Il concetto di Bello nel mondo greco

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Il concetto di Bello nel mondo greco
Il concetto di Bello nel mondo greco
Innanzi tutto il bello è inteso in senso oggettivo, in quanto esso è visto come una proprietà esistente
nelle cose1. L’arte greca, pertanto, si ispira alla natura; più propriamente l’arte è fondata ( Platone,
nonché Aristotele) sull’imitazione di essa2.
Ma il concetto di bello non è inteso, nel mondo greco, solamente in senso formale ed estetico, ma
anche ontologico e morale. Il Bello ideale, ovvero l’ideale greco di perfezione, nella società greca - e
soprattutto in Platone - è sintesi di questi due aspetti3; è la fondamentale unità del Bene (Buono) e del
Bello (Kalos kai agathòs).
Bello ideale
Bellezza formale
-proporzione
-equilibrio
-armonia
Bellezza morale-ontologica
-Bene
-Buono
-Vero4
1 Nelle cose, va precisato, della natura e non negli oggetti artistici, nelle cose prodotte dagli uomini. Sarà Hegel (17701831) che legherà definitivamente la bellezza all’opera d’arte umana, rifiutando il bello di natura per limitare la propria
indagine al bello artistico.
2 Nell’ambito della natura, poi, l’arte greca individua il centro di interesse nell’uomo (“la più grande meraviglia della
natura”). Natura e uomo vengono indagati, studiati, dai greci al fine di trovare quelle leggi oggettive, universali che regolano
il mondo (in quanto cosmos, ordine). Le leggi che regolano i rapporti tra le diverse parti dell’universo sono, per i greci, di
tipo geometrico-matematico. E infatti, nell’arte greca tutto viene sottoposto alle regole geometrico-matematiche, compresa la
rappresentazione dell’uomo.
3 Tale concezione trova la sua massima teorizzazione in Platone. Il bello di cui Eros va alla ricerca, e da cui è attratto, non
è qualcosa di astratto: il bello è ciò che offre all’occhio e alla mente proporzione e armonia, ordine e misura (equilibrio e
senso della misura sono tratti tipici della civiltà greca). Il bello è, per esempio, l’armonia che si mostra nel tutto; è la salute; è
la vita stessa in quanto ricerca, ma anche godimento e gioia di vivere. Il bello, in definitiva, coincide non solo con il BeneBuono (tò agathon), ma anche con il Vero: «Il bello – scrive Platone – è lo splendore del vero». Il Vero, ossia l’ Essere.
Essere e Bene per Platone vengono a coincidere: tutto ciò che è, in quanto è, partecipa dell’Idea di Bene, quindi non può
esistere niente che, in una qualche misura, non sia bene. E’ chiaro che questa posizione equivale alla negazione dell’esistenza
del male ed è destinata a suscitare un’ampia discussione nella successiva filosofia platonica e all’interno dello stesso
cristianesimo ( a questo proposito si vedano, oltre al pensiero di Plotino, quello di Agostino e di Lutero).
4 In Platone troviamo una duplice via per raggiungere il Bene – Bello –Vero, ossia la conoscenza dell’Essere.
a) Attraverso la negazione del mondo sensibile e il ritirarsi dell’anima in se stessa. E’ la via tracciata nella
Repubblica e - soprattutto - nel Fedone. In quest’ultima opera Platone parla della phrònesis, termine che nel
significato teoretico (in Platone phrònesis è nel contempo virtù teoretica e pratica) indica la perfetta sapienza, la
conoscenza del mondo ideale e si caratterizza in senso quasi ascetico, per cui essa consiste in un ritrarsi dal
mondo: l’anima si raccoglie in se stessa e acquista, mediante il contatto con le realtà ideali, una superiore purezza,
e cessa dall’ “errare”. Il termine estremo della filosofia – ricordiamo – è spesso descritto da Platone come una
cessazione dall’ errare, dal vagare, che è il riflesso del mutare del mondo sensibile.
b) Attraverso lo stesso mondo sensibile (Simposio e Fedro). L’anima è tratta dalla contemplazione dei corpi belli
all’ammirazione dell’armonia, dell’ordine e della misura in se stessi, cioè alla visione dell’idea del bello,
inseparabile da quella del bene. Tale via, in altri termini, si realizza attraverso l’amore (l’Eros) verso la bellezza
sensibile, espressione terrena dell’idea di bellezza, del bello ideale. La bellezza, in definitiva, è per Platone come
l’emergere dell’intelligibile nel sensibile («solo la bellezza - scrive Platone nel Fedro – sortì questo privilegio di
essere la più percepibile dai sensi»).
E’ il caso di precisare che, se duplice è la via che conduce alla contemplazione del Bene, unico è – scrive Platone –
l’interesse dell’anima: la conquista della virtù, mediante un impegno responsabile, per meritare la vita beata nella
contemplazione del Bene -Vero.