Una preziosa esperienza

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Una preziosa esperienza
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Una preziosa esperienza
Intervista ad Antonio Rinetti
a cura di Nicola Catania, Daniela De Pasquale, Maria Rosaria Nico,
Domenico Scordino
Proponiamo di seguito un’altra intervista condotta da alcuni studenti del
Master della Fondazione Istud in Risorse Umane e Organizzazione, con
l’obiettivo di raccontare esperienze rappresentative di persone che hanno
svolto un percorso professionale all’interno della funzione Risorse umane.
Intervistare un Direttore del Personale con un’esperienza trentennale è un grande privilegio, per chi si sta affacciando nel mondo delle Risorse Umane rappresenta un’occasione unica.
Il nostro ‘compito’ si è rivelato tanto utile quanto piacevole. Antonio Rinetti è un grande professionista del settore, ha maturato un bagaglio di esperienze considerevole, dalle
multinazionali italiane e straniere alla consulenza, passando per il mondo delle banche.
Chi meglio di lui che ha conosciuto da vicino la complessità delle grandi aziende, il
rigore delle banche e la specializzazione della consulenza, poteva fornirci un quadro
completo della varietà del settore Hr?
La nostra intervista ci ha fornito tanti interessanti spunti su come si siano evoluti nel
tempo il lavoro del Direttore del Personale e il settore delle Risorse Umane, anche a
causa della recente crisi economica. Il ruolo della Direzione del Personale, nonostante
talvolta non venga valorizzato e utilizzato per i reali contributi che potrebbe dare all’interno dell’azienda, costituisce sempre un valore strategico per il buon funzionamento
di una realtà lavorativa. Infatti, questa figura deve essere in grado di valutare e scegliere
le persone giuste per l’azienda, facendo in modo che la squadra lavori al meglio per realizzare e allinearsi con gli obiettivi del management. I nostri interlocutori –insieme ad
Antonio Rinetti anche Francesco Cameroni, esperto di recruiting– non si sono risparmiati nel dare consigli utili a chi, come noi, sta entrando in questo mondo, e fino ad ora
era inconsapevole di quali fossero le ‘carte vincenti’ che possono fare la differenza in
questo settore.
Chi è Antonio Rinetti
Astigiano di nascita, coniugato con due figli e laureato in Giurisprudenza a Torino. Ha maturato
un’esperienza ultratrentennale nell’ambito delle Risorse Umane di società italiane (Fiat, Teksid) e
multinazionali (Westinghouse, Danone, Johnson & Johnson e PPG) in qualità di Direttore del Personale delle consociate italiane e con un’esperienza europea triennale di direzione di headquarter
a Parigi. Per oltre dieci anni è stato Direttore
Risorse Umane di Mediobanca, Banca di Credito Finanziario e coordinatore per conto della
Capogruppo delle politiche HR del Gruppo Bancario, costituito da società leader nel credito al
consumo (Compass) nel leasing (Selma BPM)
e nel retail (Chebanca!). Parla fluentemente
francese e inglese. Nel corso della sua carriera
ha sviluppato in particolare progetti organizzativi e di change management caratterizzati da
metodi innovativi e da un’attiva partecipazione,
oltre che una lunga e consolidata esperienza
nel recruiting di posizioni di vertice.
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Quando e com’è nato il suo interesse per le Risorse Umane?
Rinetti: In modo fortuito. L’inizio della mia carriera è
avvenuto casualmente. Mi trovavo a un colloquio e fui
particolarmente colpito dalla dialettica dell’intervistatore al punto che esclamai “Immagino che lei si diverta
a fare questo lavoro”. Il caso volle che in quel momento
stessero cercando un Selezionatore del Personale e fui
assunto io. Non avevo idea di cosa fossero le Risorse
Umane. Oggi la situazione è molto diversa: non ci sono
spazi per l’improvvisazione.
Cameroni: Durante gli studi in Giurisprudenza, ho
svolto diversi lavori. La mia fortuna è stata quella di
avere un grande uomo come mentore che mi ha guidato
nei momenti salienti della mia carriera.
Rinetti: È molto importante per la carriera di un giovane l’essere affiancati e guidati da un coach senior,
evitando in questo modo il rischio di cadere nell’autoreferenzialità.
che nelle relazioni interpersonali. Una banca d’affari è
simile a uno studio legale internazionale, una somma
di individualità, dove il direttore del personale deve
svolgere un lavoro ‘di spogliatoio’, fatto di supporto e
motivazione.
Qual è stata la sua esperienza all’interno di una
multinazionale?
Rinetti: Le multinazionali sono contraddistinte da una
forte cultura e una policy solida. Ricordo ad esempio la
mia esperienza in Danone, un’azienda singolare, molto
attenta alla gestione sociale dell’impresa, con una fortissima sensibilità ai temi delle risorse umane; particolarmente orientata alla formazione e alla job rotation e
fautrice di accordi innovativi con i sindacati. Durante
la mia permanenza a Parigi ho sperimentato un modo
di lavorare diverso rispetto a quello cui ero abituato in
Italia: caratterizzato da una comunicazione molto rapida e soprattutto più efficiente, si lavora di meno ma si
produce di più. Infatti, le multinazionali anglosassoni
rispetto a quelle di stampo latino sono contraddistinte
da meritocrazia, processi più strutturati e meno libertà.
Ciò che differenzia le multinazionali rispetto alle aziende di servizi è l’oggetto del proprio lavoro. Le aziende di prodotti hanno un imprinting molto più forte,
in quanto si identificano con i loro prodotti, fissando e
adottando propri ‘comandamenti’.
È difficile per un Direttore del Personale trovare il
giusto equilibrio tra carriera e vita privata?
Rinetti: Non esistono regole fisse. I benefici comportano sacrifici e rinunce. La mia famiglia mi ha seguito nei
vari spostamenti che ha comportato il mio lavoro.
I tre anni vissuti a Parigi si sono rivelati un’esperienza
utile in quanto la mobilità e la flessibilità sono aspetti
importanti, soprattutto per noi italiani, poco inclini a
spostarci fuori dai confini nazionali. La mobilità geografica può comportare privazioni dal punto di vista
personale, ma è molto utile lavorare in contesti internazionali, differenti dal nostro per sviluppare una maggiore apertura mentale.
Ogni trasferimento rappresenta un grande arricchimento, lavorare in ambienti completamente diversi aiuta una persona ad adattarsi e calarsi in contesti sempre
diversi che ti costringono a ‘reinventarti’ ogni volta.
E per quanto riguarda il mondo delle banche?
Rinetti: All’interno di Mediobanca mi sono occupato principalmente di: processi di valutazione, compensation and benefit, formazione e coaching. È stata
un’esperienza importante ma poco esportabile.
In questo caso mi sono visto proiettato in una realtà
diversa da quella a cui ero abituato; quando sono entrato in Mediobanca come Direttore del Personale, la
funzione si chiamava ‘Segreteria del personale’. Ho impiegato quattro anni per far sì che cambiasse nome, per
non parlare della formazione che era considerata una
cosa impensabile.
Le banche, non immedesimandosi con i loro prodotti,
risultano più neutrali e questo lo si può percepire an-
Potrebbe raccontarci un periodo che ha segnato
la sua carriera o un aneddoto particolare che le è
particolarmente rimasto impresso?
Rinetti: È molto difficile scegliere un solo episodio,
ci sono così tanti aneddoti e vicende particolari che mi
hanno segnato che per me è quasi impossibile sceglierne uno in particolare. Sicuramente ricordo un momento
che ha segnato il nostro Paese e instaurato un clima di
paura e tensione: le brigate rosse e il rapimento di Aldo
Moro. In quel periodo ci era stato vivamente consigliato di non girarci per strada se fossimo stati chiamati per
nome. Non potrò mai dimenticare un momento storico
così difficile.
Quali ripercussioni ha comportato e tutt’oggi
comporta la crisi economica sul mondo delle Risorse Umane?
Rinetti: La crisi ha spostato l’orizzonte al breve termine, non è più possibile fare previsioni sul futuro e
anche le Risorse Umane hanno un orizzonte temporale
limitato. Le aziende sono costrette a tagliare gli investimenti, in particolar modo nel settore della formazione.
In passato erano le aziende principalmente interessate a
formare i loro dipendenti, ora invece sono i dipendenti
stessi che devono provvedere allo sviluppo e alla crescita delle proprie competenze e conoscenze tecniche.
Quali caratteristiche, secondo Lei, dovrebbe avere
una giovane risorsa che si affaccia nel mondo Hr?
Rinetti: Sicuramente un grande interesse verso le persone, capacità di ascolto, una buona cultura, la capacità
di distaccarsi emotivamente, curiosità, flessibilità mentale, capacità empatica. Chi lavora nell’Hr dev’essere
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come un magistrato, in una posizione super partes. Saper ascoltare è un aspetto fondamentale, inoltre è importante avere una visione di processo, dinamica, delle
cose, ed essere provvisti di un forte senso etico per dare
il buon esempio, perché è dagli esempi che le persone
imparano.
Cameroni: Per lavorare nel settore delle Risorse Umane è molto importante avere un buon ordine mentale,
senza diventarne schiavo. Il peso della Direzione del
Personale oggi è diminuito, nonostante ciò è molto importante lavorare a stretto contatto e relazionarsi continuamente con il management dell’azienda, solo così il
proprio lavoro potrà realizzarsi con successo. Dovrete
sviluppare caratteristiche intangibili, una spiccata capacità immaginativa, grande originalità e
progettualità. È molto importante per
un Direttore del Personale dare contributi personali e saper creare e gestire un team.
La prima squadra coesa infatti deve
essere proprio quella delle Risorse
Umane, per questo motivo bisogna
sempre accertarsi che la squadra
sia unita e che lavori con coerenza e
credibilità. Il valore aggiunto delle
Risorse Umane è il saper trovare un
collegamento tra la mission aziendale e gli obiettivi interni e questo è
possibile solo con una buona comunicazione interna.
Una volta messo mano all’orologio e resici conto dell’ora
e mezza abbondante trascorsa, abbiamo concluso la nostra intervista con un’ultima domanda.
Quali consigli darebbe a chi volesse intraprendere
una carriera nelle Risorse Umane?
Rinetti: Molto spesso i giovani sono proiettati verso le
multinazionali, sono attratti dai loro brand e pensano
che entrare in un’azienda di grandi dimensioni possa
incidere incredibilmente sulle loro carriere. Io, invece,
consiglierei ai giovani di investire il proprio futuro in
aziende di medie dimensioni, meglio se di nicchia. È
importante guardare la policy e i valori di un’azienda e
considerare il modo in cui trattano i propri dipendenti.
Direi che, oltre a essere flessibili e inclini allo spostamento, il mio consiglio per le giovani risorse che lavorano nell’Hr è quello di essere originali. Troppo spesso si pensa unicamente a valorizzare i giovani talenti,
quando c’è un’ampia popolazione ‘analogica’ di lavoratori quarantenni, per nulla presi in considerazione e
motivati, e che invece possiede un know-how notevolissimo. La crisi non ha colpito solo i giovani che stanno iniziando ora le loro carriere lavorative ma anche i
lavoratori di mezz’età che spesso vengono licenziati o
ritenuti spesso troppo onerosi dalle aziende rispetto a
giovani stagisti. La nuova sfida consiste nell’investire
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su di loro, rivitalizzando le loro conoscenze, ad esempio
attraverso interventi di coaching o mentoring nei confronti dei giovani.
Cameroni: Basandomi sulla mia esperienza, io consiglierei ai giovani che si affacciano in questo mondo di
iniziare la propria carriera in un’azienda e poi, se interessati alla consulenza, accedervi successivamente.
L’azienda può fornire una visione d’insieme, dei vari
processi e fasi, che sono estremamente utili per comprendere a 360 gradi le dinamiche lavorative. Nella
Consulenza si rischia di non riuscire a sperimentare la
pratica della teoria che si è appreso.
Diversamente, iniziando il proprio percorso in consulenza si rischia di limitare le proprie conoscenze e
competenze e in questo modo pregiudicare
la possibilità di un ingresso successivo
nelle imprese. Bisogna avere tanta
pazienza, costanza, fare più gavetta
e sviluppare una grande capacità di
investimento.
Il quadro disegnatoci da Rinetti ci
ha trasmesso in parte quella passione ed entusiasmo, con i quali ci ha
rappresentato in maniera vivissima
un frammento, chissà quanto piccolo, delle sue vicende lavorative.
Un mestiere, quello del Direttore
del Personale, sicuramente dalle molte sfaccettature, ma che mette alla prova
continuamente chiunque decida di cimentarsi, trovandosi quotidianamente a che fare con occasioni di sviluppo e crescita.
“Lavorare nel mondo Hr è una bellissima esperienza,
il bello di questo mestiere è che ogni giorno non puoi
sapere con certezza cosa farai; quando hai davanti una
persona, ogni volta è come se fosse la prima”.
Parola di Antonio Rinetti.
Partiamo per Milano con un misto di impazienza e tensione, avevamo anche preparato una scaletta di domande che è stata modificata in corso, dato che per nostra
fortuna l’intervista formale si è trasformata in una piacevole chiacchierata.
Il clima dell’intervista è disteso e informale; Rinetti ci
accoglie con gentilezza e noi non possiamo che essere
rapiti e compiaciuti dalla sua cordialità e personalità.
Veniamo accolti con un sorriso e la promessa strappata
di creare tra di noi un clima non formale e sereno. Dopo
una breve presentazione da parte di Rinetti e Cameroni, la parola passa a noi, invitati cordialmente a presentarci prima d’iniziare le domande.
A seguito di uno scambio di battute e sguardi sorprendentemente complici, prende piede la nostra intervista. Sono le 16:15 e noi, aspiranti Responsabili
del Personale, siamo impazienti di cogliere qualsiasi
dettaglio e consiglio che i nostri interlocutori vogliano
condividere.