Forme di Governo Monarchia assoluta Con l`affermazione dello

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Forme di Governo Monarchia assoluta Con l`affermazione dello
Forme di Governo
Monarchia assoluta
Con l'affermazione dello Stato assoluto, l'estendersi dei fini statuali e il moltiplicarsi dei settori di
pubblico intervento, si generano le premesse per la costituzione dei primi nuclei (fisco, esercito) di
una struttura amministrativa statuale, unitaria e stabile. In capo alla struttura vi è il sovrano, unico
organo titolare del potere di decisione politica, la cui legittimazione è tratta dalle vicende storiche e
dalla divinità. Il Sovrano è il perno delle funzioni statali: funzione legislativa (il re fa le leggi),
funzione esecutivo – amministrativa ( il re nomina i funzionari), funzione giurisdizionale (il re
nomina i giudici, che amministrano in suo nome la giustizia). E' la monarchia assoluta.
Monarchia costituzionale
La rivoluzione francese sancisce la fine dello Stato assoluto, dunque della monarchia assoluta.
In Inghilterra Locke teorizza il principio che influenzerà l'esperienza costituzionale dello Stato
liberale: è il principio della divisione dei poteri. Esso frantuma l'unicità del potere sovrano e lo
ripartisce tra organi distinti ed autonomi l'uno rispetto all'altro. Nell'ottica di Locke, una forma di
governa centrata su due organi costituzionali: il Sovrano, titolare dlla funzione esecutiva e
federativa (politica estera) e il Parlamento, titolare della funzione legislativa ( in parte, anche di
quella giurisdizionale, esercitata, quale Corte di ultima istanza, dalla Camera dei Lords).
E' un'ottica che risente dell'esperienza inglese intorno alla metà del '600 e che vede Sovrano e
Parlamento in sostanziale equilibrio. Il Sovrano ha ancora un ruolo fondamentale ma, deve ora tener
conto del Parlamento. E' una situazione dualista.
In Francia il principio della divisione dei poteri ha na concezione diversa. Operata – seppur con
sensibili differenze – da Montesquieu e Rousseau, appare comunque centrale l'idea secondo cui non
ci dovrà essere alcun monopolio da parte degli organi dello Stato, ma nemmeno alcun potere
esercitato senza tener conto della volontà popolare. La legittimazione del potere avviene ora tramite
una pluralità di soggetti istituzionali (Parlamento, Governo, Giudici), ciascuno chiamato ad operare
separatamente ed autonomamente rispetto agli altri.
Ma, una vera separazione dei poteri dello Stato non avverrà, sono correlati l'uno all'altro secondo
combinazioni che variano a seconda delle peculiarità delle diverse esperienze costituzionali. Tale
principio comunque, lo si applica per la prima volta con la monarchia costituzionale, prima fase
dello Stato liberale. Questo si affera in Inghilterra (metà del XVII° sec.); Francia (Costituzione del
1815), Belgio (Costituzione del 1831) e Regno di Sardegna (1848). Accanto all'organo sovrano se
ne afferma uno autonomo: il Parlamento, legittimato dalla volontà popolare e interlocutore
necessario del re. Il Sovrano mantiene il potere esecutivo, il potere di nomina e revoca dei suoi
ministri, mantiene formalmente il potere giurisdizionale ( la giustizia si esercita in nome del re) ma
deve dividere la legislazione con il Parlamento e sottoporvi gli atti fondamentali per la vita dello
Stato, in primis quelli riguardanti le spese.
Tale forma di governo è l'espressione dei nuovi rapporti sociali che si sono determinati; la nuova
classe dominante, quella borghese, ha finalmente una sede di rappresentanza politica. Più
l'esperienza liberale si consoliderà, più si attenueranno i poteri del Sovrano, più si accrescerà il
ruolo del Parlamento.
Intanto nasce un nuovo organo costituzionale: il Governo. Organo autonomo, espressione delle
forze politiche presenti in Parlamento. Oltre a querst'ultimo e il re, è il terzo polo di decisione
politica.