Linee d`ombra (Shadow Lines) (Yingrixian) di Otto Töni1 essi
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Linee d`ombra (Shadow Lines) (Yingrixian) di Otto Töni1 essi
Linee d’ombra (Shadow Lines) (Yingrixian) di Otto Töni1 ... essi andando per lo mondo, e con questa e con quella, ora una volta ora un’altra, sollazzandosi, s’immaginano che le donne a casa rimase si tengano le mani a cintola, quasi noi non conosciamo, che tra esse nasciamo e cresciamo, di che elle sian vaghe. Giovanni Boccaccio: Il decamerone; Giornata seconda, novella decima. “Sul bordello” Giochi proibiti, il fiume impetuoso dell’eros, L’illuminazione per Louzi arrivò con un canto al bordello. Troppo dolci mi sono questi baci, troppo grati gli abbracci, Per pensare che mi sto consegnando alle fiamme dell’inferno ... “Elogio del bordello per svergognare il mercato della sapienza” Scimmiottando l’antica sapienza voi gonfiate l’inganno, Ogni giorno, chinando ossequienti la schiena ai potenti. Tonache tronfie e impudenti ordinate alla gloria del mondo, V’agghindate del broccato più fino come tante puttane al casino. Ikkyu Sojun: Nuvole vaganti 1 Venus, Mount Olympus. 1 La prostituzione ed il furto sono due proteste viventi, maschio e femmina, dello stato naturale contro lo stato sociale. Honoré de Balzac: Splendori e miserie delle cortigiane. Perciò le prostitute sono spesso più simpatiche delle cosiddette signore decenti, perché esse si sono levate la maschera sociale dell’ipocrisia. Arnold Schönberg Balzac presentava il furto come una necessità della società. È il rovescio della medaglia chiamata proprietà privata, la quale difende la ricchezza di pochi. Lo spiegava con ragioni varie, alcune valide ancor oggi. Ma sulle puttane e le escort non era altrettanto esplicito. Ce lo aveva raccontato meglio coi romanzi, invece di farcene una teoria. Quanto le avrebbe conosciute lui stesso? Voglio seguirne la strada in molti sensi, anche vietati. Nelle culture arcaiche, lo scambio avviene col baratto di una merce contro un’altra merce. La civilizzazione ha inventato il commercio ed il denaro, dove la merce viene venduta e comprata attraverso questo intermediario dal valore convenzionale e variabile. Si può fare commercio di qualsiasi cosa: tutto diventa merce con un suo prezzo. Quando liberamente con mutuo consenso quando costretti con varie ragioni, possono venir scambiati il piacere maschile ed il corpo femminile, il piacere femminile ed il corpo maschile, con tutte le combinazioni e le varianti possibili compresa la (rara?) unione di piacere femminile e piacere maschile. Anche in questi casi, nella nostra società, c’entra sempre il denaro. Distinguere quanto avviene in famiglia da quanto capita con puttane, escort o gigolò diventa questione di sfumature più o meno sottili, di convenzioni linguistiche, insomma è ipocrisia interessata. La linea che separerebbe la puttana dalla moglie è incerta e sfumata. C’è e non c’è. Essa si forma soltanto sotto un bel sole accecante. Ma 2 l’astro splendente non si fa vedere sempre. Di notte non illumina, di giorno può venir velato dalle nuvole. In gennaio appare pallido e smorto. Solo d’agosto si traccia una bella ombra. In vari modi, inoltre, si possono creare ombre artificiali che interferiscono con l’altra, alterandola. Né andrebbe trascurato il punto di vista dell’osservatore, il quale può sempre giocare con luci ed ombre accendendo e spegnendo proprı̂ fuochi suoi personali. Con luci di taglio, riuscirò talvolta ad allungare e moltiplicare le linee d’ombra gettate dai personaggi della commedia umana? Proiettando dall’alto perpendicolare un intenso raggio bianco implacabile, talaltra, cercherò all’opposto di cancellarne ogni angolo oscuro. La violenta luce della religione ci abbacina: tu non commetterai atti impuri! Il sesso sarebbe puro solo quando scambiato con la persona legata in matrimonio? Tu non desidererai la donna d’altri! Le donne son forse cose che qualcuno avrebbe in proprietà? Invocando qualche divinità, il legislatore vuole discriminare tra funzioni sessuali simili. Esse allora, nel mercato, assumono da questo momento valori differenti. L’artificio normativo biforca il sesso in differenti direzioni. L’una assume un valore diretto nella valuta corrente secondo la legge della domanda e dell’offerta: 10, 100, 1.000. Il prezzo appare esplicito, palese e viene richiesto con franchezza. Si paga subito, in anticipo, e si ottiene in breve senza tergiversare la prestazione richiesta. Talvolta si compra una tantum, talaltra si contratta la durata di una notte, di un fine-settimana, di una vacanza. Nel caso regolato dal matrimonio, invece, ci si vergogna ed il prezzo della merce viene accuratamente tenuto nascosto. Sembrerebbe che non ci fosse. Al contrario prende altre forme commerciali, ma anch’esso al momento debito viene preteso e riscosso puntualmente. Procrastinarlo nel tempo, non significa che, prima o poi, non si debba pagarlo. Con la cerimonia officiata dal prete, si sottoscrive un debito, si firma una cambiale addirittura in bianco, la cui cifra esatta all’inizio non viene dichiarata, ma che alla fine viene puntualmente riscossa dalla parte contraente. Come nelle culture arcaiche, dentro il matrimonio e la famiglia rego3 lata dalla società civile, in genere lo scambio sessuale avviene attraverso il baratto, senza coinvolgere in modo palese il denaro. Da una parte si offrono cibo, vestiti, la casa, prestigio sociale, svaghi varı̂, dall’altra corpo e letto. Il denaro, quando appare, serve a comperare i mezzi di sussistenza, i quali a loro volta si scambiano col sesso. Ci si comporta mascherando il commercio carnale prezzolato, come se la cifra versata servisse a comperare altro. In qualche caso, tuttavia, la finzione cade ed il contratto matrimoniale elenca puntigliosamente da una parte qualità e numero delle prestazioni corporee, dall’altra il loro prezzo a forfait. Il saldo del conto avviene in genere col divorzio. Non troppo di rado il baratto fa rima col ricatto. Le convenzioni sociali che dominano la vita della gente si sovrappongono ai nostri istinti più sani. Tracciare linee chiare tra cultura e natura diventa impossibile. Allora uno degli istinti base per la vita individuale e per la vita collettiva della specie viene distorto, in certi casi addirittura soppresso. Capirne la modalità della corruzione apre la possibilità di riportarlo alla spontaneità dell’istinto, depresso dal commercio in moneta. In certe culture, le mogli si comprano sia col denaro, sia col baratto: tanti cammelli, tante capre, tante mucche. In altre, si viene invece pagati per poter contrarre il vincolo coniugale. La dote significa il prestito che si riceve per poter usare il corpo della donna, che comunque il marito deve pagare a lei. Nelle religioni (più o meno?) ipocrite, dove la prostituzione non sarebbe in teoria ammessa e punita severamente, vigono i cosiddetti matrimoni a tempo. Qui la linea d’ombra è stata quasi cancellata. Gettate sui coniugi riconosciuti e sulle puttane od i gigoló dalle religioni, dalle leggi civili e dalle convenzioni sociali, le varie luci non sempre coincidono. Soprattutto in modo molto diverso, illumina i nostri istinti sessuali anche il fuoco che ci riscalda e non solo rischiara la nostra vita con bagliori cangianti di fiamma. L’amore quando entra in campo e ci travolge impetuoso crea linee bizzarre, curve, intrecciate che non sapremmo formare altrimenti. Dove cominciano? Dove finiscono? Sembrano instabili, qui sfumate, là nette. Vengono dal nulla e proseguono inarrestabili ed inarrivabili oltre l’orizzonte. Comunque si possiede 4 il corpo dell’altro. A quali condizioni? Denaro? Baratto? Cos’altro? Quel sentimento casuale e miracoloso detto amore ci condiziona, ci toglie lucidità di giudizio, si nutre di autoinganni, cambia la prospettiva dalla quale osservare l’oggetto (il soggetto?) del desiderio. È un luogo comune chiamarlo: folle, cieco. Ci impedisce di vedere bene e ci trasporta fuori dal mondo reale, il quale appunto si basa anche in questo caso sullo scambio di qualcosa. Saranno i sentimenti o sarà il piacere del corpo fisico in qualche forma, dati in regalo contro altrettante sensazioni, pensieri, piaceri nelle estasi raccontate in tanti romanzi e cantate in musiche sublimi? O non piuttosto avremmo di fronte, persino in tale circostanza, una inevitabile asimmetria tra gioie e piaceri dell’uno a confronto con l’abnegazione ed i sacrifici dell’altra persona, nel nome della parola amore? Osservato dall’esterno, anche qui trovremmo un altro baratto, pur se particolare, camuffato e particolarmente esaltante (a volte). Certo esso appare senza regole e senza legge: capita ai fortunati od ai disgraziati i quali ne rimangono di solito travolti. Pochi attimi di felicità senza alcun confronto vengono comperati al prezzo di una vita da galera. Posso concedere al massimo che si tratti di un’eccezione alla regola, tanto rara quanto invisibile. Capita, se ci colpisce, una volta nella vita. Poi l’alternativa oscilla tra le linee d’ombra mobili le quali passano frastagliate tra i bordelli ed i contratti matrimoniali. Scendiamo dunque dai presunti paradisi celesti e torniamo coi piedi per terra nel fango e nella polvere. Perché la marijuana viene proibita ed il tabacco invece no? Ti arrestano se ti tieni sveglio ed attivo sniffando polvere bianca, ma se ottieni lo stesso effetto trangugiando litri di caffè e coca-cola saresti normale? L’alcol ubriaca, fa perdere il controllo, allenta i freni inibitori, quindi viene vietato ai giovani ed a coloro i quali guidano un mezzo di trasporto; persino ai conferenzieri nel paese del vino tocca bere squallida acqua minerale. Invece quante cose inquinano il cervello e rimbambiscono fino a condurti a fare scelte mortali, financo obbligandoti ad usarne con mezzi subdoli? È la pubblicità dei prodotti più nocivi e dannosi. I bambini non possono bere alcolici, ma sono bombardati in televisione da molto peggio: dalle merendine spazzatura ai videogiochi violenti. 5 La legge discrimina il lecito dall’illecito. Leggi scritte da chi? Sono state inventate da coloro i quali ritengono la famiglia formi la cellula base dell’organismo sociale. Quindi per conservarla si debbono consentire al suo interno azioni e comportamenti i quali all’esterno, gli stessi, diventano proibiti. Con la moglie, una (moderata) attività erotica viene avvantaggiata e consentita, ma quale condanna e quanti ostacoli si mettono contro gli adulteri e verso le benefattrici dell’amore libero e mercenario. Nel matrimonio, i partner sono obbligati a concedersi anche controvoglia, non possono rifiutarsi, si pretende la prestazione come da contratto stipulato e sottoscritto. Svanite le illusioni amorose, tramontata persino una noiosa routine, non di rado il rapporto sessuale diventa violenza carnale legalizzata. La persona padrona stende in posa sul letto da usare a proprio piacere la persona schiava che subisce in silenzio colma di rabbia. Non è consentito ribellarsi, altrimenti ci aspettano ricatti di ogni tipo. Nel baratto, se tu non dai a me quanto desidero, io non scambio con te, tempo, denaro, tranquillità, divertimenti, vestiti, cibo. Arrivano persino le botte, le quali sono tanto comuni e presenti nelle famiglie normali, santificate e legalizzate, che ogni tanto nei casi più gravi escono dalle alcove all’aperto. Le professioniste della parità allora se ne lamentano in pubblico, ma con ipocrisia non ne capiscono l’origine. Tali disposizioni legali tanto sono inclini ad ignorare gli stupri matrimoniali, quanto sono pronti al contrario ad inferire arcigne su ogni libera e consenziente prestazione erotica scambiata col denaro. Seguendo la nostra animalità, per vivere sani dobbiamo soddisfare alcuni istinti base. Se ho fame, ma non coltivo un campo di patate, le ottengo per nutrirmi scambiandole con qualcosa di mio, nel baratto, oppure col denaro. In caso di necessità la legge contempla addirittura che possa prenderle senza dare nulla in cambio: si chiama furto. Se l’alternativa diventa morire di fame, esso non è punibile. Altrettanto non eliminabile dalla vita è l’istinto a cercare un partner per accoppiarsi. In caso di necessità, se non fossimo in grado di barattare coll’altro soggetto sessuale qualcosa da lui desiderabile perché non usare il denaro? Quale sarebbe il motivo per cui in questo caso il comportamento diventerebbe 6 riprovevole e nel caso delle patate no? Meglio procurarsi à forfait una sinecura nel matrimonio coi relativi stupri impuniti? Per quanto collegati, cibo e sesso non sono la stessa cosa. Concesso. Non possono e non debbono venir trattati nello stesso modo. Eppure, le patate sono diventate merci da scambiare, prima che vegetali per sostentarci. I partner sessuali sono invece persone, soggetti autonomi e non andrebbero ridotti ad oggetti di consumo. Proprio qui sta il punto. Non andrebbero considerati tali, ma di fatto lo sono diventati quando tutto, compresi gli esseri viventi e le specie umane sono ormai state trasformate in oggetti di scambio in un libero mercato globale. In esso non esiste nulla che non assuma un prezzo e col denaro ogni cosa può venir comperata. È solo ipocrisia pensare che i baratti matrimoniali ne sfuggano distinguendosi dalla prostituzione. Andando avanti in questa direzione ci attende una società dove la potenza del capitale finanziario sarà riuscita ad invertirne i rapporti. Si realizzerà quanto oggi potrebbe ancora sembrarci fantascienza. In un futuro non tanto remoto, la legge generale consentirà scambi sessuali solo in denaro e diventeranno illegali, oppure desueti ed arcaici, i matrimoni basati sul baratto in natura. Tra le idiozie più diffuse, che non hanno nulla di reale, ma che ci vengono ripetute come 2+2=4, si ascoltano di sovente la ‘sororanza solidale’ tra donne oppure le ‘caratteristiche tipiche’ degli uomini. Come se le donne avessero qualcosa in comune tra di loro. Oppure come se esistesse un essere astratto detto uomo dal comportamento fisso. Per ritornare all’argomento principale, forse con qualche sforzo potremmo attribuire qualche luogo comune collettivo a tutte le donne del mondo, ma tra di essi chi ha esperienza non potrebbe certo metterci il sesso. Una stupidaggine altrettanto grave sarebbe cercare in qualche attributo anatomico l’asimmetria corrente oggi tra il mestiere di cortigiana e quello di gigolò, o peggio in qualche inclinazione innata da una parte o dall’altra. Nel mercato globale, dove il sesso sarà scambiato solo di regola col denaro, il numero di coloro i quali offrono corpo maschile a scopo di piacere tenderà ad eguagliare quello delle grazie femminili messe in vendita. 7 Oggi le sedicenti donne per bene si legano ai loro uomini in chiesa od in municipio con tutti gli onori tra feste, partecipazioni, regali, pettegolezzi, sorrisi, torte, fotografie e musica. Invece le altre dispensatrici di sesso prezzolato si mostrano nei viali di periferia tra lo sporco di schizzi fangosi, tra i sotterfugi di clienti vergognosi, la fretta di un rapporto sentito colpevole e consumato senza gioia in squallide camere d’albergo od in camper senza ruote. Il primo caso viene collocato al centro della vita e ricordato come uno dei suoi eventi più importanti. Il secondo al contrario non deve lasciare traccia e viene cancellato con cura; se scoperto non procura che guai con tutti. La polizia carica in massa sui cellulari (quelli che sono celle carcerarie su ruote e non telefoni) povere donne spaurite e vocianti per schedarle. I clienti sorpresi si nascondono il volto per non farsi riconoscere e perdere in modo irreparabile ogni reputazione: talvolta persino la famiglia, il lavoro, il seggio al senato della Repubblica. La coppia felicemente (od infelicemente) sposata parte orgogliosa tra gli applausi, le risate e le lacrime per la luna di miele alle isole Seychelles. Gli altri, i peccatori, i reprobi finiscono in carcere a testa bassa accusati di prostituzione, istigazione a compiere reati, atti osceni in luogo pubblico e privato, tratta delle schiave e degli schiavi, immigrazione clandestina. In un futuro non tanto remoto, lo scenario si invertirà. Le prostitute ed i gigolò saranno tenuti nella più alta considerazione. Come imprenditori del sesso il loro contributo al Prodotto interno lordo uscirà allo scoperto e raggiungerà almeno l’1%. Nel ramo, le persone meglio capaci col loro mestiere di vendere piacere sessuale diventeranno famose come gli attori e le attrici del cinema. Terranno rubriche fisse sui giornali; la televisione se le contenderà. Si apriranno corsi pubblici e scuole per perfezionarne le tecniche. Sia in rete che per le strade, la merce relativa verrà offerta nei luoghi migliori e di più facile accesso. La compravendita delle prestazioni lavorative avverrà nel centro delle città dove si svolge la più intensa vita sociale, accanto alle banche, ai teatri ed ai luoghi di culto religioso. Ai protagonisti di questo commercio, si apriranno le porte di carriere nell’amministrazione delle finanze e dello Stato. Arriveranno fino ai gradi alti, anche in politica, dove si 8 riveleranno particolarmente abili. Invece nessuno inviterà più chi si ostinasse a praticare ancora l’arcaico baratto sessuale all’interno della scomparsa ed osteggiata struttura sociale detta famiglia. Gli Stati aperti e progressisti più avanzati arriveranno a proibirla per legge. In sordidi tugurı̂ di periferie degradate, persone malvestite e sporche divideranno tra di loro letti e mense. Qualche caritatevole assistente sociale di una Organizzazione non governativa cercherà di aiutarli fornendo loro il denaro necessario per poter comperare indispensabili piaceri sessuali dai professionisti meno cari. Gli irriducibili membri di qualche setta fondamentalista religiosa dovranno venir curati da medici e psicologi. Solo menti malate e sovversivi sociali potranno credere e rivendicare principı̂ morali, impulsi amorosi frutto di follia, regole religiose sancite da libri scomparsi per attenersi a rapporti monogamici esclusivi basati sui baratti carnali in natura. Oggi succede che un vecchio imprenditore, arricchitosi con gli imbrogli ai limiti della legge e la politica clientelare, sposato con figli e figlie, si stanchi della moglie sfiorita. Cerca allora sul mercato carne fresca con la quale illudersi di mantenere piaceri e vigore sessuale al tramonto. Ma lo deve fare di nascosto. Se scoperto, verrebbe attaccato e messo alla gogna dai media. Pur se sorpreso a letto con qualche escort di lusso (generosamente ricompensata per tacere più che per fare), il nostro potente (ed impotente) uomo (grazie alle ricchezze) ha tutti i mezzi a sua disposizione per smentire l’evidenza convincendo gli ignari, distratti e stupidi cittadini della sua purezza. Egli deve comunque passare per un marito fedele, dalla morale senza macchie, che si attiene ai precetti della religione dominante. Scene ben diverse dovremo aspettarci in futuro. Il tycoon dei media e della finanza mondiale, il quinto uomo più ricco al mondo, starà navigando attraverso la Polinesia a vele spiegate sul suo moderno tre alberi. Ogni sera alla sua tavola, tra personaggi famosi, reggitori di Stati e banchieri, siedono inframezzate belle signore e giovani aitanti ingaggiati professionalmente perché si accoppino variamente a loro piacere cogli ospiti. Tali rapporti sessuali avverranno alla luce del sole e 9 non susciteranno alcuno scandalo. Anzi, verranno riferiti nelle cronache mondane come il normale comportarsi di gente civile, rispettosa del costume diffuso tra gli Stati più moderni ed avanzati verso il progresso sociale. Anche l’ospite ostenterà la propria virtù appartandosi alla fine delle ricche cene nella suite padronale con una giovin elegante ragazza coperta di gioielli ingaggiata allo scopo sul mercato. Tuttavia, con grande disdoro della celebre professionista che per questo verrà pagata il doppio, il potente magnate si addormenterà subito senza richiedere alcuna prestazione sessuale. Salvate le apparenze per i pettegolezzi della stampa rosa, quando tutti dormono, il famoso personaggio scivolerà di soppiatto senza farsi accorgere fuori dalle sue stanze e scenderà in basso sul sottoponte delle cucine dove riposano i cuochi, le cameriere e gli addetti alle pulizie. Chiamerà a bassa voce fuori da una minuscola cabina: “Liù, Liù, sono io”. Di nascosto, in gran segreto, costui si sarebbe legato per la vita ad una piccola cinesina. Si intratterrebbe volentieri solo con lei, ma se ne vergogna. Nessuno dovrà saperlo, altrimenti verrebbe messo da parte con disprezzo; le relazioni d’affari indispensabili cesserebbero e l’impero miliardario crollerebbe. Liù, un tempo, si sarebbe chiamata moglie od amante. Tra di loro barattano solo fluidi corporali e carezze, niente denaro. Dal sapore particolare dell’anatra laccata, talvolta il tycoon si accorgerà che la moglie l’ha cucinata proprio per lui con amore senza farsene accorgere. Ma lei sarà soltanto una sguattera insignificante ed anonima incontrata per caso sulle banchine affollate e luride di Xianggang. Le puttane ed i gigolò dunque diventeranno personaggi, ricchi, eleganti e con grande prestigio sociale che tutti cercheranno di frequentare apertamente per ricavarne visibilità e vantaggi nella carriera. Le mogli ed i mariti scadranno ai ranghi più bassi della scala civile tra le sguattere ed i facchini. Il nuovo costume si tradurrà nelle parole adatte a riferirne. Per descrivere il comportarsi delle donne, solo nei libri arcaici si potranno trovare ancora termini come puttana, troia, prostituta, battona, passeggiatrice, zoccola e simili. Il nobile mestiere conterà soltanto eleganti, ricche, invidiate dalle tante povere impiegate, “angelamore”, 10 oppure per altri bisogni carnali, “angelonore”. Sposa, moglie, amante diventeranno insulti da gettare in faccia con disprezzo a partner sessuali che ci avessero fatto arrabbiare per qualche motivo: tra i peggiori pretendere per affetto l’esclusiva. Le varie angelamore assunte per la crociera nei mari del Sud mostreranno bellezze patinate da rotocalco che seguiranno gli stereotipi della nuova epoca. Esse saranno alte e magre coi capelli ed iridi di colore a scelta grazie a parrucche e lenti a contatto. A seconda delle tecniche erotiche preferite, i petti potranno essere prorompenti, materni e mobili, oppure raccolti e fissi all’insù. Iniezioni temporanee permetteranno con rapidità di adeguare le curve alle esigenze espresse dal cliente. Stesse scelte si potranno fare per la forma e dimensione dei glutei. Di originale resterà poco: forse solo le mani ed i piedi i quali tradiranno una natura passata, ma cancellata dagli artifici mostrati sui cataloghi delle riviste. Pubblicità ed offerta della merce vivente in vendita cresceranno di molto, diventando una delle professione più diffuse e meglio renditizie. Si offriranno angelamore ed angelonore per tutti i gusti e tutte le tasche. In certe classi di età nascerà non poca rivalità ed anche in questo caso la visibilità diventerà il criterio principale per raggiungere ricchezza e successo. In rete, sui media elettronici e su carta la concorrenza si farà senza esclusione di colpi. Ogni trucco verrà inventato per attirare i clienti e venir scelte sul mercato diventato del tutto esplicito e visibile. Assomiglierà all’attuale advertising per la moda, solo che invece dei nomi portati dagli stilisti e dalle maisons ci sarà per prenotare il nomignolo, il sito, la posta elettronica ed il telefono della persona disponibile all’incontro sessuale. Oggi comune in Occidente, certa pubblicità di biancheria intima sarà confrontabile con questi annunci del futuro, ma nel mercato globale per un curioso paradosso quelle escort che verranno si offriranno spesso molto vestite in abiti fantasiosi d’epoca. Accanto, si intende, ci sarà l’elenco puntiglioso delle loro capacità tecniche tutte in rigoroso latino. Si arriverà al punto che il video, dove si vedrà un’elegante autovettura in riva al mare per far godere un bel tramonto ad una coppia, non sarà la pubblicità per vendere un mezzo su ruote, ma 11 piuttosto quella per accalappiare clienti con lo scenario compreso nel prezzo. Viceversa, si potrà incontrare lungo un viale di periferia tra anonime villette a schiera qualche donna dalle labbra rosso carico su di un volto dipinto, la quale ancheggia sgraziata stretta in una minigonna insufficiente a contenerne la carne in sovrappeso. La scena ricorderà qualche vecchio film neorealista del dopoguerra uscito nel XX secolo. Ecco, quella sarà una casta sposa e madre amorevole che cercherà di tenere il suo bravo marito lontano dalle correnti civili tentazioni offerte per ogni dove a chi potrà comprarsele con denaro sonante. Oggi si fa un gran parlare di uguaglianza e libertà, ma non se ne vedono molti casi in giro. Tutto si risolve regolarmente in chiacchiere vuote e pii desiderı̂ senza prospettive. Nel nostro modesto caso, chiediamoci: ci si sottomette peggio quando provassimo amore oppure se facessimo girare pacchetti di banconote? Al presente, nella nobile professione, si usano esclusivamente contanti, solo domani si potrà pagare senza vergogna lasciando traccia con carte di credito e perfino bitcoins. Non solo l’innamorato respinto, quello non corrisposto o chi dubita con timidezza delle sue possibilità di successo con la persona amata, ma persino coloro i quali per caso e per miracolo intrecciassero un rapporto amoroso perfetto ed appagato, tutti sarebbero soggetti a volontà estranee e tiranniche. Quand’anche esse fossero accettate con gioia e vissute nella felicità, pur se il partner forte esercitasse il proprio dominio incontrastato con discrezione e levità, senza tutti quegli aspetti antipatici fatti di richieste continue e di ordini, sempre si tratterebbe di dominare una persona sfruttando la situazione amorosa. Sotto le attenzioni, coverebbe senza sosta pronta ad emergere una richiesta sgradita accettata per paura: un ordine non sempre ben dissimulato, quando non un ricatto. Persino una rinuncia per compiacere la persona amata verrebbe fatta pesare come una concessione graziosa da chi detiene il potere nella coppia. Colui il quale si intronasse a signore e padrone userebbe ogni mezzo per conservarsi il ruolo: certo persino il sesso, maschile o femminile che sia. Nel rapporto determinato dal denaro, invece, non si formano i ruoli 12 dominante/dominato inevitabili in ogni tipo di coppia, per quanto affiatata e segnata dai migliori sentimenti. In quest’altro caso, il partner è sempre libero di accettare il denaro o meno per fornire i servizi pattuiti, come altrettanto il richiedente può scegliere a proprio gradimento. Emerso alla luce del sole, in un mercato ricco dei soggetti sessuali più varı̂, la possibilità di scelta trasforma la dittatura nell’incontro tra la domanda e l’offerta con gli alti ed i bassi relativi. Usciti dalla clandestinità, i partner erotici a pagamento diventeranno lavoratori e lavoratrici come gli altri, solo in una differente specializzazione. Nell’era del proibizionismo sessuale condannato, la puttana poteva correre il rischio di diventare una schiava proprietà assoluta del padrone sfruttatore. Veniva sottomessa anch’essa come una moglie qualsiasi senza nessuna di quelle ipocrisie comuni nel matrimonio. Ma in futuro, liberalizzato il mercato del sesso, quest’ultima resterà una schiava di fatto, mentre la prima guadagnerà in libertà e la farà riconquistare ai clienti. Dimenticati gli arcaici pregiudizı̂ guidati dal baratto, si instaurerà un nuovo ordine dove i piaceri erotici usciranno dalla pornografia. Assumeranno la pulizia razionale della semplice successione lineare numerica ottenuta proiettandoli sul conto dei soldi scambiati. La fellatio su pelle vale 250, il cunnilinguus 300, una notte 1.000, finesettimana con bruna dagli occhi verdi 2.000. I poveracci resteranno servi della gleba, i bravi borghesucci si godranno non solo le grazie di una varietà di partner, ma anche una eccitante libertà. Purtroppo essa si porterà dietro anche tutti i limiti del vecchio liberismo economico comune nel XX secolo. Si formerà una diversa gerarchia basata sul potere finanziario dove, scendendo nella scala sociale, le libertà liberali decantate diminuiranno fino ad annullarsi nel fondo. Qui, solo qui, sopravviverà il matrimonio tra i sessi. Eppure, nonostante tutto questo distinguere e precisare, chi vorrà negare che in genere molti, se non tutti, si sentiranno più liberi di prima nei loro bisogni sessuali? Siano ottenute col baratto o lo siano col denaro, le faccende erotiche funzionano soprattutto con l’inganno. Eppure tra di loro si differenziano per grado e qualità. Nel matrimonio e nell’amore, tutto sembrerebbe chiaro e sincero: ci si fida in genere l’uno dell’altra. In realtà non è af13 fatto cosı̀. Piuttosto ci si illude, si fa finta e si recita un ruolo già scritto. Lo scambio erotico si basa sempre sul fraintendere il partner nei suoi desiderı̂ e nelle sue convinzioni. Per questo è tanto importante parlare, convincere, invitare ed offrire regali. Si riesce a sedurre perché si assume una parte in commedia (ed in tragedia) la quale non è la nostra e muta facilmente con le circostanze e gli interlocutori. Ci si comporta come se tutto fosse vero ed invece si dissimula di continuo: chi si tradisce è perduto e cade nel ridicolo. L’insuccesso appare allora assicurato. L’inganno esiste come regola, ma non lo si ammette mai all’inizio. Lo si scopre soltanto alla fine, quando il partner presenta il conto salato. Nelle relazioni a pagamento invece si recita a soggetto fin da principio. Si accetta di venir ingannati dalle parole, dagli sguardi, dai gemiti e da tutte le manifestazioni esteriori. Siamo diventati ipocriti, ma nel significato greco del termine: cioè attrici ed attori sul palcoscenico che non provano i realtà i godimenti, le sensazioni ed i sentimenti esibiti con enfasi. Le parole possono essere le stesse, le solite: – Mi piaci, come sei bella/o, sto godendo, dai bravo ancora non ti fermare ... ti amo, dolcezza, ... sei tutta la mia vita, ... In un caso, ci si deve credere per forza. L’autoinganno è essenziale, altrimenti non ci si diverte e non si andrebbe avanti. Nell’altro, ambo i partner sono ben coscienti che si tratta di dissimulare per raggiungere lo scopo, previsto fin dall’inizio, il quale mette termine al rapporto. Mi ricordo un film, M. Butterfly, nel quale un uomo si innamorava di un’attrice che recitava nel teatro cinese. Alla fine il poveretto scopriva che l’oggetto della sua passione era invece un maschio e che per giunta lo spiava per carpirgli segreti diplomatici. Imprigionato per tradimento, l’uomo allora si travestiva da donna e recitava anche lui in carcere la parte del titolo fino ad uccidersi: sul serio. Con efficacia, la pellicola portava all’eccesso per chiarezza quanto ciascuno di noi prova facilmente di regola nella vita. Ci dobbiamo ingannare l’uno con l’altra finché possibile. Quando l’illusione cade, il rapporto erotico finisce. Recitare la propria parte diventa una necessità la quale non dipende affatto dalla volontà perversa di qualche astuta dissimulatrice o da 14 un corruttore di femmine oneste. Cioè tali comportamenti non possono venir evitati neanche da coloro i quali esibissero una morale pura ed adamantina. Le ipocrisie amorose sono inevitabili perché appaiono essere l’unico modo di superare la contraddizione insanabile che allontana un uomo da una donna e viceversa. Sul punto fondamentale del sesso, i gusti diventano opposti senza possibile compromesso. I partner non amano e non cercano la stessa cosa: l’uomo cerca la donna e la donna l’uomo. E quindi non si incontreranno mai sul piano della realtà, ma solo fingendo. Tutte le altre innumerevoli combinazioni uomo/uomo, donna/donna, e cosı̀ via trapiantando, smussano in apparenza il contrasto, ma non riescono a risolverlo. Il paradosso fonda alla radice l’evoluzione della specie. Genera l’insaziabile ricerca dell’impossibile e produce tuttavia molta varietà. Per la specie è un grande vantaggio, per l’individuo sofferenza insopportabile. Tuttavia, per fortuna, la storia naturale ci ha fornito come sollievo l’erotismo a pagamento. Una bella recita sincera, che si offra come tale, supera in efficacia ogni dissimulazione la quale si ammanti di valori fittizi niente affatto sentiti dai partner. Le differenze tra il matrimonio/amore basato sul baratto e l’eros prezzolato dovuto al denaro non sono certo quelle credute di solito e spesso sfumano nell’insignificanza. La diversità più chiara riguarda i tempi nei quali le azioni relative si svolgono. Nell’un caso la si tira per le lunghe, come in un suk arabo contrattando tra finte, ripulse e ripensamenti in un via vai continuo, nell’altro si conclude subito a prezzo fisso senza cincischiare troppo. Anche se in tal caso si potrà ripetere l’incontro, ogni volta l’affare si considera terminato senza strascichi ed obblighi ulteriori. Dunque la distanza meglio visibile è data dal tempo e non da altro. Il baratto matrimoniale si procrastina negli anni; esso diluisce lo scambio di sesso verso servizi fino a far perdere la memoria del rapporto commerciale. Con le escort ed i gigolò invece si consuma sùbito il prodotto richiesto. Il non doversi distinguere troppo tra le donne “per bene” e le cortigiane venali deriva dall’essere entrambe parte dello stesso ciclo. Quindi le seconde non possono venir eliminate sotto pena di cancellare anche 15 le prime e la specie. Capita un po’ come al cibo: non tutto viene assimilato e metabolizzato dal nostro organismo. Una parte verrà sempre comunque espulsa e ritornerà nel circolo della vita per gli altri esseri, fino a ripresentarsi nel piatto sotto diverse forme. Chi, nel linguaggio comune, disprezza per insulto la merda non sa di doverla allontanare per potersela ritrovare trasformata ad insaporire le vivande successive. Quando si interrompe il processo, ci si condanna ad una morte lenta. Modellato dal ciclo del cibo, appare quello dell’energia. Anch’essa non la si può mai utilizzare tutta, ma una parte va comunque restituita sotto altra forma. L’organismo vivente aveva ispirato le macchine e non viceversa, come ci si inganna oggi per lo più con le conseguenze nefaste che vediamo. Niente può venir consumato all’infinito e tutto deve venir riciclato. Neppure le religioni monoteiste più trascendenti sono riuscite ad eliminare le puttane coi loro comandamenti. Attraverso la Bibbia ed i Vangeli esse sono entrate nella storia della salvezza e della redenzione. Sono state messe da parte per ipocrisia, ma sta arrivando il momento in cui verrà riconosciuto il loro ruolo indispensabile; anzi, assisteremo ad un’inversione e loro diventeranno la regola conclamata. Col tempo, cercando come di solito le radici nel passato per giustificare, corroborare ed abbellire le scelte prese al proposito, gli storici delle future società scopriranno alcuni precursori. Da un diario rimasto sepolto nella memoria di un vecchio computer, balzerà fuori il ricordo di come si fosse comportato già nel XXI secolo un uomo molto particolare: chiamiamolo Don Robi il Gentile. Più volte innamorato e fidanzato, qualche volta sposato secondo le regole di allora, inclinava decisamente verso il bel sesso in ogni modo possibile. Eppure non si comportava da Don Giovanni, né da collezionista di femmine. Semplicemente le amava, anche se non sempre ne incontrava i favori. Cercava di capirle senza riuscirci bene. Le circostanze, un matrimonio od un viaggio, un convegno od un concerto, lo stimolavano e lo favorivano, ma alla fine sempre il caso combinava incontri e creava nuove storie erotico-sentimentali. Sballottato di qua e di là, stressato dagli insuccessi e pacificato dai risultati 16 sempre più rari con l’età, nel caos degli eventi aveva cercato qualche indizio di un ordine che non si mostrava mai. Decise quindi di darsi lui una regola, pur se personale. Non si aspettava più alcuna certezza, neanche con le escort le quali un giorno apparivano disponibili a tutto e la settimana dopo lo respingevano sdegnose. Quella ragazza giovane in attesa sul viale doveva avere un bisogno disperato di soldi. Ma Don Robi, quando ritornava, non la trovava più. Chissà che fine aveva fatto. Il nostro precursore guardava estasiato e si metteva a parlare; si meravigliava che due occhi grandi e profondi continuassero a fissarlo; allora tornava a contemplare quel bel volto espressivo di pulsioni segrete. Dopo una notte intensa nella quale la coppia donava il meglio di sé, si svegliava sereno e rilassato pieno di energia. Di impulso, senza pensarci e senza alcuna intenzione insultante, quel Gentile gentiluomo metteva sul comodino da notte il denaro. La signora oggetto delle sue attenzioni e sforzi erotici la prese molto male quando se ne accorse. Lei si limitava a tradire il marito assente, ma credette di venir scambiata per una di quelle. Si immaginava, sbagliando, che Don Robi l’amante le frequentasse di solito. Che scenata gli fece! Se n’andò in una nuvola di insulti e frasi adirate sbattendo la porta. Nel torrente inarrestabile di parole feroci, il poveretto era riuscito ad inserire a malapena un innocente: - Neanche li conti? È solo un regalo. Certe persone mancano di umorismo. Naturalmente quella brava signora “per bene” scomparve del tutto. Con la moglie ufficiale, i rapporti erotici del Don Gentile si erano fatti sempre più radi. Una di queste volte, nella quale lei aveva partecipato con un calore insolito, gli venne spontaneo lasciarle accanto nel letto, mentre ancora dormiva, un pacchetto di banconote. Come fosse normale, a colazione, lei gli chiese a cosa servissero tanti soldi o se li avesse dimenticati là. - Sei cosı̀ avaro. Che ti succede? Debbo andare io a pagare le bollette alla posta? Sai che non ho tempo. - Comprati un paio di scarpe, cambia iphone; fanne quello che vuoi. È un regalo. I miei li butti via sempre. 17 La moglie non si era affatto arrabbiata per essersi guadagnato il denaro a letto. Non lo avrebbe mai ammesso, ma le interessavano soprattutto i soldi e l’arrampicata sociale. Lui invece, amava spendere i pochi che aveva (lei non lo aveva mai capito) per quanto gli piacesse od agevolasse l’esistenza. Non era affatto avaro, anzi. Solo non amava sprecarli o peggio darli via a chi lo danneggiasse. Certo costei lo faceva arrabbiare quando sparlava di lui a sproposito davanti al figlio che ne restava influenzato. Ma quella notte ne era rimasto soddisfatto e quindi se li era meritati, i soldi, come qualsiasi altra professionista. - Bene; vedrò. Compererò qualcosa a nostro figlio. Rispose, mentendo; lei non lo ringraziava mai, come se tutto le fosse dovuto per meriti misteriosi ai quali era la sola a credere. - Considerali un anticipo al divorzio che meriti. Soltanto questa frase le fece perdere le staffe e la partner sessuale a stipendio fisso cominciò a coprirlo di contumelie, strillando sempre più sugli acuti con la voce. Essere stata trattata da puttana non l’aveva disturbata affatto, perché per istinto il suo corpo sapeva chi era. Ma che fosse venuta alla luce l’ipocrisia del loro contratto matrimoniale l’aveva resa furiosa, come Santippe contro Socrate. Durante un workshop svoltosi in un’antica fattoria-convento, il Don Gentile non ricordava come si fosse ritrovata in camera una giovane dottoranda precaria in cerca di qualsivoglia, a qualsiasi prezzo, collocazione accademica. Ella lo aveva ricoperto di baci e carezze mentre gli chiedeva consigli su quale concorso fare, su quale articolo scrivere, su quale professore citare e lodare, criticandone l’avversario, per conquistare la nomina agognata. Parlava ed implorava di continuo mentre si sfilava la T-shirt e lo spogliava a sua volta facendo tutto lei. Tra una posizione e l’altra, lui rispondeva a fatica perché non sapeva proprio dove indirizzarla. L’unico nome che gli uscı̀ di bocca, quando riusciva a parlare, era sicuramente sbagliato. Forse l’aspirante ricercatrice lo aveva scambiato per un altro oppure, un po’ alticcia, doveva aver sbagliato stanza. Lontano da ogni conventicola che si fosse spartita cattedre e collane editoriali, si trovava lı̀ al convegno solo per colmare la lacuna di un luminare ammalato. 18 La mattina presto, Robi la lasciò dormire, spossata da tutta quella ginnastica erotica probabilmente per lei inutile, e se ne andava a passeggiare tra gli ulivi per inventarsi il suo solito modo di irritare i colleghi con una relazione fuori programma. Prima di uscire dalla camera senza far rumore, con tutta spontaneità, buttava sul corpo nudo della donna la pioggia delle banconote che gli erano state consegnate come rimborso spese ed onorario per la conferenza. Mentre faceva colazione alla lunga tavola comune, lei ancora assonnata e coi capelli arruffati più tardi gli si sedeva accanto implorando un caffè forte ed un succo d’arancia. - Caro professore, ha riposate bene? Cosa ci insegna oggi di bello? - Pensavo mostrare l’omologia strutturale tra i contenitori da tè Tang e la musica cinese. ... Ho sognato che mi riscaldava le stanche ossa un bella ragazza tutta fuoco ... Poi mi sono svegliato. Era solo un’illusione dei miei sensi sovraeccitati dal cibo troppo ricco. Lei ricorda qualche sogno? Galante, il Gentile Don aveva descritto nei dettagli, occhi e bocca grandi, la donna che gli sedeva accanto facendola sorridere maliziosa. Poco più in là, due colleghi discutevano animatamente come portare in cattedra i loro allievi. - No, per niente! Ho solo una gran sete, come se avessi sudato sette camicie. Ora non mi viene in mente nulla di particolare. Dovevo essere ubriaca in buona parte quando mi sono addormentata. Al risveglio neanche riconoscevo la camera. Del resto dimentico sempre il numero delle stanze d’albergo. Il suo qual’è? - Nella foresteria che ci ospita non usano i numeri. Ogni camera porta il nome di un santo o di una vergine martire. Mi diverte molto che a me sia toccata Santa Veronica, quella dell’effige di Cristo. Che miracolo l’immagine di un Dio biblico! Lei forse ha dormito sul letto della Maddalena? La brava ragazza diventò di un rosso fuoco tanto acceso che fece alzare la temperatura dell’austero refettorio. A voce bassa, in un tono roco da mezzosoprano drammatico, sussurrò nervosa. - Sa come faccio a sopravvivere, in attesa di un primo stipendio che 19 non arriva mai? Mi ha forse riconosciuta sul sito? La supplico, non lo dica in giro! - No, sono negato al computer. Vivo in un ambiente appartato che sta scomparendo: quello degli archivi e dei libri su carta. Comunque grazie; Le sono riconoscente per l’affetto dimostrato suo malgrado ad uno come me del tutto privo di potere. Ho improvvisato un modo per farglielo capire. Non si arrabbia? Curioso: il mondo cambia. La prima volta non sapeva spiegare perché fosse successo, la seconda era probabilmente dovuta ad un impulso inconscio, la terza volta poteva forse essere il caso od il destino; cosı̀ quello di pagare le donne che (raramente) gli concedessero favori sessuali per Don Robi il Gentile stava diventando un’abitudine. Questa, trasformare in regola non sarebbe stato troppo difficile. Anzi stava pensando se una simile condotta di vita non potesse godere di qualche giustificazione morale. I vantaggi invece apparivano incerti e lontani. Comunque, gli incontri con soggetti disponibili si erano fatti tanto eccezionali che persino un magro reddito come il suo glielo avrebbe permesso. Ma perché non fare esperienza anche con le professioniste del ramo? Quali prezzi avrebbe trovato sul mercato? Si aspettava che avrebbe risparmiato, godendo una migliore scelta. Mentre attendeva che gli capitasse l’occasione di incontrare una vera escort navigata per fare un confronto, gli succedevano altre avventure. Quasi tutte finivano male con insulti, persino percosse e minacce di sbattere in piazza non solo la sua immoralità, ma anche quella sua abitudine di liquidare il rapporto erotico col denaro liquido, per appunto. Con una donna, la quale si proclamava libera ed indipendente, avendo un tempo vissuto il femminismo, ma che invece come molte altre conservava una buona dose di ipocrisia e di conformismo, finı̀ per scoppiare, dopo, una discussione livida ed accanita condita di aggettivi grossolani ed improperi saporiti. - Se ci vuoi pagare, ci consideri tutte puttane! - Ma no; è l’inverso. Persino quelle sono donne degne di rispetto. Vi tengo tutte in grande considerazione: madri, figlie, spose, sorelle, suore, prostitute o single. Ricordi? “Non più puttane, non più madonne, ma 20 siamo ora soltanto donne!” Non le declasso, piuttosto stimo come le altre anche le escort. - Comunque non siamo tutte uguali. Io sono molto diversa. E tu sei un povero coglione se non lo capisci. Forse io fingevo prima a letto? - Sono d’accordo. Voi non avete niente in comune, men che meno il sesso. Quindi il famoso movimento femminista si basava su di un’illusione. Infatti, pagando la prestazione erotica, distinguo la qualità del partner. Non do a tutte la stessa somma. Anche se un numero rende male le sfumature ed è troppo grossolano. - Mi stai facendo arrabbiare ancor di più, bello stronzo. Sono io che ti classifico tra i maschi mediocri. Sono venuta a malapena ed ho ancora voglia. Ma mene cercherò uno belloccio e più giovane da trattare come pare a me, senza tante storie. A costo di dovermelo pagare. - Mi dispiace che il tuo mercato sia meno ricco del mio e quindi più costoso. Potresti reinvestire il denaro che ti ho offerto e che disprezzi. Mi sembri quel tipo di donna che ama decidere lei, come ogni maschio alfa. Ammetto che tu abbia qualche fascino. Per te: cumannari è meju che futtiri, dicono in Sicilia. Ma per me vale piuttosto l’inverso. Purtroppo per te, io non amo ubbidire, neanche tuttavia dominare il partner, da cui il mio soprannome. Ti piacciono i machos? Costoro non pagano, invece picchiano. Vis grata puellae, dicevano i latini. - Cosa, cosa? Lurido bastardo e figlio di puttana. Non ti permettere di fare ironia e sporche insinuazioni. Tu non sei gentile come pretendi. Piuttosto infido e privo di valori e verità. Che ti venga il cancro alla prostata ed alle palle. Crepa! - In effetti, quando conoscerò una professionista del ramo, sono curioso di vedere se sarà capace di recitare bene come te. La bella ex-femminista gli lanciò uno sguardo da tigre affamata. Se avesse potuto incenerirlo, Don Robi il Gentile sarebbe morto sul colpo. Ma, quel che è peggio, ella non seppe più come rispondere, avendo esaurito perfino il repertorio di parolacce oscene. Cosı̀, mugolando di rabbia, usciva di scena. Il nostro Don, da non confondere con i molti Don Giovanni correnti, cominciò a riflettere se ci fosse una qualche logica in quei comportamenti tanto diversi. Scavando, si sarebbe scoperto 21 qualche fondo comune sepolto chissà dove? Gli sembrava che la situazione fosse ben rappresentata da un noto detto cinese. Parafrasandolo: dopo che hai posseduto nell’intimo una donna, pagala in ogni caso; tu non sai perché lo fai, ma lei invece lo sa benissimo. Comunque, il provare piacere, o meno, nell’atto sessuale gli parve degno di venir approfondito. In generale, il godimento carnale scelto di proposito è condannabile per una donna, mentre farsi pagare il sesso esula dalla responsabilità. Il denaro trasforma l’atto erotico in meccanismo automatico il quale copre qualcosa sentito come riprovevole. In molte culture e società, con le dovute eccezioni, esistono solo due modelli: o sposa per generare figli o puttana per fare soldi. Per la femmina dunque, quel piacere colpevole viene dunque cancellato. Nascosti per vergogna, se atti sessuali si fanno talvolta volentieri, ciò diventa marginale ed irrilevante. In ogni caso, non le basta godere la relazione carnale, in genere, la donna ha sempre bisogno di qualcosa d’altro. Forse che sarebbe un trucco della specie, come cercare i mezzi per allevare il figlio? Durante il lavoro, le puttane non godono, ma sono lı̀ nell’organo al centro come atrofizzate. Eppure, persino le cortigiane più ciniche ed incallite del mestiere hanno un ... corpo, anche se forse non l’anima. Esso può rispondere agli stimoli della carne. Pelle, mucose sono innervate tra di loro e si inviano segnali che il cervello e cervelletto smistano secondo le circostanze e gli umori a quell’organo od a quest’altro. Come il cane di Paulov, anche le escort ... salivano. Non sono del tutto alienate e meccaniche. Persino le vergini più scontrose e caste, come le mogli più arcigne ed antipatiche hanno un verso giusto dal quale si possono prendere, ottenendone in cambio un po’, almeno un po’, di trasporto e partecipazione. Si capisce che qualcosa provano, che anche per loro non solo l’utile monetario, ma un po’ di dilettevole non guasta affatto. Anzi! Cosı̀ il baratto diventa meno ineguale. Qualcuna arriva a pretendere il massimo dell’impegno ed esala fatidiche parole, croce e delizia di ogni bravo amante: “ah, ah, ... ci sono anch’io, dai!” Se sei ingenuo come Robi il Gentile, le puttane ti ingannano volen22 tieri. Ottenuti i soldi, ti imbrogliano cercando di non darti il dovuto pattuito. Contano molto sulla timidezza ed il senso di colpa del cliente. Costui, per vergogna, non ti denuncerà mai, né si vendicherà: di fronte ad autorità ed opinioni pubbliche condizionate da valori bigotti ed ipocriti. Il ventunesimo secolo sembra non essersi evoluto molto rispetto all’Ottocento. In celebri romanzi, si possono ancor oggi leggere descrizioni di donne a letto, atteggiate per sedurre il nemico uomo. In corso è una guerra, una tra le tante, tra maschi e femmine. Per cosa poi? “La donna nuda è una donna armata”. Ella è molto pericolosa perchè inafferrabile e mutevole come l’acqua: “La donna ha tutta l’elasticità dell’acqua.” Muta forma a piacere secondo le proprie convenienze. Se si sente libera, essendo ricca e di alto rango, di scegliersi l’amante a piacer suo e di fare ciò che vuole, allora si avvicina alle prostitute come la duchessa Josiane di Victor Hugo nel romanzo L’uomo che ride. “Era una prostituta? Era una vergine? L’una e l’altra.” Come in molti altri casi, anche in questo si è soggetti ad un dualismo tra mogli e puttane che vorrebbe tracciare ombre nette. Invece esse si mescolano come il male ed il bene, come i maschi e le femmine, come il nero ed il bianco nel Taiji del Dao cinese: occorre procedere oltre ogni limite. Nel nero sta una macchia bianca, nel bianco una macchia nera, le quali a loro volta contengono il colore opposto e cosı̀ via oltre ogni limite. Allora si capisce che l’intreccio tra quei tipi di donne (o di uomini) si fa talmente fitto da risultare indistricabile. Tagliandone le carni, solo le lame affilate delle leggi, delle consuetudini sociali e delle morali religiose correnti riescono a distinguerle. Sulla terra lo squilibrio più tragico esiste tra coloro i quali non hanno da mangiare e le nostre società opulente, dove oramai persino i bambini soffrono di obesità. Talvolta succede che, dove il cibo si trova a fatica, almeno l’eros appare più libero per conservare la specie con l’alto numero dei figli. Al contrario negli Stati ricchi, il nutrimento viene garantito a tutti, fino agli ultimi nella scala sociale. È diventato un diritto che si soddisfa in ogni caso, alla fine con le mense per i poveri. Invece il sesso non lo è affatto. Chiamiamolo con pudore ed ipocrisia: amore. Allora esso non era compreso in modo esplicito, con la parola 23 stessa, tra i diritti inalienabili riconosciuti a tutta l’umanità: libertà, uguaglianza e fratellanza universale. Alla famosa triade rivoluzionaria, l’amore attende ancora di venir aggiunto. Scambiato col baratto o col denaro, il sesso è il sistema migliore per controllare l’abuso smodato del cibo spazzatura. Meglio di ogni palestra, si tiene la linea con la ginnastica erotica. Quale sistema esiste più efficiente, di mantenersi in forma ed in movimento con tutto il nostro essere completo, che i trasporti sentimentali, le palpitazione di cuore e gli sforzi fisici dovuti all’amore? A chi esso non ha tolto appetito? La ricchezza di pochi costringe alla fame intere popolazioni. Quel fiume di denaro distrugge tutto quanto gli impedisce il corso con le sue acque impetuose e sporche che trascinano veleni e cadaveri. Esso andrebbe deviato, regolato, depurato, distribuito in tanti canali tranquilli, adatti ad irrigare campi coltivati. Scaricarne un po’ della forza terribile per stimolare il mercato dell’amore non potrà che portare benefici a tutti. Sia a coloro i quali mancano di cibo, sia a coloro per i quali l’altro istinto base non trova soddisfacimento sufficiente. La brava mogliettina tiene molto a distinguersi, con ogni mezzo, dalle puttane e dalle escort. Esse non vengono considerate per nulla, al massimo come personaggi di romanzi o di film. Con costoro, le brave donne non vogliono intrattenere alcun tipo di relazione. L’ipotesi che il marito possa frequentarle non viene mai presa in considerazione. Sarà peggio sospettata l’amica o la collega come rivale piuttosto che la prostituta. Solo l’evidenza più lampante e la prova più stringente, insieme all’ammissione piagnucolosa della colpa commessa, potranno convincere che sia avvenuto il tradimento con quell’essere inferiore. L’insospettabile evento sarà certo un colpo inaspettato a ciel sereno che getterà la malcapitata sposa nello sconforto più nero ed aprirà la porta a scene tragiche. Al contrario le escort sanno benissimo che i loro clienti sono tutti ammogliati felicemente, o quasi, e cercano evasione oppure qualcosa che manca loro. In questo, esse si mostrano molto più sagaci. Eppure, persino loro non vogliono confondersi con le donne per bene e per una specie di orgoglio professionale parlano senza imbarazzo della loro pros24 tituzione. È un mestiere che là è legale e quindi richiede un permesso come qualsiasi altro: viene allora controllato e tassato. Qua invece esso non sarebbe consentito e dovrebbe venir soppresso. Il vantaggio di questa seconda legislazione diventa che la nobile antica attività appare quindi invisibile ed inesistente sulla carta. Infatti è impossibile da estirpare, in quanto troppo diffusa e necessaria. Dunque in tal caso, è molto libera. Però, nel libero mercato, appare soggetta agli alti e bassi dell’economia. Certi anni le puttane si arricchiscono e possono scegliere rifiutando i clienti non graditi. Durante le crisi invece vivono come capita, temono per il futuro e cercano alternative alla professione. Si lamentano come ogni essere umano in difficoltà e vorrebbero pure loro venir aiutate in qualche modo. Si spostano dove i clienti sono più ricchi e numerosi. Robi il Gentile sapeva apprezzare la capacità di alcune puttane nel dare un’immagine realistica del mondo attraverso una vita vissuta senza quella maschera di cartapesta indossata dalle altre donne. Quindi preferiva non solo il loro letto, ma talvolta persino la loro conversazione. Se poi venivano da paesi lontani, attraverso di loro, gli arrivavano echi di altre culture che poteva ora incontrare direttamente meglio che in un libro o con un viaggio turistico organizzato secondo modelli scontati di tipo televisivo. Le puttane quindi, pensava, non vanno trattate da puttane, ma da esseri umani coi loro problemi, spesso tragici, come gli altri e talvolta come persone più intelligenti e caritatevoli di tante altre. Gli piaceva conoscere le loro strane lingue, nel senso del linguaggio, e si faceva insegnare alcune frasi o parole. Sperava allora che, forse, esse si sarebbero sentite meno lontane da casa e più a loro agio: forse meno alienate. C’era tuttavia un aspetto, dell’amore prezzolato senza finzioni, che non piaceva molto a Robi il Gentile. Tutto avveniva infatti troppo rapidamente, in genere. Con le escort, soprattutto con quelle andanti, sembrava mancare del tutto il corteggiamento: come qualcosa di inutile e noioso. Si voleva soprattutto risparmiare tempo. Dalla parte delle professioniste, meno tempo significava più denaro e meno fatica. Dalla parte del cliente, non ci si sprecava in attese e si poteva raggiungere 25 direttamente lo scopo sessuale. Ma Robi amava comportarsi in modo del tutto differente. Pur se oliato dal flusso costante di denaro, egli costruiva attorno al rapporto erotico un contesto di vita relativamente normale che lo arricchisse e, in un certo senso, lo giustificasse. Certo non lo si poteva chiamare un corteggiamento vero e proprio con tutte le caratteristiche del caso, tra gioie e dolori, ma un suo surrogato che poteva assomigliarvi in qualche aspetto piacevole. Per tale scopo, l’amante anche delle lungaggini in amore non cercava né incontri nelle case abitate dalle professioniste, né accettava appuntamenti negli alberghi. Preferiva decisamente ricevere le partner in una casa accogliente e calda come la sua. Qui egli preparava il terreno coi discorsi informandosi chi fosse quella persona caritatevole, dal nome fittizio, tanto disponibile con lui. Dovevano presentarsi l’uno all’altra nei modi migliori possibili allo scopo di rendere, almeno per lui, veramente piacevole una conoscenza non solo carnale. Discorrevano di tutto e solo piano piano Robi il Gentile entrava nell’idea di ottenere anche qualcosa di intimo. Lo sapeva consentito fin dall’inizio, ma egli si atteggiava come se volesse ottenerlo per simpatia e non esigerlo con la forza di un contratto. Si recitava, senza dubbio. Cosı̀ diventava tuttavia incerto quanto lui stesso sarebbe restato gradito oltre gli obblighi pattuiti. In tal modo, faceva crescere il suo desiderio a poco a poco. Mentre parlava e scherzava, per rendersi meglio interessante degli altri clienti, indagava su quella escort che aveva accettato di entrargli in casa: – Come ti chiami in realtà? Le offriva un calice di vino allo scopo di riscaldare l’ambiente. Chi rifiutasse non faceva per lui e sapeva che ne sarebbe restato deluso per il rapporto meccanico e frettoloso. Chi invece gradisse quella bevanda divina prometteva bene. Dietro la finzione, inevitabile, nella parte si poteva sperare di esplorare un corpo almeno un po’ sensibile che rispondesse agli stimoli dunque abbandonandosi perfino lei a sensazioni piacevoli. Come se fosse necessario sedurle e non solo fissare appuntamenti di obbligo, Robi cresceva man mano nelle richieste uscendo da quanto le professioniste del ramo si aspettassero dai clienti abituali. Cenare 26 insieme, in allegria, perché la conoscenza si facesse sempre più vasta e profonda toccando le corde maggiori della vita, costituiva il passo successivo nel rivedersi altre volte. Cucinare gomito a gomito, sfiorandosi con malizia, a casa il piatto preferito dell’una, mentre nel forno cuoceva il pesce fresco comperato al mercato da Robi, preparava al letto meglio di ogni preliminare consueto. Soprattutto arricchiva il rapporto di quei particolari imprevisti i quali rendono sapide anche le relazioni che nascondono, pudicamente, sesso e denaro. Talvolta ci si doveva limitare ad un ristorante, dove comunque la conversazione riguardava il cibo gradito e naturalmente i piatti caratteristici di una lontana cultura. Ci si scambiavano di conseguenza anche i nomi usati ed aumentava, nel tempo della cena, la confidenza tra i due . Il passo successivo diventava trascorrere tutta la notte insieme, riuscendo a superare quella barriera di abitudini la quale si traduce sovente nei fastidi reciproci che si procurano due estranei nel dividersi lo stesso letto. Robi soffriva di insonnia, peggiorata dall’età, ed ogni tanto si metteva a leggere per arrivare alla mattina. Neanche lui era più abituato a dormire a letto con una donna ed ora che ce l’aveva accanto a portata di mano veniva travagliato da desideri intensi. Ma doveva reprimerli per non svegliare la partner che dormiva beatamente dopo le fatiche dell’amore. Quindi ne aspettava con ansia il risveglio leggendo, oppresso da innumerevoli pensieri diversi. Non stava dunque trattando la escort come una moglie od una fidanzata fissa? Dopo il sonno ristoratore, la professionista prezzolata si svegliava la mattina e concedeva di buona volontà finalmente quanto avrebbe rifiutato sgarbatamente di notte. Prendeva lei l’iniziativa, ben sapendo che Robi il Gentile era pronto da un pezzo. Egli si chiedeva cosa sognasse e se lo avrebbe raccontato a lui. Nel caso sarebbero diventati sempre piı̀u confidenti. Oltre al denaro anonimo, egli regalava piccoli monili d’oro o gioielli di un qualche valore, pur se modesto, che gli fossero rimasti dalla madre defunta. Tranne qualcuno, raro, che portava nome e data, a lui non dicevano nulla, né gli piacevano particolarmente, anzi lo infastidivano dovendo lasciarli in banca. Ma non incontravano neanche i gusti particolari di quella gente estranea. Probabilmente essi sarebbero 27 stati venduti rapidamente a qualche orafo che ne avrebbe approfittato. Insomma, Robi il Gentile preparava occasioni per passare sempre più tempo con le sue escort esotiche cercando di diventarne sempre meglio amico e non solo un cliente affezionato. Sapeva bene che tra di loro esistessero limiti invalicabili, pena dolori e tragedie, ma ancora non sapeva quali fossero e dove collocarli. L’unico ostacolo evidente erano i baci che non riusciva ad ottenere. Comunque egli progettava viaggi in loro compagnia nei rispettivi paesi d’origine, ma non sapeva se sarebbero passati dalle proposte ai fatti. Probabile che qualcuna si sarebbe limitata farsi portare al mare per due o tre giorni. Oppure, di primavera, l’altra avrebbe visitato la sua casa in campagna. Erano tuttavia tutti sogni che dipendevano dalle agende di impegni, i quali per sua fortuna la crisi economica rendeva sempre abbastanza radi. Lui ne avrebbe approfittato volentieri e quelle professioniste disoccupate gli si sarebbero gettate letteralmente tra le braccia. Come con amiche colpite da un destino avverso, aiutare gli piaceva anche perché divideva con loro i piaceri del letto, i gusti della tavola e la curiosità dei viaggi. Aveva addirittura cercato di coinvolgerne una nella somma ebrezza che a lui procurava soprattutto la musica. Ma ancora senza successo. Avrebbero accettato di farsi veder in pubblico con lui? Questo poteva diventare un limite invalicabile. Per le loro varie prestazioni erotiche a letto venivano comperate, ma ciò non le riduceva a schiave che dovessero sottostare ad ogni arbitrio del cliente. Anzi, viceversa esse avrebbero voluto sottometterlo sempre alle loro condizioni. Quando avesse deciso di incontrarne una, Robi cominciava a telefonare, ma non sempre rispondevano: quante segreterie e quanti squilli a vuoto! Raramente richiamavano. Giorni e tempi venivano concordati con qualche difficoltà. Prenotare in anticipo funzionava poco e male perché l’appuntamento poteva saltare anche all’ultimo momento. Un altro cliente che non avesse scelte di tempo e si presentasse all’improvviso doveva avere sempre la precedenza. Cosı̀ si rimandava l’impegno precedente. Allora conveniva accettare le esigenze del mercato sessuale e fissare l’incontro solo senza preavviso. Ancor peggio succedeva quando fosse la stessa professionista del letto 28 ad offrirsi per un impegno di maggior durata durante una breve vacanza. Lo faceva non in preda a qualche follia romantica che la inclinasse ad apprezzare più del dovuto la compagnia di una persona gentile, ma solo perché il mercato in quel momento si muoveva a rilento come un orso tardigrado. Tuttavia sempre la partner erotica prezzolata, incurante della sua stessa proposta, si tirava indietro all’ultimo lasciando insoddisfatti quell’accumulo di vari desideri che aveva suscitati. Nel frattempo la compra vendita del sesso si era risvegliata nel toro scalpitante e dunque le rendevano ora maggior denaro la solita nutrita routine: svestirsi, aprire le gambe, rivestirsi, svestirsi per rimettersi in posa e cosı̀ via in una meccanica alienata catena di montaggio amorosa. Le ragioni sembravano differenti, tuttavia il risultato sulle pulsioni erotiche di Robi il Gentile finiva per essere equivalente a quello di una fidanzata capricciosa. Si creava un’attesa, cresceva il desiderio di un incontro sessuale, ci si preparava a realizzarlo con ogni cura cercando gli strumenti necessari. Lui si presentava all’appuntamento preliminare. Passava un quarto d’ora, poi si arrivava a mezzora, ma lei non arrivava, né telefonava. Richiamata e richiesta di spiegazioni, la donna corteggiata si inventava impegni, contrattempi, malattie e batterie scariche: voleva semplicemente farsi desiderare, alzare la posta in gioco, mettere alla prova il corteggiatore. Si sarebbe concessa un’altra volta, la prossima. Esisterebbe qualche differenza con le escort? La Bella di giorno sceglieva altrettanto come e quando concedere i propri favori in base alle convenienze. Basato sulla finzione e sull’inganno nell’un caso come nell’altro, fonte di continua incertezza e turbamento, accompagnato dagli alti e bassi di umori e desiderio, il gioco erotico richiedeva comunque perizia e fantasia. A Robi piaceva molto dover simulare corteggiamento anche con le migliori professioniste del ramo. Con il vantaggio, impensabile soprattutto con le mogli, di potersene scegliere molto facilmente un’altra nel malaugurato caso che la prima scelta continuasse ostinatamente a negarsi. La seconda non rappresentava tuttavia un ripiego. A Robi piaceva la varietà sia nel sesso come nella musica. Le alternava apprezzandone 29 la differenza: ora l’una ora l’altra. Uscita dalle steppe dell’Asia centrale, frutto dell’incrocio con una russa, conservando gli occhi tagliati a mandorla, la bella, agile, soda, piccola “prostituta” (cosı̀ nel suo italiano si chiamava lei stessa) venuta dall’Oriente incendiava subito i sensi del suo cliente affezionato. Egli la spogliava e le accarezzava il seno rigonfio, pieno di voglie. Dunque ella sembrava sorpresa che quel mite bianco vecchietto fosse già pronto senza che avesse dovuto impegnare le sue arti magiche. – Prendi le pillole azzurre? – Per niente. Solo il cibo che offro anche a te ed ammiro la tua bellezza. Sentirla venire sotto la sua lingua, riempita ben bene prima del suo sangue caldo e poi di seme moltiplicava il suo ardore per cento e per mille. La donna rovesciava indietro la testa con la bocca aperta bianca di denti, inarcava la schiena ed innalzava gli occhi al cielo come se pregasse una sua misteriosa divinità. Stanca ed appagata, chiedeva assetata ancora vino. Si offriva allora per trascorrere qualche giorno nella “dacia” di Robi il Gentile. Purtroppo ora sarebbe presto scomparsa in Ispagna per un mese: peccato! Ma poi avrebbe potuto portare in campagna con sé -chiedeva- il suo cane e la sua compagna-collega siberiana? A lui non sarebbe sembrato vero, ma egli sapeva anche troppo bene quanto il programma fosse incerto e soggetto a fallire, come altre volte era successo. Nel frattempo, egli poteva comunque corteggiare la Bella venuta dal lontano Occidente. Dalla pelle liscia, scura ed ambrata, quest’altra era più alta, formosa e coi capelli lunghi nerissimi. Raccontava di essere una ancor più complessa mescolanza sudamericana tra indios della foresta, neri africani e bianchi europei. Con evidenza, il risultato appariva venuto magnifico. Mentre aspettava che ritornassero disponibili le grazie orientali, cosa sarebbe riuscito a combinare con quest’altra Venere che sembrava uscita per lui dalle umide fitte distese arboree equatoriali occidentali? Avrebbe lei accettato ospitalità nella sua pequena vila circondata da una molto più modesta mata toscana? Cosa poteva inventarsi per invogliarla a venire? Tanti soldi? Un bel regalo 30 come un anello costoso? Doveva comunque evitare di sottoporsi a quella tortura per nulla gradita già provata. Non voleva ripetere l‘esperienza di trascorrere la notte con accanto quella bella femmina senza poterla né toccare, né godere. Non era più disposto a fare il gentiluomo con simili provocanti gentildonne: certo avvezze ad essere considerate con ben diverse attenzioni. Ma non voleva neanche perdere la sua nomea di Il Gentile, trattandole male oltre le attese. Per l’attività erotica avrebbero diviso il letto. Indi la Bella di giorno, ma purtroppo non di notte, poteva dormire tranquilla in un altra camera. Solo al suo risveglio, ella si sarebbe dovuta concedere di nuovo. Malauguratamente, queste erano tuttavia solo fantasie che erano obbligate a fare i conti con l’ostessa, la quale avrebbe avuta l’ultima parola in proposito. Comunque sarebbe andata a finire, o nell’eccitazione sublime dell’eros oppure nella frustrazione del desiderio insoddisfatto, la sola idea di quella possibilità rinvigoriva la già ottima relazione che Robi aveva con la sua casa di campagna. La madre del figlio ed altre donne per bene non avevano affatto accettato di vivere con lui nella pace del bosco: preferivano i traffici convulsi e gli imbrogli senza fine delle città. Costoro si illudevano che una rete sempre più fitta di relazioni ne avrebbe colmati i vuoti umani i quali le affliggevano. Non sarebbe invece stato possibile che un’estranea, venuta solo per denaro, la quale recitava una parte per professione, avrebbe afferrato meglio l’incanto del paradiso a lei offerto? Cosı̀ quei lavori, cui egli si dedicava per condurre la casa e renderla confortevole, gli sembravano godere di uno scopo e di una considerazione migliore perché meno egoistici. Tagliare la legna, ripulire un fossato, aggiustare un guasto dell’impianto venivano fatti ora con soddisfazione e miglior lena in quanto preparavano la casa all’incontro desiderato. Robi si stava muovendo d’intorno per far capire alla donna dei suoi sensi che voleva ella stesse a suo agio nel nido preparato per lei. Le ex-compagne non avevano capito o non avevano affatto gradito. Con queste altre professioniste prezzolate alla bisogna, cosa sarebbe successo? Valeva la pena tentare. 31 Anche in tal caso, il confronto tra mogli ed escort suonava istruttivo. Da una parte, Robi aveva incassato l’astioso giudizio negativo proveniente da intelligenze astratte frutto di studi libreschi e di errori politici. Dall’altra, ora si aspettava che una conoscenza istintiva depositata per generazioni nella carne splendente di gente poco civilizzata riconoscesse la grazia di vivere in mezzo ad un bosco. Annoiato e respinto dalle prime, nonostante anche lui fosse stato un tempo incline per la sua professione con le parole e gli scritti a discuterne gli ideali ed i valori, ora doveva rivolgersi alle seconde. Ma non sapeva ancora come queste donne in vendita sul mercato si sarebbero comportate. E se si fossero anch’esse rivelate errori prodotti dai suoi desideri insoddisfatti, che gli facevano fraintendere il suo essere ormai fuori mercato per un mondo altrettanto utopistico come quello del passato? Il gioco in ogni caso lo faceva sentire vivo, vivace, vitale, pronto ai rischi del mutamento e dell’incertezza. Stava riuscendo a dover corteggiare persino quelle buone donne incorteggiabili, le quali si negavano al solito come tutte le altre. Si era cacciato da solo nella situazione tipica che amava chiamare il paradosso del pessimista. Aveva scoperto una volta ancora quanto le linee d’ombra, le quali separavano le donne per bene dalle donnacce, fossero mobili, frastagliate e sfumate. Eppure nel suo cuore-cervello avrebbe preferito di gran lunga venir smentito e scoprire eccezioni confortanti per lui. Non aveva avuto in sorte compagne affettuose e disponibili a sufficienza. Dunque gli sarebbe piaciuto molto poter trovare almeno un paio di escort tanto venali da simulare bene con lui ogni genere di passione e sentimento richiesti. Allora tra le facenti funzione di moglie e le donnine allegre da basso od alto bordo sarebbe potuto esistere proprio quella differenza cui lui non credeva: abissale, incolmabile che tutti erano in grado di osservare e capire. Quanto Robi viveva in modo contraddittorio lo agitava nel profondo. Cercava una via per uscire di scena senza rimpianti. Al centro stava quel modesto problema che si riduceva alla domanda: perché non riusciamo ad amarci fino in fondo? Si sentiva un perfetto romantico fallito arrivato fuori tempo massimo. 32 Sulla sua carne sensibile, stava verificando che quello dal quale era partito non corrispondeva alla diretta esperienza di vita. La distanza della consorte legittima, timbrata e riverita a qualche titolo, da quegli allegri soggetti venali esisteva proprio. Lui stesso la percepiva bene, la sentiva presente nel diverso comportamento con lui delle escort. Doveva soltanto rovesciare il giudizio morale su di loro a vantaggio delle tanto ingiustamente disprezzate seconde. Infine la bella mulatta aveva risposto ed accettato di trascorrere un giorno intero nella sua casa di campagna. – Il tuo portoghese è perfetto. Figurarsi! Aveva compulsato un poco il minuscolo dizionario acquistato all’epoca della Rivoluzione con i garofani. Non aveva nessuna attitudine alle lingue. Ella voleva certo ingraziarselo, pensando che quello fosse il suo punto sensibile alle lodi. Invece la poca familiarità l’aveva condotta fuori strada, come se un professore fosse adulabile soprattutto sottolineandone le conoscenze accademiche e linguistiche. Robi piuttosto tendeva a gradire le osservazioni, anch’esse altrettanto improbabili, che riguardavano il suo povero corpo vecchio ed indebolito dagli anni. Aveva forse gambe ben fatte e robuste colle quali stringeva in una morsa, per non lasciarsela scappare, la sua bella circassa uscita dall’Oriente? Quanto lo gratificava che l’esperta in carne umana di buona qualità glielo sussurrasse mentre lo possedeva impetuosa. Quando si toglieva gli occhiali, perché da vicino ci vedeva benissimo, la partner erotica notava che i suoi occhi avevano un’iride particolare contornata da una corona verde? Lo lusingava il solo fatto che fosse stato sottoposto a tanta attenzione, concluse le dolci fatiche nel tranquillo abbraccio faccia a faccia. Forse ella lo teneva in qualche considerazione e non come un cliente anonimo qualsiasi. I suoi denti splendevano bianchi, mentre parlava e sorrideva gioioso alla Bella venuta dall’Occidente? Un tempo lontano, il suo modo di ridere a bocca aperta aveva ottenuto qualche successo col bel sesso. Ma ora sapeva bene di aver perso lo smalto e che nessun dentista glielo avrebbe mai restituito. Eppure sentirselo dire di nuovo da una ragazza lo illudeva come se fosse rimasto il giovane di allora. Quegli apprezza33 menti benevoli (ed interessati) suonavano tanto più gravi quanto più lo colpivano nell’intimo e gli acceleravano le tappe verso la fine. C’era poi un’altra dote, la quale però non aveva ancora avuto effetto in modo dichiarato, ed era inoltre quella cui teneva maggiormente. O forse per questo la Bella venuta dal lontano Occidente lo tratteneva a lungo al telefono? I sovratoni armonici della sua voce profonda non affascinavano ancora, portando a risuonare corpi inclini a fondersi nell’intimo? Quella prima volta che si era sentito lodare per la “bella voce”, aveva capito con emozione di essere amato dalla bella signora che glielo diceva. Come in una storia romantica che si rispetti, l’esaltazione amorosa era finita nella più infelice passione della sua vita con tanto di tragedia finale. Non sapeva se dovesse ora aspettarsi il ripetersi dell’evento doloroso, nel caso che anche le labbra delle Belle venute da opposte parti della Terra avessero pronunciato le ominose parole: – Ma che bella voce hai Robi! Cantami una canzone. Come avrebbe allora risposto? – “Dormirò sol nel manto mio regal, quando la mia giornata è giunta a sera”? Ma allora lei sarebbe probabilmente scappata via annoiata. Quelle generose signore lo avrebbero fatto soffrire di meno o di più? Probabilmente di meno. Un altro punto a loro vantaggio. Comunque tutti quei complimenti gentili mettevano in risalto più che nascondere lo sfondo sul quale si stagliavano. Come di una signorina poco avvenente ci si sforza di lodare le belle mani, di lui quelle escort volevano convincere soprattutto se stesse che avesse ancora qualche merito: le gambe, i denti, gli occhi. Invece sul resto era meglio tacere pudicamente: povero corpo decrepito retto purtroppo da un cervello ancora funzionante (in attesa della Alzheimer) con qualche bel ricordo e molti desideri insoddisfatti. Anche per Robi il Gentile, l’organo sessuale principale restava quello contenuto nel cranio, ma contornato da una nuvola bianca. Dunque non poteva aspettarsi granché da queste Belle di giorno che si astenevano per gentilezza dal commentare tutti i difetti dell’età e mostravano incuriosirsi per la sua professione intellettuale, per loro lontana ed esotica. O non sarà piuttosto che i libri, da loro richiesti a Robi, apparivano 34 assumere una reale funzione erotica? Attraverso di essi, le ragazze prezzolate riuscivano in tal modo a penetrare in un terreno misterioso ed inesplorato come la sessualità di questo curioso signore. Ciò non toglie che gli acciacchi dell’età, con tutte le sue malattie più o meno gravi, potevano in ogni momento spegnerne gli ardori, rendendo del tutto inutili la presenza e gli sforzi ammirevoli di donne tanto ben disposte a conoscerlo meglio. Quindi la scena tragicomica continuava e non si sapeva come si sarebbe conclusa. Se nell’esaltazione erotica di tutti i sensi: vista, udito, tatto, odorato e gusto, oppure nella cupa frustrazione di desideri prima suscitati e poi lasciati a metà. Ma questo, in fondo, Robi il Gentile lo aveva sempre messo in conto. Anzi era proprio quanto cercava. Gli interessava lasciarsi trasportare dalla corrente, la quale ora si stava facendo impetuosa. L’ebrezza della velocità lo impauriva la sua parte, ma i succhi vitali scorrevano ancora abbondanti e turbolenti proteggendolo e facendogli dimenticare ogni difficoltà. Guidato da una passione rinnovata, sostenuta dalla sola voce calda e promettente della Bella venuta dall’Ovest, viveva un momento pieno di gioia attiva. Se poi dietro l’ansa del fiume fosse stato travolto da una cascata dentro l’abisso profondo di un destino inevitabile, tutto gli suonava come l’accordo finale di una sinfonia immaginata e composta da lui. Nella casa di campagna, dove Robi aveva portato la sua Bella venuta dall’Occidente, la carne rosolava sul fuoco del camino acceso. Nell’attesa, l’ospite offriva crostini toscani e vino. La donna mangiava di gran appetito insistendo che anche lui si nutrisse ben bene di quel cibo robusto, come stava facendo lei. Temeva forse di ottenere una prestazione insufficiente? Infatti arrivava la solita domanda. – Prendi il viagra? – Niente affatto, sono pillole contro i dolori reumatici. Il mio viagra sei tu. Ben presto i sensi eccitati dal cibo e da tanta grazia di Dio facevano il loro effetto benefico sulla strana coppia che si abbracciava con trasporto. Il camino li scaldava, la poltrona morbida che li accoglieva veniva battezzata nel godimento illimitato dei loro corpi intrecciati. Un 35 film, sui problemi di sesso vissuti da una ragazzina sveglia, induceva un sonno beato alla mulatta del tutto rilassata dopo la sua prestazione di ottima qualità. Al risveglio della Bella dal sogno su sua madre, la mattina, ricominciavano i giochi erotici. Ora mettevano in vibrazione il grande letto antico, dove lei si era trasferita per un altro rapporto più comodo ed intenso. Dopo una lenta passeggiata nel bosco, la Bella si svestiva per rimettersi gli attillati jeans da città. Quelle piene forme rotonde offerte con naturalezza allo sguardo di Robi esigevano un omaggio ulteriore che lei richiedeva con voce invitante. – Spogliati. Lui non la faceva affatto attendere e la sbatteva con vigore, a lungo, per la terza volta sul tappeto che ne veniva battezzato anch’esso come gli altri angoli della casa. – Più forte, più forte! Ah, ah, mm, mmm. Tu sei venuto? Hai esaurito la riserva ora? Lei domandava, premurosa e professionale. Quella esotica bellezza venuta dal lontano Occidente si faceva riprendere mentre dondolava sull’altalena. Robi le mostrava la sua palestra privata, usata per tenersi in forma: la legnaia. La mulatta si sentiva troppo grassa, per il suo mercato. Faceva molta ginnastica ed ora spaccava con l’accetta un pezzo di legno. All’ospite piaceva invece cosı̀, in carne abbondante. Sulla via del ritorno, al ristorante, la donna incrociava lo sguardo arcigno di una moglie che redarguiva il marito. Forse stavano discutendo proprio su quella coppia inusuale della ragazza tutta curve con l’attempato dalla barba bianca. La Bella di giorno si arrabbiava, sentendosi condannata dal giudizio dell’arpia frustrata. Sbottava. – Ecco hanno visto la puttana. Loro sono una triste coppia sposata che litiga sempre e non si sopporta più. Robi la tranquillizzava. – Tu sei una persona come le altre che fa un mestiere come tutti gli altri. Non tela prendere e non chiamarti in quel modo offensivo. Lasciali perdere. 36 Il confronto era esploso nel conflitto diretto. La povera ragazza era scampata alle favelas grazie alla sua avvenenza ed alla sua voglia di vivere la sua vita. Le piacevano molto gli uomini e farsi scopare a destra ed a manca. Raccontava che un tempo si masturbava cinque volte al giorno. Ah, la potenza infinita delle donne! Appunto: anche le puttane ... salivano e vogliono godere con ragione. Mentre si spostavano in auto verso la città, la conversazione si scioglieva in confidenze, come tra amici e non più tra venditrice di piacere sessuale e cliente da soddisfare. La bella mulatta aveva purtroppo racchiuso in se stessa il giudizio morale che le donne sedicenti per bene, le altre, le mogli, le fidanzate, davano su di lei: quelle bruttine frigide che calcolano non in denaro sonante i loro favori, ma piuttosto barattando con altro. Forse ella si sentiva sfiorire e sapeva che la propria stagione volgeva al termine. Si stava preoccupando del proprio futuro. Si lasciava scappare che voleva smettere il mestiere. Raccontava di altri fidanzati in passato coi quali si era lasciata. Faceva la domanda che la preoccupava maggiormente su quel suo cliente troppo gentile e fuori dalle sue abitudini, che non la trattava da puttana ma da essere umano. – Quanti anni hai? – Ho gli anni dei miei desideri. Essi sono rimasti gli stessi da tanto tempo. Ora te quero, desidero te. Si salutavano. Inaspettato, la Bella venuta dal lontano Occidente gli mandava un messaggino sul telefono mobile. – Grazie per la gita in campagna. Sono stata benissimo. – Tambem eu Anch’io. Robi il Gentile cominciava a pensare di potersi arrischiare ad aumentare la posta in gioco. Proponeva un viaggio insieme, breve ma sufficiente, per visitare il Mato Grosso ed il Rio Amazonas. Ci sarebbe riuscito? La risposta a maggio. Comunque sentiva che la stava corteggiando con qualche successo. Voleva usare i suoi mezzi più potenti. Perché non la musica? Per il momento, nell’attesa, si doveva rivolgere alla Bella venuta dall’Oriente. Era da troppo tempo che Robi il Gentile non provava tante emozioni ed un simile piacere fisico. Esso, con le signore molto serie e 37 poco allegre, non arrivava sempre e se del caso solo alla fine. La seduzione si concludeva nel letto per coronare il successo della conquista avvenuta. Ora invece, con queste altre che la davano con generosità senza pensarci e senza offendersi mostrando una navigata esperienza, il percorso era stato rovesciato. Si cominciava subito, senza incertezza, scompigliando il letto e solo poi dopo piano piano, tra mille problemi e voltafaccia, forse in modo improbabile, si sarebbe arrivati alla seduzione ed al corteggiamento. Passava quindi ad occuparsi della sua piccola e svelta orientale. Sarebbe riuscito ad attirare anch’essa nella sua casa del bosco per godersela meglio in modo vario e totale con tutti i sensi, in tutti i sensi ed in molti versi? Non lo sapeva; costei era molto diversa dall’altra. Parlava una lingua lontana e complicata che usava strane lettere esotiche. Era stata lei a proporre la campagna, ma poteva sempre cambiare idea, come aveva fatto quando aveva una volta espresso il desiderio del mare. Robi si chiedeva perché, senza esserne richiesta, volesse portarsi dietro col cane anche una collega siberiana. Temeva forse brutte sorprese? Come se la gentilezza ed eleganza, con la quale era stata trattata finora, potesse ribaltarsi nella violenza sanguinaria di torture sadiche lontane da orecchie indiscrete. Certo si aspettava di tutto e non si fidava ancora bene. Come poteva allora conquistarne la fiducia? Avrebbe provato a suonarle e cantarle una pycckiaia πecnia [canzone russa]. Forse avrebbe apprezzata la Cepenada [Serenata] di Modesto Mussorgski. Comunque restava la remota, remotissima, possibilità che volesse coinvolgerlo in un gioco a tre. Ma aveva la Bella venuta dall’Oriente valutato per bene le possibilità virili del suo affezionato vecchio cliente? Probabilmente no. Oppure come pensava di eccitarlo? Mostrandosi in amore con un altra ragazza? Forse la collega era anche la sua amichetta intima. E Robi si ricordava del flauto a quattro labbra del classico erotico taoista Il tappeto da preghiera di carne. Tuttavia, questi erano solo pensieri che probabilmente avevano poco da spartire con quanto sarebbe successo. Robi il Gentile li accettava come un preludio all’incontro che desiderava sempre di più, ma mano che il tempo passava, e che stava preparando. Come? Ma con la musica 38 e studiando frasi nella lingua della cortigiana. – Maia ΠpekpaciBaia Albina, Ia jelátch tebia i ia xocy tebia. Ti Πpidesc na maia dacy B odin degn? Kogda? SaBtpa? Cybbota? Γopiacii Πozelui, ΠpBiBet́. Ciao 8. [Mia bellissima Albina, ti desidero e ti voglio. Vieni nella mia villa per un giorno? Quando? Domani? Sabato? Un bacio ardente, saluti.] Per fortuna la Bella d’Oriente si portava dietro solo la cagnetta che le faceva compagnia come fosse una figlia. Appena arrivata nella Dacia, andava in giro per il bosco con l’animale. Poi in casa cominciava avidamente a mangiarsi un salamino portato dalla Spagna, reclamando il vino per scaldarsi ed eccitarsi. Ne beveva molto. Quindi, ispirata da esso, faceva uno spogliarello e si buttava sull’ospite che la possedeva finalmente. Arrivava la solita domanda sul viagra, con la risposta standard: “Il mio viagra sei tu”. Cosı̀ la poltrona veniva battezzata un’altra volta in allegria. Lei non mostrava particolare interesse per le canzoni russe di Mussorgski, tranne che per la “Canzone della pulce” che conosceva. Dal suo computer usciva invece musica in stile rock melodico dal ritmo costante tipo discomusic. Continuava a bere molto vino anche a cena finché cascava dal sonno e si coricava presto a letto con la cagnetta nella sua stanza separata. Aveva concesso dei baci profondi con la lingua alla fine, ma non voleva essere disturbata per tutta la notte. Alla nove del mattino suonava la sua sveglia. Solo dopo colazione, la Bella d’Oriente entrava finalmente nel letto grande che Robin aveva lasciato da un pezzo. Egli le offriva ancora tutto il vigore erotico richiesto in un ricco catalogo di giochi che ella sembrava gradire. Finché i due amanti al culmine del piacere raggiungevano la tranquillità nella posizione dove la femmina godeva sottomettendosi al corpo maschile. Invece le altre volte ella preferiva sovrastare da sopra il partner, il quale però le ripeteva come gradisse quell’intreccio di membra perché poteva vederla ed accarezzarla meglio. Si comportassero piuttosto da persone libere ed indipendenti delle quali nessuno doveva assumere atteggiamenti per dominare sull’altro. Decidessero insieme cosa sarebbe loro piaciuto fare sia a letto che a tavola, nelle varie circostanze. 39 Tra una pioggia e l’altra, passeggiavano nel bosco con la cagnetta che trottelerrava avanti ed indietro. Robin chiedeva alla escort più volte se si fosse annoiata a stare tanto tempo con lui e proponeva un viaggio insieme nelle foreste della Siberia. Ma la Bella tartara rifiutava quella destinazione e proponeva invece il Brasile per fare surf. L’ospite allora illustrava le bellezze delle isole nel Pacifico. Nasceva un battibecco che si prolungava a pranzo e per tutto il viaggio di ritorno. Robin riproponeva di nuovo di visitare i boschi, i fiumi ed i laghi dell’Oriente siberiano. L’altra rifiutava sempre e raccontava che laggiù era stata sepolta sua madre, ma non voleva proprio andarci. Volavano enormi zanzare d’estate, l’unica stagione possibile naturalmente. Lui prometteva che, dopo, l’avrebbe portata anche sotto il sole caldo dei tropici, nel Pacifico alla barriera corallina australiana. Ma lei niente, dura: no! no! no! Ora per questo, dopo l’idillio nel bosco ed a letto, sembrava arrabbiarsi proprio. Raccontava che stava per compiere tra pochi giorni i fatidici quaranta. Robin le proponeva per la sera un concerto dove cantavano musiche russo-ebraiche di Odessa, ma lei rifiutava ancora accampando scuse come: le mancava il vestito, aveva sonno. Vivere da prostituta, come lei stessa si indicava, all’estero non la preoccupava. Ma certo non voleva passare da puttana a casa nella terra della sorella e dei genitori, anche se morti e sepolti. Robin le chiedeva allora se si vergognasse a mostrarsi in giro con un vecchietto dalla barba bianca tanto improbabile come fidanzato. Lei negava. Era sincera? Perché allora rifiutava le sue proposte? A lui non importava un bel nulla farsi notare con lei. L’avrebbe persino presentata agli amici se li avesse incontrati senza alcun imbarazzo. In effetti poteva permettersi indifferenza nei confronti dei giudizi mormorati, avanti o dietro le spalle, dagli altri. Non cosı̀ distaccata appariva con evidenza la sua piccola tartara, la quale era visibilmente preoccupata e ne dipendeva di necessità. Robin il Gentile sentiva molto più difficile realizzare il prossimo passo: viaggiare con lei una settimana intera. Comunque continuava quello che era diventato un corteggiamento vero e proprio. Mandava un messaggino sul telefono. Le scriveva una lettera sul computer. PpiBet 40 AlbiHa, odHa Hedelia Ha Cibipia PiatchtiCiacia? Da ili Het? Gopiacii Pozelyi. Poka, poka. TBoi 8. [Ciao Albina, una settimana in Siberia cinquemila? Sı̀ oppure no? Baci ardenti. Ciao, ciao. Tuo 8] Nessuna risposta. Poi tentava sulla linea chat che la Bella d’Oriente gli aveva inaugurato sul suo numero con una frase forse un poco troppo impegnativa: – Ia tebia liubiu [Io ti amo]. Figurarsi! Lui aveva risposto, stando al gioco: – Takje ia [anche io]. Per invogliare la sua nuova amante, aveva aggiunto una cifra al limite delle sue possibilità. Allora finalmente era arrivata la risposta. – Da Kogdo Poedem[Sı̀, da quando?] – ABgyCt [agosto] – Zelyiu [baci]. La cortigiana aveva bisogno di soldi e si sentiva invecchiare. Doveva accontentarsi della sua offerta, del resto non trascurabile. Forse lo aiutava persino che fosse orfana di padre e che il confronto, altrimenti inevitabile, non si ponesse neppure. Surrogare figure paterne, mancanti o deboli, lo aveva avvantaggiato anche con quelle considerate ‘per bene’. Un’altra somiglianza tra mogli e sgualdrine era quindi saltata fuori. Valeva la pena tentare di puntare una posta più alta, anche se le probabilità di riuscire nell’impresa di conseguenza diminuivano vertiginosamente. Sarebbero riusciti a sopportarsi ben sette giorni? Lei gli avrebbe offerto una compagnia gentile oppure sforzata? Come si sarebbe comportata in volo e negli alberghi? Forse si stava cacciando in un pasticcio che gli avrebbe procurato maggiori noie e seccature, in mezzo ai soliti contrattempi inevitabili dei viaggi, che soddisfazioni e piacere. Ma Robi restava curioso di conoscere come sarebbe andata a finire. Lo commuoveva che quelle belle donne volessero anche imparare qualcosa da lui, Robi. Cosa poteva dare loro, oltre a regali venali, che potesse interessare veramente? Mentre lui rispondeva che erano loro piuttosto ad insegnargli molto. Nasceva dunque persino in questo caso un baratto, almeno parziale, tra i suoi libri, la sua musica, i suoi discorsi 41 in buon italiano, da un lato, con i trasporti erotici, sopiti, dimenticati ed ora risvegliati, dall’altro. La Bella d’Oriente gli chiedeva sulla matematica. Si illudeva che potesse aiutarla a fare grandi guadagni giocando in borsa. Ma Robi le spiegava che la matematica, della quale del resto non si occupava più da molto tempo, non l’avrebbe avvantaggiata per niente. In borsa si gioca e si rischia. Bisogna essere fortunati. Non esiste un metodo sicuro per guadagnare sempre. Facesse dunque molta attenzione. Erano certo molto più sicuri i guadagni che poteva fare frequentandolo assiduamente e soddisfacendo i suoi desideri. E come se volesse suscitarne di nuovi, ella gli inviava un video dove danzava allegra, ma su di uno sfondo urbano squallido. La Bella d’Occidente stava per ripresentarsi sulla scena, dalla quale era uscita con migliore entusiasmo della orientale. Anche con la mulatta voleva cercare di viaggiare nelle terre lontane al di là dell’oceano dalle quali era venuta. Come fare a convincerla ed a superare gli ostacoli che si presentavano? Avrebbe provato cantando la sua versione di una canzone famosa. Allora le mandava un messaggio. – Olha que coisa mais linda, mais cheia de graça, ... Moça do corpo dourado do sol de Araguaia, ... Te quero. Uma hora é pouca. Te convido para jantar em miha casa. Te gosta o peixe? Um beijo grande. [Guarda che cosa più bella, più piena di grazia, ... Ragazza dal corpo dorato del sole di Araguaia, ...Ti voglio. Un’ora è poca. Ti invito a cenare a casa mia. Ti piace il pesce? Un bacione.] Stavolta lei rispondeva subito. – Holla .. grazie per la invitazione, ma ancora sono en Spagna, tornò dopo il 12 ... Complimenti per il tuo brasiliano. Beijos. – È di Vinicius de Moraes. Ti aspetto. Baci. Avrebbe dovuto ritardare ancora una settimana per rivederla, peccato. Ne approfittava per trascrivere meglio alla sua voce di basso, arrangiare per il pianoforte con varianti ed imparare a cantare la “Garota de Araguaia”, con la quale avrebbe tentato di convincere la Bella d’Occidente ad accompagnarlo nel Mato Grosso. Se il problema principale fosse stato non passare in casa propria per quello che era, egli l’avrebbe assunta come l’interprete e segretaria la quale gli agevolava il viaggio 42 risolvendogli i problemi con gli alberghi ed i trasporti locali. Mi cerca inaspettatamente la Bella d’Oriente per una chat. – PpiBeT, kak Dela? [Ciao, cosa fai?] Ma non capisco bene e credo mi chieda “Come fare?”. Allora rispondo – PpriBet, quando vai in Spagna? Ne parliamo prima. Ti cPescka? [Ciao, ... tu fretta?] – Het, Ia He cPescky. [No, io non ho fretta] Kak y Tebia Dela? Kak Mysika? [Come va da te? Come la musica?] – Ia dacia: Picat, igpat, film, kocit lyg. Poka Poka. [Io villa: scrivere, suonare, film, falciare il prato. Ciao] Mi corregge il russo da selvaggio senza casi e col verbo all’infinito. – Ia Ha dace: Piscy, igpaiu, cmotpiu filmi, koscy lyg. [Io alla villa: scrivo, suono, guardo i film, falcio il prato. Ciao] Sul momento non avevo capito la sua risposta con la frase aggiustata e mi sono dimenticato di ringraziarla per la lezione di russo. Certo era libera quella sera ed avrebbe forse voluto che la invitassi a casa, se fossi stato a Firenze. Ma io preferivo allora incontrare la Bella d’Occidente per capire se fosse disponibile ad accompagnarmi sul Rio delle Amazzoni. Solo dopo vedrò ancora la piccola circassa per concordare con lei le date e le condizioni per il viaggio in Siberia. Ma la mulatta, che ormai doveva essere ritornata dalla Spagna, tardava a rispondere. Perché? E dire che sembrava contenta di incontrarmi ancora. Certo la sua recita della parte mi riserverà sorprese e delusioni. La Bella d’Occidente non veniva per il momento perché non era ancora ritornata a casa. Allora invitavo impaziente la mia Bella d’Oriente per riprendere il discorso sulla vacanza nelle foreste siberiane. Lei accettava e cenavamo allegramente insieme dandoci molti piaceri l’un l’altra. Con la mulatta dovevo rimandare. Il programma del viaggio in Siberia si precisava e sarà compiuto intorno al grande lago Baikal. La prossima volta che ci vedremo sceglieremo le date: probabilmente a luglio. Finalmente la cortigiana venuta dall’Ovest rispondeva, si spiegava e forse avrebbe potuto incontrarla tra una settimana. Vedremo. A Robi 43 premeva comunque rinforzare il legame con l’orientale perché il viaggio in Siberia non avesse ombre. – Ti HPaBiscCia mHe. Zelyio [Tu mi piaci. Baci] – I ti mHe ocegn ... Zelyio [Anche tu molto ... Baci] Chissà. Forse riusciranno veramente ad andare sul lago Baikal e sarà divertente. La Bella d’Occidente accettava finalmente un appuntamento con Robi che si preparava a cercare di convincerla per farsi accompagnare sul Rio delle Amazzoni. “Ah! porque estou tão sozinho? Ah! porque tudo é tão triste? Ah! a beleza que existe.” [Ma perché sono tanto solo? Ma perché tutto è tanto triste? Ah! la bellezza che esiste.”] Eppure, senza bisogno che Robi il Gentile iniziasse il discorso e senza neanche soprattutto che fosse necessario convincerla, la bella mulatta proponeva un possibile calendario per vedere il Rio delle Amazzoni. Lo collegava al suo viaggio già previsto per passare un paio di settimane con la famiglia. Certo si era ricordata della proposta iniziale che lui aveva formulato durante quel giorno precedente in campagna. Non potendo sopravvalutare il fascino della sua barba bianca, l’amante delle donne e della sopravvissuta natura selvaggia pensava, con una buona dose di pessimismo cinico, che la Bella d’Occidente avesse bisogno di quei soldi e del rimborso per il volo. Era contento che ella avesse accettato la proposta, anche se gli dispiaceva di dover viaggiare da solo. Ma, di colpo, la prospettiva di vedere i fiumi e le foreste equatoriali dell’America si stava concretizzando in modo inaspettato. Mentre consumavano il pesce, cucinato da lui per lei, e bevevano il vino, essa raccontava, mostrandone le figure colorate sullo schermo del tablet, la varietà grande, grandissima, dei frutti e dei cibi della sua terra. Poi, alla fine, insisteva per lavare i piatti: un atteggiamento sorprendente per una escort comune. Tra un treno e l’altro, pur se troppo breve secondo le aspettative, anche l’incontro erotico era stato soddisfacente. Lei partecipava in un modo giocoso ed intenso che sembrava autentico; anzi teneva a mantenere desto a lungo l’ardore del partner fino in fondo come se piacesse molto anche a lei raggiungere una conclusione degna per entrambi. Se fingeva, era brava. Ripeteva che avrebbe lasciato il 44 mestiere. Dunque, invece di muoversi verso oriente, Robi avrebbe prima volato verso occidente con quest’altra Bella. Il viaggio con la Bella d’Oriente veniva invertito e sarebbe stato posticipato ad agosto nel mese successivo. Ma, anche se i sogni sembravano sul punto di realizzarsi tutti e due con sua grande gioia, scettico come sempre, Robi stava all’erta per non dover soffrire troppo per gli ostacoli e le disdette dell’ultima ora. Era in attesa di ottenere molto più di prima dalle sue relazioni erotiche e quindi, nel caso di fallimento, rischiava di farsi male e di subire delusioni in misura maggiore del solito. Se lui e le sue accompagnatrici, promosse ad interpreti e segretarie tutto fare, fossero riusciti realmente a partire ed a frequentarsi per quei sette più sette giorni, come si sarebbero comportati tra di loro? I disagi inevitabili sarebbero stati assorbiti e cancellati dai piaceri nuovi che fossero stati capaci di inventarsi e trovare? Robi offriva alla ragazza la canzone più famosa del Brasile, arrangiata per basso col suo accompagnamento al pianoforte originale adattandone le parole: Garota do Araguaia. Non gli era invece stato concesso il tempo necessario per cantargliela e suonargliela. Ma, comunque, lei lo ringraziava: “È bellissima”. Sapeva forse leggere la musica? Lo lusingava? Nasceva, dopo, una breve chat al telefono, non solo per organizzare il viaggio in Amazonas. Pur se forse inutile, quel corteggiare entrambe le signorine lo stava divertendo molto e ne veniva gratificato al massimo. I piaceri che ne ricavava a letto od a tavola si completavano armonicamente nella soddisfazione morale e nella vanità che gli facevano scordare come li avesse ottenuti: per soldi da due puttane. Ora Robi doveva riallacciare il rapporto con la Bella d’Oriente andata lontano a lavorare, per scegliere insieme la settimana siberiana in agosto. Per quest’altra cortigiana avrebbe rielaborato la “Trepak” di Mussorgski. Ne avrebbe avuto tutto il tempo perché la tartara si sarebbe lasciata incontrare solo tra tre settimane. Nel frattempo, si scambiavano gentilezze: – Ia po tebe ckyciaio [Tu mi manchi] 45 – Ia toje oceH po tebe oceH ckyciaio [Anche tu mi manchi molto] – OjiMaio tebe. Citaio gid osePa Baikal [Ti aspetto. Leggo la guida del lago Baikal] Dopo alcuni giorni, lei gli mandava dalla Spagna un messaggio con una sua foto. – Ia po Tebe ckycaiu [Mi manchi]. Figurarsi! Doveva essere a corto di clienti. Robi le chiedeva quando tornasse, ma la Bella d’Oriente lo avrebbe fatto aspettare ancora due settimane. E lui si domandava perché, se anche lei soffriva veramente la sua mancanza, non tornasse subito per poterlo incontrare. Allora si faceva mandare un’altra immagine per consolarsi. Cosı̀ sul piccolo schermo comparivano due begli occhi a mandorla che, su quel volto risoluto da nomade delle steppe, gli offrivano due labbra rosse provocanti. Si scambiavano, la lontano, baci e carezze. Anche la Bella d’Occidente gli scriveva per organizzare l’incontro sul più grande fiume della Terra, la sua terra. – Come si dice in brasiliano: tu mi manchi? – Saudades de voce. Ancora non ti ho passato gli orari e date del viaggio perché la mia sorella sta organizzando per me ... Se può vieni un giorno ad Arezzo, cosı̀ conosce la mia semplicissima casa. – Saudades de voce minha lindissima Luci. Hai un’auto? Vengo ad Arezzo a mezzogiorno; andiamo a pranzo in campagna vicino. A casa tua nessuno ci disturberà? Giovedı̀ 19 giugno? Un sorriso ed una carezza. Altri passi avanti verso il viaggio di luglio verso occidente si stavano compiendo e Robi il Gentile corteggiava quella sua ragazza con ogni attenzione perché si realizzasse. Lei accettava l’invito a pranzo proprio nei luoghi di famiglia, dove era stato molte volte nella sua infanzia, ma nei quali non aveva oramai da anni occasione di andare. Con difficoltà, dovendo trovare le poche disponibili cioè quelle che si fidavano a lavorare nella casa di uno sconosciuto, Robi il Gentile aveva attirato quelle sue moderne cortigiane nel suo letto abituale. Ora invece gli si presentava l’esperienza opposta: lui sarebbe entrato nel letto della Bella venuta dal lontano Occidente. Gli sarebbe piaciuta altrettanto? Lei si sareb46 be comportata in modo diverso? Lo avrebbe confuso tra la folla dei clienti che frequentassero la di lei abitazione? Sarebbe, peggio, sul più bello apparso un ‘fidanzato’, un protettore sfruttatore? Era comunque sempre pronto a tutto, persino a scappare rivestendosi in fretta. Ma con lui la Bella d’Occidente si mostrava particolarmente gentile. Lo passava a prendere alla stazione e lo portava al ristorante di campagna. Gustava anche lei il piatto caratteristico delle anguille in umido. Diversamente dall’altra volta non si sentiva, dagli avventori e dal personale, squadrata con insolenza come una puttana. Anzi la festeggiavano per la sua avvenenza e perché si accompagnava col figlio dei “Principi”, i quali un tempo lontano avevano posseduta la trattoria. Robi le regalava occhiali (da sole) che la facessero meglio passare per una segretaria-interprete esperta e le presentava il lodge nella giungla dove avrebbero trascorso la settimana lungo i fiumi della Amazzonia. L’appartamento dove riceveva i clienti era pulito ed arredato in modo anonimo. Solo, in camera da letto, due gigantografie del suo corpo sinuoso e procace segnavano la presenza della ragazza sul terreno di lavoro. Galante, lui chiedeva quale posizione le piacesse. Allora lei si alzava in piedi voltandosi verso l’armadio per appoggiarvi ambo le mani e farsi prendere da dietro, infine finivano con lei carponi sul letto. Sembrava imitare una segretaria disponibile che si facesse possedere sulla scrivania di lavoro. Appariva soddisfatta della variante, volendo credere agli acuti gemiti che riempivano la stanza, sullo sfondo delle sonate di Beethoven che le aveva regalate, su sua richiesta. Purtroppo lo squillo del telefono annunciava un cliente che veniva rimandato solo di mezzora. Bevuto un tè alla mela di provenienza turca, Robi riprendeva il treno del ritorno. Ancora però non aveva ricevuto la data e l’orario del di lei arrivo a Manaus. Lei sembrava non credere che invece Robin avesse già comperato il biglietto del volo. Non si fidavano ancora del tutto l’uno dell’altra. Preferiva ricevere euro invece che i real. Otteneva un piccolo anticipo per comperare il volo interno, ma sarebbe stata pagata solo con la sua presenza a Manaus ed alla conclusione in Italia. Uscendo dalla casa abitata dalla Bella d’Occidente, il senso di distac47 co gli pesava in misura maggiore di quando fosse piuttosto lei a lasciarlo solo dove lui abitava. Sentiva la presenza inevitabile di altri uomini? Era lei che lo scacciava, o lui preferiva andarsene per non farsi illusioni? Tuttavia gli arrivava una piccola, piccolissima, consolazione. In treno gli squillava il telefono. Lei si scusava per la fretta ... del dopo e lui ne approfittava per chiederle una foto. – Aqui esta a sua foto espero che voce goste. Beijos. [Questa è una sua foto, spero che ti piaccia. Baci] – Grazie; un appartamento grazioso e pulito. Una foto cheia de graça. Ate logo. [... piena di grazia. A tra poco] In realtà si sarebbero visti solo dopo un mese a Manaus, se la bella mulatta fosse venuta laggiù, come promesso. E lui aveva aumentata la probabilità dell’incontro nel luogo esotico non avendola pagata in anticipo. Comunque sembrava che si vergognasse di meno a farsi vedere in giro con Robi il Vecchietto. Se lui non si preoccupava a frequentare in pubblico la escort, lei probabilmente non gradiva molto lasciarsi accompagnare dalla sua barba bianca. Non di lui si vergognava, piuttosto di se stessa costretta a frequentare un vecchio. Questo succedeva qui. E laggiù, nella giungla amazzonica, l’atteggiamento sarebbe mutato? Nella foto, la Bella d’Occidente si mostrava sorridente davanti all’albergo del festival a Cannes in tutte le sue curve. Ma nascondeva i suoi occhi dietro occhiali scuri, cosı̀ come rifiutava i baci profondi, da vera professionista che non gradisse complicazioni. La Bella d’Oriente gli aveva invece inviato un primo piano tutti occhi e labbra facendosi soprattutto baciare per bene come piaceva a lui. Come al solito, tra oriente ed occidente cominciavano ad aprirsi differenze molto interessanti. Ed ora l’altra Bella stava proprio per tornare. Con lei si sarebbero aperte nuove possibilità per una settimana tra i laghi e le foreste siberiane. Eppure Robi il Gentile si aspettava - La donna è mobile ... - anche con lei nuove sorprese. Il doppio corteggiamento continuava e, per il momento, nessuna delle due si era ancora tirata indietro, mentre da parte sua aumentavano le pretese. Ma forse ad una stava cominciando a piacere in misura maggiore che all’altra. Avrebbe alla fine dovuto scegliere man mano che le faccende si facevano sempre più 48 impegnative da ogni lato? Si preparava anche a fare meglio i conti, per verificare se aveva disponibilità sufficienti ai suoi progetti. Altrimenti tutto il castello sarebbe crollato come fatto di sottili carte da gioco invece che di solida carta moneta. Finalmente al “meu querido” arrivavano gli orari d’arrivo della Bella d’Occidente a Manaus: purtroppo solo il 22 luglio. Cosı̀ Robi avrebbe trascorso la prima notte esotica da solo, salvo improbabili incontri occasionali non richiesti. Comunque sarebbe stata con lui fino al 29, partendo ambedue la mattina molto presto. – Parto dia 22 alle 12.11 da Brasilia e arriv[er]ò alle 14.13 a Manaus, poi torn[er]ò il 29 alle 05:23 mattino. – Minha lindissima Luceleia, minha expertissima segretaria, espero voce Hotel Caesar Business Manaus: Avenida Darcy Vargas 654 Chapada, 92 33 064700. Dia 22 julho. Poi ci spostiamo nel lodge della giungla. Molto bene che ripartiamo insieme il 29. Allora quel giorno ti potrò finalmente svegliare nel cuore della notte! Mi concederai questo piacere che fin’ora mi hai negato? Boam viagem, beijos na boca. In modo inaspettato, la bella tartara lo chiamava lei per prima. Era tornata con un giorno di anticipo. Sentiva forse realmente la mancanza del suo Robi il Gentile? Purtroppo egli doveva rimandare l’incontro tanto desiderato di tre giorni, perché nell’attesa aveva assunto altri impegni: in campagna pulire il camino ed il tetto, in città il concerto dei Berliner Philharmoniker. Allora lei gli mandava una foto che portava il desiderio di lui alle stelle: nuda, sdraiata sul ventre, mostrando rotondità perfette, il volto sorridente dove due labbra rosse venivano bilanciate da scarpette dello stesso colore che birichine sgambettavano per aria. Sembrava dire: che aspetti a venire, stupido. – Ti, kak kPoCiBo! Ax! Moi boΓ! Ia tebia jdaiu CPeda 25 B 18 caCoB. ΓoPiaCii zelYiu. [Tu, quale bellezza! Oh! Mio Dio! Ti aspetto mercoledı̀ 25 alle 18. Baci ardenti.] Lei allora gli correggeva gli sbagli nelle desinenze e nell’ordine. – Kak Ti kPaCiBa! BoΓ moi! Ia tebia jdy B CPedy 25iu B 18 caCoB. ΓoPiaco zelyiu. – Grazie per la lezione di russo, ma ora ti sto guardando e penso ad 49 altro. Πoka, Πoka. – Xexeexexe Πoka, Πoka. [Ah! Ah!Ah! Ah!, Ciao] Allora lei gli inviava altre due foto da vestita con la cagnetta adorata. – Cara Maya, desnuda o vestita i miei pensieri non cambiano. Ora la Bella d’Oriente teneva gli occhi bassi, da persona discreta e pudica. Ma non v’era dubbio che ella sapesse ben amministrate il suo bel capitale. Robi si sentiva stranamente felice. Aveva alzato molto la posta in gioco. Invece di scappar via, ridendo di lui, le due Belle rispondevano entrambe ed accettavano inviti sempre più compromettenti. Quella venuta dall’oriente sembrava più interessata ad intrecciare una relazione stretta con quello che, aveva dichiarato, a lei ricordava il vecchio Tolstoi con la barba bianca. Molto importante era che, per la prima volta, fosse stata lei a telefonare e non lui. Le piaceva prendere l’iniziativa e buttarsi nell’avventura, senza temerne i pericoli. L’altra invece si stava muovendo con cautela, valutando le prospettive che si aprivano passo passo. Forse era sempre agitata dai dubbi della gioventù. Poteva portare qualche anno in meno e la sua situazione familiare era differente. Robi stava per render concreto, di date (agosto), luoghi (Irkutsk) e di visto (necessario), la vacanza in oriente sul lago Baikal. La Bella relativa avrebbe accondisceso come promesso, od avrebbe posto difficoltà avanzando pretese impossibili? La piccola focosa tartara arrivava con la sua cagnetta ed accettava subito tutte le proposte di viaggio. Era rimasta affamata dal giorno precedente, perché non sapeva che i negozi fossero chiusi per la festa del patrono, e cominciava subito a mangiare ed a bere avidamente. Dopo il distacco di un mese, a letto, ambedue davano prove egregie con molta ginnastica erotica. La cena seguente veniva apprezzata come le altre volte. Pronta agli ordini della padrona, la cagnetta cercava Robi: scodinsolando gli leccava i piedi e lo baciava sulla bocca. Certo ormai lo conosceva e si era abituato a lui. Ma ora purtroppo i suoi desideri, sempre pronti, dovevano restare insoddisfatti. Richiesto da lui, il bis veniva sı̀ iniziato con buona volontà e professionalità da lei, ma poi finiva interrotto sul più bello, lamentando dolori al basso ventre 50 per aver mangiato troppo. Stavolta gli energici colpi non erano stati affatto apprezzati, ma invece del piacere le davano una sofferenza che non sapeva sopportare. Né Robi il Gentile, deluso e mortificato, voleva insistere dopo che fosse stato attaccato con la frase cruda: “Lo faccio solo per denaro!” Il termine della gioventù, da una parte, e la vecchiaia incipiente, dall’altra, sembravano aver raggiunto limiti fisiologici incapaci di completarsi. O forse, banalmente, le stava per cominciare quel ciclo mensile che, a suo dire, non le dava dolori, ma solo le aumentava l’appetito. Curioso che fossero proprio gli stessi sintomi di una donna gravida. Come Margherita Gautier, forse avrebbe fatto meglio a mandargli la foto di una camelia rosso sangue per indicare il suo necessario periodo di riposo dal lavoro. Lui si scusava per aver forse preteso troppo da quella Bella d’Oriente, la quale, come compenso, essendosi accorta di non essere stata troppo professionale, si tratteneva più a lungo del solito. Accettava in regalo una catenina d’oro, che avrebbe personalizzato con un segno per ricordare il donatore. Ma non gradiva i molto più eleganti e di maggior valore orecchini con la spilla in stile jugend carichi di anni. Per festeggiare il suo compleanno con lo zero, avrebbe desiderato scarpe firmate con tacco altissimo. Comunque il viaggio era stato deciso. Lui sceglieva i posti in Siberia da visitare e le date: lei confermava senza problemi. Aveva ricevuto la promessa che il prossimo, quando Robi avesse accumulato di nuovo un po’ di risparmi, sarebbe stato verso una meta scelta da lei. Ella non gradiva affatto ritornare nella sua patria d’origine dalla quale se ne era andata. Dunque, anche per questa seconda vacanza, la probabilità che si realizzasse era aumentata di molto, salvo intoppi burocratici come il visto oppure incidenti di viaggio. Ma loro due, al di là della buona intesa a letto (se pur non sempre), si sarebbero sempre piaciuti per un’intera settimana? All’appuntamento che le aveva dato nell’albergo di Manaus, la Bella d’Occidente rispondeva con un inedito “sei dolcissimo”, promettendo di soddisfargli molti desideri. Lui le chiedeva un primo piano con gli occhi; lei gli mandava quello dove, con un bel sorriso dai denti bianchi perfetti, teneva in braccio una bambina dagli occhi azzurri. Una nipote? Ma il 51 suo sinistro restava coperto dai capelli. Era comunque una graziosa foto di famiglia. Si stava forse addolcendo in gentilezze anche lei? Aveva capito di poter recitare una parte un poco diversa dalla solita? La Bella d’Oriente telefonava ancora lei per prima. Lasciava il suo appartamento di lavoro e desiderava collocare per un po’ da Robi alcuni effetti personali. Prima di partire per la sua altra casa all’estero, si sarebbe rivista con lui, ritornando solo per viaggiare insieme verso l’oriente tra due mesi. Ma perché gli portava in casa le sue cose? Desiderava forse segnare il territorio con la sua presenza facendosi ricordare? Avrebbe voluto mutar vita realmente, come ogni tanto gli diceva? La Bella d’Occidente, ritornata nella lontana terra d’origine, gli mandava il suo numero di telefono. Forse voleva veramente agevolarlo per rivederlo con maggior sicurezza. Tra le calde sudate terre delle giungle tropicali avrebbero ritrovato gli istinti fondamentali delle loro carni vibranti di voglie? Prima di partire, per passare l’estate nell’altra casa, la bella tartara si incontrava ancora con il Gentile. Ignorando l’increscioso episodio della volta precedente, i loro trasporti erotici trovavano come il solito buon appagamento. Anche lei sembrava divertirsi molto e lo lasciava durare, perché gli diceva di smettere per non venire subito. Ammetteva che la eccitasse la lingua di lui sui capezzoli. Poi si voltava e si faceva possedere a gambe strette da dietro, come nuova posizione. Ma quando Robi le cingeva il collo con forza col braccio per farle girare la testa e guardarla negli occhi nello spasmo supremo, ella si rifiutava denunciando un soffocamento. Certo voleva continuare a condurre lei il gioco. La prova generale per la settimana in Siberia era andata abbastanza bene. Si sarebbero rivisti solo dopo più di un mese per abbandonarsi insieme all’avventura. La Bella d’Oriente sarebbe arrivata uno o due giorni prima della data fissata per i voli e sarebbe stata ospitata da lui, aspettando la partenza. Robi il Gentile si preparava a sopportare il lungo viaggio verso occidente. Purtroppo, come gli succedeva quasi sempre, egli soffriva di una sindrome particolare: prima di ogni trasferimento impegnativo si ammalava di qualcosa. Ora gli faceva male un piede, la gotta combina52 ta con l’artrosi, e doveva imbottirsi di antidolorifici. Sarebbe riuscito a camminare? Per fortuna, le pillole facevano effetto. Soprattutto, la sua Bella d’Occidente gli annunciava: – Io parto domani a Brasilia per prendere il aereo a Manaus. Un [icona con occhiolino e cuoricino] brasileiro p[a]ra voce [brasiliano per te]. – Minha lindissima interprete, tutto pronto. Domani parto da Firenze e, se non capitano ritardi, incidenti (o guerre), arrivo a S. Paulo e poi a Manaus il 21 lunedı̀ h. 12,35. Cosa posso fare mentre ti aspetto per un giorno? Saudades de voce, dos teus olhos, de teu sorriso, de tua boca, ... Ate logo, beijos. [Mi manchi, ho nostalgia dei tuoi occhi, del tuo sorriso e della tua bocca, ... A presto, baci.] La mulatta aveva cambiata anche la piccola foto che accompagnava i suoi messaggi: ora mostrava tutti e due gli occhi sul bel sorriso mentre si faceva festeggiare e baciare dal suo cagnolino. Dopo il solito viaggio scomodo e ricco di contrattempi, arrivato nel centro dello Amazonas, non poteva che aspettare con ansia la sua Bella d’Occidente, come concordato. Nel frattempo si godeva il caldo afoso cercando un’agenzia che gli organizzasse un’altra escursione attraverso quei grandi fiumi per i primi tre giorni insieme: gli ultimi tre avendoli già prenotati. Qualche ritardo non impediva a Robi di volare fino alla terra della sua Bella. – Eu estou mais vizinho. E tu? – Io sono a Goiania. Anch’io sono più vicino. Superato un delicato disguido in aeroporto, che gli avrebbe persino potuto impedire di arrivare a destinazione, egli attraversava quell’immenso paese verso il Rio delle Amazzoni. Dall’alto, esso appariva all’inizio coltivato e solcato da grandi fiumi. Poi si vedeva il Mato Grosso con le sue verdi foreste, ma ancora squadrato dai campi lavorati sempre più invadenti e da lunghe strade rossastre. Solo ad un certo punto una zona montuosa colorava il terreno di sfumature come fosse una tigre. Finché, tagliando altri enormi fiumi, entrava in Amazonas: tutta verde, punteggiata e striata da acque ora blu cupe, ora giallastre. Il clima generava nuvole e nuvolette sempre più fitte, enormi mammelloni 53 che si aprivano a mostrare in tutte le ramificazioni ed i contrasti, tra il giallastro ed il verde cupo, l’incontro tra i due fiumi maggiori: Rio Negro e Solimões che generano il calmo e maestoso Rio delle Amazzoni. È una regione dominata dall’acqua e dalle piante, la quale ospita anche una varietà incredibile di animali. Robi sperava di poterne incontrare almeno alcuni. La Bella d’Occidente arrivava il giorno dopo, puntuale. Per farla breve, lo scopo prefisso veniva raggiunto. La foresta amazzonica appariva un paradiso. A letto, la mulatta e Robin lo completavano con soddisfazione reciproca, come amanti che oramai conoscessero bene le loro voglie e disponibilità. Tutto sommato, ciò non veniva offuscato da quanto, in modo inevitabile, accompagnava l’incanto di quella settimana meravigliosa che si era alla fine realizzata al di là delle aspettative. I viaggi, però, erano la solita schifezza. Un albergo esibiva un lusso di plastica e disinfettato in puro stile internazionale. Un altro, nella giungla, toglieva troppo il gusto della natura selvaggia attraverso ogni confort richiesto dalla classe media ricca. Un terzo, con un’elegante stile coloniale ospitava purtroppo camere senza finestre. Poco prima che i due fiumi immensi si incontrassero per diventare il Rio delle Amazzoni, la capitale dello stato era l’inferno di alti palazzi moderni, strade piene di automobili, rumori, merci, persone affannate come da qualsiasi altra parte nel mondo. Solo il mercato centrale in riva al fiume offriva attrattive coi grandi pesci squartati, le erbe, la frutta esotica, il legname lavorato in mille modi, le caratteristiche barche sudamericane a due piani adatte a solcare la rete capillare delle acque: l’unica adatta per permettere di spostarsi da quelle parti. Quanta varietà mostrava la vita nella grande foresta! Non c’era esigenza per quanto sofisticata che non potesse venir soddisfatta da una pianta appropriata particolare: mangiare, bere, curarsi qualche malattia. Da una noce, uscivano larve di lucciole saporite, commestibili sia crude che cotte. Si recideva una liana, il Sipo de agua, per far gocciolare l’acqua necessaria a dissetarsi. Per scacciare le zanzare, presenti in un numero molto inferiore a quanto minacciato, ci si spalmava di for54 miche le braccia: fatte uscire da un formicaio costruito su di un albero opportuno. Tra gli innumerevoli vegetali, Robin osservava la specie di ninfea Victoria regia, la Mucuba dai rossi frutti commestibili solo dalle tartarughe, la palma Buriti, la palma da noce Babaçu, le Castagne do Brasil (o do Parà), il mango Bacaba, la palma Açaı̀ della quale assaggiava il succo corroborante ottenuto spremendone le bacche, il frutto Caju dalla cui testa si ricavano gli anacardi, l’Urucum dal quale gli indios ricavano il colore rosso per dipingersi ed i basiliani una spezia usata in cucina, l’albero Siringero per il caucciù, il frutto Cabaça che non si mangia ma dal quale si ricavano i piatti, l’albero Goiaba, l’albero Lacri che secerne lo yodio medicinale per le ferite, il Basaradub, l’albero Pachuba dal quale si ricavano le cerbottane, l’albero coi piedi che cammina le cui formiche forniscono contro le zanzare repellenti all’odore di funghi, il Breu che secerne la colla, l’albero con le cui fibre si intrecciano corde, il Pao-rosa per i massaggi, il Carapanauba che percosso risuona fino a 3 Km permettendo di mandare messaggi, i frutti come il Jatoba (lungo e verde), le Acerola (ciliege rosse), la Goiaba (rotondo e giallastro), il Mutamba (piccolo, nero, duro, dal forte odore con la pelle dura rugosa e spinosa), il Limão (piccolo limone brasiliano) col quale si fa il cocktail Caipirinha aggiungendo la grappa di canna Cachaça, le bacche di palma Açaı̀ (piccole bacche verdi da spremere), le rosse bacche del Guaranà piccolissime come il ribes, la polpa di un grosso verde Biribà dalla buccia rugosa a punte. Da una pianta si ottiene il sapone, dalle foglie della Sipogia jialio il gusto dell’aglio. L’orchidea Cattleya, un epifita, cresce sui tronchi degli alberi. Il seme chiamato Jarina di un altro albero è talmente duro e bianco come l’avorio che si presta a venir lavorato quale il marmo. Da un albero si ottiene qualcosa dal profumo di naftalina. Dal Chiruborana si ricava il curaro che uccide i pesci, i nemici ed oggi viene usato in anestesia per le operazioni chirurgiche. Il Clove dà il chiodo di garofano, l’Amapa il latte e la magnesia per curare lo stomaco. Per il fegato si usa la liana Scala delle scimmie. Un’altra liana è talmente robusta che viene detta strangolatrice. Contro la tosse si usa l’olio Copoiba, 55 l’antimalarico viene dal Chitarana (falso caffè). Il Pao-rosa fornisce legno per le chitarre ed i violini, il suo olio uccide le larve delle zanzare, il suo profumo compone lo Chanel n. 5. Col legno durissimo dello Itauba si lastrica il ponte delle barche. Da una palma si ottiene l’essenza del sandalo. Col legno Cuore di porpora si fanno mobili ed il calcio dei fucili. Il maestoso Macucù arriva a forme gigantesche e ad altezze di 50 m, con le sue liane assai robuste si può giocare a fare Tarzan. Dalla Macacaraia si ottengono bicchieri utilizzando il mallo dei frutti come grosse ghiande. La varietà degli animali sarebbe altrettanto ricca se si facessero vedere, ma essi preferiscono acquattarsi nel folto della foresta. Bisognerebbe avere molta fortuna. Tra di essi, Robi vedeva l’uccello pescatore, detto Socho, bufali in allevamento, il famoso Bradipo, che là chiamano in modo appropriato Prigissa, l’iguana camaleonte che cambia colore per nascondersi sui rami delle piante, i pappagallini verdi, i delfini rosa d’acqua dolce, l’uccello Fago-pago, i cormorani bianchi detti Garze, insieme a tanti altri neri e rossi. Il rettile grande Jacaré non va confuso (gli manca la lingua) coi coccodrilli parenti africani e coi caimani asiatici. Sulle piante volteggiavano le piccole scimmie Macaco. Egli notava un bell’uccello giallo e nero del quale non riusciva a sapere il nome. Piccolissime ranocchiette saltavano qua e là per la foresta pluviale. Su tutto il dedalo di canali, lagune e laghi che separava i pezzi della foresta inondata dai fiumi roteavano nel cielo in cerca di cibo gli Urubù, spazzini di cadaveri e di ogni altra immondizia commestibile. Sui rami di un albero strisciavano due serpenti boa. Su un altro si muoveva un opossum. Nell’acqua nuotavano i Piranha che venivano pescati con facilità: alcuni arrostiti e mangiati, altri ributtati in acqua. Gli uccelli si mostravano più volentieri: due gufi, un pappagallo, quattro passeri Bencivı̀, una Anchorinha passero migratore, un’anatra selvatica. Sul tronco di un’albero, il ragno (un po’ velenoso) di Igapò aspettava paziente la preda senza muoversi. Tra gli alberi della giungla inondata dai fiumi rigonfi nell’arcipelago delle isole Anavilhanas, il sorgere del sole ripeteva, rinnovandone l’emozione, l’alba primigenia del mondo. 56 Come Robi, anche la Bella d’Occidente si divertiva molto a visitare quella regione della sua terra a lei ancora sconosciuta. Fotografava tutto: animali, alberi, paesaggi, se stessa. Lui non voleva lasciarsi riprendere mai, ma lei riusciva a rubarne l’immagine di soppiatto aggrappato ad una liana e davanti ad un piatto di pesce Pirarocù: l’enorme pesce del grande fiume. Per darsi un ruolo meno imbarazzante del suo mestiere, traduceva in italiano e spiegava molte caratteristiche della sua terra: il cibo, le usanze, i pregi ed i difetti che la portavano a ritornarsene via presto. Qualche volta lo faceva in modo esauriente, tal’altra in modo svogliato. Comunque le piaceva molto conversare con la gente incontrata nella sua lingua materna. Quando il suo telefono fosse collegato, si appartava spesso e si estraniava incurante della presenza altrui. Gli unici momenti di pace capitavano nella giungla quando le comunicazioni si interrompevano perché diventava irraggiungibile dai parenti, amiche ed amici. Sudata o no, faceva mille docce come se volesse purificarsi. Consapevole dei suoi doveri contrattuali, non si rifiutava al partner che la cercava tutte le sere senza stancarsene mai. Non lo fermavano i classici fastidiosi inconvenienti alimentari di stomaco e di pancia dovuti a cibi tanto diversi dai soliti, dei quali amava assaggiare i sapori per lui nuovi. Ma alla fine di un rapporto che sembrava molto gratificante per ambedue, lei si ritirava rapida lontano a dormirsene in un altro letto, lamentandosi se Robin insonne accendeva la luce per leggere. Passeggiando per la città, tutti la notavano ammirati e non solo gli uomini che ogni tanto commentavano il suo passaggio ad alta voce: un “linda” [bella] capito anche da Robin. Anche laggiù passava dunque per una bellezza non comune. All’antico Teatro Amazonas andavano a vedere e ad ascoltare una serata di danze le quali curiosamente non erano brasiliane, ma tanghi argentini. Robin si considerava fortunato che alla fine il suo progetto si fosse realizzato nel modo da lui desiderato. Quelli erano i denari che considerava meglio spesi e, del resto, era anche contento di essersene liberato in un modo tanto felice per lui. Partendosene per abbandonare la sua terra, la bella mulatta sembrava però non capirlo e scriveva al compagno dell’avventura amazzonica 57 già arrivato a casa. – Ciao, mio caro ... me scusa se il viaggio non è riuscito come voleve te. A me è piaciuto, e [è] stato un piacere la tua compagnia. – Minha bonitissima interprete e amante, è stata per me una delle settimane più belle degli ultimi anni. Ho soddisfatto il desiderio di vivere nella foresta più grande del mondo. Quanto mancava alla piena felicità me lo hai dato tu coi tuoi occhi, il tuo sorriso e l’ardore amoroso. Il resto non conta nulla: qualche stanchezza, qualche disagio, qualche seccatura. Tra poche ore ti potrò rivedere. Quando sei alla stazione di Milano centrale, scrivimi l’ora di arrivo a Firenze. Cosı̀ potrò salutarti e ripeterti tutta la mia riconoscenza per avermi sopportato tanti giorni. Alla mia, preferisco le tue foto. Me ne mandi una? Ate logo. Ciao. Beijos na boca. Robin saldava il conto (salato) con la Bella d’Occidente al bar della stazione. Non sapeva se e quando l’avrebbe rivista. Era sempre “lindissima”, ma lei si lamentava di qualche foruncolo sul viso. Acne giovanile a trent’anni? Stravizi alimentari causati dal buon cibo della sua terra? L’incubo innominabile, la malattia professionale delle persone che facevano il suo mestiere: HIV? Durante la settimana trascorsa insieme, la Bella d’Occidente si era mostrata professionale, distaccata e con poco entusiasmo. Pensava certo ad altro, ad altri. Ogni tanto, raramente, si abbandonava a confidenze sulla famiglia, il padre, la madre, le sorelle, le nipoti, le amiche, i cani, i fidanzati che le offrivano anelli costosi. Chiedeva notizie sulle vecchie storie familiari di Robin, sulle sue donne e mogli. Quando lui le aveva detto che, poiché avevano già trascorso la luna di miele, non era più necessario sposarsi, lei aveva sorriso. Ma qualcosa la preoccupava. Esagerava sempre col suo telefono, eternamente attaccato al suo orecchio riempito di messaggi e di voci lontane. Soffriva di solitudine e cercava disperatamente contatti con tutti. Mai dai suoi sguardi sfuggiva il più piccolo lampo di affetto: non si pretendeva amore, ma almeno un po’ di simpatia, via! A casa sua, la parte da puttana le pesava in misura molto maggiore. Sentiva su di sé il giudizio insopportabile degli altri. Con evidenza, la barba bianca del 58 vecchio cliente le ricordava il padre ancora vivo che aveva abbandonato la madre e lei per altre donne. Qui, nella sua terra, non le riusciva a fingere bene come altrove. Solo a letto non si faceva pregare. La sua generosa carne trionfante la guidava con sicurezza a superare ogni ostacolo, che i pregiudizi sociali sul mestiere, sulle differenze di età, di storia e di gusto estetico frapponessero, verso raggiungere i desiderati piaceri erotici. Nella sua bocca spalancata, sulle labbra abbondantemente irrorate si potevano leggere frasi silenziose inneggianti a quelle supreme estasi vitali. Nonostante tutto, l’istinto che li attraeva per farli abbracciare ed unirsi vinceva su ogni altra ragione. L’impossibile era diventato reale. La stupenda mulatta stava facendo all’amore con un insignificante vecchio signore che riusciva a risvegliarla per qualche attimo vertiginoso. Nel sesso, l’impulso profondo impiantato nella memoria atavica della loro specie animale riaffiorava dalla notte dei tempi e dominava sulle altre superficiali condizioni storiche e culturali. Dalla Bella d’Oriente, egli sarebbe riuscito ad ottenere una migliore partecipazione cosciente od almeno una recita convincente? Non solo a letto, ma anche vivendo insieme qualche giorno e godendosi le bellezze ed i cibi della Siberia? Era quindi venuto il momento di riscaldare il rapporto con la Bella d’Oriente. Urgeva preparare bene la vacanza con lei sul lago Baikal. –ΠρiBeT Moaia KρaCiBaia ΠeρeBodciza [Ciao mia bella traduttrice], sto cercando un hotel nel centro storico di Irkutsk per dormire il 25 agosto quando arriveremo noi. Il giorno dopo prenderemo l’aliscafo e ci sposteremo a Ust Barguzin. Credo convenga prenotare l’albergo. Dalla mia guida turistica su Irkutsk, ne vedo due vicini al fiume: hotel Victoria oppure hotel Gornyak. Vuoi cercare in rete anche tu gli alberghi a Irkutsk per scegliere uno che ti piaccia? Ne prenotiamo uno ora? Quando torni a Firenze? Noi partiamo il 24 agosto: devi venire a Firenze non più tardi del 23. Ia πo Tebe CKYcaio, πozelYio [Mi manchi, bacio]. Dopo due giorni, la tartara rispondeva. – LiuboB MOia sTO ..., sTO MOi HoBii HoMeρ [Di questa mia 59 amata ..., questo è il mio nuovo numero] – Mia amata ..., hai letto il messaggio che ti ho mandato al vecchio numero? Io mi sto preparando al nostro viaggio sul lago Baikal. E tu? Quando ritorni a Firenze? Zelyio [bacio]. Ora scriveva in spagnolo. – Llegare un dia antes de nuestro viaje ... bss [Arrivo un giorno prima del nostro viaggio]. – Allora ti aspetto a casa il 23. A che ora arriverai? Vuoi che prenoti un hotel a Irkutsk da qui per il 25? Oppure lo cercheremo quando saremo là? – Mejor prenotar antes, para luego no buscar. [Meglio prenotare prima che non cercare dopo] – Va bene. Fammi sapere l’ora di arrivo a Firenze quando la saprai. Πoka πoka Bacio ardente. – OK. Πoka πoka TBOia Taρtaρa. [Ciao, ciao, la tua tartara]. Quel curioso dialogo, mezzo in italiano e mezzo in spagnolo condito dal russo, con la Bella d’Oriente avvicinava Robi il Gentile alla meta desiderata. Per il momento, si procedeva per il meglio. Ma imprevisti, voltafaccia improvvisi dell’ultima ora, scioperi aerei, visti, noie poliziesche, guerre locali o mondiali erano sempre possibili. – LiuboBHiza Moia AlbiHa, ia bρoHiρoBal. 25 aBΓyCT y IρkytCk, Mi bydeM CΠat y Otel Victoria. ICΠρaBlial Moi Oscibki. Zelyio. [Mia amante Albina, ho prenotato. Il 25 agosto ad Irkutsk, noi dormiremo all’hotel Victoria. Correggimi gli errori. Baci]. – Molodez [bravo] Poi correggeva il russo sgangherato. – Mi bydeM HoceBat B Otele Victoria. [Noi pernotteremo all’hotel Victoria]. Moia liuboBHiza AlbiHa, ia sabρoHiρoBal Ha 25 aBΓyCta B IρKyTCke [Mia amante Albina, ho prenotato per il 25 agosto a Irkutsk]. – CΠaCibo, TBoia Φoto? [Grazie, una tua foto?] – Da ColHze [Sı̀ sole] – “Sı̀, sole”? Non capisco. Che vuol dire? – Ti, Moe ColHze ... [Tu, mio sole] 60 – Ti, Moia LyHa ... laCkaio Tebia ... ρasoΓρeBaio Tebia ... φoto, φoto [Tu, mia luna, ti accarezzo, ti riscaldo,.. una foto, una foto]. Ora il dialogo a distanza si faceva sempre più serrato e si incendiava. Arrivavano le foto. Il desiderio di Robin di rivedere la Bella d’Oriente aumentava ad ogni immagine. Nella prima si vedeva solo il reggiseno col volto coperto dalla custodia del telefono che riproduceva un teschio. – Mua, mua. – Muy guapa [molto bella], e i tuoi begli occhi? Arrivava un’altra immagine cogli occhi tagliati orientali. – Sempre meglio, mancano pochi giorni al tuo ritorno. Ora si vedeva una fotografia a corpo intero col volto. – Ti preferisco tutta intera. Infine si mostrava provocante nelle sue forme flessuose in intimi neri e labbra rosse. – Mi dispiace che tu non sia qui nella mia dacia. Aspetterò. – Aaaaa. Io che vuolla di andare a la tua dacia. – “Che voglia ho io di venire nella tua dacia”. Ach’io ho voglia di vederti, molto desiderio. Decidi tu. – Sı̀, Amore. Ripreso, dopo l’interruzione di un mese, il rapporto con piccola bella tartara era diventato rovente. Con essa, la vacanza su lago Baikal si preparava sotto i migliori auspici. Quale sarebbe stato l’effetto della sua terra originaria su di lei? Si sarebbe rabbuiata come l’altra? Oppure avrebbe accettato come presentabile quella barba bianca? La Bella d’Occidente cambiava la sua icona-simbolo sul telefono: dal grande Rio Negro a lei stessa che abbracciava, ridendo, un cagnolino festoso. Se l’era forse appena procurato? – Oi Luceleia, dopo il Rio Negro, ti sei regalata un cane? Che bel sorriso! Saudade, tchiao. Alla Bella d’Oriente, Robi chiedeva invece notizie. – ΠpiBeT moia LiobBb, B Kotopom cacy Ti ΠpibiBaescb K Moi DomiKy y Firenze B Cybboty 23? Tboi ... [Ciao amore mio, a che ora arrivi nella mia casetta di Firenze il sabato 23? Il tuo ...] 61 Ma la piccola tartara lo anticipava e gli annunciava che sarebbe tornata prima. Lo tempestava addirittura di telefonate normali da lontanissimo. Aveva bisogno di soldi per pagare, diceva lei, il mutuo della casa. Purtroppo stava succedendo quanto Robi temeva perché i suoi risparmi non arrivavano più a quanto preteso subito da costei per partire con lui. Le offriva di meno ed il resto al ritorno. Per telefono, iniziava una ignobile trattativa da strada che non si concludeva. Del resto il povero Robin non voleva farsi truffare pagando con generosità una compagnia che non avrebbe goduto affatto. Certo non si poteva fidare e pensava, in cambio del ricco anticipo, di farsi consegnare il passaporto russo a garanzia. Oppure glielo avrebbe dato solo nell’albergo di Irkutsk. Dopo l’accordo iniziale che aveva fatto organizzare il viaggio, le circostanze erano cambiate e la Bella d’Oriente non si sentiva vincolata ad esso. I suoi interessi reali erano altri. Forse pensava di guadagnare in una settimana, vendendosi ai vari clienti, maggiormente che accompagnandosi con lui solo. Pesava anche, come ripeteva, che non volesse tornare in Russia. Cosa mai avrebbe combinato di male a casa sua? Sbarcando, l’avrebbero forse arrestata? Certo non si sarebbe divertita a passare da puttana in patria. Nemo scortum in patria [nessuna è puttana in patria], meglio di Nemo propheta in patria: le cortigiane ed i profeti condividono lo stesso destino. Il ruolo di interprete e segretaria evidentemente non le sembrava sufficiente come copertura di convenienza. Dopo aver coltivato per qualche mese una speranza, con tristezza ed altrettanta fermezza, Robin si doveva preparare ad un confronto faccia a faccia difficile. Come gli era capitato tante altre volte, lui era disposto a viaggiare per visitare la Siberia da solo od a procurarsi una improbabile altra sostituta di scorta. Lei invece avrebbe rinunciato volentieri, se non alla sua compagnia, almeno ad un guadagno meno faticoso del doversi - erano parole sue - spogliare, aprire le gambe e rivestire innumerevoli volte per poche centinaia di euro? Gli aveva scritto comunque sempre, persino ora, le solite frasi. – Ciao Amore. Ciao Amore, dove sei? Arrivo il 21 [agosto].... Amore, non puoi parlare? 62 Era di sicuro la recita di una parte alla quale nessuno aveva mai creduto. Infatti, alla prima difficoltà, quel tanto proclamato ‘Amore’ si rivelava per quello che era, una parola convenzionale. Essa si dissolveva in affari meglio renditizi. Robi continuava a comportarsi da persona Gentile, ma restava pronto a tutto e si aspettava ogni delusione dalle escort, come ne aveva ricevute a iosa anche dalle signore cosiddette per bene. Recuperare, in piacevole compagnia, la vacanza sul lago Baikal sarebbe stato difficile. Cominciava a pensare di essersi ingannato sulle differenze tra le sue due Belle. Come temeva, la Bella d’Oriente si rifiutava di prestargli qualcosa (il passaporto) in cambio dell’anticipo. E si sottraeva quindi all’impegno preso in precedenza: perché mancherebbe -sosteneva- la fiducia reciproca. Pretendeva soldi, soldi, soldi in cambio della fede in quanto avrebbe mantenuto. Ma già altre volte aveva mancato le promesse, cambiando decisione all’ultimo momento. Robin non le credeva e non voleva rischiare il danno oltre che la beffa. Le mandava un ultimo messaggio. – Tu 1500. Io? Solo tuo passaporto fino a Irkutsk. Io? Comprati biglietti? Tu? Pensaci! Da ili Het [Sı̀ o no]? Altrimenti addio. Al congedo, che suonava definitivo, la piccola tartara non si degnava neanche di rispondere. Con molta difficoltà, Robin cercava di sostituirla con un’altra disponibile all’ultimo momento per quel viaggio. L’unica che accettava, forse per ora, era una russa autentica: bionda con gli occhi verdi. Si dovevano vedere in serata per conoscersi ed arrivare ad una decisione. Lui comunque sarebbe partito in ogni caso: in bella compagnia oppure da solo. Dunque delle due, la peggiore e la meno gentile si era rivelata alla fine proprio quella che si dava le arie ed il tono di essere meno puttana, col suo computer ed il suo gioco in Borsa valori. Ella infatti delle signore per bene aveva assunto gli atteggiamenti più comuni. Non si mostrava forse molto ipocrita quando nascondeva i propri interessi dietro le paroline affettuose che inviava spesso? Credeva allora di abbindolare Robin quando lo chiamava o lo sollecitava mostrandogli foto provocanti del suo corpo? Con quei mezzi, era chiaro che avrebbe voluto domi63 narlo, come comandava alla povera cagnetta, la quale le surrogava un figlio. Con la fiera, indipendente, nervosa Bella d’Oriente, Robin non era neanche riuscito a vivere più di un giorno in campagna. Chissà i problemi che sarebbero sorti dovendo stare insieme per una settimana piena! Ma era un’esperienza che egli cercava ed avrebbe fatto volentieri, nonostante i rischi. Aveva fallito. Dove aveva sbagliato? Avrebbe dovuto mostrarsi remissivo, dipendente dal di lei sesso e succube, invece che solo gentile? Tuttavia, né gli piaceva farsi comandare, né farsi imbrogliare. Non si fidava di nessuno, dopo tanti anni di esperienze sgradevoli: soprattutto quando si trattasse di affari. Se comperava qualcosa con denaro sonante, egli pretendeva che la merce fosse quella della qualità desiderata. Altrimenti si arrabbiava e reagiva con decisione. Con tutto quel suo chiedere e concentrarsi nei fatti ai soldi, la Bella d’Oriente si era ridotta tale e quindi cosı̀ meritava di venir trattata. Molto più simpatica, ora che era ritornata in Europa, si rivelava la Bella d’Occidente. Gli inviava una bella immagine dove si potevano vedere finalmente ambedue i suoi occhi neri espressivi. – Che grande piacere poterti guardare nel profondo dei tuoi begli occhi. Beijos. – Ciao carissimo!!! Grazie dei complimenti. Come stai? Io ero a Spagna e sono tornata due giorni fa ... – Promettimi che se vieni a Firenze mi avverti prima. – Certo che siii. Promesso. – A settembre dovrei esserci. Robi era curioso di sapere come si sarebbe comportata verso la sua barba bianca la nuova, giovane e snella partner russa. Lo avrebbe accettato come compagno di viaggio nella sua terra? Dalla parte nella commedia (speriamo) recitata dalla Bella d’Oriente, ora si passava al ruolo da farsa decisamente popolare interpretata dall’ultima tappabuchi dell’Est Europa. Il giro di escort russe ne inviava una molto diversa da quella esaltata nelle fotografie in rete: sovrappeso, col volto foruncoloso, gli occhi azzurri invece che verdi. Il solito inganno, che saltava sempre fuori prima o poi, ora si era fatto ancor meglio visibile, con l’evidente 64 contraffazione dell’aspetto fisico, e più ‘pesante’ attraverso trucchi video da film di categoria B. Dunque Robi era saltato dalla padella nella brace ardente. Ma lui lo accettava con filosofia non avendo altra scelta. Il volto paffuto nella realtà veniva ravvivato a malapena dallo sguardo nordico chiaro e dai capelli biondi. Ella dipendeva con evidenza dall’agenzia di escort perché non era autorizzata a trattare e gli accordi sarebbero stati presi per telefono ed SMS coi suoi sedicenti ‘manager’: la parola inglese moderna per il vecchio protettore e la cara classica maitresse. La ragazza, di lingua materna russa, si esprimeva in inglese verso il cliente che trattava in modo professionale, cortese, ma molto distaccato. Apprezzava il vino (meno male) e si entusiasmava solo quando le venisse mostrata la canzone “Trepak” di Mussorgski nel suo testo originale. La leggeva divertita ad alta voce con un accento impeccabile di San Pietroburgo. Non era mai stata sul lago Baikal e sembrava vagamente interessata al viaggio nuovo per lei. Aveva attraversato invece l’Europa fino alla Francia, ma agli abitanti di questo paese preferiva gli italiani che glorificava variamente. E verso Robi, il bianco vecchietto apparso d’improvviso nella sua vita, come si atteggiava? Non faceva domande personali di nessun genere: niente su età, moglie, figli e professione. A parte la mole un po’ lenta ed appesantita da carni sovrabbondanti, a letto si dedicava subito sorprendentemente ai punti più sensibili del cliente che cominciava tutto sommato a godersela in questa attività principale. Si metteva senza fiatare nelle posizioni richieste e piano piano mostrava di eccitarsi persino lei. Non ne era ostacolo né la di lui vecchiaia, né il di lei grasso. Si lasciava toccare e manipolare dappertutto, tranne che dietro dove non gradiva. Nella posizione da seduti intrecciati faccia a faccia, mentre lui la guardava fissa negli occhi tenuti spesso serrati, la conclusione arrivava spingendo ambedue gagliardi a tutta forza nell’estasi erotica. Non era andata troppo male, nonostante le premesse ingannevoli. Le probabilità che i due viaggiassero insieme verso nord e l’oriente siberiano aumentavano non poco con l’accordo sul prezzo per l’accompagnatrice. Ma restava l’ultima incertezza se la nuova Bella del 65 Nord avrebbe potuto usare il biglietto intestato alla Bella d’Oriente precedente. Bastava cambiare il nome relativo. Ma sarebbe stato consentito? Se no, Robin avrebbe dovuto viaggiare da solo e gli ultimi tentativi si sarebbero rivelati del tutto inutili. Il problema sarebbe stato risolto all’aeroporto? Purtroppo, il tentativo di surrogare la Bella d’Oriente falliva in pieno perché il biglietto a suo nome non veniva trasferito alla nuova ultima escort. Cosı̀ Robi il Gentile sarebbe stato in Siberia una settimana da solo. Avrebbe forse potuto trovare compagnia laggiù? Il viaggio era la solita sequenza di ritardi, contrattempi, disorganizzazione ed aerei puzzolenti. Curiosamente, quello per Mosca era pieno di cinesi. Col passeggero di Hong Kong che gli sedeva accanto, intavolava una discussione sulle scienze della Cina. Ma, stavolta, andava fin peggio del solito: perché gli perdevano la valigia. Allora, a Irkutsk, indossava ancora i vestiti portati nel viaggio e rischiava di visitare il lago senza costume da bagno, senza maschera e senza scarponcini per camminare nei boschi. L’alberghetto invece era carino e ben curato. La ragazza alla reception si impegnava molto per realizzare i desideri dell’ospite, ma purtroppo egli doveva mutare il programma iniziale. Come temeva, la stagione estiva era appena terminata e gli aliscafi non solcavano più rapidi quelle acque dolci. Quindi, invece che attraversare l’enorme lago arrivando a Ust-Barguzin, doveva ripiegare su una destinazione raggiungibile via terra e con un breve traghetto: l’isola di Olkhon. Finalmente passeggiava per vedere Irkutsk. Gli piaceva abbastanza, pur essendo una città relativamente grande col suo traffico: niente alti palazzi, solo quelli in stile ministeriale sovietico. Tra di essi, distribuite in modo discreto, affioravano ogni tanto antiche case in legno tutte lavorate a trine e merletti molto graziose. Sono state ben conservate, con la medesima cura con cui altrove si trattano le facciate delle chiese in pietra e marmo. Fiori molto colorati allietavano i giardini; alcuni avevano aspetti strani, come una specie di cavolo col centro viola. Era il rigoglio di quell’estate nordica, simile alla nostra primavera. Robi visitava una chiesa ortodossa particolarmente ben tenuta in una città che, però, della ri66 voluzione russa conserva ancora i nomi delle due vie principali: Marx e Lenin. Sul lungo fiume, l’Angara unico emissario del lago Baikal, che regalava alla città gli stessi 20o gradi di alcune regioni italiane, se non di più fino a 27o , passeggiavano ragazze vestite succinte come nel resto del mondo. Una coppietta di innamorati riusciva a nascondersi nella vegetazione acquatica o nel bosco di betulle. Le belle gambe scoperte di una ragazza fissa al telefono, seduta da sola nel parco cittadino, tentavano Robin, ma non riuscivano a vincere la sua timidezza. Poi gli capitava un episodio sgradevole. Fermo ad un semaforo, si sentiva urtare forte da dietro. All’ubriaco barcollante, chiedeva se capisse l’inglese. Invece, di rimando, lo sconosciuto lo raggiungeva con un vero e proprio pugno poco dopo sulla schiena e lo guardava con odio. Causa la lingua e la propaganda di Putin, doveva averlo scambiato per uno dei nemici attuali della sua patria russa. Del resto, anche la Bella d’Oriente amava il nuovo ultimo zar, che molti russi si erano meritati, ed odiava il rivali del Nuovo mondo. In attesa di partire per l’isola sul Baikal, visitava i musei storici trovati aperti (non tutti). Erano abbastanza interessanti nel loro succedersi di periodi differenti, con le popolazioni locali asiatiche (tra tutte i Buriati con le fattezze mongole), i russi degli zar, i rivoluzionari, i post ..., gli esploratori, i naturalisti, i tecnici, i mercanti, i soldati di tutte le varie guerre ... Si dispiaceva di trovare chiuso il museo del tè, la bevanda nazionale russa. I vestiti delle signore russe d’un tempo, soprattutto ottocenteschi, in singolare contrasto, addobbavano manichini con le fattezze delle modelle contemporanee. I canoni estetici erano cambiati; il volto da rivista d’oggi strideva sulle trine e sulle gonne delle sue trisavole. Guidano tenendo la destra della strada, come nell’Europa continentale, eppure si notano anche spesso automobili col volante a destra. Per la strada, scorreva una grande varietà di persone. La vicina Mongolia sottostante si fa sentire. Mescolarsi diventa facile. In un supermercato, Robi notava una piccola orientale resa particolarmente bella dal contrasto tra i capelli nerissimi e gli occhi obliqui di un verde chiaro. La accompagnava un aitante giovane biondo ed alto. Il viaggia67 tore era tentato di guardarla con insistenza, ma non osava farlo troppo fissamente per non molestarla. La regione Nord-occidentale del Baikal si mostrava più stepposa che boscosa. Si notava un maggior numero di vacche che di pecore. I tipi prevalenti di piante sono le conifere (pini siberiani) e le onnipresenti betulle. L’acqua del lago è dolce, cristallina, azzurra, di una trasparenza ormai da far invidia al Mediterraneo. La costa Nord-occidentale dell’isola è alta. Vicino al porto del paesino, due isolotti rocciosi piramidali attaccati a terra, tra le varie spiagge e spiaggette, rendono vario e suggestivo il panorama che appare più marino che lacustre. Dunque egli si lasciva trasportare a scattare alcune delle sue men che rare fotografie. La sera precedente, in città, era stato costretto ad ascoltare canzoni italiane correnti, ora al ristorante il repertorio popolare restava russo. Per evitare imbarazzanti ricadute nei soliti luoghi comuni, alla domanda, evitava di rivelare la sua provenienza. Abitata dalla minoranza dei Buriati mongoli, la regione è punteggiata dagli appuntiti pali-totem coi loro festoni colorati svolazzanti al vento, che non manca mai. Nel tipico sincretismo sciamanico-buddista-lamaista-tibetano dei mongoli, l’azzurro allude al cielo, il giallo al Tibet ed il bianco alla felicità. Al momento i pesci del Baikal restavano invisibili, come la varietà bianca delle nerpa (foche) siberiane. Soltanto volavano attorno uccelli acquatici come varietà di gabbiani. Comunque gustava, nel piatto al ristorante, un suo pesce di nome OMYl Sotto le raffiche di un vento freddo del Nord, Robi navigava sul lago a bordo di una barca a motore per turisti. Si sarebbe veleggiato invece benissimo, ma vele non se ne vedeva nessuna. Il sole caldo dell’altezza, intorno ai 450 m. sul livello del mare, non sempre riusciva a vincere i brividi provati nonostante il giaccone invernale. Si fermavano ad una isoletta con una stupa tipica tibetana. La signora russa che faceva da guida raccontava di continuo senza sosta sugli sciamani, i tibetani e le energie cosmiche con tutto il relativo armamentario di credenze. Per fortuna, era visibilmente l’unico non russo. Il dialogo si sarebbe fatto difficile se non si fosse offerto con gentilezza insperata una persona in tuta mimetica che conosceva l’italiano. Robi esibiva la sua esperien68 za da marinaio, potendo in tal modo integrarsi meglio nel gruppo e scherzare un po’. Attraversavano il braccio stretto del lago, tra l’isola e la costa, per raggiungere nel bosco una iCTOchHiK fonte, dopo breve salita, anch’essa dotata dei suoi bravi poteri salutiferi e salvifici miracolosi. Alla domanda, il bosco diventava di COCHA pini siberiani. Raccoglieva un’erba profumata, che credeva usata per cucinare il celebre borsch, ma che invece si rivelava per ΠOliHb assenzio. Per la famosa zuppa rossa russa, usano invece il YKPOΠ, l’aneto. Col terribile nazionalista russo para fascista ed amante di Stalin, che era stato in Italia, la sera mangiava dolci e beveva tè. Comunque imparava particolari sulla di lui patria. Cantava canzoni cosacche nostalgiche. Nel CaΦe dell’isola, sedevano accanto una madre ed un figlio che erano partiti (scappati?) dalla parte a maggioranza russa dell’Ukraina: causa la guerra in atto. Nonostante la pioggia cessata da poco, si faceva riscaldare una bAHiA sauna russa e poi si gettava immediatamente nelle freddine acque del Baikal, più volte ad ogni sudata. Nel pomeriggio, si inoltrava finalmente nella grande foresta di pini, nonostante il nazionalista sfegatato e nostalgico dei dittatori storici lo avesse messo in guardia contro i lupi ed i serpenti, ma niente orsi là. Purtroppo, pur allontanandosi un po’ dal paesello, gli unici animali incontrati erano alcuni uccelli ed uccellini svolazzanti rapidi sulla testa. La foresta era facile da attraversare ed in essa sarebbe stato facile perdersi, essendo gli alberi tutti simili. Pur tuttavia, nel grande numero di esemplari che sembravano uguali, alcuni assumevano le forme più strane, degne di fotografie. Fino ad uno o due metri di altezza crescono regolari, poi a secondo del luogo e della distanza dalle altre piante possono assumere forme bizzarre: pino siberiano stroncato a quattro metri di altezza con, solo da un lato, un ramo contorto che alloggiava un nido, oppure pino siberiano flessibile e sottile piegato a forma di arco perfetto con in cima un ciuffetto di aghi che toccavano terra. Crescendo, i rami di tali conifere si contorcono in modo irregolare e non raramente si sviluppano solo da un lato. Ci si chiede il perché. Per la concorrenza di altre piante troppo vicine? Tanto la giungla amazzonica appare fitta ed intricata, quanto il bosco siberiano è rado e praticabile. Tanto la 69 prima offre una grande varietà, quanto il secondo è monotono. Finalmente, al capo Nord dell’isola chiamato XObOi [dente], dopo un breve secondo bagno nel lago, Robi incontrava una HEPΠA [foca]: purtroppo uccisa da un bracconiere e scuoiata. Nella steppa lungo la strada, osservava anche un paio di piccoli roditori che venivano chiamati CYPOK oppure EBPAscKA [marmotte, lontre?] Come ci si poteva aspettare, ma ancora non era successo, nella steppa brucavano una mandria di cavalli ed un gregge di pecore. Poche tuttavia in proporzione alle mucche. La costa frastagliata a picco sul lago, formata da grandi rocce erose dai venti, offriva un panorama imponente ed impressionante di selvaggia bellezza. Era, però, un po’ sciupato dai soliti festoni di stoffe e nastri colorati legati dappertutto sulle punte di alberi, di pali, di rocce, secondo quelle religioni sciamaniche, lamaiste e buriate. Verso oriente, dall’altra parte del lago, si osservava Ust-Barguzin: la meta iniziale scelta che egli non aveva potuto raggiungere perché il servizio di aliscafi era cessato una settimana prima. Robi poteva ora ritornarsene alla sua amata casa tranquilla. Anche se non si era divertito un granché a viaggiare da solo, avendo sperato nella compagnia e nell’aiuto della Bella d’Oriente per la lingua, e gli avevano per giunta perso la valigia restituedogliela inutile solo all’ultimo nel giorno del ritorno, si era tolta una bella soddisfazione. Aveva visto di persona un’altra delle foreste più grandi del mondo: quella siberiana attorno ad un lago splendido per i suoi scorci e scenari indimenticabili. Poteva ora mettere a confronto il proprio boschetto di pini marittimi e di Aleppo ammalati con le steppe e le distese di pini rossi siberiani, resi contorti dal luogo e dai venti. Certo, se la piccola infida e scaltra tartara non gliene avesse dato un pretesto, non ci sarebbe mai venuto. Ed ora poteva riposarsi alcuni mesi prima che gli fosse tornata la voglia di intraprendere un’altra impresa simile. Doveva innanzitutto trovare e scegliere la compagna adatta. Le due Belle d’Oriente e d’Occidente lo avevano all’inizio accontentato e lui non abbisognava d’altro. Ma la puttanella orientale l’aveva ingannato e deluso. Ora dunque sentiva l’esigenza di trovarne un’altra colla quale 70 accordarsi per gradi: il letto, la cena, un giorno in campagna, prima di proporre un grande viaggio. Si sentiva dubbioso se tentarne un secondo con la Bella d’Occidente, lontano all’altro capo del mondo. Cercava certo quelle garanzie che la bella mulatta, forse, gli avrebbe concesso. Ora aspettava che ritornasse a Firenze, per rivederla come gli aveva promesso. E, nell’attesa, poteva esplorare il mercato in direzioni sempre più esotiche, nere e gialle. Chissà cosa avrebbe trovato in offerta. Nel frattempo, la Bella del Nord, che non aveva potuto portarsi dietro in Siberia a causa del biglietto immodificabile, gli scriveva. – How R U? I miss you. [Come stai, mi manchi] Lui le rispondeva con gentilezza. – Unlucky, you are not here. [Sfortunatamente non sei qui] Ma non gli era piaciuta molto. E l’aveva accettata solo perché con passaporto russo in mancanza di meglio. Comunque il capitolo russosiberiano stava per chiudersi e Robi preferiva il sole mediterraneo ed i mari caldi. La Bella, si fa per dire, del Nord insisteva. – Next trip I can be with U. [Il prossimo viaggio posso stare con te] – My next trip will be ... to rest at home. [Il mio prossimo viaggio sarà starmene a casa] – What U want to see at next trip? [Cosa vuoi vedere il prossimo viaggio?] – The pine-trees and the cupress around my house. [I pini ed i cipressi attorno a casa mia] – Very nice. [Molto bene] Forse aveva capito che al momento non aveva nessuna voglia di rimettersi in viaggio. Avrebbe infatti chiesto alle prossime ragazze impegni molto più modesti per saggiare il terreno ed il resto onde trovare la Bella adatta ad imprese maggiori. Ma sapeva ormai che non sarebbe stato facile. Come doveva comportarsi per non lasciarsi ingannare? Aveva fatto esperienza che, tra il momento della prenotazione e quello dell’imbarco sull’aereo, si apriva troppo spazio adatto ad ogni genere di imbrogli, ripensamenti, richieste, ripicche, dinieghi. Come vincolare la 71 escort di turno a venire con lui anche se ne aveva poca voglia? L’unico sistema sicuro era, naturalmente, il denaro. Il ritorno ad Irkutsk si svolgeva senza storia: solo qualche mandria di cavalli in più e pochi altri greggi di pecore. Non si trovano sull’isola, ma attorno al lago lungo la strada non mancano naturalmente anche i classici boschi bianchi di bEPËsA betulle, alternate ai rossi pini siberiani. Allora, la bandiera russa stratificata bianca, blu e rossa potrebbe significare betulle e pini sotto il cielo. Ai bordi della strada, vendono funghi in gran copia. Li mangiano, oppure ne fanno decotti prodigiosi? Una ragazza basca, che stava girando il mondo, sosteneva che chi si immerge nelle fredde acque del Baikal ringiovanisce di cinque anni. Verrebbe quasi voglia di rispondere all’infida tartara, nel caso impossibile che osasse farsi viva: – Io ringiovanito di cinque anni, tu invecchiata a quarantacinque. Ora possiamo sposarci. A Irkutsk, il Museo del tè mostra che per la città passava il commercio dalla Cina delle foglie per la bevanda, sulla via di Mosca. Là, esso veniva trattato e confezionato per essere venduto. La grande varietà di scatole e scatolette, barattoli in carta, legno e metallo, per tutte le borse, di ogni misura e forma, faceva riportare alla memoria una satirica “Semeiotica dei contenitori da tè nel Nord-Est cinese”. Pensata al tempo lontano 1978 del primo viaggio in Cina, quella ricerca troverebbe qui materiale adatto per svilupparsi in un saggio vero e proprio. Sul fiume Angara, si osservavano giochi d’acqua luminosi. Si continuavano ad incontrare bellissime donne asiatiche mescolate ai tipi russi. Quanto sono stupidi i nazionalisti che vorrebbero impedirne gli incroci. I peggiori cercavano ancora la classica Verità: la celebre ΠPABdA del giornale ufficiale. Dai tempi di Stalin e Breznev, il mito della verità colpisce ancora a sangue il povero sofferente popolo russo. Invocava la verità, cioè le sue falsità, il nazionalista in tuta mimetica, in vacanza di addestramento selvaggio sul Baikal. La pretendeva Putin che non ride mai. Tra i canali della televisione russa, non se ne trovano di esteri; come se si avesse paura di turbare l’anima russa con altre diverse verità. Ma allora Robi se ne tornava volentieri a casa, sperando che questo viaggio 72 fosse migliore dell’andata. La Bella d’Occidente rinnovava ancora una volta la sua icona telefonica. Cercava quindi di riagganciarlo? Ma Robi il Gentile desiderava ora rimpiazzare l’infida tartara con altre Belle esotiche. Purtroppo le cinesi non si prestavano a visitarlo in casa. Cercava allora quelle nere come la notte. Ma neanche loro accettavano di venire a trovarlo nella sua abitazione. Curiosamente, un’altra russa corvina con gli occhi azzurri sembrava all’inizio disposta a spostarsi, ma si tirava indietro all’ultimo momento. Come fidarsi allora delle russe? Finché una mulatta brasiliana trentenne arrivava finalmente a casa per consolarlo. Cosı̀ il Gentile ricominciava con lei per gradi un immaginario cammino di corteggiamento all’inverso: il letto, la cena, il concerto, la campagna e forse il viaggio lontano. La seconda Bella d’Occidente si lasciava baciare finalmente per bene nella bocca. Con grande godimento del partner, abbondava nei preliminari e chiedeva di stare sotto per ricavarne anche lei piacere. Sarebbe stata più compiacente delle altre? Amava il vino rosso e raccontava di origini italo-brasiliane. Di forme abbondanti, le piaceva mangiare, ma avrebbe dovuto riguardarsi per non ingrassare ancora. Forse avrebbe accettato un invito a cena. Alla prima Bella d’Occidente Robi scriveva: – Ancora un’altra foto nuova, sempre bella. Quando mi farai vedere più da vicino i tuoi occhi ed il tuo sorriso? Ma, invece di spostarsi e di venirgli in casa, ella continuava a rinnovare con un’altra foto l’icona del telefono: ora era appoggiata con le sue lunghe gambe all’auto in riva al mare. Dopo la costosa avventura con lei in Amazzonia, Robi non aveva voglia di invitarla subito e preferiva corteggiare l’altra Bella d’Occidente. Quest’ultima mulatta avrebbe accettato l’invito a cena? Infine la nuova Bella ci veniva: arrivava da Robi, che le imbandiva una grande gustosa, fresca del Mediterraneo, orata al forno cotta alla perfezione. Lei la assaporava lentamente, perché si era fatta mettere un anello allo stomaco per non ingrassare. Sotto il suo sguardo carezzevole ed ammirato, gli si abbandonava fiduciosa rivelandogli le vicende principali della sua vita. In città, contava fratelli, sorelle e nipoti. Ad una di loro, aveva al momento lasciato 73 in custodia il figlio piccolo di qualche anno, che andava all’asilo. Da molto non tornava al paese di nascita, abbandonato da molti anni, ed infatti parlava bene l’italiano, anche se scrivendo si dimenticava qualche doppia consonante. Beveva con piacere il vino bianco adatto ed intingeva golosamente nel sugo della teglia il pane ed i bocconi del pesce pulito dall’ospite. Causa un incidente in motorino, gli anni passati aveva attraversato un periodo difficile ingrassando orribilmente; si era ripresa da poco perdendo trenta chili. Ora, divisa dal marito, era singola. Sembrava sincera. Poteva crederle? Le confidenze le venivano spontanee; i due conversavano fiduciosi a loro agio senza imbarazzo alcuno, nonostante le grandi differenze in età, nelle storie di vita e nelle esperienze o nella loro professione. Dopo averla guardata a lungo parlare, pieno di desiderio, lui si alzava da tavola e la abbracciava mordicchiandola delicatamente sul collo. Lei allora rabbrividiva tutta rivelandosi anch’essa eccitata e pronta ai giochi erotici. Rapidamente, si ritrovavano a letto dove si lasciava volentieri spogliare, baciare nel profondo e carezzare il corpo. Diceva: – Prima tu mi fai tutto quello che vuoi. Poi ti lasci fare quanto desidero io. – Sı̀, dolcezza. Lui le stava sopra offrendole il sesso scarlatto che lei irrorava di un dolce succo alla fragola e strofinava tra le mammelle. Poi glielo metteva in bocca, mentre con la mano le accarezzava ed apriva il tempio delle gioie amorose. Addolcito anche questo alla fragola, iniziavano un boccasesso, prima con lei sotto e lui sopra, e poi capovolti lui sotto e lei sopra. Lui le chiedeva che i preliminari durassero il più a lungo possibile. Lei rispondeva: – Prima vengo io e poi tu. – Va bene. Continuava a leccarla ed a succhiarla con grande impegno sentendola bagnata sempre di più. Mentre lei faceva altrettanto lasciandoglielo però dritto e duro. Andavano avanti molto a lungo, minuto dopo minuto, senza fermarsi. Lei sembrava non saziarsi mai, instancabile, mostrando una potenza sessuale leggendaria che avrebbe potuto farla 74 godere mille volte senza chiudersi mai. Lui dunque poi da sopra le spalancava le cosce e la guardava vibrare mentre si titillava il monte di Venere con le dita. Anche Robi continuava senza stancarsi ad accarezzarla su i seni e dentro il sesso spalancato, finché la penetrava e spingendoglielo dentro al massimo, guardandola in faccia negli occhi chiusi, raggiungeva anche lui l’estasi finale. Appagati entrambi, se ne restavano abbracciati e felici, stretti stretti. Con la sua bella pelle, liscia ed ambrata, lei lo avvolgeva protettiva. Guancia a guancia con lui, senza neanche una ruga, dal volto disteso, dalle labbra schiuse sui denti scintillanti, dagli occhi neri, sereni e calmi che lo guardavano, senza la solita insopportabile fretta a scapparsene via, arrivavano parole e confidenze sempre più intime. Spontanea, a suo agio, mentre parlava, gli accarezzava i capelli e la barba bianca senza imbarazzo. Come vecchi amici? Come vecchi amanti? Od almeno come ad un cliente affezionato? Oppure era molto più brava delle altre nel recitare la parte di una navigata cortigiana attenta ad assecondare la fonte del guadagno? Non sembrava tale; si comportava piuttosto da ragazza ingenua. Si sarebbe visto col tempo. Al momento, lodava i bei denti di Robi il Gentile ed addirittura i suoi capelli. Figurarsi! Erano bianchi e gliene erano rimasti pochi assai. Lei gli raccontava del figlio e della famiglia, lui della figlia che gli era stata sottratta dalla madre per sposarsi col fidanzato ufficiale. Lei commentava: – Ha la mia età. Lui le chiedeva se poteva corteggiarla un poco, ogni tanto. Alla domanda chiave sui genitori, l’eterno inevitabile termine di paragone, lei rispondeva con la tragedia, una vera tragedia con delitto e sangue, della sua vita. Ancora piccolissima, la madre le era stata assassinata dal padre. Poi finito in carcere per qualche anno: pochi per gli standard europei. Dunque doveva sentirsi peggio che orfana. Rispetto a questo, quando il partner le raccontava le vicende dei suoi modesti problemi amorosi, essi potevano sembrarle parentesi idilliache in una vita che scorreva tranquilla. Gentile, la bella mulatta la notte dopo gli mandava un messaggio. 75 – Grazie di tutto! Tantos beijos. – Minha bonitissima Juliana, sono io che ringrazio te per la compagnia. Ti penso, buona notte. Beijos. Quando ne avesse avuto la possibilità, soprattutto di denaro perché al momento lo aveva speso tutto con le due vacanze dispendiose in paesi lontani, avrebbe aumentata anche con lei piano piano la posta in gioco. Le aveva proposto un concerto, un ristorante e poi a casa, come una brava coppia qualsiasi. Lei ne sembrava al momento contenta. Confrontata con le altre, si aveva l’impressione che esercitasse il mestiere in modo più occasionale, e parlava del lavoro da estetista che aveva dovuto interrompere causa l’incidente e la conseguente mole sgraziata. Confessava che la prima volta sarebbe dovuta venire una sua amica e collega del mestiere. Lei non andava mai in casa di sconosciuti. Aveva accettato cosı̀, di impulso e per caso. (Per soldi?) Le era forse piaciuta la voce al telefono? Un’altra vecchia storia, come quella dei bei denti: complimenti ricevuti nella sua lontana gioventù. Incredibile che funzionassero ancora! Per quel pessimista mortale di Robi, due circostanze sembravano quindi favorirlo assecondandone i desideri: da una parte, il favore del caso e dall’altra, il padre assassino molto più vecchio di lui ed assente per forza di cose. Con lui, certo, il buon mite Robi non poteva venir confuso. Anzi, nonostante il doppio degli anni, lui poteva sembrarle paradossalmente quasi normale. Le due prime Belle rinnovavano le loro icone sul telefono. L’Occidentale spiccava per avvenenza in un gruppetto di brave donne che festeggiavano qualcosa attorno ad una torta. L’Orientale mostrava impudente la sua faccia tosta, abbastanza sciupata, con uno sguardo arrogante. Sembrava incurante della grande fregatura che aveva rifilato al povero partner lasciandolo solo in Siberia. Al di là della freschezza giovanile, quella nuova prometteva di più: i baci appassionati che la prima non gli aveva mai concesso, la compagnia anche ai concerti ed una partecipazione interessata abbastanza spontanea a quanto avrebbero passato insieme. Con lei, Robi il Gentile avrebbe desiderato iniziare un nuovo capitolo delle sue avventure quasi amorose, messe a confronto con la 76 routine noiosa ed inconcludente delle sedicenti donne oneste. Telefonava alla sua Bella. – Voglio sentire il suono della tua voce. Cosa fai? Ti disturbo? – Stamane ho lavorato. Ora sto con mio figlio. Telefonami quando vuoi, anche tutti i giorni. – Sto pensando ad andare a teatro il 18. Mantieniti libera il pomeriggio dalle 15,45; poi andiamo al ristorante ed a casa mia. Ti va? Ti organizzi? Ti posso dare un bacio? – Sı̀. – Sulla bocca? Dove vuoi tu. Per farle, nel suo stile demodé, un po’ di corte, poi le scriveva una letterina al telefono. Ma prima era lei a mandargli un messaggio. – Come stai? Muitos beijos. – Oi, minha querida Juliana, se te gosta ouvir um concerto, nos podemos ir sabado 18 para o teatro, La pergola, em tarde. Depois nos iramos para o restaurante e final para minha casa. Me gostaria passar com voce algúm hora por te conhecer melhor. Se te queres e eu non te aborreco. Tu me agrada; me agrada olhar teus doces ohlos. Corrige meu mau portugues, onde eu erro. Tchau. Beijos com paixão. [Ciao, mia amata Giuliana, se ti piace ascoltare un concerto, noi potremo sabato 18 andare a teatro, La Pergola, di pomeriggio. Poi andremo al ristorante ed infine a casa mia. Mi piacerebbe passar con te qualche ora per conoscerti meglio. Se tu vuoi e non ti annoio. Tu mi piaci, mi piace guardare i tuoi dolci occhi. Correggimi il mio cattivo portoghese, dove faccio errori. Ciao, baci appassionati.] – Claro que sim meu querido! Com muito plazer. Beijos. [Certo che sı̀, mio amato! Con molto piacere. Baci] – Que lastima, que nosso concerto esteja o 18 e non antes. [Che peccato, che il nostro concerto sia il 18 e non prima.] – Nella prossima settimana ci vediamo? OK. Vengo a trovarti. beijos – Mercoledı̀ a cena? Ti organizzi? Uma caricia. [Una carezza] – OK Che fosse ancora lei a cercare Robi per prima, prometteva bene. Oppure faceva solo parte di una tattica astuta? 77 Anche questo incontro, non previsto ma voluto da lei, andava bene, anzi benissimo. Alla fine della cena, le sfilava le scarpe col tacco altissimo e le accarezzava i piedi. Poi le metteva al polso un braccialetto che apprezzava. A letto, si sentivano particolarmente affiatati. Bocche e lingue si muovevano a lungo instancabili avanti ed indietro, sopra e sotto. Lo spray alla fragola era scomparso. I sapori e gli odori naturali dei loro corpi contribuivano ad eccitare i loro giochi erotici. Lei chiedeva carezze ed ancora carezze senza cessa che lui godeva particolarmente a farle. Lei radiosa, dalla pelle appena ambrata di velluto si mostrava completa stando sopra in tutta la sua viva bellezza ed alla fine si saziava con una danza pelvica che appagava anche lui in armonia. Poi si addormentava di colpo, beata e stanca, come fosse stata nel suo letto, abbracciandosi al partner stretta stretta. Tanto spontanea ed altrettanto ingenua, sembrava cercare protezione e si abbandonava fiduciosa. Non si comportava come le altre colleghe conosciute da Robin, le quali, se non lo ingannavano palesemente con parole sfacciate e false, si proteggevano da lui con il distacco professionale, solo talvolta incrinato appena dall’estasi erotica finale. In effetti, per la nuova Bella d’Occidente, questo era un secondo lavoro occasionale che svolgeva saltuariamente e per caso. Altrimenti puliva le case, in attesa di occuparsi come estetista e massaggiatrice. In quei giorni, inoltre gli raccontava, stava traslocando in casa della sorella maggiore, con grande fatica camminando fino alle tre del mattino. Ecco perché si era alla fine addormentata, ma l’orgasmo doveva averla messa sulla buona strada. Svegliata dal suo telefono, a mezzanotte se ne tornava dal figlio a casa in bicicletta, invece che in taxi. Si dichiarava contenta della serata trascorsa con lui, essendosi trovata bene con un uomo tanto “carinhoso” [affettuoso, gentile, attento]. Accettava la prossima volta di andare insieme prima ad ascoltare un concerto a teatro. Proprio quanto le Belle precedenti non avevano mai fatto. Robi le scriveva: – Minha quente amante, eu te penso [Mia calda amante, ti penso]. – Eu tambem penso muito em voce. Obrigada por fazer parte da minha vida. Te quero muito ..! Beijos. [Anch’io ti penso molto. Grazie 78 per far parte della mia vita. Ti voglio molto ...! Baci.] – Tambem tu fazer parte enfim da minha [Ormai, anche tu fai parte della mia]. Quasi senza accorgersene, stavano ambedue cambiando la qualità della relazione. Avevano cominciato come escort e cliente, ora ne usciva dell’altro. Riempiendola di gentilezze ed attenzioni, egli non la faceva più, con lui, sentire tale: la corteggiava. Lei doveva essersene accorta e ne era chiaramente contenta. Fin dove sarebbero arrivati? Più lontano che con le precedenti? Robin già pensava alle prossime mosse: la gita in campagna, una notte di passione, il viaggio lontano, la musica, .... O forse ne sarebbe, come sempre, restato deluso? Come poteva dimenticarsi, trascinato dall’entusiasmo e dalla novità, incantato dagli sguardi e dalle grazie della ragazza, che anche questa storia non poteva che poggiarsi sull’inganno e sugli equivoci per sostenersi? Comunque, i suoi sentimenti si stavano agitando pericolosamente. Si chiedeva, allora, come svelare quelli della sua Bella. Allora le telefonava. Ma non rispondeva. Eppure lo richiamava il giorno dopo. Purtroppo dovevano continuare a stancarla i problemi del suo trasloco nella camera “piccolissima” della sorella maggiore nel centro della città. Lui le aveva comperato i biglietti per il teatro. Baci ardenti. Baci “dappertutto”. Ora Robi avrebbe voluto capire da solo in quali momenti del giorno ella avrebbe gradito ricevere le sue telefonate: senza doverglielo chiedere. Poi le inviava un messaggio: – Minha lindissima e queridissima Juliana, saudade de voce. Ainda tres dias e depois te reverei: sabado 15,45 teatro La Pergola. Acabada a mudança? Muitos compridos beijos. [Mia bellisima ed amatissima Juliana, mi manchi. Ancora tre giorni e poi ti rivedrò: sabato 15,45 teatro La Pergola. Finito il trasloco? Molti lunghi baci.] – Meu querido tudo bem? Nao vejo a hora que chega o sabado! Eu tambem estou morrendo de saudades! Penso sempre em voce! Muitos beijos. [Mio amato, tutto bene? Non vedo l’ora che arrivi sabato! Anch’io sto morendo dalla nostalgia! Penso sempre a te! Molti baci.] Lei, la Bella, e lui, il vecchietto dalla barba bianca, passavano insieme pomeriggio e sera fino a tardi. Erano ore intense, nuove, felici. 79 Prima stavano accanto, stretti stretti, ascoltando Mozart a teatro. Si prendevano per mano, senza imbarazzo come due giovani innamorati, seduti tra una folla strabocchevole accorsa ad ascoltare l’interprete famoso. Robin ne era rapito, al colmo. Della musica da lui preferita, la bellezza si completava col contatto della Bella a lui vicina. Aveva realizzato un sogno cullato da molti anni e che fin’ora gli era sembrato impossibile. Arrivavano a coincidere i due piaceri principali della sua vita: la musica e la donna amata. Peccato solo che lei fosse indisposta e stanca. Quasi si addormentava, posandogli la testolina sulla spalla. Si sforzava di capire; in parte forse afferrava il senso dei suoni; si faceva trascinare dal ritmo. Certo non era abituata e come prima volta non si poteva pretendere di meglio. Cenavano al ristorante. Parlavano, si raccontavano, si confidavano. Si raccontavano le loro malattie: lei le allergie ed il sovrappeso, lui la gotta ed i calcoli. Parlavano del lavoro: lei il servizio nel pensionato ed il desiderio di aprire un salone da estetista, lui gli studenti, i convegni, i libri, la musica. Facevano progetti. Nel caso non funzionassero i telefoni, come era successo a lui, dovevano aprire altri canali di comunicazione tra di loro per non perdersi di vista. Purtroppo lei non si sentiva bene ed in piena forma; mangiava lenta, a fatica, e si alzava per andare al gabinetto a vomitare. Cercava di dimagrire ancora e quella le sembrava la via più sicura, ma certo si sentiva debole e fiacca. Nell’ultimo tratto di strada verso casa, lui riusciva a trasportarla sulla canna della bicicletta, nonostante il caro peso, per alleviarle il mal di scarpe. Arrivati, la Bella mulatta si spogliava e si buttava sul letto subito per riposare. Nuda, di schiena, si faceva massaggiare da lui, sensuale e vogliosa di carezze. Ne lodava i movimenti delle mani che le piacevano molto, forti e calde. Lei gli carezzava e teneva il sesso, subito pronto, come sempre. Si scambiavano di posizione ed ora era lei che gli leccava ed accarezzava le tette a lungo. Poi si mettevano in testa coda continuando a toccarsi ed a leccarsi senza fermarsi pieni di desiderio ed al massimo del godimento. Finché lui la sentiva pronta e la prendeva da dietro, prima piano piano, poi sempre più concitato e raddoppiando i colpi, forti, violenti, a fondo dentro di lei. 80 – Lo senti quanto è grande il mio amore per te. Mi piacciono molto il tuo culo, la tua fica, le tue tette. Dimmi qualcosa, urla, dai, dai, ... ah, ah! Lei, spossata, mormorava a mezza bocca: – È bellisssimo, è bellissimo! Le dava la canzone famosa di Jobim e Morales, modificata per adattarla a lei: “Moça do Rio”. La Bella gli rivelava il cognome, l’indirizzo di casa e la posta @ email. Cominciavano a discutere la giornata in campagna: quando, cosa arrostire sul fuoco. Dunque, la relazione si stava facendo più intensa, con soddisfazione reciproca. Lei sembrava accettare felice le proposte nuove. Dovevano scegliere i giorni per raggiungere lo stadio successivo: vivere insieme per ventiquattr’ore pomeriggio, notte e mattina nella chacara. Il giorno dopo si scambiavano messaggi. – Meu biem! Muito obrigado por tudo! Penso em voce com muito carinho Beijos. [Mio bene! Molte grazie per tutto! Penso a te con molto affetto. Baci] – Passado o mal do garganta? Qual lindo dia hontem! [Passato il mal di gola? Che bella giornata, ieri!] Le scriveva anche una lettera: – Eu te olho em fundo, em intimo dos olhos. Sentes tu meus olhos sobre te, dentro teu corpo? Posso olhar te assim? [Ti guardo a fondo, nell’intimo degli occhi. Senti i miei occhi su di te, dentro il tuo corpo? Posso guardarti cosı̀?] Come se avesse trent’anni di meno, Robi il Gentile faceva la corte alla sua Bella. Diversamente dalle altre, lei non accennava neanche velatamente alla età di lui, né si permetteva battutacce volgari sul viagra. Non gli era venuto in mente perché doveva essersi accorta quanto fosse inutile nel suo caso. A lui piaceva recitare la parte del gentiluomo di campagna, elegante e sincero, il quale trattasse la donna desiderata con tutte le attenzioni. Voleva farla sentire su di un piedistallo e che quindi, per lui, non fosse una puttana occasionale per qualche scopata e via. Lei accettava le sue proposte galanti, nascoste sotto i veli perbene e discreti del concerto o della cena. Ricambiava “con molto affetto”. 81 Sembrava le piacesse più lui di altri, certo lo preferiva anche a fare le pulizie, il suo mestiere corrente. Al momento si divertiva e stava al gioco. Eppure le mosse erano ambigue; dietro ad esse ci si nascondeva; esse si basavano sull’inganno se si voleva vincere. Lei accettava gli appuntamenti, non per il suo piacere o per passatempo. Si recava in casa di lui non per curiosità o per fare quattro chiacchiere con un amico tra gli altri. Lo faceva per lavoro, forse saltuario, ma pur sempre un lavoro. Quale? Quello. Lui la pagava per esso, anche se quasi di nascosto, mettendole di straforo con nonchalance una busta nella borsetta. Dopo la prima telefonata, anch’essa un’inganno in quanto aveva sostituito una collega, quando le aveva proposto una cifra, non avevano più riparlato del denaro necessario. Eppure Robi gliene dava tutte le volte, un po’ di più, un po’ di meno, a sua discrezione con noncuranza, come se fosse scontato e non troppo importante. Ma stava invece al limite delle sue possibilità e doveva sempre fare i conti. Lei lo ringraziava e scriveva di provare quel certo “affetto”. Tutti quei grazie lo irritavano, come se lei non capisse di dargli godimenti e gioie profonde in cambio di vile carta moneta. Che gli fosse riconoscente era forse vero. Probabilmente guadagnava più con lui che con altri, meno cortesi forse del resto. E poteva anche pensare che la sua stesse diventando, quasi, una rendita costante sulla quale contare in futuro. Sullo “affetto”, si dovevano invece nutrire dubbi: bisogna aspettare per verificare la sincerità dei sentimenti eventuali provati. Dalla parte di lui, viceversa, i ringraziamenti e le parole affettuose di circostanza e di cortesia non erano certo sufficienti a giustificare quel rapporto intimo e dispendioso. Alla fine, in un modo o nell’altro, lui la desiderava a letto, disponibile per un rapporto carnale completo e soddisfacente. Per qualsiasi motivo, esso non fosse stato possibile, lui l’avrebbe pagata comunque? Difficilmente. Dunque non si incontravano per amicizia o per scambiarsi saluti e gentilezze: ambedue aspettavano ben altro. Chi soldi, chi sesso. Tuttavia accettavano di non chiedere e di non parlare sui motivi molto concreti che li legavano, per i quali si erano conosciuti ed avevano cominciato ad incontrarsi con qualche regolarità e reciproca soddisfazione. Sarà stato pudore, o non piuttosto 82 discrezione dovuta alla gentilezza di lui che non amava insistere sulle sue faccende intime e private? Tutto restava coperto da un velo trasparente che nascondeva e trasformava i loro rapporti in qualche cosa di diverso, in apparenza. A voler essere franchi, diretti e chiari, si dovrebbe parlare in modo esplicito di ipocrisia. “Regalino” era la parola pronunciata da lei una volta, prima del letto. Erano qualcosa di diverso da una puttana col suo cliente, per quanto lei sporadica e lui affezionato? Tuttavia, non ridursi a questo era assolutamente necessario per poter continuare la relazione in modo piacevole per entrambi. Altrimenti essa si sarebbe interrotta. Come infatti era puntualmente successo con la Bella d’Oriente. Quindi, al momento, essi si stavano atteggiando a coppia in fase di corteggiamento. Ma, sotto sotto, si agitavano e si nascondevano fermenti sentimentali e pulsioni istintive che rischiavano di condurli a peggiorare l’inganno, ad entrare in conflitto e ad arrivare alla rottura, come succede di frequente in casi simili. In ciò, esso sembrava confrontabile con l’inizio di una relazione intima di coppia, completa di tutti i suoi normali tentativi, tremori e terrori, senza evitare tutte le conseguenze del caso sia quelle piacevoli, sia quelle temute. Per scoprirne gli effetti e gli sviluppi, desiderati o meno, Robi si preparava ad aumentare la posta in gioco. Allo scopo, proponeva ed organizzava la annunciata giornata erotica in campagna. Lei si faceva viva per prima: – Tudo bem? Penso sempre em voce! Muitos beijos. [Tutto bene? Penso sempre a te. Molti baci.] – Se sei guarita e ti sono tornate le forze, allora organizziamo la gita in campagna per venerdı̀ 31 e sabato 1 novembre. Ti va bene? Sei libera? Beijos intimos [baci intimi]. – Bom dia! Vou me organizar para o dia 31! Eu estou un pouco melhor! E voce come esta? Beijos. [Buongiorno! Mi sto organizzando per il giorno 31! Sto un poco meglio! E tu come stai? Baci.] – Oi querida, mi dispiace molto per la tua salute al momento ancora malferma. Io sto bene, prendo solo le pillole per la gotta. Se vuoi rimandiamo la campagna ad un’altra volta. Cosa preferisci? Scegli tu. 83 Certo mi manchi, ma vorrei che tu stessi bene. Beijos, beijos, ... – Meu querido! Fica tranquilo, ate se eu estiver doente eu vou para voce cuidar de mim! Muitos beijos. [Mio amato! Tranquillizzati, se sarò malata, io per te sto per curarmi da me! Molti baci.] Poi lo chiamava e si mettevamo d’accordo a voce per confermare il giorno. La prima Bella d’Occidente continuava a mandargli nuove immagini: un gattino soriano fulvo, lei stessa in campagna che mostrava due lunghe, belle, gambe ma nascondendo gli occhi dietro lenti scure, ancora lei in un interno, vestita di rosso, questa volta che si girava sorridente con uno sguardo invitante. Con evidenza, sperava in una sua reazione, ma lui non aveva voglia e preferiva curarsi l’affetto od almeno le gentilezze della seconda mulatta. Per fortuna, invece, la tartara imbrogliona era scomparsa. Allora telefonava alla nuova fiamma per sentirne la voce, giovane e dolce. Si preparavano a stare insieme tutto un giorno ed una notte. Lui stava bene e lavorava in tutta tranquillità, ma lei era piuttosto stanca e quando mangiava troppo, vomitava. In campagna si sarebbe finalmente riposata. Di sera gli inviava un messaggio un po’ più che affettuoso. – Estou saudades! Muitos beijos. Te quero muito. [Ho nostalgia. Molti baci. Ti voglio molto.] – Eu tambem. Ista noite, eu sonharei os teus labios. [Anch’io. Stanotte, sognerò le tue labbra.] La giornata in campagna con la Bella d’Occidente trascorreva piacevole e serena. Niente turbava il loro accordo che si stava consolidando. Lei si adagiava in poltrona davanti al fuoco acceso nel camino. Mentre, qui, lui arrostiva la carne per la cena. Ma lei la doveva comunque vomitare un poco. Allora, la prossima volta per certo, le avrebbe imbandito un pesce che aveva meglio tollerato. Stanca morta, provata dal lavoro e dalle necessità del figlio come madre, dopo il pasto consumato in allegria e conversazioni piacevoli, si metteva subito a letto. Glielo aveva riscaldato bene l’ospite con la brace del camino. I massaggi con l’olio ed i giochi erotici si prolungavano nella notte, finché lui, messosi le sue gambe sulle spalle in una posizione faccia a faccia soddisface84 va i loro desideri: “È bellissimo, è bellissimo!”, la sentiva mormorare. Dopo, spossata, si addormentava di colpo, abbracciata con tenerezza all’amante, senza andarsene nell’altra stanza, come avevano fatto, scostanti, ambedue le prime Belle. Essendosi coricato troppo presto, nonostante appagato e rilassato, Robi il Gentile però si svegliava subito alle 2,30, agevolato anche dal telefono di lei che si accendeva di colpo illuminando la stanza. Era un nipote, birichino, che si stava trascinando ed ubriacando per la movida fiorentina. L’ospite allora si alzava, mentre lei continuava a dormire beata, per sistemare la spesa nel frigorifero. Come il solito, stentava a riaddormentarsi, finché dopo un breve sonno agitato si destava del tutto, alle 6, mentre implacabile la radio-sveglia attaccava a trasmettere il suo programma musicale. Senza muovere un braccio od una coscia, lei fortunata, al caldo della camicia da notte pesante prestata, prolungava il suo sonno ristoratore senza scosse. Accettava, tranquilla, le carezze del partner tra le note della musica. Sempre più rinnovando desiderio ed ardore, cosı̀ Robi la possedeva di nuovo, insinuandosi in lei dal fianco e di dietro. Col suo bel fondoschiena caldo e rotondo, anche lei partecipava nel dormiveglia dei sogni e dava piccoli colpetti all’indietro, sussurrando di sentirsi particolarmente comoda ed eccitata soprattutto in quella posizione. Sazio per il momento di lei, l’ospite si alzava dal letto, dove invece la partner ancora indugiava a lungo abbandonata nel riposo ristoratore. Dopo che anche lei avesse bevuto una tazza di tè, più tardi, sotto un sole tiepido, passeggiavano nel bosco abbracciati con tenerezza. Tra l’altro, discorrevano della casa di campagna, del podere diventato bosco e della storia relativa iniziata nel lontano 1912. La grande barriera corallina dell’Australia veniva proposta come un possibile prossimo lungo viaggio, da intraprendere l’anno prossimo. Il di lei lavoro avrebbe potuto venir interrotto per una settimana. Ritornando in città, si fermavano a pranzo in un ristorante, dove lei apprezzava crostini toscani e cinghiale in umido con le olive. Seguitava, purtroppo, a vomitare regolarmente il cibo inghiottito, ma forse voleva proprio farlo per riuscire a dimagrire. Ciononostante, la bella mulatta era ingrassata di qualche chilo, cosı̀ 85 si lamentava. Lui voleva dirle che avrebbe invece dovuto imparare a maneggiare la scure nella ‘palestra’ a sua disposizione presso la casa di campagna: sudando cioè nella legnaia, usando gli attrezzi da boscaiolo per tagliare i tronchi a misura di camino e portandoli infine in casa per bruciarli. Si salutavano: “Allora si va avanti?” Lei lo ringraziava, ma lui rispondeva che non doveva farlo, avendo ottenuto molto in cambio. La bella mulatta correva dal figlio, lui al concerto. – Meu querido come foi o espectaculo? Matteo esta doente e eu estou em casa! Fique bem! Tantos beijos. [Mio amato, come è stato lo spettacolo? Matteo è ammalato. Io sto a casa! Stammi bene! Tanti baci.] – A musica era linda e a execução optima. Infelizmente, pouca gente. Eu me importa por Matteo. Penso a bonita dia contigo! Beijos e paixao. [La musica era bella e l’esecuzione ottima. Purtroppo, c’era poca gente. Mi dispiace per Matteo. Penso alla bella giornata passata con te! Baci appassionati.] Un altro passo era stato compiuto. Lei si era trovata bene a letto con lui per una notte intera: se non altro era stata una notte di ‘quasi’ riposo, per lei (ma non per lui). E non lo aveva respinto. Il legame si stava facendo più stretto. La seconda Bella d’Occidente sembrava gradire e trarre profitto dai regali (gliene aveva offerto un altro, un orologino d’oro) e dalle attenzioni con cui veniva colmata. Lo accarezzava affettuosa quando stavano in auto; si lasciava toccare e baciare volentieri. Stava forse nascendo anche qualche sentimento sincero e non solo interessato? Nel frattempo, la prima Bella d’Occidente continuava tenace a mandargli nuove foto, arricchendo la galleria con un ultimo primo piano del volto. Ora finalmente lo guardava fisso e fiera con begli occhi neri spalancati. Ma si notavano anche tracce rosse inquietanti sul volto e sul corpo. Tentava di provocarne qualche reazione? Doveva forse risponderle? Cosa avrebbe potuto dirle? – Oi Luceleia! Tu me mandaste tantas lindas fotografias. Obrigado! Na ultima, tu me olhas em os olhos con decisão. Porem, tu tens traças 86 do sangue sobra o vulto. Um incidente? Alguem te bateu? Coisa te sucedeu? Dize me. Espero em vez isto se tracte duma brincadera e do suco do tomate. Não? Agora eu estou na minha chacara. Vejo tambem um bonito par de labios vermelhos e quentes. Mas, estes tu não me concedeste nunca! Que lastima! [Ciao Luceleia,tu mi hai mandato tante belle foto. Grazie. Nell’ultima, mi guardi negli occhi con decisione. Però, hai tracce di sangue sul volto. Un incidente? Qualcuno ti ha picchiata? Che cosa è successo? Dimmelo. Spero invece che si tratti di uno scherzo e di succo di pomodoro. No? Ora sto nella mia fattoria. Vedo anche un bel paio di labbra rosse e calde. Ma, queste tu non me le hai mai concesse. Peccato!] Tuttavia stava nel dubbio se inviarla. Non sapeva se si sarebbe potuto permettere, in molti sensi, relazioni intime con tutte e due le mulatte. Lo soddisfacevano in modi diversi, ma non voleva e non poteva neanche esagerare. Infine la mandava, ma la prima Bella d’Occidente non rispondeva. Forse pensava sempre e solo di ricavarne altro denaro, oltre al tanto che le aveva già dato. Comunque, invitava la nuova più simpatica Bella d’Occidente col figlioletto ad una cena di solidarietà per i contadini che avevano occupato una fattoria abbandonata. – Oi querida, convido ti e Matteo jantar: sabado 15 ora 20,30 ao Next Emerson via di Bellagio 15. Ceia da solidariedade pelos caipiras do Mondeggi. Beijos beijos ... [Ciao amata, invito te e Matteo ad una cena di solidarietà: sabato 15 alla NextEmerson, via di Bellagio 15. Cena di solidarietà per i contadini che occupano Mondeggi. Baci baci.] Poi un sano impulso carnale lo spingeva potente a chiamarla per invitarla ad un incontro a due ravvicinato senza ostacoli o terzi incomodi. – Vieni giovedı̀ prossimo? Compro il pesce. – Sı̀, porto il dolce. Alla cena di sabato verrà anche mia nipote. Dopo mezzora gli mandava un messaggio carino carico di promesse. – Meu querido! Estou com saudades! Quero te ver logo. [Mio amato! Ho nostalgia! Voglio vederti subito.] – Meu desjo é jà alto tambem. Mas, ele crescera ancora mais. Beijos ardentes. [Anche il mio desiderio è già alto. Ma, esso crescerà ancor di più. Baci ardenti.] 87 Per contribuire alla cena, la Bella portava il vino bianco ed un budino preparato da lei. Tra di loro la confidenza era cresciuta di molto. La mulatta si metteva a suo agio togliendosi le scarpe e sfilandosi i calzoni che stringevano troppo le sue cosce abbondanti. L’orata prelibata le scendeva in gola con facilità e non le ritornava su, segno che si trovava bene con lui. Parlavano del viaggio alla Grande barriera corallina australiana, rimandato a settembre quando la stagione ai tropici fosse stata migliore. Discutevano sulla cena di sabato per aiutare quei giovani volenterosi contadini che occupavano le terre abbandonate incolte ad un vergognoso degrado. Si sarebbe fatta accompagnare sia dal figlioletto, sia dalla nipote. Coi piedi iniziavano giochi erotici che finivano al solito nel letto. Qui si faceva massaggiare a lungo e si godeva la lingua che lui le passava sul seno e tra le cosce spalancate. Poi lei lo metteva nella posizione del testa coda e, mentre lui incollava le sue labbra al dolce umido sorriso verticale, inghiottiva golosa il bel boccone carnoso e duro offertole pieno di sangue ardente. Le piaceva molto succhiarglielo a lungo, tanto che la doveva fermare per non spruzzarle in gola subito il liquido caldo. Cosı̀ preferiva saziarsi come una femmina di animale in calore a quattro zampe, subendone da dietro i colpi ripetuti vigorosi di lui che la avvinghiava stretta per la vita a due mani, strizzandola al massimo del godimento. – Allora un poco ti piaccio? Le chiedeva ansimando, felice. – Tu cosa ne dici? Non lo senti forse? Rispondeva e gli si stringeva accanto accarezzandogli la barba. Riposata e sazia, se ne ritornava a casa in bicicletta tutta contenta, dimenticandosi la busta che lui le infilava nella borsetta. Nonostante la complicazione della pioggia ed un avventuroso viaggio in auto attraverso la città, si rivedevano quasi subito, dopo solo due giorni. In compagnia del figlio piccolo, un vivace frugoletto caffelatte, e della simpatica giovanissima nipote, con una selva aspra di capelli ricci, passavano la sera nella vecchia fabbrica trasformata in centro sociale, dove avevano allestito un mercatino. Compravano una zucca gigantesca di 13 chili, pomate, unguenti, tisane. Mangiavano crostini 88 vegetariani, polenta con lenticchie, sformati di varie verdure. A lei, la polenta piaceva e scendeva nello stomaco agevolmente. Altro cibo, il pane, invece la faceva vomitare come al solito. Lui giocava al calcetto col figlio. La graziosa nipote attirava l’attenzione e veniva corteggiata dai ragazzi. Riportandoli a casa, Robi il Gentile conosceva la sorella maggiore. Certo non sarebbe stato possibile finire la serata da soli. Si sentivano anche il giorno dopo ma, nonostante il desiderio che lui si portava dietro dalla notte precedente e la voglia di rivederla, incombenze famigliari di lei non lo consentivano. Preparava il prossimo incontro desiderato con un messaggio: – A abobora é bôa? Eu te penso sempre. Tu vens jantar com mim sexta-feira? Tu poderás? Beijos. [La zucca è buona? Ti penso sempre. Vieni a cena da me venerdı̀? Potrai? Baci.] La posta in gioco si alzava sempre di più. Questa Bella d’Occidente non gli faceva solo assaporare con generosità e piacere la sua splendida carne ambrata in tutte le posizioni gradite. Gli stava mostrando la sua famiglia: figlio, nipote, sorella. E desiderava che questi lo vedessero. Di sicuro, voleva sentire anche il loro giudizio su di lui. Robi doveva piacere anche al figlio ed agli altri suoi parenti. Quali sarebbero stati i loro commenti? Il legame si rafforzava, diventando dunque pubblico. Ma ciò avrebbe comportato un prezzo diverso dal solito denaro nascosto pudicamente (ipocritamente?) in una busta. Erano entrambi disposti a pagarlo? Robi il Gentile andava avanti per questa strada, ma guidando piano e stando attento ai rischi per non farsi male. Pronto a fermarsi davanti agli ostacoli. Non sapeva ancora fin dove lei sarebbe voluta arrivare. Al momento, forse ambedue recitavano la parte di una coppia quasi fissa. Cosa sarebbe successo quando uno dei due avesse svelato la finzione all’altro, il quale si fosse invece convinto della realtà sentimentale goduta dalla loro relazione oramai non più soltanto venale? Il nuovo incontro sarebbe stato una routine? Lei telefonava direttamente per confermarglielo. Lui le diceva che la desiderava. Quindi l’abitudine non si era ancora insinuata subdola tra di loro raffreddandoli. Lui si inventava sempre nuove mosse per tenere desta l’attenzione 89 della Bella corteggiata. A letto, cambiavano spesso le posizioni dell’amore. Al nuovo incontro, lei arrivava un’ora prima per poter trascorrere più tempo con lui. Robi le diceva che si stava affezionando, la mulatta gli rispondeva che lo provava anche lei. Gli proponeva un viaggio in Brasile: – Bisognerà passarci un mese. – Andiamo anche a vedere le cascate di Iguazù. Stanca ed affamata, mangiava il sarago appetitoso e fresco senza vomitare. Apprezzava che cucinasse tutto lui, mentre con evidenza a casa sua doveva accudire il figlio che pretendeva sempre la colazione a gran voce. Inoltre doveva aiutare la nipote che ci vedeva poco per una malattia agli occhi e fare molto altro. – Qui sono servita e riverita. A letto, l’olio di mandorle, col quale si faceva ungere in abbondanza, la eccitava particolarmente. I due amanti giocavano a lungo indugiando nei preliminari. Non si stancava di farsi massaggiare e toccare con le mani robuste e calde; neanche la lingua se ne stava ferma. Si faceva prendere da dietro, mentre lui continuava a massaggiarle tutta la schiena dal collo alle cosce. Voleva proprio godere fino in fondo. Per vederla meglio nell’estasi amorosa, lui la rigirava e la penetrava da seduto sul letto, le gambe avanti. Le accarezzava i seni, le sfiorava i capezzoli, mentre lei si titillava instancabile, ansimando rapita, il sesso aperto, umido, invaso dalla carne dura, rossa, ardente. Venivano! Esausta e sazia, si addormentava; lui si stringeva alla schiena di lei, girata di fianco. I madrigali di Monteverdi non le piacevano, le altre volte le erano capitate musiche più romantiche. Non aveva affatto voglia di tornarsene a casa nel freddo e nella notte. Voleva persino rivederlo il giorno dopo. Non solo la bella mulatta aveva accettato la sua corte, ma addirittura la gradiva, sentendosi sommersa di attenzioni e gentilezze. Poi uscivano di sabato sera come una coppia qualsiasi perché piaceva loro stare insieme. Robi non era più sentito come un cliente occasionale, ma accettato ed apprezzato. Lui proponeva di fare insieme un giro dei negozi per comperare i regali di Natale e le chiedeva se voleva passare insieme l’ultimo dell’anno. 90 La finzione seguita finora, quella tra una donna ed un uomo che nascondevano il denaro dietro il sesso, aveva decisamente cambiato natura. Sembravano essere diventate due persone le quali stessero costruendo un rapporto sentimentale saldamente ancorato ai loro piaceri fisici condivisi liberamente. Cenavano insieme in un ristorante vicino alla casa di lei, prima che se ne andasse ad una festa di compleanno tra amici. A tavola, gli raccontava i problemi di famiglia vissuti in quella giornata concitata: il cognato che faceva un incidente col motorino, da ubriaco, mentre stava fuori tutta la notte e la mattina seguente con gli amici, ma forse tradiva la sorella. Aveva anche la nipote che ci vedeva male perché frutto di un rapporto tra consanguinei molto stretti. Anche Robi le parlava di vecchie storie familiari, non altrettanto tragiche: il presunto principe di Giovi, il nonno materno cuoco pasticcere allo Hotel Baglioni. Le proponeva il concerto di Natale: quattro nel palco del teatro col figlio e la nipote. Lei lo invitava alla cena di Natale con la sua famiglia. Purtroppo, causa quel compleanno, dovevano salutarsi accontentandosi di un bacio appassionato. Rimandavano l’incontro intimo alla settimana seguente. Entrando in casa a sistemare il figlio per la notte, lei gli diceva con semplicità, quasi per caso. – Ti voglio bene. – Anch’io. Ma poi ciascuno andava per la sua strada nella notte, mentre attorno tutta la città si animava e si preparava a divertirsi. Un poco mogio, si allontanava tra i passanti ed i turisti festosi nella grande piazza. Si stava infilando per una strada che, accanto a gioie, soddisfazioni e godimenti, gli avrebbe riservato anche dolori? Due giorni dopo, gli telefonava per sentirlo, sapere come stava e cosa stesse facendo in campagna. Lui le proponeva una data per il prossimo incontro. Parlavano anche di quando girare nei negozi per cercare regali di Natale. Le scriveva per fissare i giorni di questi appuntamenti: – Saudade de voce. Quinta-feira: presentes? Sexta-feira: jantar? OK? Beijos e mais. [Mi manchi. Giovedı̀: regali? Venerdı̀: cena? OK? Baci e di più.] 91 Le telefonava anche per fissare l’ora. Il giro dei negozi per regali veniva rimandato perché la bella mulatta trovava un posto come estetista, comodo vicino a casa: ceretta, manicure, pedicure ed altro. A cena, si raccontavano le loro giornate. Dopo sei mesi, in campagna, era stato finalmente sostituito il trasformatore per i pannelli fotovoltaici sul tetto. Il gestore del negozio da parrucchiere, dove avrebbe lavorato, a lei sembrava un drogato. Mentre piano piano inghiottiva piccoli bocconi di pesce, le toglieva le scarpe, le calze e le massaggiava i piedi, che poggiati sull’inguine gli riempivano il sesso. Confermavano il programma del Natale. Avrebbe compreso prima il concerto insieme nel palco del teatro a quattro, poi la cena alla brasiliana, dove lui avrebbe contribuito col vino, lo spumante ed i dolci. Sul letto, facevano fuochi d’artificio, tra i massaggi di lui su tutto il corpo e le labbra con le carezze di lei. All’inizio, nonostante avesse alzato il riscaldamento, accusava di soffrire il freddo, ma alla fine incendiata dalla passione erotica suscitata era diventata tutta sudata. Prima lo montava sopra volgendogli la schiena, poi lo riceveva nella posizione animale da lei preferita a quattro zampe chiedendogli carezze sui capelli. Non voleva forse che si guardassero mentre godevano fino alla fine? Era meglio indagare. Purtroppo, doveva tornarsene a casa nella notte, nonostante avrebbe preferito restarsene a dormire lı̀, con lui accanto. Che carina! Prima o poi sarebbe successo, diceva, doveva solo organizzarsi col figlio. Si davano appuntamento due giorni dopo per il mercatino dei contadini. Che cosa stava diventando questa, se non una relazione stabile? Lui non sentiva affatto il bisogno di altre donne né vecchie, né nuove. E lei, con due lavori impegnativi, il figlio da accudire, la famiglia ospitante della sorella ed un amante affettuoso che la sosteneva in molti modi e la riempiva di attenzioni, cos’altro avrebbe potuto fare? Lei lo chiamava per prendere il regalo da fare al figlioletto. Ma l’appuntamento finiva in una delusione per il bambino, perché il negozio indicato non vendeva il gioco desiderato dal piccolo. Robi non era contento di vederlo piangere, anche se lui ne era soltanto una causa indiretta. Avrebbe lui in effetti proposto un altro giorno più tranquillo 92 per esplorare insieme con calma i negozi. Comunque, cenavano tutti e tre insieme. Al mercatino solidale alternativo, la Bella d’Occidente arrivava col figlio, che si metteva a giocare allegro con gli altri bambini e con gigantesche bolle di sapone. Compravano unguenti e cibo ai vari tavoli. Parlavano di cosa avrebbero combinato in settimana. Gli prometteva appuntamenti per i regali ed una cena, almeno. Ogni tanto si mostrava insofferente verso le pretese e le bizze di suo figlio, un poco sovrappeso. Qualche bacetto finale chiudeva l’incontro. La settimana seguente si sarebbero rivisti in giorni da stabilire. Il regalo per il figlio veniva alla fine comperato e portato nel minuscolo appartamentino, dove li aspettavano altri numerosi parenti stretti: sorelle e nipoti varii. Vicino al negozio di giocattoli, erano già comparsi un’amica ed un altro nipote. La mulatta col figlio dividevano una sistemazione non troppo accogliente e molto piccola con altre tre persone, al pianterreno la quale prendeva poca luce solo da uno spazio interno aperto fino al tetto. Allora, si capiva bene che ella gradisse riposarsi tranquilla da Robi, dove stava lontana dalla promiscuità cui era costretta e dove trovava la pace e lo spazio vitale mancante. All’incontro settimanale, la bella mulatta arrivava trafelata con la bicicletta sotto una pioggerellina fine fine che si alternava ad un cielo pulito splendente per la luna piena. Raccontava le malefatte del parrucchiere per il quale doveva lavorare: i traffici coi quali costui si procurava la droga; gli strumenti di lavoro come estetista che non le venivano forniti. Per di più, suo figlio era stato male ed aveva vomitato tutta la notte. Il bambino era, anche secondo lei, sovrappeso; doveva quindi cambiare dieta e muoversi di più non passare tutto il tempo alla play station appena ottenuta per giocare all’uomo ragno. Fare del nuoto? Andare in piscina con la mamma? Con calma, lei da sola si ripuliva le piccole triglie una dopo l’altra, ma preferiva i saraghi delle altre volte. Lui le massaggiava e le scaldava i piedini. Le parlava del concerto noiosissimo con i pezzi di Elgar e Bruckner, di un Falstaff invece divertente. Stramazzava poi stanchissima sul letto, dove veniva riscaldata dal corpo ardente per il desiderio di Robi, il quale la ricopriva di baci e carezze. Prima stava lei sopra, 93 ma alla fine si girava e gli chiedeva di farsi prendere da dietro, mentre lui le massaggiava a lungo le spalle, la schiena, i fianchi, i capelli e le titillava la clitoride. – Mi piace di più cosı̀. Hai la barba troppo lunga. Chissà a cosa pensava mentre godeva ansimando; preferiva con evidenza non vederlo in faccia. Si addormentava tranquilla e riposava un paio d’ore fino a notte inoltrata. Lui aspettava che si svegliasse sistemando la tavola e leggendo un libro. Lei, lamentandosi del padre che lo trascurava, ritornava alla fine ad occuparsi del figlio pedalando nel freddo della notte. Sarebbe andato meglio l’inverso: Robi accolto a casa della Bella d’Occidente, la quale avrebbe in tal modo potuto continuare a dormire fino al mattino. Ma non era possibile perché non aveva un letto tutto suo. Da Robi, la bella mulatta portava per la prima volta con sé il figlioletto. Questi strimpellava divertito sul pianoforte. Come un gioco, sembrava amare i suoni. Egli, al ristorante dove cenavano insieme in tre, percuoteva i bicchieri col coltello traendone note. Lui, allora, cercava di spiegargli cosa succedesse. Lei si alzava da tavola due volte per vomitare nella toilette, sia l’antipasto che il pesce spada, incapaci di scenderle dentro lo stomaco agevolmente. Invece, ritornati a casa lı̀ vicino, ella si mangiava di buon appetito una bella fetta di pane con l’olio buono. Allora le chiedeva: – Perché debbo portarti fuori al ristorante, dove vomiti quello che mangi, quando invece non lo fai a casa mia? Il bambino guardava, ovvio, i cartoni animati, ma si lamentava della TV troppo piccola. Abitavano in una casa piccolissima, senza finestre, compensate tuttavia da diversi grandi schermi. Mentre si nutriva, avendo ancora appetito, lui la toccava e la accarezzava, mostrando di desiderarla. – Ti fermi a dormire qui? – No, domani debbo lavorare dal parrucchiere. E se ne andavano nella notte in bicicletta, abbandonandolo deluso. Lui aveva sperato in una notte d’amore e si era persino accorciato drasticamente la barba per lei. Gli aveva fatto piacere trascorrere la 94 serata con loro due. Lei, con evidenza, voleva le venisse offerto da lui il rito del ristorante il giorno di festa, come del resto era successo la scorsa settimana, insieme al figlio. Di lui il padre, proveniente da Santo Domingo, aveva ora una fidanzata al posto della mamma. Questa Bella d’Occidente, forse stava quindi cercando di tenersi il figlio piccolo in equilibrio, rendendo la sua relazione con Robi simmetrica rispetto a quell’altra dell’ex-marito? Si voleva vendicare, o solo mostrare capace di indipendenza? Robi non si sarebbe sottratto alla parte da recitare in commedia (ora? o futura tragedia?), ma voleva allora qualcosa in cambio. Un po’ di amore? Almeno, un poco più di letto insieme, non solo i baci e le carezze alle quali lei però non si negava mai. Il gioco si stava facendo sempre più complesso, anche più pericoloso ed inevitabilmente più costoso nei suoi diversi termini. L’avventura si era allontanata di molto da quella tra un cliente con una prostituta. Anche lei aveva man mano buttato sul tavolo le poste cui teneva maggiormente. Lui non sapeva ancora bene se avesse voluto o fosse stato capace di pagarne il prezzo elevato, non solo venale, ma persino socio-sentimentale. Comunque, finché si appagavano entrambi a letto, il gioco poteva continuare. Ma si stavano anche delineando all’orizzonte nuovi ostacoli da superare. – Allora, non lo vuoi un regalo? – Sto pensando a qualcosa di importante e duraturo, non ad una cosettina qualsiasi. Dopo il ritorno in campagna, il prossimo fine settimana si sarebbero rivisti. La Bella tardava a rispondere al telefono ed ancor di più ritardava di ore per venire alla cena che Robi il Gentile le aveva amorevolmente preparata: servita e riverita, diceva lei. Perché? Quando finalmente arrivava alle 21,30, dichiarava che il parrucchiere per il quale lavorava l’aveva trattenuta fino a tardi. Eppure costui, che fumava spinelli e spesso si faceva di droghe varie, la fruttava come donna delle pulizie e non come estetista. C’era da crederle? La posta in gioco, che si era molto alzata, esigeva ora forse il suo tributo di inganni ed ambiguità? Puttane od amiche, escort o fidanzate, la tesi iniziale sulle linee d’ombra tra di loro si stava riproponendo puntualmente. 95 Continuavano a progettare la cena di Natale. Si preparavano a partecipare una ventina dei suoi parenti. Non c’entravano tutti a casa sua e della sorella. Forse di doveva andare al ristorante. Lui offriva le sue case. Ma quella di città era anch’essa troppo piccola. Quella di campagna sarebbe stata perfettamente adatta, purtroppo lontana ... Mangiava di buon appetito, senza vomitare ed apprezzava i dolci. A letto, dopo un bel massaggio sul petto con le “mani calde” di lui, in un irruento testa coda appassionato, lo faceva venire quasi subito con la bocca, quasi volesse togliersi un pensiero. Infine si faceva massaggiare la schiena a lungo e si addormentava. All’una di notte rimontava in bicicletta. Robi se l’era goduta, ma gli era rimasto un fondo di tristezza perché preferiva che si appagasse per bene col suo corpo anche lei. Stavolta gli erano rimasti dubbi. I giorni del Natale e del Capodanno sarebbero stati decisivi per vedere quali scenarı̂ si sarebbero aperti per loro due. Lei continuava a chiamarlo al telefono; ma era più difficile che rispondesse quando la cercava lui: troppo spesso si udiva solo la segreteria. E doveva allora aspettare che richiamasse. Sempre il lavoro? Comunque, ora si sentivano regolarmente, quasi ogni giorno. Parlavano di come stavano, di cosa facevano, del lavoro, di quando si sarebbero rivisti. Dopo il pomeriggio dal parrucchiere, la Bella d’Occidente telefonava, pedalava ed arrivava giusto il tempo di cottura richiesto per la ricciola, bella grande come richiesto da lei. Mentre la inghiottiva, tra un boccone e l’altro, rispondeva al telefono in portoghese coi parenti per un regalo “prieto” [nero, calzoni]. Davanti a lui, litigava in italiano col padre del figlio, perché non ne riceveva alcun aiuto. Avevano convissuto, creato quella vita e dovevano discutere sempre su tutto. Interveniva l’assistente sociale. Di quel giorno, lui le raccontava le seccature varie ed il lavoro indipendente coi suoi piccoli problemi da risolvere. A letto ritrovavano l’intesa perfetta di sempre. Cambiavano molte posizioni. Gli concedeva anche un faccia a faccia, dove la poteva guardare negli occhi e baciare a lungo senza stancarsi. Finivano con un bel laterale di schiena. Quella sera, lei aveva fretta perché doveva alzarsi presto la mattina per portare il figlio alla materna. Senza addormen96 tarsi, si lavava e se ne andava quasi subito. Lo ringraziava per l’aiuto che le infilava nella borsetta. Si sarebbero rivisti per Natale al concerto ed alla grande cena nella sua piccola casa stipata di venti parenti. Lui, allora, le avrebbe detto: – Nel segreto del mio cuore, tu sei oramai la mia fidanzata. E tu invece come mi consideri nel segreto del tuo? Aspettava la risposta, se ci fosse stata. Per continuare ad ignorare la eccessiva differenza di età, quando prima o poi avesse voluto realizzare il problema con chiarezza, cosa avrebbe cercato di ottenere da lui? Qualcosa di impossibile o di eccessivo? La modesta questione finora era sempre stata, con eleganza, messa da parte, come se non pesasse. Per lui, certo, non contava nulla; anzi ne riceveva vantaggi. Ma per lei? Gli scenarı̂ che si aprivano dipendevano anche da questo. Tutto il resto poteva venir discusso serenamente, venir aggiustato, trattato, cambiato, finché non avessero trovato un accordo; ma una barba bianca restava bianca, a meno di tingerla. Dunque anche in questa faccenda, appena si affacciassero i sentimenti, a schermare la sostanza venale del rapporto, non poteva mancare l’inganno. Visto da vicino in famiglia a Natale, poteva ben succedere che qualche parente maligno insinuasse un dubbio nella bella testolina della mulatta. Come avrebbe reagito se qualcuno le avesse detto in faccia: “Troppo vecchio per te! Tra qualche anno, passato l’interesse e l’infatuazione per questo bianco (forse detto con ironia involontaria?) anziano che ti ha sedotta col suo denaro e la sua gentilezza, ti verrà voglia di ben altro. Vorrai liberartene e ti sarà difficile. Ti ha forse promesso garanzie nel caso?” Nel palco a quattro, il concerto di Natale non andava troppo bene. Fino all’ultimo, nessuno sembrava voler venire. Infine arrivavano in ritardo e dovevano restarsene fuori dalla sala attendendo la fine del primo pezzo. Durante l’esecuzione di quelle musiche popolari, la nipote si addormentava mentre il figlio piccolo giocava e rumoreggiava con la penna. Interrompendo il lavoro per un paio d’ore, lei aveva fatto di tutto convincendo gli altri ed arrivando a fatica ad onorare l’impegno. Ma era stata comunque una forzatura. Non ci sarebbe stata una replica. 97 Con la complessa famiglia di lei, la cena esotica andava meglio, tutto sommato. Ciascuno dei convenuti recitava la sua parte, come previsto. La sorella cucinava in modo instancabile una quantità sterminata di cibo: vari tipi di riso, carni diverse, anche il cinghiale. La bella mulatta gli chiedeva di accompagnarla per comperare qualche cosa anche lei, all’ultimo momento in un negozietto cinese. Mentre lei faceva la doccia e si cambiava per la festa, il figlio giocava con un regalo e lui lo imboccava, servizievole, dal proprio piatto con una seconda forchetta. A Robi il Gentile, piaceva soprattutto il maracujia: un budino fatto col Frutto della passione. Lei mangiava e vomitava due o tre volte. Beveva molto dello spumante dolce portato da lui. Gli regalava un profumo per uomo. Come ricambiare? Con della biancheria intima, pensava. Doveva chiederle le misure. Almeno tre sorelle, le cugine ed i nipoti insieme ad amiche varie affollavano il cortiletto chiuso, soffocato da alti muri interni, dove si svolgeva la festa. Una casa senza finestre, come poteva venir abitata? I bambini giocavano, la nipote del concerto si estraniava su facebook, tutti conversavano in brasiliano. Due ragazze del posto si appartavano per chiacchierare in italiano. Una signora biondissima, che parlava brasiliano, sarebbe stata anche lei imparentata con gli altri? Lui osservava con discrezione e doveva mangiare troppo. Nessuno gli chiedeva come si fossero conosciuti. Forse lo sapevano. La sua Bella si faceva truccare (anche troppo?) dalla nipote; metteva un rossetto acceso e calzava scarpe col tacco 12. Insisteva di continuo perché mangiasse e bevesse molto. Le femmine superavano abbastanza in numero, visibilmente, i maschi. Alcune, quelle senza compagno, lo guardavano curiose. Ma a lui, la mulatta chiedeva di mettersi a sedere a lei davanti. – Se vuoi, mi inginocchio anche. replicava ironico. Chi fotografava, gliela faceva abbracciare. Doveva, chiaramente, recitare la parte del cavaliere che era lı̀ venuto per accompagnare quella donna. Eseguiva il compito comunque con la dovuta discrezione e tutti lo avevano accettato con naturalezza, senza problemi. Solo ogni tanto la Bella d’Occidente nascondeva davanti al figlio qualche sua manifestazione di affetto troppo audace. L’atmosfera 98 allegra e serena aveva però un difetto: mancava la musica e nessuno danzava. Che peccato! Curiosamente non si sentiva fuori luogo, ma ben accetto. Sulla porta, andandosene, lontano dagli sguardi pettegoli dei parenti, che senza dubbio potevano capire e sospettare la loro relazione, veniva ricompensato con baci ardenti. Le rivelava i segreti del suo cuore, aspettando di ricevere quelli di lei. Certo, egli avrebbe desiderato ben altro quella notte. E anche lei avrebbe voluto darglielo. Si doveva organizzare per incontralo nella casa di lui nei giorni prossimi, come le altre volte. Durante la serata, la prima Bella d’Occidente, quella che lo aveva accompagnato sul Rio delle amazzoni, gli mandava auguri pieni di emoticon. Lui ricambiava freddo. Ma lei insisteva a ringraziarlo. Lo voleva forse stuzzicare? Consegnato il figlio al padre, arrivava troppo prima di cena, l’attuale Bella d’Occidente. Ma aveva fretta di andarsene, per riprenderselo, subito dopo aver mangiato. Allora Robi preferiva calcare il letto prima di sedersi a tavola, invertendo la sequenza per lui naturale. Era già molto calda (più del solito, perché?) e cominciava ad impegnarsi sul corpo di lui con le mani e la bocca. Poi si faceva massaggiare con l’olio di mandorle ed accarezzare il sesso umido. Infine di sua iniziativa lo cavalcava da sopra baciandolo e facendosi guardare, ma lei teneva gli occhi chiusi. Non voleva però accettare, diceva che le facesse male una gamba, la posizione con anche lui diritto davanti. Comunque godevano molto entrambi fino in fondo. Le piaceva molto un’orata più grande del solito che, nonostante le sue preoccupazioni per lo stomaco e la linea abbondante, divorava con avidità compresa la pelle ed il sugo attaccaticcio condita con altro olio e pane di contorno. Non vomitava. Lui si sentiva, se non altro, apprezzato almeno come cuoco. Le diceva che gli dava soddisfazione cucinare per lei. Purtroppo però la bella mulatta non appagava i suoi altri desideri extra, dei quali avevano parlato. Lui le aveva chiesto quali doni volesse per sé e suo figlio. Dopo averlo comperato per il bambino, lei, rimanda e rimanda, alla fine non aveva voluto nulla. Alla domanda, per ricambiarlo, comunque lui aveva risposto che non desiderava nessun regalo, eccetto lei stessa. Invece, come di rito, puntualmente gliene erano 99 arrivati a Natale addirittura due: uno dei quali opposto completamente al suo stile di vita e puramente pubblicitario. Di questi si sarebbe vendicato comprandole la biancheria adatta alla sua professione. Più grave, le aveva chiesto di iniziare insieme l’anno nuovo. Ma lei preferiva gli amici in discoteca. Allora Robi si sarebbe, come il suo solito, rintanato in campagna. Inoltre le osservazioni e le insinuazioni sulla abitazione inabitabile di lei, in quanto priva di luce, aria e spazio, non venivano accolte e finivano respinte al mittente. Quindi, certo, non vedeva prospettive in una nuova bella casa in comune. Con evidenza, mostrata la sua nuova conoscenza per venir valutata in famiglia e tra gli amici, aveva raccolto commenti e battute che la respingevano verso il suo ruolo iniziale: quando le servissero soldi, vendere occasionalmente il proprio corpo. Non pensava ad altre possibilità, almeno non con lui. Tutto il resto era finzione, recita interessata ad ottenere denaro. Che, per la prima volta, alla fine del sesso avesse sentito l’esigenza della doccia non era un bell’indizio. La sostanza del loro rapporto restava questa. Lui lo sapeva ed era realista, anche se “nel segreto del suo cuore” ciò lo rattristava. Le cenette intime facevano da contorno e da scenografia. Durante queste, lei si sentiva una vera signora “servita e riverita”, in una casa piena di luce, spazio e calore: i termosifoni bollenti che lui le faceva trovare, al posto della sua stufetta insufficiente. Godeva veramente a letto? Forse sı̀. Quel bell’animale voluttuoso, incrocio tra gli indios della foresta coi coloni portoghesi, non poteva reprimere del tutto gli istinti che indugiavano sopiti affondati nel grasso delle sue carni generose. Era capace di risvegliarglieli persino quel vecchietto bianco col residuo delle sue ultime forze avanzategli. Ciononostante, Robi avrebbe respinto il contentino dell’incontro fugace a pranzo del 31. Poi avrebbe saggiato la possibilità della campagna insieme per il Primo dell’anno, sicuro che non venisse accolta. Ripiegava allora, accontentandosene, sulla cena di sera nel fine settimana. L’intreccio di linee che le ombre formavano nella vita di Robi il Gentile meritava il confronto con altre esperienze e rappresentazioni. Anche là, le puttane sfumavano nelle mogli e le donne per bene nelle escort. Tutte e tutti simulavano, ingannavano e sostenevano parti in commedia. 100 Antologia letteraria sulle etere, cortigiane, scortum, puttane, sgualdrine, vesya, ganika, piao, whores, cocottes, escorts, mantenute, squillo, gigolo, putain, geisha, Hure, donne perdute, mogli temporanee, passeggiatrici, Dirne, meretrici, prostitute, battone, mondane, tart, zoccole e simili. Fico di roccia che nutre molte cornacchie, Generosa accoglie i suoi ospiti Pasifile. Archiloco Menesseno: Per Zeus, Socrate, fai Aspasia davvero beata se, pur essendo donna, è capace di comporre discorsi siffatti! .................. Socrate: Allora? Non sei pieno di ammirazione per lei? Non provi nei suoi confronti gratitudine per il discorso? Platone Se vuoi, confronta l’etera Aspasia con Socrate il sofista, e valuta quale di loro istruı̀ meglio i giovani: vedrai che l’allievo di Aspasia fu Pericle, quello di Socrate, Crizia [il tiranno]. Alcifrone ... mi ha mollata e si è messo a parlottare con Taide, l’etera di Lampria, ... e a quel punto le ha dato un bacio cosı̀ appassionato che le labbra sembravano incollate. ... Fu Taide ad alzarsi e a mettersi a danzare per prima, sollevando parecchio la veste per mostrare le caviglie, come se fosse l’unica ad averle belle. ... – Devi stare insieme ai ragazzi, bere con loro ed andarci a letto in cambio di denaro. – Come fa Lira, la figlia di Dafnide? – Si, proprio come lei. – Ma quella fa la cortigiana! – E con questo? Non c’è niente di scandaloso. Anche tu diventerai ricca come lei, e avrai un sacco di amanti. Perché piangi Corinna? Non 101 vedi quante ce ne sono di cortigiane, e come sono richieste, ... ... sono convinta che i grandi amori nascono quando gli uomini si sentono trascurati. Se invece hanno la certezza di possederti, il loro desiderio in qualche modo si spegne. Ti dico questo perché sono vent’anni che faccio la cortigiana. ... ... [Aristeneto, filosofo] Mi ha molto rimproverato, dicendomi che è indecente per il figlio di Architele e di Erisicleia frequentare una prostituta, e che è molto meglio preferire la virtù al piacere. ... ... hai dato un morso a una mela, ..., hai preso la mira e gliel’hai lanciata in grembo, ... Quella ha baciato la mela, e poi se l’è nascosta tra i seni sotto il reggipetto. ... – Ti pago la tariffa doppia! – Non potrei mai dormire con un assassino. – .... – Ma ormai ti sei insozzato con il sangue di quel barbaro, quando portavi la sua testa sulla lancia. E ancora ti aspetti che io possa abbracciare e baciare un uomo del genere? Per le Grazie non sia mai! In fondo non sei migliore di un boia. ... Ecco cosa si ottiene ad avere per amanti questi militari, botte e denunce. Per il resto, si vantano di essere generali e condottieri, ma al momento di pagare, ti dicono: “Aspetta che mi diano lo stipendio ...”. Sono solo dei fanfaroni, maledetti loro! Faccio bene io a non volerli neanche vedere. Preferisco di gran lunga un pescatore, un marinaio o un contadino: gente della mia stessa condizione, poco pratica nell’adulare, ma molto più generosa. Questi invece scuotono i loro cimieri e ci raccontano delle loro battaglie, ma alla fine sanno fare solo rumore, ... Luciano di Samosata Che il dio Kama [desiderio erotico], dopo aver indirizzato la sua freccia che ha il desiderio come piuma, l’amore come asta e la passione come punta, ti trafigga il cuore. Atharvaveda [Conoscere le formule magiche] – ..... non eam ne nunc quidem 102 quom accersor ultro? an potius ita me comparem non perpeti meretricum contumelias? exclusit; revocat: redeam? non si me obsecret. – siquidem hercle possis, nil prius neque fortius. verum si incipies neque pertendes gnaviter atque, ubi pati non poteri’ , quom nemo expetet, infecta pace ultro ad eam venies indicans te amare et ferre non posse: actumst, ilicet, peristi: eludet ubi te victum senserit. ................. in amore haec omnia insunt vitia: iniuriae, suspiciones, inimicitiae, indutiae, bellum, pax rursum: incerta haec si tu postules ratione certa facere, nihilo plus agas quam si des operam ut cum ratione insanias. [– ... non ci vado neppur adesso che è lei a chiamarmi, di sua iniziativa? O piuttosto faccio vedere che non sono il tipo, io, da subire gli insulti di una puttana? Mi ha chiuso fuori; mi richiama: tornerò da lei? neanche se mi prega. – Se davvero ci riesci, accidenti, non c’è decisione migliore e più coraggiosa. Ma se cominci e poi non insisti con fermezza e, quando non puoi più sopportarlo, senza che nessuno te lo chieda, senza neppure aver fatto pace, ti precipiti da lei mostrandole che l’ami e che non riesci a resistere: allora è fatta, è finita, sei già morto: quando ti sentirà vinto, ti befferà. .............. In amore, in questo consistono tutti gli inconvenienti: offese, sospetti, litigi, tregue, guerre e quindi ancora pace: se tu pretendessi queste cose incerte di renderle sicure con la ragione, non faresti niente più che dare campo alla follia attraverso la ragione.] ........................ – ..... O Thais, Thais, utinam esset mihi 103 pars aequa amori’ tecum ac pariter fieret, ut aut hoc tibi doleret itidem ut mihi dolet aut ego istuc abs te factum nihili penderem! [.... O Taide, Taide, magari il mio amore fosse uguale al tuo per me e diventasse paritario, tanto che tu ne soffrissi nello stesso modo che ne patisco io, oppure di quanto fattomi da te a me non importasse nulla!] .............. Is ubi esse hanc forma videt honesta virginem et fidibu’ scire, pretium sperans ilico producit, vendit. ..... [Costui quando vede che questa vergine ha belle forme e che sa suonare la cetra, sperando di ottenerne un prezzo, la mette all’asta e la vende.] .............. – Num solus ille dona dat? Num ubi meam benignitatem sensisti in te claudier? nonne ubi mi dixti cupere te ex Aethiopia ancillulam, relictis rebus omnibus, quaesivi? porro eunuchum dixti velle te, quia solae utuntur is reginae; repperi, heri minas viginti pro ambobus dedi. [– Quello è forse il solo a farti doni? Quando mai la mia generosità hai sentito che stesse finendo? Non è che, quando mi dicesti che desideravi dall’Etiopia una schiavetta, abbandonando tutto il resto, non l’ho cercata? Quindi hai parlato di volere un eunuco per te perché lo adoperano solo le regine: l’ho trovato, ieri, ho dato venti mine per ambedue.] ................... – ... Me miseram, fors[it]am hic mihi parvam habeat fidem atque ex aliarum ingeniis nunc me iudicet. Ego pol, quae mihi sum conscia, hoc certo scio neque me finxisse falsi quicquam neque meo 104 cordi esse quemquam cariorem hoc Phaedria. [– ... Povera me, forse nutre scarsa fiducia in me e mi giudica ora dai caratteri delle altre. Ma io, misera, che ne sono conscia, so per certo di non aver mai detto nessuna bugia, né al mio cuore nessuno mi è più caro di questo Fedria.] ...................... – Huc deductast ad meretricem Thaidem: ei dono datast. – Quis is est tam potens cum tanto munere hoc? [– È stata portata qui a Taide, la prostituta: gliel’hanno regalata. – Chi è mai cosı̀ potente per un regalo tanto ricco?] ..................... – An id flagitiumst si in domum meretriciam deducar et illis crucibu’, quae nos nostramque adulescentiam habent despicatam et quae nos semper omnibus cruciant modis, nunc referam gratiam atque eas itidem fallam, ut ab is fallimur? [– È uno scandalo forse, se mi introduco in un bordello e mi vendico di quelle che non hanno mai avuto riguardo per noi e per la nostra giovinezza e che ci mettono sempre in croce? È uno scandalo se le inganno come loro ingannano noi?] .................... – Forte habui scortum: coepit ad id adludere et me inridere. “Quid ais” inquam homini ‘npudens? lepu’ tute’s, pulpamentum quaeris?” [– Stavo per caso con una puttana: e quello cominciò con lei a scherzare ed a ridere di me. “Che vai dicendo” all’uomo “sfrontato?” “Sei tu stesso una lepre, e cercheresti selvaggina?”] ..................... – Atque haec qui misit non sibi soli postulat te vivere et sua causa excludi ceteros, neque pugnans narrat neque cicatrices suas ostentat neque tibi obstat, quod quidam facit; verum ubi molestum non erit, ubi tu voles, ubi tempu’ tibi erit, sat habet si tum recipitur. 105 [– Ma chi ti ha inviato questo non pretende che tu sola con lui viva e di escludere gli altri per causa sua, né racconta di battaglie, né le sue cicatrici ostenta, né ti ostacola, come qualcuno fa; invero, quando non ti fosse molesto, quando tu voglia, quando avrai tempo, si accontenta allora di venir ricevuto.] ....................... – ... nam ut mittam quod ei amorem difficillimum et carissimum, a meretrice avara virginem quam amabat, eam confeci sine molestia sine sumptu et sine dispendio: tum hoc alterum, id verost quod ego mi puto palmarium me repperisse quo modo adulescentulus meretricum ingenia et mores posset noscere mature, ut quom cognorit perpetuo oderit. Quae dum foris sunt nil videtur mundius, nec mage compositum quicquam nec magis elegans quae cum amatore quom cenant ligurriunt. Harum videre inluviem sordes inopiam, quam inhonestae solae sint domi atque avidae cibi, quo pacto ex iure hesterno panem atrum vorent, nosse omnia haec salus est adulescentulis. ............ – An non tibi hoc maxumumst? quis homo pro moecho umquam vidit in domo meretricia prendi quemquam? [– Infatti per mettere che a lui un amore difficilissimo e preziosissimo, da una puttana avara, la vergine che amava, quella gli ho procurato senza fastidio, senza fatica e senza spese: allora quest’altra io reputo che sia per me invero la cosa principale: di aver io trovato in qual modo un giovane la natura ed i costumi delle puttane potesse conoscere per tempo, onde conosciutele le odiasse per sempre. 106 Queste, quando vanno fuori, allora sembrano le più pulite, né esiste qualcosa di più raffinato ed elegante, esse quando cenano con gli amanti fanno le schizzinose. Di costoro vedere la sporcizia, lo squallore, la miseria, se siano sole in casa, senza decoro e avide di cibo, in qual modo divorino pane nero intinto nel brodo del giorno prima; sapere tutto questo va a salvezza per i giovani. ............ – Che questo non ti sembra il massimo? Chi mai avrà sorpreso un uomo comportarsi da adultero in casa di puttane? Chi l’avrà visto?] ........... – ... Amat? an scit ill’ iam quid meretrix siet? [– ... È innamorato? Ma non sa che esistono già le puttane?] ............. – sat’ credo. Nil est Thaide hac, frater, tua dignu’ quod ametur: ita nostrae omnist fautrix familiae. ....................... – ... ut lubenter vivis (etenim bene lubenter victitas), quod des paullumst et necessest multum accipere Thaidem. Ut tuo amori suppeditare possit sine sumptu tuo ad omnia haec, magis opportunu’ nec magis ex usu tuo nemost. ... [– Niente è come questa tua Taide, fratello, degna di venir amata: allora è propensa verso tutta nostra famiglia. ............ – ... siccome tu vivi da gaudente (infatti ti nutri da gaudente), ma tu dai troppo poco ed a Taide viene necessario prendere molto. Perché tu possa mantenere il tuo amore senza spendere del tuo per tutte queste cose, è più opportuno, né meglio di lui [come cliente] per il tuo comodo nessuno esiste.] – Per pol quam paucos reperias meretricibus 107 fidelis evenire amatores, Syra. Vel hic Pamphilus iurabat quotiens Bacchidi, quam sancte, uti quivis facile posset credere, numquam illa viva ducturum uxorem domum! Em duxit. – Ergo propterea te sedulo et moneo et hortor ne quoiusquam miserat, quin spolies mutiles laceres quemque nacta sis. – Utine eximium neminem habeam? – Neminem: nam nemo illorum quisquam, scito, ad te venit quin ita paret sese abs te ut blanditiis suis quam minimo pretio suam voluptatem expleat. Hiscin tu amabo non contra insidiabere? – Tamen pol eandem iniuriumst esse omnibus. – Iniurium autem est ulcisci advorsarios, aut qua via te captent eadem ipsos capi? Eheu me miseram, quor non aut istaec mihi aetas et formast aut tibi haec sententia? [– Ahimè, tu ne troverai pochi per le puttane di amanti diventati fedeli, Sira. Oh quante volte questo Panfilo giurava a Bacchide, con tutta santità, e come chiunque potesse con facilità credergli, che mai, ella viva, avrebbe condotto una moglie in casa! E cela condusse. – Quindi per questo, ti ripeto sempre e ti ammonisco e ti esorto di non avere di alcuno pietà: che tu lo spogli, lo spelli, lo laceri, che tu lo riduca in pezzi. – Non ne troverò dunque nessuno da considerare rispettabile? – Nessuno: infatti, sai, nessuno di quelli viene da te se non con te a prepararsi cosı̀, con le sue moine, per ricavarne la sua voluttà al prezzo minimo. Per questo, scusa, tu non lo ricambierai al contrario? 108 – Tuttavia, è uno sbaglio essere uguale con tutti. – Sarebbe invece ingiusto castigare gli avversari, oppure prendere, con la stessa rete con cui ti catturano, quegli stessi? Oh me misera, perché non ho io questa tua età e la tua bellezza, oppure tu la mia esperienza?] – ... Nam nemo ad te venit nisi cupiens tui; ... ............... – Hic animu’ partim uxori misericordia devinctu’, partim victus hui[u]s iniuriis paullatim elapsust Bacchidi atque huc transtulit amorem, postquam par ingenium nactus est. [– ... Infatti nessuno viene da te se non bramandoti. .... .............. – Nell’animo, in parte egli viene dalla pietà per la moglie preso, in parte vinto dai dispetti di questa [meretrice]; poco a poco si è allontanato da Bacchide ed ha trasferito alla prima l’amore, alla quale per carattere si sente vicino.] – Nunc animum rursum ad meretricem induxit tuom; quoi tu obsecutu’ facis huic adeo adeo iniuriam. Nam in eandem vitam te revolutum denuo video esse. ............. – ... meretricem hanc primum adeundam censeo: oremus accusemu’ graviu’ denique minitemur si cum illo habuerit rem postea. [ – Ora hai riportato indietro il tuo animo alla puttana; per cui, inseguendola, tu fai torto quindi all’altra. Infatti ti vedo esser precipitato ancora nella stessa vita. ............ – ... a questa puttana, per primo, penso che ci si rivolga: 109 la preghiamo, la accusiamo, più gravemente infine la si minacci se con quello andrà ancora avanti la cosa.] ................ – ... Pamphilo me facere ut redeat uxor oportet: quod si perficio non paenitet me famae, solam fecisse id quod aliae meretrices facere fugitant. ........... – Quantam obtuli adventu meo laetitiam Pamphilo hodie! quot commodas res attuli! quot autem ademi curas! ........... Philumenam compressam esse ab eo et filium inde hunc natum. Haec tot propter me gaudia illi contigisse laetor: etsi hoc meretrices aliae nolunt; neque enim est in rem nostram ut quisquam amator nuptiis laetetur. Verum ecastor numquam animum quaesti gratia ad malas adducam partis. Ego dum illo licitumst usa sum benigno et lepido et comi. Incommode mihi nuptiis evenit, factum fateor: at pol me fecisse arbitror ne id merito mi eveniret. Multa ex quo fuerint commoda, ei[u]s incommoda aequomst ferre. [– ... Che io agisca per ricondurre Panfilo alla moglie è necessario: se lo ottengo, non mi peserà la fama di aver compiuto da sola quanto le altre puttane evitano di fare. .............. Quanta felicità, col mio arrivo, ho portato a Panfilo oggi! Quanta gioia gli ho procurato! Invece quante noie ho levato! .................... Filomena da lui era stata stuprata e quindi è nato questo figlio. Che per merito mio gli siano toccate tutte queste gioie, mi rallegro: quantunque le altre puttane lo smentiscano; infatti non è affar nostro che qualche amante convoli felicemente a nozze. Certo, per Castore, mai condurrò l’animo alla malvagità per scopo di guadagno. Mentre è lecito, sono usa con lui in modo affettuoso, allegro e cortese. Che le nozze mi fossero sgradite, confesso il fatto: 110 ma mi sono convinta che ciò non mi succedesse per colpa mia. Di colui, da cui deriva molto di gradito, è giusto accettare lo sgradito.] Publio Terenzio Afro Verum nescio quid febriculosi scorti diligis: hoc pudet fateri. Nam te non viduas iacere nectes nequiquam tacitum cubile clamat sertis ac Syrio fragrans olivo, pulvinusque peraeque et hic et ille attritus, tremulique quassa lecti argutatio inambulatioque. [La verità è che ti piace non so che puttana malaticcia, e ti vergogni a confessarlo. Che non dormi solo la notte lo proclama, anche tacendo, la camera fragrante di ghirlande e d’olio di Siria, il cuscino schiacciato ugualmente dalle due parti, il movimento e il rumore del letto scosso. ...] Varus me meus ad suos amores visum duxerat e foro otiosum, scortillum, ut mihi tum repente visum est, non sane illepidum neque invenustum. [Ieri il mio amico Varo mi ha portato dal foro, dove stavo senza far niente, a vedere il suo amore; una puttanella, l’ho capito subito, però né brutta né stupida.] Amabo, mea dulcis Ipsitilla, meae deliciae, mei lepores, iube ad te veniam meridiatum. ............. sed domi maneas paresque nobis 111 novem continuas fututiones. [Per piacere, mia dolce Ipsitilla, mia delizia, mia gioia, fammi venire da te nel pomeriggio. ............... resta a casa e preparami nove scopate di fila.] Salax taberna vosque contubernales, a pilleatis nona fratribus pila, solis putatis esse mentulas vobis, solis licere, quidquid est puellarum, confutuere, er putare ceteros hircos? ........... Puella nam mi, quae meo sinu fugit, amata tantum quantum amabitur nulla, pro qua mihi sunt magna bella pugnata, consedit istic. Hanc boni beatique omnes amatis, et quidem, quod indignum est, omnes pusilli et semitarii moechi; [Avventori della taverna oscena al numero nove dopo i fratelli col berrettino, credete di essere i soli ad avere il cazzo? I soli a poter trombare tutte le ragazze, mentre gli altri sono soltanto caproni? .............. La donna che è fuggita dalle mie braccia, amata quanto mai nessuna sarà amata, per la quale ho lottato tanto, adesso siede lı̀, e voi tranquilli e beati l’amate tutti quanti e, ciò che è peggio, tutti siete meschini donnaioli da trivio.] Ameana puella defututa 112 tota milia me decem poposcit, ista turpiculo puella naso, decoctoris amica Formiani. [Ammiana, ragazza fottutissima, mi hai chiesto niente meno che diecimila, sı̀, la ragazza col naso bruttino, l’amica del bancarottiere di Formia.] Iocum me putat esse moecha turpis, et negat mihi nostra reddituram pugillaria, ... ....... Quae sit, quaeritis? Illa, quam videtis turpe incedere, mimice ac moleste ridentem catuli ore Gallicani. ............ ‘moecha putida, redde codicillos, redde, putida moecha, codicillos!’ [Quella brutta puttana mi prende per il suo zimbello e non mi vuol rendere i miei quaderni: ... ........... Chi è, mi chiedete? Sı̀, proprio quella che vedete sculettare e ridere sguaiatamente con quel muso da cagna. ................ ‘Restituisci i quaderni, sporca puttana; sporca puttana, restituisci i quaderni!’] Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa, illa Lesbia, quam Catullus unam plus quam se atque suos amavit omnes, nunc in quadriviis et angiportis glubit magnanimi Remi nepotes. [Celio, la mia Lesbia, 113 quella Lesbia che Catullo ha amato più di se stesso e di tutti i suoi, adesso nei trivii e negli angiporti scappella i nipoti del magnanimo Remo.] Aufillena, bonae semper laudantur amicae: accipiunt pretium, quae facere instituunt. Tu, quod promisti, mihi quod mentita inimica es, quod nec das et fers saepe, facis facinus. Aut facere ingenuae est, aut non promisse pudicae, Aufillena, fuit: sed data corripere fraudando officiis, plus quam meretricis avarae [est], quae sese toto corpore prostituit. [Cara Aufillena, si lodano sempre le buone amiche; prendono un compenso per quello che si impegnano a fare. Tu che mi hai promesso e mentito, mi sei nemica, tu non dai mai e prendi spesso: è un delitto. Mantenere le promesse è da donna leale, non averle fatte è da donna onesta; ma rubare e frodare il dovuto, è comportarsi ancor peggio che da ingorda puttana, che ha prostituito tutto il suo corpo.] Gaio Valerio Catullo Quis multa gracilis te puer in rosa perfusus liquidis urget odoribus grato, Pyrrha, sub antro? Cui flavam religas comam simplex munditiis? Heu quotiens fidem mutatosque Deos flebit, et aspera nigris aequora ventis emirabitur insolens qui nunc te fruitur, credulus, aurea, qui semper vacuam, semper amabilem sperat, nescius aurae 114 fallacis! ... [Qual delicato ed olezzante giovine in un bell’antro, Pirra, ora t’allaccia sopra un letto di rose? Per chi con semplice arte la bionda chioma annodi? Ahi quanto piangere dovrà l’amor tradito e i Numi instabili, il mar gonfio dai vènti dovrà guatar l’ignaro che or ti gode, credulo, sı̀ splendida, che te per sempre sua, te sempre amabile spera, e l’aure fallaci non sa! ...] Cum tu, Lydia, Telephi cervicem roseam, cerea Telephi laudas bracchia, vae, meum fervens difficili bile tumet iecur! ........... Uror, seu tibi candidos turparunt umeros immodicae mero rixae, sive puer furens impressit memorem dente labris notam. [Quanto tu il collo roseo, Lidia, lodi di Telefo, e di Telefo le bianche braccia, ahi gonfiasi tutto e mi bolle d’atra bile il fegato! .............. Brucio se i tuoi bianchi omeri, suscitate dal vin, le risse offendono; brucio se un segno memore lascia coi denti sul tuo labbro il giovane.] Urit me Glycerae nitor 115 splendentis pario marmore purius; urit grata protervitas et vultus nimium lubricus aspici. [M’arde il fulgor di Glicera che splende pura più del marmo pario; m’arde il protervo fascino e il suo viso a mirar sı̀ periglioso.] Vitas hinnuleo me similis, Chloë, quaerenti pavidam montibus aviis matrem, non sine vano aurarum et silvae metu; ............ Atqui non ego te, tigris ut aspera gaetulusve leo, frangere persequor! Tandem desine matrem tempestiva sequi viro! [Cloe, tu mi sfuggi a una cerbiatta simile che la timida madre in monti impervii cerchi, con gran timore dei fogliami e dell’aure; .............. Ma non già per ucciderti io t’inseguo qual fiera tigre e qual leon getulico! Lascia tua madre. Or sei matura per il maschio!] Invicem moechos anus arrogantes flebis in solo levis angiportu thracio bacchante magis sub interlunia vento, cum tibi flagrans amor et libido quae solet matres furiare equorum saeviet circa iecur ulcerosum, .... 116 [Vecchia e spregiata, or gli arroganti drudi implorerai nel vicolo deserto quando più forte nelle notti illuni Borea spiri, quando la rea libidine amorosa che fa impazzar le madri dei cavalli t’infurii intorno al fegato ulcerato, .........] .......... Sic visum Veneri, cui placet impares formas atque animos sub iuga ahenea saevo mittere cum ioco. Ipsum me, melior cum peteret Venus, grata detinuit compede Myrtale libertina, fretis acrior Hadriae curvantis calabros sinus. [............ Cosı̀ vuole Venere che sotto ferrei gioghi ama unire, per crudel dileggio, corpi e cuori dissimili. Pur me, chiamato a miglior fiamma, in vincoli soavi or tiene la liberta Mirtale, focosa più dei flutti del mar Adria che incurva i golfi calabri.] At vulgus infidum et meretrix retro periura cedit, diffugiunt cadis cum faece siccatis amici, ferre iugum pariter dolosi. [Ma il volgo infido e le meretrici false fuggon via, e, poi che fino al fondo bevvero il vino, dileguan gli amici, compagni infidi d’uno stesso giogo.] 117 ............ dum Capitolio regina dementes ruinas, funus et imperio parabat, contaminato cum grege turpium morbo virorum, quidlibet impotens sperare fortunaque dulci ebria. ... [.......... mentre una frenetica regina apprestava ruine al Campidoglio e morte al nostro Impero, col gregge suo contaminato d’uomini turpi di vizio, ed ebbra della prospera fortuna e col cuore sfrenato a tutto osar. ... ] Crede non illam tibi de scelesta plebe dilectam neque sic fidelem, sic lucro aversam potuisse nasci matre pudenda! Bracchia et vultum teretesque suras integer laudo; fuge suspicari cuius octavum trepidavit aetas claudere lustrum! [Credi, non venne di plebea progenie la tua diletta, non d’ignobil madre nascer poté, cosı̀ fedel, di lucro cosı̀ sdegnosa! Le braccia, il viso, le rotonde gambe libero io lodo; non temer d’un uomo a cui l’età precipite l’ottavo lustro già schiuse!] Iam te sequetur; currit enim ferox aetas, et illi quos tibi dempserit 118 apponet annos; iam proterva fronte petet Lalage maritum, ........... [Allora ti seguirà; ché inesorabile fugge il tempo ed a lei dà ciò che a te toglie, gli anni; presto vedrai con proterva fronte Lalage stuzzicare un maschio, ............. ] Ulla si iuris tibi peierati poena, Barine, nocuisset umquam, dente si nigro fieres vel uno turpior ungui, crederem. ...... ............ Adde quod pubes tibi crescit omnis, servitus crescit nova, nec priores impiae tectum dominae relinquunt, saepe minati. Te suis matres metuunt iuvencis, te senes parci, miseraeque nuper virgines nuptae, tua ne retardet aura maritos. [Se alcun castigo per i tuoi spergiuri t’incolga mai, se a te un sol dente o un’unghia sola s’anneri, sı̀ che tu, Barine, paia men bella, ............ Ed anzi, tutta per te sola cresce la gioventù, nuovo corteo servile, né il vecchio, invano minacciante, lascia l’empia tiranna. Te per i figli temono le madri e i vecchi avari; e le povere vergini da poco 119 spose temono la tua aura, che non ritardi i lor mariti.] Quis devium scortum eliciet domo Lyden? Eburnea, dic age, cum lyra maturet, in comptum lacaenae more comas religata nodum! [Chi trae dalla sua casa solitaria la puttana, Lide? Oh di’ che con l’eburnea lira si affretti, e coi crini alla spartana stretti dietro in un bel nodo!] Motus doceri gaudet ionicos matura virgo et fingitur artibus iam nunc, et incestos amores de tenero meditatur ungui. Mox iuniores quaerit adulteros inter mariti vina; neque eligit cui donet impermissa raptim gaudia, luminibus remotis, sed iussa coram non sine conscio surgit marito, seu vocat institor seu navis hispanae magister, dedecorum pretiosus emptor. [Gode ad addestrarsi ai balli ionici la precoce vergine ed a scaltrirsi in lascive arti fin d’ora, ed amori impudichi dai suoi primi anni vagheggia. Poi cerca ben presto più giovin drudi nelle maritali orge; e neppur sceglie l’amante cui porgere al buio, in fretta e furia, illeciti piaceri, ma innanzi a tutti ed al consapevole sposo ella sorge, o la chiama un merciaio, 120 od uno spagnolo nocchier di nave, che ne compera a caro prezzo il disonore.] Horatius Quid si prisca redit Venus diductosque iugo cogit aheneo? Si flava excutitur Chloë reiectaeque patet ianaua Lydiae? Lydia Quamquam sidere pulchrior ille est, tu levior cortice et improbo iracundior Hadria, tecum vivere amem, tecum obeam libens! [ Orazio Ma se Venere resuscita? Se a bronzeo giogo i due disgiunti costringe? Se Cloe bionda si scaccia e della reietta Lidia si apre la porta? Lidia Più del sole egli è splendido tu più lieve del sughero e iracondo dell’aspro Adriatico, con te amerei vivere, con te morrei felice!] Vixi puellis nuper idoneus et militavi non sine gloria; nunc arma defunctumque bello barbiton hic paries habebit laevum marinae qui Veneris latus custodit. ... ......... O quae beatam Diva tenes Cyprum et Memphin carentem sithonua nive, regina, sublimi flagello 121 tange Chloën semel arrogantem! [Vissi fin’ora per le belle idoneo e per lor militai non senza gloria; a guerra finita or appendo cetra ed armi sopra la parete che il lato manco alla marina Venere protegge. ... ............ O Dea che regni sulla lieta Cipro e Menfi ignara delle nevi tracie, Regina, con l’alto flagello tocca una volta la superba Cloe!] Est mihi nonum superantis annum plenus albani cadus; est in horto, Phylli, nectendis apium coronis; est hederae vis multa, qua crines religata fulges; ................. ... Age iam, meorum finis amorum (non enim, posthac, alia calebo femina), condisce modos amanda voce quos reddas; minuentur atrae carmine curae. [Ho un botticello pien di vino albano più che novenne, Fillide; ho nell’orto appio ben atto a intessere corone; edera ho molta onde ti splenda l’annodato crine; ............ ... eccitati dunque, o mio ultimo amore (poiché, poi, non per altra arderò 122 donna), ed impara le armonie da amare che con la voce dirai; s’allevieranno le nere cure col canto.] Quo fugit venus, heu, quove color? Decens quo motus? Quid habes illius illius quae spirabat amores, quae me surpuerat mihi, felix post Cinaram notaque et artium gratarum facies? Sed Cinarae breves annos fata dederunt, servatura diu parem cornicis vetulae temporibus Lycen, possent ut iuvenes visere fervidi, multo non sine risu, dilapsam in cineres faciem! [Ove è fuggita l’avvenenza, ove, ahi, il colore, la grazia dove delle movenze? Che cosa conservi di quella, di quella che mi ispirava amori, che sı̀ beata e celebre, dopo Cinara, e di arti gradite fu? Ma a Cinara brevi anni concessero il fati, mentre a lungo era da conservare come ai tempi di una vecchia cornacchia Lice, affinché i fervidi giovani potessero vederne, non senza grasse risa, la face ridotta in cenere!] Rogare longo putidam te saeculo vires quid enervet meas, cum sit tibi dens ater et rugis vetus frontem senectus exaret, .............. Illitterati num minus nervi rigent 123 minusve languet fascinum? Quod, ut superbo provoces ab inguine, ore adlaborandum est tibi. [Chiedi tu, muffita e lunga di anni, che cosa mi debiliti le mie forze virili, quando hai i denti lerci e di rughe l’età decrepita ara la fronte, ........... Forse che gli incolti meno drizzano il nerbo ed esso langue con minor fascino? Tanto, per provocarlo superbo sopra l’inguine, con la bocca ti tocca affaticartici sopra.] Hic tertius december, ex quo destiti Inachia furere, silvis honorem decutit! .......... Nunc gloriantis quamlibet mulierculam vincere mollitia amor Lycisci me tenet; unde expedire non amicorum queant libera consilia nec contumeliae graves, sed alius ardor aut puellae candidae aut teretis pueri longam renodantis comam. [Già tre dicembri, da che smisi di impazzire per Inachia, hanno spogliato l’onore delle selve! .......... Ora, che si gloria qualsiasi donnina allegra di vincere in lussuria, mi possiede l’amore per Licisco; onde non pretendono di impedirmelo degli amici i liberi consigli, né gli insulti peggiori, ma un altro ardore o per una tenera fanciulla o per un fanciullo rotondetto dalla lunga chioma sciolta.] Qui sudor vietis et quam malus undique membris crescit odor cum, pene soluto, 124 indomitam properat rabiem sedare; neque illi iam manet umida creta colorque stercore fucatus crocodili, iamque subando tenta cubilia tectaque rumpit, vel mea cum saevis agitat fastidia verbis: “Inachia langues minus ac me; Inachiam ter nocte potes, mihi semper ad unum mollis opus! Pereat male quae te Lesbia quaerenti taurum monstravit inertem, cum mihi cous adesset Amyntas, cuius in indomito constantior inguine nervus quam nova collibus arbor inhaeret! Muricibus tyriis iteratae vellera lanae cui properabantur? Tibi nempe, nec foret aequalis inter conviva magis quem diligeret mulier sua quam te! [Quale sudor si espande e che cattivo da ogni membra cresce l’odore quando, a pene floscio, indomabile si affanna per saziare la passione furiosa; né ancora si mantiene quell’umido belletto, né il colore intriso con lo sterco del coccodrillo, ed ecco muovendosi da sotto, invasata, distrugge il letto e la copertura, o, con parole irate, mi perseguita con mia ripugnanza: “Con Inachia tu sei meno fiacco che con me; Tre volte per notte tu possiedi Inachia, con me sempre una sola azione fiacca! Vada in malora quella Lesbia che ti pretendeva un toro ed invece ti mostravi inerte, quando a me si rivolgeva l’Aminta di Coo, il cui nerbo era più costante sull’indomabile inguine di un albero novello che si erga dritto sopra i colli! Le stoffe di lana tinte più volte con la porpora di Tiro per chi venivano approntate? Per te, certo, onde tra i convitati non ci fosse nessuno uguale che la sua donna amasse più di te! ...”] 125 Ureris ipse miser; quod si non pulchrior ignis accendit obsessam Ilion, gaude sorte tua! Me libertina, nec uno contenta, Phryne macerat! [Tu ardi lo stesso poveretto; eppure, se fuoco più bello non accese l’Ilio assediata, goditi la tua sorte! Una liberta, non di uno solo contenta, Frine mi distrugge!] Nox erat, et coelo fulgebat luna sereno inter minora sidera, cum tu, magnorum numen laesura Deorum, in verba iurabas mea (artius atque hedera procera adstringitur ilex, lentis adhaerens bracchiis) .......... fore hunc amorem mutuum. ........... nec te Pythagorae fallant arcana renati, formaque vincas Nirea, eheu translatos alio maerebis amores! Ast ego vicissim risero! [Era notte, e nel cielo sereno splendeva la luna tra le minori stelle, quando tu, offendendo il nome degli dei maggiori, mi giuravi con parole (gli arti, come l’alta quercia viene avvolta dall’edera, stringendomi con le braccia flessuose) ........... che questo amore sarebbe reciproco. ........... pur se di Pitagora redivivo gli arcani non ti sfuggano, e tu vinca in bellezza Nireo, oh piangerai gli amori passati ad altri! 126 Anzi io, al contrario, riderò di te.] Orazio Flacco ...... Ridet et audit Et sibi praeferri se gaudet et oscula iungit Nec moderata satis nec sic a virgine danda. Qua venata foret silva narrare parantem Impedit amplexu nec se sine crimine prodit. Illa quidem contra, quantum modo femina posset, (.....................................) Illa quidem pugnat; sed quem superare puella, Quisve Iovem poterat superum? ......... [............... Sorride Giove nell’udirla, gioisce di essere anteposto a sé medesimo e la bacia sulla bocca, non però con sufficiente cautela, né come a una vergine si addice. [Callisto] si accinge a raccontare in quale foresta abbia cacciato, Glielo impedisce con l’amplesso e nel violarla si tradisce. Ella certamente, per quanto lo può una femmina (.................................) ella certo si ribella, combatte; ma non dico una fanciulla, chi superare avrebbe potuto Giove? .......] Forte Iovem ... diffusum nectare, curas Seposuisse gravis unacuaque agitasse remissos Cum Iunone iocos et: “Maior vestra profecto est Quam quae contingit maribus” dixisse “voluptas”. Illa negat. Placuit quae sit sententia docti Quaerere Tiresiae; Venus huic erat utraque nota; Nam duo magnorum viridi coeuntia silva Corpora serpentum baculi violaverat ictu; Deque viro factus, mirabile, femina, septem Egerat autumnos; octavo rursus eosdem Vidit ... .......... 127 Forma prior rediit genetivaque venit imago. Arbiter hic igitur sumptus de lite iocosa Dicta Iovis firmat; gravius Saturnia iusto Nec pro materia fertur doluisse suique Iudicis aeterna damnavit lumina nocte. At pater omnipotens (neque enim licet irrita cuiquam Facta dei fecisse deo) pro lumine adempto Scire futura dedit poenamque lenavit honore. [... che Giove, per caso, reso espansivo dal nettare, abbia messo da parte le gravi cure e scambiato vari motteggi con Giunone, pure lei di buon umore; e “Certamente” le disse “la voluttà di voi femmine è maggiore di quella che tocca ai maschi.” Essa rispose di no. Convennero nel chiedere quale fosse il giudizio del saggio Tiresia: a lui era noto l’uno e l’altro aspetto di Venere. Con un colpo di bastone, infatti, egli aveva maltrattato i corpi di due serpenti che si congiungevano in un verde bosco; da uomo divenuto femmina, un vero miracolo, aveva trascorso sette autunni; ma nell’ottavo di nuovo vide quei medesimi, .... ............. ritornò il precedente aspetto, la forma in cui era nato. Questi, dunque, preso come arbitro nella divertente controversia, approva l’affermazione di Giove; ma si aggiunge che la figlia di Saturno, in modo sproporzionato all’argomento, se ne sia risentita più del giusto, condannando gli occhi del suo giudice a una notte eterna. Ma l’onnipotente padre (giacché a nessun dio è lecito rendere vana la volontà di un’altra divinità), al posto della vista sottratta gli concesse di sapere il futuro e con tale onore gli alleviò la pena.] 128 Io canto amori certi e furti leciti, nessun delitto toccherà il mio carme. ......... ... è un’arte questa, di spremer oro allo smanioso amante, scoperta dalla donna. ... .......... ... Se volessi l’arti maligne delle male femmine narrarti ad una ad una, non potrei con dieci bocche e dieci lingue insieme. ............... Spesso chi finse amor cadde in amore: pensava fosse un gioco essere amante, poi lo divenne. E dunque date ascolto a chi v’invoca, o donne, anche per gioco! Sovente un falso amor si fa poi vero. Conquista ora il suo cuore astutamente con le dolci lusinghe, cosı̀ come trascorre l’acqua sopra il molle lido. ............... ....... Restituite i pegni, mantenete la fede; dalla frode state lontani; conservate monde le mani dal delitto: ma le donne ingannatele pure impunemente, se avete senno. In questo, esser leali è vergognoso più d’ogni altro inganno. Ingannate codeste ingannatrici: razza in gran parte iniqua e scellerata, cadan nei lacci ch’esse stesse han teso! ........... .... Femmina ingannata nel duol si dolga solo di se stessa. 129 ........ Tu la chiami violenza? Ma se è questo che vuol la donna! Ciò che piace a loro è dar per forza ciò che voglion dare. Colei che assali in impeto d’amore, chiunque ella sia, ne gode, e la violenza è per lei come un dono; se la lasci intatta ancor quando potevi averla, simulerà col volto una sua gioia, ma avrà dispetto in cuore. ... .............. Io precetti non do d’amore ai ricchi: chi può donare non ne ha bisogno; ha già ben altro che la sua bellezza chi può dir sempre: “Prendi!”, quando vuole. Davanti a lui io cedo; nel mio libro non c’è norma che piaccia più di lui. Fatti per chi non ha, sono i miei carmi, ché senza nulla io fui sempre amante: davo parole non avendo doni. ............. ... Per quanto mi riguarda, ben poco io dico dei miei veri amori; i miei veri piaceri io li nascondo con religioso, impenetrabil velo. ....... .... E dunque c’è tra voi chi dica ancor al cupido amatore: “È proibito”? Dimmi, che ci perdi se non quel poco d’acqua che ti serve? Né la mia voce vuol prostituirvi: vuole soltanto togliervi il terrore d’un danno vano, che le vostre grazie non devono in alcun modo temere. 130 ........... ..... A tante fu mezzana, più che beltà, la voce. ... ........... Cosı̀ tu sappi scorrere sull’arpa con le tue mani in facili armonie: l’arpa s’addice ai più giocondi scherzi. .......... V’è chi s’insinua con un falso amore e cerca di raggiungere cosı̀ vergognosi guadagni. ....... ......... .............. Queste liti, dai templi risplendenti tutti d’oro, tu, indifferente, Venere, rimiri e voi, ninfe dell’Appia! E ve ne sono dal nome infame noto in tutti i trivi. Chi da loro è ingannata, è spesso anch’essa mischiata nelle colpe dell’amante. .......... E dunque non chiedeteci denaro! È colpa imperdonabile. Ma ahimè, non c’è donna al mondo che la tema! Dissimulate almeno, non mostrate d’essere ingorde fin dal primo istante. ........... Per questo amor di moglie è cosa assurda: perché il marito l’ha quando lo vuole. ............ ....... Il piacere colto senza timori è meno accetto. Fossi libera e sola come Taide, fingi sempre paura. ... ........... 131 ......... E tu supina giaci, se hai bello il viso; offri le spalle, se le tue spalle piacciono. Tu invece, cui di rughe segnò Lucina il ventre, fai volgere il cavallo, come in fuga usano i Parti. Sulle proprie spalle teneva Milanione d’Atalanta le belle gambe. Se hai bella la gamba, fa’ che cosı̀ si veda. E tu cavalca, se sei piccina. Andromaca giammai, alta cosı̀ com’era, cavalcò sopra il cavallo d’Ettore. Sul letto s’inginocchi colei che bello ha il fianco e pieghi un po’ la testa. E chi la gamba ha ancor giovane e fresca e bello il seno senza difetto, si distenda obliqua lungo l’orlo del letto: l’uomo in piedi. .......... ...... Mille giochi ha Venere; ma il più semplice, il meno faticoso, è di giacere sopra il fianco destro, semisupina. ......... .............. Dopo i gaudi di Venere, colei che un dono chiederà, vorrà soltanto che quanto chiede non le valga nulla. Al letto poi non dare troppa luce da tutte le finestre. Nel tuo corpo vi sono parti da lasciare in ombra. Publio Ovidio Nasone E bevendo e saziandosi passano all’estro. E l’uomo concedendo la moglie le dice: “Alzati e prendi piacere col fratello”. Quando quei miseri si sono uniti, e arrossisco a dirne, ma dovrò ben inculcare l’orrore 132 dei loro atti turpi, dopo che si sono uniti per effetto della fornicazione, mandano al cielo le loro bestemmie. E la sciagurata prende nelle sue mani il seme del maschio e i due stanno a fissare il cielo tendendo al padre ciò che tengono in mano e dicono: “Offriamo a te questo dono del corpo di Cristo” e ne mangiano, dicendolo corpo di Cristo, e questa è lor Pasqua. Sant’Epifanio – ... non sono altro che una cortigiana che si guadagna da vivere soddisfacendo i figli della buona società. ... Cosa desiderano lorsignori da me, il corpo o i gioielli? – ... Perché in mia presenza parli in modo contrario a quanto si addice a una cortigiana? Infatti, essere una cortigiana vuol dire essere benevola nei confronti dei giovani. Rifletti: tu sei una cortigiana, sei come una pianta nata al bordo della strada; il tuo corpo è merce acquistabile col denaro: presta dunque, amica, il tuo servizio ugualmente a chi ti è caro e a chi non lo è. – ... Alla processione in onore di Kamadeva [Dio dell’amore], costei si è innamorata, non appena l’ha visto, di un tipo di nome Carudatta, il figlio impoverito di una famiglia di mercanti: ... – Proprio per questo lo amo: una cortigiana, se innamorata di un uomo povero, non può essere oggetto di biasimo. – E se, titubante a frequentare una cortigiana perché povero, non venisse, pensando di soffrirne? – Ma io lo amo. Carudatta ... e Guglielmo si vantò, che non avea niuno nobile uomo in Provenza, che non gli avesse fatto votare la sella e giaciuto con sua mogliera. ... – Or ci di’, Gugliemo: perché hai tu cosı̀ onite le donne di Provenza? Cara la comperrai! Catuna avea un mattero sotto. Quella che parlava disse. – Vedi, Gugliemo, che, per la tua follia, ti convien morire. E Guglielmo, vedendo ch’elli sı̀ era sorpreso, parlò e disse. 133 – Di una cosa vi prego, donne, per amore: che mi facciate un dono! Le donne risposero: – Domanda, salvo che non domandi tua scampa. Allora Guglielmo parlò e disse: – Donne, io vi prego per amore, che qual di voi è la più putta[na], mi dea in prima. Allora l’una riguardò l’altra. Non si trovò chi prima li volesse dare, e cosı̀ scampò a questa volta. Ed in quella notte, il vescovo v’avea fatto venire una sua amica, ed essendo entro il letto, volendola toccare, l’amica non si lasciava, dicendo: – Molte impromesse m’avete fatte, e non me ne attenete neente. Il vescovo rispose: – Vita mia, io lo ti prometto a giuro. – Non. -Disse quella.- Io voglio li danari in mano. Il vescovo, levandosi per andar per danari, per donarli all’amica, il piovano uscı̀ di sotto il letto e disse: – Messere, a cotesto colgono elle me? Or chi potrebbe far altro? Fue un filosofo, lo quale era molto cortese di volgarizzare la scienzia, per cortesia, a signori ed altre genti. Una notte, li venne in visione che le dee della scienzia, a guisa di belle donne, stavano al bordello. Ed elli, vedendo questo, si maravigliò molto e disse: – Che è questo? Non siete voi le dee della scienzia? Ed elle risposero: – Certo sı̀. – Com’è ciò, che voi siete al bordello? Ed elle risposero: – Bene è vero; perché tu se’ quelli che vi ci fai stare. Isvegliossi e pensossi che, volgarizzar la scienzia, si era menomar la deitade. Rimasesene e pentessi fortemente. E sappiate, che tutte le cose non sono licite a ogni persona. – Signori, ogni cosa tratta della sua natura, ma tutta è perduta. 134 Ma que’ domandaro: – Come? Ed elli disse che ’l fumo dell’aloe e dell’ambra dà loro perduto il buono odore naturale; ché la femina non vale neente, se di lei non viene, come di luccio passetto. Fu uno, ch’avea sı̀ grande naturale, che non trovava neuno che fosse sı̀ grande ad assai. Or avvenne che un giorno si trovò con una putta[na], che non era molto giovane; ed avvegnaché molto fosse orrevole e ricca, molti n’avea veduti e provati. Quando furo in camera, ed illi lo mostrò. E per grande letizia, la donna rise. Que’ disse: – Che ve ne pare? E la donna rispose: – ... [Messere, lavora bene non la zappa, ma chi la maneggia ... Poi la terra bona dev’essere, soffice ed umida se no ...] Il novellino Io nulla so, non so se Chi m’ha creato M’ha fatto pel Cielo o m’ha destinato all’Inferno. Ma una coppa e una bella fanciulla e un liuto sul lembo del prato Per me son monete sonanti: a te la cambiale del Cielo! Umar al-Khayyam Una cortigiana [vesya, ganika] che eccella in queste arti, e sia dotata di buon carattere, bellezza e talenti, si guadagna il titolo di cortigiana di lusso e ottiene un posto nel consesso pubblico. Il re le rende sempre onore, e la gente di qualità tesse le sue lodi. Gli uomini la cercano e la bramano, e per le altre è un esempio da imitare. Una principessa o la figlia di un ministro che abbia conoscenza di queste tecniche mantiene in suo potere il marito anche se ha mille donne nell’harem. 135 ........... grazie a queste scienze una donna può vivere felicemente. Un uomo esperto in queste arti, che sia eloquente e adulatore, anche se non è ben conosciuto subito si fa strada nel cuore delle donne. La fortuna in amore nasce dall’apprendimento delle arti; .............. Le cortigiane ricavano piacere erotico e mezzi naturali di sostentamento dalle relazioni sessuali con gli uomini. Farlo per il piacere erotico è una cosa naturale, farlo per interesse è artificioso, ma la cortigiana fa sembrare anche questo naturale, poiché gli uomini si fidano delle donne mosse dal desiderio. Per dimostrare che è una cosa naturale, non farà trapelare alcuna avidità. E non gli spillerà denaro con metodi discutibili per garantirsi un avvenire sicuro. ... [Ella starà] ben in vista ma non troppo esposta, poiché non è diversa da qualunque mercanzia. ... Poiché le donne sono sottili e molto avide, ed è impossibile conoscerne la natura, arduo è capire i segni del loro desiderio, finanche per quelli che ne sono oggetto. S’invaghiscono e si disamorano, si fanno amare e t’abbandonano: anche quando ti estorcono ogni avere, le donne non si conoscono affatto. ............... Il lavoro della cortigiana consiste nel soppesare gli uomini e poi sedurli, ammaliare chi ha sedotto, spillare denaro a chi ha ammaliato e alla fine liberarlo. La cortigiana che con tale sistema mantiene una relazione non si fa gabbare dagli amanti 136 e guadagna soldi a bizzeffe. ........ E, anche spendendo di suo, abborderà quelli che, ben disposti, sganciano denari anche per un’inezia senza far troppi conti, che hanno ambizioni elevate e grande energia. .... I tre guadagni da conseguire sono la ricchezza, il merito religioso e il piacere; e le tre perdite da evitare sono l’indigenza, il demerito e l’avversione. .... Tipi di cortigiane La “portatrice d’acqua”, la serva, la donna promiscua, la donna facile, la danzatrice, l’artista, la donna dichiaratamente rovinata, quella che si guadagna da vivere facendo affidamento sulla propria bellezza e la cortigiana di lusso: sono questi i tipi di cortigiane. E tutte devono scegliersi amanti e sodali adatti a loro, e considerare i modi per compiacerli, i mezzi per ricavarne denaro, come sbarazzarsene e come riallacciare una relazione interrotta, le conseguenze dei vari tipi di profitto, ... Poiché gli uomini cercano il piacere sessuale, e anche le donne lo cercano, l’argomento principale di questo testo è per l’appunto l’unione con le donne. Per certe donne conta solo la passione, e certe altre sono interessate al denaro; Kamasutra Cosı̀ parlando il percosse un demonio della sua scurı̈ada, e disse: “Via, ruffian! qui non son femmine da conio”. “............... sı̀ che la faccia ben con l’occhio attinghe di quella sozza e scapigliata fante che là si graffia con l’unghie merdose, 137 e or s’accoscia, e ora è in piedi stante. Taide è, la puttana che rispose al drudo suo quando disse ‘Ho io grazie grandi appo te?’: ‘Anzi meravigliose!’ E quinci sian le nostre viste sazie.” ................. Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! ....................... Dante Alighieri – ... Taundikoki Visnunaga è stato favorito dalla venerabile signora Madanasenika [Armata d’amore], la cortigiana del Saurastra, che presa dalla passione gli ha posto sul capo il fior di loto del suo piede. ... E da dove gli viene tale felicità, che sarà degna di simili feste di bisticci d’amore? Infatti, considerato questo straordinario onore [tributatogli] dalla dea delle cortigiane come un’ignominia, ne ebbe gli occhi rossi, colmi di collera. ...“Vergogna, donnaccia che non sai stare al tuo posto, poiché arrogante, priva di rispetto per il mio prestigio, hai posto il piede sul mio capo: ...” ... Dileguatosi il rossore della passione per il trattamento scortese, col tenero corpo in un bagno di sudore per la disperazione, mentre ... la sua bellezza veniva meno per la paura, ... gli toccava i piedi ... Ma la donna caduta ai suoi piedi fu da lui respinta e apostrofata cosı́: “Donna infedele, non osare toccarmi, non sei degna di avvicinarti a me coi tuoi borborigmi”. ... – ... Sicuramente l’entrata nelle cortigiane da parte di un uomo che non ha portato denaro con sé è [come] l’entrata in battaglia di un uomo senz’armi. Entrambe le cose sono prive di significato e danno luogo a ignominia e futilità. Pur tuttavia devo necessariamente eseguire quest’ordine del mio amico: “Che la riunione dei vita [uomo di mondo] si tenga nel quartiere delle prostitute”. – ... Mentre è già nel quartiere delle prostitute, chiede come andarci chiamandolo ‘mercato’. Non si può permettere che una perla simile si 138 perda senza dargli informazioni. Ma che si conservi qual’è. Gli parlerò a questo modo: “Mio buon signore, cerca le cortigiane nelle botteghe della bellezza, lungo la strada reale”. – ... È l’anziana cortigiana Dharanigupta, [che giunge] dal tempio di Kama ... I suoi seni, dall’attaccatura ormai rilasciata, sono circondati da bianche cicatrici di graffi, il labbro inferiore, un tempo tanto succhiato, ora è rammollito alle estremità e ha una sorta di gobba al centro; ancor oggi, grazie alla sua esperienza, dà la risposta appropriata con un semplice cenno del sopracciglio aggrottato. Sicuramente la vecchiaia ha inferto un duro colpo alla sua bellezza, ma non le ha tolto il fare civettuolo. ... – ... È davvero straordinario lo splendore del quartiere delle prostitute! Qui infatti queste belle ghirlande che sono i magnifici palazzi delle cortigiane sembrano volare dalla superficie della terra verso la volta del cielo; ... Sono decorati da gruppi di alberi ornamentali, da prati, fiori e frutti. Le limpide acque delle loro vasche sono punteggiate di fiori di loto. Sono adorni di isolotti artificiali di legno posti nell’acqua, con stanze sotterranee, pergolati di rampicanti e gallerie di dipinti. ... Dai medesimi fiotti di lacrime che continuano a scorrere un uomo, che sta giungendo, è attratto [verso di loro], mentre un altro è spedito a casa; mostrano grande rispetto per coloro le cui ricchezze non subiscono diminuzioni, ma quando tuttavia incorrono in spese, sono inseguite dalle madri che le rimproverano aspramente. Questa pacifica un amante incollerito, quella, pacificata dall’amante, gli mostra il suo favore; là una donna che suona con le unghie un liuto a sette corde si lamenta con una melodia piena di desiderio, basata per lo più sulla nota kakalipancama [quinta nota aumentata di due sruti], con il pretesto che è una bella canzone; qui un innamorato adorna la sua amata che tiene in mano uno specchio, là un’amante annoda l’acconciatura dell’amato, laggiù una donna insegna al suo merlo a esprimersi in modo articolato; qui un pavone danza inebriato e una donna lo minaccia con un bocciolo di mango. E guarda come quest’altra sottopone il suo esile vitino a uno sforzo eccessivo, facendo rimbalzare la palla con troppa foga, mentre una donna, seduta, gioca ai dadi con l’amato, e là una donna dall’aria 139 offesa dipinge un’immagine mentre le recitano una storia. – ... Il mal di testa infatti è proprietà privata delle cortigiane, dove la malattia è usata come pretesto. Osserva, signore: dopo essersi spalmata la fronte di succo di sandalo simile al sangue, la prostituta, che sia innamorata o no, si lamenta del mal di testa, ... – ... mentre si guardava le ferite inferte dalle [mie] unghie, lei si afferrò i seni, sodi e tremanti, con entrambe le mani, entrò nella parte interna della casa e sprangò la porta prendendo in mano il chiavistello. E dopo che entrai al suo seguito, baciai appassionatamente la bella donna che aveva gli occhi allungati poiché le avevo afferrati i capelli, e suoi seni balzarono su quando li feci roteare a forza, e lei disse: “Ma cosa sei? No!”. ... È Parakramika, la cortigiana di Kasi, che suona il flauto con mente gioiosa e rallegra la vista con le movenze affascinanti delle sue forme. È una meraviglia! Coi seni turgidi coperti da una fascia d’oro e natiche fulgenti rivelate dalla veste che arriva solo a mezza coscia, avanza ondeggiando avanti e indietro come il ramoscello del rampicante che è il quartiere delle prostitute e fa traballare qua e là le menti degli spasimanti. ... Quale cortigiana non desidererebbe il signore dei Konkana, esperto di letteratura, di musica e dei trattati sulla danza, un meridionale intelligente, generoso e cortese, se il suo modo di trattare le donne durante l’atto d’amore fosse corretto? Quando Idradatta, ..., mena un elefantino od un elefante addestrato alla danza nei cortili dei quartieri delle prostitute, le belle cortigiane, posandosi sul seno i boccioli delle mani, lo guardano come le gazzelle guardano una tigre. ... Nel paragonare i kayastha [gli scrivani] alla prostituta e le prostitute ai kayastha, quella che bisogna pagare è la prostituta, perché in lei c’è almeno il piacere del sesso. .... Che la cortigiana dalla voce melodiosa, dolce e appassionata, mentre e piena d’amore e illanguidita dal liquore ti si accosti sul letto [con versi] nel metro vaktra e apavaktra [per placare l’ira degli amanti, porgendo il volto e stornandolo]. – ... Quest’altra casa, ..., appartiene al mio caro amico Rama, che non conosce interruzione nelle battaglie erotiche con le cortigiane. ... dalle stanze interne viene un ansito privo di sibili, sicuramente rama 140 [stando sopra] sta deliziando Rama in modo inusuale per una giovinetta. ... [i vita], avvicinati da ogni parte allo stesso tempo dalle cortigiane sembrano tori da monta nella stalla in procinto d’essere avvicinati dalle vacche. ... Per le cortigiane, questi eroi sono come gli alberi kalpavrksa che soddisfano ogni desiderio, poiché sono spendaccioni e scialacquatori di patrimoni. Padataditaka [Leggera pedata] Ieri hai derubato della fresca bellezza quelle che si sono unite a te, e ora sembrano marionette, su uno spiazzo dove la festa sia finita, ....................... Oggi va’ pure, grand’uomo, a conquistare le morbide spalle delle donne che te le concedono. Trionfino le tue sgualdrine! Sono contenta del grande, molto sgomento che hai provato, pieno di vergogna per il biasimo di tanta gente: .................... Poesia del fiore di marutam Oltre al loro harem, principi e alti funzionari mantenevano compagnie di nüyue [musiciste donna], danzatrici e musiciste di professione che si esibivano nei banchetti ufficiali e nei festini. Queste ragazze si concedevano anche a promiscui rapporti sessuali con il loro padrone, gli uomini del suo seguito e gli ospiti; spesso passavano di mano in mano, vendute, rivendute o offerte in dono. ... l’imperatore Wu creò per il suo esercito l’istituzione delle prostitute al seguito delle truppe; queste donne erano chiamate yingji, prostitute dell’accampamento. R. H. van Gulik Verde è l’erba sulla riva del fiume, pallidi i salici nel giardino, in fiore è la donna al piano di sopra, luminoso il suo volto incorniciato dalla finestra. Delicate le gote imbellettate e incipriate, esili e affusolate le bianche mani. Un tempo, era la ragazza di un postribolo, 141 ora è la moglie di uno scioperato. L’uomo se n’è andato, non fa ritorno, duro a sopportare è il giaciglio solitario. Yutai xinyong [......] Poiché l’obiettivo di ogni cortigiana e di ogni prostituta era di farsi riscattare da qualche illustre ospite ed essere presa come moglie o concubina, queste ragazze si sforzavano di raggiungere l’alto livello stabilito dai giovani letterati. Si dice che molte cortigiane fossero versate nel comporre poesie, ... R. H. van Gulik Le nuvole dei miei riccioli non sono ancora asciutte, le lucenti trecce laterali sono corvine. Da una parte, vi infilo un ago dorato, e terminata l’acconciatura, mi volto sorridente al mio amante. Zhao Luanluan ............. Ricorda il nostro giuramento d’amore che doveva durare per sempre, anche se la nostra unione tarda a ricomporsi. ........................ Separata da te, che cosa posso offrire? Soltanto questa unica poesia, macchiata di lacrime scintillanti Yu Xuanji ............. molti conventi buddisti e taoisti godevano di dubbia reputazione; essi offrivano rifugio non soltanto a pie fanciulle, ma anche a donne vedove e a divorziate che non avevano una famiglia a cui ritornare, nonché a donne di facili costumi che volevano condurre una vita libera senza essere registrate ufficialmente come prostitute. ... Xue Tao, bella e di gusti dispendiosi, si fece registrare come prostituta a 142 Chengdu, e ben presto diventò celebre grazie alla sua arguzia e alla sua avvenenza. La prostituzione delle cortigiane d’alta classe era ben organizzata. I gestori dei postriboli erano uniti in corporazioni e pagavano regolarmente le tasse al governo. ... Le cortigiane avevano un loro posto riconosciuto nella società e la loro professione era considerata legittima e nient’affatto infamante; al contrario delle prostitute di basso rango, non erano esposte ad alcuna emarginazione sociale. Ogni città andava fiera delle proprie cortigiane, che avevano una parte di rilievo in tutti i festeggiamenti pubblici. ... durante la dinastia Song, esse avevano tra l’altro una loro regolare funzione nelle cerimonie nuziali. Naturalmente, l’aspirazione di ogni cortigiana era di essere riscattata da un uomo che l’amasse, ma quelle che non riuscivano a trovare marito avevano in genere abbastanza di che vivere, e quando erano troppo vecchie per intrattenere gli ospiti, rimanevano nel postribolo guadagnandosi da vivere come insegnanti di musica e danza delle ospiti più giovani. ... Naturalmente, alla base della continua prosperità dell’istituzione delle cortigiane, oltre ai fattori sociali, c’era anche la soddisfazione del desiderio sessuale, ma ci sono validi motivi per supporre che fosse un fattore di secondaria importanza. ... E spiega anche il prolungato ed elaborato corteggiamento al quale amava indulgere la maggior parte degli ammiratori delle cortigiane. ... Nel corso della sua carriera, erano due le occasioni in cui una ragazza poteva guadagnarsi un sostanzioso gruzzolo di denaro. La prima volta quando, entrata vergine nel postribolo e dopo essersi fatta un nome nell’arte di intrattenere, era deflorata. ... La seconda volta era quando la ragazza veniva riscattata. ... ma se era relativamente facile dormire con cortigiane di rango inferiore, l’impresa era più complicata nel caso delle raffinate cortigiane di alta classe. In questo caso si richiedeva un corteggiamento preliminare, che comprendeva anche l’offerta di doni, ed era necessario il consenso, sia della ragazza che della direzione. ... È possibile che i postriboli di basso rango abbiano avuto origine dai postriboli di Stato, o che fossero ad essi collegati. Le ospiti di questi ultimi erano reclutate prevalentemente tra tre categorie di donne: 143 le donne condannate per qualche reato a servire come prostitute governative, le parenti di criminali la cui punizione includeva la clausola del jimo, cioè l’assoggettamento in schiavitù di tutti i parenti stretti, e infine le prigioniere di guerra. ... Il destino di queste donne era davvero terribile: dalla loro vita miserabile potevano essere liberate soltanto se il governo emanava un’amnistia generale, oppure se qualche alto funzionario si interessava a loro e le accoglieva nella propria casa. R. H. van Gulik Washe. Questo termine si riferisce alla precarietà dell’amore venale. Non so quando ebbero origine questi istituti. Tuttavia, quando risiedevo nella capitale, sia l’aristocrazia di campagna sia la gente comune era solita concedersi a sfrenate dissolutezze in questi luoghi, e anche i giovani in generale li frequentavano per rovinarsi nella dissipazione. Nai De weng, Ducheng jisheng [Note sulle vedute della capitale] ... durante la dinastia Song fu riorganizzata l’istituzione delle guanji, le “prostitute governative”. ... le ospiti di quelle case erano designate col termine piao, puttane, ed erano considerate con disprezzo, non a causa della loro professione, ma perché erano criminali o parenti di criminali, e inoltre prive delle qualità artistiche delle prostitute di lusso. Il termine piao divenne cosı̀ un insulto volgare. ... Le Geguan [case delle cantanti] erano la dimora delle cortigiane di lusso, esperte di poesia, danza e canto, ed erano frequentate da alti funzionari, mercanti facoltosi, scrittori e artisti ricchi o con ricchi mecenati. ... Altre [cantanti] divenivano monache taoiste e girovagavano per le maggiori città dell’impero, guadagnandosi da vivere come attrici o come prostitute, per terminare la loro esistenza in miseria oppure nell’harem di qualche funzionario cinese o mongolo. ... R. H. van Gulik 144 La gente oggi chiama fangzhong Arte della camera da letto pratiche depravate ed eterodosse quali ‘il far risalire il qi essenza vitale contro la corrente [della colonna vertebrale]’, e ‘il raccogliere [l’essenza vitale della donna] per mezzo della battaglia [del rapporto sessuale]’. Tao Zongyi, Zhuo genlu [..........] ... dentro dalla terra [capitale Camblau] non osa istare niuna mala femmina di suo corpo che faccia male per danari; ma stanno tutte nei borghi. E si vi dico che femmine che fallano per danari ve n’hae bene ventimilia; e si vi dico che tutte vi bisognano per la grande abbondanza di mercatanti e di forestieri che vi capitano tutto die. Marco Polo La parola ‘ragazza’ aveva eccitato il donnaiolo: egli contava che avrebbe forse potuto vincerla in battaglia e portarsela poi a casa, ben accetto bottino. ... Tigre dalle Gambe Corte assumeva un atteggiamento visibilmente fiacco e incerto. Nulla di strano. Egli era turbato e sconvolto dalle attrattive femminili della sua avversaria; invece di stare attento al duello, la divorava con sguardi bramosi. Ella era donna abbastanza per accorgersene. ‘Che tanghero scostumato’ pensò e lo assalı́ al galoppo, ... Ella non rispose, ma lo assalı̀ intrepida. Cominciò un breve duello ... mentre la donna vibrava un colpo a vuoto, egli riuscı̀ a scostare le due lame col tronco dell’asta. ... un rapido protendersi del suo braccio di scimmia, e la donna era in sella accanto a lui. In un attimo i suoi uomini la legarono stretta. ... Naturalmente essi credettero che il capo avesse scelto la bella prigioniera come futura sposa, ... – Questo è il mio compagno Tigre dalle Gambe Corte! - ... - Veramente non vi è pari in battaglia; ma devo mantenere una vecchia promessa, e cosı̀ ve lo do per marito. La damigella non poteva opporsi a una richiesta cosı̀ seria e dignitosa, e accettò la proposta. ................ – La bella Pai della Residenza canta e balla come una fata, vi dico! Da un po’ di tempo recita qui e voleva far visita anche a voi, ma non 145 c’eravate. Cosa non sa fare! È maestra nella più difficile arte del canto come nel flauto e nel liuto, nella danza come nel dramma. ... – Ah, chi crederà che andiate a teatro senza mettervi in tasca un po’ di denaro? – È proprio cosı̀. Domani riceverete quattro o cinque denari. ... ... ella aveva una relazione intima con il nuovo mandarino del distretto, fin da quando risiedeva nella capitale. ... l’accusatrice era l’amante dell’illustre mandarino e quindi non c’era nulla da fare. Ma questo non impedı̀ all’indignata vecchia signora di slegare il figlio di sua mano, accompagnando l’atto con sonore imprecazioni contro “quella donnaccia a buon mercato”, che abusava del suo influsso per azioni tanto ingiuste e vergognose. Per caso, in quel momento, la “donnaccia a buon mercato” era seduta davanti a una tazza di tè nella sala lı̀ accanto e udı̀, parola per parola, le invettive della vecchia esasperata. Si alzò dal suo posto e le si accostò furente. – Ehi, vecchia! cos’hai detto? – Sibilò. – Ah, sgualdrina, cagna, donnaccia di strada! sei proprio la buona, tu, per chiedermi conto di qualcosa! –garrı̀ la vecchia di rimando. Shi Naian, Storie in riva all’acqua Madonna, io ho inteso che un gallo basta assai bene a diece galline, ma che diece uomeni possono male o con fatica una femina soddisfare. Giovanni Boccaccio Omero Agamennon vittorioso e fe’ i Troiani parer vili e inerti; e che Penelopea fida al suo sposo dai Prochi mille oltraggi avea sofferti. E se tu vuoi che ’l ver non ti sia ascoso, tutta al contrario l’istoria converti: che i Greci rotti, e che Troia vittrice, e che Penelope fu meretrice. Ludovico Ariosto 146 Io [Lucrezia Borgia] continuerò ad essere guardata e considerata come un’affascinante meretrice che consente orrendamente a che le si tolgano di mezzo i mariti che l’adorano per il solo fatto che quei matrimoni non collimano più con gli affari della casata. Lucrezia Borgia/Dario Fo Quelle due [sorelle], sciagurato, c’hai nel bordel d’Arezzo a grand’onore, a gambettar: Che fa lo mio amore? F. Berni Oh, che bestie son questi signori! Sempre si vanno guastando de le principesse, e poi con qualche zambracca [zoccola, puttana] si caveno la fame; e anche Dietro Banchi n’ho visti, e poi si vantano d’avere fatto e detto a madonna tale e a la signora cotale. ... niuno ... può informarvi degli andamenti della Corte meglio di me, perché io, se bene mi faccio di sessanta anni, ne ho una dozzina che va e viene come quegli delle puttane e l’adopro secondo il proposito delle donne ch’io amo e degli uomini che servo. .............. – ... io non la [Corte papale nella Roma del ’500] facessi di peggior natura che le puttane, perciò che esse furano robba e danari, et essa libertà et anni. – Da lo spendere ne le bagasce si ritrae abbracciamenti e dolcezze, e dal servire le Corti pentimenti et amaritudini. Sappi che le ribalde si danno a grattar lo arpicordo, a cicalar del mondo e a cantar la solfa, per asassinar meglio altrui, e guai per chi vole udire come elleno san ben sonare, ben favellare e bene ismusicare. – Dammi la lingua, e apponta i piedi al muro, stringe le coscie e tiemmi stretto stretto – Lasciatev’ir a riverso su ’l letto, che d’altro che di fotter non mi curo; – Ahi, traditor, tu hai che cazzo duro, – O come su la potta ci confetto; 147 – Un dı̀ tòrmelo in culo ti prometto, e di farlo uscir netto t’assicuro. – Io ti ringrazio, cara Lorenzina: mi sforzerò servirvi; ma spingete spingete come fa la Ciabattina. Io farò adesso, e voi quando farete? – Adesso; dammi tutta la lenguina, ch’io moro; – E io, e voi cagion ne sète. Adunque, compirete? – Adesso, adesso faccio, signor mio; adesso ho fatto. – E io, – Ahimè, – O dio. – ... esse [le vedove] sono venti carati più fine puttane che le suore e che le maritate e che le cantoniere [bagasce da trivio]. ... Le suore, le maritate e le puttane si fanno imbrunire dai cani e dai porci; ma le vedove sono pettinate dalle orazioni, ... – Non ci sono delle suore, delle maritate, delle vedove e delle puttane buone? – Codeste quattro generazioni son come il proverbio dei denari, senno e fede. [“Denari, senno e fede, ce n’è men che l’uom non crede.”] ... ché la loro verginità è tanto odorifera quanto puzzolente la puttanità d’esse; ... noi nasciamo di carne e in su la carne muoiamo; la coda ci fa e la coda ci disfà. ... e per una che le piace il marito, son mille che se ne fanno schife: ed è chiaro che per due persone che faccino il pane in casa, son settecento che vogliono quello del fornaio perché è più bianco. ... mi diedi a cavare ogni vogliuzza, e vuolsi provare fino ai facchini e fino ai signori, la frataria, la pretaria, e la monicaria sopra tutto; e mi era di piacere che non pure il mio ser marito il sapesse, ma che lo vedesse, ... Fingeva onestà di monica, e guardando con sicurtà di maritata, faceva atti di puttana. ... ... e io che era della buccia delle puttane, tanto gli scemai amore quanto gli avea scemato robba. ... io divenni di tutti quelli che venivano col conquibus ... io imparai in tre mesi, anzi in dui, anzi in uno, tutto quello che si può saper in dar martello, in farsi amici, in far trarre, 148 in piantare, a piangere ridendo, e a ridere piangendo, ...; e vendei più volte la mia verginità ... una puttana che non ha lo animo se non al denaio, non conosce né obligo né disobligo; e avendo lo amore che ha il tarlo, tanto gli è caro uno quanto gli porge: ... non è niuna cosa crudele, traditora e ladra che spaventi una puttana. ... acquista grandemente una puttana quanto può vantarsi di aver fatto disperare, fallire o impazzare altrui. – ... trimpellare il liuto ... ed è certo che son lacciuoli che si tendono agli sciocchi le virtù che imparano le puttane; e costano più care che i finocchietti, le ulive e le gelatine che danno gli osti. Puttana che vada in su le canzoni e in sul cantare al libro, vattici scalza. – Ogni cosa è con inganno al mondo. – .... la gola, la ira, la superbia, la invidia, la accidia e la avarizia nacquero il dı̀ che nacque il puttanesimo; ... – Dove lasci tu la lussuria di una puttana? – ... chi sempre beve non ha mai troppa sete; e rade volte a fame chi sta sempre a tavola. ... la lussuria è la minor voglia che elle abbino perché le son sempre in quel pensiero di far trarre altrui il core e la corata. Le puttane non son donne, ma sono puttane; e però pensano e fanno ciò che io feci e dissi. ... una puttana sempre ha nel core un pongolo che la fa star malcontenta ... le puttane e i cortigiani stanno in una medesima bilancia, e però ne vedi molti più di carlini che d’oro. ... le fa pensare alla vecchiezza, onde se ne vanno agli spedali, e scelta la più bella bambina che ivi venga, se la allevano per figliuola; ... mentre vissi puttana, fui puttana; né lasciai a fare cosa che dovesse una puttana, perché io non sarei stata puttana non avendo voglie di puttana; e se niuna meritò mai di essere addottorata per puttana, lo meritò la tua Nanna puttana. Le puttane piangono con uno [occhio], le maritate con dui, e le moniche con quattro. ... ti dirò bene che le puttane piangono con uno, e con l’altro ridono. ... perché Roma sempre fu e sempre sarà, non vo’ dir delle puttane per non me ne avere a confessare. ... non è il diventar puttana mestiere da sciocche, e io, che il so, non corro a furia col fatto 149 tuo; e bisogna altro che alzarsi i panni e dir: “Fà, che io fo”. ... e poi una puttana che fa ben quel fatto è come un merciaro che vende care le sue robbe: e non si ponno simigliare se non a una bottega di merciarie le ciance, i giuochi e le feste che escano da una puttana scaltrita. Gli uomini vogliono essere ingannati; e ancora che si avveghino che si gli dia la baia e che, partita da loro, gli dileggi vantandotene fin con le fanti, hanno più caro le carezze finte che le vere senza ciance. Non far mai carestia di basci né di sguardi né di risi né di parole; abbi sempre la sua mano in mano, e talvolta di secco in secco strigneli i labbri coi denti sı̀ che venga fuori quello “oimè” troppo dolcemente fatto nascere da quello chi si sente trafiggere con dolcezza: e la dottrina delle puttane sta nel saper cacciar carote a’ ser corrivi [ingannare gli sciocchi]. ... Io ho speranza, poi che s’è trovato che nacque prima la gallina o l’uovo, che si trovarà anco se le puttane hanno attaccato il mal francioso agli uomini, o gli uomini a le puttane; ed è forza che ne domandiamo un dı̀ messer san Giobbe, altrimenti ne uscirà quistione. Perché l’uomo fu il primo a stuzzicar la puttana, la quale si stava chiotta [cheta], e non la puttana a stuzzicar l’uomo; ... perché eglino ci hanno fatto puttane e insegnatici le sporcarie; e cotali vertù son venute dai ghiribizzi di questo e quel puttaniere. ... E che risa gli escano di gola nel vedercelo entrare e nel vedercelo uscire; e dando alcune spinte a schincio [traverso] e certe punte false, par che tramortischino per la dolcezza del farci male. Talotta tolgano uno specchio grande grande, e ispogliatici ignude, fanno starci nei più sconci modi che si sappino fantasticare: e vagheggiandoci i visi, i petti, le pocce, le spalle, i corpi, le fregne e le natiche, non potrei dirti come se ne sfamano il piacere che ne hanno. ... Ecco poi il confessore: “Ite in igne, in igne dico, ribaldacce, valige da peccati, rovinatrici di uomini, maliarde, streghe, fatucchiaie, spie del diavolo, luponacce”. ... certissimamente amore è una bestial novella: e credilo a chi lo ha provato, credilo figliuola; amore, ah? Io per me vorrei prima morire che stare un mese nel tormento d’uno il quale non ha più speranza di riavere la donna che egli adora. ... La ruffiana e la puttana, ..., sono non pur sirocchie, ma nate a un corpo [gemelle]; e madonna Lussuria gli è madre, e messer Bordello 150 padre. ... e mi parria che fosse più onesto di mostrare il ca’[zzo], la po’[tta] e il cu’[lo] che le mani, la bocca e i piedi. ... Perché il ca’ la po’ e il cu’ non bestemmiano, non mordano e non insputano ne la faccia come fanno le bocche, né danno dei calci come danno i piedi, e non giurano il falso, non bastonano, non furano e non ammazzano come le mani. Pietro Aretino Io non vi pasco in monti, in selve, in valli Di soventi, lascivie e vaghe erbette, D’unquanchi isnelli e liquidi cristalli, D’ombre soavi e dolci parolette, Come fan quei, ch’i pegasei cavalli Scorticano ogni dı̀ con le staffette. Io dico pane al pan e cazzo al cazzo Per dir il ver, per odio e per sollazzo. .......................................... Quando ’l cazzo asinino in cul trascorse, Fégli onor regio il suo gentil budello: L’anima in cima al duro cazzo corse, L’anima ch’ha per suo ciel il bordello. Di morir la puttana stette in forse Per l’allegrezza del cazzo novello, E pel soave fottuto martiro Sul cazzo tramortı̀ con un sospiro. .......................................... Et ogniun che verrà meco alla giostra, Sia pur nel cazzo Margutte o Morgante, S’al primo incontro non caccio di giostra Vo’ il titol perder di Puttana errante. Sı̀ che, o gran cazzi, senza far la mostra, Venite, ché il mio cul fero e tonante V’aspetta in campo in quell’altera guisa Ch’aspettava Brunel donna Marphisa. 151 ........................................ La mecanica potta vecchia e lorda, Tesoriera di sperma e di sanguaccio, Non stè miga al rumor del padre sorda, Né stette a dir: “Che fo, ch’ho fatto, o faccio?” Anzi con la profonda potta ingorda Voltossi al reverendo gaglioffaccio, Che senza ricoprirse d’altro scudo L’attaccò ne la potta il cazzo ignudo. ................................... “Vulva” è per lettra, et è per lettiera “ano”; “Priapo” a pena l’intend’un, ch’è dotto; “Vit” è francese, e “caragio” marrano, E vo’ giocar con chi vol uno scotto, Che lo schietto palar d’un Taliano Più dolc’è, che non fu ’l Piovan Arlotto, Et ha la nostra lingua un gran sollazzo Dicendo a bocca piena e “potta” e “cazzo”. .................................. “Perché tutte per fotter nate siamo”, E senza fotter lieto non si vive, Perché tanto godiam quanto fottiamo, Perché ’l fotter ci fa di donne dive, Però che veramente conosciamo, Che vogliono chiavar fino le pive, E che sia ’l ver, quando ’l villan le tocca Elle gli caccian la sua pinca in bocca; ...................................... Preti fachini, traditori frati, Romiti ladri, osti seculari, Giudei marrani, spagnoli soldati, Monachi generali e bacalari, Et ho infino i contadin provati, E non ho invidia a puttana mia pari, 152 Cerca saper ragionar per solazzo De la natura de l’uomo e del cazzo. ...................................... Quanti scolari a Bologna et a Siena, A Padoa, a Pisa, a Perugia, a Pavia, Han fatt’arco studiando de la schiena E non imparâr mai l’Ave Maria! Una puttana in men che non si mena Un cazzo, sa du’ la filosofia Dà il culetto melato a don Platone, E du’ chiava Demosten Cicerone. ................................... E perché Roma, Napoli e Milano, Toscana e Lombardia, non già Fiorenza, A monna castitade han messo mano, Non die’ più star alcuna in continenza, Perché di Maccometto l’Arcolano A ogni donna dà piena licenza, Che faccia ciò che vole, et ogni lotta, Del suo culo gentile e de la potta. ....................................... Un’asina, una troia et una vacca, Et una cavallaccia a passo lento Tirano ’l carro, u’ l’Errante zambracca Trionfa con un cor tutto contento, E perch’ell’ha Spagna e Lamagna stracca, Esser le par Semiramis, e spento L’orgoglio umano parle aver col sesso, Id est col culo, a dirlo breve e espresso. Lorenzo Venier Certe proprı̈etati in me nascose vi scovrirò d’infinita dolcezza, che prosa o verso altrui mai non espose, 153 con questo, che mi diate la certezza del vostro amor con altro che con lodi, ch’esser da tai delusa son avvezza. .................. Di mia profession non è tal atto; ma ben fuor di parole, io ’l dico chiaro, voglio veder il vostro amor in fatto. ................... Cosı̀ dolce e gustevole divento, quando mi trovo con persona in letto, da cui amata e gradita mi sento, che quel mio piacer vince ogni diletto, sı̀ che quel, che strettissimo parea, nodo de l’altrui amor divien più stretto. ................. ond’io instrutta a questi so dar opra sı̀ ben nel letto, che d’Apollo a l’arte questa ne va d’assai spazio di sopra, e ’l mio cantar e ’l mio scriver in carte s’oblı́a in chi mi prova in quella guisa, ch’a’ suoi seguaci Venere comparte. ................. Quest’è l’amante mio, ch’ogni altro passa in sopportar gli affanni, e in fedeltate ogni altro più fedel dietro si lassa. Ben vi ristorerò delle passate noie, signor, per quanto è ’l poter mio, giungendo a voi piacer, a me bontate, troncando a me ’l martı́r, a voi il desio. .............. Or mi si para il mio letto davante, ov’io in grembo t’accolsi, e ch’ancor l’orme serba dei corpi in sen l’un l’altro stante. ................. 154 Forse nel letto ancor ti seguirei, e quivi, teco guerreggiando stesa, in alcun modo non ti cederei: per soverchiar la tua sı̀ indegna offesa ti verrei sopra, e nel contrasto ardita, scaldandoti ancor tu ne la difesa, teco morrei d’egual colpo ferita. ................... Data è dal ciel la feminil bellezza, per ch’ella sia felicitate in terra di qualunque uom conosce gentilezza. ................... E se ben ‘meretrice’ mi chiamate, o volete inferir ch’io non vi sono, o che ve n’èn tra tali di lodate. Quanto le meretrici hanno di buono, quanto di grazı̈oso e di gentile, esprime in me del parlar vostro il suono. .................... E se ben in viril robusta etate, l’oro della lanugine in argento rivolto, quasi vecchio vi mostrate; benché punto nel viso non s’è spento quel lume di beltà chiara e serena, ch’abbaglia chi mirarvi ardisce intento. Veronica Franco Veronica, ver unica puttana, Franca, idest furba, fina, fiappa e frola, E muffa e magra e marza e pı̀ matiola Che si’ tra Castel, Ghetto e la Doàna, Donna reduta mostro in carne umana, Stucco, zesso, carton, curàme e tola, Fantasma lodesana, orca varuola, 155 Cocodrilo, ipogrifo, struzzo, alffana. Maffio Venier Fermati viator, se saper vuoi l’essito della mia vita meschina: Gaspara Stampa fui, donna e reina di quante unqua p[uttan] fur fra voi. Anonimo Thou rascal beadle, hold thy bloody hand! Why dost thou lash that whore? Strip thine own back; Thou hotly lust’st to use her in that kind For which thou whipp’st her. ... [Trattieni, infame sbirro, la tua mano insanguinata! Perché percuoti quella puttana? Spella la tua stessa schiena; Tu brami con ardore di usarla in quel modo Per il quale tu la frusti.] William Shakespeare – ... quella col liuto a dodici corde è Boccio d’Argento, la favorita del nostro amico Hua, della casa di piacere, e quella con la pipa a sei corde, è madamigella Boccio di Cannella, le cui lodi vi ho spesso cantato. ... Xi Men non faceva che menar il can per l’aia, mentre ardeva dall’impazienza di deflorare Boccio di Cannella. Sembrava necessaria la più stretta riservatezza, in modo da poter spuntare un prezzo migliore. ... Finalmente consentı̀ a cantare. Per giovane che fosse, non dimostrò alcuna fretta e nessun eccitamento. accompagnò il canto con graziosi gesti, mentre, facendo capolino dalla manica, un fazzoletto di seta con una frangia rosso e argento sventolava festosamente come un fiore che danzi nelle onde. ... Quando il canto ebbe termine, Xi men era in tale stato di rapimento che miracolo se sapeva cosa fare. Passò quella notte in camera con la sorella maggiore, ma aveva deciso di dover essere il primo con la vergine ancora intatta. ... Per tre giorni il defloramento di Boccio di Cannella fu oggetto di brindisi e celebrazioni. Gli amici di Xi Men vennero a congratularsi con lui e ad offrire il proprio contri156 buto, che ammontò, tutto sommato, alla mirabolante somma di cinque soldi di rame, e colsero di nuovo la benvenuta occasione di abbuffarsi e rimpinzarsi a più non posso, a spese di Xi Men. Canti, musiche, danze, donne e allegramente passa la santa giornata. Evviva! per la propria preziosa carcassa si scialacqui pure l’oro di un altro! Perché si dovrebbe alzarsi da tavola quando si ha per ospite l’abbondanza? È farmaco la temperanza che meglio conviene alla mensa del poveretto. Jin Ping Mei – Come, strumpet, famous whore! were every drop Of blood that runs in thy adulterous veins A life, this sword -dost see’t?- should in one blow Confound them all. Harlot, rare, notable harlot. That with thy brazen face maintain’st thy sin Was there no man in Parma to be bawd To your loose cunning whoredom else but I? Must your hot itch and plurisy of lust, The heyday of your luxury, be fed Up to a surfeit, and could none but I Be picked out to be cloak to your close tricks, Your belly sports? Now I must be the dad To all that gallimaufry that is stuffed In thy corrupted bastard-bearing womb! ... Whore of whores! ... Excellent quean! – ..., poor lady, what hath she committed, which any lady in Italy, in the like case, would not? – ... in this piece of flesh, This faithless face of hers, had I laid up The treasure of my heart! -Hadst thou been virtuous, Fair, wicked woman, not the matchless joys 157 Of life itself had made me wish to live With any saint but thee: deceiful creature, ....... My reason tells me now that: “ ’tis as common To err in frailty as to be a woman.” – ... marry a strumpet, that cast herself away upon you but to laugh at your horns, ... – Busy opinion is an idle fool, ..... .....................; but I find no change Of pleasure in this formal law of sports. – We shall have time To talk at large of all: but never yet Incest and murder have so strangely met. Of one so young, so rich in nature’s store, Who could not say, ’TIS PITY SHE‘S A WHORE? [– Vieni puttana, sgualdrina famosa! Fosse ogni goccia di sangue, che scorre nelle tue vene adultere, una vita, questa spada - la vedi?- in un sol colpo le cancellerebbe tutte. Troia, grande troia come poche. La quale con la tua faccia di bronzo vuole sostenere il tuo peccato; non c’era a Parma nessun uomo da fare il lenone per il tuo libero astuto puttaneggiar, eccetto me? Dovevano la tua foia rovente, la gran copia di libidine, il culmine della tua lussuria venir ingozzate fino all’eccesso, e non potevo che io venir scelto a far mantello ai tuoi inganni nascosti, ai tuoi passatempi del basso ventre? Ora io debbo essere il padre di tutto quel pasticcio stipato nel tuo corrotto utero che porta bastardi! ... Puttana delle puttane! ... Donnaccia di gran classe! ... – ... povera signora! Cosa mai avrebbe ella commesso che in Italia qualsiasi signora in simili casi non avrebbe fatto? – ... in questo pezzo di carne, nel suo volto sleale, avevo riposto il tesoro del mio cuore! Fossi tu stata virtuosa, bella donna perfida, neanche le incomparabili gioie della vita stessa mi avrebbero fatto desiderare di vivere con qualsiasi altra santa che te, ingannevole creatura, ... “È altrettanto comune sbagliare per debolezza che essere una donna”. 158 – ... sposarsi con una sgualdrina che vi si è gettata sopra solo per ridere delle vostre corna, ... – L’opinione della folla è una vuota stupidaggine. ... ma io non trovo nessun mutamento di piacere in questa formalizzata legge per i sollazzi [il matrimonio]. – Avremo tempo su tutto a lungo far concione: Ma mai ancor incesto toccati s’eran, strani, ed uccisione. Di una giovin, tanto, e ricca nella natural vetrina Chi non direbbe: PECCATO, ERA UNA SGUALDRINA?] John Ford Persino alle pubbliche prostitute, alle cantanti e alle danzatrici è in genere rigorosamente vietato mostrarsi in pubblico. ... Il giorno dopo il probo Quan cercò una mezzana e la incaricò di piazzare la sua ‘merce’ sul mercato delle xiashui ‘acque di rifiuto’ [le traviate]. ... la mezzana aveva scelto la proprietaria di una ben conosciuta e rispettata casa fiorita. ... Una breve visita e presentazione bastò all’occhio esercitato della Signora della Grotta per riconoscere in Nobile Profumo una ‘merce’ straordinariamente scelta, un investimento di capitale molto favorevole che avrebbe dato alla sua impresa lauti dividendi. ... ‘Perché ho dovuto abbandonare quell’infelice nel tempio delle ‘acque di rifiuto’ torbide e infamate, perché estrometterla dalla società borghese e fare di una donna della buona borghesia, della moglie di uno solo, una cortigiana che chiunque può comprare?’ Naturalmente, entrando a far parte di coloro che facevano dell’amore una professione, Nobile Profumo aveva cambiato il suo nome e da allora in poi portò un appropriato nome d’arte. ... – La vostra Lingai [amore di piuma], onorevole beniamina, è del tutto a posto per quel che concerne l’aspetto esterno e il comportamento raffinato. Ma le manca la tecnica superiore, il dominio di certi strattagemmi. Primo: la donna inclina con dedizione il suo bacino verso l’ambasciatore dell’uomo. Secondo: la donna solleva premurosamente il suo bacino incontro all’ambasciatore dell’uomo. Terzo: la donna sacrifica il 159 suo succo vitale a favore dell’uomo. Scopo di tutto questo: non è l’uomo che deve corteggiare la donna, ma la donna l’uomo. Quando egli giace supino, ella monta in sella e guida il suo ambasciatore nella giusta direzione. Quando l’ambasciatore si anima e diventa intraprendente, ella lo racchiude strettamente come la custodia racchiude il flauto. Se egli si mostra svogliato, ella sa accendere la fiammella del desiderio giocando sapientemente con le dita. ‘Invitare un compagno a una battaglia erotica è come chiedergli grattarmi dove mi prude. Ma come può indovinare dove mi prude? Può cercare quanto vuole, ma certamente trascurerà alcuni punti; è meglio che io stessa lo aiuti a trovare i punti giusti. Facendo cosı̀ aiuterò me e lui.’ ... la donna si mette nella posizione del gioco d’amore, sotto l’uomo. Ma non gli fa condurre la partita da solo, anzi gli fornisce comprensiva assistenza intercettando ed accompagnando i suoi movimenti: in questo modo imposta il gioco come un grazioso acchiappar farfalle e procura a se stessa e all’uomo un piacere raddoppiato e, nello stesso tempo, rende più facile all’aggressore raggiungere lo scopo principale dell’assalto, la yuguan, la ‘chiusura di diamante’. ... “il divertimento comune è il vero divertimento”. L’uomo e la donna si devono venire incontro a metà strada, allora l’incontro diventa una festa! Se la donna non risponde ai movimenti dell’uomo con contromosse intelligenti, ma rimane del tutto impartecipe, egli potrebbe altrettanto bene servirsi semplicemente di una bella figura di donna fatta d’argilla o intagliata nel legno con una grotta del piacere ben imitata e soddisfare il suo desiderio con questa. A che scopo servirsi di una donna, viva fatta di carne e sangue? Ogni cortigiana di classe si adegua al principio sopracitato procurandosi il favore dei suoi ospiti maschili e procurando a se stessa piacere. Quando la coppia si piace ed è molto intimamente legata, nasce nella donna il desiderio di non sprecare senza scopo il nobile estratto delle sue forze vitali, che vorrebbe offrire al compagno come godimento duraturo. ... Quando si accorge di essere vicina all’estasi, ordina al compagno di avvicinare il guitou ‘capo di tartaruga’ al huaxin ‘cuor di fiore’, e di non far più nessun movimento, ma anzi di tenersi molto tranquillo. Abbracciandolo intimamente e stringendolo a sé, con una 160 speciale torsione del bacino fa in modo che la chiusura di diamante si apra e che la bocca del cuor di fiore prema precisamente sulla bocca dell’ambasciatore. Crea cosı̀ le premesse perché l’ambasciatore del suo compagno possa assorbire e succhiare il nobile estratto dei suoi più fini succhi vitali, quando comincia l’estasi. Questi succhi vanno dalla porta esterna prominente dritti dritti al tantian ‘campo di cinabro’ del compagno, e quivi possono sviluppare il loro effetto. caratteristica meravigliosa di questo specie di succo è che possiede una forza vivificante quale nessun preparato di ginseng è in grado di raggiungere ed è, per di più, un incomparabile strumento di ringiovanimento e di allungamento della vita. – Cosı̀, eh? fare la morta e incassare il denaro, questo lo chiami servire il cliente? Mi fai arrabbiare e scacci la mia migliore e più danarosa clentela! In questa maniera farai presto fallire la mia impresa! - sbuffò mincciando col jiafa ‘rimedio familiare’, cioè con la frusta, ... Giorno e notte la maestra non era mai stanca di istruire la sua scolara e di iniziarla ai segreti di una superiore arte amatoria. E non si limitò a lezioni teoriche, ma le intrecciò di quando in quando con lezioni pratiche dal vivo. ...Nel giro di un mese s’era impadronita della tecnica superiore e dominava tutte e tre le raffinatezze con la stessa perfezione della sua maestra. In più aveva il triplice vantaggio della gioventù, della bellezza e della cultura. E cosı̀ non potè mancare che la sua fama superasse in breve tempo quella della sua maestra e si allargasse nei circoli del bel mondo elegante di Pechino raggiungendo persino la corte imperiale. ... Ognuno dei due vi andò a proprie spese, e sia l’uno che l’altro si immaginò di godere il particolare favore della ninfa. Non sospettarono che quella invece badasse solo al loro portafogli. Secondo rigidi concetti morali, non avrebbe dovuto amoreggiare con due fratelli. Era una cosa contraria alle buone costumanze, anche se il piccolo popolo che abita il quartiere delle case fiorite non guarda tanto per il sottile quanto a morale. Il suo desiderio di guadagno poneva Nobile Profumo al di sopra di questi scrupoli borghesi. Li Yu, Il tappeto di preghiera di carne 161 ... posso coltivare quelle facoltà non certo trascurabili che, perfino nel gorgo delle sregolatezze in cui ero naufragata, mi hanno permesso di osservare il carattere e il comportamento umano più di quanto accada di solito tra le donne che svolgono la mia triste professione. ... l’ufficio era il mercato frequentato da Mrs. Brown (la mia padrona) in cerca di qualsiasi merce fresca le venisse offerta per il piacere dei suoi clienti e per il suo profitto. ... La padrona vi era seduta in compagnia di una delle sue ragazze preferite, che l’aiutava ad amministrare la casa e che aveva il compito di svezzare le fanciulle come me in modo da prepararle all’altare sacrificale. Mrs. Brown non voleva che qualcuno mi vedesse né che parlassi con qualche habitué o con qualcuna delle sue conigliette (come chiamavano le ragazze che venivano procurate ai clienti), finché non avesse venduto a buon prezzo la mia verginità che, per quanto ne sapeva, avevo portato con me al servizio di Sua Eccellenza. ... ... doveva quindi aver già ampiamente raggiunto quello stadio logoro in cui le donne della sua professione sono ridotte a insegnare l’amore invece di praticarlo. ... Giacevo quindi docile e passiva, proprio come voleva lei, d’altronde le sue licensiosità mi procuravano una vaga emozione di piacere mai provato prima: ogni parte di me era scoperta e aperta ai movimenti spinti delle sue mani che, come lingue di fuoco, mi percorrevano tutto il corpo annullando ogni sensazione di freddo. I miei seni, se non è troppo immodesto chiamare cosı̀ due dure, sode, rampanti collinette che avevano appena cominciato a crescere e a significare qualcosa al tatto, attrassero e divertirono le sue mani per qualche minuto, fino a che, scivolando in basso e seguendo un percorso più spianato, sentirono proprio la soffice e serica peluria, spuntata solo pochi mesi prima, che un giorno avrebbe ombreggiato il punto delle mie più deliziose sensazioni, ora sede della più insensibile innocenza. Le sue dita, giocando, si divertivano a intrecciare i giovani germogli di quel cespuglio concepito dalla natura per l’uso e l’ornamento. Non contenta di essersi impadronita di questi avamposti, tentò l’assalto al punto essenziale e cominciò a frugare, a insinuarsi e alla fine le riuscı̀ di introdurre un dito nella carne viva. Se non l’avesse fatto impercettibilmente e poco alla volta, cosa che mi piacque moltissimo 162 tanto da non aver voglia di opporre resistenza, sarei saltata fuori dal letto e avrei chiesto aiuto contro quegli assalti estranei. Al contrario, le sue manovre lascive mi avevano messo in tutto il corpo e nelle vene un fuoco nuovo che si era concentrato violentemente nel punto vitale prescelto dalla natura dove, per la prima volta, mani estranee ora si fermavano a toccare, palpare, comprimere le labbra, per poi aprirle ancora, con un dito dentro, fino allo strillo, “Oh!”, che le fece capire che mi stava facendo male, poiché le dimensioni di quel passaggio stretto e inviolabile le impedivano di entrare in profondità. ......... “ ... Che forme delicate! Che meraviglia qui sotto! Oh! lasciami guardare questa piccola, cara, tenera fessura! È troppo, non ne posso più! Devo, devo ... ” Qui prese la mia mano e, in un momento di trasporto, l’appoggiò dove potete facilmente immaginare; è incredibile come la stessa cosa possa essere differente da persona a persona! Un fitto e duro cespuglio di riccioli indicava una donna completamente sviluppata. Poi la cavità verso cui guidò la mia mano la ricevette senza sforzo e, non appena la sentı̀ dentro di sé, Phoebe cominciò a muoversi avanti e indietro con uno sfregamento cosı̀ rapido che alla fine ritirai la mano umida e appiccicosa, proprio quando lei si ricomponeva dopo due e tre sospiri e qualche “Oh” che sembravano esserle usciti direttamente dal cuore. Baciandomi, sembrava voler richiamare l’anima sulle nostre labbra infuocate, poi tirò su le coperte, stendendosi al mio fianco. ....... La cura di vestirmi e di rendermi attraente per mettermi sul mercato fu quindi lasciata a Phoebe, che assolse il compito perfettamente ....... ........ Nel frattempo, mamma Brown aveva fissato il prezzo con quel vecchio caprone bavoso, e solo dopo venni a sapere che aveva chiesto cinquanta ghinee solo per il permesso di avere con me un incontro preliminare, e altre cento nel caso i suoi desideri fossero stati soddisfatti, lasciando che poi lui mi ricompensasse come meglio avrebbe creduto. ........... Come poi capii in seguito, lottando con me il mostro aveva raggiunto 163 il culmine della libidine. Era troppo debilitato per portare le cose fino in fondo; le mie cosce e la biancheria ne ricevettero l’effusione. Quando ebbe finito, seccato, mi ordinò di vestirmi e disse che mai e poi mai mi avrebbe fatto l’onore di pensare a me ... “quella vecchia b[agasci]a avrebbe fatto bene a trovarsi un altro merlo ... non sarebbe stato cosı̀ stupido da farsi ingannare da una finta santarellina della campagna inglese ...”. ............. I discorsi fatti in quella casa, i comportamenti, in poche parole tutto contribuiva a corrompere la mia naturale innocenza non sostenuta dall’educazione. Mentre sentivo i richiami del piacere, cosa abbastanza normale alla mia età, l’abitudine alla riservatezza in cui ero cresciuta cominciò a sciogliersi come neve al sole, per non parlare del fatto che facevo del vizio una necessità, proprio per la paura continua di essere cacciata via e di morire di fame. ... A quel punto dovevo la corruzione della mia innocenza alle ragazze che abitavano in casa: il loro linguaggio sboccato, in cui il pudore era ben lontano dall’essere rispettato, le descrizioni dei loro incontri con gli uomini, da cui avevo intuito la natura e i misteri della loro professione, mi facevano bruciare di desiderio. Soprattutto la mia compagna di letto Phoebe, di cui ero diventata allieva, esercitava tutto il suo talento per farmi provare i primi lampi di piacere, mentre la natura, ora eccitata da queste scoperte cosı̀ interessanti, stimolava una curiosità che lei esaudiva abilmente, conducendomi con le allusioni di domanda in domanda e spiegandomi tutti i misteri di Venere. Non potevo però rimanere a lungo in una casa come quella senza essere testimone oculare di ben altro. ............. .... le diede qualche bacio con uno schiocco e le infilò una mano tra i seni che, liberati dal corpetto e non più arginati, penzolarono giù più o meno fino all’ombelico. Non ne avevo mai visti di cosı̀ enormi e di un colore cosı̀ strano, ciondolanti e amorosamente attaccati l’uno all’altro. ... le grasse e tozze cosce di Mrs. Brown penzolavano dal letto, offrendo ai miei occhi l’intero, viscido panorama: una grossa fessura spalancata, ombreggiata da un pelame grigiastro, sporgeva in fuori come il cappello 164 di un mendicante che chiede l’elemosina. ... Ora il forzuto stallone si era spogliato ed esibiva quella straordinaria macchina, nuda, dura ed eretta mai vista prima e che fissai con uno sguardo rapito mentre sentivo nel sangue un rimescolio piuttosto piacevole; tuttavia i miei sensi erano troppo agitati, troppo concentrati su quel mio punto bollente per osservare altro che la forma in generale dei movimenti di quello strumento. L’istinto, ben più di tutti i discorsi ascoltati, ora mi diceva con forza che lı̀ avrei ottenuto uno straordinario piacere, quello che nasceva dall’incontro di due parti fatte l’una per l’altra. ... Mentre i due erano nel pieno dell’azione, io, guidata solo dall’istinto, feci scivolare una mano sotto le sottane e con dita impazienti eccitai ancora di più il centro delle mie sensazioni; il cuore palpitava come se dovesse aprirsi un varco nel petto: respirando a fatica accavallai le gambe comprimendo le labbra di quella feritoia vergine e, seguendo meccanicamente l’esempio delle operazioni manuali di Phoebe fin dove potevo spingermi, giunsi al momento critico dell’estasi, a quella sensazione d’abbandono in cui la natura, oppressa di piacere, pare si dissolva. ........ Allora ebbi tutto il tempo di ammirare con nuovo interesse e sotto un’angolatura migliore la struttura di quella parte essenziale del corpo maschile: la cima color rosso fiammante che si ergeva scappellata, le sue dimensioni, la bianchezza del tronco e il folto cespuglio di riccioli che ombreggiava la radice, la grossa borsa tondeggiante che l’accompagnava, tutti questi particolari attirarono la mia attenzione e rinnovarono il mio desiderio. ... Una volta finito, uscirono affettuosamente abbracciati, dopo che la vecchia signora gli ebbe regalato, per quanto avevo potuto vedere, tre o quattro ghinee. ................. Non potevo fare a meno di invidiare i suoi meravigliosi seni maturi, leggermente sporgenti, ma cosı̀ arrotondati e sodi da stare fermi senza alcun supporto. I capezzoli sporgevano le punte in direzioni diverse accentuando il piacevole incavo che li separava. Più giù la delicata superficie del ventre terminava in una fessura appena percettibile che sembrava rientrare verso il basso e, per pudore, nascondersi agli sguardi 165 tra le cosce grassocce. ... Il giovane guardò la propria arma con un certo compiacimento e, guidandola con la mano verso l’invitante fessura, la portò tra le labbra e la conficcò (dopo qualche colpo che Polly sembrò addirittura assecondare) circa per metà. A questo punto si fermò, suppongo, perché era diventata troppo grossa. La estrasse di nuovo e, inumidendola un poco con la saliva, rientrò facilmente sprofondando fino all’elsa, al che Polly si lasciò andare a un profondo sospiro che non era assolutamente di dolore. ... Entrambi erano confusi, con gli occhi ardenti: “Ah! Ah! ... non ne posso più ... è troppo ... muoio ... svengo ... ” esclamava Polly estasiata. La gioia di lui era più silenziosa ma ben presto, negli ultimi sforzi, mormorava frasi spezzate, si lasciava sfuggire sospiri che salivano dal cuore e alla fine effettuò un affondo mortale, come se avesse voluto squarciarle il corpo, e poi l’immobile languore dei lombi, tutto dimostrava che stava per raggiungere il picco del piacere. Polly mostrò che vi stava arrivando anche lei, muoveva selvaggiamente le mani, chiudeva gli occhi e si lasciava sfuggire un profondo singhiozzo come se esalasse l’ultimo respiro in un’agonia di piacere. .......... Immaginatevi la mia sorpresa quando vidi quel giovane, pigro e furbacchione, sdraiarsi sulla schiena e attirare gentilmente Polly sopra di sé che, assecondando questo suo capriccio, si mise a cavalcioni e, seguendo l’impulso, accompagnò il suo cieco favorito al posto giusto: si sistemò proprio sopra la punta fiammeggiante dell’arma del piacere che sovrastava il suo corpo, ben eretto, e se l’infilò fino in fondo. Rimase seduta su di lui per qualche istante, godendo ed assaporando la situazione. mentre il ragazzo giocava con i suoi seni provocanti. ................. ... mi parlò in modo tutt’altro che brusco, altro tono da quello che avrebbe usato con una delle prostitute della casa. Dandomi il primo bacio che ricevessi da un uomo, mi chiese se ero disposta a tenergli compagnia, assicurandomi che avrebbe fatto del suo meglio per soddisfarmi. Ma anche se l’amore appena sbocciato, quell’amore che rende più autentica la passione, mi induceva a una resa immediata, fui trattenuta dalla paura di essere scoperta dagli altri abitanti di quella casa. ... 166 mi domandò improvvisamente se fossi disposta a farmi mantenere da lui: mi avrebbe trovato un alloggio e mi avrebbe liberato da qualsiasi impegno potessi aver assunto nella casa. ............. Distesa sul letto mi esponevo tranquilla e senza fare resistenza ai suoi sguardi e alle sue carezze. Questo lo confermò nella sua opinione di procedere nel modo giusto e che non ero affatto una novizia in queste cose, dal momento che mi aveva portato via da un bordello e non gli avevo detto nulla sulla mia verginità. Del resto, se lo avessi fatto, avrebbe probabilmente pensato che lo prendevo per uno sciocco tale da credere ad una simile fandonia, ossia che ero ancora proprietaria di quell’ambito tesoro nascosto, cercato dagli uomini con tanta avidità solo per distruggerlo. ... Per la prima volta sentii quell’ariete duro come un corno premere contro le mie tenere parti, ma immaginate Signora la sua sorpresa quando scoprı̀, dopo qualche forte spinta per me molto dolorosa, di non essere minimamente penetrato. ... Riprese ora i suoi tentativi in forma diversa. ... Infine mi aprı̀ le cosce e piazzandosi in piedi tra di esse se le sistemò sui fianchi, applicando la punta della sua macchina all’apertura in cui cercava di entrare. Era talmente minuscola che riusciva a malapena a sentire se era appoggiato al posto giusto. Guardò, provò e fu soddisfatto; poi, spingendosi energicamente in avanti con quel suo rigido prodigio, s’incuneò come una zeppa, ruppe l’unione di quelle parti e riuscı̀ ad inserirne la punta a fior di labbra. Approfittò del vantaggio e, spingendo in linea retta, riuscı̀ ad entrare più in profondità. Ma quando quel duro e grosso corpo separò i lati del soffice passaggio sentii un male tale che avrei voluto urlare; tuttavia, non volevo allarmare tutta la casa. Perciò trattenni il fiato, afferrai con la bocca la sottoveste (rovesciata sul viso), e l’addentai con tutte le mie forze. Alla fine la consistenza delicata di quel tratto cedette a un feroce strappo e Charles poté penetrare un poco più a fondo. Ora aggressivo e non più padrone di sé, ma trascinato dalla furia e dall’enorme forza di quel membro che in quell’attimo mostrava una specie di rabbia istintiva, buttandosi in avanti ruppe ogni ostacolo e, con un affondo violento e spietato, penetrò fino all’elsa. Ecco! Ecco! In quel momento persi 167 tutta la mia risolutezza, urlai e svenni per l’intenso dolore. Come mi disse in seguito, mentre usciva da me dopo essersi soddisfatto, in un attimo le mie gambe si erano rigate di sangue che colava dal passaggio lacerato. .................... ... quando non fu più in grado di trattenere il rinnovato desiderio, spronò il cavallo e, insinuando gentilmente le gambe tra le mie, chiudendomi la bocca con baci di umido fuoco, irruppe nuovamente e, rinnovando gli affondi, forò, strappò, forzò la strada tra le tenere membrane che lo ostacolavano. Queste si schiusero con un dolore solo di poco inferiore a quello della prima volta. Trattenni le grida e sopportai con la forza passiva di un’eroina: presto le spinte si fecero sempre più furiose, le guance diventarono ancora più scarlatte, gli occhi erano rovesciati all’indietro tanto che ne vedevo solo il bianco ... i profondi sospiri, lo spasmo, i brividi annunciarono l’arrivo di quel piacere estatico da cui, per il troppo dolore, ero ancora esclusa. Fu solo quando il godimento ebbe attutito per alcune volte quella sensazione concedendomi di sentire la solleticante aspersione di balsamiche dolcezze che Charles ottenne finalmente d’essere ricambiato e mi portò all’eccesso del piacere attraverso l’eccesso del dolore E dopo che diversi rapporti mi ebbero abituata e irrorata, cominciai anch’io ad apprezzare quel grandissimo piacere, quello che si prova quando un getto bollente sprizza in un corpo eccitato. .......... ... una colonna d’avorio bianchissima, magnificamente striata di vene blu che reggeva, completamente scappellata, una testa vermiglia.Nessun corno poteva essere più duro e rigido e nessun velluto più morbido al tatto. Mentre stavamo cosı̀ mi spinse la mano in basso, verso quella parte dove la natura e il piacere hanno i loro rifugi, cosı̀ opportunamente racchiusi e appesi alla radice del primo strumento di piacere, che non a sproposito potrebbe anche essere definito il loro tesoriere. Lı̀, attraverso la soffice guaina, Charles mi fece tastare il contenuto: due sfere tondeggianti con cui potevo giocare e che sfuggivano a ogni pressione se non la più delicata.. Avvertii qualcosa di rigido penetrare tra 168 le labbra della mia ferita ormai aperta per sempre, separandole. Ora la strettezza del passaggio non mi faceva più male, e consentiva al mio amante solo quelle difficoltà che aumentavano il suo piacere nello stretto abbraccio di quel tenero e caldo rifugio intorno alla strumento per il quale era cosı̀ perfettamente modellato e che ora, tornato a casa, mi toglieva il respiro tanto da sentirmi soffocare. Quali spinte snervanti! Quanti baci! Ciascuno di essi mi procurava una felicità indicibile che si perdeva in un mare di voluttà inebriante. ............. Mrs. Brown, che non aveva la coscienza pulita e temeva qualche grana con la giustizia, anche se conosceva bene la città ed era abilissima nello schivare i pericoli del suo mestiere, si preoccupò soprattutto quando sentı̀ parlare di giudici, di Newgate, dell’Old Bailey, di processi di sfruttamento della prostituzione, della gogna, ... .......... Indifferente per natura o per costituzione a tutto se non a incrementare a qualsiasi costo il gruzzolo, aveva cominciato a fare la paraninfa per conto proprio, professione per la quale era piuttosto portata grazie all’aspetto severo e per bene, e a volte era riuscita a combinare qualche matrimonio. ... In definitiva, il mio amore era cosı̀ eccessivo da uccidere in me ogni altra scintilla, anche quella della gelosia.... Quanto al denaro, sebbene Charles mi consegnasse tutto quello che riceveva, faticava molto a farmelo accettare. Se mi portava in regalo dei vestiti, riusciva a convincermi solo perché volevo piacerli di più. ............ Poi, senza aspettare che dicessi di sı̀ o di no, uscı̀ e rientrò subito seguita da quel signore, di cui, come parecchie altre volte, era stata la sollecita ruffiana. ... rimasi immobile considerandomi merce da mercato, con una transazione svoltasi proprio sotto i miei occhi. Poco importava di quello che sarebbe accaduto al mio povero corpo. Priva di energia, di vita, di coraggio ed anche del pudore proprio del mio sesso, tollerai passivamente tutto quello che volle farmi. ... Poteva disporre di me come credeva, e non capii bene cosa stesse facendo finché, riprendendomi da uno stato di trance e di insensibilità, lo trovai sprofondato 169 dentro di me, mentre giacevo passiva senza provare il minimo piacere. ... Se qualcuno un’ora prima mi avesse detto che sarei andata a letto con un altro uomo oltre a Charles, forse gli avrei sputato in faccia. Se qualcuno mi avesse offerto una somma ben più grande di quella pagata, avrei comunque rifiutato con indifferenza.Come accade spesso che la nostra debole virtù dipenda dalle circostanze in cui ci troviamo! .............. ... la cameriera ... mi portò una coppa d’argento piena di un liquore chiamato ‘latte nuziale’ [latte caldo rappreso mischiato a vino, birra e spezie]. ... Mi sentii avvampare immediatamente, un fuoco mi corse in modo indecente nelle vene. Ero in fiamme, e poco mancò che non domandassi un uomo, quale che fosse. ... dopo avermi abbracciata e alzato le lenzuola parve estasiato dal mio corpo nudo, che coprı̀ di baci senza trascurare alcuna parte. Poi, in ginocchio tra le mie gambe, mise a nudo il suo rigido manganello dalla testa rossa, abbarbicato ad un fitto pelame che gli copriva il ventre fino all’ombelico e gli dava l’aspetto di una spazzola dal manico di carne. Lo sentii quasi subito mentre affondava il chiodo fino alla capocchia, tanto che ci separavano solo i peli. Ora lo percepivo bene: si muoveva dentro di me e presto diede alla natura tali e potenti stimoli, giù dalle mie parti, che non potei fare a meno di ricambiare. Tutti i miei istinti animali si concentrarono meccanicamente in quel punto d’attrazione, e finalmente, eccitata come non mai, perdetti ogni pudore. Cedendo all’emozione mi abbandonai, come una qualsiasi donna, a quei flussi di voluttà che non desideravo rifiutare - nonostante fossi innamorata di Charles. ... E siccome non voleva che mi facessi prendere dall’impazienza né che dovessi qualche spiegazione alla padrona di casa, si vestı̀ e uscı̀, dopo avermi dato un borsellino con ventidue ghinee, ..., per riempirmi le tasche fino al prossimo rifornimento. ... il mio cuore un po’ rasserenato cominciò ad accettare e ad apprezzare quei gingilli che la generosità di Mr. H ... usava per rendere ancora più amabile il suo corteggiamento, solleticando la naturale vanità del mio sesso. Sete, nastri, orecchini, collane di perle, un orologio d’oro, in breve ricevetti tutti gli oggetti e gli accessori del mio vestiario. Anche se questo suo atteggiamento non riusciva a ispirarmi 170 l’amore, mi procurava una simpatia mista a gratitudine, qualcosa di simile all’amicizia amorosa, una distinzione che, se gli uomini lo sapessero, priverebbe almeno i nove decimi del loro piacere di avere una mantenuta. ......... Mr. H ... le sollevò la sottana coprendole la faccia paonazza, denudando un paio di cosce solide, piene, carnose e passabilmente bianche. Se le sistemò intorno ai fianchi e infilò la spada sguainata nella fessura, dove parve ottenere un’accoglienza meno difficile di quella che - forse si illudeva di trovare (detto per inciso, costei aveva lasciato il villaggio dopo aver avuto un figlio illegittimo) e i suoi movimenti dimostrarono che aveva trovato un alloggio spazioso. Sbrigata la faccenda, il suo tesoruccio si alzò si riabbassò la gonna e si lisciò sia il grembiule che lo scialle. Mr. H ... aveva un’espressione piuttosto stupida mentre la pagava con aria indifferente, raccomandandole di essere brava e di tenere la bocca chiusa. .......... ... ormai mi ero spinta troppo avanti per aspettare che superasse la sua modestia di fanciullo (poiché tale sembrava e tale era), gli posai una mano sulle cosce e sentii un oggetto duro e rigido, stretto nei calzoni, di cui le mie dita non riuscivano a trovare la fine. ... Liberato della camicia, cosa vidi con meraviglia e sorpresa? Non il giocattolo di un ragazzino, non l’arma di un uomo, ma un palo di dimensioni talmente enormi che, se le proporzioni fossero state rispettate, poteva appartenere a un gigante. Alla vista di quel prodigioso strumento ebbi un brivido di spavento e di piacere, ma come fare a non tenerlo in mano e sentirne tutta la lunghezza e tutta la larghezza! Era come avorio vivo, perfettamente modellato e tornito, la sua orgogliosa durezza ne stirava la pelle, liscia, levigata, soffice, vellutata al punto di poter rivaleggiare con quella più delicata del nostro sesso, e la tenue bianchezza non era neanche oscurata dal ciuffo di ricci intorno alla radice, dove la superficie - come in un’intricata rete - mi ricordava quelle belle serate dove c’è una luce chiara che balugina tra i rami degli alberi lontani sulla sommità di una collina. Per non parlare del glande, largo e bluastro a causa delle vene 171 ... tutto costituiva il più sconvolgente assemblaggio di figure e colori che la natura potesse inventare. Insomma si ergeva come un oggetto dispensatore di terrore e di beatitudine. ......... Finalmente il mostro riuscı̀ a trovare il passaggio caldo ma troppo stretto e non era capace ad aprirsi una breccia; nonostante fossi stata penetrata spesso, non ero ancora in grado di accoglierlo con facilità. Tuttavia con il mio aiuto la testa di quell’ingombrante arnese si trovò proprio nel punto cruciale e, sentendolo spingere contro la mia apertura, riuscii con un movimento in sincronismo a incontrare la sua spinta al momento giusto: le labbra dilatate al massimo aprirono la strada alla sua impulsività. Entrambi ci rendemmo conto che si era trovata una comoda sistemazione. Lui insistette sempre allo stesso modo e in breve, sferrando violenti colpi per me estremamente dolorosi, riuscı̀ a farne entrare qualche altro millimetro in modo da essere, a quel punto, piuttosto sicuro di non essere scacciato. Cercò di spingere ancora e a quel punto sentii la solita indefinibile sensazione di dolore e di piacere: avevo paura che mi lacerasse ma non volevo che indietreggiasse. Non potevo sopportare né di tenerlo, né di perderlo. Egli continuò con tanta forza e rapidità che a un certo punto gridai: “Oh, mio caro, mi fai male!” ... Ero sempre più incantata da quanto avevo davanti agli occhi, la più fiera erezione che avessi mai visto: l’arnese scappellato mostrava la sua enorme testa rossa. ... Il dolore per la dilatazione cessò quando era arrivato più o meno a metà strada ma tutta la sua febbrile attività per andare avanti non gli faceva guadagnare molto spazio e, mentre esitava, la crisi di piacere lo sorprese. La stretta pressione della calda guaina lo fece venire prima ancora che fossi pronta, frenata proprio dal dolore acuto che sentivo e malgrado non fosse dentro neanche per metà. ... Si rimise dunque a spingere in modo da penetrarmi completamente, facilitato dall’iniezione balsamica con cui aveva irrorato le mie parti interne. Quando raddoppio il suo sforzo, con l’aiuto dei miei movimenti, non resistetti più a quel grimaldello e cedetti, consentendogli - centimetro dopo centimetro - di entrare del tutto e lui con un colpo potente affondò fino all’elsa. Nel momento in cui se ne rese conto, grazie al172 la totale congiunzione dei nostri corpi, diventò ancora più entusiasta. Dall’aspetto e dai movimenti si capiva che era in preda a un immenso piacere, a questo punto condiviso anche da me. Lo sentivo tutto! Stavo quasi male! Squassata oltre ogni sopportazione dai suoi colpi furibondi ero riempita e sazia fin quasi a scoppiare; rimasi ansimante sdraiata sotto di lui finché il suo respiro spezzato, le parole confuse, gli occhi socchiusi, gli affondi sempre più furiosi e una rigidità inaudita mi dicevano che si stava avvicinando la seconda volta: infatti ... arrivò e l’adorabile giovane, sopraffatto, venne tra le mie braccia. Mi affrettai a raggiungerlo e c’incontrammo alla fine, entrambi immersi in un abisso di piacere. ............. ... la sua fenice, ormai risuscitata, si slanciò direttamente contro quella bocca dalle labbra prominenti che gli offriva una dolce sfida; ne strizzò la testa e, guidandolo con rinnovata furia, irruppe ed affondò nel condotto del piacere. Ancora una volta tornò a squassare tutto e mi mise di nuovo in una tale confusione che nulla mi avrebbe calmato se non un nuovo diluvio di quella pioggia salutare con cui la natura inonda quei felici paesi, quando la minaccia di un incendio raggiunge il livello di guardia. ... mi decisi a spingerlo fuori, non senza avergli promesso che l’avrei rivisto appena possibile e dopo avergli infilato una ghinea in mano. ........... La strettezza del pertugio - quella che fa impazzire gli uomini - era dovuta, sembra, a una felice conformazione: prorompente, formosa e dotata di una certa abbondanza proprio da quelle parti. In questo modo, dopo ogni dilatazione, il tessuto molto elastico che riveste le pareti del passaggio riprende la forma originaria mentre la membrana e le pieghe possono di nuovo abbracciare e serrare qualsiasi corpo estraneo che viene introdotto, come in quel caso il mio dito. ... Cominciò con i soliti preliminari, deliziose graduazioni di piacere di cui poche persone sanno godere per la fretta autodistruttiva di correre verso la fine. Cosı̀ si chiude troppo velocemente quella scena in cui, di solito, gli attori sono talmente contenti della loro parte da volere che duri in eterno. ... 173 Era cosı̀ duro! Eretto e curvo verso l’alto! Era una scatoletta di gioielli di valore inestimabile per una donna: una straordinaria offerta delle cose più ricche e promettenti! Per non parlare delle sue dimensioni, che quasi mi toglievano la possibilità di afferrarlo del tutto e di baciarlo! ... con la mano guidai con prepotenza quel furioso ariete, la cui testa vermiglia da una certa distanza sembrava quasi un cuore, e lo appoggiai sul bersaglio che lo aspettava nella posizione più adatta. Tenevo i fianchi ben alzati e le gambe spalancate al massimo. Il piacevole tepore gli fece capire che era sulla strada giusta e spinse tra le labbra che, separate da quell’oggetto poderoso, si allargarono. Esitò un momento, poi, sistematosi meglio, si aprı̀ la strada verso l’alto con uno sforzo che mi procurò solo piacere. ... L’azione si interruppe per un momento, una sosta di piacere, mentre la mia seconda bocca, sofisticata, ghiottona, piena da scoppiare, iniziò ad assaporare lo squisito bocconcino inghiottito. Ma la natura non poteva sostenere a lungo un piacere tale senza soddisfarlo. Cercando quindi di arrivare all’acme, la batteria ricominciò con rinnovata energia. Da parte mia non giacevo certo inattiva, ma gli andavo incontro con tutto l’impeto dei movimenti di cui ero capace. I soffici rivestimenti dei nostri monti che s’incontravano non erano d’alcun aiuto per interrompere la violenza dei colpi e ben presto, troppo presto, l’estrema agitazione e la dolce urgenza di questa frizione dentro e fuori portarono le mie sensazioni al culmine, tanto che mi trovai sull’orlo della crisi, lasciando indietro l’adorato compagno. Usai quindi tutti i movimenti e le arti dell’esperienza perché mi tenesse compagnia fino alla fine del viaggio. Non solo accrebbi il piacere del mio instancabile compagno con un segreto e volontario aumento di suzione, ma portai dolcemente la mano verso quei globi che contengono il più meraviglioso nettare del mondo. Il magico tocco ebbe un effetto immediato, accelerò e portò al culmine i sintomi di quella dolce agonia, di quell’attimo di annullamento, quando il piacere si fonde e muore nel piacer stesso, in cui la sua misteriosa macchina pone fine al tutto inondando quelle parti con un getto di liquido caldo. ... prima di congedarlo lo costrinsi (era tanto timido da rifiutare) a prendere un po’ di denaro per comprarsi un orologio d’argento, oggetto di gran lusso per i dipendenti. Alla fine, 174 dopo molte insistenze, lo accettò come prova del mio affetto. ................ Cosı̀ facendo, non avrei potuto mettermi in tutta Londra in mani peggiori e migliori; peggiori perché avendo una casa d’appuntamenti mi spingeva a qualsiasi lascivia d’accordo con i suoi clienti: era felice di assecondare qualsiasi piacere o depravazione. D’altra parte non avrei potuto mettermi in mani migliori perché, dato che nessuno conosceva il vizio meglio di lei, era la più adatta a consigliarmi e a mettermi in guardia contro i peggiori pericoli della nostra professione. Infine, cosa rara in quelle come lei, si accontentava di un profitto minimo, senza la rapace avidità delle sue colleghe. ... Era sicuramente una professionista di prim’ordine e trattava solo con clienti di altissimo livello. Per soddisfarli, reclutava presso di sé un gruppo di figliole. Le chiamava cosı̀ perché le sceglieva per la loro gioventù e fascino personale; e decideva di educarle e di adottarle. Molte di loro, grazie al suo aiuto, raggiunsero un’eccellente posizione sociale. ................... Da vestale privata del piacere stavo per trasformarmi in una sacerdotessa pubblica e diventavo una merce più generica, con tutti i vantaggi del mettere a disposizione il mio corpo sia per interesse, sia per voluttà 0 -forse - per entrambe le cose. Mi fece notare che ero, per cosı̀ dire, una faccia nuova in città e secondo una regola professionale ormai stabilita avrei dovuto farmi passare per vergine e, alla prima buona occasione, fingere di essere tale. ... In poche parole, era la più sicura, gradevole e meglio tenuta casa chiusa in tutta la città. ... Concluse dicendo che per una simile occasione il miglior vestito sarebbe stato quello di non averne alcuno. ............ Il ragazzo era saldamente in sella e non potevo liberarmene: al contrario, i miei sforzi non facevano altro che facilitargli il compito, finché un affondo irresistibile assassinò in un attimo me e la mia verginità. Giacqui sanguinante, testimone dell’obbligo imposto al nostro sesso di raccogliere il primo miele in mezzo alle spine. ... A quel punto, fui costretta a fare questa professione. ... Uno sconosciuto timore mi faceva 175 apparire il matrimonio desiderabile quanto la morte. ... .......... ... mi ritrovai in una situazione strana: non solo tra le braccia di colui che avrei voluto salvare, ma totalmente in suo potere. Il ragazzo aveva talmente approfittato della mia inerzia da essermi già entrato completamente dentro. Indebolita com’ero dai conflitti emotivi precedenti e paralizzata dalla sorpresa, non ebbi la forza di gridare e tantomeno di liberarmi dai suoi energici approcci. Ansioso di giungere al punto, il ragazzo si aprı̀ la strada e trionfò completamente sulla mia verginità, come constatò lui stesso dal sangue che sgorgava e dalla difficoltà che aveva incontrato penetrandomi. ... Incontrai il mio giovane stupratore molte altre volte e ci amammo appassionatamente: anche se non aveva ancora l’età per entrare in possesso di una piccola fortuna che lo avrebbe reso indipendente, promise che mi avrebbe sposata. ................ Solo qualche volta credevo di aver raggiunto chissà cosa, quando, immaginando che le mie dita avessero le dimensioni dell’oggetto desiderato, ne inserivo uno, in preda a una grande emozione e a un altrettanto grande godimento. Cercavo di deflorarmi fin dove potevo; talvolta lavoravo cosı̀ alacremente che mi abbandonavo sul letto senza fiato, come in una specie di deliquio amoroso. ... A quel punto si era sbottonato il panciotto e dai calzoni saltò fuori l’oggetto dei miei desideri, dei miei sogni, del mio amore: il Re membro in tutto il suo splendore! Lo guardai, lo divorai senza fretta con lo sguardo per quanto era lungo e largo, finché mi montò sopra e lo sistemò tra le mie gambe. Subito dopo mi stancai di guardarlo per accoglierlo con esaltazione dentro di me. Dopo essersi divertito per un po’ con la mia minuscola apertura, sicuramente tale data l’età, gli andai incontro con tanta buona volontà e sentii un piacere struggente che sembrava fatto apposta per far scomparire il dolore della prima penetrazione. Nessun prezzo era troppo alto per la gioia che provavo: e per quanto aperta, straziata, sanguinante ero schiantata dal piacere. ............. Vedemmo il piacere che le brillava negli occhi mentre il giovane la 176 eccitava col suo possente strumento. Quindi, dopo averla penetrata fin dove poteva, le provocò un’eccitazione talmente violenta e la spronò con tanta furia che lei si abbandonò a se stessa e perse ogni altro interesse a parte il godimento provato. Restituiva i colpi con sincronia e si agitava con incredibile violenza, mischiando sospiri voluttuosi al rumore delle molle del divano: si sarebbero potuti contare i colpi dai sospiri. Intanto, con le gambe e con le braccia lo avvolgeva in un abbraccio soffocante. Poi nella furia del piacere si scambiarono baci sulla bocca e cocenti morsi d’amore in una frenesia che li spense verso il momento culminante. Venne presto e Louisa, nel delirio dell’estasi amorosa, gridò fuori di sé: “Oh amico! ... Mio buon amico! ... Ti prego non mi risparmiare! ... Ah! Ah ... Non ce la faccio più”. .......... Le labbra aperte dalle sue dita ricevettero la grossa testa di corallo; dopo averla sistemata, aspettò solo un istante in modo che le ragazze consegnassero ai suoi fianchi il gradevole compito di sostenere le gambe della sua donna. A quel punto, com se avesse voluto prolungare il piacere e trarne il massimo vantaggio, infilò lo strumento cosı̀ lentamente che lo perdemmo di vista millimetro dopo millimetro, finché scomparve nel soffice laboratorio dell’amore mentre i boschetti d’entrambi venivano a contatto. Nel frattempo potemmo notare il prodigioso effetto di tutte le gradazioni del piacere che rendevano Harriet sempre più bella. ... La furia di lui si manifestò di nuovo con colpi sempre più rapidi e avidi, strette convulse, sospiri infuocati, respiri rapidissimi e occhi socchiusi, tutti segnali dell’avvicinarsi imminente dell’ultimo sprazzo di gioia. Il baronetto si abbandonò all’estasi che anche Harriet raggiunse nel momento critico, quando sentı̀ che il suo uomo stava per perdervisi. ............ Spostando gentilmente la mano che la ragazza in un primo momento per pudore aveva portato in basso, ci fece intravedere quella soffice e stretta fessura che si nascondeva tra le gambe. ... Le natiche piene, lisce e prominenti sembravano due monti coperti di neve che appagavano splendidamente lo sguardo e digradavano verso la stretta valle che li separava e la cavità racchiusa. Grazie alla posizione, si socchiudeva 177 lievemente lasciando intravedere il grazioso vermiglio dell’interno che messo a confronto con il biancore circostante dava l’idea di un garofano rosa tagliato e appoggiato su una stoffa di seta bianca. ... Appoggiandolo quindi nel posto giusto, lo infilò fino all’elsa, mentre quelle rotonde bellezze turche si adattavano ai vuoti creati dalle pieghe dello stomaco e dalle cosce di lui che si incurvavano verso l’interno, ... Ogni volta che lui arretrava, vedevamo in mezzo a loro una parte della lunga asta bianca schiumare nei movimenti, ma quando rientrava, le collinette che si interponevano la nascondevano alla nostra vista. Talvolta le toglieva le mani dai seni per trasferire la pressione su quei globi più grandi, attuale oggetto del suo soffice assedio. Li strizzava, li afferrava e li accarezzava finché, volendo arrivare velocemente a una conclusione, forzò al massimo i colpi con tale segno di sconvolgente piacere che la sua bionda compagna dovette sostenerlo perché lui, ansante, sembrava stesse per svenire. .......... Pochi uomini sanno quanta parte distruggono del loro piacere quando offendono il rispetto e la dolcezza dovuti al nostro sesso, anche se hanno a che fare con delle professioniste. ... I seni, essenziali quando si è nudi, ora erano piacevolmente pieni, sodi e fermi, senza bisogno di corpetto o altri sostegni e quasi incitavano a essere palpati. ... Era uno di quegli strumenti di taglia media, preferibili in genere a quelli di proporzioni gigantesche e, per cosı̀ dire, ingombranti. Strettosi a me mentre ancora stava in piedi, applicò ed infilò l’idolo nella nicchia; aiutato da me ci riuscı̀ subito, e appoggiando le mie gambe sui suoi fianchi scoperti, me lo fece accogliere fino all’ultimo millimetro. ... Arrivammo quasi subito al culmine e sentii dentro di me il suo caldo getto. ... Portata al massimo della gioia che una persona possa tollerare, toccai il dolce punto critico quando, senza quasi rendermi conto dell’iniezione di sperma del mio compagno, mi lasciai andare con un profondo gemito, concentrando ogni sensazione su quel mio passaggio deliziosamente pieno. ... Una volta sveglia e in piedi, mentre mi vestivo trovai in tasca una borsa piena di ghinee. ... Mi tenne sdraiata sul fianco, rimanendo sempre dentro di me ‘come i cucchiai in un cassetto’, a contatto della calda 178 insenatura delle mie cosce fino all’articolazione dell’anca. Dopo poco il mio ospite irrequieto e turbolento, incapace per natura di pazientare ancora, lo spinse all’azione, compiuta con il solito accompagnamento di baci, carezze e simili, terminando infine in una nitida dimostrazione di entrambi che le fatiche della notte precedente non ci avevano esaurito o che, perlomeno, ci eravamo ripresi in fretta. ............... In breve: gli uomini giudicano secondo una specie di prevenzione basata sulla prima impressione; c’è in loro un fondo di stupidità a dispetto della cosiddetta divina saggezza per cui anche i più furbi sono portati a sbagliare. ... Le usava fino a quando, stanco e annoiato, vedeva alzarsi in volo un volto nuovo; a quel punto si liberava della ragazza senza pensarci due volte, abbandonandola al suo destino, dato che aveva intrattenuto con loro solo un rapporto di compravendita. ... il gentiluomo si complimentò con se stesso per lo straordinario affare fatto comprando la mia immaginaria verginità con la somma - niente di meno - di trecento ghinee per me e altre cento per l’intermediaria. ... Tutto il mio aspetto e il comportamento ispiravano solo quell’innocenza che gli uomini cercano in noi con tanta passione solo per la gioia di distruggerla e sulla quale, nonostante la loro intelligenza, spesso si sbagliano. ... Se non ero in preda ai timori di una vergine autentica, apparivo almeno molto spaventata dalla nuova parte che mi toccava recitare; perciò avevo un atteggiamento confuso e imbarazzato molto simile al pudore verginale. Capire la differenza sarebbe stato obiettivamente difficile, anche agli occhi di un osservatore più obiettivo del mio sciocco amante. ... È proprio vero come in questi casi una falsa virtù sia addirittura più ritrosa di una vera! ... il suo organismo fragile e malaticcio gli dava più l’aria di un invalido costretto a un compito troppo arduo per lui che non quella di un erotomane. ... Recitai tutte quelle meraviglie e preoccupazioni normali in una ragazza ingenua che si trova per la prima volta a letto con un uomo nudo. ... Nel frattempo il suo arnese, uno di quelli di dimensioni tali che scivolano dentro e fuori senza fare una grande differenza, premeva rigido contro quella parte il cui accesso era precluso dalle mie gambe serrate. ... Ormai era 179 eccitato e non intendeva tollerare altre dilazioni; rimontò e mi implorò di avere pazienza, accarezzandomi e coccolandomi con tutti i più teneri sforzi e parlandomi di tutto quello che avrebbe fatto in futuro per me. ... “Mi fate male ... mi uccidete ... morirò”. Dopo vari tentativi senza risultato, il piacere finı̀ per avere il sopravvento e, nella furia che gli ispirava l’avvicinarsi dell’orgasmo, riuscı̀ a fare un ultimo sforzo che mi colse quasi di sorpresa, penetrandomi quel tanto da sentire la sua calda aspersione appena all’interno dell’orifizio; tuttavia fui ancora cosı̀ crudele da non lasciarlo finire lı̀ e lo buttai fuori di nuovo, non senza un’esclamazione straziante, come se il dolore mi avesse fatto dimenticare la paura di essere sentita da qualcuno. A quel punto mi accorsi che aveva raggiunto la felicità alla porta del paradiso. Placai il mio rimorso dicendomi che mai e poi mai avrebbe provato quel genere di piacere se fossi stata davvero vergine. ... ................ Bastava allungare la mano, tirare fuori la spugna e spruzzare sulle lenzuola e sulle gambe i pretesi segni della verginità. ... gli creai qualche difficoltà, facendogli guadagnare mezzo pollice con le fatiche più inaudite e senza smettere di lamentarmi finché, esaurite le forze, riuscı̀ a entrare fino all’impugnatura, dando, come disse, un coup de grâce alla mia verginità. ... Devo ammettere che all’inizio lo trovavo repellente e ne subii gli abbracci solo in considerazione del profitto che ne ricavavo. Questo mi dispiaceva e mi umiliava perché ero costretta a fingere, cosa contrarissima al mio carattere. Tuttavia quest’insensibilità mi rese completamente padrona della situazione e fu cosı̀ per tutta la durata dell’inganno. ... Avrei fatto finta di continuare a lavorare con lei, in modo da non perdere, in carattere col personaggio che avevo interpretato, la possibilità di fare un buon matrimonio. ... In base alla mia esperienza, posso dire che non esiste una ragazza cosı̀ ben pagata o cosı̀ ben trattata come l’amante di un uomo anziano, esaurito e dunque poco portato al sesso. ... Quantunque si dica il contrario, le donne e soprattutto quelle della mia professione, per quanto ben disposto possa essere il loro cuore, non si accontentano delle parole e non scambiano la volontà con i fatti. ... Se poi gli capitava di farcela, quant’era farfugli180 ante e senza nerbo l’esecuzione di quell’atto! Quanto erano insufficienti quelle poche gocce per estinguere l’incendio che aveva alimentato! ................. Anche il fatto di essere trattata come una street plyer [barcaccia da strada, sgualdrina] mi invogliò a seguirlo; in breve, non ero io a obbedire. Mi lasciai rimorchiare da quel marinaio che mi prese sottobraccio come mi conoscesse da sempre e mi portò alla prima taverna, ... mi inchiodò contro il muro, sollevò le sottane e tirò fuori un vero schiacciasassi impugnandolo e facendolo scintillare proprio davanti ai miei occhi. Si precipitò con l’impeto dovuto probabilmente a un lungo digiuno marittimo e me ne diede un assaggio. ... A quel punto, spostando in un attimo il cannone, cambiò mira e mi spinse verso il tavolo. Con mano esperta mi fece poggiare la testa sul bordo mentre con l’altra mi sollevava le gonne e la camicia, scoprendomi le natiche per aprire un varco alla sua arma cieca e furiosa. Forzò il cammino tra queste e quando mi accorsi che si allontanava dalla porta principale e bussava disperatamente a quella sbagliata, glielo feci notare. “Uff! Mia cara!” disse “Quando c’è tempesta tutti i porti vanno bene”. Comunque cambiò direzione e abbassò il tiro, piazzando l’arnese nel posto giusto e penetrandomi con una deliziosa rigidità che mi fece fremere di nuovo. Me lo diede tout con una tale vivacità e calore che, data la mia ottima disposizione, lo precedetti e caddi in un delizioso deliquio. In preda a uno spasmo convulso lo serrai a me procurandogli un’effusione abbondantissima che, unita alla mia, allagò completamente quelle parti, annegando in un diluvio il mio rabbioso desiderio. .................... Infatti il suo arnese, che mi era sembrato inesistente o quantomeno minuscolo, ora, grazie al dolore e alla devastazione prodotta dai colpi sulla parte opposta, aveva raggiunto non solo un’erezione prodigiosamente rigida, ma addirittura una dimensione smisurata che spaventò persino me. Era un membro come ce ne sono pochi! Riuscivo a malapena ad afferrarne la testa. ... Ripresi quindi il frustino: ne avevo quasi distrutti tre a quel punto e, dopo alcuni segni di violenta emozione, e due o tre sospiri, mi accorsi che era immobile. ... Infine, prendendo in 181 mano il frustino, cominciò a darmi dei leggeri colpi sulle masse posteriori e gradualmente prese a frustarmi cosı̀ rudemente che diventarono rosse come le guance: lo sentivo dal calore quasi intollerabile e perché me lo disse lui. Dopo essersi divertito un poco, proseguı̀ con colpi sempre più forti e fu necessaria tutta la mia capacità di sopportazione per non gridare e lamentarmi. Alla fine mi picchiò con tale violenza che il sangue sprizzò in vari punti. A questa vista Mr. Barvile gettò via il frustino, corse verso di me e baciò le piaghe succhiando via il sangue per alleviarmi le ferite. ... Tuttavia, sopportai queste cose senza un grido finché concedendomi un altra breve pausa si gettò, per cosı̀ dire su quella parte le cui labbra avevano saggiato la sua crudeltà e, come a chiedere scusa, vi incollò le sue. Le aprı̀, le chiuse, le strizzò, accarezzò con gentilezza il ciuffo che le ricopriva. Era in preda a una specie di trasporto selvaggio che evidenziava un’enorme voluttà. Infine riprese il frustino incoraggiato dalla mia passività e, trascinato da questa sua insolita predisposizione, fece pagare alle mie povere natiche il suo desiderio incontrollabile, non dimostrando alcuna indulgenza e accanendosi in modo tale che stavo quasi per sottrarmi, quando finalmente smise. ... Le sensazioni che si agitavano nei punti dove si era accanita la furia della punizione scatenarono schiere di spiriti ardenti, penetranti e sottili proprio dal lato opposto, concentrati in uno stimolo talmente incontrollabile che mi sembrava di impazzire. Non c’è da meravigliarsi quindi se, dopo tale cambiamento, divorata dalle fiamme e scomparso ogni pudore, guardai il mio compagno con occhi pieni di desiderio. ... Gli sbottonai i pantaloni cercando di provocare e di rianimare il suo arnese torpido e inattivo, ma arrossendo disse di non aspettarsi nulla di buono se non avessi preso in mano il frustino per riaccendere le sue forze pigre e sopite rinfrescando il dolore dei tagli recenti, poiché quell’affare proprio come una trottola non stava in piedi senza una spinta. ... dovetti nuovamente frustarlo forte prima di vedere l’oggetto dei miei desideri dare segni di vita e alla fine, come toccato da una bacchetta magica, assumere dimensioni di tutto rispetto! ... mi ci fece accucciare sopra prona, tenendomi solo per la vita. Mentre, come potete ben immaginare, favorivo ogni sua manovra, prese le mie gambe e se le mise 182 attorno al collo in modo che solo le braccia toccavano terra e i miei capelli sciolti ricoprivano il cuscino. ... Infine, con una serie di violenti affondi, mi fece superare il dolore e il disagio dovuto alle piaghe, alla posizione scomoda, alle dimensioni eccezionali del suo piolo. Mi portò verso una delizia infinita. Il mio spirito vitale, insieme a una varietà di sensazioni, correva aggressivo verso l’arena dove sarebbe stato assegnato il premio desiderato. L’ottimo sollievo della natura mi liberò ben presto da quegli stimoli insopportabili e il mio cavaliere, in perfetta armonia, emise dentro di me un tale fiotto balsamico da lenire tutte le ferite provocando un piacere da farmi quasi impazzire. ................ Poi, facendola curvare leggermente con il viso contro la sponda del letto, la mise in una posizione tale che la seconda via, quella situata tra le due colline posteriori, rappresentava la scelta più facile. Ci si stava incamminando energicamente facendo temere a Emily la perdita di una verginità che non intendeva affatto perdere. Tuttavia le sue lamentele e il suo dolce ma fermo rifiuto lo trattennero e lo fecero tornare in sé, sicché, modificando la direzione dell’asta la diresse finalmente sulla buona strada ... mise in mostra quei tondi e paffuti poggi simili ai monti di Roma con la stretta valle che li attraversa, ora aperti ed esposti al suo attacco. Inorridita guardavo quello che stava per fare. Dopo aver inumidito con la saliva lo strumento, ovviamente per renderlo più scivoloso, lo puntò nella direzione giusta e lo introdusse. Per un attimo lo persi di vista, poi, grazie alle contorsioni e ai deboli gemiti del ragazzino, capii che era entrato per un breve tratto. ... prese in mano il giocattolo d’avorio dalla testa rossa che si innalzava rigidissimo, dimostrando che se da dietro somigliava a sua madre, davanti somigliava al padre. ... Poi gli girò leggermente il viso in modo da poterlo baciare lungamente in bocca, e intanto accelerò il ritmo del movimento. Squassandolo in tal modo da dietro, raggiunse l’apice del piacere e la cosa finı̀ lı̀. Ebbi la pazienza e il sangue freddo di assistere a quell’atto ignobile fino alla fine: volevo raccogliere tutte le prove con la maggior precisione possibile, per trattarli come meritavano. ... Infatti danno prova di un’incoerenza quasi più ridicola che esecrabile: odiano e con183 dannano le donne e al tempo stesso ne scimmiottano i modi, le arie, la pronuncia blesa, gli ancheggiamenti e i loro capricci in generale; tutte cose più accettabili nelle donne che in queste signorine-maschi senza sesso. .................. L’enorme testa sembrava, per forma e dimensioni, il cuore di un agnello, e avremmo potuto tranquillamente giocare a dadi sull’ampia parte superiore dell’asta. Anche la lunghezza era prodigiosa per non parlare della consistente borsa dei tesori, grossa in proporzione, rotonda e piacevolmente grinzosa. Riempiva gli occhi e dava la prova che, sebbene idiota, non era nato invano. Aveva evidentemente ereditato - anche in alto grado - quella prerogativa superiore propria di questi esseri sotto altri aspetti sfortunati e che ha dato origine al detto popolare: “Bastone di matto, divertimento di femmina”. ... Louisa, diventata lasciva, rapita dall’ammirazione e posseduta dal demone della concupiscenza era prontissima, come un’ape industriosa, a raccogliere il nettare di un fiore cosı̀ raro, anche se cresceva nel letame. ... L’apertura delle rosee labbra era cosı̀ evidente che nemmeno un idiota avrebbe potuto mancarla. E cosı̀ fu. Infatti Louisa, sempre tenendolo ben stretto per paura di un rinvio, lo guidò con sicurezza e, per andare incontro all’irruzione, lo avvolse con un appetito cosı̀ vorace che le parti di entrambi raggiunsero immediatamente lo scopo. Il dolore dovuto alla dilatazione fu tale che Louisa urlò a gran voce, come fosse stata ferita oltre ogni capacità di sopportazione. Era troppo tardi, sembrava lui stesse per ammazzarla. ... La ragazza, ferita e dilaniata, si dibatteva, lottava, mi supplicava di aiutarla e cercava di disarcionare quel furibondo, ma era inutile! Sarebbe stato più facile arrestare col soffio una bufera invernale che bloccare o schivare l’assalto. Al contrario, più Louisa si agitava e si dimenava, più accelerava e precipitava la sua disfatta nelle braccia del ragazzo. ... Ben presto, grazie alla forza furiosa dell’uomo-macchina che si muoveva come un mulinello aprendosi la strada e procedendo verso l’alto fin dove era possibile, non ebbe più nulla da temere e da desiderare e cosı̀, “... saziandosi del più squisito boccone della terra (Shakespeare [Romeo e Giulietta, a. V sc. III])”, si abbandonò ai trasporti più vivi 184 della passione, appagata fin dove poteva esserlo, con ogni fibra dilatata e frantumata dalla voluttà, mentre lo strumento di tanta contentezza le eccitava i sensi col suo dolce eccesso. ... L’idiota, ridotto a pura sensibilità, fu il primo a spargere quelle lacrime di gioia che testimoniano il momento finale pieno d’agonia e di delizia, e quasi ruggı̀ per l’orgasmo. Altrettanto intensa fu Louisa, che venne insieme a lui: ebbe un tremito voluttuoso, spasmodico e convulso, che terminò nel solito “Oh!” Poi, mentre il ragazzo si staccava da lei, giacque immersa nella beatitudine. ... Non osammo dargli un compenso: lui non avrebbe saputo come spiegarlo e forse la cosa avrebbe dato adito a sospetti. ............. Se la sistemò sulle ginocchia e passò una mano sulla superficie di quella sua pelle levigata, lucida e pallida che sembrava avorio vivo, soprattutto su quei globi coronati dai capezzoli vermigli cosı̀ piacevoli da toccare, tanto che costituiscono la delizia dell’amore. Con l’altra, invece, esplorava con lascivia il dolce segreto della natura per prepararlo ad accogliere il suo bel campione di meccanica, pronto a mettersi in azione sulla fanciulla che però non cambiava posizione. ... Il campione entrò in lei e la immobilizzò con la presa del vero amore, e a quel punto, adieu a tutte le piccole raffinatezze di una finta riluttanza! Adieu alle tenere e amichevoli lotte! Alla fine le venne impedito di usare qualunque artificio: quale astuzia avrebbe dovuto usare quando la natura, d’accordo con il suo aggressore, apriva le porte della sua capitale e come trascinata da un uragano giaceva alla mercé del suo orgoglioso conquistatore che aveva fatto il suo ingresso trionfale? Ma egli fu sottomesso a sua volta, perché, avendo cominciato ad assalirla più da vicino, Emily lo costrinse a pagare il debito nei confronti della natura. Morı̀ come un abilissimo schermitore che, colpito, uccide il nemico. Lei ebbe pochissimo tempo per vantarsi della vittoria perché, trafitta dalla medesima mossa, con un profondo sospiro, le membra irrigidite, gli occhi chiusi ci fece capire che toccava anch’essa la voluttà suprema. ............. Non ci volle molto perché anche noi terminassimo il nostro viaggio a Citera e buttassimo l’ancora nel vecchio porto. ... Vorrei scusarmi con 185 voi per aver abusato dello stile figurato, sebbene in verità non potrebbe essere più adatto a un argomento cosı̀ poetico, carico di ogni fiore dell’immaginazione e di dolci metafore, anche se per rispetto al buon gusto e alla sensibilità non vengono impiegate le espressioni più naturali. ... Questa ipotesi si dimostrò vera quando accettò di sposare un signore perbene, come le era stato consigliato, con cui visse tranquillamente, come se non avesse mai condotto una vita diversa da quella. Si trattava del figlio di un vicino di casa, della stessa estrazione sociale: un giovanotto di buon senso e disciplinato che l’accettò come vedova di un marinaio scomparso in mare, ... e cosı̀ si dedicò alla vita domestica con semplicità, costanza e regolarità come se non avesse mai deviato da uno stato d’irreprensibile innocenza giovanile. ... Inoltre non reclutava mai ragazze inesperte, ma sceglieva solo quelle che riteneva adatte e, prendendole sotto la sua protezione, le salvava dal pericolo di quelle pubbliche fogne di rovina e di miseria per sistemarle e fare di loro, a torto o a ragione, quello che avete visto. ....... ... questo vi eviterà di stupirvi del fatto che una donna passionale e amante della vita, come sono io, potesse prendersi per amante un uomo col triplo dei suoi anni. ...Da lui imparai per la prima volta, non senza infinito piacere, che anche la mia mente meritava delle attenzioni. Da allora, infatti, migliorai quel tanto che potete costatare. Fu lui a farmi capire che la cultura fa bene quanto il piacere fisico e che le due cose non sono reciprocamente nocive o incompatibili perché, a parte il piacere di variare e di passare dall’uno all’altro, ciascuno serve a esaltare e perfezionare il gusto dell’altro in una misura irraggiungibile con i soli sensi. ... Per tutto quel periodo, la mia continua dolcezza, la mia arrendevolezza, l’impegno che mettevo nel meritare la sua fiducia e il suo amore con un comportamento spontaneo fondato sul rispetto e sulla stima, lo portarono ad affezionarsi molto a me. Si fidava talmente che poco a poco, essendo in punto di morte per un colpo di freddo preso una notte nell’aiutare a spegnere un incendio, mi nominò sua erede universale ed esecutrice testamentaria. ............... 186 Di tutte le infedeltà, nessuna aveva lasciato traccia su un cuore che, se non per lui, era impermeabile alla vera passione. ... In breve, nessuna vera vergine, davanti al letto nuziale, sarebbe arrossita di vergogna con più slancio di quanto feci io per senso di colpa; amavo troppo sinceramente Charles per non sentire di non meritarlo. ... Erano liberi dal busto e tremavano, si sollevavano ad ogni suo tocco, dandogli la conferma di essere ormai cresciuti pur rimanendo duri come una volta. ... Toccare quell’emblema di virilità è sempre qualcosa di straordinariamente commovente. Poche cose sono più meravigliose e dolci di quel contatto. Pensate dunque quale potesse essere l’estasi di quel tocco quando, dopo una lunghissima privazione, mi riaccesi grazie alla forza dello stravagante scettro che ci comanda tutte, tanto più se appartiene alla persona che si ama di più al mondo. ... Riuscivo solo a pensare che stavo accarezzando il gran sigillo dell’amore. Tutto quel ben di Dio versava un tale oceano d’intossicante felicità su un vascello troppo fragile e stretto per contenerlo che mi sentivo sopraffatta, stravolta, persa in un abisso di beatitudine. Mi sentivo morire per tanta sfrenata gioia. ... Ancora sento la deliziosa punta vellutata entrare in modo travolgente con un grido ... oh! Il ricordo dell’estasi provata è talmente vivo da farmi cadere la penna di mano! ... Quella freccia, sto parlando della punta dello scettro, si era ora persa totalmente dentro di me, in quella parte dove, senza subire nuove ferite, fu avvolta dalle labbra della natura che dovevano il loro primo sospiro a questo caro strumento. ... Oh, che meraviglia! Quanta lussuria! Lo sentivo conficcato nel cuore davanti a quella porta dove l’amore, testimone di quell’atto, fissa una volta per sempre il piacere: l’amore! Nient’altro che il sale attico del godimento: senza questo ingrediente anche una grande gioia diventa volgare, sia per un re che per un mendicante. Solo l’amore perfeziona, esalta, nobilita il sesso. ... mi trasportava talmente fuori di me (proprio mentre sembrava cosı̀ dentro di me) che, entusiasta, immaginai un travaso tra i nostri organi da formare un corpo e un’anima sola. Io ero lui e lui era me. ... L’affettuosa agonia si manifestò come al solito, rapidamente seguita da un fiume che sgorgò e colpi violentemente le mie viscere assetate. La dolce e balsamica iniezione m’inebriò, placando il 187 mio ardore e affogando i nostri piaceri per qualche tempo prima che tornassero a galla! ... Suonammo la medesima sinfonia di prima con la stessa straordinaria armonia: il nostro ardore, proprio come il nostro amore, non dava tregua; mentre i serbatoi di quella geniale emulsione si svuotavano sotto l’effetto della tempesta di piacere inondandomi nuovamente, lo abbracciai convulsamente nell’istante stesso in cui stavo per venire: lo risucchiai avidamente, prosciugando cosı̀ il capezzolo dell’Amore. .................... ... cessai di rimproverarlo duramente quando mi disse che non voleva sentirsi accusare - anche se ingiustamente - di avere barattato per amore del denaro il suo onore con l’infamia, prostituendosi e sposando una donna che già si credeva onorata di essere semplicemente la sua amante. Alla fine l’amore trionfò su ogni obiezione e Charles vinto dalla sincerità dei miei sentimenti, mi ricompensò chiedendomi di sposarlo. ... Non potei trattenermi dal provare un senso di pietà, anche dal punto di vista del gusto, per tutti quegli schiavi di una sensualità grossolana, insensibili alle bellezze delicate della virtù, la più grande amica del piacere e la più grande nemica del vizio. ... Ebbene lo condannereste quando, preoccupato per la moralità dei figli e desideroso di formare il loro carattere nella costante propensione al bene e all’odio della depravazione, decise di farsi maestro di cerimonie e li condusse nei più infami bordelli della città, dove si preoccupò di far loro conoscere ogni depravazione in modo da nausearli? John Cleland Una bellezza di sedici anni ha il corpo tenero come giuncata, eppure tra le reni nasconde la spada che decapita. L’uomo non vede cadere la sua testa, ma sente infradiciarsi il midollo delle ossa. Non lo si vedeva nemmeno più la sera a bere e divertirsi in compagnia: che soffrisse di epatite? Né frequentava più le case delle cortigiane: che avesse preso qualche brutta malattia? Non ci capivano niente. Se riuscivano a trascinarlo a qualche banchetto o in casa di qualche cortigiana, 188 appena veniva sera, Jiang doveva assolutamente ritornare all’albergo, ... Ling Mengchu “Il dono delle erbe magiche” Amour! Pourquoi fais-tu l’état heureux de tous les êtres et le malheur de l’homme? [Amore! Perché mai tu fai lo stato felice di tutti gli esseri e la disgrazia dell’uomo?] Georges-Louis Leclerc conte de Buffon La pratica del meretricio è divenuta in questi anni cosı̀ universale e i suoi effetti cosı̀ pregiudizievoli all’umanità che parecchi tentativi sono stati fatti per porvi fine. ... il pubblico meretricio non è tanto biasimevole in sé, né cosı̀ dannoso alla società quanto la fornicazione privata e che incoraggiando la prostituzione pubblica erigendo bordelli, non solo si eviteranno in buona parte le cattive conseguenze di questo vizio, ma diminuirà la prostituzione in generale. ... O cosa avremmo potuto aspettarci dalla deportazione delle meretrici, se non che il grande Leviatano della libidine, in mancanza di queste barcacce con cui trastullarsi, capovolgesse con un sol colpo di coda il vascello della modestia? ... Teodoro asseriva apertamente che un uomo ammogliato potesse - senza scandalo o vergogna - accompagnarsi a comuni prostitute. ... Diogene il Cinico era solito dire che le donne avrebbero dovuto essere in comune e che il matrimonio per un uomo non era altro che l’idea fissa di giacere con una donna. Egli spesso soleva soddisfarsi da se medesimo nella piazza del pubblico mercato accompagnando l’atto con le queste parole: “Oh, potessi io estinguere cosı̀ la mia fame, strofinandomi lo stomaco!” Quando parlavo di incoraggiare la prostituzione pubblica - ... - non mi riferivo solo alla costruzione di case di piacere pubbliche, ..., ma a dotarle di tali privilegi e immunità (allo stesso tempo scoraggiando la fornicazione privata) in modo da meglio convogliare tutto il flusso della lussuria in questo canale comune. ... È indubbio che il matrimonio sia assolutamente indispensabile, non solo per la regolare propagazione della specie e la sua scrupolosa edu- 189 cazione, ma allo stesso tempo per conservare la distinzione del rango nell’umanità che altrimenti sarebbe totalmente confusa e smarrita da successioni incerte. ... poiché la maggior parte dei giovani dà sfogo alla propria passione in modo eccessivo e come conseguenza si attenuano gli entusiasmi per il matrimonio, ... Quando un uomo si è formato una certa esperienza frequentando bordelli, sarà in grado di farsi un giudizio abbastanza comparativo su ciò che può aspettarsi dai più alti piaceri d’amore; egli scopre che le sue idee sulla bellezza sono stranamente cambiate con l’appagamento dei sensi e non si farà trascinare troppo in fretta verso un matrimonio inadatto da quelle romantiche e chimeriche nozioni amorose che albergano nella mente del giovane privo di esperienza. ... i bordelli pubblici impediranno i cattivi effetti dell’eccessiva lussuria conservando cosı̀ bene i corpi virili che, benchè nel loro stesso interesse gli uomini potranno procrastinare il matrimonio per un certo tempo, avranno però una sufficiente riserva di desiderio rimasta per persuaderli, ..., ad abbandonare la gaiezza della vita da scapolo; ... Alle bambine s’insegna a disprezzare una prostituta, prima ancora che esse sappiano il significato della parola; e, quando crescono, scoprono che il loro interesse mondano dipende interamente dalla fama della loro castità; ... Aveva in ogni strada spie e conestabili per arrestare le peripatetiche. Quelle tra di loro che non erano belle o ricche abbastanza da corrompere questi incaricati venivano trascinate con grandi scene per le strade, coi capelli rasati, precedute dal suono di trombe e cornamuse. Bernard Mandeville – È la fede delle femmine come l’araba fenice; che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. ............. – Tutti accusan le donne ed io le scuso, se mille volte al dı̀ cangiano amore; altri un vizio lo chiama ed altri uso ed a me par necessità del core. L’amante che si trova alfin deluso 190 non condanni l’altrui, ma il proprio errore, giacché giovani, vecchie, e belle, e brutte, ripetete con me: Cosı̀ fan tutte! Wolfgang Amadeus Mozart - Lorenzo Da Ponte Mon Ami, la volupté fut toujours le plus cher des mes biens, je l’ai encensée toute ma vie, et j’ai voulu la terminer dans ses bras: ma fin approche, six femmes plus belles que le jour sont dans ce cabinet voisin, je les réservais pour ce moment-ci, prends-en ta part, tâche d’oublier sur leurs seins à mon example tous les vains sophismes de la superstition, et toutes les imbéciles erreurs de l’hypocrisie. [Amico mio, la voluttà fu sempre il più caro dei miei beni: l’ho onorata per tutta la vita, e fra le sue braccia ho voluto finirla. La mia fine si avvicina: sei donne, più belle del giorno, sono nella stanza qui accanto, le ho tenute in serbo per questo istante. Prendine la tua parte e sforzati, come faccio io, di dimenticare sul loro seno tutti i vani sofismi della superstizione e tutti gli errori imbecilli dell’ipocrisia.] – Va bene - disse alla ragazza [Juliette] - non dovete far altro che restare qui, avere il massimo riguardo per i miei consigli, una gran dose di compiacenza e di sottomissione verso le mie pratiche, pulizia, economia, candore faccia a faccia con me, diplomazia nei confronti delle vostre compagne e furberia con gli uomini, e prima di dieci anni vi metterò in condizione di ritirarvi in un appartamento ...; e le arti che avrete acquisito con me vi daranno i mezzi per procurarvi il resto. ... Finita la predica, la nuova venuta è presentata alle compagne; le indicano la sua stanza, e già l’indomani le sue primizie vengono messe in vendita. In quattro mesi, la mercanzia è venduta a un centinaio di persone; alcuni si accontentano della rosa, altri più delicati o più depravati (la questione non è stata chiarita) vogliono schiudere il bocciolo accanto. Ogni volta, la Duvergier restringe, rabbercia, e per quattro mesi questa furfante offre sempre primizie al pubblico. Al termine di questo spinoso noviziato, Juliette ottiene finalmente le credenziali di suora conversa; da questo momento, è effettivamente riconosciuta una ragazza della casa; d’ora in avanti ne condivide fatiche e profitti. ... 191 Piace a un vecchio signore assai dissoluto che sulle prime l’aveva invitata solo per un estemporaneo incontro; ha l’arte di farsi magnificamente mantenere da costui; finalmente fa la sua apparizione agli spettacoli, al passeggio, accanto ai decorati dell’ordine di Citera; la guardano, la citano, la invidiano, e l’abile creatura si destreggia cosı̀ bene che in meno di quattro anni rovina sei uomini, il più povero dei quali aveva centomila scudi di rendita. ... Non era più una mantenuta, era una ricca vedova che dava cene deliziose, dove erano ben liete di essere ammesse la Corte e la Città; insomma era una donna rispettabile e che nondimeno andava a letto con chiunque per cento luigi e gli si concedeva per cinquecento al mese. ... Il timore di rovinare il suo bell’aspetto, il desiderio di nascondere una doppia tresca, tutto questo le fece prendere la decisione di soffocare nel proprio seno la prova delle sue dissolutezze; ma tutte queste atrocità non impedirono a questa donna scaltra ed ambiziosa di trovare quotidianamente nuove vittime. – ... non avete né l’età né la corporatura per il lavoro che domandate. Fareste meglio a preoccuparvi di piacere agli uomini, e di darvi da fare per trovare qualcuno disposto a prendersi cura di voi; questa virtù di cui fate cosı́ gran mostra non serve a niente nella società; ... in questo mondo, figliola, si apprezza solo ciò che rende o ciò che diletta; quali benefici potremmo mai trarre dalla virtù delle donne? Sono i loro eccessi a esserci utili e a divertirci; ma nulla ci interessa meno della loro castità. Insomma, quando le persone del nostro rango danno qualcosa, è sempre e soltanto per ricevere qualcos’altro in cambio; orbene, come può una fanciulla come voi mostrarsi riconoscente per ciò che fanno per lei, se non con l’abbandono di tutto ciò che si esige del suo corpo? ... ci si è accorti che con una fanciulla come voi, per esempio, era infinitamente meglio riscuotere, come interesse di quanto anticipato, tutti i piaceri che può offrire la lussuria, anziché quelli assai freddi e futili di averla soccorsa disinteressatamente; la reputazione di un uomo magnanimo, caritatevole, generoso non vale, neppure quando se ne trae il massimo godimento, il più lieve piacere dei sensi. ... ... il risultato è un ordine a prestarmi seduta stante a soddisfare i 192 desideri di ciascuno di loro, con le buone o con le cattive; se lo faccio di buon grado, mi daranno ciascuno uno scudo per andare dove voglio; se bisogna impiegare la violenza, non avrò comunque scampo; ma per custodire meglio il segreto, mi pugnaleranno dopo essersi soddisfatti e mi seppelliranno ai piedi di un albero. – ... Thérèse deve mettersi subito nuda cosı̀ come è venuta al mondo, e deve prestarsi di volta in volta alle diverse posizioni che ci piacerà di chiederle, tutto questo mentre la Dubois appagherà i nostri ardori e farà bruciare l’incenso sugli altari ai quali questa creatura ci rifiuta l’accesso. – Mettermi nuda? - esclamò - Oh cielo! Che cosa pretendete? Quando sarò consegnata in questo modo ai vostri sguardi, chi potrà garantirmi ... Il secondo mi fece mettere in ginocchio tra le sue gambe, mentre la Dubois lo soddisfaceva come l’altro; due attività lo occupavano interamente: ora colpiva a piene mani, ..., sia le mie guance che il mio seno; ora la sua bocca impura veniva a frugare nella mia. Il mio petto ed il mio viso divennero subito di un rosso porpora ... Soffrivo, gli chiedevo grazia e le mie lacrime grondavano sui suoi occhi; lo irritarono. Raddoppiò la violenza; in quel momento la mia lingua fu morsa, e le due fragole del mio seno talmente strofinate che mi gettai all’indietro, ma qualcuno mi tratteneva. Mi respinsero su di lui, fui premuta più vigorosamente da tutte le parti, e la sua estasi si decise ... – ... Tuttavia ragionate un istante; nell’indispensabile necessità in cui siete di perdere ciò che più vi è caro, non è preferibile sacrificarlo a un solo uomo che da quel momento diventerà il vostro sostegno e il vostro protettore, anziché prostituirvi a tutti? ... la ragione del forte è sempre la migliore, l’ha detto La Fontaine tanto tempo fa. In verità. ... Come può una ragazza essere tanto ingenua da credere che la virtù possa dipendere da una minore o maggior larghezza di una piccolissima parte del proprio corpo? Eh! che cosa importa agli uomini o a Dio se questa parte sia intatta o violata? Dirò di più: poiché è negli scopi della natura che ogni individuo porti a compimento quaggiù tutte le finalità per le quali è stato creato, e poiché le donne esistono soltanto 193 per essere oggetto di godimento da parte degli uomini, resistere cosı̀ all’intenzione che essa ha su di voi significa oltraggiarla visibilmente. ... Non toccherò, Thérèse, quel fantasma il cui possesso costituisce tutte le vostre delizie; una fanciulla ha più di un favore da concedere, e in lei Venere è festeggiata in più di un tempio; mi accontenterò del più mediocre; sapete, mia cara, presso gli altari di Ciprigna c’è un antro oscuro dove gli amori vanno a isolarsi per poi sedurci con maggior energia; sarà quello l’altare dove brucerò il mio incenso; ... Esistono fanciulle che hanno goduto per dieci anni in questo modo, anche con parecchi uomini, e che nondimeno si sono sposate come se fossero ancora novizie. ... – Ci siamo, puttana. - mi risponde quello scellerato, scaraventandomi per terra con una bastonata sulla testa, che mi fa cadere priva di conoscenza ... Oh! Signora, non saprei dirvi che cosa disse o fece quell’uomo; ma lo stato in cui mi trovai mi lasciò facilmente intuire fino a che punto ero stata sua vittima. Quando ripresi i sensi era completamente nudo; io ero ai piedi di un albero, ..., ammaccata, insanguinata ... disonorata, Signora; quella era stata la ricompensa per tutto ciò che avevo fatto per quello sciagurato; e, spingendo all’estremo l’infamia, quel vigliacco dopo aver fatto di me quel che aveva voluto, dopo averne abusato in tutte le maniere, persino in quella che più oltraggia la natura, aveva rubato la mia borsa ... – Ah! com’è dolce riuscirvi, Thérèse, com’è delizioso essere la sgualdrina di tutti quelli che vi vogliono, e, conducendo al culmine il delirio e la prostituzione, essere nello stesso giorno l’amante di uno scassinatore, di un marchese, di un domestico e di un monaco; esserne a turno amato, accarezzato, ingelosito, minacciato, percosso, ora nelle loro braccia vittoriose, ora vittima ai loro piedi, intenerendoli con carezze, rianimandoli con eccessi ... il ministro del cielo [Cristo] viene a manifestare la sua grandezza nella rispettabile società dei manovali, degli artigiani e delle prostitute; ubriacandosi con gli uni, giacendosi con le altre, l’amico di un Dio, Dio stesso viene a sottomettere alle sue leggi il peccatore incallito; inventando simili farse al solo scopo di soddisfare la 194 sua lussuria e la sua gola, il gaglioffo prova la sua missione; ... – ... Già da cinque anni questa puttanella si presta ai miei piaceri, è tempo che paghi la cessazione della mia ebrezza con quella della sua esistenza. ... – Sgualdrina - mi dice - bisogna camminare; non tentare di lamentarti né tanto meno di opporre resistenza; sarebbe tutto inutile. ... di tanto in tanto mi fermava cingendomi la vita con il braccio sinistro, mentre la mano destra, scivolando da dietro sotto la gonna, percorreva con impudenza quella parte disonesta che, accomunandoci agli uomini, costituisce l’unico oggetto degli omaggi di coloro che preferiscono questo sesso nei loro inverecondi piaceri. ... – Signori - dice entrando - permettetemi che vi presenti un vero fenomeno: ecco una Lucrezia che al tempo stesso porta sulle spalle il marchio delle ragazze di malaffare e nella coscienza tutto il candore, tutta l’ingenuità di una vergine ... Una sola violenza subita, amici miei, e tutto questo sei anni fa; è quasi una Vestale ... in verità, ve la do per tale ... del resto ha il più bel ... oh! Clement, come te la spasserai su quelle belle masse ... che elasticità, amico mio, che incarnato! ... – ... Spogliati dunque, puttana, offri il tuo corpo alla nostra lussuria perché ne sia infamato nell’istante in cui i più crudeli trattamenti ti proveranno i rischi che una miserabile come te può correre disobbedendoci. ... Prendete questa p ... - disse Severino in preda al furore afferratela, Clement, che sia subito spogliata, che si renda conto che non siamo gente tenera e che la compassione soffoca la Natura. ... ... il furore di quel mostro si sfoga sull’altare che risulta inaccessibile ai suoi desideri; lo batte, lo pizzica, lo morde; nuove energie nascono in seno a quelle brutalità; le carni cosı̀ ammorbidite si prestano, il sentiero si schiude, l’ariete penetra; lancio grida spaventose; presto l’intera massa è inghiottita e la biscia, spruzzando prontamente un veleno che le toglie ogni forza, finalmente cede, ... il mio seno è alla mercé di quel bruto, lo irrita, lo addenta, lo morde, l’antropofago! ... – Prendi questo, sgualdrina, ora sarai trattata come l’ultima delle miserabili. A quelle parole ricevo cinquanta frustate, tutte concentrate tra la schie195 na e le reni; quindi vola dalla mia compagna e le riserva un identico trattamento. ... Qualunque stadio avesse raggiunto l’eccitazione del monaco, non ne scorgevamo ancora alcun segno; a tratti si esaltava violentemente senza che nulla però si ergesse in lui. ... mi lascia in ginocchio e, mettendo Armande sopra di me, le fa allargare le gambe in modo tale che che la mia bocca si trovi all’altezza del suo basso ventre e il mio petto tra le sue cosce sotto il suo sedere; in questo modo il monaco ha tutto ciò che desidera alla sua portata, ha in un’unica prospettiva le chiappe di Armande e le mie tette; ... la sventurata Armande ne riceve uno sul seno che la fa barcollare, quest’ultimo orrore determina l’estasi e, mentre la mia schiena ne riceve i crudeli effetti, le mie reni si inondano delle prove di un delirio ... – ... Orbene, non è un insostenibile sofisma osar asserire che, perché la crisi sia migliore, è necessario che sia condivisa dalla donna? Non è forse evidente che la donna non può condividere nulla con noi senza togliercelo, e che di tutto ciò che ci sottrae siamo necessariamente noi a fare le spese? Che necessità c’è, mi domando, che una donna goda quando godiamo noi? questo modo di procedere può forse lusingare un sentimento che non sia l’orgoglio? Non si prova in maniera ben più eccitante questa sensazione di orgoglio, costringendo al contrario con durezza questa donna a cessare di godere al fine di farci godere da soli, affinché nulla le impedisca di occuparsi del nostro godimento? ... Posso convenire che le donne propugnino massime del tutto opposte, ma le donne non sono altro che le macchine della voluttà, che devono esserne le vittime, sono ricusabili ogni volta che si renda necessario fondare un sistema reale su questo genere di piacere. C’è un solo uomo ragionevole che desideri far condividere il proprio godimento a delle prostitute? Eppure esistono milioni di uomini che provano piacere con queste creature! ... ora nessuna sensazione è cosı́ intensa come quella del dolore; le sue impressioni sono sicure, non si ingannano come quelle del piacere che le donne recitano perennemente e non provano quasi mai; – ... La società ti congeda, sgualdrina - le dice - è stanca di te, ... Dopo alcune lievi carezze allo stesso altare sul quale il conte sacrificava 196 con me, d’improvviso cambiò oggetto, e prese a succhiare il ragazzo nella parte che caratterizzava il suo sesso. Continuava a toccarmi; vuoi per l’assuefazione del giovane, vuoi per l’abilità del satiro, in pochissimi minuti la Natura, ormai vinta, fece scorrere nella bocca dell’uno ciò che era lanciato dal membro dell’altro. ... Dopo quella prima seduta, si distese sul divano e volle che sua moglie, a cavalcioni su di lui, continuasse a tenere il sedere proprio contro il suo viso, mentre con la bocca lei gli avrebbe reso, per mezzo della suzione, gli stessi servigi ricevuti poco prima dai giovani ganimedi, i quali a loro volta erano eccitati da lui con le mani; nel frattempo le mie si lavoravano il suo sedere: lo titillavo, lo corrompevo in tutti i sensi; poiché dopo un quarto d’ora questa posizione non produceva ancora alcun effetto, fu necessario mutarla; ... Tasta le vene e le punge entrambe quasi contemporaneamente. Il sangue schizza a gran distanza: lui si estasia e, tornando a sedersi di fronte alla scena, mentre quelle due fontane scrosciano, mi fa inginocchiare tra le sue gambe perché lo succhi; fa altrettanto con ciascuno dei suoi giovanetti, senza però distogliere lo sguardo da quei getti di sangue che lo infiammano. Quanto a me, sapendo che l’istante in cui avrà luogo la crisi che egli spera coinciderà con la fine dei tormenti della contessa, impiego ogni trucco per determinare quella conclusione e divento, come vedete, puttana per beneficenza e libertina per virtù. Finalmente arriva l’epilogo tanto atteso ... finisco di pomparlo, il bisogno che ha di me lo induce a rispettarmi; finalmente le riduco alla ragione liberandolo di quel fluido rovente, di un calore, di un corpo e soprattutto di un’abbondanza che lo pervadono di una tale frenesia che credetti stesse per spirare: sette od otto cucchiai avrebbero contenuto a stento quella dose, ... ciò nonostante, accanto a una simile consunzione, neppure un cenno di erezione: contraddizioni che meglio di me potranno spiegare le persone del mestiere. ... – ... i legami tra una moglie ed un marito non hanno conseguenze diverse da quelli di un pollo con me; l’una e l’altro sono animali casalinghi di cui bisogna servirsi e che bisogna impiegare secondo l’uso indicato dalla Natura, senza differenziarli in alcun modo. A questo punto mi domando: se era nelle intenzioni della Natura che il vostro sesso fosse 197 creato per la felicità del nostro, o viceversa, questa cieca Natura avrebbe forse commesso tante sciocchezze nella costituzione dell’uno e dell’altro sesso? ... quale uomo potrà trovare dolce il godimento di una donna quando non sia provvisto delle gigantesche proporzioni indispensabili per accontentarla? ... Ora, che cosa osservo procedendo a un esame a sangue freddo? una creatura gracile, sempre inferiore all’uomo, infinitamente meno bella di lui, meno ingegnosa, meno saggia, costituita in modo ripugnante, del tutto opposta a ciò che può piacere all’uomo, a ciò che deve dilettarlo ... un essere malsano per i tre quarti della sua esistenza, incapace di soddisfare il suo sposo per tutto il tempo in cui la Natura la costringe alla procreazione, di umore aspro, stizzoso, dispotico: tiranno, se gli si lasciano dei diritti, ... le vedo umiliate, prostituite agli stranieri in una parte dell’Universo e servire da moneta in un altra. In Africa, sottoposte a una mortificazione ancor maggiore, le vedo esercitare la funzione di bestie da soma, lavorare la terra, ... Vogliamo seguire anche il capitano Cook nelle sue nuove scoperte? L’incantevole isola di Tahiti, dove la gravidanza è un crimine che talvolta costa la vita alla madre, e quasi sempre al bambino propone forse un esempio di donne felici? ... non si rispettano più le streghe, ma si venerano le puttane e, quel che è peggio ci si continuò a scannare a vicenda per causa loro. Che queste banalità cessino di influire sulla mente dei filosofi! che costoro, rimettendo le donne al loro vero posto, vedano in esse, come indica la Natura, come ammettono i popoli più saggi semplicemente degli individui creati per i loro piaceri, sottomessi ai loro capricci, la cui debolezza e la cui malvagità devono meritare unicamente il loro disprezzo. ... le leggi germaniche condannavano a soli dieci scudi di ammenda chi uccideva una donna straniera, a nessuna pena se era sua moglie o una cortigiana; ... – ... sono le mie dissolutezze a popolare la Linguadoca e la Provenza della moltitudine di oggetti di libertinaggio racchiusi in seno a quelle regioni: un’ora dopo che mi sono servito di queste fanciulle, emissari sicuri le imbarcano e le vendono alle tenutarie di Nı̂mes, di Montpellier, di Tolosa, di Aix e di Marsiglia; questo commercio, ..., mi ripaga ampiamente di ciò che mi costano i miei capricci, e soddisfo cosı́ due delle mie 198 più care passioni, la mia lussuria e la mia cupidigia; tuttavia scoprire e sedurre queste fanciulle costa molta fatica. ... suscito oscillazioni nel commercio o rincari nei prezzi dei viveri che, moltiplicando la numerosità delle classi povere, sottraendo loro i mezzi di lavoro da una parte e rendendo loro difficile la vita dall’altra, aumentano proporzionalmente la somma delle vittime che la miseria mi consegna. ... appartiamoci in quell’alcova, basteranno pochi istanti di obbedienza a rimettere in sesto le vostre finanze. – Non ho alcuna voglia a rendermi utile alle vostre depravazioni, Signore, ... – ... Quando sarai morta di fatica, ti getteranno in quella buca che vedi accanto al pozzo, con sessanta o ottanta altre sgualdrine della tua risma che già ti aspettano, poi ti sostituiranno con una nuova ragazza. ... Ecco come sarai trattata, sgualdrina - mi disse - se verrai meno ai tuoi doveri; ... Ah! ne vedrai delle altre, puttana - disse Roland - le tue sofferenze non sono finite, voglio che tu arrivi a conoscere le più barbare raffinatezze della sventura. ... ... fa allora che estrasse il temibile membro di cui era provvisto; me lo fece toccare, mi chiese se ne avevo visti di simili. – Nello stato in cui è, sgualdrina, - mi disse, in preda al furore - è quanto mai necessario che lo s’introduca nella parte più stretta del tuo corpo, dovessi squarciarti in due per questo; mia sorella, che è molto più giovane di te, lo sopporta in quella medesima parte; non ho mai goduto in altro modo delle donne; bisognerà dunque che ti perfori in questa maniera. ... implora il tuo Dio, puttana, pregalo di accorrere per vendicarti, se ne ha davvero il potere ... vieni, sgualdrina, vieni a pregare (...), te l’ho detto, Thérèse, bisogna che tu muoia. ... Questo tormento è più dolce di quanto non pensi, Thérèse, ..., avvertirai la morte soltanto mediante inesprimibili sensazioni di piacere; la compressione che questa corda opererà sulla massa dei tuoi nervi infiammerà gli organi della voluttà; ... ... il gladio infuocato scivola sulle sponde del canale vicino e, grazie al vigore della scossa, vi penetra quasi per metà; getto un grido; Roland, furente per quell’errore, si ritrae rabbiosamente, ma questa volta 199 bussa all’altra porta con tanto vigore che il dardo umettato vi affonda straziandomi. Roland approfitta del successo di questo primo assalto; i suoi sforzi si fanno più violenti; guadagna terreno; a mano a mano che avanza, il fatale cordone che mi ha passato attorno al collo si stringe, lancio urla spaventose; il feroce Roland, divertito, mi costringe a raddoppiarle, ... l’ebrezza è ormai pronta ad invaderlo, le compressioni della corda si modulano sui gradi del suo piacere; a poco a poco il mio organo si estende; i legami diventano allora cosı̀ dolorosi che i miei sensi si indeboliscono senza tuttavia perdere ogni sensibilità; scossa violentemente dall’enorme membro con cui Roland mi sconquassa le viscere, malgrado lo stato spaventoso in cui mi trovo, mi sento inondata dai getti della sua lussuria; ... – Ecco una puttana che mi eccita violentemente - mi disse - non so che cosa le farei! ... Questi scherzi, il cui unico inconveniente può essere tutt’al più la morte di una prostituta, oggi sono delitti capitali! Viva il progresso e la civiltà! Come cooperano alla felicità dell’uomo, come siamo più fortunati dei nostri avi! ... cosı̀ dicendo, ne carica una, la punta sul petto di ciascuna di noi, poi, tornando da sua sorella: “Va’, puttana”, le disse facendole saltare le cervella, ... – ... ormai puoi facilmente convincerti che è mille volte preferibile essere sgualdrina e felice che anziché virtuosa e sciagurata. ... – ... sarai arsa viva, p. ..., se in virtù di una completa rassegnazione e di una cieca obbedienza non ti presti all’istante a tutto ciò che esigeremo da te. ... Mille volte meglio la tua, non c’è dubbio; sono cosı̀ disgustato dalle donne! ... pensi forse che mi sarebbe possibile godere di queste puttane, senza gli artifici che ci stimolano cosı̀ bene entrambi? ... Forza, amici - disse Cardoville ai due giovani - prendetevi questa puttana e godetene a vostro capriccio; è vostra, la lasciamo a voi. Quelques sequins par mois en font l’affaire, et ces femmes sont si mal entretenues de leur mari et si folles de l’argent qu’on les satisfait avec peut. On peut parier à coup sûr de vaincre avec une vingtaine de sequins la beauté la plus rebelle de Florence. ... il était d’institution fort ancienne que, le Jeudi Gra, les femmes devaient sans exception tout 200 accorder à leurs maris; qu’en cas de refus de leur part, ceux-ci pouvaient s’en plaindre ou les y forcer. ... On n’y voit point, comme dans nos ville de France, de ces malheureuses victimes de la débauche errer insolemment le soir pour solliciter les passants à jouir de leurs odieuses faveurs. Ces créatures ont un quartier séparé duquel elles ne peuvent sortir et le mortel assez peu délicat pour rechercher leurs caresses peut aller les chercher là. ... On assure que la moitié des femmes de condition de la ville s’etaient prostituées chez ces malheureuses. A lieu d’être pendues comme elles l’eussent mérité, on se contenta de les promener dans la ville, montées sur des ânes, et de les condamner après à quelques années de prison. ... Le mari est distrait d’un côté par ses affaires ou ses plaisirs, la femme l’est du sien par ses amusements, moyennant quoi tout va comme il peut. Le désordre s’y met bientot, ... et le plus sacré des liens n’est plus qu’un trafic honteux d’avarice et de débauche. ... Mais si la foi conjugale n’est pas respectée à Florence, celle promise au sigisbée est en revanche de la plus longue durée. [Qualche zecchino al mese per fare l’affare, e queste mogli vengono trattate tanto male dal loro marito e sono tanto pazze per il denaro che le si soddisfa con poco. Si può scommettere a colpo sicuro di vincere, con una ventina di zecchini, la bellezza peggio ribelle di Firenze. ... era d’istituzione molto antica che, il Giovedı̀ grasso, le mogli dovessero concedere tutto senza eccezione ai loro mariti, i quali nel caso di rifiuto potessero da parte loro lamentarsene o sforzarle ... Non ci si vedono affatto, come nelle nostre città francesi, queste vittime disgraziate della depravazione aggirarsi con insolenza la sera per sollecitare i passanti a godere dei loro odiosi favori. Queste creature hanno un quartiere separato dal quale non possono uscire ed il comune mortale tanto poco delicato da cercarne le carezze può andare là a trovarle. ... Si asserisce che la metà delle donne a servizio nella città si fossero prostituite con queste malfattrici [ruffiane]. Al posto di venir impiccate come avrebbero meritato, ci si è accontentato di menarle per la città, montate su asini, e di condannarle dopo a qualche anno di prigione. ... Il marito, da una parte, viene distratto dai suoi affari e piaceri, la moglie, dalla sua, ha i suoi divertimenti, per il qual motivo tutto va come può. Il disordine 201 c’entra ben presto, ... ed il più sacro dei legami non è altro che un traffico vergognoso di avarizia e depravazione. ... Ma se la fede coniugale non viene rispettata a Firenze, quella promessa al cicisbeo è al contrario della durata più lunga.] Alphonse Marquis de Sade Fra gli altri c’era Liu Xianglian, che Xue Pan aveva già incontrato e non aveva potuto dimenticare; avendo saputo che recitava molto bene in teatro, nelle parti di giovane amorosa, inevitabilmente se ne fece un’idea sbagliata, credette a torto che fosse un giovane dissoluto e desiderava avere rapporti con lui; ... adorava gli esercizi con la lancia e la danza con la spada; giocar d’azzardo e bere, giacere con le cortigiane, suonare flauto e cetra; nulla di questo gli era estraneo. Poiché era anche giovane e bello, chi non conosceva la sua condizione lo credeva per sbaglio solo un attore. ...... – Una fanciulla che canta l’opera, naturalmente è ancora più dissoluta! tempo fa siete state congedate, ma non avete voluto andarvene: allora bisognava essere tranquille e riservate; ma tu prendi una cattiva strada, ti metti a battere il tamburo e a istigare Bao Yu, perciò non va! Cao Xueqin, Il sogno della camera rossa ........................... Né tu finor giammai quel che tu stessa Inspirasti alcun tempo al mio pensiero, Potesti, Aspasia, immaginar. Non sai Che smisurato amor, che affanni intensi, Che indicibili moti e che deliri Movesti in me; né verrà tempo alcuno Che tu l’intenda. In simil guisa ignora Esecutor di musici concenti Quel ch’ei con mano o con la voce adopra In chi l’ascolta. Or, quell’Aspasia è morta Che tanto amai. ... .................. 202 Perch’io te non amai, ma quella Diva Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core. .................. ... Che se d’affetti Orba la vita, e di gentili errori, È notte senza stelle a mezzo il verno, Già del fato mortale a me bastante E conforto e vendetta è che su l’erba Qui neghittoso immobile giacendo, Il mar la terra e il ciel miro e sorrido. Giacomo Leopardi ... le facce sciupate di quelle misere creature, una delle quali stava seduta quasi sotto il suo naso e lo guardava con l’imperturbabilità con cui si guarda una macchia su un vestito altrui, tutto questo lo persuase che era capitato nel ripugnante asilo dove ha dimora la triste dissolutezza generata da un’educazione sbagliata e dal terribile affollamento della capitale. L’asilo in cui l’uomo calpesta e deride in modo sacrilego tutto ciò che è puro e santo, che rende bella la vita; dove la donna, questa bellezza del mondo, questa corona della creazione si trasforma in un essere strano e ambiguo e, insieme con la purezza dell’anima, ella perde tutto ciò che è femminile, assimila in maniera ripugnante i modi e le villanie dell’uomo e cessa ormai d’essere una debole creatura, cosı̀ meravigliosa e cosı̀ diversa da noi. Pı̀skarev la misurava dalla testa ai piedi con occhi stupiti, come se non volesse convincersi che era lei quella che l’aveva stregato e fatto correre per la Prospettiva Nievskij. Ma lei gli stava dinanzi bella come prima; i suoi capelli erano splendidi come prima; i suoi occhi apparivano celesti come prima. Lei era fresca, aveva solamente diciassette anni; si vedeva che quell’orribile corruzione l’aveva toccata da poco tempo, che ancora non era giunta a sfiorare le sue guance; esse erano fresche e lievemente soffuse da un delicato rossore. Era stupenda. ... – Com’è possibile! - l’interruppe lei con con un’espressione di disprezzo - Io non sono una lavandaia o una sartina, perché debba mettermi a 203 lavorare. Dio! In quelle parole s’esprimeva tutta una vita abbietta, spregevole, una vita fatta di vuoto e di vanità, fedeli compagni della corruzione. – Sposate me! - disse pronta, con tono sfrontato, la sua amica nell’angolo, ... - Quando sarò maritata, me ne starò seduta cosı̀! Nikolaj V. Gogol Ammore, brutto figlio pottana fraschetta, ’mmerdosiello, che zucaste le zizze da na cana: già m’hai fatto sbottà sto cereviello e paro no paputo speccecato mo che songo de Zeza ’nnamurato. Alessandro Scarlatti – – – – “Siete forse gelosa delle donne per bene?” “Sı̀”, esclamò Coralie, “Sono peggio di noi”. “Come lo sai, gattina mia?” chiese Blondet. “Dai loro mariti” rispose lei. Honoré de Balzac: Illusioni perdute. Figlia impura di Bolena, Parli tu [Elisabetta I] di disonore? Meretrice indegna oscena, In te cada il mio rossore. Profanato è il soglio inglese, Vil bastarda, dal tuo piè! Maria Stuarda, Bardari–Donizetti Urı̀ nude, banchetti di cannibali, boschi di palme, scogliere coralline, guerrieri tatuati, e templi di bambù, e valli solatie fitte di alberi del pane, piroghe istoriate che si cullano sullo scintillio delle acque blu, e foreste vergini custodite da idoli spaventosi e, figurarsi, riti pagani, sacrifici di vittime umane! ... sotto gli occhi inorriditi del povero marito, le [alla bella e giovane moglie] vennero strappati di dosso gli abiti, e le 204 si fece capire chiaro e tondo che non si sarebbero più tollerate le sue soperchierie. ... Non altrettanto restia a esibire le sue grazie era la regina dell’isola [delle Marchesi], la bellissima moglie di Mowanna, re di Nukuheva. ... sua maestà andò diritta verso il marinaio, gli spalancò la casacca semi aperta, gli tirò su una gamba degli enormi braconi, e restò a godersi affascinata quella galleria di tatuaggi rossi e azzurri; poi abbracciò il bel tipo, lo coprı̀ di carezze e baci, espresse la propria ammirazione con mille gesti ed esclamazioni scomposte. ... ma figuratevi la loro costernazione quando videro la regale signora, ansiosa di mostrare anche lei i geroglifici che abbellivano la sua persona, chinarsi per un istante e girare su se stessa e, sollevata la veste, offrire uno spettacolo al quale i francesi si sottrassero balzando nelle loro imbarcazioni, inorriditi dall’improvvisa catastrofe. ... ... i nostri amici selvaggi spiegarono che si trattava invece di una schiera di “whinhenies” (ragazze), che ci venivano incontro per darci il benvenuto. Giunte che furono a distanza tale da permettermi di distinguerne le forme, quando mi avvidi che, col braccio destro alzato, tenevano sollevato fuori dall’acqua il perizoma di tappa, i lunghi capelli neri sventagliati sulle onde, credetti di avere a che fare con un branco di sirene – ed era da ondine, proprio, che si comportavano. ... s’asciugarono i corpi, che poi spalmarono d’un olio profumato, ...; e completarono l’acconciatura, cingendosi pudicamente i fianchi con la fascia di tappa bianca mollemente avvolta. ... Che spettacolo per noi, poveri marinai vedovi d’amore! Come respingere una tentazione simile? A chi mai poteva passare anche solo per l’anticamera del cervello l’idea di ributtare in mare quelle innocenti creature, ... ? Ero rimasto a bocca aperta davanti a loro: scoprivo una perfezione mai prima immaginata nella loro acerba giovinezza, nel colore di carta bruciata della pelle, nei lineamenti delicati, nell’ineffabile grazia delle membra armoniosamente modellate, nelle movenze spontaneamente languide. ... A sera, gettata l’ancora, il ponte fu illuminato con lanterne, e quel pittoresco coro di silfidi, adorne di fiori e di coloratissima tappa, diede vita a un complesso spettacolo di danze. Queste donne hanno una vera passione per il ballo, e ci mettono un tale impeto, e 205 insieme un tale languore, quali non m’era capitato di trovare altrove. Veramente incredibili sono la varietà e il fascino delle loro danze, anche se contengono una tale carica di sfrenata voluttà, che non oso neppure tentare di descriverla. ... La sua flessuosa personcina era la perfezione, la grazia, la bellezza femminile fatte carne; la carnagione era di un color oliva caldo e delicato e, quando ne ammiravo le morbide guance, avrei giurato che la pelle trasparente fosse soffusa di un lievissimo color rosa; il volto era di un ovale quasi perfetto, i lienamenti di una purezza tale che cuore o mente d’uomo non avrebbero potuto desiderare maggiore; le labbra carnose, quando si schiudevano in un sorriso, mettevano in mostra denti di un candore abbagliante, i quali se la sua bocca rosea si apriva in un trillo di gioia, parevano proprio i semi d’un bianco latteo dell’arta, un frutto della valle che, spaccato a metà, li mostra perfettamente allineati da ambo i lati della ricca polpa zuccherina, i capelli di un bruno scurissimo, spartiti in due bande irregolari, le scendevano sulle spalle in morbide onde naturali, e quando Fayaway si chinava, piovevano in avanti, celando alla vista il suo delicato seno. ... Fayaway - devo confessarlo - il più delle volte si presentava nel primitivo costume che d’estate portavano gli abitatori dell’Eden. ... Portavano ad esempio collane di piccoli fiori color rosso vivo, infilati come tanti rubini in una fibra di tappa, oppure si mettevano all’orecchio un unico bocciolo bianco, ... Fayaway ed io ce ne stavamo sdraiati a poppa, tenendoci buona compagnia; di tanto in tanto, la mia ninfa gentile si portava la pipa alla bocca ed esalava dalle labbra lievi spire di fumo, cui il fresco alito aggiungeva nuovo profumo. ... Con la cotonina che m’ero portato dietro dalla nave, feci un vestito per questa deliziosa creatura; con quello addosso, debbo confessarlo, la mia Fayaway somigliava alquanto a una ballerina; è vero però che, laddove le vesti di quest’ultima di solito arrivano un po’ più su del gomito, quelle invece della mia bellezza isolana cominciavano alla cintura e finivano a distanza sufficiente dal suolo, per rivelare la più incantevole caviglia dell’universo. ... Moltissimi sono i balli in uso tra gli isolani, ma in nessuno di essi ho mai visto prender parte gli uomini: si tratta di solito di una serie di 206 evoluzioni rapide, tumultuose, di atti che sfiorano la malizia e richiedono l’intervento di tutte le membra; e le ragazze delle Marchesi, si può ben dirlo, ballano con tutto il corpo: non ci mettono solo i piedi, ma muovono e atteggiano braccia, mani, dita; che dico, pare che al ritmo di danza si muovano addirittura anche i loro occhi. Con lente movenze, eccole snodare le morbide forme, arcuare i colli, alzare le braccia nude, e d’un tratto, sfiorando appena il terreno, piroettare, vorticare, in un modo che davvero era un po’ troppo per un giovanotto tranquillo, sobrio e modesto come me. ... Cintesi le anche di una breve sottanella di bianca tappa immacolata, alcune di esse s’erano gettate sulle spalle un mantello della stessa stoffa, sapientemente annodato sull’omero sinistro, dal quale cadeva, avvolgendo la persona, in morbide pieghe. V’assicuro che, cosı̀ abbigliate, l’affascinante Fayaway dava dei punti a qualsiasi mondana bellezza. Si dica quel che si vuole circa il gusto con cui s’abbigliano le nostre dame; certo è che i loro gioielli, le piume, le sete, le guarnizioni, avrebbero fatto ben magra figura in confronto alla squisita semplicità di queste ninfe della valle Taipi. ... ... sospettavo che alcuni almeno tra questi giovani scapoli intrattenessero rapporti amorosi con le fanciulle della tribù, anche se niente appariva alla luce del sole. Un paio di volte, infatti, sorpresi Mehevi intento a fare cose del tutto indegne di un re guerriero, con la più bella piccola maliarda che ci fosse nella valle. ... e, benché a prima vista sembrasse proprio una bambina, aveva già un maschietto in età di un anno, il quale somigliava in tutto e per tutto a Mehevi; ... Ma non era Mehevi l’unico al quale rivolgesse i suoi sorrisi la signorina Mununy: ad esempio il ragazzotto sui quindici anni, che alloggiava sotto il suo stesso tetto, pareva fosse molto nelle sue grazie. ... richiamò la mia attenzione su una caratteristica che avevo più volte notata, ..., in molte donne d’età matura e d’aspetto matronale, e consistente in un complicato tatuaggio alla mano destra ed al piede sinistro; ... Mano e piede tatuati, dunque, ..., erano il simbolo della condizione delle maritate. ... Le relazioni matrimoniali esistenti tra i Taipi sono di tipo nettamente poligamico; solo che sono le donne ad avere molti mariti, e non 207 viceversa: un particolare che da solo, ...., sta a provare la gentilezza d’animo dei maschi locali. ... Ancora in tenerissima età, le ragazze Taipi vengono corteggiate e conquistate da qualche giovanetto appartenente al loro stesso gruppo familiare; la cosa viene considerata una scappatella di due giovani innamorati: niente di serio, dunque, nessuno dei due contrae impegni; anzi, non appena la fiamma s’è un po’ smorzata, ecco comparire un altro corteggiatore, più avanti con gli anni questo, il quale si porta in casa sia la ragazzina che il ragazzino e, generoso e disinteressato com’è, sposa l’uno e l’altro - contrae matrimonio, voglio dire, tanto con la donzella quanto col suo tenero spasimante - e da quel momento tutt’e tre vivono assieme in perfetta armonia, neanche fossero tortore. ... Il legame matrimoniale, di qualunque natura possa essere, non mi è parso indissolubile, se è vero che il divorzio è abbastanza frequente, ma, si badi, senza lasciare strascichi di infelicità e senza, soprattutto, essere la conseguenza di lunghe liti giudiziarie, ... Nel complesso, il matrimonio, nella sua accezione Taipi, è un istituto molto più solido e durevole di quanto non sia, di solito, presso i popoli barbari. Si evita cosı̀ il pericolo di sconce promiscuità tra i sessi, e la virtù, anche se non è invocata ad ogni pie’ sospinto, è spontaneamente praticata. ... Con la sola eccezione delle restrizioni del tabù, alle donne della valle tutto era permesso. In nessun altro luogo, alle donne si fa una corte più assidua; in nessun altro luogo, si sa meglio apprezzare il contributo di gioie e tenerezza di cui noi uomini siamo loro debitori; e in nessun altro luogo, infine, le donne appaiono più conscie della loro forza. ... Va poi notato che, per lievi, addirittura divertenti che fossero queste occupazioni [le faccende domestiche], ben di rado toccavano alle giovani spensierate: infatti queste piccole scansafatiche erano per principio contrarie a ogni forma di lavoro utilitaristico; e, come certe belle donne troppo viziate dei nostri paesi, preferivano girovagare per i boschi, fare il bagno nel torrente, ballare, amoreggiare, combinare scherzi e tiri di ogni genere, e, insomma, passare le giornate in un continuo alternarsi di spensieratezze. ... – Voi tabù. Perché voi non piace qui stare? Tanto moee-moee (sonno) 208 ... tanto ki-ki (mangiare) ... tante wahenee (ragazze) ... Oh, molto bello posto Taipi! ... ... diedi l’addio, con un abbraccio, a Fayaway che pareva impietrita dal dolore ... Herman Melville Mendace, spergiura, Ella [Lucrezia Borgia] è donna venefica, impura, Vilipesa, oltraggiò la natura. Come odiata, è temuta del paro, Ché possente il destino la fa. Lucrezia Borgia, Felice Romani-Donizetti – La donna è mobile Qual piuma al vento, Muta d’accento E di pensiero. Sempre un amabile Leggiadro viso, In pianto o in riso, È menzognero. È sempre misero Chi a lei s’affida, Chi le confida, Mal cauto il core! Pur mai non sentesi Felice appieno Chi su quel seno, Non liba amore! ............... – Bella figlia dell’amore, Schiavo son de’ vezzi tuoi; Con un detto sol tu puoi Le mie pene consolar. 209 Vieni e senti del mio core Il frequente palpitar. – Ah! Ah! Rido ben di core, Ché tai baie costan poco; Quanto valga il vostro gioco, Mel credete, so apprezzar. Sono avvezza, bel signore, Ad un simile scherzar. Giuseppe Verdi – Francesco Maria Piave ... guardandomi attorno, potei accorgermi d’essere nell’abitazione di una mantenuta. Ora, se c’è una cosa che le signore della buona società desiderano conoscere - ... - è proprio la casa di quelle donne il cui guardaroba quotidiano supera per fasto il loro, e che hanno, come loro e accanto a loro, palchi riservati all’Opéra e al Théâtre des Italiens, e che sfoggiano, per le strade di Parigi, l’insolente opulenza della loro bellezza, dei loro gioielli, dei loro scandali. Quella, nel cui appartamento mi trovavavo, era morta: e dunque le signore più virtuose potevano finalmente entrare fin nella sua stanza da letto. La morte aveva purificato l’aria di quella splendida cloaca; ... Guardavo tutti quegli oggetti, ciascuno dei quali significava ai miei occhi un passo avanti della poverina sulla strada della prostituzione, e mi andavo dicendo che Dio era stato misericordioso verso di lei poiché non aveva permesso che ella arrivasse al solito castigo, consentendole di morire nel pieno del suo lusso e della sua bellezza, prima di conoscere la vecchiaia, che è la prima morte delle cortigiane. ... Ho conosciuto un’antica prostituta alla quale non restava del passato che una figlia bella quasi quanto lo era stata lei, a detta dei contemporanei. Quella povera fanciulla, alla quale la madre non aveva mai detto: “Sei mia figlia”, se non per ordinarle di sfamare la sua vecchiaia, come essa aveva sfamato l’infanzia di lei, quella povera creatura ..., obbedendo a sua madre, si concedeva senza volontà, senza passione, senza piacere, come avrebbe fatto qualsiasi mestiere avessero pensato di insegnarle. ... si accorse d’essere incinta ... corse ad annunciare alla 210 madre quella notizia che la rendeva cosı̀ felice. È vergognoso dirlo, ma, d’altra parte, noi non facciamo qui sfoggio d’immoralità, raccontiamo un fatto vero che sarebbe forse meglio tacere, se non fossimo convinti che è necessario, di tempo in tempo, render noto il martirio di quegli esseri che vengono condannati senza ascoltarli, disprezzati senza giudicarli; è vergognoso, ripetiamo, ma la madre rispose a sua figlia che quello che avevano era appena sufficiente per due e che non sarebbe certo bastato per tre; che certi bambini sono inutili e che una gravidanza è tempo perso. ... Ciò parrà ridicolo a molti, ma io ho una sconfinata compassione per le cortigiane, e non mi curo nemmeno di discuterla. ... Hugo ha creato Marion Delorme, Musset Bernerette, Alexandre Dumas Fernande, i pensatori e i poeti di tutti i tempi hanno offerto alle cortigiane la loro pietà, e qualche volta un uomo generoso le ha riabilitate col suo amore e anche col suo nome. Se insisto in tal modo su questo punto è perché, tra quelli che mi leggeranno, forse molti sono già pronti a gettar via questo libro, nel quale temono di non trovare che un’apologia del vizio e della prostituzione, e certo l’età dell’autore [24 anni] contribuisce a dar motivo a tale timore. Quelli che pensano cosı̀ si ricredano, e continuino a leggere, se questo solo timore li trattiene. Sono semplicemente convinto di questo principio: per la donna che non è stata educata a distinguere dove sia il bene, Dio apre quasi sempre due vie che possono ricondurcela: queste vie sono il dolore e l’amore. Sono vie ardue; quelle che vi si avventurano si insanguinano i piedi, si lacerano le mani, ma al tempo stesso lasciano sui rovi della strada gli ornamenti del vizio, e arrivano in cima vestite di quella nudità della quale non si arrossisce davanti al Signore. Insomma, si riconosceva in quella donna la fanciulla che un nonnulla aveva trasformato in cortigiana, e la cortigiana che un nonnulla avrebbe trasformato nella fanciulla più innamorata e più pura. Vi era anche, in Marguerite, fierezza e senso d’indipendenza: due sentimenti che, se vengono feriti, sanno avere la forza del pudore. ... quella ragazza mi sconvolgeva. Quel miscuglio di allegria, di tristezza, di candore, di prostituzione, la malattia stessa, che doveva sviluppare in lei la sensibilità delle impressioni e l’irritabilità dei nervi, tutto ciò mi faceva 211 comprendere che, se non mi fossi imposto fin dal primo momento su quella natura dimentica e frivola, essa era perduta per me. Se quelle che intraprendono il nostro vergognoso mestiere sapessero di cosa si tratta, preferirebbero diventare cameriere. Ma no; l’ambizione di avere vestiti, carrozze, gioielli, ci travolge; si crede a quello che si sente dire, perché la prostituzione ha una sua fede, e a poco a poco ci si logora il cuore, il corpo, la bellezza; si è irritate come bestie feroci, disprezzate come paria, circondate solo da gente che prende sempre più di quanto non dia, e un bel giorno si crepa come cani, dopo aver rovinato gli altri e se stesse. Ma essere veramente amati da una cortigiana è una vittoria ben altrimenti difficile. In loro il corpo ha rovinato l’anima, i sensi hanno bruciato il cuore, il vizio ha corazzato i sentimenti. Le parole che si rivolgono loro, esse le conoscono da un pezzo, conoscono i mezzi che si adoperano, e l’amore stesso che ispirano, esse l’hanno venduto. Amano per mestiere, non per slancio. Sono protette dai loro calcoli meglio di quanto una vergine non sia protetta da sua madre e dalle mura del convento; e cosı̀ hanno inventato la parola ‘capriccio’, per definire quegli amori non venali che si concedono di tanto in tanto come riposo, come scusa, o come consolazione: ... Inoltre, quando Iddio concede l’amore a una cortigiana, quest’amore, che sembra a prima vista un perdono, diventa ben presto per lei una punizione. ... Hanno mentito tante volte che non si vuol più credere loro, e sono, in mezzo ai loro rimorsi, divorate dal loro amore. ....... Si biasimano coloro che si riducono in rovina per le attrici e per le mantenute, ma quello che mi stupisce è che questi non facciano per quelle donne follie venti volte più grandi. ... Naturalmente non abbiamo amici, ma solo amanti egoisti che spendono i loro patrimoni non già per noi, come dicono, ma per la loro vanità. Per loro, bisogna che noi siamo allegre quando essi sono allegri, in salute quando vogliono cenare, scettiche come lo sono loro. Ci è proibito avere un cuore sotto pena di essere schernite e di vedere rovinato il nostro credito. Non apparteniamo più a noi stesse; non siamo esseri umani, ma cose; siamo le prime nel loro amor proprio, ma le ultime nella loro stima. ... 212 La cortigiana scompariva a poco a poco. Avevo accanto a me una donna giovane, bella, che amavo, che mi amava, e che si chiamava Marguerite: il passato non aveva più forma e l’avvenire era sgombro da nubi. – Ti spiegherò. Che tu abbia un’amante, va bene; che tu la paghi come un galantuomo deve pagare l’amore di una mantenuta, va benissimo; ma che tu dimentichi per lei le cose più sacre, che tu permetta che l’eco della vostra vita scandalosa arrivi fino in fondo alla provincia e macchi il nome onorato che ti ho dato, è cosa che non deve essere, ... – Disgraziatamente, padre mio, non esitono più isole Sainte-Marguerite nelle quali mandare le cortigiane, e se pure ci fossero ancora vi seguirei mademoiselle Gautier, se voi otteneste di farcela relegare. ... Che importa, padre mio, se nessuno l’avrà più? che importa se quella donna mi ama, se rifiorisce nell’amore che ha per me, nell’amore che ho per lei? che importa, insomma se si è ravveduta? – Oh! credi dunque, giovanotto, che la missione di un uomo d’onore sia quella di far ravvedere le prostitute? ... Cosı́, Marguerite era decisamente come le altre; cosı́, quell’amore profondo che aveva per me non aveva superato il desiderio di riprendere la vita passata, non aveva vinto la smania di avere una carrozza e di darsi alle orge. ... Alla fine, naturalmente, accettò e divenni il suo amante; uscii di casa sua l’indomani a mezzogiorno, ma lasciai il suo letto senza ricordare affatto le carezze e le parole d’amore che si era creduta in dovere di prodigarmi in cambio dei seimila franchi che le lasciavo. ... – Ve ne siete andata cosı́ presto, stamattina, che ho dimenticato di pagarvi. Eccovi il prezzo di questa notte. Andai da Olympe, che stava provandosi dei vestiti; quando restammo soli, mi cantò delle canzoni oscene per distrarmi. Era proprio il tipo di cortigiana senza vergogna, senza cuore e senza cervello, almeno per me, perché forse qualcuno aveva fatto su di lei lo stesso sogno che io avevo fatto su Marguerite. ... – ... mia figlia sta per sposarsi. Sposa l’uomo che ama, entra in una famiglia onorata che pretende che tutto sia onorevole nella mia. 213 La famiglia dell’uomo che sarà mio genero ha saputo che vita conduce Armand a Parigi, e mi ha dichiarato che ritirerà la sua parola se Armand seguiterà questa vita. ... – È vissuta da peccatrice, ma morirà da cristiana. ... Sorrideva al ritorno del fratello, la casta giovinetta, ignorando che, lontano da lei, una cortigiana aveva sacrificato la propria felicità alla sola invocazione del suo nome. ... Alexandre Dumas – Libiam nei lieti calici, Che la Bellezza infiora; E la fuggevol’ora S’inebri a voluttà. Libiam ne’ dolci fremiti Che suscita l’amore, Poiché quell’occhio al core Onnipotente va. ............ – Tra voi saprò dividere Il tempo mio giocondo; Tutto è follia nel mondo Ciò che non è piacer. Godiam, fugace e rapido E’ il gaudio dell’amore E’ fior che nasce e muore, Né più si può goder. ................ – A quell’amor, quell’amor, ch’è palpito Dell’universo intero, Misterı̈oso, altero, Croce e delizia al cor. ...................... – Ogni aver tal femmina Per amor mio sperdea ... 214 Io cieco, vile, misero, Tutto accettar potea. Ma è tempo ancora! ... tergermi Da tanta macchia bramo ... Qui testimon vi chiamo Ch’ora pagata io l’ho. (getta con furente sprezzo una borsa ai piedi di Violetta ed essa sviene .......) Giuseppe Verdi - Francesco Maria Piave Sullivan, imbarcato allora sulla Beagle come tenente di vascello, quando successivamente avesse comandato una spedizione alle Falkland, avrebbe sentito raccontare da un cacciatore di foche come una volta fosse salita a bordo un’indigena che parlava con loro sorpresa un po’ di inglese. Non poteva che essere la nostra Ioch Cascliu (Fuegia) che per qualche giorno sulla nave sarebbe ‘vissuta’. E Darwin aggiungeva tra parentesi: “(temo che la parola abbia una doppia interpretazione)”. Ci sarebbe da chiedersi quante interpretazioni avrebbe potuto dare la nostra india della lotta per la vita di Darwin, forse non meno di quelle che possiamo dargli noi. Charles Darwin, Tito M. Tonietti La femme, une de celles appelées galantes, était célèbre par son embonpoint précoce qui lui avait valu le surnom de Boule de suif. ... Aussitôt qu’elle fut reconnue, des chuchotements coururent parmi les femmes honnêtes, et les mots de “prostituée”, de “honte publique” furent chuchotés si haut qu’elle leva la tête. ... Elles devaient faire, leur semblait-il, comme un fasceau de leurs dignités d’épouses en face de cette vendue sans vergogne; car l’amour légal le prend toujours de haut avec son libre confrère. ... Les mépris des dames pour cette fille devenait féroce, comme une envie de la tuer, ou de la jeter en bas de la voiture, dans la neige, elle, sa timbale, son panier et ses provisions. ... Cette pudeur patriotique de catin qui ne se lassait point caresser près de l’ennemi, dut réveiller en son coeur sa dignité défaillant, ... 215 – Ce qu’il veut? ... ce qu’il veut? ... Il veut coucher avec moi! – ... Puisque c’est son métier, à cette gueuse, de faire ça avec tous les hommes, je trouve qu’elle n’a pas le droit de refuser l’un plutôt que l’autre. Je vous demande un peu, ça a pris tous ce qu’elle a trouvé dans Rouen, même des cochers! ... Et aujourd’hui qu’il s’agit de nous tirer d’embarras, elle fait la mijaurée, cette morveuse! ... Moi, je trouve qu’il se conduit très bien cet officier. Il est peut-être privé depuis longtemps; et nous étions là trois qu’il aurait sans doute préférées. Mais non, il se contente de celle à tout le monde. Il respecte les femmes mariées. Songez donc, il est le maitre. Il n’avait qu’à dire: ‘Je veux’, et il pouvait nous prendre de force avec ses soldats. .... Ces dames surtout trouvaient des délicatesses de tournoures, des subtilités d’expression charmantes, pour dire les choses les plus scabreuses. Un étranger n’aurait rien compris tant les précautions du langage étaient observées. Mais la légère tranche de pudeur dont est bardée toute femme du monde ne recouvrant que la surface, elles s’épanouissaient dans cette aventure polissonne, s’amusaient follement au fond, se sentant dans leur élément, tripotant de l’amour avec la sensualité d’un cuisinier gourmand qui prépare le souper d’un autre. ... – Puisque c’est son métier à cette fille, pourquoi refuserait-elle celui-là plus qu’un autre? On aurait pu croire, à la fin, che le seul rôle de la femme, ici-bas, était un perpétuel sacrifice de sa personne, un abandon continu aux caprices des soldatesques. [La donna, una di quelle dai costumi cosiddette facili, era famosa per la sua precoce rotondità che le aveva valso il soprannome di Palla di sego. ... Non appena fu riconosciuta, le signore per bene iniziarono a bisbigliare, e parole come “prostituta” o “vergogna pubblica” furono pronunciate a voce tanto alta che ella sollevò la testa. ... Costoro sentivano il bisogno di fare un fascio unico delle loro dignità di spose di fronte a quella svergognata in vendita; poiché l’amore legalizzato guarda sempre dall’alto il suo confratello libero. ... Il disprezzo delle signore per quella ragazza divenne feroce, come una voglia di ucciderla o di gettarla giù dalla carrozza, nella neve, lei il suo bicchierino e le 216 sue provviste. ... Quel pudore patriottico di bagascia che non si lascia accarezzare vicino al nemico, dovette risvegliare nel suo cuore la sua dignità vacillante, ... – Cosa vuole? ... cosa vuole? ... vuole venire a letto con me! – ... Visto che il mestiere di quella donnaccia è di farsela con tutti gli uomini, trovo che non abbia il diritto di rifiutarne uno piuttosto che un altro. Ma guardate un po’, questa ha preso a Rouen tutto quanto ha trovato, persino i cocchieri! ... E adesso che si tratta di tirarci fuori dai guai, ella fa la schifiltosa, questa mocciosa! ... Io trovo che si comporti benissimo quest’ufficiale. Ne è forse privo da lungo tempo; e c’eravamo noi tre che lui avrebbe senz’altro preferito. Invece no, si accontenta di quella per tutti. Egli rispetta le donne sposate. Riflettete allora, è il padrone. Bastava che dicesse: ‘voglio’, e poteva prenderci di forza coi suoi soldati. ... Queste signore trovavano soprattutto giri di frase delicati, affascinanti sottigliezze d’espressione, per dire le cose più scabrose. Tanto venivano osservate le precauzioni nel linguaggio che un estraneo non avrebbe capito nulla. Ma quel leggero velo di pudore che riveste ogni donna al mondo non copriva che la superfice; esse si appassionavano a quell’avventura spinta, in fondo si divertivano follemente, sentendosi nel loro elemento, maneggiavano l’amore con la stessa sensualità di un cuoco goloso il quale prepari la cena per un altro. ... – Poiché è il suo mestiere, perché mai questa ragazza rifiuterebbe questo qui piuttosto che un altro? Alla fine, si sarebbe potuto credere che il solo ruolo della donna, quaggiù, fosse un sacrificio perpetuo della propria persona, un abbandono continuo ai capricci delle soldatesche.] Guy de Maupassant – ... Quando l’unica figlia mia andò la prima volta per il biglietto giallo [schedatura zarista delle prostitute], e anch’io allora andai ... (giacché mia figlia vive col biglietto giallo ...) ... non già potete, ma osate voi, mirandomi in questo momento, affermare che io non sono un porco? ... può, secondo voi, guadagnar molto una povera ma onesta 217 fanciulla con un onesto lavoro? ... – Ebbene, Katerina Ivanovna, possibile che debba andar a fare una cosa simile? E già Daria Frantsovna, una donna trista e ben nota alla polizia, s’era informata due o tre volte per mezzo della padrona. – E che c’è? - risponde Katerina Ivanovna con scherno - che cosa vuoi custodire? Un bel tesoro! ... E lo vidi, erano circa le sei, che Sonecka [Sofia] si alzò, ..., se n’andò di casa e, prima delle nove, fu di ritorno. Arrivò, andò di filato da Katerina Ivanovna e, in silenzio, mise sulla tavola davanti a lei tredici rubli. ... – ... da allora la figlia mia, Sofia Semionovna, fu costretta a ricevere il biglietto giallo e non potè più, per questo motivo, rimanere con noi. ... Infatti lei deve ora osservare la pulizia. Denari costa quella pulizia, cosı̀ speciale capite? Capite? ... gonne inamidate, stivaletti un po’ cosı̀, di figura, per mettere in mostra il piedino, ... “Si perdonino dunque anche adesso i peccati tuoi molti, perché molto amasti ...” E perdonerà la mia Sonia [Sofia], la perdonerà, io ormai so che la perdonerà ... – ... Be’, come non sacrificare per un tal primogenito sia pure una simile figlia! O cuori cari e ingiusti! Ma che: qui noi anche alla sorte di Sonecka [Sofia], magari, non ci ricuseremmo! ... Il sacrificio, il sacrificio, però, l’avete tutt’e due misurato appieno? È pari alle forze? È di vantaggio? È ragionevole? Sapete voi, Dunecka, che la sorte di Sonecka non è per nulla più laida d’una vita in comune col signor Luzin? ... E se, oltre che amore, anche stima non può esserci, ma, al contrario, già c’è avversione, disprezzo, disgusto, che sarà allora? Allora ne viene che anche qui toccherà, per conseguenza, osservare la pulizia. ... Capite voi che la pulizia di Luzin è la stessa cosa della pulizia di Sonecka [Sofia] e, forse, perfin peggio, più sconcia, più abietta, perché voi, Dunecka, fate pur sempre calcolo sulle superfluità di una vita comoda, e là invece si tratta puramente e semplicemente di non morir di fame? ... Dinanzi a lui stava un visetto oltremodo giovanile, denotante un sedici, anzi forse solo un quindici anni: piccolo, di biondina, bellino, ma tutto accalorato e come enfiato. La fanciulla, pare, capiva ormai ben 218 poco; aveva gettato una gamba sull’altra, nel far che l’aveva scoperta molto più che non occorresse e, da tutti i segni, aveva pochissima coscienza di trovarsi sulla via. ... sul margine del corso, si fermò un signore che, lo si vedeva da ogni cosa, aveva una gran voglia di accostarsi anche lui alla ragazzina con qualche scopo. ... – Ecco, guardate, è affatto ubriaca, un momento fa andava per il corso; chi sa di che sorta è, ma non ha l’aria di farlo per mestiere. La cosa più probabile è che in qualche posto l’abbian fatta bere e sedotta ... per la prima volta ... Dopo un due e tre anni è una rovina, e in tutto e per tutto avrà vissuto diciannove o diciott’anni ... Forse che di donne cosı̀ non ne ho vedute? E come diventano tali? Ecco, sempre cosı̀ diventano tali ... Puh! E sia! Questo, dicono, cosı̀ ha da essere. La tal percentuale, dicono, deve andarsene ogni anno ... in qualche posto ... al diavolo, probabilmente, per dar sollievo alle rimanenti e non impicciarle. Una percentuale! Carine, davvero, queste loro parolette: sono cosı̀ tranquillanti, scientifiche! S’è detto: una percentuale, dunque non c’è più da sgomentarsi. Ecco, se fosse un’altra parola, be’, allora ... sarebbe forse più inquietante ... E se anche Dunecka in qualche maniera finisse nella percentuale? ... Se non in quella, in un’altra? ... – Io, caro signore, con voi sarò sempre contenta di divider le mie ore, e adesso, ecco, con voi non mi farò scrupolo. Regalatemi gentil cavaliere, sei copeche per una bevuta! Raskolnikov tirò fuori quanto gli venne fatto: tre cinquini. – Ah, che gran bravo signore! – Come ti chiami? – Domandate di Duklida. ... ... Dalla folla, senza far rumore e timidamente, si fece avanti una fanciulla, e strana fu la sua improvvisa apparizione in quella stanza, in mezzo alla miseria, ai cenci, alla morte e alla disperazione. Anche lei era in cenci; il suo abbigliamento era di poco prezzo, ma adorno all’uso della strada, secondo il gusto e i criteri formatisi in un proprio mondo speciale, con uno scopo che chiaramente e vergognosamente si tradiva. Sonia s’era fermata nell’andito, ..., e guardava come smarrita, senz’aver coscienza, a quel che pareva, di nulla, dimentica e del suo vestito ricom219 prato di quarta mano, di seta a colori, sconveniente in quel luogo, con lunghissimo e ridicolo strascico, e della crinolina immensa, che aveva sbarrato tutta la porta, e degli stivaletti chiari, e dell’ombrellino, inutile di notte, ma ch’ella aveva preso con sé, e del buffo cappello rotondo di paglia con una penna sgargiante color del fuoco. Di sotto a questo cappello monellescamente messo sulle ventitré appariva un visino magro, pallido e spaurito, con la bocca aperta e gli occhi immobili dallo sgomento. Sonia era una biondina di piccola statura, sui diciott’anni, magrolina, ma abbastanza graziosa, con meravigliosi occhi azzurri. ... – E tu perché torni ad arrossire? Tu mentisci, sorella, tu mentisci a bella posta, per pura e sola ostinazione femminile, pur di tener duro di fronte a me ... Tu non puoi stimare Luzin: io l’ho veduto e ho parlato con lui. Quindi ti vendi per denaro e, quindi, in ogni caso agisci bassamente, e io sono lieto che tu, almeno, possa arrossire! ... Era Sofia Semionovna Marmeladov. Il giorno avanti egli l’aveva vista per la prima volta, ma in un tal momento, in tal ambiente e abbigliata in tal modo che nella memoria gli s’era riflessa l’immagine di un tutt’altro viso. Adesso era una fanciulla modestamente e perfin poveramente vestita, ancor molto giovane, quasi simile a una bambina, dalle maniere modeste e garbate, con un volto sereno, ma pareva alquanto spaurito. ... Gli s’era subito presentato alla mente che la madre e la sorella già sapevano incidentalmente dalla lettera di Luzin, d’una certa ragazza “di famigerata condotta”. ... Sonia sedette, poco meno che tremante di paura, e gettò una timida occhiata alle signore. ... Pulcheria Aleksandrovna lanciò un’occhiata a Sonia e socchiuse lievemente le ciglia. Nonostante tutto il suo impaccio sotto lo sguardo insistente e provocante di Rodia, non aveva potuto in alcun modo negarsi questo piacere. ... Era un visetto magrolino, proprio magrolino e pallido, abbastanza irregolare, un pochino aguzzo, con un piccolo naso e un mento aguzzi. Non si poteva neppur dirla bellina, ma in cambio i suoi occhi celesti eran cosı̀ limpidi e, quando si animavano, l’espressione del suo volto diventava cosı̀ buona e ingenua che involontariamente si era attirati verso di lei. ... Ma Avdotia Romanovna sembra aver atteso la sua volta e, passando subito dopo la 220 madre davanti a Sonia, le s’inchinò con una premurosa, cortese e perfetta riverenza. Sonec’ka si turbò, s’inchinò in un certo modo affrettato e spaurito, e una certa qual sensazione perfin dolorosa si rifletté sul suo volto, come se la cortesia e la premura di Avdotia Romanovna fossero per lei gravose e penosissime. ... Con ebrezza sognava, nel più profondo segreto, una fanciulla costumata e povera (doveva proprio essere povera), molto giovane, molto bellina, di buona famiglia e istruita, molto avvilita, che avesse provato una straordinaria quantità di avventure e che davanti a lui si facesse piccina piccina, che per tutta la vita potesse considerarlo come la propria salvezza, venerarlo, sottomettersi a lui, ammirar lui, e lui solo. Quante scene, quanti deliziosi episodi aveva egli creato nella sua immaginazione su questo seducente e giocoso tema, riposandosi nella quiete dagli affari! ... – No, io, io son la più colpevole! -diceva Dunec’ka, abbracciando e baciando la madre- mi sono lasciata tentare dal suo denaro, ma, lo giuro, fratello, non immaginavo nemmeno che fosse un uomo cosı̀ indegno. Se l’avessi osservato bene prima, da nulla mi sarei lasciata tentare! ... – Vuole a ogni costo farti dono di diecimila rubli e insieme esprimere il desiderio di vederti una volta in mia presenza. .... – Ha ideato qualcosa di orribile! Disse quasi bisbigliando tra sé, poco meno che rabbrividendo. .................. – Non è per il disonore e peccato tuo, ho detto ciò di te, bensı̀ per le tue grandi sofferenze. Ma che tu sia una gran peccatrice, questo è vero - ... - ma soprattutto sei peccatrice, perché inutilmente hai mortificato e tradito te stessa. Ci vorrebbe ancora che questo non fosse un orrore! Che non fosse un orrore vivere in questo fango che tu odi tanto, e in pari tempo sapere tu stessa (...) che con questo non aiuti nessuno e non salvi nessuno da nulla! Ma dimmi dunque infine - ... - come una simile vergogna e una tal bassezza possono trovarsi in te accanto ad altri opposti e sacri sentimenti? Sarebbe infatti più giusto, mille volte più giusto e più ragionevole buttarsi a capofitto nell’acqua e finirla di 221 colpo! – Ma di loro che ne sarebbe? ..... ... egli capiva che la condizione di Sonia era nella società un fenomeno casuale, sebbene, purtroppo, tutt’altro che unico ed eccezionale. Ma appunto questa casualità, quel certo sviluppo mentale e tutta la vita precedente di lei avrebbero potuto, pareva, ucciderla di colpo al primo passo su quel ripugnante cammino. Che cosa dunque l’aveva sorretta? Non già la depravazione? Tutta quell’ignominia, evidentemente, l’aveva sfiorata solo in modo meccanico; di vera depravazione non n’era penetrata nel suo cuore una sola goccia: egli lo vedeva; ella gli stava dinanzi in realtà. “Per lei ci sono tre strade”, pensava: “buttarsi in un canale, finire al manicomio, oppure ... oppure, infine, lanciarsi nella depravazione che stordisce la mente e impietrisce il cuore”. ............. – ... voi la conoscete questa figlia del defunto, che è cosı̀ gracilina! Be’, è tutta verità quello che dicono di lei, eh? – ... Secondo me, cioè secondo la mia personale convinzione, è quello lo stato più normale della donna. Perché no, poi? Cioè, distinguons! Nell’odierna società la cosa, certo, non è del tutto normale, perché ha il carattere di coazione, ma in quella futura sarà perfettamente normale, perché libera. E anche adesso lei ne aveva il diritto: soffriva, e quelli erano i suoi fondi, per dir cosı̀, un capitale di cui aveva il pieno diritto di disporre. S’intende che nella società futura di fondi non ci sarà bisogno; ma la funzione di lei assumerà un altro significato, sarà regolata in modo armonioso e razionale. Per quanto poi riguarda Sofia Semionovna personalmente, io, al presente, considero i suoi atti come un’energica e impersonata protesta contro l’assetto della società, e la stimo profondamente per questo; anzi gioisco guardandola. .......... – ... Noi cerchiamo la libertà della donna, e voi una sola cosa avete in capo. ... Lasciando del tutto da parte la questione della castità e della pudicizia femminili come cose per sé stesse inutili, anzi come pregiudizi, io pienamente, pienamente ammetto la sua castità con me, perché in ciò sta la sua piena libertà e il suo pieno diritto. S’intende 222 che, se lei stessa mi dicesse: “Io voglio”, mi stimerei fortunato assai, perché la ragazza mi piace molto; ma per adesso, per adesso almeno, ben certamente, nessuno mai l’ha trattata con più cortesia e deferenza di me, con più rispetto per la sua dignità... io aspetto e spero, e basta! ... Voi non sapete che natura è quella! Mi fa solo dispetto assai che negli ultimi tempi, non so come, abbia smesso affatto di leggere e più non prenda libri da me. Ma prima ne prendeva. Rincresce pure che, con tutta la sua energia e risolutezza nel protestare - che già ha mostrato una volta - lei abbia tuttora, sembra, poca autonomia, per dir cosı̀, poca indipendenza, troppo poco spirito di negazione per staccarsi interamente da certi pregiudizi e ... da certe sciocchezze. ........... Sonia sedette in fretta. I grigi e iridati biglietti, che non erano stati tolti dalla tavola, tornarono a balenarle negli occhi, ma ella rapidamente ne distolse il viso e lo levò su Piotr Petrovic’: le era tutt’a un tratto parso un’enorme sconvenienza, specialmente per lei guardare l’altrui denaro. ...... ............. – Perché, nella vostra libera unione, io non voglio portar le corna e tirar su i bambini altrui, ecco a che scopo mi occorre il matrimonio legale. - disse Luzin, per rispondere qualche cosa. ... l’informò che io avevo dato tutto il denaro non a Katerina Ivanovna, ma a Sofia Semionovna, e nel far ciò accennò con le più ignobili espressioni al ... al carattere di Sofia Semionovna, cioè alluse al carattere delle mie relazioni con Sofia Semionovna. Tutto ciò, come voi capite, allo scopo di mettermi in discordia con mia madre e mia sorella, insinuando loro ch’io sperpero, a scopi ignobili, i loro ultimi soldi, coi quali esse mi aiutano. ... figuratevi che, se ora gli fosse riuscito di provare che Sofia Semionovna è una ladra, egli, in primo luogo, avrebbe provato a mia sorella e a mia madre di aver avuto qualche ragione coi suoi sospetti; che giustamente si era adirato perché io avevo messo sullo stesso piano mia sorella e Sofia Semionovna; ... Sonia, timida per natura, sapeva già prima ch’era più facile rovinar lei che qualsiasi altra persona, e che ognuno poi poteva offenderla quasi impunemente. Ma tuttavia, fin 223 proprio a quel momento, le era parso che si potesse in qualche modo evitare un guaio con la prudenza, la mansuetudine, l’umiltà di fronte a tutti quanti. Il suo disinganno fu troppo grave. Ella, certo, poteva sopportare pazientemente e quasi senza mormorare ogni cosa - persin quello. Ma nel primo minuto la sua pena era stata troppo grande. ............. E d’un tratto la strana, inattesa sensazione d’una specie di acre odio contro Sonia gli passò nel cuore. Come meravigliato e spaventato egli stesso di quella sensazione, di colpo alzò il capo e la guardò fissamente; ma egli incontrò su di sé lo guardo di lei inquieto e premuroso fino allo spasimo: lı̀ c’era dell’amore; il suo odio svanı̀ come un fantasma. Era una cosa diversa; egli aveva scambiato un sentimento con un altro. Ciò significava solo che quel momento era giunto. ... – Adesso! Oh, che fare adesso! ... Insieme, insieme! Ella ripeteva come smemorata e tornando ad abbracciarlo, – Ai lavori forzati insieme con te verrò! ............ Egli guardava Sonia e sentiva quanto amore di lei lo circondasse e, cosa strana, gli parve a un tratto greve e doloroso che lo si amasse tanto. Sı̀, era una strana e orribile sensazione! Andando da Sonia, aveva sentito che stava in lei ogni sua speranza e salvezza; aveva pensato di deporre almeno una parte delle sue pene, e d’improvviso, ora che tutto il cuore di lei si era vòlto verso di lui, egli sentı̀ ed ebbe consapevolezza d’esser divenuto incomparabilmente più felice che non fosse prima. .......... – ... e assegnerò a ciascuno, fino alla maggiore età, millecinquecento rubli di capitale, perché Sofia Semionovna sia ormai del tutto tranquilla. E anche lei la trarrò dal gorgo, perché è una buona ragazza, non è vero? Be’, allora riferite ad Avdotia Romanovna che i suoi diecimila rubli, ecco, li ho impiegati cosı̀. ... E se non aiutassi io, allora, già ... Polec’ka, per esempio, farebbe la stessa fine, andrebbe per la stessa strada ... Egli proferı̀ questo con una cert’aria di ammiccante gaia furberia, senza distogliere gli occhi da Raskolnikov. 224 – ... Lei [la madre] suppone che ‘la sua’ sia Sofia Semionovna, tua fidanzata, o amante, non so. ... ............... Nella saletta si trovavano anche un ragazzo suonatore di organetto, ..., e una sana ragazza dalle guance rosse, in gonna succinta a righe e cappello tilorese coi nastri, una cantante, sui diciott’anni, la quale, ...., cantava, ..., con voce abbastanza rauca di contralto, una certa canzone servitoresca ... La ragazza subito piantò lı̀ e si fermò in rispettosa attesa. ... – ... Bevi, Katia! Oggi non mi occorre più nulla, vattene! Le aveva versato un bicchiere pieno di vino e aveva tirato fuori un biglietto giallognolo [di ... rubli]. Katia vuotò il bicchiere d’un fiato, come bevono il vino le donne, cioè senza staccarsene, in una ventina di sorsi, prese il biglietto, baciò a Svidrigailov la mano, che costui con gran serietà si lasciò baciare, e uscı̀ dalla stanza, e dietro a lei si trascinò anche il ragazzetto con l’organino. Entrambi erano stati fatti venire dalla via. ......... – ... Vi confesso che son venuto qua al più presto soprattutto per le donne. – Appena seppellita Marfa Petrovna? – Ma sı̀, - sorrise con vittoriosa franchezza Svidrigailov - E che c’è? Voi, mi pare, trovate qualcosa di male nel fatto ch’io parlo cosı̀ delle donne? – Cioè, se trovo o no del male nella depravazione? – Nella depravazione? Be’, ecco come correte! Del resto, vi risponderò, per ordine, prima di tutto riguardo alla donna in genere; ... Dite, per che cosa mi frenerei? Perché poi lasciar stare le donne, se ne sono amatore? Per lo meno, è un’occupazione. – Allora qui è soltanto nella depravazione che sperate? – Be’, che c’è, anche nella depravazione! Dagliela con la depravazione! Ma mi piace, almeno è una domanda diretta. In questa depravazione, almeno, c’è un che di costante, fondato anzi sulla natura e non soggetto alla fantasia, qualcosa che risiede nel sangue, come un carboncino pe225 rennemente attizzato, e in perpetuo ti rinfocola, e che ancora per lungo tempo, anche con gli anni, forse non tanto facilmente potrai spegnere. ... – Che c’è qui da rallegrarsi? È una malattia, e pericolosa. ............ – Ma che avete, una donna? – Sı̀, una donna, un caso cosı̀ inaspettato ... no, non di ciò volevo parlare. – Be’, e il luridume di tutto quest’ambiente non agisce piú su di voi? Avete ormai perduto la forza di fermarvi? ............. – ... misi in azione il supremo e invincibile mezzo per soggiogare il cuore femminile, il mezzo che non deluderà mai nessuno e che agisce assolutamente su tutte le donne, fino all’ultima senz’eccezione alcuna. È un mezzo noto, l’adulazione. Non c’è nulla al mondo più difficile della franchezza e nulla di più facile dell’adulazione. Se nella franchezza solo una centesima parte di nota suona falsa, subito ne viene una dissonanza, e poi uno scandalo. Se nell’adulazione invece tutto è falso fino all’ultima nota, anche allora essa è gradevole e si ascolta non senza piacere; sia pure con un grossolano piacere, ma pur sempre piacere. E per grossolana che sia l’adulazione, indubbiamente almeno metà di essa sembra verità. ... Calcolando che Avdotia Romanovna, in fondo, era una pezzente (ah, scusate, non questo volevo dire ... ma non è tutt’uno se si esprime lo stesso concetto?) insomma che viveva del lavoro delle sue mani, che aveva da mantenere e la madre e voi (ah, diavolo, tornate ad accigliarvi ...) io m’indussi a offrirle tutto il mio denaro (fino a un trentamila rubli potevo anche allora realizzarli) perché fuggisse con me almeno qui, a Pietroburgo. S’intende che qui le avrei giurato amore eterno, beatitudine, eccetera, eccetera. Lo credete, m’ero allora incapricciato a tal punto che, se lei m’avesse detto: “Scanna o avvelena Marfa Petrovna e sposami”, sarebbe stata subito cosa fatta! Ma tutto finı̀ con la catastrofe a voi già nota, e voi stesso potete giudicare a qual punto di furore potei giungere, avendo saputo che Marfa Petrovna aveva trovato questo vilissimo storcileggi di Luzin e poco meno che 226 combinato le nozze - il che, in sostanza, sarebbe stato la stessa cosa che anch’io avevo proposto. ... ................... – ... Sapete voi, per esempio, ch’io mi sposo? ... Ci andammo; che cosa buffa fu da loro! mi presentò: possidente, vedovo, di famiglia nota, con tali relazioni, con un capitale - be’, che fa ch’io abbia cinquant’anni, e quella nemmeno sedici? ... Non so come voi la pensiate riguardo i visetti femminili, ma, secondo me, quei sedici anni, quegli occhietti ancora infantili, quella timidezza e quelle lacrimucce di vergogna, secondo me ciò è meglio della bellezza, e lei è anche per giunta, di persona, una miniatura. Capelli un po’ chiari, arricciolati in piccole anella, labbruzzi tumidetti, vermigli, i piedini una delizia ... ... Da quel momento, appena arrivo, subito me la prendo sui ginocchi, e non la lascio più andare ... Be’, si fa di fiamma, come un’aurora, e io la bacio di continuo; mammà, s’intende, le suggerisce che: “questo” ... “è tuo marito”, e che cosı̀ si richiede; in una parola, una fragoletta! ... Appena ci ebbero benedetti, il giorno dopo le portai, per un migliaio e mezzo di rubli: un finimento di brillanti, un altro di perle, poi uno scrignetto d’argento da signora per acconciatura - ecco di che grandezza, ..., tanto che perfino a lei, la Madonna, il visetto le si fece rosso. ... e per tutto ciò desidera avere da me soltanto il mio rispetto, e di più, dice: “non m’occorre nulla, nulla, nessun regalo!” ... Fin dal primo giorno dopo l’arrivo andai per diverse di queste cloache, be’, dopo quei sette anni mi ci avventai addirittura. ... Capitai a una cosı̀ detta serata danzante: una cloaca tremenda (e a me piacciono le cloache appunto con un po’ di sudiceria), be’, s’intende un cancan come non ce n’è altri e come non ce n’era ai miei tempi. Sissignore, in questo c’è progresso. A un tratto guardo: una bambina, sui tredici anni, vestita in modo assai carino, balla con un virtuoso, un altro le sta davanti visavı̀. Contro la parete, poi, su una sedia se ne sta la madre sua. Be’, potete figurarvi che cancan! .............. – ... oltre a ciò ho donato altro denaro anche per gli istituti; infine le ho narrato la storia di Sofia Semionovna, con tutti gli onori anzi, senza nasconder nulla. Ciò ha prodotto un effetto indescrivibile. Ecco perché 227 a Sofia Semionovna è stato prescritto di presentarsi oggi stesso, ... ........... – Poc’anzi avete detto ‘violenza’, Avdotia Romanovna. Se è violenza, voi stessa potete giudicare che ho preso le mie misure. Sofia Semionovna in casa non c’è; i Kapernaumov sono molto lontani, ... Infine io son per lo meno due volte più forte di voi, e inoltre non ho nulla da temere, perché anche dopo non potrete reclamare: non vorrete mica infatti tradir vostro fratello? E poi nessuno vi crederebbe: su via, a che proposito una fanciulla è andata sola in casa di un uomo senza famiglia? Cosicché, anche se sacrificherete il fratello, qui non potrete provar nulla: la violenza è molto difficile provarla, Avdotia Romanovna. ... ................... Egli non l’aveva ancor mai veduta tanto bella. Il fuoco, ch’era lampeggiato dagli occhi di lei nel momento in cui sollevava la rivoltella, l’aveva come scottato, e il suo cuore s’era stretto con dolore. Egli fece un passo, e lo sparo echeggiò. ... Tutta quella sera fino alle dieci la trascorse in varie trattorie e ‘cloache’, passando dall’una all’altra. Gli venne fatto di scovare in qualche posto anche Katia, che cantò di nuovo una canzone servitoresca, un’altra, a proposito di qualcuno che, “vigliacco e tiranno, a baciar Katia cominciò”. Svidrigailov fece bere anche Katia, ... – ... Ecco tre titoli al cinque per cento, in totale tremila rubli. Questi prendeteli per voi personalmente, e ciò resti tra noi, in modo che nessuno lo sappia, qualunque cosa sentiate dire. Vi saranno necessari, perché, Sofia Semionovna, vivere come in passato è brutto, e poi non ne avete più alcun bisogno. ... Gli era parso a un tratto che le lunghe ciglia nere di lei fremessero e sbattessero, come sollevandosi, e che di sotto a quelle guardasse un occhietto scaltro, acuto, che ammiccava in un certo modo non infantile, come se la bambina non dormisse, ma fingesse. Sı̀, è proprio cosı̀: i suoi labbruzzi si schiudono a un sorriso, gli angoli delle labbra fremono, come trattenendosi ancora. Ma ecco, ella ha ormai cessato affatto di trattenersi; quella è già una risata, un’aperta risata; qualcosa di sfrontato, di provocante brilla in quel viso per nulla infantile; è la 228 depravazione, è il viso d’una mondana, il viso sfacciato d’una venale mondana francese. Ecco, senza più celarsi per nulla, s’aprono tutti e due gli occhi: essi lo avvolgono con uno sguardo infocato e impudente, essi lo chiamano, ridono ... C’era un che d’infinitamente laido e oltraggioso in quel ridere, in quegli occhi, in tutta quella sozzura del viso della bimba. “Come! a cinque anni!”, disse entro di sé, sgomento, Svidrigailov, “questo ... che è mai questo?” Ma ecco, ella si volge ormai interamente verso di lui con tutto il visino infocato, tende le braccia ... “Ah, maledetta!”, esclamò, inorridito, Svidrigailov, alzando la mano su di lei ... Ma nello stesso momento si destò. ............... Considerava Sonia perfino con una specie di venerazione e sul principio l’aveva quasi turbata con questo senso di venerazione con cui la trattava. Sonia era anzi stata sul punto di mettersi a piangere: lei, al contrario, si stimava indegna perfin di gettare uno sguardo a Dunia. La bellissima immagine di Dunia, quando questa le si era inchinata con tanta premura e tanto rispetto al momento del loro primo incontro nella casa di Raskolnikov, era da allora rimasta per sempre nell’anima sua come una delle più belle e inaccessibili visioni della sua vita. ... ... Forse che io l’amo? No, vero, no? ... Raskolnikov sentı̀ e comprese in quel momento, una volta per sempre, che Sonia adesso era con lui in eterno e l’avrebbe seguito magari in capo al mondo, dovunque fosse stato suo destino d’andare. Tutto il suo cuore ebbe un tuffo ... ma, ecco che ormai era giunto al luogo fatale ... – ... Zamiotov, lui vi farà un qualche scandalo alla maniera francese in una casa di malaffare, bevendo un bicchiere di sciampagna o di vino del Don: ... ............. Con Sonia era stato, chi sa perché, pochissimo loquace in tutto quel tempo. Sonia, mercè l’aiuto del denaro lasciatole da Svidrigailov, da un pezzo ormai s’era disposta e preparata a seguire lo scaglione di detenuti col quale sarebbe stato avviato anche lui. ... Sonia scriveva francamente ch’egli, specie all’inizio, non solo non mostrava interesse per le sue visite, ma era anzi quasi stizzito verso di lei, poco loquace 229 e perfin ruvido, che alla fine però quei colloqui eran diventati per lui un’abitudine, anzi poco meno che un bisogno, tanto ch’egli s’era perfin rattristato assai quand’ella per alcuni giorni era stata malata e non aveva potuto visitarlo. Lei poi lo vedeva le feste presso il portone del reclusorio o nel corpo di guardia, dove glielo chiamavano per qualche minuto; ... Le loro mogli ed amanti la conoscevano e andavano da lei. E quando ella compariva sul luogo dei lavori, recandosi da Raskolnikov, o incontrava lo scaglione dei detenuti che andavano al lavoro, tutti si levavano i berretti, tutti la salutavano: “Matuska, Sofia Semionovna, tu sei la mamma nostra, dolce e compassionevole! - dicevano quei rozzi galeotti marchiati dalla piccola creatura magrolina. ... e a un tratto scorse lontano, al portone dell’infermeria, Sonia. Ella stava là e pareva che aspettasse qualcosa. In quel momento il suo cuore fu come trafitto; egli sussultò e si scostò in fretta dalla finestra. ... Sonia gl’inviò un biglietto, ..., informandolo che stava assai meglio, ..., e che presto, prestissimo sarebbe venuta a vederlo sul lavoro. Mentre egli leggeva questo biglietto, il cuore gli batteva forte e dolorosamente. ... Ma adesso le loro mani non si disgiungevano; egli le gettò di sfuggita un rapido sguardo, non disse nulla e chinò i suoi occhi a terra. Essi erano soli, nessuno li vedeva. ... Come ciò fosse accaduto, egli stesso non sapeva, ma improvvisamente fu come se qualcosa l’avesse afferrato e gettato ai piedi di lei. Egli piangeva e le abbracciava le ginocchia. Nel primo istante ella si spaventò tremendamente e tutto il suo volto si fece d’un pallore mortale. Era balzata su e, messasi a tremare, lo guardava. Ma subito, in quell’attimo stesso, capı̀ tutto. Nei suoi occhi brillò una felicità senza fine; ella aveva capito, e per lei non c’era più dubbio, ch’egli l’amava, l’amava infinitamente, e che era giunto, alla fine, quel momento ... Essi volevan parlare, ma non potevano. Nei loro occhi c’eran lacrime. Eran tutt’e due pallidi e magri; ma in quei visi malati e smorti già splendeva l’aurora di un rinnovellato futuro, di una piena resurrezione a nuova vita. Li aveva resuscitati l’amore, il cuore dell’uno racchiudeva infinite fonti di vita per il cuore dell’altro. Fiodor Dostoievski 230 – ... aussitôt arrivé, je me marie ... avec une petite femme à peau jaune, à cheveux noirs, à yeux de chat. Je la choisirai jolie. Elle ne sera pas plus haute qu’une poupée. ... je lui avais manifesté l’intension de prononcer des voeux temporaires chez des moines de ce pays, ou bien d’épouser quelque reine des ı̂les et de m’enfermer avec elle, au milieu d’un lac enchanté, dans une maison de jade. ... Des sons de guitares, venant des ‘maisons de thé’ ou des mauvais lieux nocturnes, semblaient, dans l’éloignement, être des musiques suaves. ... ce Jardin-des-Fleurs est une ‘maison de thé’, un lieu de rendez-vous élégant. Une fois là, je demanderai un certain Kangourou-San, qui est à la fois interprète, blanchisseur et agent discret pour croisements de races. Et ce soir peut-être, si mes affaires marchent à souhait, je serai présenté à la jeune fille que le sort mystérieux me destine ... [– ... appena arrivato, mi sposo ... con una piccola donna dalla pelle gialla, coi capelli neri, gli occhi da gatta. La sceglierò graziosa. Non sarà più alta di una bambola. ... gli avevo manifestato l’intenzione di pronunciare vóti temporanei dai monaci di questo paese, oppure di sposare qualche regina delle isole e di rinchiudermi con lei nel mezzo di un lago incantato, in una casa di giada. ... Suoni di chitarra, che venivano dalle ‘case da tè’ o da luoghi notturni malfamati, sembravano nella lontananza essere musiche soavi. ... questo Giardino dei fiori è una ‘casa da tè’, luogo di incontri eleganti. Una volta là, domanderò di un certo Signor Kangourou [Canguro, ruffiano], il quale fa alla volta l’interprete, il lavandaio e l’agente discreto per incrociare le razze. E stassera potrebbe capitare, se gli affari vanno secondo i desideri, sarò presentato alla giovin ragazza che il caso misterioso mi destina ...] .................. ... tous les accessoires et tous les restes d’une orgie japonaise ressemblant à une dinette d’enfants. Et, au milieu du cercle de ces dandies, trois femmes très parées, autant dire trois visions étranges: robes de couleurs pâles et sans nom, brodées de chimères d’or; grands chignons arrangés avec un art inconnu, piqués d’épingles et de fleurs. Deux sont 231 assises et me tournent le dos: l’une tenant la guitare; l’autre, celle qui chante de cette voix si douce; elles sont exquises de pose, de costume des cheveux, de nuque, de tout, ainsi vues furtivement par derrière, et je tremble qu’un mouvement ne me montre leur visage qui sans doute me désenchantera. La troisième est debout et danse devant cette aréopage d’imbéciles, ... ...Oh! quelle épouvante quand elle se retourne! Elle porte sur la figure le masque horrible, contracté, blême, d’un spectre ou d’un vampire ... Le masque se détache et tombe ... Elle est un amour de petite fée, pouvant bien avoir douze ou quinze ans, svelte, déjà coquette, déjà femme, vêtue d’une longue robe de crépon bleu nuit ... ............. Elle roule des yeux de chatte craintive; puis, apprivoisée tout de suite, vient s’appuyer contre moi, avec une câlinerie de bébé qui sonne adorablement faux. Elle est mignonne, fine, élégante; elle sent bon. Drôlement peinte, blanche comme du plaitre, avec un petit rond rose bien régulier au milieu de chaque joue; la bouche carminée et un peu de dorure soulignant la lèvre inférieure. ... Si j’épousais celle-ci, sans chercher plus loin? Je la prendrais pour ce qu’elle est, pour un jouet bizarre et charmant. Quel amusant petit ménage cela me ferait! Vraiment, tant qu’à épouser un bibelot, j’aurais peine à trouver mieux ... [... tutti gli accessori e tutti gli avanzi d’un’orgia giapponese somigliante ad una merenda per bambini. E, nel mezzo al circolo di questi dandies, tre donne, molto agghindate, come dire tre visioni bizzarre: vesti di colori pallidi e senza nome, ricamati con chimere dorate; grandi crocchie sistemate secondo un’arte sconosciuta, impuntate di spilloni e di fiori. Due sono sedute e mi girano le spalle: una che imbraccia la chitarra; l’altra, quella che canta con questa voce tanto dolce; esse appaiono squisite nella posa, nel costume dei capelli, della nuca, in tutto, osservate cosı̀ furtivamente da dietro; ed io tremo che un movimento non mi mostri il loro viso, il quale senza dubbio mi distruggerà l’incanto. La terza è in piedi e danza davanti a questo consesso di imbecilli, ... ... Oh! che spavento quando ella si gira! Porta sul viso una maschera 232 orribile contratta, pallida di uno spettro o di un vampiro ... La maschera si stacca e cade ... Ella è un amore di piccola fata, che potrebbe ben avere dodici o quindici anni, disinvolta, già civetta, già donna, vestita di un lungo vestito di crespo blu notte ... .............. Rotea gli occhi da gatta timida; poi addomesticata improvvisamente, viene ad appoggiarsi contro di me, con la vezzosità di un pupo la quale suona adorabilmente falsa. Ella è minuscola, fine, elegante; odora di buono. Curiosamente dipinta, bianca come il gesso, con un piccolo cerchio rosa molto regolare nel mezzo di ciascuna gota; la bocca carminio e un po’ di doratura a sottolineare il labbro inferiore. ... Se mi sposassi questa qui, senza cercare più lontano? Me la prenderei per quello che è, per un giocattolo bizzarro ed affascinante. Quale piccola divertente famiglia questo mi farebbe! Veramente, fino a sposarmi un ninnolo, farei fatica a trovarne di meglio ... ] ................ – Ah! mademoiselle Abricot! ... C’est la fille d’un riche marchant de porcelaines ... une personne d’un grand mérite, mais elle coûterait fort cher: ses parents, qui en font beaucoup de cas, ne la céderaient pas à moins de cent yen par mois. Elle est très instruite, ... Seulement elle n’est pas très jolie de visage; ... – Oh! non, ... Et celles qui sont là, à côté, en belles robes brodées d’or? Par example, la danseuse au masque de spectre, monsieur Kangourou?? ou encore celle qui chante d’une voix si douce et dont la nuque est si jolie??? ... – Non, Missieu, non! Ce sont des Guéchas, Missieu, des Guéchas! – Eh bien, mais, pourquoi donc pas des Guéchas? ... Plus tard, quand je serai mieux au courant des choses japonaises, peutêtre apprécierai-je moi-même l’énormité de ma demande: l’on dirait vraiment que j’ai parlé d’épouser le diable ... ........ ... Et enfin émerge à son tour le petit piquet de fleurs d’argent, le chignon d’ébène, la robe gris perle et la ceinture mauve ... de mademoiselle Jasmin ma fiancée!! ... Partager une heure de ma vie avec cette 233 petite créature, jamais! ... c’est que, pour des femmes qui en somme viennent vendre une enfant, elles ont un air que je n’attendais pas; je n’ose pas dire un air d’honnêteté (...) mais un air d’inconscence ... elles accomplissent un acte qui sans doute est admis dans leur monde, et vraiment tout cela ressemble, encore plus que je ne l’aurais cru, à un vrai mariage. ... [– Ah! la signorina Albicocca! ... È la figlia di un ricco mercante di porcellane ... ella è una persona di grandi meriti, ma ella costerà molto cara: i suoi genitori, che ci stanno molto attenti, non la cederanno per meno di cento yen [500 franchi] al mese. È molto istruita, ... soltanto non ha un viso molto bello; ... – Oh! no, ... E quelle che stanno di là, a lato, dalle belle vesti ricamate d’oro? Per esempio, la danzatrice con la maschera di spettro, signor Kanguro?? O ancora quella che canta con una voce tanto dolce e la cui nuca è cosı̀ graziosa??? ... – No, Segnure, no! Queste sono geisha, segnure, geisha! – Ed allora, ma perché non alcune geisha? Più tardi, quando fossi stato meglio al corrente di cose giapponesi, forse avrei potuto da me stesso apprezzare l’enormità della mia richiesta: si direbbe che io avessi veramente parlato di sposare il diavolo ... ...... ... Ed infine, a sua volta, emerge il piccolo mazzetto di fiori d’argento, la crocchia d’ebano, la veste grigio perla e la cintura malva .. della signorina Gelsomino la mia fidanzata!! ... dividere un’ora della mia vita con questa piccola creatura, mai! ... è che per femmine le quali insomma stanno per vendere una bambina, costoro hanno un’aria che non mi aspettavo; non oso dire un’aria di ‘onestà’ (...), ma un’aria d’incoscienza ... esse compiono un atto che senza dubbio viene ammesso nel loro mondo, ed in verità tutto quello assomiglia, più di quanto non avessi creduto, ad un vero matrimonio. ...] ................. Le fait est qu’elle paraı̂t beaucoup mieux, celle-ci. Des yeux à longs cils, un peu bridés, mais qui seraient trouvés bien dans tous le pays du monde: presque une expression, presque une pensée. Une teinte de 234 cuivre sur des joues rondes; le nez droit; la bouche légèrement charnue, mais bien modelée, avec des coins très jolis. Moins jeune que mademoiselle Jasmine; dix-huit ans peut-être, déjà plus femme. – ... C’est une personne appellée mademoiselle Chrysanthème. ... Elle n’est pas mariée! ... C’est entendue, Missieu! ses parents vous la donnent pour vingt piastres par mois, ... Alors l’ennui me prend pour tout de bon de m’être décidé si vite, de m’être lié, même passagèrement, à cette petit créature, et d’habiter avec elle cette case isolée ... Qui sait comment cela va tourner, ce ménage? Est-ce une femme ou une poupée? ... il me semble m’être fiancé pour rire, chez des marionnettes ... ... Nous avions l’air d’être venus là pour sceller quelque pacte honteux, et les deux femmes tremblaient devant ces vilains petits personnages qui, à leur yeux, représentaient la loi. ... Chrysanthème entretient les fleurs dans nos vases de bronze, s’habille avec une certaine recherche, porte des chaussettes à orteil séparé, et joue tout le jour d’une sorte de guitare à long manche qui rend des sons tristes ... Je me fais l’effet de jouer pour moi-même quelque comédie bien piètre, bien banale, et, quand j’essaie de prendre au sérieux mon ménage, je vois se dresser en dérision devant moi la figure de M. Kangourou, agent matrimonial, à qui je dois mon bonheur. ... A travers la gaze bleue transparaissait la Japonaise, étendue avec une grâce bizarre dans sa robe de nuit d’une couleur sombre, la nuque reposante sur son chevalet de bois et les cheveux arrangés en grandes coques lustrées. Ses bras ambrés, delicats et jolis, sortaient jusqu’à l’épaule de ses manches larges. [Il fatto è ch’essa sembrava molto meglio, questa qui. Occhi dalle lunghe ciglia, un po’ trattenuti, ma che si sarebbero trovati bene in tutti i paesi del mondo: quasi una espressione, quasi un pensiero. Una tinta di rame sulle gote paffute; il naso diritto, la bocca leggermente carnosa, ma ben modellata, con angoli molto carini. Meno giovane della signorina Gelsomino; diciott’anni, forse, già più donna. – ... È una persona chiamata signorina Crisantemo. ... Non è sposata! ... È inteso, Segnure! i suoi genitori ve la danno per venti piastre al mese, ... 235 Allora, sul serio, mi prende il fastidio d’essermi deciso con tanta rapidità, d’essermi legato, anche se temporaneamente, a questa piccola creatura, e di abitare con lei in questa capanna isolata ... Chissà cosa ne verrà fuori da questa famiglia? Essa, è una donna, oppure una bambola? ... mi sembra di essermi fidanzato tanto per scherzo, in un teatro di marionette. ... ... Abbiamo l’aria di esser venuti a sigillare un patto vergognoso e le due donne tremavano davanti a questi piccoli, brutti personaggi i quali, ai loro occhi, rappresentavano la legge. ... Crisantemo distribuisce fiori nei nostri vasi di bronzo, si veste in un certo modo ricercato, porta scarpette col dito separato e tutto il giorno suona una specie di chitarra dal lungo manico la quale emette suoni tristi ... Mi fa l’effetto di recitare io stesso una qualche ben spregevole commedia, molto banale e, quando mi sforzo di prendere sul serio la situazione famigliare, vedo ergersi davanti a me beffarda la figura del S. Kanguro, sensale di matrimoni, al quale debbo la mia felicità. ... Attraverso la garza celeste si intravedeva la giapponese, distesa con una grazia bizzarra nel suo vestito da notte di colore scuro, la nuca riposante sul suo cavalletto di legno ed i capelli disposti in grandi bozzoli lucenti. Le sue braccia, delicate e graziose, uscivano fino alle spalle dalle maniche larghe.] .............. ... nous nous étions fourvoyés tous deux dans une rue habitée par une multitude de dames pas comme il faut. Je vois encore le grand Yves, luttant contre une bande de toutes petites mousmés, hétaı̈res de douze ou quinze ans, qui, comme taille, lui venaient à la ceinture, et le tiraient par ses manches, voulant le mener à mal. En se dégageant de leurs mains, il disait: “Oh! par exemple!” au comble de l’étonnement et de l’indignation, le voyant si jeunes, si menues, si bébés, et déjà si effrontées. [... noi tutti e due ci trovammo fuorviati in una strada frequentata da una moltitudine di signore non come si deve. Vedo ancora il grande Yves che lotta contro una banda di tante piccole smorfiose, d’età dodici o quindici anni, le quali, di taglia gli arrivavano alla cintura e che lo strattonavano per le sue maniche volendo condurlo alla perdizione. 236 Sfuggendo dalle loro mani, diceva: “Oh! con l’esempio!”, al colmo della sorpresa e dell’indignazione, vedendole tanto giovani, tanto minute eppure di già cosı̀ sfrontate.] ................ Ils sont quatre à présent, quatre officiers de mon bord, mariés comme moi et habitant, ..., dans le même faubourg. C’est même une aventure très commune. Cela s’est fait sans dangers, sans difficultés, sans mystères, par l’entremise du même Kangourou. ... toutes ces dames, ... Campanule, ... Jonquille, ... Sikou-San, ... Touki-San, ... Et c’est comique de voir entrer tous ces couples mal assortis, unis pour un jour; les dames avec leurs révérences articulées, tombant à quatre pattes, en trois temps, devant Chrysanthème, la reine de céans. ... En parlant d’elles, nous disons: “Nos petits chiens savants”, et le fait est qu’il y a beaucoup de cela dans leur manière. ... Toujours du bizarre à outrance, du saugrenu macabre; partout des choses à surprise qui semblent être les conceptions incompréhensibles de cervelles tournées à l’envers des nôtres ... [Al momento sono quattro, quattro ufficiali della mia nave, sposati come me ed abitanti, ..., nel medesimo sobborgo. È lo stesso un’avventura molto comune. Si fa senza pericoli, senza difficoltà, senza misteri, attraverso la mediazione dello stesso Kanguro. ... tutte queste signore, ... Campanula, ... Giunchiglia, ... Sikou-San, ... Touki-San, ... Ed è comico vedere entrare tutte queste coppie mal assortite, unite per un giorno; le signore con le loro riverenze dinoccolate, che cadono a quattro zampe, in tre tempi, davanti a Crisantemo, la regina di questa casa. ... Parlando di loro, noi diciamo: “Le nostre piccole cagnoline sapienti”, ed il fatto è che si trova molto di ciò nei loro modi. Sempre bizzarri oltremodo, qualcosa di macabro stravagante; dappertutto cose a sorpresa che sembrano essere le concezioni incomprensibili di cervelli girati all’inverso dei nostri ...] ................... ... Mon Dieu, cette petite Chrysanthème, je ne la deteste pas, en somme. D’ailleurs, quand il n’y a, de part ou d’autre, ni dégoût physique ni haine, l’habitude finit par créer une espèce de lien malgré tout 237 ... Il est certain qu’ils se plaisent beaucoup, Chrysanthème et lui. Mais j’ai confiance toujours, et je ne me figure pas que cette petite épousée de hazard puisse jamais amener un trouble un peu sérieux entre ce ‘frère’ et moi. ... mais notre rapports deviennent froids de plus en plus, surtout quand nous sommes seuls ... C’est singulier que la musique de ce peuple rieur puisse être si plaintive. Mais, décidément, celle que fait Chrysanthème mérite d’être entendue ... Ce séjour, cette liberté trop grande m’inquiètent pour mon pauvre Yves, auquel ce pays de plaisir tourne un peu la tête. D’ailleurs, de plus en plus, je le crois amoureux de Chrysanthème. C’est grand dommage vraiment que ce sentiment-là ne me soit pas venu plutôt à moi, puisque j’ai tant fait que de l’épouser ... De cette Japonaise, je me soucie comme de rien. Mais Yves ... ce serait mal de sa part, et cela porterait une atteinte grave à ma confiance en lui ... Je la prenderais en haine, ma mousmé, si elle entraı̂nait mon pauvre Yves à une mauvais action que je ne lui pardonnerais peut-être plus ... [Mio dio, questa piccola Crisantemo, non la detesto, insomma. Del resto, quando né da una parte, né dall’altra esiste disgusto fisico oppure odio, l’abitudine finisce per creare una specie di legame malgrado tutto ... È sicuro che si piacciono molto, Crisantemo e lui. Ma mi fido sempre e non mi figuro che questa piccola sposata a caso possa mai condurmi a qualche guaio un po’ serio tra questo ‘fratello’ e me. ... ma i nostri rapporti divennero sempre più freddi man mano, soprattutto quando eravamo soli ... È curioso che la musica di questo popolo ridanciano possa essere tanto malinconica. Ma, decisamente, quella che faceva Crisantemo meritava venisse ascoltata ... Questo soggiorno, questa libertà troppo grande m’inquietano per il mio povero Yves, al quale questo paese del piacere fa girare un po’ la testa. Inoltre, sempre di più, lo credo innamorato di Crisantemo. È una grande disgrazia invero che questo sentimento qua non sia venuto piuttosto a me, poiché io non ho fatto altro che sposarla ... Di questa giapponese non mi preoccupo come di niente. Ma Yves ... sarebbe male da parte sua e questo porterebbe un grave attentato alla mia fiducia in lui. La prenderei in odio, la mia smorfiosa, se ella conducesse il mio povero Yves ad una cattiva azione, 238 che io non gli perdonerei forse più ...] ................. ... ces partis, que nous a procurés M. Kangourou, sont des demijeunes filles, si l’on peut dire, des petites personnes ayant déjà eu dans leur vie un léger roman, ou même deux. Alors, il est bien naturel de se méfier un peut .... l’éloignement où nous sommes de la ville, me servent de prétexte depuis deux ou trois jours pour ne plus aller à Diou-djendji voir Chrysanthème. ... C’est que madame Prune, paraı̂t-il ... mon Dieu, comment dire cela ... paraı̂t-il, recevait autrefois beaucoup de messieurs, des messieurs qui venaient toujours isolément, et cela donnait à penser ... Or, quand madame Prune était occupée avec une visite, si un nouvel arrivant se présentait, son ingénieux mari, pour le faire attendre, le captiver dans l’antichambre, le retenir, s’offrait aussitôt à lui peindre quelques cigognes, ... Voilà comment, à Nagasaki, tous le messieurs japonais d’un certain âge possèdent dans leurs collections deux ou trois de ces petits tableaux de genre, ... [... questi partiti, procuratici dal S. Kanguro, sono giovani pocofanciulle, se si può dire, persone ignobili che nella loro vita hanno già avuto una storia leggera, od anche due. Allora, è ben naturale di non fidarsi un po’ ... la distanza in cui siamo dalla città mi serve come pretesto dopo due o tre giorni per non andare a [lla casa di] Diou-djendji per vedere Crisantemo. ... È che la signora Pruno, sembrerebbe mio dio, come dirlo, ... sembrerebbe altre volte ricevere molti signori, signori che venivano separatamente sempre, e ciò darebbe a pensare ... Ora, quando la signora Pruno era occupata con una visita, se si presentava un nuovo arrivato, il suo ingegnoso marito, per farlo attendere, lo catturava nell’anticamera, lo tratteneva, si offriva subito di dipingerli qualche cicogna, ... Ecco come, a Nagasaki, tutti i signori giapponesi d’una certa età possiedono nella loro collezione due o tre di questi piccoli quadretti di genere ... ] .................. ... et moi je ne trouve rien à redire, en somme, à ce couchage à trois: c’est si peut un lit, ce que nous partagerons là, et nous y dormirons tout habillés, comme toujours, suivant l’usage nippon. ... D’aucuns 239 prétendent que c’est une ancienne guécha [geisha] jadis renommée à Yeddo [Tokio], puis déchue de la faveur du public élégant, pour avoir eu l’étourderie de devenir mère. Cela expliquerait bien le talent de sa fille sur la guitare: elle lui aurait inculquè elle-même le doigté et la manière du Conservatoire. ... Chrysanthème amoureuse d’Yves; Yves de Chrysanthème; Oyouki, de moi; moi, de personne ... Il y aurait même là matière à un gros drame fratricide, si nous étions dans un autre pays que celui-ci; mais nous sommes au Japon et, vu l’influence de ce milieu que atténue, rapetisse, drolatise, il n’en résultera rien du tout. ... Et Yves, que j’ai fait venir, s’est montré bien doux pour elle, tellement que j’en ai conçu cette fois un peu de sérieux ennui; je me suis demandé si ce dénouement assez pitoyable, vaguement redouté jusqu’ici, n’allait pas bientôt se produire ... [... ed io non trovo niente da ridire, insomma, su questo andare a letto in tre: è tanto poco un letto quello che noi divideremo là e noi ci dormiremo del tutto vestiti, come sempre, seguendo il costume giapponese. ... Alcuni pretendono che lei è una vecchia geisha un tempo famosa a Tokio, successivamente decaduta dal favore del pubblico elegante per aver commessa la scempiaggine di diventare madre. Questo spiegherebbe bene il talento di sua figlia sulla chitarra: lei stessa le avrebbe insegnato la diteggiatura nello stile del conservatorio. ... Crisantemo innamorata di Yves; Yves di Crisantemo; Oyouki di me; io di nessuno. Ci sarebbe perfino la materia per un grande dramma fratricida, se noi fossimo in un paese diverso da questo; ma noi stiamo in Giappone e, vista l’influenza esercitata da questo ambiente, che attenua, minimizza e ridicolizza, non ne uscirà niente del tutto. ... Ed Yves, che ho fatto venire, si è mostrato molto dolce con lei, talmente che io stavolta ne ho concepito un po’ di contrarietà seria; mi sono domandato se questa conclusione molto spregevole, fin qui vagamente temuta, non stesse per prodursi subito ...] ..................... Il me semble même entendre qu’en se quittant, ils s’embrassent ... Au Japon c’est sans conséquence je le sais bien; cela se fait beaucoup, c’est très reçu; ... on embrasse très bien des mousmés quelconques sans 240 que personne y trouve à redire. Mais c’est égal, Yves est vis-à-vis de Chrysanthème dans une situation particulière, ... Je m’inquiète des heures qu’ils ont souvent passées au logis, seuls ensemble; ... ............. – Tu sais, après tout, si elle te faisait tant de plaisir ... Je ne l’ai pas épousée, elle n’est pas ma femme, en somme ... ........ – Pas votre femme, vous dites? Si! par example ... Voilà c’est qu’elle est votre femme ... ......... Mais il la considère comme ma femme, et alors c’est sacré. [Mi sembra anche capire che lasciandosi, essi si baciano ... In Giappone non fa effetto, lo so bene; si fa molto spesso, è ben accetto; si baciano le smorfiose qualsiasi senza che nessuno ci trovi niente da ridire. Ma fa lo stesso, Yves davanti a Crisantemo sta in una situazione particolare, ... Mi inquietano le ore che spesso hanno passato da soli nell’alloggio; ... ............... – Tu sai, dopo tutto, se lei ti facesse tanto piacere ... Io non l’ho mica sposata, non è mia moglie, tutto sommato ... ........ – Non è vostra moglie, voi dite? Sı̀! per esempio ... Ecco, è che essa è proprio vostra moglie ... Ma lui la considera come mia moglie ed allora è sacra.] ......... Un matsouri, une fête, un cortège qui passe “dans le quartier des dames galantes”, affirment nos mousmés, avec un plissement dédaigneux des lèvres. Mais il a l’air très chaste, le quartier de ces dames ... Mademoiselle Oyouki ... ayant une demi-larme de bébé dans chaque oeil; elle m’embrasse avec ses grosses lévres rouges, qui font toujours un rond mouillé sur ma joue; ... Vers neuf heures arrivent, avec un froufrou soyeux, les trois guéchas en vogue de Nagasaki, mesdemoiselles Pureté, Orange et Printemps, que j’ai louées quatre piastres par tête, un prix excessif en ce pays. ... Je les traite un peu en baladines à mes ordres, et l’idée qui m’etait venue d’épouser l’une d’elles me fait hausser les épaules à présent, ... Mademoiselle Orange, la guécha enfant, ..., dont 241 le rebord des lèvres est doré au pinceau, exécute des pas délicieux, ... La pièce à effet réservée pour la fin est un trio de chamécen, long et monotone que les guéchas exécutent en pizzicato rapide, sur les cordes les plus hautes, pincées très court. On dirait la quintessence même - puis la paraphrase, l’exaspération, si l’on peut dire - de cet éternel chant d’insectes qui sort des arbres, des plantes, des vieux toits, des vieux murs, de tout, et qui est la base même des bruits japonais ... ........... ... Ce semblant de tristesse chez elle, ce n’était donc pour ... Pour qui, alors? ... Par terre, étalées, toutes les belles piastres blanches que, suivant nos conventions, je lui ai données hier au soir. Avec la compétence et la dextérité d’un vieux changeur, elle les palpe, les retourne, les jette sur le plancher et, armée d’un petit marteau ad hoc, les fait tinter vigoureusement à son oreille, tout en chantant je ne sais quelle petite romance d’oiseau pensif, qu’elle improvise sans doute à mesure ... Allons, pas plus pour Yves que pour moi, pas plus pour moi que pour rien ne s’est jamais passé dans cette petite cervelle, dans ce petit coeur. ... La crainte de la laisser triste avait failli me faire un peut de peine, et j’aime beaucoup mieux que ce mariage finisse en plaisanterie come il avait commencé. ... Allons, petite mousmé, séparons-nous bons amis; embrassons-nous même, si tu veux. Je t’avais prise pour m’amuser; tu n’y as peut-être pas trè bien réussi, mais tu as donné ce que tu pouvais, ta petite personne, tes révérences et ta petite musique; somme toute, tu as été assez mignonne, dans ton genre nippon. [Un matsouri, una festa, un corteo che passa “nel quartiere delle signore galanti”, dicono le nostre smorfiose, con una piega sdegnosa sulle labbra. Ma esso ha un’aria molto casta il quartiere di queste signore ... La signorina Oyouki ... mostrando una lacrimuccia da bambina in fasce per ciascun occhio; essa mi bacia con le sue grandi labbra rosse che lasciano sempre un impronta umida rotonda sulla mia guancia; ... Verso le nove arrivano, con un frusciare di seta, le tre geisha in voga a Nagasaki, le signorine Purezza, Arancio e Primavera, che ho affittato per quattro piastre ciascuna, un prezzo eccessivo per questo paese. ... Le tratto un poco come saltimbanchi ai miei ordini, e l’idea che mi era 242 venuta di sposarmene una ora mi fa alzare le spalle, ... La signorina Arancio, la geisha bambina, ..., della quale i bordi delle labbra sono pitturati in oro, esegue passetti di danza deliziosi, ... Il pezzo ad effetto riservato per la fine è un terzetto di chamisen, lungo e monotono che le geisha eseguono in ‘pizzicato’ rapido sulle corde più alte, toccate molto corte. Si direbbe la quintessenza stessa, poi la parafrasi, si può dire l’esasperazione, di questo eterno canto di insetti che esce dagli alberi, dalle piante, dai vecchi tetti, dai vecchi muri, da tutto e che è la base stessa dei suoni giapponesi ... ............... ... Tale sembianza con lei di tristezza non era dunque per Yves ... per chi allora? ... Per terra, impilate, tutte le belle piastre bianche che, secondo i nostri accordi, le ho dato ieri sera. Con la competenza e la destrezza del vecchio cambiavalute, lei le accarezza, le rigira, le getta sul pavimento ed, armata di un piccolo martello apposito, le fa tintinnare con vigore al suo orecchio, mentre canta non so quale piccola romanza d’uccello riflessivo che lei improvvisa senza dubbio apposta ... Andiamo! non più per Yves che per me, non più per me che per Yves, nulla è mai passato per quella piccola testa, nel suo piccolo cuore. ... Il timore di abbandonarla nella tristezza era arrivato a farmi un po’ di pena ed io preferisco di gran lunga che questo matrimonio finisca nello scherzo come era cominciato. ... Andiamo, piccola smorfiosa, separiamoci da buoni amici; baciamoci perfino, se vuoi. Ti avevo preso per divertirmi; tu, forse, non ci sei riuscita troppo bene, ma hai dato quanto hai potuto: la tua piccola persona, le tue riverenze e la tua piccola musica; tutto sommato, sei stata molto graziosa nel tuo genere Giappone.] Pierre Loti ... Pardonne-moi cette audace, j’ai voulu garder une petite place dans ton souvenir ... je n’ose pas dire dans ton coeur. ... Mais si j’ai pu te voir partir le sourire aux lèvres ... je veux que tu saches, ..., qu’au Japon aussi il y a des femmes qui aiment et ... qui pleurent! ... [... Mi perdoni l’audacia, ho voluto conservare un piccolo posto nel 243 tuo ricordo ... non oso dire nel tuo cuore. ... Ma se ho potuto vederti partire col sorriso sulle labbra ... voglio che tu sappia, ..., come anche in Giappone si trovano donne che amano e ... le quali piangono! ...] André Messager, Georges Hartmann et André Alexandre ... je chante, pour endormir ma pensée, la chanson lugubre de l’usurier, accompagnée de coups frappés avec une petite baguette sur les piastres neuves que Pierre m’a laissées. Cette chanson, bien connue au Japon, montre que l’avarice mène à tous les crimes et que l’argent est ce qu’il y a de pis au monde. [ ... canto, per addormentare il mio pensiero, la canzone lugubre dell’usuraio, accompagnata dai colpi portati con una piccola bacchetta sulle nuove piastre che Pierre mi ha lasciato. La canzone, ben nota in Giappone, mostra che l’avarizia conduce a tutti i delitti e che il denaro costituisce quanto di peggio esiste al mondo.] Félix Régamey – Per niente al mondo sarei mancato alla Prima di stasera. Sapevo che il vostro teatro ... – Dite pure il mio bordello. ............ –... Una donna ha per caso bisogno di saper recitare e cantare? Ah! sei proprio uno stupido, ragazzo mio ... Nanà ha ben altro, accidenti! qualcosa che vale tutto il resto. L’ho fiutato, è fortissimo in lei, o mi ritrovo il naso di un imbecille ... Vedrai, vedrai, le basterà comparire e tutta la sala resterà a bocca aperta. ... ... Quando una delle sue donnine, come le chiamava, Simonne o Clarisse, non rigava dritto, le rifilava un calcio nel sedere. Altrimenti, non c’era modo di vivere. Vendeva quello: sapeva quanto valevano, le zoccole! ... – Lasciate stare, caro mio, una sgualdrinella! Il pubblico le darà una lezione ... ......... – Perché non me l’hai detto che conoscevi Nanà? 244 – Nanà? Se non l’ho mai vista! – Sul serio? Mi hanno giurato che ci eri andato a letto. ............ – Il ganzo di Nanà. ........... – Ah! ecco Blanche! ... È stata lei a dirmi che eri andato a letto con Nanà. ............. C’era tutta Parigi, la Parigi delle lettere, della finanza e del piacere, parecchi giornalisti, qualche scrittore, agenti di Borsa, più ragazze di vita che donne oneste; un ambiente quanto mai eterogeneo, composto da ogni sorta di caratteri, corrotto da ogni sorta di vizi, dove la stessa stanchezza e la stessa smania segnavano i volti. ... Nanà, molto alta, molto formosa per i suoi diciott’anni, con la tunica bianca da dea, i lunghi capelli biondi sciolti semplicemente sulle spalle, scese verso la ribalta con tranquilla disinvoltura, sorridendo al pubblico. ... In fin dei conti non era per niente male, quella bella ragazza. La risata le scavava un amore di fossetta sul mento. ... Nanà non aveva perso il sorriso, che le illuminava la bocca piccola e rossa e le brillava negli occhi grandi, di un azzurro chiarissimo. A certi versi un po’ spinti, un’espressione vogliosa le faceva arricciare il naso, le narici rosee fremevano, mentre una vampa le saliva alle guance. ... Allora, senza scomporsi, fece una mossa con l’anca che disegnò una rotondità al di sotto della tunica sottile, mentre, col busto reclinato in avanti, il seno debordante, tendeva le braccia. Scoppiarono gli applausi. ... Era nel suo elemento, con un pugno sul fianco, una Venere a livello della canaletta di scolo, lungo il bordo del marciapiede. .............. – Dite un po’, mio caro, questa Nanà non è quella che abbiamo visto una sera all’angolo di rue de Provence ... All’altro capo della sala, con la nuca appoggiata alla cornice di uno specchio, una ragazza di diciott’anni al massimo stava immobile davanti a un bicchiere vuoto, come intorpidita da una lunga e vana attesa. Sotto i riccioli naturali dei bei capelli biondo cenere, aveva una viso virginale, 245 due occhi vellutati, dolci e pieni di candore; portava un abito di seta verde scolorito, un cappello tondo, tutto ammaccato. Il fresco della notte ne accentuava il pallore. – To’ ! Ecco Satin - mormorò Fauchery nel vederla. La Faloise lo interrogò incuriosito. Oh! una battona di strada, niente di speciale. Ma era talmente sboccata che era uno spasso farla parlare. E il giornalista, alzando la voce. – Cosa fai lı̀, Satin? – Mi rompo le palle, .... ... gli sembrava che si chiamasse madame Robert: una donna onesta che aveva un solo amante alla volta, e sempre uomini rispettabili. ... Nanà era nuda. Era nuda con tranquilla audacia, certa dell’onnipotenza della sua carne. Era avvolta soltanto in un velo trasparente; le spalle tornite, il seno da amazzone coi capezzoli rosa, ritti e turgidi come punte di lancia, i fianchi larghi che ondeggiavano in un movimento voluttuoso, le cosce da bionda abbondante, se ne indovinava tutto il corpo, lo si vedeva attraverso il tessuto impalpabile candido come spuma. ... Nanà continuava a sorridere, ma con il sorriso aguzzo della mangiatrice di uomini. ... La libidine che sprigionava, come un animale in calore, si era diffusa sempre di più, saturando la sala. ... Nanà era vittoriosa, con la sua carne di marmo, il suo sesso abbastanza forte da distruggere tutta quella gente senza esserne minimamente scalfita. ... Satin era tornata davanti al Café des Variétés, ... Un omone, che usciva tutto eccitato, alla fine se la portò via, nell’ombra del boulevard che a poco a poco si addormentava. – Insomma, di’ il mio bordello, razza di testone! Si indovinava la giovane mantenuta piantata troppo presto dal primo accompagnatore serio, ripiombata nel giro degli amanti equivoci, insomma un debutto difficile, un lancio fallito, ostacolato da crediti negati e minacce di sfratto. ... Chiamavano cosı̀ tra di loro, non per scherzo, vecchio spilorcio e moraccione i due uomini paganti, un commerciante del faubourg Saint-Denis, di indole parsimoniosa, e un valacco, sedicente conte, i cui soldi, sempre assai irregolari, avevano uno strano odore. ... Ma il dispiacere più grosso di Nanà era il piccolo Louis, il bambi246 no che aveva avuto a a sedici anni e messo a balia in un paesino nei dintorni di Rambouillet. Quella donna reclamava trecento franchi per restituire Louiset. ... Possibile che, tra tutti gli uomini che l’avevano acclamata, non ce ne fosse uno che le portasse quindici luigi? ... – Ho qualcuno per voi, oggi ... Vi va? – Sı̀... Quanto? – Venti luigi. – E a che ora? – Alle tre. ............ La divertiva tenere gli uomini sulla corda. ... Allora si misero a ridere, con gli occhi che luccicavano, scambiandosi particolari sulla trattoria di rue des Martyrs, dove la grassa Laure Piédefer, per tre franchi, dava da mangiare alle donnine in difficoltà. Davvero un bel posticino! E tutte quante le donnine baciavano Laure sulla bocca. ... E apparve Labordette, trascinandosi dietro cinque donne, il suo educandato, secondo la malevola definizione di Lucy Stewart. C’era Gagà, maestosa in un abito di velluto azzurro che la strizzava, Caroline Héquet, sempre in faglia nera con guarnizioni di pizzo chantilly, poi Léa de Horn, infagottata come il suo solito, la prosperosa Tatan Néné, una bionda bonaria con un petto da balia su cui si scherzava e per ultima Maria Blond, una ragazzina di quindici anni, con un aspetto da monello magro e vizioso, che aveva appena debuttato alle Folies. Labordette se le era portate tutte quante in una sola carrozza; e loro ridevano ancora per come erano state pigiate, con Maria Blond sulle ginocchia delle altre. Ma poi si morsero le labbra, scambiandosi strette di mano e saluti, mostrandosi molto educate. ... ................ Sbatteva le palpebre bistrate, con le ciglia sbruciacchiate, mentre parlava del futuro della sua signorina. Se lei, alla sua età, non aveva messo un soldo da parte, lavorando sempre, trovando ancora uomini, soprattutto giovani di cui avrebbe potuto essere la nonna, era veramente perché un buon matrimonio era la cosa migliore. Si chinò verso 247 La Faloise, che arrossı̀ sotto l’enorme spalla nuda e incipriata che gli incombeva addosso. – Sapete, - mormorò - se finisce cosı̀ anche lei, non sarà per colpa mia ... Ma si è talmente strani quando si è giovani. ........... Caroline Héquet, nata a Bordeaux da un modesto impiegato morto di vergogna, aveva la fortuna di avere per madre una donna con la testa sulle spalle che, dopo averla maledetta, si era rimessa con lei, in capo a un anno di riflessione, volendo almeno conservarle il patrimonio; la figlia, venticinque anni, freddissima, passava per una delle più belle donne che si potessero avere, a un prezzo che non variava; la madre, meticolosa, teneva i conti, una contabilità severa di incassi e spese, mandava avanti tutta la casa dall’angusto alloggio in cui viveva due piani più su, e dove aveva impiantato un laboratorio di sartoria per gli abiti e la biancheria. ........... Quelle cene per essere divertenti dovevano essere indecenti. Altrimenti, se si volevano rispettare la virtù e le belle maniere, tanto valeva mangiare in società, dove non ci si annoiava di più. ... Ma Blanche forniva particolari sul Re d’Italia, che aveva visto una volta a Milano; non era affatto bello, ma ciò non gli impediva di avere tutte le donne che voleva. ... Intanto Gagà era rimasta ferma all’Esposizione. Come tutte quelle donne, era contentissima, si preparava. Un momento d’oro, la provincia e l’estero si riversavano a Parigi. Insomma, forse, dopo l’Esposizione, se gli affari andavano bene, avrebbe potuto ritirarsi a Juvisy, in una casetta a cui faceva la posta da tempo. – Che ci volete fare - diceva a La Faloise - non si conclude niente ... Se almeno avessi qualcuno che mi ama. ................... Il banchiere era noto per i suoi colpi di fulmine; quel terribile ebreo tedesco, quell’affarista che maneggiava milioni, diventava un idiota quando si incapricciava di una donna: e le voleva tutte, non poteva apparirne una a teatro, senza che lui la comprasse, per quanto cara fosse. Si citavano le somme. A due riprese, la sua insaziabile fame di donne l’aveva 248 mandato in rovina. Come diceva Vandeuvres, le donnine vendicavano la morale, svuotandogli le casse. ... Ancora una volta, Steiner aveva perso la testa e a tal punto che, accanto a Nanà, restava come stordito, mangiava di malavoglia, il labbro pendulo, la faccia coperta di chiazze. Lei doveva solo dire una cifra. Ma non aveva fretta, ci giocava, sussurrandogli all’orecchio villoso le sue risatine, divertendosi dei brividi che vedeva passare sul suo volto massiccio. ... ............ – ... Vedete, mio caro, queste donne di teatro sono tutte uguali. Rose ha pianto di rabbia leggendo l’articolo di Léon su Nanà; lo so per certo. Allora, capite, anche lei vuole un articolo, e se lo procura ... Non faccio scenate, non è mia abitudine ... ma è proprio una baldracca. Se fossi suo marito le darei una bella strigliata ... Oh! non le porterà fortuna. Non conosce il mio Fauchery, un vero porco, quello, si attacca alle donne per fare carriera. ............ ... il figlio di un mercante di cavalli, secondo altri il bastardo di una contessa, neppure una rendita e sempre venticinque luigi in saccoccia, il lacchè delle puttane, un pezzo d’uomo che non andava mai a letto con nessuna. ... – Ho - gridò lei alla fine - non voglio che ci si fotta di me! ... Ci si era fatti un baffo di lei per tutta la cena, si erano dette cose orribili per far vedere quanto la si disprezzava. Una banda di sozzone che non arrivavano nemmeno a legarle le scarpe! ... – Ah! Mimı̀, ho solo te ... Ti amo, sı̀! ti amo tanto! ... Sarebbe troppo bello se potessimo vivere sempre insieme. Mio dio! quanto sono sfortunate le donne! ... ........... – Oh! sentite questa - gridò ad un tratto la piccola Maria Blond Di fronte a casa mia sta un signore, un russo, insomma un tipo ricco sfondato. Per farla breve, ieri ricevo un cesto di frutta, ma uno di quei cesti! pesche enormi, grappoli d’uva grossi cosı̀, insomma una cosa mai vista di questa stagione ... E, in mezzo, sei biglietti da mille ... Era il 249 russo ... Naturalmente, ho rimandato indietro tutto. Ma un po’ mi è dispiaciuto, per la frutta! ... Le donne si guardarono stringendo le labbra. Alla sua età, la piccola Maria Blond aveva una bella faccia tosta. Come se cose del genere potessero capitare a battone di bassa lega come lei! Nutrivano, l’una per l’altra, un profondo disprezzo. Erano gelose soprattutto di Lucy, furibonde per via dei suoi tre principi. ... Un po’ più in là, su un divano, un funzionario d’ambasciata aveva passato un braccio attorno alla vita di Simonne, cercando di baciarla sul collo; ma Simonne, stanca morta, imbronciata lo respingeva ogni volta con dei “Quanto rompi!” e grandi colpi di ventaglio sul naso. ... Nel suo vestito di seta bianca, leggero e sgualcito come una sottoveste, con una punta di ebrezza che la rendeva pallida, gli occhi pesti, si offriva con la sua aria tranquilla da brava ragazza. Le rose dello chignon e del corpetto avevano perso i petali; restavano solo i gambi. Ma Steiner ritirò di scatto la mano dalle gonne, dov’era incappato negli spilli appuntati da Georges. Si vide qualche goccia di sangue. Una cadde sul vestito e lo macchiò. – Ora il patto è suggellato - disse Nanà tutta seria. ... ... Era sempre cosı̀ con quelle puttane; non si sapevano comportare, al loro debutto in società erano disgustose. ... Rose, punta sul vivo, si era voltata e aveva risposto tra i denti con un “Brutta troia!” ... Era Satin, con un cappello a veletta, che si dava arie da signora in visita. “Una sgualdrina di quelle!” mormorò Prullière che la incontrava da un anno al Café des Variétes. E Simonne raccontò che Nanà, avendo riconosciuto in Satin una vecchia compagna di scuola, si era fissata e tampinava Bordenave perché la facesse debuttare. .... – Monsieur Steiner è partito ieri per Loiret - disse Barillot .... - Credo voglia comprare una tenuta da quelle parti. – Ah! sı̀, lo so la tenuta di Nanà. ........ E nessuno sorrideva di quella strana commistione, di quel principe autentico, erede al trono, che beveva lo champagne di un istrione, per250 fettamente a suo agio in quel carnevale degli dèi, in quella mascherata della monarchia, in mezzo a un popolo di guardarobiere e ragazze di strada, di vecchi commedianti e di ruffiani. ... Il principe e il conte Muffat, tra i quali si trovava stretta Nanà, dovevano tenere sollevate le mani, per non sfiorarle i fianchi o il seno, al minimo gesto. ... mentre Satin, per quanto viziosa, si stupiva di vedere un principe e dei signori in frac mescolarsi a gente in maschera attorno a una donna nuda, e pensava tra sé che le persone eleganti non erano poi cosı̀ per bene. ... Tutto il suo essere si ribellava, il lento possesso che Nanà da qualche tempo esercitava su di lui lo spaventava, ricordandogli le letture edificanti, le possessioni diaboliavevano cullato la sua infanzia. Credeva al diavolo. E in Nanà, confusamente, era il diavolo, con le sue risate, il suo seno e il suo sedere, traboccanti di vizi. Ma si riprometteva di essere forte. Avrebbe saputo difendersi. ... Il conte Muffat si sentiva ancora più turbato, sedotto dalla perversione delle ciprie e dei belletti, in preda a un desiderio smodato di quella giovinezza dipinta, con la bocca troppo rossa nel volto troppo bianco, gli occhi ingranditi, cerchiati di nero, ardenti e pesti come dopo l’amore. ... Per un istante, si aggrappò alla ringhiera di ferro, che sentı̀ tiepida, di un tepore umano, chiuse gli occhi e, in un unico inspiro, si impregnò in tutto il sesso della donna, che ancora ignorava e che lo colpiva in pieno volto. ............. Parlò con livore degli sporcaccioni che aspettavano di sotto, dalla portinaia. E poi doveva scendere subito, le facevano perdere l’ultima entrata in scena. Tuttavia, ..., depose due baci sui favoriti di Muffat, ... Allora, rimasto solo con Nanà, cedendo a un soprassalto di collera e di desiderio, Muffat le corse dietro; e, nel momento in cui lei stava entrando in camerino, le stampò un rude bacio sulla nuca, sulla peluria bionda che si arricciava fin giù tra le spalle. Era come se restituisse il bacio ricevuto di sopra. Nanà, furibonda, stava già alzando la mano. Ma, quando riconobbe il conte, fece un sorriso. .... sentı̀ Satin che gridava: “Vecchio sporcaccione! Lasciatemi in pace!” Era il marchese di Chouard, che aveva ripiegato su Satin. Ma lei ne aveva decisamente abbastanza di tutta quella gente elegante. Nanà l’aveva appena pre251 sentata a Bordenave. Ma era stata una vera tortura restare a bocca chiusa, per paura di lasciarsi sfuggire qualche stupidaggine; e voleva rifarsi, tanto più che, dietro le quinte, si era imbattuta in un suo ex, ..., un pasticciere che le aveva regalato una settimana d’amore e di schiaffi. ... Mentre percorreva i viali, il rimbombo delle ultime carrozze lo assordava col nome di Nanà, i becchi a gas gli facevano danzare davanti agli occhi immagini di nudità, le braccia flessuose, le spalle bianche di Nanà; e sentiva di essere in suo potere; avrebbe rinnegato tutto, venduto tutto, per averla un’ora già quella sera. Era la sua giovinezza che infine si risvegliava, un’avida pubertà da adolescente che si accendeva di colpo nella sua freddezza da cattolico e nella sua dignità di uomo maturo. ................ Diventava pudica. Era tutta rossa. Però nessuno poteva vederla; alle loro spalle, la camera era immersa nel buio, ... Mai aveva provata tanta vergogna. A poco a poco, sentiva venir meno le forze, malgrado il suo imbarazzo e le sue resistenze. Quel travestimento, quella camicia da notte e quella vestaglia da donna [indossata dal ragazzino] la facevano ancora sorridere. Era come essere insidiata da un’amica. – Oh! non sta bene! non sta bene. Balbettò, in un ultimo tentativo di difesa. E cadde, come una vergine, tra le braccia di quel ragazzino, di fronte alla bellezza della notte. La casa dormiva. ... .............. Quell’uomo cosı̀ serio, quel ciambellano che attraversava con passo dignitoso i saloni delle Tuileries, di notte mordeva il cuscino e singhiozzava, esasperato, evocando sempre la stessa immagine sensuale. Ma stavolta era deciso a concludere. Lungo la strada, nella grande pace del crepuscolo, aveva immaginato di farle violenza. E subito, dopo i primi convenevoli, cercò di abbrancarla. – No, no, fate piano. Si limitò a dire lei, senza arrabbiarsi, anzi sorridendo. Lui la riagguantò a denti stretti; poi, siccome lei si divincolava, diventò volgare, le ricordò che era venuto per andare a letto con lei. Nanà, sempre sorridente, 252 benché alquanto imbarazzata, gli teneva le mani. Gli diede del tu, per addolcire il rifiuto. – Insomma, tesoro, calmati ... Lo vedi che non posso ... C’è Steiner di sopra. Ma lui era come impazzito; lei non aveva mai visto un uomo in uno stato del genere. Le venne paura; gli mise le dita sulla bocca, per soffocare le grida che si lasciava sfuggire; e, abbassando la voce, lo supplicava di tacere, di lasciarla stare. ... Nanà, tra le braccia del ragazzino, tornava ai suoi quindici anni. Sotto le sue carezze da adolescente, il fiore dell’amore in lei rifioriva, dopo anni di abitudine e disgusto per gli uomini. Era colta da improvvisi rossori, da un turbamento che la lasciava tutta tremante, da un bisogno di ridere e piangere: tutta un’inquieta verginità, attraversata da desideri che la lasciavano piena di vergogna. ... Nanà si ribellava ogni giorno di più all’idea di tradire Georges. Un ragazzo cosı̀ innocente, e che aveva fiducia in lei! Si sarebbe sentita l’ultima delle donne. Poi la cosa l’avrebbe riempita di disgusto. Zoé, che assisteva muta e sdegnosa a quell’avventura, pensava che madame stava diventando completamente idiota. ... Georges nicchiava, temendo di essere scoperto; se lo vedevano in carrozza con lei, ne sarebbe nato uno scandalo tremendo. Ma lei scoppiò a piangere, in preda a una cocente disperazione di donna umiliata, e lui la consolò, promettendole solennemente di andare. – Allora è vero che mi vuoi bene - balbettava Nanà - Ripeti che mi vuoi bene ... Dı̀, tesoro mio, se morissi ti dispiacerebbe molto? Ogni mattina, a colazione, la buona madame Hugon tornava suo malgrado su quella donna, raccontando ciò che le riferiva il giardiniere, sperimentando quell’ossessione che le ragazze di vita esercitano sulle borghesi più serie. Lei, cosı̀ tollerante era disgustata, esasperata, col vago presentimento di una disgrazia, che verso sera la piombava nel terrore come se avesse saputo della presenza nel circondario di una bestia feroce scappata da un serraglio. Sicché attaccava briga con gli invitati, accusandoli tutti di ronzare attorno alla Mignotte. ... ............... ... aveva capito tutto, scorgendo Georges perso tra le gonne di 253 Nanà. Un ragazzino! era distrutto all’idea che lei gli avesse preferito un ragazzino! di Steiner non gli importava, ma quel ragazzino! ... .................. – ... Be’, mio caro, sarà pure contessa, ma non è un granché ... Sı̀, sı̀, non è un granché. Sapete, io me ne intendo. Adesso la conosco come le mie tasche, la vostra contessa ... Volete scommettere che va a letto con quella vipera di Fauchery? ... Vi dico che ci va a letto! Certe cose si capiscono subito, tra donne. ............ – Certo, allora ero giovane - riprese Gagà - Comunque mi ricordo che la vedevo passare ... Dicevano che in casa fosse disgustosa. Ma, in carrozza, aveva una classe! E poi storie fuori del comune, porcate, intrighi incredibili ... Non mi stupisce che abbia un castello. Un uomo te lo ripuliva in un soffio ... Ah! Irma d’Anglars è ancora viva! Be’, gattine mie, deve andare per i novant’anni. .................. Poi annoiò tutti con i suoi buoni sentimenti, in un accesso di perbenismo idiota, con progetti di educazione religiosa per Louiset e tutto un piano di buona condotta per se stessa. Siccome gli altri ridevano, pronunciò parole profonde, scuotendo il capo da borghese convinta, dicendo che solo l’ordine e la misura portavano alla ricchezza e che lei non voleva morire sul lastrico. .................. Nei primi tempi, al ritorno della campagna, lo faceva impazzire, baciandolo su tutto il volto e sui favoriti con le movenze da gatta, giurandogli che era il suo tesoro adorato, l’unico uomo che amava. Lui non aveva più paura di Georges, trattenuto dalla sua madre alle Fondettes. Restava il grosso Steiner, del quale pensava di prendere il posto, ma su cui non osava sollecitare un chiarimento. Sapeva che aveva enormi perdite di denaro, ... Aveva appena spolpato il principe e Steiner per dei capricci infantili, senza neppure sapere dov’erano andati a finire i soldi. ... ...... 254 – Ma come, non lo sapevi?! Sua moglie va a letto con Fauchery, mia cara ... La storia dev’essere iniziata in campagna ... Fauchery mi ha lasciata un attimo fa, mentre stavo venendo qui, e sospetto che avessero appuntamento da lui questa sera. Si sono inventati un viaggio, credo. Nanà era rimasta senza parole per la forte emozione. – Lo sospettavo! - disse alla fine, dandosi una pacca sulla coscia L’avevo intuito, mi era bastato vederla, quella volta, sulla strada ... È mai possibile che una donna onesta tradisca cosı̀ suo marito, e con quella canaglia di Fauchery, per giunta! Gliene insegnerà delle belle, quello lı̀! – Oh! - mormorò malignamente Daguenet - Pare che non sia la prima volta. Probabilmente ne sa quanto lui. Allora lei esclamò indignata – Ah! ... Bella gente! è uno schifo! ................ Uno dei piaceri di Nanà era spogliarsi davanti al suo armadio a specchio, dove si vedeva a figura intera. Faceva cadere a terra anche la sottoveste; poi, completamente nuda, restava a lungo incantata a contemplarsi. Era una passione per il proprio corpo, un’estasi per la propria pelle di seta e la linea flessuosa dei fianchi, a farla restare lı̀, seria, attenta, assorta in un autentico amore per se stessa. ... era la storia di una ragazza che discendeva da quattro o cinque generazioni di ubriaconi, il sangue avvelenato da una lunga eredità di miseria e alcolismo, che in lei si tramutava in un equilibrio nervoso della sessualità. Era cresciuta in periferia, sui marciapiedi di Parigi; e, alta, bella, fiorente come una pianta spuntata su un letamaio, riscattava i pezzenti e i derelitti di cui era il frutto. Con lei, il marciume che veniva lasciato fermentare nel popolo risaliva e faceva marcire l’aristocrazia. Diventava una forza della natura, un fermento di distruzione, senza volerlo, corrompendo e disgregando Parigi tra le sue cosce bianche come neve, facendola andare a male come certe donne, ogni mese, fanno andare a male il latte. Alla fine dell’articolo c’era il paragone con la mosca, una mosca color del sole, volata via dall’immondizia, una mosca che succhiava la morte sulle carogne abbandonate lungo i sentieri e che, ronzando, danzando, man255 dando bagliori da pietra preziosa, avvelenava gli uomini semplicemente posandosi su di loro, nei palazzi dove entrava per le finestre. .............. ... vide la disgregazione causata da quel fermento: lui avvelenato, la sua famiglia distrutta, un pezzo di società che scricchiolava e crollava. E, non potendo distogliere gli occhi, la guardava fissa, cercando di saturarsi del disgusto della sua nudità. ... Muffat seguiva quel profilo cosı̀ tenero, quelle distese di carni bionde soffuse da un bagliore dorato, quelle rotondità a cui la fiamma delle candele dava riflessi di raso. Pensava al suo antico orrore per le donne, al mostro delle Scritture, lubrico, che odorava di selvatico. Nanà era morbida, con una peluria fulva che rendeva vellutato il suo corpo; mentre nel dorso e nelle cosce da giumenta, nel turgore delle carni solcate da pieghe profonde che gettava sul sesso il velo conturbante della loro ombra, aveva qualcosa di bestiale. Era la bestia d’oro, incosciente come una forza della natura, e bastava il suo odore a infettare il mondo. Muffat continuava a guardare, ossessionato, ... Lui aveva coscienza della propria disfatta, sapeva che era stupida, volgare e bugiarda, eppure la voleva, anche se era un veleno. ... Poi sprofondò in un lungo silenzio, pensando al modo di mandar via il conte. Avrebbe voluto trovare un modo carino, perché era una brava ragazza e le dispiaceva far star male gli altri; tanto più che lui era cornuto, pensiero che aveva finito per intenerirla. ... ............... – Lo sai, ti ho pregata di non parlar mai di queste cose. – To’ ! e perché? - sbotto lei, già indispettita - Non la mangio mica, tua moglie, se parlo di lei ... Mio caro, le donne sono tutte uguali ... ....... La giovane donna, ormai lanciata, lo interrogò sulla contessa. A sentir lui, era fatta benissimo, ma era un pezzo di ghiaccio. ... ... – Vedi, io so come vanno certe cose ... Ebbene, piccolo mio, alle donne non piacciono gli uomini impacciati. Non dicono niente per pudore, capisci, ... Ma sta pur certo che ci pensano su per un bel pezzo. E presto o tardi, se uno non ci sa fare, si consolano altrove ... Credimi, tesoro, è cosı̀. ............ 256 – Di’ un po’, ci vai ancora a letto con tua moglie? – No, te lo giuro - disse Muffat, temendo una scenata. – E credi che lei sia un pezzo di legno? Lui rispose di sı̀, abbassando il mento. – Ed è per questo che ami me? ... Su, rispondi! Non mi arrabbio, promesso. ................ – No, lasciami in pace! ... Se non foste dei gran villani, sareste carini con le vostre mogli come lo siete con noi; e se le vostre mogli non fossero delle sceme, per tenervi si prenderebbero la stessa briga che ci prendiamo noi per conquistarvi ... Cosı̀ dovrebbe essere ... Ecco, tesoro, prendi e metti in saccoccia. – Non parlate delle donne oneste - disse lui con durezza - Non le conoscete. Di scatto, Nanà si tiró sulle ginocchia. – Non le conosco! ... Ma se sono delle schifose, le tue donne oneste! Sı̀, sono proprio delle schifose! Ti sfido a trovarne una che abbia il coraggio di mostrarsi come sono io adesso ... Mi fai ridere, con le tue donne oneste! Non farmi uscire dai gangheri, non costringermi a dire cose di cui poi potrei pentirmi. ... Se ci si mettono anche le donne oneste a portarci via i nostri amanti! ... Allora siamo a posto, altro che donne oneste! ... Ti giuro, caro, credevo che tu lo sapessi. Altrimenti, non te ne avrei di certo parlato. ... Poi forse non è vero. ... Me l’hanno detto, la gente ne parla; ma questo cosa prova? ... Ah! su, fai proprio male a roderti il fegato. Se io fossi un uomo, me ne infischierei bellamente delle donne! Le donne, vedi, sia in alto che in basso, sono tutte uguali: pensano tutte a fare la bella vita e basta. ........... Mentre lui si metteva in maniche di camicia da una sgualdrina, sua moglie si spogliava in camera di un amante: niente di più semplice e di più logico. E, ragionando in quei termini, si sforzava di rimanere freddo. Aveva la sensazione di precipitare nella follia dei sensi, una sensazione che si dilatava, si propagava, travolgeva tutto il suo mondo. Immagini sensuali lo perseguitavano. Nanà nuda a un tratto evocò Sabine nuda. 257 ............ – Ma è disgustoso! ... Insomma, lo vuoi capire che ne ho piene le tasche di te, torna da tua moglie che ti fa le corna ... Sı̀, ti fa le corna; te lo dico io adesso ... Ecco! hai avuto quello che volevi? Mi lascerai in pace adesso? Gli occhi di Muffat si riempirono di lacrime. Congiunse le mani. – Andiamo a letto. Di colpo Nanà perse la testa, anche lei soffocata da singhiozzi nervosi ... – Cristo di un dio! Ne ho abbastanza! - bestemmiava battendo i pugni sui mobili - Ah bene! e io che mi trattenevo, che cercavo di essere fedele ... Ma, caro mio, mi basterebbe dire una parola e domani sarei ricca sfondata. ... No, è troppo tardi - replicò rabbiosa - Mi piacciono gli uomini che danno senza che gli si chieda ... No, vedi, anche se mi offrissi un milione per una volta sola, ti direi di no. È finita, ho altro da fare ... Vattene o non rispondo di me. faccio un macello. .............. Esitava. Due giorni prima, lei gli aveva fatto capire che, se non trovava mille franchi per pagare una cambiale, non lo avrebbe più ricevuto. Erano due giorni che lui [Steiner] si dava d’attorno. .... – I mille franchi! - gridò - Ho forse chiesto l’elemosina? ... Ecco! guarda quanto ci tengo ai tuoi mille franchi! Prese la busta e gliela gettò in faccia. Da ebreo prudente, lui si chinò faticosamente a raccoglierla. Guardava la giovane donna, inebetito. Muffat scambiò con lui uno sguardo di disperazione, mentre lei si metteva le mani sui fianchi per gridare più forte. – Ah! questa poi, adesso avete finito di insultarmi! E tu, caro mio, sono proprio contenta che sia venuto anche tu, perché, vedi, cosı̀ il repulisti sarà completo ... Su, avanti! Fuori! ... ............ E con gesto brusco spalancò la porta della camera. Allora, i due uomini, in mezzo al letto sfatto, scorsero Fontan [l’attore]. .............. – Ecco! 258 Disse lei indicandolo, con un gesto da attrice tragica. Muffat, che aveva accettato tutto, a quell’affronto si ribellò. – Puttana! Balbettò. Ma Nanà, già in camera, tornò indietro, per avere l’ultima parola. – Puttana?! E tua moglie? ............. – Oh! zia cara, lo amo talmente! esclamò Nanà, stringendosi entrambe le mani sul petto con gesto grazioso. ... Se la prese con quella cricca di donne, delle vere puttane, nonostante le arie che si davano. Ah! sı̀, poteva ben dirlo, lei valeva più di tutte quante loro. .......... In camera da letto, accentuò ancora il suo carattere amabile. Di solito dava alle donne delle puttane e l’idea che un uomo potesse accollarsi una di quelle brutte bestiacce suscitava in lui l’unica indignazione di cui fosse ancora capace, nel sovrano disprezzo che da buon ubriacone riservava al mondo. ............ Ma Nanà non riusciva a trattenersi. Era in piena estasi amorosa, rosea come una vergine, con sguardi e sorrisi colmi di tenerezza. ....... – Eh! cosa? - gridò - a calci nel sedere? ... Ah, questa poi è grossa! Ma, mio caro, se sono stata io a buttarlo giù dalle scale, quel cornuto! Perché è cornuto, devi saperlo; la sua contessa lo cornifica con tutti, anche con quel mascalzone di Fauchery. E quel Mignon, che batte il marciapiede per quella brutta puttana di sua moglie, di cui nessuno vuole saperne, tanto è magra! ... Che brutta gente! che brutta gente! E Francis, facendosi confidenziale, a vederla lasciarsi andare cosı̀, con quella vestaglia da casalinga, nel salutarla si permise di darle dei consigli. Faceva male a buttare all’aria tutto per un capriccio amoroso; i capricci amorosi rovinano l’esistenza. ... Allora, esasperato, volendo dormire, Fontan le allungò un sonoro ceffone. Fu uno schiaffo talmente forte che Nanà si ritrovò di colpo sdraiata, con la testa sul cuscino. Rimase stordita. 259 – Oh! disse soltanto con un profondo sospiro da bambina. ... Non l’avrebbe fatto più, mai più, vero? Lo amava troppo; da lui, era bello anche essere presa a schiaffi. ... Al mattino, tutte le ragazze di vita del quartiere, appena messo alla porta l’uomo della sera prima, venivano a fare la spesa con gli occhi gonfi di sonno, strascicando le ciabatte col malumore e la stanchezza di una notte di seccature. Da tutte le strade che si immettevano nell’incrocio, scendevano a frotte verso il mercato, alcune pallidissime, ancora giovani, affascinanti nella loro trasandatezza, altre orribili, vecchie e gonfie, con la pelle flaccida, incuranti di farsi vedere cosı̀, al di fuori dell’orario di lavoro. .... Satin viveva in due stanze che un farmacista le aveva ammobiliato per salvarla dalla polizia. Nanà aveva talmente bisogno di parlare di lui che era arrivata a raccontarle tutte le botte che prendeva; la settimana prima, lui le aveva fatto un occhio nero; e ancora il giorno prima, non trovando le pantofole, con un ceffone l’aveva mandata a sbattere contro il comodino; e l’altra non si stupiva, continuando a soffiar fuori il fumo della sua sigaretta, interrompendosi solo per dire che in questi casi lei si chinava, fregando l’uomo e la sua sberla. ... E, l’indomani, le due donne gioivano tutto il pomeriggio per la riconciliazione, tuttavia, senza dirlo, preferivano i giorni in cui c’era aria di botte, la cosa le appassionava di più. Nanà adorava ricevere lettere, soprattutto se contenevano grandi frasi d’amore e giuramenti. ... Lui si scaldava, sbatteva in faccia a Nanà, in un fiotto di ingiurie, ogni genere di accuse, una dietro l’altra, senza darle modo di difendersi. Era sporca, era stupida, era andata a letto con tutti. Poi si accanı̀ sulla questione dei soldi. Li spendeva mai sei franchi lui quando si fermava a cena fuori? Gli pagavano la cena, altrimenti avrebbe mangiato a casa sua. E per quella vecchia ruffiana della Maloir poi, un rottame che avrebbe messo alla porta il giorno dopo! – Diecimila franchi in tre mesi! - urlava - Porco di un dio! Cosa ne hai fatto? Eh? Rispondi! ... Vanno tutti a finire a quel carcassone di tua zia, eh? o ti paghi degli uomini, è chiaro. ... – Sı̀, non aver paura ... Lavorerò. 260 ............ – Figlia mia, dove ci sono donne, ci sono sberle. L’ha detto Napoleone, mi pare. ....... – ... “Ma come, diceva, madame che comandava a bacchetta il signor conte, un uomo cosı̀ impeccabile”, perché, detto fra noi, pare che tu lo avessi fatto rincretinire, “com’è possibile che adesso si lasci massacrare di botte da quel pulcinella?” Nanà aveva dunque trovato il modo di provvedere a tutto. ... – Bene! bella roba. disse la zia che aveva capito. ... lei aveva a disposizione tutto il pomeriggio; guadagnava quaranta franchi, sessanta, a volte anche di più. Avrebbe perfino potuto pretendere dieci o quindici luigi, se avesse potuto mantenere la sua antica posizione; ... Allora, ..., Nanà ripiombò nel fango degli esordi. Si rimise a fare la vita, batté il marciapiede con le sue vecchie ciabatte da sguattera, a caccia di una moneta da cento soldi. ... Anzi, stuzzicata nella curiosità, le faceva domande su certe tendenze del vizio, stupefatta di avere ancora qualcosa da imparare alla sua età, dopo tutto quello che già sapeva; e rideva, dava in esclamazioni, trovando buffa la cosa, pur senza perdere una certa ripugnanza perché, per tutto quello che non rientrava nelle sue abitudini, in fondo era una benpensante. ... Allora, con Satin, batteva rabbiosamente i marciapiedi di Parigi, a caccia di quei debosciati dei bassifondi che si aggirano per le viuzze fangose, alla luce incerta dei lampioni a gas. Nanà tornò nelle balere di periferia, dove per la prima volta aveva fatto volteggiare le gonne sudice; rivide gli angoli bui dei viali esterni, i paracarri su cui gli uomini, a quindici anni, la baciavano, mentre suo padre la cercava per levarle la pelle. Tutte e due di corsa, facevano passare a tappeto i caffè e le sale da ballo di un quartiere, ... Satin, che aveva iniziato al quartiere Latino, portò Nanà al Bullier e nelle osterie del boulevard Saint-Michel. ... battevano tutta la città. ... appostamenti interminabili, passeggiate senza fine, liti e spintoni, brutalità spaventose di qualche passante ... spazzando i marciapiedi e ancheggiando, procedevano a piccoli passi, 261 rallentando ulteriormente l’andatura quando attraversavano il fascio di luce scintillante di un grande caffè. ... I loro visi bianchi di cipria, con la macchia rossa delle labbra e quella nera delle palpebre, acquisivano nell’ombra il fascino conturbante di un Oriente da bazar, esibito all’aperto, in mezzo alla strada. ... Lı̀, ristoranti, osterie, pizzicherie restavano illuminati fino alle due e tutto un brulichio di donne si ostinava a restare davanti alle porte dei caffè; ... ultimo mercato aperto per fare accordi di una notte, dove gli affari si trattavano in pubblico, ..., come nello sconfinato corridoio di una casa di piacere. Nelle sere umide, quando Parigi fradicia esalava l’odore dolciastro di una grande alcova sfatta, sapeva che il tempo piovoso, il fetore dei posti equivoci arrapavano gli uomini. E faceva la posta ai più distinti, leggeva questo nei loro occhi stravolti. Era come una ventata di follia carnale che spazzava la città. Aveva anche un po’ di paura, perché i più perbene erano i più schifosi. ... Quella sgualdrina di Satin aveva perso ogni rispetto, dava in escandescenze di fronte all’alterigia degli uomini in carrozza, ... Ma allora, come diceva quando parlava seriamente, la virtù non esisteva più? Sia in alto che in basso ci si rotolava nel fango. ... Poi Satin le metteva addosso una paura tremenda della polizia. ... In passato andava a letto con uno della buoncostume, per essere lasciata in pace; per ben due volte, lui era riuscito ad impedire che la schedassero; ... il suo pasticciere si era mostrato talmente villano da minacciare di venderla, quando lei l’aveva piantato; sı̀, c’erano uomini che vivevano alle spalle delle loro amanti con questo espediente, senza contare le megere che ti vendevano per pura cattiveria, se eri più bella di loro. Nanà ascoltava questi discorsi, in preda a un terrore crescente. ... sarebbe stata sicuramente arrestata, se un uomo, prendendola sottobraccio, non l’avesse portata via davanti alle guardie furibonde. ... – No, non voglio. Allora lui divenne volgare, ribatté: – Visto che vai con tutti ... Perché non con me? – Perché no. Secondo lei, quella risposta spiegava tutto. Amava troppo Fontan per 262 tradirlo con un suo amico. Gli altri non contavano, visto che non provava piacere e lo faceva per necessità. ... – Detto tra noi, mia cara, francamente, è una vera sciocchezza ... Una cotta va bene. Ma arrivare a questo punto, farsi sfruttare in questo modo per ricavarne solo schiaffi! ... Vuoi concorrere al premio di virtù? ... Sai che con me non c’è niente da temere. Preparo io il tuo Muffat, tu torni a teatro e io te lo riporto in mano. – No! disse lei energicamente. ... Non c’era uno straccio d’uomo che si sarebbe sacrificato cosı̀, senza sbandierarlo. ... Da quando per dargli da mangiare andava con altri, lo amava ancora di più, per tutta la fatica e tutto il disgusto che le costava. ... Stavolta era lei a essere sbattuta fuori. D’un tratto, nella sua rabbia, le venne in mente Muffat; ma, in verità, non avrebbe dovuto essere Fontan a renderle la pariglia. ... Satin la ascoltava con condiscendenza, la consolava, si indignava più di lei, prendendosela con gli uomini. – Che razza di maiali! Che razza di maiali! ... Non se ne può più di quei maiali! Poi aiutò Nanà a svestirsi, con fare da donnina premurosa e sottomessa. Ripeteva con voce carezzevole: – Mettiamoci subito a letto, tesoro. Staremo meglio ... Ci sono qui io che ti voglio bene. ... E, nel letto, prese subito Nanà tra le braccia, per calmarla. ... la zittiva con un bacio ... Allora, a poco a poco, in quell’abbraccio cosı̀ dolce, Nanà smise di piangere. Era commossa, ricambiava le carezze di Satin. ... entrambe facevano risatine soffocate, scambiandosi parole d’amore. ... Allora non ebbe esitazioni, scavalcò il davanzale e scomparve nel buio, con la camicia svolazzante, le cosce nude all’aria della notte. ... – Fatemi vedere le mani ... Non avete segni di punture, non lavorate. Su, vestitevi. ... un’altra, a letto con un amante che garantiva per lei, faceva la donna onesta offesa e minacciava di intentare un processo al prefetto di polizia. ................. 263 Prima di accettare la parte di Geraldine, che le avevano offerto, Nanà aveva voluto vedere la commedia, perché esitava a interpretare ancora una volta la parte della cocotte. Sognava una parte da donna onesta. ............ – Oh! il terzo [atto] è una meraviglia! La duchessa fa la cocotte a casa sua e ... ... Quanto a Fontan, faceva l’indifferente, ostentava freddezza, perché non toccava a lui infierire su una donna che aveva amato; in fondo, nella sua antica cotta tramutatasi in odio, le serbava un rancore feroce per la sua dedizione, la sua bellezza, per quella vita a due di cui non aveva più voluto saperne per via dei suoi gusti perversi da mostro. ........... Era come il bruciore di una vecchia ferita, non più il desiderio cieco, istintivo, a cui andava bene tutto, ma una passione gelosa per quella donna, un bisogno esclusivo di lei, dei suoi capelli, della sua bocca, del suo corpo, che lo ossessionava. Quando gli tornava in mente il suono della sua voce, tutte le sue membra erano percorse da un brivido. La desiderava con pretese da avaro e infinite delicatezze. ... – Ascolta, - disse lui ... - sono venuto a riprenderti ... Sı̀, voglio ricominciare. Lo sai benissimo, perché mi parli cosı̀? ... Caduto ai suoi piedi, l’aveva afferrata per la vita, la stringeva con tutte le forze, le premeva il viso tra le ginocchia fino a farsele sprofondare nella carne. Quando la sentı̀ cosı̀, quando ritrovò il velluto delle sue membra, sotto la stoffa sottile dell’abito, fu scosso da una convulsione; e tremava di febbre, smarrito, stringendosi ancora di più contro le sue gambe, come se avesse voluto entrare dentro di lei. ... – Ascolta almeno quello che ero venuto a proporti ... Ho già adocchiato un palazzo ... esaudirò tutti i tuoi desideri. Per averti tutta per me, darei tutti i miei averi. ... carrozze, brillanti, vestiti ... – Allora, hai finito di palpeggiarmi? ... Mi hai stancata. ... No, no e no ... Non voglio. ... È buffo, gli uomini ricchi credono di poter ottenere tutto col loro denaro ... E se non voglio? ... mentre nei tuoi palazzi si crepa, se non c’è amore ... Ah! i soldi! mio povero tesoro, sai dove me li metto? Vedi, me li metto sotto i piedi, i soldi! ci sputo 264 sopra! ... Oh! tu non puoi darmelo ... non dipende da te, ... Vorrei avere la parte della donna onesta, in quella roba lı̀. ... Se ti dico che la so fare la donna onesta! Ho provato a casa, non c’è nessuna che abbia la mia aria indifferente da duchessa che se ne infischia degli uomini; ... Adesso scendi giù e dici a Bordenave che vuoi la parte. ... Bordenave ha bisogno di soldi. Glieli presterai tu, visto che ne hai da buttare dalla finestra. ... Oh! quanto sei buono, tesoro! Sai, poco fa, era per gelosia ... Stavolta, ti giuro, non sarà come l’altra volta, perché adesso hai capito di cosa ha bisogno una donna. Pensi a tutto tu, vero? ... ........ Magari sarebbe stata buffa quella cicciona della Nanà nella parte della duchessa. E poi con quella faccenda teneva saldamente in pugno Muffat. ... Nanà, perdendo la testa di fronte a quell’aggressione improvvisa, stava per mettersi le mani sui fianchi e darle della puttana. Ma si trattenne ... Allora Nanà divenne una donna alla moda, viveva di rendita sulla stupidità e la depravazione dei maschi, marchesa dei marciapiedi d’alto bordo. Fu un lancio rapido e definitivo, un’ascesa nell’empireo delle cortigiane più celebri, nella luce abbagliante delle follie del denaro e delle audacie dissipatrici della bellezza. Si distinse subito tra le più costose. ... quella ragazzona, cosı̀ goffa in scena, cosı̀ ridicola quando voleva fare la donna per bene, in società interpretava la parte della seduttrice senza il minimo sforzo. ... un’aristocrazia del vizio superba e ribelle, aveva Parigi ai suoi piedi, da signora onnipotente. Era lei che dava il tono, le dame dell’alta società la imitavano. Stupiva l’architetto per le idee che gli suggeriva, catapultata di colpo tra le raffinatezze del lusso, da vera figlia dei marciapiedi di Parigi che ha il senso istintivo dell’eleganza. ... a parte qualche traccia di stupidità patetica e vistosità pacchiana, da cui si riconosceva l’ex fiorista che aveva sognato davanti alle vetrine dei passage. ... senza che nulla facesse pensare alla donna di piacere, a parte la voluttuosità di divani e poltrone; ... una donna in camicia che si cercava le pulci e un’altra, completamente nuda, che camminava sulle mani a gambe all’aria, bastavano a imprimere al salotto il marchio di una stupidità congenita. ... Aveva abbandonato il teatro. ... Tuttavia le era rimasto un fondo 265 di amarezza per quell’insuccesso. Si sommava alla lezione che le aveva dato Fontan, una porcata di cui riteneva tutti gli uomini responsabili. ... era una smania inesausta di spendere, un istintivo disprezzo per l’uomo che pagava, continui capricci da donna avida e scialacquatrice, orgogliosa di mandare in rovina i propri amanti. ... ... lui sarebbe venuto solo a orari fissi. ... E, se aveva dei tentennamenti, preso da un’inquieta gelosia, lei si dichiarava offesa nella sua dignità. ... Presto acquisı̀ su di lui un’influenza da ragazza per bene. ... iniziò a occuparsi delle contrarietà della sua vita domestica, di sua moglie, di sua figlia, dei suoi problemi di cuore e di denaro, con molta assennatezza e un gran senso di giustizia e di equità. ... era un donnaiolo che si era mangiato una fortuna con le prostitute; privo di senso morale, non si faceva dare denaro, ma approfittava del denaro altrui, ...; e siccome il conte sembrava scusare quelle debolezze, gli rivelò brutalmente che Daguenet l’aveva posseduta, fornendogli particolari disgustosi. Muffat si fece pallidissimo. ... Cedette non perché se ne fosse incapricciata, ma per dimostrare a se stessa di essere libera. L’idea dell’interesse venne dopo, quando Vandeuvres, l’idomani, l’aiutò a pagare un conto ... Nanà in un solo boccone avrebbe fatto fuori il suo ultimo castello, ... Muffat non sospettava nulla, Vandeuvres invece sapeva tutto; ma non faceva mai la minima allusione, fingeva di non sapere, col suo fine sorriso da libertino scettico, che non chiede l’impossibile, pur di avere la propria parte e purché tutta Parigi lo sappia. ... Ma la verità era che di Georges non le importava più nulla. ... spesso gli cedeva ancora, ... Madame Hugon doveva essere venuta a sapere che il figlio minore era ricaduto tra le braccia di quella donna perduta, ... – ... se crede di venire a casa di una sgualdrina, il salone lo lascerà a bocca aperta ... Sai, avrei potuto essere una donna di quelle e in tal caso il suo intervento sarebbe stato giustificato, per via della sua età e dell’onore della famiglia. Oh! li capisco bene questi sentimenti, io ... Ma gli è bastata un’occhiata, si è comportato da uomo di mondo. ... ... Sicché provava un misto di vergogna e di disagio, vedendolo cosı̀ spigliato con Nanà, ridere forte, abbandonarsi al piacere, con la sua 266 bella esuberanza. ... – ... Sı̀, c’erano degli uomini. Cosa credete che faccia con quegli uomini ... Si compromette una donna con queste arie da amante discreto, e io non voglio essere compromessa. ... i fratelli Hugon, Vandeuvres e Muffat furono ufficialmente di casa e si stringevano la mano da intimi. ... Tuttavia, in mezzo al lusso, ..., Nanà si annoiava a morte. Aveva uomini per ogni minuto della notte e soldi fin dentro i cassetti della toeletta, ... La sua vita si trascinava scioperata tirandosi dietro le stesse ore monotone... Questa certezza che l’avrebbe nutrita la lasciava lunga e distesa tutto il giorno, senza fare uno sforzo, addormentata nel profondo di questa paura e di questa sottomissione da convento, quasi rinchiusa nel suo mestiere di mondana. Ammazzava il tempo con i piaceri stupidi senza far altro che aspettare l’uomo. ... conservava soltanto la cura della propria bellezza. ... con l’orgoglio di potersi mettere nuda in qualunque momento, e davanti a chiunque, senza dover arrossire. ... e per cinque minuti si trastullavano insieme, il cane correva tra le sue braccia e le sue cosce, cosa che urtava molto il conte Muffat. Bijou fu il primo maschio di cui lui fu geloso. ... Allegra com’era per mestiere e per natura, diventava lugubre, riassumendo la sua vita in un grido che le tornava incessantemente sulle labbra, tra uno sbadiglio e l’altro: – Oh! quanto mi seccano gli uomini! .... Nanà notò, su un marciapiede di rue Montmartre, una donna che andava di fretta, con gli stivaletti scalcagnati, le gonne sudicie, il cappello sformato dalla pioggia. – Sali sù, ragazza mia. ... Satin fu il suo vizio. ... non fece che raccontare di Saint-Lazare, delle beghe con le suore e di quei porci della polizia che l’avevano schedata. Nanà si indignava, la consolava, ... baci inframezzati a risatine. Riprendevano, in forma scherzosa, il giochino interrotto all’arrivo degli agenti ... Poi, una bella sera, la cosa si fece seria. Nanà, che quella volta ... era rimasta disgustata, adesso capiva. ... Se l’era [Satin] filata col suo vestito nuovo, presa da un bisogno d’aria aperta, da una nostalgia del marciapiede. ... dava a Satin della sgualdrina: cosı̀ imparava, non 267 si raccattano schifezze del genere dal fango del marciapiede. ... tragica nei suoi furori da donna tradita, Nanà si precipitò all’inseguimento di quella stracciona, che scappava per capriccio, annoiata dagli agi del palazzo. ... quelle signore trascinavano nel fango il loro lusso, felici di sbalordire le ragazzotte del quartiere che, dopo cena, si portavano a casa. ... presa a morsi, picchiata, contesa tra le due donne, si limitava a dire che era ridicolo, che avrebbero fatto meglio a mettersi d’accordo. ... – D’altronde, mio caro, se la cosa non ti sta bene, è semplicissimo ... Le porte sono aperte ... Ecco! Bisogna prendermi come sono. E, da allora, Satin si stabilı̀ in casa apertamente, sullo stesso piano degli uomini. ............... – E cosı̀ sono una poco di buono, ..., Eh sı̀! bisognerebbe strappare il futuro suocero dalle mie grinfie ... Bene! sai che ti dico? per essere un ragazzo intelligente, sei veramente stupido! Ma come! vai a fare dei pettegolezzi con un uomo che mi adora e mi riferisce tutto! ... Ascolta, ti sposerai solo se voglio io, tesoro. ......... Lui l’aveva afferrata, le baciava le spalle, in uno slancio di riconoscenza. Lei, allegrissima, fremente, si dibatteva, si rovesciava all’indietro. – Ah! ho trovato. - gridò, eccitata da quel gioco - Senti cosa voglio per la mia mediazione ... il giorno del tuo matrimonio, mi porterai in dono la tua innocenza ... Prima di tua moglie, capito? ................. Durante il giorno, aveva letto un romanzo che aveva suscitato grande scalpore, la storia di una ragazza di vita; e protestava, diceva che erano tutte falsità, manifestando d’altronde un’indignata ripugnanza verso quella letteratura immonda che aveva la pretesa di rappresentare la natura; come se si potesse mostrare tutto! ... Non aveva perso la sua aristocratica alterigia, la raffinata eleganza della sua stirpe dissanguata; erano solo brevi intervalli di vertigine in quel cervello svuotato dal gioco e dalle donne. Una notte, steso accanto a lei, l’aveva terrorizzata confidandole un’idea atroce: pensava di chiudersi nella sua scuderia e darsi fuoco insieme ai cavalli ... 268 ... si ricordò della parure di zaffiri, sentendo l’astuccio dentro la tasca; voleva nasconderla in fondo al letto in modo che lei la trovasse con le gambe, coricandosi per prima; una sorpresa da bambinone che meditava fin dalla cena. E, nel suo turbamento, nell’angoscia di essere stato liquidato cosı̀, le porse bruscamente l’astuccio. ... raccontò alla sua bella la storia della regina Pomaré. Oh! una ragazza stupenda ai suoi tempi, che monopolizzava Parigi con la sua bellezza; e una grinta, una sicumera, gli uomini tenuti al guinzaglio come cagnolini, personaggi importanti che piangevano lungo le scale di casa sua! Adesso si ubriacava; le donne del quartiere, per ridere un po’, le facevano bere dell’assenzio; sui marciapiedi, i monelli la prendevano a sassate. Insomma, un vero tracollo, una regina caduta nel fango! Nanà ascoltava raggelata. ... E Nanà, di fronte a quella vecchiaia spaventosa da baldracca distrutta dall’alcol, ebbe un brusco ricordo, vide scorrere in fondo alle tenebre la visione di Chamont, di quell’Irma d’Anglars, quella ex-prostituta, colma di anni e di onori, che saliva lo scalone del suo castello tra gli inchini di un intero villaggio. ... Ma Satin si stava già rotolando sulle pelli d’orso della camera da letto e la chiamava. – Dai vieni! vieni! ........... – ... Lui però è veramente asfissiante, piange, parla dei suoi rimorsi. Cosı̀ ieri l’altro, dopo il nostro bisticcio, ha avuto una vera crisi ... Mi ha [il gesuita] parlato del conte, della sua crisi coniugale, supplicandomi di restituire la felicità alla famiglia. ... Gentilissimo, per carità, tutto sorridente ... Allora io gli ho risposto che non chiedevo di meglio e mi sono impegnata a far riconciliare il conte e sua moglie ... Sapete, non scherzo, sarei felicissima di vederli contenti quei due! ... ci sono dei giorni che, vi assicuro, non ne posso più di lui. ... Accidenti! non valgo granché, ..., Allora non punto su me stessa [cavalla di nome Nanà]. ... No, acccidenti, non punto nemmeno un luigi su di me. ... Accidenti disse Nanà - quel ladro di Steiner deve aver ripulito la Borsa un’altra volta! Che dite? Simonne è di una tale eleganza! Ma lui esagera, prima o poi lo sbattono dentro. ... – Ah! no, è finita con la vecchia guardia! Non voglio più saperne! E 269 poi, sapete, ora siete voi la mia Giulietta ... ......... E giocarono al rialzo, facendo scherzosamente la corte a Nanà, buttando lı̀ delle cifre, come se se la contendessero all’asta. ... Poi non avevano nessuna voglia di contribuire al successo di una sgualdrina che le umiliava tutte coi suoi quattro cavalli bianchi, i suoi postiglioni e quell’aria di voler divorare il mondo intero. ... Intorno a lei, nelle carrozze delle altre donne, si sussurrava che il conte l’avesse lasciata. Fioriva tutta una storia. Le Tuileries erano scandalizzate dalla condotta del ciambellano, da quando si faceva vedere in pubblico con lei. Allora, per salvare la sua posizione, lui aveva rotto. ... – Quell’imbecille ... Non lo conoscete; mi basta fare psst! perché lasci perdere tutto. ... Poi sapete, quella gente non mi fa più alcun effetto! ... li conosco troppo bene. Bisogna vederli in privato! ... Più nessun rispetto! Finito il rispetto! Porcherie in basso, porcherie in alto, sempre solo porcherie ... .... ... e lei regnava tra i bicchieri protesi, coi suoi capelli biondi vaporosi, il volto bianco come neve, sotto i raggi del sole. Allora, in cima al landò, per far crepare di invidia le altre donne imbufalite dal suo trionfo, alzò il suo bicchiere colmo, nell’antica posa di Venere vittoriosa. – Stammi a sentire, però; si tratta di una lettera che deve aver trovato in tasca a Fauchery, una lettera scritta a quella carogna di Fauchery dalla contessa Muffat. E, accidenti, è una lettera che parla chiaro, c’è spiattellata ogni cosa ... Sicché Rose vuol mandare la lettera al conte per vendicarsi di lui e di te. – E che me ne importa! - ripeté Nanà - È buffo ... Ah! allora le cose stanno davvero in quel modo, tra lei e Fauchery! ... ......... – Chi monta Nanà? ... Proprio in quel momento, era ricomparsa la vera Nanà. Allora gli uomini diedero un senso osceno alla domanda, scoppiando in una sonora risata. Nanà li salutò. ... Se i suoi cavalli non vincevano, se lo alleggerivano delle considerevoli somme puntate su di loro, era un disastro, 270 un tracollo; ... E Nanà, nessuno ignorava neppure questo, era la mangiatrice di uomini che gli aveva dato il colpo di grazia, arrivando per ultima su quel patrimonio vacillante e facendo piazza pulita. ... Otto giorni prima, lei si era fatta promettere un castello sulla costa normanna, ... Nanà, tutta tronfia di poter finalmente posar i piedi su quella terra proibita, si dava un contegno studiato, camminava con lentezza, ... Dopo averle ronzato attorno per mesi, aveva appena comprato a Gagà sua figlia Amélie per trentamila franchi, dicevano. – Be! bella schifezza! - esclamò Nanà disgustata - Mettete al mondo delle figlie! ... Ah! sı̀, quello che mi monta, - mormorò lei ridendo. ... A proposito, e Lilı̀? ... È lei, no, quella laggiù, nel coupé di quel vecchio? ... Mi hanno appena riferito una cosa non tanto bella. ... – ... le ho detto: “Sei una miserabile, ci disonori, vattene!” È andata cosı̀, ho dovuto acconsentire, combinare la cosa ... Ma la mia ultima speranza è andata in fumo, e io che avevo sognato per lei tante belle cose! .......... – Lasciate stare, bisogna pure che dicano qualcosa ... Il conte ha appena puntato altri cinquecento luigi su Lusignan e ne ha puntati un centinaio su Nanà solo perché il proprietario deve sempre dare l’impressione di credere nei suoi cavalli. ........... – Guarda! ha i capelli come i miei! .... Sapete, sono proprio fiera di lei! ... C’è solo Nanà! Brava, Nanà! Brava, briccona! ... Viva Nanà! Viva la Francia! Abbasso l’Inghilterra! ... Allora Nanà, in piedi sul sedile del landò, svettante, pensò che acclamassero lei. ... Era il suo popolo che la applaudiva mentre lei, in piedi in pieno sole, lo sovrastava coi suoi capelli d’oro e il suo abito bianco e azzurro, colore del cielo. ... .............. Vandeuvres, bandito dalle corse, espulso la sera stessa dal Circolo imperiale, l’indomani si era dato fuoco nella sua scuderia, insieme ai cavalli. ... 271 – Non sono stata certo io a dirgli di rubare?! Ti pare? Si possono chiedere dei soldi a un uomo, senza spingerlo al crimine. ... Se mi avesse detto: “Non ho più un soldo”, gli avrei detto: “Va bene, lasciamoci” e la cosa sarebbe finita lı̀. Un uomo cosı̀ stupido con le donne, cosı̀ privo di nerbo, non poteva morire con tanta spavalderia. ... – Tesoro, tu credi in Dio? chiese dopo un momento di riflessione, seria in volto, in preda a un timore religioso, appena uscita dalle braccia dell’amante. ... – Eh! pensi che andrò in paradiso? ... Ho paura di morire ... Ho paura di morire ... ... tutte le donne non sposate che frequentavano gli uomini andavano all’inferno. ... – Una cosa da non credere ... Un aborto, signore! Nanà era incinta di tre mesi – Non osavo dirvelo ... Ero cosı̀ felice! Oh! quanti sogni facevo, avrei voluto che fosse degno di te. E ora non c’è più niente ... Insomma, forse è meglio cosı̀. Non voglio crearti ostacoli nella vita. ... E vuoi sapere cosa ti secca, caro? ... Il fatto che anche tu tradisci tua moglie. Giusto? quando resti fuori, non passi la notte a infilare perline. Tua moglie deve avere qualche sospetto. Allora, cosa puoi rimproverarle? Ti risponderà che sei stato tu a darle l’esempio, e cosı̀ ti chiuderà il becco. .... Ascolta, tesoro, devi rimetterti con tua moglie. ... è necessario ... Me ne farò una ragione. Dopo tutto è tua moglie. Non è come se mi tradissi con la prima venuta. ... Insomma, avrò la coscienza di aver fatto una buona azione ... E tu mi amerai di più. ... E i soldi, poi? Dove li prenderai i soldi, se rompi con lei? Ieri è venuto Labordette per la cambiale ... Io manco di tutto, non ho più niente da mettermi addosso. .......... .... la contessa aveva improvvisamente manifestato una passione per il lusso, un appetito di piaceri mondani che stava divorando il loro patrimonio. ... Quel valzer, lo stesso valzer ammiccante della Bionda Venere, allegro e licenzioso, invadeva l’antico palazzo con la sua onda sonora, un fremito che riscaldava le vecchie mura. Un vento sensuale, 272 proveniente dalla strada, sembrava spazzar via dall’austera dimora una epoca ormai morta, trascinando con sé il passato dei Muffat, un secolo di onore e di fede assopito sotto gli alti soffitti. ... Nanà aveva sı̀ appioppato a Muffat come genero uno dei suoi ex; però era falso che, il giorno prima, fosse andata a letto con Daguenet. ... Chi mai poteva dire quando Nanà andava a letto con qualcuno? ... Recuperato da Rose all’inizio dell’inverno, si divideva tra la cantante e la contessa, sfinito, non sapendo come fare per liberarsi di una delle due. Sabine lusingava la sua vanità, ma Rose lo divertiva di più. ...... – Esatto, vecchio mio ... Ho scommesso dieci luigi. Ha le cosce sı̀ o no? ........... – Ma se ve lo dico io! Stanno suonando il suo valzer, perbacco, e lei arriva ... E poi c’è il suo zampino nella riconciliazione, che diamine! ... Ma come! Non vedete? Se li stringe al cuore tutti e tre ... A me fanno venire il voltastomaco, queste scenette familiari. .......... Qui, sul disfacimento di tante ricchezze, ammassate e date alle fiamme in un attimo, il valzer suonava il rintocco funebre di un’antica stirpe; mentre Nanà, invisibile, aleggiava al di sopra del ballo con le sue membra flessuose, facendo decomporre quel mondo, impregnandolo del fermento del proprio odore che fluttuava nell’aria calda, al ritmo sfacciato della musica. – Ma dai, la tua mediazione ... Ti porto in dono la mia innocenza. ............. E, per una volta che commetteva la sciocchezza di abbandonarsi cosı̀, con un ragazzino che non poteva nemmeno più regalarle un mazzo di violette, tanto la madre lo teneva a stecchetto, arrivava il conte e piombava dritto su di loro. Non aveva proprio fortuna! Ecco cosa ci si guadagna ad avere buon cuore!. ... – Vedi, tesoro, devi capire ... Non posso rifiutarmi ai miei amici poveri. Nanà abbagliò Parigi con rinnovato splendore. Brillò ancora di più sull’orizzonte del vizio, dominò la città con l’ostentata insolenza del suo 273 lusso, il suo disprezzo per il denaro, che le faceva dilapidare pubblicamente interi patrimoni. ... Nanà non poteva vedere una cosa molto costosa senza averne voglia, perciò attorno a lei c’era una continua strage di fiori, di ninnoli preziosi, ed era tanto più felice quanto più era costato il capriccio di un’ora. Non le restava in mano niente; rompeva tutto, tutto si sgualciva, si sporcava tra le sue dita bianche affusolate; ... Gli uomini ammassati gli uni sugli altri, l’oro incassato a carrettate, non riuscivano a colmare la voragine che quotidianamente si spalancava sotto il pavimento del suo palazzo, tra gli scricchiolii del lusso. ... Nanà sognava un letto come non se n’erano mai visti, un trono, un altare dove Parigi sarebbe venuta ad adorare la sua sovrana nudità. ... Il letto sarebbe costato cinquantamila franchi e Muffat doveva offrirglielo come strenna di Capodanno. ... .............. Ma uno sguardo di Nanà bastava a trasfigurarlo, in una sorta di estasi carnale. Era molto carina con lui, lo inebriava di baci dietro le porte, lo possedeva con slanci improvvisi che, appena poteva filarsela dal servizio [militare], lo tenevano incollato alle sue sottane. ... Allora Philippe, contagiato da quell’ebrezza, si mise a ridere pure lui e, baciandole il seno, la rovesciò all’indietro. ... – Nanà, dovresti sposarmi. Quell’idea la fece talmente ridere che non riusciva a finire di allacciarsi le sottogonne. – Ma, mio povero tesoro, tu sei matto! ... Solo perché ti ho chiesto dieci luigi mi offri la tua mano? ... Mai. Ti voglio troppo bene. Che sciocchezza! .......... Dalla sera prima Philippe era in prigione con l’accusa di aver sottratto dodicimila franchi alla cassa del reggimento. ............. – Su, su, figlia mia, conta solo su te stessa ... Il tuo corpo ti appartiene ed è meglio servirsene che subire un affronto. Andava dalla Tricon con la disinvoltura dell’abitudine, come i poveri vanno al Monte di pietà. ... 274 – ... so che sposerai mio fratello, ... E io non voglio ... È me che sposerai ... ............ – ... Vado a letto con tuo fratello se ho voglia di farlo. Sei tu che mi mantieni, sei tu a pagare qui dentro, per chiedermi conto di quello che faccio? ... Sı̀, ci vado a letto, con tuo fratello ... Tale e quale tuo fratello, un altro bel tomo! ... Mi aveva promesso duecento franchi. Sı̀! figurati! posso aspettarlo ... Non che ci tenga ai suoi soldi! Non mi bastano neppure per pagarmi una crema ... Ma mi mette in un tale imbarazzo! ... Vuoi proprio saperlo? È per colpa di tuo fratello se esco per andare a guadagnarmi venticinque luigi con un altro uomo. ........... E semplicemente, con un colpo deciso, se le affondò [le forbici] nel petto. ... Il ragazzo, caduto sulle ginocchia, si era inferto un secondo colpo, che l’aveva fatto accasciare lungo e disteso sul tappeto. ... – È stupido, un ragazzino cosı̀! ... E adesso si ammazza! E per di più in casa mia! Si è mai vista una cosa del genere?! ... Voleva sposarmi, ho detto di no e si è ucciso. ... – Suo fratello ha rubato, è in prigione. - ripose duramente la madre. - ... Ha! quanto male ci avete fatto! ... Quanto male ci avete fatto! ......... – Insomma, caro, è colpa mia? Se tu fossi il giudice, mi condanneresti? ... Non l’ho certo detto io a Philippe di prendere i soldi della cassa; non più di quanto abbia spinto quel piccolo disgraziato a massacrarsi ... In tutta questa faccenda, la più disgraziata sono io. Vengono a fare delle sciocchezze in casa mia, mi fanno star male, mi trattano come una donnaccia ... Era cosı̀ carino, cosı̀ dolce, cosı̀ affettuoso. ... Sai che ti dico, tesoro, e tanto peggio se ti dà fastidio, lo amavo, quel ragazzino! Non posso frenarmi, è più forte di me ... E poi non ti deve importare adesso. Lui non c’è più. Ora hai quello che volevi, sei sicurissimo di non sorprenderci più ... ... Continuava a guardare la macchia [di sangue] e, ogni volta che passava, ripeteva: – Sapete, signora, non è andata via. 275 ............. ... aveva giurato a se stesso di non tornare da quella donna. Il Cielo gli aveva dato un avvertimento, considerava la disgrazia di Philippe e di Georges come l’annuncio della propria rovina. ... gli restava solo la gioia sorda di essersi sbarazzato di un rivale la cui affascinante giovinezza l’aveva sempre esasperato. ... Amava Nanà e aveva bisogno di saperla solo sua, di sentirla, toccarla, stare nel suo respiro. ... Poi, avendogli il direttore spirituale permesso di consumare fino in fondo la sua passione, si era assuefatto a quella dannazione quotidiana, che riscattava con slanci di fede, traboccanti di devota umiltà. ... affrontava il suo calvario di credente dall’animo austero e profondo, precipitato nella sfrenata sessualità di una ragazza di vita. ... Ma la sentiva bugiarda, incapace di controllarsi, pronta a darsi agli amici, ai passanti, da bestiola nata per vivere senza costrizioni. – Sı̀, certo, sono andata a letto con Foucarmont. E quindi? ... Eh? ti secca, muffetto mio? ....... La riconciliazione con la moglie gli aveva reso insopportabile la vita in famiglia. La contessa, lasciata da Fauchery, tornato in balia di Rose, si stordiva con altri amori, nell’inquietudine febbrile della quarantina, ... Daguenet davanti a lei [la moglie Estelle] tremava; adesso la accompagnava a messa, convertito, furibondo col suocero che li mandava in rovina per una sgualdrina. Solo monsieur Venot continuava a mostrarsi affettuoso con il conte, aspettando il suo momento; era arrivato persino a introdursi in casa di Nanà, frequentava entrambe le case, ... – Come? non hai la moneta ... Allora, muffetto mio, torna da dove sei venuto, e più in fretta che puoi! Razza di farabutto! Voleva pure darmi un bacio! ... Niente soldi, niente di niente! Capito?! ... Quando si ha un muso come il tuo, si pagano le donne che accettano di sopportarlo ... Cristo santo! se non mi porti i diecimila franchi stasera, non potrai neppure succhiarmi la punta del migliolo ... Giuro! ti rispedisco da tua moglie! ........ ... dimostrava a ogni istante un’avidità odiosa, una crudeltà nel ripe276 tergli che andava a letto con lui solo per i soldi, non per altro, e che la cosa non la divertiva, che amava un altro ... Era il grande adescamento, il marciapiede battuto alla luce del sole, le puttane d’alto bordo che andavano a rimorchiare, mettendosi in mostra tra i sorrisi indulgenti e il lusso smagliante di Parigi. ... conosciuta in tutte le capitali, richiesta da tutti gli stranieri, aggiungendo agli splendori di quella folla la vena di follia della sua dissolutezza, ... pagavano per farsi distrarre, impegnandole per una sera con l’obbligo di essere divertenti, talmente vacui e annoiati che non le toccavano nemmeno. ... Charles perse le staffe e, a brutto muso, le diede della baldracca; i suoi cavalli erano meglio di lei, non andavano a letto con tutti. ... un presunto ricco l’aveva infinocchiata; sı̀, un bell’uomo, che diceva di essere un americano, proprietario di miniere d’oro nel suo paese, un porco che se l’era filata mentre lei dormiva, senza lasciare un soldo, ... Nanà, che aveva preso una cotta per un baritono da cafè-concerto e poi era stata piantata, tentò di suicidarsi, in una crisi di sentimentalismo nero; ... Nanà tradiva Satin come tradiva il conte, accanendosi in capricci mostruosi, raccattando ragazze agli angoli di strada. ... la pagava e la rispediva via. Poi, travestita da uomo, partecipava a festini in case infami, orge spettacolari con cui ingannava la noia. ............ – Un duello? per Nanà? ... Ma, caro signore, tutta Parigi riderebbe di voi. Non ci si batte per Nanà, è ridicolo. ... Impossibile, è ridicolo. Quando Nanà lo mise alla porta, era nudo. Comunque lei si mostrò molto comprensiva, gli consigliò di ritornare sulla sua nave. Perché incaponirsi? Dato che non aveva più soldi, non era più possibile continuare. ... Gli dava dello sporco ebreo, sembrava voler appagare un odio antico, di cui non si rendeva ben conto. Era grasso, era stupido, e lei lo bistrattava, divorandolo a quattro palmenti, per farla finita il più in fretta possibile con quel prussiano. ... Tutti quei risparmi, i luigi degli speculatori e gli spiccioli della povera gente s’inabissavano in avenue de Villiers [la casa di Nanà]. ... Una sera, a casa di lei, si mise a piangere, le chiese in prestito cento franchi ... – Sai, te li do, perché mi sembra talmente buffo ... 277 Da tempo, lui le chiedeva con insistenza di avere l’onore di farsi rovinare da lei, per essere perfettamente alla moda. ... La sua eredità consisteva in tenute, campi, pascoli, boschi, fattorie. Dovette vendere tutto, una proprietà dopo l’altra. ... Nanà passava, ed era come un’invasione, uno di quei nugoli di cavallette ... Il trionfo di Nanà fu di prenderselo e mangiargli un giornale che aveva fondato coi soldi di un amico. ... si mangiò la tipografia ... ormai la pagava solo in pubblicità. ............. – Io? Sposarti? ... Ah be’ ! se avessi avuto questo ghiribizzo, è da un pezzo che avrei trovato marito! E un uomo che varrebbe cento volte più di te, piccolo mio ... Ho ricevuto un mucchio di proposte. To’ ! contiamole insieme: Philippe, Georges, Foucarmont, Steiner, fanno quattro, senza contare gli altri che non conosci. ... E poi è una tale porcheria ... Ah! se tua moglie schiattasse, verresti eccome e alla svelta, ti butteresti ai miei piedi, me lo proporresti anche tu, con tanto di scena madre, sospiri, lacrime, giuramenti! Che ne dici? tesoro, sarebbe cosı̀ bello! .... Ci ha pensato davvero, aspetta che crepi sua moglie ... Ah bene! è il colmo, è ancora più farabutto degli altri! ....... ... senza avere mai il corrispettivo del denaro che dava. ... Quando entrava nella camera di Nanà, si limitava ad aprire un attimo le finestre per far uscire l’odore degli altri, effluvi di biondi e di bruni, fumo di sigari il cui puzzo acre lo soffocava. Quella camera era diventata un crocevia, un continuo viavai di stivali che si strofinavano sulla soglia; e nessuno veniva bloccato dalla traccia di sangue che sbarrava la porta. ... La donna lo possedeva col dispotismo geloso di un Dio della collera, terrorizzandolo, regalandogli istanti di gioie lancinanti come spasmi, in cambio di ore di spaventosi tormenti, di visioni d’inferno e di eterni supplizi. ... Si divertiva vedendole fare l’orso, con quella pelle bianca e quella criniera di capelli fulvi. Rideva e si metteva pure lui a quattro zampe, grugniva, le mordeva i polpacci, mentre lei scappava, fingendosi terrorizzata. ... La lussuria li travolgeva, erano in balia delle fantasie deliranti dei sensi. ... lo trattò da animale, lo frustò, lo prese a calci. – Picchia più forte ... Bau! Bau! sono rabbioso, su picchia! 278 ........... Poi, quando il ciambellano si fu spogliato, l’abito steso a terra, gli gridò di saltarci sopra, e lui saltò; gli gridò di sputarci sopra, e lui sputò; gli gridò di calpestare l’oro, le aquile, le onorificenze, e lui le calpestò. ... c’era il letto d’oro e d’argento che brillava con lo sfavillio delle sue cesellature nuove di zecca, un trono sufficientemente ampio perché Nanà potesse distendervi la regalità delle sue membra nude, un altare di uno sfarzo bizantino, degno dell’onnipotenza del suo sesso e dove lei lo esibiva, in quel preciso momento, senza veli, in una religiosa impudicizia da idolo temuto. ... Era per il marchese di Chouard che fiorivano le rose d’oro delle sponde, ... –...Portatemi via di qui, per sempre, oh! di grazia, portatemi via ... ... la contessa Sabine, con un ultimo colpo di testa, era scappata col caporeparto di un grande magazzino di mode, ... Ricadde nella più stretta osservanza dei doveri religiosi. ... Sabine, contagiata dalla promiscuità con quella sgualdrina, non si tirava indietro davanti a niente, rappresentava il tracollo finale, l’imputridimento della famiglia. Dopo una serie di avventure, era tornata a casa, e lui l’aveva ripresa, nella rassegnazione del perdono cristiano. Zoé ... lasciava la signora, si metteva in proprio; ... diventata ‘la signora’, le avrebbe avute tutte ai suoi piedi, per pochi luigi, quelle donne a cui sciacquava i catini da quindici anni. ............. Lei aveva un’altra cosa, una bazzecola di cui si rideva, un po’ della sua nudità delicata, e con quella quisquilia, vergognosa ma molto potente, la cui forza sollevava il mondo, da sola, senza operai, senza macchinari inventati dagli ingegneri, aveva fatto tremare Parigi e costruito quella ricchezza sotto la quale riposavano cadaveri. ... altri parlavano di suicidio, un tuffo del ragazzo in uno specchio d’acqua delle Fondettes. Nanà ripeteva: – Morto! morto! ... E cosı̀, dagli a Nanà, dagli a quella bestiaccia! Oh! ho due buone spalle, mi pare di sentirli: quella sporcacciona che va a letto con tutti, alcuni li ripulisce, altri li fa crepare, e fa soffrire un mucchio di gente ... Sono loro, sı̀, sono loro! ... Non ho mai voluto far 279 dispiacere a nessuno. E loro sempre attaccati alle mie sottane, e oggi eccoli lı̀ tutti a crepare, a mendicare, a mostrarsi disperati ... un morto di fame a cui ho dato una posizione, dopo essermelo tenuto gratis per settimane. Ieri lo incontro e lui volta la faccia dall’altra parte. Ma va’ là, maiale! Sono più pulita di te! ... la società è fatta male. Si dà la colpa alle donne, quando invece sono gli uomini a pretendere certe cose. ... Ecco! adesso posso dirtelo: quando andavo con loro, mi senti? ecco! non provavo mica piacere, ma proprio per niente. Mi dava fastidio, parola d’onore! ... Senza di loro, caro mio, senza quello che hanno fatto di me, sarei in un convento a pregare il buon Dio, perché sono sempre stata religiosa ... E ora basta, chiuso! Dopo tutto, se ci hanno lasciato i soldi e la pelle, è colpa loro! Io non c’entro per niente! ... ............. ... La sua opera di rovina e di morte era compiuta; la mosca volata via dall’immondizia dei sobborghi, portando con sé i fermenti della putredine sociale, aveva avvelenato gli uomini, semplicemente posandosi su di loro. Era giusto, andava bene cosı̀, aveva vendicato il suo mondo, i miserabili e i diseredati. ... e uscı̀ in pompa magna per baciare un’ultima volta Satin, pulita, salda, nuova di zecca, come se non fosse mai stata usata. ... si era rovinata con un gran pezzo di negro, una passione indecente che l’aveva ridotta sul lastrico, negli infami stravizi del Cairo. ... – ... Be’, si ritrova davanti il piccolo con il vaiolo; il piccolo muore il giorno dopo e lei si accapiglia con sua zia, per via dei soldi che doveva mandarle, ... un bambino abbandonato, non curato ... Bene! Nanà fila via, va in un albergo, ... Le viene di tutto, ha i brividi, i conati di vomito ... – ... Signore, è morta in questo momento. Nanà morta! Non riuscivano a crederci, una cosı̀ bella ragazza! ... Un corpo come quello non si sarebbe mai più visto, che spalle, che gambe e che personale! Non riuscivano a capacitarsi che fosse morta! Pensare che, sopra la calzamaglia, portava soltanto una cintura d’oro che le nascondeva a malapena il davanti e il didietro. ... aveva portato molte altre ricchezze dalla Russia, stoffe ricamate, ninnoli preziosi, un servizio 280 da tavola in oro zecchino e addirittura dei mobili; sı̀, ..., cinquantadue colli ... e in più, pare, aveva parecchi soldi, qualcosa come un milione. ... In effetti, tutti gli uomini si erano radunati lı̀. Usciti a passeggio, ..., si chiamavano l’un l’altro, facendo stupore sulla morte della povera ragazza; poi si mettevano a parlare di politica e di strategia. ... E ascoltavano Fontan, che illustrava il suo piano di guerra per conquistare Berlino in cinque giorni. ... – Che fifona! ... Io, se mi volessero, mi vestirei da uomo per sparargli delle belle schioppettate a quei porci dei prussiani! ... Se crepiamo tutte, che importa? per quello che vale la nostra pelle! ............... – Insomma, non parlare male dei prussiani! ... Sono uomini come gli altri, solo che non stanno sempre appiccicati alle donne, come i francesi. .................. – Che errore, questa guerra! Che sanguinosa sciocchezza! A quel punto Lucy prese le difese dell’Impero. Era andata a letto con un principe della casa imperiale, era una questione di famiglia per lei. ... E le altre sbottarono in frasi furibonde contro i repubblicani, dicevano che bisognava sterminarli alla frontiera in modo che Napoleone III, sconfitto il nemico, potesse regnare tranquillo, tra il gaudio universale. – Quel porco di Bismarck, è una bella canaglia! ... – E dire che l’ho conosciuto! ... Se l’avessi saputo, gli avrei messo una droga nel bicchiere. ........... – Sapete, adora le donne. ........... – Uomini cosı̀ ce ne sono fin troppi. ... Sarebbe meglio far senza, piuttosto che avere a che fare con mostri del genere. .............. Era un carnaio, un ammasso di umori e di sangue, una palettata di carne marcia buttata lı̀, su un cuscino. Le pustole avevano invaso l’intero volto, i bubboni si toccavano l’un l’altro; e suppurati, putridi, con l’aspetto grigiastro del fango, sembravano già una muffa della terra, su quella poltiglia informe dove non si riconoscevano più i lineamenti. 281 ... E su quella maschera abominevole e grottesca del nulla, i capelli, i suoi bei capelli, conservavano il loro fulgore solare, ricadevano in una cascata d’oro. Venere si decomponeva. Sembrava che il virus preso nelle canalette di scolo, dalle carogne abbandonate, il fermento con cui aveva avvelenato un intero popolo, le fosse risalito sul viso e l’avesse fatto marcire. ... – A Berlino! a Berlino! a Berlino! Emile Zola ............. Invita la ‘signora forestiera’ E già l’ama, già spera. E più tardi, stringendosela al petto, Le ha rubato un bacietto, E poi tutta la notte l’ha sognato Quell’istante beato. Detlev von Liliencron Die alte Hure im Heimatdorf [La vecchia prostituta al villaggio natale] ATHANAËL ... la ville est livrée au péché! ... une femme, Thaı̈s, la remplit de scandale! Et par elle l’enfer y gouverne les hommes! ... Un jour, je l’avoue à ma honte, devant son seuil maudit, je me suis arrêté ... mais Dieu m’a préservé de cette courtisane; et j’ai trouvé la calme en ce désert, maudissant le péché que j’aurais pu commettre! ... Ah! mon âme est troublée ... La honte de Thaı̈s et le mal qu’elle fait me causent une peine amère; et je voudrais gagner cette âme à Dieu! ... Dieu défend que Thaı̈s s’enfonce davantage dans le gouffre du mal! et c’est moi qu’il choisit pour la lui ramener! ... l’air brillant où j’ai respiré l’affreux perfum de la luxure! Voilà la mer voluptueuse où j’écoutais chanter la sirène aux yeux d’or. ... Nicias, tu connais cette comédienne, Thaı̈s, la courtisane? 282 NICIAS, (riant) Certes, je la connais! pour mieux dire, elle est mienne, encore pour un jour! J’ai vendu pour elle mes vignes et ma dernière terre et mon dernièr moulin, et composé trois livres d’elégies; et cela ne compte pour rien! Je voudrais la fixer que je perdrais ma peine: son amour est léger et fuyant comme un rêve! ... ATHANAËL Je veux la ramener à Dieu! Va, Nicias. J’arracherai Thaı̈s à ces amours immondes et je la donnerai pour épouse à Jésus. Pour entrer dans un monastère, Thaı̈s va me suivre aujourd’hui! .............. CROBYLE et MYRTALE Il est beau comme un jeune dieu! Si Phoebé le rencontrait, sa divinité farouche s’humaniserait! [Atanaele – La città è dedita al peccato! ... una donna, Thaı̈s, la riempie di scandalo! E per colpa sua l’inferno vi governa gli uomini! ... Un giorno, confesso la mia vergogna, mi sono fermato davanti alla sua soglia maledetta ... Ma Dio mi ha protetto da questa cortigiana ed ho trovato la pace in questo deserto, maledicendo il peccato che avrei potuto commettere! Ah! la mia anima viene travagliata. ... La vergogna di Thaı̈s ed il male che commette mi procurano un amaro dolore; ed io vorrei conquistare questa anima a Dio! ... Dio proibisce che Thaı̈s si sprofondi ancor più nell’abisso del male! son io che ha scelto per ricondurla a Lui. ... l’aria brillante dove ho respirato l’orrido profumo della lussuria! Ecco il mare voluttuoso dove ho sentito cantare la sirena dagli occhi dorati! ... Nicias, tu conosci questa attrice, Thaı̈s, la cortigiana? Nicias – Certo che la conosco! Per meglio dire, lei è mia ancora per un giorno! Ho venduto per [comperare] lei le mie vigne, la mia ultima terra, il mio ultimo mulino; per lei, ho composto tre libri di poesie, ma non serve a niente! Vorrei bloccarla, ma sarebbe fatica sprecata: il suo amore è leggero e sfuggente come un sogno! ... Atanaele – Voglio ricondurla a Dio! Va, Nicias, sradicherò Thaı̈s dai suoi amori immondi e la darò in sposa a Gesù. Per entrare in un 283 monastero, Thaı̈s sta per seguirmi oggi! ... Crobile e Mirtale – È bello come un giovin dio! Se Dafne lo incontrasse, la sua divinità selvaggia si umanizzerebbe.] ............ THAÏS C’est Thaı̈s, l’idole fragile, qui vient pour la dernière fois s’assoir à ta table fleurie ... Demain, je ne serai pour toi plus rien qu’un nom! ... Pour ce soir, sois joyeux. Laissons s’épanouir les heures bienheureuses, et ne demandons rien plus à cette nuit qu’un peu de folle ivresse et de divin oubli. ... Qu’apporte-t-il? L’amour? NICIAS Nulle faiblesse humaine ne saurait amollir son coeur. Il veut te convertir à sa sainte doctrine. THAÏS Qu’enseigne-t-il? ATHANAËL Le mépris de la chair, l’amour de la doleur, l’austère pénitence! THAÏS Va; passe ton chemin! je ne crois qu’à l’amour et nulle autre puissance ne pourrait rien sur moi! ATHANAËL Ah! ne blasphème pas! THAÏS Qui te fait si sévère et pourquoi démens-tu la flamme de tes yeux? Quelle triste folie te fait manquer à ton destin? Homme fait pour amer, quelle erreur est la tienne! Homme fait pour savoir, qui t’aveugle à ce point! Tu n’as pas effleuré la coupe de la vie! Tu n’as pas épelé l’amoureuse sagesse! Assieds-toi près de nous, couronne-toi de roses, rien n’est vrai que d’aimer, tends les bras à l’amour! .......... ATHANAËL Non! Je hais vos fausses ivresses! Non! ici, je me tais, mais j’irai, pécheresse, j’irai dans ton palais te porter le salut et je vaincrai l’Enfer en triomphant de toi! 284 .......... THAÏS Ose venir, toi qui braves Vénus!! (Des esclaves s’apprêtent à détacher les vêtements de Thaı̈s. Atanaël a fui avec un geste d’horreur.) .......... Ah! je suis fatiguée à mourir! Tous ces hommes ne sont qu’indifference et que brutalité. Les femmes sont méchantes et les heures pesantes! J’ai l’âme vide ... Où trouver le repos? Et comment fixer le bonheur! ... Ah! Tais-toi, voix impitoyable, voix que me dis: Thaı̈s, tu vieilliras! Un jour, ainsi, Thaı̈s ne serait plus, Thaı̈s! ... Vénus, réponds-moi de son éternité! Vénus, enchantement de l’hombre! réponds-moi! Dis-moi que je suis belle et que je serai belle éternellement! [Thaı̈s – È Thaı̈s, fragile idolo, che per l’ultima volta viene a sedersi alla tua tavola fiorita ... Domani, per te non sarò più niente che un nome. ... Per stasera, stai allegro. Lasciamo passare le ore deliziose e non pretendiamo niente, più niente da questa notte, eccetto un poco di folle ebrezza e di oblio divino. ... Cosa ci porta costui? L’amore? Nicias – Nessuna debolezza umana saprà addolcire il suo cuore. Vuole convertirti alla sua dottrina santa. Thaı̈s – Cosa ci insegna? Atanaele – Il disprezzo della carne, l’amore del dolore, la penitenza austera! Thaı̈s – Va per la tua strada! Io non credo che all’amore e nessun altra potenza nulla potrà su di me! Atanaele – Ah! Non essere blasfema! Thaı̈s – Chi ti rende tanto severo e perché smentisci la fiamma dei tuoi occhi? Quale triste follia ti fa perdere il tuo destino? Uomo creato per amare, quale errore è il tuo! Uomo fatto per conoscere, chi ti acceca fino a tal punto? Tu non hai ancora sfiorato la coppa della vita! Tu non hai letto bene la saggezza dell’amore! Siediti qui vicino a noi, incoronati di rose; niente è vero eccetto amare; tendi le braccia all’amore! ........... Atanaele – No! Odio le vostre ebrezze false! No! qui taccio, ma verrò, peccatrice, andrò nel tuo palazzo a portarti la salvezza e vincerò 285 l’inferno trionfando su di te! .......... Thaı̈s – Osa venire, tu che sfidi Venere!! (Schiave si preparano a togliere i vestiti a Thaı̈s. Atanaele è fuggito via con un gesto d’orrore.) ............... Ah! sono morta di fatica! ... Tutti questi uomini non sono che indifferenza e brutalità. Le donne sono cattive e le ore opprimenti! Ho vuota l’anima ... Dove trovar riposo? ... E come conservare la felicità! ... Ah! Taci, voce impietosa!, voce che mi dici: Thaı̈s, tu invecchierai! Allora, un giorno, Thaı̈s non esisterà più, Thaı̈s! ... che Venere mi risponda dalla sua eternità! Venere invisibile e presente! ... Venere incantamento dell’ombra! rispondimi! Dimmi che sono bella e che sarò bella per l’eternità!] ........... THAÏS Tes hommages sont hauts; ton orgueil les dépasse. Présomptueux, prend garde de m’aimer! ATHANAËL Ah! je t’aime, Thaı̈s, et j’aime à te le dire, mais je t’aime, non comme tu l’entends! moi, je t’aime en esprit, je t’aime en verité, je te promets mieux qu’ivresse fleurie et songes d’une brève nuit; cette félicité qu’aujourd’hui je t’apporte ne finira jamais! THAÏS Montre moi donc ce merveilleux amour! Un amour vrai n’a qu’un langage: les baisers. ................ ATHANAËL L’amour que tu connais n’enfante que la honte. Celui que je t’apporte est le seul glorieux! THAÏS Je te trouve hardi d’offenser ton hôtesse! 286 ATHANAËL T’offenser! Je ne songe qu’à te conquérir à la vérité! Ah! qui m’inspirera des discours embrasés pour qu’à mon souffle, ô courtisane, ton coeur fonde comme une cire! Qui pourra te livrer à moi. .......... THAÏS Eh! bien, fais moi connaı̂tre tout cet amour mystérieux, je t’obéis ... Je suis à toi! ... Vénus, descends et règne! Vénus, éclat du ciel et blancheur de la neige! Splendeur! Volupté! Douceur! ATHANAËL ... Je viens du saint désert et je maudis la chair et je maudis la mort que te possède! et me voici devant toi, femme comme devant un tombeau; ... THAÏS ... je n’ai pas plus choisi mon sort que ma nature; et ce n’est pas ma faute enfin si je suis belle! ... Ne me fais pas mourir! Ah! je crains tant la mort! ATHANAËL ... Non, tu vivras de la vie éternelle; sois à jamais la bien aimée et l’épouse du Christ dont tu fu l’ennemie. THAÏS Je sens une fraı̂cheur en mon âme ravie! Je frisonne et demeure charmée! ... Quel pouvoir est le sien? .............. Non! ... Je reste Thaı̈s, Thaı̈s la courtisane. Je ne crois plus à rien et je ne veux plus rien. Ni lui, ni toi, ni ton Dieu! [Thaı̈s – I tuoi omaggi sono grandi; il tuo orgoglio li supera. Presuntuoso, fai attenzione a non amarmi! Atanaele – Ah! Io t’amo, Thaı̈s, e amo dirtelo, ma io t’amo non come tu credi! io ti amo in spirito, ti amo nella verità, ti prometto meglio di un’ebrezza fiorita, dei sogni d’una breve notte; quella felicità che oggi ti procuro non finirà mai! ... Thaı̈s – Mostrami dunque questo amore meraviglioso! Un amore vero non ha che un linguaggio: gli amplessi carnali. 287 ............ Atanaele – L’amore che tu conosci non partorisce che la vergogna. Quello che ti procuro io è l’unico glorioso. Thaı̈s – Ti considero audace ad offendere chi ti ospita! Atanaele – Offenderti! Non aspiro che a conquistarti verso la verità! Ah! chi m’ispirerà parole infuocate, perché al mio alito, o cortigiana, il tuo cuore fonda come cera! Chi potrà consegnarti a me! ........... Thaı̈s – Ebbene! fammi conoscere tutto questo amore misterioso, obbedisco ... sono tua! ... Venere discende e regna! Venere, bagliore del cielo e bianchezza della neve! Splendore! Voluttà! Dolcezza! ... Atanaele – ... Vengo dal deserto santo e maledico la carne; io maledico la morte che ti possiede! Ed eccomi qui davanti a te, donna, come davanti ad una tomba; ... Thaı̈s – ... non ho scelto il mio destino più della mia natura; ed alla fine non è colpa mia se sono bella! ... Non mi fare morire! Ah! Quanto temo la morte! Atanaele – No, tu vivrai della vita eterna, sii per sempre la benamata e la sposa di Cristo, del quale tu fosti la nemica. Thaı̈s – Sento una freschezza nella mia anima rapita! Rabbrividisco e ne resto affascinata! ... Quale potere è il suo? .............. Thaı̈s – No! ... Io resto Thaı̈s, Thaı̈s la cortigiana. Non credo più a nulla e niente più voglio. Né lui, né te, né il tuo Dio!] ................ THAÏS Ta parole est restée en mon coeur comme un baume divin. J’ai prié, j’ai pleuré ... il s’est fait en mon âme une grande lumière. Ayant vu le néant de toute volupté. .......... ATHANAËL Non loin d’ici, vers l’occident, il est un monastère où des femmes élues vivent pareilles à des anges, ..., pauvres, pour que Jesus les aime, modestes, pour qu’il les regarde, et chastes pour qu’il les épouse! ... 288 ............. THAÏS Cette image d’ivoire, cet enfant, d’un travail antique et merveilleux, c’est Eros! C’est l’amour! Considère, ô mon père, que nous ne le pouvons traiter cruellement. L’amour est une vertu rare, j’ai péché, non par lui, mais plutôt contre lui. ............ NICIAS et LE CHOEUR Appelez les danseuses d’Asie, les psylles et les baladins! Faisons durer jusqu’à l’aurore les danses, les jeux et les cris. ... Voilà l’Incomparable! Prends la lyre, Crobyle, et toi, prends la cithare, Myrtale! Et toutes deux chantez le cantique de la Beauté! ... .............. Ses regards jettent des chaı̂nes, Qui font les hommes captifs, Ses beaux regards alanguis! Elle entraı̂ne, elle caresse, Elle a le charme mortel, A qui nul n’a résisté! Comme une idole impassible Elle va sans rien savoir De son effrayant pouvoir! ............... ATHANAËL Ah! taisez-vous! Thaı̈s est l’épouse de Dieu, elle n’est plus à vous! La Thaı̈s infernale est mort à tout jamais ... et la Thaı̈s nouvelle, la voici! .......... ATHANAËL O sainte Thaı̈s! O ma seur! ... J’ai trop prolongé cette dure éprouve. Pardonne-moi! O sainte, très sainte Thaı̈s! ... O parole touchante! O larmes adorable! Bienheureuse la pécheresse, gagnée à l’éternel amour! Que son visage est beau! Quel rayon d’allégresse émane de ses yeux! ... Et les jours, les ans passeront sans qu’elle m’apparaisse encore! 289 (D’abord lentement, puis dans un cri d’angoisse) Je ne la verrai plus! Je ne la verrai plus! ............. Eh bien, en moi la paix est morte! ... En vain j’ai flagellé ma chair; en vain je l’ai meurtrié! Un démon me possède! La beauté de la femme hante mes visions! Je ne vois que Thaı̈s, ou mieux, ce n’est pas elle, c’est Hélène et Phryné, c’est Vénus Astarté, toutes les splendeurs et toutes les voluptés en une seule créature! ............ THAÏS Quelle triste folie te fait manquer à ton destin? Homme fait pour aimer, quelle erreur est la tienne! ATHANAËL Ah! Satan! arrière! ... ma chair brûle! THAÏS Ose venir, toi qui braves Vénus! ATHANAËL Je meurs! Thaı̈s! ... viens. .... Thaı̈s va mourir! Thaı̈s va mourir! ... Alors, pourquoi le ciel, les êtres, la lumière? A quoi bon l’univers? Thaı̈s va mourir! Ah! la voir encore! la revoir, la saisir, la garder! ... Je la veux! Oui, fou, fou que je suis de n’avoir pas compris qu’elle seule était tout! ... qu’une des ses caresses valait plus que le ciel! Oh! je voudrais tuer tous ceux qui l’ont aimée! Non, Thaı̈s, ne meurs pas! Non! je vais te reprendre! Sois à moi! sois à moi! .............. J’ai le seul souvenir de ta beauté mortelle! THAÏS Te souviens-il de ces heures de calme dans la fraı̂cheur de l’oasis! ATHANAËL Ah! Je me souviens seulement de cette soif inapaisée dont tu seras l’apaisement ... THAÏS Surtout te souvient-il des tes saintes paroles, en ce jour où par toi j’ai connu le seul amour! 290 ATHANAËL Quand j’ai parlé, je t’ai menti ... THAÏS Et la voilà l’aurore! et les voilà les roses de l’éternel matin! ATHANAËL Non! le ciel ... rien n’existe ... rien n’est vrai que la vie et l’amour des êtres; je t’aime! ... THAÏS Le ciel s’ouvre! Voici les anges, les prophètes ... et les saints! ... ils viennent avec un sourire, les mains toutes pleines des fleurs! ATHANAËL Entends-moi donc, ma toute aimée! ... Viens! Dis-moi: je vivrai! je vivrai! (Elle meurt. Athanaël, avec un cri terrible, se jette à genoux devant elle.) [Thaı̈s – La tua parola è rimasta nel mio cuore come un balsamo divino. Ho pregato, ho pianto ... nella mia anima si è fatta una grande luce. Avendo visto l’inutilità di ogni voluttà, ... Atanaele – Non lontano da qui, verso occidente, sta un monastero dove donne elette vivono simili ad angeli, ..., povere perché Gesù le ama, modeste perché Lui le bada e caste perché Lui le sposa! ........ Thaı̈s – Questa immagine d’avorio, questo fanciullo, opera antica e meravigliosa, è Eros! È l’amore! Considera, o padre mio, che noi non lo possiamo trattare con crudeltà. L’amore è virtù rara; ho peccato non per causa sua, ma piuttosto contro di lui. ... ............. Nicias ed il coro – Chiamate le danzatrici asiatiche, gli incantatori di serpenti, i saltimbanchi! Facciamo durare fino all’alba le danze, i giochi e le grida! ... Ecco l’Incomparabile! Prendi la lira, Crobile e tu, Mirtale, prendi la cetra! Cantate tutte e due la canzone della bellezza! ... ............... I suoi sguardi gettano catene 291 Che rendono schiavi gli uomini. I suoi bei sguardi languidi! Lei alletta, lei accarezza, Lei ha il fascino mortale, Al quale nessuno ha resistito! Come idolo impassibile, Lei procede senza niente sapere Del suo potere spaventoso! ........... Atanaele – Tacete! Thaı̈s è la sposa di Dio, lei non vi appartiene più! La Thaı̈s infernale è morta per sempre ... e la nuova Thaı̈s eccola! .......... Atanaele – Oh Thaı̈s santa! Oh sorella mia! ... Ho prolungato troppo questa dura prova. Perdonami! Oh santa, santissima Thaı̈s! ........ Oh parola toccante! Oh adorabili lacrime! Beata la peccatrice guadagnata all’eterno amore! Quanto è bello il suo viso! Quale raggio di allegrezza emanano i suoi occhi! ... I giorni, gli anni passeranno senza che lei ancora si mostri! (All’inizio lentamente, poi con un grido angoscioso) Non la vedrò più! Non la vedrò più! .................. Ebbene, in me la pace è morta! ... Invano mi sono flagellato la carne, inutilmente l’ho martirizzata! Un demonio mi possiede! La bellezza della femmina frequenta le mie visioni! Non vedo che Thaı̈s, o meglio, non è lei, sono Elena, Frine, è Venere Astarte: tutti gli splendori e tutte le voluttà in una sola creatura! .................. Thaı̈s – Quale triste follia ti fa perdere il tuo destino? Uomo creato per amare, che errore è il tuo! Atanaele – Ah! Satana! vade retro! ... la mia carne brucia! Thaı̈s – Osi venire, tu che sfidi Venere! Atanaele – Io ne muoio! Oh Thaı̈s! ... vieni! ... Thaı̈s sta per morire! Thaı̈s sta per morire! Allora, a che scopo il cielo, gli esseri, la luce? A cosa serve l’universo? Thaı̈s sta per morire! Ah! poterla vedere ancora! rivederla, prenderla, guardarla! Io la voglio! Sı̀, folle, folle che sono a 292 non aver capito che soltanto lei era tutto! ... che una sua carezza valeva più di tutto intero il cielo! Oh! vorrei uccidere tutti coloro che l’hanno amata! No, Thaı̈s, non morirmi! No! sto per riprenderti! Sii mia! Sii mia! ............ Ho l’unico ricordo della tua bellezza mortale! Thaı̈s – Non ti ricordi quelle ore di pace nella freschezza dell’oasi? Atanaele – Ah! Soltanto mi ricordo di questa sete implacabile che solo tu saprai estinguere. Thaı̈s – Soprattutto ricordati di quelle tue parole sante in quel giorno quando attraverso di te ho conosciuto l’unico amore! ... Atanaele – Quando ho parlato, io ti ho mentito ... Thaı̈s – Ecco l’aurora! ecco le rose dell’eterno mattino! Atanaele – No! il cielo ... non esiste nulla ... niente è vero eccetto la vita, eccetto l’amore degli esseri: io ti amo! Thaı̈s – S’apre il cielo! Ecco qui gli angeli, i profeti ... ed i santi! ... vengono con un sorriso, le mani piene di fiori! Atanaele – Ascoltami allora, mia adorata! ... Vieni! Dimmi: vivrò! vivrò! (Lei muore. Atanaele, con un grido terribile si inginocchia davanti a lei.)] Jules Massenet - Louis Gallet - Anatole France Chi ragiona per schemi fissi non riuscirà mai a capire che uno possa battersi a favore della legge Heinze [contro lo sfruttamento della prostituzione] e mettere in guardia da ogni intervento legislativo nella più scostumata delle esistenze private; che si aizzi il pubblico ministero contro le inserzioni ruffianesche e che si auspichi l’impunità per chi favorisce l’incontro di due persone maggiorenni e responsabili; che ci si auguri un più severo controllo delle sconcezze ostentate in pubblico, che disturbano chi non vuole e lusingano chi non deve, e al tempo stesso si desideri che in privato ciascuno sia contento alla sua maniera. ... ... La vergogna della tratta delle bianche, deprecata con accenti patetici, sarebbe stata risparmiata alle nazioni civili se i loro legisla293 tori fossero più capaci di adirarsi che di arrossire, se al dibattito sulla prostituzione non avessero mai partecipato i portavoce della pudicizia. L’usura e lo sfruttamento prospereranno finché ai mercanti dell’amore dovrà essere pagato anche il rischio dell’infrazione al codice penale; e anche il divieto di quella forma più innocua di mediazione, che non usa violenza ma si limita a creare occasioni di incontro, non fa che migliorare le prospettive di guadagno degli intermediari: la proibizione grava sul compenso che viene ricevuto e fa salire il prezzo che si paga. È di un umorismo atroce l’insegnamento scaturito da un eccesso di moralismo del vecchio diritto prussiano. Per colpire la prostituzione si privavano del diritto agli alimenti le mogli imputabili d’aver ricevuto denaro in cambio di prestazioni sessuali. Cosa facevano i signori del creato? Mostrando in anticipo la loro nobiltà, prostituivano le mogli e si risparmiavano gli alimenti. ... Un costume che concede ipocritamente alla donna, considerata una via di mezzo tra un animale da fatica e un oggetto di piacere, la precedenza nel saluto, che considera il matrimonio per denaro auspicabile e l’accoppiamento per denaro spregevole, che fa della donna una prostituta e della prostituta un oggetto del proprio disprezzo, che riconosce minor valore alla donna amata da qualcuno che alla donna senza amore, non deve proprio vergognarsi di una legge penale che chiama “relazioni illecite” i rapporti tra i sessi. Il buon costume è salvo. E la moralità potrebbe guadagnar terreno in modo allarmante se non esistessero divieti contro l’immoralità. ... Quanto la ragazza facile è moralmente superiore all’articolista della rubrica economica, altrettanto lo è la mezzana al direttore del giornale. Lei non ha mai dato ad intendere come costui di tenere alti gli ideali, ma l’intermediario d’opinioni - che vive della prostituzione spirituale dei suoi dipendenti - spesso guasta il mestiere alla mezzana sul terreno che più le compete. Se io, di tanto in tanto, ho richiamato l’attenzione sulle inserzioni erotiche della stampa quotidiana di Vienna, non l’ho fatto per sdegno puritano. Queste sono immorali solo in rapporto alla sedicente missione etica della stampa, ... Al commissariato di polizia di Mariahilf è sta inoltrata contro una 294 giovane e bella attrice, al momento priva di scritture, una denuncia anonima secondo cui essa esercitava di nascosto la prostituzione. ... La profonda immoralità di una polizia del buon costume che rilascia licenze per l’esercizio della prostituzione, che non tollera l’oltraggio abituale al pudore da parte di chi non vi è autorizzato, che forse tra poco introdurrà anche in questo campo una patente e che in ogni situazione si rende colpevole delle più gravi ingerenze nella vita privata delle donne e nel loro diritto di disporre di sé, accampa invano la scusa delle necessità igieniche. ... La più incallita sgualdrina, specializzata in pubblica opinione [Die neue Freie Presse, giornale di Vienna], ha forse il diritto di esaltare il valore delle verginità? Prendono partito per le madri contro le etère, che non producono nulla, o al massimo dei geni. L’uomo ha incanalato la corrente selvaggia della sensualità femminile. Ora essa non inonda più le campagne. Ma non le feconda neppure più. Che una cocotte aspiri agli onori sociali è una triste degradazione; ma per lo meno risarcita da piaceri segreti. Ben più riprovevole è la pratica di quelle donne che riescono a trarre in inganno sulla loro segreta onorabilità mostrando l’apparenza di una vita di piacere. Sono le parassite di un disprezzo sociale che non meritano: e questa e la peggior specie di arrivismo. L’astinenza si vendica sempre. Nell’uno produce pustole, nell’altro leggi sul sesso. L’indecenza della maitresse consiste nella fedeltà al proprietario. Che la società borghese guardi con disprezzo al protettore è comprensibile: perché egli è l’eroico contrappeso dei suoi divertimenti. Loro sono solo dei poveri cristiani, lui invece è il buon diavolo. È l’antipoliziotto, che protegge la prostituta dallo Stato con ben maggior sicurezza di quella che lo Stato dà alla società di fronte a lei. È l’ultimo appoggio morale di una donna rovinata dalla buona società. Grazie a questa lei può solo diventare ricca, grazie a lui diventa bella. Quando lui la rapina, lei ci guadagna ben più di quando gli altri le fanno i regali. Poiché lui a lei ‘ci tiene’, viene disprezzato più di lei; ma questo disprezzo è solo il mantello dell’invidia: la società deve pagare il piacere, riceve merce 295 in cambio di denaro; ma la donna riceve il denaro e trattiene il piacere, per farne doppio dono a un solo uomo. Nel primo caso l’amore è una faccenda economica; nell’altro a fare i conti è una forza della natura. Un atroce materialismo ci predica che l’amore non avrebbe niente a che fare col denaro, né il denaro con l’amore. La concezione idealistica, per lo meno, ammette che c’è una soglia del prezzo e che là comincia il vero amore. È la stessa soglia dove si ferma la gelosia di chi vuole essere amato per se stesso. Si ferma, mentre proprio allora potrebbe cominciare. La zona di concorrenza si sposta. I pensatori greci si accontentavano delle puttane. I commessi germanici non possono vivere senza le signore. Il cristianesimo ha arricchito il pasto erotico con lo hors-d’oeuvre della curiosità e lo ha rovinato con il dessert del rimorso. Che cosa fanno i membri femminili delle associazioni per la moralità pubblica? Si prodigano perché sia abolita la prostituzione. Dunque si tratta sempre di incendi, anche se le donne non bruciano più e vogliono estinguere le fiamme. Si tratta di incendi! Se la prostituzione della donna è una macchia, allora bisogna dire che viene cancellata grazie ai protettori. Si dovrebbe riflettere sul fatto che varie donne possono essere risarcite con ricche perdite per i guadagni che subiscono. Il sesso può collegarsi con tutto ciò che sta in cielo ed anche in terra. E perciò con l’incenso e col sudore di ascelle, con la musica delle sfere e con l’organetto, con una proibizione e con un capezzolo, con l’anima e con un corsetto. Questi collegamenti vengono chiamati perversioni. Essi offrono il vantaggio che ci si può servire anche solo della parte per giungere al tutto. Evoluzione dell’umanità: che penserai attraverso di me? – Che penserai di me? (Ci sono ancora etère e filosofi). L’etica cristiana è riuscita a trasformare le etère in suore. Disgraziatamente è riuscita anche a trasformare i filosofi in libertini. E grazie a Dio la prima metamorfosi non è poi tanto sicura. Ormai non si può più separare l’erotismo dalla sociologia, e cosı̀ anche dall’economia. L’amore sta sempre in qualche rapporto col denaro. 296 Quest’ultimo deve esserci, ed è indifferente se lo si prende o lo si dà. Napoli è una città estremamente morale, dove si possono cercare mille ruffiani prima di trovare una puttana. Quando gli inquilini vennero a sapere che la padrona di casa era una ruffiana, vollero tutti disdire l’affitto. Poi invece restarono nella casa, dopo che quella li assicurò che aveva cambiato mestiere e ora si dedicava soltanto all’usura. La morale è la tendenza a buttare via la vasca col bambino dentro. Una volta doveva esserci stata al mondo una immacolata concezione della voluttà! Il matrimonio è una mésalliance. La camera matrimoniale è la convivenza di brutalità e martirio. Le puttane per la strada si comportano cosı̀ male che se ne può dedurre il comportamento dei borghesi a casa loro. Con le calcolatrici dell’amore è difficile arrivare a un risultato. O temono che uno più uno faccia zero o sperano che uno più uno faccia tre. Karl Kraus Già se ne trovano di queste belle donne, di queste graziose donnine, tutte in nero, ma con molto bianco, tutte in nero, ma con molta della loro persona esposta agli occhi non indiscreti del pubblico, tutte in nero, ma molto succinte, molto disinvolte, sotto dei cappellini fantastici di vedova, non solo allegra, ma allegrissima! Matilde Serao PRUNIER Una cosa assai grave: A Parigi si ama! Imperversa una moda Nel gran mondo elegante: L’amore sentimentale! ................. Che la moda è romantica: 297 sguardi amorosi strette furtive, baci, sospiri ma niente più! ... ................ BIANCA Svengo! ... Illanguidisco tutta! ... Dammi un chiaro di luna! ... MAGDA Non scherzate! ... ............. PRUNIER Chi il bel sogno di Doretta poté indovinar? Il suo mistero nessuno mai scoprı̀! Un bel giorno il re la bimba volle avvicinar: - Se tu a me credi se tu a me cedi, ti farò ricca! Ah! creatura! Dolce incanto! La vana tua paura, il trepido tuo pianto ora sparirà! - No! Mio sire! No, non piango! Ma come son, rimango, che l’oro non può dare la felicità! ........... MAGDA La conquista mi tenta, e la semplice istoria! ... 298 Chi il bel sogno di Doretta poté indovinar? Il suo mistero come mai finı̀? Ahimè! Un giorno uno studente in bocca la baciò e fu quel bacio rivelazione: fu la passione! ... Folle amore! Folle ebrezza! Chi la sottile carezza d’un bacio cosı̀ ardente mai ridir potrà? ...... Che importa la ricchezza se alfine è rifiorita la felicità! O sogno d’or poter amar cosı̀! ........... PRUNIER Non sono io! Nel fondo d’ogni anima c’è un diavolo romantico che è più forte di me, di voi, di tutti! ... RAMBALDO No! Il mio diavolo dorme! YVETTE Che peccato! Perché? ... RAMBALDO Mi armo d’acqua santa e lo sconfiggo. Lo volete vedere? 299 (Leva dal taschino un astuccio contenente una collana di perle e lo offre a Magda) Ecco! MAGDA A me? RAMBALDO Certo! ... a mia intenzione era di offrirvelo prima di pranzo ... me ne dimenticai ... ma l’occasione sembra inventata apposta! ............... MAGDA Denaro ... Denaro ... nient’altro che denaro! ... Ma via! Siate sincere! Son persuasa che voi m’assomigliate e spesso rimpiangete la piccola grisette felice del suo innamorato! ............. RAMBALDO Poeta raffinato, dite un po’: dove si può mandare un giovanotto che vuol passare la sera allegramente? PRUNIER A letto! ................ DUE MONDANE Scegli! Su, coraggio! Io son grassa! Sono magra! Sono oca! Sono scaltra! 300 .................. ALCUNE DONNINE In giardino già si balla! Voi restate? ALTRE DONNINE Già la danza ferve e snoda il suo ritmo e la sua grazia. ............. QUATTRO STUDENTI Senza te la vita era troppo amara. Ma con te la vita costa troppo cara. .......... A chi tocca, tocca! Bocca! dammi la tua bocca! .............. MAGDA e RUGGERO Nella dolce carezza della danza chiudo gli occhi per sognar. Tutto è oramai lontano, niente mi può turbar ... e il passato sembra dileguar! ... ........... Dolcezza! ... Ebbrezza! Incanto! ... Sogno! Ah! per sempre! ... per sempre! Ah! eternamente! GEORGETTE, GABRIELLA, LOLETTE, LE MONDANE e GLI STUDENTI Sboccian fiori ed amor di primavera al tepor! ... MAGDA e RUGGERO Come batte il tuo cuor! primavera d’amor! ... 301 .................... MAGDA Perché mai cercate di saper ch’io sia e quale il mio mister? Non vi struggete e m’accogliete come il destino mi portò! RUGGERO Io non so chi siate voi, e per qual via giungeste fino a me, perché? Ma pure sento strano un tormento dolce, infinito, né so dir qual’è! ... Sento che tu non sei un’ignota, ma sei la creatura attesa dal mio cuor! .............. T’ho donato il mio cuore, o mio tenero, dolce mio amore! Custodisci gelosa il mio dono perché viva sempre in te! MAGDA È il mio sogno che si avvera! ... Ah! se potessi sperare! ... che questo istante non muore, che il mio rifugio saran le tue braccia, il tuo amor, sarei troppo felice né più altro vorrei dalla vita, che godere l’ebbrezza infinita che il tuo bacio mi può donar! ... Ah! Potessi, potessi sperare che questo istante non muore sarei troppo felice ... è il mio sogno! Ah! è il mio sogno che s’avvera! ... Fa che quest’ora si eterni! 302 Vedi, son tua, son tua per sempre! Io son tua! sempre con te! Ah! per sempre con te! RUGGERO Piccola ignota t’arresta! No, questo istante non muore, a me ti porta il clamor d’una festa che è una festa d’amore e di baci! Né più altro vorrei dalla vita che godere la gioia infinita che il tuo bacio mi può donar! Questo istante non muor, a me ti porta il clamor d’una festa che è una festa d’amore che è festa di baci! Deve quest’ora segnar, segnar l’avvenire d’amore e per sempre, sempre con te! per sempre con te! Ah! per sempre con te! .............. MAGDA Non ho niente da aggiungere a ciò che avete visto. RAMBALDO Dunque niente di grave ... Una scappata ... Andiamo! ... .......... MAGDA Inutile! Rimango! RAMBALDO Restate? MAGDA L’amo! ... L’amo! 303 RAMBALDO Che follia vi travolge? MAGDA Ma voi non lo sapete cosa sia aver sete d’amore e trovar l’amore, aver voglia di viver e trovare la vita? Ah! lasciatemi seguire il mio destino! Lasciatemi! ... lasciatemi, è finita! ... ............. Perdonate Rambaldo, se vi reco un dolore ... ma non posso ... non posso ... è più forte il mio amor! RAMBALDO Possiate non pentirvene! ... ............ RUGGERO Che hai? MAGDA Niente .... niente ... Ti amo! Ma tu non sai ... Tu non sai! ... Vedi, ho tanta paura! ... Sono troppo felice! È il mio sogno, capisci? Tremo, tremo e piango ... mia vita ... mio amore! ... ........... MAGDA e RUGGERO Benedetto l’amor e benedetta la vita! Primavera è fiorita! 304 Tutto è profumo e languor! Il mio profumo sei tu! La tua primavera ho nel cuor! Mio amor! Mio amor! Nessun mai ti potrà strappar da me! .............. RUGGERO Mandale via! Sai bene che non abbiamo denari! MAGDA Grazie! Grazie, non ora compreremo domani ... .............. RUGGERO Oh mia povera cara ... Il sacrifizio, vedrai sarà per poco, ho scritto per avere il consenso al nostro matrimonio! MAGDA Ruggero! Ruggero! Hai fatto questo? .............. Che più dirgli? ... Che fare? ... Continuare a tacere ... o confessare? Ma come lo potrei? con un solo mio gesto far crollare sogni, felicità, passione, amore! ... No! No! non devo parlare! Né tacere io posso. Continuare l’inganno per conservarmi a lui? ... Oh mio povero cuore! ... quant’angoscia! che pena! ............. PRUNIER Perché la vostra vita non è questa, fra piccole rinunce e nostalgie, 305 con la visione d’una casa onesta che chiuda l’amor vostro in una tomba! ............. RAMBALDO Ed ho aspettato che il vostro sogno fosse tramontato!!! E a chi mi domandava: che sarà? Che sarà d’una piccola rondine migrata lontana dal suo nido? Rispondevo: la rondine al suo nido tornerà! Tornerà! MAGDA V’ingannate, Rambaldo! ... RAMBALDO Chi lo sa? Tutto principia e, ahimè, tutto finisce ... il vostro cuore non capisce, ma io so ... ma io so ... Quante strettezze, o mia povera Magda! ... .......... Son di moda a Parigi dei piccoli ornamenti. Una rondine bianca in campo nero ... Il mio primo pensiero fu di portarvi un dono. Forse racchiude un simbolo, sarà forse un richiamo ... del mio placido affetto ... io ve l’offro ed aspetto! Vi domando perdono! ... ............. RUGGERO No! Taci! Sei tutta una menzogna! MAGDA Ruggero! Ruggero! 306 RUGGERO Leggi! Leggi! MAGDA Ruggero! RUGGERO “La donna che tu credi degna della tua vita è l’amante di Rambaldo ...” MAGDA Ruggero! RUGGERO Parla! Parla! Ah! Chi sei? Che hai fatto? Sei venuta a me contaminata! MAGDA Ah! No! RUGGERO Perché hai mentito? MAGDA Per amarti! RUGGERO No! per tradirmi! ... MAGDA No! No! Credevo cancellata in te la mia vergogna! RUGGERO Menzogna! Menzogna! Va! MAGDA Non parlai, non parlai per paura di perdere il tuo amore m’ero stretta al tuo cuore come un rifugio santo! Fui tu amante devota la tua amante soltanto. 307 No! No! No! RUGGERO Ecco il tuo rifugio ... MAGDA Giuro, non sapevo. RUGGERO Il denaro! È il denaro! È lui che l’ha portato! (Buttandole in viso il denaro sgualcito) Maledetto il tuo amore! Maledetto il passato, maledetto il tuo amore! Va! MAGDA Non maledire, ascolta se mi struggo in pianto, ... se disperatamente io mi aggrappo a te! Guarda il mio cuore infranto o vita di mia vita abbia pietà di me! RUGGERO Solo la mia vergogna è nel tuo pianto! Tu che m’hai trascinato al disonore. MAGDA Guarda il mio cuore infranto, abbi pietà di me. RUGGERO O mio risveglio atroce. O disperato amore! via, lontan da me! MAGDA No! Ruggero! Ah no, non maledire! 308 RUGGERO Addio! È finita! ............... LISETTE Il tempo passa ... Il tempo rasserena ... MAGDA Io riprendo il mio volo e la mia pena! LISETTE Coraggio! MAGDA Non dir niente ... che sia mio questo dolore! Ah! ... Giacomo Puccini – Giuseppe Adami Mahagonnygesang Nr. 1. Auf nach Mahagonny Die Luft ist kühl und frisch Dort gibt es Pferd- und Weiberfleisch Whisky und Pokertisch. Schöner grüner Mond von Mahagonny, leuchte uns! Denn wir haben heute hier Unterm Hemde Geldpapier Für ein großes Lachen deines großen dummen Munds ................. Auf nach Mahagonny Das Schiff wird losgeseilt Die Zi-zi-zi-zi-zivilis Die wird uns dort geheilt. Schöner grüner Mond von Mahagonny, leuchte uns! Denn wir haben heute hier Unterm Hemde Geldpapier Für ein großes Lachen deines großen dummen Munds [Canto n. 1 di Mahagonny. Via, a Mahagonny 309 l’aria è pura e fresca là carne di cavallo e di donna si dà Whisky e poker nella bisca. Bella luna verde di Mahagonny, illumina la nostra faccia! Perché oggi abbiam qui stretti Sotto la camicia tanti bei biglietti Per una gran risata della tua stupida boccaccia. .............. Via, a Mahagonny la nave è libera salpata la si-si-si-si-sifilidizzazione [Brecht sposava la sifilide con la civiltà] là ci verrà risanata. Bella luna verde di Mahagonny, illumina la nostra faccia! Perché oggi abbiam qui stretti Sotto la camicia tanti bei biglietti Per una gran risata della tua stupida boccaccia.] Die Ballade von der sexuellen Hörigkeit. Da ist nun einer schon der Satan selber Der Metzger: er! Und alle andern: Kälber! Der frechster Hund! Der schlimmste Hurentreiber! Wer kocht ihn ab, der alle abkocht? Weiber. Ob er will oder nicht – er ist bereit. Das ist die sexuelle Hörigkeit. [Ballata della schiavitù sessuale. Qui c’è uno che pare satanasso stesso: lui, il macellaio! E tutti gli altri, agnelli, in rosso! Il peggior puttaniere, il cane più sfacciato! Chi lo cucinan? Le donne! Lui che tutti ha cucinato. Lo voglia o no, è lui l’ossesso. Questa è la schiavitù del sesso.] ....................... Die Zuhälterballade In einer Zeit, die längst vergangen ist 310 Lebten wir schon zusammen, sie und ich Und zwar von meinem Kopf und ihrem Bauch. Ich schützte sie und sie ernährte mich. Es geht auch anders, doch so geht es auch. Und wenn ein Freier kam, kroch ich aus unserm Bett Und drückte mich zu’n Kirsch und war sehr nett Und wenn er blechte, sprach ich zu ihm: Herr Wenn Sie mal wieder wollen – bitte sehr So hielten wir’s ein volles halbes Jahr In dem Bordell, wo unser Haushalt war. [Ballata del lenone. In un tempo da lungo passato, lei ed io già insieme si viveva; io la testa e lei la pancia ci metteva, io proteggevo lei, lei mi nutriva. Può andar diverso, ma anche cosı̀ andava. Se veniva un cliente, uscivo dal letto, Me la svignavo per un grappino, ed ero assai corretto, quando lui pagava, gli dicevo: Signore Se Lei vorrà ancora una volta – prego, mio onore. Cosı̀ ci tenemmo per mezz’anno in mostra in quel bordello, ch’era casa nostra.] ............... Queste signore godono dell’indisturbato possesso dei loro mezzi di produzione. Appunto perciò esse non devono dare l’impressione di essere libere. A loro la democrazia non concede quella libertà che invece riconosce a tutti coloro che dei loro mezzi di produzione possono essere privati. Unzucht: Lied der Schwester. Und wir fanden einem Mann in Boston Der bezahlte gut, und zwar aus Liebe. Und ich hatte meine Mühe mit meiner Schwester Denn auch sie liebte: aber einen andern 311 Und dem bezahlte sie, und auch aus Liebe. Ach, ich sagte ihr oft: Ohne Treue Bist du höchstens die Hälfte wert Man bezahlt nicht für solche Säue Sondern nur das, was man verehrt! Das kann eine machen Die auf niemand angewiesen ist Eine andere hat nichts zu lachen Wenn sie ihre Situation vergißt. ............. Und sie zeigte ihren weißen Hintern Mehr wert wie eine kleine Fabrik Gratis den Gaffern und Straßenkindern Der Welt profanem Blick. [Prostituzione: canzone della sorella. E noi trovammo in Boston un uomo Che ben pagava, e certo per amore. Ed io avevo da faticar con mia sorella Perché pur ella amava: ma un altro E lo pagava lei: ed anche per amore. Ah!, senza fedeltà, io spesso le dicevo Tu sei il massimo alla metà del valore Tali troie io non le pagavo Ma solo quanto ne valga l’onore! Questo una può fare Che da nessuno viene comandata Un’altra non ha niente da ridere Se la sua situazione ha dimenticata. .............. Ed ella mostrò il suo bianco culone, Più valido d’una piccola officina, Gratis al ragazzo di strada, al curiosone, Alla del mondo profano occhiatina.] 312 Kuppellied. 1. Ach, man sagt, des roten Mondes Anblick Auf dem Wasser macht die Mädchen schwach Und man spricht von eines Mannes Schönheit Der ein Weib verfiel. Daß ich nicht lach! Wo ich Liebe sah und schwache Knie War’s beim Anblick von – Marie. Und das ist bemerkenswert: Gute Mädchen lieben nie Keinen Herrn, der nichts verzehrt. Doch sie können innig lieben Wenn man ihnen was verehrt. Und der Grund ist: Geld macht sinnlich Wie uns die Erfahrung lehrt. 2. Ach, was soll des roten Mondes Anblick Auf dem Wasser, wenn der Zaster fehlt! Und was soll da eines Mannes oder Weibes Schönheit Wenn man knapp ist und es sich verhehlt! Wo ich Liebe sah und schwache Knie War’s beim Anblick von – Marie. Und das ist bemerkenswert: Wie soll er und wie soll sie Sehnsuchtsvoll und unbeschwert Auf den leeren Magen lieben? Nein, mein Freund, das ist verkehrt. Fraß macht warm und Geld macht sinnlich Wie uns die Erfahrung lehrt. [Ballata del ruffiano. 1. Ah, si dice che guardar la luna rossa Sull’acqua le ragazze deboli fa rendere E si racconta di un uomo la bellezza Che rovinò una donna. Niente da ridere! Dove amore vidi e deboli ginocchi Era sopra [i soldi] a Maria posar gli occhi 313 E questo certo va notato: Le brave ragazze non le tocchi, Nessun signore amano, se niente ha consumato. Però esse possono amare intimamente Se qualcosa ha loro regalato. E la ragione è: il denaro rende sensuali, Come a noi l’esperienza ha insegnato. 2. Ah, per cosa si può guardar la luna rossa Sull’acqua, quando manca il quattrino! E cosa diventa allora di un uomo o di una donna la bellezza Se te lo nascondi e sei ridotto al lumicino! Dove amore vidi e deboli ginocchi Era sopra [i soldi] a Maria posar gli occhi E questo certo va notato: Come potrebbe lui e da lei come potrebbe chi Pieno d’ardore e senza peso essere amato Con lo stomaco vuoto? No, amico mio, va rovesciato. Il mangime riscalda e il denaro rende sensuali, Come a noi l’esperienza ha insegnato.] ..... ma ci sono troppo poche occasioni e perciò la gente è costretta a farlo nel modo più scomodo, al cinema, sul tavolo di cucina, nell’acqua, in ascensore e se si dà il caso sugli alberi. ... la moglie di un funzionario di grado elevato si è fatta chiavare da dietro da un amico mio, agente delle assicurazioni dentro l’autorimessa, e intanto riparava il carburatore. ... Spesso questa cosa ci trae anche in inganno, in quanto un visetto grazioso non vuol dire granché, a letto l’interessata può risultare una vera delusione, come no. E perché? perché l’occhio ci inganna. Certo qualcosa di vero c’è: ... per esempio dimena il culo o cose del genere, ...piano piano diventa un po’ sensuale, è possibile. ... Ancora più importante è la voce. Inoltre bisognerebbe sempre guardar bene che cosa ci sa fare col suo culo. In ogni caso non bisogna lasciarsi corrompere 314 dall’esteriorità. Qualcuna relativamente poco appariscente o ha un piccolo difetto, ma a letto è una vera fortuna e vale la pena. ... Lı̀ uno se ne va in giro come una pagina vuota, non pensa a niente di male e improvvisamente nella sua vita arriva l’amore, vede una su cui non può sorvolare, è commosso che esista qualcosa di cosı̀ portentoso e caso mai di cosı̀ puro, e deve vedere come chiavarsela al più presto. ... Das dreizehnte Sonett Das Wort, das du mir oft schon vorgehalten Kommt aus dem Florentinischen, allwo Die Scham des Wibes Fica heißt. Sie schalten Den großen Dante schon deswegen roh ................... Jedoch du siehst, selbst der düstere Dante Verwickelte sich in der Streit , der tobt Um dieses Ding, das man doch sonst nur lobt. Wir wissen’s nicht nur aus dem Machiavelle: Schon oft, im Leben wie im Buch, entbrannte Der Streit um die mit Recht berühmte Stelle. [Il tredicesimo sonetto La parola, per la quale tu spesso mi dai la gogna, viene dal fiorentino parlato, delle donne si chiama ‘fica’ la vergogna. Il grande Dante per ciò venne sgridato ................ Però, or vedi, l’austero Dante stesso si invischiò nella disputa, che infuria attorno alla cosa, la qual però non merta ingiuria. Sappiam che anche Macchiavelli non solamente nella vita, come sui libri attizzava spesso il litigio attorno al posto tanto famoso giustamente.] 315 Über die Gedichte des Dante auf die Beatrice .......... Ach, welche Unsitt’ bracht er da in Schwang Als er mit so gewaltigem Lobe lobte War es nur angesehen, nicht erprobte. Sei dieser schon beim bloßen Anblick sang Gilt, was übsch aussieht, wenn’s die Straße quert Und was nie naß wird, als begehrenswert. [Sulle poesie di Dante per Beatrice ........... Ah, quale cattiva usanza lui allor in voga metteva quand’egli con potente elogio cosı̀ lodò quanto solo vide e non provò. Da quando, questo lui col puro sguardo già cantava vale, se per la strada incontri quella che sembrava graziosa, come degna di brama, pur s’ella mai bagna la cosa.] Über Kants Definition der Ehe in der Metaphysik der Sitten Den Pakt zu wechselseitigem Gebrauch Vom den Vermögen und Geschlechtsorganen Den der die Ehe nennt, nun einzumahnen Erscheint mir dringend und berechtigt auch. Ich höre, einige Partner sind da säumig. Sie haben – und ich halt’s nicht für gelogen – Geschlechtsorgane kürzlich hinterzogen: Das Netz hat Maschen und sie sind geräumig. Da bleibt nur: die Gerichte anzugehn Und die Organe in Beschlag zu nehmen. Vielleicht wird sich der Partner dann bequemen Sich den Kontrakt genauer anzusehn. Wenn er sich nicht bequemt – ich fürcht es sehr – Muß eben der Gerichtsvollzieher her. 316 [Sulla definizione Kantiana del matrimonio nella Metafisica dei costumi Il patto di reciprocamente adoperare gli organi del sesso ed il patrimonio ora esortare, che vien detto matrimonio, giusto ed urgente anche a me appare. Sento, alcuni partner siano qui morosi. Essi hanno, lo ritengo non falso io stesso, da poco sottratto gli organi del sesso: La rete ha buchi e sono assai spaziosi. Resta soltanto: in giudizio arrivare E l’organo in sequestro è sistemato. Forse il partner sarà allora approntato per quel contratto con maggior cura guardare. Se, lo temo molto, a ciò non è disposto, Deve l’agente giudiziario venir tosto.] Über Goethes Gedicht Der Gott und die Bajadere O bittrer Argwohn unsrer Mahadöhs Die Huren möchten in den Freudenhäusern Wenn sie die vorgeschriebne Wonne äußern Nicht ehrlich sein. Das wäre aber bös. Wie schön singt jener, der das alles weiß Von jener einzigen, um die’s ihm leid war Die für ihn auch zu sterben noch bereit war Um den von Anfang ausgemachten Preis. Wie streng er prüfte, ob sie ihn auch liebte! Ausdrücklich heißt’s, er hab ihr Pein bereitet ... Sechs waren schon geprüft, doch erst die siebte Vergoß die Tränen, als sie ihn verlor! Doch wie belohnte er sie auch: beneidet Von allen hob er sie am Schluß zu sich empor! 317 [Sulla poesia di Goethe Il dio e la baiadera Oh, dei nostri Mahadeva la diffidenza amara: le puttane potrebbero, nei bordelli abitando, le voluttà prescritte esse esternando, non essere sincere. Ma la cosa sarebbe seria. Come ben canta chi tutto ha saputo, di quelle solo una, che per lui dolore era, pronta anche a morire per lui c’era, al prezzo fin dall’inizio stabilito. Se anche lo amassero, aveva provato duramente! Per dirlo bene, lui avea la sua pena preparata ... già sei ne avea provate, ma solo la settima veramente, quando l’abbandonava, lacrime versò! Però come anche lui la ricompensava: invidiata da tutti, alla fine con sé in alto la innalzò!] Über induktive Liebe Der große Bacon baute auf Versuche. ’s wär Zeit, sie in die Liebe einzuführen. Vielleicht, wir finden, wenn wir uns berühren: Wir liegen gerne unter einem Tuche. Und meine Hand, die deine Brüste fand Sag: ist sie angenehm? Wenn wir’s nur wüßten! Vielleicht dem Schoß nicht, aber doch den Brüsten? Vielleicht dem Schoß, und diesem nur die Hand? Nur dürfte weder Wollen doch Verwehren Bei dem Versuch das letzte Wort bedeuten. Erfreuen sollten wir, wenn wir uns freuten. Aus dem Genießen wachse das Begehren. Gestattete sie, daß er sie begattet Ist ihm, sich nicht zu gatten, auch gestattet. 318 [Sull’amore induttivo Il gran Bacone amò sperimentare. Tempo è, con l’amor ciò introduciamo. Forse, troviam, se allora ci tocchiamo: sotto un lenzuol ci è gradito stare. E che trovò il tuo petto la mia mano di’: ti piace? Sol lo vorrei sapere! Al grembo forse no, ma al seno dà piacere? Al grembo forse, su questo sol la mano? Il volere od il negar però solo non sia dell’esperimento l’ultima frase pronunciare. Se noi ci rallegriam, trarre ne dobbiam piacere. Dal godimento si svegli la bramosia. Lei concede che lui sia con lei accoppiato, ma pur anche, lui con lei, non maritato.] Über den Verfallen der Liebe Ihre Mütter haben mit Schmerzen geboren, aber ihre Frauen Empfangen mit Schmerzen. Der Liebesakt Soll nicht mehr gelingen. Die Vermischung erfolgt noch, aber Die Umarmung ist eine Umarmung vom Ringern. Die Frauen Haben den Arm zur Abwehr erhoben, während sie Von ihren Besitzern umfangen werden. Die ländliche Melkerin, berühmt Wegen ihrer Fähigkeit, bei der Umarmung Freude zu empfinden, sieht mit Spott Auf ihre unglücklichen Schwestern in Zobelpelzen Denen jedes Lüpfen des gepflegten Hinterns bezahlt wird. Der geduldige Brunnen Der so viele Geschlechter getränkt hat 319 Sieht mit Entsetzen wie das letzte Ihm den Trunk entreißt mit verbissener Miene. Jedes Tier kann es. Unter diesen Gilt es für eine Kunst. [Sulla decadenza dell’amore Le loro madri hanno partorito nel dolore, ma le loro donne nel dolore concepiscono. L’atto d’amore si dice che non riesca più. L’accoppiamento succede ancora, ma l’amplesso è un amplesso di lottatori. Le donne hanno il braccio alzato per difendersi, mentre loro vengono acchiappate dai loro possessori. La lattaia di campagna, famosa per la sua capacità con l’amplesso di sentire godimento, guarda con scherno le sue sorelle infelici in pelliccia di zibellino delle quali ogni sforzo dell’elegante didietro viene pagato. La fonte paziente che cosı̀ tante sessualità ha dissetato vede con disgusto come l’ultima le strappi il sorso con aria accanita. Ogni animale lo può. Tra queste, ciò vale come un’arte.] Balladen von der ‘Judenhure’ Marie Sanders 1. In Nürnberg machten sie ein Gesetz Darüber weinte manches Weib, das Mit dem falschen Mann im Bett lag. “Das Fleisch schlägt auf in den Vorstädten Die Trommeln schlagen mit Macht Gott im Himmel, wenn sie etwas vorhätten Wäre es heute nacht.” 320 2. Marie Sanders, dein Geliebter Hat zu schwarzes Haar. Besser, du bist heute zu ihm nicht mehr Wie du zu ihm gestern warst. “Das Fleisch schlägt auf in den Vorstädten Die Trommeln schlagen mit Macht Gott im Himmel, wenn sie etwas vorhätten Wäre es heute nacht.” [Ballata della ‘Puttana da ebrei’ Maria Sanders 1. A Norimberga hanno fatto una legge; per questa hanno pianto parecchie donne, che con l’uomo sbagliato a letto erano andate. “La carne nei nostri quartieri è rincarata; i tamburi con forza hanno percosso Dio del ciel, se qualcosa hanno pensata Sarebbe la notte di adesso.” 2. Marie Sanders, il tuo amato ha troppo i capelli neri. Meglio, con lui tu sia oggi non più come tu fosti con lui ieri. “La carne nei nostri quartieri è rincarata; i tamburi con forza hanno percosso Dio del ciel, se qualcosa hanno pensata Sarebbe la notte di adesso.”] Schwächen Du hattest keine Ich hatte eine: Ich liebte. [Debolezze Tu non ne avevi per niente. Io, una solamente. Io amavo.] 321 Die Musen Wenn der Eiserne sie prügelt Singen die Musen lauter. Aus gebläuten Augen Himmeln sie ihn hündisch an. Der Hintern zuckt vor Schmerz Die Scham vor Begierde. [Le muse Quando quel ferreo tipo le bastona, cantan le muse più forte. Ad occhi pesti, esse lo adorano come cagne. Il didietro freme di dolore, Le vergogne di brama.] Keuschheitsballade in Dur Ach, sie schmolzen fast zusammen Und er fühlte: sie ist mein. Und das Dunkel schürt die Flammen. Und sie fühlte: wir sind allein. Und er küßte ihr die Stirne Denn sie war ja keine Dirne Und sie wollte keine sein. Oh, das süße Spiel der Hände! Oh, ihr Herz war wild wie nie! Daß er die Kurasche fände Betet er und betet sie. Und sie küßte ihm die Stirne Denn sie war ja keine Dirne Und sie wußte nur nicht wie ... Und um sie nicht zu entweihen Ging er einst zu einer Hur Und die lernte ihm das Speien 322 Und die Feste der Natur. Immerhin ihr Leib war Lethe Bisher war er kein Askete Jetzt erst tat er einen Schwur. Um zu löschen ihre Flammen Die er schuldlos ihr erregt Hängt sie sich an einen strammen Kerl, der keine Skrupel hegt. (Und der haute sie zusammen Auf die Treppe hingelegt.) Himmerhin, sein Griff war Wonne Und sie war ja keine Nonne Jetzt erst war die Gier erregt. Und er lobte sein Gehirne Daß es klug gewesen sei: Als er sie nur auf die Stirne Einst geküßt im sel’gen Mai – Er als Mucker, sie als Dirne Sie gestehn, Scham auf der Stirne: Es ist doch nur Sauerei. [Ballata della castità in una tonalità maggiore Ah, loro si struggono insieme un poco e lui sentiva: lei è mia. Ed il buio attizza il fuoco. E lei sentiva: siam soli, tuttavia. Ma, lui le baciava la testolina perché lei non era una sgualdrina, né voleva esserne una. Oh, com’è dolce con le mani giocare! Oh, il suo cuore selvaggio come non era mai! Per il coraggio trovare, Prega lui, prega lei. E lei gli baciava la testolina, 323 lei che non era una sgualdrina e sapeva solo come non ... [lasciarsi sverginare] E per lei non profanare andava lui una volta di una puttana nella via, che gli insegna lo spruzzare e della natura l’allegria. Il suo corpo era il Lete ancora; lui non era un asceta finora; ora fa solo un giuramento. Per le sue fiamme spegnere, che lui senza colpa le ha acceso, ad un robusto si va ad appendere, gaglioffo, che agli scrupoli non dà peso. (E lui, per poterla sbattere, sulla scala l’ha distesa.) Pur sempre, il suo manico era goduria ora e lei non era certo suora, ma solo adesso aveva la voglia appreso. E lui lodava il suo cervellino, per esser stato molto saggio: se lui solo sulla testolina una volta l’aveva baciata nel bel maggio – Lui come bigotto, lei come sgualdrina; loro confessano, la vergogna sulla testolina: È però soltanto un porco oltraggio.] Mutter Courage und ihre Kinder YVETTE Wer sagt, daß ich krank bin, das ist eine Verleumdung! ...... Weil alle lügen. Mutter Courage, ich bin ganz verzweifelt, weil alle gehen um mich herum wie um einen faulen Fisch wegen dieser Lügen, wozu richt ich noch meinen Hut her? ... Drum trink ich am Vormittag, das hab ich nie gemacht, es gibt Krähenfuß, aber jetzt ist alles gleich. Beim Zweiten Finnischen kennen mich alle. Ich hätt zu 324 Haus bleiben soll, wie mein Erster mich verraten hat. Stolz ist nix für unsereinen, Dreck muß man schlucken können, sonst gehts abwärts. MUTTER COURAGE Nur fang jetzt nicht wieder mit deinem Pieter an und wie alles gekommen ist, vor meiner unschuldigen Tochter. YVETTE Grad soll sies hören, damit sie abgehärtet wird gegen die Liebe. ..... (Sie singt das Lied vom Fraternisieren) Lied von der Soldatenhure Ich war erst siebzehn Jahre Da kam der Feind ins Land Er legte beiseit den Säbel Und gab mir freundlich seine Hand. Und nach der Maiandacht Da kam die Maien nachr Das Regiment stand im Geviert Dann wurd getrommelt, wies der Brauch Dann nahm der Feind uns hintern Strauch Und hat fraternisiert. ................. Ich bin ihm leider nachgefahren, hab ihn aber nie getroffen, es ist fünf Jahr her. ... MUTTER COURAGE Laß dirs also zu Lehre dienen, Kattrin. Nie fang mir was mit Soldatenvolk an. Die Liebe ist eine Himmelsmacht, ich warn dich. Sogar mit die, wo nicht beim Heer sind, ists kein Honigschlecken. Er sagt, er möcht den Boden küssen, über den deine Füß gehn, ..., und dann bist du sein Dienstbot. ... ........... DER FELDPREDIGER Ich hab ihn abzuhalten versucht, aber er hat gesagt, Sie habens ihm angetan, er träumt von Ihnen. 325 DER KOCH Bloß daß ich ein Glas Branntwein krieg von schöner Hand, nix Schlimmeres. Aber ich bin schon geschlagen genug, weil der Feldprediger den ganzen Weg her solche Witze gemacht hat, daß ich noch jetzt rot sein muß. [Madre Courage e i suoi figli Yvette – Chi dice che sono malata: è una calunnia! ... Perché tutti mentono. Madre Courage, sono proprio disperata; per via di quelle bugie, gli uomini mi evitano come un pesce marcio. Perché perdo ancora tempo ad aggiustarmi il cappellino? Per questo mi sono messa a bere anche di mattina, non l’ho mai fatto, fa venire le zampe di gallina. Ma ora è tutto lo stesso. Col secondo Finlandese mi conoscono tutti. Avrei dovuto rimanere a casa, quando il mio Primo [amore] mi ha tradita. L’orgoglio non è per noi, si deve inghiottire merda, altrimenti la va male. Madre Courage – Ora, solo non ricominciare col tuo Pieter e come tutto è andato a finire, davanti alla mia figlia innocente. Yvette – Invece, deve proprio sentirlo, cosı̀ che venga temprata contro l’amore. ... (Canta la Canzone del fraternizzare) Canzone della puttana del soldato Avevo appena diciassette anni, allora venne al paese il nemico. Egli posò la spada al suo fianco e mi dette la mano da amico. E dopo i cori pei vespri del maggio, venne la notte di maggio. Il reggimento stava schierato; poi, com’è d’uso, il tamburo rullò, il nemico dietro la siepe ci portò e si è fraternizzato. ............. Madre Courage – Fa quindi che ti serva di lezione, Kattrin. Non fartela mai con la soldataglia. L’amore è una potenza celeste, t’avverto. Non è dolce come il miele neanche con chi non sta nell’esercito. Lui 326 dice che vorrebbe baciare la terra dove posi i piedi, ..., e poi diventi la sua serva. ... ........... Il cappellano – Ho cercato di trattenerlo, ma lui ha detto che lei lo ha infatuato, lui la sogna di notte. Il cuoco – Solo per ricevere un bicchierino di liquore da una bella mano, niente di più. Ma io sono già abbattuto abbastanza, perché il cappellano per tutta la strada mi ha tanto preso in giro che debbo essere ancora rosso per la vergogna.] .................. MUTTER COURAGE .... Was machst denn du mit dem Hurenhut? Willst du gleich den Deckel abnehmen, du bist wohl übergeschnappt? Jetzt, wo der Feind kommt? Sollen sie dich entdecken und zu Hur machen? Und die Schuh hat sie sich angezogen, diese Babylonische! ... YVETTE .......... Wo ist mein Hut? ..... So kann ich doch nicht herumlaufen, wenn die Katholischen kommen. Was denken die von mir? Spiegel hab ich auch nicht. Wie schau ich aus? Ist es zu viel Puder? ........... MUTTER COURAGE ....... So, ein bissel Dreck, und du bist sicher. So ein Unglück! ... Ein Soldat, besonders ein katholischer, und ein sauberes Gesicht, und gleich ist die Hur fertig. Sie kriegen wochenlang nichts zu fressen, und wenn sie dann kriegen, durch Plündern, fallen sie über die Frauenzimmer her. Jetzt mags angehn. Laß dich anschaun. Nicht schlecht. Wie wenn du im Dreck gewühlt hättst. Zitter nicht. So kann dir nix geschehn. .... Die roten Stöckelschuh der Yvette! Sie hat sie kaltblütig gegrapscht. Weil Sie ihr angeredet haben, daß sie eine einnehmende Person ist! Ich geb sie zurück. Der Yvette die Schuh stehlen! Die richt sich zugrund fürs Geld, das versteh ich. Aber du möchtst es umsonst, zum Vergnügen. Ich hab dirs gesagt, du muß warten, bis Frieden ist. Nur keinen Soldaten! Wart du auf den Frieden mit der Hoffart! [Madre Courage – ... Cosa stai facendo allora con quel cappello da puttana? Vuoi toglierti subito quel coperchio, sei ammattita del tutto? 327 Ora che arrivano i nemici? Vuoi che ti scoprano e ti rendano puttana? Ed anche le scarpe si è infilata questa [puttana] babilonese! ..... Yvette – ...... Dov’è finito il mio cappellino? ..... In questo modo, non posso mica passeggiare in giro, quando arrivano i cattolici. Cosa penseranno di me? Non ho neanche uno specchio. Come sembro? Ho troppa cipria? .......... Madre Courage – .... Ecco, un po’ di lerciume e tu sei al sicuro. Quale sfortuna! ... Un soldato, particolarmente un cattolico, e un bel visetto pulito: allora la puttana è pronta. Loro per settimane non ricevono niente da mangiare e quando lo ricevono, col saccheggio, si precipitano dalle donnacce. Ora potrebbe andare. Lasciati riguardare. Niente male. Come se tu ti fossi avvoltolata nel fango. Non tremare. Cosı̀ non ti può succedere niente. .... Le scarpette rosse della Yvette! Se le è sgraffignate a sangue freddo. Perché lei le ha raccontato che è una persona piacente! Io le restituisco. Rubare ad Yvette le scarpe! Che quella si mandi in rovina per il denaro, lo capisco. Ma tu lo vorresti fare gratuitamente per divertimento. Te l’ho detto, devi aspettare finché venga la pace. Soltanto, nessun soldato! Aspetta la pace per darti arie.] ................. YVETTE ........ Und der Fähnrich, der blonde, du kennst ihn, will mirs Geld borgen. Der ist verschossen in mich, er sagt, ich erinner ihn an jemand. Was rätst du mir? DER OBRIST Ich warn dich vor dem. Das ist kein Guter. Der nützts aus. Ih hab dir gesagt, ich kauf dir was, nicht, Haserl.? YVETTE Ich kanns nicht annehmen von dir. Freilich, wenn du meinst, der Fähnrich könnts ausnützen ... Poldi, ich nehms von dir an. ......... DER SOLDAT ...... Dei Brust, Weib, schnell, sei g’scheit! Ein Reiter hat kein Zeit. Er muß gen Mähren reiten. ............. 328 MUTTER COURAGE ... Du kriegs was, sei ruhig. Ich hab dir insgeheim was aufgehoben, du wirst schauen. ... Die hast du immer wolln. ... Das Los von denen, wo ihnen gafallen, ist das schlimmste. Die ziehn sie herum, bis sie kaputt sind. Wen sie nicht mögen, die lassen sie am Leben. Ich hab schon solche gesehen, wo übsch im Gesicht gewesen sind, und dann haben sie bald so ausgeschaut, daß einen Wolf gegraust hat. Nicht hinter einen Alleebaum können sie gehn, ohne daß sie was fürchten müssen, sie haben ein grausliches Leben. Das ist wie mit die Bäum, die graden, luftigen werden abgehaun für Dachbalken, und die krummen dürfen sie sich ihres Lebens freun. Das wär also nix als ein Glück. Die Schuh sind noch gut, ich hab sie eingeschmiert aufgehoben. .................. YVETTE Mit der Obristin Starhemberg, gute Leute. Wo ist die Courage? ............ MUTTER COURAGE ..... Yvette! Aber warum bist du in Trauer? YVETTE Stehts mir nicht? Mein Mann, der Obrist, ist vor ein paar Jahr gestorben. ... MUTTER COURAGE Da stehst dich ja nicht schlecht! Wenigstens eine, wos im Krieg zu was gebracht hat. YVETTE Daß mich so was wie dieser Mensch einmal vom graden Weg hat abbringen können! Ich habs nur meinem guten Stern zu danken, daß ich dennoch in die Höh gekommen bin. [Yvette – ....... E l’alfiere, il biondo, lo conosci, vuole prestarmi i soldi. È innamorato di me, lui dice; gli ricordo qualcuna. Cosa mi consigli? Il colonnello – Ti metto in guardia da lui. È un poco di buono: lui ti sfrutta. Non ti ho detto che ti compero qualcosa, leprottina? Yvette – Non posso accettare nulla da te. Veramente, se intendi che l’alfiere potrebbe sfruttarmi ... Poldi, lo accetto da te. ....... Il soldato – ... Il seno, donna, presto, sii ragionevole, qua. Un cavaliere tempo non ha. Lui deve cavalcare in Moravia. 329 ............... Madre Courage – ... Piglia queste, stai calma. Te le [le scarpette] ho tenute nascoste, tu te le guarderai per bene. Che osservi allora? Le hai sempre volute. ... La sorte di quelle che piacciano a loro è la peggiore. Se le trascinano in giro finché sono morte. Quando invece non piacciono loro, le lasciano in vita. Ne ho già viste alcune, quando sono graziose in viso, e poi esse si son guardate subito cosı̀ da inorridire un lupo. Non possono andare dietro gli alberi di un viale senza dover aver paura di qualcosa; esse menano una vita orribile. Ciò capita come con gli alberi: quelli diritti, alti nell’aria, vengono tagliati per farne travi del tetto, quelli storti possono godersi la loro vita. Quello [la bellezza] non sarebbe dunque proprio una fortuna. Le scarpette sono ancora buone, io ci avevo dato il lucido. ............... Yvette – Con la colonnella Starhemberg, buona gente. Dov’è la Courage? ............ Madre Courage – .... Yvette! Ma perché porti il lutto? Yvette – Non mi sta bene? Mio marito, il colonnello, è morto da un paio d’anni. Madre Courage – Allora non ti sta proprio male! Almeno una che ha preso qualcosa dalla guerra. .............. Yvette – Che uno, come questo, sia l’uomo il quale ha potuto una volta portarmi fuori dalla retta via! Ho soltanto da ringraziare la mia buona stella che, ciononostante, io sia arrivata in alto.] Bertold Brecht Women are chaste when they are not tempted. Lucretia’s beautiful but she’s not chaste. Women are all whores by nature. [Le donne sono caste quando non vengono tentate. Lucrezia è bella, ma non casta. Le donne sono tutte puttane per natura.] André Obey, Benjamin Britten: The Rape of Lucretia 330 Non trasforma egli [il flâneur, il perdigiorno] forse il passage [di Parigi] in un casinò, in una sala da gioco dove punta i gettoni rossi, azzurri e gialli del sentimento sulle donne, su un volto che affiora - ricambierà il suo sguardo? - su una bocca muta - parlerà? La fortuna - ... - qui gli ammicca da ogni corpo di donna come la chimera del sesso: ... Egli esce con le tasche piene di soldi dal Palais-Royal, chiama una prostituta e tra le sue braccia celebra ancora una volta il rito del numero, in cui denaro e bene, sciolti da ogni gravità terrena, gli giungono dal destino come in un abbraccio perfettamente ricambiato. Poiché nel bordello e nella sala da gioco c’è lo stesso peccaminoso godimento: porre il destino nel piacere. Solo gli idealisti sprovveduti possono credere che il piacere dei sensi, di qualsiasi natura sia, possa determinare il concetto teologico del peccato. Alla base della vera lussuria non c’è altro che questa sottrazione del piacere dal corso della vita con Dio, il cui legame con questa dimora nel nome. Sulla funzione dialettica del denaro nella prostituzione. Il denaro compra il piacere e, nello stesso tempo, diventa espressione della vergogna. ... Certo l’amore della prostituta si compra. Ma non la vergogna del suo cliente. È la vergogna che cerca un nascondiglio per questo quarto d’ora e trova quello più geniale: il denaro. Per questo molte sfumature del pagamento sono come le sfumature del gioco d’amore, lente e veloci, furtive o brutali. Che significa ciò? La ferita rossa di vergogna sul corpo della società secerne denaro e guarisce. ... L’ambito dell’amore ‘libero’ in un senso molto lato è, dunque, il terreno su cui si decide il duello tra l’amore e la società. ... era usuale che a cena, ... comparissero delle cocottes che si obbligavano a darsi un’aria di ragazze di buona famiglia e nemmeno al dunque erano disposte a far cadere subito la maschera, anzi si circondavano di un interminabile emballage di decoro e familiarità, che era il sottinteso di un fitto gioco di intrighi destinato ad alzare il prezzo. Nella prostituzione si esprime il lato rivoluzionario della tecnica (quello creativo, come pure del resto quello esplorativo: il lato simbolico). “Comme si les lois de la Nature, aux-quelles l’amour se soumet, n’étaient pas plus tyranniques et plus odieuses que celles de la Société! 331 Le sens métaphysique du sadisme est l’espoire que la révolte de l’homme prendra une intensité telle qu’elle mettra la Nature en demeure de changer ses lois - ... [Come se le leggi della natura, alle quali l’amore si sottomette, non fossero peggio tiranniche e peggio odiose di quelle della società! Il senso metafisico del sadismo è la speranza che la rivolta dell’uomo prenderà una intensità tale che essa metterà la natura in grado di cambiare le sue leggi - ...] ... I tratti, ..., emergono ancora più chiaramente, se si considera la prostituzione (soprattutto nella forma cinica in cui fu esercitata nei passages parigini alla fine del secolo [XIX]) non tanto come l’opposto quanto come la decadenza dell’amore. L’aspetto rivoluzionario di questa decadenza si inserisce cosı̀ spontaneamente nella decadenza dei passages. “Le femmes perdues di prima classe stanno per lo più al secondo piano ... Al terzo e au paradis, nelle mansarde, ci sono quelle di rango inferiore; la prospettiva del guadagno le obbliga a risiedere nel centro cittadino, nel Palais-Royal, ... Nel Palais-Royal ve ne sono dalle 600 alle 800 ...” L’autore indica il numero delle femmes perdues in “circa 10.000; ... prima della rivoluzione, in un censimento della polizia, se ne contavano 28.000.” Dall’ordinanza di polizia per la regolamentazione della prostituzione del 14 aprile 1830: “Art. 1... Il leur est également interdit de paraitre dans aucun temps et sous aucun prétexte, dans les passages, dans les jardins publics et sur les boulevarts. Art. 2. Les filles publiques ne pourrons se livrer à la prostitution que dans les maisons de tolérance.” [Art. 1. È loro ugualmente proibito di mostrarsi in nessun tempo e sotto nessun pretesto nei passages, ai giardini pubblici e sui viali. Art. 2. Le ragazze pubbliche non potranno dedicarsi alla prostituzione che nelle case di tolleranza.] Secondo Béraud, ogni ragazza, anche minorenne, deve essere registrata, se lo desidera, come una prostituta. Dalla spiegazione: “Le sentiment de votre devoir vous commande une surveillance continuelle en faveur de ces jeunes enfans ... Les repousser, c’est assumer sur sa tête toutes les suites d’un abandon barbare ...” “Il est ... des époques , ..., qui deviennent fatales à la vertu d’un grand nombre de jeunes parisiennes. Alors, dans les maisons de tolérance, ou ailleurs les investigations 332 de la police atteignent beaucoup plus de filles se livrant à la prostitution clandestine que dans tout le reste de l’année. [Il senso del vostro dovere vi comanda una sorveglianza continua in favore di queste giovani bambine ... Respingerle, è assumersi sulla propria testa tutte le conseguenze di un barbaro abbandono. ... Esistono periodi, ..., i quali diventano fatali per la virtù di un gran numero di giovani parigine. Allora, nelle case di tolleranza, od altrove, le indagini della polizia scoprono molte più ragazze dedicate alla prostituzione clandestina che in tutto il resto dell’anno.] “Dans le 13e arrondissement, il y a des femmes qui meurent, quand elles vont commencer à aimer; elles donnent à l’amour le dernier soupir de la galanterie.” ... [Nella tredicesima circoscrizione, ci sono donne che muoiono, quando vogliono cominciare ad amare; esse danno all’amore l’estremo sospiro della galanteria.] Una bella espressione per la Signora delle camelie che apparve due anni dopo. “Oh, il culo e la fica, come son semplici, eppure cosı̀ ricchi di contenuto; guardami un po’, mia piccola Elisa, ti piace il mio culo, e la mia fica?” Allons, mes soeurs, marchons la nuit, comme le jour; À toute heure, à tout prix, il faut faire l’amour, Il le faut, ici-bas le destin nous a faites Pour garder le ménage et les femmes honnêtes. [Andiamo sorelle mie, marciamo la notte, a tutte l’ore Del giorno, per ogni prezzo, bisogna far l’amore; Bisogna, il destin quaggiù ce lo fa fare, Il matrimonio e le donne oneste per salvare.] .... descrive lo scatto della gamba in alto del cancan con l’espressione: présentez armes! [Presentat’arm!] “Se gli individui sospetti che mi [Friedrich Engels] seguono ... la prefettura ha dovuto distribuire molti biglietti d’entrata per i bals [balli] ... Devo al signor ... la conoscenza di graziosissime grisettes e molto plaisir”. “Gli operai in Francia chiamano la prostituzione di mogli e figlie l’ennesima ora di lavoro, il che è letteralmente vero”. Karl Marx. “Il mestiere in sé, purtroppo, è già misero, ma con la concorrenza di altre femmine e di distinte dame che non pagano le tasse, ha cessato completamente di essere remunerativo. 333 Oppure siamo tanto peggiori perché noi prendiamo denaro contante e quelle scialli di cachemire?” ........ L’amore per le prostitute è l’apoteosi dell’immedesimazione nella merce. ... La prostituzione apre un mercato di tipi femminili. Walter Benjamin EIN TIERBÄNDIGER He, Aujust! Bring mir uns’re ‘Schlange’ her! Sie ward geschaffen, Unheil anzustiften, Zu locken, zu verführen, zu vergiften – Und zu morden – ohne daß es einer spür. Mein süss es Tier, sei ja nur nicht geziert! Du hast kein Recht, uns durch Miaun und Pfauchen Die ‘Urgestalt des Weibes’ zu verstauchen. [Il domatore – Ei Gosto! Porta qui la nostra ‘serpe’ ! Venne creata per malanni provocare: allettare, sedurre, avvelenare e assassinare - senza lasciarne traccia. Fiera mia dolce, non esser sol leziosa! Con soffi e miagolii, il diritto tu non ti arrogare la ‘immagine originaria della donna’ di rovinare.] ................... LULU Du kannst Dich scheiden lassen DR. SCHÖN Das wär’ noch übrig. Damit morgen ein Nächster seinen Zeitvertreib finde, wo ich von Abgrund zu Abgrund geschaudert, den Selbstmord im Nacken und Dich von mir! Ich mich scheiden lassen! Läßt man sich scheiden, wenn die Menschen ineinander hineingewachsen und der halbe Mensch mitgeht? Siehst Du Dein Bett, mit den Schlachtopfern darauf? ... LULU Erbarmen ... DR. SCHÖN Ich will Dir die Mühe abnehmen. LULU Wenn sich die Menschen um meinentwillen umgebracht haben, so setzt das meinen Wert nicht herab. Du hast so gut gewußt, weswegen ich Dich zum Mann nahm. Du hattest Deine besten Freunde 334 mit mir betrogen, Du konntest nicht gut auch noch Dich selber mit mir betrügen. Wenn Du mir Deinen Lebensabend zum Opfer bringst, so hast Du meine ganze Jugend darfür gehabt. Ich habe nie in der Welt etwas anderes scheinen wollen, als wofür man mich genommen hat. Und man hat mich nie in der Welt für etwas anderes genommen als was ich bin. ........ [Lulu – Tu puoi divorziare. Dr. Schön – Ci mancherebbe pure questa, ancora. Perché domani il prossimo trovi il suo divertimento, dove io sono precipitato di abisso in abisso rabbrividendo, il suicidio alle spalle e te davanti a me! Divorziare io! Si divorzia quando le persone si sono immedesimate l’una nell’altro e la metà accompagna? Non lo vedi il tuo letto con le vittime sacrificali sopra? ... Lulu – Abbi pietà ... Dr. Schön – Voglio toglierti la fatica. Lulu – Se le persone si sono ammazzate per amor mio, questo non abbassa il mio valore. Tu sapevi tanto bene il motivo per cui mi hai preso in moglie, come io sapevo perché ti ho accettato come marito. Con me, tu hai ingannato i tuoi migliori amici; tu non potevi altrettanto bene ingannare anche te stesso, con me. Quando tu mi sacrifichi la sera della tua vita, allora ne hai ottenuto perciò la mia intera giovinezza. Non ho mai voluto, al mondo, sembrare qualcosa di diverso da quella per cui mi si è presa. Ed, al mondo, mai mi si è accettata per qualcosa di diverso da quella che sono. ..................] Alban Berg ........... LULU Perché non esci tu a cercarci qualcosa da mangiare? Non hai mai guadagnato un soldo in tutta la tua vita! ALWA Con questo tempo da lupi? LULU Io sı̀, però! Io devo riempirvi la bocca con quel po’ di sangue che ho ancora nelle vene. 335 ALWA Di quel denaro non toccherò un centesimo. SCHIGOLCH Lascia che vada. Ho solo voglia di un pudding di Natale; nient’altro. .............. LULU Gli uomini che trovo per strada preferiscono regalarmi giacca e cappotto, piuttosto che venire con me anche gratis. Se non vendevate i miei vestiti, almeno non avrei avuto paura della luce dei lampioni. Vorrei vedere quale donna è capace di guadagnar denaro con addosso gli stracci che ho io. ALWA Tutto quello che potevo umanamente tentare, l’ho tentato. Finché ho avuto ancora qualche soldo, ho passato le notti a compilar tabelle che permettevano di vincere anche contro i bari più navigati; e ogni sera ho perso di più che se avessi gettato via monete d’oro a palate. Poi mi sono offerto alle prostitute, ma quelle, se uno non porta il marchio del pregiudicato, non lo prendono. Se ne accorgono alla prima occhiata, se hai confidenza o no con la mannaia. .... No, non scenderai! Sei la mia donna, non scenderai! Te lo proibisco! LULU Cosa vuoi proibire alla tua donna, quando non hai da mangiare neanche per te? .... Basta che non cada per le scale a testa in giù! ... Uh, che freddo! ... Cosa può esserci al mondo di più triste di una battona? SCHIGOLCH Un po’ di pazienza! Lascia che la faccenda si avvii. LULU Mi ci devo rassegnare; tanto, non ho più niente da perdere. Questa [la bottiglia] riscalda ... maledizione! ............. ALWA Non posso sopportarlo! Lo scaravento fuori! SCHIGOLCH Avanti! Avanti! Come può questo povero ragazzo confessarle la sua pena, se noi due gli stiamo qui tra i piedi? ALWA Ma se lui le fa delle proposte oscene? SCHIGOLCH Ebbene, e con questo? Cosa vuoi che le proponga? Anche lui è un uomo come noi. ................. ALWA Ma sentire posso! Che il cielo lo protegga! SCHIGOLCH Taci una buona volta! 336 .............. LULU Questa è casa mia. Non è un granché, senza dubbio. ... Dio mio ... è un maniaco, questo qui! ............... LULU Vorrà farmi un regalino, spero! (Il signor Hunidei le chiude la bocca e le mette in mano una moneta d’oro) LULU Sı̀, sı̀, va bene. ............... LULU Verrà ancora a farmi visita? .... Come mi ha eccitata quell’uomo! ALWA Quanto ti ha dato? LULU Eccoti tutto. Prendi! Io scendo ancora. SCHIGOLCH Noi quassù possiamo continuare questa vita da prı̀ncipi. ...................... LULU Vieni avanti, tesoro! ............ KUNGU POTI Mio padre imperatore di Huahubee. Io qui avere sei mogli, due spagnole, due inglesi, due francesi. Well ... non amo mie mogli. Devo fare sempre bagno, sempre bagno, sempre bagno ... LULU Che regalo mi fa? KUNGU POTI Moneta d’oro! ... Credi me, avrai moneta d’oro! ...Moneta d’oro! ... Io sempre regalo moneta d’oro! LULU Me la darà poi, ma intanto me la faccia vedere. KUNGU POTI Io mai pagare prima. LULU Ma può farmela vedere! KUNGU POTI Non capito! Non capito! ... Vieni, Ragapsischimulara! Vieni! LULU Mi lasci! Mi lasci! ............ LULU Entra! Vieni pure avanti! ... Rimani con me stanotte? HILTI Ma io ci ho soltanto cinque scellini. Quando vado in giro, non prendo mai più di cosı̀. 337 LULU Be’, basterà, proprio perché sei tu! Hai degli occhi cosı̀ dolci! ... Vieni, baciami. HILTI Buon Dio, santo paradiso, porco diavolo ... LULU Taci, ti prego! HILTI Porco diavolo, sai che è la prima volta che vado con una ragazza? parola mia. Sacramento, me lo ero figurato tutto diverso! LULU Sei sposato? HILTI Fulmini del cielo, perché diavolo ti viene in mente che sia sposato? ... No, sono qui libero docente all’università, insegno filosofia. Sacramento, sai però, sono di antica famiglia basilese. Da studente mi davano solo due franchi di argent de poche e potevo spenderli meglio che correndo dietro alle ragazze. LULU E per questo non sei mai stato con una donna? HILTI Proprio! Proprio! Ma adesso ne ho bisogno; questa sera mi sono fidanzato con una signorina basilese di famiglia patrizia. Sta qui a fare la bambinaia. LULU È carina la tua fidanzata? HILTI Sı̀, ha due milioni ... Ho tanta voglia di vedere che effetto mi fa. LULU Sono davvero fortunata! Dunque signor libero docente, se è daccordo ... ................. JACK E quella chi è? LULU È mia sorella, signore. È pazza. Non so come liberarmene. JACK Hai una bella bocca, mi pare. LULU Come quella di mia madre. JACK Già, si vede subito ... Quanto vuoi? Di soldi non ne ho molti. LULU Non vuoi passare qui la notte? JACK No, non ho tempo. Devo andare a casa. LULU Ma domani a casa lei può dire che ha perso l’ultimo omnibus e che è rimasto a dormire da un amico. JACK Quanto vuoi? LULU Non le chiedo un mucchio d’oro, però ... almeno una moneta. JACK Buonasera! Buonasera! 338 LULU No, no! Rimanga per carità! JACK Perché vuoi che rimanga fino a domani? Non ci vedo chiaro! ... Quando mi sarò addormentato, qualcuno mi rivolterà le tasche. LULU No, io non faccio di queste cose! Qui nessuno gliele fa! Non deve andar via per questo! La prego! JACK Quanto vuoi? LULU Be’, mi dia la metà di quello che le avevo chiesto. JACK No, è troppo ... Lo fai da poco tempo, questo mestiere, mi sembra? LULU Oggi per la prima volta. ... Cuccia, tu! (la Geschwitz) JACK Lasciala stare! ... Non è tua sorella. È innamorata di te. Povera bestia! LULU Perché tutt’a un tratto mi guarda cosı̀?! JACK Ti sto giudicando da come ti muovi. Deve avere un corpo ben fatto, pensavo. LULU Come fa a vederlo? JACK Ho anche visto che hai una bella bocca ... Qui non ho che uno scellino. .................. Non ho bisogno del lume c’è la luna. LULU Come crede. Non le farò del male! Lei mi piace tanto! Non mi faccia penare ancora! JACK Per me, d’accordo. ........... LULU Aiuto ... aiuto! ......... JACK Goddam! Mai vista una bocca cosı̀ graziosa. ............ LULU No! No! ... Pietà ... Assassino! ... Polizia! Polizia! JACK Sta’ buona. Adesso non mi scappi più! LULU No! ... No! ... Nooo .... Nooo... JACK Che bel lavoro! Ho proprio una fortuna fottuta! Neanche uno straccio per asciugarsi, in questa casa! Un buco miserabile, proprio! 339 ... Povero mostro, non ha niente da temere da me! ... Anche a te (la Geschwitz) ne resta solo per poco. LA GESCHWITZ Lulu! ... Angelo mio! ... Fa’ che ti veda ancora una volta! ... Ti sono vicina! Ti resto vicina ... in eterno! Oh, dannazione! ... Frank Wedekind FRED Le lit. Je te dis de le couvrir. Ça sent le péché. ........... LIZZIE Tu parles comme la Bible. ..., c’est ton péché, mon chéri. Oui, oui: c’est le mien aussi. Mais j’en ai tant sur la conscience. ... C’etait un beau péché, hein? Un péché mignon. ... Le nom de famille, c’est bien rare s’ils le disent. ........... ... Mon ideal, ce serait d’être une chère habitude pour trois ou quatre personnes d’un certain âge, un le mardi, un le jeudi, un pour le weekend. ... FRED Tu es le Diable. LIZZIE Ancore la Bible. ... FRED ... Très content. Très content. Combien veux-tu? LIZZIE ... Tu n’es pas vraiment content? Oh! ça m’etonnerait, ... Et puis tu m’as dit tout bas que tu m’aimais. FRED Tu étais soûle. LIZZIE Non, je n’étais pas soûle. ................ FRED En tout cas, moi je l’étais. Je ne me rappelle rien. LIZZIE Tu ne te rappelles pas que tu as voulu éteindre la lumière et que tu m’as aimée dans le noir? Je trouvé ça gentil et respectueux. ........... FRED ... Ça vous fait toujours rigoler quand vous croyez avoir entortillé un homme. ... ................ LIZZIE Si tu as oublié, c’est que j’ai mal travaillé. Je ne veux pas que tu paies de l’ouvrage mal fait. 340 FRED Pas d’histoires: combien? ... Je n’ai pas besoin de tes cadeaux. (Il pose un billet de dix dollars sur la table) LIZZIE ... je vais voir à combien tu m’estimes. ... Alors, c’est que c’est plus de quarante dollars. Cinquante. Cent? ... Tu ne t’es pas trompé? ... ... Dix dollars! On t’en foutra, des jeunes filles comme moi, pour dix dollars! Tu les as vues, mes jambes? Et mes seins, tu les as vus? Est-ce que ce sont des seins de dix dollars? Reprends ton billet et tire-toi, avant que je me fiche en colère. Monsieur voulait tout le temps recommencer, ... Monsieur s’est offert des mauvaises humeurs, ...: tous ça pour combien? Pas pour quarante, pas pour trente, pas pour vingt: pour dix dollars. FRED Pour une cochonnerie, c’est large. LIZZIE Cochon toi-même! D’ou sors-tu, paysan? Ta mère devait être une fière traı̂née, si elle ne t’a pas appris à respecter les femmes. ................... FRED ... Voilà dix dollars de plus, mais tiens-toi tranquille. ... ou je te fais boucler! ... Je suis le fils de Clarke. ... Le sénateur. ............ LIZZIE ... Si l’amour te dégoûte, qu’est-ce que tu es venu faire chez moi? .......... FRED C’est toi que le nègre a voulu violer? .......... LIZZIE Personne n’a voulu me violer. (Elle rit avec un peu d’amertume) Me violer! Tu te rends compte? ... C’est donc ça que tes yeux brillaient. Ça t’excitait, hein? Salaud! ... FRED Imbécile. Si je pensais que tu as couché avec un noir ... Tu es le Diable. Le nègre aussi est le Diable ... Alors? Il a voulu te violer? ........ Ils sont montés à deux dans ton compartiment. Au bout d’un moment, ils se sont jetés sur toi. Tu as appelé à l’aide et des blancs sont venus. Un des nègres a tiré son rasoir et un blanc l’a abattu d’un coup de revolver. L’autre nègre s’est sauvé! ............. 341 LIZZIE .... Ils ont dit que ça sentait le nègre et ils ont voulu jeter les noirs par la portière. Les autres se sont défendus comme ils ont pu; à la fin, un blanc a reçu un coup de poing sur l’oeil. C’est là qu’il a sorti son revolver et qu’il a tiré. ... ......... FRED Tu vas témoigner contre un blanc pour un noir. ......... LIZZIE Puisqu’il a tué, il est coupable. ....... FRED Mais c’est un nègre qu’il a tué. .......... LIZZIE Je ne veux faire punir personne. On me demandera ce que j’ai vu et je le dirai. FRED Qu’est-ce qu’il y a entre toi et ce nègre? Pourquoi le protègestu? .......... LIZZIE Je veux dire la vérité. FRED La vérité! Une putain à dix dollars qui veux dire la vérité! Il n’y a pas de vérité: il y a des blancs et des noirs, c’est tout. Dix-sept mille blancs, vingt mille noirs. Nous ne sommes pas à New York, ici: nous n’avons pas le droit de rigoler. Thomas est mon cousin. .......... LIZZIE Un homme de bien qui se poussait tout le temps contre moi et qui essayait de relever mes jupes. Passe-moi l’homme de bien! Ça ne m’étonne pas que vous soyez de la même famille. FRED Saloperie. Tu es le Diable: avec le Diable, on ne peut faire que le mal. Il a relevé tes jupes, il a tiré sur un sale nègre, la belle affaire; ce sont des gestes qu’on a sans y penser, ça ne compte pas. Thomas est un chef, voilà ce qui compte. LIZZIE ......... Mais le nègre n’a rien fait. ... Jamais je ne donnerai un homme aux poulets. .......... FRED Combien veux-tu? ... Cinq cents dollars. LIZZIE Pas un sou. 342 [Fred – Il letto. Ti dico di coprirlo. Puzza di peccato. ........ Lizzie – Parli come la Bibbia. ... è il tuo peccato, mio caro. Sı̀, sı̀: anche il mio. Ma io ne ho talmente tanti sulla coscienza. ... Era un gran bel peccato, no? Un peccato veniale. ... Il cognome è molto raro che lo dicano. ........... Il mio ideale sarebbe essere una cara abitudine per tre o quattro persone di una certa età, uno il martedı̀, uno il giovedı̀, uno per il fine settimana. ... Fred – Tu sei il diavolo. Lizzie – Ancora la Bibbia. ... ................. Fred – Contento, molto contento. Quanto vuoi? ....... Lizzie – Tu non sei veramente contento? Oh! me ne meraviglierei, ... E poi, tu mi hai detto, tra te e te stesso, che mi amavi. Fred – Tu eri sazia. Lizzie – Non ero affatto sazia. .......... Fred – In ogni caso, lo ero io. Non mi ricordo niente. Lizzie – Non ti ricordi che hai voluto spegnere la luce e che mi hai amata al buio? Lo trovo gentile e delicato. .......... Fred – Questo vi fa sempre ridere, quando credete aver abbindolato un uomo. ........... Lizzie –Se hai dimenticato, vuol dire che ho lavorato male. Non voglio che paghi per una prestazione mal fatta. Fred – Poche storie: quanto? ... Non mi servono i tuoi regali. (Getta un biglietto da dieci dollari sul tavolo) Lizzie – ... sto per vedere fino a che punto mi valuti. ... Allora, è questo più di quaranta dollari, cinquanta, cento? ... Non ti sei sbagliato? ... ... Dieci dollari! Te ne scoperai tante di giovani ragazze come me per dieci dollari! Ma le hai viste le mie gambe? E le mie tette, le 343 hai viste? Son forse tette da dieci dollari? Riprenditi il tuo biglietto e approfittane, prima che mi arrabbi. Il signorino voleva ricominciare tutto il tempo, ... il signorino si è regalato capricci perversi, ... e tutto questo per quanto? Non per quaranta, non per trenta, non per venti: per dieci dollari. Fred – Per una porcata, è anche troppo. Lizzie – Porco sarai tu! Da dove sbuchi, contadino? Tua madre dev’essere una gran vagabonda, se non ti ha insegnato a rispettare le donne. ........... Fred – Ecco ancora dieci dollari, ma stai calma. ... o ti farò smettere! ... Sono un Clarke, figlio del senatore. ............. Lizzie – Se l’amore ti disgusta tanto, che sei venuto a fare qui da me? ............ Fred – Sei tu che il negro ha voluto violentare? .......... Lizzie – Nessuno ha voluto violentarmi. (Lei ride con un po’ di amarezza) Violentarmi! Ma ti rendi conto? ... È per questo che ti brillavano gli occhi? Ti eccitava, vero? Sudicione! ... Fred – Imbecille. Se penso che sei andata a letto con un negro. ... Tu sei il diavolo. Anche il negro è il diavolo ... Allora? Ha voluto violentarti? Sono saliti in due [i negri] nel tuo scompartimento. In un attimo, ti si sono gettati addosso. Hai chiesto aiuto e i bianchi sono accorsi. Uno dei negri ha tirato fuori il suo rasoio e un bianco l’ha abbattuto con un colpo di rivoltella. L’altro negro si è salvato! .............. Lizzie – .... Costoro hanno detto che puzzava di negro ed hanno cercato di buttare i negri attraverso lo sportello [giù dal treno]. Gli altri si sono difesi come hanno potuto; alla fine, un bianco si è preso un pugno nell’occhio. A questo punto, lui ha estratto il suo revolver ed ha sparato. ... .......... Fred – Stai per testimoniare contro un bianco a favore di un nero. 344 ........... Lizzie – Poiché ha ucciso, egli è colpevole. .............. Fred – Ma è un negro che egli ha ucciso. ......... Lizzie – Non voglio far punire nessuno. Mi si chiederà quanto ho visto ed io lo dirò. Fred – Che cosa passa tra te e questo negro? Perché lo proteggi? ........... Lizzie – Voglio dire la verità. Fred – La verità! Una puttana da dieci dollari che vuole dire la verità! Non esiste verità: ci sono i bianchi ed i neri, ecco tutto. Diciassettemila bianchi, ventimila neri. Qui, non siamo a New York: non abbiamo il diritto di scherzare. Thomas è mio cugino. .......... Lizzie – Un uomo proprio per bene che si strusciava tutto il tempo contro di me e cercava di alzarmi la gonna. Risparmiami l’uomo per bene! Non mi meraviglia che tu venga dalla stessa famiglia. Fred – Stronzate. Tu sei il diavolo: col diavolo non si può che combinare malefatte. Ti ha alzato la gonna, ha sparato su di un negro, bell’affare; sono gesti che si fanno senza pensarci, non contano. Thomas è importante, questo conta. Lizzie – ...... Ma il negro non ha fatto niente. Non consegnerò mai un uomo alla forca. ............. Fred – Quanto vuoi? Cinquecento dollari. Lizzie – Neanche un soldo.] .................... FRED Il te faudrait beaucoup plus d’une nuit pour gagner cinq cents dollars. LIZZIE Sourtou si j’ai affaire à des pingres comme toi. ... Si tu es monté pour me proposer ta combine, tu n’avais pas besoin de coucher avec moi. Hein? Pourquoi as-tu couché avec moi, salaud? ... Je ne suis pas raisonnable. Je ne veux pas de tes cinq cents dollars, je ne veux 345 pas faire de faux témoignage! Je veux retourner à New York, je veux m’en aller! .................. JOHN ... Tu l’a ramené chez toi, hier soir? Tu sais que la prostitution est un délit? LIZZIE Vous étes tout à fait sûrs que vous avez le droit d’entrer chez les gens sans mandat? ... Bien sûr, que je l’ai ramené chez moi. Seulement, j’ai fait l’amour gratis. ... FRED Vous trouverez deux billets de dix dollars sur la table. Ils sont à moi. ......... LIZZIE Je les ai refusés. ... Je les lui ai jetés à la figure. .......... JOHN ... Le juge est d’accord pour relâcher Thomas, s’il a ton témoignage écrit. On l’a rédigé pour toi, tu n’as qu’à signer. ......... LIZZIE Je ne signerai pas. FRED Embarquez-la. C’est dix-huit mois. LIZZIE Dix-huit mois, oui. Et quand je sortirai, je te ferai la peau. Tu es salaud comme un femme. J’aurais jamais cru qu’un type puisse être aussi salaud. JOHN Décide-toi. Tu signes ou je t’emmène en taule. LIZZIE J’aime mieux la taule. Je ne veux pas mentir. FRED Pas mentir, roulure! Et qu’est-ce que tu as fait toute la nuit? Quand tu m’appelais mon chéri, mon amour, mon petit homme, tu ne mentais pas? Quand tu soupirais, pour me faire croire que je te donnais du plaisir, tu ne mentais pas? LIZZIE (avec défi) Ça t’arrangerait, hein? Non, je ne mentais pas. .......... FRED Jusqu’ici, tu chipais l’argent dans les poches; cette fois, tu as choisi le meilleur et tu lui prends la vie. Tu ne dis rien? Tu es donc pourrie jusqu’aux os? A genoux, putain! A genoux devant le portrait de l’homme que tu veux déshonorer! ................ 346 LE SÉNATEUR Voulez-vous que je vous dise ce qu’il y a dans votre tête? ... ‘Et moi qui suis sans famille, que le destin a reléguée au ban de la Société, il y aurait une petite vieille toute simple qui penserait à moi dans sa grande maison ...’ ........... LIZZIE Rien. Au point où sont les choses, c’est malheureux que le nègre ne m’ait pas violée pour de bon. ... LE SÉNATEUR Hélas! la vérité est la vérité. ... Si, si, c’est la vérité. Seulement ... il y a plusieurs espèces de vérités. LIZZIE Vous pensez que le nègre m’a violée? .......... LE SÉNATEUR .......... ‘Lizzie, ce nègre que tu protèges, à quoi sert-il? Il est né au hasard, Dieu sait où. Je l’ai nourri et lui, que fait-il pour moi en retour? Rien de tout, il traı̂ne, il chaparde, il chante, il s’achète des complets rose et vert. ...’ ce Thomas, il a tué un noir, c’est très mal. Mais j’ai besoin de lui. C’est un Américain cent pour cent, le descendant d’une de nos plus vieilles familles. ... un solide rempart contre le communisme, le syndicalisme et les Juifs. ... ........... LIZZIE .... Qu’est-ce que vous lui ferez au nègre, si je signe? LE SÉNATEUR Au nègre? Bah! ... Donne-moi ta main. (Il la force à signer) Je te remercie au nom de ma soeur et de mon neveu, ... au nom de la nation américaine ... LIZZIE ... Sénateur! Je ne veux pas! Déchirez le papier! ... [Fred – Ti servirà ben più di una notte per guadagnare cinquecento dollari. Lizzie – Soprattutto se ho a che fare con i tirchi come te. Se sei salito per propormi il tuo imbroglio, non avevi bisogno di venire a letto con me. No? perché sei venuto a letto con me, sudicione? ... Non sono ragionevole. Non voglio i tuoi cinquecento dollari, non voglio dare falsa testimonianza! Voglio ritornarmene a New York, voglio andarmene da qui! .......... 347 John – Tu l’hai attirato da te, ieri sera? Non sai che la prostituzione è un reato? Lizzie – Siete proprio sicuri di avere il diritto di entrare in casa della gente senza un mandato? .. Sicuro che l’ho fatto entrare da me. Soltanto ho fatto all’amore gratis ... Fred – Troverete due biglietti da dieci dollari sul tavolo. Sono miei. .......... Lizzie – Li ho rifiutati. ... Glieli ho gettati in faccia. ........ John – ... Il giudice è d’accordo a rilasciare Thomas, se ha la tua testimonianza scritta. È stata redatta per te, non hai che da firmarla. ............. Lizzie – Non firmerò. Fred – Arrestatela. Si farà diciotto mesi. Lizzie – Diciotto mesi, sı̀. E quando uscirò, ti farò la pelle. Sei un porco, come una donna. Non avrei mai creduto che uno potesse essere tanto porco. John – Decidi. O firmi, oppure ti porto in guardina. Lizzie – Preferisco andare in gattabuia. Non voglio mentire. Fred – Non mentire, avanti e indietro! E cosa hai fatto tutta la notte? Quando mi chiamavi mio caro, amor mio, piccolo mio, tu non mentivi forse? Quando mugolavi, per farmi credere che ti facevo godere, non mentivi? Lizzie – Ciò ti concia per le feste, vero? No, non mentivo affatto. ...... Fred – Finora, hai sgraffignato denaro dalle tasche; stavolta, hai scelto il meglio e ti prendi la sua vita. Non dici più niente? Sei forse marcia fino all’osso? In ginocchio, puttana! Inginocchiati davanti al ritratto dell’uomo che vuoi disonorare! ............ Il senatore – Volete che vi dica cos’avete in testa? ... ‘Ed io che non ho famiglia, che il destino ha messo al bando dalla società, ci sarà una vecchietta, modesta, la quale si prenderà cura di me nella sua grande casa ...’ 348 Lizzie – Niente. Al punto in cui stanno le cose, è una disgrazia che il negro non mi abbia violentata tutta per bene. ... Il senatore – Ahimè! La verità è la verità. ... Certo, sı̀, questa è la verità. Soltanto ... esistono specie diverse di verità. Lizzie – Pensate forse che il negro mi abbia violentata? ........... Il senatore – ... ‘Lizzie, questo negro che proteggi, a cosa serve? Egli è nato a caso, Dio sa dove. L’ho nutrito e lui in cambio cosa ha fatto per me? Proprio niente, si trascina, sgraffigna, canta, si compra completi rosa e verdi. ...’ ... questo Thomas ha ucciso un nero, ha fatto malissimo. Ma, ho bisogno di lui. È un americano al cento per cento, discendente da una delle nostre famiglie più antiche. ... un solido baluardo contro il comunismo, il sindacalismo e gli ebrei. ... .......... Lizzie – Cosa farete al negro se firmo? Il senatore – Al negro? Bah! ... Dammi la mano. (La costringe a firmare). Ti ringrazio a nome di mia sorella e di mio nipote, ... a nome della nazione americana ... Lizzie – ... Senatore! Non voglio! Strappate il foglio! ...] ......... LIZZIE Elle ne s’y attendait pas, hein? Elle croyait que j’étais une mauvaise femme et que je témoignerais pour le negre. ... Je ne m’y reconnais plus; vous m’avez embrouillée; vous pensez trop vite pour moi. ... Et le nègre? ... Cent dollars. Vous devez être content: votre fils m’en avait promis cinq cents, vous faites une belle economie. ... Vous lui direz que j’aurais préféré une potiche ou des bas Nylon, quelque chose qu’elle se serait donné la peine de choisir. ... LE SÉNATEUR ... Vous traversez une crise morale et vous avez besoin de mon appui. LIZZIE ... Jusqu’ici, je préférais les vieux parce qu’ils ont l’air respectable, mais je commence à me demander s’ils ne sont pas encore plus chinois que les autres. ......... LE NÈGRE Cachez-moi. 349 LIZZIE Je t’ai dit que non. LE NÈGRE Vous les entendez, madame? LIZZIE Oui. LE NÈGRE C’est la chasse qui a commencé. LIZZIE Quelle chasse? LE NÈGRE La chasse au nègre. ... Oh! pourquoi avez-vous fait ça? Je ne vous ai pas porté tort LIZZIE Oh! si, tu m’as porté tort. Tu ne peux pas savoir à quel point tu m’as porté tort. Tu n’as pas envie de m’étrangler? ... Je te cacherai jusqu’à demain soir. Ne me touche pas: je n’aime pas les nègres. ... je leur dirai: ‘Il est là mais il n’a rien fait; on m’a soutiré un faux témoignage. Je jure sur le bon Dieu qu’il n’a rien fait.’ LE NÈGRE Ils ne vous croiront pas. LIZZIE ... alors, tu les viserais avec le revolver et, s’ils ne s’en vont pas, tu tireras dedans. ... Et si tu vois le fils du sénateur, tâche de ne pas le rater, parce que c’est lui qui a tout manigancé. ... s’ils te trouvent chez moi, je ne donne pas un sou de ma peau. Alors, autant crever en nombreuse compagnie. ............. LE NÈGRE Je ne peux pas tirer sur des blanches ........... LIZZIE Parce qu’ils sont blanchs, ils ont le droit de te saigner comme un cochon? LE NÈGRE Ce sont des blanchs. ............. LIZZIE ... c’est pas chez moi qu’il faut le chercher. Vous ne me reconnaissez pas? ... Parce que c’est moi qu’il a violée, comprenezvous? ....... Merde! Je n’y comprends plus rien. ... Toi aussi, tu te sens coupable? LE NÈGRE Oui, madame. ............. FRED Ils ont attrapé un nègre. Ce n’était pas le bon. Ils l’ont lynché tout de même. ... Tu est le Diable! Tu m’as jeté un sort. ........... 350 LIZZIE Ordure! Lâche-moi. Lâche-moi. Tu es un assassin. FRED ........ Je te vois partout, je vois ton ventre, ton sale ventre de chienne, je sens ta chaleur dans mes mains, j’ai ton odeur dans les narines. J’ai couru jusqu’ici, je ne savais pas si c’était pour te tuer ou pour te prendre de force. Maintenant, je sais. Je ne peux pourtant pas me damner pour une putain. C’est vrai ce que tu m’as dit, ce matin? ... Que je t’avais donné du plaisir? ... Jure que c’est vrai. Jure-le! ... Un client? Tu n’auras plus de client. Plus jamais. Tu es à moi. Je veux voir sa tête. ... Sacrée fille de putain. (Le nègre sort) C’est ça, ton client? LIZZIE Je l’ai caché parce qu’on veut lui faire du mal. Ne tire pas, tu sais bien qu’il est innocent. ... Alors, tu l’as eu? Bon. Eh bien, à present, c’est ton tour. (Elle le vise avec le revolver) ........ FRED ... Mon père est sénateur; je serai sénateur après lui: je suis son seul héritier mâle et le dernier de mon nom. Nous avons fait ce pays et son histoire est la nôtre. ... Oserais-tu tirer sur toute l’Amérique? ... Une fille comme toi ne peu pas tirer sur un homme comme moi. Qui es-tu? Qu’est-ce que tu fais dans le monde? ... Donne-moi ce revolver. Pour ce qui est du nègre, courait trop vite: je l’ai raté. Je t’installerai sur la colline, de l’autre côté de la rivière, dans une belle maison avec un parc. ... je te défends de sortir: je suis très jaloux. Je viendrai te voir trois fois par semaine, à la nuit tombée: ... (Elle s’abandonne un peu plus dans ses bras). C’est vrai que je t’ai donné du plaisir? Réponds. C’est vrai? LIZZIE Oui, c’est vrai. FRED Allons, tout est rentré dans l’ordre. [Lizzie – Lei non se l’aspettava, no? Credeva che fossi una donna cattiva e che testimoniassi a favore del negro. ... Non mi ci riconosco più; voi mi avete imbrogliato; pensate troppo svelto per me. ... Ed il negro? ... Cento dollari. Dovete essere soddisfatti: vostro figlio me ne aveva promessi cinquecento, fate un bel risparmio. Le direte che avrei preferito un vaso od un paio di calze di nylon, qualcosa che lei stessa si fosse dato pena di scegliere. ... 351 Il senatore – ... State attraversando una crisi morale ed avete bisogno del mio sostegno. Lizzie – ... finora preferivo i vecchi, perché hanno un aria rispettabile, ma comincio a chiedermi se essi non siano peggior cinesi degli altri. .............. Il negro – Nascondetemi. Lizzie – Ti ho detto di no. Il negro – Li sentite, signora? Lizzie – Sı̀. Il negro – È la caccia che comincia. Lizzie – Quale caccia? Il negro – La caccia al negro. ... Ah! Perché mi avete fatto questo? Io non vi avevo fatto alcun torto. Lizzie – Oh, sı̀! Tu mi hai fatto un torto. Non puoi sapere fin dove mi hai fatto un torto. Non hai voglia di strangolarmi? ... Ti nasconderò fino a domani sera. Non mi toccare: non mi piacciono i negri. ... Dirò loro: ‘Sta di là, ma non ha fatto niente; mi hanno estorto una falsa testimonianza. Giuro su Dio che non ha fatto niente.’ Il negro – Non vi crederanno. Lizzie – ... allora, tu li affronterai colla pistola e, se non se ne vanno, sparerai loro contro. ... E, se vedi il figlio del senatore, procura di non mancarlo, perché è lui che ha tramato tutto ... se ti trovano da me, non do un soldo per la mia pelle. Allora, tanto vale crepare in buona compagnia. ............ Il negro – Non posso sparare sui bianchi. ............ Lizzie – Perché sono bianchi hanno il diritto di sgozzarti come un maiale? Il negro – Sono bianchi. ................ Lizzie – ... non dovete cercarlo da me. Non mi riconoscete? ... Sono io quella che ha violentata, non capite? ... Plastica! Non ci capisco più niente. ... Perfino tu ti senti colpevole? 352 Il negro – Sissignora. ............... Fred – Hanno acciuffato un negro. Non era quello giusto. L’hanno comunque linciato. ... Tu sei il diavolo! Mi hai gettato il malocchio. .......... Lizzie – Che porcheria! Lasciami! Lasciami! Sei un assassino. Fred – ... Ti vedo dappertutto, vedo il tuo ventre, il tuo sporco ventre da troia, sento il tuo calore sulle mie mani, ho il tuo odore nelle narici. Ho corso fin qui, non sapevo se era per ucciderti oppure per prenderti con la forza. Ora lo so. Non posso pertanto dannarmi per una puttana. È vero quanto mi hai detto stamattina? ... Che ti ho fatto godere? ... Giura che è vero. Giuramelo! ... Un cliente? Tu non avrai più clienti. Mai più. Tu appartieni a me. Voglio vederlo in faccia ... Maledetta figlia di puttana. (Esce il negro [dal bagno]) Sarebbe questo il tuo cliente? Lizzie – L’ho nascosto perché si voleva fargli male. Non sparagli, tu sai che è innocente. ... Allora, lo hai preso? Perfetto. Ebbene, ora è il tuo turno. (Lei lo affronta colla pistola) .......... Fred – Mio padre è un senatore; sarò senatore dopo di lui: sono il suo unico erede maschio e l’ultimo a portare il nostro cognome. Abbiamo costruito questo paese e la sua storia è la nostra ... Oserai sparare su tutta l’America? Una ragazza come te non può sparare su un uomo come me. Tu chi sei? Che ci fai al mondo? ... Dammi la pistola. Per quanto riguarda il negro, correva troppo veloce: l’ho mancato. Ti sistemerò sulla collina, dall’altra parte del fiume, in una bella casa con un parco. ... ti proibisco di uscirne: sono molto geloso. Verrò a vederti tre volte la settimana, al cadere della notte: ... (Lei si abbandona un poco di più fra le sue braccia). È vero che ti ho fatto godere? Rispondi. È vero? Lizzie – Sı̀, è vero. Fred – Andiamo, tutto è ritornato in ordine.] Jean-Paul Sartre 353 Il matrimonio, ..., ha, quale immediato correlativo, la prostituzione. “L’eterismo - dice Morgan - segue l’umanità in ogni passo della sua civiltà come un’ombra scura gettata sulla famiglia.” Per prudenza, l’uomo esige la castità della sposa, ma egli stesso non si accontenta del medesimo regime che ha imposto a lei. “I re di Persia - dice Montaigne che ammirava la loro saggezza - volevano le loro spose vicine durante i festini; ma quando il vino cominciava a scaldarli troppo e avevano bisogno di abbandonare le briglie della voluttà, le rimandavano negli appartamenti, e facevano venire altre donne cui non dovessero codesto obbligo di rispetto per farle partecipi dei loro appetiti smodati.” “Occorrono le fogne per garantire la salubrità del palazzo”, dicevano i Padri della Chiesa. E Mandeville in un opera che fece rumore: “È chiaro che v’è necessità di sacrificare una parte delle donne per salvare l’altra e prevenire sconcezze di natura più disgustosa”. Un argomento degli schiavisti americani in pro della schiavitù era il seguente: che essendo i bianchi del Sud liberi da ogni obbligo servile, potevano tessere tra loro relazioni più democratiche e raffinate. Cosı̀, l’esistenza di una casta di ‘donne perdute’ permette di trattare le ‘donne oneste’ con maggiori riguardi. La prostituta è un capro espiatorio; l’uomo si scarica su di lei della propria turpitudine, quindi la rinnega. La prostituta è considerata una paria sia che uno statuto legale la ponga sotto la tutela della polizia, sia ch’ella lavori clandestinamente. Dal punto di vista economico, la sua condizione è analoga a quella della donna sposata. “Tra coloro che si vendono mediante la prostituzione e coloro che si vendono col matrimonio, la differenza consiste unicamente nel prezzo e nella durata del contratto”, dice Marro. Per tutte e due, l’atto sessuale è un servizio; la seconda è ingaggiata per tutta la vita da un uomo; la prima ha diversi clienti che la pagano volta a volta.” ... La gran differenza tra loro consiste in ciò, che la donna legittima, tiranneggiata nell’ambito coniugale, è rispettata in quanto persona umana; e tale rispetto mette seriamente in scacco l’oppressione. Invece, la prostituta non ha i diritti della persona umana e in lei si riassumono tutti i simboli della schiavitù femminile. 354 “Capii finalmente che Julot voleva solo i miei soldi e pensai che lontano da lui avrei potuto mettere da parte un po’ di denaro ... nella casa, al principio ero timida, non osavo avvicinarmi ai clienti e invitarli. La donna di un compagno di Julot mi sorvegliava da vicino ... Julot mi scrisse che ogni sera dovevo consegnare alla padrona il mio denaro: cosı̀ non te lo ruberanno”. ... per riscuotere il proprio denaro, per evitare i maltrattamenti, la prostituta ha bisogno di un uomo. Questi le dà anche un appoggio morale. “È peggio lavorare da sole, si ha meno coraggio, ci si lascia andare”, dicono alcune. Spesso essa lo ama: per amore ha scelto questo mestiere o con l’amore lo giustifica: nel suo ambiente c’è un’enorme superiorità dell’uomo sulla donna: questa distanza favorisce l’amore-religione e questo spiega l’appassionata abnegazione di alcune prostitute. ... Le prostitute si consolano anche con le donne. Molte di loro sono omosessuali. ... Poiché i rapporti con metà dell’umanità sono di natura commerciale e l’insieme della società le tratta come paria, le prostitute sono strettamente solidali tra loro; accade che siano rivali, gelose l’una dell’altra, che si insultino e si battano; ma hanno un profondo bisogno le une delle altre per costituire un ‘controuniverso’ in cui ritrovare la loro dignità umana. ... È stato spesso sottolineato che essa riserva all’amante del cuore il bacio sulla bocca, espressione di una libera tenerezza, e che non stabilisce nessun confronto tra gli amplessi d’amore e quelli professionali. Le testimonianze degli uomini sono sospette, perché la loro vanità li porta a lasciarsi ingannare da un finto godimento. Bisogna dire che le circostanze sono molto diverse a seconda che l’incontro avvenga: meno in particolari condizioni di stanchezza per la donna sottoposta a una sfibrante ‘routine’, oppure se si tratta di un rapido incontro o di relazioni continuate con un cliente familiare. .... “Oh! che babbei sono gli uomini! Fino a che punto le donne possono dar loro ad intendere quello che vogliono!” ... “Quando si tratta di quattrini, madame ... Sı̀, perché andare a letto con un uomo per i suoi begli occhi, insomma per niente, quello dice tra sé la stessa cosa di voi, quella là è una puttana, come se vi faceste pagare, lui vi giudica come una puttana, sı̀, ma furba; perché 355 quando voi chiedete denaro da un uomo potete star sicura che vi dice subito: ‘Oh, non sapevo che tu fai questo mestiere.’ ...” La bassa prostituzione è un mestiere penoso, in cui la donna oppressa sessualmente ed economicamente, sottomessa all’arbitrio della polizia, a un’umiliante sorveglianza medica, ai capricci dei clienti, esposta ai microbi e alle malattie, alla miseria, è veramente abbassata al livello di una cosa. ... Evidentemente la situazione non può essere modificata con misure negative ed ipocrite. Perché la prostituzione scompaia, sarebbero necessarie due condizioni: che fosse assicurato un mestiere decente a tutte le donne; che i costumi non opponessero nessun ostacolo al libero amore. La prostituzione si potrà sopprimere solo sopprimendo i bisogni cui risponde. .... L’ultima incarnazione dell’etera è la star. Fiancheggiata da un marito - che Hollywood esige rigorosamente - o da un amico serio, essa è del tutto simile a Frine, a Imperia, a Casque d’Or. Si offre come la Donna dei sogni agli uomini, che in cambio le danno fortuna e gloria. Tra prostituzione e arte c’è sempre stato un passaggio incerto, perché bellezza e voluttà sono associate in modo equivoco; in realtà, non è la bellezza che genera il desiderio; ma la teoria platonica dell’amore offre alla lubricità delle ipocrite giustificazioni. Frine, denudando il seno, offre all’aeropago la contemplazione di una pura idea. L’esibizione di un corpo senza veli diventa uno spettacolo d’arte; ... Abbiamo detto che è la sua fama a conferirle un valore commerciale: è sulla scena o sullo schermo che è possibile farsi un ‘nome’ che costituirà un capitale per il commercio. È questa necessità di piacere a degli individui, alla folla, che avvicina la vedette all’etera. Nella società esse occupano un posto analogo: mi servirò della parola etera per definire tutte le donne che considerano non solo il loro corpo, ma tutta la loro persona come un capitale da sfruttare. Il loro atteggiamento è molto diverso da quello di un creatore che trascendendosi in un’opera supera il dato e fa appello in altri a una libertà cui apre l’avvenire; l’etera non scopre il mondo, non apre nessuna strada alla trascendenza umana. ... Le donne più libere dell’antica Grecia non erano né le matrone, né le basse prostitute, ma le etere. Le cortigiane del Rinascimento, le 356 geisha giapponesi godono di una libertà infinitamente più grande delle loro contemporanee. In Francia, Ninon de Lenclos è la donna che ci sembra forse la più virilmente indipendente. Per un paradosso, queste donne che sfruttano all’estremo la loro femminilità riescono a crearsi una situazione che equivale quasi a quella di un uomo. ... Accade anche che, servendosi dell’uomo come strumento, essa eserciti funzioni virili per mezzo di questo intermediario: le ‘grandi favorite’ attraverso i loro potenti amanti presero parte al governo del mondo. Vi sono anche donne per cui questa liberazione si compie sul piano erotico. Nel denaro o nei favori che estorce all’uomo, essa trova un compenso al complesso d’inferiorità femminile; il denaro ha una funzione purificatrice; abolisce la lotta dei sessi. ... Tuttavia la cortigiana ha fama di essere frigida. Le conviene saper dominare il proprio cuore e il proprio ventre: se è sentimentale o sensuale, corre il rischio di subire l’ascendente di un uomo che la sfrutterà, s’impossesserà di lei o la farà soffrire. Per ‘conservare’ il suo protettore senza rinunciare ai suoi piaceri, la donna farà uso delle astuzie, dei raggiri, delle menzogne, delle ipocrisie che disonorano la vita coniugale; se pure recita la commedia della servilità, il gioco in sé è servile. Se è bella, celebre, può scegliersi un altro padrone, se quello del momento le diventa odioso. ... La prostituta che dà solo il suo corpo è forse meno schiava della donna che deve piacere per mestiere. ... Durante le guerre, nessuno fa sfoggio di un patriottismo cosı̀ aggressivo come le grandi mondane; con la nobiltà dei sentimenti che ostentano, sperano di elevarsi al livello delle duchesse. ... Una ostinata malafede guida la sua vita interiore e permette alla sue studiate menzogne di prendere le apparenze della verità. Ci sono talvolta nella sua vita degli atti spontanei: non ignora del tutto l’amore; ha dei ‘capricci’ e qualche volta si innamora. ... La prostituta che fa commercio nella sua generalità ha delle concorrenti; ma se c’è abbastanza lavoro per tutte, anche attraverso le loro liti si sentono solidali. L’etera che cerca di ‘distinguersi’ è ostile a priori a chi, come lei, aspiri a un posto privilegiato. 357 In questo caso trovano tutta la loro verità i noti temi sui raggiri femminili. ... tra la debuttante di venti anni e il banchiere di quarantacinque che passano vicini giorno e notte, c’è un abisso ancora più profondo che nel matrimonio borghese. Simone de Beauvoir – ...: tutto quello che avevamo era una bella presenza e una certa avvenenza per piacere agli uomini. Pensi che noi fossimo cosı̀ sciocche da lasciare che altri commerciassero la nostra bellezza impiegandoci come commesse, o come cameriere di bar o di ristorante, quando noi stesse potevamo commerciarla e trarne tutto il guadagno invece che avere paghe da fame? ... Che cosa è educata a fare qualsiasi rispettabile ragazza se non a cercare di cogliere il capriccio di un uomo ricco e usufruire del suo denaro sposandolo? Come se la cerimonia nuziale trasformasse in giusto quello che è sbagliato senza matrimonio! Oh, l’ipocrisia del mondo mi disgusta! ... se c’è una cosa che disprezzo in una donna è la mancanza di personalità. – ... Non è che ciò che tu chiami personalità in una donna comporta il biasimo per un tale modo di far denaro? ............ Le due infami parole che descrivono ciò che è mia madre risuonano nelle mie orecchie e cercano di uscire dalla mia bocca; ma io non posso pronunciarle: la loro vergogna è troppo orrenda per me. .... (Scrive) ... e adesso non dimentichiamo le sue qualifiche: le due parole. (scrive) ... Oh no; non leggetele, non leggetele! .... George Bernard Shaw La sessualità romana è rozza. Lo dimostrano non soltanto il rampollare di bordelli, ma anche il tipo di voluttà che a esso andava congiunto: cosı̀ la celebrazione di feste di sverginamento, che venivano annunciate da un panno bianco insanguinato appeso fuori della finestra, un uso che si tramandava nei secoli come segno della macellazione di un porco. Ernst Wilhelm Eschmann Si avisse fatto a n’ato chello ch’e fatto a mme 358 st’ommo t’avesse acciso, tu vuò sapé pecché? Pecché ’ncopp’a sta terra femmene comme a te non ce hanna sta pe’ n’ommo onesto comme a me! Femmena, Tu si na malafemmena Chist’uocchie ’e fatto chiagnere Lacreme e ’nfamità Femmena, Si tu peggio ’e na vipera, m’e ’ntussecata l’anema, nun pozzo cchiù campà. Femmena, Si ddoce comme ’o zucchero però sta faccia d’angelo te serve pe ’ngannà ... Femmena, tu si ’a cchiù bella femmena, te voglio bene e t’odio nun te pozzo scurdà ... Antonio de Curtis, principe di Bisanzio: Totò – Poi tu [Ill] hai sposato Matilde Blumhard con la sua merceria ed io [Claire] il vecchio Zachanassian coi suoi miliardi d’Armenia. Mi ha trovata in un bordello d’Amburgo. I miei capelli rossi lo avevano attratto, il vecchio moscone d’oro. ... – Questa è la storia: un giudice, un accusato, due testimoni, un verdetto errato nel 1910. Non è cosı̀ accusatrice? ... – Divenni una puttana. ... il verdetto del tribunale mi aveva resa tale. 359 – Ed ora vuole giustizia, Claire Zachanassian? – Me lo posso permettere. Un miliardo per Güllen, se qualcuno uccide Alfredo Ill. ... Siccome il mondo ha fatto di me una puttana, adesso io ne faccio un casino. Chi non vuole scucire deve adattarsi, se vuole essere della festa. Voi volete essere della festa. Decente è solo chi paga, ed io pago. Güllen per un assassinio, prosperità per un cadavere. ... Friedrich Dürrenmatt [L’annunciatrice RAI è] ... una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Pierpaolo Pasolini Tu non sei adatta a fare la geisha. Una geisha, sai, anche se è un po’ carina ma non si dà un contegno per essere di buon umore, non vende! Tu sei fatta più per essere una prostituta, quindi ti supplico, liberaci della tua presenza, anche da domani. ... Ma che tu sia bella oppure no, una volta applicato un po’ di trucco bianco, a meno che il tuo viso non sia proprio devastato, diventi carina come tutte le altre. Invece, il saperti vendere, oppure no, quello sı̀ che dipende dalle tue abilità. Una geisha che dormiva con tutti la chiamavano “quella che entra nel letto senza guardare”; a quei tempi, una geisha ritenuta di primo livello non si concedeva al primo arrivato. Appena diventate geisha a tutti gli effetti, alla maggior parte di noi veniva trovato un danna, un patron. Se il danna era generoso, ne avevi solo uno; ma se era tirchio e per te era difficile coprire le spese, allora ne potevi avere anche due o tre, ma non passavi la notte con nessun altro. ... Un banchetto era organizzato cosı̀: c’era la prima fase in cui alcune geisha cantavano, suonavano lo shamisen [a tre corde] e i tamburi, mentre le apprendiste danzavano; ... Dopo essersi fatte il bagno, ci si divideva in stanze separate per dormire. In queste occasioni, la geisha dormiva con il proprio danna, mentre quelle che avevano la fama di “andare a dormire senza guardare” si ritiravano con i clienti rimasti soli. 360 – Non dovresti mica esagerare cosı̀, sai ... non è salutare. ... – Ma se facciamo tutte la stessa cosa! In ogni caso non è il vostro vero marito, giusto? Quindi che differenza fa avere un uomo solo oppure averne dieci? Ero convinta che padroneggiare quelle arti fosse essenziale alla mia sopravvivenza, e il pensiero che fossero poco lodevoli non mi passava neppure per l’anticamera del cervello. ... ... Madre vendette la mia “prima volta”il mio mizuage ad altri quattro uomini, uno dopo l’altro, e ci guadagnò parecchio. Ogni volta mi ripeteva la lezioncina, e mi mostrava i gesti che dovevo fare per sembrare una vergine. ... – Dice che le va bene farlo anche con il patron di qualcun’altra. – Non pensi che il termine prostituta le si addica meglio di geisha? – In questo universo, come vorrei che persone che non conoscono la dignità la smettessero di atteggiarsi quasi sapessero come si svolge questa professione. ... Era proprio durante questi viaggi che provavo tutta la miseria che la mercificazione del proprio corpo comporta. Era palese che, visto la differenza di età, non potevamo nemmeno essere padre e figlia; io ero cosı̀ giovane che avrei potuto essere sua nipote. ... – ... In ogni caso, ormai il mio corpo era stato violato, cosı̀ decisi di aiutare la mia famiglia e mi vendetti come geisha. Ora sto avendo la mia vendetta su gli uomini. Ce ne sono due o tre che un giorno spingerò sull’orlo del lastrico! Non c’è nient’altro che possa fare se non dormire con tutti, non sono brava nelle arti di una geisha. ... – ... Non ne posso più. Solo perché c’è una persona di cui mi sono innamorata, vengo trattata da criminale. Ora basta. Amare qualcuno è la prova che sei viva! ... – Non c’è più niente che io possa fare per quella sgualdrina. ... – ... Non innamorarti mai, però. Saresti derisa da tutti, e il mondo ti sembrerebbe color grigio cenere. Si formerebbe un buco nel tuo cuore con un vento gelido che ci soffia dentro. ... Eravamo nate in questo ambiente e non sapevamo neppure cosa fosse il sentimento sincero di un uomo per una donna. Facevamo scialacquare 361 al nostro ricco Danna tutti i suoi risparmi, ma questo si può forse chiamare ‘vero amore’ ? ... Supponiamo che un gruppo di tre uomini - ... - ingaggi una geisha e le dica “oggi c’è l’esibizione!”, oppure “giochiamo al ginecologo!” e battendo il ritmo, le inizi a slegare l’obi [cintura del kimono]. E che tutti e tre si facciano avanti e la tengano ferma, mentre uno tenta qualcosa di terribilmente riprovevole. E che, a quel punto, la geisha gridi e chiami aiuto. ... – ... Tu, una geisha, mi stai dicendo che aspetti il mio bambino? Questo lo possono dire le brave ragazze, forse. Ma quelle che lo fanno a pagamento come possono dire con sicurezza a qualcuno che è proprio lui il padre? ... – Sorella, per favore, credimi. Il bambino che ho nel ventre è figlio di Hii. Che la mia morte ne sia la prova. “Non sei mica una signorina per bene”. Che diamine voleva dire? Forse che noi geisha non siamo degli esseri umani? Se provate a farci un taglio ci fate male, esce sangue. ... Se non hai il padre susciti la compassione degli altri, se sei geisha il ribrezzo. ... Fino a quel momento la mia situazione non mi era mai parsa strana, ma ora cominciavo a detestare il fatto di essere una geisha. Odiavo il mondo intero. – Che cosa dici? Io ti amo, piccola Tsuru! – Oh, stai sbagliando esca! Non sono mica una “signorina per bene”, io. Se vuoi pescare una geisha, lo sai, non è necessario che tu dica ti amo. Smettila con queste assurdità. ... – ... Se vuoi essere amata, devi fare uno sforzo. Donne che non si sforzano, che non progrediscono, sono come uccelli senza voce. – Se il mangime è pessimo, per quanto tu voglia cantare non ce la fai proprio, sai! Matrimonio, amore, sentimento sincero ... è tutto qui quel che sai dire? Se pensi che a sentire queste parole ogni geisha si metterà a piangere di gratitudine e cadrà ai tuoi piedi, ti sbagli di grosso. ... – ... Lo so benissimo dove [tu vai dal tuo innamorato], e non ti lascio fare la puttana da quattro soldi. ... – Quello che so fare è tutto qui. gli dissi. Con il suono dello shamisen e le mie danze gli feci perdere la cognizione del tempo, e con il sake il controllo di sé. Era stordito, e io 362 mi buttai tra le sue braccia. Aveva l’aria confusa, mi disse: – Non serve che tu lo faccia ... Ma io lo condussi nell’alcova della stanza che avevo preparato. – Mi sono innamorata di te. gli bisbigliai, e lo guardai di sottecchi per vedere la sua espressione. Fece all’amore con me con grande trasporto. ... – Ultimamente ti stai vedendo con un tizio, un ragazzotto, vero? Beh, non ti permetto di fare la sgualdrina! ... – Non sono mica messo cosı̀ male a donne, da dover andare con una che ha perso il suo fascino. Ti compro perché voglio vederti danzare nuda. Che ne dici? Se non ti va, allora puoi pure scordarti i soldi. ... Erano tutte brave persone, ma io avevo paura che, se fosse saltato fuori che prima facevo la geisha e che ero stata anche una mantenuta, mi avrebbero evitata e umiliata. ... Non è che lui non mi piacesse, ma cosa sarebbe successo se avesse scoperto che la sposa da lui creduta una dolce fanciulla in realtà era una vecchia volpe? ... – Mah, potrei diventare una Pan pan [prostituta illegale] dell’esercito. ... mi pregava con i suoi occhi limpidi, belli, che sembravano poter arrivare dritti in fondo al mio cuore, di non ritornare a fare la geisha e di non diventare una prostituta, anche a costo di andare avanti a pasti miseri e a vestirsi di stracci. ... – ... feci cose orribili in Cina. Violentai delle donne cinesi. Se fossi stato scoperto mi avrebbero punito. E cosı̀ le uccisi. ... – Signorina, non dovresti lavorare cosı̀ tanto, giovane come sei! Di modi molto più comodi per tirare avanti ce ne sono, sai, quanti ne vuoi. – Non farti un’idea sbagliata di me, bastardo! Se mi tocchi ancora ti azzanno alla gola! ... ... cominciai a lavorare in un posto chiamato “Hasuike” “Lo stagno dei fiori di loto”, nel quartiere dei “fiori e salici”. Ma ormai la geisha non era più quella che era prima della guerra; adesso non si differenziava per nulla da una qualsiasi prostituta di infimo livello. ... Io non mi vedevo, però, come una che si potesse chiamare “concubina” o “mantenuta”. – Neanche una coppia sposata sarebbe come voi! Vedervi è una gioia perfino per me! La vista di una giovane coppia che si ama mette di 363 buon umore tutti quanti. ... – Il matrimonio? È solo avere mani e piedi legati - mi dice - non è per niente divertente. Se si sta insieme tutti i giorni, si è obbligati a vedere anche i lati brutti dell’altro. Invece, cosı̀ come fate voi, si notano solo le cose belle e non ci si stufa. La vita matrimoniale è bella per i primi sei mesi, poi dopo un anno si arriva allo stadio della disillusione. ... Facevo cose del tutto prive di senso, come passare la notte con un uomo che sembrava assomigliargli. ... Una donna virtuosa, ferma nella sua castità, sarebbe riuscita a vivere abbracciando solo il ricordo di lui, senza dubbio, ma io ero una sciocca. ... Il cuore di un bambino è un foglio bianco. Se fosse rimasto anche solo un piccolo ricordo di me nei loro cuori, sarebbe stato il ricordo di una vecchia prostituta. ... – Quando intrattengo un cliente, sto sempre attenta ad usare qualcosa, ma a lui stavo riservando un trattamento speciale. Ora sostiene di aver preso una malattia da me e vuole un risarcimento. ... Ora mi rendo conto di aver dovuto sopportare tutto questo perché sono una prostituta; quindi ho intenzione di mettere da parte del denaro e, una volta trovato un posto che sia tutto mio, allora sı̀ che mi innamorerò sul serio. ... Anche se c’è una legge che la vieta, la prostituzione non è qualcosa che scompare facilmente. Di sicuro la legge nasce dal tentativo sincero di salvare queste donne dallo sfruttamento e dalle grinfie di rapaci profittatori, certo, ma fra coloro che decidono le norme politiche di sicuro non c’è nessuna che come noi sarebbe morta di fame se non avesse venduto il proprio corpo. ... In realtà nel mio paese il numero delle geisha è aumentato. Se una geisha o una cameriera dorme con un cliente e riceve un compenso in denaro, non è forse prostituzione, quella? Ma se qualcuno le accusa, loro si giustificano dicendo che sono innamorate. ................. Masuda Sayo – ... Il marchese Donatien Alphonse François de Sade, ..., riunı̀ quattro ragazze nella camera al quarto piano ..., Mariette, di ventitré anni, Marianne, di diciotto, Mariannette e Rose, entrambe di venti. Tutte 364 prostitute naturalmente. ... dopo essere entrato nella camera in cui l’attendevano le quattro ragazze, trasse da una tasca un pugno di monete d’oro e annunciò che si sarebbe coricata per prima con lui colei che avesse indovinato il loro numero. Fu Marianne a indovinare. Allontanate le altre tre dalla camera, rimase con lei e con il servo; dopo averli fatti sdraiare entrambi sul letto, con una mano frustava la ragazza con l’altra il servo ... cosı̀ stimolava il corpo del servo. Con una mano la ragazza, con l’altra il servo ... Le chiese di permettergli una “certa cosa” in cambio di un luigi. ... Infine Alphonse prese un pungolo, che doveva aver usato più volte essendo incrostato di sangue, e chiese alla ragazza di percuoterlo con un simile strumento. ... Poi fu il turno di Mariette. La denudò, la fece inginocchiare ai piedi del letto e, dopo averla percossa a suo piacimento, con una scopa, la pregò di fustigarlo, e mentre la ragazza lo percuoteva, con un coltello lui incideva sulla stufa il numero dei colpi: duecentoquindici, centosettantanove, duecentoventicinque, ... Ha sempre amato i numeri. Non esiste precisione se non nei numeri; inoltre, aumentandoli incredibilmente, si ottiene che persino un vizio si trasformi in miracolo. ... Dopo Mariette fu la volta di Rose. Ancora colpi di frusta, poi il servo e nuove combinazioni come in una partita di carte. Fu poi richiamata in camera Mariannette, e ancora frustate, ancora cantaride. Tra pianti e urla si concluse la funzione mattutina. Il marchese diede sei lire d’argento a ognuna delle quattro ragazze e le congedò. ... trovò Marguerite, una prostituta venticinquenne. ... le domandò con voce gentile: “In che condizioni è il tuo ventre?” ... Poi fece nuovamente “quella cosa”. E nuovamente la frustò. – ... Alphonse frequentemente, col pretesto di un impegno, si recava a Parigi e, lo seppi in seguito, s’incontrava con quelle ... come dire? ... donne che lo fanno per professione ... – Dite pure prostitute. ... – ... Credo sia sufficiente che, utilizzando le relazioni dei miei compagni di letto, con i metodi di una prostituta riesca a sedurre Maupeou, l’integerrimo cancelliere, e a condurre la faccenda fino all’annullamento del verdetto della Corte Suprema. ... 365 – ... Ammirevole! In una ammirevole relazione matrimoniale non v’è neppure bisogno di gentilezza, non è forse vero? – Già. E neppure di crudeltà. ... – ... Ormai in me Alphonse e i suoi delitti sono tutt’uno: sorrisi e ire, tenerezze e crudeltà, le dita che fecero scivolare dalle mie spalle la camicia da notte di seta e le mani che a Marsiglia hanno impugnato la frusta per percuotere la schiena delle prostitute, sono fusi in una perfetta unità. Le sue natiche, arrossate dai colpi di frusta delle prostitute, sono unite senza alcuna frattura alle sue nobili labbra e al puro oro dei suoi capelli. – ... Una figlia di casa Montreuil non può avere nulla in comune con ... una donna di Marsiglia ... una prostituta. ... – ... Alphonse è una musica con un unico tema. A quella musica io ho giurato fedeltà. ... Non è mai accaduto che una donna fosse ingannata da un uomo. ... – Ma ... si tratta del sangue di donne che esercitano quella miserabile professione! ... – Mamma, nella natura, tutto è degno indifferentemente. ... Grazie a lui prostitute e mendicanti vengono trasformate in sante, per poi essere frustate. Ma un attimo dopo il sogno bruscamente si spezza ed egli caccia fuori dalla porta, a calci nelle natiche, prostitute e mendicanti. E non trovando nessuno a cui offrire il miele di tenerezza accumulato in quegli istanti di piacere, alla fine torna a riversarlo su di me. ... – ... Sotto i colpi della sua frusta cinque ragazze e un fanciullo correvano nudi e imploranti in cerca di scampo. ... Tu eri appesa al lampadario, completamente nuda. Eri quasi svenuta per la sofferenza, e le gocce di sangue sul tuo corpo, come gocce di pioggia che scivolano sul tronco di una ginestra, brillavano ai bagliori delle fiamme del caminetto. Il Marchese minacciò il fanciullo con la frusta e gli ordinò di detergere la Marchesa. Il fanciullo, che non era sufficientemente alto, fu costretto a salire su una sedia per raggiungere il tuo corpo appeso ... dappertutto (...) ti pulı̀ leccandoti. Non solo il sangue ... ... – Voi siete soddisfatta di avermi ricomprata, come una prostituta quando riesce a recuperare il suo guardaroba che diede in pegno. ... E 366 io non intendo morire decrepita dopo avere accumulato un bel gruzzolo di denaro come una previdente prostituta. ... – ... la signora di Saint-Fond, stanca di Parigi, si trovava a Marsiglia e ogni notte, travestita da prostituta, adescava i marinai e vendeva loro il suo corpo. ... I rivoluzionari tornarono a raccogliere il suo cadavere, lo deposero sopra il battente di una porta; la trasportarono piangendo come se fosse una del popolo, una venerabile martire. Un poeta improvvisato, ..., compose una canzone intitolata: “La radiosa donna di piacere”. ... – ... Che importanza può avere se ha frustato cinque o sei donne di quell’infame professione? Se ha versato un poco del loro sangue? Se ha fatto inghiottire dei confetti, neppure avvelenati? ... – Ma quale peccato è più grave: questo, oppure quello di usare prostitute e mendicanti per versare il loro sangue? – Sono ugualmente gravi. L’adulterio concepito nella nostra anima ha lo stesso valore di quello realmente consumato. Quando finalmente giunse a soccorrerli una nave della Marina Militare, furono issate per prime a bordo le prostitute e le infermiere, che imploravano aiuto aggrappate a dei galleggianti, vigendo nella Marina la regola del “lady first”. ... Vi sono degli uomini adulti che definiscono i movimenti studenteschi dello Zengakuren [tipo Sessantotto occidentale] come un’inevitabile conseguenza dell’abolizione delle case chiuse, ma è un errore. Quando esistevano i quartieri a luce rosse i giapponesi erano ancora schietti ed ingenui. I giovani che cercavano in quei luoghi uno sfogo ai desideri sessuali, sapevano come purificarsi e come lasciare intatta la loro potenzialità di passione. Ma essendo ormai occluse le radici della passione, ai giovani non rimane altro che un’estasi poco costosa, il piacere di evadere dalla realtà ingerendo qualche pillola bianca, e questo è uno dei fenomeni più perniciosi del mondo attuale. ... A paragone con i Paesi occidentali, il Giappone mantiene ancora, anche se in piccola parte, la caratteristica prettamente asiatica di considerare il piacere qualcosa di poter acquistare col denaro. Il “mondo dei fiori e dei salici” ne è 367 l’eccelsa espressione. In esso gli uomini sono valutati dalle geisha sulla base della loro posizione sociale e della loro ricchezza e vengono divisi in tre categorie: i clienti, i clienti amabili, gli amanti. Esse offrono ai clienti il piacere, ai clienti amabili anche una traccia di passione, agli amanti la passione ed a volte persino il denaro. ... L’atmosfera elegante del ‘mondo dei fiori e dei salici’, la squisita conversazione, il trucco estremamente elaborato di quelle splendide donne, il loro abbigliamento, l’arte di intrattenere il cliente, l’attrazione particolare esercitata dalle geisha di una certa età, dotate di un fascino che trascende la sensualità: sono questi gli elementi essenziali che compongono il piacere. Un piacere che può essere acquistato con sicurezza grazie al denaro. È possibile invitare a sedere intorno a noi una geisha avanti negli anni, una di età matura, una giovane ed una fanciulla e farsi cosı̀ circondare dalle molteplici forme di femminilità, la grazia, la purezza, la bellezza, la maturità, lo spirito malizioso e piccante, l’eleganza che trascende il sesso. ... Forse soltanto un atto sessuale potrebbe consentire di varcare i limiti dell’umanesimo. Mishima Yukio Lasciate che vi spieghi cosa si intende per “cedere”. Quando una ragazzina se ne va per unirsi a una okiya [casa di geisha], è come se si ritirasse in un collegio a tempo pieno. Nella maggior parte dei casi continua ad andare a trovare i genitori ... Tuttavia, quando una ragazza è scelta per diventare una atotori [erede della famiglia di geisha], ... viene legalmente adottata dalla proprietaria in qualità di sua erede. In questo caso, prende il nome di famiglia della okiya e abbandona quella di nascita per sempre. ............. – ... A quanto pare, ha un orecchio musicale innato e sta imparando a suonare lo shamisen [strumento a corde] magnificamente. ............. Oyuki era una delle geiko [geisha] più famose di tutti i tempi. Aveva 368 un mecenate di nome George Morgan, un miliardario americano. Finı̀ che lui la sposò, si trasferirono a Parigi e lei divenne una leggenda. ... Yoneyu ebbe una brillante carriera. Era la geiko che guadagnava di più in tutto il Giappone prebellico, il che rese l’okiya Iwasaki una delle case di maggior successo. Era di una bellezza classica, di quelle che fanno girare la testa agli uomini. Uno dei suoi mecenati era un barone molto importante che le passava una generosa rendita. Le pagava un vitalizio cosicché lei fosse sempre disponibile per intrattenere lui e i suoi ospiti, in qualsiasi momento desiderasse. Si tratta di una forma di accordo abbastanza diffusa. Avere una geiko di un certo livello a completa disposizione è uno dei maggiori status symbol della società giapponese. .... E, come un mecenate dell’Opera non si aspetta alcun favore sessuale dalla star, cosı̀ il barone manteneva Yoneyu solamente perché incarnava la perfezione artistica e conferiva lustro alla sua reputazione. Ma non voglio dare un’impressione sbagliata. Non si possono mettere donne di talento, belle ed eleganti vicino a uomini ricchi e di successo e pensare che non accadrà nulla. Le relazioni amorose sbocciano di continuo, alcune portano al matrimonio, altre allo struggimento. Io, per esempio, incontrai l’amore della mia vita proprio mentre lavoravo. La Vecchia Antipaticona, invece, s’innamorava costantemente dei suoi clienti, i quali finivano per spezzarle il cuore. Anche Yoneyu ebbe una relazione stabile con un uomo facoltoso e potente ... Non era insolito nel Giappone prebellico che gli uomini di successo avessero relazioni extraconiugali. I matrimoni venivano combinati per assicurare continuità alle dinastie, non per piacere, e gli uomini provvisti di mezzi spesso avevano delle amanti. Yoneyu rimase incinta ... Una bambina è un tesoro. Può essere cresciuta nell’okiya e, se dimostra di avere talento, può diventare una grande geiko. ... La madre di un bambino è costretta a lasciare l’okiya e a vivere per conto suo, oppure a dare in affidamento il figlio. ................ Dopo la restaurazione Meiji, molte famiglie nobili si erano impoverite e avevano assicurato un sostentamento alle loro figlie grazie ai karyukai [quartiere delle geisha]. Era, in fin dei conti, un posto dove le ragazze 369 potevano esercitarsi nella danza e nella cerimonia del tè. ... diventare economicamente indipendenti e avere la possibilità di fare un buon matrimonio. ... Quando aveva sedici anni, Yaeko si innamorò di uno dei suoi clienti, ... La relazione sembrò migliorare il suo carattere e, dal momento che ... era single, non costituı̀ un problema per nessuno. ... Ma c’era un problema. Presto divenne evidente che Yaeko non prendeva sul serio la sua carriera. ... Le forze di occupazione americane ordinarono che Gion Kobu [sobborgo di Kyoto, quartiere delle geisha] riaprisse e il karyukai tornò lentamente alla vita. ... Gli ufficiali cominciarono a sostenere le okiya. ... Una sera Koyuki fu chiamata a prendere parte a un banchetto in onore del generale MacArthur all’Ichirikitei. Il generale fu cosı̀ colpito dal kimono che lei indossava che chiese di poterselo portare negli Stati Uniti. ... – I nostri kimono sono le nostre vite. Può prendere il kimono se vuole, ma deve prendere anche me. Può forse occupare il Paese, ma non potrà mai occupare la mia anima. [Possiamo scommettere su quanto arrivasse alle orecchie del militare vincitore?] .... Sebbene fosse piuttosto bella, Fumichiyo non era brava ad affascinare i clienti. Le mancavano quella gioiosa sofisticatezza e quel senso dell’umorismo di cui ha bisogno una geiko di successo. Essere una geiko non significa solo padroneggiare una qualche disciplina artistica. Occorre anche avere passione ed entusiasmo per la professione, che richiede un impegno profondo, un’enorme quantità di lavoro, un’aria imperturbabile e una presenza di sspirito che permetta di restare calmi anche in mezzo a un disastro. ... ......... La pulizia è considerata uno degli elementi fondamentali del processo di addestramento in tutte le discipline giapponesi ed è quindi un esercizio richiesto ad una novizia. Gli è attribuito un valore spirituale. Si ritiene che purificare un luogo sporco aiuti a purificare la mente. Solo quando la casa era in ordine, le maiko [geisha novizie] e le geiko cominciavano ad alzarsi. Lavoravano fino a tardi ogni notte ed erano sempre le ultime a svegliarsi. I loro guadagni mantenevano tutte noi, perciò non erano tenute ad occuparsi delle mansioni domestiche. ... È 370 per questo che l’idea di una casa di geisha intesa come covo di donne di malaffare è tanto ridicola. Gli uomini sono a stento ammessi all’interno di questi bastioni della società femminile, figuriamoci se potrebbero mai intrattenersi con uno dei suoi membri. ... Mangiavamo i cibi tipici della tradizione giapponese (riso, pesce e verdure) mentre quelli occidentali come bistecche e gelato, solo quando ricevevamo un invito di cortesia in un ristorante alla moda. ... Dopo pranzo, zietta Oima o Kuniko distribuivano gli incarichi per la sera alle geiko riunite. Poi queste ultime ‘si mettevano al lavoro’ facendo ricerche sulle persone che avrebbero dovuto intrattenere quella sera. ... L’equilibrio è fondamentale. Per esempio, quando feci il mio debutto come maiko, pesavo trentacinque chili, il mio kimono venti. Dovevo tenere tutto in equilibrio su sandali alti quindici centimetri. Un solo dettaglio fuori posto avrebbe causato un disastro. .............. Insieme alla danza, lavoravo sodo anche sulla musica. A dieci anni lasciai il koto [strumento a corde, simile a un liuto] e cominciai a studiare lo shamisen, uno strumento a corde che ha la cassa quadrata e un lungo manico e che si suona con un plettro. Lo shamisen è l’accompagnamento abituale alla danza nello stile di Kyoto ... Studiare la musica mi aiutò a capire i sottili ritmi del movimento. Ci son due parole che significano danza in giapponese. Una è mai, l’altra odori. ............. È un male che un uomo, qualunque uomo, passi la notte nell’okyia, perché si rischia di compromettere la moralità delle sue abitanti. ... Quando un uomo si doveva fermare per la notte per qualche ragione, anche se era un parente stretto, lo faceva attendere fino a dopo pranzo per andare via, per evitare che qualcuno lo vedesse uscire la mattina e si facesse un’idea sbagliata. Avevo dodici anni. Mamoru ne aveva quindici. ... Lui mi provocava in un modo che mi faceva sentire a disagio. ... Non sapevo assolutamente nulla del sesso. L’argomento non era mai stato affrontato e io non ero molto curiosa. L’unico uomo che avessi visto nudo era mio padre ... Perciò fu per me uno shock assoluto quando una sera, mentre mi stavo togliendo i vestiti nello spogliatoio, 371 Mamoru sgattaiolò silenziosamente alle mie spalle, mi afferrò, mi gettò brutalmente a terra e cercò di violentarmi. ... La mia testa si svuotò e tutto il mio essere si riempı̀ di paura. Ero troppo terrorizzata per gridare e a stento capace di opporre resistenza. Proprio in quel momento entrò ... Strappò Mamoru da me e lo spinse lontano con violenza. Pensavo che lo avrebbe ucciso: “Tu, schifoso bastardo!”, gridò. La placida Kuniko si trasformò in una specie di feroce divinità protettrice. “Tu, sporco, perverso maiale! Come hai osato mettere le mani addosso a Mineko? Vattene immediatamente da qui. Ora! Ti ammazzo se provi solo a pensare di toccarla un’altra volta. ...” ................... Quest’ultima era nota per i musicisti e Kanoko divenne una maestra di ohayashi, una percussione giapponese. Fece il suo debutto durante la sua adolescenza e divenne una geiko molto popolare. ... Quando Masako era più giovane, zietta Oima le aveva suggerito di provare ad avere un bambino. Il karyukai promuove l’indipendenza delle donne e non c’è alcun disonore nell’essere una madre single. ... ........... C’erano alcuni clienti con cui mi trovavo cosı̀ bene che mi ritagliavo sempre il tempo per partecipare ai loro ozashiki [banchetti], ... E altri che cercavo di evitare in tutti i modi. ... una geiko viene ingaggiata per divertire gli ospiti ... Quando una geiko entra in un ozashiki deve avvicinarsi a chiunque sia seduto al posto d’onore ... Non importa ciò che lei prova, ... Fa parte del suo lavoro trovare in ogni persona qualcosa di gradevole. In alcuni casi mi accadde di dover essere gentile con persone che trovavo fisicamente repellenti. ... Ma il cliente aveva pagato per la mia compagnia. ... Nascondere le proprie simpatie e antipatie dietro uno schermo di gentilezza è una delle sfide imposte dalla professione. ... Le conversazioni a un banchetto sono di ampio respiro, e si dà per scontato che le geiko siano ben informate sul’attualità e la letteratura contemporanea e, nello stesso tempo, abbiano una solida preparazione sulle forme d’arte tradizionali, come la cerimonia del tè, la disposizione dei fiori, la poesia, la calligrafia e la pittura. I primi quaranta e cinquanta minuti di un banchetto sono generalmente dedicati a piacevoli 372 chiacchierate su questi argomenti. ... Una festa di due ore per pochi ospiti con una cena completa e la presenza di tre o quattro geiko può facilmente arrivare a 2.000 dollari. ... A un certo punto le geiko si esibiscono. Ci sono, fondamentalmente, due tipi di geiko: la tachikata e la jikata. La tachikata è l’artista principale. Conosce la danza e un altro strumento oltre allo shamisen, come il flauto e il tamburello. Una jikata si occupa, invece, dell’accompagnamento, suona lo shamisen e canta. ... La bellezza fisica è un requisito necessario per diventare una tachikata ma non una jikata. ... Durante il banchetto, la tachikata danza. Una geiko jikata suona lo shamisen e canta. ... Il compenso di una geiko viene calcolato in unità di tempo note come hanadai, tariffario del fiore, di solito conteggiate su intervalli di quindici minuti, ... In aggiunta all’hanadai, i clienti danno alle geiko delle mance in denaro, le goshugi, riposte all’interno di piccole buste bianche ... .................. Una maiko vestita di tutto punto si avvicina molto all’ideale di bellezza femminile giapponese. Ha l’aspetto classico di una principessa Heian, come se fosse balzata fuori da una pergamena dell’XI secolo. Il suo viso è un ovale perfetto. La sua pelle è bianca e priva di difetti, i capelli neri come l’ala di un corvo. Le sopracciglia sono mezzelune, la bocca un delicato bocciolo di rosa. Il collo è lungo e sensuale, la figura gentilmente arrotondata. ... Il mio kimono era fatto di un satin a fantasia turchese sfumato. ... L’obi [alta fascia di stoffa che chiude il kimono] era di damasco nero decorato con farfalle ... ........... – E registi, ne conosci qualcuno? – Conosco il nome di un regista. Si chiama Elia Kazan. – Ti ringrazio. Sono proprio io, Elia Kazan. ............ Come in molte società interamente femminili, Gion Kobu è piena di intrighi, colpi bassi e relazioni violentemente competitive. ... Alcuni degli indumenti che indossavo quel giorno appartenevano all’okiya Iwasaki da generazioni, ma la maggior parte di essi, almeno venti, era stata commissionata per l’occasione. Non ho una stima precisa, ma 373 sono certa che si potrebbe costruire una casa con quello che è costato tutto il completo. Immagino che la somma totale ammontasse a circa centomila dollari. ... Si trattava di opere che non sempre giovavano a Gion Kobu. Alcune di esse avevano diffuso l’idea che le prostitute d’alto bordo esercitassero la loro attività nel quartiere e che le geiko passassero la notte con i loro clienti. Una volta disseminate nell’opinione comune, idee simili prendono vita da sole. So che all’estero ci sono studiosi del Giappone che ancora prendono per vere tali storture. ... – Bene, allora benvenuta, Mineko-chan, Lasciati guardare per bene. Quanto sei carina! Vuoi del sake? ............. ... Yaeko entrò nella stanza e a sua volta urlò: – Questa è quella puttana che ci ha vendute e che ha ucciso Masayuchi! Sentii una fitta acuta nel petto. ... Cominciai a piangere e poi mi limitai a correre fuori dalla casa. ... .... I ragazzi non mi interessavano. Mamoru aveva rovinato tutto. Non avevo amici all’infuori di Big John [il cane]. Non mi fidavo di nessuna delle altre ragazze abbastanza da stringere un legame. La verità era che pensavo solo alla carriera. ... Durante tale processo, la percezione del ruolo della oiran, la prostituta d’alto bordo, e della geisha, l’intrattenitrice, si intrecciarono e si confusero. È ancora cosı̀. ... Lo scopo dell’organizzazione era di promuovere l’autosufficienza, l’indipendenza e la posizione sociale delle donne che lavoravano come artiste e intrattenitrici. Il suo motto era: “Vendiamo arte, non corpi”. ............ Ma quando parlai con lui e con il suo ospite, il presidente di una grande casa editrice, capii che il professor Tanigawa doveva essere sulla settantina. ... – Ho molto gradito la nostra conversazione e penso che tu sia una deliziosa giovane donna. Ti prego di considerarmi un tuo ammiratore. ... – La bellezza è solo nell’occhio di chi la osserva? 374 – No, Mineko, la bellezza è universale. C’è un principio assoluto in questo mondo che è alla base della presenza e della scomparsa di tutti i fenomeni. È ciò che chiamiamo karma. È costante e immutabile e dà origine a valori universali come la bellezza e la moralità. Un altro uomo brillante che impresse un segno indelebile nella mia giovane mente fu il professor Hideki Yukawa. Il professor Yukawa insegnava fisica all’università di Kyoto e nel 1949 aveva vinto il Nobel per la fisica per aver previsto l’esistenza delle particelle elementari chiamate mesoni. ... Aspettavo con ansia di conoscere le altre ragazze per avvertire un senso di comunione. Ma presto rimasi delusa. Tutta l’operazione ribolliva di competizione e rivalità a stento mascherate. ............. Non appena mi inchinai per salutare, uno degli ospiti che fingeva di essere ubriaco mi spinse per terra. Caddi di schiena e quando stavo per rimettermi in piedi, lui afferrò l’orlo imbottito del kimono e alzò la gonna fino alle cosce, mettendo in mostra le mie gambe e la mia biancheria intima. Poi mi prese per una gamba e mi trascinò in giro sul pavimento come una bambola di pezza. ... Presi in prestito un coltello da sashimi da una delle cameriere. ... – ... Adesso colpirò quest’uomo. Potrei anche ucciderlo. Voglio che vi rendiate tutti conto di quanto mi sento umiliata. ......... Anche se non ne ho un’idea esatta, credo che guadagnassi circa cinquecentomila dollari all’anno. Era una bella cifra nel Giappone degli anni Sessanta, più di quanto incassavano i presidenti di molte società (anche per questo l’idea che le geiko concedano favori sessuali ai loro clienti è tanto ridicola. Con guadagni simili, perché dovremmo?) ... Quando mi passò vicino sfiorandomi si voltò e, all’improvviso, cominciò a palpeggiarmi dovunque. Presi la freccia di bambù, afferrai il molestatore per il polso destro e gliela conficcai nel dorso della mano. ... Una sera stavo aspettando una bottiglia di sake caldo vicino alla cucina quando questo tale si avvicinò e cominciò a tastarmi il davanti del kimono. – Dove sono le tue tettine. Mine-chan? Qui sotto? 375 Non sapevo se si permetteva di comportarsi in quel modo anche con le altre ragazze, di certo non poteva permetterselo con me. .............. Il problema era che non mi ero mai innamorata. La mia danza mancava di una profondità che sarebbe giunta solo dopo che avessi sperimentato la passione amorosa. Come potevo rappresentare l’amore autentico o l’abbandono quando non li avevo mai sperimentati? ... Il fatto era che gli altri non mi piacevano. Non mi erano piaciuti sin da quando ero una bambina ... La mia avversione per gli altri mi intralciava a livello professionale cosı̀ come nella vita privata. Era il mio difetto maggiore come maiko. ... Mi dovevo sforzare di far finta che gli altri mi piacessero. ... Accettavo raramente regali dai clienti e cosı̀ rifiutai ... – Qual’è il problema, Mine-chan? Non ti piace il sake? – SAKE? Feci dapprima una smorfia, poi fui presa dal panico. Avevo appena infranto la legge! ... Cominciai a sentirmi strana, ma riuscii a danzare senza incidenti. ... I miei clienti abituali interpretarono quell’evento come un segno che mi stavo avvicinando all’età da marito e cominciarono a farmi delle proposte di matrimonio. Non per loro stessi, ovviamente, ma per i loro figli e nipoti. ... Inoltre le geiko vengono usate per far soldi. Ho visto casi in cui delle donne ancora in servizio si sono sposate per amore e hanno di fatto mantenuto il marito. Si tratta di unioni che raramente hanno successo. ... Due geiko avevano una storia con lo stesso uomo, un importante mercante di sake. Si presero entrambe la briga di far visita, senza invito, alla moglie, per pregarla di separarsi dal marito. Coinvolto nell’insostenibile dilemma del putiferio che si scatenò, l’uomo finı̀ per suicidarsi. Ricevetti più di dieci proposte di matrimonio da parte di signori che mi chiesero di prendere in considerazione i loro figli o nipoti ..., ma io rifiutai sempre, ... ............... Prima che potessi capire cosa stava succedendo, il principe Carlo tirò fuori una penna e scrisse la sua firma “Carlo 1970” sulla superficie del mio ventaglio. “Oh, no!”, pensai inorridita. Amavo quel ventaglio. Non 376 riuscivo a credere che ci avesse scritto sopra senza avermelo chiesto. ... Mi sembrava solo che Carlo avesse sfregiato qualcosa di prezioso. ... Un giorno prese il volo con il suo amante, lasciandosi dietro nient’altro che debiti. ... – Togliti la maglietta. L’unico uomo che mi avesse mai vista nuda era mio padre, ed era successo molti anni prima. Esitavo a spogliarmi davanti a tutti quegli estranei. Il dottor Nakano se ne accorse e alzò la voce: ... – Non mi leverei la maglietta seppure se ci fosse solo lei nella stanza. ................... Ogni volta che pensavo a lui mi si spalancava una piccola porta nell’anima e mi sentivo sull’orlo delle lacrime. Non avevo idea di cosa stesse succedendo. “Mio nipote mi ha traumatizzato per sempre? Sono troppo spaventata per avere una relazione fisica con un uomo?” ... – Mineko, vieni qui un attimo. Disse e mi spinse in una delle stanze delle domestiche. Prima che capissi cosa stava succedendo mi strinse fra le braccia e mi baciò sulle labbra. – YEECH, fermo - dissi mentre mi divincolavo - L’unico a cui permetto di darmi un bacio è Big John, il mio cane. Fu il mio primo bacio e non lo trovai per niente eccitante. – Come osa! - sibilai - Non mi tocchi mai più! Mai più! – Oh, Mine-chan, non ti piaccio neanche un po’ ? – Piacere? Che intendi? Il fatto di piacersi non ha niente a che vedere con questo. Mi vergogno ad ammetterlo ora, ma a diciotto anni credevo ancora che un bacio potesse mettere incinta una donna. Ero spaventata a morte. ... – ... È stato un bacio innocente. Non c’è motivo di arrabbiarsi cosı̀. È un cliente importante, e vorrei che non fossi tanto rigida con lui. ... Una sera chiese scherzosamente: – Lo so che non mi è permesso toccarti, ma vorresti mettere una, sola una, delle tue dita sul mio ginocchio? Per ripagarmi di aver suonato lo shamisen? ... Una sera si fece serio. 377 – Mineko, credo di essermi innamorato di te. ..... – ... In ogni caso, non è il tipo di persona che sto cercando. Io sono alla ricerca di una grande passione, qualcuno che mi faccia perdere la testa e che mi insegni tutto sull’amore. Cosı̀ riuscirò finalmente a diventare una grande danzatrice. Non oltrepassò più i confini della correttezza e non avvertii più alcuna minaccia sessuale in sua presenza. Divenne, infatti, uno dei miei clienti preferiti. Nel frattempo, stavo lentamente e inesorabilmente scivolando nel suo incantesimo. Finalmente riconobbi che provavo qualcosa per lui, qualcosa che non avevo mai provato per nessun altro. Non ero sicura di cosa fosse, ma avevo lo strisciante presentimento che si trattasse di attrazione sessuale. .............. Il signor Gucci, a cui sedevo vicino, fece inavvertitamente cadere della salsa di soia sul mio abito. Capii che ne era profondamente dispiaciuto ... – Signor Gucci, è un grande onore per me conoscerla. Posso essere cosı̀ sfacciata da chiederle un autografo? ... Potrebbe firmare sul mio kimono? ... ............ Non andò per niente bene. Ero sconvolta. Pensare a Toshio come a un cliente era una cosa. Pensare a lui come il mio fidanzato era completamente diverso. Ne venni dolorosamente cosciente. Non trovavo niente da dire. Arrossii da capo a piedi e la mia mente divenne vuota come un pezzo di carta bianca. Era un’agonia. ... – Non sono sicura. Intendo, non mi è mai successo qualcosa di simile prima. Ma credo di essermi innamorata di te. – In questo caso ... penso che dovremmo sistemare le cose in modo da poter stare insieme. ... – Mi spiace tanto ... ma non credo di riuscirci. Cosı̀ fu lui a fare la prima mossa. Si spostò lentamente. Poi mi passò le braccia attorno e mi attirò a sé in un abbraccio accogliente. Me ne stavo lı̀ rigida come un pezzo di legno, sebbene dentro di me tremassi e 378 mi sforzassi di non piangere. Restammo quasi del tutto immobili fino a che il sole non si fu levato. ... – Starò con te per il tempo che ti servirà a convincerla [la moglie]. Ma mi devi promettere due cose. Non mi terrai mai all’oscuro di nulla e non mi dirai mai bugie. Se lo farai, sarà finita. ... Promise e io divenni sua. Rimasi stupita dalla potenza del desiderio animale che riversammo l’uno nell’altra. Mi aprii a lui affamata, senza provare imbarazzo o vergogna. Lo spettro dell’aggressione di mio nipote rimase su quel letto. ................. Cadde nella disperazione e, non sapendo come risollevarsi, trascorse i propri giorni in uno stupore ebbro fino a che non si impiccò davanti agli occhi della figlia. ... Infine la consegnarono a uno zegen, un mercante di schiavi che gira per le campagne comprando bambine da vendere nel mercato del sesso (tale pratica venne messa al bando con la comparsa del reato di prostituzione nel 1959). Yuriko fu venduta a un’impresa di Shimabara, il quartiere dei piaceri di Kyoto. Shimabara era un rione licenzioso dove le donne note come oiran e tayu, cioè cortigiane o prostitute di alto bordo, sebbene conoscessero anche le arti tradizionali, si dedicavano al commercio del proprio corpo. Anche le giovani oiran vengono sottoposte a un rituale chiamato mizuage, che nel loro caso consiste nel subire una deflorazione cerimoniale da parte di un patrono che ha pagato profumatamente per quel privilegio (l’ambiguità della parola mizuage è alla base della confusione su cosa significhi essere una geisha). Le tayu e le oiran lavorano sotto contratto di apprendistato e sono confinate nel quartiere fino a che il loro periodo di servitù non si conclude. ... Yuriko non volle tornare dalla sua matrigna e l’okiya accettò di prendersi cura di lei. ... Era innamorata di un uomo da diversi anni e voleva sposarlo. ... per sua sfortuna, a causa di ragioni politiche, il suo amante finı̀ per sposare un’altra, anche se continuava ad avere una relazione con lei. ... Quella sera facemmo più di 30.000 dollari, abbastanza per un viaggio di gran classe. ............. Inoltre, Toshio e io avevamo la possibilità di stare in un hotel tutte le 379 volte che volevamo e lo facevamo di frequente. Ero diventata un’adulta. Ero una geiko a tutti gli effetti. Sapevo come muovermi nel mondo. Sapevo come gestire i soldi e fare acquisti. Ed ero innamorata. ... La regina non aveva ancora toccato nulla nel suo piatto. Continuai a parlare con suo marito avvicinandomi lentamente a lui. Simulai un’aria di intimità che immagino fosse impercettibile per tutti, ma evidente per una persona in particolare. Guardai verso di lei di nuovo. Sembrava destabilizzata. Era bello sapere che anche le regine fossero umane. ... Per cinque anni credetti che Toshio fosse sul punto di divorziare da sua moglie e sposarmi. Durante quel lasso di tempo mi mentı̀ tre volte ... In quel momento non eravamo più vicini a essere una coppia di quanto lo fossimo stati quella notte al Waldorf. Decisi di mettere fine alla relazione e cominciai a cercare l’occasione giusta per dirglielo. ... Nel realizzare il signficato di tutto questo, rabbrividii. La verità era davanti ai miei occhi. Sua moglie veniva prima. ... – E va bene, Toshio. Hai fatto la tua scelta. Adesso dovrai conviverci. Sayonara. Che differenza faceva se era sposato? Ma la differenza c’era. Mi rifiutai di continuare a essere la seconda. ... Ero davvero stufa del sistema. Avevo seguito le regole per tutti quegli anni, ma non c’era modo di restare a far parte del meccanismo e fare ciò che volevo. ... Decisi di provare io stessa. Avrei ristrutturato l’okiya e ne avrei utilizzato una parte come nightclub! ... Chiamai il locale Hollyhock. ... – Ho deciso che mi ritirerò dall’attività di geiko il 25 luglio. Non sarei ringiovanita. Volevo avere dei bambini. E volevo capire cosa significava essere sposata. E Jin era cosı̀ gradevole. Non c’era niente di criticabile in lui. ... Il karyukai sta cambiando. Quando mi ritirai, non mancavano clienti cordiali e generosi che comprendevano le complicate leggi estetiche del nostro mestiere. Purtroppo non è più cosı̀. ... temo che la cultura tradizionale di Gion Kobu e degli altri karyukai sia destinata a scomparire a breve. Iwasaki Mineko 380 Via del Campo c’è una puttana gli occhi grandi color di foglia se di amarla ti vien la voglia basta prenderla per la mano. .................... Ama e ridi se amor risponde piangi forte se non ti sente dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior. Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior. Fabrizio de André Non sono mai andato a letto con una donna senza pagarla, e le ponon erano del mestiere le convinsi con la ragione o con la forza a prendere il denaro, sia pure per buttarlo nella spazzatura. Verso i vent’anni cominciai a tenere un registro col nome, l’età, il luogo, e un breve resoconto delle circostanze e dello stile. .... la vidi per caso china sul lavatoio con la sottana cosı̀ corta che lasciava allo scoperto l’inizio delle sue cosce succulente. In preda a una febbre irresistibile gliel’alzai da dietro, le abbassai le mutande fino alle ginocchia e la montai al contrario. Ah signore, disse lei, con un gemito lugubre, quello è fatto non per entrare ma per uscire. Un tremito profondo le fece rabbrividire il corpo, ma si tenne salda. Umiliato per averla umiliata volli pagarle il doppio di quanto costavano le più care di allora, ma non accettò neppure un soldo e dovetti aumentarle la paga calcolando una monta al mese, sempre lavando la roba e sempre controsenso. ..... A chi me lo domanda rispondo sempre la verità: le puttane non mi hanno lasciato il tempo per sposarmi. Tuttavia, devo ammettere di non aver mai trovato questa spiegazione fino al giorno dei miei novant’anni, ... Sulla seggiola c’era il suo vestito da sgualdrina con lustrini e ricami, e le scarpette di raso. Un vapore strano mi salı̀ dalle viscere. – Puttana! - gridai. ... 381 – Puttane! - le dissi, tormentato dal fuoco vivo che mi ardeva le viscere. – Ecco cosa siete! - gridai. –Puttane di merda! Non voglio più saperne di te, né di nessun’altra baldracca al mondo, e tanto meno di lei. .... – Ah, mio triste professore, va bene che sei vecchio, ma non fare lo stronzo - disse Rosa Cabarcas morta dal ridere - Quella povera creatura è instupidita d’amore per te. Gabriel Garcı́a Márquez In ogni donna c’è un lato da prostituta. Monica Bellucci – Principe: Mi hanno detto che il vostro amore dà le vertigini. – Cortigiana: A me, monsignore, che il vostro dava dei diamanti. Giuseppe Scaraffia – Quanto sei troia da uno a cento? – Sessanta. Melissa P. – Turturro è Fioravante che, su idea dell’amico Murray (Woody Allen), in sostanza si prostituisce. Ha seguito il dibattito recente in Francia, molto acceso? Che ne pensa? [“Touche pas a ma pute” Non toccate la mia puttana] – La prostituzione spesso si esercita in condizioni terribili, è difficile parlarne in termini generali. Nel film, Fioravante è solo un uomo che si fa pagare per dare un po’ di felicità e amore alle donne. È un personaggio a suo modo romantico, lo fa con affetto e passione. Lo trovo formidabile. Vanessa Paradis La professione di geisha acquisisce rilievo e popolarità durante il diciassettesimo secolo, all’interno dei quartieri del piacere - le cosiddette 382 “città senza notte” - voluti dal governo shogunale come parte integrante di una serie di misure intese a regolamentare la prostituzione (che era legale) e a evitare problemi di ordine pubblico. Paola Scrolavezza Quando gli scimpanzé nani Bonobo vanno a cercare da mangiare, lo fanno in gruppo fino a venti individui alla volta; ma poi finiscono per contendersi il cibo, ammucchiandosi uno sull’altro e pestandosi i piedi. Dopo aver smesso di malmenarsi si accoppiano con tutti e senza sosta, maschi con femmine, maschi con maschi, femmine con femmine, adulti con giovani, parentela compresa. Le femmine di scimpanzé copulano al massimo ottanta volte la settimana con partner diversi. Oltre gli scimpanzé pigmei, l’uomo è l’unico animale che si accoppia tutto l’anno. Sette 28 marzo 2014 ... si rincorrono le voci che parlano della presenza di ragazze di varie nazionalità (tra cui tunisine e saudite) che sarebbero inviate in Siria con un preciso scopo: intrattenere sessualmente i combattenti jihadisti ... Per la prima volta, ..., ventidue donne entreranno a far parte delle forze speciali della Guardia presidenziale [palestinese]. ... è solo il primo passo, che potrebbe costituire un precedente importante per le quote rosa in armi. Sette 18 aprile 2014 “All’inizio ricevevo cinque-dieci soldati al giorno. Le ragazze che erano là da più tempo mi avevano detto di non oppormi, altrimenti mi avrebbero uccisa. Poi ci portarono in nave su alcune isole, in cui non c’erano donne per i soldati. Eravamo noi a recarci dove serviva. Quando scoppiò la guerra a Palau, dovevo ricevere 20-30 soldati al giorno. ... Dopo i primi venti perdevo conoscenza, mi sembrava di morire. Piangevo perché volevo tornare a casa e mi picchiavano. Piangevo e mi picchiavano cosı̀ tanto che, alla fine della guerra, non avevo più nessun dente ...”.... “... il dramma di cosı̀ tante donne fu spazzato sotto il tappeto, mentre in molti mormoravano che, tutto sommato, si tratta383 va di ‘puttane’.” O, come furono chiamate, “comfort women”, donne di conforto ... Per questo la volgarità delle accuse sparate l’altro ieri dal governo nordcoreano contro la presidente sudcoreana Park GeunHye, additata come “una spregevole prostituta”, è perfino più infame di quanto sia apparsa sui giornali occidentali. Diario, Ilaria Maria Sala; Caroline Rose; Gian Antonio Stella Matrimonio ‘forzato’ per le 200 studentesse rapite dai terroristi islamici. Le giovani nigeriane rapite dagli uomini di Boko Haram hanno dovuto sposare membri del gruppo islamista e sono state poi condotte in Ciad o Camerun. Lo scrive il quotidiano nigeriano online Daily Trust, secondo il quale i militanti hanno pagato ai rapitori una dote [sic!] di duemila naira (12,4 dollari) per sposare ciascuna ragazza. Corriere della Sera 30 aprile 2014 – Caterina, sei una vecchia puttana! – Olga, sei cattiva a ricordarmi la mia età. Moni Ovadia “Il cielo in una stanza” non è una canzone dedicata né ad Anna (la prima moglie di Paoli), né a Stefania (Sandrelli), bensı̀ ad una prostituta. Già, una prostituta. È in un bordello di Genova che un giovanissimo Gino perde completamente la testa ... “questo soffitto viola” ... come soltanto dentro ad un bordello un soffitto può essere. Gino Paoli/Lucio Palazzo/Alessandra Arachi Mi hanno detto che non merito la bellezza che Allah mi ha dato, mi hanno insultato dicendomi: “Sporca prostituta, adesso ti violentiamo e Allah ci ringrazierà per questo”. Amina Sboui “Questa è la fine delle prostitute in Iraq”, si legge sulle scritte in vernice nera lasciate minacciose sul retro delle porte. A terra tracce di sangue. Tanto sangue, segni di corpi trascinati sul pavimento. E buchi di sventagliate di proiettili sui muri. Sono le immagini del nuovo 384 massacro di civili nel centro della capitale irachena. Ma questa volta le vittime sono soprattutto donne, apparentemente prostitute in uno dei tanti bordelli segreti di Zayouna, uno dei quartieri oggi a maggioranza sciita nelle zone orientali di Bagdad. ... “Le morte sono prostitute che erano state avvisate. Già in passato ci sono stati attacchi contro i bordelli. Sono avvenuti due mesi fa nello stesso luogo. E sempre a Zayouna nel maggio 2013, quando vennero uccise almeno 12 donne”, ... Corriere della Sera 14 luglio 2014 Tra i motociclisti americani, il sedile posteriore di una qualsiasi Harley-Davidson è chiamato Bitch-bar (il sedile della prostituta), ma nei cataloghi il concetto è attenuato ed è diventato il sissy-bar. Sette, 34, 22.08.2014 Mishaq Hindi, 54enne perpetua della basilica assira, conferma che a Mosul è stato creato il “mercato delle donne rubate agli yazidi. ... Le vendono come schiave per prezzi che variano dai 50 ai 250 dollari, sono oltre 2.000, per lo più ragazze giovani”. Corriere della Sera 23 agosto 2014 Nel film più famoso in cui ha recitato, Django, Tarantino racconta le storie del razzismo. Ma l’attrice afroamericana Danièle Watts, l’11 settembre le ha vissute in prima persona. Stava camminando con il marito a Hollywood mentre faceva una telefonata al padre. Ma, fermata dalla polizia, è stata arrestata. Secondo la versione dei due (...), l’attrice sarebbe stata fermata perché sospettata di prostituzione. Il dettaglio è che il marito della Watts, Brian James Lucas, è bianco. Sulla pagina ... si legge: “Stavo parlando con mio padre al cellulare quando due ufficiali dello Studio City Police Department mi si sono avvicinati e mi hanno ammanettata e costretta a salire sulla loro auto.” Il marito ... ha aggiunto: “Forse qualcuno vedendoci scambiare effusioni ha sospettato qualcosa di equivoco. 385 Ho dato ai poliziotti le mie generalità. Danièle si è rifiutata perché non le sembrava di fare nulla di illegale. Loro, in risposta al rifiuto, l’hanno ammanettata e costretta con modi rudi a salire sulla loro auto.” Corriere della Sera 15 settembre 2014 Per difendere una prostituta pestata a sangue (...), [Denzel Washington, nel film The Equalizer] si ritrova a combattere contro la mafia russa più spietata, “che in America ha soppiantato quella italiana”. Corriere della Sera 18 settembre 2014 Il governatore della California, Jerry Brown, ha firmato la prima legge statale che obbliga colleges e università a investigare seriamente sui casi di violenza sessuale. Che fissa delle regole e dei paletti, per tentare di separare il sesso disordinato dallo stupro. Corriere della Sera 30 settembre 2014 Scrive Ellman che per Joyce: “L’Italia, tranne che la Chiesa, è una frode e la Chiesa è una vecchia meretrice.” A parte Dante, ovviamente. James Joyce - Richard Ellman Il revisionismo storico del premier giapponese Abe abbraccia anche le ‘ragazze di conforto’: le migliaia di donne usate come schiave sessuali dall’esercito imperiale del Sol Levante durante la Seconda guerra mondiale erano “semplici prostitute” e non prede sventurate dei Paesi occupati, recita la nuova narrativa di Tokyo, presa di mira sull’International New York Times da Mondy Kotler, direttore di “Asia Policy Point”. Questo revisionismo del nazionalista Abe “indebolisce la posizione del Giappone nella lotta globale contro i crimini di guerra”. The new York Times – Corriere della Sera 16 novembre 2014 Un giorno, un uomo anziano venne da me. Si chiamava Wasal Khan. Lui e la moglie lavoravano in una fabbrica di mattoni e avevano una figlia di quindici anni, Sabo. Il proprietario possedeva queste persone, poteva farne ciò che voleva e voleva vendere Sabo a un bordello. L’uomo era scappato per cercare aiuto. ... Io e i miei amici affittammo un 386 furgone par andare a salvare Sabo, ignorando quell’uomo che avvertiva: “Vi ammazzeranno!”. Kailash Satyarthi – Corriere della Sera 21 novembre 2014 D’altra parte, si diceva della presenza continua di questa donna nei quaderni della contabilità [lasciati dallo scrittore Emilio Gadda]. Nel 1920, figura una “spesa Elena” per 20 lire, e poco dopo una spesa di 50. Le cifre, assicura Liberati [excusatio non petita], “non corrispondevano alle tariffe dei bordelli di allora”, ma sembra fuori discussione che si tratti di un amante misteriosa: il capitolo che Liberati dedica al caso si intitola inequivocabilmente “Histoire d’E.” Paolo Di Stefano – Corriere della Sera 4 dicembre 2014 Io voglio perdonare la città puttana che apriva ’e ccosce alle divise bianche della Marina della Sesta Flotta, alla città venduta all’astinenza alcolica e sessuale americana. Erri De Luca In una delle mega ville di Palm Beach ... ragazze giovanissime andavano e venivano, facevano il bagno nude in piscina e dispensavano massaggi erotici al finanziere americano Jeffrey Epstein e ai suoi ospiti, secondo le accuse presentate in un tribunale della Florida. Anche il principe Andrea, amico del padrone di casa, si è trovato nei giorni scorsi nel mirino: Virginia Roberts, un’americana allora minorenne, ha dichiarato di essere stata pagata da Epstein per avere rapporti sessuali con il duca di York tra il 1999 e il 2002. Corriere della Sera 6 gennaio 2015 Si dice: puttane da giovani, bigotte da vecchie. Non è il mio caso. Sono diventata puttana in giovanissima età, ho conosciuto tutto quanto una donna può conoscere solo a letto, sopra tavoli, sedie, panche, contro muri spogli, nell’erba, in androni bui, in chambres séparées, in treno, in caserma, al bordello e in prigione, ma non mi pento di nulla. ..... “Non 387 scopare cosı̀ veloce piccolino,” lo esortava, “voglio colpire anch’io ... Oh ... vengo ... oh che bello ... oh non resisto ...”. Feci uscire anche l’altra tetta e da sopra la sua testa presi a baciare ora a destra ora a sinistra, ... Lei mi rimboccò le gonne e mi passò la mano sulla fichetta, e con il dito mi centrò cosı̀ bene il punto giusto che provai un gran benessere e fu come se venissi scopata anch’io. ... Franz ed io restammo soli e ci mettemmo comodi sul cesto del bucato. Io mi misi in bocca il suo uccello, perché alzasse ancora la testa. Ben presto tornò dritta ed allora gli ordinai: “Scopami ...”. ... “Ma io non voglio”. “Perché no?” “Perché, ... perché ... non hai le tette”. “Non ho le tette?” Aprii il corpetto e gli mostrai le mie meline. Cominciò a giocarci e io mi stesi sul cesto della signora ... Franz mi fu addosso e io me lo infilai con un sol colpo facendolo entrare fino all’elsa. Chiavava benissimo e mi piacque. ... “E l’uccello è venuto a te cosı̀ per procurarti piaceri carnali?” Stando in piedi spinse il suo cero consacrato e ardente verso la mia apertura. Quando me ne accorsi, non potei fare a meno di andargli incontro. Penetrò lentamente, molto lentamente. ... Con la mia fichettina gli serrai il manico, che era già entrato per un bel pezzo. A quel punto volevo che mi scopasse. E tanto più lo volevo perché non era peccato. ... “Ah ...” esclamai percorsa da brividi di piacere “Ah ... sı̀... cosı̀... solo più veloce ... reverendo più veloce”. “Brava, bambina mia ... brava ...” disse lui ansimando “cosı̀... dimmi com’è stato, dimmi tutto ... parla ...” respirava con un tale affanno e chiavava con tanta veemenza che alla fine dovette tacere. .... Non posso scrivere tutto ciò che ho vissuto in quegli anni, da puttana. ... in fondo non sono che i ricordi di una bimba, pur essendo, lo riconosco, molto scabrosi ed assai poco infantili. ... Se si considera che l’anno ha trecentosessantacinque giorni, e calcolando, come minimo, tre uomini al giorno, fanno circa millecento uomini l’anno e ben trentatremila in tre decenni. Un vero esercito. ... e neppure mi si chiederà di render conto singolarmente di ognuno dei trentatremila uccelli che nel corso di quegli anni mi hanno spolverata. Felix Salten 388 Kilyemù era piccolina, ma molto ben fatta; il suo corpo era giallo come una pesca, i seni piccoli e a punta, duri come palle da tennis. I peli della vulva erano riuniti in un ciuffetto ruvido e scuro, che poteva sembrare un pennello inzuppato. Si stese sulla schiena e, chiuse le cosce sul ventre con le ginocchie piegate, aprı̀ le gambe come un libro. ... il suo membro penetrò tutto intero, fino ai testicoli, in una vagina elastica che, inizialmente larga, si restrinse subito in modo sorprendente. E quella piccola donna, che sembrava quasi nubile, conosceva a perfezione l’arte dello stringere. Mony se ne rese conto del tutto quando, dopo gli ultimi sussulti di piacere, venne in una vagina che si era incredibilmente ristretta e che succhiava il membro fino all’ultima goccia. ... La circassa montava Mony con furia. I suoi seni danzavano e il suo culo si alzava e riabbassava freneticamente. Le mani di Mony palpeggiavano quelle grandi chiappe meravigliose. ... Il generale... prendendo sua moglie per le anche, le infilò il suo membro nel culo. Il godimento di Mony ne fu accresciuto. I due membri, separati appena da una sottile parete, si vennero a scontrare quasi frontalmente, aumentando il piacere della donna che mordeva Mony e si dimenava come una vipera. Il triplice orgasmo fu una cosa sola. ............... Con large comme un estuaire Où meurt mon amoureux reflux Tu a la saveur poissonnière L’odeur de la bite et du cul La fraı̂che odeur trouduculière Femme ô vagin inépuisable Dont le souvenir fair bander Tes nichons distribuent la manne Tes cuisses quelle volupté Même tes mestrues sanglantes Sont une liqueur violente. [Fica larga come un estuario Dove muore il mio riflusso d’amore 389 Tu hai del pesce il sapore Del cazzo e del culo il sentore Del buco nel cul fresco l’odore. Femmina, o inesauribile vagina Il cui ricordo me lo rende teso Le tue tette stillano manna Le tue cosce, quale voluttà! I tuoi mestrui di sangue perfino Sono un liquore inebriante come il vino.] Epithalame Tes mains introduiront mon beau membre asinin Dans le sacré bordel ouvert entre tes cuisses Et je veux l’avouer, en dépit d’Avinain Que me fait ton amour pourvu que tu jouisses! Ma bouche à tes seins blancs comme des petits suisses Fera l’honneur abject des suçons sans venin De ma mentule mâle en ton con féminin Le sperme tombera comme l’or dans les sluices. O ma tendre putain! tes fesses ont vaincu De tous les fruits pulpeux le savoureux mystère, L’humble rotondité sans sexe de la terre, La lune, chaque mois, si vaine de son cul Et de tes yeux jaillit même quand tu les voiles Cette obscure clarté qui tombe les étoiles. Epitalamio [Le tue mani metteranno il mio bel membro asinin Nel bordello consacrato, aperta tra le tue cosce nella fossa, E voglio confessarlo, a dispetto di Avinain, Quel che mi fa il tuo amore, purché tu goder ne possa! La mia bocca sui tuoi seni bianchi come formaggini 390 Farà l’onore abietto del succhiar senza tosco, Nella tua fica femminina dalla mia minchia maschio Lo sperma cadrà come l’oro negli stampini. Le tue chiappe hanno vinto, oh mia tenera puttana! Di ogni frutto polposo il mistero saporito stesso, L’umile rotondità della Terra senza sesso, Ogni mese, tanto vana del suo culo la luna E dai tuoi occhi, pur se li veli, brilla Quell’oscuro chiarore che cade dalla stella. Guillaume Apollinaire Simona le sollevò la gonna, strappò delirando le mutandine e come ubriaca mi mostrò trionfante il nuovo culo da leccare, che certo non sfigurava col suo. ... Eravamo posseduti da una brutale frenesia. Le bocche delle due ragazze si disputavano il mio culo, i miei testicoli e il mio glande, mentre io ero instancabile nell’allargare gambe umide di saliva e di liquido seminale, quasi nell’ossessa speranza di sfuggire all’abbraccio di un mostro che poi era la violenza dei miei movimenti. ... Simona aveva trovata una pozzanghera; e col fango si masturbava: godeva, fustigata dalla pioggia violenta, con la mia testa stretta tra le sue gambe sporche di terra e il viso mezzo sommerso nella pozzanghera dove martoriava il culo di Marcella: stringendola a sé con un abbraccio che le attanagliava le reni, e tirandole la coscia e aprendola con forza, con l’altra mano. ... una mano bagnata di saliva si era impadronita del mio membro, illascivendolo fino all’erezione, mentre un caldo bacio sfiorava l’intimo del mio culo; il petto nudo, le gambe nude di una donna si avvinghiarono alle mie in una frenesia orgasmante. Non ebbi il tempo di girarmi per spargere il mio seme sul viso di Simona; ... Georges Bataille Tania rise, ..., venne oltre e si sedette sulle mie ginocchia. Una MACCHINA DA FOTTERE? non potevo crederci! la sua pelle era pelle, ..., e la lingua, con la quale cominciò a succhiellarmi la bocca, mica era una lingua meccanica: ogni guizzo era diverso dagli altri, in 391 risposta alle mie linguate. mi diedi subito da fare, a strapparle via la blusa dalle tette, a sfilarle le mutande, arrapato come non ero più da anni, e poi dopo l’abbracciai, cosı̀ all’impiedi. insomma c’eravamo alzati in piedi, e all’impiedi cosı̀ me la pappai. le affondavo le dita tra i biondi capelli, ripiegandole la testa all’indietro, le allargavo le chiappe e il bucetto del culo, e dai a stantuffare, finché se ne venne: la sentivo spasimare e anch’io sborrai. la più bella scopata che mi fossi mai fatta. .... andai in camera e mi buttai sul letto, accanto a Jeanie. era un pezzo di donna, era nuda. cominciai a baciarle le tette, a ciucciarle. “ehi, ma che fai?” “che faccio? mi ti chiavo.” le ficcai un dito nella patacca, lo mossi su e giù. “adesso mi ti scopo”. ... la montai e poi ZITTO ZITTO PIAN PIANO, ..., glielo feci scivolare dentro e fuori, LENTISSIMAMENTE e quando me ne venni mi pareva che non finissi più di venire. è stata una delle meglio scopate della mia vita e, mentre mi pulivo sul lenzuolo, mi venne fatto di pensare che, forse, l’Uomo ha scopato per secoli alla maniera sbagliata. ... “dico che brucio dal gran calore. SCOPAMI!” ... “c’è che sono stanco morto...” ... strisciò giù lungo di me, e cominciò a leccarmi l’uccello. io gemevo di stanchezza. ... essa seguitò ad insistere. aveva una lingua che non finiva più e sapeva adoperarla. ... “gioia ... io sul piano sociale sono un fallito! ... non ti merito, smetti, ti prego.” ... certe ci sanno fare, certe no. la maggior parte lavorano solo alla cappella. Linda no: pigliava l’asta fra le labbra, la lasciava, si dedicava alle palle, poi tornava di nuovo all’uccello, con novella energia, ma però sempre lungo il fusto, lingueggiando tornotorno, SENZA ANCORA TOCCARE LA CAPPELLA. io, fra i gemiti e i rantoli, le dicevo ogni sorta di bugie ... alla fine prese in bocca la cappella, se l’ingoiò fino a tre quarti d’asta, ciucciando e mordicchiando piano piano, finché me ne venni un’ALTRA VOLTA: era la quarta, quella sera, e ero completamente a terra. certe donne la sanno più lunga della scienza medica. ....... “Vuoi scopare con me?” chiese lei. Quando disse il prezzo era troppo alto. ... Andai di sopra con la ragazza. ... Poi mi ritrovai sopra le tette, succhiando prima l’una poi l’altra. Mi sentivo come un neonato. ... Mi sentivo di poter continuare a succhiare quelle tette per sempre. La 392 ragazza non dava segni d’insofferenza. In realtà spuntò una lacrima. Una lacrima di gioia serena. Navigavo. navigavo. Dio mio, quanto avevano da imparare gli uomini! Io ero sempre stato un uomo da gambe, i miei occhi si concentravano sempre sulle gambe. ... Le piazzai le mani sotto le tette. Le sollevai. Tonnellate di carne. Carne senza bocca o occhi. CARNE CARNE CARNE. Me la sbattei in bocca e volai in paradiso. Poi mi ritrovai sulla sua bocca mentre lavoravo alle mutandine viola. Poi mi issai in sella. Vapori mi passavano accanto nel buio. Elefanti mi spruzzavano la schiena di sudore. ... Finito non era durato molto. Bene ... pene. Charles Bukowski La televisione gli ha strappato anche l’ultimo resto di pudore che gli potevo concedere. Se la nostra epoca dovesse meritare un nome, dovrebbe chiamarsi l’epoca della prostituzione. La gente si abitua a un vocabolario da puttane. ... Mi domandò: “Sono stato bravo? Le sono piaciuto?” Alla lettera, le stesse domande che una prostituta fa al suo cliente che si congeda. Heinrich Böll Dare ad una donna della puttana sembra l’insulto peggiore, quello definitivo. Eppure a Robi era capitato sentirsi esclamare: “Dimmi che sono la tua puttana!” Naturalmente lo aveva fatto una elegante signora al culmine del piacere erotico, quando è facile perdere la testa, urlare ed articolare qualsiasi frase assurda. Lui le aveva risposto, ironico: “Mia bella amante, tu sei invece una vera signora”. Ma perché si direbbe a qualsiasi donna per bene che sarebbe piuttosto una puttana quando si accoppiasse anche con altri, senza riservarsi solo per noi? Il termine usato, puttana, è dunque ambiguo e non indica solo quelle brave signore che si concedono per denaro in modo esplicito. Tuttavia, rispetto alle professioniste del sesso, le buone mogli che ‘tradiscono’ i loro cari maritini avrebbero tutto da guadagnare a fare realmente le 393 puttane. Migliorerebbero la loro condizione di inferiorità e servitù, conquisterebbero l’indipendenza economica, imparerebbero tecniche amatorie varie ed esotiche e (perché no?) potrebbero, ogni tanto se del caso, godersi il sesso per il piacere di farlo senza i noiosi obblighi imposti da convenzioni sociali. Oppure, a chi ci tradisce con altri, l’insulto sgualdrina sarebbe un modo indiretto di insinuare il comportamento probabile, anche se non confessato a parole: tu vieni a letto con me solo per denaro e per i vantaggi che ne ricavi. Niente affatto perché mi ami od almeno perché ti godi le mie prestazioni erotiche, non comuni forse. Non troppo tempo fa ed in qualche caso perfino oggi, per ragioni simili, cortigiane ed attrici venivano considerate lo stesso tipo di donna dedita ad amori illeciti. Sarebbero professioni da mettere al bando, come nella Ginevra di J. J. Rousseau, o da limitare molto e comunque da disprezzare al massimo. Il tratto comune è certo la consumata arte della dissimulazione attraverso gesti e parole artefatte. Tanto una buona attrice deve essere capace di recitare parti lontane ed indipendenti dalla propria vita comune, in cambio di molto denaro, quanto lo stesso deve fare la cortigiana abile per attrarre clienti, lusingarli e soddisfarli non solo con la propria carne ed il proprio aspetto, ma anche con le parole. Come suggerisce il termine greco classico ipocrites, sono ambedue professioni basate sull’inganno, facendosi passare per un’altra, il cui scopo centrale è il vantaggio venale. Di conseguenza, con poche differenze formali o solo sociali, si arriva infine anche al matrimonio sancito dalle leggi e basato sul baratto che nasconde ‘pudicamente’ la resa finanziaria in ballo. In tutti questi commerci carnali, l’unica differenza reale e significativa si intravede solo quando lo scambio avviene tra piaceri erotici condivisi senza simulazione alcuna. Raro o meno, il sesso libero e spontaneo, guidato dall’istinto naturale come quello tra specie animali, è comunque il più difficile da trovare ed ottenere, purtroppo. In tempi e luoghi lontani, sono esistite eccezioni. Il caso più evidente era stato la Polinesia dei Mahoi. Ma poi, la civiltà, il colonialismo e le religioni occidentali avevano rovesciato gli atteggiamenti animali, 394 verso spontanei e piacevoli scambi erotici, per rivestirli di abiti ipocriti. Nell’Occidente del secolo XX, i movimenti di protesta, sviluppatisi sul finire degli anni Sessanta contro la guerra in Vietnam, tra altri spunti rivoluzionari, avevano tentato di rendere libero anche il sesso e non solo il diritto di parola. Pur tra le più profonde e promettenti, anche questa rivoluzione dei costumi non doveva riuscire fino in fondo e lasciava larghe zone di vecchio conformismo. “Fate l’amore e non la guerra” stava tra le sue manifestazioni meglio riuscite. Eppure l’invito a scegliere le gioie dell’eros, rifiutando la violenza delle armi, non trovava corpi disposti a riceverlo nel consenso generale. In televisione, poteva succedere che un’avvenente presentatrice esibisse una maglietta con la scritta: “DALLA!” Invitava a non far le ritrose. Nessuno doveva fraintendere a cosa alludesse quel LA femminile. Tuttavia, agevolare almeno, se non liberare, quell’istinto base che ci guida e ci domina suscitò scandalo e costò caro alla coraggiosa provocatrice, la quale certo non aveva alcuna intenzione eversiva. Prima di lei, un editore aveva pubblicato un libro: Le donne non la danno. Il titolo era ironico e scaltro. Ma ora, il pronome determinativo femminile non voleva insinuare alcun pensiero corrivo suscitando l’immagine di alcun organo, nominabile solo nel turpiloquio, piuttosto alludeva ad altra inevitabile molto comune circostanza. Le donne non danno la morte, questa la tesi dell’autore, perché invece sono capaci di creare la vita. In realtà, ambigua nel doppio senso, la frase si presterebbe per me ad un’altra allegra interpretazione. Le donne non LA danno. È vero! La scelta elencata in precedenza, pur se parziale, tra le opere letterarie, dà evidenza a ben altro senso. Le donne non ce LA regalano mai. Prima o poi ce LA fanno pagare: più o meno salata. Insomma, le donne non LA danno perché LA vendono invece sempre, scambiandoLA o barattandoLA con qualcosa d’altro diverso dal sesso. Viceversa, se volessimo in un momento di ingiustificato ottimismo cercare di convincerci che le donne non la darebbero, la morte stavolta, allora il mondo ci fornirebbe molti, troppi, casi contrari. La realtà smentisce il luogo comune: forse che le donne non darebbero la morte? Più spesso la subirebbero? No, purtroppo oggi anche le donne la 395 danno, la morte. Alcune ne sono fiere, anzi. Bisogna allora mettere a confronto le etere con le amazzoni, le cortigiane con le soldatesse, le puttane in minigonna con le donne in divisa militare, le mogli islamiche temporanee con le ragazze che si fanno saltare in mezzo alla folla o sparano col kalashnikov. Le amazzoni leggendarie erano state un’eccezione, nell’ordinario degli eserciti prevalentemente maschili. Tanto che gli europei, alla conquista delle Americhe, vedendo le donne indie combattere come gli uomini contro di loro nel vano tentativo di impedirlo, battezzarono l’immenso fiume: Rio delle Amazzoni. Come riposo, come bottino, come ricompensa e sollievo per i militari lontani dalle mogli legittime, al seguito degli eserciti in guerra, le donne LA davano spesso e volentieri piuttosto nell’altro senso: a pagamento si intende. Il confronto sembra tutto a vantaggio di chi non LA dà, ma invece la dà fanatizzata da qualche religione, principio, patriottismo e ricatto. Nei giornali, sui media, si mostra in genere e si genera quindi un’opinione pubblica che condanna il mercato del sesso in ogni modo. Invece si esaltano come eroine coloro che combattono, le armi in pugno, ed uccidono nel nome di qualche patria, religione od ideale. In Occidente, dove tutto viene giudicato od esaltato calandolo in secche alternative dualiste, aut aut, essere o non essere, ..., dovremmo fare una scelta. Preferiamo le donne che danno la morte, anch’esse del resto a pagamento sotto qualche forma, spesso a stipendio fisso e pensione, o quelle che LA danno, quell’altra, se del caso in cambio di altro? Buttiamola nella satira poetica di alcuni versi gaglioffi. Questa donna, con me tanto carina, Non sarà, forse per caso, una sgualdrina? E la signora, che coi gradi indossa la divisa, Se la mette per fare, pur lei, carneficina? Sugli altri, con odio, spara la sua mitragliatrice; Dà la morte, e non il piacer, fosse invece meretrice. E qual si merita il commento peggiore? Vediamo allor: dove collocare il disonore? 396 Baciar la man che, con unghie rosse, pigia sul grilletto? Oppure ammirar chi, per noi, si toglie il reggipetto? Perch’è da rifiutar, se vuol qualche biglietto? Ha lo stipendio fisso l’assassino; Guarda, attento, il nemico nel mirino; Già pensa, di soldi, al suo bottino. Le donne, disarmate, sian esse in rete o nel casino, Offron lor stesse in cambio d’un po’ d’oro; Molto men che alle altre diam lor disdoro. Nella guerra non vediam niente di bello Voi, belle e care, sciamate nelle strade, lontane dal fucil, fuor dal bordello. Eppure non dovremmo accettare prigioni filosofiche occidentali e potremmo liberarci piuttosto verso intrecci e sfumature, come linee d’ombra che si muovono col sole. Se abbiamo fatto trascolorare le mogli nelle puttane, lo stesso riguardo meritano anche le soldatesse accanto alle cortigiane. In un film di François Ozon, una minorenne, che si prostituisce, si sente sporca soltanto quando le muore un cliente anziano sotto di lei per crisi cardiaca. Allora la ragazza smette di darLA, a pagamento, per non rischiare di darla di nuovo, la morte, senza volerlo. Purtroppo, l’onore di quelle che fanno di professione l’uso di armi letali resta altrimenti intatto, quando non fossero addirittuta esaltate come eroine in particolari situazioni pericolose. Al contrario, le nostre povere sorelle caritatevoli che, per un momento spensierato, rallegrano col loro i corpi destinati alle ferite dei soldati, vengono disprezzate nell’ipocrisia generale: non esiste disonore peggiore. Nell’era della globalizzazione trionfante, tutti i commerci vengono esaltati al massimo: cercati, agevolati, sfruttati, trasformati nell’assoluto della civiltà e della democrazia. Quello delle armi poi non è mai stato tanto fiorente ed importante per sostenere le economie, sbagliate, ed in crisi dei paesi maggiori. Ma solo il commercio carnale viene condannato e, moderatamente, ostacolato. 397 Perché non accorgersi invece ed ammettere che la vita sarebbe più felice se accadesse il contrario? Sociologi, filosofi, storici, moralisti, libertini, pastori di anime e molti altri hanno trattato spesso, a loro modo, l’argomento che ci ha occupato fino a questo punto: quasi sempre in modo diverso da qui. Tra questi, per finire, ci è caduto l’occhio su di un’ultima frase scritta da Arthur Schopenhauer. “Mentre presso i popoli poligamici ogni donna trova chi la mantiene, presso i popoli monogamici il numero delle donne maritate è limitato e rimane un numero infinito di donne private di sostegno, che nelle classi superiori vegetano come inutili zitelle e nelle classi inferiori sono costrette a pesanti lavori inadatti a loro, oppure diventano prostitute e conducono una vita triste e infamante.” Illuminante sarebbe anche questa altra pagina di Robert Louis Stevenson che risale al secolo XIX. “Vogliamo orgogliosamente vivere e, come prostitute, abbiamo scelto di vivere per il piacere. Dovrebbero pagarci, se dessimo il piacere che presumiamo di dare, ma perché dovrebbero riverirci? Siamo tutte puttane, alcuni puttane graziose, altri meno, ma tutti ugualmente puttane: puttane della mente, che vendono al pubblico svaghi da salotto cosı̀ come la puttana vende i piaceri del letto. E allora, che c’è di strano? Sono una puttana graziosa e malaticcia, seppure un po’ più in salute ora. Se fossimo segnati da un cartello, quanti si potrebbero permettere di camminare per strada? Andiamocene al reparto delle malattie veneree con i nostri cervelli ingrossati e l’immaginazione rancida! È una lettera gaia questa. Il 1886 comincia bene.” Incontrava le nostre donnine allegre anche Bruce Chatwin nei suoi vagabondaggi. “L’albergo Coq Hardi [Dakar] è anche un casino. La proprietaria, Madame Martine possiede una barca da pesca, e cosı̀ a cena si mangia langouste. Una delle due puttane residenti, la mia amica Mamzelle Yo-Yo, porta un monumentale turbante rosa pulce e ha le gambe come bielle. L’altra, Madame Jacqueline, ha due clienti fissi: Herr Kisch, un idrologo, e l’ambasciatore del Mali.” “Célestine è troppo bella per essere povera. E troppo povera per 398 essere bella. A quelle come lei la vita riserva solo due prospettive: serva o prostituta. Mestieri che non di rado rischiano d’intrecciarsi. Finire a servizio in una ‘rispettabile’ famiglia borghese per una giovane avvenente può significare lo spalancarsi di un inferno di angherie di ogni tipo. A denunciarle in un libro uscito nel 1900 fu Octave Mirbeau. Il suo Diario di una cameriera metteva a nudo i vizi inconfessabili nascosti dietro le apparenti virtù della Belle Époque. Grande scandalo, grande successo. Tanto da ispirare anche due film dallo stesso titolo, il primo firmato da Jean Renoir nel ’46, protagonista Paulette Goddard, il secondo da Luis Buñuel nel ’64 con Jeanne Moreau.” Giuseppina Manin – Corriere della Sera 3 febbraio 2015 Stampata per la prima volta nel 1623, [La storia segreta di Procopio] diffuse l’immagine di Teodora come una prostituta che, grazie alla bellezza e agli intrighi, riuscı̀ a diventare imperatrice [di Bisanzio], macchiandosi di ogni tipo di nefandezza. L’astio di Procopio era probabilmente dovuto all’estromissione dalla cerchia del potere dopo un lungo servizio nella corte e nell’esercito bizantino. Corriere della sera 4 marzo 2015 In quel periodo Teodora era ancora troppo acerba per andare a letto con un uomo e accoppiarsi con lui normalmente: intratteneva però sconci rapporti di tipo maschile con degli sciagurati, e per di più schiavi, che accompagnavano i padroni a teatro e, come accessorio dell’occasione loro offerta, si dedicavano ad obbrobri del genere; e anche nel lupanare trascorse parecchio tempo, esercitandosi in siffatte pratiche contro natura. Appena arrivata alla pubertà e sviluppata fisicamente, si aggregò alle attrici e passò immediatamente a prostituta, della specie una volta chiamata “da truppa”: non sapeva suonare il flauto o l’arpa, non aveva imparato a ballare, si limitava semplicemente a offrire le sue grazie a chi capitava, impegnando tutto quanto il corpo. Procopio Il problema delle donne nel cinema? È il complesso della Madonna e della prostituta. Sono sempre rappresentate come madri modello o 399 perfette prostitute. Mai come tutte e due. Charlize Theron E cosı̀ via, all’infinito ...... La vide Giuda e la credette una meretrice, perché si era velata la faccia, e rivolto a lei sulla via le disse: “Permettimi di accostarmi a te”, non sapendo che era sua nuora. Ed ella gli disse: “Che cosa mi darai per accostarti a me?” Rispose: “Ti manderò un capretto del mio gregge.” ... “Tamar, tua nuora, ha fornicato; non solo, ma è incinta della sua fornicazione.” E Giuda rispose: “Conducetela fuori e sia bruciata”. Mentre era condotta fuori, essa mandò a dire al suocero: “Io porto il figlio di quel tale a cui appartengono questi oggetti.” ... Giuda li riconobbe e disse: “Ella è più giusta di me perché io non l’ho data a Sela mio figlio.” .............. Or, ecco, una donna, che era conosciuta nella città come peccatrice, avendo saputo che egli [Cristo] era a tavola nella casa del fariseo, venne portando un vaso d’alabastro pieno di profumo e, postasi dietro vicino ai suoi piedi, piangendo, incominciò a bagnarglieli di lacrime e li asciugava coi capelli del suo capo; poi li baciava e li ungeva di profumo. Il fariseo, che lo aveva invitato, vedendo questo, pensava dentro di sé: “Se costui fosse profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca, di che razza e che è una peccatrice”. ... – Vedi tu questa donna? Io [Cristo] sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato acqua per i piedi; questa invece ha bagnato i miei piedi con lacrime e li ha asciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio e lei, da quando sono entrato, non ha cessato di baciare i miei piedi; tu non hai unto di olio il mio capo e lei ha unto i miei piedi di profumo. Perciò io ti dico: i suoi numerosi peccati sono stati perdonati perché essa ha amato molto. Bibbia 400 Indice degli autori e dei testi riportati, nell’ordine seguito. Giovanni Boccaccio, Decamerone. 1 Sojun Ikkyu, Nuvole vaganti. 1 Honoré de Balzac, Splendori e miserie delle cortigiane. 2 Arnold Schönberg. 2 Archiloco. 101 Platone, Menesseno. 101 Alcifrone. 101 Luciano di Samosata, Dialoghi delle cortigiane. 101–101 Atharvaveda. 102 Publio Terenzio Afro, L’eunuco. 103–111 Gaio Calerio Catullo, Poesie. 111–114 Orazio Flacco, Odi. 114–127 Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi; Arte di amare. 127–132 Sant’Epifanio. 133 Carudatta. 133 Il novellino. 133–135 Umar al-Khayyam, Quartine. 135 Kamasutra. 135–137 Dante Alighieri, Divina Commedia. 137–138 Padataditaka. 138–141 Poesia del fiore di marutam. 141 R. H. van Gulik, La vita sessuale nell’antica Cina. 141–144 Yutai xinyong. 141–142 Zhao Luanluan. 142 Yu Xuanji. 142 Nai Deweng, Ducheng jisheng. 144 Tao Zongyi, Zhuo genlu. 145 Marco Polo. 145 Shi Naian, Storie in riva all’acqua. 145–146 Giovanni Boccaccio, Decamerone. 146 Ludovico Ariosto, Orlando Furioso. 146 Dario Fo, La figlia del Papa. 147 401 F. Berni. 147 Pietro Aretino, Ragionamento delle corti; Sei giornate; La cortigiana; Sonetti sopra i XVI modi. 147–151 Lorenzo Venier, La puttana errante. 151–153 Veronica Franco, Rime. 153–155 Maffio Venier. 155–156 Anonimo. 156 William Shakespeare, King Lear. 156 Jin Ping Mei. 156–157 John Ford, Peccato era una sgualdrina. 157–159 Li Yu, Il tappeto di preghiera di carne. 159–161 John Cleland, Fanny Hill, memorie di una ragazza di piacere. 162– 188 Ling Mengchu, “Il dono delle erbe magiche”. 188–189 Georges-Louis Leclerc conte de Buffon. 189 Bernard Mandeville, Modesta difesa delle pubbliche case di piacere. 189–190 Wolfgang Amadeus Mozart - Lorenzo Da Ponte, Cosı̀ fan tutte. 190– 191 Alphonse Marquis de Sade, Justine, ovvero le disgrazie della virtù; Florence, ou la dépravation des moeurs. 191–202 Cao Xueqin, Il sogno della camera rossa. 202 Giacomo Leopardi, “Ad Aspasia”. 202–203 Nikolaj V. Gogol, I racconti di Pietroburgo. 203–204 Alessandro Scarlatti, Cantate. 204 Honoré de Balzac, Illusioni perdute. 204 Gaetano Donizetti - Bardari, Maria Stuarda. 204 Herman Melville, Taipi. 204–209 Gaetano Donizetti - Felice Romani, Lucrezia Borgia. 209 Giuseppe Verdi - Francesco Maria Piave, Rigoletto. 209–210 Alexandre Dumas figlio, La signora delle camelie. 210–214 Giuseppe Verdi - Francesco Maria Piave, Traviata. 214–215 Charles Darwin, Viaggio di un naturalista attorno al mondo. 215 Guy de Maupassant, Boule de suif. 215–217 402 Fiodor Dostoievski, Delitto e castigo. 217–230 Pierre Loti, Madame Chrysanthème. 231–243 André Messager - Georges Hartmann - André Alexandre. 243–244 Félix Régamey. 244 Emile Zola, Nanà. 244-282 Detlev von Liliencron, Die alte Hure im Heimatdorf. 282 Jules Massenet - Louis Gallet - Anatole France, Thaı̈s. 282–293 Karl Kraus, Morale e criminalità; Detti e contraddetti. 293–297 Matilde Serao. 297 Giacomo Puccini - Giuseppe Adami, La rondine. 297–309 Bertold Brecht, Poesie; Madre Courage. 309–330 Benjamin Britten - André Obey, The Rape of Lucretia. 330 Walter Benjamin, Passages. 331–334 Alban Berg, Lulu. 334–335 Frank Wedekind, Lo spirito della terra; Il vaso di Pandora. 335–340 Jean-Paul Sartre, La putain respectueuse. 340–353 Simone de Beauvoir, Il secondo sesso. 353–358 George Bernard Shaw, La professione della signora Warren. 358 Ernst Wilhelm Eschmann. 358 Antonio de Curtis, Totò, Malafemmena. 358–359 Friedrich Dürrenmatt, La vista della vecchia signora. 359–360 Pierpaolo Pasolini. 360 Masuda Sayo, Il mondo dei fiori e dei salici. 360–364 Mishima Yukio, Sade, Istruzioni per la gioventù. 364–368 Iwasaki Mineko, Storia proibita di una geisha. 368–380 Fabrizio de André, “Via del campo”. 380–381 Gabriel Garcı́a Márquez, Memoria delle mie puttane tristi. 381–382 Monica Bellucci. 382 Giuseppe Scaraffia. 382 Melissa P. 382 Vanessa Paradis. 382 Paola Scrolavezza, geisha. 382 Scimpanzé Bonobo, Sette. 383 Jihadisti. 383 403 Guardia presidenziale palestinese. 383 Comfort women, Ilaria Maria Sala - Caroline Rose - Gian Antonio Stella, Diario. 383–384 Boko Haram. 384 Moni Ovadia. 384 Gino Paoli - Lucio Palazzo - Alessandra Arachi, “il cielo in una stanza”. 384 Amina Sboui. 384 Bordello a Zayouna. 384–385 Bitch-Bar. 385 Mosul. 385 Danile Watts. 385–386 The Equalizer. 386 California Colleges. 386 James Joyce - Richard Ellman. 386 Ragazze di conforto. 386 Kailash Satyarthi. 386–387 Emilio Gadda. 387 Erri De Luca. 387 Duca di York. 387 Felix Salten. 387–388 Guillaume Apollinaire. 389–391 Georges Bataille. 391 Charles Bukowski. 391–393 Heinrich Böll. 393 Jean-Jaques Rousseau. 394 François Ozon. 397 Arthur Schopenhauer. 398 Robert Louis Stevenson. 398 Bruce Chatwin. 398–399 Cameriere. 399 Teodora, Procopio. 399 Charlize Theron. 399–400 Bibbia. 400 404 Nomi e sinonimi in ordine di valore, venale-sociale, crescente. zoccola battona troia puttana passeggiatrice squillo prostituta meretrice donna perduta sgualdrina ragazza di piacere donnina allegra mondana mantenuta cortigiana etera accompagnatrice escort 405 Indice delle figure Giulio Romano: quattordici stampe, raccontate anche da Pietro l’Aretino coi sonetti; pp. 147-148. Gustave Courbet: L’origine del mondo. Henri de Toulouse-Lautrec: La visita, Rue des Moulins; Salotto, in Rue des Moulins. Egon Schiele: Nudo di ragazza seduta con calze nere; Nudo sdraiato; Nudo sdraiato con gamba sinistra sollevata; Donna sdraiata. Amedeo Modigliani: Nudo rosso Oskar Kokoschka: Donna desiderata dall’uomo; L’innamorato disdegnato. George Grosz: Circe; Orgia; Adulterio; Caffè di notte; Lontano nel Sud, la bella Spagna; Il piacere; Bellezza ti voglio elogiare; Forza e leggiadria; Forza e leggiadria; Bertold Brecht: Africa (pp. 314-315) Franco Matticchio: I milanesi ammazzano al sabato (Gigi Scherbanenco) T. G.: Ramadam. Me la faccio leccare quando voglio. Né puttane, né sottomesse. Georges Wolinski: Ostaggi in saldo. Io me ne prendo uno perché mi insegni a fare pompini. Kit, Kit, puttana francese. Erwin Blumenfeld: Holy Cross (In hoc signo vinces). 406 A mo’ di epilogo. Tutte e tutti cercavano di trarne vantaggi guidati dal denaro. Farlo per il puro istinto del piacere era proibito in genere. Come un entomologo ossessionato dalle sue collezioni di farfalle, vive o morte, anche Robi il Gentile non si fermava e continuava curioso, ma disincantato, a fare esperienze. E la prima di esse doveva riguardare l’alleanza di due diverse illusioni la quale si rivelava la più pericolosa e la più dolorosa, quando esse si fossero dissolte. Anche quelle che non lo fanno di professione, ma solo per necessità occasionale finiscono per ferire il cliente: ancor più a fondo nei lombi e nel cervello delle altre. Con queste professioniste esclusive si impara presto quanto costa e quello che si ottiene in cambio: no o sı̀, 300? o 200? Invece con le prime gli autoinganni in fase entrano in risonanza, si sommano e si amplificano creando aspettative sempre maggiori. Assomigliano pericolosamente all’amore romantico. Basta che uno dei due smetta di nutrire il rapporto ed esso finisce per bloccarsi pieno di risentimento, di ripicche e di dolori. Lui si era forse illuso che la loro relazione erotica diventasse qualcosa di più gratificante: di quella facile con una puttana professionista ad un certo prezzo fisso? Invece alla fine essa si sarebbe rivelata tale: da lui voleva solo i soldi. Lei credeva che lui fosse più amabile di un cliente annoiato dalla moglie in cerca di evasione dal menage familiare senza slanci? Invece, in fondo, lui voleva solo scoparsela qualche volta in posizioni esotiche, non cercava una relazione fissa e, figurarsi, tanto meno l’avrebbe sposata. Il resto erano soltanto illusioni nutrite dall’infinito bisogno d’amore, mai in sostanza appagato ed inestinguibile. Il rapporto poteva forse funzionare finché fosse rimasto ambiguo, cioè finché gli inganni avessero ammortizzato gli scontri incombenti, legati alle loro differenze insanabili di varia natura. Ma i conflitti da potenziali sarebbero diventati reali e sarebbero in modo inesorabile esplosi quando uno dei due, o lui o lei, avesse preteso quella letale chiarezza. Eppure, ora la posta in gioco si era alzata. Naturale che chi impegnasse di più pretendesse di ottenere contropartite adeguate e desiderasse rischiare di meno. Questo di necessità costringeva a volere vederci con 407 chiarezza maggiore. Ma allora tutte le illusioni sarebbero cadute in frantumi, con la fine conseguente del rapporto erotico. Dunque, Robi il Gentile sentiva che la sua Bella d’Occidente aveva raggiunto il punto più elevato, dal quale ora stava rischiando di precipitare. Aveva ancora in mano le carte del viaggio lontano da giocare, oppure un breve fine settimana al mare di primavera. Quando gli sarebbe convenuto giocarle? Temeva che la storia con l’ultima, nonostante la sua diversità, fosse destinata a finire in malo modo come era successo con le due Belle precedenti. Gli sarebbe dispiaciuto maggiormente, ma non sapeva come evitarlo. Poteva sempre tirarsi indietro lui e consolarsi altrimenti. Con la prima Bella d’Occidente? Nonostante avesse rifiutato, per stare con gli amici, il suo invito per l’ultimo dell’anno, l’attuale Bella d’Occidente, aspirante estetista in prova dal parrucchiere, gli mandava un messaggio. – Ta tudo bem? [Va tutto bene?] – Quereria tu estivesses aqui comigo, em minha chacara, em campina. Que lastima! Mas aguardo nossa scena sexta-feira. O.K.? [Vorrei tu stessi qui con me nella mia casa di campagna. Che peccato! Ma aspetto la nostra cena di venerdı̀. O.K.?] – Esta nevando? Eu estava preocupada. Porque aqui estava nevando! [Sta nevicando? Ero preoccupata. Perché qui stava nevicando!] – No. Aqui agora no. Sol, vento, frio. Mas no neve. Se neva, volto subito a Firenze. [No. Qui non ancòra: sole, vento freddo, ma non neve. Se nevica, torno subito a Firenze.] Più tardi dopo l’una di notte, mentre lui dormiva, lei. – Auguri con tutto il mio cuore! Beijos! Todos te mandam beijos. [Baci! Tutti ti mandano baci.] Dopo colazione, lui. – Te olho no entando tu, com olhos fechados, estas sobre mim. Te auguro (me auguro) poder fazer o mesmo aida um milhão de turnos. Recomeçamos amanhã tarde. Beijos. [Ti guardo, mentre ad occhi chiusi stai sopra di me. Ti auguro (mi auguro) di poter fare lo stesso ancora un milione di volte. Ricominciamo domani sera. Baci.] 408 Lei arrivava prima del solito, il tempo sufficiente per fare all’amore e poi cenare con comodo. La bella mulatta lo preferiva in quest’ordine perchè stava ancora calda di bicicletta e non soffriva il freddo. Contenta e sorridente, si provava la biancheria che Robi le regalava: taglia perfetta, il rosso le andava molto bene sull’incarnato ambrato mostrando una scollatura da pubblicità. Quella nera, la riservava per un’altra occasione. Ricordandosi della sua risposta agli auguri, dopo essersi goduta lunghi preliminari, si metteva sopra di lui spontaneamente per baciarlo e farsi guardare il bel corpo nudo. Eccitata al massimo, si rovesciava poi a quattro zampe nella sua posizione preferita da dietro, quando, parlando ed ansimando nell’estasi, godevano ambedue fino in fondo. Dopo le dolci fatiche, si rifocillavano col branzino, che avevano lasciato cuocere nel forno mentre si riposavano abbracciati al calduccio. Le piaceva molto anche questo pesce, slanciato ed elegante, che assaporava golosa con grande soddisfazione del cuoco. Stavolta lei aveva portato da casa, cucinati dalla sorella, alcuni assaggi di piatti esotici: uno sformato di gamberi e patate, un budino di cocco con prugne, insieme ad un altro dolce di zucca con garofano e cannella. Parlavano dei prossimi progetti insieme: Australia, Brasile, Cinque terre alla stagione giusta. Lei sembrava sempre interessata e non annoiata. Se non le lasciavano fare l’estetista, avrebbe imparato il mestiere da parrucchiera. L’ospite allora le chiedeva di tagliargli i capelli, a primavera. – Como esta indo o passeio com o seu filho? [Come sta andando la passeggiata con suo figlio?] – Bem. Os hei adquirida uma casaco. Agora nos vamos ao restaurante, depois ao cinema. Tu, tudo bem? O cabelereiro? [Bene. Gli ho comperato una giacca. Ora andiamo al ristorante e poi al cinema. Tu, tutto bene? Il parrucchiere?] – Tudo tranquilo! Um pouco resfriada! Nos falamos amanha! [Tutto tranquillo! Un poco raffreddata! Parliamo domani!] Lei gli telefonava. Lui le scriveva. – Querida, amanhã espero o idraulico; sexta-feira vou a Pisa. Te chamo por Sabado. Saudade de voce. Beijos. [Amata, domani aspetto l’idraulico; venerdı̀ vado a Pisa. Ti chiamo per sabato. Mi manchi. 409 Baci] Lui la cercava, lei rispondeva. Si incontravano con regolarità una volta alla settimana. Stavolta arrivava a casa tardissimo. Lui usciva incontro in strada molte volte, ma lei non c’era mai. Doveva suonare il campanello. Aveva lavorato fino a sera. Passava da casa dove il figlio stava male: vomitava ed aveva la diarrea. Finalmente si spogliava per mostrargli gli intimi neri e bianchi che le aveva regalati, capaci di valorizzare le sue forme procaci. Già ardente, gli sfilava uno dopo l’altro il maglione, la camicia bianca (comprata da lei), i calzoni, che piegava ordinati sulla sedia. Lo stendeva sul letto e ci si dedicava anima e corpo, soprattutto, facendosi guardare seminuda nella sua bruna bellezza. Infine, mentre gli succhiava con passione il sesso diritto e duro, offriva il proprio ben aperto alla lingua di lui. Robi non aveva mai ammirato un primo piano simile a pochi centimetri davanti agli occhi: le grandi labbra scure si erano spalancate rivelando una cavità delicata e vibrante di un bel rosa acceso. Prima gli stava sopra a cavalcioni dandogli la schiena ricurva che lui le afferrava; poi si girava facendosi vedere in faccia con le due mammelle, mentre continuava a muoversi in giù ed in sù sopra di lui ansimando senza fermarsi. La doveva calmare per non concludere troppo presto. Come un animale selvaggio, per farla godere di più, la possedeva carponi da dietro prima piano, poi accelerando in un crescendo inarrestabile di grida e piacere. Faceva onore alla cena, inghiottendo tutto con calma: l’orata freschissima, i broccoli al vapore abbondantemente conditi ed i ricciarelli. Parlavano in confidenza. Voleva riprendere gli studi interrotti per trasferirsi in Italia e gli chiedeva di venir aiutata nell’impresa impegnativa. Si sarebbe informato. Preferiva un corso da fisioterapista. Per la campagna, rimandava a primavera, ma accettava di accompagnarlo ad un altro concerto la sera. Si sarebbe assentata dal lavoro nel pomeriggio per stare con lui, cenare e poi ascoltare la musica dal vivo. Ancora caldi di letto e di cena, andavano insieme alla bicicletta: lui in camicia, bianca, nell’inverno mite della Toscana. – Ti sta bene la camicia. – ... bianca, con la barba bianca, i capelli bianchi, ... 410 – ... grigi, i capelli sono grigi. Te li taglierò io. Imparerò. Gli faceva piacere che lei si sforzasse di trovarlo non troppo vecchio. Ma era un inganno. Un autoinganno? Tra, pensava lui, quasi fidanzati. A lui, lei era diventata necessaria e difficile da rimpiazzare sul mercato quando avesse deciso di lasciarlo perdere. Forse, anche lui a lei, per il momento? Per questo non voleva vederne gli evidenti difetti. Arrivava in taxi sotto la pioggia alle dieci di notte, sempre più tardi, ... sempre più tardi ... Sotto le mutandine rosse, su quelle gambe belle piene, si infilava lentamente le calze bianche che le aveva comperate. Gli piaceva molto guardarla. Prendeva lui l’iniziativa. Poggiate le gambe inguainate di chiaro sulle spalle, la fotteva con forza e calma. Lei teneva sempre gli occhi chiusi. Voleva accoglierlo subito da dietro a quattro zampe. Sembrava frettolosa. Per seguire la cottura dei cibi, lui usciva e rientrava nel letto più volte. – Ma perché lavori tanto per uno che non ti paga e non ti fa il contratto? Ti assumo io! – Se la settimana entrante non mi paga, lo mando a fa’ in culo! – Mi prometti sempre che ti fermi una notte intera e non lo fai mai. – La volta prossima passerò la notte con te. Mi organizzo. Apprezzava anche i rapini all’aglio. L’orata era superba. Non avanzava alcun dolcetto. Stampati dalla rete, le passava fogli sui quali leggere la strada per conseguire la laurea da fisioterapista. Difficile. Irta di insidie. A numero chiuso. Ma lei aveva l’aria di voler insistere, nonostante le difficoltà e le spese, o rischi di truffe. – Rinnovati il passaporto per il viaggio a settembre. Quando lei chiamava, lui rispondeva sempre subito, perché era sempre libero, anche se lavorava ai suoi libri ed alle sue musiche: poteva interrompere. Quando invece fosse stato lui a farlo, lei non rispondeva quasi mai ed allora doveva riprovare più volte. Stava sempre al lavoro? Come una schiava senza un attimo di tregua? Tuttavia, richiamava quasi sempre: prima o poi. Ora gli aveva promesso che si sarebbe organizzata, sistemando il figlio, per fermarsi una notte completa. Avrebbe mantenuta la parola? In genere lo faceva. 411 Nei matrimoni e nelle coppie classiche, lui lavorava e si impegnava mentre lei cucinava. Nel loro ménage, al quale si erano man mano adattati, succedeva il contrario. La Bella d’Occidente lavorava quasi sempre e non era mai libera, per un motivo e per l’altro. Robi il Gentile invece, padrone del proprio tempo, si teneva disponibile al massimo. In libertà, poteva adattare i propri orari alle sue esigenze ed a quelle di lei. Dei due, chi cucinava era lui. Per nutrirsi, lei dipendeva dalla sorella, sempre indaffarata attorno ai fornelli. Lui aveva chiesto di poter gustare qualche piatto esotico del lontano Occidente. Ma non aveva ottenuto alcun risultato (tranne che a Natale), se non un vago invito per un pranzo dalla sorella con la feijãolada [fagiolata], che però ancora non c’era stata. Eppure Robi era felice di poter cucinare per lei, almeno una volta alla settimana, il pesce quando si vedevano. Su tale base, il rapporto sembrava al momento funzionare. Con questa piccola inversione di ruoli, aveva trovato un’altra somiglianza col matrimonio: dove la donna trovava marito grazie alle doti soprattutto in cucina, invece che a letto. Lui sarebbe stato capace di sedurre la sua escort grazie alle orate saporite? Pescata nel mar Mediterraneo, l’orata seguente da mangiare diventava sempre più grossa. – Una delle prossime volte, dovrò comprare e cucinarti una balena! Lei, tuttavia, inghiottiva tutta la sua metà con calma, pelle ed occhi compresi. – Che buona! Molto buona! Capiva che Robi la colmasse di attenzioni. Le piaceva l’atmosfera amorevole e tranquilla nella quale si svolgevano i loro incontri. I giorni scorsi, al contrario, ella aveva passato momenti drammatici, sia al lavoro che a casa. Lui ascoltava interessato, mentre gli venivano confidati i problemi complicati della sua vita. Povera ragazza! Veniva trattata come schiava da sfruttare sul lavoro: senza contratto e senza paga. Per giunta la obbligavano ad eseguire le incombenze più umili e meno professionali. Come se non bastasse, quando le chiedevano di maneggiare soldi e carte, finivano per accusarla di furto. Il parrucchiere, infine, si arrabbiava con lei e la licenziava, dopo averla sfruttata gratis per 412 mesi. Costui doveva essere fuori di testa per comportarsi cosı̀ causa le sostanze assunte nel suo giro dei marocchini ... Eccetera, eccetera. In casa le sarebbe successo di peggio. Scorreva persino il sangue. Il marito della sorella, che la ospitava, era al momento disoccupato e si era ubriacato al punto di picchiarsi selvaggiamente con un altro. Sfondavano porte; urlavano come matti. La nipote, semicieca, allora correva al negozio per chiedere aiuto alla mia Bella d’Occidente. Per fortuna, suo figlio era a scuola. Lei allora lo trasferiva di corsa da un’altra sorella. Robi il Gentile commentava e cercava di aiutarla. – Se vuoi, se pensi di potermi sopportare, cerco un altro appartamento con una stanza anche per tuo figlio. Assumerei una delle tue nipoti come babysitter. Con me dimagrirai: verdure al vapore tutti i giorni. Poi ti consumerò tutte le notti. Hai rinnovato il passaporto per il nostro viaggio in Australia? – Devo andare a Roma per mettere anche mio figlio sul documento. Quindi serve il permesso permanente del padre. – Se vuoi ti accompagno. Stavolta si fermava per tutta la notte. Senza essersi visti per una lunga settimana, a letto i loro ardori si riattizzavano, con lei che dopo aver assaporato i preliminari lo cavalcava da sopra tenendolo fermo sdraiato e mostrandosi completa al suo sguardo col busto diritto in tutta la sua grazia alacre. Ma, forse essendosi trattenuto troppo a lungo per poterla soddisfare meglio da dietro, nella posizione preferita da lei come animale della foresta, lui si afflosciava con ignominia e non riusciva più a concludere l’atto erotico. Per fortuna, la Bella d’Occidente non mollava l’osso, anche se non era più tale, e ci si industriava sopra a lungo mettendo a frutto tutte le sue arti e le sue parti del corpo con energia, finché non riusciva a farlo godere anche in questo caso da spompato. Che differenza con la Bella d’Oriente, la quale nella situazione opposta, con lui eccitatissimo, una volta stanca aveva rinunciato e se ne era andata via seccatissima! Durante il sonno seguente, ogni tanto la accarezzava. La musica delle sei lo svegliava. Preoccupato della brutta figura fatta la sera prima, si sentiva debole e riprovava a possederla toccandola nell’intimo, ma 413 senza riuscirci di nuovo. Lei dormiva beata e lo lasciava fare senza lamentarsene per nulla. Tenace, lui si toglieva dalla testa il peso della cucina lasciata in disordine (sarà stata quella la causa della debacle precedente?) alzandosi per sistemare i piatti nella macchina apposita e liberare il tavolo dagli avanzi di cibo. Ritornava a letto dove finalmente si riscattava e, col consenso di lei che si prestava servizievole, compiva il proprio piacere di amante mattutino. Lei si alzava da letto tranquilla e riposata a mezzogiorno. Nonostante licenziata dal parrucchiere, la Bella d’Occidente arrivava sempre un’ora dopo quanto annunciato da lei per telefono. Ma aveva avuta la febbre, lamentava ancora un mal di gola, prendeva antibiotici. Lui si era offerto di andarla a trovare a casa. Eppure non rinunciava ad incontrarlo come le altre volte. A letto, dopo i preliminari che la riscaldavano, ma forse con un pizzico di fretta, si univano in una posizione nuova. Lei si sdraiava con le cosce aperte e si mostrava nuda ai suoi sguardi amorevoli. Lui, seduto di fronte ed a gambe larghe in avanti, mentre ne contemplava la bellezza e la accarezzava ammirato, la penetrava convinto. Ad ogni colpo la testata in ferro del letto ribatteva rumorosa contro il muro. Stavolta non si fermava e concludevano nell’estasi senza problemi. Piaceva invece meno degli altri il pesce occhione gustato per cena. Robi le raccontava della Grande barriera corallina australiana dove progettavano di andare in crocera. Lei gli dava altri particolari sui tragici e sanguinosi eventi capitati in casa della sorella. Lui ripeteva che doveva considerarlo un possibile rifugio nel caso di pericolo estremo, per evitare violenze peggiori. Insisteva affinché rinnovasse in modo sollecito il passaporto per poter prenotare la cabina della barca. Si offriva di accompagnarla al consolato per farlo. Un’altra volta, dopo il solito ritardo fisiologico all’appuntamento, finivano ancora a letto. Eccitati l’un l’altra, passate alcune evoluzioni, lei si metteva sotto e lo accettava cosı̀ mostrandosi anche in volto fino alla fine. Temeva forse che, se si fosse girata di schiena, lo avrebbe perso come in precedenza? Si riempiva di lui, successivamente anche di pesce, verdura cotta e millefoglie. Aveva portato i documenti, ma 414 non riuscivano per l’ora tarda di notte ad aprire il sito dei passaporti. Ritornava però un pomeriggio e allora compilavano in rete il modulo richiesto; stampavano il foglio necessario da presentare al consolato per ottenere il rinnovo. Lui era felice di poter esserle utile. Si prestava volentieri ad aiutarla anche con il figlio e gli altri numerosi parenti. Lei pensava di recarsi nella capitale con alcuni di loro. – Forse non è più necessario che ti accompagni. Robi le proponeva una cena di solidarietà la sera ed un pranzo al mercatino contadino la domenica mattina. Soprattutto le ricordava il prossimo importante concerto a teatro. Se voleva cenare prima, doveva arrivare per tempo e non in ritardo nel pomeriggio. Non potevano farsi escludere dalla sala, il pianista era troppo famoso. Altrimenti avrebbero mangiato dopo, tardi nella notte. Si sarebbero visti spesso nei prossimi giorni rinsaldando la loro relazione. Lui lo credeva, ma non ne era sicurissimo, considerato la vita instabile, complicata dalla famiglia e dal lavoro della sua Bella d’Occidente. Arrivava per la cena al circolo anarchico, dove si discuteva della repressione poliziesca recente in Ispagna. Lei mangiava poco e beveva molto vino. Però poi, qui, si rifaceva con il dolce e, là, in un locale dall’aria sudamericana, con una ‘impanada’. Ci bevevano sopra uno strano ‘shot-ino’ molto alcolico, colorato, con la superficie bianca disegnata yin-yang, un liquido dalle striature opalescenti. L’affettuoso bacetto finale lasciava Robi malinconico. Pensava che avrebbe dovuto insistere con uno più intimo. Ma lei viaggiava tutta la notte per portare una valigia alla nipote. Troppo stanca, la mattina della domenica se ne restava a casa a dormire. Per tempo, la Bella d’Occidente entrava in casa. Vestiva da sera in nero con una camicetta leggera bianca e le scarpe con i tacchi alti. Si attaccava un bottone mancante. Confessava che il suo ciclo le fosse arrivato in anticipo. – Possiamo giocare comunque un poco? – Tutto quello che vuoi. Piena di sangue, teneva addosso le mutandine nere. Senza bisogno di proteggersi, lo faceva godere molto con la bocca e le mani. Ben 415 lubrificate alla mandorla, le sue lisce mammelle surrogavano nell’incavo le grandi e piccole labbra arrossate inavvicinabili. Il collo le si spruzzava di un liquido denso, bianco ed appiccicoso. Nel frattempo, la teglia di triglie cuoceva nel forno. Si rifocillavano. Dipintasi le unghie di rosso, andavano al concerto. Lui a piedi, lei in bicicletta. Mentre facevano la coda per un caffè lungo macchiato, le leggeva sul programma gli innumerevoli meriti del celebre pianista. Per l’età, costui si era ingobbito e traballava nei passi, ma seduto alla tastiera si trasformava con le dita che scorrevano agili sulle note. A quella musica, anche le mani della mulatta si muovevano ogni tanto, come se sentissero il ritmo. Durante l’intervallo, bevevano qualcosa e lei gradiva anche del pollo alla creola. Sembrava avere sempre fame. Seduti tra la folla di una sala al completo, lei notava che ci fossero pochi giovani. Alla fine capitava la novità maggiore: gli chiedeva un prestito, promettendo che glielo avrebbe restituito un poco alla volta. Lui suggeriva di estinguerlo come una sorta di abbonamento ai loro incontri. Ma lei non voleva. Perché? Forse temeva di rendere esplicito quell’imbarazzante legame col denaro. Sembrava volerlo nascondere ad ogni costo tutte le volte che riaffiorava inevitabile. Si vergognava di frequentarlo perché lui aveva i soldi. O meglio, più semplicemente le serviva, per vivere, il contributo che con regolarità tutte le settimane le versava onde lubrificare i loro incontri e vincere la sua ritrosia con sicurezza. Cosı̀ anche lei doveva ripassare da casa per prendere l’assegno. Ma perché non glielo aveva chiesto prima a cena? Aveva forse ricevuto un messaggio nel teatro, durante l’intervallo alla toilette? Diceva che le serviva per saldare un debito legato al vecchio appartamento. Ne approfittava per riscaldarsi e bere un altro bicchiere di vino prima di ritornarsene a casa della sorella. Anche con 20 gradi, la Bella d’Occidente si lamentava sempre del freddo; come se il sole quente del suo paese d’origine le fosse entrato nella carne e chiedesse di venir alimentato anche d’inverno. A letto, lui la riscaldava in tutti i modi. Si trasformavano subito in due animali in calore della foresta, guidati dall’istinto ad accoppiarsi. Le regalava una pianta di violetta col botton giallo, senza osare ricordare la rituale 416 ed usurata festa degli innamorati che cadeva l’indomani. Scherzavano invece sul giorno molto temuto dai superstiziosi. Lei chiedeva aiuto per pratiche amministrative che la riguardavano. Sarebbe ritornata per questo un altro giorno? Lui sollecitava che si concludesse il rinnovo del passaporto. La bella mulatta divorava sempre con grande appetito la cena. Ascoltava interessata il racconto sulle doti del peperoncino per tenere sotto controllo la linea. – Olival sarebbe un nome comune nel tuo paese? – È orribile. – Mi vedrò con un collega che si chiama cosı̀ e verrà a Firenze tra poco. Ti volevo ... – Oh, non dirgli niente. Posso venire anch’io? Quando succede? – Stavo giusto per chiedertelo. Ho un appuntamento per sabato prossimo. Non so se andremo a pranzo od a cena insieme. Vedremo. Vuoi venire anche tu? – Volentieri. Debbo saperlo per organizzarmi con mio figlio. – Telefonami, se vieni domani per le pratiche che mi chiedevi. – Che freddo! Che freddo che fa la notte. Se ne ritornava a casa in bicicletta. Senza problemi, si sarebbe fatta vedere in giro con lui e persino coi suoi connazionali. Lui le chiedeva se lo avrebbe accompagnato a sentire un nuovo pianista ed un’operina contemporanea per bambini in un altro teatro. – All’ultimo concerto non mi sono addormentata. La volta seguente, le faceva trovare la casa caldissima. Le sue cosce gelide prosperose sotto le sue carezze ardenti si riscaldavano. Il sesso le si scioglieva in rivoli. Cambiavano tre o quattro posizioni: tutti e due di fronte sdraiati sulla schiena, lei con le gambe sulle spalle di lui, lei sopra diritta e lui sotto sdraiato, lei carponi e lui di dietro come nella foresta. – Aspetto con ansia ogni volta di venire a mangiare l’orata al forno. Mi piace tanto. Mia sorella cucina il pesce in umido o fritto. – Dovrei diventare geloso per il tuo amore con l’orata. Ma ti servo comunque io per cucinarla. 417 Gli regalava un paio di slip con una griffe famosa. Le ripeteva l’appuntamento con il collega storico venuto dal lontano Occidente e fissava il viaggio a Roma per rinnovare il passaporto scaduto. Il giorno dopo, ritornava con il figlio ed altri parenti per risolvere col computer problemi amministrativi. All’appuntamento fissato da Robi il Gentile, i due connazionali venuti dall’Occidente si presentavano puntuali. Il collega di lavoro si mostrava particolarmente amichevole ed interessato; apprezzava i libri e gli articoli che gli venivano offerti. Nella sua lingua, conversava con la Bella d’Occidente che ne restava felice. Anche la sera, cenavano insieme. Del professore universitario, si aggiungeva la sorella, anche lei in visita turistica al Bel paese. Pur se accompagnata da quel vecchio signore canuto, che aveva scoperto conosciuto e stimato nella sua patria, la bella mulatta si trovava a suo agio con i connazionali di pelle decisamente chiara e diversi per estrazione sociale. Nessuno si preoccupava troppo che il responsabile della loro conoscenza, altrimenti improbabile, ne seguisse con difficoltà la conversazione in una lingua per lui quasi per nulla comprensibile. Il collega ne offriva riassunti in inglese, più spesso di quanto ne facesse la traduzione in italiano la sua Bella. Ella mangiava baccalà in umido e crostini varı̂ bevendo vino rosso, un ottimo Chianti, e senza vomitare. Tra una frase e l’altra nella sua lingua materna, – Preferisco le tue orate. – In questa città sono difficili da trovare al ristorante, perché sono quasi tutti ostinatamente carnivori. Per una volta, qui il maiale lo mangiava lui. Ogni tanto il collega conversava di lavoro e li invitava a visitare la sua città, una famosa località sulla costa orientale del paese, per l’anno seguente od in occasione di un futuro congresso. Tutti sembravano felici e soddisfatti della serata, soprattutto la Bella d’Occidente che amava molto quel genere di compagnia, per nulla turbata dalla presenza del suo anziano amico. Ed allora lo seguiva a casa in bicicletta senza farsi pregare troppo, pur sotto una pioggia abbondante. Vestiva di nero in modo più elegante del solito, con una camicetta traforata sulla schiena 418 decorata da una collana d’oro. Certo voleva fare una bella impressione con gli ospiti, per non far sfigurare il suo accompagnatore. Sapeva come rendere attraente il volto, senza pensare minimamente a limitarsi nel rossetto e negli altri cosmetici. Non si rendeva conto che in quella compagnia forse il suo trucco fosse troppo pesante a confronto con l’altra signora che non ne aveva quasi per niente. Eppure, nonostante differenze tanto marcate ed evidenti, le due donne legavano con facilità, almeno per una cena. Arrivava a casa tutta bagnata. Si spogliava subito attaccata al termosifone bollente dove vi appendeva gli indumenti ad asciugare. Lui la aiutava e la accarezzava. Lei sapeva ormai bene cosa gli piacesse. Lui con le mani le toccava il sesso facendola bagnare. Prima si univano nella posizione preferita da lui, quando poteva guardarla meglio tutta, poi in quella richiesta da lei. Lui le parlava e le dichiarava ogni cosa possibile nel trasporto del godimento, lei gemeva ad ogni impulso erotico. Mentre facevano all’amore spioveva. Comunque le prestava la mantellina impermeabile per potersene tornare a casa, nonostante qualche colpo di tosse. A Roma sarebbe andata col figlio di cinque anni che credeva poter portare col treno in braccio senza problemi. Invece bisognava fargli il biglietto. Il viaggetto a Roma raggiungeva lo scopo previsto: passaporti, informazioni sui documenti. Nonostante il terzo ed il quarto incomodo, che la allontanavano un poco da lui, pur segnata da lunghe attese snervanti e dalle discussioni con i funzionari del consolato, la giornata scorreva in piacevole compagnia, anche se faticosa. Lei mangiava di continuo: caramelle, un frullato di frutta enorme che vomitava subito per strada, merendine, alla trattoria baccalà con patate e panna cotta. Era il nervosismo, oppure bulimica? Comprava creme, olii, cosmetici sulle bancarelle, un reggiseno nero decorato yamamay. Nella vetrina di un antiquario, si fermava ad ammirare un tavolinetto basso di vetro sostenuto dalle mani e dalle gambe di una donna nuda sdraiata, la sua parte kisch. – Che bello. Lui allora le sussurrava all’orecchio. 419 – Se vieni a vivere con me, te lo regalo. Sul treno del ritorno, dormiva abbracciata al figlio. Con lui, Robi il Gentile aveva parlato spesso e giocato al Tangram che portava sempre con se in viaggio. Gli suggeriva, quando il bambino dicesse di continuo: voglio, voglio, voglio ... – L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. Dovresti dire piuttosto: vorrei, mi piacerebbe, per favore ... La breve giornata passata insieme a Roma si era svolta in compagnia anche del figlioletto e di un amico giusto per insinuare il sospetto che la Bella d’Occidente non gradisse troppo viaggiare sola con lui. Infatti la volta successiva, quando si incontravano alla cena settimanale con l’orata, invece di iniziare le pratiche dei visti come si aspettava, la ridondante mulatta se ne veniva fuori con la novità di non poter abbandonare il figlio per tanto tempo. A letto invece la sua fica succolenta amava molto incontrarsi con quel cazzo duro che la sbatteva nelle varie posizioni, mentre le grida di piacere riempivano la camera. La sua bocca si apriva sempre molto volentieri tanto larga affinché la gola profonda assaporasse un bel glande rosso fuoco. La lingua e le mani passavano e ripassavano sui capezzoli di lui che ne godeva molto. Solo le loro due facce non si incontravano mai. Lui ne ammirava le curve prosperose e la pelle liscia ambrata mentre lo lavorava di buona lena, eccitandosi ancor di più, ma lei si rifiutava di guardarlo altrettanto negli occhi come se non volesse riconoscerlo per quello che era: efficiente a letto, ma non gradito nell’aspetto vecchio e bianco. Pensava forse al padre del figlio che l’aveva abbandonata per un’altra più snella e più giovane? Desiderava farsi scopare dal parrucchiere che non la pagava e la sfruttava? Chi altro aveva in mente e si immaginava come surrogato erotico? Robi non riusciva neanche a farsi tagliare da lei i capelli, come le aveva chiesto e come un tempo otteneva dalle sue antiche fidanzate. Mendicava sempre qualche scusa: – Non lo so fare, non ho la macchinetta adatta, ti sistemo anche la barba che voglio curarti per bene. – A me la barba piace irregolare ed un po’ trascurata. 420 Lui si dimenticava, per la prima volta, di infilarle la busta col denaro nella borsetta e gliela consegnava giorni dopo quando fosse venuta (controvoglia?) a sentire un concerto. Ma tossiva ammalata e se ne andava nell’intervallo. Lui tentava riprendere il discorso sul lungo viaggio in Australia. – Non posso riuscire a divertirmi, abbandonando il figlio per tanto tempo. Dove portarlo? La casa di mia sorella non va bene. Ha bisogno di compagnia. – È il tuo lavoro. Spiegaglielo. Quando torniamo ti firmo un assegno. Dovevano rimandare ancora la decisione finale. La desiderata vacanza insieme, nel posto da sogno, si stava dileguando. Anche con questa Bella d’Occidente aveva raggiunto un limite invalicabile. Finora, si era rimasti nel crepuscolo ambiguo ed indistinto delle linee d’ombra. Eppure un chiarimento si stava avvicinando inevitabile e con esso, Robi lo sapeva, la loro storia sarebbe terminata: quando tutti gli inganni e le finzioni necessarie al loro rapporto fossero venute alla luce implacabile del sole. Allora, addio! Doveva quindi incominciare per tempo a cercare un’altra accompagnatrice per visitare la Grande barriera corallina. Non ne aveva granché voglia; se non bellissima e troppo in carne, trovava simpatica l’attuale ragazza coi suoi atteggiamenti quasi da fidanzata che non gli lesinava baci impegnativi. Altrimenti avrebbe rinunciato al viaggio progettato. L’ultima mezza escort semi-dilettante, trovata in rete ed arrivatagli nel letto per caso al posto di un’altra, gli era piaciuta più di tante. Gli aveva regalate illusioni pericolose, come se non facesse quel mestiere. La seconda Bella d’Occidente si stava comportando proprio come una madre di famiglia preoccupata per il benessere dell’amato figlio, a scapito del suo proprio. Sarebbe stata dunque una brava moglie, devota alla famiglia e della quale potersi fidare? A meno di spaccarla in due in modo innaturale ed arbitrario, in lei non si sarebbe potuto proprio tracciare una linea netta per distinguere il suo lato convenzionale ‘per bene’ da quello che la portava a vendere il proprio corpo per denaro. Cosı̀ anch’essa finiva per confermare la sua convinzione che: tra le mogli, fidanzate e le puttane od escort fosse facile scambiare i ruoli 421 ed i comportamenti. Con un po’ di fortuna e di attenzione nella scelta, tutto considerato, ci si trovava meglio, godendo di più ed in modo spensierato, con le seconde. 422 Post Scriptum Robi il Gentile si era lasciato sfruttare alquanto dalla seconda Bella d’Occidente. La aiutava in mille modi, le faceva regali e regalini. Stava persino per assumerla come collaboratrice domestica, fittizia, allo scopo di farle avere con facilità il permesso di soggiorno. Ma c’è un limite a tutto. Subiva infatti uno sgarbo che non avrebbe potuto tollerare e che dissolveva la finzione sulla quale si adagiava la loro relazione: un lungo elenco di scuse, reticenze, ambiguità, menzogne per evitare le richieste di lui e non soddisfarne i desideri, non solo quelli del letto. Nella vita di tutti i giorni, la mulatta recitava la parte della mamma amorevole che lavorava per vivere, essendo stata abbandonata dal padre del figlio per un’altra donna più giovane. Lei allora, in ogni occasione, mostrava di dedicarsi a questo frutto dell’antico amore come mezzo per sentire vivo il legame col precedente convivente ancora evidentemente desiderato. Oppure, peggio, cercava nel bambino un surrogato carnale per la di lui reale assenza. Dunque continuava sempre a dividere il letto col figlio piccolo non solo rinforzandone il legame materno, ma ingigantendone insieme il complesso di Edipo fino a farlo diventare una malattia psicologica da curare. Tra l’altro mangiavano ambedue troppo e male, quindi facendo poco moto si mostravano con evidenza in sovrappeso. C’erano già stati incroci tra parenti stretti in quella mega famiglia promiscua, dove mogli e mariti, fratelli e sorelle, cugine e figli si pigiavano in piccolissime sordide case. Ne era risultata una cugina semi cieca. La Bella d’Occidente stava forse preparandosi addirittura ad un incesto? In un primo tempo, il vecchio Robi aveva creduto che madre e figlio dividessero il letto per mancanza di spazio. Ma non era cosı̀. Quando, a maggio, li invitava in campagna nella sua casa con tante camere e tanti letti, lei preferiva ammucchiarsi col figlio ed un’amica in un altro letto di un’altra stanza, piuttosto che doverlo palesemente dividere per una notte con l’ospite. Dunque le piaceva proprio addormentarsi col suo pargoletto possessivo, geloso e grassottello, non volendo certo che raccontasse all’ex marito le tresche amorose (si fa per dire) della mam423 ma. Si sentiva tanto compresa nella sua parte materna che si dedicava a qualcosa ancora mai vista fare prima: cucinare. Nel grande forno contadino a legna per il pane, curava le pizze, comperate surgelate ben inteso, a pranzo insieme a Robi che arrostiva la rostinciana, mentre a cena impasticciava verdure già cotte di contorno all’orata. A casa sua, chi faceva da madre e la nutriva insieme al figlio non era lei, ma la sorella maggiore. Eppure quel giorno di festa, in pubblico agli occhi degli altri, dei parenti, degli amici e di Robi voleva farsi passare per una vera e capace donna di casa. Egli l’aveva invitata in campagna per passare insieme una rovente notte erotica. Invece, sul più bello inventandosi scuse come svenimenti e mal di stomaco, al momento culminante desiderato del letto costei lo aveva abbandonato, come se fosse stata una madre seria per bene soggetta alle convenienze del momento e non invece una donnina allegra portata in campagna per quello e vincolata da un contratto non scritto. In privato, al contrario, la donna dai due volti poteva sentirsi libera di fare la grande puttana senza infingimenti, anche se per necessità. Prendeva subito lei l’iniziativa e cominciava a succhiarglielo a lungo, tanto a lungo finché doveva fermarla. Con fatica, lui riusciva a convincerla a farsi scopare dal davanti mostrando la sua faccia. Gli piaceva guardarla nuda sopra di lui mentre la accarezzava e la faceva godere. Ma la Bella diceva di riuscire a venire solo nella posizione da dietro detta dalle professioniste “alla pecorina”, dove quindi lei non doveva vederlo dandogli la schiena. Le prime volte, anche Robi il Gentile lo accettava volentieri perché era chiaro che con una fica tanto bagnata fosse eccitata e godesse anche lei veramente. Ma poi, alle lunghe, quel divieto a non lasciarsi guardare mentre venivano, quel non voler vedere lui e lo scappare immediatamente in bagno a lavarsi, cominciò a pesargli. L’immagine di loro due che si accoppiassero come animali della foresta amazzonica seguendo gli istinti vitali, selvaggiamente, cominciava ad appannarsi. Certo pure lei aveva voglia di scopare, prima di abbuffarsi di orata cotta al forno con le verdure, ma non col vecchio Robi. Guardarlo nel volto incorniciato di pochi capelli e barba bianca durante l’estasi erotica gliela doveva bloccare, se avesse spalancato gli 424 occhi e lo avesse riconosciuto per il vecchio cliente, mentre se lo sentiva solo penetrarla da dietro poteva immaginarsi qualche bel giovane, forse addirittura il suo ex. E lui, che se ne era accorto, le diceva sempre: – La tua fica mi ama, ma non il tuo cervellino. La mulatta non rispondeva niente e continuava a gemere, mugolando rapita. Senza guardarlo negli occhi, niente le impediva di articolare parole di circostanza non del tutto sincere: – È bellissimo, è bellissimo. In tal modo, nella finzione di quel doppio ruolo recitato da lei, erano potuti rimanere insieme scambiandosi persino baci e gentilezze: se in casa da soli. Eppure, in pubblico, la loro relazione non doveva funzionare e l’umore della Bella cambiava, si scuriva in volto accampando le scuse più varie: la stanchezza, il lavoro, le malattie, il figlio, ... Ogni viaggio, come a Roma per farle avere il passaporto, come alla comune agricola sulle colline vicine, come questa giornata truffaldina in campagna, si sarebbe rivelato un freddo insopportabile disastro per lui, niente affatto piacevole come si sarebbe invece aspettato. Meglio sarebbe stato accontentarsi di una sera a settimana oppure ogni tanto, quando fossero liberi e lei si sentisse psicologicamente disposta a tradire il figlio. Quella donnina allegra occasionale certo lo poteva ancora apprezzare come valido cuoco di orate: – Non vedo l’ora che arrivi la sera quando mi cucini l’orata. – Allora ti dovrai fidanzare con l’orata. Sicuro era che a letto insieme andassero ancora volentieri, con quelle dovute precauzioni richieste da lei. Ma allora lui doveva smettere di pagarla e di aiutarla per farla vivere con migliori comodità. Non potevano recitare più la parte di cliente e puttana, se lei non era più professionalmente disposta a soddisfarlo secondo gli accordi e la tariffa. Nel caso ciò non le fosse andato bene, avrebbero smesso di incontrarsi. 425 Post-post scriptum Fosse o meno una scusa per non accompagnare a lungo in pubblico Robi il Gentile, il figlio-surrogato-dell’-exmarito impediva alla seconda Bella d’Occidente di volare in Australia con lui. Allora lui, tenace, cercava altre escort orientali od occidentali disponibili. Finché, con sua sorpresa, si rifaceva viva alla fine la compagna iniziale per il Rio delle Amazzoni che accettava, dopo qualche tira e molla, il nuovo incarico di piacere. Ella ripassava ancora dalla casa di Robi qualche volta e si mostrava interessata all’altra avventura esotica. Dimagrita di molti chili, questa Bella aveva migliorato l’eleganza nelle movenze, portava scarpe basse da ginnastica e sembrava gradire lo stile signorile del suo cliente diverso dal solito. Superato l’ostacolo quasi insormontabile (per lei) del visto, ogni dettaglio veniva messo a punto per bene e tutto era pronto per la vacanza di sogno all’altro capo del mondo. Invece, con l’altra Bella d’Occidente, la loro relazione stava mutando di natura. L’aveva assunta ufficialmente come collaboratrice domestica. Per questo, le era stato rinnovato subito il permesso di soggiorno. Le aveva anche comperato una lavatrice nuova, aiutandola per la festa dei sei anni compiuti dal figlio. Insomma, Robi smetteva di darle buste col denaro dopo ogni incontro a letto. Eppure lei continuava a frequentarlo a casa senza lamentarsene e chiedere null’altro in cambio delle sue prestazioni erotiche. Ogni tanto, lei doveva anche recitare la parte della domestica tuttofare: spolverandogli i libri e battendo il tappeto. Accondiscendeva perfino, come finora si era rifiutata, a tagliargli i capelli d’estate: un compito riservato un tempo solo alle conviventi. Quindi, la seconda Bella d’Occidente stava barattando i proprı̂ favori sessuali con le necessità della vita e non direttamente col denaro contante. Passata ora dai biglietti di banca al baratto, recitando spesso la parte della mamma sollecita, quest’altra Bella si stava forse trasformando in una moglie tradizionale? Come ogni brava signora di casa, continuava ad apprezzare di Robi in cucina le doti che lei non aveva. Ed a letto le cose erano cambiate? Nella routine, ma mai stanca per ora, dei pomeriggi settimanali, lei amava prendere l’iniziativa nei loro 426 giochi erotici, anche se lo assecondava sapendo bene cosa piacesse a lui. Standogli sopra, gemeva molto godendo; ma voleva sempre concludere venendo nel trasporto amoroso accucciata in ginocchio accogliendolo da dietro come un animale in calore. Dalla cintola in su, era proprio una bella donna, ma sotto avrebbe dovuto perdere dieci chili. Sul volto grazioso e vivace, col rossetto esagerava sempre. Anche solo per un mesetto, quando lui per lavoro e per l’altra Bella fosse forse riuscito a volare lontanissimo, senza dirle troppo s’intende, come l’avrebbe presa? Avrebbe fatto finta di nulla, pur comprendendo la situazione? Oppure si sarebbe comportata come una vera moglie gelosa? Nelle ultime vicende vissute da Robi il Gentile, la sfumata linea d’ombra, che dovrebbe distinguere le madri-spose virtuose dalle peccatrici puttane venali, non passava più tra una persona e l’altra. Nella seconda Bella d’Occidente il confine si era trasferito, da esterno, dentro lei stessa. A maggior ragione, la separazione nei ruoli era svanita del tutto: lontana dal mostrare qualche consistenza sociale o politica, morale o venale, essa era diventata dipendere soprattutto dalle circostanze. All’antico adagio “L’occasione fa l’uomo ladro”, tuttavia Robi il Gentile non si sentiva di aggiungere sguaiatamente con ira il luogo comune “Tutte le donne sono puttane!”. Reso ricco dalle esperienze, preferiva pensare che molte di esse potessero diventare tali date le convenienze e che “L’occasione trasforma la donna per bene in sgualdrina, come la puttana in imperatrice.” In omaggio allo spirito dei tempi, poteva anche aggiungere che, con l’essere tutti senza distinzione in balia degli avvenimenti, donne ed uomini, senza far caso al sesso, avessero raggiunto una buona parità: od almeno quasi? THE END 427 Indice generale Mogli o puttane? Esperienze dal vivo: 1–100. Antologia letteraria: 101–400. Indice degli autori: 401-404. Indice dei nomi: 405. Indice delle figure: 406. A mo’ di epilogo: 407–422. Post scriptum: 423–425. Post-post scriptum: 426–427. Indice generale: 428. 428