Ah!Ah! Ah!, Ciao]
Allora lei gli inviava altre due foto da vestita con la cagnetta adorata.
– Cara Maya, desnuda o vestita i miei pensieri non cambiano.
Ora la Bella d’Oriente teneva gli occhi bassi, da persona discreta e
pudica. Ma non v’era dubbio che ella sapesse ben amministrate il suo
bel capitale.
Robi si sentiva stranamente felice. Aveva alzato molto la posta in
gioco. Invece di scappar via, ridendo di lui, le due Belle rispondevano
entrambe ed accettavano inviti sempre più compromettenti. Quella
venuta dall’oriente sembrava più interessata ad intrecciare una relazione
stretta con quello che, aveva dichiarato, a lei ricordava il vecchio Tolstoi
con la barba bianca. Molto importante era che, per la prima volta,
fosse stata lei a telefonare e non lui. Le piaceva prendere l’iniziativa e
buttarsi nell’avventura, senza temerne i pericoli.
L’altra invece si stava muovendo con cautela, valutando le prospettive che si aprivano passo passo. Forse era sempre agitata dai dubbi
della gioventù. Poteva portare qualche anno in meno e la sua situazione familiare era differente. Robi stava per render concreto, di date
(agosto), luoghi (Irkutsk) e di visto (necessario), la vacanza in oriente
sul lago Baikal. La Bella relativa avrebbe accondisceso come promesso,
od avrebbe posto difficoltà avanzando pretese impossibili?
La piccola focosa tartara arrivava con la sua cagnetta ed accettava
subito tutte le proposte di viaggio. Era rimasta affamata dal giorno
precedente, perché non sapeva che i negozi fossero chiusi per la festa
del patrono, e cominciava subito a mangiare ed a bere avidamente. Dopo il distacco di un mese, a letto, ambedue davano prove egregie con
molta ginnastica erotica. La cena seguente veniva apprezzata come le
altre volte. Pronta agli ordini della padrona, la cagnetta cercava Robi: scodinsolando gli leccava i piedi e lo baciava sulla bocca. Certo
ormai lo conosceva e si era abituato a lui. Ma ora purtroppo i suoi
desideri, sempre pronti, dovevano restare insoddisfatti. Richiesto da
lui, il bis veniva sı̀ iniziato con buona volontà e professionalità da lei,
ma poi finiva interrotto sul più bello, lamentando dolori al basso ventre
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per aver mangiato troppo. Stavolta gli energici colpi non erano stati
affatto apprezzati, ma invece del piacere le davano una sofferenza che
non sapeva sopportare. Né Robi il Gentile, deluso e mortificato, voleva
insistere dopo che fosse stato attaccato con la frase cruda: “Lo faccio
solo per denaro!” Il termine della gioventù, da una parte, e la vecchiaia
incipiente, dall’altra, sembravano aver raggiunto limiti fisiologici incapaci di completarsi. O forse, banalmente, le stava per cominciare quel
ciclo mensile che, a suo dire, non le dava dolori, ma solo le aumentava
l’appetito. Curioso che fossero proprio gli stessi sintomi di una donna
gravida. Come Margherita Gautier, forse avrebbe fatto meglio a mandargli la foto di una camelia rosso sangue per indicare il suo necessario
periodo di riposo dal lavoro.
Lui si scusava per aver forse preteso troppo da quella Bella d’Oriente,
la quale, come compenso, essendosi accorta di non essere stata troppo
professionale, si tratteneva più a lungo del solito. Accettava in regalo
una catenina d’oro, che avrebbe personalizzato con un segno per ricordare il donatore. Ma non gradiva i molto più eleganti e di maggior
valore orecchini con la spilla in stile jugend carichi di anni. Per festeggiare il suo compleanno con lo zero, avrebbe desiderato scarpe firmate
con tacco altissimo. Comunque il viaggio era stato deciso. Lui sceglieva
i posti in Siberia da visitare e le date: lei confermava senza problemi.
Aveva ricevuto la promessa che il prossimo, quando Robi avesse accumulato di nuovo un po’ di risparmi, sarebbe stato verso una meta scelta
da lei. Ella non gradiva affatto ritornare nella sua patria d’origine dalla quale se ne era andata. Dunque, anche per questa seconda vacanza,
la probabilità che si realizzasse era aumentata di molto, salvo intoppi
burocratici come il visto oppure incidenti di viaggio. Ma loro due, al di
là della buona intesa a letto (se pur non sempre), si sarebbero sempre
piaciuti per un’intera settimana?
All’appuntamento che le aveva dato nell’albergo di Manaus, la Bella
d’Occidente rispondeva con un inedito “sei dolcissimo”, promettendo di
soddisfargli molti desideri. Lui le chiedeva un primo piano con gli occhi;
lei gli mandava quello dove, con un bel sorriso dai denti bianchi perfetti,
teneva in braccio una bambina dagli occhi azzurri. Una nipote? Ma il
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suo sinistro restava coperto dai capelli. Era comunque una graziosa foto
di famiglia. Si stava forse addolcendo in gentilezze anche lei? Aveva
capito di poter recitare una parte un poco diversa dalla solita?
La Bella d’Oriente telefonava ancora lei per prima. Lasciava il suo
appartamento di lavoro e desiderava collocare per un po’ da Robi alcuni effetti personali. Prima di partire per la sua altra casa all’estero,
si sarebbe rivista con lui, ritornando solo per viaggiare insieme verso
l’oriente tra due mesi. Ma perché gli portava in casa le sue cose? Desiderava forse segnare il territorio con la sua presenza facendosi ricordare?
Avrebbe voluto mutar vita realmente, come ogni tanto gli diceva?
La Bella d’Occidente, ritornata nella lontana terra d’origine, gli mandava il suo numero di telefono. Forse voleva veramente agevolarlo per
rivederlo con maggior sicurezza. Tra le calde sudate terre delle giungle
tropicali avrebbero ritrovato gli istinti fondamentali delle loro carni
vibranti di voglie?
Prima di partire, per passare l’estate nell’altra casa, la bella tartara si incontrava ancora con il Gentile. Ignorando l’increscioso episodio
della volta precedente, i loro trasporti erotici trovavano come il solito
buon appagamento. Anche lei sembrava divertirsi molto e lo lasciava
durare, perché gli diceva di smettere per non venire subito. Ammetteva
che la eccitasse la lingua di lui sui capezzoli. Poi si voltava e si faceva
possedere a gambe strette da dietro, come nuova posizione. Ma quando
Robi le cingeva il collo con forza col braccio per farle girare la testa e
guardarla negli occhi nello spasmo supremo, ella si rifiutava denunciando un soffocamento. Certo voleva continuare a condurre lei il gioco.
La prova generale per la settimana in Siberia era andata abbastanza
bene. Si sarebbero rivisti solo dopo più di un mese per abbandonarsi
insieme all’avventura. La Bella d’Oriente sarebbe arrivata uno o due
giorni prima della data fissata per i voli e sarebbe stata ospitata da lui,
aspettando la partenza.
Robi il Gentile si preparava a sopportare il lungo viaggio verso occidente. Purtroppo, come gli succedeva quasi sempre, egli soffriva di
una sindrome particolare: prima di ogni trasferimento impegnativo si
ammalava di qualcosa. Ora gli faceva male un piede, la gotta combina52
ta con l’artrosi, e doveva imbottirsi di antidolorifici. Sarebbe riuscito
a camminare? Per fortuna, le pillole facevano effetto. Soprattutto, la
sua Bella d’Occidente gli annunciava:
– Io parto domani a Brasilia per prendere il aereo a Manaus. Un
[icona con occhiolino e cuoricino] brasileiro p[a]ra voce [brasiliano per
te].
– Minha lindissima interprete, tutto pronto. Domani parto da Firenze e, se non capitano ritardi, incidenti (o guerre), arrivo a S. Paulo e
poi a Manaus il 21 lunedı̀ h. 12,35. Cosa posso fare mentre ti aspetto
per un giorno? Saudades de voce, dos teus olhos, de teu sorriso, de tua
boca, ... Ate logo, beijos. [Mi manchi, ho nostalgia dei tuoi occhi, del
tuo sorriso e della tua bocca, ... A presto, baci.]
La mulatta aveva cambiata anche la piccola foto che accompagnava i
suoi messaggi: ora mostrava tutti e due gli occhi sul bel sorriso mentre
si faceva festeggiare e baciare dal suo cagnolino.
Dopo il solito viaggio scomodo e ricco di contrattempi, arrivato nel
centro dello Amazonas, non poteva che aspettare con ansia la sua Bella
d’Occidente, come concordato. Nel frattempo si godeva il caldo afoso
cercando un’agenzia che gli organizzasse un’altra escursione attraverso
quei grandi fiumi per i primi tre giorni insieme: gli ultimi tre avendoli
già prenotati. Qualche ritardo non impediva a Robi di volare fino alla
terra della sua Bella.
– Eu estou mais vizinho. E tu?
– Io sono a Goiania. Anch’io sono più vicino.
Superato un delicato disguido in aeroporto, che gli avrebbe persino
potuto impedire di arrivare a destinazione, egli attraversava quell’immenso paese verso il Rio delle Amazzoni. Dall’alto, esso appariva all’inizio coltivato e solcato da grandi fiumi. Poi si vedeva il Mato Grosso
con le sue verdi foreste, ma ancora squadrato dai campi lavorati sempre più invadenti e da lunghe strade rossastre. Solo ad un certo punto
una zona montuosa colorava il terreno di sfumature come fosse una tigre. Finché, tagliando altri enormi fiumi, entrava in Amazonas: tutta
verde, punteggiata e striata da acque ora blu cupe, ora giallastre. Il
clima generava nuvole e nuvolette sempre più fitte, enormi mammelloni
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che si aprivano a mostrare in tutte le ramificazioni ed i contrasti, tra
il giallastro ed il verde cupo, l’incontro tra i due fiumi maggiori: Rio
Negro e Solimões che generano il calmo e maestoso Rio delle Amazzoni.
È una regione dominata dall’acqua e dalle piante, la quale ospita anche
una varietà incredibile di animali. Robi sperava di poterne incontrare
almeno alcuni.
La Bella d’Occidente arrivava il giorno dopo, puntuale. Per farla
breve, lo scopo prefisso veniva raggiunto. La foresta amazzonica appariva un paradiso. A letto, la mulatta e Robin lo completavano con
soddisfazione reciproca, come amanti che oramai conoscessero bene le
loro voglie e disponibilità. Tutto sommato, ciò non veniva offuscato da
quanto, in modo inevitabile, accompagnava l’incanto di quella settimana meravigliosa che si era alla fine realizzata al di là delle aspettative.
I viaggi, però, erano la solita schifezza. Un albergo esibiva un lusso
di plastica e disinfettato in puro stile internazionale. Un altro, nella
giungla, toglieva troppo il gusto della natura selvaggia attraverso ogni
confort richiesto dalla classe media ricca. Un terzo, con un’elegante stile coloniale ospitava purtroppo camere senza finestre. Poco prima che i
due fiumi immensi si incontrassero per diventare il Rio delle Amazzoni,
la capitale dello stato era l’inferno di alti palazzi moderni, strade piene
di automobili, rumori, merci, persone affannate come da qualsiasi altra
parte nel mondo.
Solo il mercato centrale in riva al fiume offriva attrattive coi grandi
pesci squartati, le erbe, la frutta esotica, il legname lavorato in mille modi, le caratteristiche barche sudamericane a due piani adatte a
solcare la rete capillare delle acque: l’unica adatta per permettere di
spostarsi da quelle parti.
Quanta varietà mostrava la vita nella grande foresta! Non c’era esigenza per quanto sofisticata che non potesse venir soddisfatta da una
pianta appropriata particolare: mangiare, bere, curarsi qualche malattia. Da una noce, uscivano larve di lucciole saporite, commestibili sia
crude che cotte. Si recideva una liana, il Sipo de agua, per far gocciolare l’acqua necessaria a dissetarsi. Per scacciare le zanzare, presenti in
un numero molto inferiore a quanto minacciato, ci si spalmava di for54
miche le braccia: fatte uscire da un formicaio costruito su di un albero
opportuno.
Tra gli innumerevoli vegetali, Robin osservava la specie di ninfea
Victoria regia, la Mucuba dai rossi frutti commestibili solo dalle tartarughe, la palma Buriti, la palma da noce Babaçu, le Castagne do Brasil
(o do Parà), il mango Bacaba, la palma Açaı̀ della quale assaggiava
il succo corroborante ottenuto spremendone le bacche, il frutto Caju
dalla cui testa si ricavano gli anacardi, l’Urucum dal quale gli indios
ricavano il colore rosso per dipingersi ed i basiliani una spezia usata
in cucina, l’albero Siringero per il caucciù, il frutto Cabaça che non si
mangia ma dal quale si ricavano i piatti, l’albero Goiaba, l’albero Lacri che secerne lo yodio medicinale per le ferite, il Basaradub, l’albero
Pachuba dal quale si ricavano le cerbottane, l’albero coi piedi che cammina le cui formiche forniscono contro le zanzare repellenti all’odore di
funghi, il Breu che secerne la colla, l’albero con le cui fibre si intrecciano
corde, il Pao-rosa per i massaggi, il Carapanauba che percosso risuona
fino a 3 Km permettendo di mandare messaggi, i frutti come il Jatoba
(lungo e verde), le Acerola (ciliege rosse), la Goiaba (rotondo e giallastro), il Mutamba (piccolo, nero, duro, dal forte odore con la pelle dura
rugosa e spinosa), il Limão (piccolo limone brasiliano) col quale si fa il
cocktail Caipirinha aggiungendo la grappa di canna Cachaça, le bacche
di palma Açaı̀ (piccole bacche verdi da spremere), le rosse bacche del
Guaranà piccolissime come il ribes, la polpa di un grosso verde Biribà
dalla buccia rugosa a punte.
Da una pianta si ottiene il sapone, dalle foglie della Sipogia jialio il
gusto dell’aglio. L’orchidea Cattleya, un epifita, cresce sui tronchi degli
alberi. Il seme chiamato Jarina di un altro albero è talmente duro e
bianco come l’avorio che si presta a venir lavorato quale il marmo. Da
un albero si ottiene qualcosa dal profumo di naftalina. Dal Chiruborana
si ricava il curaro che uccide i pesci, i nemici ed oggi viene usato in
anestesia per le operazioni chirurgiche. Il Clove dà il chiodo di garofano,
l’Amapa il latte e la magnesia per curare lo stomaco. Per il fegato si
usa la liana Scala delle scimmie. Un’altra liana è talmente robusta
che viene detta strangolatrice. Contro la tosse si usa l’olio Copoiba,
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l’antimalarico viene dal Chitarana (falso caffè).
Il Pao-rosa fornisce legno per le chitarre ed i violini, il suo olio uccide
le larve delle zanzare, il suo profumo compone lo Chanel n. 5. Col legno
durissimo dello Itauba si lastrica il ponte delle barche. Da una palma si
ottiene l’essenza del sandalo. Col legno Cuore di porpora si fanno mobili
ed il calcio dei fucili. Il maestoso Macucù arriva a forme gigantesche e
ad altezze di 50 m, con le sue liane assai robuste si può giocare a fare
Tarzan. Dalla Macacaraia si ottengono bicchieri utilizzando il mallo
dei frutti come grosse ghiande.
La varietà degli animali sarebbe altrettanto ricca se si facessero vedere, ma essi preferiscono acquattarsi nel folto della foresta. Bisognerebbe
avere molta fortuna. Tra di essi, Robi vedeva l’uccello pescatore, detto Socho, bufali in allevamento, il famoso Bradipo, che là chiamano
in modo appropriato Prigissa, l’iguana camaleonte che cambia colore
per nascondersi sui rami delle piante, i pappagallini verdi, i delfini rosa d’acqua dolce, l’uccello Fago-pago, i cormorani bianchi detti Garze,
insieme a tanti altri neri e rossi.
Il rettile grande Jacaré non va confuso (gli manca la lingua) coi coccodrilli parenti africani e coi caimani asiatici. Sulle piante volteggiavano
le piccole scimmie Macaco. Egli notava un bell’uccello giallo e nero del
quale non riusciva a sapere il nome. Piccolissime ranocchiette saltavano qua e là per la foresta pluviale. Su tutto il dedalo di canali, lagune
e laghi che separava i pezzi della foresta inondata dai fiumi roteavano
nel cielo in cerca di cibo gli Urubù, spazzini di cadaveri e di ogni altra
immondizia commestibile.
Sui rami di un albero strisciavano due serpenti boa. Su un altro si
muoveva un opossum. Nell’acqua nuotavano i Piranha che venivano
pescati con facilità: alcuni arrostiti e mangiati, altri ributtati in acqua.
Gli uccelli si mostravano più volentieri: due gufi, un pappagallo, quattro
passeri Bencivı̀, una Anchorinha passero migratore, un’anatra selvatica.
Sul tronco di un’albero, il ragno (un po’ velenoso) di Igapò aspettava
paziente la preda senza muoversi. Tra gli alberi della giungla inondata
dai fiumi rigonfi nell’arcipelago delle isole Anavilhanas, il sorgere del
sole ripeteva, rinnovandone l’emozione, l’alba primigenia del mondo.
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Come Robi, anche la Bella d’Occidente si divertiva molto a visitare
quella regione della sua terra a lei ancora sconosciuta. Fotografava tutto: animali, alberi, paesaggi, se stessa. Lui non voleva lasciarsi riprendere mai, ma lei riusciva a rubarne l’immagine di soppiatto aggrappato
ad una liana e davanti ad un piatto di pesce Pirarocù: l’enorme pesce
del grande fiume. Per darsi un ruolo meno imbarazzante del suo mestiere, traduceva in italiano e spiegava molte caratteristiche della sua
terra: il cibo, le usanze, i pregi ed i difetti che la portavano a ritornarsene via presto. Qualche volta lo faceva in modo esauriente, tal’altra
in modo svogliato. Comunque le piaceva molto conversare con la gente incontrata nella sua lingua materna. Quando il suo telefono fosse
collegato, si appartava spesso e si estraniava incurante della presenza
altrui. Gli unici momenti di pace capitavano nella giungla quando le
comunicazioni si interrompevano perché diventava irraggiungibile dai
parenti, amiche ed amici.
Sudata o no, faceva mille docce come se volesse purificarsi. Consapevole dei suoi doveri contrattuali, non si rifiutava al partner che la
cercava tutte le sere senza stancarsene mai. Non lo fermavano i classici fastidiosi inconvenienti alimentari di stomaco e di pancia dovuti a
cibi tanto diversi dai soliti, dei quali amava assaggiare i sapori per lui
nuovi. Ma alla fine di un rapporto che sembrava molto gratificante per
ambedue, lei si ritirava rapida lontano a dormirsene in un altro letto,
lamentandosi se Robin insonne accendeva la luce per leggere.
Passeggiando per la città, tutti la notavano ammirati e non solo gli
uomini che ogni tanto commentavano il suo passaggio ad alta voce: un
“linda” [bella] capito anche da Robin. Anche laggiù passava dunque
per una bellezza non comune. All’antico Teatro Amazonas andavano
a vedere e ad ascoltare una serata di danze le quali curiosamente non
erano brasiliane, ma tanghi argentini. Robin si considerava fortunato
che alla fine il suo progetto si fosse realizzato nel modo da lui desiderato.
Quelli erano i denari che considerava meglio spesi e, del resto, era anche
contento di essersene liberato in un modo tanto felice per lui.
Partendosene per abbandonare la sua terra, la bella mulatta sembrava però non capirlo e scriveva al compagno dell’avventura amazzonica
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già arrivato a casa.
– Ciao, mio caro ... me scusa se il viaggio non è riuscito come voleve
te. A me è piaciuto, e [è] stato un piacere la tua compagnia.
– Minha bonitissima interprete e amante, è stata per me una delle
settimane più belle degli ultimi anni. Ho soddisfatto il desiderio di
vivere nella foresta più grande del mondo. Quanto mancava alla piena
felicità me lo hai dato tu coi tuoi occhi, il tuo sorriso e l’ardore amoroso.
Il resto non conta nulla: qualche stanchezza, qualche disagio, qualche
seccatura. Tra poche ore ti potrò rivedere. Quando sei alla stazione di
Milano centrale, scrivimi l’ora di arrivo a Firenze. Cosı̀ potrò salutarti
e ripeterti tutta la mia riconoscenza per avermi sopportato tanti giorni.
Alla mia, preferisco le tue foto. Me ne mandi una? Ate logo. Ciao.
Beijos na boca.
Robin saldava il conto (salato) con la Bella d’Occidente al bar della
stazione. Non sapeva se e quando l’avrebbe rivista. Era sempre “lindissima”, ma lei si lamentava di qualche foruncolo sul viso. Acne giovanile
a trent’anni? Stravizi alimentari causati dal buon cibo della sua terra? L’incubo innominabile, la malattia professionale delle persone che
facevano il suo mestiere: HIV?
Durante la settimana trascorsa insieme, la Bella d’Occidente si era
mostrata professionale, distaccata e con poco entusiasmo. Pensava certo ad altro, ad altri. Ogni tanto, raramente, si abbandonava a confidenze sulla famiglia, il padre, la madre, le sorelle, le nipoti, le amiche,
i cani, i fidanzati che le offrivano anelli costosi. Chiedeva notizie sulle
vecchie storie familiari di Robin, sulle sue donne e mogli. Quando lui
le aveva detto che, poiché avevano già trascorso la luna di miele, non
era più necessario sposarsi, lei aveva sorriso.
Ma qualcosa la preoccupava. Esagerava sempre col suo telefono,
eternamente attaccato al suo orecchio riempito di messaggi e di voci
lontane. Soffriva di solitudine e cercava disperatamente contatti con
tutti. Mai dai suoi sguardi sfuggiva il più piccolo lampo di affetto: non
si pretendeva amore, ma almeno un po’ di simpatia, via! A casa sua, la
parte da puttana le pesava in misura molto maggiore. Sentiva su di sé
il giudizio insopportabile degli altri. Con evidenza, la barba bianca del
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vecchio cliente le ricordava il padre ancora vivo che aveva abbandonato
la madre e lei per altre donne. Qui, nella sua terra, non le riusciva a
fingere bene come altrove.
Solo a letto non si faceva pregare. La sua generosa carne trionfante la guidava con sicurezza a superare ogni ostacolo, che i pregiudizi
sociali sul mestiere, sulle differenze di età, di storia e di gusto estetico
frapponessero, verso raggiungere i desiderati piaceri erotici. Nella sua
bocca spalancata, sulle labbra abbondantemente irrorate si potevano
leggere frasi silenziose inneggianti a quelle supreme estasi vitali. Nonostante tutto, l’istinto che li attraeva per farli abbracciare ed unirsi
vinceva su ogni altra ragione. L’impossibile era diventato reale. La
stupenda mulatta stava facendo all’amore con un insignificante vecchio
signore che riusciva a risvegliarla per qualche attimo vertiginoso. Nel
sesso, l’impulso profondo impiantato nella memoria atavica della loro
specie animale riaffiorava dalla notte dei tempi e dominava sulle altre
superficiali condizioni storiche e culturali.
Dalla Bella d’Oriente, egli sarebbe riuscito ad ottenere una migliore
partecipazione cosciente od almeno una recita convincente? Non solo a
letto, ma anche vivendo insieme qualche giorno e godendosi le bellezze
ed i cibi della Siberia? Era quindi venuto il momento di riscaldare il
rapporto con la Bella d’Oriente. Urgeva preparare bene la vacanza con
lei sul lago Baikal.
–ΠρiBeT Moaia KρaCiBaia ΠeρeBodciza [Ciao mia bella traduttrice], sto cercando un hotel nel centro storico di Irkutsk per dormire il
25 agosto quando arriveremo noi. Il giorno dopo prenderemo l’aliscafo
e ci sposteremo a Ust Barguzin. Credo convenga prenotare l’albergo.
Dalla mia guida turistica su Irkutsk, ne vedo due vicini al fiume: hotel
Victoria oppure hotel Gornyak. Vuoi cercare in rete anche tu gli alberghi a Irkutsk per scegliere uno che ti piaccia? Ne prenotiamo uno
ora? Quando torni a Firenze? Noi partiamo il 24 agosto: devi venire
a Firenze non più tardi del 23. Ia πo Tebe CKYcaio, πozelYio [Mi
manchi, bacio].
Dopo due giorni, la tartara rispondeva.
– LiuboB MOia sTO ..., sTO MOi HoBii HoMeρ [Di questa mia
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amata ..., questo è il mio nuovo numero]
– Mia amata ..., hai letto il messaggio che ti ho mandato al vecchio
numero? Io mi sto preparando al nostro viaggio sul lago Baikal. E tu?
Quando ritorni a Firenze? Zelyio [bacio].
Ora scriveva in spagnolo.
– Llegare un dia antes de nuestro viaje ... bss [Arrivo un giorno
prima del nostro viaggio].
– Allora ti aspetto a casa il 23. A che ora arriverai? Vuoi che prenoti
un hotel a Irkutsk da qui per il 25? Oppure lo cercheremo quando
saremo là?
– Mejor prenotar antes, para luego no buscar. [Meglio prenotare
prima che non cercare dopo]
– Va bene. Fammi sapere l’ora di arrivo a Firenze quando la saprai.
Πoka πoka Bacio ardente.
– OK. Πoka πoka TBOia Taρtaρa. [Ciao, ciao, la tua tartara].
Quel curioso dialogo, mezzo in italiano e mezzo in spagnolo condito
dal russo, con la Bella d’Oriente avvicinava Robi il Gentile alla meta
desiderata. Per il momento, si procedeva per il meglio. Ma imprevisti, voltafaccia improvvisi dell’ultima ora, scioperi aerei, visti, noie
poliziesche, guerre locali o mondiali erano sempre possibili.
– LiuboBHiza Moia AlbiHa, ia bρoHiρoBal. 25 aBΓyCT y IρkytCk,
Mi bydeM CΠat y Otel Victoria. ICΠρaBlial Moi Oscibki. Zelyio. [Mia
amante Albina, ho prenotato. Il 25 agosto ad Irkutsk, noi dormiremo
all’hotel Victoria. Correggimi gli errori. Baci].
– Molodez [bravo]
Poi correggeva il russo sgangherato.
– Mi bydeM HoceBat B Otele Victoria. [Noi pernotteremo all’hotel
Victoria]. Moia liuboBHiza AlbiHa, ia sabρoHiρoBal Ha 25 aBΓyCta B
IρKyTCke [Mia amante Albina, ho prenotato per il 25 agosto a Irkutsk].
– CΠaCibo, TBoia Φoto? [Grazie, una tua foto?]
– Da ColHze [Sı̀ sole]
– “Sı̀, sole”? Non capisco. Che vuol dire?
– Ti, Moe ColHze ... [Tu, mio sole]
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– Ti, Moia LyHa ... laCkaio Tebia ... ρasoΓρeBaio Tebia ... φoto,
φoto [Tu, mia luna, ti accarezzo, ti riscaldo,.. una foto, una foto].
Ora il dialogo a distanza si faceva sempre più serrato e si incendiava.
Arrivavano le foto. Il desiderio di Robin di rivedere la Bella d’Oriente
aumentava ad ogni immagine. Nella prima si vedeva solo il reggiseno
col volto coperto dalla custodia del telefono che riproduceva un teschio.
– Mua, mua.
– Muy guapa [molto bella], e i tuoi begli occhi?
Arrivava un’altra immagine cogli occhi tagliati orientali.
– Sempre meglio, mancano pochi giorni al tuo ritorno.
Ora si vedeva una fotografia a corpo intero col volto.
– Ti preferisco tutta intera.
Infine si mostrava provocante nelle sue forme flessuose in intimi neri e
labbra rosse.
– Mi dispiace che tu non sia qui nella mia dacia. Aspetterò.
– Aaaaa. Io che vuolla di andare a la tua dacia.
– “Che voglia ho io di venire nella tua dacia”. Ach’io ho voglia di
vederti, molto desiderio. Decidi tu.
– Sı̀, Amore.
Ripreso, dopo l’interruzione di un mese, il rapporto con piccola bella
tartara era diventato rovente. Con essa, la vacanza su lago Baikal si
preparava sotto i migliori auspici. Quale sarebbe stato l’effetto della sua
terra originaria su di lei? Si sarebbe rabbuiata come l’altra? Oppure
avrebbe accettato come presentabile quella barba bianca?
La Bella d’Occidente cambiava la sua icona-simbolo sul telefono: dal
grande Rio Negro a lei stessa che abbracciava, ridendo, un cagnolino
festoso. Se l’era forse appena procurato?
– Oi Luceleia, dopo il Rio Negro, ti sei regalata un cane? Che bel
sorriso! Saudade, tchiao.
Alla Bella d’Oriente, Robi chiedeva invece notizie.
– ΠpiBeT moia LiobBb, B Kotopom cacy Ti ΠpibiBaescb K Moi
DomiKy y Firenze B Cybboty 23? Tboi ... [Ciao amore mio, a che ora
arrivi nella mia casetta di Firenze il sabato 23? Il tuo ...]
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Ma la piccola tartara lo anticipava e gli annunciava che sarebbe tornata
prima. Lo tempestava addirittura di telefonate normali da lontanissimo. Aveva bisogno di soldi per pagare, diceva lei, il mutuo della casa.
Purtroppo stava succedendo quanto Robi temeva perché i suoi risparmi
non arrivavano più a quanto preteso subito da costei per partire con
lui. Le offriva di meno ed il resto al ritorno. Per telefono, iniziava una
ignobile trattativa da strada che non si concludeva. Del resto il povero
Robin non voleva farsi truffare pagando con generosità una compagnia
che non avrebbe goduto affatto. Certo non si poteva fidare e pensava,
in cambio del ricco anticipo, di farsi consegnare il passaporto russo a
garanzia. Oppure glielo avrebbe dato solo nell’albergo di Irkutsk.
Dopo l’accordo iniziale che aveva fatto organizzare il viaggio, le circostanze erano cambiate e la Bella d’Oriente non si sentiva vincolata ad
esso. I suoi interessi reali erano altri. Forse pensava di guadagnare in
una settimana, vendendosi ai vari clienti, maggiormente che accompagnandosi con lui solo. Pesava anche, come ripeteva, che non volesse
tornare in Russia. Cosa mai avrebbe combinato di male a casa sua?
Sbarcando, l’avrebbero forse arrestata? Certo non si sarebbe divertita a passare da puttana in patria. Nemo scortum in patria [nessuna
è puttana in patria], meglio di Nemo propheta in patria: le cortigiane
ed i profeti condividono lo stesso destino. Il ruolo di interprete e segretaria evidentemente non le sembrava sufficiente come copertura di
convenienza.
Dopo aver coltivato per qualche mese una speranza, con tristezza ed
altrettanta fermezza, Robin si doveva preparare ad un confronto faccia a
faccia difficile. Come gli era capitato tante altre volte, lui era disposto a
viaggiare per visitare la Siberia da solo od a procurarsi una improbabile
altra sostituta di scorta. Lei invece avrebbe rinunciato volentieri, se non
alla sua compagnia, almeno ad un guadagno meno faticoso del doversi
- erano parole sue - spogliare, aprire le gambe e rivestire innumerevoli
volte per poche centinaia di euro? Gli aveva scritto comunque sempre,
persino ora, le solite frasi.
– Ciao Amore. Ciao Amore, dove sei? Arrivo il 21 [agosto].... Amore,
non puoi parlare?
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Era di sicuro la recita di una parte alla quale nessuno aveva mai
creduto. Infatti, alla prima difficoltà, quel tanto proclamato ‘Amore’ si
rivelava per quello che era, una parola convenzionale. Essa si dissolveva
in affari meglio renditizi. Robi continuava a comportarsi da persona
Gentile, ma restava pronto a tutto e si aspettava ogni delusione dalle
escort, come ne aveva ricevute a iosa anche dalle signore cosiddette per
bene. Recuperare, in piacevole compagnia, la vacanza sul lago Baikal
sarebbe stato difficile. Cominciava a pensare di essersi ingannato sulle
differenze tra le sue due Belle.
Come temeva, la Bella d’Oriente si rifiutava di prestargli qualcosa (il
passaporto) in cambio dell’anticipo. E si sottraeva quindi all’impegno
preso in precedenza: perché mancherebbe -sosteneva- la fiducia reciproca. Pretendeva soldi, soldi, soldi in cambio della fede in quanto avrebbe
mantenuto. Ma già altre volte aveva mancato le promesse, cambiando decisione all’ultimo momento. Robin non le credeva e non voleva
rischiare il danno oltre che la beffa. Le mandava un ultimo messaggio.
– Tu 1500. Io? Solo tuo passaporto fino a Irkutsk. Io? Comprati
biglietti? Tu? Pensaci! Da ili Het [Sı̀ o no]? Altrimenti addio.
Al congedo, che suonava definitivo, la piccola tartara non si degnava
neanche di rispondere.
Con molta difficoltà, Robin cercava di sostituirla con un’altra disponibile all’ultimo momento per quel viaggio. L’unica che accettava,
forse per ora, era una russa autentica: bionda con gli occhi verdi. Si
dovevano vedere in serata per conoscersi ed arrivare ad una decisione.
Lui comunque sarebbe partito in ogni caso: in bella compagnia oppure
da solo.
Dunque delle due, la peggiore e la meno gentile si era rivelata alla fine
proprio quella che si dava le arie ed il tono di essere meno puttana, col
suo computer ed il suo gioco in Borsa valori. Ella infatti delle signore
per bene aveva assunto gli atteggiamenti più comuni. Non si mostrava forse molto ipocrita quando nascondeva i propri interessi dietro le
paroline affettuose che inviava spesso? Credeva allora di abbindolare
Robin quando lo chiamava o lo sollecitava mostrandogli foto provocanti
del suo corpo? Con quei mezzi, era chiaro che avrebbe voluto domi63
narlo, come comandava alla povera cagnetta, la quale le surrogava un
figlio. Con la fiera, indipendente, nervosa Bella d’Oriente, Robin non
era neanche riuscito a vivere più di un giorno in campagna. Chissà i
problemi che sarebbero sorti dovendo stare insieme per una settimana
piena! Ma era un’esperienza che egli cercava ed avrebbe fatto volentieri,
nonostante i rischi. Aveva fallito.
Dove aveva sbagliato? Avrebbe dovuto mostrarsi remissivo, dipendente dal di lei sesso e succube, invece che solo gentile? Tuttavia, né
gli piaceva farsi comandare, né farsi imbrogliare. Non si fidava di nessuno, dopo tanti anni di esperienze sgradevoli: soprattutto quando si
trattasse di affari. Se comperava qualcosa con denaro sonante, egli pretendeva che la merce fosse quella della qualità desiderata. Altrimenti
si arrabbiava e reagiva con decisione. Con tutto quel suo chiedere e
concentrarsi nei fatti ai soldi, la Bella d’Oriente si era ridotta tale e
quindi cosı̀ meritava di venir trattata.
Molto più simpatica, ora che era ritornata in Europa, si rivelava la
Bella d’Occidente. Gli inviava una bella immagine dove si potevano
vedere finalmente ambedue i suoi occhi neri espressivi.
– Che grande piacere poterti guardare nel profondo dei tuoi begli
occhi. Beijos.
– Ciao carissimo!!! Grazie dei complimenti. Come stai? Io ero a
Spagna e sono tornata due giorni fa ...
– Promettimi che se vieni a Firenze mi avverti prima.
– Certo che siii. Promesso.
– A settembre dovrei esserci.
Robi era curioso di sapere come si sarebbe comportata verso la sua
barba bianca la nuova, giovane e snella partner russa. Lo avrebbe
accettato come compagno di viaggio nella sua terra? Dalla parte nella
commedia (speriamo) recitata dalla Bella d’Oriente, ora si passava al
ruolo da farsa decisamente popolare interpretata dall’ultima tappabuchi
dell’Est Europa. Il giro di escort russe ne inviava una molto diversa da
quella esaltata nelle fotografie in rete: sovrappeso, col volto foruncoloso,
gli occhi azzurri invece che verdi. Il solito inganno, che saltava sempre
fuori prima o poi, ora si era fatto ancor meglio visibile, con l’evidente
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contraffazione dell’aspetto fisico, e più ‘pesante’ attraverso trucchi video
da film di categoria B.
Dunque Robi era saltato dalla padella nella brace ardente. Ma lui
lo accettava con filosofia non avendo altra scelta. Il volto paffuto nella
realtà veniva ravvivato a malapena dallo sguardo nordico chiaro e dai
capelli biondi. Ella dipendeva con evidenza dall’agenzia di escort perché
non era autorizzata a trattare e gli accordi sarebbero stati presi per
telefono ed SMS coi suoi sedicenti ‘manager’: la parola inglese moderna
per il vecchio protettore e la cara classica maitresse.
La ragazza, di lingua materna russa, si esprimeva in inglese verso il
cliente che trattava in modo professionale, cortese, ma molto distaccato.
Apprezzava il vino (meno male) e si entusiasmava solo quando le venisse
mostrata la canzone “Trepak” di Mussorgski nel suo testo originale.
La leggeva divertita ad alta voce con un accento impeccabile di San
Pietroburgo. Non era mai stata sul lago Baikal e sembrava vagamente
interessata al viaggio nuovo per lei. Aveva attraversato invece l’Europa
fino alla Francia, ma agli abitanti di questo paese preferiva gli italiani
che glorificava variamente.
E verso Robi, il bianco vecchietto apparso d’improvviso nella sua
vita, come si atteggiava? Non faceva domande personali di nessun genere: niente su età, moglie, figli e professione. A parte la mole un po’
lenta ed appesantita da carni sovrabbondanti, a letto si dedicava subito
sorprendentemente ai punti più sensibili del cliente che cominciava tutto sommato a godersela in questa attività principale. Si metteva senza
fiatare nelle posizioni richieste e piano piano mostrava di eccitarsi persino lei. Non ne era ostacolo né la di lui vecchiaia, né il di lei grasso. Si
lasciava toccare e manipolare dappertutto, tranne che dietro dove non
gradiva. Nella posizione da seduti intrecciati faccia a faccia, mentre lui
la guardava fissa negli occhi tenuti spesso serrati, la conclusione arrivava spingendo ambedue gagliardi a tutta forza nell’estasi erotica. Non
era andata troppo male, nonostante le premesse ingannevoli.
Le probabilità che i due viaggiassero insieme verso nord e l’oriente siberiano aumentavano non poco con l’accordo sul prezzo per l’accompagnatrice. Ma restava l’ultima incertezza se la nuova Bella del
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Nord avrebbe potuto usare il biglietto intestato alla Bella d’Oriente
precedente. Bastava cambiare il nome relativo. Ma sarebbe stato consentito? Se no, Robin avrebbe dovuto viaggiare da solo e gli ultimi
tentativi si sarebbero rivelati del tutto inutili. Il problema sarebbe stato risolto all’aeroporto? Purtroppo, il tentativo di surrogare la Bella
d’Oriente falliva in pieno perché il biglietto a suo nome non veniva trasferito alla nuova ultima escort. Cosı̀ Robi il Gentile sarebbe stato in
Siberia una settimana da solo. Avrebbe forse potuto trovare compagnia
laggiù?
Il viaggio era la solita sequenza di ritardi, contrattempi, disorganizzazione ed aerei puzzolenti. Curiosamente, quello per Mosca era pieno
di cinesi. Col passeggero di Hong Kong che gli sedeva accanto, intavolava una discussione sulle scienze della Cina. Ma, stavolta, andava
fin peggio del solito: perché gli perdevano la valigia. Allora, a Irkutsk,
indossava ancora i vestiti portati nel viaggio e rischiava di visitare il
lago senza costume da bagno, senza maschera e senza scarponcini per
camminare nei boschi. L’alberghetto invece era carino e ben curato.
La ragazza alla reception si impegnava molto per realizzare i desideri dell’ospite, ma purtroppo egli doveva mutare il programma iniziale.
Come temeva, la stagione estiva era appena terminata e gli aliscafi non
solcavano più rapidi quelle acque dolci.
Quindi, invece che attraversare l’enorme lago arrivando a Ust-Barguzin,
doveva ripiegare su una destinazione raggiungibile via terra e con un
breve traghetto: l’isola di Olkhon. Finalmente passeggiava per vedere
Irkutsk. Gli piaceva abbastanza, pur essendo una città relativamente
grande col suo traffico: niente alti palazzi, solo quelli in stile ministeriale sovietico. Tra di essi, distribuite in modo discreto, affioravano ogni
tanto antiche case in legno tutte lavorate a trine e merletti molto graziose. Sono state ben conservate, con la medesima cura con cui altrove
si trattano le facciate delle chiese in pietra e marmo.
Fiori molto colorati allietavano i giardini; alcuni avevano aspetti strani, come una specie di cavolo col centro viola. Era il rigoglio di quell’estate nordica, simile alla nostra primavera. Robi visitava una chiesa
ortodossa particolarmente ben tenuta in una città che, però, della ri66
voluzione russa conserva ancora i nomi delle due vie principali: Marx
e Lenin. Sul lungo fiume, l’Angara unico emissario del lago Baikal, che
regalava alla città gli stessi 20o gradi di alcune regioni italiane, se non
di più fino a 27o , passeggiavano ragazze vestite succinte come nel resto
del mondo. Una coppietta di innamorati riusciva a nascondersi nella
vegetazione acquatica o nel bosco di betulle. Le belle gambe scoperte di una ragazza fissa al telefono, seduta da sola nel parco cittadino,
tentavano Robin, ma non riuscivano a vincere la sua timidezza. Poi gli
capitava un episodio sgradevole. Fermo ad un semaforo, si sentiva urtare forte da dietro. All’ubriaco barcollante, chiedeva se capisse l’inglese.
Invece, di rimando, lo sconosciuto lo raggiungeva con un vero e proprio
pugno poco dopo sulla schiena e lo guardava con odio. Causa la lingua
e la propaganda di Putin, doveva averlo scambiato per uno dei nemici
attuali della sua patria russa. Del resto, anche la Bella d’Oriente amava
il nuovo ultimo zar, che molti russi si erano meritati, ed odiava il rivali
del Nuovo mondo.
In attesa di partire per l’isola sul Baikal, visitava i musei storici trovati aperti (non tutti). Erano abbastanza interessanti nel loro succedersi
di periodi differenti, con le popolazioni locali asiatiche (tra tutte i Buriati con le fattezze mongole), i russi degli zar, i rivoluzionari, i post ...,
gli esploratori, i naturalisti, i tecnici, i mercanti, i soldati di tutte le varie guerre ... Si dispiaceva di trovare chiuso il museo del tè, la bevanda
nazionale russa. I vestiti delle signore russe d’un tempo, soprattutto ottocenteschi, in singolare contrasto, addobbavano manichini con le
fattezze delle modelle contemporanee. I canoni estetici erano cambiati; il volto da rivista d’oggi strideva sulle trine e sulle gonne delle sue
trisavole. Guidano tenendo la destra della strada, come nell’Europa
continentale, eppure si notano anche spesso automobili col volante a
destra.
Per la strada, scorreva una grande varietà di persone. La vicina
Mongolia sottostante si fa sentire. Mescolarsi diventa facile. In un
supermercato, Robi notava una piccola orientale resa particolarmente
bella dal contrasto tra i capelli nerissimi e gli occhi obliqui di un verde
chiaro. La accompagnava un aitante giovane biondo ed alto. Il viaggia67
tore era tentato di guardarla con insistenza, ma non osava farlo troppo
fissamente per non molestarla.
La regione Nord-occidentale del Baikal si mostrava più stepposa che
boscosa. Si notava un maggior numero di vacche che di pecore. I tipi
prevalenti di piante sono le conifere (pini siberiani) e le onnipresenti betulle. L’acqua del lago è dolce, cristallina, azzurra, di una trasparenza
ormai da far invidia al Mediterraneo. La costa Nord-occidentale dell’isola è alta. Vicino al porto del paesino, due isolotti rocciosi piramidali
attaccati a terra, tra le varie spiagge e spiaggette, rendono vario e suggestivo il panorama che appare più marino che lacustre. Dunque egli si
lasciva trasportare a scattare alcune delle sue men che rare fotografie.
La sera precedente, in città, era stato costretto ad ascoltare canzoni
italiane correnti, ora al ristorante il repertorio popolare restava russo.
Per evitare imbarazzanti ricadute nei soliti luoghi comuni, alla domanda, evitava di rivelare la sua provenienza. Abitata dalla minoranza
dei Buriati mongoli, la regione è punteggiata dagli appuntiti pali-totem
coi loro festoni colorati svolazzanti al vento, che non manca mai. Nel
tipico sincretismo sciamanico-buddista-lamaista-tibetano dei mongoli,
l’azzurro allude al cielo, il giallo al Tibet ed il bianco alla felicità. Al
momento i pesci del Baikal restavano invisibili, come la varietà bianca
delle nerpa (foche) siberiane. Soltanto volavano attorno uccelli acquatici come varietà di gabbiani. Comunque gustava, nel piatto al ristorante,
un suo pesce di nome OMYl
Sotto le raffiche di un vento freddo del Nord, Robi navigava sul lago
a bordo di una barca a motore per turisti. Si sarebbe veleggiato invece
benissimo, ma vele non se ne vedeva nessuna. Il sole caldo dell’altezza,
intorno ai 450 m. sul livello del mare, non sempre riusciva a vincere i
brividi provati nonostante il giaccone invernale. Si fermavano ad una
isoletta con una stupa tipica tibetana. La signora russa che faceva da
guida raccontava di continuo senza sosta sugli sciamani, i tibetani e le
energie cosmiche con tutto il relativo armamentario di credenze. Per
fortuna, era visibilmente l’unico non russo. Il dialogo si sarebbe fatto
difficile se non si fosse offerto con gentilezza insperata una persona in
tuta mimetica che conosceva l’italiano. Robi esibiva la sua esperien68
za da marinaio, potendo in tal modo integrarsi meglio nel gruppo e
scherzare un po’. Attraversavano il braccio stretto del lago, tra l’isola e la costa, per raggiungere nel bosco una iCTOchHiK fonte, dopo
breve salita, anch’essa dotata dei suoi bravi poteri salutiferi e salvifici
miracolosi. Alla domanda, il bosco diventava di COCHA pini siberiani. Raccoglieva un’erba profumata, che credeva usata per cucinare il
celebre borsch, ma che invece si rivelava per ΠOliHb assenzio. Per la
famosa zuppa rossa russa, usano invece il YKPOΠ, l’aneto.
Col terribile nazionalista russo para fascista ed amante di Stalin,
che era stato in Italia, la sera mangiava dolci e beveva tè. Comunque imparava particolari sulla di lui patria. Cantava canzoni cosacche
nostalgiche. Nel CaΦe dell’isola, sedevano accanto una madre ed un
figlio che erano partiti (scappati?) dalla parte a maggioranza russa
dell’Ukraina: causa la guerra in atto. Nonostante la pioggia cessata
da poco, si faceva riscaldare una bAHiA sauna russa e poi si gettava
immediatamente nelle freddine acque del Baikal, più volte ad ogni sudata. Nel pomeriggio, si inoltrava finalmente nella grande foresta di
pini, nonostante il nazionalista sfegatato e nostalgico dei dittatori storici lo avesse messo in guardia contro i lupi ed i serpenti, ma niente orsi
là. Purtroppo, pur allontanandosi un po’ dal paesello, gli unici animali
incontrati erano alcuni uccelli ed uccellini svolazzanti rapidi sulla testa.
La foresta era facile da attraversare ed in essa sarebbe stato facile
perdersi, essendo gli alberi tutti simili. Pur tuttavia, nel grande numero
di esemplari che sembravano uguali, alcuni assumevano le forme più
strane, degne di fotografie. Fino ad uno o due metri di altezza crescono
regolari, poi a secondo del luogo e della distanza dalle altre piante
possono assumere forme bizzarre: pino siberiano stroncato a quattro
metri di altezza con, solo da un lato, un ramo contorto che alloggiava
un nido, oppure pino siberiano flessibile e sottile piegato a forma di arco
perfetto con in cima un ciuffetto di aghi che toccavano terra. Crescendo,
i rami di tali conifere si contorcono in modo irregolare e non raramente
si sviluppano solo da un lato. Ci si chiede il perché. Per la concorrenza
di altre piante troppo vicine? Tanto la giungla amazzonica appare fitta
ed intricata, quanto il bosco siberiano è rado e praticabile. Tanto la
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prima offre una grande varietà, quanto il secondo è monotono.
Finalmente, al capo Nord dell’isola chiamato XObOi [dente], dopo
un breve secondo bagno nel lago, Robi incontrava una HEPΠA [foca]:
purtroppo uccisa da un bracconiere e scuoiata. Nella steppa lungo la
strada, osservava anche un paio di piccoli roditori che venivano chiamati
CYPOK oppure EBPAscKA [marmotte, lontre?] Come ci si poteva
aspettare, ma ancora non era successo, nella steppa brucavano una
mandria di cavalli ed un gregge di pecore. Poche tuttavia in proporzione
alle mucche.
La costa frastagliata a picco sul lago, formata da grandi rocce erose
dai venti, offriva un panorama imponente ed impressionante di selvaggia bellezza. Era, però, un po’ sciupato dai soliti festoni di stoffe e
nastri colorati legati dappertutto sulle punte di alberi, di pali, di rocce,
secondo quelle religioni sciamaniche, lamaiste e buriate. Verso oriente, dall’altra parte del lago, si osservava Ust-Barguzin: la meta iniziale
scelta che egli non aveva potuto raggiungere perché il servizio di aliscafi
era cessato una settimana prima.
Robi poteva ora ritornarsene alla sua amata casa tranquilla. Anche
se non si era divertito un granché a viaggiare da solo, avendo sperato
nella compagnia e nell’aiuto della Bella d’Oriente per la lingua, e gli
avevano per giunta perso la valigia restituedogliela inutile solo all’ultimo
nel giorno del ritorno, si era tolta una bella soddisfazione. Aveva visto
di persona un’altra delle foreste più grandi del mondo: quella siberiana
attorno ad un lago splendido per i suoi scorci e scenari indimenticabili.
Poteva ora mettere a confronto il proprio boschetto di pini marittimi
e di Aleppo ammalati con le steppe e le distese di pini rossi siberiani,
resi contorti dal luogo e dai venti.
Certo, se la piccola infida e scaltra tartara non gliene avesse dato un
pretesto, non ci sarebbe mai venuto. Ed ora poteva riposarsi alcuni mesi
prima che gli fosse tornata la voglia di intraprendere un’altra impresa
simile. Doveva innanzitutto trovare e scegliere la compagna adatta. Le
due Belle d’Oriente e d’Occidente lo avevano all’inizio accontentato e lui
non abbisognava d’altro. Ma la puttanella orientale l’aveva ingannato
e deluso. Ora dunque sentiva l’esigenza di trovarne un’altra colla quale
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accordarsi per gradi: il letto, la cena, un giorno in campagna, prima di
proporre un grande viaggio.
Si sentiva dubbioso se tentarne un secondo con la Bella d’Occidente,
lontano all’altro capo del mondo. Cercava certo quelle garanzie che
la bella mulatta, forse, gli avrebbe concesso. Ora aspettava che ritornasse a Firenze, per rivederla come gli aveva promesso. E, nell’attesa,
poteva esplorare il mercato in direzioni sempre più esotiche, nere e gialle. Chissà cosa avrebbe trovato in offerta. Nel frattempo, la Bella
del Nord, che non aveva potuto portarsi dietro in Siberia a causa del
biglietto immodificabile, gli scriveva.
– How R U? I miss you. [Come stai, mi manchi]
Lui le rispondeva con gentilezza.
– Unlucky, you are not here. [Sfortunatamente non sei qui]
Ma non gli era piaciuta molto. E l’aveva accettata solo perché con
passaporto russo in mancanza di meglio. Comunque il capitolo russosiberiano stava per chiudersi e Robi preferiva il sole mediterraneo ed i
mari caldi. La Bella, si fa per dire, del Nord insisteva.
– Next trip I can be with U. [Il prossimo viaggio posso stare con te]
– My next trip will be ... to rest at home. [Il mio prossimo viaggio
sarà starmene a casa]
– What U want to see at next trip? [Cosa vuoi vedere il prossimo
viaggio?]
– The pine-trees and the cupress around my house. [I pini ed i cipressi
attorno a casa mia]
– Very nice. [Molto bene]
Forse aveva capito che al momento non aveva nessuna voglia di rimettersi in viaggio. Avrebbe infatti chiesto alle prossime ragazze impegni
molto più modesti per saggiare il terreno ed il resto onde trovare la
Bella adatta ad imprese maggiori. Ma sapeva ormai che non sarebbe
stato facile. Come doveva comportarsi per non lasciarsi ingannare?
Aveva fatto esperienza che, tra il momento della prenotazione e quello
dell’imbarco sull’aereo, si apriva troppo spazio adatto ad ogni genere di
imbrogli, ripensamenti, richieste, ripicche, dinieghi. Come vincolare la
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escort di turno a venire con lui anche se ne aveva poca voglia? L’unico
sistema sicuro era, naturalmente, il denaro.
Il ritorno ad Irkutsk si svolgeva senza storia: solo qualche mandria
di cavalli in più e pochi altri greggi di pecore. Non si trovano sull’isola, ma attorno al lago lungo la strada non mancano naturalmente
anche i classici boschi bianchi di bEPËsA betulle, alternate ai rossi pini siberiani. Allora, la bandiera russa stratificata bianca, blu e rossa
potrebbe significare betulle e pini sotto il cielo. Ai bordi della strada,
vendono funghi in gran copia. Li mangiano, oppure ne fanno decotti
prodigiosi? Una ragazza basca, che stava girando il mondo, sosteneva
che chi si immerge nelle fredde acque del Baikal ringiovanisce di cinque
anni. Verrebbe quasi voglia di rispondere all’infida tartara, nel caso
impossibile che osasse farsi viva:
– Io ringiovanito di cinque anni, tu invecchiata a quarantacinque.
Ora possiamo sposarci.
A Irkutsk, il Museo del tè mostra che per la città passava il commercio dalla Cina delle foglie per la bevanda, sulla via di Mosca. Là, esso
veniva trattato e confezionato per essere venduto. La grande varietà
di scatole e scatolette, barattoli in carta, legno e metallo, per tutte le
borse, di ogni misura e forma, faceva riportare alla memoria una satirica “Semeiotica dei contenitori da tè nel Nord-Est cinese”. Pensata al
tempo lontano 1978 del primo viaggio in Cina, quella ricerca troverebbe
qui materiale adatto per svilupparsi in un saggio vero e proprio. Sul
fiume Angara, si osservavano giochi d’acqua luminosi. Si continuavano
ad incontrare bellissime donne asiatiche mescolate ai tipi russi. Quanto
sono stupidi i nazionalisti che vorrebbero impedirne gli incroci. I peggiori cercavano ancora la classica Verità: la celebre ΠPABdA del giornale
ufficiale. Dai tempi di Stalin e Breznev, il mito della verità colpisce
ancora a sangue il povero sofferente popolo russo. Invocava la verità,
cioè le sue falsità, il nazionalista in tuta mimetica, in vacanza di addestramento selvaggio sul Baikal. La pretendeva Putin che non ride mai.
Tra i canali della televisione russa, non se ne trovano di esteri; come
se si avesse paura di turbare l’anima russa con altre diverse verità. Ma
allora Robi se ne tornava volentieri a casa, sperando che questo viaggio
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fosse migliore dell’andata.
La Bella d’Occidente rinnovava ancora una volta la sua icona telefonica. Cercava quindi di riagganciarlo? Ma Robi il Gentile desiderava
ora rimpiazzare l’infida tartara con altre Belle esotiche. Purtroppo le
cinesi non si prestavano a visitarlo in casa. Cercava allora quelle nere
come la notte. Ma neanche loro accettavano di venire a trovarlo nella sua abitazione. Curiosamente, un’altra russa corvina con gli occhi
azzurri sembrava all’inizio disposta a spostarsi, ma si tirava indietro all’ultimo momento. Come fidarsi allora delle russe? Finché una mulatta
brasiliana trentenne arrivava finalmente a casa per consolarlo. Cosı̀
il Gentile ricominciava con lei per gradi un immaginario cammino di
corteggiamento all’inverso: il letto, la cena, il concerto, la campagna e
forse il viaggio lontano.
La seconda Bella d’Occidente si lasciava baciare finalmente per bene
nella bocca. Con grande godimento del partner, abbondava nei preliminari e chiedeva di stare sotto per ricavarne anche lei piacere. Sarebbe
stata più compiacente delle altre? Amava il vino rosso e raccontava di
origini italo-brasiliane. Di forme abbondanti, le piaceva mangiare, ma
avrebbe dovuto riguardarsi per non ingrassare ancora. Forse avrebbe
accettato un invito a cena. Alla prima Bella d’Occidente Robi scriveva:
– Ancora un’altra foto nuova, sempre bella. Quando mi farai vedere
più da vicino i tuoi occhi ed il tuo sorriso?
Ma, invece di spostarsi e di venirgli in casa, ella continuava a rinnovare
con un’altra foto l’icona del telefono: ora era appoggiata con le sue
lunghe gambe all’auto in riva al mare. Dopo la costosa avventura con
lei in Amazzonia, Robi non aveva voglia di invitarla subito e preferiva corteggiare l’altra Bella d’Occidente. Quest’ultima mulatta avrebbe
accettato l’invito a cena? Infine la nuova Bella ci veniva: arrivava
da Robi, che le imbandiva una grande gustosa, fresca del Mediterraneo, orata al forno cotta alla perfezione. Lei la assaporava lentamente,
perché si era fatta mettere un anello allo stomaco per non ingrassare.
Sotto il suo sguardo carezzevole ed ammirato, gli si abbandonava
fiduciosa rivelandogli le vicende principali della sua vita. In città, contava fratelli, sorelle e nipoti. Ad una di loro, aveva al momento lasciato
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in custodia il figlio piccolo di qualche anno, che andava all’asilo. Da
molto non tornava al paese di nascita, abbandonato da molti anni, ed
infatti parlava bene l’italiano, anche se scrivendo si dimenticava qualche doppia consonante. Beveva con piacere il vino bianco adatto ed
intingeva golosamente nel sugo della teglia il pane ed i bocconi del
pesce pulito dall’ospite. Causa un incidente in motorino, gli anni passati aveva attraversato un periodo difficile ingrassando orribilmente; si
era ripresa da poco perdendo trenta chili. Ora, divisa dal marito, era
singola. Sembrava sincera. Poteva crederle?
Le confidenze le venivano spontanee; i due conversavano fiduciosi a
loro agio senza imbarazzo alcuno, nonostante le grandi differenze in
età, nelle storie di vita e nelle esperienze o nella loro professione. Dopo
averla guardata a lungo parlare, pieno di desiderio, lui si alzava da
tavola e la abbracciava mordicchiandola delicatamente sul collo. Lei
allora rabbrividiva tutta rivelandosi anch’essa eccitata e pronta ai giochi
erotici. Rapidamente, si ritrovavano a letto dove si lasciava volentieri
spogliare, baciare nel profondo e carezzare il corpo. Diceva:
– Prima tu mi fai tutto quello che vuoi. Poi ti lasci fare quanto
desidero io.
– Sı̀, dolcezza.
Lui le stava sopra offrendole il sesso scarlatto che lei irrorava di un
dolce succo alla fragola e strofinava tra le mammelle. Poi glielo metteva
in bocca, mentre con la mano le accarezzava ed apriva il tempio delle
gioie amorose. Addolcito anche questo alla fragola, iniziavano un boccasesso, prima con lei sotto e lui sopra, e poi capovolti lui sotto e lei sopra.
Lui le chiedeva che i preliminari durassero il più a lungo possibile. Lei
rispondeva:
– Prima vengo io e poi tu.
– Va bene.
Continuava a leccarla ed a succhiarla con grande impegno sentendola bagnata sempre di più. Mentre lei faceva altrettanto lasciandoglielo però dritto e duro. Andavano avanti molto a lungo, minuto dopo
minuto, senza fermarsi. Lei sembrava non saziarsi mai, instancabile,
mostrando una potenza sessuale leggendaria che avrebbe potuto farla
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godere mille volte senza chiudersi mai. Lui dunque poi da sopra le
spalancava le cosce e la guardava vibrare mentre si titillava il monte
di Venere con le dita. Anche Robi continuava senza stancarsi ad accarezzarla su i seni e dentro il sesso spalancato, finché la penetrava e
spingendoglielo dentro al massimo, guardandola in faccia negli occhi
chiusi, raggiungeva anche lui l’estasi finale.
Appagati entrambi, se ne restavano abbracciati e felici, stretti stretti.
Con la sua bella pelle, liscia ed ambrata, lei lo avvolgeva protettiva.
Guancia a guancia con lui, senza neanche una ruga, dal volto disteso,
dalle labbra schiuse sui denti scintillanti, dagli occhi neri, sereni e calmi
che lo guardavano, senza la solita insopportabile fretta a scapparsene
via, arrivavano parole e confidenze sempre più intime. Spontanea, a suo
agio, mentre parlava, gli accarezzava i capelli e la barba bianca senza
imbarazzo. Come vecchi amici? Come vecchi amanti? Od almeno come
ad un cliente affezionato? Oppure era molto più brava delle altre nel
recitare la parte di una navigata cortigiana attenta ad assecondare la
fonte del guadagno? Non sembrava tale; si comportava piuttosto da
ragazza ingenua. Si sarebbe visto col tempo.
Al momento, lodava i bei denti di Robi il Gentile ed addirittura i
suoi capelli. Figurarsi! Erano bianchi e gliene erano rimasti pochi
assai. Lei gli raccontava del figlio e della famiglia, lui della figlia che gli
era stata sottratta dalla madre per sposarsi col fidanzato ufficiale. Lei
commentava:
– Ha la mia età.
Lui le chiedeva se poteva corteggiarla un poco, ogni tanto. Alla domanda chiave sui genitori, l’eterno inevitabile termine di paragone, lei
rispondeva con la tragedia, una vera tragedia con delitto e sangue, della sua vita. Ancora piccolissima, la madre le era stata assassinata dal
padre. Poi finito in carcere per qualche anno: pochi per gli standard
europei. Dunque doveva sentirsi peggio che orfana. Rispetto a questo,
quando il partner le raccontava le vicende dei suoi modesti problemi
amorosi, essi potevano sembrarle parentesi idilliache in una vita che
scorreva tranquilla. Gentile, la bella mulatta la notte dopo gli mandava
un messaggio.
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– Grazie di tutto! Tantos beijos.
– Minha bonitissima Juliana, sono io che ringrazio te per la compagnia. Ti penso, buona notte. Beijos.
Quando ne avesse avuto la possibilità, soprattutto di denaro perché
al momento lo aveva speso tutto con le due vacanze dispendiose in paesi
lontani, avrebbe aumentata anche con lei piano piano la posta in gioco.
Le aveva proposto un concerto, un ristorante e poi a casa, come una
brava coppia qualsiasi. Lei ne sembrava al momento contenta. Confrontata con le altre, si aveva l’impressione che esercitasse il mestiere
in modo più occasionale, e parlava del lavoro da estetista che aveva
dovuto interrompere causa l’incidente e la conseguente mole sgraziata.
Confessava che la prima volta sarebbe dovuta venire una sua amica e
collega del mestiere. Lei non andava mai in casa di sconosciuti. Aveva
accettato cosı̀, di impulso e per caso. (Per soldi?) Le era forse piaciuta la voce al telefono? Un’altra vecchia storia, come quella dei bei
denti: complimenti ricevuti nella sua lontana gioventù. Incredibile che
funzionassero ancora!
Per quel pessimista mortale di Robi, due circostanze sembravano
quindi favorirlo assecondandone i desideri: da una parte, il favore del
caso e dall’altra, il padre assassino molto più vecchio di lui ed assente
per forza di cose. Con lui, certo, il buon mite Robi non poteva venir
confuso. Anzi, nonostante il doppio degli anni, lui poteva sembrarle
paradossalmente quasi normale.
Le due prime Belle rinnovavano le loro icone sul telefono. L’Occidentale spiccava per avvenenza in un gruppetto di brave donne che festeggiavano qualcosa attorno ad una torta. L’Orientale mostrava impudente
la sua faccia tosta, abbastanza sciupata, con uno sguardo arrogante.
Sembrava incurante della grande fregatura che aveva rifilato al povero
partner lasciandolo solo in Siberia. Al di là della freschezza giovanile,
quella nuova prometteva di più: i baci appassionati che la prima non
gli aveva mai concesso, la compagnia anche ai concerti ed una partecipazione interessata abbastanza spontanea a quanto avrebbero passato
insieme. Con lei, Robi il Gentile avrebbe desiderato iniziare un nuovo
capitolo delle sue avventure quasi amorose, messe a confronto con la
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routine noiosa ed inconcludente delle sedicenti donne oneste.
Telefonava alla sua Bella.
– Voglio sentire il suono della tua voce. Cosa fai? Ti disturbo?
– Stamane ho lavorato. Ora sto con mio figlio. Telefonami quando
vuoi, anche tutti i giorni.
– Sto pensando ad andare a teatro il 18. Mantieniti libera il pomeriggio dalle 15,45; poi andiamo al ristorante ed a casa mia. Ti va? Ti
organizzi? Ti posso dare un bacio?
– Sı̀.
– Sulla bocca? Dove vuoi tu.
Per farle, nel suo stile demodé, un po’ di corte, poi le scriveva una
letterina al telefono. Ma prima era lei a mandargli un messaggio.
– Come stai? Muitos beijos.
– Oi, minha querida Juliana, se te gosta ouvir um concerto, nos
podemos ir sabado 18 para o teatro, La pergola, em tarde. Depois nos
iramos para o restaurante e final para minha casa. Me gostaria passar
com voce algúm hora por te conhecer melhor. Se te queres e eu non
te aborreco. Tu me agrada; me agrada olhar teus doces ohlos. Corrige
meu mau portugues, onde eu erro. Tchau. Beijos com paixão. [Ciao,
mia amata Giuliana, se ti piace ascoltare un concerto, noi potremo
sabato 18 andare a teatro, La Pergola, di pomeriggio. Poi andremo al
ristorante ed infine a casa mia. Mi piacerebbe passar con te qualche
ora per conoscerti meglio. Se tu vuoi e non ti annoio. Tu mi piaci, mi
piace guardare i tuoi dolci occhi. Correggimi il mio cattivo portoghese,
dove faccio errori. Ciao, baci appassionati.]
– Claro que sim meu querido! Com muito plazer. Beijos. [Certo che
sı̀, mio amato! Con molto piacere. Baci]
– Que lastima, que nosso concerto esteja o 18 e non antes. [Che
peccato, che il nostro concerto sia il 18 e non prima.]
– Nella prossima settimana ci vediamo? OK. Vengo a trovarti. beijos
– Mercoledı̀ a cena? Ti organizzi? Uma caricia. [Una carezza]
– OK
Che fosse ancora lei a cercare Robi per prima, prometteva bene. Oppure
faceva solo parte di una tattica astuta?
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Anche questo incontro, non previsto ma voluto da lei, andava bene,
anzi benissimo. Alla fine della cena, le sfilava le scarpe col tacco altissimo e le accarezzava i piedi. Poi le metteva al polso un braccialetto
che apprezzava. A letto, si sentivano particolarmente affiatati. Bocche
e lingue si muovevano a lungo instancabili avanti ed indietro, sopra e
sotto. Lo spray alla fragola era scomparso. I sapori e gli odori naturali
dei loro corpi contribuivano ad eccitare i loro giochi erotici. Lei chiedeva carezze ed ancora carezze senza cessa che lui godeva particolarmente
a farle. Lei radiosa, dalla pelle appena ambrata di velluto si mostrava
completa stando sopra in tutta la sua viva bellezza ed alla fine si saziava
con una danza pelvica che appagava anche lui in armonia.
Poi si addormentava di colpo, beata e stanca, come fosse stata nel
suo letto, abbracciandosi al partner stretta stretta. Tanto spontanea
ed altrettanto ingenua, sembrava cercare protezione e si abbandonava
fiduciosa. Non si comportava come le altre colleghe conosciute da Robin, le quali, se non lo ingannavano palesemente con parole sfacciate e
false, si proteggevano da lui con il distacco professionale, solo talvolta incrinato appena dall’estasi erotica finale. In effetti, per la nuova
Bella d’Occidente, questo era un secondo lavoro occasionale che svolgeva saltuariamente e per caso. Altrimenti puliva le case, in attesa
di occuparsi come estetista e massaggiatrice. In quei giorni, inoltre gli
raccontava, stava traslocando in casa della sorella maggiore, con grande
fatica camminando fino alle tre del mattino. Ecco perché si era alla fine
addormentata, ma l’orgasmo doveva averla messa sulla buona strada.
Svegliata dal suo telefono, a mezzanotte se ne tornava dal figlio a casa
in bicicletta, invece che in taxi. Si dichiarava contenta della serata trascorsa con lui, essendosi trovata bene con un uomo tanto “carinhoso”
[affettuoso, gentile, attento].
Accettava la prossima volta di andare insieme prima ad ascoltare un
concerto a teatro. Proprio quanto le Belle precedenti non avevano mai
fatto. Robi le scriveva:
– Minha quente amante, eu te penso [Mia calda amante, ti penso].
– Eu tambem penso muito em voce. Obrigada por fazer parte da
minha vida. Te quero muito ..! Beijos. [Anch’io ti penso molto. Grazie
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per far parte della mia vita. Ti voglio molto ...! Baci.]
– Tambem tu fazer parte enfim da minha [Ormai, anche tu fai parte
della mia].
Quasi senza accorgersene, stavano ambedue cambiando la qualità
della relazione. Avevano cominciato come escort e cliente, ora ne usciva dell’altro. Riempiendola di gentilezze ed attenzioni, egli non la
faceva più, con lui, sentire tale: la corteggiava. Lei doveva essersene
accorta e ne era chiaramente contenta. Fin dove sarebbero arrivati?
Più lontano che con le precedenti? Robin già pensava alle prossime
mosse: la gita in campagna, una notte di passione, il viaggio lontano,
la musica, .... O forse ne sarebbe, come sempre, restato deluso? Come
poteva dimenticarsi, trascinato dall’entusiasmo e dalla novità, incantato dagli sguardi e dalle grazie della ragazza, che anche questa storia
non poteva che poggiarsi sull’inganno e sugli equivoci per sostenersi?
Comunque, i suoi sentimenti si stavano agitando pericolosamente. Si
chiedeva, allora, come svelare quelli della sua Bella.
Allora le telefonava. Ma non rispondeva. Eppure lo richiamava il
giorno dopo. Purtroppo dovevano continuare a stancarla i problemi
del suo trasloco nella camera “piccolissima” della sorella maggiore nel
centro della città. Lui le aveva comperato i biglietti per il teatro. Baci
ardenti. Baci “dappertutto”. Ora Robi avrebbe voluto capire da solo in
quali momenti del giorno ella avrebbe gradito ricevere le sue telefonate:
senza doverglielo chiedere. Poi le inviava un messaggio:
– Minha lindissima e queridissima Juliana, saudade de voce. Ainda
tres dias e depois te reverei: sabado 15,45 teatro La Pergola. Acabada
a mudança? Muitos compridos beijos. [Mia bellisima ed amatissima
Juliana, mi manchi. Ancora tre giorni e poi ti rivedrò: sabato 15,45
teatro La Pergola. Finito il trasloco? Molti lunghi baci.]
– Meu querido tudo bem? Nao vejo a hora que chega o sabado! Eu
tambem estou morrendo de saudades! Penso sempre em voce! Muitos
beijos. [Mio amato, tutto bene? Non vedo l’ora che arrivi sabato!
Anch’io sto morendo dalla nostalgia! Penso sempre a te! Molti baci.]
Lei, la Bella, e lui, il vecchietto dalla barba bianca, passavano insieme pomeriggio e sera fino a tardi. Erano ore intense, nuove, felici.
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Prima stavano accanto, stretti stretti, ascoltando Mozart a teatro. Si
prendevano per mano, senza imbarazzo come due giovani innamorati,
seduti tra una folla strabocchevole accorsa ad ascoltare l’interprete famoso. Robin ne era rapito, al colmo. Della musica da lui preferita,
la bellezza si completava col contatto della Bella a lui vicina. Aveva
realizzato un sogno cullato da molti anni e che fin’ora gli era sembrato
impossibile. Arrivavano a coincidere i due piaceri principali della sua
vita: la musica e la donna amata. Peccato solo che lei fosse indisposta
e stanca. Quasi si addormentava, posandogli la testolina sulla spalla.
Si sforzava di capire; in parte forse afferrava il senso dei suoni; si faceva
trascinare dal ritmo. Certo non era abituata e come prima volta non si
poteva pretendere di meglio.
Cenavano al ristorante. Parlavano, si raccontavano, si confidavano.
Si raccontavano le loro malattie: lei le allergie ed il sovrappeso, lui la
gotta ed i calcoli. Parlavano del lavoro: lei il servizio nel pensionato ed
il desiderio di aprire un salone da estetista, lui gli studenti, i convegni, i libri, la musica. Facevano progetti. Nel caso non funzionassero i
telefoni, come era successo a lui, dovevano aprire altri canali di comunicazione tra di loro per non perdersi di vista. Purtroppo lei non si
sentiva bene ed in piena forma; mangiava lenta, a fatica, e si alzava per
andare al gabinetto a vomitare. Cercava di dimagrire ancora e quella
le sembrava la via più sicura, ma certo si sentiva debole e fiacca.
Nell’ultimo tratto di strada verso casa, lui riusciva a trasportarla
sulla canna della bicicletta, nonostante il caro peso, per alleviarle il
mal di scarpe. Arrivati, la Bella mulatta si spogliava e si buttava sul
letto subito per riposare. Nuda, di schiena, si faceva massaggiare da
lui, sensuale e vogliosa di carezze. Ne lodava i movimenti delle mani
che le piacevano molto, forti e calde. Lei gli carezzava e teneva il sesso,
subito pronto, come sempre. Si scambiavano di posizione ed ora era
lei che gli leccava ed accarezzava le tette a lungo. Poi si mettevano in
testa coda continuando a toccarsi ed a leccarsi senza fermarsi pieni di
desiderio ed al massimo del godimento. Finché lui la sentiva pronta e
la prendeva da dietro, prima piano piano, poi sempre più concitato e
raddoppiando i colpi, forti, violenti, a fondo dentro di lei.
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– Lo senti quanto è grande il mio amore per te. Mi piacciono molto
il tuo culo, la tua fica, le tue tette. Dimmi qualcosa, urla, dai, dai, ...
ah, ah!
Lei, spossata, mormorava a mezza bocca:
– È bellisssimo, è bellissimo!
Le dava la canzone famosa di Jobim e Morales, modificata per adattarla a lei: “Moça do Rio”. La Bella gli rivelava il cognome, l’indirizzo
di casa e la posta @ email. Cominciavano a discutere la giornata in
campagna: quando, cosa arrostire sul fuoco. Dunque, la relazione si
stava facendo più intensa, con soddisfazione reciproca. Lei sembrava accettare felice le proposte nuove. Dovevano scegliere i giorni per
raggiungere lo stadio successivo: vivere insieme per ventiquattr’ore pomeriggio, notte e mattina nella chacara. Il giorno dopo si scambiavano
messaggi.
– Meu biem! Muito obrigado por tudo! Penso em voce com muito
carinho Beijos. [Mio bene! Molte grazie per tutto! Penso a te con
molto affetto. Baci]
– Passado o mal do garganta? Qual lindo dia hontem! [Passato il
mal di gola? Che bella giornata, ieri!]
Le scriveva anche una lettera:
– Eu te olho em fundo, em intimo dos olhos. Sentes tu meus olhos
sobre te, dentro teu corpo? Posso olhar te assim?
[Ti guardo a fondo, nell’intimo degli occhi. Senti i miei occhi su di
te, dentro il tuo corpo? Posso guardarti cosı̀?]
Come se avesse trent’anni di meno, Robi il Gentile faceva la corte
alla sua Bella. Diversamente dalle altre, lei non accennava neanche
velatamente alla età di lui, né si permetteva battutacce volgari sul viagra. Non gli era venuto in mente perché doveva essersi accorta quanto
fosse inutile nel suo caso. A lui piaceva recitare la parte del gentiluomo
di campagna, elegante e sincero, il quale trattasse la donna desiderata
con tutte le attenzioni. Voleva farla sentire su di un piedistallo e che
quindi, per lui, non fosse una puttana occasionale per qualche scopata e
via. Lei accettava le sue proposte galanti, nascoste sotto i veli perbene
e discreti del concerto o della cena. Ricambiava “con molto affetto”.
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Sembrava le piacesse più lui di altri, certo lo preferiva anche a fare le
pulizie, il suo mestiere corrente. Al momento si divertiva e stava al
gioco. Eppure le mosse erano ambigue; dietro ad esse ci si nascondeva;
esse si basavano sull’inganno se si voleva vincere. Lei accettava gli appuntamenti, non per il suo piacere o per passatempo. Si recava in casa
di lui non per curiosità o per fare quattro chiacchiere con un amico tra
gli altri. Lo faceva per lavoro, forse saltuario, ma pur sempre un lavoro.
Quale? Quello. Lui la pagava per esso, anche se quasi di nascosto, mettendole di straforo con nonchalance una busta nella borsetta. Dopo la
prima telefonata, anch’essa un’inganno in quanto aveva sostituito una
collega, quando le aveva proposto una cifra, non avevano più riparlato
del denaro necessario. Eppure Robi gliene dava tutte le volte, un po’
di più, un po’ di meno, a sua discrezione con noncuranza, come se fosse
scontato e non troppo importante. Ma stava invece al limite delle sue
possibilità e doveva sempre fare i conti.
Lei lo ringraziava e scriveva di provare quel certo “affetto”. Tutti quei
grazie lo irritavano, come se lei non capisse di dargli godimenti e gioie
profonde in cambio di vile carta moneta. Che gli fosse riconoscente
era forse vero. Probabilmente guadagnava più con lui che con altri,
meno cortesi forse del resto. E poteva anche pensare che la sua stesse
diventando, quasi, una rendita costante sulla quale contare in futuro.
Sullo “affetto”, si dovevano invece nutrire dubbi: bisogna aspettare per
verificare la sincerità dei sentimenti eventuali provati.
Dalla parte di lui, viceversa, i ringraziamenti e le parole affettuose di
circostanza e di cortesia non erano certo sufficienti a giustificare quel
rapporto intimo e dispendioso. Alla fine, in un modo o nell’altro, lui
la desiderava a letto, disponibile per un rapporto carnale completo e
soddisfacente. Per qualsiasi motivo, esso non fosse stato possibile, lui
l’avrebbe pagata comunque? Difficilmente. Dunque non si incontravano per amicizia o per scambiarsi saluti e gentilezze: ambedue aspettavano ben altro. Chi soldi, chi sesso. Tuttavia accettavano di non chiedere
e di non parlare sui motivi molto concreti che li legavano, per i quali
si erano conosciuti ed avevano cominciato ad incontrarsi con qualche
regolarità e reciproca soddisfazione. Sarà stato pudore, o non piuttosto
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discrezione dovuta alla gentilezza di lui che non amava insistere sulle
sue faccende intime e private?
Tutto restava coperto da un velo trasparente che nascondeva e trasformava i loro rapporti in qualche cosa di diverso, in apparenza. A voler
essere franchi, diretti e chiari, si dovrebbe parlare in modo esplicito di
ipocrisia. “Regalino” era la parola pronunciata da lei una volta, prima
del letto. Erano qualcosa di diverso da una puttana col suo cliente, per
quanto lei sporadica e lui affezionato? Tuttavia, non ridursi a questo
era assolutamente necessario per poter continuare la relazione in modo
piacevole per entrambi. Altrimenti essa si sarebbe interrotta. Come
infatti era puntualmente successo con la Bella d’Oriente.
Quindi, al momento, essi si stavano atteggiando a coppia in fase
di corteggiamento. Ma, sotto sotto, si agitavano e si nascondevano
fermenti sentimentali e pulsioni istintive che rischiavano di condurli a
peggiorare l’inganno, ad entrare in conflitto e ad arrivare alla rottura,
come succede di frequente in casi simili. In ciò, esso sembrava confrontabile con l’inizio di una relazione intima di coppia, completa di tutti
i suoi normali tentativi, tremori e terrori, senza evitare tutte le conseguenze del caso sia quelle piacevoli, sia quelle temute. Per scoprirne gli
effetti e gli sviluppi, desiderati o meno, Robi si preparava ad aumentare
la posta in gioco. Allo scopo, proponeva ed organizzava la annunciata
giornata erotica in campagna.
Lei si faceva viva per prima:
– Tudo bem? Penso sempre em voce! Muitos beijos. [Tutto bene?
Penso sempre a te. Molti baci.]
– Se sei guarita e ti sono tornate le forze, allora organizziamo la gita
in campagna per venerdı̀ 31 e sabato 1 novembre. Ti va bene? Sei
libera? Beijos intimos [baci intimi].
– Bom dia! Vou me organizar para o dia 31! Eu estou un pouco
melhor! E voce come esta? Beijos. [Buongiorno! Mi sto organizzando
per il giorno 31! Sto un poco meglio! E tu come stai? Baci.]
– Oi querida, mi dispiace molto per la tua salute al momento ancora
malferma. Io sto bene, prendo solo le pillole per la gotta. Se vuoi
rimandiamo la campagna ad un’altra volta. Cosa preferisci? Scegli tu.
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Certo mi manchi, ma vorrei che tu stessi bene. Beijos, beijos, ...
– Meu querido! Fica tranquilo, ate se eu estiver doente eu vou para
voce cuidar de mim! Muitos beijos. [Mio amato! Tranquillizzati, se
sarò malata, io per te sto per curarmi da me! Molti baci.]
Poi lo chiamava e si mettevamo d’accordo a voce per confermare il
giorno.
La prima Bella d’Occidente continuava a mandargli nuove immagini:
un gattino soriano fulvo, lei stessa in campagna che mostrava due lunghe, belle, gambe ma nascondendo gli occhi dietro lenti scure, ancora lei
in un interno, vestita di rosso, questa volta che si girava sorridente con
uno sguardo invitante. Con evidenza, sperava in una sua reazione, ma
lui non aveva voglia e preferiva curarsi l’affetto od almeno le gentilezze
della seconda mulatta. Per fortuna, invece, la tartara imbrogliona era
scomparsa. Allora telefonava alla nuova fiamma per sentirne la voce,
giovane e dolce. Si preparavano a stare insieme tutto un giorno ed una
notte. Lui stava bene e lavorava in tutta tranquillità, ma lei era piuttosto stanca e quando mangiava troppo, vomitava. In campagna si
sarebbe finalmente riposata. Di sera gli inviava un messaggio un po’
più che affettuoso.
– Estou saudades! Muitos beijos. Te quero muito. [Ho nostalgia.
Molti baci. Ti voglio molto.]
– Eu tambem. Ista noite, eu sonharei os teus labios. [Anch’io.
Stanotte, sognerò le tue labbra.]
La giornata in campagna con la Bella d’Occidente trascorreva piacevole e serena. Niente turbava il loro accordo che si stava consolidando.
Lei si adagiava in poltrona davanti al fuoco acceso nel camino. Mentre, qui, lui arrostiva la carne per la cena. Ma lei la doveva comunque
vomitare un poco. Allora, la prossima volta per certo, le avrebbe imbandito un pesce che aveva meglio tollerato. Stanca morta, provata dal
lavoro e dalle necessità del figlio come madre, dopo il pasto consumato
in allegria e conversazioni piacevoli, si metteva subito a letto. Glielo
aveva riscaldato bene l’ospite con la brace del camino. I massaggi con
l’olio ed i giochi erotici si prolungavano nella notte, finché lui, messosi
le sue gambe sulle spalle in una posizione faccia a faccia soddisface84
va i loro desideri: “È bellissimo, è bellissimo!”, la sentiva mormorare.
Dopo, spossata, si addormentava di colpo, abbracciata con tenerezza all’amante, senza andarsene nell’altra stanza, come avevano fatto,
scostanti, ambedue le prime Belle.
Essendosi coricato troppo presto, nonostante appagato e rilassato,
Robi il Gentile però si svegliava subito alle 2,30, agevolato anche dal
telefono di lei che si accendeva di colpo illuminando la stanza. Era un
nipote, birichino, che si stava trascinando ed ubriacando per la movida
fiorentina. L’ospite allora si alzava, mentre lei continuava a dormire
beata, per sistemare la spesa nel frigorifero. Come il solito, stentava a
riaddormentarsi, finché dopo un breve sonno agitato si destava del tutto, alle 6, mentre implacabile la radio-sveglia attaccava a trasmettere il
suo programma musicale. Senza muovere un braccio od una coscia, lei
fortunata, al caldo della camicia da notte pesante prestata, prolungava
il suo sonno ristoratore senza scosse. Accettava, tranquilla, le carezze
del partner tra le note della musica. Sempre più rinnovando desiderio
ed ardore, cosı̀ Robi la possedeva di nuovo, insinuandosi in lei dal fianco e di dietro. Col suo bel fondoschiena caldo e rotondo, anche lei
partecipava nel dormiveglia dei sogni e dava piccoli colpetti all’indietro,
sussurrando di sentirsi particolarmente comoda ed eccitata soprattutto
in quella posizione.
Sazio per il momento di lei, l’ospite si alzava dal letto, dove invece la
partner ancora indugiava a lungo abbandonata nel riposo ristoratore.
Dopo che anche lei avesse bevuto una tazza di tè, più tardi, sotto un sole
tiepido, passeggiavano nel bosco abbracciati con tenerezza. Tra l’altro,
discorrevano della casa di campagna, del podere diventato bosco e della
storia relativa iniziata nel lontano 1912. La grande barriera corallina
dell’Australia veniva proposta come un possibile prossimo lungo viaggio, da intraprendere l’anno prossimo. Il di lei lavoro avrebbe potuto
venir interrotto per una settimana. Ritornando in città, si fermavano a
pranzo in un ristorante, dove lei apprezzava crostini toscani e cinghiale
in umido con le olive. Seguitava, purtroppo, a vomitare regolarmente
il cibo inghiottito, ma forse voleva proprio farlo per riuscire a dimagrire. Ciononostante, la bella mulatta era ingrassata di qualche chilo, cosı̀
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si lamentava. Lui voleva dirle che avrebbe invece dovuto imparare a
maneggiare la scure nella ‘palestra’ a sua disposizione presso la casa di
campagna: sudando cioè nella legnaia, usando gli attrezzi da boscaiolo
per tagliare i tronchi a misura di camino e portandoli infine in casa per
bruciarli.
Si salutavano: “Allora si va avanti?” Lei lo ringraziava, ma lui rispondeva che non doveva farlo, avendo ottenuto molto in cambio. La
bella mulatta correva dal figlio, lui al concerto.
– Meu querido come foi o espectaculo? Matteo esta doente e eu
estou em casa! Fique bem! Tantos beijos. [Mio amato, come è stato
lo spettacolo? Matteo è ammalato. Io sto a casa! Stammi bene! Tanti
baci.]
– A musica era linda e a execução optima. Infelizmente, pouca gente.
Eu me importa por Matteo. Penso a bonita dia contigo! Beijos e paixao.
[La musica era bella e l’esecuzione ottima. Purtroppo, c’era poca gente.
Mi dispiace per Matteo. Penso alla bella giornata passata con te! Baci
appassionati.]
Un altro passo era stato compiuto. Lei si era trovata bene a letto
con lui per una notte intera: se non altro era stata una notte di ‘quasi’
riposo, per lei (ma non per lui). E non lo aveva respinto. Il legame
si stava facendo più stretto. La seconda Bella d’Occidente sembrava
gradire e trarre profitto dai regali (gliene aveva offerto un altro, un orologino d’oro) e dalle attenzioni con cui veniva colmata. Lo accarezzava
affettuosa quando stavano in auto; si lasciava toccare e baciare volentieri. Stava forse nascendo anche qualche sentimento sincero e non solo
interessato?
Nel frattempo, la prima Bella d’Occidente continuava tenace a mandargli nuove foto, arricchendo la galleria con un ultimo primo piano
del volto. Ora finalmente lo guardava fisso e fiera con begli occhi neri spalancati. Ma si notavano anche tracce rosse inquietanti sul volto
e sul corpo. Tentava di provocarne qualche reazione? Doveva forse
risponderle? Cosa avrebbe potuto dirle?
– Oi Luceleia! Tu me mandaste tantas lindas fotografias. Obrigado!
Na ultima, tu me olhas em os olhos con decisão. Porem, tu tens traças
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do sangue sobra o vulto. Um incidente? Alguem te bateu? Coisa te
sucedeu? Dize me. Espero em vez isto se tracte duma brincadera e do
suco do tomate. Não? Agora eu estou na minha chacara. Vejo tambem
um bonito par de labios vermelhos e quentes. Mas, estes tu não me
concedeste nunca! Que lastima! [Ciao Luceleia,tu mi hai mandato tante
belle foto. Grazie. Nell’ultima, mi guardi negli occhi con decisione.
Però, hai tracce di sangue sul volto. Un incidente? Qualcuno ti ha
picchiata? Che cosa è successo? Dimmelo. Spero invece che si tratti di
uno scherzo e di succo di pomodoro. No? Ora sto nella mia fattoria.
Vedo anche un bel paio di labbra rosse e calde. Ma, queste tu non me
le hai mai concesse. Peccato!]
Tuttavia stava nel dubbio se inviarla. Non sapeva se si sarebbe potuto permettere, in molti sensi, relazioni intime con tutte e due le mulatte.
Lo soddisfacevano in modi diversi, ma non voleva e non poteva neanche
esagerare. Infine la mandava, ma la prima Bella d’Occidente non rispondeva. Forse pensava sempre e solo di ricavarne altro denaro, oltre
al tanto che le aveva già dato. Comunque, invitava la nuova più simpatica Bella d’Occidente col figlioletto ad una cena di solidarietà per i
contadini che avevano occupato una fattoria abbandonata.
– Oi querida, convido ti e Matteo jantar: sabado 15 ora 20,30 ao
Next Emerson via di Bellagio 15. Ceia da solidariedade pelos caipiras
do Mondeggi. Beijos beijos ... [Ciao amata, invito te e Matteo ad una
cena di solidarietà: sabato 15 alla NextEmerson, via di Bellagio 15.
Cena di solidarietà per i contadini che occupano Mondeggi. Baci baci.]
Poi un sano impulso carnale lo spingeva potente a chiamarla per invitarla ad un incontro a due ravvicinato senza ostacoli o terzi incomodi.
– Vieni giovedı̀ prossimo? Compro il pesce.
– Sı̀, porto il dolce. Alla cena di sabato verrà anche mia nipote.
Dopo mezzora gli mandava un messaggio carino carico di promesse.
– Meu querido! Estou com saudades! Quero te ver logo. [Mio amato!
Ho nostalgia! Voglio vederti subito.]
– Meu desjo é jà alto tambem. Mas, ele crescera ancora mais. Beijos
ardentes. [Anche il mio desiderio è già alto. Ma, esso crescerà ancor di
più. Baci ardenti.]
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Per contribuire alla cena, la Bella portava il vino bianco ed un budino
preparato da lei. Tra di loro la confidenza era cresciuta di molto. La
mulatta si metteva a suo agio togliendosi le scarpe e sfilandosi i calzoni
che stringevano troppo le sue cosce abbondanti. L’orata prelibata le
scendeva in gola con facilità e non le ritornava su, segno che si trovava bene con lui. Parlavano del viaggio alla Grande barriera corallina
australiana, rimandato a settembre quando la stagione ai tropici fosse
stata migliore. Discutevano sulla cena di sabato per aiutare quei giovani volenterosi contadini che occupavano le terre abbandonate incolte ad
un vergognoso degrado. Si sarebbe fatta accompagnare sia dal figlioletto, sia dalla nipote. Coi piedi iniziavano giochi erotici che finivano al
solito nel letto. Qui si faceva massaggiare a lungo e si godeva la lingua
che lui le passava sul seno e tra le cosce spalancate. Poi lei lo metteva
nella posizione del testa coda e, mentre lui incollava le sue labbra al
dolce umido sorriso verticale, inghiottiva golosa il bel boccone carnoso e
duro offertole pieno di sangue ardente. Le piaceva molto succhiarglielo
a lungo, tanto che la doveva fermare per non spruzzarle in gola subito
il liquido caldo. Cosı̀ preferiva saziarsi come una femmina di animale
in calore a quattro zampe, subendone da dietro i colpi ripetuti vigorosi
di lui che la avvinghiava stretta per la vita a due mani, strizzandola al
massimo del godimento.
– Allora un poco ti piaccio?
Le chiedeva ansimando, felice.
– Tu cosa ne dici? Non lo senti forse?
Rispondeva e gli si stringeva accanto accarezzandogli la barba. Riposata e sazia, se ne ritornava a casa in bicicletta tutta contenta,
dimenticandosi la busta che lui le infilava nella borsetta.
Nonostante la complicazione della pioggia ed un avventuroso viaggio
in auto attraverso la città, si rivedevano quasi subito, dopo solo due
giorni. In compagnia del figlio piccolo, un vivace frugoletto caffelatte,
e della simpatica giovanissima nipote, con una selva aspra di capelli ricci, passavano la sera nella vecchia fabbrica trasformata in centro
sociale, dove avevano allestito un mercatino. Compravano una zucca
gigantesca di 13 chili, pomate, unguenti, tisane. Mangiavano crostini
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vegetariani, polenta con lenticchie, sformati di varie verdure. A lei, la
polenta piaceva e scendeva nello stomaco agevolmente. Altro cibo, il
pane, invece la faceva vomitare come al solito. Lui giocava al calcetto
col figlio. La graziosa nipote attirava l’attenzione e veniva corteggiata
dai ragazzi. Riportandoli a casa, Robi il Gentile conosceva la sorella
maggiore. Certo non sarebbe stato possibile finire la serata da soli. Si
sentivano anche il giorno dopo ma, nonostante il desiderio che lui si portava dietro dalla notte precedente e la voglia di rivederla, incombenze
famigliari di lei non lo consentivano.
Preparava il prossimo incontro desiderato con un messaggio:
– A abobora é bôa? Eu te penso sempre. Tu vens jantar com mim
sexta-feira? Tu poderás? Beijos. [La zucca è buona? Ti penso sempre.
Vieni a cena da me venerdı̀? Potrai? Baci.]
La posta in gioco si alzava sempre di più. Questa Bella d’Occidente
non gli faceva solo assaporare con generosità e piacere la sua splendida
carne ambrata in tutte le posizioni gradite. Gli stava mostrando la sua
famiglia: figlio, nipote, sorella. E desiderava che questi lo vedessero.
Di sicuro, voleva sentire anche il loro giudizio su di lui. Robi doveva
piacere anche al figlio ed agli altri suoi parenti. Quali sarebbero stati
i loro commenti? Il legame si rafforzava, diventando dunque pubblico. Ma ciò avrebbe comportato un prezzo diverso dal solito denaro
nascosto pudicamente (ipocritamente?) in una busta. Erano entrambi
disposti a pagarlo? Robi il Gentile andava avanti per questa strada, ma
guidando piano e stando attento ai rischi per non farsi male. Pronto a
fermarsi davanti agli ostacoli. Non sapeva ancora fin dove lei sarebbe
voluta arrivare. Al momento, forse ambedue recitavano la parte di una
coppia quasi fissa. Cosa sarebbe successo quando uno dei due avesse
svelato la finzione all’altro, il quale si fosse invece convinto della realtà sentimentale goduta dalla loro relazione oramai non più soltanto
venale?
Il nuovo incontro sarebbe stato una routine? Lei telefonava direttamente per confermarglielo. Lui le diceva che la desiderava. Quindi
l’abitudine non si era ancora insinuata subdola tra di loro raffreddandoli. Lui si inventava sempre nuove mosse per tenere desta l’attenzione
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della Bella corteggiata. A letto, cambiavano spesso le posizioni dell’amore. Al nuovo incontro, lei arrivava un’ora prima per poter trascorrere
più tempo con lui. Robi le diceva che si stava affezionando, la mulatta
gli rispondeva che lo provava anche lei. Gli proponeva un viaggio in
Brasile:
– Bisognerà passarci un mese.
– Andiamo anche a vedere le cascate di Iguazù.
Stanca ed affamata, mangiava il sarago appetitoso e fresco senza vomitare. Apprezzava che cucinasse tutto lui, mentre con evidenza a
casa sua doveva accudire il figlio che pretendeva sempre la colazione a
gran voce. Inoltre doveva aiutare la nipote che ci vedeva poco per una
malattia agli occhi e fare molto altro.
– Qui sono servita e riverita.
A letto, l’olio di mandorle, col quale si faceva ungere in abbondanza,
la eccitava particolarmente. I due amanti giocavano a lungo indugiando
nei preliminari. Non si stancava di farsi massaggiare e toccare con le
mani robuste e calde; neanche la lingua se ne stava ferma. Si faceva
prendere da dietro, mentre lui continuava a massaggiarle tutta la schiena dal collo alle cosce. Voleva proprio godere fino in fondo. Per vederla
meglio nell’estasi amorosa, lui la rigirava e la penetrava da seduto sul
letto, le gambe avanti. Le accarezzava i seni, le sfiorava i capezzoli,
mentre lei si titillava instancabile, ansimando rapita, il sesso aperto,
umido, invaso dalla carne dura, rossa, ardente. Venivano!
Esausta e sazia, si addormentava; lui si stringeva alla schiena di lei,
girata di fianco. I madrigali di Monteverdi non le piacevano, le altre
volte le erano capitate musiche più romantiche. Non aveva affatto voglia
di tornarsene a casa nel freddo e nella notte. Voleva persino rivederlo il
giorno dopo. Non solo la bella mulatta aveva accettato la sua corte, ma
addirittura la gradiva, sentendosi sommersa di attenzioni e gentilezze.
Poi uscivano di sabato sera come una coppia qualsiasi perché piaceva
loro stare insieme. Robi non era più sentito come un cliente occasionale,
ma accettato ed apprezzato. Lui proponeva di fare insieme un giro dei
negozi per comperare i regali di Natale e le chiedeva se voleva passare
insieme l’ultimo dell’anno.
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La finzione seguita finora, quella tra una donna ed un uomo che
nascondevano il denaro dietro il sesso, aveva decisamente cambiato natura. Sembravano essere diventate due persone le quali stessero costruendo un rapporto sentimentale saldamente ancorato ai loro piaceri fisici
condivisi liberamente.
Cenavano insieme in un ristorante vicino alla casa di lei, prima che
se ne andasse ad una festa di compleanno tra amici. A tavola, gli
raccontava i problemi di famiglia vissuti in quella giornata concitata: il
cognato che faceva un incidente col motorino, da ubriaco, mentre stava
fuori tutta la notte e la mattina seguente con gli amici, ma forse tradiva
la sorella. Aveva anche la nipote che ci vedeva male perché frutto di
un rapporto tra consanguinei molto stretti. Anche Robi le parlava di
vecchie storie familiari, non altrettanto tragiche: il presunto principe
di Giovi, il nonno materno cuoco pasticcere allo Hotel Baglioni. Le
proponeva il concerto di Natale: quattro nel palco del teatro col figlio
e la nipote. Lei lo invitava alla cena di Natale con la sua famiglia.
Purtroppo, causa quel compleanno, dovevano salutarsi accontentandosi di un bacio appassionato. Rimandavano l’incontro intimo alla settimana seguente. Entrando in casa a sistemare il figlio per la notte, lei
gli diceva con semplicità, quasi per caso.
– Ti voglio bene.
– Anch’io.
Ma poi ciascuno andava per la sua strada nella notte, mentre attorno
tutta la città si animava e si preparava a divertirsi. Un poco mogio, si
allontanava tra i passanti ed i turisti festosi nella grande piazza. Si stava
infilando per una strada che, accanto a gioie, soddisfazioni e godimenti,
gli avrebbe riservato anche dolori?
Due giorni dopo, gli telefonava per sentirlo, sapere come stava e cosa
stesse facendo in campagna. Lui le proponeva una data per il prossimo
incontro. Parlavano anche di quando girare nei negozi per cercare regali
di Natale. Le scriveva per fissare i giorni di questi appuntamenti:
– Saudade de voce. Quinta-feira: presentes? Sexta-feira: jantar?
OK? Beijos e mais. [Mi manchi. Giovedı̀: regali? Venerdı̀: cena? OK?
Baci e di più.]
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Le telefonava anche per fissare l’ora.
Il giro dei negozi per regali veniva rimandato perché la bella mulatta trovava un posto come estetista, comodo vicino a casa: ceretta,
manicure, pedicure ed altro. A cena, si raccontavano le loro giornate.
Dopo sei mesi, in campagna, era stato finalmente sostituito il trasformatore per i pannelli fotovoltaici sul tetto. Il gestore del negozio da
parrucchiere, dove avrebbe lavorato, a lei sembrava un drogato. Mentre
piano piano inghiottiva piccoli bocconi di pesce, le toglieva le scarpe, le
calze e le massaggiava i piedi, che poggiati sull’inguine gli riempivano
il sesso. Confermavano il programma del Natale. Avrebbe compreso
prima il concerto insieme nel palco del teatro a quattro, poi la cena
alla brasiliana, dove lui avrebbe contribuito col vino, lo spumante ed
i dolci. Sul letto, facevano fuochi d’artificio, tra i massaggi di lui su
tutto il corpo e le labbra con le carezze di lei. All’inizio, nonostante
avesse alzato il riscaldamento, accusava di soffrire il freddo, ma alla fine
incendiata dalla passione erotica suscitata era diventata tutta sudata.
Prima lo montava sopra volgendogli la schiena, poi lo riceveva nella
posizione animale da lei preferita a quattro zampe chiedendogli carezze
sui capelli. Non voleva forse che si guardassero mentre godevano fino
alla fine? Era meglio indagare.
Purtroppo, doveva tornarsene a casa nella notte, nonostante avrebbe
preferito restarsene a dormire lı̀, con lui accanto. Che carina! Prima
o poi sarebbe successo, diceva, doveva solo organizzarsi col figlio. Si
davano appuntamento due giorni dopo per il mercatino dei contadini.
Che cosa stava diventando questa, se non una relazione stabile? Lui
non sentiva affatto il bisogno di altre donne né vecchie, né nuove. E lei,
con due lavori impegnativi, il figlio da accudire, la famiglia ospitante
della sorella ed un amante affettuoso che la sosteneva in molti modi e
la riempiva di attenzioni, cos’altro avrebbe potuto fare?
Lei lo chiamava per prendere il regalo da fare al figlioletto. Ma
l’appuntamento finiva in una delusione per il bambino, perché il negozio
indicato non vendeva il gioco desiderato dal piccolo. Robi non era
contento di vederlo piangere, anche se lui ne era soltanto una causa
indiretta. Avrebbe lui in effetti proposto un altro giorno più tranquillo
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per esplorare insieme con calma i negozi. Comunque, cenavano tutti
e tre insieme. Al mercatino solidale alternativo, la Bella d’Occidente
arrivava col figlio, che si metteva a giocare allegro con gli altri bambini
e con gigantesche bolle di sapone. Compravano unguenti e cibo ai
vari tavoli. Parlavano di cosa avrebbero combinato in settimana. Gli
prometteva appuntamenti per i regali ed una cena, almeno. Ogni tanto
si mostrava insofferente verso le pretese e le bizze di suo figlio, un poco
sovrappeso. Qualche bacetto finale chiudeva l’incontro. La settimana
seguente si sarebbero rivisti in giorni da stabilire.
Il regalo per il figlio veniva alla fine comperato e portato nel minuscolo appartamentino, dove li aspettavano altri numerosi parenti stretti:
sorelle e nipoti varii. Vicino al negozio di giocattoli, erano già comparsi un’amica ed un altro nipote. La mulatta col figlio dividevano
una sistemazione non troppo accogliente e molto piccola con altre tre
persone, al pianterreno la quale prendeva poca luce solo da uno spazio
interno aperto fino al tetto. Allora, si capiva bene che ella gradisse
riposarsi tranquilla da Robi, dove stava lontana dalla promiscuità cui
era costretta e dove trovava la pace e lo spazio vitale mancante.
All’incontro settimanale, la bella mulatta arrivava trafelata con la
bicicletta sotto una pioggerellina fine fine che si alternava ad un cielo pulito splendente per la luna piena. Raccontava le malefatte del
parrucchiere per il quale doveva lavorare: i traffici coi quali costui si
procurava la droga; gli strumenti di lavoro come estetista che non le
venivano forniti. Per di più, suo figlio era stato male ed aveva vomitato
tutta la notte. Il bambino era, anche secondo lei, sovrappeso; doveva
quindi cambiare dieta e muoversi di più non passare tutto il tempo alla play station appena ottenuta per giocare all’uomo ragno. Fare del
nuoto? Andare in piscina con la mamma?
Con calma, lei da sola si ripuliva le piccole triglie una dopo l’altra,
ma preferiva i saraghi delle altre volte. Lui le massaggiava e le scaldava
i piedini. Le parlava del concerto noiosissimo con i pezzi di Elgar e
Bruckner, di un Falstaff invece divertente. Stramazzava poi stanchissima sul letto, dove veniva riscaldata dal corpo ardente per il desiderio
di Robi, il quale la ricopriva di baci e carezze. Prima stava lei sopra,
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ma alla fine si girava e gli chiedeva di farsi prendere da dietro, mentre
lui le massaggiava a lungo le spalle, la schiena, i fianchi, i capelli e le
titillava la clitoride.
– Mi piace di più cosı̀. Hai la barba troppo lunga.
Chissà a cosa pensava mentre godeva ansimando; preferiva con evidenza non vederlo in faccia. Si addormentava tranquilla e riposava un paio
d’ore fino a notte inoltrata. Lui aspettava che si svegliasse sistemando
la tavola e leggendo un libro. Lei, lamentandosi del padre che lo trascurava, ritornava alla fine ad occuparsi del figlio pedalando nel freddo
della notte. Sarebbe andato meglio l’inverso: Robi accolto a casa della
Bella d’Occidente, la quale avrebbe in tal modo potuto continuare a
dormire fino al mattino. Ma non era possibile perché non aveva un
letto tutto suo.
Da Robi, la bella mulatta portava per la prima volta con sé il figlioletto. Questi strimpellava divertito sul pianoforte. Come un gioco,
sembrava amare i suoni. Egli, al ristorante dove cenavano insieme in
tre, percuoteva i bicchieri col coltello traendone note. Lui, allora, cercava di spiegargli cosa succedesse. Lei si alzava da tavola due volte
per vomitare nella toilette, sia l’antipasto che il pesce spada, incapaci
di scenderle dentro lo stomaco agevolmente. Invece, ritornati a casa lı̀
vicino, ella si mangiava di buon appetito una bella fetta di pane con
l’olio buono. Allora le chiedeva:
– Perché debbo portarti fuori al ristorante, dove vomiti quello che
mangi, quando invece non lo fai a casa mia?
Il bambino guardava, ovvio, i cartoni animati, ma si lamentava della
TV troppo piccola. Abitavano in una casa piccolissima, senza finestre, compensate tuttavia da diversi grandi schermi. Mentre si nutriva,
avendo ancora appetito, lui la toccava e la accarezzava, mostrando di
desiderarla.
– Ti fermi a dormire qui?
– No, domani debbo lavorare dal parrucchiere.
E se ne andavano nella notte in bicicletta, abbandonandolo deluso.
Lui aveva sperato in una notte d’amore e si era persino accorciato
drasticamente la barba per lei. Gli aveva fatto piacere trascorrere la
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serata con loro due. Lei, con evidenza, voleva le venisse offerto da
lui il rito del ristorante il giorno di festa, come del resto era successo la
scorsa settimana, insieme al figlio. Di lui il padre, proveniente da Santo
Domingo, aveva ora una fidanzata al posto della mamma. Questa Bella
d’Occidente, forse stava quindi cercando di tenersi il figlio piccolo in
equilibrio, rendendo la sua relazione con Robi simmetrica rispetto a
quell’altra dell’ex-marito? Si voleva vendicare, o solo mostrare capace
di indipendenza?
Robi non si sarebbe sottratto alla parte da recitare in commedia (ora?
o futura tragedia?), ma voleva allora qualcosa in cambio. Un po’ di
amore? Almeno, un poco più di letto insieme, non solo i baci e le carezze
alle quali lei però non si negava mai. Il gioco si stava facendo sempre
più complesso, anche più pericoloso ed inevitabilmente più costoso nei
suoi diversi termini. L’avventura si era allontanata di molto da quella
tra un cliente con una prostituta. Anche lei aveva man mano buttato
sul tavolo le poste cui teneva maggiormente. Lui non sapeva ancora
bene se avesse voluto o fosse stato capace di pagarne il prezzo elevato,
non solo venale, ma persino socio-sentimentale. Comunque, finché si
appagavano entrambi a letto, il gioco poteva continuare. Ma si stavano
anche delineando all’orizzonte nuovi ostacoli da superare.
– Allora, non lo vuoi un regalo?
– Sto pensando a qualcosa di importante e duraturo, non ad una
cosettina qualsiasi.
Dopo il ritorno in campagna, il prossimo fine settimana si sarebbero rivisti. La Bella tardava a rispondere al telefono ed ancor di più
ritardava di ore per venire alla cena che Robi il Gentile le aveva amorevolmente preparata: servita e riverita, diceva lei. Perché? Quando
finalmente arrivava alle 21,30, dichiarava che il parrucchiere per il quale lavorava l’aveva trattenuta fino a tardi. Eppure costui, che fumava
spinelli e spesso si faceva di droghe varie, la fruttava come donna delle
pulizie e non come estetista. C’era da crederle? La posta in gioco,
che si era molto alzata, esigeva ora forse il suo tributo di inganni ed
ambiguità? Puttane od amiche, escort o fidanzate, la tesi iniziale sulle
linee d’ombra tra di loro si stava riproponendo puntualmente.
95
Continuavano a progettare la cena di Natale. Si preparavano a partecipare una ventina dei suoi parenti. Non c’entravano tutti a casa
sua e della sorella. Forse di doveva andare al ristorante. Lui offriva
le sue case. Ma quella di città era anch’essa troppo piccola. Quella
di campagna sarebbe stata perfettamente adatta, purtroppo lontana ...
Mangiava di buon appetito, senza vomitare ed apprezzava i dolci. A
letto, dopo un bel massaggio sul petto con le “mani calde” di lui, in un
irruento testa coda appassionato, lo faceva venire quasi subito con la
bocca, quasi volesse togliersi un pensiero. Infine si faceva massaggiare
la schiena a lungo e si addormentava. All’una di notte rimontava in
bicicletta. Robi se l’era goduta, ma gli era rimasto un fondo di tristezza perché preferiva che si appagasse per bene col suo corpo anche lei.
Stavolta gli erano rimasti dubbi.
I giorni del Natale e del Capodanno sarebbero stati decisivi per vedere quali scenarı̂ si sarebbero aperti per loro due. Lei continuava a
chiamarlo al telefono; ma era più difficile che rispondesse quando la
cercava lui: troppo spesso si udiva solo la segreteria. E doveva allora
aspettare che richiamasse. Sempre il lavoro? Comunque, ora si sentivano regolarmente, quasi ogni giorno. Parlavano di come stavano, di
cosa facevano, del lavoro, di quando si sarebbero rivisti.
Dopo il pomeriggio dal parrucchiere, la Bella d’Occidente telefonava,
pedalava ed arrivava giusto il tempo di cottura richiesto per la ricciola,
bella grande come richiesto da lei. Mentre la inghiottiva, tra un boccone
e l’altro, rispondeva al telefono in portoghese coi parenti per un regalo
“prieto” [nero, calzoni]. Davanti a lui, litigava in italiano col padre
del figlio, perché non ne riceveva alcun aiuto. Avevano convissuto,
creato quella vita e dovevano discutere sempre su tutto. Interveniva
l’assistente sociale. Di quel giorno, lui le raccontava le seccature varie
ed il lavoro indipendente coi suoi piccoli problemi da risolvere.
A letto ritrovavano l’intesa perfetta di sempre. Cambiavano molte
posizioni. Gli concedeva anche un faccia a faccia, dove la poteva guardare negli occhi e baciare a lungo senza stancarsi. Finivano con un bel
laterale di schiena. Quella sera, lei aveva fretta perché doveva alzarsi
presto la mattina per portare il figlio alla materna. Senza addormen96
tarsi, si lavava e se ne andava quasi subito. Lo ringraziava per l’aiuto
che le infilava nella borsetta. Si sarebbero rivisti per Natale al concerto
ed alla grande cena nella sua piccola casa stipata di venti parenti.
Lui, allora, le avrebbe detto:
– Nel segreto del mio cuore, tu sei oramai la mia fidanzata. E tu
invece come mi consideri nel segreto del tuo?
Aspettava la risposta, se ci fosse stata.
Per continuare ad ignorare la eccessiva differenza di età, quando prima o poi avesse voluto realizzare il problema con chiarezza, cosa avrebbe cercato di ottenere da lui? Qualcosa di impossibile o di eccessivo?
La modesta questione finora era sempre stata, con eleganza, messa da
parte, come se non pesasse. Per lui, certo, non contava nulla; anzi ne
riceveva vantaggi. Ma per lei? Gli scenarı̂ che si aprivano dipendevano
anche da questo. Tutto il resto poteva venir discusso serenamente, venir
aggiustato, trattato, cambiato, finché non avessero trovato un accordo;
ma una barba bianca restava bianca, a meno di tingerla. Dunque anche
in questa faccenda, appena si affacciassero i sentimenti, a schermare la
sostanza venale del rapporto, non poteva mancare l’inganno.
Visto da vicino in famiglia a Natale, poteva ben succedere che qualche
parente maligno insinuasse un dubbio nella bella testolina della mulatta.
Come avrebbe reagito se qualcuno le avesse detto in faccia: “Troppo
vecchio per te! Tra qualche anno, passato l’interesse e l’infatuazione per
questo bianco (forse detto con ironia involontaria?) anziano che ti ha
sedotta col suo denaro e la sua gentilezza, ti verrà voglia di ben altro.
Vorrai liberartene e ti sarà difficile. Ti ha forse promesso garanzie nel
caso?”
Nel palco a quattro, il concerto di Natale non andava troppo bene.
Fino all’ultimo, nessuno sembrava voler venire. Infine arrivavano in
ritardo e dovevano restarsene fuori dalla sala attendendo la fine del
primo pezzo. Durante l’esecuzione di quelle musiche popolari, la nipote
si addormentava mentre il figlio piccolo giocava e rumoreggiava con la
penna. Interrompendo il lavoro per un paio d’ore, lei aveva fatto di
tutto convincendo gli altri ed arrivando a fatica ad onorare l’impegno.
Ma era stata comunque una forzatura. Non ci sarebbe stata una replica.
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Con la complessa famiglia di lei, la cena esotica andava meglio, tutto
sommato. Ciascuno dei convenuti recitava la sua parte, come previsto.
La sorella cucinava in modo instancabile una quantità sterminata di
cibo: vari tipi di riso, carni diverse, anche il cinghiale. La bella mulatta gli chiedeva di accompagnarla per comperare qualche cosa anche
lei, all’ultimo momento in un negozietto cinese. Mentre lei faceva la
doccia e si cambiava per la festa, il figlio giocava con un regalo e lui lo
imboccava, servizievole, dal proprio piatto con una seconda forchetta.
A Robi il Gentile, piaceva soprattutto il maracujia: un budino fatto col
Frutto della passione. Lei mangiava e vomitava due o tre volte. Beveva
molto dello spumante dolce portato da lui. Gli regalava un profumo
per uomo. Come ricambiare? Con della biancheria intima, pensava.
Doveva chiederle le misure.
Almeno tre sorelle, le cugine ed i nipoti insieme ad amiche varie
affollavano il cortiletto chiuso, soffocato da alti muri interni, dove si
svolgeva la festa. Una casa senza finestre, come poteva venir abitata?
I bambini giocavano, la nipote del concerto si estraniava su facebook,
tutti conversavano in brasiliano. Due ragazze del posto si appartavano
per chiacchierare in italiano. Una signora biondissima, che parlava brasiliano, sarebbe stata anche lei imparentata con gli altri? Lui osservava
con discrezione e doveva mangiare troppo. Nessuno gli chiedeva come
si fossero conosciuti. Forse lo sapevano. La sua Bella si faceva truccare (anche troppo?) dalla nipote; metteva un rossetto acceso e calzava
scarpe col tacco 12. Insisteva di continuo perché mangiasse e bevesse
molto. Le femmine superavano abbastanza in numero, visibilmente, i
maschi. Alcune, quelle senza compagno, lo guardavano curiose. Ma a
lui, la mulatta chiedeva di mettersi a sedere a lei davanti.
– Se vuoi, mi inginocchio anche.
replicava ironico. Chi fotografava, gliela faceva abbracciare.
Doveva, chiaramente, recitare la parte del cavaliere che era lı̀ venuto
per accompagnare quella donna. Eseguiva il compito comunque con la
dovuta discrezione e tutti lo avevano accettato con naturalezza, senza
problemi. Solo ogni tanto la Bella d’Occidente nascondeva davanti al
figlio qualche sua manifestazione di affetto troppo audace. L’atmosfera
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allegra e serena aveva però un difetto: mancava la musica e nessuno
danzava. Che peccato! Curiosamente non si sentiva fuori luogo, ma ben
accetto. Sulla porta, andandosene, lontano dagli sguardi pettegoli dei
parenti, che senza dubbio potevano capire e sospettare la loro relazione,
veniva ricompensato con baci ardenti. Le rivelava i segreti del suo cuore,
aspettando di ricevere quelli di lei. Certo, egli avrebbe desiderato ben
altro quella notte. E anche lei avrebbe voluto darglielo. Si doveva
organizzare per incontralo nella casa di lui nei giorni prossimi, come le
altre volte.
Durante la serata, la prima Bella d’Occidente, quella che lo aveva
accompagnato sul Rio delle amazzoni, gli mandava auguri pieni di emoticon. Lui ricambiava freddo. Ma lei insisteva a ringraziarlo. Lo voleva
forse stuzzicare? Consegnato il figlio al padre, arrivava troppo prima
di cena, l’attuale Bella d’Occidente. Ma aveva fretta di andarsene, per
riprenderselo, subito dopo aver mangiato. Allora Robi preferiva calcare il letto prima di sedersi a tavola, invertendo la sequenza per lui
naturale. Era già molto calda (più del solito, perché?) e cominciava ad
impegnarsi sul corpo di lui con le mani e la bocca. Poi si faceva massaggiare con l’olio di mandorle ed accarezzare il sesso umido. Infine di
sua iniziativa lo cavalcava da sopra baciandolo e facendosi guardare,
ma lei teneva gli occhi chiusi. Non voleva però accettare, diceva che
le facesse male una gamba, la posizione con anche lui diritto davanti.
Comunque godevano molto entrambi fino in fondo.
Le piaceva molto un’orata più grande del solito che, nonostante le
sue preoccupazioni per lo stomaco e la linea abbondante, divorava con
avidità compresa la pelle ed il sugo attaccaticcio condita con altro olio
e pane di contorno. Non vomitava. Lui si sentiva, se non altro, apprezzato almeno come cuoco. Le diceva che gli dava soddisfazione cucinare
per lei. Purtroppo però la bella mulatta non appagava i suoi altri desideri extra, dei quali avevano parlato. Lui le aveva chiesto quali doni
volesse per sé e suo figlio. Dopo averlo comperato per il bambino, lei,
rimanda e rimanda, alla fine non aveva voluto nulla. Alla domanda, per
ricambiarlo, comunque lui aveva risposto che non desiderava nessun regalo, eccetto lei stessa. Invece, come di rito, puntualmente gliene erano
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arrivati a Natale addirittura due: uno dei quali opposto completamente al suo stile di vita e puramente pubblicitario. Di questi si sarebbe
vendicato comprandole la biancheria adatta alla sua professione.
Più grave, le aveva chiesto di iniziare insieme l’anno nuovo. Ma lei
preferiva gli amici in discoteca. Allora Robi si sarebbe, come il suo
solito, rintanato in campagna. Inoltre le osservazioni e le insinuazioni
sulla abitazione inabitabile di lei, in quanto priva di luce, aria e spazio,
non venivano accolte e finivano respinte al mittente. Quindi, certo, non
vedeva prospettive in una nuova bella casa in comune. Con evidenza,
mostrata la sua nuova conoscenza per venir valutata in famiglia e tra gli
amici, aveva raccolto commenti e battute che la respingevano verso il
suo ruolo iniziale: quando le servissero soldi, vendere occasionalmente
il proprio corpo. Non pensava ad altre possibilità, almeno non con
lui. Tutto il resto era finzione, recita interessata ad ottenere denaro.
Che, per la prima volta, alla fine del sesso avesse sentito l’esigenza della
doccia non era un bell’indizio. La sostanza del loro rapporto restava
questa. Lui lo sapeva ed era realista, anche se “nel segreto del suo
cuore” ciò lo rattristava. Le cenette intime facevano da contorno e da
scenografia. Durante queste, lei si sentiva una vera signora “servita e
riverita”, in una casa piena di luce, spazio e calore: i termosifoni bollenti
che lui le faceva trovare, al posto della sua stufetta insufficiente.
Godeva veramente a letto? Forse sı̀. Quel bell’animale voluttuoso,
incrocio tra gli indios della foresta coi coloni portoghesi, non poteva
reprimere del tutto gli istinti che indugiavano sopiti affondati nel grasso delle sue carni generose. Era capace di risvegliarglieli persino quel
vecchietto bianco col residuo delle sue ultime forze avanzategli. Ciononostante, Robi avrebbe respinto il contentino dell’incontro fugace a
pranzo del 31. Poi avrebbe saggiato la possibilità della campagna insieme per il Primo dell’anno, sicuro che non venisse accolta. Ripiegava
allora, accontentandosene, sulla cena di sera nel fine settimana.
L’intreccio di linee che le ombre formavano nella vita di Robi il Gentile meritava il confronto con altre esperienze e rappresentazioni. Anche
là, le puttane sfumavano nelle mogli e le donne per bene nelle escort.
Tutte e tutti simulavano, ingannavano e sostenevano parti in commedia.
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Antologia letteraria sulle etere, cortigiane, scortum, puttane,
sgualdrine, vesya, ganika, piao, whores, cocottes, escorts, mantenute, squillo, gigolo, putain, geisha, Hure, donne perdute, mogli temporanee, passeggiatrici, Dirne, meretrici, prostitute,
battone, mondane, tart, zoccole e simili.
Fico di roccia che nutre molte cornacchie,
Generosa accoglie i suoi ospiti Pasifile.
Archiloco
Menesseno: Per Zeus, Socrate, fai Aspasia davvero beata se, pur
essendo donna, è capace di comporre discorsi siffatti!
..................
Socrate: Allora? Non sei pieno di ammirazione per lei? Non provi
nei suoi confronti gratitudine per il discorso?
Platone
Se vuoi, confronta l’etera Aspasia con Socrate il sofista, e valuta
quale di loro istruı̀ meglio i giovani: vedrai che l’allievo di Aspasia fu
Pericle, quello di Socrate, Crizia [il tiranno].
Alcifrone
... mi ha mollata e si è messo a parlottare con Taide, l’etera di Lampria, ... e a quel punto le ha dato un bacio cosı̀ appassionato che le
labbra sembravano incollate. ... Fu Taide ad alzarsi e a mettersi a danzare per prima, sollevando parecchio la veste per mostrare le caviglie,
come se fosse l’unica ad averle belle. ...
– Devi stare insieme ai ragazzi, bere con loro ed andarci a letto in
cambio di denaro.
– Come fa Lira, la figlia di Dafnide?
– Si, proprio come lei.
– Ma quella fa la cortigiana!
– E con questo? Non c’è niente di scandaloso. Anche tu diventerai
ricca come lei, e avrai un sacco di amanti. Perché piangi Corinna? Non
101
vedi quante ce ne sono di cortigiane, e come sono richieste, ...
... sono convinta che i grandi amori nascono quando gli uomini si
sentono trascurati. Se invece hanno la certezza di possederti, il loro desiderio in qualche modo si spegne. Ti dico questo perché sono vent’anni
che faccio la cortigiana. ...
... [Aristeneto, filosofo] Mi ha molto rimproverato, dicendomi che
è indecente per il figlio di Architele e di Erisicleia frequentare una
prostituta, e che è molto meglio preferire la virtù al piacere. ...
... hai dato un morso a una mela, ..., hai preso la mira e gliel’hai
lanciata in grembo, ... Quella ha baciato la mela, e poi se l’è nascosta
tra i seni sotto il reggipetto. ...
– Ti pago la tariffa doppia!
– Non potrei mai dormire con un assassino.
– ....
– Ma ormai ti sei insozzato con il sangue di quel barbaro, quando
portavi la sua testa sulla lancia. E ancora ti aspetti che io possa abbracciare e baciare un uomo del genere? Per le Grazie non sia mai! In fondo
non sei migliore di un boia. ...
Ecco cosa si ottiene ad avere per amanti questi militari, botte e denunce. Per il resto, si vantano di essere generali e condottieri, ma al
momento di pagare, ti dicono: “Aspetta che mi diano lo stipendio ...”.
Sono solo dei fanfaroni, maledetti loro! Faccio bene io a non volerli
neanche vedere. Preferisco di gran lunga un pescatore, un marinaio o
un contadino: gente della mia stessa condizione, poco pratica nell’adulare, ma molto più generosa. Questi invece scuotono i loro cimieri e ci
raccontano delle loro battaglie, ma alla fine sanno fare solo rumore, ...
Luciano di Samosata
Che il dio Kama [desiderio erotico], dopo aver indirizzato la sua freccia che ha il desiderio come piuma, l’amore come asta e la passione
come punta, ti trafigga il cuore.
Atharvaveda [Conoscere le formule magiche]
– ..... non eam ne nunc quidem
102
quom accersor ultro? an potius ita me comparem
non perpeti meretricum contumelias?
exclusit; revocat: redeam? non si me obsecret.
– siquidem hercle possis, nil prius neque fortius.
verum si incipies neque pertendes gnaviter
atque, ubi pati non poteri’ , quom nemo expetet,
infecta pace ultro ad eam venies indicans
te amare et ferre non posse: actumst, ilicet,
peristi: eludet ubi te victum senserit.
.................
in amore haec omnia insunt vitia: iniuriae,
suspiciones, inimicitiae, indutiae,
bellum, pax rursum: incerta haec si tu postules
ratione certa facere, nihilo plus agas
quam si des operam ut cum ratione insanias.
[– ... non ci vado neppur adesso che è lei a chiamarmi, di sua
iniziativa?
O piuttosto faccio vedere che non sono il tipo, io,
da subire gli insulti di una puttana?
Mi ha chiuso fuori; mi richiama: tornerò da lei? neanche se mi prega.
– Se davvero ci riesci, accidenti, non c’è decisione migliore
e più coraggiosa. Ma se cominci e poi non insisti con fermezza
e, quando non puoi più sopportarlo, senza che nessuno te lo chieda,
senza neppure aver fatto pace, ti precipiti da lei mostrandole che
l’ami e che non riesci a resistere: allora è fatta, è finita,
sei già morto: quando ti sentirà vinto, ti befferà.
..............
In amore, in questo consistono tutti gli inconvenienti: offese,
sospetti, litigi, tregue,
guerre e quindi ancora pace: se tu pretendessi queste cose incerte
di renderle sicure con la ragione, non faresti niente più
che dare campo alla follia attraverso la ragione.]
........................
– ..... O Thais, Thais, utinam esset mihi
103
pars aequa amori’ tecum ac pariter fieret,
ut aut hoc tibi doleret itidem ut mihi dolet
aut ego istuc abs te factum nihili penderem!
[.... O Taide, Taide, magari il mio amore fosse
uguale al tuo per me e diventasse paritario,
tanto che tu ne soffrissi nello stesso modo che ne patisco io,
oppure di quanto fattomi da te a me non importasse nulla!]
..............
Is ubi esse hanc forma videt honesta virginem
et fidibu’ scire, pretium sperans ilico
producit, vendit. .....
[Costui quando vede che questa vergine ha belle forme
e che sa suonare la cetra, sperando di ottenerne un prezzo,
la mette all’asta e la vende.]
..............
– Num solus ille dona dat? Num ubi meam
benignitatem sensisti in te claudier?
nonne ubi mi dixti cupere te ex Aethiopia
ancillulam, relictis rebus omnibus,
quaesivi? porro eunuchum dixti velle te,
quia solae utuntur is reginae; repperi,
heri minas viginti pro ambobus dedi.
[– Quello è forse il solo a farti doni? Quando mai la mia
generosità hai sentito che stesse finendo?
Non è che, quando mi dicesti che desideravi dall’Etiopia
una schiavetta, abbandonando tutto il resto,
non l’ho cercata? Quindi hai parlato di volere un eunuco per te
perché lo adoperano solo le regine: l’ho trovato,
ieri, ho dato venti mine per ambedue.]
...................
– ... Me miseram, fors[it]am hic mihi parvam habeat fidem
atque ex aliarum ingeniis nunc me iudicet.
Ego pol, quae mihi sum conscia, hoc certo scio
neque me finxisse falsi quicquam neque meo
104
cordi esse quemquam cariorem hoc Phaedria.
[– ... Povera me, forse nutre scarsa fiducia in me
e mi giudica ora dai caratteri delle altre.
Ma io, misera, che ne sono conscia, so per certo
di non aver mai detto nessuna bugia, né al mio
cuore nessuno mi è più caro di questo Fedria.]
......................
– Huc deductast ad meretricem Thaidem: ei dono datast.
– Quis is est tam potens cum tanto munere hoc?
[– È stata portata qui a Taide, la prostituta: gliel’hanno regalata.
– Chi è mai cosı̀ potente per un regalo tanto ricco?]
.....................
– An id flagitiumst si in domum meretriciam
deducar et illis crucibu’, quae nos nostramque adulescentiam
habent despicatam et quae nos semper omnibus cruciant modis,
nunc referam gratiam atque eas itidem fallam, ut ab is fallimur?
[– È uno scandalo forse, se mi introduco in un bordello e mi vendico
di quelle che non hanno mai avuto riguardo per noi e
per la nostra giovinezza e che ci mettono sempre in croce?
È uno scandalo se le inganno come loro ingannano noi?]
....................
– Forte habui scortum: coepit ad id adludere
et me inridere. “Quid ais” inquam homini ‘npudens?
lepu’ tute’s, pulpamentum quaeris?”
[– Stavo per caso con una puttana: e quello cominciò con lei
a scherzare ed a ridere di me. “Che vai dicendo” all’uomo
“sfrontato?” “Sei tu stesso una lepre, e cercheresti selvaggina?”]
.....................
– Atque haec qui misit non sibi soli postulat
te vivere et sua causa excludi ceteros,
neque pugnans narrat neque cicatrices suas
ostentat neque tibi obstat, quod quidam facit;
verum ubi molestum non erit, ubi tu voles,
ubi tempu’ tibi erit, sat habet si tum recipitur.
105
[– Ma chi ti ha inviato questo non pretende che tu sola
con lui viva e di escludere gli altri per causa sua,
né racconta di battaglie, né le sue cicatrici
ostenta, né ti ostacola, come qualcuno fa;
invero, quando non ti fosse molesto, quando tu voglia,
quando avrai tempo, si accontenta allora di venir ricevuto.]
.......................
– ... nam ut mittam quod ei amorem difficillimum et
carissimum, a meretrice avara virginem
quam amabat, eam confeci sine molestia
sine sumptu et sine dispendio: tum hoc alterum,
id verost quod ego mi puto palmarium
me repperisse quo modo adulescentulus
meretricum ingenia et mores posset noscere
mature, ut quom cognorit perpetuo oderit.
Quae dum foris sunt nil videtur mundius,
nec mage compositum quicquam nec magis elegans
quae cum amatore quom cenant ligurriunt.
Harum videre inluviem sordes inopiam,
quam inhonestae solae sint domi atque avidae cibi,
quo pacto ex iure hesterno panem atrum vorent,
nosse omnia haec salus est adulescentulis.
............
– An non tibi hoc maxumumst?
quis homo pro moecho umquam vidit in domo meretricia
prendi quemquam?
[– Infatti per mettere che a lui un amore difficilissimo
e preziosissimo, da una puttana avara, la vergine
che amava, quella gli ho procurato senza fastidio,
senza fatica e senza spese: allora quest’altra
io reputo che sia per me invero la cosa principale:
di aver io trovato in qual modo un giovane
la natura ed i costumi delle puttane potesse conoscere
per tempo, onde conosciutele le odiasse per sempre.
106
Queste, quando vanno fuori, allora sembrano le più pulite,
né esiste qualcosa di più raffinato ed elegante,
esse quando cenano con gli amanti fanno le schizzinose.
Di costoro vedere la sporcizia, lo squallore, la miseria,
se siano sole in casa, senza decoro e avide di cibo,
in qual modo divorino pane nero intinto nel brodo del giorno prima;
sapere tutto questo va a salvezza per i giovani.
............
– Che questo non ti sembra il massimo?
Chi mai avrà sorpreso un uomo comportarsi da adultero in casa
di puttane? Chi l’avrà visto?]
...........
– ... Amat? an scit ill’ iam quid meretrix siet?
[– ... È innamorato? Ma non sa che esistono già le puttane?]
.............
– sat’ credo. Nil est Thaide hac, frater, tua
dignu’ quod ametur: ita nostrae omnist fautrix familiae.
.......................
– ... ut lubenter vivis (etenim bene lubenter victitas),
quod des paullumst et necessest multum accipere Thaidem.
Ut tuo amori suppeditare possit sine sumptu tuo
ad omnia haec, magis opportunu’ nec magis ex usu tuo
nemost. ...
[– Niente è come questa tua Taide, fratello,
degna di venir amata: allora è propensa verso tutta nostra famiglia.
............
– ... siccome tu vivi da gaudente (infatti ti nutri da gaudente),
ma tu dai troppo poco ed a Taide viene necessario prendere molto.
Perché tu possa mantenere il tuo amore senza spendere del tuo
per tutte queste cose, è più opportuno, né meglio di lui [come cliente]
per il tuo comodo nessuno esiste.]
– Per pol quam paucos reperias meretricibus
107
fidelis evenire amatores, Syra.
Vel hic Pamphilus iurabat quotiens Bacchidi,
quam sancte, uti quivis facile posset credere,
numquam illa viva ducturum uxorem domum!
Em duxit.
– Ergo propterea te sedulo
et moneo et hortor ne quoiusquam miserat,
quin spolies mutiles laceres quemque nacta sis.
– Utine eximium neminem habeam?
– Neminem:
nam nemo illorum quisquam, scito, ad te venit
quin ita paret sese abs te ut blanditiis suis
quam minimo pretio suam voluptatem expleat.
Hiscin tu amabo non contra insidiabere?
– Tamen pol eandem iniuriumst esse omnibus.
– Iniurium autem est ulcisci advorsarios,
aut qua via te captent eadem ipsos capi?
Eheu me miseram, quor non aut istaec mihi
aetas et formast aut tibi haec sententia?
[– Ahimè, tu ne troverai pochi per le puttane
di amanti diventati fedeli, Sira.
Oh quante volte questo Panfilo giurava a Bacchide,
con tutta santità, e come chiunque potesse con facilità credergli,
che mai, ella viva, avrebbe condotto una moglie in casa!
E cela condusse.
– Quindi per questo, ti ripeto sempre
e ti ammonisco e ti esorto di non avere di alcuno pietà:
che tu lo spogli, lo spelli, lo laceri, che tu lo riduca in pezzi.
– Non ne troverò dunque nessuno da considerare rispettabile?
– Nessuno:
infatti, sai, nessuno di quelli viene da te
se non con te a prepararsi cosı̀, con le sue moine,
per ricavarne la sua voluttà al prezzo minimo.
Per questo, scusa, tu non lo ricambierai al contrario?
108
– Tuttavia, è uno sbaglio essere uguale con tutti.
– Sarebbe invece ingiusto castigare gli avversari,
oppure prendere, con la stessa rete con cui ti catturano, quegli
stessi? Oh me misera, perché non ho io questa
tua età e la tua bellezza, oppure tu la mia esperienza?]
– ... Nam nemo ad te venit
nisi cupiens tui; ...
...............
– Hic animu’ partim uxori misericordia
devinctu’, partim victus hui[u]s iniuriis
paullatim elapsust Bacchidi atque huc transtulit
amorem, postquam par ingenium nactus est.
[– ... Infatti nessuno viene da te
se non bramandoti. ....
..............
– Nell’animo, in parte egli viene dalla pietà per la moglie
preso, in parte vinto dai dispetti di questa [meretrice];
poco a poco si è allontanato da Bacchide ed ha trasferito alla prima
l’amore, alla quale per carattere si sente vicino.]
– Nunc animum rursum ad meretricem induxit tuom;
quoi tu obsecutu’ facis huic adeo adeo iniuriam.
Nam in eandem vitam te revolutum denuo
video esse.
.............
– ... meretricem hanc primum adeundam censeo:
oremus accusemu’ graviu’ denique
minitemur si cum illo habuerit rem postea.
[ – Ora hai riportato indietro il tuo animo alla puttana;
per cui, inseguendola, tu fai torto quindi all’altra.
Infatti ti vedo esser precipitato ancora nella stessa vita.
............
– ... a questa puttana, per primo, penso che ci si rivolga:
109
la preghiamo, la accusiamo, più gravemente infine
la si minacci se con quello andrà ancora avanti la cosa.]
................
– ... Pamphilo me facere ut redeat uxor
oportet: quod si perficio non paenitet me famae,
solam fecisse id quod aliae meretrices facere fugitant.
...........
– Quantam obtuli adventu meo laetitiam Pamphilo hodie!
quot commodas res attuli! quot autem ademi curas!
...........
Philumenam compressam esse ab eo et filium inde hunc natum.
Haec tot propter me gaudia illi contigisse laetor:
etsi hoc meretrices aliae nolunt; neque enim est in rem nostram
ut quisquam amator nuptiis laetetur. Verum ecastor
numquam animum quaesti gratia ad malas adducam partis.
Ego dum illo licitumst usa sum benigno et lepido et comi.
Incommode mihi nuptiis evenit, factum fateor:
at pol me fecisse arbitror ne id merito mi eveniret.
Multa ex quo fuerint commoda, ei[u]s incommoda aequomst ferre.
[– ... Che io agisca per ricondurre Panfilo alla moglie
è necessario: se lo ottengo, non mi peserà la fama
di aver compiuto da sola quanto le altre puttane evitano di fare.
..............
Quanta felicità, col mio arrivo, ho portato a Panfilo oggi!
Quanta gioia gli ho procurato! Invece quante noie ho levato!
....................
Filomena da lui era stata stuprata e quindi è nato questo figlio.
Che per merito mio gli siano toccate tutte queste gioie, mi rallegro:
quantunque le altre puttane lo smentiscano; infatti non è affar nostro
che qualche amante convoli felicemente a nozze. Certo, per Castore,
mai condurrò l’animo alla malvagità per scopo di guadagno.
Mentre è lecito, sono usa con lui in modo affettuoso, allegro e cortese.
Che le nozze mi fossero sgradite, confesso il fatto:
110
ma mi sono convinta che ciò non mi succedesse per colpa mia.
Di colui, da cui deriva molto di gradito, è giusto accettare lo sgradito.]
Publio Terenzio Afro
Verum nescio quid febriculosi
scorti diligis: hoc pudet fateri.
Nam te non viduas iacere nectes
nequiquam tacitum cubile clamat
sertis ac Syrio fragrans olivo,
pulvinusque peraeque et hic et ille
attritus, tremulique quassa lecti
argutatio inambulatioque.
[La verità è che ti piace non so che puttana
malaticcia, e ti vergogni a confessarlo.
Che non dormi solo la notte
lo proclama, anche tacendo, la camera
fragrante di ghirlande e d’olio di Siria,
il cuscino schiacciato ugualmente
dalle due parti, il movimento e il rumore
del letto scosso. ...]
Varus me meus ad suos amores
visum duxerat e foro otiosum,
scortillum, ut mihi tum repente visum est,
non sane illepidum neque invenustum.
[Ieri il mio amico Varo mi ha portato dal foro,
dove stavo senza far niente, a vedere il suo amore;
una puttanella, l’ho capito subito,
però né brutta né stupida.]
Amabo, mea dulcis Ipsitilla,
meae deliciae, mei lepores,
iube ad te veniam meridiatum.
.............
sed domi maneas paresque nobis
111
novem continuas fututiones.
[Per piacere, mia dolce Ipsitilla,
mia delizia, mia gioia,
fammi venire da te nel pomeriggio.
...............
resta a casa e preparami
nove scopate di fila.]
Salax taberna vosque contubernales,
a pilleatis nona fratribus pila,
solis putatis esse mentulas vobis,
solis licere, quidquid est puellarum,
confutuere, er putare ceteros hircos?
...........
Puella nam mi, quae meo sinu fugit,
amata tantum quantum amabitur nulla,
pro qua mihi sunt magna bella pugnata,
consedit istic. Hanc boni beatique
omnes amatis, et quidem, quod indignum est,
omnes pusilli et semitarii moechi;
[Avventori della taverna oscena al numero nove
dopo i fratelli col berrettino, credete
di essere i soli ad avere il cazzo?
I soli a poter trombare tutte le ragazze,
mentre gli altri sono soltanto caproni?
..............
La donna che è fuggita dalle mie braccia,
amata quanto mai nessuna sarà amata,
per la quale ho lottato tanto,
adesso siede lı̀, e voi tranquilli e beati
l’amate tutti quanti e, ciò che è peggio,
tutti siete meschini donnaioli da trivio.]
Ameana puella defututa
112
tota milia me decem poposcit,
ista turpiculo puella naso,
decoctoris amica Formiani.
[Ammiana, ragazza fottutissima,
mi hai chiesto niente meno che diecimila,
sı̀, la ragazza col naso bruttino, l’amica
del bancarottiere di Formia.]
Iocum me putat esse moecha turpis,
et negat mihi nostra reddituram
pugillaria, ...
.......
Quae sit, quaeritis? Illa, quam videtis
turpe incedere, mimice ac moleste
ridentem catuli ore Gallicani.
............
‘moecha putida, redde codicillos,
redde, putida moecha, codicillos!’
[Quella brutta puttana mi prende per il suo zimbello
e non mi vuol rendere i miei quaderni: ...
...........
Chi è, mi chiedete? Sı̀, proprio quella
che vedete sculettare e ridere
sguaiatamente con quel muso da cagna.
................
‘Restituisci i quaderni, sporca puttana;
sporca puttana, restituisci i quaderni!’]
Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa,
illa Lesbia, quam Catullus unam
plus quam se atque suos amavit omnes,
nunc in quadriviis et angiportis
glubit magnanimi Remi nepotes.
[Celio, la mia Lesbia,
113
quella Lesbia che Catullo ha amato
più di se stesso e di tutti i suoi,
adesso nei trivii e negli angiporti
scappella i nipoti del magnanimo Remo.]
Aufillena, bonae semper laudantur amicae:
accipiunt pretium, quae facere instituunt.
Tu, quod promisti, mihi quod mentita inimica es,
quod nec das et fers saepe, facis facinus.
Aut facere ingenuae est, aut non promisse pudicae,
Aufillena, fuit: sed data corripere
fraudando officiis, plus quam meretricis avarae [est],
quae sese toto corpore prostituit.
[Cara Aufillena, si lodano sempre le buone amiche;
prendono un compenso per quello che si impegnano a fare.
Tu che mi hai promesso e mentito, mi sei nemica,
tu non dai mai e prendi spesso: è un delitto.
Mantenere le promesse è da donna leale, non averle fatte
è da donna onesta; ma rubare e frodare il dovuto,
è comportarsi ancor peggio che da ingorda puttana,
che ha prostituito tutto il suo corpo.]
Gaio Valerio Catullo
Quis multa gracilis te puer in rosa
perfusus liquidis urget odoribus
grato, Pyrrha, sub antro?
Cui flavam religas comam
simplex munditiis? Heu quotiens fidem
mutatosque Deos flebit, et aspera
nigris aequora ventis
emirabitur insolens
qui nunc te fruitur, credulus, aurea,
qui semper vacuam, semper amabilem
sperat, nescius aurae
114
fallacis! ...
[Qual delicato ed olezzante giovine
in un bell’antro, Pirra, ora t’allaccia
sopra un letto di rose?
Per chi con semplice arte
la bionda chioma annodi? Ahi quanto piangere
dovrà l’amor tradito e i Numi instabili,
il mar gonfio dai vènti
dovrà guatar l’ignaro
che or ti gode, credulo, sı̀ splendida,
che te per sempre sua, te sempre amabile
spera, e l’aure fallaci
non sa! ...]
Cum tu, Lydia, Telephi
cervicem roseam, cerea Telephi
laudas bracchia, vae, meum
fervens difficili bile tumet iecur!
...........
Uror, seu tibi candidos
turparunt umeros immodicae mero
rixae, sive puer furens
impressit memorem dente labris notam.
[Quanto tu il collo roseo,
Lidia, lodi di Telefo, e di Telefo
le bianche braccia, ahi gonfiasi
tutto e mi bolle d’atra bile il fegato!
..............
Brucio se i tuoi bianchi omeri,
suscitate dal vin, le risse offendono;
brucio se un segno memore
lascia coi denti sul tuo labbro il giovane.]
Urit me Glycerae nitor
115
splendentis pario marmore purius;
urit grata protervitas
et vultus nimium lubricus aspici.
[M’arde il fulgor di Glicera
che splende pura più del marmo pario;
m’arde il protervo fascino
e il suo viso a mirar sı̀ periglioso.]
Vitas hinnuleo me similis, Chloë,
quaerenti pavidam montibus aviis
matrem, non sine vano aurarum et silvae metu;
............
Atqui non ego te, tigris ut aspera
gaetulusve leo, frangere persequor!
Tandem desine matrem
tempestiva sequi viro!
[Cloe, tu mi sfuggi a una cerbiatta simile
che la timida madre in monti impervii
cerchi, con gran timore
dei fogliami e dell’aure;
..............
Ma non già per ucciderti io t’inseguo
qual fiera tigre e qual leon getulico!
Lascia tua madre. Or sei
matura per il maschio!]
Invicem moechos anus arrogantes
flebis in solo levis angiportu
thracio bacchante magis sub interlunia vento,
cum tibi flagrans amor et libido
quae solet matres furiare equorum
saeviet circa iecur ulcerosum,
....
116
[Vecchia e spregiata, or gli arroganti drudi
implorerai nel vicolo deserto
quando più forte nelle notti illuni
Borea spiri,
quando la rea libidine amorosa
che fa impazzar le madri dei cavalli
t’infurii intorno al fegato ulcerato,
.........]
..........
Sic visum Veneri, cui placet impares
formas atque animos sub iuga ahenea
saevo mittere cum ioco.
Ipsum me, melior cum peteret Venus,
grata detinuit compede Myrtale
libertina, fretis acrior Hadriae
curvantis calabros sinus.
[............
Cosı̀ vuole Venere che sotto ferrei
gioghi ama unire, per crudel dileggio,
corpi e cuori dissimili.
Pur me, chiamato a miglior fiamma, in vincoli
soavi or tiene la liberta Mirtale,
focosa più dei flutti del mar Adria
che incurva i golfi calabri.]
At vulgus infidum et meretrix retro
periura cedit, diffugiunt cadis
cum faece siccatis amici,
ferre iugum pariter dolosi.
[Ma il volgo infido e le meretrici false
fuggon via, e, poi che fino al fondo bevvero
il vino, dileguan gli amici,
compagni infidi d’uno stesso giogo.]
117
............ dum Capitolio
regina dementes ruinas,
funus et imperio parabat,
contaminato cum grege turpium
morbo virorum, quidlibet impotens
sperare fortunaque dulci
ebria. ...
[.......... mentre una frenetica
regina apprestava ruine
al Campidoglio e morte al nostro Impero,
col gregge suo contaminato d’uomini
turpi di vizio, ed ebbra della prospera
fortuna e col cuore sfrenato
a tutto osar. ... ]
Crede non illam tibi de scelesta
plebe dilectam neque sic fidelem,
sic lucro aversam potuisse nasci
matre pudenda!
Bracchia et vultum teretesque suras
integer laudo; fuge suspicari
cuius octavum trepidavit aetas
claudere lustrum!
[Credi, non venne di plebea progenie
la tua diletta, non d’ignobil madre
nascer poté, cosı̀ fedel, di lucro
cosı̀ sdegnosa!
Le braccia, il viso, le rotonde gambe
libero io lodo; non temer d’un uomo
a cui l’età precipite l’ottavo
lustro già schiuse!]
Iam te sequetur; currit enim ferox
aetas, et illi quos tibi dempserit
118
apponet annos; iam proterva
fronte petet Lalage maritum,
...........
[Allora ti seguirà; ché inesorabile
fugge il tempo ed a lei dà ciò che a te toglie,
gli anni; presto vedrai con proterva
fronte Lalage stuzzicare un maschio,
............. ]
Ulla si iuris tibi peierati
poena, Barine, nocuisset umquam,
dente si nigro fieres vel uno
turpior ungui,
crederem. ......
............
Adde quod pubes tibi crescit omnis,
servitus crescit nova, nec priores
impiae tectum dominae relinquunt,
saepe minati.
Te suis matres metuunt iuvencis,
te senes parci, miseraeque nuper
virgines nuptae, tua ne retardet
aura maritos.
[Se alcun castigo per i tuoi spergiuri
t’incolga mai, se a te un sol dente o un’unghia
sola s’anneri, sı̀ che tu, Barine,
paia men bella,
............
Ed anzi, tutta per te sola cresce
la gioventù, nuovo corteo servile,
né il vecchio, invano minacciante, lascia
l’empia tiranna.
Te per i figli temono le madri
e i vecchi avari; e le povere vergini da poco
119
spose temono la tua aura, che non ritardi
i lor mariti.]
Quis devium scortum eliciet domo
Lyden? Eburnea, dic age, cum lyra
maturet, in comptum lacaenae
more comas religata nodum!
[Chi trae dalla sua casa solitaria la puttana,
Lide? Oh di’ che con l’eburnea lira
si affretti, e coi crini alla spartana
stretti dietro in un bel nodo!]
Motus doceri gaudet ionicos
matura virgo et fingitur artibus
iam nunc, et incestos amores
de tenero meditatur ungui.
Mox iuniores quaerit adulteros
inter mariti vina; neque eligit
cui donet impermissa raptim
gaudia, luminibus remotis,
sed iussa coram non sine conscio
surgit marito, seu vocat institor
seu navis hispanae magister,
dedecorum pretiosus emptor.
[Gode ad addestrarsi ai balli ionici
la precoce vergine ed a scaltrirsi in lascive arti
fin d’ora, ed amori impudichi
dai suoi primi anni vagheggia.
Poi cerca ben presto più giovin drudi
nelle maritali orge; e neppur sceglie
l’amante cui porgere al buio,
in fretta e furia, illeciti piaceri,
ma innanzi a tutti ed al consapevole
sposo ella sorge, o la chiama un merciaio,
120
od uno spagnolo nocchier di nave,
che ne compera a caro prezzo il disonore.]
Horatius
Quid si prisca redit Venus
diductosque iugo cogit aheneo?
Si flava excutitur Chloë
reiectaeque patet ianaua Lydiae?
Lydia
Quamquam sidere pulchrior
ille est, tu levior cortice et improbo
iracundior Hadria,
tecum vivere amem, tecum obeam libens!
[
Orazio
Ma se Venere resuscita?
Se a bronzeo giogo i due disgiunti costringe?
Se Cloe bionda si scaccia
e della reietta Lidia si apre la porta?
Lidia
Più del sole egli è splendido
tu più lieve del sughero e iracondo
dell’aspro Adriatico,
con te amerei vivere, con te morrei felice!]
Vixi puellis nuper idoneus
et militavi non sine gloria;
nunc arma defunctumque bello
barbiton hic paries habebit
laevum marinae qui Veneris latus
custodit. ...
.........
O quae beatam Diva tenes Cyprum et
Memphin carentem sithonua nive,
regina, sublimi flagello
121
tange Chloën semel arrogantem!
[Vissi fin’ora per le belle idoneo
e per lor militai non senza gloria;
a guerra finita or appendo
cetra ed armi sopra la parete
che il lato manco alla marina Venere
protegge. ...
............
O Dea che regni sulla lieta Cipro e
Menfi ignara delle nevi tracie,
Regina, con l’alto flagello
tocca una volta la superba Cloe!]
Est mihi nonum superantis annum
plenus albani cadus; est in horto,
Phylli, nectendis apium coronis;
est hederae vis
multa, qua crines religata fulges;
.................
... Age iam, meorum
finis amorum
(non enim, posthac, alia calebo
femina), condisce modos amanda
voce quos reddas; minuentur atrae
carmine curae.
[Ho un botticello pien di vino albano
più che novenne, Fillide; ho nell’orto
appio ben atto a intessere corone;
edera ho molta
onde ti splenda l’annodato crine;
............
... eccitati dunque, o mio
ultimo amore
(poiché, poi, non per altra arderò
122
donna), ed impara le armonie da amare
che con la voce dirai; s’allevieranno le nere
cure col canto.]
Quo fugit venus, heu, quove color? Decens
quo motus? Quid habes illius illius
quae spirabat amores,
quae me surpuerat mihi,
felix post Cinaram notaque et artium
gratarum facies? Sed Cinarae breves
annos fata dederunt,
servatura diu parem
cornicis vetulae temporibus Lycen,
possent ut iuvenes visere fervidi,
multo non sine risu,
dilapsam in cineres faciem!
[Ove è fuggita l’avvenenza, ove, ahi, il colore, la grazia
dove delle movenze? Che cosa conservi di quella, di quella
che mi ispirava amori,
che sı̀ beata e celebre, dopo Cinara, e di arti
gradite fu? Ma a Cinara brevi
anni concessero il fati,
mentre a lungo era da conservare come
ai tempi di una vecchia cornacchia Lice,
affinché i fervidi giovani potessero vederne,
non senza grasse risa,
la face ridotta in cenere!]
Rogare longo putidam te saeculo
vires quid enervet meas,
cum sit tibi dens ater et rugis vetus
frontem senectus exaret,
..............
Illitterati num minus nervi rigent
123
minusve languet fascinum?
Quod, ut superbo provoces ab inguine,
ore adlaborandum est tibi.
[Chiedi tu, muffita e lunga di anni,
che cosa mi debiliti le mie forze virili,
quando hai i denti lerci e di rughe l’età
decrepita ara la fronte,
...........
Forse che gli incolti meno drizzano il nerbo
ed esso langue con minor fascino?
Tanto, per provocarlo superbo sopra l’inguine,
con la bocca ti tocca affaticartici sopra.]
Hic tertius december, ex quo destiti
Inachia furere, silvis honorem decutit!
..........
Nunc gloriantis quamlibet mulierculam
vincere mollitia amor Lycisci me tenet;
unde expedire non amicorum queant
libera consilia nec contumeliae graves,
sed alius ardor aut puellae candidae
aut teretis pueri longam renodantis comam.
[Già tre dicembri, da che smisi
di impazzire per Inachia, hanno spogliato l’onore delle selve!
..........
Ora, che si gloria qualsiasi donnina allegra
di vincere in lussuria, mi possiede l’amore per Licisco;
onde non pretendono di impedirmelo degli amici
i liberi consigli, né gli insulti peggiori,
ma un altro ardore o per una tenera fanciulla
o per un fanciullo rotondetto dalla lunga chioma sciolta.]
Qui sudor vietis et quam malus undique membris
crescit odor cum, pene soluto,
124
indomitam properat rabiem sedare; neque illi
iam manet umida creta colorque
stercore fucatus crocodili, iamque subando
tenta cubilia tectaque rumpit,
vel mea cum saevis agitat fastidia verbis:
“Inachia langues minus ac me;
Inachiam ter nocte potes, mihi semper ad unum
mollis opus! Pereat male quae te
Lesbia quaerenti taurum monstravit inertem,
cum mihi cous adesset Amyntas,
cuius in indomito constantior inguine nervus
quam nova collibus arbor inhaeret!
Muricibus tyriis iteratae vellera lanae
cui properabantur? Tibi nempe,
nec foret aequalis inter conviva magis quem
diligeret mulier sua quam te!
[Quale sudor si espande e che cattivo da ogni membra
cresce l’odore quando, a pene floscio,
indomabile si affanna per saziare la passione furiosa; né ancora
si mantiene quell’umido belletto, né il colore
intriso con lo sterco del coccodrillo, ed ecco muovendosi da sotto,
invasata, distrugge il letto e la copertura,
o, con parole irate, mi perseguita con mia ripugnanza:
“Con Inachia tu sei meno fiacco che con me;
Tre volte per notte tu possiedi Inachia, con me sempre una sola
azione fiacca! Vada in malora quella
Lesbia che ti pretendeva un toro ed invece ti mostravi inerte,
quando a me si rivolgeva l’Aminta di Coo,
il cui nerbo era più costante sull’indomabile inguine
di un albero novello che si erga dritto sopra i colli!
Le stoffe di lana tinte più volte con la porpora di Tiro
per chi venivano approntate? Per te, certo,
onde tra i convitati non ci fosse nessuno uguale che
la sua donna amasse più di te! ...”]
125
Ureris ipse miser; quod si non pulchrior ignis
accendit obsessam Ilion,
gaude sorte tua! Me libertina, nec uno
contenta, Phryne macerat!
[Tu ardi lo stesso poveretto; eppure, se fuoco più bello
non accese l’Ilio assediata,
goditi la tua sorte! Una liberta, non di uno solo
contenta, Frine mi distrugge!]
Nox erat, et coelo fulgebat luna sereno
inter minora sidera,
cum tu, magnorum numen laesura Deorum,
in verba iurabas mea
(artius atque hedera procera adstringitur ilex,
lentis adhaerens bracchiis)
..........
fore hunc amorem mutuum.
...........
nec te Pythagorae fallant arcana renati,
formaque vincas Nirea,
eheu translatos alio maerebis amores!
Ast ego vicissim risero!
[Era notte, e nel cielo sereno splendeva la luna
tra le minori stelle,
quando tu, offendendo il nome degli dei maggiori,
mi giuravi con parole
(gli arti, come l’alta quercia viene avvolta dall’edera,
stringendomi con le braccia flessuose)
...........
che questo amore sarebbe reciproco.
...........
pur se di Pitagora redivivo gli arcani non ti sfuggano,
e tu vinca in bellezza Nireo,
oh piangerai gli amori passati ad altri!
126
Anzi io, al contrario, riderò di te.]
Orazio Flacco
...... Ridet et audit
Et sibi praeferri se gaudet et oscula iungit
Nec moderata satis nec sic a virgine danda.
Qua venata foret silva narrare parantem
Impedit amplexu nec se sine crimine prodit.
Illa quidem contra, quantum modo femina posset,
(.....................................)
Illa quidem pugnat; sed quem superare puella,
Quisve Iovem poterat superum? .........
[............... Sorride Giove nell’udirla,
gioisce di essere anteposto a sé medesimo e la bacia sulla bocca,
non però con sufficiente cautela, né come a una vergine si addice.
[Callisto] si accinge a raccontare in quale foresta abbia cacciato,
Glielo impedisce con l’amplesso e nel violarla si tradisce.
Ella certamente, per quanto lo può una femmina
(.................................)
ella certo si ribella, combatte; ma non dico una fanciulla, chi superare
avrebbe potuto Giove? .......]
Forte Iovem ... diffusum nectare, curas
Seposuisse gravis unacuaque agitasse remissos
Cum Iunone iocos et: “Maior vestra profecto est
Quam quae contingit maribus” dixisse “voluptas”.
Illa negat. Placuit quae sit sententia docti
Quaerere Tiresiae; Venus huic erat utraque nota;
Nam duo magnorum viridi coeuntia silva
Corpora serpentum baculi violaverat ictu;
Deque viro factus, mirabile, femina, septem
Egerat autumnos; octavo rursus eosdem
Vidit ...
..........
127
Forma prior rediit genetivaque venit imago.
Arbiter hic igitur sumptus de lite iocosa
Dicta Iovis firmat; gravius Saturnia iusto
Nec pro materia fertur doluisse suique
Iudicis aeterna damnavit lumina nocte.
At pater omnipotens (neque enim licet irrita cuiquam
Facta dei fecisse deo) pro lumine adempto
Scire futura dedit poenamque lenavit honore.
[... che Giove, per caso, reso espansivo dal nettare,
abbia messo da parte le gravi cure
e scambiato vari motteggi con Giunone,
pure lei di buon umore; e “Certamente”
le disse “la voluttà di voi femmine è maggiore
di quella che tocca ai maschi.”
Essa rispose di no. Convennero nel chiedere
quale fosse il giudizio del saggio
Tiresia: a lui era noto l’uno e l’altro aspetto di Venere.
Con un colpo di bastone, infatti, egli aveva maltrattato
i corpi di due serpenti che si congiungevano in un verde bosco;
da uomo divenuto femmina, un vero miracolo,
aveva trascorso sette autunni; ma nell’ottavo
di nuovo vide quei medesimi, ....
.............
ritornò il precedente aspetto, la forma in cui era nato.
Questi, dunque, preso come arbitro nella divertente
controversia, approva l’affermazione di Giove;
ma si aggiunge che la figlia di Saturno,
in modo sproporzionato all’argomento,
se ne sia risentita più del giusto, condannando
gli occhi del suo giudice a una notte eterna.
Ma l’onnipotente padre (giacché a nessun dio
è lecito rendere vana la volontà di un’altra divinità),
al posto della vista sottratta gli concesse di sapere
il futuro e con tale onore gli alleviò la pena.]
128
Io canto amori certi e furti leciti,
nessun delitto toccherà il mio carme.
.........
... è un’arte questa,
di spremer oro allo smanioso amante,
scoperta dalla donna. ...
..........
... Se volessi
l’arti maligne delle male femmine
narrarti ad una ad una, non potrei
con dieci bocche e dieci lingue insieme.
...............
Spesso chi finse amor cadde in amore:
pensava fosse un gioco essere amante,
poi lo divenne. E dunque date ascolto
a chi v’invoca, o donne, anche per gioco!
Sovente un falso amor si fa poi vero.
Conquista ora il suo cuore astutamente
con le dolci lusinghe, cosı̀ come
trascorre l’acqua sopra il molle lido.
...............
....... Restituite i pegni,
mantenete la fede; dalla frode
state lontani; conservate monde
le mani dal delitto: ma le donne
ingannatele pure impunemente,
se avete senno. In questo, esser leali
è vergognoso più d’ogni altro inganno.
Ingannate codeste ingannatrici:
razza in gran parte iniqua e scellerata,
cadan nei lacci ch’esse stesse han teso!
...........
.... Femmina ingannata
nel duol si dolga solo di se stessa.
129
........
Tu la chiami violenza? Ma se è questo
che vuol la donna! Ciò che piace a loro
è dar per forza ciò che voglion dare.
Colei che assali in impeto d’amore,
chiunque ella sia, ne gode, e la violenza
è per lei come un dono; se la lasci
intatta ancor quando potevi averla,
simulerà col volto una sua gioia,
ma avrà dispetto in cuore. ...
..............
Io precetti non do d’amore ai ricchi:
chi può donare non ne ha bisogno;
ha già ben altro che la sua bellezza
chi può dir sempre: “Prendi!”, quando vuole.
Davanti a lui io cedo; nel mio libro
non c’è norma che piaccia più di lui.
Fatti per chi non ha, sono i miei carmi,
ché senza nulla io fui sempre amante:
davo parole non avendo doni.
.............
... Per quanto mi riguarda,
ben poco io dico dei miei veri amori;
i miei veri piaceri io li nascondo
con religioso, impenetrabil velo.
.......
.... E dunque c’è tra voi
chi dica ancor al cupido amatore:
“È proibito”? Dimmi, che ci perdi
se non quel poco d’acqua che ti serve?
Né la mia voce vuol prostituirvi:
vuole soltanto togliervi il terrore
d’un danno vano, che le vostre grazie
non devono in alcun modo temere.
130
...........
..... A tante fu mezzana,
più che beltà, la voce. ...
...........
Cosı̀ tu sappi scorrere sull’arpa
con le tue mani in facili armonie:
l’arpa s’addice ai più giocondi scherzi.
..........
V’è chi s’insinua con un falso amore
e cerca di raggiungere cosı̀
vergognosi guadagni. .......
.........
.............. Queste liti,
dai templi risplendenti tutti d’oro,
tu, indifferente, Venere, rimiri
e voi, ninfe dell’Appia! E ve ne sono
dal nome infame noto in tutti i trivi.
Chi da loro è ingannata, è spesso anch’essa
mischiata nelle colpe dell’amante.
..........
E dunque non chiedeteci denaro!
È colpa imperdonabile. Ma ahimè,
non c’è donna al mondo che la tema!
Dissimulate almeno, non mostrate
d’essere ingorde fin dal primo istante.
...........
Per questo amor di moglie è cosa assurda:
perché il marito l’ha quando lo vuole.
............
....... Il piacere
colto senza timori è meno accetto.
Fossi libera e sola come Taide,
fingi sempre paura. ...
...........
131
......... E tu supina
giaci, se hai bello il viso; offri le spalle,
se le tue spalle piacciono. Tu invece,
cui di rughe segnò Lucina il ventre,
fai volgere il cavallo, come in fuga
usano i Parti. Sulle proprie spalle
teneva Milanione d’Atalanta
le belle gambe. Se hai bella la gamba,
fa’ che cosı̀ si veda. E tu cavalca,
se sei piccina. Andromaca giammai,
alta cosı̀ com’era, cavalcò
sopra il cavallo d’Ettore. Sul letto
s’inginocchi colei che bello ha il fianco
e pieghi un po’ la testa. E chi la gamba
ha ancor giovane e fresca e bello il seno
senza difetto, si distenda obliqua
lungo l’orlo del letto: l’uomo in piedi.
..........
...... Mille giochi ha Venere;
ma il più semplice, il meno faticoso,
è di giacere sopra il fianco destro,
semisupina. .........
..............
Dopo i gaudi di Venere, colei
che un dono chiederà, vorrà soltanto
che quanto chiede non le valga nulla.
Al letto poi non dare troppa luce
da tutte le finestre. Nel tuo corpo
vi sono parti da lasciare in ombra.
Publio Ovidio Nasone
E bevendo e saziandosi passano all’estro. E l’uomo concedendo la
moglie le dice: “Alzati e prendi piacere col fratello”. Quando quei
miseri si sono uniti, e arrossisco a dirne, ma dovrò ben inculcare l’orrore
132
dei loro atti turpi, dopo che si sono uniti per effetto della fornicazione,
mandano al cielo le loro bestemmie. E la sciagurata prende nelle sue
mani il seme del maschio e i due stanno a fissare il cielo tendendo al
padre ciò che tengono in mano e dicono: “Offriamo a te questo dono
del corpo di Cristo” e ne mangiano, dicendolo corpo di Cristo, e questa
è lor Pasqua.
Sant’Epifanio
– ... non sono altro che una cortigiana che si guadagna da vivere
soddisfacendo i figli della buona società. ... Cosa desiderano lorsignori
da me, il corpo o i gioielli?
– ... Perché in mia presenza parli in modo contrario a quanto si addice
a una cortigiana? Infatti, essere una cortigiana vuol dire essere benevola
nei confronti dei giovani. Rifletti: tu sei una cortigiana, sei come una
pianta nata al bordo della strada; il tuo corpo è merce acquistabile col
denaro: presta dunque, amica, il tuo servizio ugualmente a chi ti è caro
e a chi non lo è.
– ... Alla processione in onore di Kamadeva [Dio dell’amore], costei
si è innamorata, non appena l’ha visto, di un tipo di nome Carudatta,
il figlio impoverito di una famiglia di mercanti: ...
– Proprio per questo lo amo: una cortigiana, se innamorata di un
uomo povero, non può essere oggetto di biasimo.
– E se, titubante a frequentare una cortigiana perché povero, non
venisse, pensando di soffrirne?
– Ma io lo amo.
Carudatta
... e Guglielmo si vantò, che non avea niuno nobile uomo in Provenza,
che non gli avesse fatto votare la sella e giaciuto con sua mogliera. ...
– Or ci di’, Gugliemo: perché hai tu cosı̀ onite le donne di Provenza?
Cara la comperrai!
Catuna avea un mattero sotto. Quella che parlava disse.
– Vedi, Gugliemo, che, per la tua follia, ti convien morire.
E Guglielmo, vedendo ch’elli sı̀ era sorpreso, parlò e disse.
133
– Di una cosa vi prego, donne, per amore: che mi facciate un dono!
Le donne risposero:
– Domanda, salvo che non domandi tua scampa.
Allora Guglielmo parlò e disse:
– Donne, io vi prego per amore, che qual di voi è la più putta[na],
mi dea in prima.
Allora l’una riguardò l’altra. Non si trovò chi prima li volesse dare, e
cosı̀ scampò a questa volta.
Ed in quella notte, il vescovo v’avea fatto venire una sua amica,
ed essendo entro il letto, volendola toccare, l’amica non si lasciava,
dicendo:
– Molte impromesse m’avete fatte, e non me ne attenete neente.
Il vescovo rispose:
– Vita mia, io lo ti prometto a giuro.
– Non. -Disse quella.- Io voglio li danari in mano.
Il vescovo, levandosi per andar per danari, per donarli all’amica, il
piovano uscı̀ di sotto il letto e disse:
– Messere, a cotesto colgono elle me? Or chi potrebbe far altro?
Fue un filosofo, lo quale era molto cortese di volgarizzare la scienzia,
per cortesia, a signori ed altre genti. Una notte, li venne in visione che
le dee della scienzia, a guisa di belle donne, stavano al bordello. Ed elli,
vedendo questo, si maravigliò molto e disse:
– Che è questo? Non siete voi le dee della scienzia?
Ed elle risposero:
– Certo sı̀.
– Com’è ciò, che voi siete al bordello?
Ed elle risposero:
– Bene è vero; perché tu se’ quelli che vi ci fai stare.
Isvegliossi e pensossi che, volgarizzar la scienzia, si era menomar la
deitade. Rimasesene e pentessi fortemente. E sappiate, che tutte le
cose non sono licite a ogni persona.
– Signori, ogni cosa tratta della sua natura, ma tutta è perduta.
134
Ma que’ domandaro:
– Come?
Ed elli disse che ’l fumo dell’aloe e dell’ambra dà loro perduto il buono
odore naturale; ché la femina non vale neente, se di lei non viene, come
di luccio passetto.
Fu uno, ch’avea sı̀ grande naturale, che non trovava neuno che fosse
sı̀ grande ad assai. Or avvenne che un giorno si trovò con una putta[na],
che non era molto giovane; ed avvegnaché molto fosse orrevole e ricca,
molti n’avea veduti e provati. Quando furo in camera, ed illi lo mostrò.
E per grande letizia, la donna rise. Que’ disse:
– Che ve ne pare?
E la donna rispose:
– ... [Messere, lavora bene non la zappa, ma chi la maneggia ... Poi
la terra bona dev’essere, soffice ed umida se no ...]
Il novellino
Io nulla so, non so se Chi m’ha creato
M’ha fatto pel Cielo o m’ha destinato all’Inferno.
Ma una coppa e una bella fanciulla e un liuto sul lembo del prato
Per me son monete sonanti: a te la cambiale del Cielo!
Umar al-Khayyam
Una cortigiana [vesya, ganika] che eccella in queste arti,
e sia dotata di buon carattere, bellezza e talenti,
si guadagna il titolo di cortigiana di lusso
e ottiene un posto nel consesso pubblico.
Il re le rende sempre onore,
e la gente di qualità tesse le sue lodi.
Gli uomini la cercano e la bramano,
e per le altre è un esempio da imitare.
Una principessa o la figlia di un ministro
che abbia conoscenza di queste tecniche
mantiene in suo potere il marito
anche se ha mille donne nell’harem.
135
...........
grazie a queste scienze
una donna può vivere felicemente.
Un uomo esperto in queste arti,
che sia eloquente e adulatore,
anche se non è ben conosciuto
subito si fa strada nel cuore delle donne.
La fortuna in amore nasce
dall’apprendimento delle arti;
..............
Le cortigiane ricavano piacere erotico e mezzi naturali di sostentamento dalle relazioni sessuali con gli uomini. Farlo per il piacere erotico
è una cosa naturale, farlo per interesse è artificioso, ma la cortigiana fa
sembrare anche questo naturale, poiché gli uomini si fidano delle donne
mosse dal desiderio. Per dimostrare che è una cosa naturale, non farà
trapelare alcuna avidità. E non gli spillerà denaro con metodi discutibili per garantirsi un avvenire sicuro. ... [Ella starà] ben in vista ma
non troppo esposta, poiché non è diversa da qualunque mercanzia. ...
Poiché le donne sono sottili e molto avide,
ed è impossibile conoscerne la natura,
arduo è capire i segni del loro desiderio,
finanche per quelli che ne sono oggetto.
S’invaghiscono e si disamorano,
si fanno amare e t’abbandonano:
anche quando ti estorcono ogni avere,
le donne non si conoscono affatto.
...............
Il lavoro della cortigiana consiste
nel soppesare gli uomini e poi sedurli,
ammaliare chi ha sedotto, spillare denaro
a chi ha ammaliato e alla fine liberarlo.
La cortigiana che con tale sistema
mantiene una relazione
non si fa gabbare dagli amanti
136
e guadagna soldi a bizzeffe.
........
E, anche spendendo di suo, abborderà
quelli che, ben disposti, sganciano denari
anche per un’inezia senza far troppi conti,
che hanno ambizioni elevate e grande energia.
....
I tre guadagni da conseguire sono la ricchezza, il merito religioso e
il piacere; e le tre perdite da evitare sono l’indigenza, il demerito e
l’avversione. ....
Tipi di cortigiane
La “portatrice d’acqua”, la serva, la donna promiscua, la donna facile, la danzatrice, l’artista, la donna dichiaratamente rovinata, quella
che si guadagna da vivere facendo affidamento sulla propria bellezza
e la cortigiana di lusso: sono questi i tipi di cortigiane. E tutte devono scegliersi amanti e sodali adatti a loro, e considerare i modi per
compiacerli, i mezzi per ricavarne denaro, come sbarazzarsene e come riallacciare una relazione interrotta, le conseguenze dei vari tipi di
profitto, ...
Poiché gli uomini cercano il piacere sessuale,
e anche le donne lo cercano,
l’argomento principale di questo testo
è per l’appunto l’unione con le donne.
Per certe donne conta solo la passione,
e certe altre sono interessate al denaro;
Kamasutra
Cosı̀ parlando il percosse un demonio
della sua scurı̈ada, e disse: “Via,
ruffian! qui non son femmine da conio”.
“...............
sı̀ che la faccia ben con l’occhio attinghe
di quella sozza e scapigliata fante
che là si graffia con l’unghie merdose,
137
e or s’accoscia, e ora è in piedi stante.
Taide è, la puttana che rispose
al drudo suo quando disse ‘Ho io grazie
grandi appo te?’: ‘Anzi meravigliose!’
E quinci sian le nostre viste sazie.”
.................
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
.......................
Dante Alighieri
– ... Taundikoki Visnunaga è stato favorito dalla venerabile signora
Madanasenika [Armata d’amore], la cortigiana del Saurastra, che presa
dalla passione gli ha posto sul capo il fior di loto del suo piede. ... E
da dove gli viene tale felicità, che sarà degna di simili feste di bisticci
d’amore? Infatti, considerato questo straordinario onore [tributatogli]
dalla dea delle cortigiane come un’ignominia, ne ebbe gli occhi rossi,
colmi di collera. ...“Vergogna, donnaccia che non sai stare al tuo posto,
poiché arrogante, priva di rispetto per il mio prestigio, hai posto il
piede sul mio capo: ...” ... Dileguatosi il rossore della passione per
il trattamento scortese, col tenero corpo in un bagno di sudore per la
disperazione, mentre ... la sua bellezza veniva meno per la paura, ... gli
toccava i piedi ... Ma la donna caduta ai suoi piedi fu da lui respinta
e apostrofata cosı́: “Donna infedele, non osare toccarmi, non sei degna
di avvicinarti a me coi tuoi borborigmi”. ...
– ... Sicuramente l’entrata nelle cortigiane da parte di un uomo
che non ha portato denaro con sé è [come] l’entrata in battaglia di
un uomo senz’armi. Entrambe le cose sono prive di significato e danno
luogo a ignominia e futilità. Pur tuttavia devo necessariamente eseguire
quest’ordine del mio amico: “Che la riunione dei vita [uomo di mondo]
si tenga nel quartiere delle prostitute”.
– ... Mentre è già nel quartiere delle prostitute, chiede come andarci
chiamandolo ‘mercato’. Non si può permettere che una perla simile si
138
perda senza dargli informazioni. Ma che si conservi qual’è. Gli parlerò
a questo modo: “Mio buon signore, cerca le cortigiane nelle botteghe
della bellezza, lungo la strada reale”.
– ... È l’anziana cortigiana Dharanigupta, [che giunge] dal tempio di
Kama ... I suoi seni, dall’attaccatura ormai rilasciata, sono circondati
da bianche cicatrici di graffi, il labbro inferiore, un tempo tanto succhiato, ora è rammollito alle estremità e ha una sorta di gobba al centro;
ancor oggi, grazie alla sua esperienza, dà la risposta appropriata con
un semplice cenno del sopracciglio aggrottato. Sicuramente la vecchiaia
ha inferto un duro colpo alla sua bellezza, ma non le ha tolto il fare
civettuolo. ...
– ... È davvero straordinario lo splendore del quartiere delle prostitute! Qui infatti queste belle ghirlande che sono i magnifici palazzi delle
cortigiane sembrano volare dalla superficie della terra verso la volta del
cielo; ... Sono decorati da gruppi di alberi ornamentali, da prati, fiori
e frutti. Le limpide acque delle loro vasche sono punteggiate di fiori
di loto. Sono adorni di isolotti artificiali di legno posti nell’acqua, con
stanze sotterranee, pergolati di rampicanti e gallerie di dipinti. ... Dai
medesimi fiotti di lacrime che continuano a scorrere un uomo, che sta
giungendo, è attratto [verso di loro], mentre un altro è spedito a casa;
mostrano grande rispetto per coloro le cui ricchezze non subiscono diminuzioni, ma quando tuttavia incorrono in spese, sono inseguite dalle
madri che le rimproverano aspramente. Questa pacifica un amante incollerito, quella, pacificata dall’amante, gli mostra il suo favore; là una
donna che suona con le unghie un liuto a sette corde si lamenta con una
melodia piena di desiderio, basata per lo più sulla nota kakalipancama
[quinta nota aumentata di due sruti], con il pretesto che è una bella
canzone; qui un innamorato adorna la sua amata che tiene in mano
uno specchio, là un’amante annoda l’acconciatura dell’amato, laggiù
una donna insegna al suo merlo a esprimersi in modo articolato; qui
un pavone danza inebriato e una donna lo minaccia con un bocciolo di
mango. E guarda come quest’altra sottopone il suo esile vitino a uno
sforzo eccessivo, facendo rimbalzare la palla con troppa foga, mentre
una donna, seduta, gioca ai dadi con l’amato, e là una donna dall’aria
139
offesa dipinge un’immagine mentre le recitano una storia.
– ... Il mal di testa infatti è proprietà privata delle cortigiane, dove la
malattia è usata come pretesto. Osserva, signore: dopo essersi spalmata
la fronte di succo di sandalo simile al sangue, la prostituta, che sia
innamorata o no, si lamenta del mal di testa, ...
– ... mentre si guardava le ferite inferte dalle [mie] unghie, lei si afferrò
i seni, sodi e tremanti, con entrambe le mani, entrò nella parte interna
della casa e sprangò la porta prendendo in mano il chiavistello. E dopo
che entrai al suo seguito, baciai appassionatamente la bella donna che
aveva gli occhi allungati poiché le avevo afferrati i capelli, e suoi seni
balzarono su quando li feci roteare a forza, e lei disse: “Ma cosa sei?
No!”. ... È Parakramika, la cortigiana di Kasi, che suona il flauto con
mente gioiosa e rallegra la vista con le movenze affascinanti delle sue
forme. È una meraviglia! Coi seni turgidi coperti da una fascia d’oro
e natiche fulgenti rivelate dalla veste che arriva solo a mezza coscia,
avanza ondeggiando avanti e indietro come il ramoscello del rampicante
che è il quartiere delle prostitute e fa traballare qua e là le menti degli
spasimanti. ...
Quale cortigiana non desidererebbe il signore dei Konkana, esperto
di letteratura, di musica e dei trattati sulla danza, un meridionale intelligente, generoso e cortese, se il suo modo di trattare le donne durante
l’atto d’amore fosse corretto? Quando Idradatta, ..., mena un elefantino od un elefante addestrato alla danza nei cortili dei quartieri delle
prostitute, le belle cortigiane, posandosi sul seno i boccioli delle mani,
lo guardano come le gazzelle guardano una tigre. ... Nel paragonare i
kayastha [gli scrivani] alla prostituta e le prostitute ai kayastha, quella
che bisogna pagare è la prostituta, perché in lei c’è almeno il piacere del
sesso. .... Che la cortigiana dalla voce melodiosa, dolce e appassionata,
mentre e piena d’amore e illanguidita dal liquore ti si accosti sul letto
[con versi] nel metro vaktra e apavaktra [per placare l’ira degli amanti,
porgendo il volto e stornandolo].
– ... Quest’altra casa, ..., appartiene al mio caro amico Rama, che
non conosce interruzione nelle battaglie erotiche con le cortigiane. ...
dalle stanze interne viene un ansito privo di sibili, sicuramente rama
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[stando sopra] sta deliziando Rama in modo inusuale per una giovinetta.
... [i vita], avvicinati da ogni parte allo stesso tempo dalle cortigiane
sembrano tori da monta nella stalla in procinto d’essere avvicinati dalle
vacche. ... Per le cortigiane, questi eroi sono come gli alberi kalpavrksa
che soddisfano ogni desiderio, poiché sono spendaccioni e scialacquatori
di patrimoni.
Padataditaka [Leggera pedata]
Ieri hai derubato della fresca bellezza quelle che si sono unite a te,
e ora sembrano marionette, su uno spiazzo dove la festa sia finita,
.......................
Oggi va’ pure, grand’uomo, a conquistare le morbide spalle
delle donne che te le concedono. Trionfino le tue sgualdrine!
Sono contenta del grande, molto sgomento che hai provato,
pieno di vergogna per il biasimo di tanta gente:
....................
Poesia del fiore di marutam
Oltre al loro harem, principi e alti funzionari mantenevano compagnie di nüyue [musiciste donna], danzatrici e musiciste di professione che
si esibivano nei banchetti ufficiali e nei festini. Queste ragazze si concedevano anche a promiscui rapporti sessuali con il loro padrone, gli
uomini del suo seguito e gli ospiti; spesso passavano di mano in mano,
vendute, rivendute o offerte in dono. ... l’imperatore Wu creò per il
suo esercito l’istituzione delle prostitute al seguito delle truppe; queste
donne erano chiamate yingji, prostitute dell’accampamento.
R. H. van Gulik
Verde è l’erba sulla riva del fiume,
pallidi i salici nel giardino,
in fiore è la donna al piano di sopra,
luminoso il suo volto incorniciato dalla finestra.
Delicate le gote imbellettate e incipriate,
esili e affusolate le bianche mani.
Un tempo, era la ragazza di un postribolo,
141
ora è la moglie di uno scioperato.
L’uomo se n’è andato, non fa ritorno,
duro a sopportare è il giaciglio solitario.
Yutai xinyong [......]
Poiché l’obiettivo di ogni cortigiana e di ogni prostituta era di farsi riscattare da qualche illustre ospite ed essere presa come moglie o
concubina, queste ragazze si sforzavano di raggiungere l’alto livello stabilito dai giovani letterati. Si dice che molte cortigiane fossero versate
nel comporre poesie, ...
R. H. van Gulik
Le nuvole dei miei riccioli non sono ancora asciutte,
le lucenti trecce laterali sono corvine.
Da una parte, vi infilo un ago dorato,
e terminata l’acconciatura, mi volto sorridente al mio amante.
Zhao Luanluan
.............
Ricorda il nostro giuramento d’amore
che doveva durare per sempre,
anche se la nostra unione tarda a ricomporsi.
........................
Separata da te,
che cosa posso offrire?
Soltanto questa unica poesia,
macchiata di lacrime scintillanti
Yu Xuanji
............. molti conventi buddisti e taoisti godevano di dubbia reputazione; essi offrivano rifugio non soltanto a pie fanciulle, ma anche a
donne vedove e a divorziate che non avevano una famiglia a cui ritornare, nonché a donne di facili costumi che volevano condurre una vita
libera senza essere registrate ufficialmente come prostitute. ... Xue
Tao, bella e di gusti dispendiosi, si fece registrare come prostituta a
142
Chengdu, e ben presto diventò celebre grazie alla sua arguzia e alla sua
avvenenza.
La prostituzione delle cortigiane d’alta classe era ben organizzata.
I gestori dei postriboli erano uniti in corporazioni e pagavano regolarmente le tasse al governo. ... Le cortigiane avevano un loro posto
riconosciuto nella società e la loro professione era considerata legittima
e nient’affatto infamante; al contrario delle prostitute di basso rango,
non erano esposte ad alcuna emarginazione sociale. Ogni città andava
fiera delle proprie cortigiane, che avevano una parte di rilievo in tutti i
festeggiamenti pubblici. ... durante la dinastia Song, esse avevano tra
l’altro una loro regolare funzione nelle cerimonie nuziali. Naturalmente, l’aspirazione di ogni cortigiana era di essere riscattata da un uomo
che l’amasse, ma quelle che non riuscivano a trovare marito avevano
in genere abbastanza di che vivere, e quando erano troppo vecchie per
intrattenere gli ospiti, rimanevano nel postribolo guadagnandosi da vivere come insegnanti di musica e danza delle ospiti più giovani. ...
Naturalmente, alla base della continua prosperità dell’istituzione delle cortigiane, oltre ai fattori sociali, c’era anche la soddisfazione del
desiderio sessuale, ma ci sono validi motivi per supporre che fosse un
fattore di secondaria importanza. ... E spiega anche il prolungato ed
elaborato corteggiamento al quale amava indulgere la maggior parte
degli ammiratori delle cortigiane. ...
Nel corso della sua carriera, erano due le occasioni in cui una ragazza
poteva guadagnarsi un sostanzioso gruzzolo di denaro. La prima volta
quando, entrata vergine nel postribolo e dopo essersi fatta un nome
nell’arte di intrattenere, era deflorata. ... La seconda volta era quando
la ragazza veniva riscattata. ... ma se era relativamente facile dormire
con cortigiane di rango inferiore, l’impresa era più complicata nel caso
delle raffinate cortigiane di alta classe. In questo caso si richiedeva un
corteggiamento preliminare, che comprendeva anche l’offerta di doni,
ed era necessario il consenso, sia della ragazza che della direzione. ...
È possibile che i postriboli di basso rango abbiano avuto origine dai
postriboli di Stato, o che fossero ad essi collegati. Le ospiti di questi ultimi erano reclutate prevalentemente tra tre categorie di donne:
143
le donne condannate per qualche reato a servire come prostitute governative, le parenti di criminali la cui punizione includeva la clausola
del jimo, cioè l’assoggettamento in schiavitù di tutti i parenti stretti, e infine le prigioniere di guerra. ... Il destino di queste donne era
davvero terribile: dalla loro vita miserabile potevano essere liberate
soltanto se il governo emanava un’amnistia generale, oppure se qualche
alto funzionario si interessava a loro e le accoglieva nella propria casa.
R. H. van Gulik
Washe. Questo termine si riferisce alla precarietà dell’amore venale.
Non so quando ebbero origine questi istituti. Tuttavia, quando risiedevo nella capitale, sia l’aristocrazia di campagna sia la gente comune
era solita concedersi a sfrenate dissolutezze in questi luoghi, e anche i
giovani in generale li frequentavano per rovinarsi nella dissipazione.
Nai De weng, Ducheng jisheng [Note sulle vedute della capitale]
... durante la dinastia Song fu riorganizzata l’istituzione delle guanji,
le “prostitute governative”. ... le ospiti di quelle case erano designate
col termine piao, puttane, ed erano considerate con disprezzo, non a
causa della loro professione, ma perché erano criminali o parenti di criminali, e inoltre prive delle qualità artistiche delle prostitute di lusso.
Il termine piao divenne cosı̀ un insulto volgare. ... Le Geguan [case
delle cantanti] erano la dimora delle cortigiane di lusso, esperte di poesia, danza e canto, ed erano frequentate da alti funzionari, mercanti
facoltosi, scrittori e artisti ricchi o con ricchi mecenati. ...
Altre [cantanti] divenivano monache taoiste e girovagavano per le
maggiori città dell’impero, guadagnandosi da vivere come attrici o come
prostitute, per terminare la loro esistenza in miseria oppure nell’harem
di qualche funzionario cinese o mongolo. ...
R. H. van Gulik
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La gente oggi chiama fangzhong Arte della camera da letto pratiche
depravate ed eterodosse quali ‘il far risalire il qi essenza vitale contro
la corrente [della colonna vertebrale]’, e ‘il raccogliere [l’essenza vitale
della donna] per mezzo della battaglia [del rapporto sessuale]’.
Tao Zongyi, Zhuo genlu [..........]
... dentro dalla terra [capitale Camblau] non osa istare niuna mala
femmina di suo corpo che faccia male per danari; ma stanno tutte nei
borghi. E si vi dico che femmine che fallano per danari ve n’hae bene
ventimilia; e si vi dico che tutte vi bisognano per la grande abbondanza
di mercatanti e di forestieri che vi capitano tutto die.
Marco Polo
La parola ‘ragazza’ aveva eccitato il donnaiolo: egli contava che
avrebbe forse potuto vincerla in battaglia e portarsela poi a casa, ben
accetto bottino. ... Tigre dalle Gambe Corte assumeva un atteggiamento visibilmente fiacco e incerto. Nulla di strano. Egli era turbato e
sconvolto dalle attrattive femminili della sua avversaria; invece di stare
attento al duello, la divorava con sguardi bramosi. Ella era donna abbastanza per accorgersene. ‘Che tanghero scostumato’ pensò e lo assalı́
al galoppo, ... Ella non rispose, ma lo assalı̀ intrepida. Cominciò un
breve duello ... mentre la donna vibrava un colpo a vuoto, egli riuscı̀ a
scostare le due lame col tronco dell’asta. ... un rapido protendersi del
suo braccio di scimmia, e la donna era in sella accanto a lui. In un attimo i suoi uomini la legarono stretta. ... Naturalmente essi credettero
che il capo avesse scelto la bella prigioniera come futura sposa, ...
– Questo è il mio compagno Tigre dalle Gambe Corte! - ... - Veramente non vi è pari in battaglia; ma devo mantenere una vecchia
promessa, e cosı̀ ve lo do per marito.
La damigella non poteva opporsi a una richiesta cosı̀ seria e dignitosa,
e accettò la proposta.
................
– La bella Pai della Residenza canta e balla come una fata, vi dico!
Da un po’ di tempo recita qui e voleva far visita anche a voi, ma non
145
c’eravate. Cosa non sa fare! È maestra nella più difficile arte del canto
come nel flauto e nel liuto, nella danza come nel dramma. ...
– Ah, chi crederà che andiate a teatro senza mettervi in tasca un po’
di denaro?
– È proprio cosı̀. Domani riceverete quattro o cinque denari. ...
... ella aveva una relazione intima con il nuovo mandarino del distretto, fin da quando risiedeva nella capitale. ... l’accusatrice era l’amante
dell’illustre mandarino e quindi non c’era nulla da fare. Ma questo non
impedı̀ all’indignata vecchia signora di slegare il figlio di sua mano, accompagnando l’atto con sonore imprecazioni contro “quella donnaccia
a buon mercato”, che abusava del suo influsso per azioni tanto ingiuste
e vergognose. Per caso, in quel momento, la “donnaccia a buon mercato” era seduta davanti a una tazza di tè nella sala lı̀ accanto e udı̀,
parola per parola, le invettive della vecchia esasperata. Si alzò dal suo
posto e le si accostò furente.
– Ehi, vecchia! cos’hai detto? – Sibilò.
– Ah, sgualdrina, cagna, donnaccia di strada! sei proprio la buona,
tu, per chiedermi conto di qualcosa! –garrı̀ la vecchia di rimando.
Shi Naian, Storie in riva all’acqua
Madonna, io ho inteso che un gallo basta assai bene a diece galline,
ma che diece uomeni possono male o con fatica una femina soddisfare.
Giovanni Boccaccio
Omero Agamennon vittorioso
e fe’ i Troiani parer vili e inerti;
e che Penelopea fida al suo sposo
dai Prochi mille oltraggi avea sofferti.
E se tu vuoi che ’l ver non ti sia ascoso,
tutta al contrario l’istoria converti:
che i Greci rotti, e che Troia vittrice,
e che Penelope fu meretrice.
Ludovico Ariosto
146
Io [Lucrezia Borgia] continuerò ad essere guardata e considerata come
un’affascinante meretrice che consente orrendamente a che le si tolgano
di mezzo i mariti che l’adorano per il solo fatto che quei matrimoni non
collimano più con gli affari della casata.
Lucrezia Borgia/Dario Fo
Quelle due [sorelle], sciagurato,
c’hai nel bordel d’Arezzo a grand’onore,
a gambettar: Che fa lo mio amore?
F. Berni
Oh, che bestie son questi signori! Sempre si vanno guastando de le
principesse, e poi con qualche zambracca [zoccola, puttana] si caveno
la fame; e anche Dietro Banchi n’ho visti, e poi si vantano d’avere fatto
e detto a madonna tale e a la signora cotale.
... niuno ... può informarvi degli andamenti della Corte meglio di
me, perché io, se bene mi faccio di sessanta anni, ne ho una dozzina
che va e viene come quegli delle puttane e l’adopro secondo il proposito
delle donne ch’io amo e degli uomini che servo.
..............
– ... io non la [Corte papale nella Roma del ’500] facessi di peggior
natura che le puttane, perciò che esse furano robba e danari, et essa
libertà et anni.
– Da lo spendere ne le bagasce si ritrae abbracciamenti e dolcezze, e
dal servire le Corti pentimenti et amaritudini.
Sappi che le ribalde si danno a grattar lo arpicordo, a cicalar del
mondo e a cantar la solfa, per asassinar meglio altrui, e guai per chi
vole udire come elleno san ben sonare, ben favellare e bene ismusicare.
– Dammi la lingua, e apponta i piedi al muro,
stringe le coscie e tiemmi stretto stretto
– Lasciatev’ir a riverso su ’l letto,
che d’altro che di fotter non mi curo;
– Ahi, traditor, tu hai che cazzo duro,
– O come su la potta ci confetto;
147
– Un dı̀ tòrmelo in culo ti prometto,
e di farlo uscir netto t’assicuro.
– Io ti ringrazio, cara Lorenzina:
mi sforzerò servirvi; ma spingete
spingete come fa la Ciabattina.
Io farò adesso, e voi quando farete?
– Adesso; dammi tutta la lenguina,
ch’io moro; – E io, e voi cagion ne sète.
Adunque, compirete?
– Adesso, adesso faccio, signor mio;
adesso ho fatto. – E io, – Ahimè, – O dio.
– ... esse [le vedove] sono venti carati più fine puttane che le suore
e che le maritate e che le cantoniere [bagasce da trivio]. ... Le suore,
le maritate e le puttane si fanno imbrunire dai cani e dai porci; ma le
vedove sono pettinate dalle orazioni, ...
– Non ci sono delle suore, delle maritate, delle vedove e delle puttane
buone?
– Codeste quattro generazioni son come il proverbio dei denari, senno
e fede. [“Denari, senno e fede, ce n’è men che l’uom non crede.”]
... ché la loro verginità è tanto odorifera quanto puzzolente la puttanità d’esse; ... noi nasciamo di carne e in su la carne muoiamo; la
coda ci fa e la coda ci disfà. ... e per una che le piace il marito, son
mille che se ne fanno schife: ed è chiaro che per due persone che faccino
il pane in casa, son settecento che vogliono quello del fornaio perché è
più bianco. ... mi diedi a cavare ogni vogliuzza, e vuolsi provare fino
ai facchini e fino ai signori, la frataria, la pretaria, e la monicaria sopra
tutto; e mi era di piacere che non pure il mio ser marito il sapesse, ma
che lo vedesse, ...
Fingeva onestà di monica, e guardando con sicurtà di maritata,
faceva atti di puttana. ...
... e io che era della buccia delle puttane, tanto gli scemai amore
quanto gli avea scemato robba. ... io divenni di tutti quelli che venivano
col conquibus ... io imparai in tre mesi, anzi in dui, anzi in uno, tutto
quello che si può saper in dar martello, in farsi amici, in far trarre,
148
in piantare, a piangere ridendo, e a ridere piangendo, ...; e vendei più
volte la mia verginità ... una puttana che non ha lo animo se non
al denaio, non conosce né obligo né disobligo; e avendo lo amore che
ha il tarlo, tanto gli è caro uno quanto gli porge: ... non è niuna
cosa crudele, traditora e ladra che spaventi una puttana. ... acquista
grandemente una puttana quanto può vantarsi di aver fatto disperare,
fallire o impazzare altrui.
– ... trimpellare il liuto ... ed è certo che son lacciuoli che si tendono
agli sciocchi le virtù che imparano le puttane; e costano più care che i
finocchietti, le ulive e le gelatine che danno gli osti. Puttana che vada
in su le canzoni e in sul cantare al libro, vattici scalza.
– Ogni cosa è con inganno al mondo.
– .... la gola, la ira, la superbia, la invidia, la accidia e la avarizia
nacquero il dı̀ che nacque il puttanesimo; ...
– Dove lasci tu la lussuria di una puttana?
– ... chi sempre beve non ha mai troppa sete; e rade volte a fame
chi sta sempre a tavola. ... la lussuria è la minor voglia che elle abbino
perché le son sempre in quel pensiero di far trarre altrui il core e la
corata.
Le puttane non son donne, ma sono puttane; e però pensano e fanno
ciò che io feci e dissi. ... una puttana sempre ha nel core un pongolo
che la fa star malcontenta ... le puttane e i cortigiani stanno in una
medesima bilancia, e però ne vedi molti più di carlini che d’oro. ... le
fa pensare alla vecchiezza, onde se ne vanno agli spedali, e scelta la più
bella bambina che ivi venga, se la allevano per figliuola; ... mentre vissi
puttana, fui puttana; né lasciai a fare cosa che dovesse una puttana,
perché io non sarei stata puttana non avendo voglie di puttana; e se
niuna meritò mai di essere addottorata per puttana, lo meritò la tua
Nanna puttana.
Le puttane piangono con uno [occhio], le maritate con dui, e le moniche con quattro. ... ti dirò bene che le puttane piangono con uno, e
con l’altro ridono. ... perché Roma sempre fu e sempre sarà, non vo’
dir delle puttane per non me ne avere a confessare. ... non è il diventar
puttana mestiere da sciocche, e io, che il so, non corro a furia col fatto
149
tuo; e bisogna altro che alzarsi i panni e dir: “Fà, che io fo”. ... e poi
una puttana che fa ben quel fatto è come un merciaro che vende care le
sue robbe: e non si ponno simigliare se non a una bottega di merciarie
le ciance, i giuochi e le feste che escano da una puttana scaltrita.
Gli uomini vogliono essere ingannati; e ancora che si avveghino che si
gli dia la baia e che, partita da loro, gli dileggi vantandotene fin con le
fanti, hanno più caro le carezze finte che le vere senza ciance. Non far
mai carestia di basci né di sguardi né di risi né di parole; abbi sempre
la sua mano in mano, e talvolta di secco in secco strigneli i labbri coi
denti sı̀ che venga fuori quello “oimè” troppo dolcemente fatto nascere
da quello chi si sente trafiggere con dolcezza: e la dottrina delle puttane
sta nel saper cacciar carote a’ ser corrivi [ingannare gli sciocchi]. ...
Io ho speranza, poi che s’è trovato che nacque prima la gallina o
l’uovo, che si trovarà anco se le puttane hanno attaccato il mal francioso
agli uomini, o gli uomini a le puttane; ed è forza che ne domandiamo un
dı̀ messer san Giobbe, altrimenti ne uscirà quistione. Perché l’uomo fu
il primo a stuzzicar la puttana, la quale si stava chiotta [cheta], e non
la puttana a stuzzicar l’uomo; ... perché eglino ci hanno fatto puttane e
insegnatici le sporcarie; e cotali vertù son venute dai ghiribizzi di questo
e quel puttaniere. ... E che risa gli escano di gola nel vedercelo entrare
e nel vedercelo uscire; e dando alcune spinte a schincio [traverso] e
certe punte false, par che tramortischino per la dolcezza del farci male.
Talotta tolgano uno specchio grande grande, e ispogliatici ignude, fanno
starci nei più sconci modi che si sappino fantasticare: e vagheggiandoci
i visi, i petti, le pocce, le spalle, i corpi, le fregne e le natiche, non potrei
dirti come se ne sfamano il piacere che ne hanno. ...
Ecco poi il confessore: “Ite in igne, in igne dico, ribaldacce, valige da
peccati, rovinatrici di uomini, maliarde, streghe, fatucchiaie, spie del
diavolo, luponacce”. ... certissimamente amore è una bestial novella:
e credilo a chi lo ha provato, credilo figliuola; amore, ah? Io per me
vorrei prima morire che stare un mese nel tormento d’uno il quale non
ha più speranza di riavere la donna che egli adora. ...
La ruffiana e la puttana, ..., sono non pur sirocchie, ma nate a un
corpo [gemelle]; e madonna Lussuria gli è madre, e messer Bordello
150
padre. ... e mi parria che fosse più onesto di mostrare il ca’[zzo], la
po’[tta] e il cu’[lo] che le mani, la bocca e i piedi. ... Perché il ca’ la po’
e il cu’ non bestemmiano, non mordano e non insputano ne la faccia
come fanno le bocche, né danno dei calci come danno i piedi, e non
giurano il falso, non bastonano, non furano e non ammazzano come le
mani.
Pietro Aretino
Io non vi pasco in monti, in selve, in valli
Di soventi, lascivie e vaghe erbette,
D’unquanchi isnelli e liquidi cristalli,
D’ombre soavi e dolci parolette,
Come fan quei, ch’i pegasei cavalli
Scorticano ogni dı̀ con le staffette.
Io dico pane al pan e cazzo al cazzo
Per dir il ver, per odio e per sollazzo.
..........................................
Quando ’l cazzo asinino in cul trascorse,
Fégli onor regio il suo gentil budello:
L’anima in cima al duro cazzo corse,
L’anima ch’ha per suo ciel il bordello.
Di morir la puttana stette in forse
Per l’allegrezza del cazzo novello,
E pel soave fottuto martiro
Sul cazzo tramortı̀ con un sospiro.
..........................................
Et ogniun che verrà meco alla giostra,
Sia pur nel cazzo Margutte o Morgante,
S’al primo incontro non caccio di giostra
Vo’ il titol perder di Puttana errante.
Sı̀ che, o gran cazzi, senza far la mostra,
Venite, ché il mio cul fero e tonante
V’aspetta in campo in quell’altera guisa
Ch’aspettava Brunel donna Marphisa.
151
........................................
La mecanica potta vecchia e lorda,
Tesoriera di sperma e di sanguaccio,
Non stè miga al rumor del padre sorda,
Né stette a dir: “Che fo, ch’ho fatto, o faccio?”
Anzi con la profonda potta ingorda
Voltossi al reverendo gaglioffaccio,
Che senza ricoprirse d’altro scudo
L’attaccò ne la potta il cazzo ignudo.
...................................
“Vulva” è per lettra, et è per lettiera “ano”;
“Priapo” a pena l’intend’un, ch’è dotto;
“Vit” è francese, e “caragio” marrano,
E vo’ giocar con chi vol uno scotto,
Che lo schietto palar d’un Taliano
Più dolc’è, che non fu ’l Piovan Arlotto,
Et ha la nostra lingua un gran sollazzo
Dicendo a bocca piena e “potta” e “cazzo”.
..................................
“Perché tutte per fotter nate siamo”,
E senza fotter lieto non si vive,
Perché tanto godiam quanto fottiamo,
Perché ’l fotter ci fa di donne dive,
Però che veramente conosciamo,
Che vogliono chiavar fino le pive,
E che sia ’l ver, quando ’l villan le tocca
Elle gli caccian la sua pinca in bocca;
......................................
Preti fachini, traditori frati,
Romiti ladri, osti seculari,
Giudei marrani, spagnoli soldati,
Monachi generali e bacalari,
Et ho infino i contadin provati,
E non ho invidia a puttana mia pari,
152
Cerca saper ragionar per solazzo
De la natura de l’uomo e del cazzo.
......................................
Quanti scolari a Bologna et a Siena,
A Padoa, a Pisa, a Perugia, a Pavia,
Han fatt’arco studiando de la schiena
E non imparâr mai l’Ave Maria!
Una puttana in men che non si mena
Un cazzo, sa du’ la filosofia
Dà il culetto melato a don Platone,
E du’ chiava Demosten Cicerone.
...................................
E perché Roma, Napoli e Milano,
Toscana e Lombardia, non già Fiorenza,
A monna castitade han messo mano,
Non die’ più star alcuna in continenza,
Perché di Maccometto l’Arcolano
A ogni donna dà piena licenza,
Che faccia ciò che vole, et ogni lotta,
Del suo culo gentile e de la potta.
.......................................
Un’asina, una troia et una vacca,
Et una cavallaccia a passo lento
Tirano ’l carro, u’ l’Errante zambracca
Trionfa con un cor tutto contento,
E perch’ell’ha Spagna e Lamagna stracca,
Esser le par Semiramis, e spento
L’orgoglio umano parle aver col sesso,
Id est col culo, a dirlo breve e espresso.
Lorenzo Venier
Certe proprı̈etati in me nascose
vi scovrirò d’infinita dolcezza,
che prosa o verso altrui mai non espose,
153
con questo, che mi diate la certezza
del vostro amor con altro che con lodi,
ch’esser da tai delusa son avvezza.
..................
Di mia profession non è tal atto;
ma ben fuor di parole, io ’l dico chiaro,
voglio veder il vostro amor in fatto.
...................
Cosı̀ dolce e gustevole divento,
quando mi trovo con persona in letto,
da cui amata e gradita mi sento,
che quel mio piacer vince ogni diletto,
sı̀ che quel, che strettissimo parea,
nodo de l’altrui amor divien più stretto.
.................
ond’io instrutta a questi so dar opra
sı̀ ben nel letto, che d’Apollo a l’arte
questa ne va d’assai spazio di sopra,
e ’l mio cantar e ’l mio scriver in carte
s’oblı́a in chi mi prova in quella guisa,
ch’a’ suoi seguaci Venere comparte.
.................
Quest’è l’amante mio, ch’ogni altro passa
in sopportar gli affanni, e in fedeltate
ogni altro più fedel dietro si lassa.
Ben vi ristorerò delle passate
noie, signor, per quanto è ’l poter mio,
giungendo a voi piacer, a me bontate,
troncando a me ’l martı́r, a voi il desio.
..............
Or mi si para il mio letto davante,
ov’io in grembo t’accolsi, e ch’ancor l’orme
serba dei corpi in sen l’un l’altro stante.
.................
154
Forse nel letto ancor ti seguirei,
e quivi, teco guerreggiando stesa,
in alcun modo non ti cederei:
per soverchiar la tua sı̀ indegna offesa
ti verrei sopra, e nel contrasto ardita,
scaldandoti ancor tu ne la difesa,
teco morrei d’egual colpo ferita.
...................
Data è dal ciel la feminil bellezza,
per ch’ella sia felicitate in terra
di qualunque uom conosce gentilezza.
...................
E se ben ‘meretrice’ mi chiamate,
o volete inferir ch’io non vi sono,
o che ve n’èn tra tali di lodate.
Quanto le meretrici hanno di buono,
quanto di grazı̈oso e di gentile,
esprime in me del parlar vostro il suono.
....................
E se ben in viril robusta etate,
l’oro della lanugine in argento
rivolto, quasi vecchio vi mostrate;
benché punto nel viso non s’è spento
quel lume di beltà chiara e serena,
ch’abbaglia chi mirarvi ardisce intento.
Veronica Franco
Veronica, ver unica puttana,
Franca, idest furba, fina, fiappa e frola,
E muffa e magra e marza e pı̀ matiola
Che si’ tra Castel, Ghetto e la Doàna,
Donna reduta mostro in carne umana,
Stucco, zesso, carton, curàme e tola,
Fantasma lodesana, orca varuola,
155
Cocodrilo, ipogrifo, struzzo, alffana.
Maffio Venier
Fermati viator, se saper vuoi
l’essito della mia vita meschina:
Gaspara Stampa fui, donna e reina
di quante unqua p[uttan] fur fra voi.
Anonimo
Thou rascal beadle, hold thy bloody hand!
Why dost thou lash that whore? Strip thine own back;
Thou hotly lust’st to use her in that kind
For which thou whipp’st her. ...
[Trattieni, infame sbirro, la tua mano insanguinata!
Perché percuoti quella puttana? Spella la tua stessa schiena;
Tu brami con ardore di usarla in quel modo
Per il quale tu la frusti.]
William Shakespeare
– ... quella col liuto a dodici corde è Boccio d’Argento, la favorita del
nostro amico Hua, della casa di piacere, e quella con la pipa a sei corde,
è madamigella Boccio di Cannella, le cui lodi vi ho spesso cantato.
... Xi Men non faceva che menar il can per l’aia, mentre ardeva dall’impazienza di deflorare Boccio di Cannella. Sembrava necessaria la
più stretta riservatezza, in modo da poter spuntare un prezzo migliore.
... Finalmente consentı̀ a cantare. Per giovane che fosse, non dimostrò
alcuna fretta e nessun eccitamento. accompagnò il canto con graziosi
gesti, mentre, facendo capolino dalla manica, un fazzoletto di seta con
una frangia rosso e argento sventolava festosamente come un fiore che
danzi nelle onde. ... Quando il canto ebbe termine, Xi men era in tale
stato di rapimento che miracolo se sapeva cosa fare. Passò quella notte
in camera con la sorella maggiore, ma aveva deciso di dover essere il
primo con la vergine ancora intatta. ... Per tre giorni il defloramento
di Boccio di Cannella fu oggetto di brindisi e celebrazioni. Gli amici
di Xi Men vennero a congratularsi con lui e ad offrire il proprio contri156
buto, che ammontò, tutto sommato, alla mirabolante somma di cinque
soldi di rame, e colsero di nuovo la benvenuta occasione di abbuffarsi e
rimpinzarsi a più non posso, a spese di Xi Men.
Canti, musiche, danze, donne e allegramente passa la santa giornata.
Evviva! per la propria preziosa carcassa
si scialacqui pure l’oro di un altro!
Perché si dovrebbe alzarsi da tavola
quando si ha per ospite l’abbondanza?
È farmaco la temperanza
che meglio conviene alla mensa del poveretto.
Jin Ping Mei
– Come, strumpet, famous whore! were every drop
Of blood that runs in thy adulterous veins
A life, this sword -dost see’t?- should in one blow
Confound them all. Harlot, rare, notable harlot.
That with thy brazen face maintain’st thy sin
Was there no man in Parma to be bawd
To your loose cunning whoredom else but I?
Must your hot itch and plurisy of lust,
The heyday of your luxury, be fed
Up to a surfeit, and could none but I
Be picked out to be cloak to your close tricks,
Your belly sports? Now I must be the dad
To all that gallimaufry that is stuffed
In thy corrupted bastard-bearing womb!
... Whore of whores! ... Excellent quean!
– ..., poor lady, what hath she committed, which any lady in Italy,
in the like case, would not?
– ... in this piece of flesh,
This faithless face of hers, had I laid up
The treasure of my heart! -Hadst thou been virtuous,
Fair, wicked woman, not the matchless joys
157
Of life itself had made me wish to live
With any saint but thee: deceiful creature,
.......
My reason tells me now that: “ ’tis as common
To err in frailty as to be a woman.”
– ... marry a strumpet, that cast herself away upon you but to laugh
at your horns, ...
– Busy opinion is an idle fool,
.....
.....................; but I find no change
Of pleasure in this formal law of sports.
– We shall have time
To talk at large of all: but never yet
Incest and murder have so strangely met.
Of one so young, so rich in nature’s store,
Who could not say, ’TIS PITY SHE‘S A WHORE?
[– Vieni puttana, sgualdrina famosa! Fosse ogni goccia di sangue, che
scorre nelle tue vene adultere, una vita, questa spada - la vedi?- in un
sol colpo le cancellerebbe tutte. Troia, grande troia come poche. La
quale con la tua faccia di bronzo vuole sostenere il tuo peccato; non
c’era a Parma nessun uomo da fare il lenone per il tuo libero astuto
puttaneggiar, eccetto me? Dovevano la tua foia rovente, la gran copia
di libidine, il culmine della tua lussuria venir ingozzate fino all’eccesso,
e non potevo che io venir scelto a far mantello ai tuoi inganni nascosti,
ai tuoi passatempi del basso ventre? Ora io debbo essere il padre di
tutto quel pasticcio stipato nel tuo corrotto utero che porta bastardi!
... Puttana delle puttane! ... Donnaccia di gran classe! ...
– ... povera signora! Cosa mai avrebbe ella commesso che in Italia
qualsiasi signora in simili casi non avrebbe fatto?
– ... in questo pezzo di carne, nel suo volto sleale, avevo riposto il
tesoro del mio cuore! Fossi tu stata virtuosa, bella donna perfida, neanche le incomparabili gioie della vita stessa mi avrebbero fatto desiderare
di vivere con qualsiasi altra santa che te, ingannevole creatura, ... “È
altrettanto comune sbagliare per debolezza che essere una donna”.
158
– ... sposarsi con una sgualdrina che vi si è gettata sopra solo per
ridere delle vostre corna, ...
– L’opinione della folla è una vuota stupidaggine. ... ma io non trovo
nessun mutamento di piacere in questa formalizzata legge per i sollazzi
[il matrimonio].
– Avremo tempo su tutto a lungo far concione:
Ma mai ancor incesto toccati s’eran, strani, ed uccisione.
Di una giovin, tanto, e ricca nella natural vetrina
Chi non direbbe: PECCATO, ERA UNA SGUALDRINA?]
John Ford
Persino alle pubbliche prostitute, alle cantanti e alle danzatrici è in
genere rigorosamente vietato mostrarsi in pubblico. ... Il giorno dopo il
probo Quan cercò una mezzana e la incaricò di piazzare la sua ‘merce’
sul mercato delle xiashui ‘acque di rifiuto’ [le traviate]. ... la mezzana
aveva scelto la proprietaria di una ben conosciuta e rispettata casa fiorita. ... Una breve visita e presentazione bastò all’occhio esercitato della
Signora della Grotta per riconoscere in Nobile Profumo una ‘merce’
straordinariamente scelta, un investimento di capitale molto favorevole
che avrebbe dato alla sua impresa lauti dividendi. ... ‘Perché ho dovuto abbandonare quell’infelice nel tempio delle ‘acque di rifiuto’ torbide
e infamate, perché estrometterla dalla società borghese e fare di una
donna della buona borghesia, della moglie di uno solo, una cortigiana
che chiunque può comprare?’ Naturalmente, entrando a far parte di
coloro che facevano dell’amore una professione, Nobile Profumo aveva
cambiato il suo nome e da allora in poi portò un appropriato nome
d’arte. ...
– La vostra Lingai [amore di piuma], onorevole beniamina, è del
tutto a posto per quel che concerne l’aspetto esterno e il comportamento raffinato. Ma le manca la tecnica superiore, il dominio di certi
strattagemmi.
Primo: la donna inclina con dedizione il suo bacino verso l’ambasciatore dell’uomo. Secondo: la donna solleva premurosamente il suo
bacino incontro all’ambasciatore dell’uomo. Terzo: la donna sacrifica il
159
suo succo vitale a favore dell’uomo. Scopo di tutto questo: non è l’uomo che deve corteggiare la donna, ma la donna l’uomo. Quando egli
giace supino, ella monta in sella e guida il suo ambasciatore nella giusta direzione. Quando l’ambasciatore si anima e diventa intraprendente,
ella lo racchiude strettamente come la custodia racchiude il flauto. Se
egli si mostra svogliato, ella sa accendere la fiammella del desiderio
giocando sapientemente con le dita. ‘Invitare un compagno a una battaglia erotica è come chiedergli grattarmi dove mi prude. Ma come può
indovinare dove mi prude? Può cercare quanto vuole, ma certamente
trascurerà alcuni punti; è meglio che io stessa lo aiuti a trovare i punti
giusti. Facendo cosı̀ aiuterò me e lui.’
... la donna si mette nella posizione del gioco d’amore, sotto l’uomo.
Ma non gli fa condurre la partita da solo, anzi gli fornisce comprensiva
assistenza intercettando ed accompagnando i suoi movimenti: in questo
modo imposta il gioco come un grazioso acchiappar farfalle e procura a
se stessa e all’uomo un piacere raddoppiato e, nello stesso tempo, rende
più facile all’aggressore raggiungere lo scopo principale dell’assalto, la
yuguan, la ‘chiusura di diamante’. ... “il divertimento comune è il vero
divertimento”. L’uomo e la donna si devono venire incontro a metà
strada, allora l’incontro diventa una festa! Se la donna non risponde ai
movimenti dell’uomo con contromosse intelligenti, ma rimane del tutto
impartecipe, egli potrebbe altrettanto bene servirsi semplicemente di
una bella figura di donna fatta d’argilla o intagliata nel legno con una
grotta del piacere ben imitata e soddisfare il suo desiderio con questa.
A che scopo servirsi di una donna, viva fatta di carne e sangue? Ogni
cortigiana di classe si adegua al principio sopracitato procurandosi il
favore dei suoi ospiti maschili e procurando a se stessa piacere.
Quando la coppia si piace ed è molto intimamente legata, nasce nella
donna il desiderio di non sprecare senza scopo il nobile estratto delle sue forze vitali, che vorrebbe offrire al compagno come godimento
duraturo. ... Quando si accorge di essere vicina all’estasi, ordina al
compagno di avvicinare il guitou ‘capo di tartaruga’ al huaxin ‘cuor
di fiore’, e di non far più nessun movimento, ma anzi di tenersi molto
tranquillo. Abbracciandolo intimamente e stringendolo a sé, con una
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speciale torsione del bacino fa in modo che la chiusura di diamante si
apra e che la bocca del cuor di fiore prema precisamente sulla bocca
dell’ambasciatore. Crea cosı̀ le premesse perché l’ambasciatore del suo
compagno possa assorbire e succhiare il nobile estratto dei suoi più fini succhi vitali, quando comincia l’estasi. Questi succhi vanno dalla
porta esterna prominente dritti dritti al tantian ‘campo di cinabro’ del
compagno, e quivi possono sviluppare il loro effetto. caratteristica meravigliosa di questo specie di succo è che possiede una forza vivificante
quale nessun preparato di ginseng è in grado di raggiungere ed è, per di
più, un incomparabile strumento di ringiovanimento e di allungamento
della vita.
– Cosı̀, eh? fare la morta e incassare il denaro, questo lo chiami servire il cliente? Mi fai arrabbiare e scacci la mia migliore e più danarosa
clentela! In questa maniera farai presto fallire la mia impresa! - sbuffò
mincciando col jiafa ‘rimedio familiare’, cioè con la frusta, ...
Giorno e notte la maestra non era mai stanca di istruire la sua scolara
e di iniziarla ai segreti di una superiore arte amatoria. E non si limitò a
lezioni teoriche, ma le intrecciò di quando in quando con lezioni pratiche
dal vivo. ...Nel giro di un mese s’era impadronita della tecnica superiore
e dominava tutte e tre le raffinatezze con la stessa perfezione della sua
maestra. In più aveva il triplice vantaggio della gioventù, della bellezza
e della cultura. E cosı̀ non potè mancare che la sua fama superasse in
breve tempo quella della sua maestra e si allargasse nei circoli del bel
mondo elegante di Pechino raggiungendo persino la corte imperiale. ...
Ognuno dei due vi andò a proprie spese, e sia l’uno che l’altro si
immaginò di godere il particolare favore della ninfa. Non sospettarono
che quella invece badasse solo al loro portafogli. Secondo rigidi concetti
morali, non avrebbe dovuto amoreggiare con due fratelli. Era una cosa
contraria alle buone costumanze, anche se il piccolo popolo che abita
il quartiere delle case fiorite non guarda tanto per il sottile quanto a
morale. Il suo desiderio di guadagno poneva Nobile Profumo al di sopra
di questi scrupoli borghesi.
Li Yu, Il tappeto di preghiera di carne
161
... posso coltivare quelle facoltà non certo trascurabili che, perfino
nel gorgo delle sregolatezze in cui ero naufragata, mi hanno permesso di
osservare il carattere e il comportamento umano più di quanto accada
di solito tra le donne che svolgono la mia triste professione. ... l’ufficio
era il mercato frequentato da Mrs. Brown (la mia padrona) in cerca di
qualsiasi merce fresca le venisse offerta per il piacere dei suoi clienti e
per il suo profitto. ... La padrona vi era seduta in compagnia di una
delle sue ragazze preferite, che l’aiutava ad amministrare la casa e che
aveva il compito di svezzare le fanciulle come me in modo da prepararle
all’altare sacrificale. Mrs. Brown non voleva che qualcuno mi vedesse
né che parlassi con qualche habitué o con qualcuna delle sue conigliette
(come chiamavano le ragazze che venivano procurate ai clienti), finché
non avesse venduto a buon prezzo la mia verginità che, per quanto ne
sapeva, avevo portato con me al servizio di Sua Eccellenza. ...
... doveva quindi aver già ampiamente raggiunto quello stadio logoro
in cui le donne della sua professione sono ridotte a insegnare l’amore
invece di praticarlo. ... Giacevo quindi docile e passiva, proprio come
voleva lei, d’altronde le sue licensiosità mi procuravano una vaga emozione di piacere mai provato prima: ogni parte di me era scoperta e
aperta ai movimenti spinti delle sue mani che, come lingue di fuoco, mi
percorrevano tutto il corpo annullando ogni sensazione di freddo.
I miei seni, se non è troppo immodesto chiamare cosı̀ due dure, sode, rampanti collinette che avevano appena cominciato a crescere e a
significare qualcosa al tatto, attrassero e divertirono le sue mani per
qualche minuto, fino a che, scivolando in basso e seguendo un percorso
più spianato, sentirono proprio la soffice e serica peluria, spuntata solo
pochi mesi prima, che un giorno avrebbe ombreggiato il punto delle mie
più deliziose sensazioni, ora sede della più insensibile innocenza. Le sue
dita, giocando, si divertivano a intrecciare i giovani germogli di quel
cespuglio concepito dalla natura per l’uso e l’ornamento.
Non contenta di essersi impadronita di questi avamposti, tentò l’assalto al punto essenziale e cominciò a frugare, a insinuarsi e alla fine
le riuscı̀ di introdurre un dito nella carne viva. Se non l’avesse fatto
impercettibilmente e poco alla volta, cosa che mi piacque moltissimo
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tanto da non aver voglia di opporre resistenza, sarei saltata fuori dal
letto e avrei chiesto aiuto contro quegli assalti estranei. Al contrario,
le sue manovre lascive mi avevano messo in tutto il corpo e nelle vene
un fuoco nuovo che si era concentrato violentemente nel punto vitale
prescelto dalla natura dove, per la prima volta, mani estranee ora si
fermavano a toccare, palpare, comprimere le labbra, per poi aprirle ancora, con un dito dentro, fino allo strillo, “Oh!”, che le fece capire che
mi stava facendo male, poiché le dimensioni di quel passaggio stretto e
inviolabile le impedivano di entrare in profondità.
.........
“ ... Che forme delicate! Che meraviglia qui sotto! Oh! lasciami
guardare questa piccola, cara, tenera fessura! È troppo, non ne posso
più! Devo, devo ... ” Qui prese la mia mano e, in un momento di
trasporto, l’appoggiò dove potete facilmente immaginare; è incredibile
come la stessa cosa possa essere differente da persona a persona! Un
fitto e duro cespuglio di riccioli indicava una donna completamente
sviluppata. Poi la cavità verso cui guidò la mia mano la ricevette senza
sforzo e, non appena la sentı̀ dentro di sé, Phoebe cominciò a muoversi
avanti e indietro con uno sfregamento cosı̀ rapido che alla fine ritirai la
mano umida e appiccicosa, proprio quando lei si ricomponeva dopo due
e tre sospiri e qualche “Oh” che sembravano esserle usciti direttamente
dal cuore. Baciandomi, sembrava voler richiamare l’anima sulle nostre
labbra infuocate, poi tirò su le coperte, stendendosi al mio fianco.
.......
La cura di vestirmi e di rendermi attraente per mettermi sul mercato
fu quindi lasciata a Phoebe, che assolse il compito perfettamente .......
........
Nel frattempo, mamma Brown aveva fissato il prezzo con quel vecchio
caprone bavoso, e solo dopo venni a sapere che aveva chiesto cinquanta
ghinee solo per il permesso di avere con me un incontro preliminare,
e altre cento nel caso i suoi desideri fossero stati soddisfatti, lasciando
che poi lui mi ricompensasse come meglio avrebbe creduto.
...........
Come poi capii in seguito, lottando con me il mostro aveva raggiunto
163
il culmine della libidine. Era troppo debilitato per portare le cose fino
in fondo; le mie cosce e la biancheria ne ricevettero l’effusione. Quando
ebbe finito, seccato, mi ordinò di vestirmi e disse che mai e poi mai
mi avrebbe fatto l’onore di pensare a me ... “quella vecchia b[agasci]a
avrebbe fatto bene a trovarsi un altro merlo ... non sarebbe stato cosı̀
stupido da farsi ingannare da una finta santarellina della campagna
inglese ...”.
.............
I discorsi fatti in quella casa, i comportamenti, in poche parole tutto contribuiva a corrompere la mia naturale innocenza non sostenuta
dall’educazione. Mentre sentivo i richiami del piacere, cosa abbastanza
normale alla mia età, l’abitudine alla riservatezza in cui ero cresciuta
cominciò a sciogliersi come neve al sole, per non parlare del fatto che
facevo del vizio una necessità, proprio per la paura continua di essere
cacciata via e di morire di fame. ... A quel punto dovevo la corruzione
della mia innocenza alle ragazze che abitavano in casa: il loro linguaggio sboccato, in cui il pudore era ben lontano dall’essere rispettato, le
descrizioni dei loro incontri con gli uomini, da cui avevo intuito la natura e i misteri della loro professione, mi facevano bruciare di desiderio.
Soprattutto la mia compagna di letto Phoebe, di cui ero diventata allieva, esercitava tutto il suo talento per farmi provare i primi lampi di
piacere, mentre la natura, ora eccitata da queste scoperte cosı̀ interessanti, stimolava una curiosità che lei esaudiva abilmente, conducendomi
con le allusioni di domanda in domanda e spiegandomi tutti i misteri
di Venere. Non potevo però rimanere a lungo in una casa come quella
senza essere testimone oculare di ben altro.
.............
.... le diede qualche bacio con uno schiocco e le infilò una mano tra i
seni che, liberati dal corpetto e non più arginati, penzolarono giù più o
meno fino all’ombelico. Non ne avevo mai visti di cosı̀ enormi e di un
colore cosı̀ strano, ciondolanti e amorosamente attaccati l’uno all’altro.
... le grasse e tozze cosce di Mrs. Brown penzolavano dal letto, offrendo
ai miei occhi l’intero, viscido panorama: una grossa fessura spalancata,
ombreggiata da un pelame grigiastro, sporgeva in fuori come il cappello
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di un mendicante che chiede l’elemosina. ... Ora il forzuto stallone si
era spogliato ed esibiva quella straordinaria macchina, nuda, dura ed
eretta mai vista prima e che fissai con uno sguardo rapito mentre sentivo nel sangue un rimescolio piuttosto piacevole; tuttavia i miei sensi
erano troppo agitati, troppo concentrati su quel mio punto bollente per
osservare altro che la forma in generale dei movimenti di quello strumento. L’istinto, ben più di tutti i discorsi ascoltati, ora mi diceva con
forza che lı̀ avrei ottenuto uno straordinario piacere, quello che nasceva
dall’incontro di due parti fatte l’una per l’altra. ... Mentre i due erano
nel pieno dell’azione, io, guidata solo dall’istinto, feci scivolare una mano sotto le sottane e con dita impazienti eccitai ancora di più il centro
delle mie sensazioni; il cuore palpitava come se dovesse aprirsi un varco nel petto: respirando a fatica accavallai le gambe comprimendo le
labbra di quella feritoia vergine e, seguendo meccanicamente l’esempio
delle operazioni manuali di Phoebe fin dove potevo spingermi, giunsi al
momento critico dell’estasi, a quella sensazione d’abbandono in cui la
natura, oppressa di piacere, pare si dissolva.
........
Allora ebbi tutto il tempo di ammirare con nuovo interesse e sotto
un’angolatura migliore la struttura di quella parte essenziale del corpo
maschile: la cima color rosso fiammante che si ergeva scappellata, le sue
dimensioni, la bianchezza del tronco e il folto cespuglio di riccioli che
ombreggiava la radice, la grossa borsa tondeggiante che l’accompagnava, tutti questi particolari attirarono la mia attenzione e rinnovarono
il mio desiderio. ... Una volta finito, uscirono affettuosamente abbracciati, dopo che la vecchia signora gli ebbe regalato, per quanto avevo
potuto vedere, tre o quattro ghinee.
.................
Non potevo fare a meno di invidiare i suoi meravigliosi seni maturi,
leggermente sporgenti, ma cosı̀ arrotondati e sodi da stare fermi senza
alcun supporto. I capezzoli sporgevano le punte in direzioni diverse
accentuando il piacevole incavo che li separava. Più giù la delicata
superficie del ventre terminava in una fessura appena percettibile che
sembrava rientrare verso il basso e, per pudore, nascondersi agli sguardi
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tra le cosce grassocce. ... Il giovane guardò la propria arma con un certo compiacimento e, guidandola con la mano verso l’invitante fessura,
la portò tra le labbra e la conficcò (dopo qualche colpo che Polly sembrò addirittura assecondare) circa per metà. A questo punto si fermò,
suppongo, perché era diventata troppo grossa. La estrasse di nuovo e,
inumidendola un poco con la saliva, rientrò facilmente sprofondando
fino all’elsa, al che Polly si lasciò andare a un profondo sospiro che non
era assolutamente di dolore. ... Entrambi erano confusi, con gli occhi
ardenti: “Ah! Ah! ... non ne posso più ... è troppo ... muoio ... svengo
... ” esclamava Polly estasiata. La gioia di lui era più silenziosa ma ben
presto, negli ultimi sforzi, mormorava frasi spezzate, si lasciava sfuggire sospiri che salivano dal cuore e alla fine effettuò un affondo mortale,
come se avesse voluto squarciarle il corpo, e poi l’immobile languore dei
lombi, tutto dimostrava che stava per raggiungere il picco del piacere.
Polly mostrò che vi stava arrivando anche lei, muoveva selvaggiamente
le mani, chiudeva gli occhi e si lasciava sfuggire un profondo singhiozzo
come se esalasse l’ultimo respiro in un’agonia di piacere.
..........
Immaginatevi la mia sorpresa quando vidi quel giovane, pigro e furbacchione, sdraiarsi sulla schiena e attirare gentilmente Polly sopra di sé
che, assecondando questo suo capriccio, si mise a cavalcioni e, seguendo
l’impulso, accompagnò il suo cieco favorito al posto giusto: si sistemò
proprio sopra la punta fiammeggiante dell’arma del piacere che sovrastava il suo corpo, ben eretto, e se l’infilò fino in fondo. Rimase seduta
su di lui per qualche istante, godendo ed assaporando la situazione.
mentre il ragazzo giocava con i suoi seni provocanti.
.................
... mi parlò in modo tutt’altro che brusco, altro tono da quello che
avrebbe usato con una delle prostitute della casa. Dandomi il primo
bacio che ricevessi da un uomo, mi chiese se ero disposta a tenergli
compagnia, assicurandomi che avrebbe fatto del suo meglio per soddisfarmi. Ma anche se l’amore appena sbocciato, quell’amore che rende
più autentica la passione, mi induceva a una resa immediata, fui trattenuta dalla paura di essere scoperta dagli altri abitanti di quella casa. ...
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mi domandò improvvisamente se fossi disposta a farmi mantenere da
lui: mi avrebbe trovato un alloggio e mi avrebbe liberato da qualsiasi
impegno potessi aver assunto nella casa.
.............
Distesa sul letto mi esponevo tranquilla e senza fare resistenza ai
suoi sguardi e alle sue carezze. Questo lo confermò nella sua opinione
di procedere nel modo giusto e che non ero affatto una novizia in queste cose, dal momento che mi aveva portato via da un bordello e non
gli avevo detto nulla sulla mia verginità. Del resto, se lo avessi fatto,
avrebbe probabilmente pensato che lo prendevo per uno sciocco tale
da credere ad una simile fandonia, ossia che ero ancora proprietaria di
quell’ambito tesoro nascosto, cercato dagli uomini con tanta avidità solo per distruggerlo. ... Per la prima volta sentii quell’ariete duro come
un corno premere contro le mie tenere parti, ma immaginate Signora
la sua sorpresa quando scoprı̀, dopo qualche forte spinta per me molto
dolorosa, di non essere minimamente penetrato. ... Riprese ora i suoi tentativi in forma diversa. ... Infine mi aprı̀ le cosce e piazzandosi
in piedi tra di esse se le sistemò sui fianchi, applicando la punta della
sua macchina all’apertura in cui cercava di entrare. Era talmente minuscola che riusciva a malapena a sentire se era appoggiato al posto
giusto. Guardò, provò e fu soddisfatto; poi, spingendosi energicamente
in avanti con quel suo rigido prodigio, s’incuneò come una zeppa, ruppe
l’unione di quelle parti e riuscı̀ ad inserirne la punta a fior di labbra.
Approfittò del vantaggio e, spingendo in linea retta, riuscı̀ ad entrare
più in profondità. Ma quando quel duro e grosso corpo separò i lati del
soffice passaggio sentii un male tale che avrei voluto urlare; tuttavia,
non volevo allarmare tutta la casa. Perciò trattenni il fiato, afferrai con
la bocca la sottoveste (rovesciata sul viso), e l’addentai con tutte le mie
forze. Alla fine la consistenza delicata di quel tratto cedette a un feroce
strappo e Charles poté penetrare un poco più a fondo. Ora aggressivo
e non più padrone di sé, ma trascinato dalla furia e dall’enorme forza di
quel membro che in quell’attimo mostrava una specie di rabbia istintiva, buttandosi in avanti ruppe ogni ostacolo e, con un affondo violento
e spietato, penetrò fino all’elsa. Ecco! Ecco! In quel momento persi
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tutta la mia risolutezza, urlai e svenni per l’intenso dolore. Come mi
disse in seguito, mentre usciva da me dopo essersi soddisfatto, in un
attimo le mie gambe si erano rigate di sangue che colava dal passaggio
lacerato.
....................
... quando non fu più in grado di trattenere il rinnovato desiderio,
spronò il cavallo e, insinuando gentilmente le gambe tra le mie, chiudendomi la bocca con baci di umido fuoco, irruppe nuovamente e,
rinnovando gli affondi, forò, strappò, forzò la strada tra le tenere membrane che lo ostacolavano. Queste si schiusero con un dolore solo di
poco inferiore a quello della prima volta. Trattenni le grida e sopportai con la forza passiva di un’eroina: presto le spinte si fecero sempre
più furiose, le guance diventarono ancora più scarlatte, gli occhi erano
rovesciati all’indietro tanto che ne vedevo solo il bianco ... i profondi
sospiri, lo spasmo, i brividi annunciarono l’arrivo di quel piacere estatico
da cui, per il troppo dolore, ero ancora esclusa. Fu solo quando il godimento ebbe attutito per alcune volte quella sensazione concedendomi
di sentire la solleticante aspersione di balsamiche dolcezze che Charles
ottenne finalmente d’essere ricambiato e mi portò all’eccesso del piacere
attraverso l’eccesso del dolore E dopo che diversi rapporti mi ebbero
abituata e irrorata, cominciai anch’io ad apprezzare quel grandissimo
piacere, quello che si prova quando un getto bollente sprizza in un corpo
eccitato.
..........
... una colonna d’avorio bianchissima, magnificamente striata di
vene blu che reggeva, completamente scappellata, una testa vermiglia.Nessun corno poteva essere più duro e rigido e nessun velluto più
morbido al tatto. Mentre stavamo cosı̀ mi spinse la mano in basso, verso
quella parte dove la natura e il piacere hanno i loro rifugi, cosı̀ opportunamente racchiusi e appesi alla radice del primo strumento di piacere,
che non a sproposito potrebbe anche essere definito il loro tesoriere. Lı̀,
attraverso la soffice guaina, Charles mi fece tastare il contenuto: due
sfere tondeggianti con cui potevo giocare e che sfuggivano a ogni pressione se non la più delicata.. Avvertii qualcosa di rigido penetrare tra
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le labbra della mia ferita ormai aperta per sempre, separandole. Ora
la strettezza del passaggio non mi faceva più male, e consentiva al mio
amante solo quelle difficoltà che aumentavano il suo piacere nello stretto abbraccio di quel tenero e caldo rifugio intorno alla strumento per
il quale era cosı̀ perfettamente modellato e che ora, tornato a casa, mi
toglieva il respiro tanto da sentirmi soffocare. Quali spinte snervanti!
Quanti baci! Ciascuno di essi mi procurava una felicità indicibile che
si perdeva in un mare di voluttà inebriante.
.............
Mrs. Brown, che non aveva la coscienza pulita e temeva qualche
grana con la giustizia, anche se conosceva bene la città ed era abilissima nello schivare i pericoli del suo mestiere, si preoccupò soprattutto
quando sentı̀ parlare di giudici, di Newgate, dell’Old Bailey, di processi
di sfruttamento della prostituzione, della gogna, ...
..........
Indifferente per natura o per costituzione a tutto se non a incrementare a qualsiasi costo il gruzzolo, aveva cominciato a fare la paraninfa
per conto proprio, professione per la quale era piuttosto portata grazie
all’aspetto severo e per bene, e a volte era riuscita a combinare qualche matrimonio. ... In definitiva, il mio amore era cosı̀ eccessivo da
uccidere in me ogni altra scintilla, anche quella della gelosia.... Quanto
al denaro, sebbene Charles mi consegnasse tutto quello che riceveva,
faticava molto a farmelo accettare. Se mi portava in regalo dei vestiti,
riusciva a convincermi solo perché volevo piacerli di più.
............
Poi, senza aspettare che dicessi di sı̀ o di no, uscı̀ e rientrò subito
seguita da quel signore, di cui, come parecchie altre volte, era stata la sollecita ruffiana. ... rimasi immobile considerandomi merce da
mercato, con una transazione svoltasi proprio sotto i miei occhi. Poco
importava di quello che sarebbe accaduto al mio povero corpo. Priva di
energia, di vita, di coraggio ed anche del pudore proprio del mio sesso,
tollerai passivamente tutto quello che volle farmi. ... Poteva disporre
di me come credeva, e non capii bene cosa stesse facendo finché, riprendendomi da uno stato di trance e di insensibilità, lo trovai sprofondato
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dentro di me, mentre giacevo passiva senza provare il minimo piacere.
... Se qualcuno un’ora prima mi avesse detto che sarei andata a letto
con un altro uomo oltre a Charles, forse gli avrei sputato in faccia. Se
qualcuno mi avesse offerto una somma ben più grande di quella pagata, avrei comunque rifiutato con indifferenza.Come accade spesso che
la nostra debole virtù dipenda dalle circostanze in cui ci troviamo!
..............
... la cameriera ... mi portò una coppa d’argento piena di un liquore
chiamato ‘latte nuziale’ [latte caldo rappreso mischiato a vino, birra e
spezie]. ... Mi sentii avvampare immediatamente, un fuoco mi corse
in modo indecente nelle vene. Ero in fiamme, e poco mancò che non
domandassi un uomo, quale che fosse. ... dopo avermi abbracciata e
alzato le lenzuola parve estasiato dal mio corpo nudo, che coprı̀ di baci
senza trascurare alcuna parte. Poi, in ginocchio tra le mie gambe, mise
a nudo il suo rigido manganello dalla testa rossa, abbarbicato ad un
fitto pelame che gli copriva il ventre fino all’ombelico e gli dava l’aspetto di una spazzola dal manico di carne. Lo sentii quasi subito mentre
affondava il chiodo fino alla capocchia, tanto che ci separavano solo i
peli. Ora lo percepivo bene: si muoveva dentro di me e presto diede alla
natura tali e potenti stimoli, giù dalle mie parti, che non potei fare a
meno di ricambiare. Tutti i miei istinti animali si concentrarono meccanicamente in quel punto d’attrazione, e finalmente, eccitata come non
mai, perdetti ogni pudore. Cedendo all’emozione mi abbandonai, come
una qualsiasi donna, a quei flussi di voluttà che non desideravo rifiutare
- nonostante fossi innamorata di Charles. ... E siccome non voleva che
mi facessi prendere dall’impazienza né che dovessi qualche spiegazione
alla padrona di casa, si vestı̀ e uscı̀, dopo avermi dato un borsellino
con ventidue ghinee, ..., per riempirmi le tasche fino al prossimo rifornimento. ... il mio cuore un po’ rasserenato cominciò ad accettare e
ad apprezzare quei gingilli che la generosità di Mr. H ... usava per
rendere ancora più amabile il suo corteggiamento, solleticando la naturale vanità del mio sesso. Sete, nastri, orecchini, collane di perle, un
orologio d’oro, in breve ricevetti tutti gli oggetti e gli accessori del mio
vestiario. Anche se questo suo atteggiamento non riusciva a ispirarmi
170
l’amore, mi procurava una simpatia mista a gratitudine, qualcosa di
simile all’amicizia amorosa, una distinzione che, se gli uomini lo sapessero, priverebbe almeno i nove decimi del loro piacere di avere una
mantenuta.
.........
Mr. H ... le sollevò la sottana coprendole la faccia paonazza, denudando un paio di cosce solide, piene, carnose e passabilmente bianche.
Se le sistemò intorno ai fianchi e infilò la spada sguainata nella fessura,
dove parve ottenere un’accoglienza meno difficile di quella che - forse si illudeva di trovare (detto per inciso, costei aveva lasciato il villaggio
dopo aver avuto un figlio illegittimo) e i suoi movimenti dimostrarono
che aveva trovato un alloggio spazioso. Sbrigata la faccenda, il suo tesoruccio si alzò si riabbassò la gonna e si lisciò sia il grembiule che lo
scialle. Mr. H ... aveva un’espressione piuttosto stupida mentre la pagava con aria indifferente, raccomandandole di essere brava e di tenere
la bocca chiusa.
..........
... ormai mi ero spinta troppo avanti per aspettare che superasse la
sua modestia di fanciullo (poiché tale sembrava e tale era), gli posai una
mano sulle cosce e sentii un oggetto duro e rigido, stretto nei calzoni,
di cui le mie dita non riuscivano a trovare la fine. ... Liberato della
camicia, cosa vidi con meraviglia e sorpresa? Non il giocattolo di un
ragazzino, non l’arma di un uomo, ma un palo di dimensioni talmente
enormi che, se le proporzioni fossero state rispettate, poteva appartenere a un gigante. Alla vista di quel prodigioso strumento ebbi un brivido
di spavento e di piacere, ma come fare a non tenerlo in mano e sentirne
tutta la lunghezza e tutta la larghezza! Era come avorio vivo, perfettamente modellato e tornito, la sua orgogliosa durezza ne stirava la pelle,
liscia, levigata, soffice, vellutata al punto di poter rivaleggiare con quella più delicata del nostro sesso, e la tenue bianchezza non era neanche
oscurata dal ciuffo di ricci intorno alla radice, dove la superficie - come
in un’intricata rete - mi ricordava quelle belle serate dove c’è una luce
chiara che balugina tra i rami degli alberi lontani sulla sommità di una
collina. Per non parlare del glande, largo e bluastro a causa delle vene
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... tutto costituiva il più sconvolgente assemblaggio di figure e colori
che la natura potesse inventare. Insomma si ergeva come un oggetto
dispensatore di terrore e di beatitudine.
.........
Finalmente il mostro riuscı̀ a trovare il passaggio caldo ma troppo
stretto e non era capace ad aprirsi una breccia; nonostante fossi stata
penetrata spesso, non ero ancora in grado di accoglierlo con facilità.
Tuttavia con il mio aiuto la testa di quell’ingombrante arnese si trovò
proprio nel punto cruciale e, sentendolo spingere contro la mia apertura, riuscii con un movimento in sincronismo a incontrare la sua spinta
al momento giusto: le labbra dilatate al massimo aprirono la strada
alla sua impulsività. Entrambi ci rendemmo conto che si era trovata
una comoda sistemazione. Lui insistette sempre allo stesso modo e in
breve, sferrando violenti colpi per me estremamente dolorosi, riuscı̀ a
farne entrare qualche altro millimetro in modo da essere, a quel punto,
piuttosto sicuro di non essere scacciato. Cercò di spingere ancora e a
quel punto sentii la solita indefinibile sensazione di dolore e di piacere:
avevo paura che mi lacerasse ma non volevo che indietreggiasse. Non
potevo sopportare né di tenerlo, né di perderlo. Egli continuò con tanta
forza e rapidità che a un certo punto gridai: “Oh, mio caro, mi fai male!” ... Ero sempre più incantata da quanto avevo davanti agli occhi,
la più fiera erezione che avessi mai visto: l’arnese scappellato mostrava
la sua enorme testa rossa. ... Il dolore per la dilatazione cessò quando
era arrivato più o meno a metà strada ma tutta la sua febbrile attività
per andare avanti non gli faceva guadagnare molto spazio e, mentre
esitava, la crisi di piacere lo sorprese. La stretta pressione della calda
guaina lo fece venire prima ancora che fossi pronta, frenata proprio dal
dolore acuto che sentivo e malgrado non fosse dentro neanche per metà.
... Si rimise dunque a spingere in modo da penetrarmi completamente,
facilitato dall’iniezione balsamica con cui aveva irrorato le mie parti interne. Quando raddoppio il suo sforzo, con l’aiuto dei miei movimenti,
non resistetti più a quel grimaldello e cedetti, consentendogli - centimetro dopo centimetro - di entrare del tutto e lui con un colpo potente
affondò fino all’elsa. Nel momento in cui se ne rese conto, grazie al172
la totale congiunzione dei nostri corpi, diventò ancora più entusiasta.
Dall’aspetto e dai movimenti si capiva che era in preda a un immenso
piacere, a questo punto condiviso anche da me. Lo sentivo tutto! Stavo
quasi male! Squassata oltre ogni sopportazione dai suoi colpi furibondi
ero riempita e sazia fin quasi a scoppiare; rimasi ansimante sdraiata
sotto di lui finché il suo respiro spezzato, le parole confuse, gli occhi
socchiusi, gli affondi sempre più furiosi e una rigidità inaudita mi dicevano che si stava avvicinando la seconda volta: infatti ... arrivò e
l’adorabile giovane, sopraffatto, venne tra le mie braccia. Mi affrettai a
raggiungerlo e c’incontrammo alla fine, entrambi immersi in un abisso
di piacere.
.............
... la sua fenice, ormai risuscitata, si slanciò direttamente contro
quella bocca dalle labbra prominenti che gli offriva una dolce sfida; ne
strizzò la testa e, guidandolo con rinnovata furia, irruppe ed affondò
nel condotto del piacere. Ancora una volta tornò a squassare tutto e
mi mise di nuovo in una tale confusione che nulla mi avrebbe calmato
se non un nuovo diluvio di quella pioggia salutare con cui la natura
inonda quei felici paesi, quando la minaccia di un incendio raggiunge
il livello di guardia. ... mi decisi a spingerlo fuori, non senza avergli
promesso che l’avrei rivisto appena possibile e dopo avergli infilato una
ghinea in mano.
...........
La strettezza del pertugio - quella che fa impazzire gli uomini - era
dovuta, sembra, a una felice conformazione: prorompente, formosa e
dotata di una certa abbondanza proprio da quelle parti. In questo modo, dopo ogni dilatazione, il tessuto molto elastico che riveste le pareti
del passaggio riprende la forma originaria mentre la membrana e le
pieghe possono di nuovo abbracciare e serrare qualsiasi corpo estraneo
che viene introdotto, come in quel caso il mio dito. ... Cominciò con i
soliti preliminari, deliziose graduazioni di piacere di cui poche persone
sanno godere per la fretta autodistruttiva di correre verso la fine. Cosı̀
si chiude troppo velocemente quella scena in cui, di solito, gli attori
sono talmente contenti della loro parte da volere che duri in eterno. ...
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Era cosı̀ duro! Eretto e curvo verso l’alto! Era una scatoletta di gioielli
di valore inestimabile per una donna: una straordinaria offerta delle
cose più ricche e promettenti! Per non parlare delle sue dimensioni, che
quasi mi toglievano la possibilità di afferrarlo del tutto e di baciarlo! ...
con la mano guidai con prepotenza quel furioso ariete, la cui testa vermiglia da una certa distanza sembrava quasi un cuore, e lo appoggiai sul
bersaglio che lo aspettava nella posizione più adatta. Tenevo i fianchi
ben alzati e le gambe spalancate al massimo. Il piacevole tepore gli fece
capire che era sulla strada giusta e spinse tra le labbra che, separate da
quell’oggetto poderoso, si allargarono. Esitò un momento, poi, sistematosi meglio, si aprı̀ la strada verso l’alto con uno sforzo che mi procurò
solo piacere. ... L’azione si interruppe per un momento, una sosta di
piacere, mentre la mia seconda bocca, sofisticata, ghiottona, piena da
scoppiare, iniziò ad assaporare lo squisito bocconcino inghiottito. Ma la
natura non poteva sostenere a lungo un piacere tale senza soddisfarlo.
Cercando quindi di arrivare all’acme, la batteria ricominciò con rinnovata energia. Da parte mia non giacevo certo inattiva, ma gli andavo
incontro con tutto l’impeto dei movimenti di cui ero capace. I soffici
rivestimenti dei nostri monti che s’incontravano non erano d’alcun aiuto per interrompere la violenza dei colpi e ben presto, troppo presto,
l’estrema agitazione e la dolce urgenza di questa frizione dentro e fuori
portarono le mie sensazioni al culmine, tanto che mi trovai sull’orlo
della crisi, lasciando indietro l’adorato compagno. Usai quindi tutti i
movimenti e le arti dell’esperienza perché mi tenesse compagnia fino
alla fine del viaggio. Non solo accrebbi il piacere del mio instancabile
compagno con un segreto e volontario aumento di suzione, ma portai
dolcemente la mano verso quei globi che contengono il più meraviglioso
nettare del mondo. Il magico tocco ebbe un effetto immediato, accelerò
e portò al culmine i sintomi di quella dolce agonia, di quell’attimo di
annullamento, quando il piacere si fonde e muore nel piacer stesso, in
cui la sua misteriosa macchina pone fine al tutto inondando quelle parti
con un getto di liquido caldo. ... prima di congedarlo lo costrinsi (era
tanto timido da rifiutare) a prendere un po’ di denaro per comprarsi
un orologio d’argento, oggetto di gran lusso per i dipendenti. Alla fine,
174
dopo molte insistenze, lo accettò come prova del mio affetto.
................
Cosı̀ facendo, non avrei potuto mettermi in tutta Londra in mani
peggiori e migliori; peggiori perché avendo una casa d’appuntamenti
mi spingeva a qualsiasi lascivia d’accordo con i suoi clienti: era felice di
assecondare qualsiasi piacere o depravazione. D’altra parte non avrei
potuto mettermi in mani migliori perché, dato che nessuno conosceva
il vizio meglio di lei, era la più adatta a consigliarmi e a mettermi in
guardia contro i peggiori pericoli della nostra professione. Infine, cosa
rara in quelle come lei, si accontentava di un profitto minimo, senza
la rapace avidità delle sue colleghe. ... Era sicuramente una professionista di prim’ordine e trattava solo con clienti di altissimo livello. Per
soddisfarli, reclutava presso di sé un gruppo di figliole. Le chiamava
cosı̀ perché le sceglieva per la loro gioventù e fascino personale; e decideva di educarle e di adottarle. Molte di loro, grazie al suo aiuto,
raggiunsero un’eccellente posizione sociale.
...................
Da vestale privata del piacere stavo per trasformarmi in una sacerdotessa pubblica e diventavo una merce più generica, con tutti i vantaggi
del mettere a disposizione il mio corpo sia per interesse, sia per voluttà
0 -forse - per entrambe le cose. Mi fece notare che ero, per cosı̀ dire, una
faccia nuova in città e secondo una regola professionale ormai stabilita
avrei dovuto farmi passare per vergine e, alla prima buona occasione,
fingere di essere tale. ... In poche parole, era la più sicura, gradevole
e meglio tenuta casa chiusa in tutta la città. ... Concluse dicendo che
per una simile occasione il miglior vestito sarebbe stato quello di non
averne alcuno.
............
Il ragazzo era saldamente in sella e non potevo liberarmene: al contrario, i miei sforzi non facevano altro che facilitargli il compito, finché
un affondo irresistibile assassinò in un attimo me e la mia verginità.
Giacqui sanguinante, testimone dell’obbligo imposto al nostro sesso di
raccogliere il primo miele in mezzo alle spine. ... A quel punto, fui costretta a fare questa professione. ... Uno sconosciuto timore mi faceva
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apparire il matrimonio desiderabile quanto la morte. ...
..........
... mi ritrovai in una situazione strana: non solo tra le braccia di colui
che avrei voluto salvare, ma totalmente in suo potere. Il ragazzo aveva
talmente approfittato della mia inerzia da essermi già entrato completamente dentro. Indebolita com’ero dai conflitti emotivi precedenti e
paralizzata dalla sorpresa, non ebbi la forza di gridare e tantomeno di
liberarmi dai suoi energici approcci. Ansioso di giungere al punto, il
ragazzo si aprı̀ la strada e trionfò completamente sulla mia verginità,
come constatò lui stesso dal sangue che sgorgava e dalla difficoltà che
aveva incontrato penetrandomi. ... Incontrai il mio giovane stupratore molte altre volte e ci amammo appassionatamente: anche se non
aveva ancora l’età per entrare in possesso di una piccola fortuna che lo
avrebbe reso indipendente, promise che mi avrebbe sposata.
................
Solo qualche volta credevo di aver raggiunto chissà cosa, quando, immaginando che le mie dita avessero le dimensioni dell’oggetto desiderato, ne inserivo uno, in preda a una grande emozione e a un altrettanto
grande godimento. Cercavo di deflorarmi fin dove potevo; talvolta lavoravo cosı̀ alacremente che mi abbandonavo sul letto senza fiato, come
in una specie di deliquio amoroso. ... A quel punto si era sbottonato il
panciotto e dai calzoni saltò fuori l’oggetto dei miei desideri, dei miei
sogni, del mio amore: il Re membro in tutto il suo splendore! Lo guardai, lo divorai senza fretta con lo sguardo per quanto era lungo e largo,
finché mi montò sopra e lo sistemò tra le mie gambe. Subito dopo mi
stancai di guardarlo per accoglierlo con esaltazione dentro di me. Dopo
essersi divertito per un po’ con la mia minuscola apertura, sicuramente tale data l’età, gli andai incontro con tanta buona volontà e sentii
un piacere struggente che sembrava fatto apposta per far scomparire
il dolore della prima penetrazione. Nessun prezzo era troppo alto per
la gioia che provavo: e per quanto aperta, straziata, sanguinante ero
schiantata dal piacere.
.............
Vedemmo il piacere che le brillava negli occhi mentre il giovane la
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eccitava col suo possente strumento. Quindi, dopo averla penetrata fin
dove poteva, le provocò un’eccitazione talmente violenta e la spronò con
tanta furia che lei si abbandonò a se stessa e perse ogni altro interesse
a parte il godimento provato. Restituiva i colpi con sincronia e si agitava con incredibile violenza, mischiando sospiri voluttuosi al rumore
delle molle del divano: si sarebbero potuti contare i colpi dai sospiri.
Intanto, con le gambe e con le braccia lo avvolgeva in un abbraccio
soffocante. Poi nella furia del piacere si scambiarono baci sulla bocca
e cocenti morsi d’amore in una frenesia che li spense verso il momento culminante. Venne presto e Louisa, nel delirio dell’estasi amorosa,
gridò fuori di sé: “Oh amico! ... Mio buon amico! ... Ti prego non mi
risparmiare! ... Ah! Ah ... Non ce la faccio più”.
..........
Le labbra aperte dalle sue dita ricevettero la grossa testa di corallo;
dopo averla sistemata, aspettò solo un istante in modo che le ragazze
consegnassero ai suoi fianchi il gradevole compito di sostenere le gambe
della sua donna. A quel punto, com se avesse voluto prolungare il piacere e trarne il massimo vantaggio, infilò lo strumento cosı̀ lentamente
che lo perdemmo di vista millimetro dopo millimetro, finché scomparve
nel soffice laboratorio dell’amore mentre i boschetti d’entrambi venivano a contatto. Nel frattempo potemmo notare il prodigioso effetto di
tutte le gradazioni del piacere che rendevano Harriet sempre più bella.
... La furia di lui si manifestò di nuovo con colpi sempre più rapidi e
avidi, strette convulse, sospiri infuocati, respiri rapidissimi e occhi socchiusi, tutti segnali dell’avvicinarsi imminente dell’ultimo sprazzo di
gioia. Il baronetto si abbandonò all’estasi che anche Harriet raggiunse
nel momento critico, quando sentı̀ che il suo uomo stava per perdervisi.
............
Spostando gentilmente la mano che la ragazza in un primo momento
per pudore aveva portato in basso, ci fece intravedere quella soffice e
stretta fessura che si nascondeva tra le gambe. ... Le natiche piene,
lisce e prominenti sembravano due monti coperti di neve che appagavano splendidamente lo sguardo e digradavano verso la stretta valle che
li separava e la cavità racchiusa. Grazie alla posizione, si socchiudeva
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lievemente lasciando intravedere il grazioso vermiglio dell’interno che
messo a confronto con il biancore circostante dava l’idea di un garofano
rosa tagliato e appoggiato su una stoffa di seta bianca. ... Appoggiandolo quindi nel posto giusto, lo infilò fino all’elsa, mentre quelle
rotonde bellezze turche si adattavano ai vuoti creati dalle pieghe dello
stomaco e dalle cosce di lui che si incurvavano verso l’interno, ... Ogni
volta che lui arretrava, vedevamo in mezzo a loro una parte della lunga
asta bianca schiumare nei movimenti, ma quando rientrava, le collinette che si interponevano la nascondevano alla nostra vista. Talvolta le
toglieva le mani dai seni per trasferire la pressione su quei globi più
grandi, attuale oggetto del suo soffice assedio. Li strizzava, li afferrava
e li accarezzava finché, volendo arrivare velocemente a una conclusione,
forzò al massimo i colpi con tale segno di sconvolgente piacere che la
sua bionda compagna dovette sostenerlo perché lui, ansante, sembrava
stesse per svenire.
..........
Pochi uomini sanno quanta parte distruggono del loro piacere quando
offendono il rispetto e la dolcezza dovuti al nostro sesso, anche se hanno
a che fare con delle professioniste. ... I seni, essenziali quando si è nudi,
ora erano piacevolmente pieni, sodi e fermi, senza bisogno di corpetto
o altri sostegni e quasi incitavano a essere palpati. ... Era uno di quegli
strumenti di taglia media, preferibili in genere a quelli di proporzioni
gigantesche e, per cosı̀ dire, ingombranti. Strettosi a me mentre ancora
stava in piedi, applicò ed infilò l’idolo nella nicchia; aiutato da me ci
riuscı̀ subito, e appoggiando le mie gambe sui suoi fianchi scoperti, me lo
fece accogliere fino all’ultimo millimetro. ... Arrivammo quasi subito al
culmine e sentii dentro di me il suo caldo getto. ... Portata al massimo
della gioia che una persona possa tollerare, toccai il dolce punto critico
quando, senza quasi rendermi conto dell’iniezione di sperma del mio
compagno, mi lasciai andare con un profondo gemito, concentrando
ogni sensazione su quel mio passaggio deliziosamente pieno. ... Una
volta sveglia e in piedi, mentre mi vestivo trovai in tasca una borsa
piena di ghinee. ... Mi tenne sdraiata sul fianco, rimanendo sempre
dentro di me ‘come i cucchiai in un cassetto’, a contatto della calda
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insenatura delle mie cosce fino all’articolazione dell’anca. Dopo poco
il mio ospite irrequieto e turbolento, incapace per natura di pazientare
ancora, lo spinse all’azione, compiuta con il solito accompagnamento di
baci, carezze e simili, terminando infine in una nitida dimostrazione di
entrambi che le fatiche della notte precedente non ci avevano esaurito
o che, perlomeno, ci eravamo ripresi in fretta.
...............
In breve: gli uomini giudicano secondo una specie di prevenzione
basata sulla prima impressione; c’è in loro un fondo di stupidità a dispetto della cosiddetta divina saggezza per cui anche i più furbi sono
portati a sbagliare. ... Le usava fino a quando, stanco e annoiato,
vedeva alzarsi in volo un volto nuovo; a quel punto si liberava della
ragazza senza pensarci due volte, abbandonandola al suo destino, dato
che aveva intrattenuto con loro solo un rapporto di compravendita. ...
il gentiluomo si complimentò con se stesso per lo straordinario affare
fatto comprando la mia immaginaria verginità con la somma - niente
di meno - di trecento ghinee per me e altre cento per l’intermediaria.
... Tutto il mio aspetto e il comportamento ispiravano solo quell’innocenza che gli uomini cercano in noi con tanta passione solo per la gioia
di distruggerla e sulla quale, nonostante la loro intelligenza, spesso si
sbagliano. ... Se non ero in preda ai timori di una vergine autentica,
apparivo almeno molto spaventata dalla nuova parte che mi toccava
recitare; perciò avevo un atteggiamento confuso e imbarazzato molto
simile al pudore verginale. Capire la differenza sarebbe stato obiettivamente difficile, anche agli occhi di un osservatore più obiettivo del
mio sciocco amante. ... È proprio vero come in questi casi una falsa
virtù sia addirittura più ritrosa di una vera! ... il suo organismo fragile
e malaticcio gli dava più l’aria di un invalido costretto a un compito
troppo arduo per lui che non quella di un erotomane. ... Recitai tutte
quelle meraviglie e preoccupazioni normali in una ragazza ingenua che
si trova per la prima volta a letto con un uomo nudo. ... Nel frattempo il suo arnese, uno di quelli di dimensioni tali che scivolano dentro
e fuori senza fare una grande differenza, premeva rigido contro quella
parte il cui accesso era precluso dalle mie gambe serrate. ... Ormai era
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eccitato e non intendeva tollerare altre dilazioni; rimontò e mi implorò
di avere pazienza, accarezzandomi e coccolandomi con tutti i più teneri sforzi e parlandomi di tutto quello che avrebbe fatto in futuro per
me. ... “Mi fate male ... mi uccidete ... morirò”. Dopo vari tentativi
senza risultato, il piacere finı̀ per avere il sopravvento e, nella furia che
gli ispirava l’avvicinarsi dell’orgasmo, riuscı̀ a fare un ultimo sforzo che
mi colse quasi di sorpresa, penetrandomi quel tanto da sentire la sua
calda aspersione appena all’interno dell’orifizio; tuttavia fui ancora cosı̀
crudele da non lasciarlo finire lı̀ e lo buttai fuori di nuovo, non senza
un’esclamazione straziante, come se il dolore mi avesse fatto dimenticare la paura di essere sentita da qualcuno. A quel punto mi accorsi che
aveva raggiunto la felicità alla porta del paradiso. Placai il mio rimorso
dicendomi che mai e poi mai avrebbe provato quel genere di piacere se
fossi stata davvero vergine. ...
................
Bastava allungare la mano, tirare fuori la spugna e spruzzare sulle lenzuola e sulle gambe i pretesi segni della verginità. ... gli creai
qualche difficoltà, facendogli guadagnare mezzo pollice con le fatiche
più inaudite e senza smettere di lamentarmi finché, esaurite le forze,
riuscı̀ a entrare fino all’impugnatura, dando, come disse, un coup de
grâce alla mia verginità. ... Devo ammettere che all’inizio lo trovavo
repellente e ne subii gli abbracci solo in considerazione del profitto che
ne ricavavo. Questo mi dispiaceva e mi umiliava perché ero costretta a
fingere, cosa contrarissima al mio carattere. Tuttavia quest’insensibilità mi rese completamente padrona della situazione e fu cosı̀ per tutta
la durata dell’inganno. ... Avrei fatto finta di continuare a lavorare
con lei, in modo da non perdere, in carattere col personaggio che avevo
interpretato, la possibilità di fare un buon matrimonio. ... In base alla
mia esperienza, posso dire che non esiste una ragazza cosı̀ ben pagata o
cosı̀ ben trattata come l’amante di un uomo anziano, esaurito e dunque
poco portato al sesso. ... Quantunque si dica il contrario, le donne e
soprattutto quelle della mia professione, per quanto ben disposto possa
essere il loro cuore, non si accontentano delle parole e non scambiano la
volontà con i fatti. ... Se poi gli capitava di farcela, quant’era farfugli180
ante e senza nerbo l’esecuzione di quell’atto! Quanto erano insufficienti
quelle poche gocce per estinguere l’incendio che aveva alimentato!
.................
Anche il fatto di essere trattata come una street plyer [barcaccia da
strada, sgualdrina] mi invogliò a seguirlo; in breve, non ero io a obbedire. Mi lasciai rimorchiare da quel marinaio che mi prese sottobraccio
come mi conoscesse da sempre e mi portò alla prima taverna, ... mi
inchiodò contro il muro, sollevò le sottane e tirò fuori un vero schiacciasassi impugnandolo e facendolo scintillare proprio davanti ai miei
occhi. Si precipitò con l’impeto dovuto probabilmente a un lungo digiuno marittimo e me ne diede un assaggio. ... A quel punto, spostando
in un attimo il cannone, cambiò mira e mi spinse verso il tavolo. Con
mano esperta mi fece poggiare la testa sul bordo mentre con l’altra
mi sollevava le gonne e la camicia, scoprendomi le natiche per aprire
un varco alla sua arma cieca e furiosa. Forzò il cammino tra queste e
quando mi accorsi che si allontanava dalla porta principale e bussava
disperatamente a quella sbagliata, glielo feci notare. “Uff! Mia cara!”
disse “Quando c’è tempesta tutti i porti vanno bene”. Comunque cambiò direzione e abbassò il tiro, piazzando l’arnese nel posto giusto e
penetrandomi con una deliziosa rigidità che mi fece fremere di nuovo.
Me lo diede tout con una tale vivacità e calore che, data la mia ottima
disposizione, lo precedetti e caddi in un delizioso deliquio. In preda
a uno spasmo convulso lo serrai a me procurandogli un’effusione abbondantissima che, unita alla mia, allagò completamente quelle parti,
annegando in un diluvio il mio rabbioso desiderio.
....................
Infatti il suo arnese, che mi era sembrato inesistente o quantomeno
minuscolo, ora, grazie al dolore e alla devastazione prodotta dai colpi
sulla parte opposta, aveva raggiunto non solo un’erezione prodigiosamente rigida, ma addirittura una dimensione smisurata che spaventò
persino me. Era un membro come ce ne sono pochi! Riuscivo a malapena ad afferrarne la testa. ... Ripresi quindi il frustino: ne avevo quasi
distrutti tre a quel punto e, dopo alcuni segni di violenta emozione, e
due o tre sospiri, mi accorsi che era immobile. ... Infine, prendendo in
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mano il frustino, cominciò a darmi dei leggeri colpi sulle masse posteriori e gradualmente prese a frustarmi cosı̀ rudemente che diventarono
rosse come le guance: lo sentivo dal calore quasi intollerabile e perché
me lo disse lui. Dopo essersi divertito un poco, proseguı̀ con colpi sempre più forti e fu necessaria tutta la mia capacità di sopportazione per
non gridare e lamentarmi. Alla fine mi picchiò con tale violenza che il
sangue sprizzò in vari punti. A questa vista Mr. Barvile gettò via il
frustino, corse verso di me e baciò le piaghe succhiando via il sangue
per alleviarmi le ferite. ... Tuttavia, sopportai queste cose senza un
grido finché concedendomi un altra breve pausa si gettò, per cosı̀ dire
su quella parte le cui labbra avevano saggiato la sua crudeltà e, come a
chiedere scusa, vi incollò le sue. Le aprı̀, le chiuse, le strizzò, accarezzò
con gentilezza il ciuffo che le ricopriva. Era in preda a una specie di
trasporto selvaggio che evidenziava un’enorme voluttà. Infine riprese
il frustino incoraggiato dalla mia passività e, trascinato da questa sua
insolita predisposizione, fece pagare alle mie povere natiche il suo desiderio incontrollabile, non dimostrando alcuna indulgenza e accanendosi
in modo tale che stavo quasi per sottrarmi, quando finalmente smise.
... Le sensazioni che si agitavano nei punti dove si era accanita la furia della punizione scatenarono schiere di spiriti ardenti, penetranti e
sottili proprio dal lato opposto, concentrati in uno stimolo talmente
incontrollabile che mi sembrava di impazzire. Non c’è da meravigliarsi
quindi se, dopo tale cambiamento, divorata dalle fiamme e scomparso
ogni pudore, guardai il mio compagno con occhi pieni di desiderio. ...
Gli sbottonai i pantaloni cercando di provocare e di rianimare il suo
arnese torpido e inattivo, ma arrossendo disse di non aspettarsi nulla
di buono se non avessi preso in mano il frustino per riaccendere le sue
forze pigre e sopite rinfrescando il dolore dei tagli recenti, poiché quell’affare proprio come una trottola non stava in piedi senza una spinta.
... dovetti nuovamente frustarlo forte prima di vedere l’oggetto dei miei
desideri dare segni di vita e alla fine, come toccato da una bacchetta
magica, assumere dimensioni di tutto rispetto! ... mi ci fece accucciare
sopra prona, tenendomi solo per la vita. Mentre, come potete ben immaginare, favorivo ogni sua manovra, prese le mie gambe e se le mise
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attorno al collo in modo che solo le braccia toccavano terra e i miei
capelli sciolti ricoprivano il cuscino. ... Infine, con una serie di violenti
affondi, mi fece superare il dolore e il disagio dovuto alle piaghe, alla
posizione scomoda, alle dimensioni eccezionali del suo piolo. Mi portò
verso una delizia infinita. Il mio spirito vitale, insieme a una varietà
di sensazioni, correva aggressivo verso l’arena dove sarebbe stato assegnato il premio desiderato. L’ottimo sollievo della natura mi liberò
ben presto da quegli stimoli insopportabili e il mio cavaliere, in perfetta
armonia, emise dentro di me un tale fiotto balsamico da lenire tutte le
ferite provocando un piacere da farmi quasi impazzire.
................
Poi, facendola curvare leggermente con il viso contro la sponda del
letto, la mise in una posizione tale che la seconda via, quella situata tra
le due colline posteriori, rappresentava la scelta più facile. Ci si stava
incamminando energicamente facendo temere a Emily la perdita di una
verginità che non intendeva affatto perdere. Tuttavia le sue lamentele
e il suo dolce ma fermo rifiuto lo trattennero e lo fecero tornare in sé,
sicché, modificando la direzione dell’asta la diresse finalmente sulla buona strada ... mise in mostra quei tondi e paffuti poggi simili ai monti
di Roma con la stretta valle che li attraversa, ora aperti ed esposti al
suo attacco. Inorridita guardavo quello che stava per fare. Dopo aver
inumidito con la saliva lo strumento, ovviamente per renderlo più scivoloso, lo puntò nella direzione giusta e lo introdusse. Per un attimo
lo persi di vista, poi, grazie alle contorsioni e ai deboli gemiti del ragazzino, capii che era entrato per un breve tratto. ... prese in mano
il giocattolo d’avorio dalla testa rossa che si innalzava rigidissimo, dimostrando che se da dietro somigliava a sua madre, davanti somigliava
al padre. ... Poi gli girò leggermente il viso in modo da poterlo baciare lungamente in bocca, e intanto accelerò il ritmo del movimento.
Squassandolo in tal modo da dietro, raggiunse l’apice del piacere e la
cosa finı̀ lı̀. Ebbi la pazienza e il sangue freddo di assistere a quell’atto
ignobile fino alla fine: volevo raccogliere tutte le prove con la maggior
precisione possibile, per trattarli come meritavano. ... Infatti danno
prova di un’incoerenza quasi più ridicola che esecrabile: odiano e con183
dannano le donne e al tempo stesso ne scimmiottano i modi, le arie, la
pronuncia blesa, gli ancheggiamenti e i loro capricci in generale; tutte
cose più accettabili nelle donne che in queste signorine-maschi senza
sesso.
..................
L’enorme testa sembrava, per forma e dimensioni, il cuore di un
agnello, e avremmo potuto tranquillamente giocare a dadi sull’ampia
parte superiore dell’asta. Anche la lunghezza era prodigiosa per non
parlare della consistente borsa dei tesori, grossa in proporzione, rotonda
e piacevolmente grinzosa. Riempiva gli occhi e dava la prova che, sebbene idiota, non era nato invano. Aveva evidentemente ereditato - anche
in alto grado - quella prerogativa superiore propria di questi esseri sotto
altri aspetti sfortunati e che ha dato origine al detto popolare: “Bastone di matto, divertimento di femmina”. ... Louisa, diventata lasciva,
rapita dall’ammirazione e posseduta dal demone della concupiscenza
era prontissima, come un’ape industriosa, a raccogliere il nettare di un
fiore cosı̀ raro, anche se cresceva nel letame. ... L’apertura delle rosee
labbra era cosı̀ evidente che nemmeno un idiota avrebbe potuto mancarla. E cosı̀ fu. Infatti Louisa, sempre tenendolo ben stretto per paura di
un rinvio, lo guidò con sicurezza e, per andare incontro all’irruzione, lo
avvolse con un appetito cosı̀ vorace che le parti di entrambi raggiunsero
immediatamente lo scopo. Il dolore dovuto alla dilatazione fu tale che
Louisa urlò a gran voce, come fosse stata ferita oltre ogni capacità di
sopportazione. Era troppo tardi, sembrava lui stesse per ammazzarla.
... La ragazza, ferita e dilaniata, si dibatteva, lottava, mi supplicava di
aiutarla e cercava di disarcionare quel furibondo, ma era inutile! Sarebbe stato più facile arrestare col soffio una bufera invernale che bloccare
o schivare l’assalto. Al contrario, più Louisa si agitava e si dimenava,
più accelerava e precipitava la sua disfatta nelle braccia del ragazzo.
... Ben presto, grazie alla forza furiosa dell’uomo-macchina che si muoveva come un mulinello aprendosi la strada e procedendo verso l’alto
fin dove era possibile, non ebbe più nulla da temere e da desiderare e
cosı̀, “... saziandosi del più squisito boccone della terra (Shakespeare
[Romeo e Giulietta, a. V sc. III])”, si abbandonò ai trasporti più vivi
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della passione, appagata fin dove poteva esserlo, con ogni fibra dilatata
e frantumata dalla voluttà, mentre lo strumento di tanta contentezza le
eccitava i sensi col suo dolce eccesso. ... L’idiota, ridotto a pura sensibilità, fu il primo a spargere quelle lacrime di gioia che testimoniano il
momento finale pieno d’agonia e di delizia, e quasi ruggı̀ per l’orgasmo.
Altrettanto intensa fu Louisa, che venne insieme a lui: ebbe un tremito
voluttuoso, spasmodico e convulso, che terminò nel solito “Oh!” Poi,
mentre il ragazzo si staccava da lei, giacque immersa nella beatitudine.
... Non osammo dargli un compenso: lui non avrebbe saputo come
spiegarlo e forse la cosa avrebbe dato adito a sospetti.
.............
Se la sistemò sulle ginocchia e passò una mano sulla superficie di
quella sua pelle levigata, lucida e pallida che sembrava avorio vivo, soprattutto su quei globi coronati dai capezzoli vermigli cosı̀ piacevoli da
toccare, tanto che costituiscono la delizia dell’amore. Con l’altra, invece, esplorava con lascivia il dolce segreto della natura per prepararlo
ad accogliere il suo bel campione di meccanica, pronto a mettersi in
azione sulla fanciulla che però non cambiava posizione. ... Il campione
entrò in lei e la immobilizzò con la presa del vero amore, e a quel punto, adieu a tutte le piccole raffinatezze di una finta riluttanza! Adieu
alle tenere e amichevoli lotte! Alla fine le venne impedito di usare qualunque artificio: quale astuzia avrebbe dovuto usare quando la natura,
d’accordo con il suo aggressore, apriva le porte della sua capitale e come
trascinata da un uragano giaceva alla mercé del suo orgoglioso conquistatore che aveva fatto il suo ingresso trionfale? Ma egli fu sottomesso a
sua volta, perché, avendo cominciato ad assalirla più da vicino, Emily
lo costrinse a pagare il debito nei confronti della natura. Morı̀ come un
abilissimo schermitore che, colpito, uccide il nemico. Lei ebbe pochissimo tempo per vantarsi della vittoria perché, trafitta dalla medesima
mossa, con un profondo sospiro, le membra irrigidite, gli occhi chiusi ci
fece capire che toccava anch’essa la voluttà suprema.
.............
Non ci volle molto perché anche noi terminassimo il nostro viaggio a
Citera e buttassimo l’ancora nel vecchio porto. ... Vorrei scusarmi con
185
voi per aver abusato dello stile figurato, sebbene in verità non potrebbe essere più adatto a un argomento cosı̀ poetico, carico di ogni fiore
dell’immaginazione e di dolci metafore, anche se per rispetto al buon
gusto e alla sensibilità non vengono impiegate le espressioni più naturali. ... Questa ipotesi si dimostrò vera quando accettò di sposare un
signore perbene, come le era stato consigliato, con cui visse tranquillamente, come se non avesse mai condotto una vita diversa da quella. Si
trattava del figlio di un vicino di casa, della stessa estrazione sociale:
un giovanotto di buon senso e disciplinato che l’accettò come vedova di
un marinaio scomparso in mare, ... e cosı̀ si dedicò alla vita domestica
con semplicità, costanza e regolarità come se non avesse mai deviato da
uno stato d’irreprensibile innocenza giovanile. ... Inoltre non reclutava
mai ragazze inesperte, ma sceglieva solo quelle che riteneva adatte e,
prendendole sotto la sua protezione, le salvava dal pericolo di quelle
pubbliche fogne di rovina e di miseria per sistemarle e fare di loro, a
torto o a ragione, quello che avete visto.
.......
... questo vi eviterà di stupirvi del fatto che una donna passionale
e amante della vita, come sono io, potesse prendersi per amante un
uomo col triplo dei suoi anni. ...Da lui imparai per la prima volta, non
senza infinito piacere, che anche la mia mente meritava delle attenzioni.
Da allora, infatti, migliorai quel tanto che potete costatare. Fu lui a
farmi capire che la cultura fa bene quanto il piacere fisico e che le due
cose non sono reciprocamente nocive o incompatibili perché, a parte
il piacere di variare e di passare dall’uno all’altro, ciascuno serve a
esaltare e perfezionare il gusto dell’altro in una misura irraggiungibile
con i soli sensi. ... Per tutto quel periodo, la mia continua dolcezza, la
mia arrendevolezza, l’impegno che mettevo nel meritare la sua fiducia
e il suo amore con un comportamento spontaneo fondato sul rispetto e
sulla stima, lo portarono ad affezionarsi molto a me. Si fidava talmente
che poco a poco, essendo in punto di morte per un colpo di freddo
preso una notte nell’aiutare a spegnere un incendio, mi nominò sua
erede universale ed esecutrice testamentaria.
...............
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Di tutte le infedeltà, nessuna aveva lasciato traccia su un cuore che,
se non per lui, era impermeabile alla vera passione. ... In breve, nessuna vera vergine, davanti al letto nuziale, sarebbe arrossita di vergogna
con più slancio di quanto feci io per senso di colpa; amavo troppo sinceramente Charles per non sentire di non meritarlo. ... Erano liberi
dal busto e tremavano, si sollevavano ad ogni suo tocco, dandogli la
conferma di essere ormai cresciuti pur rimanendo duri come una volta.
... Toccare quell’emblema di virilità è sempre qualcosa di straordinariamente commovente. Poche cose sono più meravigliose e dolci di quel
contatto. Pensate dunque quale potesse essere l’estasi di quel tocco
quando, dopo una lunghissima privazione, mi riaccesi grazie alla forza
dello stravagante scettro che ci comanda tutte, tanto più se appartiene
alla persona che si ama di più al mondo. ... Riuscivo solo a pensare che
stavo accarezzando il gran sigillo dell’amore. Tutto quel ben di Dio versava un tale oceano d’intossicante felicità su un vascello troppo fragile
e stretto per contenerlo che mi sentivo sopraffatta, stravolta, persa in
un abisso di beatitudine. Mi sentivo morire per tanta sfrenata gioia. ...
Ancora sento la deliziosa punta vellutata entrare in modo travolgente
con un grido ... oh! Il ricordo dell’estasi provata è talmente vivo da
farmi cadere la penna di mano! ... Quella freccia, sto parlando della
punta dello scettro, si era ora persa totalmente dentro di me, in quella parte dove, senza subire nuove ferite, fu avvolta dalle labbra della
natura che dovevano il loro primo sospiro a questo caro strumento. ...
Oh, che meraviglia! Quanta lussuria! Lo sentivo conficcato nel cuore
davanti a quella porta dove l’amore, testimone di quell’atto, fissa una
volta per sempre il piacere: l’amore! Nient’altro che il sale attico del
godimento: senza questo ingrediente anche una grande gioia diventa
volgare, sia per un re che per un mendicante. Solo l’amore perfeziona,
esalta, nobilita il sesso. ... mi trasportava talmente fuori di me (proprio mentre sembrava cosı̀ dentro di me) che, entusiasta, immaginai un
travaso tra i nostri organi da formare un corpo e un’anima sola. Io ero
lui e lui era me. ... L’affettuosa agonia si manifestò come al solito, rapidamente seguita da un fiume che sgorgò e colpi violentemente le mie
viscere assetate. La dolce e balsamica iniezione m’inebriò, placando il
187
mio ardore e affogando i nostri piaceri per qualche tempo prima che
tornassero a galla! ... Suonammo la medesima sinfonia di prima con la
stessa straordinaria armonia: il nostro ardore, proprio come il nostro
amore, non dava tregua; mentre i serbatoi di quella geniale emulsione si svuotavano sotto l’effetto della tempesta di piacere inondandomi
nuovamente, lo abbracciai convulsamente nell’istante stesso in cui stavo per venire: lo risucchiai avidamente, prosciugando cosı̀ il capezzolo
dell’Amore.
....................
... cessai di rimproverarlo duramente quando mi disse che non voleva sentirsi accusare - anche se ingiustamente - di avere barattato per
amore del denaro il suo onore con l’infamia, prostituendosi e sposando
una donna che già si credeva onorata di essere semplicemente la sua
amante. Alla fine l’amore trionfò su ogni obiezione e Charles vinto
dalla sincerità dei miei sentimenti, mi ricompensò chiedendomi di sposarlo. ... Non potei trattenermi dal provare un senso di pietà, anche
dal punto di vista del gusto, per tutti quegli schiavi di una sensualità
grossolana, insensibili alle bellezze delicate della virtù, la più grande
amica del piacere e la più grande nemica del vizio. ... Ebbene lo condannereste quando, preoccupato per la moralità dei figli e desideroso
di formare il loro carattere nella costante propensione al bene e all’odio
della depravazione, decise di farsi maestro di cerimonie e li condusse nei
più infami bordelli della città, dove si preoccupò di far loro conoscere
ogni depravazione in modo da nausearli?
John Cleland
Una bellezza di sedici anni ha il corpo tenero come giuncata,
eppure tra le reni nasconde la spada che decapita.
L’uomo non vede cadere la sua testa,
ma sente infradiciarsi il midollo delle ossa.
Non lo si vedeva nemmeno più la sera a bere e divertirsi in compagnia:
che soffrisse di epatite? Né frequentava più le case delle cortigiane: che
avesse preso qualche brutta malattia? Non ci capivano niente. Se riuscivano a trascinarlo a qualche banchetto o in casa di qualche cortigiana,
188
appena veniva sera, Jiang doveva assolutamente ritornare all’albergo,
...
Ling Mengchu “Il dono delle erbe magiche”
Amour! Pourquoi fais-tu l’état heureux de tous les êtres et le malheur
de l’homme? [Amore! Perché mai tu fai lo stato felice di tutti gli esseri
e la disgrazia dell’uomo?]
Georges-Louis Leclerc conte de Buffon
La pratica del meretricio è divenuta in questi anni cosı̀ universale
e i suoi effetti cosı̀ pregiudizievoli all’umanità che parecchi tentativi
sono stati fatti per porvi fine. ... il pubblico meretricio non è tanto
biasimevole in sé, né cosı̀ dannoso alla società quanto la fornicazione
privata e che incoraggiando la prostituzione pubblica erigendo bordelli,
non solo si eviteranno in buona parte le cattive conseguenze di questo
vizio, ma diminuirà la prostituzione in generale. ...
O cosa avremmo potuto aspettarci dalla deportazione delle meretrici,
se non che il grande Leviatano della libidine, in mancanza di queste
barcacce con cui trastullarsi, capovolgesse con un sol colpo di coda
il vascello della modestia? ... Teodoro asseriva apertamente che un
uomo ammogliato potesse - senza scandalo o vergogna - accompagnarsi
a comuni prostitute. ... Diogene il Cinico era solito dire che le donne
avrebbero dovuto essere in comune e che il matrimonio per un uomo
non era altro che l’idea fissa di giacere con una donna. Egli spesso
soleva soddisfarsi da se medesimo nella piazza del pubblico mercato
accompagnando l’atto con le queste parole: “Oh, potessi io estinguere
cosı̀ la mia fame, strofinandomi lo stomaco!”
Quando parlavo di incoraggiare la prostituzione pubblica - ... - non
mi riferivo solo alla costruzione di case di piacere pubbliche, ..., ma a
dotarle di tali privilegi e immunità (allo stesso tempo scoraggiando la
fornicazione privata) in modo da meglio convogliare tutto il flusso della
lussuria in questo canale comune. ...
È indubbio che il matrimonio sia assolutamente indispensabile, non
solo per la regolare propagazione della specie e la sua scrupolosa edu-
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cazione, ma allo stesso tempo per conservare la distinzione del rango
nell’umanità che altrimenti sarebbe totalmente confusa e smarrita da
successioni incerte. ... poiché la maggior parte dei giovani dà sfogo alla
propria passione in modo eccessivo e come conseguenza si attenuano
gli entusiasmi per il matrimonio, ... Quando un uomo si è formato una
certa esperienza frequentando bordelli, sarà in grado di farsi un giudizio
abbastanza comparativo su ciò che può aspettarsi dai più alti piaceri
d’amore; egli scopre che le sue idee sulla bellezza sono stranamente
cambiate con l’appagamento dei sensi e non si farà trascinare troppo in
fretta verso un matrimonio inadatto da quelle romantiche e chimeriche
nozioni amorose che albergano nella mente del giovane privo di esperienza. ... i bordelli pubblici impediranno i cattivi effetti dell’eccessiva
lussuria conservando cosı̀ bene i corpi virili che, benchè nel loro stesso
interesse gli uomini potranno procrastinare il matrimonio per un certo
tempo, avranno però una sufficiente riserva di desiderio rimasta per
persuaderli, ..., ad abbandonare la gaiezza della vita da scapolo; ...
Alle bambine s’insegna a disprezzare una prostituta, prima ancora
che esse sappiano il significato della parola; e, quando crescono, scoprono che il loro interesse mondano dipende interamente dalla fama della
loro castità; ... Aveva in ogni strada spie e conestabili per arrestare le
peripatetiche. Quelle tra di loro che non erano belle o ricche abbastanza da corrompere questi incaricati venivano trascinate con grandi
scene per le strade, coi capelli rasati, precedute dal suono di trombe e
cornamuse.
Bernard Mandeville
– È la fede delle femmine come l’araba fenice;
che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
.............
– Tutti accusan le donne ed io le scuso,
se mille volte al dı̀ cangiano amore;
altri un vizio lo chiama ed altri uso
ed a me par necessità del core.
L’amante che si trova alfin deluso
190
non condanni l’altrui, ma il proprio errore,
giacché giovani, vecchie, e belle, e brutte,
ripetete con me: Cosı̀ fan tutte!
Wolfgang Amadeus Mozart - Lorenzo Da Ponte
Mon Ami, la volupté fut toujours le plus cher des mes biens, je l’ai
encensée toute ma vie, et j’ai voulu la terminer dans ses bras: ma fin
approche, six femmes plus belles que le jour sont dans ce cabinet voisin,
je les réservais pour ce moment-ci, prends-en ta part, tâche d’oublier sur
leurs seins à mon example tous les vains sophismes de la superstition,
et toutes les imbéciles erreurs de l’hypocrisie. [Amico mio, la voluttà
fu sempre il più caro dei miei beni: l’ho onorata per tutta la vita, e fra
le sue braccia ho voluto finirla. La mia fine si avvicina: sei donne, più
belle del giorno, sono nella stanza qui accanto, le ho tenute in serbo
per questo istante. Prendine la tua parte e sforzati, come faccio io, di
dimenticare sul loro seno tutti i vani sofismi della superstizione e tutti
gli errori imbecilli dell’ipocrisia.]
– Va bene - disse alla ragazza [Juliette] - non dovete far altro che
restare qui, avere il massimo riguardo per i miei consigli, una gran
dose di compiacenza e di sottomissione verso le mie pratiche, pulizia,
economia, candore faccia a faccia con me, diplomazia nei confronti delle
vostre compagne e furberia con gli uomini, e prima di dieci anni vi
metterò in condizione di ritirarvi in un appartamento ...; e le arti che
avrete acquisito con me vi daranno i mezzi per procurarvi il resto. ...
Finita la predica, la nuova venuta è presentata alle compagne; le indicano la sua stanza, e già l’indomani le sue primizie vengono messe
in vendita. In quattro mesi, la mercanzia è venduta a un centinaio di
persone; alcuni si accontentano della rosa, altri più delicati o più depravati (la questione non è stata chiarita) vogliono schiudere il bocciolo
accanto. Ogni volta, la Duvergier restringe, rabbercia, e per quattro
mesi questa furfante offre sempre primizie al pubblico. Al termine di
questo spinoso noviziato, Juliette ottiene finalmente le credenziali di
suora conversa; da questo momento, è effettivamente riconosciuta una
ragazza della casa; d’ora in avanti ne condivide fatiche e profitti. ...
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Piace a un vecchio signore assai dissoluto che sulle prime l’aveva
invitata solo per un estemporaneo incontro; ha l’arte di farsi magnificamente mantenere da costui; finalmente fa la sua apparizione agli
spettacoli, al passeggio, accanto ai decorati dell’ordine di Citera; la
guardano, la citano, la invidiano, e l’abile creatura si destreggia cosı̀
bene che in meno di quattro anni rovina sei uomini, il più povero dei
quali aveva centomila scudi di rendita. ... Non era più una mantenuta,
era una ricca vedova che dava cene deliziose, dove erano ben liete di
essere ammesse la Corte e la Città; insomma era una donna rispettabile
e che nondimeno andava a letto con chiunque per cento luigi e gli si
concedeva per cinquecento al mese. ...
Il timore di rovinare il suo bell’aspetto, il desiderio di nascondere
una doppia tresca, tutto questo le fece prendere la decisione di soffocare nel proprio seno la prova delle sue dissolutezze; ma tutte queste
atrocità non impedirono a questa donna scaltra ed ambiziosa di trovare
quotidianamente nuove vittime.
– ... non avete né l’età né la corporatura per il lavoro che domandate.
Fareste meglio a preoccuparvi di piacere agli uomini, e di darvi da fare
per trovare qualcuno disposto a prendersi cura di voi; questa virtù di
cui fate cosı́ gran mostra non serve a niente nella società; ... in questo
mondo, figliola, si apprezza solo ciò che rende o ciò che diletta; quali
benefici potremmo mai trarre dalla virtù delle donne? Sono i loro eccessi
a esserci utili e a divertirci; ma nulla ci interessa meno della loro castità.
Insomma, quando le persone del nostro rango danno qualcosa, è sempre
e soltanto per ricevere qualcos’altro in cambio; orbene, come può una
fanciulla come voi mostrarsi riconoscente per ciò che fanno per lei, se
non con l’abbandono di tutto ciò che si esige del suo corpo? ... ci si è
accorti che con una fanciulla come voi, per esempio, era infinitamente
meglio riscuotere, come interesse di quanto anticipato, tutti i piaceri
che può offrire la lussuria, anziché quelli assai freddi e futili di averla
soccorsa disinteressatamente; la reputazione di un uomo magnanimo,
caritatevole, generoso non vale, neppure quando se ne trae il massimo
godimento, il più lieve piacere dei sensi. ...
... il risultato è un ordine a prestarmi seduta stante a soddisfare i
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desideri di ciascuno di loro, con le buone o con le cattive; se lo faccio
di buon grado, mi daranno ciascuno uno scudo per andare dove voglio;
se bisogna impiegare la violenza, non avrò comunque scampo; ma per
custodire meglio il segreto, mi pugnaleranno dopo essersi soddisfatti e
mi seppelliranno ai piedi di un albero.
– ... Thérèse deve mettersi subito nuda cosı̀ come è venuta al mondo,
e deve prestarsi di volta in volta alle diverse posizioni che ci piacerà di
chiederle, tutto questo mentre la Dubois appagherà i nostri ardori e
farà bruciare l’incenso sugli altari ai quali questa creatura ci rifiuta
l’accesso.
– Mettermi nuda? - esclamò - Oh cielo! Che cosa pretendete?
Quando sarò consegnata in questo modo ai vostri sguardi, chi potrà
garantirmi ...
Il secondo mi fece mettere in ginocchio tra le sue gambe, mentre la
Dubois lo soddisfaceva come l’altro; due attività lo occupavano interamente: ora colpiva a piene mani, ..., sia le mie guance che il mio seno;
ora la sua bocca impura veniva a frugare nella mia. Il mio petto ed
il mio viso divennero subito di un rosso porpora ... Soffrivo, gli chiedevo grazia e le mie lacrime grondavano sui suoi occhi; lo irritarono.
Raddoppiò la violenza; in quel momento la mia lingua fu morsa, e le
due fragole del mio seno talmente strofinate che mi gettai all’indietro,
ma qualcuno mi tratteneva. Mi respinsero su di lui, fui premuta più
vigorosamente da tutte le parti, e la sua estasi si decise ...
– ... Tuttavia ragionate un istante; nell’indispensabile necessità in
cui siete di perdere ciò che più vi è caro, non è preferibile sacrificarlo
a un solo uomo che da quel momento diventerà il vostro sostegno e il
vostro protettore, anziché prostituirvi a tutti? ... la ragione del forte
è sempre la migliore, l’ha detto La Fontaine tanto tempo fa. In verità.
... Come può una ragazza essere tanto ingenua da credere che la virtù
possa dipendere da una minore o maggior larghezza di una piccolissima
parte del proprio corpo? Eh! che cosa importa agli uomini o a Dio se
questa parte sia intatta o violata? Dirò di più: poiché è negli scopi
della natura che ogni individuo porti a compimento quaggiù tutte le
finalità per le quali è stato creato, e poiché le donne esistono soltanto
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per essere oggetto di godimento da parte degli uomini, resistere cosı̀
all’intenzione che essa ha su di voi significa oltraggiarla visibilmente.
... Non toccherò, Thérèse, quel fantasma il cui possesso costituisce
tutte le vostre delizie; una fanciulla ha più di un favore da concedere,
e in lei Venere è festeggiata in più di un tempio; mi accontenterò del
più mediocre; sapete, mia cara, presso gli altari di Ciprigna c’è un
antro oscuro dove gli amori vanno a isolarsi per poi sedurci con maggior
energia; sarà quello l’altare dove brucerò il mio incenso; ... Esistono
fanciulle che hanno goduto per dieci anni in questo modo, anche con
parecchi uomini, e che nondimeno si sono sposate come se fossero ancora
novizie. ...
– Ci siamo, puttana. - mi risponde quello scellerato, scaraventandomi per terra con una bastonata sulla testa, che mi fa cadere priva di
conoscenza ...
Oh! Signora, non saprei dirvi che cosa disse o fece quell’uomo; ma lo
stato in cui mi trovai mi lasciò facilmente intuire fino a che punto ero
stata sua vittima. Quando ripresi i sensi era completamente nudo; io
ero ai piedi di un albero, ..., ammaccata, insanguinata ... disonorata,
Signora; quella era stata la ricompensa per tutto ciò che avevo fatto
per quello sciagurato; e, spingendo all’estremo l’infamia, quel vigliacco
dopo aver fatto di me quel che aveva voluto, dopo averne abusato in
tutte le maniere, persino in quella che più oltraggia la natura, aveva
rubato la mia borsa ...
– Ah! com’è dolce riuscirvi, Thérèse, com’è delizioso essere la sgualdrina di tutti quelli che vi vogliono, e, conducendo al culmine il delirio e
la prostituzione, essere nello stesso giorno l’amante di uno scassinatore,
di un marchese, di un domestico e di un monaco; esserne a turno amato, accarezzato, ingelosito, minacciato, percosso, ora nelle loro braccia
vittoriose, ora vittima ai loro piedi, intenerendoli con carezze, rianimandoli con eccessi ... il ministro del cielo [Cristo] viene a manifestare
la sua grandezza nella rispettabile società dei manovali, degli artigiani e delle prostitute; ubriacandosi con gli uni, giacendosi con le altre,
l’amico di un Dio, Dio stesso viene a sottomettere alle sue leggi il peccatore incallito; inventando simili farse al solo scopo di soddisfare la
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sua lussuria e la sua gola, il gaglioffo prova la sua missione; ...
– ... Già da cinque anni questa puttanella si presta ai miei piaceri,
è tempo che paghi la cessazione della mia ebrezza con quella della sua
esistenza. ...
– Sgualdrina - mi dice - bisogna camminare; non tentare di lamentarti
né tanto meno di opporre resistenza; sarebbe tutto inutile.
... di tanto in tanto mi fermava cingendomi la vita con il braccio sinistro,
mentre la mano destra, scivolando da dietro sotto la gonna, percorreva
con impudenza quella parte disonesta che, accomunandoci agli uomini,
costituisce l’unico oggetto degli omaggi di coloro che preferiscono questo
sesso nei loro inverecondi piaceri. ...
– Signori - dice entrando - permettetemi che vi presenti un vero
fenomeno: ecco una Lucrezia che al tempo stesso porta sulle spalle
il marchio delle ragazze di malaffare e nella coscienza tutto il candore,
tutta l’ingenuità di una vergine ... Una sola violenza subita, amici miei,
e tutto questo sei anni fa; è quasi una Vestale ... in verità, ve la do per
tale ... del resto ha il più bel ... oh! Clement, come te la spasserai su
quelle belle masse ... che elasticità, amico mio, che incarnato! ...
– ... Spogliati dunque, puttana, offri il tuo corpo alla nostra lussuria
perché ne sia infamato nell’istante in cui i più crudeli trattamenti ti
proveranno i rischi che una miserabile come te può correre disobbedendoci. ... Prendete questa p ... - disse Severino in preda al furore afferratela, Clement, che sia subito spogliata, che si renda conto che
non siamo gente tenera e che la compassione soffoca la Natura. ...
... il furore di quel mostro si sfoga sull’altare che risulta inaccessibile
ai suoi desideri; lo batte, lo pizzica, lo morde; nuove energie nascono in
seno a quelle brutalità; le carni cosı̀ ammorbidite si prestano, il sentiero si schiude, l’ariete penetra; lancio grida spaventose; presto l’intera
massa è inghiottita e la biscia, spruzzando prontamente un veleno che
le toglie ogni forza, finalmente cede, ... il mio seno è alla mercé di quel
bruto, lo irrita, lo addenta, lo morde, l’antropofago! ...
– Prendi questo, sgualdrina, ora sarai trattata come l’ultima delle
miserabili.
A quelle parole ricevo cinquanta frustate, tutte concentrate tra la schie195
na e le reni; quindi vola dalla mia compagna e le riserva un identico
trattamento. ... Qualunque stadio avesse raggiunto l’eccitazione del
monaco, non ne scorgevamo ancora alcun segno; a tratti si esaltava
violentemente senza che nulla però si ergesse in lui. ... mi lascia in
ginocchio e, mettendo Armande sopra di me, le fa allargare le gambe
in modo tale che che la mia bocca si trovi all’altezza del suo basso ventre e il mio petto tra le sue cosce sotto il suo sedere; in questo modo
il monaco ha tutto ciò che desidera alla sua portata, ha in un’unica
prospettiva le chiappe di Armande e le mie tette; ... la sventurata Armande ne riceve uno sul seno che la fa barcollare, quest’ultimo orrore
determina l’estasi e, mentre la mia schiena ne riceve i crudeli effetti, le
mie reni si inondano delle prove di un delirio ...
– ... Orbene, non è un insostenibile sofisma osar asserire che, perché
la crisi sia migliore, è necessario che sia condivisa dalla donna? Non
è forse evidente che la donna non può condividere nulla con noi senza
togliercelo, e che di tutto ciò che ci sottrae siamo necessariamente noi
a fare le spese? Che necessità c’è, mi domando, che una donna goda
quando godiamo noi? questo modo di procedere può forse lusingare
un sentimento che non sia l’orgoglio? Non si prova in maniera ben
più eccitante questa sensazione di orgoglio, costringendo al contrario
con durezza questa donna a cessare di godere al fine di farci godere da
soli, affinché nulla le impedisca di occuparsi del nostro godimento? ...
Posso convenire che le donne propugnino massime del tutto opposte,
ma le donne non sono altro che le macchine della voluttà, che devono
esserne le vittime, sono ricusabili ogni volta che si renda necessario
fondare un sistema reale su questo genere di piacere. C’è un solo uomo
ragionevole che desideri far condividere il proprio godimento a delle
prostitute? Eppure esistono milioni di uomini che provano piacere con
queste creature! ... ora nessuna sensazione è cosı́ intensa come quella
del dolore; le sue impressioni sono sicure, non si ingannano come quelle
del piacere che le donne recitano perennemente e non provano quasi
mai;
– ... La società ti congeda, sgualdrina - le dice - è stanca di te, ...
Dopo alcune lievi carezze allo stesso altare sul quale il conte sacrificava
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con me, d’improvviso cambiò oggetto, e prese a succhiare il ragazzo
nella parte che caratterizzava il suo sesso. Continuava a toccarmi; vuoi
per l’assuefazione del giovane, vuoi per l’abilità del satiro, in pochissimi
minuti la Natura, ormai vinta, fece scorrere nella bocca dell’uno ciò che
era lanciato dal membro dell’altro. ... Dopo quella prima seduta, si
distese sul divano e volle che sua moglie, a cavalcioni su di lui, continuasse a tenere il sedere proprio contro il suo viso, mentre con la bocca
lei gli avrebbe reso, per mezzo della suzione, gli stessi servigi ricevuti
poco prima dai giovani ganimedi, i quali a loro volta erano eccitati da
lui con le mani; nel frattempo le mie si lavoravano il suo sedere: lo titillavo, lo corrompevo in tutti i sensi; poiché dopo un quarto d’ora questa
posizione non produceva ancora alcun effetto, fu necessario mutarla; ...
Tasta le vene e le punge entrambe quasi contemporaneamente. Il sangue schizza a gran distanza: lui si estasia e, tornando a sedersi di fronte
alla scena, mentre quelle due fontane scrosciano, mi fa inginocchiare tra
le sue gambe perché lo succhi; fa altrettanto con ciascuno dei suoi giovanetti, senza però distogliere lo sguardo da quei getti di sangue che
lo infiammano. Quanto a me, sapendo che l’istante in cui avrà luogo
la crisi che egli spera coinciderà con la fine dei tormenti della contessa,
impiego ogni trucco per determinare quella conclusione e divento, come vedete, puttana per beneficenza e libertina per virtù. Finalmente
arriva l’epilogo tanto atteso ... finisco di pomparlo, il bisogno che ha
di me lo induce a rispettarmi; finalmente le riduco alla ragione liberandolo di quel fluido rovente, di un calore, di un corpo e soprattutto di
un’abbondanza che lo pervadono di una tale frenesia che credetti stesse
per spirare: sette od otto cucchiai avrebbero contenuto a stento quella
dose, ... ciò nonostante, accanto a una simile consunzione, neppure un
cenno di erezione: contraddizioni che meglio di me potranno spiegare
le persone del mestiere. ...
– ... i legami tra una moglie ed un marito non hanno conseguenze diverse da quelli di un pollo con me; l’una e l’altro sono animali casalinghi
di cui bisogna servirsi e che bisogna impiegare secondo l’uso indicato
dalla Natura, senza differenziarli in alcun modo. A questo punto mi
domando: se era nelle intenzioni della Natura che il vostro sesso fosse
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creato per la felicità del nostro, o viceversa, questa cieca Natura avrebbe
forse commesso tante sciocchezze nella costituzione dell’uno e dell’altro
sesso? ... quale uomo potrà trovare dolce il godimento di una donna
quando non sia provvisto delle gigantesche proporzioni indispensabili
per accontentarla? ... Ora, che cosa osservo procedendo a un esame
a sangue freddo? una creatura gracile, sempre inferiore all’uomo, infinitamente meno bella di lui, meno ingegnosa, meno saggia, costituita
in modo ripugnante, del tutto opposta a ciò che può piacere all’uomo,
a ciò che deve dilettarlo ... un essere malsano per i tre quarti della
sua esistenza, incapace di soddisfare il suo sposo per tutto il tempo in
cui la Natura la costringe alla procreazione, di umore aspro, stizzoso,
dispotico: tiranno, se gli si lasciano dei diritti, ... le vedo umiliate,
prostituite agli stranieri in una parte dell’Universo e servire da moneta
in un altra. In Africa, sottoposte a una mortificazione ancor maggiore, le vedo esercitare la funzione di bestie da soma, lavorare la terra,
... Vogliamo seguire anche il capitano Cook nelle sue nuove scoperte?
L’incantevole isola di Tahiti, dove la gravidanza è un crimine che talvolta costa la vita alla madre, e quasi sempre al bambino propone forse
un esempio di donne felici? ... non si rispettano più le streghe, ma
si venerano le puttane e, quel che è peggio ci si continuò a scannare
a vicenda per causa loro. Che queste banalità cessino di influire sulla
mente dei filosofi! che costoro, rimettendo le donne al loro vero posto,
vedano in esse, come indica la Natura, come ammettono i popoli più
saggi semplicemente degli individui creati per i loro piaceri, sottomessi
ai loro capricci, la cui debolezza e la cui malvagità devono meritare unicamente il loro disprezzo. ... le leggi germaniche condannavano a soli
dieci scudi di ammenda chi uccideva una donna straniera, a nessuna
pena se era sua moglie o una cortigiana; ...
– ... sono le mie dissolutezze a popolare la Linguadoca e la Provenza
della moltitudine di oggetti di libertinaggio racchiusi in seno a quelle
regioni: un’ora dopo che mi sono servito di queste fanciulle, emissari
sicuri le imbarcano e le vendono alle tenutarie di Nı̂mes, di Montpellier,
di Tolosa, di Aix e di Marsiglia; questo commercio, ..., mi ripaga ampiamente di ciò che mi costano i miei capricci, e soddisfo cosı́ due delle mie
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più care passioni, la mia lussuria e la mia cupidigia; tuttavia scoprire
e sedurre queste fanciulle costa molta fatica. ... suscito oscillazioni nel
commercio o rincari nei prezzi dei viveri che, moltiplicando la numerosità delle classi povere, sottraendo loro i mezzi di lavoro da una parte e
rendendo loro difficile la vita dall’altra, aumentano proporzionalmente
la somma delle vittime che la miseria mi consegna. ... appartiamoci
in quell’alcova, basteranno pochi istanti di obbedienza a rimettere in
sesto le vostre finanze.
– Non ho alcuna voglia a rendermi utile alle vostre depravazioni,
Signore, ...
– ... Quando sarai morta di fatica, ti getteranno in quella buca che
vedi accanto al pozzo, con sessanta o ottanta altre sgualdrine della tua
risma che già ti aspettano, poi ti sostituiranno con una nuova ragazza.
... Ecco come sarai trattata, sgualdrina - mi disse - se verrai meno ai
tuoi doveri; ... Ah! ne vedrai delle altre, puttana - disse Roland - le
tue sofferenze non sono finite, voglio che tu arrivi a conoscere le più
barbare raffinatezze della sventura. ...
... fa allora che estrasse il temibile membro di cui era provvisto; me
lo fece toccare, mi chiese se ne avevo visti di simili.
– Nello stato in cui è, sgualdrina, - mi disse, in preda al furore - è
quanto mai necessario che lo s’introduca nella parte più stretta del tuo
corpo, dovessi squarciarti in due per questo; mia sorella, che è molto
più giovane di te, lo sopporta in quella medesima parte; non ho mai
goduto in altro modo delle donne; bisognerà dunque che ti perfori in
questa maniera. ... implora il tuo Dio, puttana, pregalo di accorrere
per vendicarti, se ne ha davvero il potere ... vieni, sgualdrina, vieni a
pregare (...), te l’ho detto, Thérèse, bisogna che tu muoia. ... Questo tormento è più dolce di quanto non pensi, Thérèse, ..., avvertirai la
morte soltanto mediante inesprimibili sensazioni di piacere; la compressione che questa corda opererà sulla massa dei tuoi nervi infiammerà
gli organi della voluttà; ...
... il gladio infuocato scivola sulle sponde del canale vicino e, grazie
al vigore della scossa, vi penetra quasi per metà; getto un grido; Roland, furente per quell’errore, si ritrae rabbiosamente, ma questa volta
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bussa all’altra porta con tanto vigore che il dardo umettato vi affonda
straziandomi. Roland approfitta del successo di questo primo assalto;
i suoi sforzi si fanno più violenti; guadagna terreno; a mano a mano
che avanza, il fatale cordone che mi ha passato attorno al collo si stringe, lancio urla spaventose; il feroce Roland, divertito, mi costringe a
raddoppiarle, ... l’ebrezza è ormai pronta ad invaderlo, le compressioni
della corda si modulano sui gradi del suo piacere; a poco a poco il mio
organo si estende; i legami diventano allora cosı̀ dolorosi che i miei sensi
si indeboliscono senza tuttavia perdere ogni sensibilità; scossa violentemente dall’enorme membro con cui Roland mi sconquassa le viscere,
malgrado lo stato spaventoso in cui mi trovo, mi sento inondata dai
getti della sua lussuria; ...
– Ecco una puttana che mi eccita violentemente - mi disse - non so
che cosa le farei!
... Questi scherzi, il cui unico inconveniente può essere tutt’al più la
morte di una prostituta, oggi sono delitti capitali! Viva il progresso
e la civiltà! Come cooperano alla felicità dell’uomo, come siamo più
fortunati dei nostri avi! ... cosı̀ dicendo, ne carica una, la punta sul
petto di ciascuna di noi, poi, tornando da sua sorella: “Va’, puttana”,
le disse facendole saltare le cervella, ...
– ... ormai puoi facilmente convincerti che è mille volte preferibile
essere sgualdrina e felice che anziché virtuosa e sciagurata. ...
– ... sarai arsa viva, p. ..., se in virtù di una completa rassegnazione e
di una cieca obbedienza non ti presti all’istante a tutto ciò che esigeremo
da te. ... Mille volte meglio la tua, non c’è dubbio; sono cosı̀ disgustato
dalle donne! ... pensi forse che mi sarebbe possibile godere di queste
puttane, senza gli artifici che ci stimolano cosı̀ bene entrambi? ... Forza,
amici - disse Cardoville ai due giovani - prendetevi questa puttana e
godetene a vostro capriccio; è vostra, la lasciamo a voi.
Quelques sequins par mois en font l’affaire, et ces femmes sont si
mal entretenues de leur mari et si folles de l’argent qu’on les satisfait
avec peut. On peut parier à coup sûr de vaincre avec une vingtaine de
sequins la beauté la plus rebelle de Florence. ... il était d’institution
fort ancienne que, le Jeudi Gra, les femmes devaient sans exception tout
200
accorder à leurs maris; qu’en cas de refus de leur part, ceux-ci pouvaient s’en plaindre ou les y forcer. ... On n’y voit point, comme dans
nos ville de France, de ces malheureuses victimes de la débauche errer
insolemment le soir pour solliciter les passants à jouir de leurs odieuses
faveurs. Ces créatures ont un quartier séparé duquel elles ne peuvent
sortir et le mortel assez peu délicat pour rechercher leurs caresses peut
aller les chercher là. ... On assure que la moitié des femmes de condition de la ville s’etaient prostituées chez ces malheureuses. A lieu d’être
pendues comme elles l’eussent mérité, on se contenta de les promener
dans la ville, montées sur des ânes, et de les condamner après à quelques années de prison. ... Le mari est distrait d’un côté par ses affaires
ou ses plaisirs, la femme l’est du sien par ses amusements, moyennant
quoi tout va comme il peut. Le désordre s’y met bientot, ... et le plus
sacré des liens n’est plus qu’un trafic honteux d’avarice et de débauche.
... Mais si la foi conjugale n’est pas respectée à Florence, celle promise
au sigisbée est en revanche de la plus longue durée.
[Qualche zecchino al mese per fare l’affare, e queste mogli vengono
trattate tanto male dal loro marito e sono tanto pazze per il denaro che
le si soddisfa con poco. Si può scommettere a colpo sicuro di vincere,
con una ventina di zecchini, la bellezza peggio ribelle di Firenze. ...
era d’istituzione molto antica che, il Giovedı̀ grasso, le mogli dovessero
concedere tutto senza eccezione ai loro mariti, i quali nel caso di rifiuto
potessero da parte loro lamentarsene o sforzarle ... Non ci si vedono
affatto, come nelle nostre città francesi, queste vittime disgraziate della
depravazione aggirarsi con insolenza la sera per sollecitare i passanti
a godere dei loro odiosi favori. Queste creature hanno un quartiere
separato dal quale non possono uscire ed il comune mortale tanto poco
delicato da cercarne le carezze può andare là a trovarle. ... Si asserisce
che la metà delle donne a servizio nella città si fossero prostituite con
queste malfattrici [ruffiane]. Al posto di venir impiccate come avrebbero
meritato, ci si è accontentato di menarle per la città, montate su asini,
e di condannarle dopo a qualche anno di prigione. ... Il marito, da una
parte, viene distratto dai suoi affari e piaceri, la moglie, dalla sua, ha
i suoi divertimenti, per il qual motivo tutto va come può. Il disordine
201
c’entra ben presto, ... ed il più sacro dei legami non è altro che un
traffico vergognoso di avarizia e depravazione. ...
Ma se la fede coniugale non viene rispettata a Firenze, quella promessa al cicisbeo è al contrario della durata più lunga.]
Alphonse Marquis de Sade
Fra gli altri c’era Liu Xianglian, che Xue Pan aveva già incontrato e
non aveva potuto dimenticare; avendo saputo che recitava molto bene in
teatro, nelle parti di giovane amorosa, inevitabilmente se ne fece un’idea
sbagliata, credette a torto che fosse un giovane dissoluto e desiderava
avere rapporti con lui; ... adorava gli esercizi con la lancia e la danza
con la spada; giocar d’azzardo e bere, giacere con le cortigiane, suonare
flauto e cetra; nulla di questo gli era estraneo. Poiché era anche giovane
e bello, chi non conosceva la sua condizione lo credeva per sbaglio solo
un attore. ......
– Una fanciulla che canta l’opera, naturalmente è ancora più dissoluta! tempo fa siete state congedate, ma non avete voluto andarvene:
allora bisognava essere tranquille e riservate; ma tu prendi una cattiva
strada, ti metti a battere il tamburo e a istigare Bao Yu, perciò non va!
Cao Xueqin, Il sogno della camera rossa
...........................
Né tu finor giammai quel che tu stessa
Inspirasti alcun tempo al mio pensiero,
Potesti, Aspasia, immaginar. Non sai
Che smisurato amor, che affanni intensi,
Che indicibili moti e che deliri
Movesti in me; né verrà tempo alcuno
Che tu l’intenda. In simil guisa ignora
Esecutor di musici concenti
Quel ch’ei con mano o con la voce adopra
In chi l’ascolta. Or, quell’Aspasia è morta
Che tanto amai. ...
..................
202
Perch’io te non amai, ma quella Diva
Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core.
..................
... Che se d’affetti
Orba la vita, e di gentili errori,
È notte senza stelle a mezzo il verno,
Già del fato mortale a me bastante
E conforto e vendetta è che su l’erba
Qui neghittoso immobile giacendo,
Il mar la terra e il ciel miro e sorrido.
Giacomo Leopardi
... le facce sciupate di quelle misere creature, una delle quali stava
seduta quasi sotto il suo naso e lo guardava con l’imperturbabilità con
cui si guarda una macchia su un vestito altrui, tutto questo lo persuase
che era capitato nel ripugnante asilo dove ha dimora la triste dissolutezza generata da un’educazione sbagliata e dal terribile affollamento
della capitale. L’asilo in cui l’uomo calpesta e deride in modo sacrilego
tutto ciò che è puro e santo, che rende bella la vita; dove la donna,
questa bellezza del mondo, questa corona della creazione si trasforma
in un essere strano e ambiguo e, insieme con la purezza dell’anima, ella
perde tutto ciò che è femminile, assimila in maniera ripugnante i modi
e le villanie dell’uomo e cessa ormai d’essere una debole creatura, cosı̀
meravigliosa e cosı̀ diversa da noi. Pı̀skarev la misurava dalla testa
ai piedi con occhi stupiti, come se non volesse convincersi che era lei
quella che l’aveva stregato e fatto correre per la Prospettiva Nievskij.
Ma lei gli stava dinanzi bella come prima; i suoi capelli erano splendidi
come prima; i suoi occhi apparivano celesti come prima. Lei era fresca,
aveva solamente diciassette anni; si vedeva che quell’orribile corruzione
l’aveva toccata da poco tempo, che ancora non era giunta a sfiorare
le sue guance; esse erano fresche e lievemente soffuse da un delicato
rossore. Era stupenda. ...
– Com’è possibile! - l’interruppe lei con con un’espressione di disprezzo - Io non sono una lavandaia o una sartina, perché debba mettermi a
203
lavorare.
Dio! In quelle parole s’esprimeva tutta una vita abbietta, spregevole,
una vita fatta di vuoto e di vanità, fedeli compagni della corruzione.
– Sposate me! - disse pronta, con tono sfrontato, la sua amica
nell’angolo, ... - Quando sarò maritata, me ne starò seduta cosı̀!
Nikolaj V. Gogol
Ammore, brutto figlio pottana
fraschetta, ’mmerdosiello,
che zucaste le zizze da na cana:
già m’hai fatto sbottà sto cereviello
e paro no paputo speccecato
mo che songo de Zeza ’nnamurato.
Alessandro Scarlatti
–
–
–
–
“Siete forse gelosa delle donne per bene?”
“Sı̀”, esclamò Coralie, “Sono peggio di noi”.
“Come lo sai, gattina mia?” chiese Blondet.
“Dai loro mariti” rispose lei.
Honoré de Balzac: Illusioni perdute.
Figlia impura di Bolena,
Parli tu [Elisabetta I] di disonore?
Meretrice indegna oscena,
In te cada il mio rossore.
Profanato è il soglio inglese,
Vil bastarda, dal tuo piè!
Maria Stuarda, Bardari–Donizetti
Urı̀ nude, banchetti di cannibali, boschi di palme, scogliere coralline,
guerrieri tatuati, e templi di bambù, e valli solatie fitte di alberi del
pane, piroghe istoriate che si cullano sullo scintillio delle acque blu, e
foreste vergini custodite da idoli spaventosi e, figurarsi, riti pagani, sacrifici di vittime umane! ... sotto gli occhi inorriditi del povero marito,
le [alla bella e giovane moglie] vennero strappati di dosso gli abiti, e le
204
si fece capire chiaro e tondo che non si sarebbero più tollerate le sue
soperchierie. ... Non altrettanto restia a esibire le sue grazie era la
regina dell’isola [delle Marchesi], la bellissima moglie di Mowanna, re
di Nukuheva. ... sua maestà andò diritta verso il marinaio, gli spalancò
la casacca semi aperta, gli tirò su una gamba degli enormi braconi, e
restò a godersi affascinata quella galleria di tatuaggi rossi e azzurri; poi
abbracciò il bel tipo, lo coprı̀ di carezze e baci, espresse la propria ammirazione con mille gesti ed esclamazioni scomposte. ... ma figuratevi
la loro costernazione quando videro la regale signora, ansiosa di mostrare anche lei i geroglifici che abbellivano la sua persona, chinarsi per
un istante e girare su se stessa e, sollevata la veste, offrire uno spettacolo al quale i francesi si sottrassero balzando nelle loro imbarcazioni,
inorriditi dall’improvvisa catastrofe. ...
... i nostri amici selvaggi spiegarono che si trattava invece di una
schiera di “whinhenies” (ragazze), che ci venivano incontro per darci il
benvenuto. Giunte che furono a distanza tale da permettermi di distinguerne le forme, quando mi avvidi che, col braccio destro alzato,
tenevano sollevato fuori dall’acqua il perizoma di tappa, i lunghi capelli
neri sventagliati sulle onde, credetti di avere a che fare con un branco di
sirene – ed era da ondine, proprio, che si comportavano. ... s’asciugarono i corpi, che poi spalmarono d’un olio profumato, ...; e completarono
l’acconciatura, cingendosi pudicamente i fianchi con la fascia di tappa
bianca mollemente avvolta. ... Che spettacolo per noi, poveri marinai
vedovi d’amore! Come respingere una tentazione simile? A chi mai poteva passare anche solo per l’anticamera del cervello l’idea di ributtare
in mare quelle innocenti creature, ... ?
Ero rimasto a bocca aperta davanti a loro: scoprivo una perfezione
mai prima immaginata nella loro acerba giovinezza, nel colore di carta
bruciata della pelle, nei lineamenti delicati, nell’ineffabile grazia delle membra armoniosamente modellate, nelle movenze spontaneamente
languide. ... A sera, gettata l’ancora, il ponte fu illuminato con lanterne, e quel pittoresco coro di silfidi, adorne di fiori e di coloratissima
tappa, diede vita a un complesso spettacolo di danze. Queste donne
hanno una vera passione per il ballo, e ci mettono un tale impeto, e
205
insieme un tale languore, quali non m’era capitato di trovare altrove.
Veramente incredibili sono la varietà e il fascino delle loro danze, anche
se contengono una tale carica di sfrenata voluttà, che non oso neppure
tentare di descriverla. ...
La sua flessuosa personcina era la perfezione, la grazia, la bellezza
femminile fatte carne; la carnagione era di un color oliva caldo e delicato e, quando ne ammiravo le morbide guance, avrei giurato che la pelle
trasparente fosse soffusa di un lievissimo color rosa; il volto era di un
ovale quasi perfetto, i lienamenti di una purezza tale che cuore o mente
d’uomo non avrebbero potuto desiderare maggiore; le labbra carnose,
quando si schiudevano in un sorriso, mettevano in mostra denti di un
candore abbagliante, i quali se la sua bocca rosea si apriva in un trillo
di gioia, parevano proprio i semi d’un bianco latteo dell’arta, un frutto
della valle che, spaccato a metà, li mostra perfettamente allineati da
ambo i lati della ricca polpa zuccherina, i capelli di un bruno scurissimo,
spartiti in due bande irregolari, le scendevano sulle spalle in morbide
onde naturali, e quando Fayaway si chinava, piovevano in avanti, celando alla vista il suo delicato seno. ... Fayaway - devo confessarlo - il più
delle volte si presentava nel primitivo costume che d’estate portavano
gli abitatori dell’Eden. ... Portavano ad esempio collane di piccoli fiori
color rosso vivo, infilati come tanti rubini in una fibra di tappa, oppure
si mettevano all’orecchio un unico bocciolo bianco, ... Fayaway ed io ce
ne stavamo sdraiati a poppa, tenendoci buona compagnia; di tanto in
tanto, la mia ninfa gentile si portava la pipa alla bocca ed esalava dalle
labbra lievi spire di fumo, cui il fresco alito aggiungeva nuovo profumo.
... Con la cotonina che m’ero portato dietro dalla nave, feci un vestito
per questa deliziosa creatura; con quello addosso, debbo confessarlo,
la mia Fayaway somigliava alquanto a una ballerina; è vero però che,
laddove le vesti di quest’ultima di solito arrivano un po’ più su del gomito, quelle invece della mia bellezza isolana cominciavano alla cintura
e finivano a distanza sufficiente dal suolo, per rivelare la più incantevole
caviglia dell’universo. ...
Moltissimi sono i balli in uso tra gli isolani, ma in nessuno di essi ho
mai visto prender parte gli uomini: si tratta di solito di una serie di
206
evoluzioni rapide, tumultuose, di atti che sfiorano la malizia e richiedono
l’intervento di tutte le membra; e le ragazze delle Marchesi, si può
ben dirlo, ballano con tutto il corpo: non ci mettono solo i piedi, ma
muovono e atteggiano braccia, mani, dita; che dico, pare che al ritmo
di danza si muovano addirittura anche i loro occhi. Con lente movenze,
eccole snodare le morbide forme, arcuare i colli, alzare le braccia nude,
e d’un tratto, sfiorando appena il terreno, piroettare, vorticare, in un
modo che davvero era un po’ troppo per un giovanotto tranquillo, sobrio
e modesto come me. ...
Cintesi le anche di una breve sottanella di bianca tappa immacolata, alcune di esse s’erano gettate sulle spalle un mantello della stessa
stoffa, sapientemente annodato sull’omero sinistro, dal quale cadeva,
avvolgendo la persona, in morbide pieghe. V’assicuro che, cosı̀ abbigliate, l’affascinante Fayaway dava dei punti a qualsiasi mondana bellezza.
Si dica quel che si vuole circa il gusto con cui s’abbigliano le nostre dame; certo è che i loro gioielli, le piume, le sete, le guarnizioni, avrebbero
fatto ben magra figura in confronto alla squisita semplicità di queste
ninfe della valle Taipi. ...
... sospettavo che alcuni almeno tra questi giovani scapoli intrattenessero rapporti amorosi con le fanciulle della tribù, anche se niente
appariva alla luce del sole. Un paio di volte, infatti, sorpresi Mehevi
intento a fare cose del tutto indegne di un re guerriero, con la più bella
piccola maliarda che ci fosse nella valle. ... e, benché a prima vista
sembrasse proprio una bambina, aveva già un maschietto in età di un
anno, il quale somigliava in tutto e per tutto a Mehevi; ... Ma non era
Mehevi l’unico al quale rivolgesse i suoi sorrisi la signorina Mununy:
ad esempio il ragazzotto sui quindici anni, che alloggiava sotto il suo
stesso tetto, pareva fosse molto nelle sue grazie. ... richiamò la mia
attenzione su una caratteristica che avevo più volte notata, ..., in molte
donne d’età matura e d’aspetto matronale, e consistente in un complicato tatuaggio alla mano destra ed al piede sinistro; ... Mano e piede
tatuati, dunque, ..., erano il simbolo della condizione delle maritate.
... Le relazioni matrimoniali esistenti tra i Taipi sono di tipo nettamente poligamico; solo che sono le donne ad avere molti mariti, e non
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viceversa: un particolare che da solo, ...., sta a provare la gentilezza d’animo dei maschi locali. ... Ancora in tenerissima età, le ragazze Taipi
vengono corteggiate e conquistate da qualche giovanetto appartenente
al loro stesso gruppo familiare; la cosa viene considerata una scappatella di due giovani innamorati: niente di serio, dunque, nessuno dei
due contrae impegni; anzi, non appena la fiamma s’è un po’ smorzata,
ecco comparire un altro corteggiatore, più avanti con gli anni questo,
il quale si porta in casa sia la ragazzina che il ragazzino e, generoso e
disinteressato com’è, sposa l’uno e l’altro - contrae matrimonio, voglio
dire, tanto con la donzella quanto col suo tenero spasimante - e da quel
momento tutt’e tre vivono assieme in perfetta armonia, neanche fossero
tortore. ...
Il legame matrimoniale, di qualunque natura possa essere, non mi
è parso indissolubile, se è vero che il divorzio è abbastanza frequente,
ma, si badi, senza lasciare strascichi di infelicità e senza, soprattutto,
essere la conseguenza di lunghe liti giudiziarie, ... Nel complesso, il
matrimonio, nella sua accezione Taipi, è un istituto molto più solido e
durevole di quanto non sia, di solito, presso i popoli barbari. Si evita
cosı̀ il pericolo di sconce promiscuità tra i sessi, e la virtù, anche se non
è invocata ad ogni pie’ sospinto, è spontaneamente praticata. ...
Con la sola eccezione delle restrizioni del tabù, alle donne della valle
tutto era permesso. In nessun altro luogo, alle donne si fa una corte
più assidua; in nessun altro luogo, si sa meglio apprezzare il contributo
di gioie e tenerezza di cui noi uomini siamo loro debitori; e in nessun
altro luogo, infine, le donne appaiono più conscie della loro forza. ...
Va poi notato che, per lievi, addirittura divertenti che fossero queste
occupazioni [le faccende domestiche], ben di rado toccavano alle giovani spensierate: infatti queste piccole scansafatiche erano per principio
contrarie a ogni forma di lavoro utilitaristico; e, come certe belle donne
troppo viziate dei nostri paesi, preferivano girovagare per i boschi, fare
il bagno nel torrente, ballare, amoreggiare, combinare scherzi e tiri di
ogni genere, e, insomma, passare le giornate in un continuo alternarsi
di spensieratezze. ...
– Voi tabù. Perché voi non piace qui stare? Tanto moee-moee (sonno)
208
... tanto ki-ki (mangiare) ... tante wahenee (ragazze) ... Oh, molto bello
posto Taipi! ...
... diedi l’addio, con un abbraccio, a Fayaway che pareva impietrita dal
dolore ...
Herman Melville
Mendace, spergiura,
Ella [Lucrezia Borgia] è donna venefica, impura,
Vilipesa, oltraggiò la natura.
Come odiata, è temuta del paro,
Ché possente il destino la fa.
Lucrezia Borgia, Felice Romani-Donizetti
– La donna è mobile
Qual piuma al vento,
Muta d’accento
E di pensiero.
Sempre un amabile
Leggiadro viso,
In pianto o in riso,
È menzognero.
È sempre misero
Chi a lei s’affida,
Chi le confida,
Mal cauto il core!
Pur mai non sentesi
Felice appieno
Chi su quel seno,
Non liba amore!
...............
– Bella figlia dell’amore,
Schiavo son de’ vezzi tuoi;
Con un detto sol tu puoi
Le mie pene consolar.
209
Vieni e senti del mio core
Il frequente palpitar.
– Ah! Ah! Rido ben di core,
Ché tai baie costan poco;
Quanto valga il vostro gioco,
Mel credete, so apprezzar.
Sono avvezza, bel signore,
Ad un simile scherzar.
Giuseppe Verdi – Francesco Maria Piave
... guardandomi attorno, potei accorgermi d’essere nell’abitazione di
una mantenuta. Ora, se c’è una cosa che le signore della buona società
desiderano conoscere - ... - è proprio la casa di quelle donne il cui guardaroba quotidiano supera per fasto il loro, e che hanno, come loro e
accanto a loro, palchi riservati all’Opéra e al Théâtre des Italiens, e che
sfoggiano, per le strade di Parigi, l’insolente opulenza della loro bellezza, dei loro gioielli, dei loro scandali. Quella, nel cui appartamento mi
trovavavo, era morta: e dunque le signore più virtuose potevano finalmente entrare fin nella sua stanza da letto. La morte aveva purificato
l’aria di quella splendida cloaca; ... Guardavo tutti quegli oggetti, ciascuno dei quali significava ai miei occhi un passo avanti della poverina
sulla strada della prostituzione, e mi andavo dicendo che Dio era stato
misericordioso verso di lei poiché non aveva permesso che ella arrivasse
al solito castigo, consentendole di morire nel pieno del suo lusso e della
sua bellezza, prima di conoscere la vecchiaia, che è la prima morte delle
cortigiane. ...
Ho conosciuto un’antica prostituta alla quale non restava del passato
che una figlia bella quasi quanto lo era stata lei, a detta dei contemporanei. Quella povera fanciulla, alla quale la madre non aveva mai
detto: “Sei mia figlia”, se non per ordinarle di sfamare la sua vecchiaia, come essa aveva sfamato l’infanzia di lei, quella povera creatura
..., obbedendo a sua madre, si concedeva senza volontà, senza passione,
senza piacere, come avrebbe fatto qualsiasi mestiere avessero pensato
di insegnarle. ... si accorse d’essere incinta ... corse ad annunciare alla
210
madre quella notizia che la rendeva cosı̀ felice. È vergognoso dirlo, ma,
d’altra parte, noi non facciamo qui sfoggio d’immoralità, raccontiamo
un fatto vero che sarebbe forse meglio tacere, se non fossimo convinti
che è necessario, di tempo in tempo, render noto il martirio di quegli
esseri che vengono condannati senza ascoltarli, disprezzati senza giudicarli; è vergognoso, ripetiamo, ma la madre rispose a sua figlia che
quello che avevano era appena sufficiente per due e che non sarebbe certo bastato per tre; che certi bambini sono inutili e che una gravidanza
è tempo perso. ... Ciò parrà ridicolo a molti, ma io ho una sconfinata
compassione per le cortigiane, e non mi curo nemmeno di discuterla. ...
Hugo ha creato Marion Delorme, Musset Bernerette, Alexandre Dumas Fernande, i pensatori e i poeti di tutti i tempi hanno offerto alle
cortigiane la loro pietà, e qualche volta un uomo generoso le ha riabilitate col suo amore e anche col suo nome. Se insisto in tal modo su
questo punto è perché, tra quelli che mi leggeranno, forse molti sono
già pronti a gettar via questo libro, nel quale temono di non trovare che
un’apologia del vizio e della prostituzione, e certo l’età dell’autore [24
anni] contribuisce a dar motivo a tale timore. Quelli che pensano cosı̀
si ricredano, e continuino a leggere, se questo solo timore li trattiene.
Sono semplicemente convinto di questo principio: per la donna che
non è stata educata a distinguere dove sia il bene, Dio apre quasi sempre
due vie che possono ricondurcela: queste vie sono il dolore e l’amore.
Sono vie ardue; quelle che vi si avventurano si insanguinano i piedi, si
lacerano le mani, ma al tempo stesso lasciano sui rovi della strada gli
ornamenti del vizio, e arrivano in cima vestite di quella nudità della
quale non si arrossisce davanti al Signore.
Insomma, si riconosceva in quella donna la fanciulla che un nonnulla
aveva trasformato in cortigiana, e la cortigiana che un nonnulla avrebbe
trasformato nella fanciulla più innamorata e più pura. Vi era anche,
in Marguerite, fierezza e senso d’indipendenza: due sentimenti che, se
vengono feriti, sanno avere la forza del pudore. ... quella ragazza mi
sconvolgeva. Quel miscuglio di allegria, di tristezza, di candore, di
prostituzione, la malattia stessa, che doveva sviluppare in lei la sensibilità delle impressioni e l’irritabilità dei nervi, tutto ciò mi faceva
211
comprendere che, se non mi fossi imposto fin dal primo momento su
quella natura dimentica e frivola, essa era perduta per me.
Se quelle che intraprendono il nostro vergognoso mestiere sapessero di
cosa si tratta, preferirebbero diventare cameriere. Ma no; l’ambizione
di avere vestiti, carrozze, gioielli, ci travolge; si crede a quello che si
sente dire, perché la prostituzione ha una sua fede, e a poco a poco ci
si logora il cuore, il corpo, la bellezza; si è irritate come bestie feroci,
disprezzate come paria, circondate solo da gente che prende sempre
più di quanto non dia, e un bel giorno si crepa come cani, dopo aver
rovinato gli altri e se stesse.
Ma essere veramente amati da una cortigiana è una vittoria ben
altrimenti difficile. In loro il corpo ha rovinato l’anima, i sensi hanno
bruciato il cuore, il vizio ha corazzato i sentimenti. Le parole che si
rivolgono loro, esse le conoscono da un pezzo, conoscono i mezzi che si
adoperano, e l’amore stesso che ispirano, esse l’hanno venduto. Amano
per mestiere, non per slancio. Sono protette dai loro calcoli meglio
di quanto una vergine non sia protetta da sua madre e dalle mura del
convento; e cosı̀ hanno inventato la parola ‘capriccio’, per definire quegli
amori non venali che si concedono di tanto in tanto come riposo, come
scusa, o come consolazione: ... Inoltre, quando Iddio concede l’amore
a una cortigiana, quest’amore, che sembra a prima vista un perdono,
diventa ben presto per lei una punizione. ... Hanno mentito tante
volte che non si vuol più credere loro, e sono, in mezzo ai loro rimorsi,
divorate dal loro amore. .......
Si biasimano coloro che si riducono in rovina per le attrici e per
le mantenute, ma quello che mi stupisce è che questi non facciano per
quelle donne follie venti volte più grandi. ... Naturalmente non abbiamo
amici, ma solo amanti egoisti che spendono i loro patrimoni non già
per noi, come dicono, ma per la loro vanità. Per loro, bisogna che
noi siamo allegre quando essi sono allegri, in salute quando vogliono
cenare, scettiche come lo sono loro. Ci è proibito avere un cuore sotto
pena di essere schernite e di vedere rovinato il nostro credito. Non
apparteniamo più a noi stesse; non siamo esseri umani, ma cose; siamo
le prime nel loro amor proprio, ma le ultime nella loro stima. ...
212
La cortigiana scompariva a poco a poco. Avevo accanto a me una
donna giovane, bella, che amavo, che mi amava, e che si chiamava
Marguerite: il passato non aveva più forma e l’avvenire era sgombro da
nubi.
– Ti spiegherò. Che tu abbia un’amante, va bene; che tu la paghi
come un galantuomo deve pagare l’amore di una mantenuta, va benissimo; ma che tu dimentichi per lei le cose più sacre, che tu permetta
che l’eco della vostra vita scandalosa arrivi fino in fondo alla provincia
e macchi il nome onorato che ti ho dato, è cosa che non deve essere, ...
– Disgraziatamente, padre mio, non esitono più isole Sainte-Marguerite
nelle quali mandare le cortigiane, e se pure ci fossero ancora vi seguirei
mademoiselle Gautier, se voi otteneste di farcela relegare. ... Che importa, padre mio, se nessuno l’avrà più? che importa se quella donna
mi ama, se rifiorisce nell’amore che ha per me, nell’amore che ho per
lei? che importa, insomma se si è ravveduta?
– Oh! credi dunque, giovanotto, che la missione di un uomo d’onore
sia quella di far ravvedere le prostitute? ...
Cosı́, Marguerite era decisamente come le altre; cosı́, quell’amore
profondo che aveva per me non aveva superato il desiderio di riprendere
la vita passata, non aveva vinto la smania di avere una carrozza e di
darsi alle orge. ... Alla fine, naturalmente, accettò e divenni il suo
amante; uscii di casa sua l’indomani a mezzogiorno, ma lasciai il suo
letto senza ricordare affatto le carezze e le parole d’amore che si era
creduta in dovere di prodigarmi in cambio dei seimila franchi che le
lasciavo. ...
– Ve ne siete andata cosı́ presto, stamattina, che ho dimenticato di
pagarvi. Eccovi il prezzo di questa notte.
Andai da Olympe, che stava provandosi dei vestiti; quando restammo
soli, mi cantò delle canzoni oscene per distrarmi. Era proprio il tipo di
cortigiana senza vergogna, senza cuore e senza cervello, almeno per me,
perché forse qualcuno aveva fatto su di lei lo stesso sogno che io avevo
fatto su Marguerite. ...
– ... mia figlia sta per sposarsi. Sposa l’uomo che ama, entra in
una famiglia onorata che pretende che tutto sia onorevole nella mia.
213
La famiglia dell’uomo che sarà mio genero ha saputo che vita conduce
Armand a Parigi, e mi ha dichiarato che ritirerà la sua parola se Armand
seguiterà questa vita. ...
– È vissuta da peccatrice, ma morirà da cristiana. ...
Sorrideva al ritorno del fratello, la casta giovinetta, ignorando che,
lontano da lei, una cortigiana aveva sacrificato la propria felicità alla
sola invocazione del suo nome. ...
Alexandre Dumas
– Libiam nei lieti calici,
Che la Bellezza infiora;
E la fuggevol’ora
S’inebri a voluttà.
Libiam ne’ dolci fremiti
Che suscita l’amore,
Poiché quell’occhio al core
Onnipotente va.
............
– Tra voi saprò dividere
Il tempo mio giocondo;
Tutto è follia nel mondo
Ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
E’ il gaudio dell’amore
E’ fior che nasce e muore,
Né più si può goder.
................
– A quell’amor, quell’amor, ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterı̈oso, altero,
Croce e delizia al cor.
......................
– Ogni aver tal femmina
Per amor mio sperdea ...
214
Io cieco, vile, misero,
Tutto accettar potea.
Ma è tempo ancora! ... tergermi
Da tanta macchia bramo ...
Qui testimon vi chiamo
Ch’ora pagata io l’ho.
(getta con furente sprezzo una borsa ai piedi di Violetta ed essa sviene
.......)
Giuseppe Verdi - Francesco Maria Piave
Sullivan, imbarcato allora sulla Beagle come tenente di vascello, quando successivamente avesse comandato una spedizione alle Falkland,
avrebbe sentito raccontare da un cacciatore di foche come una volta
fosse salita a bordo un’indigena che parlava con loro sorpresa un po’
di inglese. Non poteva che essere la nostra Ioch Cascliu (Fuegia) che
per qualche giorno sulla nave sarebbe ‘vissuta’. E Darwin aggiungeva
tra parentesi: “(temo che la parola abbia una doppia interpretazione)”.
Ci sarebbe da chiedersi quante interpretazioni avrebbe potuto dare la
nostra india della lotta per la vita di Darwin, forse non meno di quelle
che possiamo dargli noi.
Charles Darwin, Tito M. Tonietti
La femme, une de celles appelées galantes, était célèbre par son embonpoint précoce qui lui avait valu le surnom de Boule de suif. ...
Aussitôt qu’elle fut reconnue, des chuchotements coururent parmi les
femmes honnêtes, et les mots de “prostituée”, de “honte publique” furent chuchotés si haut qu’elle leva la tête. ... Elles devaient faire, leur
semblait-il, comme un fasceau de leurs dignités d’épouses en face de
cette vendue sans vergogne; car l’amour légal le prend toujours de haut
avec son libre confrère. ... Les mépris des dames pour cette fille devenait féroce, comme une envie de la tuer, ou de la jeter en bas de la
voiture, dans la neige, elle, sa timbale, son panier et ses provisions. ...
Cette pudeur patriotique de catin qui ne se lassait point caresser près
de l’ennemi, dut réveiller en son coeur sa dignité défaillant, ...
215
– Ce qu’il veut? ... ce qu’il veut? ... Il veut coucher avec moi!
– ... Puisque c’est son métier, à cette gueuse, de faire ça avec tous
les hommes, je trouve qu’elle n’a pas le droit de refuser l’un plutôt que
l’autre. Je vous demande un peu, ça a pris tous ce qu’elle a trouvé dans
Rouen, même des cochers! ... Et aujourd’hui qu’il s’agit de nous tirer
d’embarras, elle fait la mijaurée, cette morveuse! ... Moi, je trouve qu’il
se conduit très bien cet officier. Il est peut-être privé depuis longtemps;
et nous étions là trois qu’il aurait sans doute préférées. Mais non, il
se contente de celle à tout le monde. Il respecte les femmes mariées.
Songez donc, il est le maitre. Il n’avait qu’à dire: ‘Je veux’, et il pouvait
nous prendre de force avec ses soldats. ....
Ces dames surtout trouvaient des délicatesses de tournoures, des subtilités d’expression charmantes, pour dire les choses les plus scabreuses. Un étranger n’aurait rien compris tant les précautions du langage
étaient observées. Mais la légère tranche de pudeur dont est bardée toute femme du monde ne recouvrant que la surface, elles s’épanouissaient
dans cette aventure polissonne, s’amusaient follement au fond, se sentant dans leur élément, tripotant de l’amour avec la sensualité d’un
cuisinier gourmand qui prépare le souper d’un autre. ...
– Puisque c’est son métier à cette fille, pourquoi refuserait-elle celui-là
plus qu’un autre?
On aurait pu croire, à la fin, che le seul rôle de la femme, ici-bas,
était un perpétuel sacrifice de sa personne, un abandon continu aux
caprices des soldatesques.
[La donna, una di quelle dai costumi cosiddette facili, era famosa per
la sua precoce rotondità che le aveva valso il soprannome di Palla di
sego. ... Non appena fu riconosciuta, le signore per bene iniziarono a
bisbigliare, e parole come “prostituta” o “vergogna pubblica” furono
pronunciate a voce tanto alta che ella sollevò la testa. ... Costoro
sentivano il bisogno di fare un fascio unico delle loro dignità di spose
di fronte a quella svergognata in vendita; poiché l’amore legalizzato
guarda sempre dall’alto il suo confratello libero. ... Il disprezzo delle
signore per quella ragazza divenne feroce, come una voglia di ucciderla
o di gettarla giù dalla carrozza, nella neve, lei il suo bicchierino e le
216
sue provviste. ... Quel pudore patriottico di bagascia che non si lascia
accarezzare vicino al nemico, dovette risvegliare nel suo cuore la sua
dignità vacillante, ...
– Cosa vuole? ... cosa vuole? ... vuole venire a letto con me!
– ... Visto che il mestiere di quella donnaccia è di farsela con tutti gli
uomini, trovo che non abbia il diritto di rifiutarne uno piuttosto che un
altro. Ma guardate un po’, questa ha preso a Rouen tutto quanto ha
trovato, persino i cocchieri! ... E adesso che si tratta di tirarci fuori dai
guai, ella fa la schifiltosa, questa mocciosa! ... Io trovo che si comporti
benissimo quest’ufficiale. Ne è forse privo da lungo tempo; e c’eravamo
noi tre che lui avrebbe senz’altro preferito. Invece no, si accontenta di
quella per tutti. Egli rispetta le donne sposate. Riflettete allora, è il
padrone. Bastava che dicesse: ‘voglio’, e poteva prenderci di forza coi
suoi soldati. ...
Queste signore trovavano soprattutto giri di frase delicati, affascinanti sottigliezze d’espressione, per dire le cose più scabrose. Tanto
venivano osservate le precauzioni nel linguaggio che un estraneo non
avrebbe capito nulla. Ma quel leggero velo di pudore che riveste ogni
donna al mondo non copriva che la superfice; esse si appassionavano
a quell’avventura spinta, in fondo si divertivano follemente, sentendosi
nel loro elemento, maneggiavano l’amore con la stessa sensualità di un
cuoco goloso il quale prepari la cena per un altro. ...
– Poiché è il suo mestiere, perché mai questa ragazza rifiuterebbe
questo qui piuttosto che un altro?
Alla fine, si sarebbe potuto credere che il solo ruolo della donna, quaggiù, fosse un sacrificio perpetuo della propria persona, un abbandono
continuo ai capricci delle soldatesche.]
Guy de Maupassant
– ... Quando l’unica figlia mia andò la prima volta per il biglietto
giallo [schedatura zarista delle prostitute], e anch’io allora andai ...
(giacché mia figlia vive col biglietto giallo ...) ... non già potete, ma
osate voi, mirandomi in questo momento, affermare che io non sono un
porco? ... può, secondo voi, guadagnar molto una povera ma onesta
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fanciulla con un onesto lavoro? ...
– Ebbene, Katerina Ivanovna, possibile che debba andar a fare una
cosa simile?
E già Daria Frantsovna, una donna trista e ben nota alla polizia, s’era
informata due o tre volte per mezzo della padrona.
– E che c’è? - risponde Katerina Ivanovna con scherno - che cosa
vuoi custodire? Un bel tesoro! ...
E lo vidi, erano circa le sei, che Sonecka [Sofia] si alzò, ..., se n’andò
di casa e, prima delle nove, fu di ritorno. Arrivò, andò di filato da
Katerina Ivanovna e, in silenzio, mise sulla tavola davanti a lei tredici
rubli. ...
– ... da allora la figlia mia, Sofia Semionovna, fu costretta a ricevere
il biglietto giallo e non potè più, per questo motivo, rimanere con noi.
... Infatti lei deve ora osservare la pulizia. Denari costa quella pulizia,
cosı̀ speciale capite? Capite? ... gonne inamidate, stivaletti un po’ cosı̀,
di figura, per mettere in mostra il piedino, ... “Si perdonino dunque
anche adesso i peccati tuoi molti, perché molto amasti ...” E perdonerà
la mia Sonia [Sofia], la perdonerà, io ormai so che la perdonerà ...
– ... Be’, come non sacrificare per un tal primogenito sia pure una
simile figlia! O cuori cari e ingiusti! Ma che: qui noi anche alla sorte di
Sonecka [Sofia], magari, non ci ricuseremmo! ... Il sacrificio, il sacrificio,
però, l’avete tutt’e due misurato appieno? È pari alle forze? È di
vantaggio? È ragionevole? Sapete voi, Dunecka, che la sorte di Sonecka
non è per nulla più laida d’una vita in comune col signor Luzin? ... E
se, oltre che amore, anche stima non può esserci, ma, al contrario, già
c’è avversione, disprezzo, disgusto, che sarà allora? Allora ne viene che
anche qui toccherà, per conseguenza, osservare la pulizia. ... Capite voi
che la pulizia di Luzin è la stessa cosa della pulizia di Sonecka [Sofia] e,
forse, perfin peggio, più sconcia, più abietta, perché voi, Dunecka, fate
pur sempre calcolo sulle superfluità di una vita comoda, e là invece si
tratta puramente e semplicemente di non morir di fame? ...
Dinanzi a lui stava un visetto oltremodo giovanile, denotante un sedici, anzi forse solo un quindici anni: piccolo, di biondina, bellino, ma
tutto accalorato e come enfiato. La fanciulla, pare, capiva ormai ben
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poco; aveva gettato una gamba sull’altra, nel far che l’aveva scoperta
molto più che non occorresse e, da tutti i segni, aveva pochissima coscienza di trovarsi sulla via. ... sul margine del corso, si fermò un signore
che, lo si vedeva da ogni cosa, aveva una gran voglia di accostarsi anche
lui alla ragazzina con qualche scopo. ...
– Ecco, guardate, è affatto ubriaca, un momento fa andava per il
corso; chi sa di che sorta è, ma non ha l’aria di farlo per mestiere. La
cosa più probabile è che in qualche posto l’abbian fatta bere e sedotta
... per la prima volta ... Dopo un due e tre anni è una rovina, e in
tutto e per tutto avrà vissuto diciannove o diciott’anni ... Forse che di
donne cosı̀ non ne ho vedute? E come diventano tali? Ecco, sempre
cosı̀ diventano tali ... Puh! E sia! Questo, dicono, cosı̀ ha da essere. La
tal percentuale, dicono, deve andarsene ogni anno ... in qualche posto
... al diavolo, probabilmente, per dar sollievo alle rimanenti e non
impicciarle. Una percentuale! Carine, davvero, queste loro parolette:
sono cosı̀ tranquillanti, scientifiche! S’è detto: una percentuale, dunque
non c’è più da sgomentarsi. Ecco, se fosse un’altra parola, be’, allora ...
sarebbe forse più inquietante ... E se anche Dunecka in qualche maniera
finisse nella percentuale? ... Se non in quella, in un’altra? ...
– Io, caro signore, con voi sarò sempre contenta di divider le mie
ore, e adesso, ecco, con voi non mi farò scrupolo. Regalatemi gentil
cavaliere, sei copeche per una bevuta!
Raskolnikov tirò fuori quanto gli venne fatto: tre cinquini.
– Ah, che gran bravo signore!
– Come ti chiami?
– Domandate di Duklida. ...
... Dalla folla, senza far rumore e timidamente, si fece avanti una
fanciulla, e strana fu la sua improvvisa apparizione in quella stanza, in
mezzo alla miseria, ai cenci, alla morte e alla disperazione. Anche lei
era in cenci; il suo abbigliamento era di poco prezzo, ma adorno all’uso
della strada, secondo il gusto e i criteri formatisi in un proprio mondo
speciale, con uno scopo che chiaramente e vergognosamente si tradiva.
Sonia s’era fermata nell’andito, ..., e guardava come smarrita, senz’aver
coscienza, a quel che pareva, di nulla, dimentica e del suo vestito ricom219
prato di quarta mano, di seta a colori, sconveniente in quel luogo, con
lunghissimo e ridicolo strascico, e della crinolina immensa, che aveva
sbarrato tutta la porta, e degli stivaletti chiari, e dell’ombrellino, inutile di notte, ma ch’ella aveva preso con sé, e del buffo cappello rotondo
di paglia con una penna sgargiante color del fuoco. Di sotto a questo
cappello monellescamente messo sulle ventitré appariva un visino magro, pallido e spaurito, con la bocca aperta e gli occhi immobili dallo
sgomento. Sonia era una biondina di piccola statura, sui diciott’anni,
magrolina, ma abbastanza graziosa, con meravigliosi occhi azzurri. ...
– E tu perché torni ad arrossire? Tu mentisci, sorella, tu mentisci
a bella posta, per pura e sola ostinazione femminile, pur di tener duro
di fronte a me ... Tu non puoi stimare Luzin: io l’ho veduto e ho
parlato con lui. Quindi ti vendi per denaro e, quindi, in ogni caso
agisci bassamente, e io sono lieto che tu, almeno, possa arrossire! ...
Era Sofia Semionovna Marmeladov. Il giorno avanti egli l’aveva vista
per la prima volta, ma in un tal momento, in tal ambiente e abbigliata in
tal modo che nella memoria gli s’era riflessa l’immagine di un tutt’altro
viso. Adesso era una fanciulla modestamente e perfin poveramente
vestita, ancor molto giovane, quasi simile a una bambina, dalle maniere
modeste e garbate, con un volto sereno, ma pareva alquanto spaurito.
... Gli s’era subito presentato alla mente che la madre e la sorella già
sapevano incidentalmente dalla lettera di Luzin, d’una certa ragazza
“di famigerata condotta”. ...
Sonia sedette, poco meno che tremante di paura, e gettò una timida
occhiata alle signore. ... Pulcheria Aleksandrovna lanciò un’occhiata a
Sonia e socchiuse lievemente le ciglia. Nonostante tutto il suo impaccio
sotto lo sguardo insistente e provocante di Rodia, non aveva potuto
in alcun modo negarsi questo piacere. ... Era un visetto magrolino,
proprio magrolino e pallido, abbastanza irregolare, un pochino aguzzo,
con un piccolo naso e un mento aguzzi. Non si poteva neppur dirla
bellina, ma in cambio i suoi occhi celesti eran cosı̀ limpidi e, quando
si animavano, l’espressione del suo volto diventava cosı̀ buona e ingenua che involontariamente si era attirati verso di lei. ... Ma Avdotia
Romanovna sembra aver atteso la sua volta e, passando subito dopo la
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madre davanti a Sonia, le s’inchinò con una premurosa, cortese e perfetta riverenza. Sonec’ka si turbò, s’inchinò in un certo modo affrettato
e spaurito, e una certa qual sensazione perfin dolorosa si rifletté sul suo
volto, come se la cortesia e la premura di Avdotia Romanovna fossero
per lei gravose e penosissime. ...
Con ebrezza sognava, nel più profondo segreto, una fanciulla costumata e povera (doveva proprio essere povera), molto giovane, molto
bellina, di buona famiglia e istruita, molto avvilita, che avesse provato
una straordinaria quantità di avventure e che davanti a lui si facesse piccina piccina, che per tutta la vita potesse considerarlo come la
propria salvezza, venerarlo, sottomettersi a lui, ammirar lui, e lui solo.
Quante scene, quanti deliziosi episodi aveva egli creato nella sua immaginazione su questo seducente e giocoso tema, riposandosi nella quiete
dagli affari! ...
– No, io, io son la più colpevole! -diceva Dunec’ka, abbracciando
e baciando la madre- mi sono lasciata tentare dal suo denaro, ma,
lo giuro, fratello, non immaginavo nemmeno che fosse un uomo cosı̀
indegno. Se l’avessi osservato bene prima, da nulla mi sarei lasciata
tentare! ...
– Vuole a ogni costo farti dono di diecimila rubli e insieme esprimere
il desiderio di vederti una volta in mia presenza. ....
– Ha ideato qualcosa di orribile!
Disse quasi bisbigliando tra sé, poco meno che rabbrividendo.
..................
– Non è per il disonore e peccato tuo, ho detto ciò di te, bensı̀ per le
tue grandi sofferenze. Ma che tu sia una gran peccatrice, questo è vero
- ... - ma soprattutto sei peccatrice, perché inutilmente hai mortificato
e tradito te stessa. Ci vorrebbe ancora che questo non fosse un orrore!
Che non fosse un orrore vivere in questo fango che tu odi tanto, e in
pari tempo sapere tu stessa (...) che con questo non aiuti nessuno e
non salvi nessuno da nulla! Ma dimmi dunque infine - ... - come una
simile vergogna e una tal bassezza possono trovarsi in te accanto ad
altri opposti e sacri sentimenti? Sarebbe infatti più giusto, mille volte
più giusto e più ragionevole buttarsi a capofitto nell’acqua e finirla di
221
colpo!
– Ma di loro che ne sarebbe? .....
... egli capiva che la condizione di Sonia era nella società un fenomeno
casuale, sebbene, purtroppo, tutt’altro che unico ed eccezionale. Ma
appunto questa casualità, quel certo sviluppo mentale e tutta la vita
precedente di lei avrebbero potuto, pareva, ucciderla di colpo al primo
passo su quel ripugnante cammino. Che cosa dunque l’aveva sorretta? Non già la depravazione? Tutta quell’ignominia, evidentemente,
l’aveva sfiorata solo in modo meccanico; di vera depravazione non n’era
penetrata nel suo cuore una sola goccia: egli lo vedeva; ella gli stava
dinanzi in realtà. “Per lei ci sono tre strade”, pensava: “buttarsi in
un canale, finire al manicomio, oppure ... oppure, infine, lanciarsi nella
depravazione che stordisce la mente e impietrisce il cuore”.
.............
– ... voi la conoscete questa figlia del defunto, che è cosı̀ gracilina!
Be’, è tutta verità quello che dicono di lei, eh?
– ... Secondo me, cioè secondo la mia personale convinzione, è quello
lo stato più normale della donna. Perché no, poi? Cioè, distinguons!
Nell’odierna società la cosa, certo, non è del tutto normale, perché ha
il carattere di coazione, ma in quella futura sarà perfettamente normale, perché libera. E anche adesso lei ne aveva il diritto: soffriva, e
quelli erano i suoi fondi, per dir cosı̀, un capitale di cui aveva il pieno
diritto di disporre. S’intende che nella società futura di fondi non ci
sarà bisogno; ma la funzione di lei assumerà un altro significato, sarà
regolata in modo armonioso e razionale. Per quanto poi riguarda Sofia
Semionovna personalmente, io, al presente, considero i suoi atti come
un’energica e impersonata protesta contro l’assetto della società, e la
stimo profondamente per questo; anzi gioisco guardandola.
..........
– ... Noi cerchiamo la libertà della donna, e voi una sola cosa avete in capo. ... Lasciando del tutto da parte la questione della castità
e della pudicizia femminili come cose per sé stesse inutili, anzi come
pregiudizi, io pienamente, pienamente ammetto la sua castità con me,
perché in ciò sta la sua piena libertà e il suo pieno diritto. S’intende
222
che, se lei stessa mi dicesse: “Io voglio”, mi stimerei fortunato assai,
perché la ragazza mi piace molto; ma per adesso, per adesso almeno,
ben certamente, nessuno mai l’ha trattata con più cortesia e deferenza
di me, con più rispetto per la sua dignità... io aspetto e spero, e basta!
... Voi non sapete che natura è quella! Mi fa solo dispetto assai che
negli ultimi tempi, non so come, abbia smesso affatto di leggere e più
non prenda libri da me. Ma prima ne prendeva. Rincresce pure che,
con tutta la sua energia e risolutezza nel protestare - che già ha mostrato una volta - lei abbia tuttora, sembra, poca autonomia, per dir
cosı̀, poca indipendenza, troppo poco spirito di negazione per staccarsi
interamente da certi pregiudizi e ... da certe sciocchezze.
...........
Sonia sedette in fretta. I grigi e iridati biglietti, che non erano stati
tolti dalla tavola, tornarono a balenarle negli occhi, ma ella rapidamente
ne distolse il viso e lo levò su Piotr Petrovic’: le era tutt’a un tratto
parso un’enorme sconvenienza, specialmente per lei guardare l’altrui
denaro. ......
.............
– Perché, nella vostra libera unione, io non voglio portar le corna
e tirar su i bambini altrui, ecco a che scopo mi occorre il matrimonio
legale. - disse Luzin, per rispondere qualche cosa. ... l’informò che
io avevo dato tutto il denaro non a Katerina Ivanovna, ma a Sofia
Semionovna, e nel far ciò accennò con le più ignobili espressioni al
... al carattere di Sofia Semionovna, cioè alluse al carattere delle mie
relazioni con Sofia Semionovna. Tutto ciò, come voi capite, allo scopo
di mettermi in discordia con mia madre e mia sorella, insinuando loro
ch’io sperpero, a scopi ignobili, i loro ultimi soldi, coi quali esse mi
aiutano. ... figuratevi che, se ora gli fosse riuscito di provare che Sofia
Semionovna è una ladra, egli, in primo luogo, avrebbe provato a mia
sorella e a mia madre di aver avuto qualche ragione coi suoi sospetti;
che giustamente si era adirato perché io avevo messo sullo stesso piano
mia sorella e Sofia Semionovna; ... Sonia, timida per natura, sapeva
già prima ch’era più facile rovinar lei che qualsiasi altra persona, e
che ognuno poi poteva offenderla quasi impunemente. Ma tuttavia, fin
223
proprio a quel momento, le era parso che si potesse in qualche modo
evitare un guaio con la prudenza, la mansuetudine, l’umiltà di fronte
a tutti quanti. Il suo disinganno fu troppo grave. Ella, certo, poteva
sopportare pazientemente e quasi senza mormorare ogni cosa - persin
quello. Ma nel primo minuto la sua pena era stata troppo grande.
............. E d’un tratto la strana, inattesa sensazione d’una specie
di acre odio contro Sonia gli passò nel cuore. Come meravigliato e
spaventato egli stesso di quella sensazione, di colpo alzò il capo e la
guardò fissamente; ma egli incontrò su di sé lo guardo di lei inquieto e
premuroso fino allo spasimo: lı̀ c’era dell’amore; il suo odio svanı̀ come
un fantasma. Era una cosa diversa; egli aveva scambiato un sentimento
con un altro. Ciò significava solo che quel momento era giunto. ...
– Adesso! Oh, che fare adesso! ... Insieme, insieme!
Ella ripeteva come smemorata e tornando ad abbracciarlo,
– Ai lavori forzati insieme con te verrò!
............
Egli guardava Sonia e sentiva quanto amore di lei lo circondasse
e, cosa strana, gli parve a un tratto greve e doloroso che lo si amasse
tanto. Sı̀, era una strana e orribile sensazione! Andando da Sonia, aveva
sentito che stava in lei ogni sua speranza e salvezza; aveva pensato di
deporre almeno una parte delle sue pene, e d’improvviso, ora che tutto
il cuore di lei si era vòlto verso di lui, egli sentı̀ ed ebbe consapevolezza
d’esser divenuto incomparabilmente più felice che non fosse prima.
..........
– ... e assegnerò a ciascuno, fino alla maggiore età, millecinquecento
rubli di capitale, perché Sofia Semionovna sia ormai del tutto tranquilla.
E anche lei la trarrò dal gorgo, perché è una buona ragazza, non è
vero? Be’, allora riferite ad Avdotia Romanovna che i suoi diecimila
rubli, ecco, li ho impiegati cosı̀. ... E se non aiutassi io, allora, già
... Polec’ka, per esempio, farebbe la stessa fine, andrebbe per la stessa
strada ...
Egli proferı̀ questo con una cert’aria di ammiccante gaia furberia, senza
distogliere gli occhi da Raskolnikov.
224
– ... Lei [la madre] suppone che ‘la sua’ sia Sofia Semionovna, tua
fidanzata, o amante, non so. ...
...............
Nella saletta si trovavano anche un ragazzo suonatore di organetto,
..., e una sana ragazza dalle guance rosse, in gonna succinta a righe e
cappello tilorese coi nastri, una cantante, sui diciott’anni, la quale, ....,
cantava, ..., con voce abbastanza rauca di contralto, una certa canzone
servitoresca ... La ragazza subito piantò lı̀ e si fermò in rispettosa
attesa. ...
– ... Bevi, Katia! Oggi non mi occorre più nulla, vattene!
Le aveva versato un bicchiere pieno di vino e aveva tirato fuori un
biglietto giallognolo [di ... rubli]. Katia vuotò il bicchiere d’un fiato,
come bevono il vino le donne, cioè senza staccarsene, in una ventina
di sorsi, prese il biglietto, baciò a Svidrigailov la mano, che costui con
gran serietà si lasciò baciare, e uscı̀ dalla stanza, e dietro a lei si trascinò
anche il ragazzetto con l’organino. Entrambi erano stati fatti venire
dalla via.
.........
– ... Vi confesso che son venuto qua al più presto soprattutto per le
donne.
– Appena seppellita Marfa Petrovna?
– Ma sı̀, - sorrise con vittoriosa franchezza Svidrigailov - E che c’è?
Voi, mi pare, trovate qualcosa di male nel fatto ch’io parlo cosı̀ delle
donne?
– Cioè, se trovo o no del male nella depravazione?
– Nella depravazione? Be’, ecco come correte! Del resto, vi risponderò, per ordine, prima di tutto riguardo alla donna in genere; ... Dite,
per che cosa mi frenerei? Perché poi lasciar stare le donne, se ne sono
amatore? Per lo meno, è un’occupazione.
– Allora qui è soltanto nella depravazione che sperate?
– Be’, che c’è, anche nella depravazione! Dagliela con la depravazione!
Ma mi piace, almeno è una domanda diretta. In questa depravazione,
almeno, c’è un che di costante, fondato anzi sulla natura e non soggetto
alla fantasia, qualcosa che risiede nel sangue, come un carboncino pe225
rennemente attizzato, e in perpetuo ti rinfocola, e che ancora per lungo
tempo, anche con gli anni, forse non tanto facilmente potrai spegnere.
...
– Che c’è qui da rallegrarsi? È una malattia, e pericolosa.
............
– Ma che avete, una donna?
– Sı̀, una donna, un caso cosı̀ inaspettato ... no, non di ciò volevo
parlare.
– Be’, e il luridume di tutto quest’ambiente non agisce piú su di voi?
Avete ormai perduto la forza di fermarvi?
.............
– ... misi in azione il supremo e invincibile mezzo per soggiogare il
cuore femminile, il mezzo che non deluderà mai nessuno e che agisce
assolutamente su tutte le donne, fino all’ultima senz’eccezione alcuna.
È un mezzo noto, l’adulazione. Non c’è nulla al mondo più difficile
della franchezza e nulla di più facile dell’adulazione. Se nella franchezza solo una centesima parte di nota suona falsa, subito ne viene una
dissonanza, e poi uno scandalo. Se nell’adulazione invece tutto è falso
fino all’ultima nota, anche allora essa è gradevole e si ascolta non senza
piacere; sia pure con un grossolano piacere, ma pur sempre piacere. E
per grossolana che sia l’adulazione, indubbiamente almeno metà di essa
sembra verità. ... Calcolando che Avdotia Romanovna, in fondo, era
una pezzente (ah, scusate, non questo volevo dire ... ma non è tutt’uno
se si esprime lo stesso concetto?) insomma che viveva del lavoro delle
sue mani, che aveva da mantenere e la madre e voi (ah, diavolo, tornate ad accigliarvi ...) io m’indussi a offrirle tutto il mio denaro (fino
a un trentamila rubli potevo anche allora realizzarli) perché fuggisse
con me almeno qui, a Pietroburgo. S’intende che qui le avrei giurato
amore eterno, beatitudine, eccetera, eccetera. Lo credete, m’ero allora
incapricciato a tal punto che, se lei m’avesse detto: “Scanna o avvelena Marfa Petrovna e sposami”, sarebbe stata subito cosa fatta! Ma
tutto finı̀ con la catastrofe a voi già nota, e voi stesso potete giudicare
a qual punto di furore potei giungere, avendo saputo che Marfa Petrovna aveva trovato questo vilissimo storcileggi di Luzin e poco meno che
226
combinato le nozze - il che, in sostanza, sarebbe stato la stessa cosa che
anch’io avevo proposto. ...
...................
– ... Sapete voi, per esempio, ch’io mi sposo? ... Ci andammo; che
cosa buffa fu da loro! mi presentò: possidente, vedovo, di famiglia nota,
con tali relazioni, con un capitale - be’, che fa ch’io abbia cinquant’anni,
e quella nemmeno sedici? ... Non so come voi la pensiate riguardo i
visetti femminili, ma, secondo me, quei sedici anni, quegli occhietti ancora infantili, quella timidezza e quelle lacrimucce di vergogna, secondo
me ciò è meglio della bellezza, e lei è anche per giunta, di persona, una
miniatura. Capelli un po’ chiari, arricciolati in piccole anella, labbruzzi
tumidetti, vermigli, i piedini una delizia ... ... Da quel momento, appena arrivo, subito me la prendo sui ginocchi, e non la lascio più andare ...
Be’, si fa di fiamma, come un’aurora, e io la bacio di continuo; mammà,
s’intende, le suggerisce che: “questo” ... “è tuo marito”, e che cosı̀ si
richiede; in una parola, una fragoletta! ... Appena ci ebbero benedetti,
il giorno dopo le portai, per un migliaio e mezzo di rubli: un finimento
di brillanti, un altro di perle, poi uno scrignetto d’argento da signora
per acconciatura - ecco di che grandezza, ..., tanto che perfino a lei, la
Madonna, il visetto le si fece rosso. ... e per tutto ciò desidera avere da
me soltanto il mio rispetto, e di più, dice: “non m’occorre nulla, nulla,
nessun regalo!” ... Fin dal primo giorno dopo l’arrivo andai per diverse
di queste cloache, be’, dopo quei sette anni mi ci avventai addirittura.
... Capitai a una cosı̀ detta serata danzante: una cloaca tremenda (e a
me piacciono le cloache appunto con un po’ di sudiceria), be’, s’intende
un cancan come non ce n’è altri e come non ce n’era ai miei tempi.
Sissignore, in questo c’è progresso. A un tratto guardo: una bambina,
sui tredici anni, vestita in modo assai carino, balla con un virtuoso, un
altro le sta davanti visavı̀. Contro la parete, poi, su una sedia se ne sta
la madre sua. Be’, potete figurarvi che cancan!
..............
– ... oltre a ciò ho donato altro denaro anche per gli istituti; infine le
ho narrato la storia di Sofia Semionovna, con tutti gli onori anzi, senza
nasconder nulla. Ciò ha prodotto un effetto indescrivibile. Ecco perché
227
a Sofia Semionovna è stato prescritto di presentarsi oggi stesso, ...
...........
– Poc’anzi avete detto ‘violenza’, Avdotia Romanovna. Se è violenza,
voi stessa potete giudicare che ho preso le mie misure. Sofia Semionovna in casa non c’è; i Kapernaumov sono molto lontani, ... Infine io
son per lo meno due volte più forte di voi, e inoltre non ho nulla da
temere, perché anche dopo non potrete reclamare: non vorrete mica
infatti tradir vostro fratello? E poi nessuno vi crederebbe: su via, a che
proposito una fanciulla è andata sola in casa di un uomo senza famiglia? Cosicché, anche se sacrificherete il fratello, qui non potrete provar
nulla: la violenza è molto difficile provarla, Avdotia Romanovna. ...
...................
Egli non l’aveva ancor mai veduta tanto bella. Il fuoco, ch’era lampeggiato dagli occhi di lei nel momento in cui sollevava la rivoltella,
l’aveva come scottato, e il suo cuore s’era stretto con dolore. Egli fece
un passo, e lo sparo echeggiò. ... Tutta quella sera fino alle dieci la
trascorse in varie trattorie e ‘cloache’, passando dall’una all’altra. Gli
venne fatto di scovare in qualche posto anche Katia, che cantò di nuovo
una canzone servitoresca, un’altra, a proposito di qualcuno che, “vigliacco e tiranno, a baciar Katia cominciò”. Svidrigailov fece bere anche
Katia, ...
– ... Ecco tre titoli al cinque per cento, in totale tremila rubli. Questi prendeteli per voi personalmente, e ciò resti tra noi, in modo che
nessuno lo sappia, qualunque cosa sentiate dire. Vi saranno necessari,
perché, Sofia Semionovna, vivere come in passato è brutto, e poi non
ne avete più alcun bisogno. ...
Gli era parso a un tratto che le lunghe ciglia nere di lei fremessero e sbattessero, come sollevandosi, e che di sotto a quelle guardasse
un occhietto scaltro, acuto, che ammiccava in un certo modo non infantile, come se la bambina non dormisse, ma fingesse. Sı̀, è proprio
cosı̀: i suoi labbruzzi si schiudono a un sorriso, gli angoli delle labbra
fremono, come trattenendosi ancora. Ma ecco, ella ha ormai cessato
affatto di trattenersi; quella è già una risata, un’aperta risata; qualcosa
di sfrontato, di provocante brilla in quel viso per nulla infantile; è la
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depravazione, è il viso d’una mondana, il viso sfacciato d’una venale
mondana francese. Ecco, senza più celarsi per nulla, s’aprono tutti e
due gli occhi: essi lo avvolgono con uno sguardo infocato e impudente, essi lo chiamano, ridono ... C’era un che d’infinitamente laido e
oltraggioso in quel ridere, in quegli occhi, in tutta quella sozzura del
viso della bimba. “Come! a cinque anni!”, disse entro di sé, sgomento,
Svidrigailov, “questo ... che è mai questo?” Ma ecco, ella si volge ormai
interamente verso di lui con tutto il visino infocato, tende le braccia ...
“Ah, maledetta!”, esclamò, inorridito, Svidrigailov, alzando la mano su
di lei ... Ma nello stesso momento si destò.
...............
Considerava Sonia perfino con una specie di venerazione e sul principio l’aveva quasi turbata con questo senso di venerazione con cui la
trattava. Sonia era anzi stata sul punto di mettersi a piangere: lei, al
contrario, si stimava indegna perfin di gettare uno sguardo a Dunia.
La bellissima immagine di Dunia, quando questa le si era inchinata
con tanta premura e tanto rispetto al momento del loro primo incontro
nella casa di Raskolnikov, era da allora rimasta per sempre nell’anima
sua come una delle più belle e inaccessibili visioni della sua vita. ...
... Forse che io l’amo? No, vero, no? ... Raskolnikov sentı̀ e comprese
in quel momento, una volta per sempre, che Sonia adesso era con lui
in eterno e l’avrebbe seguito magari in capo al mondo, dovunque fosse
stato suo destino d’andare. Tutto il suo cuore ebbe un tuffo ... ma,
ecco che ormai era giunto al luogo fatale ...
– ... Zamiotov, lui vi farà un qualche scandalo alla maniera francese
in una casa di malaffare, bevendo un bicchiere di sciampagna o di vino
del Don: ...
.............
Con Sonia era stato, chi sa perché, pochissimo loquace in tutto quel
tempo. Sonia, mercè l’aiuto del denaro lasciatole da Svidrigailov, da
un pezzo ormai s’era disposta e preparata a seguire lo scaglione di
detenuti col quale sarebbe stato avviato anche lui. ... Sonia scriveva
francamente ch’egli, specie all’inizio, non solo non mostrava interesse
per le sue visite, ma era anzi quasi stizzito verso di lei, poco loquace
229
e perfin ruvido, che alla fine però quei colloqui eran diventati per lui
un’abitudine, anzi poco meno che un bisogno, tanto ch’egli s’era perfin
rattristato assai quand’ella per alcuni giorni era stata malata e non
aveva potuto visitarlo. Lei poi lo vedeva le feste presso il portone del
reclusorio o nel corpo di guardia, dove glielo chiamavano per qualche
minuto; ... Le loro mogli ed amanti la conoscevano e andavano da lei.
E quando ella compariva sul luogo dei lavori, recandosi da Raskolnikov,
o incontrava lo scaglione dei detenuti che andavano al lavoro, tutti si
levavano i berretti, tutti la salutavano: “Matuska, Sofia Semionovna,
tu sei la mamma nostra, dolce e compassionevole! - dicevano quei
rozzi galeotti marchiati dalla piccola creatura magrolina. ... e a un
tratto scorse lontano, al portone dell’infermeria, Sonia. Ella stava là
e pareva che aspettasse qualcosa. In quel momento il suo cuore fu
come trafitto; egli sussultò e si scostò in fretta dalla finestra. ... Sonia
gl’inviò un biglietto, ..., informandolo che stava assai meglio, ..., e che
presto, prestissimo sarebbe venuta a vederlo sul lavoro. Mentre egli
leggeva questo biglietto, il cuore gli batteva forte e dolorosamente. ...
Ma adesso le loro mani non si disgiungevano; egli le gettò di sfuggita
un rapido sguardo, non disse nulla e chinò i suoi occhi a terra. Essi
erano soli, nessuno li vedeva. ... Come ciò fosse accaduto, egli stesso
non sapeva, ma improvvisamente fu come se qualcosa l’avesse afferrato
e gettato ai piedi di lei. Egli piangeva e le abbracciava le ginocchia.
Nel primo istante ella si spaventò tremendamente e tutto il suo volto
si fece d’un pallore mortale. Era balzata su e, messasi a tremare, lo
guardava. Ma subito, in quell’attimo stesso, capı̀ tutto. Nei suoi occhi
brillò una felicità senza fine; ella aveva capito, e per lei non c’era più
dubbio, ch’egli l’amava, l’amava infinitamente, e che era giunto, alla
fine, quel momento ... Essi volevan parlare, ma non potevano. Nei loro
occhi c’eran lacrime. Eran tutt’e due pallidi e magri; ma in quei visi
malati e smorti già splendeva l’aurora di un rinnovellato futuro, di una
piena resurrezione a nuova vita. Li aveva resuscitati l’amore, il cuore
dell’uno racchiudeva infinite fonti di vita per il cuore dell’altro.
Fiodor Dostoievski
230
– ... aussitôt arrivé, je me marie ... avec une petite femme à peau
jaune, à cheveux noirs, à yeux de chat. Je la choisirai jolie. Elle ne sera
pas plus haute qu’une poupée.
... je lui avais manifesté l’intension de prononcer des voeux temporaires
chez des moines de ce pays, ou bien d’épouser quelque reine des ı̂les et
de m’enfermer avec elle, au milieu d’un lac enchanté, dans une maison
de jade. ... Des sons de guitares, venant des ‘maisons de thé’ ou
des mauvais lieux nocturnes, semblaient, dans l’éloignement, être des
musiques suaves. ... ce Jardin-des-Fleurs est une ‘maison de thé’,
un lieu de rendez-vous élégant. Une fois là, je demanderai un certain
Kangourou-San, qui est à la fois interprète, blanchisseur et agent discret
pour croisements de races. Et ce soir peut-être, si mes affaires marchent
à souhait, je serai présenté à la jeune fille que le sort mystérieux me
destine ...
[– ... appena arrivato, mi sposo ... con una piccola donna dalla pelle
gialla, coi capelli neri, gli occhi da gatta. La sceglierò graziosa. Non
sarà più alta di una bambola.
... gli avevo manifestato l’intenzione di pronunciare vóti temporanei
dai monaci di questo paese, oppure di sposare qualche regina delle isole
e di rinchiudermi con lei nel mezzo di un lago incantato, in una casa di
giada. ... Suoni di chitarra, che venivano dalle ‘case da tè’ o da luoghi
notturni malfamati, sembravano nella lontananza essere musiche soavi.
... questo Giardino dei fiori è una ‘casa da tè’, luogo di incontri eleganti. Una volta là, domanderò di un certo Signor Kangourou [Canguro,
ruffiano], il quale fa alla volta l’interprete, il lavandaio e l’agente discreto per incrociare le razze. E stassera potrebbe capitare, se gli affari
vanno secondo i desideri, sarò presentato alla giovin ragazza che il caso
misterioso mi destina ...]
..................
... tous les accessoires et tous les restes d’une orgie japonaise ressemblant à une dinette d’enfants. Et, au milieu du cercle de ces dandies,
trois femmes très parées, autant dire trois visions étranges: robes de
couleurs pâles et sans nom, brodées de chimères d’or; grands chignons
arrangés avec un art inconnu, piqués d’épingles et de fleurs. Deux sont
231
assises et me tournent le dos: l’une tenant la guitare; l’autre, celle qui
chante de cette voix si douce; elles sont exquises de pose, de costume
des cheveux, de nuque, de tout, ainsi vues furtivement par derrière, et
je tremble qu’un mouvement ne me montre leur visage qui sans doute me désenchantera. La troisième est debout et danse devant cette
aréopage d’imbéciles, ... ...Oh! quelle épouvante quand elle se retourne! Elle porte sur la figure le masque horrible, contracté, blême, d’un
spectre ou d’un vampire ... Le masque se détache et tombe ... Elle est
un amour de petite fée, pouvant bien avoir douze ou quinze ans, svelte,
déjà coquette, déjà femme, vêtue d’une longue robe de crépon bleu nuit
...
.............
Elle roule des yeux de chatte craintive; puis, apprivoisée tout de suite, vient s’appuyer contre moi, avec une câlinerie de bébé qui sonne
adorablement faux. Elle est mignonne, fine, élégante; elle sent bon.
Drôlement peinte, blanche comme du plaitre, avec un petit rond rose bien régulier au milieu de chaque joue; la bouche carminée et un
peu de dorure soulignant la lèvre inférieure. ... Si j’épousais celle-ci,
sans chercher plus loin? Je la prendrais pour ce qu’elle est, pour un
jouet bizarre et charmant. Quel amusant petit ménage cela me ferait!
Vraiment, tant qu’à épouser un bibelot, j’aurais peine à trouver mieux
...
[... tutti gli accessori e tutti gli avanzi d’un’orgia giapponese somigliante ad una merenda per bambini. E, nel mezzo al circolo di questi
dandies, tre donne, molto agghindate, come dire tre visioni bizzarre:
vesti di colori pallidi e senza nome, ricamati con chimere dorate; grandi
crocchie sistemate secondo un’arte sconosciuta, impuntate di spilloni e
di fiori. Due sono sedute e mi girano le spalle: una che imbraccia la
chitarra; l’altra, quella che canta con questa voce tanto dolce; esse appaiono squisite nella posa, nel costume dei capelli, della nuca, in tutto,
osservate cosı̀ furtivamente da dietro; ed io tremo che un movimento
non mi mostri il loro viso, il quale senza dubbio mi distruggerà l’incanto. La terza è in piedi e danza davanti a questo consesso di imbecilli, ...
... Oh! che spavento quando ella si gira! Porta sul viso una maschera
232
orribile contratta, pallida di uno spettro o di un vampiro ... La maschera si stacca e cade ... Ella è un amore di piccola fata, che potrebbe ben
avere dodici o quindici anni, disinvolta, già civetta, già donna, vestita
di un lungo vestito di crespo blu notte ...
..............
Rotea gli occhi da gatta timida; poi addomesticata improvvisamente,
viene ad appoggiarsi contro di me, con la vezzosità di un pupo la quale
suona adorabilmente falsa. Ella è minuscola, fine, elegante; odora di
buono. Curiosamente dipinta, bianca come il gesso, con un piccolo cerchio rosa molto regolare nel mezzo di ciascuna gota; la bocca carminio
e un po’ di doratura a sottolineare il labbro inferiore. ... Se mi sposassi
questa qui, senza cercare più lontano? Me la prenderei per quello che
è, per un giocattolo bizzarro ed affascinante. Quale piccola divertente
famiglia questo mi farebbe! Veramente, fino a sposarmi un ninnolo,
farei fatica a trovarne di meglio ... ]
................
– Ah! mademoiselle Abricot! ... C’est la fille d’un riche marchant de
porcelaines ... une personne d’un grand mérite, mais elle coûterait fort
cher: ses parents, qui en font beaucoup de cas, ne la céderaient pas à
moins de cent yen par mois. Elle est très instruite, ... Seulement elle
n’est pas très jolie de visage; ...
– Oh! non, ... Et celles qui sont là, à côté, en belles robes brodées
d’or? Par example, la danseuse au masque de spectre, monsieur Kangourou?? ou encore celle qui chante d’une voix si douce et dont la nuque
est si jolie??? ...
– Non, Missieu, non! Ce sont des Guéchas, Missieu, des Guéchas!
– Eh bien, mais, pourquoi donc pas des Guéchas? ...
Plus tard, quand je serai mieux au courant des choses japonaises, peutêtre apprécierai-je moi-même l’énormité de ma demande: l’on dirait
vraiment que j’ai parlé d’épouser le diable ...
........
... Et enfin émerge à son tour le petit piquet de fleurs d’argent, le
chignon d’ébène, la robe gris perle et la ceinture mauve ... de mademoiselle Jasmin ma fiancée!! ... Partager une heure de ma vie avec cette
233
petite créature, jamais! ... c’est que, pour des femmes qui en somme
viennent vendre une enfant, elles ont un air que je n’attendais pas; je
n’ose pas dire un air d’honnêteté (...) mais un air d’inconscence ... elles
accomplissent un acte qui sans doute est admis dans leur monde, et
vraiment tout cela ressemble, encore plus que je ne l’aurais cru, à un
vrai mariage. ...
[– Ah! la signorina Albicocca! ... È la figlia di un ricco mercante di
porcellane ... ella è una persona di grandi meriti, ma ella costerà molto
cara: i suoi genitori, che ci stanno molto attenti, non la cederanno per
meno di cento yen [500 franchi] al mese. È molto istruita, ... soltanto
non ha un viso molto bello; ...
– Oh! no, ... E quelle che stanno di là, a lato, dalle belle vesti
ricamate d’oro? Per esempio, la danzatrice con la maschera di spettro,
signor Kanguro?? O ancora quella che canta con una voce tanto dolce
e la cui nuca è cosı̀ graziosa??? ...
– No, Segnure, no! Queste sono geisha, segnure, geisha!
– Ed allora, ma perché non alcune geisha?
Più tardi, quando fossi stato meglio al corrente di cose giapponesi, forse
avrei potuto da me stesso apprezzare l’enormità della mia richiesta: si
direbbe che io avessi veramente parlato di sposare il diavolo ...
......
... Ed infine, a sua volta, emerge il piccolo mazzetto di fiori d’argento,
la crocchia d’ebano, la veste grigio perla e la cintura malva .. della
signorina Gelsomino la mia fidanzata!! ... dividere un’ora della mia
vita con questa piccola creatura, mai! ... è che per femmine le quali
insomma stanno per vendere una bambina, costoro hanno un’aria che
non mi aspettavo; non oso dire un’aria di ‘onestà’ (...), ma un’aria
d’incoscienza ... esse compiono un atto che senza dubbio viene ammesso
nel loro mondo, ed in verità tutto quello assomiglia, più di quanto non
avessi creduto, ad un vero matrimonio. ...]
.................
Le fait est qu’elle paraı̂t beaucoup mieux, celle-ci. Des yeux à longs
cils, un peu bridés, mais qui seraient trouvés bien dans tous le pays
du monde: presque une expression, presque une pensée. Une teinte de
234
cuivre sur des joues rondes; le nez droit; la bouche légèrement charnue, mais bien modelée, avec des coins très jolis. Moins jeune que
mademoiselle Jasmine; dix-huit ans peut-être, déjà plus femme.
– ... C’est une personne appellée mademoiselle Chrysanthème. ...
Elle n’est pas mariée! ... C’est entendue, Missieu! ses parents vous la
donnent pour vingt piastres par mois, ...
Alors l’ennui me prend pour tout de bon de m’être décidé si vite, de
m’être lié, même passagèrement, à cette petit créature, et d’habiter avec
elle cette case isolée ... Qui sait comment cela va tourner, ce ménage?
Est-ce une femme ou une poupée? ... il me semble m’être fiancé pour
rire, chez des marionnettes ... ... Nous avions l’air d’être venus là
pour sceller quelque pacte honteux, et les deux femmes tremblaient
devant ces vilains petits personnages qui, à leur yeux, représentaient
la loi. ... Chrysanthème entretient les fleurs dans nos vases de bronze, s’habille avec une certaine recherche, porte des chaussettes à orteil
séparé, et joue tout le jour d’une sorte de guitare à long manche qui
rend des sons tristes ... Je me fais l’effet de jouer pour moi-même quelque comédie bien piètre, bien banale, et, quand j’essaie de prendre au
sérieux mon ménage, je vois se dresser en dérision devant moi la figure
de M. Kangourou, agent matrimonial, à qui je dois mon bonheur. ...
A travers la gaze bleue transparaissait la Japonaise, étendue avec une
grâce bizarre dans sa robe de nuit d’une couleur sombre, la nuque reposante sur son chevalet de bois et les cheveux arrangés en grandes coques
lustrées. Ses bras ambrés, delicats et jolis, sortaient jusqu’à l’épaule de
ses manches larges.
[Il fatto è ch’essa sembrava molto meglio, questa qui. Occhi dalle
lunghe ciglia, un po’ trattenuti, ma che si sarebbero trovati bene in
tutti i paesi del mondo: quasi una espressione, quasi un pensiero. Una
tinta di rame sulle gote paffute; il naso diritto, la bocca leggermente
carnosa, ma ben modellata, con angoli molto carini. Meno giovane della
signorina Gelsomino; diciott’anni, forse, già più donna.
– ... È una persona chiamata signorina Crisantemo. ... Non è sposata! ... È inteso, Segnure! i suoi genitori ve la danno per venti piastre
al mese, ...
235
Allora, sul serio, mi prende il fastidio d’essermi deciso con tanta rapidità, d’essermi legato, anche se temporaneamente, a questa piccola
creatura, e di abitare con lei in questa capanna isolata ... Chissà cosa
ne verrà fuori da questa famiglia? Essa, è una donna, oppure una bambola? ... mi sembra di essermi fidanzato tanto per scherzo, in un teatro
di marionette. ... ... Abbiamo l’aria di esser venuti a sigillare un patto
vergognoso e le due donne tremavano davanti a questi piccoli, brutti
personaggi i quali, ai loro occhi, rappresentavano la legge. ... Crisantemo distribuisce fiori nei nostri vasi di bronzo, si veste in un certo modo
ricercato, porta scarpette col dito separato e tutto il giorno suona una
specie di chitarra dal lungo manico la quale emette suoni tristi ... Mi
fa l’effetto di recitare io stesso una qualche ben spregevole commedia,
molto banale e, quando mi sforzo di prendere sul serio la situazione
famigliare, vedo ergersi davanti a me beffarda la figura del S. Kanguro,
sensale di matrimoni, al quale debbo la mia felicità. ... Attraverso la
garza celeste si intravedeva la giapponese, distesa con una grazia bizzarra nel suo vestito da notte di colore scuro, la nuca riposante sul suo
cavalletto di legno ed i capelli disposti in grandi bozzoli lucenti. Le
sue braccia, delicate e graziose, uscivano fino alle spalle dalle maniche
larghe.]
..............
... nous nous étions fourvoyés tous deux dans une rue habitée par
une multitude de dames pas comme il faut. Je vois encore le grand
Yves, luttant contre une bande de toutes petites mousmés, hétaı̈res de
douze ou quinze ans, qui, comme taille, lui venaient à la ceinture, et le
tiraient par ses manches, voulant le mener à mal. En se dégageant de
leurs mains, il disait: “Oh! par exemple!” au comble de l’étonnement
et de l’indignation, le voyant si jeunes, si menues, si bébés, et déjà si
effrontées.
[... noi tutti e due ci trovammo fuorviati in una strada frequentata
da una moltitudine di signore non come si deve. Vedo ancora il grande
Yves che lotta contro una banda di tante piccole smorfiose, d’età dodici o quindici anni, le quali, di taglia gli arrivavano alla cintura e che
lo strattonavano per le sue maniche volendo condurlo alla perdizione.
236
Sfuggendo dalle loro mani, diceva: “Oh! con l’esempio!”, al colmo della sorpresa e dell’indignazione, vedendole tanto giovani, tanto minute
eppure di già cosı̀ sfrontate.]
................
Ils sont quatre à présent, quatre officiers de mon bord, mariés comme
moi et habitant, ..., dans le même faubourg. C’est même une aventure très commune. Cela s’est fait sans dangers, sans difficultés, sans
mystères, par l’entremise du même Kangourou. ... toutes ces dames,
... Campanule, ... Jonquille, ... Sikou-San, ... Touki-San, ... Et c’est
comique de voir entrer tous ces couples mal assortis, unis pour un jour;
les dames avec leurs révérences articulées, tombant à quatre pattes, en
trois temps, devant Chrysanthème, la reine de céans. ... En parlant
d’elles, nous disons: “Nos petits chiens savants”, et le fait est qu’il y a
beaucoup de cela dans leur manière. ... Toujours du bizarre à outrance,
du saugrenu macabre; partout des choses à surprise qui semblent être
les conceptions incompréhensibles de cervelles tournées à l’envers des
nôtres ...
[Al momento sono quattro, quattro ufficiali della mia nave, sposati
come me ed abitanti, ..., nel medesimo sobborgo. È lo stesso un’avventura molto comune. Si fa senza pericoli, senza difficoltà, senza misteri,
attraverso la mediazione dello stesso Kanguro. ... tutte queste signore,
... Campanula, ... Giunchiglia, ... Sikou-San, ... Touki-San, ... Ed
è comico vedere entrare tutte queste coppie mal assortite, unite per
un giorno; le signore con le loro riverenze dinoccolate, che cadono a
quattro zampe, in tre tempi, davanti a Crisantemo, la regina di questa
casa. ... Parlando di loro, noi diciamo: “Le nostre piccole cagnoline
sapienti”, ed il fatto è che si trova molto di ciò nei loro modi. Sempre
bizzarri oltremodo, qualcosa di macabro stravagante; dappertutto cose
a sorpresa che sembrano essere le concezioni incomprensibili di cervelli
girati all’inverso dei nostri ...]
...................
... Mon Dieu, cette petite Chrysanthème, je ne la deteste pas, en
somme. D’ailleurs, quand il n’y a, de part ou d’autre, ni dégoût physique ni haine, l’habitude finit par créer une espèce de lien malgré tout
237
... Il est certain qu’ils se plaisent beaucoup, Chrysanthème et lui. Mais
j’ai confiance toujours, et je ne me figure pas que cette petite épousée
de hazard puisse jamais amener un trouble un peu sérieux entre ce
‘frère’ et moi. ... mais notre rapports deviennent froids de plus en plus,
surtout quand nous sommes seuls ... C’est singulier que la musique de
ce peuple rieur puisse être si plaintive. Mais, décidément, celle que fait
Chrysanthème mérite d’être entendue ... Ce séjour, cette liberté trop
grande m’inquiètent pour mon pauvre Yves, auquel ce pays de plaisir
tourne un peu la tête. D’ailleurs, de plus en plus, je le crois amoureux
de Chrysanthème. C’est grand dommage vraiment que ce sentiment-là
ne me soit pas venu plutôt à moi, puisque j’ai tant fait que de l’épouser
... De cette Japonaise, je me soucie comme de rien. Mais Yves ... ce
serait mal de sa part, et cela porterait une atteinte grave à ma confiance
en lui ... Je la prenderais en haine, ma mousmé, si elle entraı̂nait mon
pauvre Yves à une mauvais action que je ne lui pardonnerais peut-être
plus ...
[Mio dio, questa piccola Crisantemo, non la detesto, insomma. Del
resto, quando né da una parte, né dall’altra esiste disgusto fisico oppure
odio, l’abitudine finisce per creare una specie di legame malgrado tutto
... È sicuro che si piacciono molto, Crisantemo e lui. Ma mi fido sempre
e non mi figuro che questa piccola sposata a caso possa mai condurmi
a qualche guaio un po’ serio tra questo ‘fratello’ e me. ... ma i nostri
rapporti divennero sempre più freddi man mano, soprattutto quando
eravamo soli ... È curioso che la musica di questo popolo ridanciano
possa essere tanto malinconica. Ma, decisamente, quella che faceva Crisantemo meritava venisse ascoltata ... Questo soggiorno, questa libertà
troppo grande m’inquietano per il mio povero Yves, al quale questo paese del piacere fa girare un po’ la testa. Inoltre, sempre di più, lo credo
innamorato di Crisantemo. È una grande disgrazia invero che questo
sentimento qua non sia venuto piuttosto a me, poiché io non ho fatto
altro che sposarla ... Di questa giapponese non mi preoccupo come di
niente. Ma Yves ... sarebbe male da parte sua e questo porterebbe
un grave attentato alla mia fiducia in lui. La prenderei in odio, la mia
smorfiosa, se ella conducesse il mio povero Yves ad una cattiva azione,
238
che io non gli perdonerei forse più ...]
.................
... ces partis, que nous a procurés M. Kangourou, sont des demijeunes filles, si l’on peut dire, des petites personnes ayant déjà eu dans
leur vie un léger roman, ou même deux. Alors, il est bien naturel de se
méfier un peut .... l’éloignement où nous sommes de la ville, me servent
de prétexte depuis deux ou trois jours pour ne plus aller à Diou-djendji voir Chrysanthème. ... C’est que madame Prune, paraı̂t-il ... mon
Dieu, comment dire cela ... paraı̂t-il, recevait autrefois beaucoup de
messieurs, des messieurs qui venaient toujours isolément, et cela donnait à penser ... Or, quand madame Prune était occupée avec une visite,
si un nouvel arrivant se présentait, son ingénieux mari, pour le faire attendre, le captiver dans l’antichambre, le retenir, s’offrait aussitôt à lui
peindre quelques cigognes, ... Voilà comment, à Nagasaki, tous le messieurs japonais d’un certain âge possèdent dans leurs collections deux
ou trois de ces petits tableaux de genre, ...
[... questi partiti, procuratici dal S. Kanguro, sono giovani pocofanciulle, se si può dire, persone ignobili che nella loro vita hanno già
avuto una storia leggera, od anche due. Allora, è ben naturale di non
fidarsi un po’ ... la distanza in cui siamo dalla città mi serve come
pretesto dopo due o tre giorni per non andare a [lla casa di] Diou-djendji per vedere Crisantemo. ... È che la signora Pruno, sembrerebbe mio
dio, come dirlo, ... sembrerebbe altre volte ricevere molti signori, signori
che venivano separatamente sempre, e ciò darebbe a pensare ... Ora,
quando la signora Pruno era occupata con una visita, se si presentava un
nuovo arrivato, il suo ingegnoso marito, per farlo attendere, lo catturava
nell’anticamera, lo tratteneva, si offriva subito di dipingerli qualche
cicogna, ... Ecco come, a Nagasaki, tutti i signori giapponesi d’una
certa età possiedono nella loro collezione due o tre di questi piccoli
quadretti di genere ... ]
..................
... et moi je ne trouve rien à redire, en somme, à ce couchage à trois:
c’est si peut un lit, ce que nous partagerons là, et nous y dormirons
tout habillés, comme toujours, suivant l’usage nippon. ... D’aucuns
239
prétendent que c’est une ancienne guécha [geisha] jadis renommée à
Yeddo [Tokio], puis déchue de la faveur du public élégant, pour avoir
eu l’étourderie de devenir mère. Cela expliquerait bien le talent de sa
fille sur la guitare: elle lui aurait inculquè elle-même le doigté et la
manière du Conservatoire. ... Chrysanthème amoureuse d’Yves; Yves
de Chrysanthème; Oyouki, de moi; moi, de personne ... Il y aurait
même là matière à un gros drame fratricide, si nous étions dans un
autre pays que celui-ci; mais nous sommes au Japon et, vu l’influence
de ce milieu que atténue, rapetisse, drolatise, il n’en résultera rien du
tout. ... Et Yves, que j’ai fait venir, s’est montré bien doux pour
elle, tellement que j’en ai conçu cette fois un peu de sérieux ennui; je
me suis demandé si ce dénouement assez pitoyable, vaguement redouté
jusqu’ici, n’allait pas bientôt se produire ...
[... ed io non trovo niente da ridire, insomma, su questo andare a letto
in tre: è tanto poco un letto quello che noi divideremo là e noi ci dormiremo del tutto vestiti, come sempre, seguendo il costume giapponese.
... Alcuni pretendono che lei è una vecchia geisha un tempo famosa a
Tokio, successivamente decaduta dal favore del pubblico elegante per
aver commessa la scempiaggine di diventare madre. Questo spiegherebbe bene il talento di sua figlia sulla chitarra: lei stessa le avrebbe
insegnato la diteggiatura nello stile del conservatorio. ... Crisantemo
innamorata di Yves; Yves di Crisantemo; Oyouki di me; io di nessuno.
Ci sarebbe perfino la materia per un grande dramma fratricida, se noi
fossimo in un paese diverso da questo; ma noi stiamo in Giappone e,
vista l’influenza esercitata da questo ambiente, che attenua, minimizza
e ridicolizza, non ne uscirà niente del tutto. ... Ed Yves, che ho fatto
venire, si è mostrato molto dolce con lei, talmente che io stavolta ne
ho concepito un po’ di contrarietà seria; mi sono domandato se questa
conclusione molto spregevole, fin qui vagamente temuta, non stesse per
prodursi subito ...]
.....................
Il me semble même entendre qu’en se quittant, ils s’embrassent ...
Au Japon c’est sans conséquence je le sais bien; cela se fait beaucoup,
c’est très reçu; ... on embrasse très bien des mousmés quelconques sans
240
que personne y trouve à redire. Mais c’est égal, Yves est vis-à-vis de
Chrysanthème dans une situation particulière, ... Je m’inquiète des
heures qu’ils ont souvent passées au logis, seuls ensemble; ...
.............
– Tu sais, après tout, si elle te faisait tant de plaisir ... Je ne l’ai pas
épousée, elle n’est pas ma femme, en somme ...
........
– Pas votre femme, vous dites? Si! par example ... Voilà c’est qu’elle
est votre femme ...
......... Mais il la considère comme ma femme, et alors c’est sacré.
[Mi sembra anche capire che lasciandosi, essi si baciano ... In Giappone non fa effetto, lo so bene; si fa molto spesso, è ben accetto;
si baciano le smorfiose qualsiasi senza che nessuno ci trovi niente da
ridire. Ma fa lo stesso, Yves davanti a Crisantemo sta in una situazione
particolare, ... Mi inquietano le ore che spesso hanno passato da soli
nell’alloggio; ...
...............
– Tu sai, dopo tutto, se lei ti facesse tanto piacere ... Io non l’ho
mica sposata, non è mia moglie, tutto sommato ...
........
– Non è vostra moglie, voi dite? Sı̀! per esempio ... Ecco, è che essa
è proprio vostra moglie ...
Ma lui la considera come mia moglie ed allora è sacra.] .........
Un matsouri, une fête, un cortège qui passe “dans le quartier des dames galantes”, affirment nos mousmés, avec un plissement dédaigneux
des lèvres. Mais il a l’air très chaste, le quartier de ces dames ... Mademoiselle Oyouki ... ayant une demi-larme de bébé dans chaque oeil; elle
m’embrasse avec ses grosses lévres rouges, qui font toujours un rond
mouillé sur ma joue; ... Vers neuf heures arrivent, avec un froufrou
soyeux, les trois guéchas en vogue de Nagasaki, mesdemoiselles Pureté,
Orange et Printemps, que j’ai louées quatre piastres par tête, un prix
excessif en ce pays. ... Je les traite un peu en baladines à mes ordres,
et l’idée qui m’etait venue d’épouser l’une d’elles me fait hausser les
épaules à présent, ... Mademoiselle Orange, la guécha enfant, ..., dont
241
le rebord des lèvres est doré au pinceau, exécute des pas délicieux, ...
La pièce à effet réservée pour la fin est un trio de chamécen, long et
monotone que les guéchas exécutent en pizzicato rapide, sur les cordes
les plus hautes, pincées très court. On dirait la quintessence même
- puis la paraphrase, l’exaspération, si l’on peut dire - de cet éternel
chant d’insectes qui sort des arbres, des plantes, des vieux toits, des
vieux murs, de tout, et qui est la base même des bruits japonais ...
...........
... Ce semblant de tristesse chez elle, ce n’était donc pour ... Pour
qui, alors? ... Par terre, étalées, toutes les belles piastres blanches
que, suivant nos conventions, je lui ai données hier au soir. Avec la
compétence et la dextérité d’un vieux changeur, elle les palpe, les retourne, les jette sur le plancher et, armée d’un petit marteau ad hoc,
les fait tinter vigoureusement à son oreille, tout en chantant je ne sais
quelle petite romance d’oiseau pensif, qu’elle improvise sans doute à
mesure ... Allons, pas plus pour Yves que pour moi, pas plus pour moi
que pour rien ne s’est jamais passé dans cette petite cervelle, dans ce
petit coeur. ... La crainte de la laisser triste avait failli me faire un peut
de peine, et j’aime beaucoup mieux que ce mariage finisse en plaisanterie come il avait commencé. ... Allons, petite mousmé, séparons-nous
bons amis; embrassons-nous même, si tu veux. Je t’avais prise pour
m’amuser; tu n’y as peut-être pas trè bien réussi, mais tu as donné ce
que tu pouvais, ta petite personne, tes révérences et ta petite musique;
somme toute, tu as été assez mignonne, dans ton genre nippon.
[Un matsouri, una festa, un corteo che passa “nel quartiere delle signore galanti”, dicono le nostre smorfiose, con una piega sdegnosa sulle
labbra. Ma esso ha un’aria molto casta il quartiere di queste signore
... La signorina Oyouki ... mostrando una lacrimuccia da bambina in
fasce per ciascun occhio; essa mi bacia con le sue grandi labbra rosse
che lasciano sempre un impronta umida rotonda sulla mia guancia; ...
Verso le nove arrivano, con un frusciare di seta, le tre geisha in voga a
Nagasaki, le signorine Purezza, Arancio e Primavera, che ho affittato
per quattro piastre ciascuna, un prezzo eccessivo per questo paese. ...
Le tratto un poco come saltimbanchi ai miei ordini, e l’idea che mi era
242
venuta di sposarmene una ora mi fa alzare le spalle, ... La signorina
Arancio, la geisha bambina, ..., della quale i bordi delle labbra sono
pitturati in oro, esegue passetti di danza deliziosi, ... Il pezzo ad effetto
riservato per la fine è un terzetto di chamisen, lungo e monotono che le
geisha eseguono in ‘pizzicato’ rapido sulle corde più alte, toccate molto
corte. Si direbbe la quintessenza stessa, poi la parafrasi, si può dire
l’esasperazione, di questo eterno canto di insetti che esce dagli alberi,
dalle piante, dai vecchi tetti, dai vecchi muri, da tutto e che è la base
stessa dei suoni giapponesi ...
...............
... Tale sembianza con lei di tristezza non era dunque per Yves ...
per chi allora? ... Per terra, impilate, tutte le belle piastre bianche
che, secondo i nostri accordi, le ho dato ieri sera. Con la competenza
e la destrezza del vecchio cambiavalute, lei le accarezza, le rigira, le
getta sul pavimento ed, armata di un piccolo martello apposito, le fa
tintinnare con vigore al suo orecchio, mentre canta non so quale piccola
romanza d’uccello riflessivo che lei improvvisa senza dubbio apposta ...
Andiamo! non più per Yves che per me, non più per me che per Yves,
nulla è mai passato per quella piccola testa, nel suo piccolo cuore. ...
Il timore di abbandonarla nella tristezza era arrivato a farmi un po’
di pena ed io preferisco di gran lunga che questo matrimonio finisca
nello scherzo come era cominciato. ... Andiamo, piccola smorfiosa,
separiamoci da buoni amici; baciamoci perfino, se vuoi. Ti avevo preso
per divertirmi; tu, forse, non ci sei riuscita troppo bene, ma hai dato
quanto hai potuto: la tua piccola persona, le tue riverenze e la tua
piccola musica; tutto sommato, sei stata molto graziosa nel tuo genere
Giappone.]
Pierre Loti
... Pardonne-moi cette audace, j’ai voulu garder une petite place
dans ton souvenir ... je n’ose pas dire dans ton coeur. ... Mais si j’ai pu
te voir partir le sourire aux lèvres ... je veux que tu saches, ..., qu’au
Japon aussi il y a des femmes qui aiment et ... qui pleurent! ...
[... Mi perdoni l’audacia, ho voluto conservare un piccolo posto nel
243
tuo ricordo ... non oso dire nel tuo cuore. ... Ma se ho potuto vederti
partire col sorriso sulle labbra ... voglio che tu sappia, ..., come anche
in Giappone si trovano donne che amano e ... le quali piangono! ...]
André Messager, Georges Hartmann et André Alexandre
... je chante, pour endormir ma pensée, la chanson lugubre de l’usurier, accompagnée de coups frappés avec une petite baguette sur les
piastres neuves que Pierre m’a laissées. Cette chanson, bien connue au
Japon, montre que l’avarice mène à tous les crimes et que l’argent est
ce qu’il y a de pis au monde.
[ ... canto, per addormentare il mio pensiero, la canzone lugubre
dell’usuraio, accompagnata dai colpi portati con una piccola bacchetta
sulle nuove piastre che Pierre mi ha lasciato. La canzone, ben nota in
Giappone, mostra che l’avarizia conduce a tutti i delitti e che il denaro
costituisce quanto di peggio esiste al mondo.]
Félix Régamey
– Per niente al mondo sarei mancato alla Prima di stasera. Sapevo
che il vostro teatro ...
– Dite pure il mio bordello.
............
–... Una donna ha per caso bisogno di saper recitare e cantare? Ah!
sei proprio uno stupido, ragazzo mio ... Nanà ha ben altro, accidenti!
qualcosa che vale tutto il resto. L’ho fiutato, è fortissimo in lei, o mi
ritrovo il naso di un imbecille ... Vedrai, vedrai, le basterà comparire e
tutta la sala resterà a bocca aperta. ...
... Quando una delle sue donnine, come le chiamava, Simonne o Clarisse, non rigava dritto, le rifilava un calcio nel sedere. Altrimenti,
non c’era modo di vivere. Vendeva quello: sapeva quanto valevano, le
zoccole! ...
– Lasciate stare, caro mio, una sgualdrinella! Il pubblico le darà una
lezione ...
.........
– Perché non me l’hai detto che conoscevi Nanà?
244
– Nanà? Se non l’ho mai vista!
– Sul serio? Mi hanno giurato che ci eri andato a letto.
............
– Il ganzo di Nanà.
...........
– Ah! ecco Blanche! ... È stata lei a dirmi che eri andato a letto con
Nanà.
.............
C’era tutta Parigi, la Parigi delle lettere, della finanza e del piacere,
parecchi giornalisti, qualche scrittore, agenti di Borsa, più ragazze di
vita che donne oneste; un ambiente quanto mai eterogeneo, composto
da ogni sorta di caratteri, corrotto da ogni sorta di vizi, dove la stessa
stanchezza e la stessa smania segnavano i volti. ... Nanà, molto alta,
molto formosa per i suoi diciott’anni, con la tunica bianca da dea, i
lunghi capelli biondi sciolti semplicemente sulle spalle, scese verso la
ribalta con tranquilla disinvoltura, sorridendo al pubblico. ... In fin dei
conti non era per niente male, quella bella ragazza. La risata le scavava
un amore di fossetta sul mento. ... Nanà non aveva perso il sorriso, che
le illuminava la bocca piccola e rossa e le brillava negli occhi grandi,
di un azzurro chiarissimo. A certi versi un po’ spinti, un’espressione
vogliosa le faceva arricciare il naso, le narici rosee fremevano, mentre
una vampa le saliva alle guance. ... Allora, senza scomporsi, fece una
mossa con l’anca che disegnò una rotondità al di sotto della tunica
sottile, mentre, col busto reclinato in avanti, il seno debordante, tendeva
le braccia. Scoppiarono gli applausi. ... Era nel suo elemento, con un
pugno sul fianco, una Venere a livello della canaletta di scolo, lungo il
bordo del marciapiede.
..............
– Dite un po’, mio caro, questa Nanà non è quella che abbiamo visto
una sera all’angolo di rue de Provence ...
All’altro capo della sala, con la nuca appoggiata alla cornice di uno
specchio, una ragazza di diciott’anni al massimo stava immobile davanti
a un bicchiere vuoto, come intorpidita da una lunga e vana attesa. Sotto
i riccioli naturali dei bei capelli biondo cenere, aveva una viso virginale,
245
due occhi vellutati, dolci e pieni di candore; portava un abito di seta
verde scolorito, un cappello tondo, tutto ammaccato. Il fresco della
notte ne accentuava il pallore.
– To’ ! Ecco Satin - mormorò Fauchery nel vederla.
La Faloise lo interrogò incuriosito. Oh! una battona di strada, niente
di speciale. Ma era talmente sboccata che era uno spasso farla parlare.
E il giornalista, alzando la voce.
– Cosa fai lı̀, Satin?
– Mi rompo le palle, ....
... gli sembrava che si chiamasse madame Robert: una donna onesta
che aveva un solo amante alla volta, e sempre uomini rispettabili. ...
Nanà era nuda. Era nuda con tranquilla audacia, certa dell’onnipotenza
della sua carne. Era avvolta soltanto in un velo trasparente; le spalle
tornite, il seno da amazzone coi capezzoli rosa, ritti e turgidi come punte
di lancia, i fianchi larghi che ondeggiavano in un movimento voluttuoso,
le cosce da bionda abbondante, se ne indovinava tutto il corpo, lo si
vedeva attraverso il tessuto impalpabile candido come spuma. ... Nanà
continuava a sorridere, ma con il sorriso aguzzo della mangiatrice di
uomini. ... La libidine che sprigionava, come un animale in calore, si
era diffusa sempre di più, saturando la sala. ... Nanà era vittoriosa,
con la sua carne di marmo, il suo sesso abbastanza forte da distruggere
tutta quella gente senza esserne minimamente scalfita. ... Satin era
tornata davanti al Café des Variétés, ... Un omone, che usciva tutto
eccitato, alla fine se la portò via, nell’ombra del boulevard che a poco
a poco si addormentava.
– Insomma, di’ il mio bordello, razza di testone!
Si indovinava la giovane mantenuta piantata troppo presto dal primo
accompagnatore serio, ripiombata nel giro degli amanti equivoci, insomma un debutto difficile, un lancio fallito, ostacolato da crediti negati e
minacce di sfratto. ... Chiamavano cosı̀ tra di loro, non per scherzo,
vecchio spilorcio e moraccione i due uomini paganti, un commerciante
del faubourg Saint-Denis, di indole parsimoniosa, e un valacco, sedicente conte, i cui soldi, sempre assai irregolari, avevano uno strano odore.
... Ma il dispiacere più grosso di Nanà era il piccolo Louis, il bambi246
no che aveva avuto a a sedici anni e messo a balia in un paesino nei
dintorni di Rambouillet. Quella donna reclamava trecento franchi per
restituire Louiset. ... Possibile che, tra tutti gli uomini che l’avevano
acclamata, non ce ne fosse uno che le portasse quindici luigi? ...
– Ho qualcuno per voi, oggi ... Vi va?
– Sı̀... Quanto?
– Venti luigi.
– E a che ora?
– Alle tre.
............
La divertiva tenere gli uomini sulla corda. ... Allora si misero a ridere, con gli occhi che luccicavano, scambiandosi particolari sulla trattoria
di rue des Martyrs, dove la grassa Laure Piédefer, per tre franchi, dava
da mangiare alle donnine in difficoltà. Davvero un bel posticino! E
tutte quante le donnine baciavano Laure sulla bocca. ... E apparve Labordette, trascinandosi dietro cinque donne, il suo educandato, secondo
la malevola definizione di Lucy Stewart. C’era Gagà, maestosa in un
abito di velluto azzurro che la strizzava, Caroline Héquet, sempre in
faglia nera con guarnizioni di pizzo chantilly, poi Léa de Horn, infagottata come il suo solito, la prosperosa Tatan Néné, una bionda bonaria
con un petto da balia su cui si scherzava e per ultima Maria Blond, una
ragazzina di quindici anni, con un aspetto da monello magro e vizioso,
che aveva appena debuttato alle Folies. Labordette se le era portate
tutte quante in una sola carrozza; e loro ridevano ancora per come erano state pigiate, con Maria Blond sulle ginocchia delle altre. Ma poi si
morsero le labbra, scambiandosi strette di mano e saluti, mostrandosi
molto educate. ...
................
Sbatteva le palpebre bistrate, con le ciglia sbruciacchiate, mentre
parlava del futuro della sua signorina. Se lei, alla sua età, non aveva
messo un soldo da parte, lavorando sempre, trovando ancora uomini,
soprattutto giovani di cui avrebbe potuto essere la nonna, era veramente perché un buon matrimonio era la cosa migliore. Si chinò verso
247
La Faloise, che arrossı̀ sotto l’enorme spalla nuda e incipriata che gli
incombeva addosso.
– Sapete, - mormorò - se finisce cosı̀ anche lei, non sarà per colpa
mia ... Ma si è talmente strani quando si è giovani.
...........
Caroline Héquet, nata a Bordeaux da un modesto impiegato morto di
vergogna, aveva la fortuna di avere per madre una donna con la testa
sulle spalle che, dopo averla maledetta, si era rimessa con lei, in capo
a un anno di riflessione, volendo almeno conservarle il patrimonio; la
figlia, venticinque anni, freddissima, passava per una delle più belle
donne che si potessero avere, a un prezzo che non variava; la madre,
meticolosa, teneva i conti, una contabilità severa di incassi e spese,
mandava avanti tutta la casa dall’angusto alloggio in cui viveva due
piani più su, e dove aveva impiantato un laboratorio di sartoria per gli
abiti e la biancheria.
...........
Quelle cene per essere divertenti dovevano essere indecenti. Altrimenti, se si volevano rispettare la virtù e le belle maniere, tanto valeva
mangiare in società, dove non ci si annoiava di più. ... Ma Blanche
forniva particolari sul Re d’Italia, che aveva visto una volta a Milano;
non era affatto bello, ma ciò non gli impediva di avere tutte le donne
che voleva. ... Intanto Gagà era rimasta ferma all’Esposizione. Come tutte quelle donne, era contentissima, si preparava. Un momento
d’oro, la provincia e l’estero si riversavano a Parigi. Insomma, forse,
dopo l’Esposizione, se gli affari andavano bene, avrebbe potuto ritirarsi
a Juvisy, in una casetta a cui faceva la posta da tempo.
– Che ci volete fare - diceva a La Faloise - non si conclude niente ...
Se almeno avessi qualcuno che mi ama.
...................
Il banchiere era noto per i suoi colpi di fulmine; quel terribile ebreo tedesco, quell’affarista che maneggiava milioni, diventava un idiota quando si incapricciava di una donna: e le voleva tutte, non poteva apparirne
una a teatro, senza che lui la comprasse, per quanto cara fosse. Si citavano le somme. A due riprese, la sua insaziabile fame di donne l’aveva
248
mandato in rovina. Come diceva Vandeuvres, le donnine vendicavano
la morale, svuotandogli le casse. ... Ancora una volta, Steiner aveva
perso la testa e a tal punto che, accanto a Nanà, restava come stordito,
mangiava di malavoglia, il labbro pendulo, la faccia coperta di chiazze.
Lei doveva solo dire una cifra. Ma non aveva fretta, ci giocava, sussurrandogli all’orecchio villoso le sue risatine, divertendosi dei brividi che
vedeva passare sul suo volto massiccio. ...
............
– ... Vedete, mio caro, queste donne di teatro sono tutte uguali.
Rose ha pianto di rabbia leggendo l’articolo di Léon su Nanà; lo so per
certo. Allora, capite, anche lei vuole un articolo, e se lo procura ... Non
faccio scenate, non è mia abitudine ... ma è proprio una baldracca.
Se fossi suo marito le darei una bella strigliata ... Oh! non le porterà
fortuna. Non conosce il mio Fauchery, un vero porco, quello, si attacca
alle donne per fare carriera.
............
... il figlio di un mercante di cavalli, secondo altri il bastardo di una
contessa, neppure una rendita e sempre venticinque luigi in saccoccia,
il lacchè delle puttane, un pezzo d’uomo che non andava mai a letto
con nessuna. ...
– Ho - gridò lei alla fine - non voglio che ci si fotta di me! ...
Ci si era fatti un baffo di lei per tutta la cena, si erano dette cose orribili
per far vedere quanto la si disprezzava. Una banda di sozzone che non
arrivavano nemmeno a legarle le scarpe! ...
– Ah! Mimı̀, ho solo te ... Ti amo, sı̀! ti amo tanto! ... Sarebbe
troppo bello se potessimo vivere sempre insieme. Mio dio! quanto sono
sfortunate le donne! ...
...........
– Oh! sentite questa - gridò ad un tratto la piccola Maria Blond Di fronte a casa mia sta un signore, un russo, insomma un tipo ricco
sfondato. Per farla breve, ieri ricevo un cesto di frutta, ma uno di quei
cesti! pesche enormi, grappoli d’uva grossi cosı̀, insomma una cosa mai
vista di questa stagione ... E, in mezzo, sei biglietti da mille ... Era il
249
russo ... Naturalmente, ho rimandato indietro tutto. Ma un po’ mi è
dispiaciuto, per la frutta! ...
Le donne si guardarono stringendo le labbra. Alla sua età, la piccola
Maria Blond aveva una bella faccia tosta. Come se cose del genere
potessero capitare a battone di bassa lega come lei! Nutrivano, l’una
per l’altra, un profondo disprezzo. Erano gelose soprattutto di Lucy,
furibonde per via dei suoi tre principi. ... Un po’ più in là, su un divano,
un funzionario d’ambasciata aveva passato un braccio attorno alla vita
di Simonne, cercando di baciarla sul collo; ma Simonne, stanca morta,
imbronciata lo respingeva ogni volta con dei “Quanto rompi!” e grandi
colpi di ventaglio sul naso. ...
Nel suo vestito di seta bianca, leggero e sgualcito come una sottoveste, con una punta di ebrezza che la rendeva pallida, gli occhi pesti, si
offriva con la sua aria tranquilla da brava ragazza. Le rose dello chignon
e del corpetto avevano perso i petali; restavano solo i gambi. Ma Steiner ritirò di scatto la mano dalle gonne, dov’era incappato negli spilli
appuntati da Georges. Si vide qualche goccia di sangue. Una cadde sul
vestito e lo macchiò.
– Ora il patto è suggellato - disse Nanà tutta seria. ...
... Era sempre cosı̀ con quelle puttane; non si sapevano comportare, al
loro debutto in società erano disgustose. ... Rose, punta sul vivo, si
era voltata e aveva risposto tra i denti con un “Brutta troia!” ... Era
Satin, con un cappello a veletta, che si dava arie da signora in visita.
“Una sgualdrina di quelle!” mormorò Prullière che la incontrava da
un anno al Café des Variétes. E Simonne raccontò che Nanà, avendo
riconosciuto in Satin una vecchia compagna di scuola, si era fissata e
tampinava Bordenave perché la facesse debuttare.
....
– Monsieur Steiner è partito ieri per Loiret - disse Barillot .... - Credo
voglia comprare una tenuta da quelle parti.
– Ah! sı̀, lo so la tenuta di Nanà.
........
E nessuno sorrideva di quella strana commistione, di quel principe
autentico, erede al trono, che beveva lo champagne di un istrione, per250
fettamente a suo agio in quel carnevale degli dèi, in quella mascherata
della monarchia, in mezzo a un popolo di guardarobiere e ragazze di
strada, di vecchi commedianti e di ruffiani. ... Il principe e il conte
Muffat, tra i quali si trovava stretta Nanà, dovevano tenere sollevate le
mani, per non sfiorarle i fianchi o il seno, al minimo gesto. ... mentre
Satin, per quanto viziosa, si stupiva di vedere un principe e dei signori
in frac mescolarsi a gente in maschera attorno a una donna nuda, e
pensava tra sé che le persone eleganti non erano poi cosı̀ per bene. ...
Tutto il suo essere si ribellava, il lento possesso che Nanà da qualche
tempo esercitava su di lui lo spaventava, ricordandogli le letture edificanti, le possessioni diaboliavevano cullato la sua infanzia. Credeva al
diavolo. E in Nanà, confusamente, era il diavolo, con le sue risate, il suo
seno e il suo sedere, traboccanti di vizi. Ma si riprometteva di essere
forte. Avrebbe saputo difendersi. ... Il conte Muffat si sentiva ancora
più turbato, sedotto dalla perversione delle ciprie e dei belletti, in preda a un desiderio smodato di quella giovinezza dipinta, con la bocca
troppo rossa nel volto troppo bianco, gli occhi ingranditi, cerchiati di
nero, ardenti e pesti come dopo l’amore. ... Per un istante, si aggrappò
alla ringhiera di ferro, che sentı̀ tiepida, di un tepore umano, chiuse gli
occhi e, in un unico inspiro, si impregnò in tutto il sesso della donna,
che ancora ignorava e che lo colpiva in pieno volto.
.............
Parlò con livore degli sporcaccioni che aspettavano di sotto, dalla
portinaia. E poi doveva scendere subito, le facevano perdere l’ultima
entrata in scena. Tuttavia, ..., depose due baci sui favoriti di Muffat,
... Allora, rimasto solo con Nanà, cedendo a un soprassalto di collera
e di desiderio, Muffat le corse dietro; e, nel momento in cui lei stava
entrando in camerino, le stampò un rude bacio sulla nuca, sulla peluria
bionda che si arricciava fin giù tra le spalle. Era come se restituisse il
bacio ricevuto di sopra. Nanà, furibonda, stava già alzando la mano.
Ma, quando riconobbe il conte, fece un sorriso. .... sentı̀ Satin che
gridava: “Vecchio sporcaccione! Lasciatemi in pace!” Era il marchese
di Chouard, che aveva ripiegato su Satin. Ma lei ne aveva decisamente
abbastanza di tutta quella gente elegante. Nanà l’aveva appena pre251
sentata a Bordenave. Ma era stata una vera tortura restare a bocca
chiusa, per paura di lasciarsi sfuggire qualche stupidaggine; e voleva
rifarsi, tanto più che, dietro le quinte, si era imbattuta in un suo ex, ...,
un pasticciere che le aveva regalato una settimana d’amore e di schiaffi. ... Mentre percorreva i viali, il rimbombo delle ultime carrozze lo
assordava col nome di Nanà, i becchi a gas gli facevano danzare davanti
agli occhi immagini di nudità, le braccia flessuose, le spalle bianche di
Nanà; e sentiva di essere in suo potere; avrebbe rinnegato tutto, venduto tutto, per averla un’ora già quella sera. Era la sua giovinezza che
infine si risvegliava, un’avida pubertà da adolescente che si accendeva
di colpo nella sua freddezza da cattolico e nella sua dignità di uomo
maturo.
................
Diventava pudica. Era tutta rossa. Però nessuno poteva vederla; alle
loro spalle, la camera era immersa nel buio, ... Mai aveva provata tanta
vergogna. A poco a poco, sentiva venir meno le forze, malgrado il suo
imbarazzo e le sue resistenze. Quel travestimento, quella camicia da
notte e quella vestaglia da donna [indossata dal ragazzino] la facevano
ancora sorridere. Era come essere insidiata da un’amica.
– Oh! non sta bene! non sta bene.
Balbettò, in un ultimo tentativo di difesa. E cadde, come una vergine,
tra le braccia di quel ragazzino, di fronte alla bellezza della notte. La
casa dormiva. ...
..............
Quell’uomo cosı̀ serio, quel ciambellano che attraversava con passo
dignitoso i saloni delle Tuileries, di notte mordeva il cuscino e singhiozzava, esasperato, evocando sempre la stessa immagine sensuale. Ma
stavolta era deciso a concludere. Lungo la strada, nella grande pace del
crepuscolo, aveva immaginato di farle violenza. E subito, dopo i primi
convenevoli, cercò di abbrancarla.
– No, no, fate piano.
Si limitò a dire lei, senza arrabbiarsi, anzi sorridendo. Lui la riagguantò
a denti stretti; poi, siccome lei si divincolava, diventò volgare, le ricordò
che era venuto per andare a letto con lei. Nanà, sempre sorridente,
252
benché alquanto imbarazzata, gli teneva le mani. Gli diede del tu, per
addolcire il rifiuto.
– Insomma, tesoro, calmati ... Lo vedi che non posso ... C’è Steiner
di sopra.
Ma lui era come impazzito; lei non aveva mai visto un uomo in uno stato del genere. Le venne paura; gli mise le dita sulla bocca, per soffocare
le grida che si lasciava sfuggire; e, abbassando la voce, lo supplicava di
tacere, di lasciarla stare. ... Nanà, tra le braccia del ragazzino, tornava ai suoi quindici anni. Sotto le sue carezze da adolescente, il fiore
dell’amore in lei rifioriva, dopo anni di abitudine e disgusto per gli uomini. Era colta da improvvisi rossori, da un turbamento che la lasciava
tutta tremante, da un bisogno di ridere e piangere: tutta un’inquieta
verginità, attraversata da desideri che la lasciavano piena di vergogna.
... Nanà si ribellava ogni giorno di più all’idea di tradire Georges. Un
ragazzo cosı̀ innocente, e che aveva fiducia in lei! Si sarebbe sentita
l’ultima delle donne. Poi la cosa l’avrebbe riempita di disgusto. Zoé,
che assisteva muta e sdegnosa a quell’avventura, pensava che madame
stava diventando completamente idiota. ... Georges nicchiava, temendo di essere scoperto; se lo vedevano in carrozza con lei, ne sarebbe
nato uno scandalo tremendo. Ma lei scoppiò a piangere, in preda a una
cocente disperazione di donna umiliata, e lui la consolò, promettendole
solennemente di andare.
– Allora è vero che mi vuoi bene - balbettava Nanà - Ripeti che mi
vuoi bene ... Dı̀, tesoro mio, se morissi ti dispiacerebbe molto?
Ogni mattina, a colazione, la buona madame Hugon tornava suo malgrado su quella donna, raccontando ciò che le riferiva il giardiniere,
sperimentando quell’ossessione che le ragazze di vita esercitano sulle
borghesi più serie. Lei, cosı̀ tollerante era disgustata, esasperata, col
vago presentimento di una disgrazia, che verso sera la piombava nel terrore come se avesse saputo della presenza nel circondario di una bestia
feroce scappata da un serraglio. Sicché attaccava briga con gli invitati,
accusandoli tutti di ronzare attorno alla Mignotte. ...
...............
... aveva capito tutto, scorgendo Georges perso tra le gonne di
253
Nanà. Un ragazzino! era distrutto all’idea che lei gli avesse preferito
un ragazzino! di Steiner non gli importava, ma quel ragazzino! ...
..................
– ... Be’, mio caro, sarà pure contessa, ma non è un granché ... Sı̀, sı̀,
non è un granché. Sapete, io me ne intendo. Adesso la conosco come
le mie tasche, la vostra contessa ... Volete scommettere che va a letto
con quella vipera di Fauchery? ... Vi dico che ci va a letto! Certe cose
si capiscono subito, tra donne.
............
– Certo, allora ero giovane - riprese Gagà - Comunque mi ricordo
che la vedevo passare ... Dicevano che in casa fosse disgustosa. Ma,
in carrozza, aveva una classe! E poi storie fuori del comune, porcate,
intrighi incredibili ... Non mi stupisce che abbia un castello. Un uomo
te lo ripuliva in un soffio ... Ah! Irma d’Anglars è ancora viva! Be’,
gattine mie, deve andare per i novant’anni.
..................
Poi annoiò tutti con i suoi buoni sentimenti, in un accesso di perbenismo idiota, con progetti di educazione religiosa per Louiset e tutto
un piano di buona condotta per se stessa. Siccome gli altri ridevano,
pronunciò parole profonde, scuotendo il capo da borghese convinta, dicendo che solo l’ordine e la misura portavano alla ricchezza e che lei
non voleva morire sul lastrico.
..................
Nei primi tempi, al ritorno della campagna, lo faceva impazzire, baciandolo su tutto il volto e sui favoriti con le movenze da gatta, giurandogli che era il suo tesoro adorato, l’unico uomo che amava. Lui non
aveva più paura di Georges, trattenuto dalla sua madre alle Fondettes.
Restava il grosso Steiner, del quale pensava di prendere il posto, ma
su cui non osava sollecitare un chiarimento. Sapeva che aveva enormi
perdite di denaro, ... Aveva appena spolpato il principe e Steiner per
dei capricci infantili, senza neppure sapere dov’erano andati a finire i
soldi. ...
......
254
– Ma come, non lo sapevi?! Sua moglie va a letto con Fauchery, mia
cara ... La storia dev’essere iniziata in campagna ... Fauchery mi ha
lasciata un attimo fa, mentre stavo venendo qui, e sospetto che avessero
appuntamento da lui questa sera. Si sono inventati un viaggio, credo.
Nanà era rimasta senza parole per la forte emozione.
– Lo sospettavo! - disse alla fine, dandosi una pacca sulla coscia L’avevo intuito, mi era bastato vederla, quella volta, sulla strada ...
È mai possibile che una donna onesta tradisca cosı̀ suo marito, e con
quella canaglia di Fauchery, per giunta! Gliene insegnerà delle belle,
quello lı̀!
– Oh! - mormorò malignamente Daguenet - Pare che non sia la prima
volta. Probabilmente ne sa quanto lui.
Allora lei esclamò indignata
– Ah! ... Bella gente! è uno schifo!
................
Uno dei piaceri di Nanà era spogliarsi davanti al suo armadio a specchio, dove si vedeva a figura intera. Faceva cadere a terra anche la
sottoveste; poi, completamente nuda, restava a lungo incantata a contemplarsi. Era una passione per il proprio corpo, un’estasi per la propria pelle di seta e la linea flessuosa dei fianchi, a farla restare lı̀, seria,
attenta, assorta in un autentico amore per se stessa. ... era la storia di
una ragazza che discendeva da quattro o cinque generazioni di ubriaconi, il sangue avvelenato da una lunga eredità di miseria e alcolismo, che
in lei si tramutava in un equilibrio nervoso della sessualità. Era cresciuta in periferia, sui marciapiedi di Parigi; e, alta, bella, fiorente come
una pianta spuntata su un letamaio, riscattava i pezzenti e i derelitti
di cui era il frutto. Con lei, il marciume che veniva lasciato fermentare
nel popolo risaliva e faceva marcire l’aristocrazia. Diventava una forza
della natura, un fermento di distruzione, senza volerlo, corrompendo e
disgregando Parigi tra le sue cosce bianche come neve, facendola andare
a male come certe donne, ogni mese, fanno andare a male il latte. Alla
fine dell’articolo c’era il paragone con la mosca, una mosca color del sole, volata via dall’immondizia, una mosca che succhiava la morte sulle
carogne abbandonate lungo i sentieri e che, ronzando, danzando, man255
dando bagliori da pietra preziosa, avvelenava gli uomini semplicemente
posandosi su di loro, nei palazzi dove entrava per le finestre.
..............
... vide la disgregazione causata da quel fermento: lui avvelenato,
la sua famiglia distrutta, un pezzo di società che scricchiolava e crollava. E, non potendo distogliere gli occhi, la guardava fissa, cercando di
saturarsi del disgusto della sua nudità. ... Muffat seguiva quel profilo
cosı̀ tenero, quelle distese di carni bionde soffuse da un bagliore dorato,
quelle rotondità a cui la fiamma delle candele dava riflessi di raso. Pensava al suo antico orrore per le donne, al mostro delle Scritture, lubrico,
che odorava di selvatico. Nanà era morbida, con una peluria fulva che
rendeva vellutato il suo corpo; mentre nel dorso e nelle cosce da giumenta, nel turgore delle carni solcate da pieghe profonde che gettava sul
sesso il velo conturbante della loro ombra, aveva qualcosa di bestiale.
Era la bestia d’oro, incosciente come una forza della natura, e bastava
il suo odore a infettare il mondo. Muffat continuava a guardare, ossessionato, ... Lui aveva coscienza della propria disfatta, sapeva che era
stupida, volgare e bugiarda, eppure la voleva, anche se era un veleno.
... Poi sprofondò in un lungo silenzio, pensando al modo di mandar
via il conte. Avrebbe voluto trovare un modo carino, perché era una
brava ragazza e le dispiaceva far star male gli altri; tanto più che lui
era cornuto, pensiero che aveva finito per intenerirla. ...
...............
– Lo sai, ti ho pregata di non parlar mai di queste cose.
– To’ ! e perché? - sbotto lei, già indispettita - Non la mangio mica,
tua moglie, se parlo di lei ... Mio caro, le donne sono tutte uguali ...
....... La giovane donna, ormai lanciata, lo interrogò sulla contessa. A
sentir lui, era fatta benissimo, ma era un pezzo di ghiaccio. ... ...
– Vedi, io so come vanno certe cose ... Ebbene, piccolo mio, alle
donne non piacciono gli uomini impacciati. Non dicono niente per
pudore, capisci, ... Ma sta pur certo che ci pensano su per un bel
pezzo. E presto o tardi, se uno non ci sa fare, si consolano altrove ...
Credimi, tesoro, è cosı̀.
............
256
– Di’ un po’, ci vai ancora a letto con tua moglie?
– No, te lo giuro - disse Muffat, temendo una scenata.
– E credi che lei sia un pezzo di legno?
Lui rispose di sı̀, abbassando il mento.
– Ed è per questo che ami me? ... Su, rispondi! Non mi arrabbio,
promesso.
................
– No, lasciami in pace! ... Se non foste dei gran villani, sareste
carini con le vostre mogli come lo siete con noi; e se le vostre mogli
non fossero delle sceme, per tenervi si prenderebbero la stessa briga che
ci prendiamo noi per conquistarvi ... Cosı̀ dovrebbe essere ... Ecco,
tesoro, prendi e metti in saccoccia.
– Non parlate delle donne oneste - disse lui con durezza - Non le
conoscete.
Di scatto, Nanà si tiró sulle ginocchia.
– Non le conosco! ... Ma se sono delle schifose, le tue donne oneste!
Sı̀, sono proprio delle schifose! Ti sfido a trovarne una che abbia il
coraggio di mostrarsi come sono io adesso ... Mi fai ridere, con le tue
donne oneste! Non farmi uscire dai gangheri, non costringermi a dire
cose di cui poi potrei pentirmi. ... Se ci si mettono anche le donne
oneste a portarci via i nostri amanti! ... Allora siamo a posto, altro che
donne oneste! ... Ti giuro, caro, credevo che tu lo sapessi. Altrimenti,
non te ne avrei di certo parlato. ... Poi forse non è vero. ... Me
l’hanno detto, la gente ne parla; ma questo cosa prova? ... Ah! su, fai
proprio male a roderti il fegato. Se io fossi un uomo, me ne infischierei
bellamente delle donne! Le donne, vedi, sia in alto che in basso, sono
tutte uguali: pensano tutte a fare la bella vita e basta.
...........
Mentre lui si metteva in maniche di camicia da una sgualdrina, sua
moglie si spogliava in camera di un amante: niente di più semplice e di
più logico. E, ragionando in quei termini, si sforzava di rimanere freddo.
Aveva la sensazione di precipitare nella follia dei sensi, una sensazione
che si dilatava, si propagava, travolgeva tutto il suo mondo. Immagini
sensuali lo perseguitavano. Nanà nuda a un tratto evocò Sabine nuda.
257
............
– Ma è disgustoso! ... Insomma, lo vuoi capire che ne ho piene le
tasche di te, torna da tua moglie che ti fa le corna ... Sı̀, ti fa le corna;
te lo dico io adesso ... Ecco! hai avuto quello che volevi? Mi lascerai
in pace adesso?
Gli occhi di Muffat si riempirono di lacrime. Congiunse le mani.
– Andiamo a letto.
Di colpo Nanà perse la testa, anche lei soffocata da singhiozzi nervosi
...
– Cristo di un dio! Ne ho abbastanza! - bestemmiava battendo i
pugni sui mobili - Ah bene! e io che mi trattenevo, che cercavo di essere
fedele ... Ma, caro mio, mi basterebbe dire una parola e domani sarei
ricca sfondata. ... No, è troppo tardi - replicò rabbiosa - Mi piacciono
gli uomini che danno senza che gli si chieda ... No, vedi, anche se mi
offrissi un milione per una volta sola, ti direi di no. È finita, ho altro
da fare ... Vattene o non rispondo di me. faccio un macello.
..............
Esitava. Due giorni prima, lei gli aveva fatto capire che, se non trovava mille franchi per pagare una cambiale, non lo avrebbe più ricevuto.
Erano due giorni che lui [Steiner] si dava d’attorno. ....
– I mille franchi! - gridò - Ho forse chiesto l’elemosina? ... Ecco!
guarda quanto ci tengo ai tuoi mille franchi!
Prese la busta e gliela gettò in faccia. Da ebreo prudente, lui si chinò faticosamente a raccoglierla. Guardava la giovane donna, inebetito. Muffat scambiò con lui uno sguardo di disperazione, mentre lei si metteva
le mani sui fianchi per gridare più forte.
– Ah! questa poi, adesso avete finito di insultarmi! E tu, caro mio,
sono proprio contenta che sia venuto anche tu, perché, vedi, cosı̀ il
repulisti sarà completo ... Su, avanti! Fuori! ...
............
E con gesto brusco spalancò la porta della camera. Allora, i due uomini,
in mezzo al letto sfatto, scorsero Fontan [l’attore]. ..............
– Ecco!
258
Disse lei indicandolo, con un gesto da attrice tragica. Muffat, che aveva
accettato tutto, a quell’affronto si ribellò.
– Puttana!
Balbettò. Ma Nanà, già in camera, tornò indietro, per avere l’ultima
parola.
– Puttana?! E tua moglie?
.............
– Oh! zia cara, lo amo talmente!
esclamò Nanà, stringendosi entrambe le mani sul petto con gesto grazioso. ... Se la prese con quella cricca di donne, delle vere puttane,
nonostante le arie che si davano. Ah! sı̀, poteva ben dirlo, lei valeva
più di tutte quante loro.
..........
In camera da letto, accentuò ancora il suo carattere amabile. Di solito
dava alle donne delle puttane e l’idea che un uomo potesse accollarsi
una di quelle brutte bestiacce suscitava in lui l’unica indignazione di
cui fosse ancora capace, nel sovrano disprezzo che da buon ubriacone
riservava al mondo.
............
Ma Nanà non riusciva a trattenersi. Era in piena estasi amorosa,
rosea come una vergine, con sguardi e sorrisi colmi di tenerezza. .......
– Eh! cosa? - gridò - a calci nel sedere? ... Ah, questa poi è grossa!
Ma, mio caro, se sono stata io a buttarlo giù dalle scale, quel cornuto!
Perché è cornuto, devi saperlo; la sua contessa lo cornifica con tutti,
anche con quel mascalzone di Fauchery. E quel Mignon, che batte il
marciapiede per quella brutta puttana di sua moglie, di cui nessuno
vuole saperne, tanto è magra! ... Che brutta gente! che brutta gente!
E Francis, facendosi confidenziale, a vederla lasciarsi andare cosı̀, con
quella vestaglia da casalinga, nel salutarla si permise di darle dei consigli. Faceva male a buttare all’aria tutto per un capriccio amoroso;
i capricci amorosi rovinano l’esistenza. ... Allora, esasperato, volendo
dormire, Fontan le allungò un sonoro ceffone. Fu uno schiaffo talmente
forte che Nanà si ritrovò di colpo sdraiata, con la testa sul cuscino.
Rimase stordita.
259
– Oh!
disse soltanto con un profondo sospiro da bambina. ... Non l’avrebbe
fatto più, mai più, vero? Lo amava troppo; da lui, era bello anche essere
presa a schiaffi. ... Al mattino, tutte le ragazze di vita del quartiere,
appena messo alla porta l’uomo della sera prima, venivano a fare la
spesa con gli occhi gonfi di sonno, strascicando le ciabatte col malumore
e la stanchezza di una notte di seccature. Da tutte le strade che si
immettevano nell’incrocio, scendevano a frotte verso il mercato, alcune
pallidissime, ancora giovani, affascinanti nella loro trasandatezza, altre
orribili, vecchie e gonfie, con la pelle flaccida, incuranti di farsi vedere
cosı̀, al di fuori dell’orario di lavoro. .... Satin viveva in due stanze che
un farmacista le aveva ammobiliato per salvarla dalla polizia.
Nanà aveva talmente bisogno di parlare di lui che era arrivata a
raccontarle tutte le botte che prendeva; la settimana prima, lui le aveva
fatto un occhio nero; e ancora il giorno prima, non trovando le pantofole,
con un ceffone l’aveva mandata a sbattere contro il comodino; e l’altra
non si stupiva, continuando a soffiar fuori il fumo della sua sigaretta,
interrompendosi solo per dire che in questi casi lei si chinava, fregando
l’uomo e la sua sberla. ... E, l’indomani, le due donne gioivano tutto
il pomeriggio per la riconciliazione, tuttavia, senza dirlo, preferivano i
giorni in cui c’era aria di botte, la cosa le appassionava di più.
Nanà adorava ricevere lettere, soprattutto se contenevano grandi frasi
d’amore e giuramenti. ... Lui si scaldava, sbatteva in faccia a Nanà,
in un fiotto di ingiurie, ogni genere di accuse, una dietro l’altra, senza
darle modo di difendersi. Era sporca, era stupida, era andata a letto
con tutti. Poi si accanı̀ sulla questione dei soldi. Li spendeva mai
sei franchi lui quando si fermava a cena fuori? Gli pagavano la cena,
altrimenti avrebbe mangiato a casa sua. E per quella vecchia ruffiana
della Maloir poi, un rottame che avrebbe messo alla porta il giorno
dopo!
– Diecimila franchi in tre mesi! - urlava - Porco di un dio! Cosa ne
hai fatto? Eh? Rispondi! ... Vanno tutti a finire a quel carcassone di
tua zia, eh? o ti paghi degli uomini, è chiaro. ...
– Sı̀, non aver paura ... Lavorerò.
260
............
– Figlia mia, dove ci sono donne, ci sono sberle. L’ha detto Napoleone, mi pare.
.......
– ... “Ma come, diceva, madame che comandava a bacchetta il signor
conte, un uomo cosı̀ impeccabile”, perché, detto fra noi, pare che tu lo
avessi fatto rincretinire, “com’è possibile che adesso si lasci massacrare
di botte da quel pulcinella?”
Nanà aveva dunque trovato il modo di provvedere a tutto. ...
– Bene! bella roba.
disse la zia che aveva capito. ... lei aveva a disposizione tutto il pomeriggio; guadagnava quaranta franchi, sessanta, a volte anche di più.
Avrebbe perfino potuto pretendere dieci o quindici luigi, se avesse potuto mantenere la sua antica posizione; ... Allora, ..., Nanà ripiombò
nel fango degli esordi. Si rimise a fare la vita, batté il marciapiede con
le sue vecchie ciabatte da sguattera, a caccia di una moneta da cento
soldi. ... Anzi, stuzzicata nella curiosità, le faceva domande su certe
tendenze del vizio, stupefatta di avere ancora qualcosa da imparare alla
sua età, dopo tutto quello che già sapeva; e rideva, dava in esclamazioni, trovando buffa la cosa, pur senza perdere una certa ripugnanza
perché, per tutto quello che non rientrava nelle sue abitudini, in fondo
era una benpensante. ...
Allora, con Satin, batteva rabbiosamente i marciapiedi di Parigi, a
caccia di quei debosciati dei bassifondi che si aggirano per le viuzze
fangose, alla luce incerta dei lampioni a gas. Nanà tornò nelle balere di
periferia, dove per la prima volta aveva fatto volteggiare le gonne sudice; rivide gli angoli bui dei viali esterni, i paracarri su cui gli uomini,
a quindici anni, la baciavano, mentre suo padre la cercava per levarle
la pelle. Tutte e due di corsa, facevano passare a tappeto i caffè e le
sale da ballo di un quartiere, ... Satin, che aveva iniziato al quartiere
Latino, portò Nanà al Bullier e nelle osterie del boulevard Saint-Michel.
... battevano tutta la città. ... appostamenti interminabili, passeggiate
senza fine, liti e spintoni, brutalità spaventose di qualche passante ...
spazzando i marciapiedi e ancheggiando, procedevano a piccoli passi,
261
rallentando ulteriormente l’andatura quando attraversavano il fascio di
luce scintillante di un grande caffè. ... I loro visi bianchi di cipria,
con la macchia rossa delle labbra e quella nera delle palpebre, acquisivano nell’ombra il fascino conturbante di un Oriente da bazar, esibito
all’aperto, in mezzo alla strada. ... Lı̀, ristoranti, osterie, pizzicherie
restavano illuminati fino alle due e tutto un brulichio di donne si ostinava a restare davanti alle porte dei caffè; ... ultimo mercato aperto
per fare accordi di una notte, dove gli affari si trattavano in pubblico,
..., come nello sconfinato corridoio di una casa di piacere.
Nelle sere umide, quando Parigi fradicia esalava l’odore dolciastro
di una grande alcova sfatta, sapeva che il tempo piovoso, il fetore dei
posti equivoci arrapavano gli uomini. E faceva la posta ai più distinti,
leggeva questo nei loro occhi stravolti. Era come una ventata di follia
carnale che spazzava la città. Aveva anche un po’ di paura, perché i più
perbene erano i più schifosi. ... Quella sgualdrina di Satin aveva perso
ogni rispetto, dava in escandescenze di fronte all’alterigia degli uomini
in carrozza, ... Ma allora, come diceva quando parlava seriamente, la
virtù non esisteva più? Sia in alto che in basso ci si rotolava nel fango.
... Poi Satin le metteva addosso una paura tremenda della polizia.
... In passato andava a letto con uno della buoncostume, per essere
lasciata in pace; per ben due volte, lui era riuscito ad impedire che la
schedassero; ... il suo pasticciere si era mostrato talmente villano da
minacciare di venderla, quando lei l’aveva piantato; sı̀, c’erano uomini
che vivevano alle spalle delle loro amanti con questo espediente, senza
contare le megere che ti vendevano per pura cattiveria, se eri più bella
di loro. Nanà ascoltava questi discorsi, in preda a un terrore crescente.
... sarebbe stata sicuramente arrestata, se un uomo, prendendola
sottobraccio, non l’avesse portata via davanti alle guardie furibonde.
...
– No, non voglio.
Allora lui divenne volgare, ribatté:
– Visto che vai con tutti ... Perché non con me?
– Perché no.
Secondo lei, quella risposta spiegava tutto. Amava troppo Fontan per
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tradirlo con un suo amico. Gli altri non contavano, visto che non
provava piacere e lo faceva per necessità. ...
– Detto tra noi, mia cara, francamente, è una vera sciocchezza ...
Una cotta va bene. Ma arrivare a questo punto, farsi sfruttare in questo
modo per ricavarne solo schiaffi! ... Vuoi concorrere al premio di virtù?
... Sai che con me non c’è niente da temere. Preparo io il tuo Muffat,
tu torni a teatro e io te lo riporto in mano.
– No!
disse lei energicamente. ... Non c’era uno straccio d’uomo che si sarebbe sacrificato cosı̀, senza sbandierarlo. ... Da quando per dargli da
mangiare andava con altri, lo amava ancora di più, per tutta la fatica
e tutto il disgusto che le costava. ... Stavolta era lei a essere sbattuta
fuori. D’un tratto, nella sua rabbia, le venne in mente Muffat; ma,
in verità, non avrebbe dovuto essere Fontan a renderle la pariglia. ...
Satin la ascoltava con condiscendenza, la consolava, si indignava più di
lei, prendendosela con gli uomini.
– Che razza di maiali! Che razza di maiali! ... Non se ne può più di
quei maiali!
Poi aiutò Nanà a svestirsi, con fare da donnina premurosa e sottomessa.
Ripeteva con voce carezzevole:
– Mettiamoci subito a letto, tesoro. Staremo meglio ... Ci sono qui
io che ti voglio bene. ...
E, nel letto, prese subito Nanà tra le braccia, per calmarla. ... la zittiva
con un bacio ... Allora, a poco a poco, in quell’abbraccio cosı̀ dolce,
Nanà smise di piangere. Era commossa, ricambiava le carezze di Satin.
... entrambe facevano risatine soffocate, scambiandosi parole d’amore.
... Allora non ebbe esitazioni, scavalcò il davanzale e scomparve nel
buio, con la camicia svolazzante, le cosce nude all’aria della notte. ...
– Fatemi vedere le mani ... Non avete segni di punture, non lavorate.
Su, vestitevi.
... un’altra, a letto con un amante che garantiva per lei, faceva la donna
onesta offesa e minacciava di intentare un processo al prefetto di polizia.
.................
263
Prima di accettare la parte di Geraldine, che le avevano offerto, Nanà
aveva voluto vedere la commedia, perché esitava a interpretare ancora
una volta la parte della cocotte. Sognava una parte da donna onesta.
............
– Oh! il terzo [atto] è una meraviglia! La duchessa fa la cocotte a
casa sua e ...
... Quanto a Fontan, faceva l’indifferente, ostentava freddezza, perché
non toccava a lui infierire su una donna che aveva amato; in fondo,
nella sua antica cotta tramutatasi in odio, le serbava un rancore feroce
per la sua dedizione, la sua bellezza, per quella vita a due di cui non
aveva più voluto saperne per via dei suoi gusti perversi da mostro.
...........
Era come il bruciore di una vecchia ferita, non più il desiderio cieco,
istintivo, a cui andava bene tutto, ma una passione gelosa per quella
donna, un bisogno esclusivo di lei, dei suoi capelli, della sua bocca, del
suo corpo, che lo ossessionava. Quando gli tornava in mente il suono
della sua voce, tutte le sue membra erano percorse da un brivido. La
desiderava con pretese da avaro e infinite delicatezze. ...
– Ascolta, - disse lui ... - sono venuto a riprenderti ... Sı̀, voglio
ricominciare. Lo sai benissimo, perché mi parli cosı̀? ...
Caduto ai suoi piedi, l’aveva afferrata per la vita, la stringeva con tutte
le forze, le premeva il viso tra le ginocchia fino a farsele sprofondare
nella carne. Quando la sentı̀ cosı̀, quando ritrovò il velluto delle sue
membra, sotto la stoffa sottile dell’abito, fu scosso da una convulsione;
e tremava di febbre, smarrito, stringendosi ancora di più contro le sue
gambe, come se avesse voluto entrare dentro di lei. ...
– Ascolta almeno quello che ero venuto a proporti ... Ho già adocchiato un palazzo ... esaudirò tutti i tuoi desideri. Per averti tutta per
me, darei tutti i miei averi. ... carrozze, brillanti, vestiti ...
– Allora, hai finito di palpeggiarmi? ... Mi hai stancata. ... No,
no e no ... Non voglio. ... È buffo, gli uomini ricchi credono di poter
ottenere tutto col loro denaro ... E se non voglio? ... mentre nei tuoi
palazzi si crepa, se non c’è amore ... Ah! i soldi! mio povero tesoro,
sai dove me li metto? Vedi, me li metto sotto i piedi, i soldi! ci sputo
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sopra! ... Oh! tu non puoi darmelo ... non dipende da te, ... Vorrei
avere la parte della donna onesta, in quella roba lı̀. ... Se ti dico che la
so fare la donna onesta! Ho provato a casa, non c’è nessuna che abbia
la mia aria indifferente da duchessa che se ne infischia degli uomini; ...
Adesso scendi giù e dici a Bordenave che vuoi la parte. ... Bordenave
ha bisogno di soldi. Glieli presterai tu, visto che ne hai da buttare dalla
finestra. ... Oh! quanto sei buono, tesoro! Sai, poco fa, era per gelosia
... Stavolta, ti giuro, non sarà come l’altra volta, perché adesso hai
capito di cosa ha bisogno una donna. Pensi a tutto tu, vero? ...
........
Magari sarebbe stata buffa quella cicciona della Nanà nella parte
della duchessa. E poi con quella faccenda teneva saldamente in pugno
Muffat. ... Nanà, perdendo la testa di fronte a quell’aggressione improvvisa, stava per mettersi le mani sui fianchi e darle della puttana.
Ma si trattenne ... Allora Nanà divenne una donna alla moda, viveva
di rendita sulla stupidità e la depravazione dei maschi, marchesa dei
marciapiedi d’alto bordo. Fu un lancio rapido e definitivo, un’ascesa nell’empireo delle cortigiane più celebri, nella luce abbagliante delle
follie del denaro e delle audacie dissipatrici della bellezza. Si distinse
subito tra le più costose. ... quella ragazzona, cosı̀ goffa in scena, cosı̀
ridicola quando voleva fare la donna per bene, in società interpretava la
parte della seduttrice senza il minimo sforzo. ... un’aristocrazia del vizio superba e ribelle, aveva Parigi ai suoi piedi, da signora onnipotente.
Era lei che dava il tono, le dame dell’alta società la imitavano.
Stupiva l’architetto per le idee che gli suggeriva, catapultata di colpo
tra le raffinatezze del lusso, da vera figlia dei marciapiedi di Parigi che
ha il senso istintivo dell’eleganza. ... a parte qualche traccia di stupidità patetica e vistosità pacchiana, da cui si riconosceva l’ex fiorista
che aveva sognato davanti alle vetrine dei passage. ... senza che nulla
facesse pensare alla donna di piacere, a parte la voluttuosità di divani
e poltrone; ... una donna in camicia che si cercava le pulci e un’altra,
completamente nuda, che camminava sulle mani a gambe all’aria, bastavano a imprimere al salotto il marchio di una stupidità congenita.
... Aveva abbandonato il teatro. ... Tuttavia le era rimasto un fondo
265
di amarezza per quell’insuccesso. Si sommava alla lezione che le aveva
dato Fontan, una porcata di cui riteneva tutti gli uomini responsabili.
... era una smania inesausta di spendere, un istintivo disprezzo per
l’uomo che pagava, continui capricci da donna avida e scialacquatrice,
orgogliosa di mandare in rovina i propri amanti. ...
... lui sarebbe venuto solo a orari fissi. ... E, se aveva dei tentennamenti, preso da un’inquieta gelosia, lei si dichiarava offesa nella sua
dignità. ... Presto acquisı̀ su di lui un’influenza da ragazza per bene. ... iniziò a occuparsi delle contrarietà della sua vita domestica, di
sua moglie, di sua figlia, dei suoi problemi di cuore e di denaro, con
molta assennatezza e un gran senso di giustizia e di equità. ... era
un donnaiolo che si era mangiato una fortuna con le prostitute; privo
di senso morale, non si faceva dare denaro, ma approfittava del denaro altrui, ...; e siccome il conte sembrava scusare quelle debolezze, gli
rivelò brutalmente che Daguenet l’aveva posseduta, fornendogli particolari disgustosi. Muffat si fece pallidissimo. ... Cedette non perché se
ne fosse incapricciata, ma per dimostrare a se stessa di essere libera.
L’idea dell’interesse venne dopo, quando Vandeuvres, l’idomani, l’aiutò
a pagare un conto ... Nanà in un solo boccone avrebbe fatto fuori il suo
ultimo castello, ...
Muffat non sospettava nulla, Vandeuvres invece sapeva tutto; ma
non faceva mai la minima allusione, fingeva di non sapere, col suo fine
sorriso da libertino scettico, che non chiede l’impossibile, pur di avere
la propria parte e purché tutta Parigi lo sappia. ... Ma la verità era che
di Georges non le importava più nulla. ... spesso gli cedeva ancora, ...
Madame Hugon doveva essere venuta a sapere che il figlio minore era
ricaduto tra le braccia di quella donna perduta, ...
– ... se crede di venire a casa di una sgualdrina, il salone lo lascerà
a bocca aperta ... Sai, avrei potuto essere una donna di quelle e in tal
caso il suo intervento sarebbe stato giustificato, per via della sua età e
dell’onore della famiglia. Oh! li capisco bene questi sentimenti, io ...
Ma gli è bastata un’occhiata, si è comportato da uomo di mondo. ...
... Sicché provava un misto di vergogna e di disagio, vedendolo cosı̀
spigliato con Nanà, ridere forte, abbandonarsi al piacere, con la sua
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bella esuberanza. ...
– ... Sı̀, c’erano degli uomini. Cosa credete che faccia con quegli uomini ... Si compromette una donna con queste arie da amante discreto,
e io non voglio essere compromessa.
... i fratelli Hugon, Vandeuvres e Muffat furono ufficialmente di casa e si
stringevano la mano da intimi. ... Tuttavia, in mezzo al lusso, ..., Nanà
si annoiava a morte. Aveva uomini per ogni minuto della notte e soldi
fin dentro i cassetti della toeletta, ... La sua vita si trascinava scioperata
tirandosi dietro le stesse ore monotone... Questa certezza che l’avrebbe
nutrita la lasciava lunga e distesa tutto il giorno, senza fare uno sforzo,
addormentata nel profondo di questa paura e di questa sottomissione
da convento, quasi rinchiusa nel suo mestiere di mondana. Ammazzava
il tempo con i piaceri stupidi senza far altro che aspettare l’uomo. ...
conservava soltanto la cura della propria bellezza. ... con l’orgoglio
di potersi mettere nuda in qualunque momento, e davanti a chiunque,
senza dover arrossire. ... e per cinque minuti si trastullavano insieme,
il cane correva tra le sue braccia e le sue cosce, cosa che urtava molto il
conte Muffat. Bijou fu il primo maschio di cui lui fu geloso. ... Allegra
com’era per mestiere e per natura, diventava lugubre, riassumendo la
sua vita in un grido che le tornava incessantemente sulle labbra, tra
uno sbadiglio e l’altro:
– Oh! quanto mi seccano gli uomini!
.... Nanà notò, su un marciapiede di rue Montmartre, una donna
che andava di fretta, con gli stivaletti scalcagnati, le gonne sudicie, il
cappello sformato dalla pioggia.
– Sali sù, ragazza mia.
... Satin fu il suo vizio. ... non fece che raccontare di Saint-Lazare,
delle beghe con le suore e di quei porci della polizia che l’avevano schedata. Nanà si indignava, la consolava, ... baci inframezzati a risatine.
Riprendevano, in forma scherzosa, il giochino interrotto all’arrivo degli
agenti ... Poi, una bella sera, la cosa si fece seria. Nanà, che quella volta
... era rimasta disgustata, adesso capiva. ... Se l’era [Satin] filata col
suo vestito nuovo, presa da un bisogno d’aria aperta, da una nostalgia
del marciapiede. ... dava a Satin della sgualdrina: cosı̀ imparava, non
267
si raccattano schifezze del genere dal fango del marciapiede. ... tragica nei suoi furori da donna tradita, Nanà si precipitò all’inseguimento
di quella stracciona, che scappava per capriccio, annoiata dagli agi del
palazzo. ... quelle signore trascinavano nel fango il loro lusso, felici
di sbalordire le ragazzotte del quartiere che, dopo cena, si portavano a
casa. ... presa a morsi, picchiata, contesa tra le due donne, si limitava
a dire che era ridicolo, che avrebbero fatto meglio a mettersi d’accordo.
...
– D’altronde, mio caro, se la cosa non ti sta bene, è semplicissimo ...
Le porte sono aperte ... Ecco! Bisogna prendermi come sono.
E, da allora, Satin si stabilı̀ in casa apertamente, sullo stesso piano
degli uomini.
...............
– E cosı̀ sono una poco di buono, ..., Eh sı̀! bisognerebbe strappare
il futuro suocero dalle mie grinfie ... Bene! sai che ti dico? per essere
un ragazzo intelligente, sei veramente stupido! Ma come! vai a fare dei
pettegolezzi con un uomo che mi adora e mi riferisce tutto! ... Ascolta,
ti sposerai solo se voglio io, tesoro. .........
Lui l’aveva afferrata, le baciava le spalle, in uno slancio di riconoscenza.
Lei, allegrissima, fremente, si dibatteva, si rovesciava all’indietro.
– Ah! ho trovato. - gridò, eccitata da quel gioco - Senti cosa voglio
per la mia mediazione ... il giorno del tuo matrimonio, mi porterai in
dono la tua innocenza ... Prima di tua moglie, capito?
.................
Durante il giorno, aveva letto un romanzo che aveva suscitato grande scalpore, la storia di una ragazza di vita; e protestava, diceva che
erano tutte falsità, manifestando d’altronde un’indignata ripugnanza
verso quella letteratura immonda che aveva la pretesa di rappresentare
la natura; come se si potesse mostrare tutto! ... Non aveva perso la sua
aristocratica alterigia, la raffinata eleganza della sua stirpe dissanguata; erano solo brevi intervalli di vertigine in quel cervello svuotato dal
gioco e dalle donne. Una notte, steso accanto a lei, l’aveva terrorizzata
confidandole un’idea atroce: pensava di chiudersi nella sua scuderia e
darsi fuoco insieme ai cavalli ...
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... si ricordò della parure di zaffiri, sentendo l’astuccio dentro la
tasca; voleva nasconderla in fondo al letto in modo che lei la trovasse
con le gambe, coricandosi per prima; una sorpresa da bambinone che
meditava fin dalla cena. E, nel suo turbamento, nell’angoscia di essere
stato liquidato cosı̀, le porse bruscamente l’astuccio.
... raccontò alla sua bella la storia della regina Pomaré. Oh! una
ragazza stupenda ai suoi tempi, che monopolizzava Parigi con la sua
bellezza; e una grinta, una sicumera, gli uomini tenuti al guinzaglio
come cagnolini, personaggi importanti che piangevano lungo le scale di
casa sua! Adesso si ubriacava; le donne del quartiere, per ridere un po’,
le facevano bere dell’assenzio; sui marciapiedi, i monelli la prendevano a
sassate. Insomma, un vero tracollo, una regina caduta nel fango! Nanà
ascoltava raggelata. ... E Nanà, di fronte a quella vecchiaia spaventosa
da baldracca distrutta dall’alcol, ebbe un brusco ricordo, vide scorrere
in fondo alle tenebre la visione di Chamont, di quell’Irma d’Anglars,
quella ex-prostituta, colma di anni e di onori, che saliva lo scalone del
suo castello tra gli inchini di un intero villaggio. ... Ma Satin si stava
già rotolando sulle pelli d’orso della camera da letto e la chiamava.
– Dai vieni! vieni!
...........
– ... Lui però è veramente asfissiante, piange, parla dei suoi rimorsi.
Cosı̀ ieri l’altro, dopo il nostro bisticcio, ha avuto una vera crisi ... Mi
ha [il gesuita] parlato del conte, della sua crisi coniugale, supplicandomi
di restituire la felicità alla famiglia. ... Gentilissimo, per carità, tutto
sorridente ... Allora io gli ho risposto che non chiedevo di meglio e mi
sono impegnata a far riconciliare il conte e sua moglie ... Sapete, non
scherzo, sarei felicissima di vederli contenti quei due! ... ci sono dei
giorni che, vi assicuro, non ne posso più di lui. ... Accidenti! non valgo
granché, ..., Allora non punto su me stessa [cavalla di nome Nanà]. ...
No, acccidenti, non punto nemmeno un luigi su di me. ... Accidenti disse Nanà - quel ladro di Steiner deve aver ripulito la Borsa un’altra
volta! Che dite? Simonne è di una tale eleganza! Ma lui esagera, prima
o poi lo sbattono dentro. ...
– Ah! no, è finita con la vecchia guardia! Non voglio più saperne! E
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poi, sapete, ora siete voi la mia Giulietta ...
.........
E giocarono al rialzo, facendo scherzosamente la corte a Nanà, buttando lı̀ delle cifre, come se se la contendessero all’asta. ... Poi non
avevano nessuna voglia di contribuire al successo di una sgualdrina che
le umiliava tutte coi suoi quattro cavalli bianchi, i suoi postiglioni e
quell’aria di voler divorare il mondo intero. ... Intorno a lei, nelle
carrozze delle altre donne, si sussurrava che il conte l’avesse lasciata.
Fioriva tutta una storia. Le Tuileries erano scandalizzate dalla condotta del ciambellano, da quando si faceva vedere in pubblico con lei.
Allora, per salvare la sua posizione, lui aveva rotto. ...
– Quell’imbecille ... Non lo conoscete; mi basta fare psst! perché
lasci perdere tutto. ... Poi sapete, quella gente non mi fa più alcun
effetto! ... li conosco troppo bene. Bisogna vederli in privato! ... Più
nessun rispetto! Finito il rispetto! Porcherie in basso, porcherie in alto,
sempre solo porcherie ...
....
... e lei regnava tra i bicchieri protesi, coi suoi capelli biondi vaporosi,
il volto bianco come neve, sotto i raggi del sole. Allora, in cima al landò,
per far crepare di invidia le altre donne imbufalite dal suo trionfo, alzò
il suo bicchiere colmo, nell’antica posa di Venere vittoriosa.
– Stammi a sentire, però; si tratta di una lettera che deve aver trovato
in tasca a Fauchery, una lettera scritta a quella carogna di Fauchery
dalla contessa Muffat. E, accidenti, è una lettera che parla chiaro, c’è
spiattellata ogni cosa ... Sicché Rose vuol mandare la lettera al conte
per vendicarsi di lui e di te.
– E che me ne importa! - ripeté Nanà - È buffo ... Ah! allora le cose
stanno davvero in quel modo, tra lei e Fauchery! ...
.........
– Chi monta Nanà? ...
Proprio in quel momento, era ricomparsa la vera Nanà. Allora gli uomini diedero un senso osceno alla domanda, scoppiando in una sonora
risata. Nanà li salutò. ... Se i suoi cavalli non vincevano, se lo alleggerivano delle considerevoli somme puntate su di loro, era un disastro,
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un tracollo; ... E Nanà, nessuno ignorava neppure questo, era la mangiatrice di uomini che gli aveva dato il colpo di grazia, arrivando per
ultima su quel patrimonio vacillante e facendo piazza pulita. ... Otto
giorni prima, lei si era fatta promettere un castello sulla costa normanna, ... Nanà, tutta tronfia di poter finalmente posar i piedi su quella
terra proibita, si dava un contegno studiato, camminava con lentezza,
... Dopo averle ronzato attorno per mesi, aveva appena comprato a
Gagà sua figlia Amélie per trentamila franchi, dicevano.
– Be! bella schifezza! - esclamò Nanà disgustata - Mettete al mondo
delle figlie! ... Ah! sı̀, quello che mi monta, - mormorò lei ridendo.
... A proposito, e Lilı̀? ... È lei, no, quella laggiù, nel coupé di quel
vecchio? ... Mi hanno appena riferito una cosa non tanto bella. ...
– ... le ho detto: “Sei una miserabile, ci disonori, vattene!” È andata
cosı̀, ho dovuto acconsentire, combinare la cosa ... Ma la mia ultima
speranza è andata in fumo, e io che avevo sognato per lei tante belle
cose!
..........
– Lasciate stare, bisogna pure che dicano qualcosa ... Il conte ha
appena puntato altri cinquecento luigi su Lusignan e ne ha puntati un centinaio su Nanà solo perché il proprietario deve sempre dare
l’impressione di credere nei suoi cavalli.
...........
– Guarda! ha i capelli come i miei! .... Sapete, sono proprio fiera di
lei! ... C’è solo Nanà! Brava, Nanà! Brava, briccona! ...
Viva Nanà! Viva la Francia! Abbasso l’Inghilterra! ... Allora Nanà,
in piedi sul sedile del landò, svettante, pensò che acclamassero lei. ...
Era il suo popolo che la applaudiva mentre lei, in piedi in pieno sole, lo
sovrastava coi suoi capelli d’oro e il suo abito bianco e azzurro, colore
del cielo. ...
..............
Vandeuvres, bandito dalle corse, espulso la sera stessa dal Circolo
imperiale, l’indomani si era dato fuoco nella sua scuderia, insieme ai
cavalli. ...
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– Non sono stata certo io a dirgli di rubare?! Ti pare? Si possono
chiedere dei soldi a un uomo, senza spingerlo al crimine. ... Se mi avesse
detto: “Non ho più un soldo”, gli avrei detto: “Va bene, lasciamoci” e
la cosa sarebbe finita lı̀.
Un uomo cosı̀ stupido con le donne, cosı̀ privo di nerbo, non poteva
morire con tanta spavalderia. ...
– Tesoro, tu credi in Dio?
chiese dopo un momento di riflessione, seria in volto, in preda a un
timore religioso, appena uscita dalle braccia dell’amante. ...
– Eh! pensi che andrò in paradiso? ... Ho paura di morire ... Ho
paura di morire ...
... tutte le donne non sposate che frequentavano gli uomini andavano
all’inferno. ...
– Una cosa da non credere ... Un aborto, signore!
Nanà era incinta di tre mesi
– Non osavo dirvelo ... Ero cosı̀ felice! Oh! quanti sogni facevo, avrei
voluto che fosse degno di te. E ora non c’è più niente ... Insomma, forse
è meglio cosı̀. Non voglio crearti ostacoli nella vita. ... E vuoi sapere
cosa ti secca, caro? ... Il fatto che anche tu tradisci tua moglie. Giusto?
quando resti fuori, non passi la notte a infilare perline. Tua moglie deve
avere qualche sospetto. Allora, cosa puoi rimproverarle? Ti risponderà
che sei stato tu a darle l’esempio, e cosı̀ ti chiuderà il becco. .... Ascolta,
tesoro, devi rimetterti con tua moglie. ... è necessario ... Me ne farò
una ragione. Dopo tutto è tua moglie. Non è come se mi tradissi con la
prima venuta. ... Insomma, avrò la coscienza di aver fatto una buona
azione ... E tu mi amerai di più. ... E i soldi, poi? Dove li prenderai i
soldi, se rompi con lei? Ieri è venuto Labordette per la cambiale ... Io
manco di tutto, non ho più niente da mettermi addosso.
..........
.... la contessa aveva improvvisamente manifestato una passione per
il lusso, un appetito di piaceri mondani che stava divorando il loro
patrimonio. ... Quel valzer, lo stesso valzer ammiccante della Bionda
Venere, allegro e licenzioso, invadeva l’antico palazzo con la sua onda
sonora, un fremito che riscaldava le vecchie mura. Un vento sensuale,
272
proveniente dalla strada, sembrava spazzar via dall’austera dimora una
epoca ormai morta, trascinando con sé il passato dei Muffat, un secolo
di onore e di fede assopito sotto gli alti soffitti. ... Nanà aveva sı̀
appioppato a Muffat come genero uno dei suoi ex; però era falso che,
il giorno prima, fosse andata a letto con Daguenet. ... Chi mai poteva
dire quando Nanà andava a letto con qualcuno? ... Recuperato da Rose
all’inizio dell’inverno, si divideva tra la cantante e la contessa, sfinito,
non sapendo come fare per liberarsi di una delle due. Sabine lusingava
la sua vanità, ma Rose lo divertiva di più. ......
– Esatto, vecchio mio ... Ho scommesso dieci luigi. Ha le cosce sı̀ o
no?
...........
– Ma se ve lo dico io! Stanno suonando il suo valzer, perbacco, e lei
arriva ... E poi c’è il suo zampino nella riconciliazione, che diamine! ...
Ma come! Non vedete? Se li stringe al cuore tutti e tre ... A me fanno
venire il voltastomaco, queste scenette familiari.
..........
Qui, sul disfacimento di tante ricchezze, ammassate e date alle fiamme
in un attimo, il valzer suonava il rintocco funebre di un’antica stirpe;
mentre Nanà, invisibile, aleggiava al di sopra del ballo con le sue membra flessuose, facendo decomporre quel mondo, impregnandolo del fermento del proprio odore che fluttuava nell’aria calda, al ritmo sfacciato
della musica.
– Ma dai, la tua mediazione ... Ti porto in dono la mia innocenza.
.............
E, per una volta che commetteva la sciocchezza di abbandonarsi cosı̀,
con un ragazzino che non poteva nemmeno più regalarle un mazzo
di violette, tanto la madre lo teneva a stecchetto, arrivava il conte e
piombava dritto su di loro. Non aveva proprio fortuna! Ecco cosa ci si
guadagna ad avere buon cuore!. ...
– Vedi, tesoro, devi capire ... Non posso rifiutarmi ai miei amici
poveri.
Nanà abbagliò Parigi con rinnovato splendore. Brillò ancora di più sull’orizzonte del vizio, dominò la città con l’ostentata insolenza del suo
273
lusso, il suo disprezzo per il denaro, che le faceva dilapidare pubblicamente interi patrimoni. ... Nanà non poteva vedere una cosa molto
costosa senza averne voglia, perciò attorno a lei c’era una continua
strage di fiori, di ninnoli preziosi, ed era tanto più felice quanto più era
costato il capriccio di un’ora. Non le restava in mano niente; rompeva
tutto, tutto si sgualciva, si sporcava tra le sue dita bianche affusolate;
... Gli uomini ammassati gli uni sugli altri, l’oro incassato a carrettate,
non riuscivano a colmare la voragine che quotidianamente si spalancava
sotto il pavimento del suo palazzo, tra gli scricchiolii del lusso. ... Nanà
sognava un letto come non se n’erano mai visti, un trono, un altare dove Parigi sarebbe venuta ad adorare la sua sovrana nudità. ... Il letto
sarebbe costato cinquantamila franchi e Muffat doveva offrirglielo come
strenna di Capodanno. ...
..............
Ma uno sguardo di Nanà bastava a trasfigurarlo, in una sorta di estasi
carnale. Era molto carina con lui, lo inebriava di baci dietro le porte, lo
possedeva con slanci improvvisi che, appena poteva filarsela dal servizio
[militare], lo tenevano incollato alle sue sottane. ... Allora Philippe,
contagiato da quell’ebrezza, si mise a ridere pure lui e, baciandole il
seno, la rovesciò all’indietro. ...
– Nanà, dovresti sposarmi.
Quell’idea la fece talmente ridere che non riusciva a finire di allacciarsi
le sottogonne.
– Ma, mio povero tesoro, tu sei matto! ... Solo perché ti ho chiesto
dieci luigi mi offri la tua mano? ... Mai. Ti voglio troppo bene. Che
sciocchezza!
..........
Dalla sera prima Philippe era in prigione con l’accusa di aver sottratto
dodicimila franchi alla cassa del reggimento.
.............
– Su, su, figlia mia, conta solo su te stessa ... Il tuo corpo ti appartiene
ed è meglio servirsene che subire un affronto.
Andava dalla Tricon con la disinvoltura dell’abitudine, come i poveri
vanno al Monte di pietà. ...
274
– ... so che sposerai mio fratello, ... E io non voglio ... È me che
sposerai ...
............
– ... Vado a letto con tuo fratello se ho voglia di farlo. Sei tu che
mi mantieni, sei tu a pagare qui dentro, per chiedermi conto di quello
che faccio? ... Sı̀, ci vado a letto, con tuo fratello ... Tale e quale tuo
fratello, un altro bel tomo! ... Mi aveva promesso duecento franchi. Sı̀!
figurati! posso aspettarlo ... Non che ci tenga ai suoi soldi! Non mi
bastano neppure per pagarmi una crema ... Ma mi mette in un tale
imbarazzo! ... Vuoi proprio saperlo? È per colpa di tuo fratello se esco
per andare a guadagnarmi venticinque luigi con un altro uomo.
...........
E semplicemente, con un colpo deciso, se le affondò [le forbici] nel petto.
... Il ragazzo, caduto sulle ginocchia, si era inferto un secondo colpo,
che l’aveva fatto accasciare lungo e disteso sul tappeto. ...
– È stupido, un ragazzino cosı̀! ... E adesso si ammazza! E per di più
in casa mia! Si è mai vista una cosa del genere?! ... Voleva sposarmi,
ho detto di no e si è ucciso. ...
– Suo fratello ha rubato, è in prigione. - ripose duramente la madre.
- ... Ha! quanto male ci avete fatto! ... Quanto male ci avete fatto!
.........
– Insomma, caro, è colpa mia? Se tu fossi il giudice, mi condanneresti? ... Non l’ho certo detto io a Philippe di prendere i soldi della cassa;
non più di quanto abbia spinto quel piccolo disgraziato a massacrarsi
... In tutta questa faccenda, la più disgraziata sono io. Vengono a fare
delle sciocchezze in casa mia, mi fanno star male, mi trattano come una
donnaccia ... Era cosı̀ carino, cosı̀ dolce, cosı̀ affettuoso. ... Sai che ti
dico, tesoro, e tanto peggio se ti dà fastidio, lo amavo, quel ragazzino!
Non posso frenarmi, è più forte di me ... E poi non ti deve importare
adesso. Lui non c’è più. Ora hai quello che volevi, sei sicurissimo di
non sorprenderci più ...
... Continuava a guardare la macchia [di sangue] e, ogni volta che
passava, ripeteva:
– Sapete, signora, non è andata via.
275
.............
... aveva giurato a se stesso di non tornare da quella donna. Il Cielo
gli aveva dato un avvertimento, considerava la disgrazia di Philippe e di
Georges come l’annuncio della propria rovina. ... gli restava solo la gioia
sorda di essersi sbarazzato di un rivale la cui affascinante giovinezza
l’aveva sempre esasperato. ... Amava Nanà e aveva bisogno di saperla
solo sua, di sentirla, toccarla, stare nel suo respiro. ... Poi, avendogli il
direttore spirituale permesso di consumare fino in fondo la sua passione,
si era assuefatto a quella dannazione quotidiana, che riscattava con
slanci di fede, traboccanti di devota umiltà. ... affrontava il suo calvario
di credente dall’animo austero e profondo, precipitato nella sfrenata
sessualità di una ragazza di vita. ... Ma la sentiva bugiarda, incapace
di controllarsi, pronta a darsi agli amici, ai passanti, da bestiola nata
per vivere senza costrizioni.
– Sı̀, certo, sono andata a letto con Foucarmont. E quindi? ... Eh?
ti secca, muffetto mio?
.......
La riconciliazione con la moglie gli aveva reso insopportabile la vita in
famiglia. La contessa, lasciata da Fauchery, tornato in balia di Rose,
si stordiva con altri amori, nell’inquietudine febbrile della quarantina,
... Daguenet davanti a lei [la moglie Estelle] tremava; adesso la accompagnava a messa, convertito, furibondo col suocero che li mandava
in rovina per una sgualdrina. Solo monsieur Venot continuava a mostrarsi affettuoso con il conte, aspettando il suo momento; era arrivato
persino a introdursi in casa di Nanà, frequentava entrambe le case, ...
– Come? non hai la moneta ... Allora, muffetto mio, torna da dove sei
venuto, e più in fretta che puoi! Razza di farabutto! Voleva pure darmi
un bacio! ... Niente soldi, niente di niente! Capito?! ... Quando si ha
un muso come il tuo, si pagano le donne che accettano di sopportarlo
... Cristo santo! se non mi porti i diecimila franchi stasera, non potrai
neppure succhiarmi la punta del migliolo ... Giuro! ti rispedisco da tua
moglie!
........
... dimostrava a ogni istante un’avidità odiosa, una crudeltà nel ripe276
tergli che andava a letto con lui solo per i soldi, non per altro, e che la
cosa non la divertiva, che amava un altro ... Era il grande adescamento, il marciapiede battuto alla luce del sole, le puttane d’alto bordo che
andavano a rimorchiare, mettendosi in mostra tra i sorrisi indulgenti e
il lusso smagliante di Parigi. ... conosciuta in tutte le capitali, richiesta
da tutti gli stranieri, aggiungendo agli splendori di quella folla la vena
di follia della sua dissolutezza, ... pagavano per farsi distrarre, impegnandole per una sera con l’obbligo di essere divertenti, talmente vacui e
annoiati che non le toccavano nemmeno. ... Charles perse le staffe e, a
brutto muso, le diede della baldracca; i suoi cavalli erano meglio di lei,
non andavano a letto con tutti. ... un presunto ricco l’aveva infinocchiata; sı̀, un bell’uomo, che diceva di essere un americano, proprietario
di miniere d’oro nel suo paese, un porco che se l’era filata mentre lei
dormiva, senza lasciare un soldo, ... Nanà, che aveva preso una cotta
per un baritono da cafè-concerto e poi era stata piantata, tentò di suicidarsi, in una crisi di sentimentalismo nero; ... Nanà tradiva Satin come
tradiva il conte, accanendosi in capricci mostruosi, raccattando ragazze
agli angoli di strada. ... la pagava e la rispediva via. Poi, travestita
da uomo, partecipava a festini in case infami, orge spettacolari con cui
ingannava la noia.
............
– Un duello? per Nanà? ... Ma, caro signore, tutta Parigi riderebbe
di voi. Non ci si batte per Nanà, è ridicolo. ... Impossibile, è ridicolo.
Quando Nanà lo mise alla porta, era nudo. Comunque lei si mostrò
molto comprensiva, gli consigliò di ritornare sulla sua nave. Perché
incaponirsi? Dato che non aveva più soldi, non era più possibile continuare. ... Gli dava dello sporco ebreo, sembrava voler appagare un odio
antico, di cui non si rendeva ben conto. Era grasso, era stupido, e lei
lo bistrattava, divorandolo a quattro palmenti, per farla finita il più in
fretta possibile con quel prussiano. ... Tutti quei risparmi, i luigi degli
speculatori e gli spiccioli della povera gente s’inabissavano in avenue de
Villiers [la casa di Nanà]. ... Una sera, a casa di lei, si mise a piangere,
le chiese in prestito cento franchi ...
– Sai, te li do, perché mi sembra talmente buffo ...
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Da tempo, lui le chiedeva con insistenza di avere l’onore di farsi rovinare
da lei, per essere perfettamente alla moda. ... La sua eredità consisteva
in tenute, campi, pascoli, boschi, fattorie. Dovette vendere tutto, una
proprietà dopo l’altra. ... Nanà passava, ed era come un’invasione, uno
di quei nugoli di cavallette ... Il trionfo di Nanà fu di prenderselo e
mangiargli un giornale che aveva fondato coi soldi di un amico. ... si
mangiò la tipografia ... ormai la pagava solo in pubblicità.
.............
– Io? Sposarti? ... Ah be’ ! se avessi avuto questo ghiribizzo, è da un
pezzo che avrei trovato marito! E un uomo che varrebbe cento volte più
di te, piccolo mio ... Ho ricevuto un mucchio di proposte. To’ ! contiamole insieme: Philippe, Georges, Foucarmont, Steiner, fanno quattro,
senza contare gli altri che non conosci. ... E poi è una tale porcheria ...
Ah! se tua moglie schiattasse, verresti eccome e alla svelta, ti butteresti ai miei piedi, me lo proporresti anche tu, con tanto di scena madre,
sospiri, lacrime, giuramenti! Che ne dici? tesoro, sarebbe cosı̀ bello!
.... Ci ha pensato davvero, aspetta che crepi sua moglie ... Ah bene! è
il colmo, è ancora più farabutto degli altri!
.......
... senza avere mai il corrispettivo del denaro che dava. ... Quando
entrava nella camera di Nanà, si limitava ad aprire un attimo le finestre
per far uscire l’odore degli altri, effluvi di biondi e di bruni, fumo di
sigari il cui puzzo acre lo soffocava. Quella camera era diventata un
crocevia, un continuo viavai di stivali che si strofinavano sulla soglia; e
nessuno veniva bloccato dalla traccia di sangue che sbarrava la porta.
... La donna lo possedeva col dispotismo geloso di un Dio della collera,
terrorizzandolo, regalandogli istanti di gioie lancinanti come spasmi, in
cambio di ore di spaventosi tormenti, di visioni d’inferno e di eterni
supplizi. ... Si divertiva vedendole fare l’orso, con quella pelle bianca e
quella criniera di capelli fulvi. Rideva e si metteva pure lui a quattro
zampe, grugniva, le mordeva i polpacci, mentre lei scappava, fingendosi
terrorizzata. ... La lussuria li travolgeva, erano in balia delle fantasie
deliranti dei sensi. ... lo trattò da animale, lo frustò, lo prese a calci.
– Picchia più forte ... Bau! Bau! sono rabbioso, su picchia!
278
...........
Poi, quando il ciambellano si fu spogliato, l’abito steso a terra, gli
gridò di saltarci sopra, e lui saltò; gli gridò di sputarci sopra, e lui
sputò; gli gridò di calpestare l’oro, le aquile, le onorificenze, e lui le
calpestò. ... c’era il letto d’oro e d’argento che brillava con lo sfavillio
delle sue cesellature nuove di zecca, un trono sufficientemente ampio
perché Nanà potesse distendervi la regalità delle sue membra nude, un
altare di uno sfarzo bizantino, degno dell’onnipotenza del suo sesso e
dove lei lo esibiva, in quel preciso momento, senza veli, in una religiosa
impudicizia da idolo temuto. ... Era per il marchese di Chouard che
fiorivano le rose d’oro delle sponde, ...
–...Portatemi via di qui, per sempre, oh! di grazia, portatemi via ...
... la contessa Sabine, con un ultimo colpo di testa, era scappata col
caporeparto di un grande magazzino di mode, ... Ricadde nella più
stretta osservanza dei doveri religiosi. ... Sabine, contagiata dalla promiscuità con quella sgualdrina, non si tirava indietro davanti a niente,
rappresentava il tracollo finale, l’imputridimento della famiglia. Dopo
una serie di avventure, era tornata a casa, e lui l’aveva ripresa, nella
rassegnazione del perdono cristiano. Zoé ... lasciava la signora, si metteva in proprio; ... diventata ‘la signora’, le avrebbe avute tutte ai suoi
piedi, per pochi luigi, quelle donne a cui sciacquava i catini da quindici
anni.
.............
Lei aveva un’altra cosa, una bazzecola di cui si rideva, un po’ della sua
nudità delicata, e con quella quisquilia, vergognosa ma molto potente,
la cui forza sollevava il mondo, da sola, senza operai, senza macchinari
inventati dagli ingegneri, aveva fatto tremare Parigi e costruito quella
ricchezza sotto la quale riposavano cadaveri. ... altri parlavano di
suicidio, un tuffo del ragazzo in uno specchio d’acqua delle Fondettes.
Nanà ripeteva:
– Morto! morto! ... E cosı̀, dagli a Nanà, dagli a quella bestiaccia!
Oh! ho due buone spalle, mi pare di sentirli: quella sporcacciona che
va a letto con tutti, alcuni li ripulisce, altri li fa crepare, e fa soffrire un
mucchio di gente ... Sono loro, sı̀, sono loro! ... Non ho mai voluto far
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dispiacere a nessuno. E loro sempre attaccati alle mie sottane, e oggi
eccoli lı̀ tutti a crepare, a mendicare, a mostrarsi disperati ... un morto
di fame a cui ho dato una posizione, dopo essermelo tenuto gratis per
settimane. Ieri lo incontro e lui volta la faccia dall’altra parte. Ma va’
là, maiale! Sono più pulita di te! ... la società è fatta male. Si dà la
colpa alle donne, quando invece sono gli uomini a pretendere certe cose.
... Ecco! adesso posso dirtelo: quando andavo con loro, mi senti? ecco!
non provavo mica piacere, ma proprio per niente. Mi dava fastidio,
parola d’onore! ... Senza di loro, caro mio, senza quello che hanno
fatto di me, sarei in un convento a pregare il buon Dio, perché sono
sempre stata religiosa ... E ora basta, chiuso! Dopo tutto, se ci hanno
lasciato i soldi e la pelle, è colpa loro! Io non c’entro per niente! ...
.............
... La sua opera di rovina e di morte era compiuta; la mosca volata via dall’immondizia dei sobborghi, portando con sé i fermenti della
putredine sociale, aveva avvelenato gli uomini, semplicemente posandosi su di loro. Era giusto, andava bene cosı̀, aveva vendicato il suo
mondo, i miserabili e i diseredati. ... e uscı̀ in pompa magna per baciare
un’ultima volta Satin, pulita, salda, nuova di zecca, come se non fosse
mai stata usata. ... si era rovinata con un gran pezzo di negro, una
passione indecente che l’aveva ridotta sul lastrico, negli infami stravizi
del Cairo. ...
– ... Be’, si ritrova davanti il piccolo con il vaiolo; il piccolo muore il
giorno dopo e lei si accapiglia con sua zia, per via dei soldi che doveva
mandarle, ... un bambino abbandonato, non curato ... Bene! Nanà
fila via, va in un albergo, ... Le viene di tutto, ha i brividi, i conati di
vomito ...
– ... Signore, è morta in questo momento.
Nanà morta! Non riuscivano a crederci, una cosı̀ bella ragazza! ... Un
corpo come quello non si sarebbe mai più visto, che spalle, che gambe
e che personale! Non riuscivano a capacitarsi che fosse morta! Pensare
che, sopra la calzamaglia, portava soltanto una cintura d’oro che le
nascondeva a malapena il davanti e il didietro. ... aveva portato molte
altre ricchezze dalla Russia, stoffe ricamate, ninnoli preziosi, un servizio
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da tavola in oro zecchino e addirittura dei mobili; sı̀, ..., cinquantadue
colli ... e in più, pare, aveva parecchi soldi, qualcosa come un milione.
... In effetti, tutti gli uomini si erano radunati lı̀. Usciti a passeggio,
..., si chiamavano l’un l’altro, facendo stupore sulla morte della povera
ragazza; poi si mettevano a parlare di politica e di strategia. ... E
ascoltavano Fontan, che illustrava il suo piano di guerra per conquistare
Berlino in cinque giorni. ...
– Che fifona! ... Io, se mi volessero, mi vestirei da uomo per sparargli
delle belle schioppettate a quei porci dei prussiani! ... Se crepiamo
tutte, che importa? per quello che vale la nostra pelle!
...............
– Insomma, non parlare male dei prussiani! ... Sono uomini come gli
altri, solo che non stanno sempre appiccicati alle donne, come i francesi.
..................
– Che errore, questa guerra! Che sanguinosa sciocchezza!
A quel punto Lucy prese le difese dell’Impero. Era andata a letto con un
principe della casa imperiale, era una questione di famiglia per lei. ... E
le altre sbottarono in frasi furibonde contro i repubblicani, dicevano che
bisognava sterminarli alla frontiera in modo che Napoleone III, sconfitto
il nemico, potesse regnare tranquillo, tra il gaudio universale.
– Quel porco di Bismarck, è una bella canaglia! ...
– E dire che l’ho conosciuto! ... Se l’avessi saputo, gli avrei messo
una droga nel bicchiere.
...........
– Sapete, adora le donne.
...........
– Uomini cosı̀ ce ne sono fin troppi. ... Sarebbe meglio far senza,
piuttosto che avere a che fare con mostri del genere.
..............
Era un carnaio, un ammasso di umori e di sangue, una palettata
di carne marcia buttata lı̀, su un cuscino. Le pustole avevano invaso
l’intero volto, i bubboni si toccavano l’un l’altro; e suppurati, putridi,
con l’aspetto grigiastro del fango, sembravano già una muffa della terra,
su quella poltiglia informe dove non si riconoscevano più i lineamenti.
281
... E su quella maschera abominevole e grottesca del nulla, i capelli, i
suoi bei capelli, conservavano il loro fulgore solare, ricadevano in una
cascata d’oro. Venere si decomponeva. Sembrava che il virus preso
nelle canalette di scolo, dalle carogne abbandonate, il fermento con cui
aveva avvelenato un intero popolo, le fosse risalito sul viso e l’avesse
fatto marcire. ...
– A Berlino! a Berlino! a Berlino!
Emile Zola
.............
Invita la ‘signora forestiera’
E già l’ama, già spera.
E più tardi, stringendosela al petto,
Le ha rubato un bacietto,
E poi tutta la notte l’ha sognato
Quell’istante beato.
Detlev von Liliencron
Die alte Hure im Heimatdorf [La vecchia prostituta al villaggio natale]
ATHANAËL
... la ville est livrée au péché! ... une femme, Thaı̈s, la remplit de
scandale! Et par elle l’enfer y gouverne les hommes! ... Un jour, je
l’avoue à ma honte, devant son seuil maudit, je me suis arrêté ... mais
Dieu m’a préservé de cette courtisane; et j’ai trouvé la calme en ce
désert, maudissant le péché que j’aurais pu commettre! ... Ah! mon
âme est troublée ... La honte de Thaı̈s et le mal qu’elle fait me causent
une peine amère; et je voudrais gagner cette âme à Dieu! ... Dieu
défend que Thaı̈s s’enfonce davantage dans le gouffre du mal! et c’est
moi qu’il choisit pour la lui ramener! ... l’air brillant où j’ai respiré
l’affreux perfum de la luxure! Voilà la mer voluptueuse où j’écoutais
chanter la sirène aux yeux d’or. ... Nicias, tu connais cette comédienne,
Thaı̈s, la courtisane?
282
NICIAS, (riant)
Certes, je la connais! pour mieux dire, elle est mienne, encore pour
un jour! J’ai vendu pour elle mes vignes et ma dernière terre et mon
dernièr moulin, et composé trois livres d’elégies; et cela ne compte pour
rien! Je voudrais la fixer que je perdrais ma peine: son amour est léger
et fuyant comme un rêve! ...
ATHANAËL
Je veux la ramener à Dieu! Va, Nicias. J’arracherai Thaı̈s à ces
amours immondes et je la donnerai pour épouse à Jésus. Pour entrer
dans un monastère, Thaı̈s va me suivre aujourd’hui!
..............
CROBYLE et MYRTALE
Il est beau comme un jeune dieu! Si Phoebé le rencontrait, sa divinité
farouche s’humaniserait!
[Atanaele – La città è dedita al peccato! ... una donna, Thaı̈s, la
riempie di scandalo! E per colpa sua l’inferno vi governa gli uomini!
... Un giorno, confesso la mia vergogna, mi sono fermato davanti alla
sua soglia maledetta ... Ma Dio mi ha protetto da questa cortigiana
ed ho trovato la pace in questo deserto, maledicendo il peccato che
avrei potuto commettere! Ah! la mia anima viene travagliata. ... La
vergogna di Thaı̈s ed il male che commette mi procurano un amaro
dolore; ed io vorrei conquistare questa anima a Dio! ... Dio proibisce
che Thaı̈s si sprofondi ancor più nell’abisso del male! son io che ha
scelto per ricondurla a Lui. ... l’aria brillante dove ho respirato l’orrido
profumo della lussuria! Ecco il mare voluttuoso dove ho sentito cantare
la sirena dagli occhi dorati! ... Nicias, tu conosci questa attrice, Thaı̈s,
la cortigiana?
Nicias – Certo che la conosco! Per meglio dire, lei è mia ancora per
un giorno! Ho venduto per [comperare] lei le mie vigne, la mia ultima
terra, il mio ultimo mulino; per lei, ho composto tre libri di poesie, ma
non serve a niente! Vorrei bloccarla, ma sarebbe fatica sprecata: il suo
amore è leggero e sfuggente come un sogno! ...
Atanaele – Voglio ricondurla a Dio! Va, Nicias, sradicherò Thaı̈s
dai suoi amori immondi e la darò in sposa a Gesù. Per entrare in un
283
monastero, Thaı̈s sta per seguirmi oggi! ...
Crobile e Mirtale – È bello come un giovin dio! Se Dafne lo incontrasse, la sua divinità selvaggia si umanizzerebbe.]
............
THAÏS
C’est Thaı̈s, l’idole fragile, qui vient pour la dernière fois s’assoir à
ta table fleurie ... Demain, je ne serai pour toi plus rien qu’un nom! ...
Pour ce soir, sois joyeux. Laissons s’épanouir les heures bienheureuses,
et ne demandons rien plus à cette nuit qu’un peu de folle ivresse et de
divin oubli. ... Qu’apporte-t-il? L’amour?
NICIAS
Nulle faiblesse humaine ne saurait amollir son coeur. Il veut te
convertir à sa sainte doctrine.
THAÏS
Qu’enseigne-t-il?
ATHANAËL
Le mépris de la chair, l’amour de la doleur, l’austère pénitence!
THAÏS
Va; passe ton chemin! je ne crois qu’à l’amour et nulle autre puissance ne pourrait rien sur moi!
ATHANAËL
Ah! ne blasphème pas!
THAÏS
Qui te fait si sévère et pourquoi démens-tu la flamme de tes yeux?
Quelle triste folie te fait manquer à ton destin? Homme fait pour
amer, quelle erreur est la tienne! Homme fait pour savoir, qui t’aveugle
à ce point! Tu n’as pas effleuré la coupe de la vie! Tu n’as pas épelé
l’amoureuse sagesse! Assieds-toi près de nous, couronne-toi de roses,
rien n’est vrai que d’aimer, tends les bras à l’amour!
..........
ATHANAËL
Non! Je hais vos fausses ivresses! Non! ici, je me tais, mais j’irai,
pécheresse, j’irai dans ton palais te porter le salut et je vaincrai l’Enfer
en triomphant de toi!
284
..........
THAÏS
Ose venir, toi qui braves Vénus!! (Des esclaves s’apprêtent à détacher
les vêtements de Thaı̈s. Atanaël a fui avec un geste d’horreur.)
..........
Ah! je suis fatiguée à mourir! Tous ces hommes ne sont qu’indifference et que brutalité. Les femmes sont méchantes et les heures pesantes!
J’ai l’âme vide ... Où trouver le repos? Et comment fixer le bonheur!
... Ah! Tais-toi, voix impitoyable, voix que me dis: Thaı̈s, tu vieilliras!
Un jour, ainsi, Thaı̈s ne serait plus, Thaı̈s! ... Vénus, réponds-moi de
son éternité! Vénus, enchantement de l’hombre! réponds-moi! Dis-moi
que je suis belle et que je serai belle éternellement!
[Thaı̈s – È Thaı̈s, fragile idolo, che per l’ultima volta viene a sedersi
alla tua tavola fiorita ... Domani, per te non sarò più niente che un
nome. ... Per stasera, stai allegro. Lasciamo passare le ore deliziose e
non pretendiamo niente, più niente da questa notte, eccetto un poco di
folle ebrezza e di oblio divino. ... Cosa ci porta costui? L’amore?
Nicias – Nessuna debolezza umana saprà addolcire il suo cuore. Vuole
convertirti alla sua dottrina santa.
Thaı̈s – Cosa ci insegna?
Atanaele – Il disprezzo della carne, l’amore del dolore, la penitenza
austera!
Thaı̈s – Va per la tua strada! Io non credo che all’amore e nessun
altra potenza nulla potrà su di me!
Atanaele – Ah! Non essere blasfema!
Thaı̈s – Chi ti rende tanto severo e perché smentisci la fiamma dei
tuoi occhi? Quale triste follia ti fa perdere il tuo destino? Uomo creato
per amare, quale errore è il tuo! Uomo fatto per conoscere, chi ti acceca
fino a tal punto? Tu non hai ancora sfiorato la coppa della vita! Tu non
hai letto bene la saggezza dell’amore! Siediti qui vicino a noi, incoronati
di rose; niente è vero eccetto amare; tendi le braccia all’amore!
...........
Atanaele – No! Odio le vostre ebrezze false! No! qui taccio, ma
verrò, peccatrice, andrò nel tuo palazzo a portarti la salvezza e vincerò
285
l’inferno trionfando su di te!
..........
Thaı̈s – Osa venire, tu che sfidi Venere!! (Schiave si preparano a
togliere i vestiti a Thaı̈s. Atanaele è fuggito via con un gesto d’orrore.)
...............
Ah! sono morta di fatica! ... Tutti questi uomini non sono che
indifferenza e brutalità. Le donne sono cattive e le ore opprimenti! Ho
vuota l’anima ... Dove trovar riposo? ... E come conservare la felicità!
... Ah! Taci, voce impietosa!, voce che mi dici: Thaı̈s, tu invecchierai!
Allora, un giorno, Thaı̈s non esisterà più, Thaı̈s! ... che Venere mi
risponda dalla sua eternità! Venere invisibile e presente! ... Venere
incantamento dell’ombra! rispondimi! Dimmi che sono bella e che sarò
bella per l’eternità!]
...........
THAÏS
Tes hommages sont hauts; ton orgueil les dépasse. Présomptueux,
prend garde de m’aimer!
ATHANAËL
Ah! je t’aime, Thaı̈s, et j’aime à te le dire, mais je t’aime, non
comme tu l’entends! moi, je t’aime en esprit, je t’aime en verité, je
te promets mieux qu’ivresse fleurie et songes d’une brève nuit; cette
félicité qu’aujourd’hui je t’apporte ne finira jamais!
THAÏS
Montre moi donc ce merveilleux amour! Un amour vrai n’a qu’un
langage: les baisers.
................
ATHANAËL
L’amour que tu connais n’enfante que la honte. Celui que je t’apporte
est le seul glorieux!
THAÏS
Je te trouve hardi d’offenser ton hôtesse!
286
ATHANAËL
T’offenser! Je ne songe qu’à te conquérir à la vérité! Ah! qui m’inspirera des discours embrasés pour qu’à mon souffle, ô courtisane, ton
coeur fonde comme une cire! Qui pourra te livrer à moi.
..........
THAÏS
Eh! bien, fais moi connaı̂tre tout cet amour mystérieux, je t’obéis
... Je suis à toi! ... Vénus, descends et règne! Vénus, éclat du ciel et
blancheur de la neige! Splendeur! Volupté! Douceur!
ATHANAËL
... Je viens du saint désert et je maudis la chair et je maudis la
mort que te possède! et me voici devant toi, femme comme devant un
tombeau; ...
THAÏS
... je n’ai pas plus choisi mon sort que ma nature; et ce n’est pas ma
faute enfin si je suis belle! ... Ne me fais pas mourir! Ah! je crains tant
la mort!
ATHANAËL
... Non, tu vivras de la vie éternelle; sois à jamais la bien aimée et
l’épouse du Christ dont tu fu l’ennemie.
THAÏS
Je sens une fraı̂cheur en mon âme ravie! Je frisonne et demeure
charmée! ... Quel pouvoir est le sien?
..............
Non! ... Je reste Thaı̈s, Thaı̈s la courtisane. Je ne crois plus à rien
et je ne veux plus rien. Ni lui, ni toi, ni ton Dieu!
[Thaı̈s – I tuoi omaggi sono grandi; il tuo orgoglio li supera. Presuntuoso, fai attenzione a non amarmi!
Atanaele – Ah! Io t’amo, Thaı̈s, e amo dirtelo, ma io t’amo non come
tu credi! io ti amo in spirito, ti amo nella verità, ti prometto meglio di
un’ebrezza fiorita, dei sogni d’una breve notte; quella felicità che oggi
ti procuro non finirà mai! ...
Thaı̈s – Mostrami dunque questo amore meraviglioso! Un amore vero
non ha che un linguaggio: gli amplessi carnali.
287
............
Atanaele – L’amore che tu conosci non partorisce che la vergogna.
Quello che ti procuro io è l’unico glorioso.
Thaı̈s – Ti considero audace ad offendere chi ti ospita!
Atanaele – Offenderti! Non aspiro che a conquistarti verso la verità!
Ah! chi m’ispirerà parole infuocate, perché al mio alito, o cortigiana, il
tuo cuore fonda come cera! Chi potrà consegnarti a me!
...........
Thaı̈s – Ebbene! fammi conoscere tutto questo amore misterioso,
obbedisco ... sono tua! ... Venere discende e regna! Venere, bagliore
del cielo e bianchezza della neve! Splendore! Voluttà! Dolcezza! ...
Atanaele – ... Vengo dal deserto santo e maledico la carne; io maledico la morte che ti possiede! Ed eccomi qui davanti a te, donna, come
davanti ad una tomba; ...
Thaı̈s – ... non ho scelto il mio destino più della mia natura; ed alla
fine non è colpa mia se sono bella! ... Non mi fare morire! Ah! Quanto
temo la morte!
Atanaele – No, tu vivrai della vita eterna, sii per sempre la benamata
e la sposa di Cristo, del quale tu fosti la nemica.
Thaı̈s – Sento una freschezza nella mia anima rapita! Rabbrividisco
e ne resto affascinata! ... Quale potere è il suo?
..............
Thaı̈s – No! ... Io resto Thaı̈s, Thaı̈s la cortigiana. Non credo più a
nulla e niente più voglio. Né lui, né te, né il tuo Dio!]
................
THAÏS
Ta parole est restée en mon coeur comme un baume divin. J’ai prié,
j’ai pleuré ... il s’est fait en mon âme une grande lumière. Ayant vu le
néant de toute volupté.
..........
ATHANAËL
Non loin d’ici, vers l’occident, il est un monastère où des femmes
élues vivent pareilles à des anges, ..., pauvres, pour que Jesus les aime,
modestes, pour qu’il les regarde, et chastes pour qu’il les épouse! ...
288
.............
THAÏS
Cette image d’ivoire, cet enfant, d’un travail antique et merveilleux,
c’est Eros! C’est l’amour! Considère, ô mon père, que nous ne le
pouvons traiter cruellement. L’amour est une vertu rare, j’ai péché,
non par lui, mais plutôt contre lui.
............
NICIAS et LE CHOEUR
Appelez les danseuses d’Asie, les psylles et les baladins! Faisons durer
jusqu’à l’aurore les danses, les jeux et les cris. ... Voilà l’Incomparable!
Prends la lyre, Crobyle, et toi, prends la cithare, Myrtale! Et toutes
deux chantez le cantique de la Beauté! ...
..............
Ses regards jettent des chaı̂nes,
Qui font les hommes captifs,
Ses beaux regards alanguis!
Elle entraı̂ne, elle caresse,
Elle a le charme mortel,
A qui nul n’a résisté!
Comme une idole impassible
Elle va sans rien savoir
De son effrayant pouvoir!
...............
ATHANAËL
Ah! taisez-vous! Thaı̈s est l’épouse de Dieu, elle n’est plus à vous!
La Thaı̈s infernale est mort à tout jamais ... et la Thaı̈s nouvelle, la
voici!
..........
ATHANAËL
O sainte Thaı̈s! O ma seur! ... J’ai trop prolongé cette dure éprouve.
Pardonne-moi! O sainte, très sainte Thaı̈s! ... O parole touchante! O
larmes adorable! Bienheureuse la pécheresse, gagnée à l’éternel amour!
Que son visage est beau! Quel rayon d’allégresse émane de ses yeux!
... Et les jours, les ans passeront sans qu’elle m’apparaisse encore!
289
(D’abord lentement, puis dans un cri d’angoisse) Je ne la verrai plus!
Je ne la verrai plus!
.............
Eh bien, en moi la paix est morte! ... En vain j’ai flagellé ma chair;
en vain je l’ai meurtrié! Un démon me possède! La beauté de la femme
hante mes visions! Je ne vois que Thaı̈s, ou mieux, ce n’est pas elle,
c’est Hélène et Phryné, c’est Vénus Astarté, toutes les splendeurs et
toutes les voluptés en une seule créature!
............
THAÏS
Quelle triste folie te fait manquer à ton destin? Homme fait pour
aimer, quelle erreur est la tienne!
ATHANAËL
Ah! Satan! arrière! ... ma chair brûle!
THAÏS
Ose venir, toi qui braves Vénus!
ATHANAËL
Je meurs! Thaı̈s! ... viens. .... Thaı̈s va mourir! Thaı̈s va mourir!
... Alors, pourquoi le ciel, les êtres, la lumière? A quoi bon l’univers?
Thaı̈s va mourir! Ah! la voir encore! la revoir, la saisir, la garder!
... Je la veux! Oui, fou, fou que je suis de n’avoir pas compris qu’elle
seule était tout! ... qu’une des ses caresses valait plus que le ciel! Oh!
je voudrais tuer tous ceux qui l’ont aimée! Non, Thaı̈s, ne meurs pas!
Non! je vais te reprendre! Sois à moi! sois à moi!
..............
J’ai le seul souvenir de ta beauté mortelle!
THAÏS
Te souviens-il de ces heures de calme dans la fraı̂cheur de l’oasis!
ATHANAËL
Ah! Je me souviens seulement de cette soif inapaisée dont tu seras
l’apaisement ...
THAÏS
Surtout te souvient-il des tes saintes paroles, en ce jour où par toi
j’ai connu le seul amour!
290
ATHANAËL
Quand j’ai parlé, je t’ai menti ...
THAÏS
Et la voilà l’aurore! et les voilà les roses de l’éternel matin!
ATHANAËL
Non! le ciel ... rien n’existe ... rien n’est vrai que la vie et l’amour
des êtres; je t’aime! ...
THAÏS
Le ciel s’ouvre! Voici les anges, les prophètes ... et les saints! ... ils
viennent avec un sourire, les mains toutes pleines des fleurs!
ATHANAËL
Entends-moi donc, ma toute aimée! ... Viens! Dis-moi: je vivrai! je
vivrai!
(Elle meurt. Athanaël, avec un cri terrible, se jette à genoux devant
elle.)
[Thaı̈s – La tua parola è rimasta nel mio cuore come un balsamo
divino. Ho pregato, ho pianto ... nella mia anima si è fatta una grande
luce. Avendo visto l’inutilità di ogni voluttà, ...
Atanaele – Non lontano da qui, verso occidente, sta un monastero
dove donne elette vivono simili ad angeli, ..., povere perché Gesù le
ama, modeste perché Lui le bada e caste perché Lui le sposa!
........
Thaı̈s – Questa immagine d’avorio, questo fanciullo, opera antica e
meravigliosa, è Eros! È l’amore! Considera, o padre mio, che noi non lo
possiamo trattare con crudeltà. L’amore è virtù rara; ho peccato non
per causa sua, ma piuttosto contro di lui. ...
.............
Nicias ed il coro – Chiamate le danzatrici asiatiche, gli incantatori
di serpenti, i saltimbanchi! Facciamo durare fino all’alba le danze, i
giochi e le grida! ... Ecco l’Incomparabile! Prendi la lira, Crobile e tu,
Mirtale, prendi la cetra! Cantate tutte e due la canzone della bellezza!
...
...............
I suoi sguardi gettano catene
291
Che rendono schiavi gli uomini.
I suoi bei sguardi languidi!
Lei alletta, lei accarezza,
Lei ha il fascino mortale,
Al quale nessuno ha resistito!
Come idolo impassibile,
Lei procede senza niente sapere
Del suo potere spaventoso!
...........
Atanaele – Tacete! Thaı̈s è la sposa di Dio, lei non vi appartiene più!
La Thaı̈s infernale è morta per sempre ... e la nuova Thaı̈s eccola!
..........
Atanaele – Oh Thaı̈s santa! Oh sorella mia! ... Ho prolungato troppo
questa dura prova. Perdonami! Oh santa, santissima Thaı̈s! ........ Oh
parola toccante! Oh adorabili lacrime! Beata la peccatrice guadagnata
all’eterno amore! Quanto è bello il suo viso! Quale raggio di allegrezza
emanano i suoi occhi! ... I giorni, gli anni passeranno senza che lei
ancora si mostri! (All’inizio lentamente, poi con un grido angoscioso)
Non la vedrò più! Non la vedrò più!
..................
Ebbene, in me la pace è morta! ... Invano mi sono flagellato la carne,
inutilmente l’ho martirizzata! Un demonio mi possiede! La bellezza
della femmina frequenta le mie visioni! Non vedo che Thaı̈s, o meglio,
non è lei, sono Elena, Frine, è Venere Astarte: tutti gli splendori e tutte
le voluttà in una sola creatura!
..................
Thaı̈s – Quale triste follia ti fa perdere il tuo destino? Uomo creato
per amare, che errore è il tuo!
Atanaele – Ah! Satana! vade retro! ... la mia carne brucia!
Thaı̈s – Osi venire, tu che sfidi Venere!
Atanaele – Io ne muoio! Oh Thaı̈s! ... vieni! ... Thaı̈s sta per morire!
Thaı̈s sta per morire! Allora, a che scopo il cielo, gli esseri, la luce? A
cosa serve l’universo? Thaı̈s sta per morire! Ah! poterla vedere ancora!
rivederla, prenderla, guardarla! Io la voglio! Sı̀, folle, folle che sono a
292
non aver capito che soltanto lei era tutto! ... che una sua carezza valeva
più di tutto intero il cielo! Oh! vorrei uccidere tutti coloro che l’hanno
amata! No, Thaı̈s, non morirmi! No! sto per riprenderti! Sii mia! Sii
mia!
............
Ho l’unico ricordo della tua bellezza mortale!
Thaı̈s – Non ti ricordi quelle ore di pace nella freschezza dell’oasi?
Atanaele – Ah! Soltanto mi ricordo di questa sete implacabile che
solo tu saprai estinguere.
Thaı̈s – Soprattutto ricordati di quelle tue parole sante in quel giorno
quando attraverso di te ho conosciuto l’unico amore! ...
Atanaele – Quando ho parlato, io ti ho mentito ...
Thaı̈s – Ecco l’aurora! ecco le rose dell’eterno mattino!
Atanaele – No! il cielo ... non esiste nulla ... niente è vero eccetto la
vita, eccetto l’amore degli esseri: io ti amo!
Thaı̈s – S’apre il cielo! Ecco qui gli angeli, i profeti ... ed i santi! ...
vengono con un sorriso, le mani piene di fiori!
Atanaele – Ascoltami allora, mia adorata! ... Vieni! Dimmi: vivrò!
vivrò!
(Lei muore. Atanaele, con un grido terribile si inginocchia davanti a
lei.)]
Jules Massenet - Louis Gallet - Anatole France
Chi ragiona per schemi fissi non riuscirà mai a capire che uno possa battersi a favore della legge Heinze [contro lo sfruttamento della
prostituzione] e mettere in guardia da ogni intervento legislativo nella
più scostumata delle esistenze private; che si aizzi il pubblico ministero contro le inserzioni ruffianesche e che si auspichi l’impunità per chi
favorisce l’incontro di due persone maggiorenni e responsabili; che ci si
auguri un più severo controllo delle sconcezze ostentate in pubblico, che
disturbano chi non vuole e lusingano chi non deve, e al tempo stesso si
desideri che in privato ciascuno sia contento alla sua maniera. ...
... La vergogna della tratta delle bianche, deprecata con accenti
patetici, sarebbe stata risparmiata alle nazioni civili se i loro legisla293
tori fossero più capaci di adirarsi che di arrossire, se al dibattito sulla
prostituzione non avessero mai partecipato i portavoce della pudicizia.
L’usura e lo sfruttamento prospereranno finché ai mercanti dell’amore
dovrà essere pagato anche il rischio dell’infrazione al codice penale; e
anche il divieto di quella forma più innocua di mediazione, che non
usa violenza ma si limita a creare occasioni di incontro, non fa che
migliorare le prospettive di guadagno degli intermediari: la proibizione
grava sul compenso che viene ricevuto e fa salire il prezzo che si paga. È di un umorismo atroce l’insegnamento scaturito da un eccesso di
moralismo del vecchio diritto prussiano. Per colpire la prostituzione si
privavano del diritto agli alimenti le mogli imputabili d’aver ricevuto
denaro in cambio di prestazioni sessuali. Cosa facevano i signori del
creato? Mostrando in anticipo la loro nobiltà, prostituivano le mogli e
si risparmiavano gli alimenti. ...
Un costume che concede ipocritamente alla donna, considerata una
via di mezzo tra un animale da fatica e un oggetto di piacere, la precedenza nel saluto, che considera il matrimonio per denaro auspicabile e
l’accoppiamento per denaro spregevole, che fa della donna una prostituta e della prostituta un oggetto del proprio disprezzo, che riconosce
minor valore alla donna amata da qualcuno che alla donna senza amore,
non deve proprio vergognarsi di una legge penale che chiama “relazioni
illecite” i rapporti tra i sessi. Il buon costume è salvo. E la moralità potrebbe guadagnar terreno in modo allarmante se non esistessero
divieti contro l’immoralità. ...
Quanto la ragazza facile è moralmente superiore all’articolista della
rubrica economica, altrettanto lo è la mezzana al direttore del giornale.
Lei non ha mai dato ad intendere come costui di tenere alti gli ideali,
ma l’intermediario d’opinioni - che vive della prostituzione spirituale
dei suoi dipendenti - spesso guasta il mestiere alla mezzana sul terreno
che più le compete. Se io, di tanto in tanto, ho richiamato l’attenzione
sulle inserzioni erotiche della stampa quotidiana di Vienna, non l’ho
fatto per sdegno puritano. Queste sono immorali solo in rapporto alla
sedicente missione etica della stampa, ...
Al commissariato di polizia di Mariahilf è sta inoltrata contro una
294
giovane e bella attrice, al momento priva di scritture, una denuncia
anonima secondo cui essa esercitava di nascosto la prostituzione. ... La
profonda immoralità di una polizia del buon costume che rilascia licenze per l’esercizio della prostituzione, che non tollera l’oltraggio abituale
al pudore da parte di chi non vi è autorizzato, che forse tra poco introdurrà anche in questo campo una patente e che in ogni situazione si
rende colpevole delle più gravi ingerenze nella vita privata delle donne
e nel loro diritto di disporre di sé, accampa invano la scusa delle necessità igieniche. ... La più incallita sgualdrina, specializzata in pubblica
opinione [Die neue Freie Presse, giornale di Vienna], ha forse il diritto
di esaltare il valore delle verginità?
Prendono partito per le madri contro le etère, che non producono
nulla, o al massimo dei geni.
L’uomo ha incanalato la corrente selvaggia della sensualità femminile.
Ora essa non inonda più le campagne. Ma non le feconda neppure più.
Che una cocotte aspiri agli onori sociali è una triste degradazione; ma
per lo meno risarcita da piaceri segreti. Ben più riprovevole è la pratica
di quelle donne che riescono a trarre in inganno sulla loro segreta onorabilità mostrando l’apparenza di una vita di piacere. Sono le parassite
di un disprezzo sociale che non meritano: e questa e la peggior specie
di arrivismo.
L’astinenza si vendica sempre. Nell’uno produce pustole, nell’altro
leggi sul sesso.
L’indecenza della maitresse consiste nella fedeltà al proprietario.
Che la società borghese guardi con disprezzo al protettore è comprensibile: perché egli è l’eroico contrappeso dei suoi divertimenti. Loro
sono solo dei poveri cristiani, lui invece è il buon diavolo. È l’antipoliziotto, che protegge la prostituta dallo Stato con ben maggior sicurezza
di quella che lo Stato dà alla società di fronte a lei. È l’ultimo appoggio
morale di una donna rovinata dalla buona società. Grazie a questa lei
può solo diventare ricca, grazie a lui diventa bella. Quando lui la rapina, lei ci guadagna ben più di quando gli altri le fanno i regali. Poiché
lui a lei ‘ci tiene’, viene disprezzato più di lei; ma questo disprezzo è solo
il mantello dell’invidia: la società deve pagare il piacere, riceve merce
295
in cambio di denaro; ma la donna riceve il denaro e trattiene il piacere,
per farne doppio dono a un solo uomo. Nel primo caso l’amore è una
faccenda economica; nell’altro a fare i conti è una forza della natura.
Un atroce materialismo ci predica che l’amore non avrebbe niente a
che fare col denaro, né il denaro con l’amore. La concezione idealistica,
per lo meno, ammette che c’è una soglia del prezzo e che là comincia
il vero amore. È la stessa soglia dove si ferma la gelosia di chi vuole
essere amato per se stesso. Si ferma, mentre proprio allora potrebbe
cominciare. La zona di concorrenza si sposta.
I pensatori greci si accontentavano delle puttane. I commessi germanici non possono vivere senza le signore.
Il cristianesimo ha arricchito il pasto erotico con lo hors-d’oeuvre
della curiosità e lo ha rovinato con il dessert del rimorso.
Che cosa fanno i membri femminili delle associazioni per la moralità
pubblica? Si prodigano perché sia abolita la prostituzione. Dunque si
tratta sempre di incendi, anche se le donne non bruciano più e vogliono
estinguere le fiamme. Si tratta di incendi!
Se la prostituzione della donna è una macchia, allora bisogna dire che
viene cancellata grazie ai protettori. Si dovrebbe riflettere sul fatto che
varie donne possono essere risarcite con ricche perdite per i guadagni
che subiscono.
Il sesso può collegarsi con tutto ciò che sta in cielo ed anche in terra.
E perciò con l’incenso e col sudore di ascelle, con la musica delle sfere
e con l’organetto, con una proibizione e con un capezzolo, con l’anima
e con un corsetto. Questi collegamenti vengono chiamati perversioni.
Essi offrono il vantaggio che ci si può servire anche solo della parte per
giungere al tutto.
Evoluzione dell’umanità: che penserai attraverso di me? – Che
penserai di me? (Ci sono ancora etère e filosofi).
L’etica cristiana è riuscita a trasformare le etère in suore. Disgraziatamente è riuscita anche a trasformare i filosofi in libertini. E grazie a
Dio la prima metamorfosi non è poi tanto sicura.
Ormai non si può più separare l’erotismo dalla sociologia, e cosı̀ anche
dall’economia. L’amore sta sempre in qualche rapporto col denaro.
296
Quest’ultimo deve esserci, ed è indifferente se lo si prende o lo si dà.
Napoli è una città estremamente morale, dove si possono cercare
mille ruffiani prima di trovare una puttana.
Quando gli inquilini vennero a sapere che la padrona di casa era una
ruffiana, vollero tutti disdire l’affitto. Poi invece restarono nella casa,
dopo che quella li assicurò che aveva cambiato mestiere e ora si dedicava
soltanto all’usura.
La morale è la tendenza a buttare via la vasca col bambino dentro.
Una volta doveva esserci stata al mondo una immacolata concezione
della voluttà!
Il matrimonio è una mésalliance. La camera matrimoniale è la
convivenza di brutalità e martirio.
Le puttane per la strada si comportano cosı̀ male che se ne può
dedurre il comportamento dei borghesi a casa loro.
Con le calcolatrici dell’amore è difficile arrivare a un risultato. O
temono che uno più uno faccia zero o sperano che uno più uno faccia
tre.
Karl Kraus
Già se ne trovano di queste belle donne, di queste graziose donnine,
tutte in nero, ma con molto bianco, tutte in nero, ma con molta della
loro persona esposta agli occhi non indiscreti del pubblico, tutte in nero,
ma molto succinte, molto disinvolte, sotto dei cappellini fantastici di
vedova, non solo allegra, ma allegrissima!
Matilde Serao
PRUNIER
Una cosa assai grave:
A Parigi si ama!
Imperversa una moda
Nel gran mondo elegante:
L’amore sentimentale!
.................
Che la moda è romantica:
297
sguardi amorosi
strette furtive,
baci, sospiri
ma niente più! ...
................
BIANCA
Svengo! ... Illanguidisco tutta! ...
Dammi un chiaro di luna! ...
MAGDA
Non scherzate! ...
.............
PRUNIER
Chi il bel sogno di Doretta
poté indovinar?
Il suo mistero nessuno mai scoprı̀!
Un bel giorno il re la bimba
volle avvicinar:
- Se tu a me credi
se tu a me cedi,
ti farò ricca!
Ah! creatura!
Dolce incanto!
La vana tua paura,
il trepido tuo pianto
ora sparirà!
- No! Mio sire!
No, non piango!
Ma come son, rimango,
che l’oro non può dare
la felicità!
...........
MAGDA
La conquista mi tenta,
e la semplice istoria! ...
298
Chi il bel sogno di Doretta
poté indovinar?
Il suo mistero come mai finı̀?
Ahimè! Un giorno uno studente
in bocca la baciò
e fu quel bacio
rivelazione:
fu la passione! ...
Folle amore!
Folle ebrezza!
Chi la sottile carezza
d’un bacio cosı̀ ardente
mai ridir potrà?
......
Che importa la ricchezza
se alfine è rifiorita
la felicità!
O sogno d’or
poter amar cosı̀!
...........
PRUNIER
Non sono io! Nel fondo
d’ogni anima c’è
un diavolo romantico
che è più forte di me,
di voi, di tutti! ...
RAMBALDO
No!
Il mio diavolo dorme!
YVETTE
Che peccato! Perché? ...
RAMBALDO
Mi armo d’acqua santa e lo sconfiggo.
Lo volete vedere?
299
(Leva dal taschino un astuccio contenente una collana di perle e lo
offre a Magda)
Ecco!
MAGDA
A me?
RAMBALDO
Certo! ... a mia intenzione
era di offrirvelo prima di pranzo ...
me ne dimenticai ... ma l’occasione
sembra inventata apposta!
...............
MAGDA
Denaro ... Denaro ...
nient’altro che denaro! ...
Ma via! Siate sincere!
Son persuasa che voi m’assomigliate
e spesso rimpiangete
la piccola grisette
felice del suo innamorato!
.............
RAMBALDO
Poeta raffinato, dite un po’:
dove si può mandare un giovanotto
che vuol passare la sera allegramente?
PRUNIER
A letto!
................
DUE MONDANE
Scegli!
Su, coraggio!
Io son grassa!
Sono magra!
Sono oca!
Sono scaltra!
300
..................
ALCUNE DONNINE
In giardino già si balla!
Voi restate?
ALTRE DONNINE
Già la danza ferve e snoda
il suo ritmo e la sua grazia.
.............
QUATTRO STUDENTI
Senza te la vita era troppo amara.
Ma con te la vita costa troppo cara.
..........
A chi tocca, tocca!
Bocca! dammi la tua bocca!
..............
MAGDA e RUGGERO
Nella dolce carezza della danza
chiudo gli occhi per sognar.
Tutto è oramai lontano,
niente mi può turbar ...
e il passato
sembra dileguar! ...
...........
Dolcezza! ... Ebbrezza!
Incanto! ... Sogno!
Ah! per sempre! ... per sempre!
Ah! eternamente!
GEORGETTE, GABRIELLA, LOLETTE, LE MONDANE e GLI
STUDENTI
Sboccian fiori ed amor
di primavera al tepor! ...
MAGDA e RUGGERO
Come batte il tuo cuor!
primavera d’amor! ...
301
....................
MAGDA
Perché mai cercate di saper
ch’io sia e quale il mio mister?
Non vi struggete e m’accogliete
come il destino mi portò!
RUGGERO
Io non so chi siate voi,
e per qual via giungeste fino a me, perché?
Ma pure sento
strano un tormento
dolce, infinito, né so dir qual’è! ...
Sento che tu non sei un’ignota,
ma sei la creatura
attesa dal mio cuor!
..............
T’ho donato il mio cuore,
o mio tenero, dolce mio amore!
Custodisci gelosa il mio dono
perché viva sempre in te!
MAGDA
È il mio sogno che si avvera! ...
Ah! se potessi sperare! ...
che questo istante non muore,
che il mio rifugio saran le tue braccia,
il tuo amor, sarei troppo felice
né più altro vorrei dalla vita,
che godere l’ebbrezza infinita
che il tuo bacio mi può donar! ...
Ah! Potessi, potessi sperare
che questo istante non muore
sarei troppo felice ... è il mio sogno!
Ah! è il mio sogno che s’avvera! ...
Fa che quest’ora si eterni!
302
Vedi, son tua, son tua per sempre!
Io son tua! sempre con te!
Ah! per sempre con te!
RUGGERO
Piccola ignota t’arresta!
No, questo istante non muore,
a me ti porta il clamor d’una festa
che è una festa d’amore e di baci!
Né più altro vorrei dalla vita
che godere la gioia infinita
che il tuo bacio mi può donar!
Questo istante non muor,
a me ti porta il clamor d’una festa
che è una festa d’amore
che è festa di baci!
Deve quest’ora segnar,
segnar l’avvenire d’amore
e per sempre, sempre con te!
per sempre con te!
Ah! per sempre con te!
..............
MAGDA
Non ho niente da aggiungere
a ciò che avete visto.
RAMBALDO
Dunque niente di grave ...
Una scappata ... Andiamo! ...
..........
MAGDA
Inutile! Rimango!
RAMBALDO
Restate?
MAGDA
L’amo! ... L’amo!
303
RAMBALDO
Che follia vi travolge?
MAGDA
Ma voi non lo sapete cosa sia
aver sete d’amore
e trovar l’amore,
aver voglia di viver
e trovare la vita?
Ah! lasciatemi seguire il mio destino!
Lasciatemi! ... lasciatemi,
è finita! ...
.............
Perdonate Rambaldo,
se vi reco un dolore ...
ma non posso ... non posso ...
è più forte il mio amor!
RAMBALDO
Possiate non pentirvene! ...
............
RUGGERO
Che hai?
MAGDA
Niente .... niente ... Ti amo!
Ma tu non sai ... Tu non sai! ...
Vedi, ho tanta paura! ...
Sono troppo felice!
È il mio sogno, capisci?
Tremo, tremo e piango ...
mia vita ... mio amore! ...
...........
MAGDA e RUGGERO
Benedetto l’amor
e benedetta la vita!
Primavera è fiorita!
304
Tutto è profumo e languor!
Il mio profumo sei tu!
La tua primavera ho nel cuor!
Mio amor! Mio amor!
Nessun mai ti potrà strappar da me!
..............
RUGGERO
Mandale via!
Sai bene che non abbiamo denari!
MAGDA
Grazie! Grazie, non ora
compreremo domani ...
..............
RUGGERO
Oh mia povera cara ...
Il sacrifizio, vedrai sarà per poco,
ho scritto per avere il consenso
al nostro matrimonio!
MAGDA
Ruggero! Ruggero!
Hai fatto questo?
..............
Che più dirgli? ... Che fare? ...
Continuare a tacere ... o confessare?
Ma come lo potrei? con un solo mio gesto
far crollare sogni, felicità, passione, amore! ...
No! No! non devo parlare!
Né tacere io posso.
Continuare l’inganno per conservarmi a lui? ...
Oh mio povero cuore! ... quant’angoscia! che pena!
.............
PRUNIER
Perché la vostra vita non è questa,
fra piccole rinunce e nostalgie,
305
con la visione d’una casa onesta
che chiuda l’amor vostro in una tomba!
.............
RAMBALDO
Ed ho aspettato che il vostro sogno
fosse tramontato!!!
E a chi mi domandava: che sarà?
Che sarà d’una piccola rondine
migrata lontana dal suo nido?
Rispondevo: la rondine al suo nido tornerà!
Tornerà!
MAGDA
V’ingannate, Rambaldo! ...
RAMBALDO
Chi lo sa? Tutto principia e, ahimè, tutto finisce ...
il vostro cuore non capisce,
ma io so ... ma io so ...
Quante strettezze, o mia povera Magda! ...
..........
Son di moda a Parigi dei piccoli ornamenti.
Una rondine bianca in campo nero ...
Il mio primo pensiero
fu di portarvi un dono.
Forse racchiude un simbolo,
sarà forse un richiamo ...
del mio placido affetto ...
io ve l’offro ed aspetto!
Vi domando perdono! ...
.............
RUGGERO
No! Taci!
Sei tutta una menzogna!
MAGDA
Ruggero! Ruggero!
306
RUGGERO
Leggi! Leggi!
MAGDA
Ruggero!
RUGGERO
“La donna che tu credi degna della tua vita
è l’amante di Rambaldo ...”
MAGDA
Ruggero!
RUGGERO
Parla! Parla!
Ah! Chi sei? Che hai fatto?
Sei venuta a me contaminata!
MAGDA
Ah! No!
RUGGERO
Perché hai mentito?
MAGDA
Per amarti!
RUGGERO
No! per tradirmi! ...
MAGDA
No! No!
Credevo cancellata in te la mia vergogna!
RUGGERO
Menzogna! Menzogna!
Va!
MAGDA
Non parlai, non parlai
per paura di perdere il tuo amore
m’ero stretta al tuo cuore
come un rifugio santo!
Fui tu amante devota
la tua amante soltanto.
307
No! No! No!
RUGGERO
Ecco il tuo rifugio ...
MAGDA
Giuro, non sapevo.
RUGGERO
Il denaro!
È il denaro! È lui che l’ha portato!
(Buttandole in viso il denaro sgualcito)
Maledetto il tuo amore!
Maledetto il passato,
maledetto il tuo amore!
Va!
MAGDA
Non maledire, ascolta
se mi struggo in pianto, ...
se disperatamente io mi aggrappo a te!
Guarda il mio cuore infranto
o vita di mia vita
abbia pietà di me!
RUGGERO
Solo la mia vergogna è nel tuo pianto!
Tu che m’hai trascinato al disonore.
MAGDA
Guarda il mio cuore infranto,
abbi pietà di me.
RUGGERO
O mio risveglio atroce.
O disperato amore!
via, lontan da me!
MAGDA
No! Ruggero!
Ah no, non maledire!
308
RUGGERO
Addio! È finita!
...............
LISETTE
Il tempo passa ... Il tempo rasserena ...
MAGDA
Io riprendo il mio volo e la mia pena!
LISETTE
Coraggio!
MAGDA
Non dir niente ... che sia mio questo dolore!
Ah! ...
Giacomo Puccini – Giuseppe Adami
Mahagonnygesang Nr. 1.
Auf nach Mahagonny
Die Luft ist kühl und frisch
Dort gibt es Pferd- und Weiberfleisch
Whisky und Pokertisch.
Schöner grüner Mond von Mahagonny, leuchte uns!
Denn wir haben heute hier
Unterm Hemde Geldpapier
Für ein großes Lachen deines großen dummen Munds
.................
Auf nach Mahagonny
Das Schiff wird losgeseilt
Die Zi-zi-zi-zi-zivilis
Die wird uns dort geheilt.
Schöner grüner Mond von Mahagonny, leuchte uns!
Denn wir haben heute hier
Unterm Hemde Geldpapier
Für ein großes Lachen deines großen dummen Munds
[Canto n. 1 di Mahagonny.
Via, a Mahagonny
309
l’aria è pura e fresca
là carne di cavallo e di donna si dà
Whisky e poker nella bisca.
Bella luna verde di Mahagonny, illumina la nostra faccia!
Perché oggi abbiam qui stretti
Sotto la camicia tanti bei biglietti
Per una gran risata della tua stupida boccaccia.
..............
Via, a Mahagonny
la nave è libera salpata
la si-si-si-si-sifilidizzazione [Brecht sposava la sifilide con la civiltà]
là ci verrà risanata.
Bella luna verde di Mahagonny, illumina la nostra faccia!
Perché oggi abbiam qui stretti
Sotto la camicia tanti bei biglietti
Per una gran risata della tua stupida boccaccia.]
Die Ballade von der sexuellen Hörigkeit.
Da ist nun einer schon der Satan selber
Der Metzger: er! Und alle andern: Kälber!
Der frechster Hund! Der schlimmste Hurentreiber!
Wer kocht ihn ab, der alle abkocht? Weiber.
Ob er will oder nicht – er ist bereit.
Das ist die sexuelle Hörigkeit.
[Ballata della schiavitù sessuale.
Qui c’è uno che pare satanasso stesso:
lui, il macellaio! E tutti gli altri, agnelli, in rosso!
Il peggior puttaniere, il cane più sfacciato!
Chi lo cucinan? Le donne! Lui che tutti ha cucinato.
Lo voglia o no, è lui l’ossesso.
Questa è la schiavitù del sesso.]
.......................
Die Zuhälterballade
In einer Zeit, die längst vergangen ist
310
Lebten wir schon zusammen, sie und ich
Und zwar von meinem Kopf und ihrem Bauch.
Ich schützte sie und sie ernährte mich.
Es geht auch anders, doch so geht es auch.
Und wenn ein Freier kam, kroch ich aus unserm Bett
Und drückte mich zu’n Kirsch und war sehr nett
Und wenn er blechte, sprach ich zu ihm: Herr
Wenn Sie mal wieder wollen – bitte sehr
So hielten wir’s ein volles halbes Jahr
In dem Bordell, wo unser Haushalt war.
[Ballata del lenone.
In un tempo da lungo passato,
lei ed io già insieme si viveva;
io la testa e lei la pancia ci metteva,
io proteggevo lei, lei mi nutriva.
Può andar diverso, ma anche cosı̀ andava.
Se veniva un cliente, uscivo dal letto,
Me la svignavo per un grappino, ed ero assai corretto,
quando lui pagava, gli dicevo: Signore
Se Lei vorrà ancora una volta – prego, mio onore.
Cosı̀ ci tenemmo per mezz’anno in mostra
in quel bordello, ch’era casa nostra.]
...............
Queste signore godono dell’indisturbato possesso dei loro mezzi di
produzione. Appunto perciò esse non devono dare l’impressione di essere libere. A loro la democrazia non concede quella libertà che invece
riconosce a tutti coloro che dei loro mezzi di produzione possono essere
privati.
Unzucht: Lied der Schwester.
Und wir fanden einem Mann in Boston
Der bezahlte gut, und zwar aus Liebe.
Und ich hatte meine Mühe mit meiner Schwester
Denn auch sie liebte: aber einen andern
311
Und dem bezahlte sie, und auch aus Liebe.
Ach, ich sagte ihr oft: Ohne Treue
Bist du höchstens die Hälfte wert
Man bezahlt nicht für solche Säue
Sondern nur das, was man verehrt!
Das kann eine machen
Die auf niemand angewiesen ist
Eine andere hat nichts zu lachen
Wenn sie ihre Situation vergißt.
.............
Und sie zeigte ihren weißen Hintern
Mehr wert wie eine kleine Fabrik
Gratis den Gaffern und Straßenkindern
Der Welt profanem Blick.
[Prostituzione: canzone della sorella.
E noi trovammo in Boston un uomo
Che ben pagava, e certo per amore.
Ed io avevo da faticar con mia sorella
Perché pur ella amava: ma un altro
E lo pagava lei: ed anche per amore.
Ah!, senza fedeltà, io spesso le dicevo
Tu sei il massimo alla metà del valore
Tali troie io non le pagavo
Ma solo quanto ne valga l’onore!
Questo una può fare
Che da nessuno viene comandata
Un’altra non ha niente da ridere
Se la sua situazione ha dimenticata.
..............
Ed ella mostrò il suo bianco culone,
Più valido d’una piccola officina,
Gratis al ragazzo di strada, al curiosone,
Alla del mondo profano occhiatina.]
312
Kuppellied.
1. Ach, man sagt, des roten Mondes Anblick
Auf dem Wasser macht die Mädchen schwach
Und man spricht von eines Mannes Schönheit
Der ein Weib verfiel. Daß ich nicht lach!
Wo ich Liebe sah und schwache Knie
War’s beim Anblick von – Marie.
Und das ist bemerkenswert:
Gute Mädchen lieben nie
Keinen Herrn, der nichts verzehrt.
Doch sie können innig lieben
Wenn man ihnen was verehrt.
Und der Grund ist: Geld macht sinnlich
Wie uns die Erfahrung lehrt.
2. Ach, was soll des roten Mondes Anblick
Auf dem Wasser, wenn der Zaster fehlt!
Und was soll da eines Mannes oder Weibes Schönheit
Wenn man knapp ist und es sich verhehlt!
Wo ich Liebe sah und schwache Knie
War’s beim Anblick von – Marie.
Und das ist bemerkenswert:
Wie soll er und wie soll sie
Sehnsuchtsvoll und unbeschwert
Auf den leeren Magen lieben?
Nein, mein Freund, das ist verkehrt.
Fraß macht warm und Geld macht sinnlich
Wie uns die Erfahrung lehrt.
[Ballata del ruffiano.
1. Ah, si dice che guardar la luna rossa
Sull’acqua le ragazze deboli fa rendere
E si racconta di un uomo la bellezza
Che rovinò una donna. Niente da ridere!
Dove amore vidi e deboli ginocchi
Era sopra [i soldi] a Maria posar gli occhi
313
E questo certo va notato:
Le brave ragazze non le tocchi,
Nessun signore amano, se niente ha consumato.
Però esse possono amare intimamente
Se qualcosa ha loro regalato.
E la ragione è: il denaro rende sensuali,
Come a noi l’esperienza ha insegnato.
2. Ah, per cosa si può guardar la luna rossa
Sull’acqua, quando manca il quattrino!
E cosa diventa allora di un uomo o di una donna la bellezza
Se te lo nascondi e sei ridotto al lumicino!
Dove amore vidi e deboli ginocchi
Era sopra [i soldi] a Maria posar gli occhi
E questo certo va notato:
Come potrebbe lui e da lei come potrebbe chi
Pieno d’ardore e senza peso essere amato
Con lo stomaco vuoto?
No, amico mio, va rovesciato.
Il mangime riscalda e il denaro rende sensuali,
Come a noi l’esperienza ha insegnato.]
..... ma ci sono troppo poche occasioni e perciò la gente è costretta
a farlo nel modo più scomodo, al cinema, sul tavolo di cucina, nell’acqua, in ascensore e se si dà il caso sugli alberi. ... la moglie di un
funzionario di grado elevato si è fatta chiavare da dietro da un amico
mio, agente delle assicurazioni dentro l’autorimessa, e intanto riparava
il carburatore. ...
Spesso questa cosa ci trae anche in inganno, in quanto un visetto
grazioso non vuol dire granché, a letto l’interessata può risultare una
vera delusione, come no. E perché? perché l’occhio ci inganna. Certo
qualcosa di vero c’è: ... per esempio dimena il culo o cose del genere,
...piano piano diventa un po’ sensuale, è possibile. ... Ancora più
importante è la voce. Inoltre bisognerebbe sempre guardar bene che
cosa ci sa fare col suo culo. In ogni caso non bisogna lasciarsi corrompere
314
dall’esteriorità. Qualcuna relativamente poco appariscente o ha un
piccolo difetto, ma a letto è una vera fortuna e vale la pena. ... Lı̀ uno
se ne va in giro come una pagina vuota, non pensa a niente di male e
improvvisamente nella sua vita arriva l’amore, vede una su cui non può
sorvolare, è commosso che esista qualcosa di cosı̀ portentoso e caso mai
di cosı̀ puro, e deve vedere come chiavarsela al più presto. ...
Das dreizehnte Sonett
Das Wort, das du mir oft schon vorgehalten
Kommt aus dem Florentinischen, allwo
Die Scham des Wibes Fica heißt. Sie schalten
Den großen Dante schon deswegen roh
...................
Jedoch du siehst, selbst der düstere Dante
Verwickelte sich in der Streit , der tobt
Um dieses Ding, das man doch sonst nur lobt.
Wir wissen’s nicht nur aus dem Machiavelle:
Schon oft, im Leben wie im Buch, entbrannte
Der Streit um die mit Recht berühmte Stelle.
[Il tredicesimo sonetto
La parola, per la quale tu spesso mi dai la gogna,
viene dal fiorentino parlato,
delle donne si chiama ‘fica’ la vergogna.
Il grande Dante per ciò venne sgridato
................
Però, or vedi, l’austero Dante stesso
si invischiò nella disputa, che infuria
attorno alla cosa, la qual però non merta ingiuria.
Sappiam che anche Macchiavelli non solamente
nella vita, come sui libri attizzava spesso
il litigio attorno al posto tanto famoso giustamente.]
315
Über die Gedichte des Dante auf die Beatrice
..........
Ach, welche Unsitt’ bracht er da in Schwang
Als er mit so gewaltigem Lobe lobte
War es nur angesehen, nicht erprobte.
Sei dieser schon beim bloßen Anblick sang
Gilt, was übsch aussieht, wenn’s die Straße quert
Und was nie naß wird, als begehrenswert.
[Sulle poesie di Dante per Beatrice
...........
Ah, quale cattiva usanza lui allor in voga metteva
quand’egli con potente elogio cosı̀ lodò
quanto solo vide e non provò.
Da quando, questo lui col puro sguardo già cantava
vale, se per la strada incontri quella che sembrava graziosa,
come degna di brama, pur s’ella mai bagna la cosa.]
Über Kants Definition der Ehe in der Metaphysik der Sitten
Den Pakt zu wechselseitigem Gebrauch
Vom den Vermögen und Geschlechtsorganen
Den der die Ehe nennt, nun einzumahnen
Erscheint mir dringend und berechtigt auch.
Ich höre, einige Partner sind da säumig.
Sie haben – und ich halt’s nicht für gelogen –
Geschlechtsorgane kürzlich hinterzogen:
Das Netz hat Maschen und sie sind geräumig.
Da bleibt nur: die Gerichte anzugehn
Und die Organe in Beschlag zu nehmen.
Vielleicht wird sich der Partner dann bequemen
Sich den Kontrakt genauer anzusehn.
Wenn er sich nicht bequemt – ich fürcht es sehr –
Muß eben der Gerichtsvollzieher her.
316
[Sulla definizione Kantiana del matrimonio nella Metafisica dei costumi
Il patto di reciprocamente adoperare
gli organi del sesso ed il patrimonio
ora esortare, che vien detto matrimonio,
giusto ed urgente anche a me appare.
Sento, alcuni partner siano qui morosi.
Essi hanno, lo ritengo non falso io stesso,
da poco sottratto gli organi del sesso:
La rete ha buchi e sono assai spaziosi.
Resta soltanto: in giudizio arrivare
E l’organo in sequestro è sistemato.
Forse il partner sarà allora approntato
per quel contratto con maggior cura guardare.
Se, lo temo molto, a ciò non è disposto,
Deve l’agente giudiziario venir tosto.]
Über Goethes Gedicht Der Gott und die Bajadere
O bittrer Argwohn unsrer Mahadöhs
Die Huren möchten in den Freudenhäusern
Wenn sie die vorgeschriebne Wonne äußern
Nicht ehrlich sein. Das wäre aber bös.
Wie schön singt jener, der das alles weiß
Von jener einzigen, um die’s ihm leid war
Die für ihn auch zu sterben noch bereit war
Um den von Anfang ausgemachten Preis.
Wie streng er prüfte, ob sie ihn auch liebte!
Ausdrücklich heißt’s, er hab ihr Pein bereitet ...
Sechs waren schon geprüft, doch erst die siebte
Vergoß die Tränen, als sie ihn verlor!
Doch wie belohnte er sie auch: beneidet
Von allen hob er sie am Schluß zu sich empor!
317
[Sulla poesia di Goethe Il dio e la baiadera
Oh, dei nostri Mahadeva la diffidenza amara:
le puttane potrebbero, nei bordelli abitando,
le voluttà prescritte esse esternando,
non essere sincere. Ma la cosa sarebbe seria.
Come ben canta chi tutto ha saputo,
di quelle solo una, che per lui dolore era,
pronta anche a morire per lui c’era,
al prezzo fin dall’inizio stabilito.
Se anche lo amassero, aveva provato duramente!
Per dirlo bene, lui avea la sua pena preparata ...
già sei ne avea provate, ma solo la settima veramente,
quando l’abbandonava, lacrime versò!
Però come anche lui la ricompensava: invidiata
da tutti, alla fine con sé in alto la innalzò!]
Über induktive Liebe
Der große Bacon baute auf Versuche.
’s wär Zeit, sie in die Liebe einzuführen.
Vielleicht, wir finden, wenn wir uns berühren:
Wir liegen gerne unter einem Tuche.
Und meine Hand, die deine Brüste fand
Sag: ist sie angenehm? Wenn wir’s nur wüßten!
Vielleicht dem Schoß nicht, aber doch den Brüsten?
Vielleicht dem Schoß, und diesem nur die Hand?
Nur dürfte weder Wollen doch Verwehren
Bei dem Versuch das letzte Wort bedeuten.
Erfreuen sollten wir, wenn wir uns freuten.
Aus dem Genießen wachse das Begehren.
Gestattete sie, daß er sie begattet
Ist ihm, sich nicht zu gatten, auch gestattet.
318
[Sull’amore induttivo
Il gran Bacone amò sperimentare.
Tempo è, con l’amor ciò introduciamo.
Forse, troviam, se allora ci tocchiamo:
sotto un lenzuol ci è gradito stare.
E che trovò il tuo petto la mia mano
di’: ti piace? Sol lo vorrei sapere!
Al grembo forse no, ma al seno dà piacere?
Al grembo forse, su questo sol la mano?
Il volere od il negar però solo non sia
dell’esperimento l’ultima frase pronunciare.
Se noi ci rallegriam, trarre ne dobbiam piacere.
Dal godimento si svegli la bramosia.
Lei concede che lui sia con lei accoppiato,
ma pur anche, lui con lei, non maritato.]
Über den Verfallen der Liebe
Ihre Mütter haben mit Schmerzen geboren, aber ihre Frauen
Empfangen mit Schmerzen.
Der Liebesakt
Soll nicht mehr gelingen. Die Vermischung erfolgt noch, aber
Die Umarmung ist eine Umarmung vom Ringern. Die Frauen
Haben den Arm zur Abwehr erhoben, während sie
Von ihren Besitzern umfangen werden.
Die ländliche Melkerin, berühmt
Wegen ihrer Fähigkeit, bei der Umarmung
Freude zu empfinden, sieht mit Spott
Auf ihre unglücklichen Schwestern in Zobelpelzen
Denen jedes Lüpfen des gepflegten Hinterns bezahlt wird.
Der geduldige Brunnen
Der so viele Geschlechter getränkt hat
319
Sieht mit Entsetzen wie das letzte
Ihm den Trunk entreißt mit verbissener Miene.
Jedes Tier kann es. Unter diesen
Gilt es für eine Kunst.
[Sulla decadenza dell’amore
Le loro madri hanno partorito nel dolore, ma le loro donne
nel dolore concepiscono.
L’atto d’amore
si dice che non riesca più. L’accoppiamento succede ancora, ma
l’amplesso è un amplesso di lottatori. Le donne
hanno il braccio alzato per difendersi, mentre loro
vengono acchiappate dai loro possessori.
La lattaia di campagna, famosa
per la sua capacità con l’amplesso
di sentire godimento, guarda con scherno
le sue sorelle infelici in pelliccia di zibellino
delle quali ogni sforzo dell’elegante didietro viene pagato.
La fonte paziente che cosı̀ tante sessualità ha dissetato
vede con disgusto come l’ultima
le strappi il sorso con aria accanita.
Ogni animale lo può. Tra queste,
ciò vale come un’arte.]
Balladen von der ‘Judenhure’ Marie Sanders
1. In Nürnberg machten sie ein Gesetz
Darüber weinte manches Weib, das
Mit dem falschen Mann im Bett lag.
“Das Fleisch schlägt auf in den Vorstädten
Die Trommeln schlagen mit Macht
Gott im Himmel, wenn sie etwas vorhätten
Wäre es heute nacht.”
320
2. Marie Sanders, dein Geliebter
Hat zu schwarzes Haar.
Besser, du bist heute zu ihm nicht mehr
Wie du zu ihm gestern warst.
“Das Fleisch schlägt auf in den Vorstädten
Die Trommeln schlagen mit Macht
Gott im Himmel, wenn sie etwas vorhätten
Wäre es heute nacht.”
[Ballata della ‘Puttana da ebrei’ Maria Sanders
1. A Norimberga hanno fatto una legge;
per questa hanno pianto parecchie donne, che
con l’uomo sbagliato a letto erano andate.
“La carne nei nostri quartieri è rincarata;
i tamburi con forza hanno percosso
Dio del ciel, se qualcosa hanno pensata
Sarebbe la notte di adesso.”
2. Marie Sanders, il tuo amato
ha troppo i capelli neri.
Meglio, con lui tu sia oggi non più
come tu fosti con lui ieri.
“La carne nei nostri quartieri è rincarata;
i tamburi con forza hanno percosso
Dio del ciel, se qualcosa hanno pensata
Sarebbe la notte di adesso.”]
Schwächen
Du hattest keine
Ich hatte eine:
Ich liebte.
[Debolezze
Tu non ne avevi per niente.
Io, una solamente.
Io amavo.]
321
Die Musen
Wenn der Eiserne sie prügelt
Singen die Musen lauter.
Aus gebläuten Augen
Himmeln sie ihn hündisch an.
Der Hintern zuckt vor Schmerz
Die Scham vor Begierde.
[Le muse
Quando quel ferreo tipo le bastona,
cantan le muse più forte.
Ad occhi pesti,
esse lo adorano come cagne.
Il didietro freme di dolore,
Le vergogne di brama.]
Keuschheitsballade in Dur
Ach, sie schmolzen fast zusammen
Und er fühlte: sie ist mein.
Und das Dunkel schürt die Flammen.
Und sie fühlte: wir sind allein.
Und er küßte ihr die Stirne
Denn sie war ja keine Dirne
Und sie wollte keine sein.
Oh, das süße Spiel der Hände!
Oh, ihr Herz war wild wie nie!
Daß er die Kurasche fände
Betet er und betet sie.
Und sie küßte ihm die Stirne
Denn sie war ja keine Dirne
Und sie wußte nur nicht wie ...
Und um sie nicht zu entweihen
Ging er einst zu einer Hur
Und die lernte ihm das Speien
322
Und die Feste der Natur.
Immerhin ihr Leib war Lethe
Bisher war er kein Askete
Jetzt erst tat er einen Schwur.
Um zu löschen ihre Flammen
Die er schuldlos ihr erregt
Hängt sie sich an einen strammen
Kerl, der keine Skrupel hegt.
(Und der haute sie zusammen
Auf die Treppe hingelegt.)
Himmerhin, sein Griff war Wonne
Und sie war ja keine Nonne
Jetzt erst war die Gier erregt.
Und er lobte sein Gehirne
Daß es klug gewesen sei:
Als er sie nur auf die Stirne
Einst geküßt im sel’gen Mai –
Er als Mucker, sie als Dirne
Sie gestehn, Scham auf der Stirne:
Es ist doch nur Sauerei.
[Ballata della castità in una tonalità maggiore
Ah, loro si struggono insieme un poco
e lui sentiva: lei è mia.
Ed il buio attizza il fuoco.
E lei sentiva: siam soli, tuttavia.
Ma, lui le baciava la testolina
perché lei non era una sgualdrina,
né voleva esserne una.
Oh, com’è dolce con le mani giocare!
Oh, il suo cuore selvaggio come non era mai!
Per il coraggio trovare,
Prega lui, prega lei.
E lei gli baciava la testolina,
323
lei che non era una sgualdrina
e sapeva solo come non ... [lasciarsi sverginare]
E per lei non profanare
andava lui una volta di una puttana nella via,
che gli insegna lo spruzzare
e della natura l’allegria.
Il suo corpo era il Lete ancora;
lui non era un asceta finora;
ora fa solo un giuramento.
Per le sue fiamme spegnere,
che lui senza colpa le ha acceso,
ad un robusto si va ad appendere,
gaglioffo, che agli scrupoli non dà peso.
(E lui, per poterla sbattere,
sulla scala l’ha distesa.)
Pur sempre, il suo manico era goduria ora
e lei non era certo suora,
ma solo adesso aveva la voglia appreso.
E lui lodava il suo cervellino,
per esser stato molto saggio:
se lui solo sulla testolina
una volta l’aveva baciata nel bel maggio –
Lui come bigotto, lei come sgualdrina;
loro confessano, la vergogna sulla testolina:
È però soltanto un porco oltraggio.]
Mutter Courage und ihre Kinder
YVETTE Wer sagt, daß ich krank bin, das ist eine Verleumdung!
...... Weil alle lügen. Mutter Courage, ich bin ganz verzweifelt, weil
alle gehen um mich herum wie um einen faulen Fisch wegen dieser
Lügen, wozu richt ich noch meinen Hut her? ... Drum trink ich am
Vormittag, das hab ich nie gemacht, es gibt Krähenfuß, aber jetzt ist
alles gleich. Beim Zweiten Finnischen kennen mich alle. Ich hätt zu
324
Haus bleiben soll, wie mein Erster mich verraten hat. Stolz ist nix für
unsereinen, Dreck muß man schlucken können, sonst gehts abwärts.
MUTTER COURAGE Nur fang jetzt nicht wieder mit deinem Pieter
an und wie alles gekommen ist, vor meiner unschuldigen Tochter.
YVETTE Grad soll sies hören, damit sie abgehärtet wird gegen die
Liebe. ..... (Sie singt das Lied vom Fraternisieren)
Lied von der Soldatenhure
Ich war erst siebzehn Jahre
Da kam der Feind ins Land
Er legte beiseit den Säbel
Und gab mir freundlich seine Hand.
Und nach der Maiandacht
Da kam die Maien nachr
Das Regiment stand im Geviert
Dann wurd getrommelt, wies der Brauch
Dann nahm der Feind uns hintern Strauch
Und hat fraternisiert.
.................
Ich bin ihm leider nachgefahren, hab ihn aber nie getroffen, es ist
fünf Jahr her. ...
MUTTER COURAGE Laß dirs also zu Lehre dienen, Kattrin. Nie
fang mir was mit Soldatenvolk an. Die Liebe ist eine Himmelsmacht,
ich warn dich. Sogar mit die, wo nicht beim Heer sind, ists kein Honigschlecken. Er sagt, er möcht den Boden küssen, über den deine Füß
gehn, ..., und dann bist du sein Dienstbot. ...
...........
DER FELDPREDIGER Ich hab ihn abzuhalten versucht, aber er
hat gesagt, Sie habens ihm angetan, er träumt von Ihnen.
325
DER KOCH Bloß daß ich ein Glas Branntwein krieg von schöner
Hand, nix Schlimmeres. Aber ich bin schon geschlagen genug, weil der
Feldprediger den ganzen Weg her solche Witze gemacht hat, daß ich
noch jetzt rot sein muß.
[Madre Courage e i suoi figli
Yvette – Chi dice che sono malata: è una calunnia! ... Perché
tutti mentono. Madre Courage, sono proprio disperata; per via di
quelle bugie, gli uomini mi evitano come un pesce marcio. Perché
perdo ancora tempo ad aggiustarmi il cappellino? Per questo mi sono
messa a bere anche di mattina, non l’ho mai fatto, fa venire le zampe di
gallina. Ma ora è tutto lo stesso. Col secondo Finlandese mi conoscono
tutti. Avrei dovuto rimanere a casa, quando il mio Primo [amore] mi ha
tradita. L’orgoglio non è per noi, si deve inghiottire merda, altrimenti
la va male.
Madre Courage – Ora, solo non ricominciare col tuo Pieter e come
tutto è andato a finire, davanti alla mia figlia innocente.
Yvette – Invece, deve proprio sentirlo, cosı̀ che venga temprata contro
l’amore. ... (Canta la Canzone del fraternizzare)
Canzone della puttana del soldato
Avevo appena diciassette anni,
allora venne al paese il nemico.
Egli posò la spada al suo fianco
e mi dette la mano da amico.
E dopo i cori pei vespri del maggio,
venne la notte di maggio.
Il reggimento stava schierato;
poi, com’è d’uso, il tamburo rullò,
il nemico dietro la siepe ci portò
e si è fraternizzato.
.............
Madre Courage – Fa quindi che ti serva di lezione, Kattrin. Non
fartela mai con la soldataglia. L’amore è una potenza celeste, t’avverto.
Non è dolce come il miele neanche con chi non sta nell’esercito. Lui
326
dice che vorrebbe baciare la terra dove posi i piedi, ..., e poi diventi la
sua serva. ...
...........
Il cappellano – Ho cercato di trattenerlo, ma lui ha detto che lei lo
ha infatuato, lui la sogna di notte.
Il cuoco – Solo per ricevere un bicchierino di liquore da una bella
mano, niente di più. Ma io sono già abbattuto abbastanza, perché il
cappellano per tutta la strada mi ha tanto preso in giro che debbo essere
ancora rosso per la vergogna.]
..................
MUTTER COURAGE .... Was machst denn du mit dem Hurenhut?
Willst du gleich den Deckel abnehmen, du bist wohl übergeschnappt?
Jetzt, wo der Feind kommt? Sollen sie dich entdecken und zu Hur
machen? Und die Schuh hat sie sich angezogen, diese Babylonische! ...
YVETTE .......... Wo ist mein Hut? ..... So kann ich doch nicht
herumlaufen, wenn die Katholischen kommen. Was denken die von
mir? Spiegel hab ich auch nicht. Wie schau ich aus? Ist es zu viel
Puder?
...........
MUTTER COURAGE ....... So, ein bissel Dreck, und du bist sicher.
So ein Unglück! ... Ein Soldat, besonders ein katholischer, und ein
sauberes Gesicht, und gleich ist die Hur fertig. Sie kriegen wochenlang
nichts zu fressen, und wenn sie dann kriegen, durch Plündern, fallen sie
über die Frauenzimmer her. Jetzt mags angehn. Laß dich anschaun.
Nicht schlecht. Wie wenn du im Dreck gewühlt hättst. Zitter nicht.
So kann dir nix geschehn. .... Die roten Stöckelschuh der Yvette! Sie
hat sie kaltblütig gegrapscht. Weil Sie ihr angeredet haben, daß sie
eine einnehmende Person ist! Ich geb sie zurück. Der Yvette die Schuh
stehlen! Die richt sich zugrund fürs Geld, das versteh ich. Aber du
möchtst es umsonst, zum Vergnügen. Ich hab dirs gesagt, du muß
warten, bis Frieden ist. Nur keinen Soldaten! Wart du auf den Frieden
mit der Hoffart!
[Madre Courage – ... Cosa stai facendo allora con quel cappello da
puttana? Vuoi toglierti subito quel coperchio, sei ammattita del tutto?
327
Ora che arrivano i nemici? Vuoi che ti scoprano e ti rendano puttana?
Ed anche le scarpe si è infilata questa [puttana] babilonese! .....
Yvette – ...... Dov’è finito il mio cappellino? ..... In questo modo,
non posso mica passeggiare in giro, quando arrivano i cattolici. Cosa
penseranno di me? Non ho neanche uno specchio. Come sembro? Ho
troppa cipria?
..........
Madre Courage – .... Ecco, un po’ di lerciume e tu sei al sicuro.
Quale sfortuna! ... Un soldato, particolarmente un cattolico, e un bel
visetto pulito: allora la puttana è pronta. Loro per settimane non
ricevono niente da mangiare e quando lo ricevono, col saccheggio, si
precipitano dalle donnacce. Ora potrebbe andare. Lasciati riguardare.
Niente male. Come se tu ti fossi avvoltolata nel fango. Non tremare.
Cosı̀ non ti può succedere niente. .... Le scarpette rosse della Yvette! Se
le è sgraffignate a sangue freddo. Perché lei le ha raccontato che è una
persona piacente! Io le restituisco. Rubare ad Yvette le scarpe! Che
quella si mandi in rovina per il denaro, lo capisco. Ma tu lo vorresti fare
gratuitamente per divertimento. Te l’ho detto, devi aspettare finché
venga la pace. Soltanto, nessun soldato! Aspetta la pace per darti
arie.]
.................
YVETTE ........ Und der Fähnrich, der blonde, du kennst ihn, will
mirs Geld borgen. Der ist verschossen in mich, er sagt, ich erinner ihn
an jemand. Was rätst du mir?
DER OBRIST Ich warn dich vor dem. Das ist kein Guter. Der
nützts aus. Ih hab dir gesagt, ich kauf dir was, nicht, Haserl.?
YVETTE Ich kanns nicht annehmen von dir. Freilich, wenn du
meinst, der Fähnrich könnts ausnützen ... Poldi, ich nehms von dir
an.
.........
DER SOLDAT ...... Dei Brust, Weib, schnell, sei g’scheit!
Ein Reiter hat kein Zeit.
Er muß gen Mähren reiten.
.............
328
MUTTER COURAGE ... Du kriegs was, sei ruhig. Ich hab dir
insgeheim was aufgehoben, du wirst schauen. ... Die hast du immer
wolln. ... Das Los von denen, wo ihnen gafallen, ist das schlimmste. Die
ziehn sie herum, bis sie kaputt sind. Wen sie nicht mögen, die lassen sie
am Leben. Ich hab schon solche gesehen, wo übsch im Gesicht gewesen
sind, und dann haben sie bald so ausgeschaut, daß einen Wolf gegraust
hat. Nicht hinter einen Alleebaum können sie gehn, ohne daß sie was
fürchten müssen, sie haben ein grausliches Leben. Das ist wie mit die
Bäum, die graden, luftigen werden abgehaun für Dachbalken, und die
krummen dürfen sie sich ihres Lebens freun. Das wär also nix als ein
Glück. Die Schuh sind noch gut, ich hab sie eingeschmiert aufgehoben.
..................
YVETTE Mit der Obristin Starhemberg, gute Leute. Wo ist die
Courage?
............
MUTTER COURAGE ..... Yvette! Aber warum bist du in Trauer?
YVETTE Stehts mir nicht? Mein Mann, der Obrist, ist vor ein paar
Jahr gestorben. ...
MUTTER COURAGE Da stehst dich ja nicht schlecht! Wenigstens
eine, wos im Krieg zu was gebracht hat.
YVETTE Daß mich so was wie dieser Mensch einmal vom graden
Weg hat abbringen können! Ich habs nur meinem guten Stern zu
danken, daß ich dennoch in die Höh gekommen bin.
[Yvette – ....... E l’alfiere, il biondo, lo conosci, vuole prestarmi i
soldi. È innamorato di me, lui dice; gli ricordo qualcuna. Cosa mi
consigli?
Il colonnello – Ti metto in guardia da lui. È un poco di buono: lui
ti sfrutta. Non ti ho detto che ti compero qualcosa, leprottina?
Yvette – Non posso accettare nulla da te. Veramente, se intendi che
l’alfiere potrebbe sfruttarmi ... Poldi, lo accetto da te.
.......
Il soldato – ... Il seno, donna, presto, sii ragionevole, qua.
Un cavaliere tempo non ha.
Lui deve cavalcare in Moravia.
329
...............
Madre Courage – ... Piglia queste, stai calma. Te le [le scarpette] ho
tenute nascoste, tu te le guarderai per bene. Che osservi allora? Le hai
sempre volute. ... La sorte di quelle che piacciano a loro è la peggiore.
Se le trascinano in giro finché sono morte. Quando invece non piacciono
loro, le lasciano in vita. Ne ho già viste alcune, quando sono graziose
in viso, e poi esse si son guardate subito cosı̀ da inorridire un lupo.
Non possono andare dietro gli alberi di un viale senza dover aver paura
di qualcosa; esse menano una vita orribile. Ciò capita come con gli
alberi: quelli diritti, alti nell’aria, vengono tagliati per farne travi del
tetto, quelli storti possono godersi la loro vita. Quello [la bellezza] non
sarebbe dunque proprio una fortuna. Le scarpette sono ancora buone,
io ci avevo dato il lucido.
...............
Yvette – Con la colonnella Starhemberg, buona gente. Dov’è la
Courage?
............
Madre Courage – .... Yvette! Ma perché porti il lutto?
Yvette – Non mi sta bene? Mio marito, il colonnello, è morto da un
paio d’anni.
Madre Courage – Allora non ti sta proprio male! Almeno una che
ha preso qualcosa dalla guerra.
..............
Yvette – Che uno, come questo, sia l’uomo il quale ha potuto una
volta portarmi fuori dalla retta via! Ho soltanto da ringraziare la mia
buona stella che, ciononostante, io sia arrivata in alto.]
Bertold Brecht
Women are chaste when they are not tempted. Lucretia’s beautiful
but she’s not chaste. Women are all whores by nature. [Le donne sono
caste quando non vengono tentate. Lucrezia è bella, ma non casta. Le
donne sono tutte puttane per natura.]
André Obey, Benjamin Britten: The Rape of Lucretia
330
Non trasforma egli [il flâneur, il perdigiorno] forse il passage [di Parigi] in un casinò, in una sala da gioco dove punta i gettoni rossi, azzurri
e gialli del sentimento sulle donne, su un volto che affiora - ricambierà
il suo sguardo? - su una bocca muta - parlerà? La fortuna - ... - qui
gli ammicca da ogni corpo di donna come la chimera del sesso: ... Egli
esce con le tasche piene di soldi dal Palais-Royal, chiama una prostituta
e tra le sue braccia celebra ancora una volta il rito del numero, in cui
denaro e bene, sciolti da ogni gravità terrena, gli giungono dal destino
come in un abbraccio perfettamente ricambiato. Poiché nel bordello e
nella sala da gioco c’è lo stesso peccaminoso godimento: porre il destino nel piacere. Solo gli idealisti sprovveduti possono credere che il
piacere dei sensi, di qualsiasi natura sia, possa determinare il concetto
teologico del peccato. Alla base della vera lussuria non c’è altro che
questa sottrazione del piacere dal corso della vita con Dio, il cui legame
con questa dimora nel nome.
Sulla funzione dialettica del denaro nella prostituzione. Il denaro
compra il piacere e, nello stesso tempo, diventa espressione della vergogna. ... Certo l’amore della prostituta si compra. Ma non la vergogna del suo cliente. È la vergogna che cerca un nascondiglio per questo
quarto d’ora e trova quello più geniale: il denaro. Per questo molte
sfumature del pagamento sono come le sfumature del gioco d’amore,
lente e veloci, furtive o brutali. Che significa ciò? La ferita rossa di
vergogna sul corpo della società secerne denaro e guarisce. ... L’ambito
dell’amore ‘libero’ in un senso molto lato è, dunque, il terreno su cui
si decide il duello tra l’amore e la società. ... era usuale che a cena, ...
comparissero delle cocottes che si obbligavano a darsi un’aria di ragazze
di buona famiglia e nemmeno al dunque erano disposte a far cadere
subito la maschera, anzi si circondavano di un interminabile emballage
di decoro e familiarità, che era il sottinteso di un fitto gioco di intrighi
destinato ad alzare il prezzo.
Nella prostituzione si esprime il lato rivoluzionario della tecnica (quello creativo, come pure del resto quello esplorativo: il lato simbolico). “Comme si les lois de la Nature, aux-quelles l’amour se soumet,
n’étaient pas plus tyranniques et plus odieuses que celles de la Société!
331
Le sens métaphysique du sadisme est l’espoire que la révolte de l’homme prendra une intensité telle qu’elle mettra la Nature en demeure de
changer ses lois - ... [Come se le leggi della natura, alle quali l’amore si
sottomette, non fossero peggio tiranniche e peggio odiose di quelle della
società! Il senso metafisico del sadismo è la speranza che la rivolta dell’uomo prenderà una intensità tale che essa metterà la natura in grado
di cambiare le sue leggi - ...] ... I tratti, ..., emergono ancora più chiaramente, se si considera la prostituzione (soprattutto nella forma cinica
in cui fu esercitata nei passages parigini alla fine del secolo [XIX]) non
tanto come l’opposto quanto come la decadenza dell’amore. L’aspetto rivoluzionario di questa decadenza si inserisce cosı̀ spontaneamente
nella decadenza dei passages.
“Le femmes perdues di prima classe stanno per lo più al secondo
piano ... Al terzo e au paradis, nelle mansarde, ci sono quelle di rango
inferiore; la prospettiva del guadagno le obbliga a risiedere nel centro
cittadino, nel Palais-Royal, ... Nel Palais-Royal ve ne sono dalle 600
alle 800 ...” L’autore indica il numero delle femmes perdues in “circa
10.000; ... prima della rivoluzione, in un censimento della polizia, se ne
contavano 28.000.” Dall’ordinanza di polizia per la regolamentazione
della prostituzione del 14 aprile 1830: “Art. 1... Il leur est également
interdit de paraitre dans aucun temps et sous aucun prétexte, dans les
passages, dans les jardins publics et sur les boulevarts. Art. 2. Les filles
publiques ne pourrons se livrer à la prostitution que dans les maisons
de tolérance.” [Art. 1. È loro ugualmente proibito di mostrarsi in
nessun tempo e sotto nessun pretesto nei passages, ai giardini pubblici
e sui viali. Art. 2. Le ragazze pubbliche non potranno dedicarsi alla
prostituzione che nelle case di tolleranza.]
Secondo Béraud, ogni ragazza, anche minorenne, deve essere registrata, se lo desidera, come una prostituta. Dalla spiegazione: “Le sentiment de votre devoir vous commande une surveillance continuelle en
faveur de ces jeunes enfans ... Les repousser, c’est assumer sur sa tête
toutes les suites d’un abandon barbare ...” “Il est ... des époques , ...,
qui deviennent fatales à la vertu d’un grand nombre de jeunes parisiennes. Alors, dans les maisons de tolérance, ou ailleurs les investigations
332
de la police atteignent beaucoup plus de filles se livrant à la prostitution
clandestine que dans tout le reste de l’année. [Il senso del vostro dovere
vi comanda una sorveglianza continua in favore di queste giovani bambine ... Respingerle, è assumersi sulla propria testa tutte le conseguenze
di un barbaro abbandono. ... Esistono periodi, ..., i quali diventano
fatali per la virtù di un gran numero di giovani parigine. Allora, nelle
case di tolleranza, od altrove, le indagini della polizia scoprono molte
più ragazze dedicate alla prostituzione clandestina che in tutto il resto
dell’anno.]
“Dans le 13e arrondissement, il y a des femmes qui meurent, quand
elles vont commencer à aimer; elles donnent à l’amour le dernier soupir
de la galanterie.” ... [Nella tredicesima circoscrizione, ci sono donne che
muoiono, quando vogliono cominciare ad amare; esse danno all’amore
l’estremo sospiro della galanteria.] Una bella espressione per la Signora
delle camelie che apparve due anni dopo. “Oh, il culo e la fica, come son
semplici, eppure cosı̀ ricchi di contenuto; guardami un po’, mia piccola
Elisa, ti piace il mio culo, e la mia fica?”
Allons, mes soeurs, marchons la nuit, comme le jour;
À toute heure, à tout prix, il faut faire l’amour,
Il le faut, ici-bas le destin nous a faites
Pour garder le ménage et les femmes honnêtes.
[Andiamo sorelle mie, marciamo la notte, a tutte l’ore
Del giorno, per ogni prezzo, bisogna far l’amore;
Bisogna, il destin quaggiù ce lo fa fare,
Il matrimonio e le donne oneste per salvare.]
.... descrive lo scatto della gamba in alto del cancan con l’espressione: présentez armes! [Presentat’arm!] “Se gli individui sospetti che mi
[Friedrich Engels] seguono ... la prefettura ha dovuto distribuire molti
biglietti d’entrata per i bals [balli] ... Devo al signor ... la conoscenza
di graziosissime grisettes e molto plaisir”. “Gli operai in Francia chiamano la prostituzione di mogli e figlie l’ennesima ora di lavoro, il che
è letteralmente vero”. Karl Marx. “Il mestiere in sé, purtroppo, è già
misero, ma con la concorrenza di altre femmine e di distinte dame che
non pagano le tasse, ha cessato completamente di essere remunerativo.
333
Oppure siamo tanto peggiori perché noi prendiamo denaro contante e
quelle scialli di cachemire?”
........
L’amore per le prostitute è l’apoteosi dell’immedesimazione nella
merce. ... La prostituzione apre un mercato di tipi femminili.
Walter Benjamin
EIN TIERBÄNDIGER He, Aujust! Bring mir uns’re ‘Schlange’ her!
Sie ward geschaffen, Unheil anzustiften,
Zu locken, zu verführen, zu vergiften –
Und zu morden – ohne daß es einer spür.
Mein süss es Tier, sei ja nur nicht geziert!
Du hast kein Recht, uns durch Miaun und Pfauchen
Die ‘Urgestalt des Weibes’ zu verstauchen.
[Il domatore – Ei Gosto! Porta qui la nostra ‘serpe’ !
Venne creata per malanni provocare:
allettare, sedurre, avvelenare
e assassinare - senza lasciarne traccia.
Fiera mia dolce, non esser sol leziosa!
Con soffi e miagolii, il diritto tu non ti arrogare
la ‘immagine originaria della donna’ di rovinare.]
...................
LULU Du kannst Dich scheiden lassen
DR. SCHÖN Das wär’ noch übrig. Damit morgen ein Nächster seinen Zeitvertreib finde, wo ich von Abgrund zu Abgrund geschaudert,
den Selbstmord im Nacken und Dich von mir! Ich mich scheiden lassen! Läßt man sich scheiden, wenn die Menschen ineinander hineingewachsen und der halbe Mensch mitgeht? Siehst Du Dein Bett, mit den
Schlachtopfern darauf? ...
LULU Erbarmen ...
DR. SCHÖN Ich will Dir die Mühe abnehmen.
LULU Wenn sich die Menschen um meinentwillen umgebracht haben, so setzt das meinen Wert nicht herab. Du hast so gut gewußt,
weswegen ich Dich zum Mann nahm. Du hattest Deine besten Freunde
334
mit mir betrogen, Du konntest nicht gut auch noch Dich selber mit
mir betrügen. Wenn Du mir Deinen Lebensabend zum Opfer bringst,
so hast Du meine ganze Jugend darfür gehabt. Ich habe nie in der
Welt etwas anderes scheinen wollen, als wofür man mich genommen
hat. Und man hat mich nie in der Welt für etwas anderes genommen
als was ich bin.
........
[Lulu – Tu puoi divorziare.
Dr. Schön – Ci mancherebbe pure questa, ancora. Perché domani il
prossimo trovi il suo divertimento, dove io sono precipitato di abisso in
abisso rabbrividendo, il suicidio alle spalle e te davanti a me! Divorziare
io! Si divorzia quando le persone si sono immedesimate l’una nell’altro
e la metà accompagna? Non lo vedi il tuo letto con le vittime sacrificali
sopra? ...
Lulu – Abbi pietà ...
Dr. Schön – Voglio toglierti la fatica.
Lulu – Se le persone si sono ammazzate per amor mio, questo non
abbassa il mio valore. Tu sapevi tanto bene il motivo per cui mi hai
preso in moglie, come io sapevo perché ti ho accettato come marito.
Con me, tu hai ingannato i tuoi migliori amici; tu non potevi altrettanto
bene ingannare anche te stesso, con me. Quando tu mi sacrifichi la sera
della tua vita, allora ne hai ottenuto perciò la mia intera giovinezza.
Non ho mai voluto, al mondo, sembrare qualcosa di diverso da quella
per cui mi si è presa. Ed, al mondo, mai mi si è accettata per qualcosa
di diverso da quella che sono.
..................]
Alban Berg
...........
LULU Perché non esci tu a cercarci qualcosa da mangiare? Non hai
mai guadagnato un soldo in tutta la tua vita!
ALWA Con questo tempo da lupi?
LULU Io sı̀, però! Io devo riempirvi la bocca con quel po’ di sangue
che ho ancora nelle vene.
335
ALWA Di quel denaro non toccherò un centesimo.
SCHIGOLCH Lascia che vada. Ho solo voglia di un pudding di
Natale; nient’altro.
..............
LULU Gli uomini che trovo per strada preferiscono regalarmi giacca
e cappotto, piuttosto che venire con me anche gratis. Se non vendevate
i miei vestiti, almeno non avrei avuto paura della luce dei lampioni.
Vorrei vedere quale donna è capace di guadagnar denaro con addosso
gli stracci che ho io.
ALWA Tutto quello che potevo umanamente tentare, l’ho tentato.
Finché ho avuto ancora qualche soldo, ho passato le notti a compilar
tabelle che permettevano di vincere anche contro i bari più navigati;
e ogni sera ho perso di più che se avessi gettato via monete d’oro a
palate. Poi mi sono offerto alle prostitute, ma quelle, se uno non porta
il marchio del pregiudicato, non lo prendono. Se ne accorgono alla
prima occhiata, se hai confidenza o no con la mannaia. .... No, non
scenderai! Sei la mia donna, non scenderai! Te lo proibisco!
LULU Cosa vuoi proibire alla tua donna, quando non hai da mangiare neanche per te? .... Basta che non cada per le scale a testa in giù!
... Uh, che freddo! ... Cosa può esserci al mondo di più triste di una
battona?
SCHIGOLCH Un po’ di pazienza! Lascia che la faccenda si avvii.
LULU Mi ci devo rassegnare; tanto, non ho più niente da perdere.
Questa [la bottiglia] riscalda ... maledizione!
.............
ALWA Non posso sopportarlo! Lo scaravento fuori!
SCHIGOLCH Avanti! Avanti! Come può questo povero ragazzo
confessarle la sua pena, se noi due gli stiamo qui tra i piedi?
ALWA Ma se lui le fa delle proposte oscene?
SCHIGOLCH Ebbene, e con questo? Cosa vuoi che le proponga?
Anche lui è un uomo come noi.
.................
ALWA Ma sentire posso! Che il cielo lo protegga!
SCHIGOLCH Taci una buona volta!
336
..............
LULU Questa è casa mia. Non è un granché, senza dubbio. ... Dio
mio ... è un maniaco, questo qui!
...............
LULU Vorrà farmi un regalino, spero!
(Il signor Hunidei le chiude la bocca e le mette in mano una moneta
d’oro)
LULU Sı̀, sı̀, va bene.
...............
LULU Verrà ancora a farmi visita? .... Come mi ha eccitata quell’uomo!
ALWA Quanto ti ha dato?
LULU Eccoti tutto. Prendi! Io scendo ancora.
SCHIGOLCH Noi quassù possiamo continuare questa vita da prı̀ncipi.
......................
LULU Vieni avanti, tesoro!
............
KUNGU POTI Mio padre imperatore di Huahubee. Io qui avere sei
mogli, due spagnole, due inglesi, due francesi. Well ... non amo mie
mogli. Devo fare sempre bagno, sempre bagno, sempre bagno ...
LULU Che regalo mi fa?
KUNGU POTI Moneta d’oro! ... Credi me, avrai moneta d’oro!
...Moneta d’oro! ... Io sempre regalo moneta d’oro!
LULU Me la darà poi, ma intanto me la faccia vedere.
KUNGU POTI Io mai pagare prima.
LULU Ma può farmela vedere!
KUNGU POTI Non capito! Non capito! ... Vieni, Ragapsischimulara! Vieni!
LULU Mi lasci! Mi lasci!
............
LULU Entra! Vieni pure avanti! ... Rimani con me stanotte?
HILTI Ma io ci ho soltanto cinque scellini. Quando vado in giro, non
prendo mai più di cosı̀.
337
LULU Be’, basterà, proprio perché sei tu! Hai degli occhi cosı̀ dolci!
... Vieni, baciami.
HILTI Buon Dio, santo paradiso, porco diavolo ...
LULU Taci, ti prego!
HILTI Porco diavolo, sai che è la prima volta che vado con una
ragazza? parola mia. Sacramento, me lo ero figurato tutto diverso!
LULU Sei sposato?
HILTI Fulmini del cielo, perché diavolo ti viene in mente che sia
sposato? ... No, sono qui libero docente all’università, insegno filosofia.
Sacramento, sai però, sono di antica famiglia basilese. Da studente mi
davano solo due franchi di argent de poche e potevo spenderli meglio
che correndo dietro alle ragazze.
LULU E per questo non sei mai stato con una donna?
HILTI Proprio! Proprio! Ma adesso ne ho bisogno; questa sera mi
sono fidanzato con una signorina basilese di famiglia patrizia. Sta qui
a fare la bambinaia.
LULU È carina la tua fidanzata?
HILTI Sı̀, ha due milioni ... Ho tanta voglia di vedere che effetto mi
fa.
LULU Sono davvero fortunata! Dunque signor libero docente, se è
daccordo ...
.................
JACK E quella chi è?
LULU È mia sorella, signore. È pazza. Non so come liberarmene.
JACK Hai una bella bocca, mi pare.
LULU Come quella di mia madre.
JACK Già, si vede subito ... Quanto vuoi? Di soldi non ne ho molti.
LULU Non vuoi passare qui la notte?
JACK No, non ho tempo. Devo andare a casa.
LULU Ma domani a casa lei può dire che ha perso l’ultimo omnibus
e che è rimasto a dormire da un amico.
JACK Quanto vuoi?
LULU Non le chiedo un mucchio d’oro, però ... almeno una moneta.
JACK Buonasera! Buonasera!
338
LULU No, no! Rimanga per carità!
JACK Perché vuoi che rimanga fino a domani? Non ci vedo chiaro!
... Quando mi sarò addormentato, qualcuno mi rivolterà le tasche.
LULU No, io non faccio di queste cose! Qui nessuno gliele fa! Non
deve andar via per questo! La prego!
JACK Quanto vuoi?
LULU Be’, mi dia la metà di quello che le avevo chiesto.
JACK No, è troppo ... Lo fai da poco tempo, questo mestiere, mi
sembra?
LULU Oggi per la prima volta. ... Cuccia, tu! (la Geschwitz)
JACK Lasciala stare! ... Non è tua sorella. È innamorata di te.
Povera bestia!
LULU Perché tutt’a un tratto mi guarda cosı̀?!
JACK Ti sto giudicando da come ti muovi. Deve avere un corpo ben
fatto, pensavo.
LULU Come fa a vederlo?
JACK Ho anche visto che hai una bella bocca ... Qui non ho che uno
scellino.
..................
Non ho bisogno del lume c’è la luna.
LULU Come crede. Non le farò del male! Lei mi piace tanto! Non
mi faccia penare ancora!
JACK Per me, d’accordo.
...........
LULU Aiuto ... aiuto!
.........
JACK Goddam! Mai vista una bocca cosı̀ graziosa.
............
LULU No! No! ... Pietà ... Assassino! ... Polizia! Polizia!
JACK Sta’ buona. Adesso non mi scappi più!
LULU No! ... No! ... Nooo .... Nooo...
JACK Che bel lavoro! Ho proprio una fortuna fottuta! Neanche uno
straccio per asciugarsi, in questa casa! Un buco miserabile, proprio!
339
... Povero mostro, non ha niente da temere da me! ... Anche a te (la
Geschwitz) ne resta solo per poco.
LA GESCHWITZ Lulu! ... Angelo mio! ... Fa’ che ti veda ancora
una volta! ... Ti sono vicina! Ti resto vicina ... in eterno! Oh,
dannazione! ...
Frank Wedekind
FRED Le lit. Je te dis de le couvrir. Ça sent le péché.
...........
LIZZIE Tu parles comme la Bible. ..., c’est ton péché, mon chéri.
Oui, oui: c’est le mien aussi. Mais j’en ai tant sur la conscience. ...
C’etait un beau péché, hein? Un péché mignon. ... Le nom de famille,
c’est bien rare s’ils le disent.
...........
... Mon ideal, ce serait d’être une chère habitude pour trois ou quatre
personnes d’un certain âge, un le mardi, un le jeudi, un pour le weekend. ...
FRED Tu es le Diable.
LIZZIE Ancore la Bible. ...
FRED ... Très content. Très content. Combien veux-tu?
LIZZIE ... Tu n’es pas vraiment content? Oh! ça m’etonnerait, ...
Et puis tu m’as dit tout bas que tu m’aimais.
FRED Tu étais soûle.
LIZZIE Non, je n’étais pas soûle.
................
FRED En tout cas, moi je l’étais. Je ne me rappelle rien.
LIZZIE Tu ne te rappelles pas que tu as voulu éteindre la lumière et
que tu m’as aimée dans le noir? Je trouvé ça gentil et respectueux.
...........
FRED ... Ça vous fait toujours rigoler quand vous croyez avoir
entortillé un homme. ...
................
LIZZIE Si tu as oublié, c’est que j’ai mal travaillé. Je ne veux pas
que tu paies de l’ouvrage mal fait.
340
FRED Pas d’histoires: combien? ... Je n’ai pas besoin de tes
cadeaux. (Il pose un billet de dix dollars sur la table)
LIZZIE ... je vais voir à combien tu m’estimes. ... Alors, c’est que
c’est plus de quarante dollars. Cinquante. Cent? ... Tu ne t’es pas
trompé? ... ... Dix dollars! On t’en foutra, des jeunes filles comme moi,
pour dix dollars! Tu les as vues, mes jambes? Et mes seins, tu les as
vus? Est-ce que ce sont des seins de dix dollars? Reprends ton billet et
tire-toi, avant que je me fiche en colère. Monsieur voulait tout le temps
recommencer, ... Monsieur s’est offert des mauvaises humeurs, ...: tous
ça pour combien? Pas pour quarante, pas pour trente, pas pour vingt:
pour dix dollars.
FRED Pour une cochonnerie, c’est large.
LIZZIE Cochon toi-même! D’ou sors-tu, paysan? Ta mère devait
être une fière traı̂née, si elle ne t’a pas appris à respecter les femmes.
...................
FRED ... Voilà dix dollars de plus, mais tiens-toi tranquille. ... ou
je te fais boucler! ... Je suis le fils de Clarke. ... Le sénateur.
............
LIZZIE ... Si l’amour te dégoûte, qu’est-ce que tu es venu faire chez
moi?
..........
FRED C’est toi que le nègre a voulu violer?
..........
LIZZIE Personne n’a voulu me violer. (Elle rit avec un peu d’amertume) Me violer! Tu te rends compte? ... C’est donc ça que tes yeux
brillaient. Ça t’excitait, hein? Salaud! ...
FRED Imbécile. Si je pensais que tu as couché avec un noir ... Tu
es le Diable. Le nègre aussi est le Diable ... Alors? Il a voulu te violer?
........ Ils sont montés à deux dans ton compartiment. Au bout d’un
moment, ils se sont jetés sur toi. Tu as appelé à l’aide et des blancs
sont venus. Un des nègres a tiré son rasoir et un blanc l’a abattu d’un
coup de revolver. L’autre nègre s’est sauvé!
.............
341
LIZZIE .... Ils ont dit que ça sentait le nègre et ils ont voulu jeter les
noirs par la portière. Les autres se sont défendus comme ils ont pu; à
la fin, un blanc a reçu un coup de poing sur l’oeil. C’est là qu’il a sorti
son revolver et qu’il a tiré. ...
.........
FRED Tu vas témoigner contre un blanc pour un noir.
.........
LIZZIE Puisqu’il a tué, il est coupable.
.......
FRED Mais c’est un nègre qu’il a tué.
..........
LIZZIE Je ne veux faire punir personne. On me demandera ce que
j’ai vu et je le dirai.
FRED Qu’est-ce qu’il y a entre toi et ce nègre? Pourquoi le protègestu?
..........
LIZZIE Je veux dire la vérité.
FRED La vérité! Une putain à dix dollars qui veux dire la vérité! Il
n’y a pas de vérité: il y a des blancs et des noirs, c’est tout. Dix-sept
mille blancs, vingt mille noirs. Nous ne sommes pas à New York, ici:
nous n’avons pas le droit de rigoler. Thomas est mon cousin.
..........
LIZZIE Un homme de bien qui se poussait tout le temps contre moi
et qui essayait de relever mes jupes. Passe-moi l’homme de bien! Ça
ne m’étonne pas que vous soyez de la même famille.
FRED Saloperie. Tu es le Diable: avec le Diable, on ne peut faire
que le mal. Il a relevé tes jupes, il a tiré sur un sale nègre, la belle
affaire; ce sont des gestes qu’on a sans y penser, ça ne compte pas.
Thomas est un chef, voilà ce qui compte.
LIZZIE ......... Mais le nègre n’a rien fait. ... Jamais je ne donnerai
un homme aux poulets.
..........
FRED Combien veux-tu? ... Cinq cents dollars.
LIZZIE Pas un sou.
342
[Fred – Il letto. Ti dico di coprirlo. Puzza di peccato.
........
Lizzie – Parli come la Bibbia. ... è il tuo peccato, mio caro. Sı̀, sı̀:
anche il mio. Ma io ne ho talmente tanti sulla coscienza. ... Era un
gran bel peccato, no? Un peccato veniale. ... Il cognome è molto raro
che lo dicano.
...........
Il mio ideale sarebbe essere una cara abitudine per tre o quattro
persone di una certa età, uno il martedı̀, uno il giovedı̀, uno per il fine
settimana. ...
Fred – Tu sei il diavolo.
Lizzie – Ancora la Bibbia. ...
.................
Fred – Contento, molto contento. Quanto vuoi? .......
Lizzie – Tu non sei veramente contento? Oh! me ne meraviglierei, ...
E poi, tu mi hai detto, tra te e te stesso, che mi amavi.
Fred – Tu eri sazia.
Lizzie – Non ero affatto sazia.
..........
Fred – In ogni caso, lo ero io. Non mi ricordo niente.
Lizzie – Non ti ricordi che hai voluto spegnere la luce e che mi hai
amata al buio? Lo trovo gentile e delicato.
..........
Fred – Questo vi fa sempre ridere, quando credete aver abbindolato
un uomo.
...........
Lizzie –Se hai dimenticato, vuol dire che ho lavorato male. Non
voglio che paghi per una prestazione mal fatta.
Fred – Poche storie: quanto? ... Non mi servono i tuoi regali. (Getta
un biglietto da dieci dollari sul tavolo)
Lizzie – ... sto per vedere fino a che punto mi valuti. ... Allora, è
questo più di quaranta dollari, cinquanta, cento? ... Non ti sei sbagliato? ... ... Dieci dollari! Te ne scoperai tante di giovani ragazze come
me per dieci dollari! Ma le hai viste le mie gambe? E le mie tette, le
343
hai viste? Son forse tette da dieci dollari? Riprenditi il tuo biglietto
e approfittane, prima che mi arrabbi. Il signorino voleva ricominciare
tutto il tempo, ... il signorino si è regalato capricci perversi, ... e tutto
questo per quanto? Non per quaranta, non per trenta, non per venti:
per dieci dollari.
Fred – Per una porcata, è anche troppo.
Lizzie – Porco sarai tu! Da dove sbuchi, contadino? Tua madre
dev’essere una gran vagabonda, se non ti ha insegnato a rispettare le
donne.
...........
Fred – Ecco ancora dieci dollari, ma stai calma. ... o ti farò smettere!
... Sono un Clarke, figlio del senatore.
.............
Lizzie – Se l’amore ti disgusta tanto, che sei venuto a fare qui da me?
............
Fred – Sei tu che il negro ha voluto violentare?
..........
Lizzie – Nessuno ha voluto violentarmi. (Lei ride con un po’ di
amarezza) Violentarmi! Ma ti rendi conto? ... È per questo che ti
brillavano gli occhi? Ti eccitava, vero? Sudicione! ...
Fred – Imbecille. Se penso che sei andata a letto con un negro. ...
Tu sei il diavolo. Anche il negro è il diavolo ... Allora? Ha voluto
violentarti? Sono saliti in due [i negri] nel tuo scompartimento. In un
attimo, ti si sono gettati addosso. Hai chiesto aiuto e i bianchi sono
accorsi. Uno dei negri ha tirato fuori il suo rasoio e un bianco l’ha
abbattuto con un colpo di rivoltella. L’altro negro si è salvato!
..............
Lizzie – .... Costoro hanno detto che puzzava di negro ed hanno
cercato di buttare i negri attraverso lo sportello [giù dal treno]. Gli
altri si sono difesi come hanno potuto; alla fine, un bianco si è preso un
pugno nell’occhio. A questo punto, lui ha estratto il suo revolver ed ha
sparato. ...
..........
Fred – Stai per testimoniare contro un bianco a favore di un nero.
344
...........
Lizzie – Poiché ha ucciso, egli è colpevole.
..............
Fred – Ma è un negro che egli ha ucciso.
.........
Lizzie – Non voglio far punire nessuno. Mi si chiederà quanto ho
visto ed io lo dirò.
Fred – Che cosa passa tra te e questo negro? Perché lo proteggi?
...........
Lizzie – Voglio dire la verità.
Fred – La verità! Una puttana da dieci dollari che vuole dire la verità!
Non esiste verità: ci sono i bianchi ed i neri, ecco tutto. Diciassettemila
bianchi, ventimila neri. Qui, non siamo a New York: non abbiamo il
diritto di scherzare. Thomas è mio cugino.
..........
Lizzie – Un uomo proprio per bene che si strusciava tutto il tempo
contro di me e cercava di alzarmi la gonna. Risparmiami l’uomo per
bene! Non mi meraviglia che tu venga dalla stessa famiglia.
Fred – Stronzate. Tu sei il diavolo: col diavolo non si può che combinare malefatte. Ti ha alzato la gonna, ha sparato su di un negro, bell’affare; sono gesti che si fanno senza pensarci, non contano. Thomas è
importante, questo conta.
Lizzie – ...... Ma il negro non ha fatto niente. Non consegnerò mai
un uomo alla forca.
.............
Fred – Quanto vuoi? Cinquecento dollari.
Lizzie – Neanche un soldo.]
....................
FRED Il te faudrait beaucoup plus d’une nuit pour gagner cinq cents
dollars.
LIZZIE Sourtou si j’ai affaire à des pingres comme toi. ... Si tu es
monté pour me proposer ta combine, tu n’avais pas besoin de coucher
avec moi. Hein? Pourquoi as-tu couché avec moi, salaud? ... Je ne suis
pas raisonnable. Je ne veux pas de tes cinq cents dollars, je ne veux
345
pas faire de faux témoignage! Je veux retourner à New York, je veux
m’en aller!
..................
JOHN ... Tu l’a ramené chez toi, hier soir? Tu sais que la prostitution
est un délit?
LIZZIE Vous étes tout à fait sûrs que vous avez le droit d’entrer
chez les gens sans mandat? ... Bien sûr, que je l’ai ramené chez moi.
Seulement, j’ai fait l’amour gratis. ...
FRED Vous trouverez deux billets de dix dollars sur la table. Ils sont
à moi.
.........
LIZZIE Je les ai refusés. ... Je les lui ai jetés à la figure.
..........
JOHN ... Le juge est d’accord pour relâcher Thomas, s’il a ton
témoignage écrit. On l’a rédigé pour toi, tu n’as qu’à signer.
.........
LIZZIE Je ne signerai pas.
FRED Embarquez-la. C’est dix-huit mois.
LIZZIE Dix-huit mois, oui. Et quand je sortirai, je te ferai la peau.
Tu es salaud comme un femme. J’aurais jamais cru qu’un type puisse
être aussi salaud.
JOHN Décide-toi. Tu signes ou je t’emmène en taule.
LIZZIE J’aime mieux la taule. Je ne veux pas mentir.
FRED Pas mentir, roulure! Et qu’est-ce que tu as fait toute la nuit?
Quand tu m’appelais mon chéri, mon amour, mon petit homme, tu ne
mentais pas? Quand tu soupirais, pour me faire croire que je te donnais
du plaisir, tu ne mentais pas?
LIZZIE (avec défi) Ça t’arrangerait, hein? Non, je ne mentais pas.
..........
FRED Jusqu’ici, tu chipais l’argent dans les poches; cette fois, tu as
choisi le meilleur et tu lui prends la vie. Tu ne dis rien? Tu es donc
pourrie jusqu’aux os? A genoux, putain! A genoux devant le portrait
de l’homme que tu veux déshonorer!
................
346
LE SÉNATEUR Voulez-vous que je vous dise ce qu’il y a dans votre
tête? ... ‘Et moi qui suis sans famille, que le destin a reléguée au ban
de la Société, il y aurait une petite vieille toute simple qui penserait à
moi dans sa grande maison ...’
...........
LIZZIE Rien. Au point où sont les choses, c’est malheureux que le
nègre ne m’ait pas violée pour de bon. ...
LE SÉNATEUR Hélas! la vérité est la vérité. ... Si, si, c’est la vérité.
Seulement ... il y a plusieurs espèces de vérités.
LIZZIE Vous pensez que le nègre m’a violée?
..........
LE SÉNATEUR .......... ‘Lizzie, ce nègre que tu protèges, à quoi
sert-il? Il est né au hasard, Dieu sait où. Je l’ai nourri et lui, que fait-il
pour moi en retour? Rien de tout, il traı̂ne, il chaparde, il chante, il
s’achète des complets rose et vert. ...’ ce Thomas, il a tué un noir, c’est
très mal. Mais j’ai besoin de lui. C’est un Américain cent pour cent,
le descendant d’une de nos plus vieilles familles. ... un solide rempart
contre le communisme, le syndicalisme et les Juifs. ...
...........
LIZZIE .... Qu’est-ce que vous lui ferez au nègre, si je signe?
LE SÉNATEUR Au nègre? Bah! ... Donne-moi ta main. (Il la force
à signer) Je te remercie au nom de ma soeur et de mon neveu, ... au
nom de la nation américaine ...
LIZZIE ... Sénateur! Je ne veux pas! Déchirez le papier! ...
[Fred – Ti servirà ben più di una notte per guadagnare cinquecento
dollari.
Lizzie – Soprattutto se ho a che fare con i tirchi come te. Se sei salito
per propormi il tuo imbroglio, non avevi bisogno di venire a letto con
me. No? perché sei venuto a letto con me, sudicione? ... Non sono
ragionevole. Non voglio i tuoi cinquecento dollari, non voglio dare falsa
testimonianza! Voglio ritornarmene a New York, voglio andarmene da
qui!
..........
347
John – Tu l’hai attirato da te, ieri sera? Non sai che la prostituzione
è un reato?
Lizzie – Siete proprio sicuri di avere il diritto di entrare in casa della gente senza un mandato? .. Sicuro che l’ho fatto entrare da me.
Soltanto ho fatto all’amore gratis ...
Fred – Troverete due biglietti da dieci dollari sul tavolo. Sono miei.
..........
Lizzie – Li ho rifiutati. ... Glieli ho gettati in faccia.
........
John – ... Il giudice è d’accordo a rilasciare Thomas, se ha la tua
testimonianza scritta. È stata redatta per te, non hai che da firmarla.
.............
Lizzie – Non firmerò.
Fred – Arrestatela. Si farà diciotto mesi.
Lizzie – Diciotto mesi, sı̀. E quando uscirò, ti farò la pelle. Sei un
porco, come una donna. Non avrei mai creduto che uno potesse essere
tanto porco.
John – Decidi. O firmi, oppure ti porto in guardina.
Lizzie – Preferisco andare in gattabuia. Non voglio mentire.
Fred – Non mentire, avanti e indietro! E cosa hai fatto tutta la notte?
Quando mi chiamavi mio caro, amor mio, piccolo mio, tu non mentivi
forse? Quando mugolavi, per farmi credere che ti facevo godere, non
mentivi?
Lizzie – Ciò ti concia per le feste, vero? No, non mentivo affatto.
......
Fred – Finora, hai sgraffignato denaro dalle tasche; stavolta, hai scelto il meglio e ti prendi la sua vita. Non dici più niente? Sei forse marcia
fino all’osso? In ginocchio, puttana! Inginocchiati davanti al ritratto
dell’uomo che vuoi disonorare!
............
Il senatore – Volete che vi dica cos’avete in testa? ... ‘Ed io che non
ho famiglia, che il destino ha messo al bando dalla società, ci sarà una
vecchietta, modesta, la quale si prenderà cura di me nella sua grande
casa ...’
348
Lizzie – Niente. Al punto in cui stanno le cose, è una disgrazia che
il negro non mi abbia violentata tutta per bene. ...
Il senatore – Ahimè! La verità è la verità. ... Certo, sı̀, questa è la
verità. Soltanto ... esistono specie diverse di verità.
Lizzie – Pensate forse che il negro mi abbia violentata?
...........
Il senatore – ... ‘Lizzie, questo negro che proteggi, a cosa serve?
Egli è nato a caso, Dio sa dove. L’ho nutrito e lui in cambio cosa ha
fatto per me? Proprio niente, si trascina, sgraffigna, canta, si compra
completi rosa e verdi. ...’ ... questo Thomas ha ucciso un nero, ha
fatto malissimo. Ma, ho bisogno di lui. È un americano al cento per
cento, discendente da una delle nostre famiglie più antiche. ... un solido
baluardo contro il comunismo, il sindacalismo e gli ebrei. ...
..........
Lizzie – Cosa farete al negro se firmo?
Il senatore – Al negro? Bah! ... Dammi la mano. (La costringe a
firmare). Ti ringrazio a nome di mia sorella e di mio nipote, ... a nome
della nazione americana ...
Lizzie – ... Senatore! Non voglio! Strappate il foglio! ...]
.........
LIZZIE Elle ne s’y attendait pas, hein? Elle croyait que j’étais une
mauvaise femme et que je témoignerais pour le negre. ... Je ne m’y
reconnais plus; vous m’avez embrouillée; vous pensez trop vite pour
moi. ... Et le nègre? ... Cent dollars. Vous devez être content:
votre fils m’en avait promis cinq cents, vous faites une belle economie.
... Vous lui direz que j’aurais préféré une potiche ou des bas Nylon,
quelque chose qu’elle se serait donné la peine de choisir. ...
LE SÉNATEUR ... Vous traversez une crise morale et vous avez
besoin de mon appui.
LIZZIE ... Jusqu’ici, je préférais les vieux parce qu’ils ont l’air respectable, mais je commence à me demander s’ils ne sont pas encore
plus chinois que les autres.
.........
LE NÈGRE Cachez-moi.
349
LIZZIE Je t’ai dit que non.
LE NÈGRE Vous les entendez, madame?
LIZZIE Oui.
LE NÈGRE C’est la chasse qui a commencé.
LIZZIE Quelle chasse?
LE NÈGRE La chasse au nègre. ... Oh! pourquoi avez-vous fait ça?
Je ne vous ai pas porté tort
LIZZIE Oh! si, tu m’as porté tort. Tu ne peux pas savoir à quel
point tu m’as porté tort. Tu n’as pas envie de m’étrangler? ... Je
te cacherai jusqu’à demain soir. Ne me touche pas: je n’aime pas les
nègres. ... je leur dirai: ‘Il est là mais il n’a rien fait; on m’a soutiré un
faux témoignage. Je jure sur le bon Dieu qu’il n’a rien fait.’
LE NÈGRE Ils ne vous croiront pas.
LIZZIE ... alors, tu les viserais avec le revolver et, s’ils ne s’en vont
pas, tu tireras dedans. ... Et si tu vois le fils du sénateur, tâche de
ne pas le rater, parce que c’est lui qui a tout manigancé. ... s’ils te
trouvent chez moi, je ne donne pas un sou de ma peau. Alors, autant
crever en nombreuse compagnie.
.............
LE NÈGRE Je ne peux pas tirer sur des blanches
...........
LIZZIE Parce qu’ils sont blanchs, ils ont le droit de te saigner comme
un cochon?
LE NÈGRE Ce sont des blanchs.
.............
LIZZIE ... c’est pas chez moi qu’il faut le chercher. Vous ne me
reconnaissez pas? ... Parce que c’est moi qu’il a violée, comprenezvous? ....... Merde! Je n’y comprends plus rien. ... Toi aussi, tu te sens
coupable?
LE NÈGRE Oui, madame.
.............
FRED Ils ont attrapé un nègre. Ce n’était pas le bon. Ils l’ont lynché
tout de même. ... Tu est le Diable! Tu m’as jeté un sort.
...........
350
LIZZIE Ordure! Lâche-moi. Lâche-moi. Tu es un assassin.
FRED ........ Je te vois partout, je vois ton ventre, ton sale ventre
de chienne, je sens ta chaleur dans mes mains, j’ai ton odeur dans les
narines. J’ai couru jusqu’ici, je ne savais pas si c’était pour te tuer ou
pour te prendre de force. Maintenant, je sais. Je ne peux pourtant pas
me damner pour une putain. C’est vrai ce que tu m’as dit, ce matin?
... Que je t’avais donné du plaisir? ... Jure que c’est vrai. Jure-le! ...
Un client? Tu n’auras plus de client. Plus jamais. Tu es à moi. Je
veux voir sa tête. ... Sacrée fille de putain. (Le nègre sort) C’est ça,
ton client?
LIZZIE Je l’ai caché parce qu’on veut lui faire du mal. Ne tire pas,
tu sais bien qu’il est innocent. ... Alors, tu l’as eu? Bon. Eh bien, à
present, c’est ton tour. (Elle le vise avec le revolver)
........
FRED ... Mon père est sénateur; je serai sénateur après lui: je suis
son seul héritier mâle et le dernier de mon nom. Nous avons fait ce pays
et son histoire est la nôtre. ... Oserais-tu tirer sur toute l’Amérique?
... Une fille comme toi ne peu pas tirer sur un homme comme moi. Qui
es-tu? Qu’est-ce que tu fais dans le monde? ... Donne-moi ce revolver.
Pour ce qui est du nègre, courait trop vite: je l’ai raté. Je t’installerai
sur la colline, de l’autre côté de la rivière, dans une belle maison avec
un parc. ... je te défends de sortir: je suis très jaloux. Je viendrai
te voir trois fois par semaine, à la nuit tombée: ... (Elle s’abandonne
un peu plus dans ses bras). C’est vrai que je t’ai donné du plaisir?
Réponds. C’est vrai?
LIZZIE Oui, c’est vrai.
FRED Allons, tout est rentré dans l’ordre.
[Lizzie – Lei non se l’aspettava, no? Credeva che fossi una donna
cattiva e che testimoniassi a favore del negro. ... Non mi ci riconosco
più; voi mi avete imbrogliato; pensate troppo svelto per me. ... Ed il
negro? ... Cento dollari. Dovete essere soddisfatti: vostro figlio me ne
aveva promessi cinquecento, fate un bel risparmio. Le direte che avrei
preferito un vaso od un paio di calze di nylon, qualcosa che lei stessa si
fosse dato pena di scegliere. ...
351
Il senatore – ... State attraversando una crisi morale ed avete bisogno
del mio sostegno.
Lizzie – ... finora preferivo i vecchi, perché hanno un aria rispettabile,
ma comincio a chiedermi se essi non siano peggior cinesi degli altri.
..............
Il negro – Nascondetemi.
Lizzie – Ti ho detto di no.
Il negro – Li sentite, signora?
Lizzie – Sı̀.
Il negro – È la caccia che comincia.
Lizzie – Quale caccia?
Il negro – La caccia al negro. ... Ah! Perché mi avete fatto questo?
Io non vi avevo fatto alcun torto.
Lizzie – Oh, sı̀! Tu mi hai fatto un torto. Non puoi sapere fin dove mi
hai fatto un torto. Non hai voglia di strangolarmi? ... Ti nasconderò
fino a domani sera. Non mi toccare: non mi piacciono i negri. ... Dirò
loro: ‘Sta di là, ma non ha fatto niente; mi hanno estorto una falsa
testimonianza. Giuro su Dio che non ha fatto niente.’
Il negro – Non vi crederanno.
Lizzie – ... allora, tu li affronterai colla pistola e, se non se ne vanno,
sparerai loro contro. ... E, se vedi il figlio del senatore, procura di non
mancarlo, perché è lui che ha tramato tutto ... se ti trovano da me,
non do un soldo per la mia pelle. Allora, tanto vale crepare in buona
compagnia.
............
Il negro – Non posso sparare sui bianchi.
............
Lizzie – Perché sono bianchi hanno il diritto di sgozzarti come un
maiale?
Il negro – Sono bianchi.
................
Lizzie – ... non dovete cercarlo da me. Non mi riconoscete? ... Sono
io quella che ha violentata, non capite? ... Plastica! Non ci capisco più
niente. ... Perfino tu ti senti colpevole?
352
Il negro – Sissignora.
...............
Fred – Hanno acciuffato un negro. Non era quello giusto. L’hanno
comunque linciato. ... Tu sei il diavolo! Mi hai gettato il malocchio.
..........
Lizzie – Che porcheria! Lasciami! Lasciami! Sei un assassino.
Fred – ... Ti vedo dappertutto, vedo il tuo ventre, il tuo sporco
ventre da troia, sento il tuo calore sulle mie mani, ho il tuo odore nelle
narici. Ho corso fin qui, non sapevo se era per ucciderti oppure per
prenderti con la forza. Ora lo so. Non posso pertanto dannarmi per
una puttana. È vero quanto mi hai detto stamattina? ... Che ti ho
fatto godere? ... Giura che è vero. Giuramelo! ... Un cliente? Tu non
avrai più clienti. Mai più. Tu appartieni a me. Voglio vederlo in faccia
... Maledetta figlia di puttana. (Esce il negro [dal bagno]) Sarebbe
questo il tuo cliente?
Lizzie – L’ho nascosto perché si voleva fargli male. Non sparagli, tu
sai che è innocente. ... Allora, lo hai preso? Perfetto. Ebbene, ora è il
tuo turno. (Lei lo affronta colla pistola)
..........
Fred – Mio padre è un senatore; sarò senatore dopo di lui: sono il suo
unico erede maschio e l’ultimo a portare il nostro cognome. Abbiamo
costruito questo paese e la sua storia è la nostra ... Oserai sparare su
tutta l’America? Una ragazza come te non può sparare su un uomo
come me. Tu chi sei? Che ci fai al mondo? ... Dammi la pistola.
Per quanto riguarda il negro, correva troppo veloce: l’ho mancato. Ti
sistemerò sulla collina, dall’altra parte del fiume, in una bella casa con
un parco. ... ti proibisco di uscirne: sono molto geloso. Verrò a vederti
tre volte la settimana, al cadere della notte: ... (Lei si abbandona un
poco di più fra le sue braccia). È vero che ti ho fatto godere? Rispondi.
È vero?
Lizzie – Sı̀, è vero.
Fred – Andiamo, tutto è ritornato in ordine.]
Jean-Paul Sartre
353
Il matrimonio, ..., ha, quale immediato correlativo, la prostituzione.
“L’eterismo - dice Morgan - segue l’umanità in ogni passo della sua
civiltà come un’ombra scura gettata sulla famiglia.” Per prudenza,
l’uomo esige la castità della sposa, ma egli stesso non si accontenta del
medesimo regime che ha imposto a lei.
“I re di Persia - dice Montaigne che ammirava la loro saggezza - volevano le loro spose vicine durante i festini; ma quando il vino cominciava
a scaldarli troppo e avevano bisogno di abbandonare le briglie della voluttà, le rimandavano negli appartamenti, e facevano venire altre donne
cui non dovessero codesto obbligo di rispetto per farle partecipi dei loro
appetiti smodati.” “Occorrono le fogne per garantire la salubrità del
palazzo”, dicevano i Padri della Chiesa. E Mandeville in un opera che
fece rumore: “È chiaro che v’è necessità di sacrificare una parte delle
donne per salvare l’altra e prevenire sconcezze di natura più disgustosa”. Un argomento degli schiavisti americani in pro della schiavitù era
il seguente: che essendo i bianchi del Sud liberi da ogni obbligo servile, potevano tessere tra loro relazioni più democratiche e raffinate.
Cosı̀, l’esistenza di una casta di ‘donne perdute’ permette di trattare le
‘donne oneste’ con maggiori riguardi.
La prostituta è un capro espiatorio; l’uomo si scarica su di lei della
propria turpitudine, quindi la rinnega. La prostituta è considerata una
paria sia che uno statuto legale la ponga sotto la tutela della polizia,
sia ch’ella lavori clandestinamente. Dal punto di vista economico, la
sua condizione è analoga a quella della donna sposata. “Tra coloro
che si vendono mediante la prostituzione e coloro che si vendono col
matrimonio, la differenza consiste unicamente nel prezzo e nella durata
del contratto”, dice Marro. Per tutte e due, l’atto sessuale è un servizio;
la seconda è ingaggiata per tutta la vita da un uomo; la prima ha
diversi clienti che la pagano volta a volta.” ... La gran differenza tra
loro consiste in ciò, che la donna legittima, tiranneggiata nell’ambito
coniugale, è rispettata in quanto persona umana; e tale rispetto mette
seriamente in scacco l’oppressione. Invece, la prostituta non ha i diritti
della persona umana e in lei si riassumono tutti i simboli della schiavitù
femminile.
354
“Capii finalmente che Julot voleva solo i miei soldi e pensai che lontano da lui avrei potuto mettere da parte un po’ di denaro ... nella
casa, al principio ero timida, non osavo avvicinarmi ai clienti e invitarli. La donna di un compagno di Julot mi sorvegliava da vicino ... Julot
mi scrisse che ogni sera dovevo consegnare alla padrona il mio denaro:
cosı̀ non te lo ruberanno”. ... per riscuotere il proprio denaro, per evitare i maltrattamenti, la prostituta ha bisogno di un uomo. Questi le
dà anche un appoggio morale. “È peggio lavorare da sole, si ha meno
coraggio, ci si lascia andare”, dicono alcune. Spesso essa lo ama: per
amore ha scelto questo mestiere o con l’amore lo giustifica: nel suo ambiente c’è un’enorme superiorità dell’uomo sulla donna: questa distanza
favorisce l’amore-religione e questo spiega l’appassionata abnegazione
di alcune prostitute. ...
Le prostitute si consolano anche con le donne. Molte di loro sono
omosessuali. ... Poiché i rapporti con metà dell’umanità sono di natura
commerciale e l’insieme della società le tratta come paria, le prostitute
sono strettamente solidali tra loro; accade che siano rivali, gelose l’una
dell’altra, che si insultino e si battano; ma hanno un profondo bisogno
le une delle altre per costituire un ‘controuniverso’ in cui ritrovare la
loro dignità umana. ...
È stato spesso sottolineato che essa riserva all’amante del cuore il
bacio sulla bocca, espressione di una libera tenerezza, e che non stabilisce nessun confronto tra gli amplessi d’amore e quelli professionali.
Le testimonianze degli uomini sono sospette, perché la loro vanità li
porta a lasciarsi ingannare da un finto godimento. Bisogna dire che le
circostanze sono molto diverse a seconda che l’incontro avvenga: meno
in particolari condizioni di stanchezza per la donna sottoposta a una
sfibrante ‘routine’, oppure se si tratta di un rapido incontro o di relazioni continuate con un cliente familiare. .... “Oh! che babbei sono gli
uomini! Fino a che punto le donne possono dar loro ad intendere quello
che vogliono!” ... “Quando si tratta di quattrini, madame ... Sı̀, perché
andare a letto con un uomo per i suoi begli occhi, insomma per niente,
quello dice tra sé la stessa cosa di voi, quella là è una puttana, come se
vi faceste pagare, lui vi giudica come una puttana, sı̀, ma furba; perché
355
quando voi chiedete denaro da un uomo potete star sicura che vi dice
subito: ‘Oh, non sapevo che tu fai questo mestiere.’ ...”
La bassa prostituzione è un mestiere penoso, in cui la donna oppressa
sessualmente ed economicamente, sottomessa all’arbitrio della polizia,
a un’umiliante sorveglianza medica, ai capricci dei clienti, esposta ai
microbi e alle malattie, alla miseria, è veramente abbassata al livello
di una cosa. ... Evidentemente la situazione non può essere modificata con misure negative ed ipocrite. Perché la prostituzione scompaia,
sarebbero necessarie due condizioni: che fosse assicurato un mestiere
decente a tutte le donne; che i costumi non opponessero nessun ostacolo
al libero amore. La prostituzione si potrà sopprimere solo sopprimendo
i bisogni cui risponde. ....
L’ultima incarnazione dell’etera è la star. Fiancheggiata da un marito - che Hollywood esige rigorosamente - o da un amico serio, essa
è del tutto simile a Frine, a Imperia, a Casque d’Or. Si offre come la
Donna dei sogni agli uomini, che in cambio le danno fortuna e gloria.
Tra prostituzione e arte c’è sempre stato un passaggio incerto, perché
bellezza e voluttà sono associate in modo equivoco; in realtà, non è la
bellezza che genera il desiderio; ma la teoria platonica dell’amore offre
alla lubricità delle ipocrite giustificazioni. Frine, denudando il seno, offre all’aeropago la contemplazione di una pura idea. L’esibizione di un
corpo senza veli diventa uno spettacolo d’arte; ... Abbiamo detto che
è la sua fama a conferirle un valore commerciale: è sulla scena o sullo
schermo che è possibile farsi un ‘nome’ che costituirà un capitale per
il commercio. È questa necessità di piacere a degli individui, alla folla,
che avvicina la vedette all’etera. Nella società esse occupano un posto
analogo: mi servirò della parola etera per definire tutte le donne che
considerano non solo il loro corpo, ma tutta la loro persona come un
capitale da sfruttare. Il loro atteggiamento è molto diverso da quello di
un creatore che trascendendosi in un’opera supera il dato e fa appello
in altri a una libertà cui apre l’avvenire; l’etera non scopre il mondo,
non apre nessuna strada alla trascendenza umana. ...
Le donne più libere dell’antica Grecia non erano né le matrone, né
le basse prostitute, ma le etere. Le cortigiane del Rinascimento, le
356
geisha giapponesi godono di una libertà infinitamente più grande delle
loro contemporanee. In Francia, Ninon de Lenclos è la donna che ci
sembra forse la più virilmente indipendente. Per un paradosso, queste
donne che sfruttano all’estremo la loro femminilità riescono a crearsi
una situazione che equivale quasi a quella di un uomo. ... Accade
anche che, servendosi dell’uomo come strumento, essa eserciti funzioni
virili per mezzo di questo intermediario: le ‘grandi favorite’ attraverso i
loro potenti amanti presero parte al governo del mondo. Vi sono anche
donne per cui questa liberazione si compie sul piano erotico. Nel denaro
o nei favori che estorce all’uomo, essa trova un compenso al complesso
d’inferiorità femminile; il denaro ha una funzione purificatrice; abolisce
la lotta dei sessi. ...
Tuttavia la cortigiana ha fama di essere frigida. Le conviene saper
dominare il proprio cuore e il proprio ventre: se è sentimentale o sensuale, corre il rischio di subire l’ascendente di un uomo che la sfrutterà,
s’impossesserà di lei o la farà soffrire. Per ‘conservare’ il suo protettore senza rinunciare ai suoi piaceri, la donna farà uso delle astuzie, dei
raggiri, delle menzogne, delle ipocrisie che disonorano la vita coniugale;
se pure recita la commedia della servilità, il gioco in sé è servile. Se è
bella, celebre, può scegliersi un altro padrone, se quello del momento le
diventa odioso. ...
La prostituta che dà solo il suo corpo è forse meno schiava della
donna che deve piacere per mestiere. ... Durante le guerre, nessuno fa
sfoggio di un patriottismo cosı̀ aggressivo come le grandi mondane; con
la nobiltà dei sentimenti che ostentano, sperano di elevarsi al livello
delle duchesse. ... Una ostinata malafede guida la sua vita interiore
e permette alla sue studiate menzogne di prendere le apparenze della
verità. Ci sono talvolta nella sua vita degli atti spontanei: non ignora
del tutto l’amore; ha dei ‘capricci’ e qualche volta si innamora. ... La
prostituta che fa commercio nella sua generalità ha delle concorrenti;
ma se c’è abbastanza lavoro per tutte, anche attraverso le loro liti si
sentono solidali. L’etera che cerca di ‘distinguersi’ è ostile a priori a
chi, come lei, aspiri a un posto privilegiato.
357
In questo caso trovano tutta la loro verità i noti temi sui raggiri femminili. ... tra la debuttante di venti anni e il banchiere di quarantacinque
che passano vicini giorno e notte, c’è un abisso ancora più profondo che
nel matrimonio borghese.
Simone de Beauvoir
– ...: tutto quello che avevamo era una bella presenza e una certa
avvenenza per piacere agli uomini. Pensi che noi fossimo cosı̀ sciocche
da lasciare che altri commerciassero la nostra bellezza impiegandoci
come commesse, o come cameriere di bar o di ristorante, quando noi
stesse potevamo commerciarla e trarne tutto il guadagno invece che
avere paghe da fame? ... Che cosa è educata a fare qualsiasi rispettabile
ragazza se non a cercare di cogliere il capriccio di un uomo ricco e
usufruire del suo denaro sposandolo? Come se la cerimonia nuziale
trasformasse in giusto quello che è sbagliato senza matrimonio! Oh,
l’ipocrisia del mondo mi disgusta! ... se c’è una cosa che disprezzo in
una donna è la mancanza di personalità.
– ... Non è che ciò che tu chiami personalità in una donna comporta
il biasimo per un tale modo di far denaro? ............ Le due infami
parole che descrivono ciò che è mia madre risuonano nelle mie orecchie
e cercano di uscire dalla mia bocca; ma io non posso pronunciarle: la
loro vergogna è troppo orrenda per me. .... (Scrive) ... e adesso non
dimentichiamo le sue qualifiche: le due parole. (scrive) ... Oh no; non
leggetele, non leggetele! ....
George Bernard Shaw
La sessualità romana è rozza. Lo dimostrano non soltanto il rampollare di bordelli, ma anche il tipo di voluttà che a esso andava congiunto:
cosı̀ la celebrazione di feste di sverginamento, che venivano annunciate
da un panno bianco insanguinato appeso fuori della finestra, un uso che
si tramandava nei secoli come segno della macellazione di un porco.
Ernst Wilhelm Eschmann
Si avisse fatto a n’ato
chello ch’e fatto a mme
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st’ommo
t’avesse acciso,
tu vuò sapé pecché?
Pecché ’ncopp’a sta terra
femmene comme a te
non ce hanna sta pe’ n’ommo
onesto comme a me!
Femmena,
Tu si na malafemmena
Chist’uocchie ’e fatto chiagnere
Lacreme e ’nfamità
Femmena,
Si tu peggio ’e na vipera,
m’e ’ntussecata l’anema,
nun pozzo cchiù campà.
Femmena,
Si ddoce comme ’o zucchero
però sta faccia d’angelo
te serve pe ’ngannà ...
Femmena,
tu si ’a cchiù bella femmena,
te voglio bene e t’odio
nun te pozzo scurdà ...
Antonio de Curtis, principe di Bisanzio: Totò
– Poi tu [Ill] hai sposato Matilde Blumhard con la sua merceria ed io
[Claire] il vecchio Zachanassian coi suoi miliardi d’Armenia. Mi ha trovata in un bordello d’Amburgo. I miei capelli rossi lo avevano attratto,
il vecchio moscone d’oro. ...
– Questa è la storia: un giudice, un accusato, due testimoni, un
verdetto errato nel 1910. Non è cosı̀ accusatrice? ...
– Divenni una puttana. ... il verdetto del tribunale mi aveva resa
tale.
359
– Ed ora vuole giustizia, Claire Zachanassian?
– Me lo posso permettere. Un miliardo per Güllen, se qualcuno
uccide Alfredo Ill. ... Siccome il mondo ha fatto di me una puttana,
adesso io ne faccio un casino. Chi non vuole scucire deve adattarsi, se
vuole essere della festa. Voi volete essere della festa. Decente è solo chi
paga, ed io pago. Güllen per un assassinio, prosperità per un cadavere.
...
Friedrich Dürrenmatt
[L’annunciatrice RAI è] ... una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti.
Pierpaolo Pasolini
Tu non sei adatta a fare la geisha. Una geisha, sai, anche se è un po’
carina ma non si dà un contegno per essere di buon umore, non vende!
Tu sei fatta più per essere una prostituta, quindi ti supplico, liberaci
della tua presenza, anche da domani. ... Ma che tu sia bella oppure
no, una volta applicato un po’ di trucco bianco, a meno che il tuo viso
non sia proprio devastato, diventi carina come tutte le altre. Invece, il
saperti vendere, oppure no, quello sı̀ che dipende dalle tue abilità.
Una geisha che dormiva con tutti la chiamavano “quella che entra
nel letto senza guardare”; a quei tempi, una geisha ritenuta di primo
livello non si concedeva al primo arrivato. Appena diventate geisha a
tutti gli effetti, alla maggior parte di noi veniva trovato un danna, un
patron. Se il danna era generoso, ne avevi solo uno; ma se era tirchio
e per te era difficile coprire le spese, allora ne potevi avere anche due o
tre, ma non passavi la notte con nessun altro. ...
Un banchetto era organizzato cosı̀: c’era la prima fase in cui alcune geisha cantavano, suonavano lo shamisen [a tre corde] e i tamburi,
mentre le apprendiste danzavano; ... Dopo essersi fatte il bagno, ci si
divideva in stanze separate per dormire. In queste occasioni, la geisha
dormiva con il proprio danna, mentre quelle che avevano la fama di
“andare a dormire senza guardare” si ritiravano con i clienti rimasti
soli.
360
– Non dovresti mica esagerare cosı̀, sai ... non è salutare. ...
– Ma se facciamo tutte la stessa cosa! In ogni caso non è il vostro
vero marito, giusto? Quindi che differenza fa avere un uomo solo oppure
averne dieci?
Ero convinta che padroneggiare quelle arti fosse essenziale alla mia
sopravvivenza, e il pensiero che fossero poco lodevoli non mi passava
neppure per l’anticamera del cervello. ...
... Madre vendette la mia “prima volta”il mio mizuage ad altri quattro uomini, uno dopo l’altro, e ci guadagnò parecchio. Ogni volta mi
ripeteva la lezioncina, e mi mostrava i gesti che dovevo fare per sembrare
una vergine. ...
– Dice che le va bene farlo anche con il patron di qualcun’altra.
– Non pensi che il termine prostituta le si addica meglio di geisha?
– In questo universo, come vorrei che persone che non conoscono
la dignità la smettessero di atteggiarsi quasi sapessero come si svolge
questa professione. ...
Era proprio durante questi viaggi che provavo tutta la miseria che
la mercificazione del proprio corpo comporta. Era palese che, visto la
differenza di età, non potevamo nemmeno essere padre e figlia; io ero
cosı̀ giovane che avrei potuto essere sua nipote. ...
– ... In ogni caso, ormai il mio corpo era stato violato, cosı̀ decisi di
aiutare la mia famiglia e mi vendetti come geisha. Ora sto avendo la
mia vendetta su gli uomini. Ce ne sono due o tre che un giorno spingerò
sull’orlo del lastrico! Non c’è nient’altro che possa fare se non dormire
con tutti, non sono brava nelle arti di una geisha. ...
– ... Non ne posso più. Solo perché c’è una persona di cui mi sono
innamorata, vengo trattata da criminale. Ora basta. Amare qualcuno
è la prova che sei viva! ...
– Non c’è più niente che io possa fare per quella sgualdrina. ...
– ... Non innamorarti mai, però. Saresti derisa da tutti, e il mondo
ti sembrerebbe color grigio cenere. Si formerebbe un buco nel tuo cuore
con un vento gelido che ci soffia dentro. ...
Eravamo nate in questo ambiente e non sapevamo neppure cosa fosse il
sentimento sincero di un uomo per una donna. Facevamo scialacquare
361
al nostro ricco Danna tutti i suoi risparmi, ma questo si può forse
chiamare ‘vero amore’ ? ... Supponiamo che un gruppo di tre uomini - ...
- ingaggi una geisha e le dica “oggi c’è l’esibizione!”, oppure “giochiamo
al ginecologo!” e battendo il ritmo, le inizi a slegare l’obi [cintura del
kimono]. E che tutti e tre si facciano avanti e la tengano ferma, mentre
uno tenta qualcosa di terribilmente riprovevole. E che, a quel punto, la
geisha gridi e chiami aiuto. ...
– ... Tu, una geisha, mi stai dicendo che aspetti il mio bambino?
Questo lo possono dire le brave ragazze, forse. Ma quelle che lo fanno
a pagamento come possono dire con sicurezza a qualcuno che è proprio
lui il padre? ...
– Sorella, per favore, credimi. Il bambino che ho nel ventre è figlio
di Hii. Che la mia morte ne sia la prova.
“Non sei mica una signorina per bene”. Che diamine voleva dire? Forse
che noi geisha non siamo degli esseri umani? Se provate a farci un taglio
ci fate male, esce sangue. ... Se non hai il padre susciti la compassione
degli altri, se sei geisha il ribrezzo. ... Fino a quel momento la mia
situazione non mi era mai parsa strana, ma ora cominciavo a detestare
il fatto di essere una geisha. Odiavo il mondo intero.
– Che cosa dici? Io ti amo, piccola Tsuru!
– Oh, stai sbagliando esca! Non sono mica una “signorina per bene”,
io. Se vuoi pescare una geisha, lo sai, non è necessario che tu dica ti
amo. Smettila con queste assurdità. ...
– ... Se vuoi essere amata, devi fare uno sforzo. Donne che non si
sforzano, che non progrediscono, sono come uccelli senza voce.
– Se il mangime è pessimo, per quanto tu voglia cantare non ce la fai
proprio, sai! Matrimonio, amore, sentimento sincero ... è tutto qui quel
che sai dire? Se pensi che a sentire queste parole ogni geisha si metterà
a piangere di gratitudine e cadrà ai tuoi piedi, ti sbagli di grosso. ...
– ... Lo so benissimo dove [tu vai dal tuo innamorato], e non ti lascio
fare la puttana da quattro soldi. ...
– Quello che so fare è tutto qui.
gli dissi. Con il suono dello shamisen e le mie danze gli feci perdere la
cognizione del tempo, e con il sake il controllo di sé. Era stordito, e io
362
mi buttai tra le sue braccia. Aveva l’aria confusa, mi disse:
– Non serve che tu lo faccia ...
Ma io lo condussi nell’alcova della stanza che avevo preparato.
– Mi sono innamorata di te.
gli bisbigliai, e lo guardai di sottecchi per vedere la sua espressione.
Fece all’amore con me con grande trasporto. ...
– Ultimamente ti stai vedendo con un tizio, un ragazzotto, vero?
Beh, non ti permetto di fare la sgualdrina! ...
– Non sono mica messo cosı̀ male a donne, da dover andare con una
che ha perso il suo fascino. Ti compro perché voglio vederti danzare
nuda. Che ne dici? Se non ti va, allora puoi pure scordarti i soldi. ...
Erano tutte brave persone, ma io avevo paura che, se fosse saltato fuori
che prima facevo la geisha e che ero stata anche una mantenuta, mi
avrebbero evitata e umiliata. ... Non è che lui non mi piacesse, ma
cosa sarebbe successo se avesse scoperto che la sposa da lui creduta
una dolce fanciulla in realtà era una vecchia volpe? ...
– Mah, potrei diventare una Pan pan [prostituta illegale] dell’esercito.
... mi pregava con i suoi occhi limpidi, belli, che sembravano poter
arrivare dritti in fondo al mio cuore, di non ritornare a fare la geisha e
di non diventare una prostituta, anche a costo di andare avanti a pasti
miseri e a vestirsi di stracci. ...
– ... feci cose orribili in Cina. Violentai delle donne cinesi. Se fossi
stato scoperto mi avrebbero punito. E cosı̀ le uccisi. ...
– Signorina, non dovresti lavorare cosı̀ tanto, giovane come sei! Di
modi molto più comodi per tirare avanti ce ne sono, sai, quanti ne vuoi.
– Non farti un’idea sbagliata di me, bastardo! Se mi tocchi ancora
ti azzanno alla gola! ...
... cominciai a lavorare in un posto chiamato “Hasuike” “Lo stagno dei
fiori di loto”, nel quartiere dei “fiori e salici”. Ma ormai la geisha non
era più quella che era prima della guerra; adesso non si differenziava per
nulla da una qualsiasi prostituta di infimo livello. ... Io non mi vedevo,
però, come una che si potesse chiamare “concubina” o “mantenuta”.
– Neanche una coppia sposata sarebbe come voi! Vedervi è una gioia
perfino per me! La vista di una giovane coppia che si ama mette di
363
buon umore tutti quanti. ...
– Il matrimonio? È solo avere mani e piedi legati - mi dice - non è per
niente divertente. Se si sta insieme tutti i giorni, si è obbligati a vedere
anche i lati brutti dell’altro. Invece, cosı̀ come fate voi, si notano solo
le cose belle e non ci si stufa. La vita matrimoniale è bella per i primi
sei mesi, poi dopo un anno si arriva allo stadio della disillusione. ...
Facevo cose del tutto prive di senso, come passare la notte con un uomo
che sembrava assomigliargli. ... Una donna virtuosa, ferma nella sua
castità, sarebbe riuscita a vivere abbracciando solo il ricordo di lui,
senza dubbio, ma io ero una sciocca. ... Il cuore di un bambino è un
foglio bianco. Se fosse rimasto anche solo un piccolo ricordo di me nei
loro cuori, sarebbe stato il ricordo di una vecchia prostituta. ...
– Quando intrattengo un cliente, sto sempre attenta ad usare qualcosa, ma a lui stavo riservando un trattamento speciale. Ora sostiene
di aver preso una malattia da me e vuole un risarcimento. ... Ora mi
rendo conto di aver dovuto sopportare tutto questo perché sono una
prostituta; quindi ho intenzione di mettere da parte del denaro e, una
volta trovato un posto che sia tutto mio, allora sı̀ che mi innamorerò
sul serio. ...
Anche se c’è una legge che la vieta, la prostituzione non è qualcosa che
scompare facilmente. Di sicuro la legge nasce dal tentativo sincero di
salvare queste donne dallo sfruttamento e dalle grinfie di rapaci profittatori, certo, ma fra coloro che decidono le norme politiche di sicuro
non c’è nessuna che come noi sarebbe morta di fame se non avesse venduto il proprio corpo. ... In realtà nel mio paese il numero delle geisha
è aumentato. Se una geisha o una cameriera dorme con un cliente e
riceve un compenso in denaro, non è forse prostituzione, quella? Ma
se qualcuno le accusa, loro si giustificano dicendo che sono innamorate.
.................
Masuda Sayo
– ... Il marchese Donatien Alphonse François de Sade, ..., riunı̀ quattro ragazze nella camera al quarto piano ..., Mariette, di ventitré anni,
Marianne, di diciotto, Mariannette e Rose, entrambe di venti. Tutte
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prostitute naturalmente. ... dopo essere entrato nella camera in cui
l’attendevano le quattro ragazze, trasse da una tasca un pugno di monete d’oro e annunciò che si sarebbe coricata per prima con lui colei che
avesse indovinato il loro numero. Fu Marianne a indovinare. Allontanate le altre tre dalla camera, rimase con lei e con il servo; dopo averli
fatti sdraiare entrambi sul letto, con una mano frustava la ragazza con
l’altra il servo ... cosı̀ stimolava il corpo del servo. Con una mano la
ragazza, con l’altra il servo ... Le chiese di permettergli una “certa
cosa” in cambio di un luigi. ... Infine Alphonse prese un pungolo, che
doveva aver usato più volte essendo incrostato di sangue, e chiese alla
ragazza di percuoterlo con un simile strumento. ...
Poi fu il turno di Mariette. La denudò, la fece inginocchiare ai piedi
del letto e, dopo averla percossa a suo piacimento, con una scopa, la
pregò di fustigarlo, e mentre la ragazza lo percuoteva, con un coltello lui
incideva sulla stufa il numero dei colpi: duecentoquindici, centosettantanove, duecentoventicinque, ... Ha sempre amato i numeri. Non esiste
precisione se non nei numeri; inoltre, aumentandoli incredibilmente, si
ottiene che persino un vizio si trasformi in miracolo. ...
Dopo Mariette fu la volta di Rose. Ancora colpi di frusta, poi il servo
e nuove combinazioni come in una partita di carte. Fu poi richiamata
in camera Mariannette, e ancora frustate, ancora cantaride. Tra pianti
e urla si concluse la funzione mattutina. Il marchese diede sei lire
d’argento a ognuna delle quattro ragazze e le congedò.
... trovò Marguerite, una prostituta venticinquenne. ... le domandò
con voce gentile: “In che condizioni è il tuo ventre?” ... Poi fece
nuovamente “quella cosa”. E nuovamente la frustò.
– ... Alphonse frequentemente, col pretesto di un impegno, si recava
a Parigi e, lo seppi in seguito, s’incontrava con quelle ... come dire? ...
donne che lo fanno per professione ...
– Dite pure prostitute. ...
– ... Credo sia sufficiente che, utilizzando le relazioni dei miei compagni di letto, con i metodi di una prostituta riesca a sedurre Maupeou,
l’integerrimo cancelliere, e a condurre la faccenda fino all’annullamento
del verdetto della Corte Suprema. ...
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– ... Ammirevole! In una ammirevole relazione matrimoniale non v’è
neppure bisogno di gentilezza, non è forse vero?
– Già. E neppure di crudeltà. ...
– ... Ormai in me Alphonse e i suoi delitti sono tutt’uno: sorrisi e
ire, tenerezze e crudeltà, le dita che fecero scivolare dalle mie spalle la
camicia da notte di seta e le mani che a Marsiglia hanno impugnato la
frusta per percuotere la schiena delle prostitute, sono fusi in una perfetta unità. Le sue natiche, arrossate dai colpi di frusta delle prostitute,
sono unite senza alcuna frattura alle sue nobili labbra e al puro oro dei
suoi capelli.
– ... Una figlia di casa Montreuil non può avere nulla in comune con
... una donna di Marsiglia ... una prostituta. ...
– ... Alphonse è una musica con un unico tema. A quella musica
io ho giurato fedeltà. ... Non è mai accaduto che una donna fosse
ingannata da un uomo. ...
– Ma ... si tratta del sangue di donne che esercitano quella miserabile
professione! ...
– Mamma, nella natura, tutto è degno indifferentemente. ... Grazie a
lui prostitute e mendicanti vengono trasformate in sante, per poi essere
frustate. Ma un attimo dopo il sogno bruscamente si spezza ed egli
caccia fuori dalla porta, a calci nelle natiche, prostitute e mendicanti.
E non trovando nessuno a cui offrire il miele di tenerezza accumulato
in quegli istanti di piacere, alla fine torna a riversarlo su di me. ...
– ... Sotto i colpi della sua frusta cinque ragazze e un fanciullo
correvano nudi e imploranti in cerca di scampo. ... Tu eri appesa al
lampadario, completamente nuda. Eri quasi svenuta per la sofferenza, e
le gocce di sangue sul tuo corpo, come gocce di pioggia che scivolano sul
tronco di una ginestra, brillavano ai bagliori delle fiamme del caminetto.
Il Marchese minacciò il fanciullo con la frusta e gli ordinò di detergere
la Marchesa. Il fanciullo, che non era sufficientemente alto, fu costretto
a salire su una sedia per raggiungere il tuo corpo appeso ... dappertutto
(...) ti pulı̀ leccandoti. Non solo il sangue ... ...
– Voi siete soddisfatta di avermi ricomprata, come una prostituta
quando riesce a recuperare il suo guardaroba che diede in pegno. ... E
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io non intendo morire decrepita dopo avere accumulato un bel gruzzolo
di denaro come una previdente prostituta. ...
– ... la signora di Saint-Fond, stanca di Parigi, si trovava a Marsiglia
e ogni notte, travestita da prostituta, adescava i marinai e vendeva
loro il suo corpo. ... I rivoluzionari tornarono a raccogliere il suo
cadavere, lo deposero sopra il battente di una porta; la trasportarono
piangendo come se fosse una del popolo, una venerabile martire. Un
poeta improvvisato, ..., compose una canzone intitolata: “La radiosa
donna di piacere”. ...
– ... Che importanza può avere se ha frustato cinque o sei donne di
quell’infame professione? Se ha versato un poco del loro sangue? Se ha
fatto inghiottire dei confetti, neppure avvelenati? ...
– Ma quale peccato è più grave: questo, oppure quello di usare
prostitute e mendicanti per versare il loro sangue?
– Sono ugualmente gravi. L’adulterio concepito nella nostra anima
ha lo stesso valore di quello realmente consumato.
Quando finalmente giunse a soccorrerli una nave della Marina Militare, furono issate per prime a bordo le prostitute e le infermiere, che
imploravano aiuto aggrappate a dei galleggianti, vigendo nella Marina
la regola del “lady first”. ...
Vi sono degli uomini adulti che definiscono i movimenti studenteschi dello Zengakuren [tipo Sessantotto occidentale] come un’inevitabile
conseguenza dell’abolizione delle case chiuse, ma è un errore. Quando esistevano i quartieri a luce rosse i giapponesi erano ancora schietti
ed ingenui. I giovani che cercavano in quei luoghi uno sfogo ai desideri sessuali, sapevano come purificarsi e come lasciare intatta la loro
potenzialità di passione. Ma essendo ormai occluse le radici della passione, ai giovani non rimane altro che un’estasi poco costosa, il piacere
di evadere dalla realtà ingerendo qualche pillola bianca, e questo è uno
dei fenomeni più perniciosi del mondo attuale. ... A paragone con i Paesi occidentali, il Giappone mantiene ancora, anche se in piccola parte,
la caratteristica prettamente asiatica di considerare il piacere qualcosa
di poter acquistare col denaro. Il “mondo dei fiori e dei salici” ne è
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l’eccelsa espressione. In esso gli uomini sono valutati dalle geisha sulla
base della loro posizione sociale e della loro ricchezza e vengono divisi
in tre categorie: i clienti, i clienti amabili, gli amanti. Esse offrono ai
clienti il piacere, ai clienti amabili anche una traccia di passione, agli
amanti la passione ed a volte persino il denaro. ...
L’atmosfera elegante del ‘mondo dei fiori e dei salici’, la squisita conversazione, il trucco estremamente elaborato di quelle splendide donne,
il loro abbigliamento, l’arte di intrattenere il cliente, l’attrazione particolare esercitata dalle geisha di una certa età, dotate di un fascino che
trascende la sensualità: sono questi gli elementi essenziali che compongono il piacere. Un piacere che può essere acquistato con sicurezza grazie
al denaro. È possibile invitare a sedere intorno a noi una geisha avanti
negli anni, una di età matura, una giovane ed una fanciulla e farsi cosı̀
circondare dalle molteplici forme di femminilità, la grazia, la purezza,
la bellezza, la maturità, lo spirito malizioso e piccante, l’eleganza che
trascende il sesso. ...
Forse soltanto un atto sessuale potrebbe consentire di varcare i limiti
dell’umanesimo.
Mishima Yukio
Lasciate che vi spieghi cosa si intende per “cedere”. Quando una
ragazzina se ne va per unirsi a una okiya [casa di geisha], è come se
si ritirasse in un collegio a tempo pieno. Nella maggior parte dei casi
continua ad andare a trovare i genitori ... Tuttavia, quando una ragazza
è scelta per diventare una atotori [erede della famiglia di geisha], ...
viene legalmente adottata dalla proprietaria in qualità di sua erede. In
questo caso, prende il nome di famiglia della okiya e abbandona quella
di nascita per sempre.
.............
– ... A quanto pare, ha un orecchio musicale innato e sta imparando
a suonare lo shamisen [strumento a corde] magnificamente.
.............
Oyuki era una delle geiko [geisha] più famose di tutti i tempi. Aveva
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un mecenate di nome George Morgan, un miliardario americano. Finı̀
che lui la sposò, si trasferirono a Parigi e lei divenne una leggenda. ...
Yoneyu ebbe una brillante carriera. Era la geiko che guadagnava di più
in tutto il Giappone prebellico, il che rese l’okiya Iwasaki una delle case
di maggior successo. Era di una bellezza classica, di quelle che fanno
girare la testa agli uomini. Uno dei suoi mecenati era un barone molto
importante che le passava una generosa rendita. Le pagava un vitalizio
cosicché lei fosse sempre disponibile per intrattenere lui e i suoi ospiti,
in qualsiasi momento desiderasse. Si tratta di una forma di accordo
abbastanza diffusa. Avere una geiko di un certo livello a completa
disposizione è uno dei maggiori status symbol della società giapponese. .... E, come un mecenate dell’Opera non si aspetta alcun favore
sessuale dalla star, cosı̀ il barone manteneva Yoneyu solamente perché
incarnava la perfezione artistica e conferiva lustro alla sua reputazione.
Ma non voglio dare un’impressione sbagliata. Non si possono mettere
donne di talento, belle ed eleganti vicino a uomini ricchi e di successo
e pensare che non accadrà nulla. Le relazioni amorose sbocciano di
continuo, alcune portano al matrimonio, altre allo struggimento. Io,
per esempio, incontrai l’amore della mia vita proprio mentre lavoravo.
La Vecchia Antipaticona, invece, s’innamorava costantemente dei suoi
clienti, i quali finivano per spezzarle il cuore. Anche Yoneyu ebbe una
relazione stabile con un uomo facoltoso e potente ... Non era insolito
nel Giappone prebellico che gli uomini di successo avessero relazioni extraconiugali. I matrimoni venivano combinati per assicurare continuità
alle dinastie, non per piacere, e gli uomini provvisti di mezzi spesso
avevano delle amanti. Yoneyu rimase incinta ... Una bambina è un
tesoro. Può essere cresciuta nell’okiya e, se dimostra di avere talento,
può diventare una grande geiko. ... La madre di un bambino è costretta
a lasciare l’okiya e a vivere per conto suo, oppure a dare in affidamento
il figlio.
................
Dopo la restaurazione Meiji, molte famiglie nobili si erano impoverite
e avevano assicurato un sostentamento alle loro figlie grazie ai karyukai
[quartiere delle geisha]. Era, in fin dei conti, un posto dove le ragazze
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potevano esercitarsi nella danza e nella cerimonia del tè. ... diventare
economicamente indipendenti e avere la possibilità di fare un buon matrimonio. ... Quando aveva sedici anni, Yaeko si innamorò di uno dei
suoi clienti, ... La relazione sembrò migliorare il suo carattere e, dal momento che ... era single, non costituı̀ un problema per nessuno. ... Ma
c’era un problema. Presto divenne evidente che Yaeko non prendeva sul
serio la sua carriera. ... Le forze di occupazione americane ordinarono
che Gion Kobu [sobborgo di Kyoto, quartiere delle geisha] riaprisse e
il karyukai tornò lentamente alla vita. ... Gli ufficiali cominciarono a
sostenere le okiya. ... Una sera Koyuki fu chiamata a prendere parte a
un banchetto in onore del generale MacArthur all’Ichirikitei. Il generale fu cosı̀ colpito dal kimono che lei indossava che chiese di poterselo
portare negli Stati Uniti. ...
– I nostri kimono sono le nostre vite. Può prendere il kimono se vuole,
ma deve prendere anche me. Può forse occupare il Paese, ma non potrà
mai occupare la mia anima. [Possiamo scommettere su quanto arrivasse
alle orecchie del militare vincitore?] ....
Sebbene fosse piuttosto bella, Fumichiyo non era brava ad affascinare i clienti. Le mancavano quella gioiosa sofisticatezza e quel senso
dell’umorismo di cui ha bisogno una geiko di successo. Essere una geiko
non significa solo padroneggiare una qualche disciplina artistica. Occorre anche avere passione ed entusiasmo per la professione, che richiede
un impegno profondo, un’enorme quantità di lavoro, un’aria imperturbabile e una presenza di sspirito che permetta di restare calmi anche in
mezzo a un disastro. ...
.........
La pulizia è considerata uno degli elementi fondamentali del processo di addestramento in tutte le discipline giapponesi ed è quindi un
esercizio richiesto ad una novizia. Gli è attribuito un valore spirituale. Si ritiene che purificare un luogo sporco aiuti a purificare la mente.
Solo quando la casa era in ordine, le maiko [geisha novizie] e le geiko
cominciavano ad alzarsi. Lavoravano fino a tardi ogni notte ed erano
sempre le ultime a svegliarsi. I loro guadagni mantenevano tutte noi,
perciò non erano tenute ad occuparsi delle mansioni domestiche. ... È
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per questo che l’idea di una casa di geisha intesa come covo di donne di
malaffare è tanto ridicola. Gli uomini sono a stento ammessi all’interno
di questi bastioni della società femminile, figuriamoci se potrebbero mai
intrattenersi con uno dei suoi membri. ... Mangiavamo i cibi tipici della
tradizione giapponese (riso, pesce e verdure) mentre quelli occidentali
come bistecche e gelato, solo quando ricevevamo un invito di cortesia
in un ristorante alla moda. ... Dopo pranzo, zietta Oima o Kuniko distribuivano gli incarichi per la sera alle geiko riunite. Poi queste ultime
‘si mettevano al lavoro’ facendo ricerche sulle persone che avrebbero
dovuto intrattenere quella sera. ... L’equilibrio è fondamentale. Per
esempio, quando feci il mio debutto come maiko, pesavo trentacinque
chili, il mio kimono venti. Dovevo tenere tutto in equilibrio su sandali
alti quindici centimetri. Un solo dettaglio fuori posto avrebbe causato
un disastro.
..............
Insieme alla danza, lavoravo sodo anche sulla musica. A dieci anni
lasciai il koto [strumento a corde, simile a un liuto] e cominciai a studiare
lo shamisen, uno strumento a corde che ha la cassa quadrata e un lungo
manico e che si suona con un plettro. Lo shamisen è l’accompagnamento
abituale alla danza nello stile di Kyoto ... Studiare la musica mi aiutò
a capire i sottili ritmi del movimento. Ci son due parole che significano
danza in giapponese. Una è mai, l’altra odori.
.............
È un male che un uomo, qualunque uomo, passi la notte nell’okyia,
perché si rischia di compromettere la moralità delle sue abitanti. ...
Quando un uomo si doveva fermare per la notte per qualche ragione,
anche se era un parente stretto, lo faceva attendere fino a dopo pranzo
per andare via, per evitare che qualcuno lo vedesse uscire la mattina
e si facesse un’idea sbagliata. Avevo dodici anni. Mamoru ne aveva
quindici. ... Lui mi provocava in un modo che mi faceva sentire a disagio. ... Non sapevo assolutamente nulla del sesso. L’argomento non
era mai stato affrontato e io non ero molto curiosa. L’unico uomo che
avessi visto nudo era mio padre ... Perciò fu per me uno shock assoluto
quando una sera, mentre mi stavo togliendo i vestiti nello spogliatoio,
371
Mamoru sgattaiolò silenziosamente alle mie spalle, mi afferrò, mi gettò
brutalmente a terra e cercò di violentarmi. ... La mia testa si svuotò e
tutto il mio essere si riempı̀ di paura. Ero troppo terrorizzata per gridare e a stento capace di opporre resistenza. Proprio in quel momento
entrò ... Strappò Mamoru da me e lo spinse lontano con violenza. Pensavo che lo avrebbe ucciso: “Tu, schifoso bastardo!”, gridò. La placida
Kuniko si trasformò in una specie di feroce divinità protettrice. “Tu,
sporco, perverso maiale! Come hai osato mettere le mani addosso a
Mineko? Vattene immediatamente da qui. Ora! Ti ammazzo se provi
solo a pensare di toccarla un’altra volta. ...”
...................
Quest’ultima era nota per i musicisti e Kanoko divenne una maestra
di ohayashi, una percussione giapponese. Fece il suo debutto durante
la sua adolescenza e divenne una geiko molto popolare. ... Quando
Masako era più giovane, zietta Oima le aveva suggerito di provare ad
avere un bambino. Il karyukai promuove l’indipendenza delle donne e
non c’è alcun disonore nell’essere una madre single. ...
...........
C’erano alcuni clienti con cui mi trovavo cosı̀ bene che mi ritagliavo
sempre il tempo per partecipare ai loro ozashiki [banchetti], ... E altri
che cercavo di evitare in tutti i modi. ... una geiko viene ingaggiata per
divertire gli ospiti ... Quando una geiko entra in un ozashiki deve avvicinarsi a chiunque sia seduto al posto d’onore ... Non importa ciò che
lei prova, ... Fa parte del suo lavoro trovare in ogni persona qualcosa di
gradevole. In alcuni casi mi accadde di dover essere gentile con persone
che trovavo fisicamente repellenti. ... Ma il cliente aveva pagato per la
mia compagnia. ... Nascondere le proprie simpatie e antipatie dietro
uno schermo di gentilezza è una delle sfide imposte dalla professione.
... Le conversazioni a un banchetto sono di ampio respiro, e si dà per
scontato che le geiko siano ben informate sul’attualità e la letteratura
contemporanea e, nello stesso tempo, abbiano una solida preparazione
sulle forme d’arte tradizionali, come la cerimonia del tè, la disposizione
dei fiori, la poesia, la calligrafia e la pittura. I primi quaranta e cinquanta minuti di un banchetto sono generalmente dedicati a piacevoli
372
chiacchierate su questi argomenti. ... Una festa di due ore per pochi
ospiti con una cena completa e la presenza di tre o quattro geiko può
facilmente arrivare a 2.000 dollari. ... A un certo punto le geiko si
esibiscono. Ci sono, fondamentalmente, due tipi di geiko: la tachikata
e la jikata. La tachikata è l’artista principale. Conosce la danza e un
altro strumento oltre allo shamisen, come il flauto e il tamburello. Una
jikata si occupa, invece, dell’accompagnamento, suona lo shamisen e
canta. ... La bellezza fisica è un requisito necessario per diventare una
tachikata ma non una jikata. ... Durante il banchetto, la tachikata danza. Una geiko jikata suona lo shamisen e canta. ... Il compenso di una
geiko viene calcolato in unità di tempo note come hanadai, tariffario
del fiore, di solito conteggiate su intervalli di quindici minuti, ... In
aggiunta all’hanadai, i clienti danno alle geiko delle mance in denaro,
le goshugi, riposte all’interno di piccole buste bianche ...
..................
Una maiko vestita di tutto punto si avvicina molto all’ideale di bellezza femminile giapponese. Ha l’aspetto classico di una principessa
Heian, come se fosse balzata fuori da una pergamena dell’XI secolo. Il
suo viso è un ovale perfetto. La sua pelle è bianca e priva di difetti,
i capelli neri come l’ala di un corvo. Le sopracciglia sono mezzelune,
la bocca un delicato bocciolo di rosa. Il collo è lungo e sensuale, la
figura gentilmente arrotondata. ... Il mio kimono era fatto di un satin
a fantasia turchese sfumato. ... L’obi [alta fascia di stoffa che chiude il
kimono] era di damasco nero decorato con farfalle ...
...........
– E registi, ne conosci qualcuno?
– Conosco il nome di un regista. Si chiama Elia Kazan.
– Ti ringrazio. Sono proprio io, Elia Kazan.
............
Come in molte società interamente femminili, Gion Kobu è piena
di intrighi, colpi bassi e relazioni violentemente competitive. ... Alcuni degli indumenti che indossavo quel giorno appartenevano all’okiya
Iwasaki da generazioni, ma la maggior parte di essi, almeno venti, era
stata commissionata per l’occasione. Non ho una stima precisa, ma
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sono certa che si potrebbe costruire una casa con quello che è costato
tutto il completo. Immagino che la somma totale ammontasse a circa
centomila dollari. ... Si trattava di opere che non sempre giovavano
a Gion Kobu. Alcune di esse avevano diffuso l’idea che le prostitute
d’alto bordo esercitassero la loro attività nel quartiere e che le geiko
passassero la notte con i loro clienti. Una volta disseminate nell’opinione comune, idee simili prendono vita da sole. So che all’estero ci sono
studiosi del Giappone che ancora prendono per vere tali storture. ...
– Bene, allora benvenuta, Mineko-chan, Lasciati guardare per bene.
Quanto sei carina! Vuoi del sake?
.............
... Yaeko entrò nella stanza e a sua volta urlò:
– Questa è quella puttana che ci ha vendute e che ha ucciso Masayuchi!
Sentii una fitta acuta nel petto. ... Cominciai a piangere e poi mi
limitai a correre fuori dalla casa. ...
.... I ragazzi non mi interessavano. Mamoru aveva rovinato tutto.
Non avevo amici all’infuori di Big John [il cane]. Non mi fidavo di
nessuna delle altre ragazze abbastanza da stringere un legame. La
verità era che pensavo solo alla carriera. ... Durante tale processo,
la percezione del ruolo della oiran, la prostituta d’alto bordo, e della
geisha, l’intrattenitrice, si intrecciarono e si confusero. È ancora cosı̀.
... Lo scopo dell’organizzazione era di promuovere l’autosufficienza,
l’indipendenza e la posizione sociale delle donne che lavoravano come
artiste e intrattenitrici. Il suo motto era: “Vendiamo arte, non corpi”.
............
Ma quando parlai con lui e con il suo ospite, il presidente di una
grande casa editrice, capii che il professor Tanigawa doveva essere sulla
settantina. ...
– Ho molto gradito la nostra conversazione e penso che tu sia una
deliziosa giovane donna. Ti prego di considerarmi un tuo ammiratore.
...
– La bellezza è solo nell’occhio di chi la osserva?
374
– No, Mineko, la bellezza è universale. C’è un principio assoluto in
questo mondo che è alla base della presenza e della scomparsa di tutti
i fenomeni. È ciò che chiamiamo karma. È costante e immutabile e dà
origine a valori universali come la bellezza e la moralità.
Un altro uomo brillante che impresse un segno indelebile nella mia
giovane mente fu il professor Hideki Yukawa. Il professor Yukawa insegnava fisica all’università di Kyoto e nel 1949 aveva vinto il Nobel
per la fisica per aver previsto l’esistenza delle particelle elementari chiamate mesoni. ... Aspettavo con ansia di conoscere le altre ragazze
per avvertire un senso di comunione. Ma presto rimasi delusa. Tutta
l’operazione ribolliva di competizione e rivalità a stento mascherate.
.............
Non appena mi inchinai per salutare, uno degli ospiti che fingeva di
essere ubriaco mi spinse per terra. Caddi di schiena e quando stavo
per rimettermi in piedi, lui afferrò l’orlo imbottito del kimono e alzò
la gonna fino alle cosce, mettendo in mostra le mie gambe e la mia
biancheria intima. Poi mi prese per una gamba e mi trascinò in giro sul
pavimento come una bambola di pezza. ... Presi in prestito un coltello
da sashimi da una delle cameriere. ...
– ... Adesso colpirò quest’uomo. Potrei anche ucciderlo. Voglio che
vi rendiate tutti conto di quanto mi sento umiliata.
.........
Anche se non ne ho un’idea esatta, credo che guadagnassi circa cinquecentomila dollari all’anno. Era una bella cifra nel Giappone degli
anni Sessanta, più di quanto incassavano i presidenti di molte società
(anche per questo l’idea che le geiko concedano favori sessuali ai loro clienti è tanto ridicola. Con guadagni simili, perché dovremmo?)
... Quando mi passò vicino sfiorandomi si voltò e, all’improvviso, cominciò a palpeggiarmi dovunque. Presi la freccia di bambù, afferrai il
molestatore per il polso destro e gliela conficcai nel dorso della mano.
... Una sera stavo aspettando una bottiglia di sake caldo vicino alla
cucina quando questo tale si avvicinò e cominciò a tastarmi il davanti
del kimono.
– Dove sono le tue tettine. Mine-chan? Qui sotto?
375
Non sapevo se si permetteva di comportarsi in quel modo anche con le
altre ragazze, di certo non poteva permetterselo con me.
..............
Il problema era che non mi ero mai innamorata. La mia danza mancava di una profondità che sarebbe giunta solo dopo che avessi sperimentato la passione amorosa. Come potevo rappresentare l’amore
autentico o l’abbandono quando non li avevo mai sperimentati? ... Il
fatto era che gli altri non mi piacevano. Non mi erano piaciuti sin da
quando ero una bambina ... La mia avversione per gli altri mi intralciava a livello professionale cosı̀ come nella vita privata. Era il mio difetto
maggiore come maiko. ... Mi dovevo sforzare di far finta che gli altri
mi piacessero. ... Accettavo raramente regali dai clienti e cosı̀ rifiutai
...
– Qual’è il problema, Mine-chan? Non ti piace il sake?
– SAKE?
Feci dapprima una smorfia, poi fui presa dal panico. Avevo appena
infranto la legge! ... Cominciai a sentirmi strana, ma riuscii a danzare
senza incidenti. ... I miei clienti abituali interpretarono quell’evento come un segno che mi stavo avvicinando all’età da marito e cominciarono
a farmi delle proposte di matrimonio. Non per loro stessi, ovviamente,
ma per i loro figli e nipoti. ... Inoltre le geiko vengono usate per far
soldi. Ho visto casi in cui delle donne ancora in servizio si sono sposate
per amore e hanno di fatto mantenuto il marito. Si tratta di unioni che
raramente hanno successo. ... Due geiko avevano una storia con lo stesso uomo, un importante mercante di sake. Si presero entrambe la briga
di far visita, senza invito, alla moglie, per pregarla di separarsi dal marito. Coinvolto nell’insostenibile dilemma del putiferio che si scatenò,
l’uomo finı̀ per suicidarsi. Ricevetti più di dieci proposte di matrimonio
da parte di signori che mi chiesero di prendere in considerazione i loro
figli o nipoti ..., ma io rifiutai sempre, ...
...............
Prima che potessi capire cosa stava succedendo, il principe Carlo tirò
fuori una penna e scrisse la sua firma “Carlo 1970” sulla superficie del
mio ventaglio. “Oh, no!”, pensai inorridita. Amavo quel ventaglio. Non
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riuscivo a credere che ci avesse scritto sopra senza avermelo chiesto. ...
Mi sembrava solo che Carlo avesse sfregiato qualcosa di prezioso. ...
Un giorno prese il volo con il suo amante, lasciandosi dietro nient’altro
che debiti. ...
– Togliti la maglietta.
L’unico uomo che mi avesse mai vista nuda era mio padre, ed era successo molti anni prima. Esitavo a spogliarmi davanti a tutti quegli estranei.
Il dottor Nakano se ne accorse e alzò la voce: ...
– Non mi leverei la maglietta seppure se ci fosse solo lei nella stanza.
...................
Ogni volta che pensavo a lui mi si spalancava una piccola porta nell’anima e mi sentivo sull’orlo delle lacrime. Non avevo idea di cosa
stesse succedendo. “Mio nipote mi ha traumatizzato per sempre? Sono
troppo spaventata per avere una relazione fisica con un uomo?” ...
– Mineko, vieni qui un attimo.
Disse e mi spinse in una delle stanze delle domestiche. Prima che capissi
cosa stava succedendo mi strinse fra le braccia e mi baciò sulle labbra.
– YEECH, fermo - dissi mentre mi divincolavo - L’unico a cui permetto di darmi un bacio è Big John, il mio cane.
Fu il mio primo bacio e non lo trovai per niente eccitante.
– Come osa! - sibilai - Non mi tocchi mai più! Mai più!
– Oh, Mine-chan, non ti piaccio neanche un po’ ?
– Piacere? Che intendi? Il fatto di piacersi non ha niente a che
vedere con questo.
Mi vergogno ad ammetterlo ora, ma a diciotto anni credevo ancora che
un bacio potesse mettere incinta una donna. Ero spaventata a morte.
...
– ... È stato un bacio innocente. Non c’è motivo di arrabbiarsi cosı̀.
È un cliente importante, e vorrei che non fossi tanto rigida con lui. ...
Una sera chiese scherzosamente:
– Lo so che non mi è permesso toccarti, ma vorresti mettere una, sola
una, delle tue dita sul mio ginocchio? Per ripagarmi di aver suonato lo
shamisen? ...
Una sera si fece serio.
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– Mineko, credo di essermi innamorato di te.
.....
– ... In ogni caso, non è il tipo di persona che sto cercando. Io sono
alla ricerca di una grande passione, qualcuno che mi faccia perdere
la testa e che mi insegni tutto sull’amore. Cosı̀ riuscirò finalmente a
diventare una grande danzatrice.
Non oltrepassò più i confini della correttezza e non avvertii più alcuna
minaccia sessuale in sua presenza. Divenne, infatti, uno dei miei clienti
preferiti. Nel frattempo, stavo lentamente e inesorabilmente scivolando
nel suo incantesimo. Finalmente riconobbi che provavo qualcosa per lui,
qualcosa che non avevo mai provato per nessun altro. Non ero sicura
di cosa fosse, ma avevo lo strisciante presentimento che si trattasse di
attrazione sessuale.
..............
Il signor Gucci, a cui sedevo vicino, fece inavvertitamente cadere della
salsa di soia sul mio abito. Capii che ne era profondamente dispiaciuto
...
– Signor Gucci, è un grande onore per me conoscerla. Posso essere
cosı̀ sfacciata da chiederle un autografo? ... Potrebbe firmare sul mio
kimono? ...
............
Non andò per niente bene. Ero sconvolta. Pensare a Toshio come a
un cliente era una cosa. Pensare a lui come il mio fidanzato era completamente diverso. Ne venni dolorosamente cosciente. Non trovavo
niente da dire. Arrossii da capo a piedi e la mia mente divenne vuota
come un pezzo di carta bianca. Era un’agonia. ...
– Non sono sicura. Intendo, non mi è mai successo qualcosa di simile
prima. Ma credo di essermi innamorata di te.
– In questo caso ... penso che dovremmo sistemare le cose in modo
da poter stare insieme. ...
– Mi spiace tanto ... ma non credo di riuscirci.
Cosı̀ fu lui a fare la prima mossa. Si spostò lentamente. Poi mi passò
le braccia attorno e mi attirò a sé in un abbraccio accogliente. Me ne
stavo lı̀ rigida come un pezzo di legno, sebbene dentro di me tremassi e
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mi sforzassi di non piangere. Restammo quasi del tutto immobili fino
a che il sole non si fu levato. ...
– Starò con te per il tempo che ti servirà a convincerla [la moglie].
Ma mi devi promettere due cose. Non mi terrai mai all’oscuro di nulla
e non mi dirai mai bugie. Se lo farai, sarà finita. ...
Promise e io divenni sua. Rimasi stupita dalla potenza del desiderio
animale che riversammo l’uno nell’altra. Mi aprii a lui affamata, senza
provare imbarazzo o vergogna. Lo spettro dell’aggressione di mio nipote
rimase su quel letto.
.................
Cadde nella disperazione e, non sapendo come risollevarsi, trascorse i
propri giorni in uno stupore ebbro fino a che non si impiccò davanti agli
occhi della figlia. ... Infine la consegnarono a uno zegen, un mercante
di schiavi che gira per le campagne comprando bambine da vendere nel
mercato del sesso (tale pratica venne messa al bando con la comparsa
del reato di prostituzione nel 1959). Yuriko fu venduta a un’impresa
di Shimabara, il quartiere dei piaceri di Kyoto. Shimabara era un
rione licenzioso dove le donne note come oiran e tayu, cioè cortigiane o
prostitute di alto bordo, sebbene conoscessero anche le arti tradizionali,
si dedicavano al commercio del proprio corpo. Anche le giovani oiran
vengono sottoposte a un rituale chiamato mizuage, che nel loro caso
consiste nel subire una deflorazione cerimoniale da parte di un patrono
che ha pagato profumatamente per quel privilegio (l’ambiguità della
parola mizuage è alla base della confusione su cosa significhi essere una
geisha). Le tayu e le oiran lavorano sotto contratto di apprendistato
e sono confinate nel quartiere fino a che il loro periodo di servitù non
si conclude. ... Yuriko non volle tornare dalla sua matrigna e l’okiya
accettò di prendersi cura di lei. ... Era innamorata di un uomo da
diversi anni e voleva sposarlo. ... per sua sfortuna, a causa di ragioni
politiche, il suo amante finı̀ per sposare un’altra, anche se continuava
ad avere una relazione con lei. ... Quella sera facemmo più di 30.000
dollari, abbastanza per un viaggio di gran classe.
.............
Inoltre, Toshio e io avevamo la possibilità di stare in un hotel tutte le
379
volte che volevamo e lo facevamo di frequente. Ero diventata un’adulta.
Ero una geiko a tutti gli effetti. Sapevo come muovermi nel mondo.
Sapevo come gestire i soldi e fare acquisti. Ed ero innamorata. ...
La regina non aveva ancora toccato nulla nel suo piatto. Continuai a
parlare con suo marito avvicinandomi lentamente a lui. Simulai un’aria
di intimità che immagino fosse impercettibile per tutti, ma evidente per
una persona in particolare. Guardai verso di lei di nuovo. Sembrava
destabilizzata. Era bello sapere che anche le regine fossero umane. ...
Per cinque anni credetti che Toshio fosse sul punto di divorziare da sua
moglie e sposarmi. Durante quel lasso di tempo mi mentı̀ tre volte ...
In quel momento non eravamo più vicini a essere una coppia di quanto
lo fossimo stati quella notte al Waldorf. Decisi di mettere fine alla
relazione e cominciai a cercare l’occasione giusta per dirglielo. ... Nel
realizzare il signficato di tutto questo, rabbrividii. La verità era davanti
ai miei occhi. Sua moglie veniva prima. ...
– E va bene, Toshio. Hai fatto la tua scelta. Adesso dovrai conviverci.
Sayonara.
Che differenza faceva se era sposato? Ma la differenza c’era. Mi rifiutai
di continuare a essere la seconda. ...
Ero davvero stufa del sistema. Avevo seguito le regole per tutti quegli
anni, ma non c’era modo di restare a far parte del meccanismo e fare
ciò che volevo. ... Decisi di provare io stessa. Avrei ristrutturato l’okiya
e ne avrei utilizzato una parte come nightclub! ... Chiamai il locale
Hollyhock. ...
– Ho deciso che mi ritirerò dall’attività di geiko il 25 luglio.
Non sarei ringiovanita. Volevo avere dei bambini. E volevo capire
cosa significava essere sposata. E Jin era cosı̀ gradevole. Non c’era
niente di criticabile in lui. ... Il karyukai sta cambiando. Quando mi
ritirai, non mancavano clienti cordiali e generosi che comprendevano
le complicate leggi estetiche del nostro mestiere. Purtroppo non è più
cosı̀. ... temo che la cultura tradizionale di Gion Kobu e degli altri
karyukai sia destinata a scomparire a breve.
Iwasaki Mineko
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Via del Campo c’è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano.
....................
Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
Dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
Fabrizio de André
Non sono mai andato a letto con una donna senza pagarla, e le
ponon erano del mestiere le convinsi con la ragione o con la forza a
prendere il denaro, sia pure per buttarlo nella spazzatura. Verso i
vent’anni cominciai a tenere un registro col nome, l’età, il luogo, e un
breve resoconto delle circostanze e dello stile. .... la vidi per caso china
sul lavatoio con la sottana cosı̀ corta che lasciava allo scoperto l’inizio
delle sue cosce succulente. In preda a una febbre irresistibile gliel’alzai
da dietro, le abbassai le mutande fino alle ginocchia e la montai al
contrario. Ah signore, disse lei, con un gemito lugubre, quello è fatto
non per entrare ma per uscire. Un tremito profondo le fece rabbrividire
il corpo, ma si tenne salda. Umiliato per averla umiliata volli pagarle
il doppio di quanto costavano le più care di allora, ma non accettò
neppure un soldo e dovetti aumentarle la paga calcolando una monta
al mese, sempre lavando la roba e sempre controsenso. ..... A chi me lo
domanda rispondo sempre la verità: le puttane non mi hanno lasciato il
tempo per sposarmi. Tuttavia, devo ammettere di non aver mai trovato
questa spiegazione fino al giorno dei miei novant’anni, ...
Sulla seggiola c’era il suo vestito da sgualdrina con lustrini e ricami,
e le scarpette di raso. Un vapore strano mi salı̀ dalle viscere.
– Puttana! - gridai. ...
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– Puttane! - le dissi, tormentato dal fuoco vivo che mi ardeva le
viscere.
– Ecco cosa siete! - gridai.
–Puttane di merda! Non voglio più saperne di te, né di nessun’altra
baldracca al mondo, e tanto meno di lei.
....
– Ah, mio triste professore, va bene che sei vecchio, ma non fare lo
stronzo - disse Rosa Cabarcas morta dal ridere - Quella povera creatura
è instupidita d’amore per te.
Gabriel Garcı́a Márquez
In ogni donna c’è un lato da prostituta.
Monica Bellucci
– Principe: Mi hanno detto che il vostro amore dà le vertigini.
– Cortigiana: A me, monsignore, che il vostro dava dei diamanti.
Giuseppe Scaraffia
– Quanto sei troia da uno a cento?
– Sessanta.
Melissa P.
– Turturro è Fioravante che, su idea dell’amico Murray (Woody Allen), in sostanza si prostituisce. Ha seguito il dibattito recente in Francia, molto acceso? Che ne pensa? [“Touche pas a ma pute” Non toccate
la mia puttana]
– La prostituzione spesso si esercita in condizioni terribili, è difficile parlarne in termini generali. Nel film, Fioravante è solo un uomo
che si fa pagare per dare un po’ di felicità e amore alle donne. È un
personaggio a suo modo romantico, lo fa con affetto e passione.
Lo trovo formidabile.
Vanessa Paradis
La professione di geisha acquisisce rilievo e popolarità durante il diciassettesimo secolo, all’interno dei quartieri del piacere - le cosiddette
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“città senza notte” - voluti dal governo shogunale come parte integrante di una serie di misure intese a regolamentare la prostituzione (che
era legale) e a evitare problemi di ordine pubblico.
Paola Scrolavezza
Quando gli scimpanzé nani Bonobo vanno a cercare da mangiare, lo
fanno in gruppo fino a venti individui alla volta; ma poi finiscono per
contendersi il cibo, ammucchiandosi uno sull’altro e pestandosi i piedi.
Dopo aver smesso di malmenarsi si accoppiano con tutti e senza sosta,
maschi con femmine, maschi con maschi, femmine con femmine, adulti
con giovani, parentela compresa. Le femmine di scimpanzé copulano
al massimo ottanta volte la settimana con partner diversi. Oltre gli
scimpanzé pigmei, l’uomo è l’unico animale che si accoppia tutto l’anno.
Sette 28 marzo 2014
... si rincorrono le voci che parlano della presenza di ragazze di varie
nazionalità (tra cui tunisine e saudite) che sarebbero inviate in Siria
con un preciso scopo: intrattenere sessualmente i combattenti jihadisti
...
Per la prima volta, ..., ventidue donne entreranno a far parte delle
forze speciali della Guardia presidenziale [palestinese]. ... è solo il primo
passo, che potrebbe costituire un precedente importante per le quote
rosa in armi.
Sette 18 aprile 2014
“All’inizio ricevevo cinque-dieci soldati al giorno. Le ragazze che
erano là da più tempo mi avevano detto di non oppormi, altrimenti mi
avrebbero uccisa. Poi ci portarono in nave su alcune isole, in cui non
c’erano donne per i soldati. Eravamo noi a recarci dove serviva. Quando scoppiò la guerra a Palau, dovevo ricevere 20-30 soldati al giorno.
... Dopo i primi venti perdevo conoscenza, mi sembrava di morire. Piangevo perché volevo tornare a casa e mi picchiavano. Piangevo e mi
picchiavano cosı̀ tanto che, alla fine della guerra, non avevo più nessun
dente ...”.... “... il dramma di cosı̀ tante donne fu spazzato sotto il
tappeto, mentre in molti mormoravano che, tutto sommato, si tratta383
va di ‘puttane’.” O, come furono chiamate, “comfort women”, donne
di conforto ... Per questo la volgarità delle accuse sparate l’altro ieri
dal governo nordcoreano contro la presidente sudcoreana Park GeunHye, additata come “una spregevole prostituta”, è perfino più infame
di quanto sia apparsa sui giornali occidentali.
Diario, Ilaria Maria Sala; Caroline Rose; Gian Antonio Stella
Matrimonio ‘forzato’ per le 200 studentesse rapite dai terroristi islamici. Le giovani nigeriane rapite dagli uomini di Boko Haram hanno
dovuto sposare membri del gruppo islamista e sono state poi condotte in Ciad o Camerun. Lo scrive il quotidiano nigeriano online Daily
Trust, secondo il quale i militanti hanno pagato ai rapitori una dote
[sic!] di duemila naira (12,4 dollari) per sposare ciascuna ragazza.
Corriere della Sera 30 aprile 2014
– Caterina, sei una vecchia puttana!
– Olga, sei cattiva a ricordarmi la mia età.
Moni Ovadia
“Il cielo in una stanza” non è una canzone dedicata né ad Anna (la
prima moglie di Paoli), né a Stefania (Sandrelli), bensı̀ ad una prostituta. Già, una prostituta. È in un bordello di Genova che un giovanissimo
Gino perde completamente la testa ... “questo soffitto viola” ... come
soltanto dentro ad un bordello un soffitto può essere.
Gino Paoli/Lucio Palazzo/Alessandra Arachi
Mi hanno detto che non merito la bellezza che Allah mi ha dato, mi
hanno insultato dicendomi: “Sporca prostituta, adesso ti violentiamo
e Allah ci ringrazierà per questo”.
Amina Sboui
“Questa è la fine delle prostitute in Iraq”, si legge sulle scritte in
vernice nera lasciate minacciose sul retro delle porte. A terra tracce
di sangue. Tanto sangue, segni di corpi trascinati sul pavimento. E
buchi di sventagliate di proiettili sui muri. Sono le immagini del nuovo
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massacro di civili nel centro della capitale irachena. Ma questa volta le
vittime sono soprattutto donne, apparentemente prostitute in uno dei
tanti bordelli segreti di Zayouna, uno dei quartieri oggi a maggioranza
sciita nelle zone orientali di Bagdad. ... “Le morte sono prostitute
che erano state avvisate. Già in passato ci sono stati attacchi contro
i bordelli. Sono avvenuti due mesi fa nello stesso luogo. E sempre a
Zayouna nel maggio 2013, quando vennero uccise almeno 12 donne”, ...
Corriere della Sera 14 luglio 2014
Tra i motociclisti americani, il sedile posteriore di una qualsiasi
Harley-Davidson è chiamato Bitch-bar (il sedile della prostituta), ma
nei cataloghi il concetto è attenuato ed è diventato il sissy-bar.
Sette, 34, 22.08.2014
Mishaq Hindi, 54enne perpetua della basilica assira, conferma che a
Mosul è stato creato il “mercato delle donne rubate agli yazidi. ... Le
vendono come schiave per prezzi che variano dai 50 ai 250 dollari, sono
oltre 2.000, per lo più ragazze giovani”.
Corriere della Sera 23 agosto 2014
Nel film più famoso in cui ha recitato, Django, Tarantino racconta
le storie del razzismo. Ma l’attrice afroamericana Danièle Watts, l’11
settembre le ha vissute in prima persona. Stava camminando con il
marito a Hollywood mentre faceva una telefonata al padre. Ma, fermata
dalla polizia, è stata arrestata. Secondo la versione dei due (...), l’attrice
sarebbe stata fermata perché sospettata di prostituzione. Il dettaglio è
che il marito della Watts, Brian James Lucas, è bianco. Sulla pagina
... si legge: “Stavo parlando con mio padre al cellulare quando due
ufficiali dello Studio City Police Department mi si sono avvicinati e mi
hanno ammanettata e costretta a salire sulla loro auto.” Il marito ... ha
aggiunto: “Forse qualcuno vedendoci scambiare effusioni ha sospettato
qualcosa di equivoco.
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Ho dato ai poliziotti le mie generalità. Danièle si è rifiutata perché
non le sembrava di fare nulla di illegale. Loro, in risposta al rifiuto,
l’hanno ammanettata e costretta con modi rudi a salire sulla loro auto.”
Corriere della Sera 15 settembre 2014
Per difendere una prostituta pestata a sangue (...), [Denzel Washington, nel film The Equalizer] si ritrova a combattere contro la mafia russa
più spietata, “che in America ha soppiantato quella italiana”.
Corriere della Sera 18 settembre 2014
Il governatore della California, Jerry Brown, ha firmato la prima
legge statale che obbliga colleges e università a investigare seriamente
sui casi di violenza sessuale. Che fissa delle regole e dei paletti, per
tentare di separare il sesso disordinato dallo stupro.
Corriere della Sera 30 settembre 2014
Scrive Ellman che per Joyce: “L’Italia, tranne che la Chiesa, è una
frode e la Chiesa è una vecchia meretrice.” A parte Dante, ovviamente.
James Joyce - Richard Ellman
Il revisionismo storico del premier giapponese Abe abbraccia anche
le ‘ragazze di conforto’: le migliaia di donne usate come schiave sessuali
dall’esercito imperiale del Sol Levante durante la Seconda guerra mondiale erano “semplici prostitute” e non prede sventurate dei Paesi occupati, recita la nuova narrativa di Tokyo, presa di mira sull’International
New York Times da Mondy Kotler, direttore di “Asia Policy Point”.
Questo revisionismo del nazionalista Abe “indebolisce la posizione del
Giappone nella lotta globale contro i crimini di guerra”.
The new York Times – Corriere della Sera 16 novembre 2014
Un giorno, un uomo anziano venne da me. Si chiamava Wasal Khan.
Lui e la moglie lavoravano in una fabbrica di mattoni e avevano una
figlia di quindici anni, Sabo. Il proprietario possedeva queste persone,
poteva farne ciò che voleva e voleva vendere Sabo a un bordello. L’uomo
era scappato per cercare aiuto. ... Io e i miei amici affittammo un
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furgone par andare a salvare Sabo, ignorando quell’uomo che avvertiva:
“Vi ammazzeranno!”.
Kailash Satyarthi – Corriere della Sera 21 novembre 2014
D’altra parte, si diceva della presenza continua di questa donna nei
quaderni della contabilità [lasciati dallo scrittore Emilio Gadda]. Nel
1920, figura una “spesa Elena” per 20 lire, e poco dopo una spesa di 50.
Le cifre, assicura Liberati [excusatio non petita], “non corrispondevano
alle tariffe dei bordelli di allora”, ma sembra fuori discussione che si
tratti di un amante misteriosa: il capitolo che Liberati dedica al caso
si intitola inequivocabilmente “Histoire d’E.”
Paolo Di Stefano – Corriere della Sera 4 dicembre 2014
Io voglio perdonare la città puttana
che apriva ’e ccosce alle divise bianche
della Marina della Sesta Flotta,
alla città venduta all’astinenza
alcolica e sessuale americana.
Erri De Luca
In una delle mega ville di Palm Beach ... ragazze giovanissime andavano e venivano, facevano il bagno nude in piscina e dispensavano
massaggi erotici al finanziere americano Jeffrey Epstein e ai suoi ospiti, secondo le accuse presentate in un tribunale della Florida. Anche
il principe Andrea, amico del padrone di casa, si è trovato nei giorni
scorsi nel mirino: Virginia Roberts, un’americana allora minorenne, ha
dichiarato di essere stata pagata da Epstein per avere rapporti sessuali
con il duca di York tra il 1999 e il 2002.
Corriere della Sera 6 gennaio 2015
Si dice: puttane da giovani, bigotte da vecchie. Non è il mio caso.
Sono diventata puttana in giovanissima età, ho conosciuto tutto quanto
una donna può conoscere solo a letto, sopra tavoli, sedie, panche, contro
muri spogli, nell’erba, in androni bui, in chambres séparées, in treno, in
caserma, al bordello e in prigione, ma non mi pento di nulla. ..... “Non
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scopare cosı̀ veloce piccolino,” lo esortava, “voglio colpire anch’io ... Oh
... vengo ... oh che bello ... oh non resisto ...”. Feci uscire anche l’altra
tetta e da sopra la sua testa presi a baciare ora a destra ora a sinistra,
... Lei mi rimboccò le gonne e mi passò la mano sulla fichetta, e con il
dito mi centrò cosı̀ bene il punto giusto che provai un gran benessere
e fu come se venissi scopata anch’io. ... Franz ed io restammo soli
e ci mettemmo comodi sul cesto del bucato. Io mi misi in bocca il
suo uccello, perché alzasse ancora la testa. Ben presto tornò dritta ed
allora gli ordinai: “Scopami ...”. ... “Ma io non voglio”. “Perché no?”
“Perché, ... perché ... non hai le tette”. “Non ho le tette?” Aprii
il corpetto e gli mostrai le mie meline. Cominciò a giocarci e io mi
stesi sul cesto della signora ... Franz mi fu addosso e io me lo infilai
con un sol colpo facendolo entrare fino all’elsa. Chiavava benissimo e
mi piacque. ... “E l’uccello è venuto a te cosı̀ per procurarti piaceri
carnali?” Stando in piedi spinse il suo cero consacrato e ardente verso
la mia apertura. Quando me ne accorsi, non potei fare a meno di
andargli incontro. Penetrò lentamente, molto lentamente. ... Con la
mia fichettina gli serrai il manico, che era già entrato per un bel pezzo.
A quel punto volevo che mi scopasse. E tanto più lo volevo perché non
era peccato. ... “Ah ...” esclamai percorsa da brividi di piacere “Ah ...
sı̀... cosı̀... solo più veloce ... reverendo più veloce”. “Brava, bambina
mia ... brava ...” disse lui ansimando “cosı̀... dimmi com’è stato, dimmi
tutto ... parla ...” respirava con un tale affanno e chiavava con tanta
veemenza che alla fine dovette tacere. ....
Non posso scrivere tutto ciò che ho vissuto in quegli anni, da puttana. ... in fondo non sono che i ricordi di una bimba, pur essendo, lo
riconosco, molto scabrosi ed assai poco infantili. ... Se si considera che
l’anno ha trecentosessantacinque giorni, e calcolando, come minimo, tre
uomini al giorno, fanno circa millecento uomini l’anno e ben trentatremila in tre decenni. Un vero esercito. ... e neppure mi si chiederà di
render conto singolarmente di ognuno dei trentatremila uccelli che nel
corso di quegli anni mi hanno spolverata.
Felix Salten
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Kilyemù era piccolina, ma molto ben fatta; il suo corpo era giallo
come una pesca, i seni piccoli e a punta, duri come palle da tennis. I
peli della vulva erano riuniti in un ciuffetto ruvido e scuro, che poteva
sembrare un pennello inzuppato. Si stese sulla schiena e, chiuse le cosce
sul ventre con le ginocchie piegate, aprı̀ le gambe come un libro. ... il
suo membro penetrò tutto intero, fino ai testicoli, in una vagina elastica
che, inizialmente larga, si restrinse subito in modo sorprendente. E
quella piccola donna, che sembrava quasi nubile, conosceva a perfezione
l’arte dello stringere. Mony se ne rese conto del tutto quando, dopo gli
ultimi sussulti di piacere, venne in una vagina che si era incredibilmente
ristretta e che succhiava il membro fino all’ultima goccia. ... La circassa
montava Mony con furia. I suoi seni danzavano e il suo culo si alzava
e riabbassava freneticamente. Le mani di Mony palpeggiavano quelle
grandi chiappe meravigliose. ... Il generale... prendendo sua moglie
per le anche, le infilò il suo membro nel culo. Il godimento di Mony ne
fu accresciuto. I due membri, separati appena da una sottile parete,
si vennero a scontrare quasi frontalmente, aumentando il piacere della
donna che mordeva Mony e si dimenava come una vipera. Il triplice
orgasmo fu una cosa sola.
...............
Con large comme un estuaire
Où meurt mon amoureux reflux
Tu a la saveur poissonnière
L’odeur de la bite et du cul
La fraı̂che odeur trouduculière
Femme ô vagin inépuisable
Dont le souvenir fair bander
Tes nichons distribuent la manne
Tes cuisses quelle volupté
Même tes mestrues sanglantes
Sont une liqueur violente.
[Fica larga come un estuario
Dove muore il mio riflusso d’amore
389
Tu hai del pesce il sapore
Del cazzo e del culo il sentore
Del buco nel cul fresco l’odore.
Femmina, o inesauribile vagina
Il cui ricordo me lo rende teso
Le tue tette stillano manna
Le tue cosce, quale voluttà!
I tuoi mestrui di sangue perfino
Sono un liquore inebriante come il vino.]
Epithalame
Tes mains introduiront mon beau membre asinin
Dans le sacré bordel ouvert entre tes cuisses
Et je veux l’avouer, en dépit d’Avinain
Que me fait ton amour pourvu que tu jouisses!
Ma bouche à tes seins blancs comme des petits suisses
Fera l’honneur abject des suçons sans venin
De ma mentule mâle en ton con féminin
Le sperme tombera comme l’or dans les sluices.
O ma tendre putain! tes fesses ont vaincu
De tous les fruits pulpeux le savoureux mystère,
L’humble rotondité sans sexe de la terre,
La lune, chaque mois, si vaine de son cul
Et de tes yeux jaillit même quand tu les voiles
Cette obscure clarté qui tombe les étoiles.
Epitalamio
[Le tue mani metteranno il mio bel membro asinin
Nel bordello consacrato, aperta tra le tue cosce nella fossa,
E voglio confessarlo, a dispetto di Avinain,
Quel che mi fa il tuo amore, purché tu goder ne possa!
La mia bocca sui tuoi seni bianchi come formaggini
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Farà l’onore abietto del succhiar senza tosco,
Nella tua fica femminina dalla mia minchia maschio
Lo sperma cadrà come l’oro negli stampini.
Le tue chiappe hanno vinto, oh mia tenera puttana!
Di ogni frutto polposo il mistero saporito stesso,
L’umile rotondità della Terra senza sesso,
Ogni mese, tanto vana del suo culo la luna
E dai tuoi occhi, pur se li veli, brilla
Quell’oscuro chiarore che cade dalla stella.
Guillaume Apollinaire
Simona le sollevò la gonna, strappò delirando le mutandine e come
ubriaca mi mostrò trionfante il nuovo culo da leccare, che certo non
sfigurava col suo. ... Eravamo posseduti da una brutale frenesia. Le
bocche delle due ragazze si disputavano il mio culo, i miei testicoli e
il mio glande, mentre io ero instancabile nell’allargare gambe umide
di saliva e di liquido seminale, quasi nell’ossessa speranza di sfuggire
all’abbraccio di un mostro che poi era la violenza dei miei movimenti.
... Simona aveva trovata una pozzanghera; e col fango si masturbava:
godeva, fustigata dalla pioggia violenta, con la mia testa stretta tra le
sue gambe sporche di terra e il viso mezzo sommerso nella pozzanghera
dove martoriava il culo di Marcella: stringendola a sé con un abbraccio
che le attanagliava le reni, e tirandole la coscia e aprendola con forza,
con l’altra mano. ... una mano bagnata di saliva si era impadronita
del mio membro, illascivendolo fino all’erezione, mentre un caldo bacio
sfiorava l’intimo del mio culo; il petto nudo, le gambe nude di una
donna si avvinghiarono alle mie in una frenesia orgasmante. Non ebbi
il tempo di girarmi per spargere il mio seme sul viso di Simona; ...
Georges Bataille
Tania rise, ..., venne oltre e si sedette sulle mie ginocchia. Una
MACCHINA DA FOTTERE? non potevo crederci! la sua pelle era
pelle, ..., e la lingua, con la quale cominciò a succhiellarmi la bocca,
mica era una lingua meccanica: ogni guizzo era diverso dagli altri, in
391
risposta alle mie linguate. mi diedi subito da fare, a strapparle via
la blusa dalle tette, a sfilarle le mutande, arrapato come non ero più
da anni, e poi dopo l’abbracciai, cosı̀ all’impiedi. insomma c’eravamo
alzati in piedi, e all’impiedi cosı̀ me la pappai. le affondavo le dita tra i
biondi capelli, ripiegandole la testa all’indietro, le allargavo le chiappe
e il bucetto del culo, e dai a stantuffare, finché se ne venne: la sentivo
spasimare e anch’io sborrai. la più bella scopata che mi fossi mai fatta.
.... andai in camera e mi buttai sul letto, accanto a Jeanie. era un
pezzo di donna, era nuda. cominciai a baciarle le tette, a ciucciarle.
“ehi, ma che fai?” “che faccio? mi ti chiavo.” le ficcai un dito nella
patacca, lo mossi su e giù. “adesso mi ti scopo”. ... la montai e poi
ZITTO ZITTO PIAN PIANO, ..., glielo feci scivolare dentro e fuori,
LENTISSIMAMENTE e quando me ne venni mi pareva che non finissi
più di venire. è stata una delle meglio scopate della mia vita e, mentre
mi pulivo sul lenzuolo, mi venne fatto di pensare che, forse, l’Uomo ha
scopato per secoli alla maniera sbagliata. ... “dico che brucio dal gran
calore. SCOPAMI!” ... “c’è che sono stanco morto...” ... strisciò giù
lungo di me, e cominciò a leccarmi l’uccello. io gemevo di stanchezza.
... essa seguitò ad insistere. aveva una lingua che non finiva più e sapeva
adoperarla. ... “gioia ... io sul piano sociale sono un fallito! ... non ti
merito, smetti, ti prego.” ... certe ci sanno fare, certe no. la maggior
parte lavorano solo alla cappella. Linda no: pigliava l’asta fra le labbra,
la lasciava, si dedicava alle palle, poi tornava di nuovo all’uccello, con
novella energia, ma però sempre lungo il fusto, lingueggiando tornotorno, SENZA ANCORA TOCCARE LA CAPPELLA. io, fra i gemiti
e i rantoli, le dicevo ogni sorta di bugie ... alla fine prese in bocca la
cappella, se l’ingoiò fino a tre quarti d’asta, ciucciando e mordicchiando
piano piano, finché me ne venni un’ALTRA VOLTA: era la quarta,
quella sera, e ero completamente a terra. certe donne la sanno più
lunga della scienza medica. .......
“Vuoi scopare con me?” chiese lei. Quando disse il prezzo era troppo
alto. ... Andai di sopra con la ragazza. ... Poi mi ritrovai sopra le tette,
succhiando prima l’una poi l’altra. Mi sentivo come un neonato. ... Mi
sentivo di poter continuare a succhiare quelle tette per sempre. La
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ragazza non dava segni d’insofferenza. In realtà spuntò una lacrima.
Una lacrima di gioia serena. Navigavo. navigavo. Dio mio, quanto
avevano da imparare gli uomini! Io ero sempre stato un uomo da gambe,
i miei occhi si concentravano sempre sulle gambe. ... Le piazzai le
mani sotto le tette. Le sollevai. Tonnellate di carne. Carne senza
bocca o occhi. CARNE CARNE CARNE. Me la sbattei in bocca e
volai in paradiso. Poi mi ritrovai sulla sua bocca mentre lavoravo alle
mutandine viola. Poi mi issai in sella. Vapori mi passavano accanto nel
buio. Elefanti mi spruzzavano la schiena di sudore. ... Finito non era
durato molto. Bene ... pene.
Charles Bukowski
La televisione gli ha strappato anche l’ultimo resto di pudore che
gli potevo concedere. Se la nostra epoca dovesse meritare un nome,
dovrebbe chiamarsi l’epoca della prostituzione. La gente si abitua a un
vocabolario da puttane. ... Mi domandò: “Sono stato bravo? Le sono
piaciuto?” Alla lettera, le stesse domande che una prostituta fa al suo
cliente che si congeda.
Heinrich Böll
Dare ad una donna della puttana sembra l’insulto peggiore, quello
definitivo. Eppure a Robi era capitato sentirsi esclamare: “Dimmi che
sono la tua puttana!” Naturalmente lo aveva fatto una elegante signora
al culmine del piacere erotico, quando è facile perdere la testa, urlare ed
articolare qualsiasi frase assurda. Lui le aveva risposto, ironico: “Mia
bella amante, tu sei invece una vera signora”. Ma perché si direbbe a
qualsiasi donna per bene che sarebbe piuttosto una puttana quando si
accoppiasse anche con altri, senza riservarsi solo per noi?
Il termine usato, puttana, è dunque ambiguo e non indica solo quelle
brave signore che si concedono per denaro in modo esplicito. Tuttavia,
rispetto alle professioniste del sesso, le buone mogli che ‘tradiscono’
i loro cari maritini avrebbero tutto da guadagnare a fare realmente le
393
puttane. Migliorerebbero la loro condizione di inferiorità e servitù, conquisterebbero l’indipendenza economica, imparerebbero tecniche amatorie varie ed esotiche e (perché no?) potrebbero, ogni tanto se del caso,
godersi il sesso per il piacere di farlo senza i noiosi obblighi imposti da
convenzioni sociali.
Oppure, a chi ci tradisce con altri, l’insulto sgualdrina sarebbe un
modo indiretto di insinuare il comportamento probabile, anche se non
confessato a parole: tu vieni a letto con me solo per denaro e per i
vantaggi che ne ricavi. Niente affatto perché mi ami od almeno perché
ti godi le mie prestazioni erotiche, non comuni forse.
Non troppo tempo fa ed in qualche caso perfino oggi, per ragioni
simili, cortigiane ed attrici venivano considerate lo stesso tipo di donna
dedita ad amori illeciti. Sarebbero professioni da mettere al bando,
come nella Ginevra di J. J. Rousseau, o da limitare molto e comunque
da disprezzare al massimo. Il tratto comune è certo la consumata arte
della dissimulazione attraverso gesti e parole artefatte. Tanto una buona attrice deve essere capace di recitare parti lontane ed indipendenti
dalla propria vita comune, in cambio di molto denaro, quanto lo stesso
deve fare la cortigiana abile per attrarre clienti, lusingarli e soddisfarli
non solo con la propria carne ed il proprio aspetto, ma anche con le
parole. Come suggerisce il termine greco classico ipocrites, sono ambedue professioni basate sull’inganno, facendosi passare per un’altra,
il cui scopo centrale è il vantaggio venale. Di conseguenza, con poche
differenze formali o solo sociali, si arriva infine anche al matrimonio
sancito dalle leggi e basato sul baratto che nasconde ‘pudicamente’ la
resa finanziaria in ballo.
In tutti questi commerci carnali, l’unica differenza reale e significativa
si intravede solo quando lo scambio avviene tra piaceri erotici condivisi
senza simulazione alcuna. Raro o meno, il sesso libero e spontaneo,
guidato dall’istinto naturale come quello tra specie animali, è comunque
il più difficile da trovare ed ottenere, purtroppo.
In tempi e luoghi lontani, sono esistite eccezioni. Il caso più evidente
era stato la Polinesia dei Mahoi. Ma poi, la civiltà, il colonialismo
e le religioni occidentali avevano rovesciato gli atteggiamenti animali,
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verso spontanei e piacevoli scambi erotici, per rivestirli di abiti ipocriti.
Nell’Occidente del secolo XX, i movimenti di protesta, sviluppatisi sul
finire degli anni Sessanta contro la guerra in Vietnam, tra altri spunti
rivoluzionari, avevano tentato di rendere libero anche il sesso e non solo
il diritto di parola. Pur tra le più profonde e promettenti, anche questa
rivoluzione dei costumi non doveva riuscire fino in fondo e lasciava
larghe zone di vecchio conformismo. “Fate l’amore e non la guerra”
stava tra le sue manifestazioni meglio riuscite.
Eppure l’invito a scegliere le gioie dell’eros, rifiutando la violenza
delle armi, non trovava corpi disposti a riceverlo nel consenso generale.
In televisione, poteva succedere che un’avvenente presentatrice esibisse
una maglietta con la scritta: “DALLA!” Invitava a non far le ritrose.
Nessuno doveva fraintendere a cosa alludesse quel LA femminile. Tuttavia, agevolare almeno, se non liberare, quell’istinto base che ci guida
e ci domina suscitò scandalo e costò caro alla coraggiosa provocatrice,
la quale certo non aveva alcuna intenzione eversiva.
Prima di lei, un editore aveva pubblicato un libro: Le donne non la
danno. Il titolo era ironico e scaltro. Ma ora, il pronome determinativo femminile non voleva insinuare alcun pensiero corrivo suscitando
l’immagine di alcun organo, nominabile solo nel turpiloquio, piuttosto
alludeva ad altra inevitabile molto comune circostanza. Le donne non
danno la morte, questa la tesi dell’autore, perché invece sono capaci
di creare la vita. In realtà, ambigua nel doppio senso, la frase si presterebbe per me ad un’altra allegra interpretazione. Le donne non LA
danno. È vero! La scelta elencata in precedenza, pur se parziale, tra
le opere letterarie, dà evidenza a ben altro senso. Le donne non ce LA
regalano mai. Prima o poi ce LA fanno pagare: più o meno salata.
Insomma, le donne non LA danno perché LA vendono invece sempre,
scambiandoLA o barattandoLA con qualcosa d’altro diverso dal sesso.
Viceversa, se volessimo in un momento di ingiustificato ottimismo
cercare di convincerci che le donne non la darebbero, la morte stavolta, allora il mondo ci fornirebbe molti, troppi, casi contrari. La realtà
smentisce il luogo comune: forse che le donne non darebbero la morte? Più spesso la subirebbero? No, purtroppo oggi anche le donne la
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danno, la morte. Alcune ne sono fiere, anzi. Bisogna allora mettere
a confronto le etere con le amazzoni, le cortigiane con le soldatesse, le
puttane in minigonna con le donne in divisa militare, le mogli islamiche temporanee con le ragazze che si fanno saltare in mezzo alla folla o
sparano col kalashnikov.
Le amazzoni leggendarie erano state un’eccezione, nell’ordinario degli
eserciti prevalentemente maschili. Tanto che gli europei, alla conquista delle Americhe, vedendo le donne indie combattere come gli uomini
contro di loro nel vano tentativo di impedirlo, battezzarono l’immenso
fiume: Rio delle Amazzoni. Come riposo, come bottino, come ricompensa e sollievo per i militari lontani dalle mogli legittime, al seguito
degli eserciti in guerra, le donne LA davano spesso e volentieri piuttosto
nell’altro senso: a pagamento si intende.
Il confronto sembra tutto a vantaggio di chi non LA dà, ma invece
la dà fanatizzata da qualche religione, principio, patriottismo e ricatto.
Nei giornali, sui media, si mostra in genere e si genera quindi un’opinione pubblica che condanna il mercato del sesso in ogni modo. Invece
si esaltano come eroine coloro che combattono, le armi in pugno, ed
uccidono nel nome di qualche patria, religione od ideale. In Occidente,
dove tutto viene giudicato od esaltato calandolo in secche alternative
dualiste, aut aut, essere o non essere, ..., dovremmo fare una scelta.
Preferiamo le donne che danno la morte, anch’esse del resto a pagamento sotto qualche forma, spesso a stipendio fisso e pensione, o quelle
che LA danno, quell’altra, se del caso in cambio di altro? Buttiamola
nella satira poetica di alcuni versi gaglioffi.
Questa donna, con me tanto carina,
Non sarà, forse per caso, una sgualdrina?
E la signora, che coi gradi indossa la divisa,
Se la mette per fare, pur lei, carneficina?
Sugli altri, con odio, spara la sua mitragliatrice;
Dà la morte, e non il piacer, fosse invece meretrice.
E qual si merita il commento peggiore?
Vediamo allor: dove collocare il disonore?
396
Baciar la man che, con unghie rosse, pigia sul grilletto?
Oppure ammirar chi, per noi, si toglie il reggipetto?
Perch’è da rifiutar, se vuol qualche biglietto?
Ha lo stipendio fisso l’assassino;
Guarda, attento, il nemico nel mirino;
Già pensa, di soldi, al suo bottino.
Le donne, disarmate, sian esse in rete o nel casino,
Offron lor stesse in cambio d’un po’ d’oro;
Molto men che alle altre diam lor disdoro.
Nella guerra non vediam niente di bello
Voi, belle e care, sciamate nelle strade,
lontane dal fucil, fuor dal bordello.
Eppure non dovremmo accettare prigioni filosofiche occidentali e potremmo liberarci piuttosto verso intrecci e sfumature, come linee d’ombra che si muovono col sole. Se abbiamo fatto trascolorare le mogli
nelle puttane, lo stesso riguardo meritano anche le soldatesse accanto
alle cortigiane.
In un film di François Ozon, una minorenne, che si prostituisce, si
sente sporca soltanto quando le muore un cliente anziano sotto di lei
per crisi cardiaca. Allora la ragazza smette di darLA, a pagamento,
per non rischiare di darla di nuovo, la morte, senza volerlo. Purtroppo, l’onore di quelle che fanno di professione l’uso di armi letali resta
altrimenti intatto, quando non fossero addirittuta esaltate come eroine
in particolari situazioni pericolose. Al contrario, le nostre povere sorelle caritatevoli che, per un momento spensierato, rallegrano col loro i
corpi destinati alle ferite dei soldati, vengono disprezzate nell’ipocrisia
generale: non esiste disonore peggiore.
Nell’era della globalizzazione trionfante, tutti i commerci vengono
esaltati al massimo: cercati, agevolati, sfruttati, trasformati nell’assoluto della civiltà e della democrazia. Quello delle armi poi non è mai
stato tanto fiorente ed importante per sostenere le economie, sbagliate, ed in crisi dei paesi maggiori. Ma solo il commercio carnale viene
condannato e, moderatamente, ostacolato.
397
Perché non accorgersi invece ed ammettere che la vita sarebbe più
felice se accadesse il contrario?
Sociologi, filosofi, storici, moralisti, libertini, pastori di anime e molti
altri hanno trattato spesso, a loro modo, l’argomento che ci ha occupato
fino a questo punto: quasi sempre in modo diverso da qui. Tra questi,
per finire, ci è caduto l’occhio su di un’ultima frase scritta da Arthur
Schopenhauer.
“Mentre presso i popoli poligamici ogni donna trova chi la mantiene,
presso i popoli monogamici il numero delle donne maritate è limitato
e rimane un numero infinito di donne private di sostegno, che nelle
classi superiori vegetano come inutili zitelle e nelle classi inferiori sono
costrette a pesanti lavori inadatti a loro, oppure diventano prostitute e
conducono una vita triste e infamante.”
Illuminante sarebbe anche questa altra pagina di Robert Louis Stevenson che risale al secolo XIX. “Vogliamo orgogliosamente vivere e,
come prostitute, abbiamo scelto di vivere per il piacere. Dovrebbero
pagarci, se dessimo il piacere che presumiamo di dare, ma perché dovrebbero riverirci? Siamo tutte puttane, alcuni puttane graziose, altri
meno, ma tutti ugualmente puttane: puttane della mente, che vendono
al pubblico svaghi da salotto cosı̀ come la puttana vende i piaceri del
letto. E allora, che c’è di strano? Sono una puttana graziosa e malaticcia, seppure un po’ più in salute ora. Se fossimo segnati da un cartello,
quanti si potrebbero permettere di camminare per strada? Andiamocene al reparto delle malattie veneree con i nostri cervelli ingrossati e
l’immaginazione rancida! È una lettera gaia questa. Il 1886 comincia
bene.”
Incontrava le nostre donnine allegre anche Bruce Chatwin nei suoi
vagabondaggi. “L’albergo Coq Hardi [Dakar] è anche un casino. La
proprietaria, Madame Martine possiede una barca da pesca, e cosı̀ a
cena si mangia langouste. Una delle due puttane residenti, la mia amica
Mamzelle Yo-Yo, porta un monumentale turbante rosa pulce e ha le
gambe come bielle. L’altra, Madame Jacqueline, ha due clienti fissi:
Herr Kisch, un idrologo, e l’ambasciatore del Mali.”
“Célestine è troppo bella per essere povera. E troppo povera per
398
essere bella. A quelle come lei la vita riserva solo due prospettive:
serva o prostituta. Mestieri che non di rado rischiano d’intrecciarsi.
Finire a servizio in una ‘rispettabile’ famiglia borghese per una giovane
avvenente può significare lo spalancarsi di un inferno di angherie di
ogni tipo. A denunciarle in un libro uscito nel 1900 fu Octave Mirbeau.
Il suo Diario di una cameriera metteva a nudo i vizi inconfessabili
nascosti dietro le apparenti virtù della Belle Époque. Grande scandalo,
grande successo. Tanto da ispirare anche due film dallo stesso titolo, il
primo firmato da Jean Renoir nel ’46, protagonista Paulette Goddard,
il secondo da Luis Buñuel nel ’64 con Jeanne Moreau.”
Giuseppina Manin – Corriere della Sera 3 febbraio 2015
Stampata per la prima volta nel 1623, [La storia segreta di Procopio] diffuse l’immagine di Teodora come una prostituta che, grazie
alla bellezza e agli intrighi, riuscı̀ a diventare imperatrice [di Bisanzio],
macchiandosi di ogni tipo di nefandezza. L’astio di Procopio era probabilmente dovuto all’estromissione dalla cerchia del potere dopo un
lungo servizio nella corte e nell’esercito bizantino.
Corriere della sera 4 marzo 2015
In quel periodo Teodora era ancora troppo acerba per andare a letto con un uomo e accoppiarsi con lui normalmente: intratteneva però
sconci rapporti di tipo maschile con degli sciagurati, e per di più schiavi,
che accompagnavano i padroni a teatro e, come accessorio dell’occasione
loro offerta, si dedicavano ad obbrobri del genere; e anche nel lupanare
trascorse parecchio tempo, esercitandosi in siffatte pratiche contro natura. Appena arrivata alla pubertà e sviluppata fisicamente, si aggregò
alle attrici e passò immediatamente a prostituta, della specie una volta
chiamata “da truppa”: non sapeva suonare il flauto o l’arpa, non aveva
imparato a ballare, si limitava semplicemente a offrire le sue grazie a
chi capitava, impegnando tutto quanto il corpo.
Procopio
Il problema delle donne nel cinema? È il complesso della Madonna
e della prostituta. Sono sempre rappresentate come madri modello o
399
perfette prostitute. Mai come tutte e due.
Charlize Theron
E cosı̀ via, all’infinito ......
La vide Giuda e la credette una meretrice, perché si era velata la
faccia, e rivolto a lei sulla via le disse: “Permettimi di accostarmi a te”,
non sapendo che era sua nuora. Ed ella gli disse: “Che cosa mi darai per
accostarti a me?” Rispose: “Ti manderò un capretto del mio gregge.”
... “Tamar, tua nuora, ha fornicato; non solo, ma è incinta della sua
fornicazione.” E Giuda rispose: “Conducetela fuori e sia bruciata”.
Mentre era condotta fuori, essa mandò a dire al suocero: “Io porto
il figlio di quel tale a cui appartengono questi oggetti.” ... Giuda li
riconobbe e disse: “Ella è più giusta di me perché io non l’ho data a
Sela mio figlio.”
..............
Or, ecco, una donna, che era conosciuta nella città come peccatrice,
avendo saputo che egli [Cristo] era a tavola nella casa del fariseo, venne
portando un vaso d’alabastro pieno di profumo e, postasi dietro vicino ai
suoi piedi, piangendo, incominciò a bagnarglieli di lacrime e li asciugava
coi capelli del suo capo; poi li baciava e li ungeva di profumo. Il fariseo,
che lo aveva invitato, vedendo questo, pensava dentro di sé: “Se costui
fosse profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca, di che razza e
che è una peccatrice”. ...
– Vedi tu questa donna? Io [Cristo] sono entrato in casa tua e tu non
mi hai dato acqua per i piedi; questa invece ha bagnato i miei piedi con
lacrime e li ha asciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio e
lei, da quando sono entrato, non ha cessato di baciare i miei piedi; tu
non hai unto di olio il mio capo e lei ha unto i miei piedi di profumo.
Perciò io ti dico: i suoi numerosi peccati sono stati perdonati perché
essa ha amato molto.
Bibbia
400
Indice degli autori e dei testi riportati, nell’ordine seguito.
Giovanni Boccaccio, Decamerone. 1
Sojun Ikkyu, Nuvole vaganti. 1
Honoré de Balzac, Splendori e miserie delle cortigiane. 2
Arnold Schönberg. 2
Archiloco. 101
Platone, Menesseno. 101
Alcifrone. 101
Luciano di Samosata, Dialoghi delle cortigiane. 101–101
Atharvaveda. 102
Publio Terenzio Afro, L’eunuco. 103–111
Gaio Calerio Catullo, Poesie. 111–114
Orazio Flacco, Odi. 114–127
Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi; Arte di amare. 127–132
Sant’Epifanio. 133
Carudatta. 133
Il novellino. 133–135
Umar al-Khayyam, Quartine. 135
Kamasutra. 135–137
Dante Alighieri, Divina Commedia. 137–138
Padataditaka. 138–141
Poesia del fiore di marutam. 141
R. H. van Gulik, La vita sessuale nell’antica Cina. 141–144
Yutai xinyong. 141–142
Zhao Luanluan. 142
Yu Xuanji. 142
Nai Deweng, Ducheng jisheng. 144
Tao Zongyi, Zhuo genlu. 145
Marco Polo. 145
Shi Naian, Storie in riva all’acqua. 145–146
Giovanni Boccaccio, Decamerone. 146
Ludovico Ariosto, Orlando Furioso. 146
Dario Fo, La figlia del Papa. 147
401
F. Berni. 147
Pietro Aretino, Ragionamento delle corti; Sei giornate; La cortigiana;
Sonetti sopra i XVI modi. 147–151
Lorenzo Venier, La puttana errante. 151–153
Veronica Franco, Rime. 153–155
Maffio Venier. 155–156
Anonimo. 156
William Shakespeare, King Lear. 156
Jin Ping Mei. 156–157
John Ford, Peccato era una sgualdrina. 157–159
Li Yu, Il tappeto di preghiera di carne. 159–161
John Cleland, Fanny Hill, memorie di una ragazza di piacere. 162–
188
Ling Mengchu, “Il dono delle erbe magiche”. 188–189
Georges-Louis Leclerc conte de Buffon. 189
Bernard Mandeville, Modesta difesa delle pubbliche case di piacere.
189–190
Wolfgang Amadeus Mozart - Lorenzo Da Ponte, Cosı̀ fan tutte. 190–
191
Alphonse Marquis de Sade, Justine, ovvero le disgrazie della virtù;
Florence, ou la dépravation des moeurs. 191–202
Cao Xueqin, Il sogno della camera rossa. 202
Giacomo Leopardi, “Ad Aspasia”. 202–203
Nikolaj V. Gogol, I racconti di Pietroburgo. 203–204
Alessandro Scarlatti, Cantate. 204
Honoré de Balzac, Illusioni perdute. 204
Gaetano Donizetti - Bardari, Maria Stuarda. 204
Herman Melville, Taipi. 204–209
Gaetano Donizetti - Felice Romani, Lucrezia Borgia. 209
Giuseppe Verdi - Francesco Maria Piave, Rigoletto. 209–210
Alexandre Dumas figlio, La signora delle camelie. 210–214
Giuseppe Verdi - Francesco Maria Piave, Traviata. 214–215
Charles Darwin, Viaggio di un naturalista attorno al mondo. 215
Guy de Maupassant, Boule de suif. 215–217
402
Fiodor Dostoievski, Delitto e castigo. 217–230
Pierre Loti, Madame Chrysanthème. 231–243
André Messager - Georges Hartmann - André Alexandre. 243–244
Félix Régamey. 244
Emile Zola, Nanà. 244-282
Detlev von Liliencron, Die alte Hure im Heimatdorf. 282
Jules Massenet - Louis Gallet - Anatole France, Thaı̈s. 282–293
Karl Kraus, Morale e criminalità; Detti e contraddetti. 293–297
Matilde Serao. 297
Giacomo Puccini - Giuseppe Adami, La rondine. 297–309
Bertold Brecht, Poesie; Madre Courage. 309–330
Benjamin Britten - André Obey, The Rape of Lucretia. 330
Walter Benjamin, Passages. 331–334
Alban Berg, Lulu. 334–335
Frank Wedekind, Lo spirito della terra; Il vaso di Pandora. 335–340
Jean-Paul Sartre, La putain respectueuse. 340–353
Simone de Beauvoir, Il secondo sesso. 353–358
George Bernard Shaw, La professione della signora Warren. 358
Ernst Wilhelm Eschmann. 358
Antonio de Curtis, Totò, Malafemmena. 358–359
Friedrich Dürrenmatt, La vista della vecchia signora. 359–360
Pierpaolo Pasolini. 360
Masuda Sayo, Il mondo dei fiori e dei salici. 360–364
Mishima Yukio, Sade, Istruzioni per la gioventù. 364–368
Iwasaki Mineko, Storia proibita di una geisha. 368–380
Fabrizio de André, “Via del campo”. 380–381
Gabriel Garcı́a Márquez, Memoria delle mie puttane tristi. 381–382
Monica Bellucci. 382
Giuseppe Scaraffia. 382
Melissa P. 382
Vanessa Paradis. 382
Paola Scrolavezza, geisha. 382
Scimpanzé Bonobo, Sette. 383
Jihadisti. 383
403
Guardia presidenziale palestinese. 383
Comfort women, Ilaria Maria Sala - Caroline Rose - Gian Antonio
Stella, Diario. 383–384
Boko Haram. 384
Moni Ovadia. 384
Gino Paoli - Lucio Palazzo - Alessandra Arachi, “il cielo in una
stanza”. 384
Amina Sboui. 384
Bordello a Zayouna. 384–385
Bitch-Bar. 385
Mosul. 385
Danile Watts. 385–386
The Equalizer. 386
California Colleges. 386
James Joyce - Richard Ellman. 386
Ragazze di conforto. 386
Kailash Satyarthi. 386–387
Emilio Gadda. 387
Erri De Luca. 387
Duca di York. 387
Felix Salten. 387–388
Guillaume Apollinaire. 389–391
Georges Bataille. 391
Charles Bukowski. 391–393
Heinrich Böll. 393
Jean-Jaques Rousseau. 394
François Ozon. 397
Arthur Schopenhauer. 398
Robert Louis Stevenson. 398
Bruce Chatwin. 398–399
Cameriere. 399
Teodora, Procopio. 399
Charlize Theron. 399–400
Bibbia. 400
404
Nomi e sinonimi in ordine di valore, venale-sociale, crescente.
zoccola
battona
troia
puttana
passeggiatrice
squillo
prostituta
meretrice
donna perduta
sgualdrina
ragazza di piacere
donnina allegra
mondana
mantenuta
cortigiana
etera
accompagnatrice
escort
405
Indice delle figure
Giulio Romano: quattordici stampe, raccontate anche da Pietro
l’Aretino coi sonetti; pp. 147-148.
Gustave Courbet: L’origine del mondo.
Henri de Toulouse-Lautrec:
La visita, Rue des Moulins;
Salotto, in Rue des Moulins.
Egon Schiele:
Nudo di ragazza seduta con calze nere;
Nudo sdraiato;
Nudo sdraiato con gamba sinistra sollevata;
Donna sdraiata.
Amedeo Modigliani: Nudo rosso
Oskar Kokoschka:
Donna desiderata dall’uomo;
L’innamorato disdegnato.
George Grosz:
Circe;
Orgia;
Adulterio;
Caffè di notte;
Lontano nel Sud, la bella Spagna;
Il piacere;
Bellezza ti voglio elogiare;
Forza e leggiadria;
Forza e leggiadria;
Bertold Brecht: Africa (pp. 314-315)
Franco Matticchio: I milanesi ammazzano al sabato (Gigi
Scherbanenco)
T. G.: Ramadam. Me la faccio leccare quando voglio.
Né puttane, né sottomesse.
Georges Wolinski: Ostaggi in saldo. Io me ne prendo uno perché mi
insegni a fare pompini. Kit, Kit, puttana francese.
Erwin Blumenfeld: Holy Cross (In hoc signo vinces).
406
A mo’ di epilogo.
Tutte e tutti cercavano di trarne vantaggi guidati dal denaro. Farlo
per il puro istinto del piacere era proibito in genere. Come un entomologo ossessionato dalle sue collezioni di farfalle, vive o morte, anche
Robi il Gentile non si fermava e continuava curioso, ma disincantato, a
fare esperienze. E la prima di esse doveva riguardare l’alleanza di due
diverse illusioni la quale si rivelava la più pericolosa e la più dolorosa,
quando esse si fossero dissolte. Anche quelle che non lo fanno di professione, ma solo per necessità occasionale finiscono per ferire il cliente:
ancor più a fondo nei lombi e nel cervello delle altre. Con queste professioniste esclusive si impara presto quanto costa e quello che si ottiene in
cambio: no o sı̀, 300? o 200? Invece con le prime gli autoinganni in fase
entrano in risonanza, si sommano e si amplificano creando aspettative
sempre maggiori. Assomigliano pericolosamente all’amore romantico.
Basta che uno dei due smetta di nutrire il rapporto ed esso finisce per
bloccarsi pieno di risentimento, di ripicche e di dolori.
Lui si era forse illuso che la loro relazione erotica diventasse qualcosa di più gratificante: di quella facile con una puttana professionista
ad un certo prezzo fisso? Invece alla fine essa si sarebbe rivelata tale:
da lui voleva solo i soldi. Lei credeva che lui fosse più amabile di un
cliente annoiato dalla moglie in cerca di evasione dal menage familiare
senza slanci? Invece, in fondo, lui voleva solo scoparsela qualche volta
in posizioni esotiche, non cercava una relazione fissa e, figurarsi, tanto
meno l’avrebbe sposata. Il resto erano soltanto illusioni nutrite dall’infinito bisogno d’amore, mai in sostanza appagato ed inestinguibile.
Il rapporto poteva forse funzionare finché fosse rimasto ambiguo, cioè
finché gli inganni avessero ammortizzato gli scontri incombenti, legati
alle loro differenze insanabili di varia natura. Ma i conflitti da potenziali sarebbero diventati reali e sarebbero in modo inesorabile esplosi
quando uno dei due, o lui o lei, avesse preteso quella letale chiarezza.
Eppure, ora la posta in gioco si era alzata. Naturale che chi impegnasse di più pretendesse di ottenere contropartite adeguate e desiderasse
rischiare di meno. Questo di necessità costringeva a volere vederci con
407
chiarezza maggiore. Ma allora tutte le illusioni sarebbero cadute in
frantumi, con la fine conseguente del rapporto erotico. Dunque, Robi
il Gentile sentiva che la sua Bella d’Occidente aveva raggiunto il punto
più elevato, dal quale ora stava rischiando di precipitare. Aveva ancora
in mano le carte del viaggio lontano da giocare, oppure un breve fine
settimana al mare di primavera. Quando gli sarebbe convenuto giocarle? Temeva che la storia con l’ultima, nonostante la sua diversità, fosse
destinata a finire in malo modo come era successo con le due Belle precedenti. Gli sarebbe dispiaciuto maggiormente, ma non sapeva come
evitarlo. Poteva sempre tirarsi indietro lui e consolarsi altrimenti. Con
la prima Bella d’Occidente?
Nonostante avesse rifiutato, per stare con gli amici, il suo invito per
l’ultimo dell’anno, l’attuale Bella d’Occidente, aspirante estetista in
prova dal parrucchiere, gli mandava un messaggio.
– Ta tudo bem? [Va tutto bene?]
– Quereria tu estivesses aqui comigo, em minha chacara, em campina.
Que lastima! Mas aguardo nossa scena sexta-feira. O.K.? [Vorrei tu
stessi qui con me nella mia casa di campagna. Che peccato! Ma aspetto
la nostra cena di venerdı̀. O.K.?]
– Esta nevando? Eu estava preocupada. Porque aqui estava nevando!
[Sta nevicando? Ero preoccupata. Perché qui stava nevicando!]
– No. Aqui agora no. Sol, vento, frio. Mas no neve. Se neva, volto
subito a Firenze. [No. Qui non ancòra: sole, vento freddo, ma non
neve. Se nevica, torno subito a Firenze.]
Più tardi dopo l’una di notte, mentre lui dormiva, lei.
– Auguri con tutto il mio cuore! Beijos! Todos te mandam beijos.
[Baci! Tutti ti mandano baci.]
Dopo colazione, lui.
– Te olho no entando tu, com olhos fechados, estas sobre mim. Te
auguro (me auguro) poder fazer o mesmo aida um milhão de turnos.
Recomeçamos amanhã tarde. Beijos. [Ti guardo, mentre ad occhi chiusi
stai sopra di me. Ti auguro (mi auguro) di poter fare lo stesso ancora
un milione di volte. Ricominciamo domani sera. Baci.]
408
Lei arrivava prima del solito, il tempo sufficiente per fare all’amore
e poi cenare con comodo. La bella mulatta lo preferiva in quest’ordine
perchè stava ancora calda di bicicletta e non soffriva il freddo. Contenta
e sorridente, si provava la biancheria che Robi le regalava: taglia perfetta, il rosso le andava molto bene sull’incarnato ambrato mostrando una
scollatura da pubblicità. Quella nera, la riservava per un’altra occasione. Ricordandosi della sua risposta agli auguri, dopo essersi goduta
lunghi preliminari, si metteva sopra di lui spontaneamente per baciarlo
e farsi guardare il bel corpo nudo. Eccitata al massimo, si rovesciava
poi a quattro zampe nella sua posizione preferita da dietro, quando,
parlando ed ansimando nell’estasi, godevano ambedue fino in fondo.
Dopo le dolci fatiche, si rifocillavano col branzino, che avevano lasciato cuocere nel forno mentre si riposavano abbracciati al calduccio. Le
piaceva molto anche questo pesce, slanciato ed elegante, che assaporava
golosa con grande soddisfazione del cuoco. Stavolta lei aveva portato
da casa, cucinati dalla sorella, alcuni assaggi di piatti esotici: uno sformato di gamberi e patate, un budino di cocco con prugne, insieme ad
un altro dolce di zucca con garofano e cannella. Parlavano dei prossimi
progetti insieme: Australia, Brasile, Cinque terre alla stagione giusta.
Lei sembrava sempre interessata e non annoiata. Se non le lasciavano
fare l’estetista, avrebbe imparato il mestiere da parrucchiera. L’ospite
allora le chiedeva di tagliargli i capelli, a primavera.
– Como esta indo o passeio com o seu filho? [Come sta andando la
passeggiata con suo figlio?]
– Bem. Os hei adquirida uma casaco. Agora nos vamos ao restaurante, depois ao cinema. Tu, tudo bem? O cabelereiro? [Bene. Gli ho
comperato una giacca. Ora andiamo al ristorante e poi al cinema. Tu,
tutto bene? Il parrucchiere?]
– Tudo tranquilo! Um pouco resfriada! Nos falamos amanha! [Tutto
tranquillo! Un poco raffreddata! Parliamo domani!]
Lei gli telefonava. Lui le scriveva.
– Querida, amanhã espero o idraulico; sexta-feira vou a Pisa. Te
chamo por Sabado. Saudade de voce. Beijos. [Amata, domani aspetto
l’idraulico; venerdı̀ vado a Pisa. Ti chiamo per sabato. Mi manchi.
409
Baci]
Lui la cercava, lei rispondeva. Si incontravano con regolarità una
volta alla settimana. Stavolta arrivava a casa tardissimo. Lui usciva
incontro in strada molte volte, ma lei non c’era mai. Doveva suonare il
campanello. Aveva lavorato fino a sera. Passava da casa dove il figlio
stava male: vomitava ed aveva la diarrea. Finalmente si spogliava per
mostrargli gli intimi neri e bianchi che le aveva regalati, capaci di valorizzare le sue forme procaci. Già ardente, gli sfilava uno dopo l’altro
il maglione, la camicia bianca (comprata da lei), i calzoni, che piegava
ordinati sulla sedia. Lo stendeva sul letto e ci si dedicava anima e corpo, soprattutto, facendosi guardare seminuda nella sua bruna bellezza.
Infine, mentre gli succhiava con passione il sesso diritto e duro, offriva
il proprio ben aperto alla lingua di lui. Robi non aveva mai ammirato
un primo piano simile a pochi centimetri davanti agli occhi: le grandi
labbra scure si erano spalancate rivelando una cavità delicata e vibrante di un bel rosa acceso. Prima gli stava sopra a cavalcioni dandogli
la schiena ricurva che lui le afferrava; poi si girava facendosi vedere in
faccia con le due mammelle, mentre continuava a muoversi in giù ed in
sù sopra di lui ansimando senza fermarsi. La doveva calmare per non
concludere troppo presto. Come un animale selvaggio, per farla godere
di più, la possedeva carponi da dietro prima piano, poi accelerando in
un crescendo inarrestabile di grida e piacere.
Faceva onore alla cena, inghiottendo tutto con calma: l’orata freschissima, i broccoli al vapore abbondantemente conditi ed i ricciarelli.
Parlavano in confidenza. Voleva riprendere gli studi interrotti per trasferirsi in Italia e gli chiedeva di venir aiutata nell’impresa impegnativa. Si sarebbe informato. Preferiva un corso da fisioterapista. Per la
campagna, rimandava a primavera, ma accettava di accompagnarlo ad
un altro concerto la sera. Si sarebbe assentata dal lavoro nel pomeriggio per stare con lui, cenare e poi ascoltare la musica dal vivo. Ancora
caldi di letto e di cena, andavano insieme alla bicicletta: lui in camicia,
bianca, nell’inverno mite della Toscana.
– Ti sta bene la camicia.
– ... bianca, con la barba bianca, i capelli bianchi, ...
410
– ... grigi, i capelli sono grigi. Te li taglierò io. Imparerò.
Gli faceva piacere che lei si sforzasse di trovarlo non troppo vecchio. Ma
era un inganno. Un autoinganno? Tra, pensava lui, quasi fidanzati. A
lui, lei era diventata necessaria e difficile da rimpiazzare sul mercato
quando avesse deciso di lasciarlo perdere. Forse, anche lui a lei, per il
momento? Per questo non voleva vederne gli evidenti difetti.
Arrivava in taxi sotto la pioggia alle dieci di notte, sempre più tardi,
... sempre più tardi ... Sotto le mutandine rosse, su quelle gambe belle
piene, si infilava lentamente le calze bianche che le aveva comperate. Gli
piaceva molto guardarla. Prendeva lui l’iniziativa. Poggiate le gambe
inguainate di chiaro sulle spalle, la fotteva con forza e calma. Lei teneva
sempre gli occhi chiusi. Voleva accoglierlo subito da dietro a quattro
zampe. Sembrava frettolosa. Per seguire la cottura dei cibi, lui usciva
e rientrava nel letto più volte.
– Ma perché lavori tanto per uno che non ti paga e non ti fa il
contratto? Ti assumo io!
– Se la settimana entrante non mi paga, lo mando a fa’ in culo!
– Mi prometti sempre che ti fermi una notte intera e non lo fai mai.
– La volta prossima passerò la notte con te. Mi organizzo.
Apprezzava anche i rapini all’aglio. L’orata era superba. Non avanzava alcun dolcetto. Stampati dalla rete, le passava fogli sui quali
leggere la strada per conseguire la laurea da fisioterapista. Difficile.
Irta di insidie. A numero chiuso. Ma lei aveva l’aria di voler insistere,
nonostante le difficoltà e le spese, o rischi di truffe.
– Rinnovati il passaporto per il viaggio a settembre.
Quando lei chiamava, lui rispondeva sempre subito, perché era sempre libero, anche se lavorava ai suoi libri ed alle sue musiche: poteva
interrompere. Quando invece fosse stato lui a farlo, lei non rispondeva
quasi mai ed allora doveva riprovare più volte. Stava sempre al lavoro?
Come una schiava senza un attimo di tregua? Tuttavia, richiamava
quasi sempre: prima o poi. Ora gli aveva promesso che si sarebbe organizzata, sistemando il figlio, per fermarsi una notte completa. Avrebbe
mantenuta la parola? In genere lo faceva.
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Nei matrimoni e nelle coppie classiche, lui lavorava e si impegnava
mentre lei cucinava. Nel loro ménage, al quale si erano man mano
adattati, succedeva il contrario. La Bella d’Occidente lavorava quasi
sempre e non era mai libera, per un motivo e per l’altro. Robi il Gentile
invece, padrone del proprio tempo, si teneva disponibile al massimo. In
libertà, poteva adattare i propri orari alle sue esigenze ed a quelle di
lei. Dei due, chi cucinava era lui. Per nutrirsi, lei dipendeva dalla
sorella, sempre indaffarata attorno ai fornelli. Lui aveva chiesto di
poter gustare qualche piatto esotico del lontano Occidente. Ma non
aveva ottenuto alcun risultato (tranne che a Natale), se non un vago
invito per un pranzo dalla sorella con la feijãolada [fagiolata], che però
ancora non c’era stata. Eppure Robi era felice di poter cucinare per lei,
almeno una volta alla settimana, il pesce quando si vedevano. Su tale
base, il rapporto sembrava al momento funzionare. Con questa piccola
inversione di ruoli, aveva trovato un’altra somiglianza col matrimonio:
dove la donna trovava marito grazie alle doti soprattutto in cucina,
invece che a letto. Lui sarebbe stato capace di sedurre la sua escort
grazie alle orate saporite?
Pescata nel mar Mediterraneo, l’orata seguente da mangiare diventava sempre più grossa.
– Una delle prossime volte, dovrò comprare e cucinarti una balena!
Lei, tuttavia, inghiottiva tutta la sua metà con calma, pelle ed occhi
compresi.
– Che buona! Molto buona!
Capiva che Robi la colmasse di attenzioni. Le piaceva l’atmosfera amorevole e tranquilla nella quale si svolgevano i loro incontri. I giorni
scorsi, al contrario, ella aveva passato momenti drammatici, sia al lavoro che a casa. Lui ascoltava interessato, mentre gli venivano confidati
i problemi complicati della sua vita. Povera ragazza! Veniva trattata
come schiava da sfruttare sul lavoro: senza contratto e senza paga. Per
giunta la obbligavano ad eseguire le incombenze più umili e meno professionali. Come se non bastasse, quando le chiedevano di maneggiare
soldi e carte, finivano per accusarla di furto. Il parrucchiere, infine,
si arrabbiava con lei e la licenziava, dopo averla sfruttata gratis per
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mesi. Costui doveva essere fuori di testa per comportarsi cosı̀ causa le
sostanze assunte nel suo giro dei marocchini ... Eccetera, eccetera.
In casa le sarebbe successo di peggio. Scorreva persino il sangue.
Il marito della sorella, che la ospitava, era al momento disoccupato
e si era ubriacato al punto di picchiarsi selvaggiamente con un altro.
Sfondavano porte; urlavano come matti. La nipote, semicieca, allora
correva al negozio per chiedere aiuto alla mia Bella d’Occidente. Per
fortuna, suo figlio era a scuola. Lei allora lo trasferiva di corsa da
un’altra sorella. Robi il Gentile commentava e cercava di aiutarla.
– Se vuoi, se pensi di potermi sopportare, cerco un altro appartamento con una stanza anche per tuo figlio. Assumerei una delle tue
nipoti come babysitter. Con me dimagrirai: verdure al vapore tutti i
giorni. Poi ti consumerò tutte le notti. Hai rinnovato il passaporto per
il nostro viaggio in Australia?
– Devo andare a Roma per mettere anche mio figlio sul documento.
Quindi serve il permesso permanente del padre.
– Se vuoi ti accompagno.
Stavolta si fermava per tutta la notte. Senza essersi visti per una
lunga settimana, a letto i loro ardori si riattizzavano, con lei che dopo
aver assaporato i preliminari lo cavalcava da sopra tenendolo fermo
sdraiato e mostrandosi completa al suo sguardo col busto diritto in
tutta la sua grazia alacre. Ma, forse essendosi trattenuto troppo a lungo
per poterla soddisfare meglio da dietro, nella posizione preferita da lei
come animale della foresta, lui si afflosciava con ignominia e non riusciva
più a concludere l’atto erotico. Per fortuna, la Bella d’Occidente non
mollava l’osso, anche se non era più tale, e ci si industriava sopra a lungo
mettendo a frutto tutte le sue arti e le sue parti del corpo con energia,
finché non riusciva a farlo godere anche in questo caso da spompato.
Che differenza con la Bella d’Oriente, la quale nella situazione opposta,
con lui eccitatissimo, una volta stanca aveva rinunciato e se ne era
andata via seccatissima!
Durante il sonno seguente, ogni tanto la accarezzava. La musica delle
sei lo svegliava. Preoccupato della brutta figura fatta la sera prima,
si sentiva debole e riprovava a possederla toccandola nell’intimo, ma
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senza riuscirci di nuovo. Lei dormiva beata e lo lasciava fare senza
lamentarsene per nulla. Tenace, lui si toglieva dalla testa il peso della
cucina lasciata in disordine (sarà stata quella la causa della debacle
precedente?) alzandosi per sistemare i piatti nella macchina apposita e
liberare il tavolo dagli avanzi di cibo. Ritornava a letto dove finalmente
si riscattava e, col consenso di lei che si prestava servizievole, compiva
il proprio piacere di amante mattutino. Lei si alzava da letto tranquilla
e riposata a mezzogiorno.
Nonostante licenziata dal parrucchiere, la Bella d’Occidente arrivava
sempre un’ora dopo quanto annunciato da lei per telefono. Ma aveva
avuta la febbre, lamentava ancora un mal di gola, prendeva antibiotici.
Lui si era offerto di andarla a trovare a casa. Eppure non rinunciava
ad incontrarlo come le altre volte. A letto, dopo i preliminari che la
riscaldavano, ma forse con un pizzico di fretta, si univano in una posizione nuova. Lei si sdraiava con le cosce aperte e si mostrava nuda
ai suoi sguardi amorevoli. Lui, seduto di fronte ed a gambe larghe in
avanti, mentre ne contemplava la bellezza e la accarezzava ammirato,
la penetrava convinto. Ad ogni colpo la testata in ferro del letto ribatteva rumorosa contro il muro. Stavolta non si fermava e concludevano
nell’estasi senza problemi.
Piaceva invece meno degli altri il pesce occhione gustato per cena.
Robi le raccontava della Grande barriera corallina australiana dove progettavano di andare in crocera. Lei gli dava altri particolari sui tragici e
sanguinosi eventi capitati in casa della sorella. Lui ripeteva che doveva
considerarlo un possibile rifugio nel caso di pericolo estremo, per evitare violenze peggiori. Insisteva affinché rinnovasse in modo sollecito
il passaporto per poter prenotare la cabina della barca. Si offriva di
accompagnarla al consolato per farlo.
Un’altra volta, dopo il solito ritardo fisiologico all’appuntamento,
finivano ancora a letto. Eccitati l’un l’altra, passate alcune evoluzioni,
lei si metteva sotto e lo accettava cosı̀ mostrandosi anche in volto fino
alla fine. Temeva forse che, se si fosse girata di schiena, lo avrebbe
perso come in precedenza? Si riempiva di lui, successivamente anche
di pesce, verdura cotta e millefoglie. Aveva portato i documenti, ma
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non riuscivano per l’ora tarda di notte ad aprire il sito dei passaporti.
Ritornava però un pomeriggio e allora compilavano in rete il modulo
richiesto; stampavano il foglio necessario da presentare al consolato per
ottenere il rinnovo. Lui era felice di poter esserle utile. Si prestava
volentieri ad aiutarla anche con il figlio e gli altri numerosi parenti. Lei
pensava di recarsi nella capitale con alcuni di loro.
– Forse non è più necessario che ti accompagni.
Robi le proponeva una cena di solidarietà la sera ed un pranzo al
mercatino contadino la domenica mattina. Soprattutto le ricordava il
prossimo importante concerto a teatro. Se voleva cenare prima, doveva
arrivare per tempo e non in ritardo nel pomeriggio. Non potevano farsi
escludere dalla sala, il pianista era troppo famoso. Altrimenti avrebbero
mangiato dopo, tardi nella notte. Si sarebbero visti spesso nei prossimi
giorni rinsaldando la loro relazione. Lui lo credeva, ma non ne era
sicurissimo, considerato la vita instabile, complicata dalla famiglia e
dal lavoro della sua Bella d’Occidente.
Arrivava per la cena al circolo anarchico, dove si discuteva della repressione poliziesca recente in Ispagna. Lei mangiava poco e beveva
molto vino. Però poi, qui, si rifaceva con il dolce e, là, in un locale
dall’aria sudamericana, con una ‘impanada’. Ci bevevano sopra uno
strano ‘shot-ino’ molto alcolico, colorato, con la superficie bianca disegnata yin-yang, un liquido dalle striature opalescenti. L’affettuoso
bacetto finale lasciava Robi malinconico. Pensava che avrebbe dovuto
insistere con uno più intimo. Ma lei viaggiava tutta la notte per portare
una valigia alla nipote. Troppo stanca, la mattina della domenica se
ne restava a casa a dormire.
Per tempo, la Bella d’Occidente entrava in casa. Vestiva da sera in
nero con una camicetta leggera bianca e le scarpe con i tacchi alti. Si
attaccava un bottone mancante. Confessava che il suo ciclo le fosse
arrivato in anticipo.
– Possiamo giocare comunque un poco?
– Tutto quello che vuoi.
Piena di sangue, teneva addosso le mutandine nere. Senza bisogno
di proteggersi, lo faceva godere molto con la bocca e le mani. Ben
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lubrificate alla mandorla, le sue lisce mammelle surrogavano nell’incavo
le grandi e piccole labbra arrossate inavvicinabili. Il collo le si spruzzava
di un liquido denso, bianco ed appiccicoso. Nel frattempo, la teglia
di triglie cuoceva nel forno. Si rifocillavano. Dipintasi le unghie di
rosso, andavano al concerto. Lui a piedi, lei in bicicletta. Mentre
facevano la coda per un caffè lungo macchiato, le leggeva sul programma
gli innumerevoli meriti del celebre pianista. Per l’età, costui si era
ingobbito e traballava nei passi, ma seduto alla tastiera si trasformava
con le dita che scorrevano agili sulle note. A quella musica, anche le
mani della mulatta si muovevano ogni tanto, come se sentissero il ritmo.
Durante l’intervallo, bevevano qualcosa e lei gradiva anche del pollo alla
creola. Sembrava avere sempre fame. Seduti tra la folla di una sala al
completo, lei notava che ci fossero pochi giovani.
Alla fine capitava la novità maggiore: gli chiedeva un prestito, promettendo che glielo avrebbe restituito un poco alla volta. Lui suggeriva
di estinguerlo come una sorta di abbonamento ai loro incontri. Ma lei
non voleva. Perché? Forse temeva di rendere esplicito quell’imbarazzante legame col denaro. Sembrava volerlo nascondere ad ogni costo
tutte le volte che riaffiorava inevitabile. Si vergognava di frequentarlo
perché lui aveva i soldi. O meglio, più semplicemente le serviva, per vivere, il contributo che con regolarità tutte le settimane le versava onde
lubrificare i loro incontri e vincere la sua ritrosia con sicurezza. Cosı̀
anche lei doveva ripassare da casa per prendere l’assegno. Ma perché
non glielo aveva chiesto prima a cena? Aveva forse ricevuto un messaggio nel teatro, durante l’intervallo alla toilette? Diceva che le serviva
per saldare un debito legato al vecchio appartamento. Ne approfittava
per riscaldarsi e bere un altro bicchiere di vino prima di ritornarsene a
casa della sorella.
Anche con 20 gradi, la Bella d’Occidente si lamentava sempre del
freddo; come se il sole quente del suo paese d’origine le fosse entrato
nella carne e chiedesse di venir alimentato anche d’inverno. A letto, lui
la riscaldava in tutti i modi. Si trasformavano subito in due animali
in calore della foresta, guidati dall’istinto ad accoppiarsi. Le regalava
una pianta di violetta col botton giallo, senza osare ricordare la rituale
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ed usurata festa degli innamorati che cadeva l’indomani. Scherzavano
invece sul giorno molto temuto dai superstiziosi. Lei chiedeva aiuto per
pratiche amministrative che la riguardavano. Sarebbe ritornata per
questo un altro giorno? Lui sollecitava che si concludesse il rinnovo del
passaporto. La bella mulatta divorava sempre con grande appetito la
cena. Ascoltava interessata il racconto sulle doti del peperoncino per
tenere sotto controllo la linea.
– Olival sarebbe un nome comune nel tuo paese?
– È orribile.
– Mi vedrò con un collega che si chiama cosı̀ e verrà a Firenze tra
poco. Ti volevo ...
– Oh, non dirgli niente. Posso venire anch’io? Quando succede?
– Stavo giusto per chiedertelo. Ho un appuntamento per sabato
prossimo. Non so se andremo a pranzo od a cena insieme. Vedremo.
Vuoi venire anche tu?
– Volentieri. Debbo saperlo per organizzarmi con mio figlio.
– Telefonami, se vieni domani per le pratiche che mi chiedevi.
– Che freddo! Che freddo che fa la notte.
Se ne ritornava a casa in bicicletta. Senza problemi, si sarebbe fatta
vedere in giro con lui e persino coi suoi connazionali. Lui le chiedeva
se lo avrebbe accompagnato a sentire un nuovo pianista ed un’operina
contemporanea per bambini in un altro teatro.
– All’ultimo concerto non mi sono addormentata.
La volta seguente, le faceva trovare la casa caldissima. Le sue cosce
gelide prosperose sotto le sue carezze ardenti si riscaldavano. Il sesso le
si scioglieva in rivoli. Cambiavano tre o quattro posizioni: tutti e due
di fronte sdraiati sulla schiena, lei con le gambe sulle spalle di lui, lei
sopra diritta e lui sotto sdraiato, lei carponi e lui di dietro come nella
foresta.
– Aspetto con ansia ogni volta di venire a mangiare l’orata al forno.
Mi piace tanto. Mia sorella cucina il pesce in umido o fritto.
– Dovrei diventare geloso per il tuo amore con l’orata. Ma ti servo
comunque io per cucinarla.
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Gli regalava un paio di slip con una griffe famosa. Le ripeteva l’appuntamento con il collega storico venuto dal lontano Occidente e fissava il
viaggio a Roma per rinnovare il passaporto scaduto. Il giorno dopo, ritornava con il figlio ed altri parenti per risolvere col computer problemi
amministrativi.
All’appuntamento fissato da Robi il Gentile, i due connazionali venuti dall’Occidente si presentavano puntuali. Il collega di lavoro si
mostrava particolarmente amichevole ed interessato; apprezzava i libri
e gli articoli che gli venivano offerti. Nella sua lingua, conversava con la
Bella d’Occidente che ne restava felice. Anche la sera, cenavano insieme. Del professore universitario, si aggiungeva la sorella, anche lei in
visita turistica al Bel paese. Pur se accompagnata da quel vecchio signore canuto, che aveva scoperto conosciuto e stimato nella sua patria,
la bella mulatta si trovava a suo agio con i connazionali di pelle decisamente chiara e diversi per estrazione sociale. Nessuno si preoccupava
troppo che il responsabile della loro conoscenza, altrimenti improbabile, ne seguisse con difficoltà la conversazione in una lingua per lui quasi
per nulla comprensibile. Il collega ne offriva riassunti in inglese, più
spesso di quanto ne facesse la traduzione in italiano la sua Bella. Ella
mangiava baccalà in umido e crostini varı̂ bevendo vino rosso, un ottimo Chianti, e senza vomitare. Tra una frase e l’altra nella sua lingua
materna,
– Preferisco le tue orate.
– In questa città sono difficili da trovare al ristorante, perché sono
quasi tutti ostinatamente carnivori.
Per una volta, qui il maiale lo mangiava lui.
Ogni tanto il collega conversava di lavoro e li invitava a visitare la
sua città, una famosa località sulla costa orientale del paese, per l’anno
seguente od in occasione di un futuro congresso. Tutti sembravano felici
e soddisfatti della serata, soprattutto la Bella d’Occidente che amava
molto quel genere di compagnia, per nulla turbata dalla presenza del
suo anziano amico. Ed allora lo seguiva a casa in bicicletta senza farsi
pregare troppo, pur sotto una pioggia abbondante. Vestiva di nero in
modo più elegante del solito, con una camicetta traforata sulla schiena
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decorata da una collana d’oro. Certo voleva fare una bella impressione
con gli ospiti, per non far sfigurare il suo accompagnatore. Sapeva
come rendere attraente il volto, senza pensare minimamente a limitarsi
nel rossetto e negli altri cosmetici. Non si rendeva conto che in quella
compagnia forse il suo trucco fosse troppo pesante a confronto con
l’altra signora che non ne aveva quasi per niente. Eppure, nonostante
differenze tanto marcate ed evidenti, le due donne legavano con facilità,
almeno per una cena.
Arrivava a casa tutta bagnata. Si spogliava subito attaccata al termosifone bollente dove vi appendeva gli indumenti ad asciugare. Lui
la aiutava e la accarezzava. Lei sapeva ormai bene cosa gli piacesse.
Lui con le mani le toccava il sesso facendola bagnare. Prima si univano nella posizione preferita da lui, quando poteva guardarla meglio
tutta, poi in quella richiesta da lei. Lui le parlava e le dichiarava ogni
cosa possibile nel trasporto del godimento, lei gemeva ad ogni impulso
erotico. Mentre facevano all’amore spioveva. Comunque le prestava
la mantellina impermeabile per potersene tornare a casa, nonostante
qualche colpo di tosse. A Roma sarebbe andata col figlio di cinque anni che credeva poter portare col treno in braccio senza problemi. Invece
bisognava fargli il biglietto.
Il viaggetto a Roma raggiungeva lo scopo previsto: passaporti, informazioni sui documenti. Nonostante il terzo ed il quarto incomodo, che
la allontanavano un poco da lui, pur segnata da lunghe attese snervanti
e dalle discussioni con i funzionari del consolato, la giornata scorreva
in piacevole compagnia, anche se faticosa. Lei mangiava di continuo:
caramelle, un frullato di frutta enorme che vomitava subito per strada, merendine, alla trattoria baccalà con patate e panna cotta. Era
il nervosismo, oppure bulimica? Comprava creme, olii, cosmetici sulle
bancarelle, un reggiseno nero decorato yamamay. Nella vetrina di un
antiquario, si fermava ad ammirare un tavolinetto basso di vetro sostenuto dalle mani e dalle gambe di una donna nuda sdraiata, la sua parte
kisch.
– Che bello.
Lui allora le sussurrava all’orecchio.
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– Se vieni a vivere con me, te lo regalo.
Sul treno del ritorno, dormiva abbracciata al figlio. Con lui, Robi il
Gentile aveva parlato spesso e giocato al Tangram che portava sempre
con se in viaggio. Gli suggeriva, quando il bambino dicesse di continuo:
voglio, voglio, voglio ...
– L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. Dovresti dire
piuttosto: vorrei, mi piacerebbe, per favore ...
La breve giornata passata insieme a Roma si era svolta in compagnia anche del figlioletto e di un amico giusto per insinuare il sospetto
che la Bella d’Occidente non gradisse troppo viaggiare sola con lui. Infatti la volta successiva, quando si incontravano alla cena settimanale
con l’orata, invece di iniziare le pratiche dei visti come si aspettava,
la ridondante mulatta se ne veniva fuori con la novità di non poter
abbandonare il figlio per tanto tempo. A letto invece la sua fica succolenta amava molto incontrarsi con quel cazzo duro che la sbatteva nelle
varie posizioni, mentre le grida di piacere riempivano la camera. La
sua bocca si apriva sempre molto volentieri tanto larga affinché la gola
profonda assaporasse un bel glande rosso fuoco. La lingua e le mani
passavano e ripassavano sui capezzoli di lui che ne godeva molto. Solo
le loro due facce non si incontravano mai. Lui ne ammirava le curve
prosperose e la pelle liscia ambrata mentre lo lavorava di buona lena,
eccitandosi ancor di più, ma lei si rifiutava di guardarlo altrettanto negli occhi come se non volesse riconoscerlo per quello che era: efficiente
a letto, ma non gradito nell’aspetto vecchio e bianco. Pensava forse al
padre del figlio che l’aveva abbandonata per un’altra più snella e più
giovane? Desiderava farsi scopare dal parrucchiere che non la pagava e
la sfruttava? Chi altro aveva in mente e si immaginava come surrogato
erotico?
Robi non riusciva neanche a farsi tagliare da lei i capelli, come le
aveva chiesto e come un tempo otteneva dalle sue antiche fidanzate.
Mendicava sempre qualche scusa:
– Non lo so fare, non ho la macchinetta adatta, ti sistemo anche la
barba che voglio curarti per bene.
– A me la barba piace irregolare ed un po’ trascurata.
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Lui si dimenticava, per la prima volta, di infilarle la busta col denaro
nella borsetta e gliela consegnava giorni dopo quando fosse venuta (controvoglia?) a sentire un concerto. Ma tossiva ammalata e se ne andava
nell’intervallo. Lui tentava riprendere il discorso sul lungo viaggio in
Australia.
– Non posso riuscire a divertirmi, abbandonando il figlio per tanto
tempo. Dove portarlo? La casa di mia sorella non va bene. Ha bisogno
di compagnia.
– È il tuo lavoro. Spiegaglielo. Quando torniamo ti firmo un assegno.
Dovevano rimandare ancora la decisione finale. La desiderata vacanza
insieme, nel posto da sogno, si stava dileguando.
Anche con questa Bella d’Occidente aveva raggiunto un limite invalicabile. Finora, si era rimasti nel crepuscolo ambiguo ed indistinto
delle linee d’ombra. Eppure un chiarimento si stava avvicinando inevitabile e con esso, Robi lo sapeva, la loro storia sarebbe terminata:
quando tutti gli inganni e le finzioni necessarie al loro rapporto fossero
venute alla luce implacabile del sole. Allora, addio! Doveva quindi incominciare per tempo a cercare un’altra accompagnatrice per visitare
la Grande barriera corallina. Non ne aveva granché voglia; se non bellissima e troppo in carne, trovava simpatica l’attuale ragazza coi suoi
atteggiamenti quasi da fidanzata che non gli lesinava baci impegnativi.
Altrimenti avrebbe rinunciato al viaggio progettato.
L’ultima mezza escort semi-dilettante, trovata in rete ed arrivatagli
nel letto per caso al posto di un’altra, gli era piaciuta più di tante. Gli
aveva regalate illusioni pericolose, come se non facesse quel mestiere.
La seconda Bella d’Occidente si stava comportando proprio come una
madre di famiglia preoccupata per il benessere dell’amato figlio, a scapito del suo proprio. Sarebbe stata dunque una brava moglie, devota
alla famiglia e della quale potersi fidare? A meno di spaccarla in due
in modo innaturale ed arbitrario, in lei non si sarebbe potuto proprio
tracciare una linea netta per distinguere il suo lato convenzionale ‘per
bene’ da quello che la portava a vendere il proprio corpo per denaro. Cosı̀ anch’essa finiva per confermare la sua convinzione che: tra
le mogli, fidanzate e le puttane od escort fosse facile scambiare i ruoli
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ed i comportamenti. Con un po’ di fortuna e di attenzione nella scelta, tutto considerato, ci si trovava meglio, godendo di più ed in modo
spensierato, con le seconde.
422
Post Scriptum
Robi il Gentile si era lasciato sfruttare alquanto dalla seconda Bella
d’Occidente. La aiutava in mille modi, le faceva regali e regalini. Stava
persino per assumerla come collaboratrice domestica, fittizia, allo scopo
di farle avere con facilità il permesso di soggiorno. Ma c’è un limite a
tutto. Subiva infatti uno sgarbo che non avrebbe potuto tollerare e che
dissolveva la finzione sulla quale si adagiava la loro relazione: un lungo
elenco di scuse, reticenze, ambiguità, menzogne per evitare le richieste
di lui e non soddisfarne i desideri, non solo quelli del letto.
Nella vita di tutti i giorni, la mulatta recitava la parte della mamma
amorevole che lavorava per vivere, essendo stata abbandonata dal padre
del figlio per un’altra donna più giovane. Lei allora, in ogni occasione,
mostrava di dedicarsi a questo frutto dell’antico amore come mezzo per
sentire vivo il legame col precedente convivente ancora evidentemente
desiderato. Oppure, peggio, cercava nel bambino un surrogato carnale
per la di lui reale assenza. Dunque continuava sempre a dividere il
letto col figlio piccolo non solo rinforzandone il legame materno, ma
ingigantendone insieme il complesso di Edipo fino a farlo diventare
una malattia psicologica da curare. Tra l’altro mangiavano ambedue
troppo e male, quindi facendo poco moto si mostravano con evidenza in
sovrappeso. C’erano già stati incroci tra parenti stretti in quella mega
famiglia promiscua, dove mogli e mariti, fratelli e sorelle, cugine e figli
si pigiavano in piccolissime sordide case. Ne era risultata una cugina
semi cieca. La Bella d’Occidente stava forse preparandosi addirittura
ad un incesto?
In un primo tempo, il vecchio Robi aveva creduto che madre e figlio
dividessero il letto per mancanza di spazio. Ma non era cosı̀. Quando,
a maggio, li invitava in campagna nella sua casa con tante camere e
tanti letti, lei preferiva ammucchiarsi col figlio ed un’amica in un altro
letto di un’altra stanza, piuttosto che doverlo palesemente dividere per
una notte con l’ospite. Dunque le piaceva proprio addormentarsi col
suo pargoletto possessivo, geloso e grassottello, non volendo certo che
raccontasse all’ex marito le tresche amorose (si fa per dire) della mam423
ma. Si sentiva tanto compresa nella sua parte materna che si dedicava
a qualcosa ancora mai vista fare prima: cucinare. Nel grande forno
contadino a legna per il pane, curava le pizze, comperate surgelate ben
inteso, a pranzo insieme a Robi che arrostiva la rostinciana, mentre a
cena impasticciava verdure già cotte di contorno all’orata. A casa sua,
chi faceva da madre e la nutriva insieme al figlio non era lei, ma la sorella maggiore. Eppure quel giorno di festa, in pubblico agli occhi degli
altri, dei parenti, degli amici e di Robi voleva farsi passare per una vera
e capace donna di casa. Egli l’aveva invitata in campagna per passare
insieme una rovente notte erotica. Invece, sul più bello inventandosi
scuse come svenimenti e mal di stomaco, al momento culminante desiderato del letto costei lo aveva abbandonato, come se fosse stata una
madre seria per bene soggetta alle convenienze del momento e non invece una donnina allegra portata in campagna per quello e vincolata
da un contratto non scritto.
In privato, al contrario, la donna dai due volti poteva sentirsi libera
di fare la grande puttana senza infingimenti, anche se per necessità.
Prendeva subito lei l’iniziativa e cominciava a succhiarglielo a lungo,
tanto a lungo finché doveva fermarla. Con fatica, lui riusciva a convincerla a farsi scopare dal davanti mostrando la sua faccia. Gli piaceva
guardarla nuda sopra di lui mentre la accarezzava e la faceva godere.
Ma la Bella diceva di riuscire a venire solo nella posizione da dietro
detta dalle professioniste “alla pecorina”, dove quindi lei non doveva
vederlo dandogli la schiena. Le prime volte, anche Robi il Gentile lo
accettava volentieri perché era chiaro che con una fica tanto bagnata
fosse eccitata e godesse anche lei veramente. Ma poi, alle lunghe, quel
divieto a non lasciarsi guardare mentre venivano, quel non voler vedere
lui e lo scappare immediatamente in bagno a lavarsi, cominciò a pesargli. L’immagine di loro due che si accoppiassero come animali della
foresta amazzonica seguendo gli istinti vitali, selvaggiamente, cominciava ad appannarsi. Certo pure lei aveva voglia di scopare, prima di
abbuffarsi di orata cotta al forno con le verdure, ma non col vecchio
Robi. Guardarlo nel volto incorniciato di pochi capelli e barba bianca
durante l’estasi erotica gliela doveva bloccare, se avesse spalancato gli
424
occhi e lo avesse riconosciuto per il vecchio cliente, mentre se lo sentiva
solo penetrarla da dietro poteva immaginarsi qualche bel giovane, forse
addirittura il suo ex. E lui, che se ne era accorto, le diceva sempre:
– La tua fica mi ama, ma non il tuo cervellino.
La mulatta non rispondeva niente e continuava a gemere, mugolando
rapita. Senza guardarlo negli occhi, niente le impediva di articolare
parole di circostanza non del tutto sincere:
– È bellissimo, è bellissimo.
In tal modo, nella finzione di quel doppio ruolo recitato da lei, erano
potuti rimanere insieme scambiandosi persino baci e gentilezze: se in casa da soli. Eppure, in pubblico, la loro relazione non doveva funzionare
e l’umore della Bella cambiava, si scuriva in volto accampando le scuse
più varie: la stanchezza, il lavoro, le malattie, il figlio, ... Ogni viaggio,
come a Roma per farle avere il passaporto, come alla comune agricola
sulle colline vicine, come questa giornata truffaldina in campagna, si
sarebbe rivelato un freddo insopportabile disastro per lui, niente affatto piacevole come si sarebbe invece aspettato. Meglio sarebbe stato
accontentarsi di una sera a settimana oppure ogni tanto, quando fossero liberi e lei si sentisse psicologicamente disposta a tradire il figlio.
Quella donnina allegra occasionale certo lo poteva ancora apprezzare
come valido cuoco di orate:
– Non vedo l’ora che arrivi la sera quando mi cucini l’orata.
– Allora ti dovrai fidanzare con l’orata.
Sicuro era che a letto insieme andassero ancora volentieri, con quelle dovute precauzioni richieste da lei. Ma allora lui doveva smettere
di pagarla e di aiutarla per farla vivere con migliori comodità. Non
potevano recitare più la parte di cliente e puttana, se lei non era più
professionalmente disposta a soddisfarlo secondo gli accordi e la tariffa.
Nel caso ciò non le fosse andato bene, avrebbero smesso di incontrarsi.
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Post-post scriptum
Fosse o meno una scusa per non accompagnare a lungo in pubblico
Robi il Gentile, il figlio-surrogato-dell’-exmarito impediva alla seconda
Bella d’Occidente di volare in Australia con lui. Allora lui, tenace,
cercava altre escort orientali od occidentali disponibili. Finché, con sua
sorpresa, si rifaceva viva alla fine la compagna iniziale per il Rio delle
Amazzoni che accettava, dopo qualche tira e molla, il nuovo incarico
di piacere. Ella ripassava ancora dalla casa di Robi qualche volta e
si mostrava interessata all’altra avventura esotica. Dimagrita di molti
chili, questa Bella aveva migliorato l’eleganza nelle movenze, portava
scarpe basse da ginnastica e sembrava gradire lo stile signorile del suo
cliente diverso dal solito. Superato l’ostacolo quasi insormontabile (per
lei) del visto, ogni dettaglio veniva messo a punto per bene e tutto era
pronto per la vacanza di sogno all’altro capo del mondo.
Invece, con l’altra Bella d’Occidente, la loro relazione stava mutando
di natura. L’aveva assunta ufficialmente come collaboratrice domestica. Per questo, le era stato rinnovato subito il permesso di soggiorno.
Le aveva anche comperato una lavatrice nuova, aiutandola per la festa dei sei anni compiuti dal figlio. Insomma, Robi smetteva di darle
buste col denaro dopo ogni incontro a letto. Eppure lei continuava a
frequentarlo a casa senza lamentarsene e chiedere null’altro in cambio
delle sue prestazioni erotiche. Ogni tanto, lei doveva anche recitare la
parte della domestica tuttofare: spolverandogli i libri e battendo il tappeto. Accondiscendeva perfino, come finora si era rifiutata, a tagliargli
i capelli d’estate: un compito riservato un tempo solo alle conviventi.
Quindi, la seconda Bella d’Occidente stava barattando i proprı̂ favori
sessuali con le necessità della vita e non direttamente col denaro contante. Passata ora dai biglietti di banca al baratto, recitando spesso
la parte della mamma sollecita, quest’altra Bella si stava forse trasformando in una moglie tradizionale? Come ogni brava signora di casa,
continuava ad apprezzare di Robi in cucina le doti che lei non aveva.
Ed a letto le cose erano cambiate? Nella routine, ma mai stanca per
ora, dei pomeriggi settimanali, lei amava prendere l’iniziativa nei loro
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giochi erotici, anche se lo assecondava sapendo bene cosa piacesse a lui.
Standogli sopra, gemeva molto godendo; ma voleva sempre concludere
venendo nel trasporto amoroso accucciata in ginocchio accogliendolo
da dietro come un animale in calore. Dalla cintola in su, era proprio
una bella donna, ma sotto avrebbe dovuto perdere dieci chili. Sul volto
grazioso e vivace, col rossetto esagerava sempre. Anche solo per un
mesetto, quando lui per lavoro e per l’altra Bella fosse forse riuscito a
volare lontanissimo, senza dirle troppo s’intende, come l’avrebbe presa?
Avrebbe fatto finta di nulla, pur comprendendo la situazione? Oppure
si sarebbe comportata come una vera moglie gelosa?
Nelle ultime vicende vissute da Robi il Gentile, la sfumata linea d’ombra, che dovrebbe distinguere le madri-spose virtuose dalle peccatrici
puttane venali, non passava più tra una persona e l’altra. Nella seconda Bella d’Occidente il confine si era trasferito, da esterno, dentro lei
stessa. A maggior ragione, la separazione nei ruoli era svanita del tutto: lontana dal mostrare qualche consistenza sociale o politica, morale
o venale, essa era diventata dipendere soprattutto dalle circostanze.
All’antico adagio “L’occasione fa l’uomo ladro”, tuttavia Robi il Gentile non si sentiva di aggiungere sguaiatamente con ira il luogo comune
“Tutte le donne sono puttane!”. Reso ricco dalle esperienze, preferiva
pensare che molte di esse potessero diventare tali date le convenienze
e che “L’occasione trasforma la donna per bene in sgualdrina, come
la puttana in imperatrice.” In omaggio allo spirito dei tempi, poteva anche aggiungere che, con l’essere tutti senza distinzione in balia
degli avvenimenti, donne ed uomini, senza far caso al sesso, avessero
raggiunto una buona parità: od almeno quasi?
THE END
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Indice generale
Mogli o puttane? Esperienze dal vivo: 1–100.
Antologia letteraria: 101–400.
Indice degli autori: 401-404.
Indice dei nomi: 405.
Indice delle figure: 406.
A mo’ di epilogo: 407–422.
Post scriptum: 423–425.
Post-post scriptum: 426–427.
Indice generale: 428.
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