E adesso che si fa?». «Non vi lasceremo soli».,Storie

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E adesso che si fa?». «Non vi lasceremo soli».,Storie
“Vivere, vivere, vivere la
Parola”
«Se per ipotesi assurda tutti i vangeli della terra venissero
distrutti, noi desidereremmo vivere in modo tale da riscrivere
il Vangelo con la nostra vita»[1]. Questa convinzione, anche
esigente, ha accompagnato la vita di quanti si sono avvicinati
in vario modo al Movimento dei Focolari fin dai suoi inizi,
quando, per gli effetti della Seconda Guerra mondiale, «tutto
crollava». Si viveva con particolare attenzione una “Parola”
alla volta, era la “veste” che s’indossava svegliandosi. La si
portava in cuore e la si applicava ogniqualvolta era
possibile.
Chiara Lubich, l’ha testimoniato infinite volte, narrando
storie affascinanti di frutti, scoperte, effetti.
Capovolgimenti personali e collettivi che non dubitava
definire “rivoluzioni”.
«Entrare nel Vangelo», tradurlo in pratica, incarnare una
parola dopo l’altra per «rievangelizzarsi». Una dinamica che
aveva e ha uno scopo chiaro: diventare «un altro piccolo Gesù
che passa sulla terra»[2]. Qui sta il fascino e il perché.
Oggi come ieri.
Qui sta la ragione di una prassi che si riscontra ancora oggi
nel Movimento dei Focolari: continuare ad offrire su molte
parole della Scrittura, a senso compiuto, un commento che,
stampato in circa 90 lingue e idiomi raggiunge in vario modo
milioni di persone. Perché «il mondo ha bisogno di una cura di
Vangelo», ne era convinta anche Chiara, che assicurava che
basterebbe una parola per santificarci, per essere un altro
Gesù. E tutti la posiamo vivere, di qualunque vocazione, età,
sesso, condizione noi siamo, perché Gesù è Luce per ogni uomo
che viene in questo mondo.
Questo è l’unico scopo del foglietto “Parola di Vita” che
porta un commento a una frase della Scrittura che spesso ci
troviamo tra le mani. Anche questa prassi, pedagogica per così
dire, ha radice nel tempo di fondazione del Movimento dei
Focolari. Su di essa però Chiara avvertiva con forza: «Non
bisogna vedere chi la commenta ma ciò che è commentato»: la
Parola, “lampada per i miei passi” e “luce sul mio
cammino”[3].
Chiaro, anzi, chiarissimo.
Oggi tale commento porta via via firme diverse e nasce dallo
scambio e dalla riflessione comune di un gruppo di persone,
diverse per età, formazione, cultura, origine, che mettono e
rimettono la Parola al centro della propria vita. Una sorta di
laboratorio da cui uno dei presenti raccoglie il frutto di
questa comunione e stila il testo – in questo momento lo fa
Letizia Magri – alla luce della spiritualità di comunione e
dell’esperienza che di essa i membri dei Focolari fanno. Ne
viene, in pratica, un suggerimento e un contributo destinato a
chiunque per aprire la porta alla Parola e, già dall’atrio,
far sentire il suo profumo.
«Vivere, vivere, vivere la Parola» era la passione di Chiara
trasmessa a molti. Passione che in forza della sua
spiritualità collettiva le faceva dire: «A noi non basta
viverla per conto proprio. No: è necessario comunicarci poi
reciprocamente tra fratelli le nostre esperienze»[4] su di
essa. In questa maniera, continuava, ci si evangelizza non
solo per lo sforzo personale nel viverla, «ma per accogliere
in sé la luce e l’esperienza dell’altro». Risultato?
Evangelizzarci come singoli e come comunità, essere «sempre
più Gesù, singolarmente e collettivamente». E dove Gesù vive,
anche attraverso di noi, il mondo riceve luce e trova la forza
di trasformarsi.
Victória Gomez
[1] Cfr. C. LUBICH, La Parola di Dio¸ Città Nuova, Roma 2011,
p. 18
[2] Ecco come vorrei i gen 3, in «GEN 3», marzo 1974
[3] Sal 118, v. 105
[4] C. LUBIH, Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Città
Nuova, Roma 2002, p. 41
I popoli nella famiglia umana
Seminario di Primiero 27-28 agosto 2016
LO SPIRITO DI PRIMIERO E LA PACE TRA I POPOLI
L’attualità di un patto siglato nel 1959 nella località del
Trentino. Lo sguardo planetario delle prime comunità del
Movimento dei Focolari dalla guerra fredda agli scenari del
nuovo millennio.
Vedi articolo su città nuova online
Nulla è impossibile all’amore
La testimonianza di Danilo, 29 anni, impegnato del Movimento
Diocesano dei Focolari. Il coraggio di donarsi agli altri
oltre la malattia.
«Nessuno della mia famiglia conosceva i Focolari e, per quel
che ricordo, la spinta a tornare ogni sabato all’appuntamento
per approfondire il Vangelo era dovuta al fatto che avevo
trovato chi mi voleva bene in un modo disinteressato. Sono
nato e cresciuto ad Ascoli Piceno, ed ogni anno ho partecipato
ai corsi di formazioni per ragazzi, consolidando così il mio
cammino di fede.
A 19 anni ho dovuto affrontare un intervento al ginocchio, a
seguito del quale si sono presentate alcune inattese
complicazioni. Mentre ero ancora in ospedale i medici mi
dissero che non avrei più potuto giocare a pallavolo e che non
sarei mai più tornato ad avere la piena funzionalità della
gamba. In quel momento capii chiaramente cosa volesse dire che
“Dio è un ideale che non crolla” e decisi di fidarmi di Lui.
Se non potevo più praticare alcuno sport, Egli avrebbe trovato
sicuramente altro da farmi fare.
Dopo le scuole superiori ho proseguito gli studi
all’università, ma ogni sabato tornavo nella mia città per
prestare servizio come animatore nella parrocchia, sfruttando
la mia propensione a preparare giochi per giovani e ragazzi.
Pur non potendo giocare, ho scoperto quanto fosse divertente e
gratificante far giocare gli altri, talvolta sottoponendoli a
prove funamboliche!
Negli stessi anni iniziai ad avvertire nel cuore una forte
chiamata di Dio a spendere la mia vita per Lui negli altri.
Alla Mariapoli 2007, dopo aver ricevuto Gesù Eucarestia,
sentii nel cuore quale fosse la mia strada: portare il carisma
dell’unità nella mia diocesi. Era una totale scelta di Dio,
messa a servizio di una realtà particolare.
Questo tuffo in Dio mi ha portato a vivere la vita nella
pienezza della gioia, e in modo particolare mi ha permesso di
affrontare una situazione che umanamente non sarei mai stato
in grado di affrontare. Nel 2010, infatti, iniziai ad avere
nuovi problemi alla gamba che aveva subìto l’intervento, poi
all’altra, alla schiena, e nel giro di pochi mesi facevo
fatica a camminare e a stare in piedi. I medici non trovavano
spiegazioni e, dato che ero prossimo alla laurea, ipotizzarono
una sorta di esaurimento nervoso o di depressione.
Io continuavo a sentire nel cuore la gioia di vivere assieme
ai miei compagni di avventura ideale, e non capivo cosa mi
stesse accadendo. Una sera, mi rifugiai in chiesa e pregai di
fronte a Gesù Eucarestia: “Se è nella tua volontà iniziare
queste cure, dammi un segno. Se, invece, ho una strana
malattia, fammelo capire, perché voglio continuare ad essere
un dono per gli altri”.
Con l’ennesima ricerca si scopri che ero affetto da una rara
malattia genetica che scatenava tutte le problematiche che
stavo vivendo e che tuttora mi costringe a convivere col
dolore cronico. Subito i pensieri furono invasi di domande e
d’angoscia. Come avrei continuato a vivere per gli altri?
Capii che l’Amore di Dio non cambiava neppure di fronte a
tutto quel dolore, forse io lo percepivo in modo diverso, ma
il suo amore era sempre immenso. Cosa potevo fare allora?
Continuare ad amare e a costruire l’unità con tutti, anche se
ora è più faticoso, anche se avrei voglia di restare da solo.
Qualche mese dopo mi chiesero di seguire un gruppetto di
giovanissimi. Pensavo: ce la farò? Lasciai da parte le paure e
decisi di mettermi ancora a servizio degli altri. Oggi devo
dire che, in questi anni, i ragazzi del gruppo spesso sono
stati la mia forza e il mio coraggio. Perché amando tutto si
supera.
Tante sono le occasioni che non avrei mai immaginato di
riuscire fisicamente a sostenere, eppure ce l’ho fatta,
costatando che davvero “Nulla è impossibile a Dio”».
dal sito www.focolare.org
Sognare altri mondi…cambiare
questo
Si è conclusa il 10 luglio a Lago Laceno, (località a 1050
metri in provincia di Avellino)
la Mariapoli che ha
registrato la presenza di ca 800 partecipanti provenienti
dalla Campania e dalla provincia di Potenza. Un popolo
variegato composto da adulti, giovani, ragazzi e bambini, reso
internazionale dalla presenza di un nigeriano, una persona
della Costa d’Avorio, di due sacerdoti vietnamiti e due
religiosi
dell’America
Latina. Per una parte dei
presenti, è stato uno dei primi
contatti con l’esperienza del
Movimento dei Focolari frutto di
rapporti personali maturati nel
tempo; per un’altra discreta
percentuale è stato un ritorno in Mariapoli dopo vari anni in
cui
non aveva partecipato. Per tutti tre giorni gioiosi,
distensivi e profondi.
Ciao sono Gabriella ed ho partecipato alla mia prima Mariapoli
(dico prima perché ne seguiranno certamente altre!) con i miei
bimbi di 2 e 4 anni e mia madre, invitata da una cara amica
che non finirò mai di ringraziare. […] Sono rimasta colpita
dal grande senso di accoglienza che ognuno manifestava anche
con una semplice stretta di mano o uno sguardo oltre che gesti
comuni, ma non scontati, di fratellanza. Mi sono portata
dentro qualcosa che ancora non so definire ma che sento grande
e bello e mi dà senso di benessere e quiete. […]mi sono resa
conto che Mariapoli non è un luogo fisico ma un luogo di pace
che ognuno può portare con sé e continuare a rivivere e far
vivere ogni giorno anche al prossimo.
Il programma ha visto momenti diversi: il primo giorno, un
grande gioco a squadre che Michele aveva preparato con i suoi
amici della Federazione cronometristi, e poi laboratori
creativi e passeggiate per tutti i gusti e…le resistenze!
Un’ impressione dal blog della Mariapoli: I giochi sono stati
un’unione tra generazioni, abbiamo costruito lí la Mariapoli,
è stato un momento di grande famiglia.
Punti forti i forum tematici:
sul dialogo fra generazioni, il
rapporto con il creato, la
legalità, il dialogo fra culture
diverse e l’ accoglienza. Qui
abbiamo
sperimentato
la
“ricchezza” dell’Italia con
tante
persone
esperte
e
qualificate che hanno saputo
rendere questi momenti molto coinvolgenti, suscitando risposte
ed impegni concreti.
Lasciamo parlare ancora qualche impressione:
Grazie a Fernando per averci raccontato la sua bellissima
esperienza. Ci ha dato una grandissima carica e la speranza
che insieme possiamo veramente rivoluzionare il mondo…perché
”nulla è impossibile a Dio”!.
La Mariapoli mi ha dato la responsabilità di dover fare
qualcosa e la necessità di informarmi. Ho capito che devo
istruirmi e conoscere in più per non cadere nell’ignoranza e
nei pregiudizi.
Ho capito l’importanza di cercare soluzioni insieme con le
persone di buona volontà, e di cercare anche belle
condivisioni con persone di altri credo e di altre opinioni.
I bambini hanno vissuto una “missione spaziale”: guidati dalla
bussolo che scandiva ogni giorno le tappe (“Amare tutti”,
Amare per primi”, …) hanno accolto l’ultimo giorno due
astronauti che li avevano contattati il primo giorno e che si
erano sentiti attratti dal “pianeta Mariapoli”.
I giochi nei boschi, alla luce della Regola d’oro e del time
out hanno reso gli adolescenti presenti una “squadra”, con la
gioia che viene dall’ essere insieme.
A conclusione possiamo dire che la Mariapoli è stata davvero
quello che avevamo “sognato”
all’inizio di quest’anno:
un’esperienza di unità, sperimentare la presenza di Gesù fra
noi. Presenza generata, sin dalla preparazione nell’allenarci
ad accoglierci anche partendo da idee molto diverse; nel
condividere decisioni che all’inizio potevano sembrare
rischiose, sentendoci tutti responsabili e costruttori.
Sul blog continuano ad arrivare esperienze ed impressioni:
lasciamo ad alcune di queste, scelte fra le tante, la
conclusione:
Non dobbiamo assentarci dalla vita sociale. Il mondo necessità
di unione tra spiritualità e azione.
La cosa che più mi ha colpito di questa Mariapoli sono stati i
giovani, mi hanno commosso, sono vicini a noi e come noi,
senza barriere, entusiasti.
Abbiamo compreso la necessità di congiungere le generazioni
anche attraverso la tecnologia.
[…]Semplicemente desidero leggere in me il cambiamento (o il
suo germe iniziale almeno). Innanzi tutto io sono uno alla sua
prima esperienza in Mariapoli e l’impressione è stata
certamente molto forte soprattutto in ció che sono stati i
rapporti interpersonali. […] un’ esperienza indelebile che mi
fa desiderare ulteriori incontri come questo per una crescita
interiore e comune.
Esercizi
spirituali
per
giovani sacerdoti e diaconi
… siano una cosa sola (Gv 17, 21)
Esercizi spirituali per giovani sacerdoti e diaconi
sulla vita della beata Chiara Luce Badano
21-25 novembre 2016
Presso la Casa di Ospitalità Fatebenefratelli di Varazze (SV)
Gli esercizi avranno uno stile di comunione: agli interventi
dei relatori ed ai momenti di silenzio si alterneranno spazi
di condivisione tra i presenti. Incontreremo persone che hanno
vissuto con Chiara e trascorreremo una giornata nella “sua”
Sassello.
Arrivo nel pomeriggio di lunedì 21 novembre; alle 18.30 vespri
e presentazione del corso.
Conclusione a Sassello alle 15 di venerdì 25 novembre.
Sistemazione in camera singola con bagno. Quota: €250 tutto
compreso.
Contatti:
d. Tommaso Danovaro, 3479142205, [email protected]
d. Andrea Della Monica, 3405005114, [email protected]
d. Alessandro Martini, 3486538661, [email protected]
d. Gianfranco Manera, 3383133914, [email protected]
Info ed iscrizioni: http://esercizichiaraluce.blogspot.it/
Modulo per le iscrizioni online: iscrizioni
Evento Facebook: Pagina facebook
Chiara
come?
Lubich:
dialogare,
Rieti, 4 giugno 1996
L’esperienza del Movimento dei Focolari nel campo del dialogo
interreligioso. Tratto dall’intervento di Chiara Lubich in
occasione della consegna del premio “Civiltà dell’Amore”.
Dialogare, come?
dal sito del Centro Chiara Lubich
Un nuovo impulso per l’Italia
Si conclude un appuntamento che ha segnato una tappa
importante per le e i volontari e per tutto il Movimento dei
Focolari nel nostro Paese.
Il terzo e ultimo giorno del congresso delle e dei volontari
si apre con la sospensione degli esiti del terremoto che alle
7.40 sconvolge ancora una volta l’Italia centrale. Tanti dei
presenti erano arrivati qui lasciandosi alle spalle le paure
delle scosse dei giorni precedenti e ripartono con in cuore la
trepidazione per quanto sta accadendo nelle proprie città,
nelle proprie case, in famiglia.
Quanto si vive nella mattinata al Centro Mariapoli è un nuovo
impulso per l’Italia: si vedono le circa duemila persone
presenti, motivate più che mai, pronte a dare un forte
contributo al Paese per mettere in moto e in rete tutte le
energie positive orientate al bene comune.
I due pomeriggi
precedenti,
dedicati
a
150
gruppi di lavoro,
suddivisi in 38
ambiti,
caratterizzati
dalla
gioia
di
stare insieme, di
conoscersi
e
condividere il proprio vissuto e le tante buone pratiche in
atto, hanno fruttato infatti proposte concrete che vengono
presentate alla sala, anche se, necessariamente, in maniera
sintetica. Dicono di processi che si sono avviati a livello
nazionale e di rapporti che si sono infittiti fra persone
impegnate negli stessi ambiti, ma finora non ancora
sufficientemente collegate.
Ad un’Italia che cambia, investita ancora dalla crisi
economica, coinvolta fortemente nella gestione delle ondate
migratorie, interpellata dal bisogno di legalità, di impegno
civico, di inclusione sociale, di formazione per le nuove
generazioni, i volontari riuniti in questi giorni intendono
infatti portare il proprio contributo. Tanti lo fanno già, a
dire il vero, ma qui sono nate nuove sinergie in grado di
produrre un effetto moltiplicatore. Numerosi i gruppi whatsapp
nati in questi giorni per continuare a tenersi collegati, le
mailing list costituite, i contatti scambiati.
Citiamo solo alcune tra le
proposte emerse: sviluppare
attività di tutoraggio e
formazione
dei
giovani
imprenditori; incentivare i
Gruppi di acquisto solidale
(GAS)
e
favorire
una
alimentazione sana km-zero,
il riciclo e riuso, la
coltura biologica, la filiera
corta;
intensificare
la
relazione tra produttore e
consumatore costruendo una
piattaforma.
Integrare le
numerose esperienze in corso,
dal nord al sud del Paese, di
accoglienza ai migranti, dall’arrivo all’inserimento stabile
nelle nostre città. Collaborare con le associazioni che
promuovono la cultura della pace, scambiare le competenze
sull’educazione alla legalità e riconoscersi tra figure
professionali diverse operanti nel mondo della giustizia.
Porre attenzione al creato, a stili sobri, ad un’agricoltura
sostenibile, ad un’urbanistica che favorisca le relazioni tra
cittadini. Interagire con le istituzioni nell’ambito della
scuola e dell’università. Sviluppare banche del tempo e delle
relazioni, piattaforme di comunicazione, mettere in atto
modalità che facciano sentire la vicinanza alle famiglie nelle
varie fasi del loro percorso di vita.
Gli ambiti riconducibili alla cittadinanza attiva e alla
pubblica amministrazione hanno costituito vere e proprie reti
nazionali e si sono intraviste nuove possibilità di esportare
da una regione a un’altra buone prassi sperimentate sul piano
civile, da implementare anche realizzando una “piazza
virtuale”.
A base di tutto, poi, la capacità di dialogare, perché i
percorsi nascano con una forte partecipazione, un grande
coinvolgimento, e siano portati avanti il più insieme
possibile, con la capacità di non escludere nessuno.
E un congresso il cui
titolo
“Condividere”
era
non
poteva che concludersi
con la proposta di uno
strumento
di
condivisione: una app,
Fag8, per condividere
oggetti, tempo, progetti. Chi è del Movimento sa come sin
dagli inizi, per quanti venivano a far parte della comunità
dei Focolari mettere in comune i propri beni e i propri
bisogni era naturale. Questa abitudine, proseguita nel tempo,
è sempre stata chiamata il “fagotto”. Da qui il nome della
app, ieri fra piccoli gruppi e a livello locale, oggi a
livello nazionale e non solo: fedeltà alle origini, creatività
dell’oggi. Un oggi fortemente radicato nel carisma dell’unità
e altrettanto decisamente orientato alla concretezza.
Esperienze:
fraternita-nelle-istituzioni
associazione-amici-del-tedesco
progetto-apriamoci
una-casa-per-chi-vive-in-auto
Slide foto congresso 2016 a cura di Enzo Parenza
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I principi del dialogo
Articolo apparso sulla rivista Città Nuova n. 4/aprile 2016
I princìpi del dialogo
Jesús Morán è copresidente del Movimento dei Focolari.
Laureato in Filosofia,
è specializzato in antropologia teologica e teologia morale.
Se vogliamo che il dialogo non resti una tragica ingenuità,
sogno e traguardo irraggiungibile, ci vuole – vedi il mio
articolo di marzo – un’adeguata antropologia e un’efficace
pedagogia che lo sostenga. Proporrò quindi alcuni princìpi
basilari.
Primo. Il dialogo è sempre incontro personale. Non si tratta
di parole o pensieri, ma di donare il nostro essere. Non è
semplice conversazione ma qualcosa
che tocca gli interlocutori nel profondo. Diceva Rosenzweig:
«Nell’autentico dialogo qualcosa accade sul serio». In altre
parole: non si esce indenni da un vero dialogo, qualcosa
cambia in noi.
Secondo. Il dialogo richiede silenzio e ascolto. Il silenzio è
fondamentale per
un retto pensare e parlare. Un silenzio profondo, coltivato
con pazienza in solitudine e messo in pratica di fronte
all’altro, al suo pensare, al suo parlare. Ecco un bel
proverbio indù: «Quando parli fa in modo che le tue parole
siano migliori del tuo silenzio». Oggi è più che mai
necessario – affermava Benedetto XVI – «un ecosistema che
sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni».
Nell’esercizio del dialogo abbiamo bisogno del silenzio per
non logorare le parole stesse.
Terzo. Nel dialogo rischiamo noi stessi, la nostra visione
delle cose, la nostra identità, anche culturale. Dobbiamo
conquistare una «identità aperta», matura, e allo stesso tempo
allenata su un assioma antropologico fondamentale: «Quando ci
capiamo con qualcuno, so meglio anche chi sono io».
Parafrasando una idea di K. Hemmerle: se mi insegni il tuo
pensare, io potrò imparare di nuovo il mio annunciare.
Quarto. Il dialogo autentico ha a che fare con la verità. Ma
attenzione: la verità è una realtà relazionale (non relativa,
che è diverso). Significa che la verità è la stessa per tutti,
ma ognuno mette in comune con gli altri la sua personale
partecipazione e comprensione della verità. Quindi la
differenza è un dono, non un pericolo. «Il dono della
differenza» è un altro pilastro della cultura del dialogo.
Quinto. Il dialogo richiede volontà. L’amore alla verità mi
porta a cercarla, a volerla, e per questo mi metto in dialogo.
Spesso si pensa che dialogare sia cosa da deboli.
In realtà è il contrario: solo chi ha una grande forza di
volontà rischia se stesso nel dialogo. Ogni atteggiamento
dogmatico o fondamentalista nasconde paura e fragilità.
Bisogna diffidare di chi normalmente ricorre alle grida, usa
parole altisonanti o frasi squalificanti per imporre le sue
convinzioni. La forza bruta, anche dialettica, potrà vincere
ma mai convincere.
Sesto. Il dialogo è possibile solo tra persone vere. L’amore,
l’altruismo e la solidarietà preparano le persone al dialogo
facendole vere. Gandhi e Tagore avevano un’idea molto diversa
del sistema educativo da impiantare nell’India indipendente,
ma questo non ha ostacolato la loro amicizia. Papa Wojtyla e
il presidente Pertini ebbero, durante un lungo periodo,
un’intesa profonda sul destino dell’umanità, eppure
viaggiavano su categorie quasi opposte.
Settimo. La cultura del dialogo conosce solo una legge, quella
della reciprocità. Solo in essa il dialogo trova senso e
legittimità.
Se le nazioni ricorressero al dialogo prima che al tacere
omicida della vendetta o della ricchezza o dell’affermazione
personale, nuoteremmo nella felicità di cui oggi ci priviamo.
Se le religioni dialogassero per onorare Dio; se le nazioni si
rispettassero e capissero che la propria ricchezza è fare
ricca l’altra; se ognuno percorresse un “piccolo sentiero
personale” di novità, ci potremmo lasciare alle spalle la
notte di terrore nella quale annaspiamo. Quali gli ostacoli
sul piccolo sentiero? Il giudizio, la condanna, la superbia
intellettuale.
Il lavoro da fare è artigianale per l’impegno che richiede,
senza distrazioni o compromessi, ma è pregno di cultura, più
di una professione. È un’attività faticosa e impietosa. Ma ci
salva la Misericordia.
Esercizi
spirituali
Consacrate – Loppiano
per
Loppiano – Esercizi spirituali per Consacrate
22 agosto 2016 – 28 agosto 2016
Nell’Anno della Misericordia, le Consacrate che aderiscono al
Movimento dei Focolari indicono una settimana di esercizi
spirituali nella cittadella di Loppiano, al Centro di
spiritualità “Casa Emmaus”.
«Le Consacrate avranno anche la possibilità di approfondire il
proprio carisma alla luce della spiritualità dell’unità –
dichiara la responsabile, suor Antonia Moioli – e in questo
contesto potranno vivere la reciprocità dei carismi, crescendo
dell’essere costruttrici di ponti verso tutti coloro che
incontrano».
Invito Raduno Consacrate Loppiano agosto 2016
Chiara e la famiglia
Dal 10 al 12 marzo 2017 a Loppiano converranno 700
partecipanti, si svolgeranno eventi in contemporanea in tutto
il mondo, in occasione dell’anniversario di Chiara Lubich.