E adesso che si fa?». «Non vi lasceremo soli».,Storie
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E adesso che si fa?». «Non vi lasceremo soli».,Storie
“Vivere, vivere, vivere la Parola” «Se per ipotesi assurda tutti i vangeli della terra venissero distrutti, noi desidereremmo vivere in modo tale da riscrivere il Vangelo con la nostra vita»[1]. Questa convinzione, anche esigente, ha accompagnato la vita di quanti si sono avvicinati in vario modo al Movimento dei Focolari fin dai suoi inizi, quando, per gli effetti della Seconda Guerra mondiale, «tutto crollava». Si viveva con particolare attenzione una “Parola” alla volta, era la “veste” che s’indossava svegliandosi. La si portava in cuore e la si applicava ogniqualvolta era possibile. Chiara Lubich, l’ha testimoniato infinite volte, narrando storie affascinanti di frutti, scoperte, effetti. Capovolgimenti personali e collettivi che non dubitava definire “rivoluzioni”. «Entrare nel Vangelo», tradurlo in pratica, incarnare una parola dopo l’altra per «rievangelizzarsi». Una dinamica che aveva e ha uno scopo chiaro: diventare «un altro piccolo Gesù che passa sulla terra»[2]. Qui sta il fascino e il perché. Oggi come ieri. Qui sta la ragione di una prassi che si riscontra ancora oggi nel Movimento dei Focolari: continuare ad offrire su molte parole della Scrittura, a senso compiuto, un commento che, stampato in circa 90 lingue e idiomi raggiunge in vario modo milioni di persone. Perché «il mondo ha bisogno di una cura di Vangelo», ne era convinta anche Chiara, che assicurava che basterebbe una parola per santificarci, per essere un altro Gesù. E tutti la posiamo vivere, di qualunque vocazione, età, sesso, condizione noi siamo, perché Gesù è Luce per ogni uomo che viene in questo mondo. Questo è l’unico scopo del foglietto “Parola di Vita” che porta un commento a una frase della Scrittura che spesso ci troviamo tra le mani. Anche questa prassi, pedagogica per così dire, ha radice nel tempo di fondazione del Movimento dei Focolari. Su di essa però Chiara avvertiva con forza: «Non bisogna vedere chi la commenta ma ciò che è commentato»: la Parola, “lampada per i miei passi” e “luce sul mio cammino”[3]. Chiaro, anzi, chiarissimo. Oggi tale commento porta via via firme diverse e nasce dallo scambio e dalla riflessione comune di un gruppo di persone, diverse per età, formazione, cultura, origine, che mettono e rimettono la Parola al centro della propria vita. Una sorta di laboratorio da cui uno dei presenti raccoglie il frutto di questa comunione e stila il testo – in questo momento lo fa Letizia Magri – alla luce della spiritualità di comunione e dell’esperienza che di essa i membri dei Focolari fanno. Ne viene, in pratica, un suggerimento e un contributo destinato a chiunque per aprire la porta alla Parola e, già dall’atrio, far sentire il suo profumo. «Vivere, vivere, vivere la Parola» era la passione di Chiara trasmessa a molti. Passione che in forza della sua spiritualità collettiva le faceva dire: «A noi non basta viverla per conto proprio. No: è necessario comunicarci poi reciprocamente tra fratelli le nostre esperienze»[4] su di essa. In questa maniera, continuava, ci si evangelizza non solo per lo sforzo personale nel viverla, «ma per accogliere in sé la luce e l’esperienza dell’altro». Risultato? Evangelizzarci come singoli e come comunità, essere «sempre più Gesù, singolarmente e collettivamente». E dove Gesù vive, anche attraverso di noi, il mondo riceve luce e trova la forza di trasformarsi. Victória Gomez [1] Cfr. C. LUBICH, La Parola di Dio¸ Città Nuova, Roma 2011, p. 18 [2] Ecco come vorrei i gen 3, in «GEN 3», marzo 1974 [3] Sal 118, v. 105 [4] C. LUBIH, Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Città Nuova, Roma 2002, p. 41 I popoli nella famiglia umana Seminario di Primiero 27-28 agosto 2016 LO SPIRITO DI PRIMIERO E LA PACE TRA I POPOLI L’attualità di un patto siglato nel 1959 nella località del Trentino. Lo sguardo planetario delle prime comunità del Movimento dei Focolari dalla guerra fredda agli scenari del nuovo millennio. Vedi articolo su città nuova online Nulla è impossibile all’amore La testimonianza di Danilo, 29 anni, impegnato del Movimento Diocesano dei Focolari. Il coraggio di donarsi agli altri oltre la malattia. «Nessuno della mia famiglia conosceva i Focolari e, per quel che ricordo, la spinta a tornare ogni sabato all’appuntamento per approfondire il Vangelo era dovuta al fatto che avevo trovato chi mi voleva bene in un modo disinteressato. Sono nato e cresciuto ad Ascoli Piceno, ed ogni anno ho partecipato ai corsi di formazioni per ragazzi, consolidando così il mio cammino di fede. A 19 anni ho dovuto affrontare un intervento al ginocchio, a seguito del quale si sono presentate alcune inattese complicazioni. Mentre ero ancora in ospedale i medici mi dissero che non avrei più potuto giocare a pallavolo e che non sarei mai più tornato ad avere la piena funzionalità della gamba. In quel momento capii chiaramente cosa volesse dire che “Dio è un ideale che non crolla” e decisi di fidarmi di Lui. Se non potevo più praticare alcuno sport, Egli avrebbe trovato sicuramente altro da farmi fare. Dopo le scuole superiori ho proseguito gli studi all’università, ma ogni sabato tornavo nella mia città per prestare servizio come animatore nella parrocchia, sfruttando la mia propensione a preparare giochi per giovani e ragazzi. Pur non potendo giocare, ho scoperto quanto fosse divertente e gratificante far giocare gli altri, talvolta sottoponendoli a prove funamboliche! Negli stessi anni iniziai ad avvertire nel cuore una forte chiamata di Dio a spendere la mia vita per Lui negli altri. Alla Mariapoli 2007, dopo aver ricevuto Gesù Eucarestia, sentii nel cuore quale fosse la mia strada: portare il carisma dell’unità nella mia diocesi. Era una totale scelta di Dio, messa a servizio di una realtà particolare. Questo tuffo in Dio mi ha portato a vivere la vita nella pienezza della gioia, e in modo particolare mi ha permesso di affrontare una situazione che umanamente non sarei mai stato in grado di affrontare. Nel 2010, infatti, iniziai ad avere nuovi problemi alla gamba che aveva subìto l’intervento, poi all’altra, alla schiena, e nel giro di pochi mesi facevo fatica a camminare e a stare in piedi. I medici non trovavano spiegazioni e, dato che ero prossimo alla laurea, ipotizzarono una sorta di esaurimento nervoso o di depressione. Io continuavo a sentire nel cuore la gioia di vivere assieme ai miei compagni di avventura ideale, e non capivo cosa mi stesse accadendo. Una sera, mi rifugiai in chiesa e pregai di fronte a Gesù Eucarestia: “Se è nella tua volontà iniziare queste cure, dammi un segno. Se, invece, ho una strana malattia, fammelo capire, perché voglio continuare ad essere un dono per gli altri”. Con l’ennesima ricerca si scopri che ero affetto da una rara malattia genetica che scatenava tutte le problematiche che stavo vivendo e che tuttora mi costringe a convivere col dolore cronico. Subito i pensieri furono invasi di domande e d’angoscia. Come avrei continuato a vivere per gli altri? Capii che l’Amore di Dio non cambiava neppure di fronte a tutto quel dolore, forse io lo percepivo in modo diverso, ma il suo amore era sempre immenso. Cosa potevo fare allora? Continuare ad amare e a costruire l’unità con tutti, anche se ora è più faticoso, anche se avrei voglia di restare da solo. Qualche mese dopo mi chiesero di seguire un gruppetto di giovanissimi. Pensavo: ce la farò? Lasciai da parte le paure e decisi di mettermi ancora a servizio degli altri. Oggi devo dire che, in questi anni, i ragazzi del gruppo spesso sono stati la mia forza e il mio coraggio. Perché amando tutto si supera. Tante sono le occasioni che non avrei mai immaginato di riuscire fisicamente a sostenere, eppure ce l’ho fatta, costatando che davvero “Nulla è impossibile a Dio”». dal sito www.focolare.org Sognare altri mondi…cambiare questo Si è conclusa il 10 luglio a Lago Laceno, (località a 1050 metri in provincia di Avellino) la Mariapoli che ha registrato la presenza di ca 800 partecipanti provenienti dalla Campania e dalla provincia di Potenza. Un popolo variegato composto da adulti, giovani, ragazzi e bambini, reso internazionale dalla presenza di un nigeriano, una persona della Costa d’Avorio, di due sacerdoti vietnamiti e due religiosi dell’America Latina. Per una parte dei presenti, è stato uno dei primi contatti con l’esperienza del Movimento dei Focolari frutto di rapporti personali maturati nel tempo; per un’altra discreta percentuale è stato un ritorno in Mariapoli dopo vari anni in cui non aveva partecipato. Per tutti tre giorni gioiosi, distensivi e profondi. Ciao sono Gabriella ed ho partecipato alla mia prima Mariapoli (dico prima perché ne seguiranno certamente altre!) con i miei bimbi di 2 e 4 anni e mia madre, invitata da una cara amica che non finirò mai di ringraziare. […] Sono rimasta colpita dal grande senso di accoglienza che ognuno manifestava anche con una semplice stretta di mano o uno sguardo oltre che gesti comuni, ma non scontati, di fratellanza. Mi sono portata dentro qualcosa che ancora non so definire ma che sento grande e bello e mi dà senso di benessere e quiete. […]mi sono resa conto che Mariapoli non è un luogo fisico ma un luogo di pace che ognuno può portare con sé e continuare a rivivere e far vivere ogni giorno anche al prossimo. Il programma ha visto momenti diversi: il primo giorno, un grande gioco a squadre che Michele aveva preparato con i suoi amici della Federazione cronometristi, e poi laboratori creativi e passeggiate per tutti i gusti e…le resistenze! Un’ impressione dal blog della Mariapoli: I giochi sono stati un’unione tra generazioni, abbiamo costruito lí la Mariapoli, è stato un momento di grande famiglia. Punti forti i forum tematici: sul dialogo fra generazioni, il rapporto con il creato, la legalità, il dialogo fra culture diverse e l’ accoglienza. Qui abbiamo sperimentato la “ricchezza” dell’Italia con tante persone esperte e qualificate che hanno saputo rendere questi momenti molto coinvolgenti, suscitando risposte ed impegni concreti. Lasciamo parlare ancora qualche impressione: Grazie a Fernando per averci raccontato la sua bellissima esperienza. Ci ha dato una grandissima carica e la speranza che insieme possiamo veramente rivoluzionare il mondo…perché ”nulla è impossibile a Dio”!. La Mariapoli mi ha dato la responsabilità di dover fare qualcosa e la necessità di informarmi. Ho capito che devo istruirmi e conoscere in più per non cadere nell’ignoranza e nei pregiudizi. Ho capito l’importanza di cercare soluzioni insieme con le persone di buona volontà, e di cercare anche belle condivisioni con persone di altri credo e di altre opinioni. I bambini hanno vissuto una “missione spaziale”: guidati dalla bussolo che scandiva ogni giorno le tappe (“Amare tutti”, Amare per primi”, …) hanno accolto l’ultimo giorno due astronauti che li avevano contattati il primo giorno e che si erano sentiti attratti dal “pianeta Mariapoli”. I giochi nei boschi, alla luce della Regola d’oro e del time out hanno reso gli adolescenti presenti una “squadra”, con la gioia che viene dall’ essere insieme. A conclusione possiamo dire che la Mariapoli è stata davvero quello che avevamo “sognato” all’inizio di quest’anno: un’esperienza di unità, sperimentare la presenza di Gesù fra noi. Presenza generata, sin dalla preparazione nell’allenarci ad accoglierci anche partendo da idee molto diverse; nel condividere decisioni che all’inizio potevano sembrare rischiose, sentendoci tutti responsabili e costruttori. Sul blog continuano ad arrivare esperienze ed impressioni: lasciamo ad alcune di queste, scelte fra le tante, la conclusione: Non dobbiamo assentarci dalla vita sociale. Il mondo necessità di unione tra spiritualità e azione. La cosa che più mi ha colpito di questa Mariapoli sono stati i giovani, mi hanno commosso, sono vicini a noi e come noi, senza barriere, entusiasti. Abbiamo compreso la necessità di congiungere le generazioni anche attraverso la tecnologia. […]Semplicemente desidero leggere in me il cambiamento (o il suo germe iniziale almeno). Innanzi tutto io sono uno alla sua prima esperienza in Mariapoli e l’impressione è stata certamente molto forte soprattutto in ció che sono stati i rapporti interpersonali. […] un’ esperienza indelebile che mi fa desiderare ulteriori incontri come questo per una crescita interiore e comune. Esercizi spirituali per giovani sacerdoti e diaconi … siano una cosa sola (Gv 17, 21) Esercizi spirituali per giovani sacerdoti e diaconi sulla vita della beata Chiara Luce Badano 21-25 novembre 2016 Presso la Casa di Ospitalità Fatebenefratelli di Varazze (SV) Gli esercizi avranno uno stile di comunione: agli interventi dei relatori ed ai momenti di silenzio si alterneranno spazi di condivisione tra i presenti. Incontreremo persone che hanno vissuto con Chiara e trascorreremo una giornata nella “sua” Sassello. Arrivo nel pomeriggio di lunedì 21 novembre; alle 18.30 vespri e presentazione del corso. Conclusione a Sassello alle 15 di venerdì 25 novembre. Sistemazione in camera singola con bagno. Quota: €250 tutto compreso. Contatti: d. Tommaso Danovaro, 3479142205, [email protected] d. Andrea Della Monica, 3405005114, [email protected] d. Alessandro Martini, 3486538661, [email protected] d. Gianfranco Manera, 3383133914, [email protected] Info ed iscrizioni: http://esercizichiaraluce.blogspot.it/ Modulo per le iscrizioni online: iscrizioni Evento Facebook: Pagina facebook Chiara come? Lubich: dialogare, Rieti, 4 giugno 1996 L’esperienza del Movimento dei Focolari nel campo del dialogo interreligioso. Tratto dall’intervento di Chiara Lubich in occasione della consegna del premio “Civiltà dell’Amore”. Dialogare, come? dal sito del Centro Chiara Lubich Un nuovo impulso per l’Italia Si conclude un appuntamento che ha segnato una tappa importante per le e i volontari e per tutto il Movimento dei Focolari nel nostro Paese. Il terzo e ultimo giorno del congresso delle e dei volontari si apre con la sospensione degli esiti del terremoto che alle 7.40 sconvolge ancora una volta l’Italia centrale. Tanti dei presenti erano arrivati qui lasciandosi alle spalle le paure delle scosse dei giorni precedenti e ripartono con in cuore la trepidazione per quanto sta accadendo nelle proprie città, nelle proprie case, in famiglia. Quanto si vive nella mattinata al Centro Mariapoli è un nuovo impulso per l’Italia: si vedono le circa duemila persone presenti, motivate più che mai, pronte a dare un forte contributo al Paese per mettere in moto e in rete tutte le energie positive orientate al bene comune. I due pomeriggi precedenti, dedicati a 150 gruppi di lavoro, suddivisi in 38 ambiti, caratterizzati dalla gioia di stare insieme, di conoscersi e condividere il proprio vissuto e le tante buone pratiche in atto, hanno fruttato infatti proposte concrete che vengono presentate alla sala, anche se, necessariamente, in maniera sintetica. Dicono di processi che si sono avviati a livello nazionale e di rapporti che si sono infittiti fra persone impegnate negli stessi ambiti, ma finora non ancora sufficientemente collegate. Ad un’Italia che cambia, investita ancora dalla crisi economica, coinvolta fortemente nella gestione delle ondate migratorie, interpellata dal bisogno di legalità, di impegno civico, di inclusione sociale, di formazione per le nuove generazioni, i volontari riuniti in questi giorni intendono infatti portare il proprio contributo. Tanti lo fanno già, a dire il vero, ma qui sono nate nuove sinergie in grado di produrre un effetto moltiplicatore. Numerosi i gruppi whatsapp nati in questi giorni per continuare a tenersi collegati, le mailing list costituite, i contatti scambiati. Citiamo solo alcune tra le proposte emerse: sviluppare attività di tutoraggio e formazione dei giovani imprenditori; incentivare i Gruppi di acquisto solidale (GAS) e favorire una alimentazione sana km-zero, il riciclo e riuso, la coltura biologica, la filiera corta; intensificare la relazione tra produttore e consumatore costruendo una piattaforma. Integrare le numerose esperienze in corso, dal nord al sud del Paese, di accoglienza ai migranti, dall’arrivo all’inserimento stabile nelle nostre città. Collaborare con le associazioni che promuovono la cultura della pace, scambiare le competenze sull’educazione alla legalità e riconoscersi tra figure professionali diverse operanti nel mondo della giustizia. Porre attenzione al creato, a stili sobri, ad un’agricoltura sostenibile, ad un’urbanistica che favorisca le relazioni tra cittadini. Interagire con le istituzioni nell’ambito della scuola e dell’università. Sviluppare banche del tempo e delle relazioni, piattaforme di comunicazione, mettere in atto modalità che facciano sentire la vicinanza alle famiglie nelle varie fasi del loro percorso di vita. Gli ambiti riconducibili alla cittadinanza attiva e alla pubblica amministrazione hanno costituito vere e proprie reti nazionali e si sono intraviste nuove possibilità di esportare da una regione a un’altra buone prassi sperimentate sul piano civile, da implementare anche realizzando una “piazza virtuale”. A base di tutto, poi, la capacità di dialogare, perché i percorsi nascano con una forte partecipazione, un grande coinvolgimento, e siano portati avanti il più insieme possibile, con la capacità di non escludere nessuno. E un congresso il cui titolo “Condividere” era non poteva che concludersi con la proposta di uno strumento di condivisione: una app, Fag8, per condividere oggetti, tempo, progetti. Chi è del Movimento sa come sin dagli inizi, per quanti venivano a far parte della comunità dei Focolari mettere in comune i propri beni e i propri bisogni era naturale. Questa abitudine, proseguita nel tempo, è sempre stata chiamata il “fagotto”. Da qui il nome della app, ieri fra piccoli gruppi e a livello locale, oggi a livello nazionale e non solo: fedeltà alle origini, creatività dell’oggi. Un oggi fortemente radicato nel carisma dell’unità e altrettanto decisamente orientato alla concretezza. Esperienze: fraternita-nelle-istituzioni associazione-amici-del-tedesco progetto-apriamoci una-casa-per-chi-vive-in-auto Slide foto congresso 2016 a cura di Enzo Parenza Pagina Facebook: https://www.facebook.com/Condividere Twitter: https://twitter.com/CongressoC Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=P_vmeQ7ox0g Blog del congresso: https://condividereblog.wordpress.com I principi del dialogo Articolo apparso sulla rivista Città Nuova n. 4/aprile 2016 I princìpi del dialogo Jesús Morán è copresidente del Movimento dei Focolari. Laureato in Filosofia, è specializzato in antropologia teologica e teologia morale. Se vogliamo che il dialogo non resti una tragica ingenuità, sogno e traguardo irraggiungibile, ci vuole – vedi il mio articolo di marzo – un’adeguata antropologia e un’efficace pedagogia che lo sostenga. Proporrò quindi alcuni princìpi basilari. Primo. Il dialogo è sempre incontro personale. Non si tratta di parole o pensieri, ma di donare il nostro essere. Non è semplice conversazione ma qualcosa che tocca gli interlocutori nel profondo. Diceva Rosenzweig: «Nell’autentico dialogo qualcosa accade sul serio». In altre parole: non si esce indenni da un vero dialogo, qualcosa cambia in noi. Secondo. Il dialogo richiede silenzio e ascolto. Il silenzio è fondamentale per un retto pensare e parlare. Un silenzio profondo, coltivato con pazienza in solitudine e messo in pratica di fronte all’altro, al suo pensare, al suo parlare. Ecco un bel proverbio indù: «Quando parli fa in modo che le tue parole siano migliori del tuo silenzio». Oggi è più che mai necessario – affermava Benedetto XVI – «un ecosistema che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni». Nell’esercizio del dialogo abbiamo bisogno del silenzio per non logorare le parole stesse. Terzo. Nel dialogo rischiamo noi stessi, la nostra visione delle cose, la nostra identità, anche culturale. Dobbiamo conquistare una «identità aperta», matura, e allo stesso tempo allenata su un assioma antropologico fondamentale: «Quando ci capiamo con qualcuno, so meglio anche chi sono io». Parafrasando una idea di K. Hemmerle: se mi insegni il tuo pensare, io potrò imparare di nuovo il mio annunciare. Quarto. Il dialogo autentico ha a che fare con la verità. Ma attenzione: la verità è una realtà relazionale (non relativa, che è diverso). Significa che la verità è la stessa per tutti, ma ognuno mette in comune con gli altri la sua personale partecipazione e comprensione della verità. Quindi la differenza è un dono, non un pericolo. «Il dono della differenza» è un altro pilastro della cultura del dialogo. Quinto. Il dialogo richiede volontà. L’amore alla verità mi porta a cercarla, a volerla, e per questo mi metto in dialogo. Spesso si pensa che dialogare sia cosa da deboli. In realtà è il contrario: solo chi ha una grande forza di volontà rischia se stesso nel dialogo. Ogni atteggiamento dogmatico o fondamentalista nasconde paura e fragilità. Bisogna diffidare di chi normalmente ricorre alle grida, usa parole altisonanti o frasi squalificanti per imporre le sue convinzioni. La forza bruta, anche dialettica, potrà vincere ma mai convincere. Sesto. Il dialogo è possibile solo tra persone vere. L’amore, l’altruismo e la solidarietà preparano le persone al dialogo facendole vere. Gandhi e Tagore avevano un’idea molto diversa del sistema educativo da impiantare nell’India indipendente, ma questo non ha ostacolato la loro amicizia. Papa Wojtyla e il presidente Pertini ebbero, durante un lungo periodo, un’intesa profonda sul destino dell’umanità, eppure viaggiavano su categorie quasi opposte. Settimo. La cultura del dialogo conosce solo una legge, quella della reciprocità. Solo in essa il dialogo trova senso e legittimità. Se le nazioni ricorressero al dialogo prima che al tacere omicida della vendetta o della ricchezza o dell’affermazione personale, nuoteremmo nella felicità di cui oggi ci priviamo. Se le religioni dialogassero per onorare Dio; se le nazioni si rispettassero e capissero che la propria ricchezza è fare ricca l’altra; se ognuno percorresse un “piccolo sentiero personale” di novità, ci potremmo lasciare alle spalle la notte di terrore nella quale annaspiamo. Quali gli ostacoli sul piccolo sentiero? Il giudizio, la condanna, la superbia intellettuale. Il lavoro da fare è artigianale per l’impegno che richiede, senza distrazioni o compromessi, ma è pregno di cultura, più di una professione. È un’attività faticosa e impietosa. Ma ci salva la Misericordia. Esercizi spirituali Consacrate – Loppiano per Loppiano – Esercizi spirituali per Consacrate 22 agosto 2016 – 28 agosto 2016 Nell’Anno della Misericordia, le Consacrate che aderiscono al Movimento dei Focolari indicono una settimana di esercizi spirituali nella cittadella di Loppiano, al Centro di spiritualità “Casa Emmaus”. «Le Consacrate avranno anche la possibilità di approfondire il proprio carisma alla luce della spiritualità dell’unità – dichiara la responsabile, suor Antonia Moioli – e in questo contesto potranno vivere la reciprocità dei carismi, crescendo dell’essere costruttrici di ponti verso tutti coloro che incontrano». Invito Raduno Consacrate Loppiano agosto 2016 Chiara e la famiglia Dal 10 al 12 marzo 2017 a Loppiano converranno 700 partecipanti, si svolgeranno eventi in contemporanea in tutto il mondo, in occasione dell’anniversario di Chiara Lubich.