ESTETICA 3

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ESTETICA 3
ESTETICA 3
Storia dell’Estetica 2^ parte
S. Agostino - S. Tommaso
A cura del Prof. Alfredo Nazareno d’Ecclesia
La Bellezza della Verità
L’essere umano ha un grande bisogno di bellezza, come
ha bisogno d’amore e di verità, è per questa via che
amando le bellezze dell’arte e le bellezze create, riflessi
della Bellezza increata, noi possiamo aiutare a realizzare
il progetto di Dio.
La Bellezza della Verità 2
L’importante è che l’essere umano non opponga resistenza e si
metta in un cammino di ricerca che, attraverso le vie delle
bellezze del mondo sensibile, lo conduca a quella del mondo
interiore dello spirito, per poi arrivare a Dio ragione e
fondamento di tutto ciò che esiste.
La Bellezza della Verità 3
La Bellezza ci cambia nel profondo, ma non bisogna temere
questo cambiamento perché, una volta che si è compresa, appare
come tenue fiore dal profumo delicato e porta in sé la forza
dell’amore, che non offende, ma esalta la nostra libertà.
Sant’Agostino
• L’intera ricerca di Agostino risponde a questa domanda: si
potrebbe dire che tutta la sua riflessione è stata dominata dai
temi che egli considerava fra loro intimamente connessi, di
Dio Trinità e del bello.
• L’interesse per questo secondo tema è predominante nel tempo
che precede l’ora della conversione.
La Ricerca della Verità
 La ricerca dei presupposti del conoscere conduce Agostino alla
scoperta che il fondamento del sapere sta nell’interiore
certezza della coscienza. Nell’intenzione di superare lo
scetticismo, egli giunge a un percorso di pensiero recuperato
da Cartesio.
 «Posso ingannarmi riguardo alle cose che sono al di fuori di
me, ma nel momento in cui dubito di esse, sono cosciente del
mio dubitare». La mia esistenza è data come premessa in ogni
atto di giudicare, dubitare, errare: «Quod, si fallor, sum».
 Nella propria interiorità, l’essere umano trova verità
necessarie e assolute, eterne e universalmente valide. Esse
non provengono dall’esperienza sensibile, ma presuppongono
idee determinate, ovvero non senza l’apporto dell’intelletto.
Sant’Agostino 2
Ammirando le bellezze della natura possiamo fare
l’esperienza della Bellezza “tanto antica e sempre
nuova” (Conf. 10,27,38) che Agostino amò anche se
“tardi” (Conf. 10,27,38).
Sant’Agostino 3
«Tu eri dentro di me, io stavo al di fuori: qui Ti cercavo e,
deforme qual ero, mi buttavo sulle cose belle che Tu hai fatto. Tu
eri con me, io non ero con Te. Mi tenevano lontano da Te quelle
cose che, se non fossero in Te, non sarebbero. Chiamasti, gridasti,
vincesti la mia sordità; sfolgorasti, splendesti e fugasti la mia
cecità, esalasti il tuo profumo, lo aspirai e anelo a Te; Ti gustai e
ora ho fame e sete di te; mi toccasti e bruciai del desiderio della
Tua pace».
La bellezza delle creature
Agostino ammette che proprio la bellezza delle creature lo aveva
tenuto lontano dal Creatore e confessa che Questi lo ha raggiunto
con la Sua bellezza per quella stessa via dei sensi, attraverso cui
noi percepiamo il bello in ogni suo apparire.
Il Pensiero di Sant’Agostino
• Da dove scaturisce la forza di attrazione della bellezza?
Abbiamo due diverse risposte:
La ragione formale della
bellezza è nelle cose stesse
che ci appaiono belle.
La ragione del bello è nel
soggetto, che ne prova piacere.
Per chi , come Agostino, è giunto al forte senso
dell’oggettività del vero, che illumina fin dal
profondo il mondo del soggetto, non c’è dubbio nella
scelta fra le due possibilità.
«All’uomo, che è in possesso di un occhio interiore e che vede
nell’invisibile. Bello è dunque ciò che presenta un’intima, organica
convenienza delle parti che la compongono, un con-venire che
emerge dal profondo».
Il Pensiero di Sant’Agostino 2
Agostino sviluppa quest’idea cogliendo la bellezza come
l’affacciarsi dell’unità totale nelle parti del frammento, fra loro
convenientemente disposte e relazionate nel loro insieme all’altro
da sé.
La Bellezza consiste in una precisa corrispondenza delle parti che
la compongono, di una forma che riproduce l’armonica
composizione degli elementi nell’unità ed in cui appare l’essenza.
Agostino inaugura così la distinzione tra razionalità diretta allo
scopo e razionalità diretta al valore.
Ora, l’oggetto della suprema gioia dell’amore e del godimento
perfetto è l’unità, che è fonte e meta di ogni unità e di ogni
bellezza: DIO.
Sant’Agostino - sintesi
L’universo intero appare agli occhi di Agostino come un
insieme di rimandi che per via di rapporti e di proporzioni,
dall’unità e dalla bellezza delle singole creature, tende verso
l’unità e la bellezza del Creatore, da cui peraltro ogni bellezza
proviene.
La Bellezza eterna si fa carne, rendendosi accessibile ai sensi
dell’essere umano esteriore, affinché l’interiorità del soggetto
umano sia raggiunta e rapita dalla Grazia che libera e salva.
Il Verbo è per Agostino la pura attuazione della bellezza,
perché è la Verità dell’unità perfetta.
Problema estetico nel Medioevo
Il Medioevo inserisce i dati della cultura classica nel quadro di
una nuova sensibilità, ma è vero anche che trasporta di peso temi,
problemi e soluzioni desunti da altro ambito e che per molti
aspetti tutto il suo discorso filosofico appare come un fenomeno
della tradizione culturale.
Questo fa sì che esista una concezione della Bellezza come realtà
intelligibile, armonia morale, splendore metafisico.
Sensibilità del Medioevo
La Scolastica quando parla della Bellezza intende con questo un
attributo di Dio. La cultura medievale è ricca di documenti che ci
mostrano come esistesse una attenzione verso il bello sensibile, la
bellezza delle cose di natura e degli oggetti d’arte.
Metafisica e Ontologia
 La metafisica è intesa come filosofia prima, in quanto scienza
suprema che indaga le cause prime e l’origini dell’essere;
 I suoi campi di indagine riguardano l’essere in sé, l’essere
divino, la coscienza (psicologia) e i rapporti fra l’essere e il
tutto (cosmologia).
 Un concetto fondamentale dell’ontologia tomista è quello
dell’ordinamento di tutto l’essere. A ogni esistente Dio
assegna collocazione e fine all’interno dell’ordine universale.
San Tommaso
Tommaso d’Aquino dimostra una competenza e un amore per le
cose dell’arte in modo notevole. A Napoli, nella prima
giovinezza, egli frequenta la scuola delle arti e ciò significa trivio
e quadrivio, vale a dire retorica e grammatica, ma anche musica.
L’Aquinate afferma: «pulchra dicuntur quae visa placent, belle
sono dette quelle cose che viste destano piacere»
Possibilità di un piacere estetico
Per Tommaso la bellezza non fu dunque solo un’astratta realtà
sempre concettualizzata, ma prese aspetti di espressività poetica
di certi momenti della vita naturale. Da queste deduzioni
possiamo disporci a riflettere sui moti psicologici del soggetto
umano, sulla meccanica degli appetiti, sulla gerarchia dei piaceri,
sui giudizi etici e sul controllo razionale che su di essi si deve
esercitare.
Il bello come Trascendentale
- Nel De Veritate, Tommaso affronta il problema dell’essere e
delle sue proprietà trascendentali.
- Trascendentale è un termine della Scolastica con il quale si
designano le proprietà dell’essere ossia quelle nozioni che hanno
lo stesso significato e la stessa ampiezza del termine Essere.
- Tommaso enumera cinque trascendentali: Res (realtà) designa
il contenuto alla luce dell’essenza; Unum è uno a causa della sua
indivisibilità interna; ed è qualcosa Aliquid a differenza di altro;
Verum (vero) è l’adeguazione alla facoltà del conoscere; Bonum
(bene) è la determinazione dell’impulso e soprattutto la bontà di
ogni essere.
- Nelle ultime opere aggiunge anche il Pulchrum (bello).
Il bello come Trascendentale 2
Riconoscere la trascendentalità del Bello significa conferire una
dignità metafisica, una stabile oggettività, una estensione
universale. Significa portare l’estetico a un livello cosmico, la sua
soluzione implica un aprirsi o un chiudersi di prospettive
metafisiche e di conseguenza acquista una ulteriore perfezione,
Dio.
La dialettica del bello
San Tommaso afferma esplicitamente che oltre il mondo fisico la
bellezza si realizza anche nel mondo spirituale, anzi soprattutto
nel mondo spirituale, in quanto «tutte le cose derivano il loro
essere dalla bellezza divina». Dio è la sorgente e la causa della
bellezza presente nelle creature. Dio è pulcrifico: fa belle le cose,
elargendo loro la sua luce e il suo fulgore: «Le sue elargizioni
sono pulcrifiche, ossia donano la bellezza alle cose».
Ontologia
L’Aquinate distingue due piani ontologici: quello della bellezza
divina e quello della bellezza delle creature. Quest’ultima viene
distribuita da Dio alle singole creature secondo un determinato
ordine e misura. La bellezza appartiene anzitutto a Dio e in lui si
identifica col suo essere. Dio non è bello soltanto secondo una
parte, oppure per un determinato tempo o luogo. Pertanto Dio è
bello in se stesso e non sotto un particolare aspetto, e quindi non
si può dire che è bello rispetto a qualcosa e non bello rispetto a
un’altra cosa, né che è bello per alcuni e non bello per altri; ma è
bello sempre e uniformemente, escludendo qualsiasi difetto di
bellezza, a partire dalla mutabilità, che è il primo difetto.
Criteri formali del bello
Tre sono gli elementi costitutivi della bellezza: l'integrità, la
proporzione e lo splendore (claritas). In primo luogo
l’integrità o perfezione, poiché le cose incomplete, proprio in
quanto tali, sono deformi. Quindi si esige la dovuta proporzione
o armonia tra le parti. Infine chiarezza o splendore (claritas):
difatti diciamo belle le cose dai colori nitidi e splendenti". Dei tre
elementi il primo generalmente è dato per scontato, e per questo
motivo molto spesso parlando della bellezza S.Tommaso si limita
a menzionare gli altri due (la proportio o consonantia e la
claritas), insistendo maggiormente sul primo, cioè la giusta
proporzione.
Conclusione
La bellezza non è solo pensiero razionale; essa supera la
razionalità e quindi esige un pensiero trascendente che riesca a
vedere, come in uno specchio, attraverso la forma bella, lo
splendore dell’Unità, della Bontà e della Verità.