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6 VoceVallesina v V della della Anno 60° - N. 29 settimanale della Diocesi di Jesi euro 1 www.vocedellavallesina.it Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi città 5 giovani 2 Domenica 1 settembre 2013 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi economia 6 Un riconoscimento al parroco e uomo di cultura Concerti di pace nelle Marche fino al 1° settembre Monsano: l’azienda Goextra di Michele Luconi I I C l consiglio comunale di Jesi ha concesso la cittadinanza benemerita a don Attilio Pastori 1953 2013 ome creare business da un’idea: giovani imprenditori affiancati e seguiti da esperti niziativa ideata da padre Armando Pierucci e promossa dall’Associazione Premio Vallesina Siria: l’appello del Santo Padre alla comunità internazionale e la missione della giornalista Asmae Dachan Dov’è il resto dell’umanità mentre questo popolo soffre? “C on grande sofferenza e preoccupazione continuo a seguire la situazione in Siria”. Lo ha detto Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus da piazza San Pietro, domenica 24 agosto. «L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni - ha aggiunto - mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo». Il Santo Padre ha anche fatto appello “alla comunità internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare la cara Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte”. Alla fine dell’appello il Pontefice ha rivolto l’invito a pregare tutti insieme Maria, Regina della Pace. Al momento dei saluti, ricordando che “per molti questi giorni segnano la fine del periodo delle vacanze estive”, il Santo Padre ha augurato a tutti “un ritorno sereno e impegnato alla normale vita quotidiana guardando al futuro con speranza”. La giornalista italo-siriana Asmae Dachan si trova in Siria dove ha scelto di trascorrere due settimane per raccontare il dramma delle famiglie che vivono la tragedia della guerra. Racconta nel suo blog (http://diariodisiria.wordpress.com) quello che ha modo di vedere, le violenze e le morti quotidiane di un popolo che soffre e che vive molto vicino a noi. «Basterebbe mettersi un solo istante al loro posto – scrive Asmae - per comprendere il loro dolore. L’esasperazione a cui portano certe situazioni è inimmaginabile. Bisogna stare a guardare mentre migliaia di innocenti vengono sterminati; è davvero possibile? È davvero umano? No, non lo è in alcun modo. Come si fa ad accettare che tante vite vengano spezzate così? Perché tanti bambini, tante donne, tanti giovani, continuano a morire senza alcuna pietà? Forse dall’altra parte del mare, con quel distacco che la distanza geografica in qualche modo impone, non arriva davvero la proporzione di questo dramma. Per quanto uno si sforzi, non riuscirà mai a comprendere cosa accade. Non sono di certo nella periferia di Damasco, ma stare in mezzo alle persone che vengono da lì e guardare l’espressione dei loro occhi è angosciante. Davvero, dov’è il resto dell’umanità mentre il popolo siriano viene massacrato? Per cosa si sta facendo pagare questo prezzo a così tante persone?» Le proteste di marzo 2011 sulla scia delle primavere arabe hanno portato ad una violentissima repressione del presidente del Re- gime, Bashar al Assad. In due anni il conflitto ha causato 100mila morti, due milioni di profughi e 4 milioni di sfollati interni. I cristiani sono schiacciati tra due forze opposte, spiega il giornalista Toni Capuozzo: «non è un caso che ci siano due vescovi scomparsi nel nulla e che sia stato rapito un uomo di pace e di dialogo come padre Paolo Dall’Oglio. Non lasciamo che i cristiani debbano rimpiangere i tempi miserabili di Assad il cui regime proteggeva le minoranze». In varie parti d’Italia e nelle Marche sono state promosse raccolte di farmaci e di fondi da portare in Siria ed altre opere di sensibilizzazione sono in corso. foto Asmae Dachan Vicende politiche, programmatiche e giudiziarie, fanno sentire il loro peso nell’intricato cammino di Enrico Letta Governo e, forse, elezioni elettorali ormai sul filo del rasoio Di per sé la definizione larghe intese su cui si fonda il nostro governo, lascia intendere che una grande base garantisce il suo operato al punto che si parla di accordi “larghi”, ovverosia sostenuti da ampia volontà ecc. Eppure ci troviamo a toccare con mano proprio il contrario. Infatti, da pochi mesi e dopo estenuanti tentativi, le due tradizionali forze maggiori in parlamento, spinte solo dalla disperazione del difficile periodo di crisi che l’Italia (e non solo) attraversa ormai da sei anni, – Pdl e Pd – in totale rottura da venti anni, si sono adattate al tentativo di una collaborazione che però oggi, nonostante la buona volontà del presidente della repubblica e del presidente del governo, è finita in profonda crisi. Una crisi che, certo, parte da lontano per le eterne reciproche incompatibilità fra i due partiti, ma che ora trova il casus belli nella condanna di terzo grado –cioè definitiva – della persona del leader del Pdl Berlusconi per grave frode fiscale. Una condanna che, come tutti sappiamo, comporta carcere (non eseguibile data l’età ultrasettantenne del condannato) e comporta anche la interdizione dai pubblici uffici, cioè la decadenza da senatore con tutte le prevedibili conseguenze politiche. Ora, mentre il Pd e grillini sono fermamente decisi a far rispettare la legge – “le sentenze si rispettano e si attuano” perché la legge è uguale per tutti e massimamente per un legislatore – il Pdl conferma che è antidemocratico eliminare un leader della portata del Cavaliere per via giudiziaria e non per via elettorale, dal momento che egli oggi gode di una popolarità elettorale di un terzo dei suffragi. A questo punto dobbiamo misconoscere – anzi cancellare – il triplice grado della sentenza giudiziaria contro Berlusconi oppure applicare quanto prevede il codice penale e la legge in generale? I due schieramenti sono in netta e totale opposizione tra di loro con, naturalmente, quel terzo di elettorato dei grillini totalmente schierato con il Pd per la applicazione della sentenza. Ma il Pdl minaccia seriamente di ritirarsi dal governo. Si aprirebbe una grave, gravissima crisi proprio ora che, dati i diversi sintomi positivi in termini economico-finanziari-produttivi, si stanno raccogliendo i primi risultati di tanti sacrifici imposti dall’ex governo Monti e dallo stesso precedente governo Berlusconi. Che fare? Perché il Cavaliere non intende seguire i positivi ed esemplari comportamenti che già abbiamo avuto nel passato con Longo, con De Lorenzo, con Previti, con Andreotti, con Forlani? Il quale, per esempio, fu condannato nonostante la sua gridata incolpevolezza, proprio come oggi afferma Berlusconi (“sentenza ingiusta e infondata, solo persecuzione delle toghe rosse!”). Ma nello stato di diritto – se non vogliamo la guerra civile – la regola è e rimane quella dell’autonomia dei tre poteri e del loro reciproco rispetto. Andreotti è stato sotto pressione con imputazione orribile, per 15 anni. Forlani e Longo hanno accettato la condanna ai sevizi sociali. Solo Craxi, nonostante fosse stato presidente del consiglio, è vigliaccamente sfuggito al processo rifugiandosi all’estero. Non vogliamo che ci siano altri esempi di mancato rispetto delle regole dello stato di diritto. È grave che, ieri come oggi, un legislatore si macchi di reati, ma è ancor più grave che egli non si sottoponga alle leggi del suo Stato, a quelle stesse leggi di cui dovrebbe essere il primo garante e rispettoso esecutore. È vero che la eventuale interdizione dai pubblici uffici di Berlusconi potrà determinare problemi nel suo partito, ma questa è una questione di partito che non va confusa con la parola data di collaborare a un governo che ci tiri fuori dalla crisi. I problemi personali e interni di partito ciascuno li risolva a casa sua senza compromettere le istituzioni. Per il bene dell’Italia. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 v V della del più e del meno culturaesocietà VocedellaVallesina 1 settembre 2013 Una stagione ballerina di Giuseppe Luconi Quando ci si incontra e si è a corto di argomenti, di solito si parla del tempo che fa, delle mezze stagioni che non ci sono più, di «un caldo così che non si ricorda a memoria d’uomo» o di «un freddo come quest’anno che non ha precedenti». Esagerazioni? È probabile, vista la nostra propensione ad ingigantire le cose, nel bene e nel male. Ma forse qualche cosa di cambiato c’è davvero, a sentire le cronache anche di questi giorni che raccontano del nostro Paese colpito da improvvise esplosioni del maltempo: trombe d’aria dirompenti, piogge torrenziali, venti dalla forza devastante. Responsabili, gli scontri tra le correnti fredde in arrivo dall’Atlantico con quelle calde provenienti dall’Africa. Anche se non investiti direttamente dalle esplosioni del maltempo, le avvertiamo dagli sbalzi della temperatura, puntualmente registrati dagli strumenti degli osservatori meteorologici dell’aeronautica e, modestamente, anche dal mio “osservatorio”, che è il più economico di questo mondo. E allora, vediamo che cosa racconta il mio osservatore sull’estate 2013. La parola alle cifre. Partiamo dal mese di giugno. Eravamo ancora nell’anticamera dell’estate ma già avevamo toccato punte insolite di caldo per quei giorni: dai 27 gradi di sabato 15 si era passati ai 38 di domenica 16 e ai 40 di lunedì 17. Nel mese di luglio la temperatura massima aveva oscillato fra i 33 e i 37 gradi, poi mercoledì 24 la colonnina era salita a quota 41 e sabato 27 toccava i 44 gradi. Rientrata nelle medie stagionali, nei primi giorni di agosto la temperatura ha superato i 40 gradi, stabilendo giovedì 8 il nuovo record (46°). Poi un forte rapido calo: 38 gradi il giorno dopo. Mercoledì 14 nuovo sensibile calo (28°), ma ecco che domenica 18 eravamo saliti a 42 gradi. Appena due giorni dopo la massima non superava i 27 gradi! Risalita della colonnina (37°) e poi ancora in caduta libera, domenica scorsa (27°). Naturalmente si tratta di temperature registrate all’aperto, all’ombra, nello stesso punto e alla stessa ora (le 4 del pomeriggio). Adesso, mentre scrivo (lunedì 26) ogni tanto nuvole e nuvoloni oscurano il sole. In questo momento (ore 16) il termometro mi informa che siamo a quota 30°. Guardando il calendario, verrebbe da pensare che il balletto della temperatura sia alla fine, ma chi può dirlo? L’Albero di Pina: v enerdì 6 settembre Festa@Volere Volare! Venerdì 6 settembre a partire dalle 17 sarà festa al Parco della Parrocchia di S. Antonio Abate di Jesi (via Piandelmedico 2 – Borgo Minonna). Ad organizzarla ed animarla i ragazzi e gli educatori del centro Volere Volare come conclusione pubblica della lunga estate “All’ombra de L’Albero di Pina”, che – come peraltro negli anni precedenti – ha coinvolto nelle varie attività una settantina di bambini del nostro territorio. Recanati: il primo settembre il convegno delle Missioni Estere Adozioni a distanza in Africa Giornata missionaria a Recanati domenica primo settembre. Il convento dei Frati Cappuccini accoglierà le famiglie che hanno adottato un bambino a distanza in Benin e in Etiopia. Il Convegno Missionario vuole essere un’occasione per approfondire i temi della trasmissione della fede e dell’educazione alla vita evangelica che la Chiesa marchigiana discuterà i prossimi 22, 23 e 24 novembre. Parteciperà il vescovo della diocesi di Fabriano, mons. Giancarlo Vecerrica, che terrà una conversazione alle 9,30 sul tema dell’Anno della Fede. «Il compito che la Chiesa del Papa emerito Benedetto XVI e di Papa Francesco – spiega mons. Vecerrica - ci affida è far risplendere la luce di Cristo sui nostri volti ma per illuminare bisogna brillare: “Io, luce, sono venuto nel mondo affinché chi crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12,46). La nuova evangelizzazione è anzitutto questione di testimonianza, o per meglio dire, di testimoni in un mondo secolarizzato che di Cristo e della Chiesa non sanno niente e non interessa loro. Il vero testimone è colui che nel frammento della sua vita fa brillare il tutto: il testimone del noi!» Il vescovo Vecerrica ha a cuore la situazione della crisi economica nella terra fabrianese e in tutto il Paese ed è per questo che rivolge un appello ai missionari e a tutti coloro che collaborano con le missioni «a fare compagnia alle famiglie per far emergere la vocazione: la crisi non sia solo un’obiezione, ma anche una chiamata ad una criticità che l’esperienza di fede suggerisce». A seguire le testimonianze di religiosi e giovani che hanno vissuto esperienze nei due paesi africani del Benin e dell’Etiopia. Alle 12 la celebrazione eucaristica con tutti i sacerdoti e missionari partecipanti. La manifestazione è coordinata da padre Francesco Pettinelli, responsabile delle Missioni Este- re dei Cappuccini delle Marche e da padre Alessandro Tesei che collabora nelle adozioni a distanza e nella cura dei rapporti con le famiglie marchigiane. È confermata anche per quest’anno la presenza del vescovo della diocesi di Soddo, mons. Rodrigo Meja. L’adozione a distanza con i Frati Cappuccini delle Marche è dedicata soprattutto agli orfani fino a 15 anni in Etiopia e fino a 18 anni in Benin. Con la quota annuale di 230 euro saranno garantiti il cibo, il vestiario, l’istruzione e l’assistenza sanitaria al bambino e un sostegno andrà anche ai suoi familiari. I Missionari sono impegnati anche in altri progetti, l’ultimo dei quali è la costruzione di un asilo all’interno della prigione della città di Jinka, nel sud ovest dell’Etiopia e a circa 800 chilometri dalla capitale Addis Abeba. Il costo della costruzione e dell’allestimento è di 12mila euro: i lavori stanno procedendo velocemente con la manodopera di operai locali e con i contributi arrivati da tanti benefattori delle Marche. La signora Edda Guerro di Moie, promotrice delle attività missionarie dal 1989, insieme a suo marito Gianni Gasparrini ha scelto di devolvere i doni per il 50° anniversario di matrimonio alla realizzazione dell’asilo. Nella prigione di Jinka ci sono 23 bambini tra 6 mesi e 6 anni che vivono con le madri carcerate: questo progetto garantirebbe l’accesso all’istruzione dei piccoli che potrebbero poi entrare nelle scuole superiori e ricevere adeguata istruzione ed educazione in una zona abitata da pastori semi-nomadi. Per avere informazioni sulle adozioni a distanza e per partecipare alla Giornata Missionaria si può contattare il Segretariato Missionario di Recanati al numero 071 7570505 – email [email protected]. Per la Vallesina si può telefonare alla signora Edda Guerro: 0731 700698 Un Msg di Pace: giovani delle Marche, di Sarajevo e di Gerusalemme Concerti di italiani, serbo-croati e palestinesi Sono arrivati in Italia i giovanissimi musicisti di Sarajevo e di Gerusalemme per incontrare i loro colleghi marchigiani e proporsi per due settimane di concerti. È una iniziativa ideata da padre Armando Pierucci e promossa dall’Associazione Premio Vallesina onlus. Coinvolge i giovani delle scuole di musica “G. B. Pergolesi” di Jesi, “Bettino Padovano” di Senigallia, dell’Accademia Musicale di Ancona, della Civica Scuola di Musica “Beniamino Gigli” di Recanati, della Scuola di Musica e Danza “Novo Sarajevo” di Sarajevo e dell’Istituto Magnificat di Gerusalemme. Nel periodo di permanenza a Maiolati Spontini, i ragazzi proveranno le parti del concerto sot- to la direzione del maestro Stefano Campolucci. Si esibiranno a Pesaro, presso la chiesa di San Giovanni Battista, la sera del 29 agosto accolti da padre Aldo Marinelli; a Recanati, nell’aula magna del Palazzo Comunale il 30 agosto alle 21; a Fabriano, nella chiesa di San Nicolò il 31 agosto alle 21 e a Loreto, nella Basilica della Santa Casa, il primo settembre alle 16. Dal 2 al 7 settembre si esibiranno in Bosnia-Erzegovina per la seconda parte del progetto che ha la collaborazione dell’Ambasciata Italiana a Sarajevo. La manifestazione si svolge in collaborazione con la Diocesi di Jesi ed ha il patrocinio di numerosi enti ed istituzioni. regione VocedellaVallesina 1 settembre 2013 scusateilbisticcio v V della Moie:per la prima volta in mostra le opere artistiche di Sergio Canonici Con il rame, metafora di luce e di calore (ghiribizzi lessicali) PeterPun (con la u) www.peterpun.it PAX & BONUM L’amico Ismail ibn Ibrahim – che sbarca il lunario dando ripetizioni di arabo – mi fa osservare che il cognome di Abdel Fattah al-Sisi – l’uomo forte del momento (21.8.13) in Egitto – andrebbe pronunciato as-Sisi. La elle dell’articolo “al” si assimila infatti a certe consonanti successive, tra cui quella che noi chiamiamo esse. Stando così le cose, si potrebbe interpretare il cognome del leader egiziano come un auspicio e una indicazione: lo spirito di Assisi faccia prevalere la logica della riconciliazione a quella dello scontro totale. DENOMINATORI COMUNI Quale nome di donna (8 lettere) accomuna Leonardo da Vinci, Amilcare Ponchielli e Gabriele d’Annunzio? Quale nome (4 lettere) accomuna l’ex-dittatore ugandese Idi Amin e il letterato franco-romeno noto come Tristan Tzara? NON C’è ROSA SENZA SPINE Cambio di vocale e di iniziale A Ferragosto mi trovavo a La Valletta. Ho inavvertitamente parcheggiato la mia Mercedes in divieto di sosta. La contravvenzione è arrivata puntuale. Sì, laggiù a Xxxxx – ma che zxxxxxx! – (ahimé) una yxxxx mi son wxxxxxx. *** Soluzioni del giochi precedenti: NOMBRE in francese significa numero. In spagnolo significa nome. Un’opera d’arte, un verso poetico, ogni forma espressiva può diventare un sentiero per entrare in relazione con il mistero, per rendere l’uomo ricettivo agli influssi rivelatori del sacro e lasciarlo immerso nella sua presenza. L’arte metafora dell’esistenza, piena di fessure, finestre, scorci che consentono di sbirciare oltre, di intuire che la realtà è infinitamente più vasta e imperscrutabile di quanto appaia. Nel complesso architettonico dell’Abbazia S. Maria a Moie, dal 1° al 9 settembre, nell’ambito della Festa Patronale, l’artista Sergio Canonici presenta la mostra: Raffigurazioni Sacre. Un cammino e un incontro con i tanti volti della Croce, simbolo dei tanti volti del dolore e della speranza, dove le linee si intrecciano alla ricerca di respiro e luminosità. Forme diverse che partono dalla concretezza dell’esperienza umana e si trasfigurano nella dolcezza senza tempo di Maria, nel calore della Sacra Famiglia. Rappresentazioni ampie e fluttuanti nella loro verità, che raccontano esperienze vissute e mostrano i sentieri di una conoscenza numinosa attraverso le immagini, a volte sconcertanti e confuse, che appaiono nel sogno, con i colori del confine fra vita e morte. Elemento comune utilizzato dall’artista per le sue opere è il rame: metafora di calore e luce, ricco di significati simbolici fin dall’antichità: aes cyprium, il metallo di Cipro, l’isola sulle cui rive nacque la dea Venere, mentre secondo un’antica tradizione fu l’anello di congiunzione tra le epoche dei metalli preziosi. Il rame è stato utilizzato in tante civiltà per costruire monete, gioielli, oggetti rituali a scopo di culto. «È un materiale facile da plasmare-spiega Canonici- con il quale ho realizzato la quasi totalità delle raffigurazioni sacre, ma non ho mai pensato di metterle in mostra...» Lontano dalle logiche del successo mondano, basato sull’equivoco che la perfezione dipenda dai pensieri, dagli applausi e dalle opinioni altrui. Un successo diverso, il suo, su un altro piano, fondato sull’umiltà e sulla consape- volezza che il valore è autentico nella misura in cui indica fonti di saggezza e rivelazione oltre il confine umano, così riconoscibili da toccare il cuore e riversare bellezza sul mondo. Sergio Canonici è nato a Camerano nel 1944 e vissuto ad Ancona fino al 1965, poi si è trasferito a Moie di Maiolati Spontini, dove vive con la sua famiglia. Ha compiuto gli studi a Pesaro, dove si è diplomato come Perito Agrario, ed ha svolto questo lavoro per molti anni, prima come direttore presso le aziende del gruppo Angelini, poi come libero professionista. La sua passione per l’arte è nata circa venti anni fa, quando ha iniziato a dedicarsi alla pittura e alla realizzazione di raffigurazioni sacre. È inoltre poeta, autore di cinque volumi di poesie e, a breve, sarà pubblicato il sesto. Opere dedicate ai suoi cari e agli amici a cui ne ha fatto dono. Tiziana Tobaldi La mostra presso la Sala Capitolare dell’Abbazia Santa Maria di Moie sarà aperta dal primo al 9 settembre dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17,30 alle 19,30. Cingoli: concerto il primo settembre in onore di Santa Sperandia stavolta - stravolta Musica d’organo per la compatrona lacitazione A cura di Riccardo Ceccarelli Il lato oscuro della globalizzazione La globalizzazione implacabile, l’urbanizzazione spesso selvaggia, hanno promesso molto. Tanti sono innamorati dalla potenzialità della globalizzazione e in essa c’è qualcosa di veramente positivo. Ma a tanti sfugge il lato oscuro: lo smarrimento del senso della vita, la disintegrazione personale, la perdita dell’esperienza di appartenenza a un qualsivoglia “nido”, la violenza sottile ma implacabile, la rottura interiore e la frattura nelle famiglie, la solitudine e l’abbandono, le divisioni e l’incapacità di amare, di perdonare, di comprendere, il veleno interiore che rende la vita un inferno, il bisogno delle tenerezza perché ci si sente così inadeguati e infelici, i tentativi falliti di trovare risposte nella droga, nell’alcool, nel sesso diventati ulteriori prigioni. Papa Francesco, dal Discorso all’episcopato del Brasile, Rio de Janeiro 27 luglio 2013. In occasione della XIX rassegna “Suoni dal Passato”, organizzata dall’Associazione Organistica Vallesina Onlus di Staffolo, il 1° settembre si esibirà a Cingoli, nella chiesa di Santa Sperandia il maestro organista Renzo Bortolot. Il concerto fa parte dei festeggiamenti con cui viene onorata la compatrona di Cingoli. Il maestro Renzo Bortolot si è diplomato presso il Conservatorio di Pesaro in Organo e composizione organistica e in Musica corale e direzione di coro, perfezionando la propria preparazione attraverso la partecipazione a corsi di interpretazione organistica tenuti da Maestri di fama internazionale. Attualmente è docente titolare presso il Conservatorio di Venezia. Interessato alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio organario antico, è tra i promotori e Direttore artistico della rassegna concertistica “Organi Storici in Cadore”, che dal 1994 viene organizzata dall’associazione stessa. Le origini della chiesa di Santa Sperandia – dove si svolge il concerto - si perdono nella notte dei tempi; sappiamo però che documenti del XIII sec. attestano l’esistenza di un monastero dedicato a San Michele Arcangelo, di cui Santa Sperandia diventa Badessa al suo arrivo a Cingoli; dal 1482 la chiesa è intitolata a San Michele Arcangelo e a Santa Sperandia. Oggetto nel tempo di numerosi cambiamenti, dalla seconda metà del Seicento la chiesa è di stile barocco, con qualche ammodernamento effettuato alla fine degli anni Settanta. La chiesa ospita le reliquie di Santa Sperandia e diverse opere, con la vita e i miracoli della Santa. L’organo è un Callido del 1773 (op. 84) ed è posto entro una cantoria realizzata da intagliatori del XVII sec., forse opera della bottega degli Scoccianti. Il programma è un omaggio a grandi compositori, di cui ricorre l’anniversario: Arcangelo Corelli, Ferdinando Bertoni, Niccolò Moretti, P. Davide da Bergamo e Verdi. Marina De Luca Il programma di domenica 1 settembre, a Cingoli, nella chiesa di Santa Sperandia, prevede la Santa Messa alle 8 e alle 11,30 celebrata da mons. Claudio Giuliodori, Amministratore Apostolico della Diocesi; alle 18 rosario e S. Messa e alle 21,15: concerto d’organo. Moie: il 2 settembre il film “Bianca come il latte” di Giacomo Campiotti lapulce La bellezza In primo piano l’adolescenza, senza giudicare Dopo la pausa estiva, riprendiamo “in bellezza”con una citazione ripetutissima di Dostoijeski: “La bellezza salverà il mondo”. Ma quale bellezza? Il Daniele biblico condannò così i vecchioni insidiatori della casta Susanna “La bellezza vi ha sedotto!”. Nell’arte, spesso al serpente dell’Eden è posta la testa di una avvenente fanciulla. Che pure Lotto mette al diavolo che precipita dal cielo. E già, sennò che tentazione sarebbe? Per non prendere poi da cassetti recenti della politica italiana…: “che ci avesse poi a toccare qualche scappellotto” (diceva il Manzoni). Il gruppo Avis Giovani di Moie propone la visione del film Bianca come il latte, rossa come il sangue, lunedì 2 settembre alle 21 in piazza Kennedy. Il romanzo omonimo, di Alessandro D’Avenia, ha ottenuto un grande interesse di adolescenti e adulti ed è stato ripreso dal regista Giacomo Campiotti, traendone l’essenza. «Il film, più del libro, mette in primo piano l’adolescenza – scrive il cardinale Angelo Scola - le figure degli adulti risultano meno decisive che nel libro. Nelle scelte di campo che privilegia i protagonisti adolescenti, il regista è decisamente credibile. Quello che Delegazione ASSONAUTICA 3 Autoscuole Corinaldesi s.r.l. Point AUTOMOBIL CLUB d’ITALIA emerge dal film è un ritratto dell’adolescenza finalmente aperto alla speranza. Leo, il protagonista, è un simpatico sedicenne con poca voglia di studiare e tantissima di vivere: la sua vita cambia quando decide di dichiararsi a Beatrice, ammalata di leucemia e destinata a morire presto. “La vita – disse una volta il beato Giovanni Paolo II, parlando ai giovani – è la realizzazione del sogno della giovinezza”. Bianca come il latte, rossa come il sangue, sia nel romanzo che nella sua versione cinematografica, ben esprime questo orientamento Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia 4 v V della attualità VocedellaVallesina 1 settembre 2013 Alcuni fatti d’agosto. La legge contro l’omofobia Irrazionalità e assenze terribili Siamo tutti ritornati dalle ferie di Remo Uncini Tutti siamo ritornati. Anche chi non è potuto partire ha visto Jesi con molti turisti, del mordi e fuggi. Sentire parlare lingue diverse non è più una novità. Vedere famiglie tedesche, francesi, inglesi, che come in una città turistica, guardano le cartine per meglio programmare i loro giri culturali è stata una bella sorpresa. Non siamo più una città di provincia. Siamo in un circuito culturale dove le nostre pinacoteche, musei e il centro storico attirano turisti che non si fermano solo sul litorale adriatico. Questa presenza valorizza la città, la rende percorribile come tragitto storico e culturale. Il non utilizzo di piazza Federico II è un limite: bisogna collegarla a tutto il centro storico cercando di utilizzare quella piazza come centro culturale, con rassegne, mostre e dibattiti che possano convogliare il turismo e i cittadini. Ma la difficoltà di tutta via Pergolesi e della piazza è la marginalità con la perdita di attività economiche e sta diventando un’appendice del corso. Ci vorrebbe un’illuminazione più adeguata in modo da far proseguire la passeggiata oltre le logge del palazzo comunale. Il percorso turistico è poco segnalato. Le vie di San Pietro e sotto le mura possono essere ancora valorizzate convogliando i turisti in quella parte storica, che non deve essere abbandonata dal commercio. Gli abitanti del centro storico si sono trasferiti. Non si è riusciti nel cambio generazionale a motivare le giovani coppie a risiederci né a rivitalizzare i quartieri dentro le mura, anche perché viverci comporta problemi di viabilità e di utilizzo dei mezzi propri in dotazione. Nel centro si potrebbero creare opportunità di lavoro per chi vuole abitarci o aprire attività economiche. La città ha un senso se mantiene viva la possibilità di aggregarsi, di unire la storia con il presente, di mantenersi un posto dove incontrarsi o divertirsi. Quest’anno alcuni spettacoli di“Jesi estate” sono stati spostati al Campo Boario e al piazzale dei Cordai. Scelta giusta. Ma era solo un trasferimento che non ha coinvolto le persone dei quartieri. Tutto serve per integrarsi, anche gli spettacoli o i concerti, perché il linguaggio musicale non ha confini Jesi:comunicazione della Polizia Municipale di Riccardo Ceccarelli Il consueto turbinio agostano quest’anno ha avuto accenti, a mio avviso, più preoccupanti degli anni scorsi. Non quelli del clima vacanziero ormai consolidato: tutti gli anni gli stessi servizi con le stesse risposte, con le stesse analisi che cambiano a seconda del flusso turistico. Gli aspetti che più mi hanno fatto pensare sono quelli legati a un eclisse della ragione, se non al suo capovolgimento, allo storcimento dello stesso linguaggio, dei suoi significati e degli stessi concetti, e a un palese ormai accoglimento di comportamenti e di ragionamenti la cui irrazionalità viene accettata come normalità anche del vivere quotidiano. Certo, fare paragoni è sempre difficile, specie con la storia lontana o vicina; si avverte però qualcosa che sta cambiando radicalmente. I cambiamenti sono necessari, e guai se non avvenissero, fanno parte delle dinamiche della vita e della vita stessa. Dovrebbero però essere rispettosi della ragione e della natura per cui gli uomini sono tali e non altrimenti. Ecco alcuni esempi di queste settimane. Ha fatto discutere, con scandalo e con strascico di polemiche, l’accenno alla guerra civile fatto dall’on. Sandro Bondi; se lo fa però negli stessi giorni Ferruccio de Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”, asserendo che l’Italia è “piagata da una ventennale guerra civile”, nessuna polemica, anzi. Quisquiglie, direbbe Totò. I solchi “intellettuali” però si allargano, fino all’incomprensione reciproca diventata anch’essa normalità in una convivenza sempre più problematica. I giudici non fanno solo sentenze che è necessario rispettare, dichiarano anche donna chi maschio è, pur non avendo fatto alcun intervento chirurgico, ma sentendosi di un “genere” diverso: da uomo a donna per il benessere “psicofisico” della persona, lo dichiara il giudice, non la natura (Avvenire e altri quotidiani, 2 agosto). A settembre sarà approvata la cosiddetta legge Scalfarotto-Leone contro l’omofobia, finora ha fatto versare torrenti d’inchiostro. C’è il rischio fondato che la legge possa limitare la libertà di opinione, di ricerca, di predicazione in tema di omosessualità. Non so se si potrà più dire che il matrimonio è tra un uomo e una donna, perché altrimenti si metterebbe in subordine il matrimonio tra due uomini o tra due donne, discriminando così gli omosessuali. Attenti dunque, quando lo scriveremo o i sacerdoti lo diranno in chiesa o al catechismo, si potrà essere denunciati, per discriminazione, per omofobia. Mi trovo allora d’accordo con quanto scrive Giovanni Lazzaretti su Avvenire il 9 agosto: «Non esiste discriminazione basata “sull’orientamento e sull’identità di genere”, mentre c’è una chiara discriminazione per la famiglia “costituzionale”. “Ma ci sono le aggressioni ai gay!”, dirà qualcuno. A parte la fumosità delle statistiche che le riguardano, le aggressioni ai gay vanno perseguite e punite come ogni altra aggressione. Col passaggio di questa legge, accadrà che un’aggressione a me o a voi verrà pu- nita con meno rigore rispetto a quella di un gay. Prima o poi bisognerà usare la parola “omocrazia”. In un’Italia in cui si può satireggiare chiunque fino all’insulto, con l’approvazione di questa legge, un militante gay non potrà essere contraddetto, nascerà così una nuova “casta” intoccabile». La ragione, la natura e pure la scienza vanno così a farsi benedire. Perché cosa ne dice la scienza? «Forse gli scienziati non ne parlano perché il carattere biologico della eterosessualità è una ovvietà. Sorprende però non poco la sua negazione per un travisamento delle cose, frutto di ideologie, di una cultura disancorata dalla natura. […] Il rispetto della natura e dei suoi equilibri dovrebbe incominciare da se stessi, da quello che si è, non da quello che si decide di essere, come affermato nella teoria dell’identità di genere. Oggi si assiste a una interferenza della cultura, o meglio, di ideologie spesso ispirate da qualche lobby che non rispettano la verità delle cose e finiscono per far violenza alla natura.[…] La cultura non può sostituire la natura. Dovrebbe invece arricchirla e integrarla» (Fiorenzo Facchini, scienziato, antropologo e paleontologo in Avvenire, 3 agosto). Diceva mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, qualche giorno prima: «Questo della legge sull’omofobia è un fatto gravissimo, è la sconfitta dello Stato laico e l’affermarsi di una nuova tendenza totalitaria. E in tutto questo la cristianità sembra assente” (La nuova Bussola Quotidiana, 26 luglio). Vogliamo continuare ad esserlo? On-line la piattaforma dedicata alle storie dei guerrieri di tutti i giorni Ridotte le sanzioni Enel racconta l’Italia delle storie comuni Con la legge 9.8.2013 n. 98 di conversione del DL 21.6.2013 n. 69, dal 21.8.2013 l’importo delle sanzioni è ridotto del 30% se pagato entro 5 giorni dalla contestazione o notificazione, anziché entro i 60 giorni. La possibilità di pagare entro 5 giorni l’importo della sanzione decurtato del 30% sarà indicato espressamente dall’agente accertatore sullo stesso verbale consegnato sulla strada al momento della contestazione, oppure sarà indicato sul verbale notificato all’intestatario del veicolo; lo stesso verbale indicherà le modalità di pagamento. La riduzione del 30% non si applica alle violazioni per cui è prevista – in aggiunta alla sanzione pecuniaria – anche la sanzione accessoria della confisca del veicolo oppure della sospensione della patente di guida. Anche per le violazioni accertate con il semplice “preavviso” lasciato sotto il tergicristallo del veicolo dalla Polizia Municipale o dagli Ausiliari del traffico (es. omesso pagamento della tariffa di parcheggio all’interno delle strisce blu), il pagamento decurtato del 30% è ammesso nei termini e con le modalità indicate sullo stesso preavviso, con il vantaggio di risparmiare le spese di notificazione. Pertanto, dalla data di entrata in vigore della suddetta normativa i preavvisi, lasciati sui veicoli, riporteranno la cifra da pagare già decurtata del 30%. Non occorre, quindi, procedere ad alcun calcolo. Va precisato che la riduzione del 30% non è applicabile sia alle violazioni diverse da quelle previste dal Codice della strada sia alle eventuali spese di notificazione, per le quali non è prevista alcuna riduzione Ulteriori informazioni possono essere richieste presso il Comando di Polizia Municipale di Jesi. Enel invita ha descrivere e condividere sfide, fatiche e speranze che accomunano milioni di persone che vivono nel nostro Paese. Al fianco degli eroi comuni, per far scoprire le loro storie e far conoscere il volto di un’Italia che spera, sogna, combatte e costruisce. È #guerrieri, l’iniziativa che Enel lancia per condividere e far condividere la sfide quotidiane comuni a milioni di persone che vivono oggi nel nostro Paese. #guerrieri è una piattaforma di storytelling, che attraverso la rete e i social network vuole portare alla luce l’energia di uomini e donne, studenti e lavoratori, madri di famiglia e piccoli imprenditori: il popolo che ogni giorno anima la vita dell’Italia con la sua voglia di farcela. Per partecipare all’iniziativa basta registrarsi all’indirizzo guerrieri.enel.com. Dal 26 agosto la piattaforma di storytelling #guerrieri comincerà a raccogliere le storie, coinvolgendo chi si registra in un percorso di stimoli narrativi che aiuteranno a comporre il racconto. Tra le 100 storie più votate saranno estratte a sorte 5 e gli autori riceveranno una bicicletta elettrica come premio per aver raccontato la propria storia. t e r r e l e m e n t a r i Uno spettcolo di Silvano Sbarbati Le prime piogge, dopo Ferragosto, hanno sempre una magica potenza: ci ricordano che il cielo può oscurarsi e la terra bagnarsi e il caldo scomparire. Una sorpresa che si ripete ogni anno. Le piogge del Ferragosto non vanno mai in vacanza, mi ha ricordato un anziano contadino, con la sua canottiera colorata sotto la camicia bianca. Per fortuna, ha poi aggiunto, tra sé e sé. Le prime piogge sembrano cancellare come una spugna implacabile l’estate che ci spinge ad essere frettolosi e nervosi a cercare refrigerio e vacanze, feste e divertimento, viaggi e incontri. Mentre pioveva - è successo a me - si è riavvolta nella memoria la pellicola di una estate composta da sagre mange- che gli servivano come complemento, recce, nel caldo della fila al self-service, credo, alla sua vita già accompagnata nel vociare della chiacchierata sopra le da altre cose semplici frutto del suo righe, nella musica ad alto volume, nel- lavoro. La busta di plastica della spesa le notti diventate di tutti i colori forse era bianca, come la camicia che por(forse) per farci scordare che la notte è tava sopra la canottiera colorata. E ho madre del sonno che chiude gli occhi notato che i suoi gesti per mettere a alla luce e li apre ai sogni. Le piogge del posto la merce avevano una sana tranferragosto non vanno in vacanza, mi quillità, una specie di danza delle mani ricorda l’anziano contadino, porgen- che prendevano e lasciavano le cose: la domi senza volerlo una lezione della stessa sapienza umile di chi fa i conti sapienza umile di chi fa i conti con la con la realtà delle cose: eppure - mi realtà delle cose senza l’illusione di una sono detto lì per lì – guarda come sono vita che si copre di “spettacolo”. Ho affascinanti, guarda come diventano sbirciato, così, per una curiosità leg- “spettacolari”. Fuori, era tornato il sole, gera e priva di sensi colpa, nella borsa ma la pioggia del dopo Ferragosto avedella spesa di quell’anziano contadino va ormai cambiato tutto il paesaggio che faceva con me la fila al supermer- e l’aria era diventata diversa. Un altro cato: ho trovato cose semplici, quelle spettacolo, insomma. jesi VocedellaVallesina 1 settembre 2013 v V della 5 Mons. Attilio Pastori cittadino benemerito di Jesi Sacerdote, educatore e uomo di cultura Don Attilio Pastori parroco della chiesa di San Giovanni Battista dal 1959 è cittadino benemerito di Jesi. Il riconoscimento è stato votato all’unanimità dal Consiglio comunale nella seduta del primo agosto con la seguente motivazione: «Sacerdote, insegnante, studioso di filosofia e di arte a tutto tondo, senza che vi siano ambiti del sapere umanistico o letterario che non abbia esplorato e che non sia stato capace di comunicare agli altri, avvicinando anche persone non credenti a temi e contenuti di elevato significato morale, associando questi costanti spunti di natura teologica ed ontologica ad una lunga e fervente attività educativa verso le più giovani generazioni, azioni queste non disgiunte da un non meno importante impegno per la valorizzazione del patrimonio artistico esistente che si è sostanziato principalmente sia nel pieno restauro della chiesa di San Giovanni Battista, riportata, sul piano architettonico e decorativo, alle originarie influenze barocche, sia all’apertura della biblioteca Foto Candolfi diocesana dove sono ospitate le preziose cinquecentine e il fondo filippino che rivestono un grande interesse storico e artistico». Le parole del consigliere Daniele Olivi Don Attilio Pastori ha insegnato a generazioni di giovani jesini (e non soltanto giovani, per la verità) a guardare dentro la complessità del reale senza paura, a non lasciarsi ingannare dalla faccia rassicurante ma ingannevole della semplificazione. È stato punto di riferimento umano, prima ancora che culturale, per tanti ragazzi e ragazze che hanno trovato in lui uno stimolo alla crescita individuale, intellettuale e civile : a loro ha insegnato il significato più nobile della parola “politica”, quella che si fa al di fuori di ogni posizione di potere. A loro ha mostrato la strada del coinvolgimento in prima persona, dello “sporcarsi le mani”. Ha speso le sue energie per un ideale di cultura che non era (e non è) né futile erudizione né vuoto accademismo, ma qualcosa di vivo, che riguarda le vite di ognuno e la vita della comunità, tere quella biblica domanda, che piccola o grande che sia. Ha speso molti dei ragazzi e delle ragazze tanto di sé per far comprendere che hanno freequentato e frecome dentro la bellezza (quel- quentano la sua parrocchia hanno la dell’arte figurativa, quella del imparato a cantare in una canpuro concetto filosofico, quella zone: «Shomèr ma mi-llailah?», della forma letteraria o musicale, «Sentinella, quanto manca della quella della semplice canzone) ci notte?» siano risposte che inutilmente si Daniele Olivi cercano nel potere o nel possesso. Ha insegnato che è giusto accetta- “Oracolo sull’Idumea. Mi gridano re le sfide del futuro e non le bat- da Seir: «Sentinella, quanto resta taglie di retroguardia: nei decenni della notte? Sentinella, quanto passati erano le sfide per afferma- resta della notte?». La sentinelre il valore della nonviolenza, l’at- la risponde: «Viene il mattino, tenzione agli ultimi e la capacità poi anche la notte; se volete dodi rinnovarsi, di cambiare; in tem- mandare, domandate, converpi più recenti a quelle stesse sfide titevi, venite!».” Sono le parole si sono aggiunte quelle per i valori dei versetti 11 e 12 del Libro del della legalità, dell’accoglienza e Profeta Isaia, sono versi misteriosi alla base di una delle canzoni più della tolleranza. Come sacerdote, come educato- famose di Francesco Guccini. Il re, come uomo di cultura non ha verso Shomèr ma mi-llailah? vuol mai cercato la ribalta, non è mai dire: Sentinella, a quanto della stato vittima del protagonismo notte? A che punto è la notte? imperante, eppure ha un posto di Isaia è un profeta che minaccia rilievo nella storia recente della in continuazione e all’improvviso comunità cittadina: e da dentro presenta questo verso che apre a l’ombra della sua riservatezza in- una grande speranza: la notte sta terroga ancora la realtà e insegna per finire ma l’alba non è ancora a interrogarla; e continua a ripe- arrivata. Una marchigiana musicista, ricercatrice e docente di Arte Islamica a Londra Il presagio del grifone alato Può capitare di incontrare per caso nei suoi interessi un personaggio eccezionale in una Già: con la letteratura è una pasregione, come la nostra, nei cui ca- sione di famiglia. Per frequentaratteri genetici spiccano una riser- re il Conservatorio mi avevano vatezza e una modestia scambiate concesso a scuola un esonero a volte per scontrosità o diffiden- dalla frequenza di due giorni per za. Virtù e difetti allo stesso tempo. settimana. Ho aggiunto più tardi Ostentare meriti acquistati grazie a Venezia il Diploma di Tirocinio a doti naturali è da disapprovare, per l’insegnamento di pianoforte, ma lo è anche tenere una lampada conseguito presso il Conservatosotto il moggio e non esporla per- rio ‘Benedetto Marcello’. Ho anché illumini la casa. che dato qualche concerto La considerazione non è gratuita. Veniamo però a questa sua speGiusto per caso abbiamo fatto la ciale passione per l’arte islamiconoscenza di una signora nata e ca. Quando, come, dove e percresciuta dalle nostre parti che si ché è nata? è fatta molto onore in altri paesi. Tutto è incominciato da ragazzina, Vive in Inghilterra ed è questo, per in occasione di una gita in Toscala verità, il motivo per cui non l’a- na. A Pisa rimasi colpita da un vevamo prima incontrata. Si chia- “oggetto misterioso”: un grifone ma Anna Contadini: è una stu- alato in bronzo collocato in cima diosa di Arte Islamica, ricercatrice alla Cattedrale, ora conservato nel e docente a Londra. Ce ne aveva Museo Diocesano. Riporta anche parlato qualche tempo fa sua ma- un’iscrizione in arabo che mi incudre, Gina Contadini; confidenzial- riosì. Ho scoperto più tardi che si mente e senza enfasi, ma suscitan- trattava di un’opera realizzata indo curiosità e interesse. A luglio è torno al XV secolo; che proveniva ritornata a Jesi ed è stato perciò dalla Spagna musulmana; che era possibile avvicinarla. Quanto ha da considerare un simbolo cristiaraccontato ha aggiunto sorpresa a no posto a protezione della città sorpresa. poiché unificava la natura degli È indiscreto chiederle innanzi tutto animali emblematici di due Evanuna scheda biografica? gelisti: S. Giovanni, l’aquila e S. Sono nata a Senigallia: per caso, Marco, il leone. perché a tutti gli effetti sono jesina. Quando è venuta a conoscenza Qui sono vissuta con i miei genito- di questi significati? ri e ho compiuto gli studi fino alle C’è voluto tempo. Terminato gli Magistrali che ho frequentato con- studi a Jesi mi sono iscritta alla temporaneamente al Conservato- Facoltà di Lingua e Letteratura rio di Pesaro, dove mi sono diplo- Orientali alla Ca’ Foscari di Venemata in pianoforte. A sedici anni. zia. Mi sono interessata in partiDunque anche la musica rientra colare dell’Arte Islamica e dei suoi rapporti con quella europea e ho effettuato inizialmente a Venezia ricerche d’archivio su documenti relativi a contatti non solo commerciali con l’Islam. Dopo essermi laureata (con il massimo dei voti e la lode, n.d.r.) è iniziata la mia avventura oltre frontiera. Vale a dire? Avevo fatto una domanda per una borsa di studio post universitaria all’estero e, grazie anche all’interessamento del Rotary Club, l’ho ottenuta. A Londra sono entrata in contatto con la SOAS (School of Oriental and African Studies), unica istituzione del genere al mondo. Qui ho conosciuto il prof. Geza Fehrvari, ungherese, illustre docente, con il quale ho collaborato. Ho conseguito alla fine degli anni ‘90 il titolo di Professore Associato in Arte Islamica al Trinity College di Dublino e alla SOAS di Londra; poi, recentemente, quello di Professore Ordinario di Storia dell’Arte Islamica sempre alla SOAS. Con il Dottorato ho avuto moltissimi incarichi: di ricercatrice presso il Victoria and Albert Museum di Londra, la Harvard University negli USA e l’Università di Leida in Olanda; di curatrice delle collezioni islamiche, di organizzatrice di gallerie espositive, di programmatrice di innumerevoli attività accademiche. Tante anche le conferenze, i congressi, i seminari, le pubblicazioni. Non saranno mancati i riconoscimenti…. Diversi, ma ne ricordo in particolare uno: il premio ‘Libro dell’anno’ conferito dall’Accademia di Ricerca Iraniana per il mio libro ‘Arab painting. Text and images in illustrated Arabic Manuscripts’. Emozionante la cerimonia dell’assegnazione, a Teheran, nel febbraio del 2010. Ed ora di che cosa si sta interessando? Del progetto ‘Tesori della SOAS’ e di un altro, a carattere internazionale, sul ‘Grifone di Pisa e Leone Mari-Cha’. Se ne interessano insieme l’Opera del Duomo di Pisa, l’Università degli Studi di Pisa, il CNR, l’Istituto Superiore di Restauro e Ricerca Scientifica e l’Università di Oxford Ancora il grifone alato; come dire un ritorno alle origini. E la musica? Purtroppo non posso più coltivarla così assiduamente come prima, ma non l’ho dimenticata. Curo le attività musicali di una chiesa cattolica di Londra. Non da sola, ma anche con i miei familiari. Sono corista e lettrice; mio marito Owen, londinese, è organista; mia figlia Claudia è chierichetta e suona la chitarra. A proposito. Si sta preparando per diplomarsi in pianoforte ed ha solo quindici anni. Davvero promette bene la mia ragazzina! Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Nella foto: Anna Contadini, al centro, con sua madre Gina e sua figlia Claudia in piazza a Jesi. La foto del grifone di Pisa: copia collocata in cima alla Cattedrale di Pisa, dove l’originale era posto fino al 1828. 6 v V della psicologiaesocietà VocedellaVallesina 1 settembre 2013 Incontro con lo psicologo e la neurologa La preghiera guarisce? Benessere e salute sono doni che, fin dalle origini dell’umanità venivano chiesti alla divinità: lo stesso termine ‘preghiera’ (dal latino precarius, ossia ‘ottenuto mediante supplica’) conferisce alle orazioni un ‘potere’ antico. Ma esiste una preghiera ottimale per ottenere il dono della salute? Chi si esercita nella meditazione per lungo tempo e con intensità e costanza cresce nella compassione e ottiene il calo dei sentimenti negativi Sr Anna Maria Vissani ha introdotto così la serata di riflessione e di ricerca, citando anche le parole di Gesù nel Vangelo: “In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.” (Mt 18,19-20), “chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv 14, 12-14). Del potere curativo delle preghiere e invocazioni sacre è profondamente convinto monsignor Franco Ravasi, che ha riconosciuto a una serie di antichi salmi biblici (come il numero 6 e il 102) il potere di restituire il benessere corporeo. La Chiesa nei suoi documenti afferma: “L’anelito di felicità, profondamente radicato nel cuore umano, è da sempre accompagnato dal desiderio di ottenere la liberazione dalla malattia e di capirne il senso quando se ne fa l’esperienza “ISTRUZIONE CIRCA LE PREGHIERE PER OTTENERE DA DIO LA GUARIGIONE. Don Filippo Pesaresi e la giovane neurologa Laura Buratti ci hanno introdotto nella ricerca dei neuroscienziati che hanno scoperto che la meditazione, fatta in piena consapevolezza, ha effetti benefici e diretti sul cervello, modificando l’area coinvolta nelle attività dell’autocontrollo. I monaci buddisti e i credenti cattolici migliorano il potere del loro cervello attraverso la meditazione e la preghiera, ma anche gli atei possono godere dei benefici mentali che derivano ai credenti dalla fede. La chiave sta negli effetti calmanti e di concentrazione che la meditazione o la preghiera intensa hanno nella nostra testa. Gli esami del cervello mostrano che la meditazione intensa altera la nostra materia grigia, rafforzando le regioni che si focalizzano sulla mente e incoraggiano la compassione mentre calmano quelle legate alla paura e alla rabbia. Chi si esercita nella meditazione per lungo tempo e con una certa intensità e costanza cresce nella compassione e ottiene il calo dei sentimenti negativi. La serata ha raccolto attorno questa riflessione più di 80 persone. Tutti molto interessati e attenti. Diversi hanno potuto entrare in dialogo e raccontare le proprie esperienze di meditazione e guarigione interiore o fisica. Sr Anna Maria Vissani La mente e l’anima colloqui con lo psicologo Le stelle e... i desideri di Federico Cardinali Vi è mai capitato che vi abbiano detto: “Ho due notizie, una buona e una cattiva, quale vuoi per prima?”. Mi stavo facendo anch’io questa domanda oggi, alla ripresa dei nostri incontri settimanali. Alla fine ho deciso di cominciare da quella buona. La cattiva per la prossima volta. Alzi la mano chi di noi non ha mai espresso un desiderio quando, in agosto, da bambini o da adulti, guardavamo – guardiamo – le stelle cadenti! Il fascino del cielo stellato non ce lo toglierà mai nessuno. Neppure l’astronomia né l’astrofisica, che pure ci dicono che le stelle altro non sono che dei soli, come il nostro, collocati in un universo in espansione, ad anni luce di distanza dal nostro ‘piccolo’ sistema solare. Gli antichi guardavano le stelle e le vedevano comporre figure che assumevano ai loro occhi significati e immagini cui davano nomi di fascino. Orione, Wega, Prometeo, il Piccolo e Grande Carro. Gemelli, Vergine, Sagittario, Leone… nomi che ancora ascoltiamo e guardiamo con un misto di stupore e di mistero. Stupore e mistero che neppure la razionalità scientifica né la fredda astronomia riescono a sciogliere. “Di che segno sei?” chi non l’ha mai chiesto? O, più ancora, chi non se l’è mai sentito chiedere? Ci abbiamo costruito caratteri e tratti di personalità. Perfino segni di un qualche destino che le Stelle hanno scritto per ciascuno di noi e che noi, giorno dopo giorno, tentiamo di decifrare. Confucio diceva che le stelle sono dei buchi nel cielo attraverso i quali la luce dell’Infinito giunge fino a noi. Nei testi biblici sovente il Creatore invita a guar- dare le stelle del cielo e sfida i suoi interlocutori a contarle: per dire che tanta è la sua generosità e la sua cura per noi. Le sue creature. Certo, di fronte alla grandezza di un cielo stellato non possiamo che sentirci piccoli piccoli. È vero che questo cielo lo stiamo perdendo: l’inquinamento luminoso delle nostre città ce ne priva e magari noi neanche ce ne accorgiamo. Che peccato! Qualche giorno fa mi raccontava un amico, che era con la sua famiglia in montagna, che una sera in cui erano usciti a fare due passi il suo bambino di cinque anni, guardando il cielo, gli ha detto: “Babbo, ma le stelle sono vere!”. Sì, piccolo mio, le stelle sono vere. Come sono veri i nostri desideri. Guardiamola questa parola. Desiderio. Perché essa nasce proprio dalle stelle. Desidera: che proviene dalle stelle (dal latino de = da + sidera = stelle). Non sono i desideri la grande energia che ci accompagna nella vita? Proprio come le stelle, fonte di luce e di calore nell’universo. È vero, troppe volte noi confondiamo i desideri con i bisogni. Fino a restare, di questi ultimi, prigionieri. La nostra fisicità può trarci in inganno. Come se questa esaurisse tutte le dimensioni della nostra esistenza: ci scopriamo allora prigionieri del cibo, o del sesso, o del bisogno spasmodico di accumulare di tutto e di più. Come incapaci di attraversare questi confini, di oltrepassarli, e poter entrare nel territorio dove la nostra anima (la nostra dimensione psichica e spirituale) possa vivere incontri di amicizia, di amore, di condivisione di pensieri e domande che diano respiro al nostro cuore e ci facciano sentire vivi. Inseriti nel fluire della Vita. De-sidera: una stella tra le stelle. Venti giorni fa mi trovavo nella sala d’attesa di un centro medico. Sette, otto persone, con qualche bambino. Ce n’era una, sette anni. Aveva in mano un libro e lo leggeva. Tutta presa. Aveva fatto appena la prima elementare: un ditino cui qualche volta chiedeva aiuto per non perdere il segno ne faceva la spia. C’erano solo due libri in quella stanza: il mio, un vecchio intellettuale, e il suo, una bambina di sette anni che lo teneva e lo accarezzava con tutta la passione del suo cuore. Un desiderio? Sì. Questo è un mio grande desiderio. Che i nostri bambini imparino a leggere. I libri. Imparino ad amarli. Che non diventino prigionieri di quegli aggeggi tecnologici che t’imballano il cervello e la mente. E il cuore. Ma per fare questo, i nostri bambini hanno bisogno di noi. Hanno bisogno di vedere che il babbo, la mamma, un nonno… e perfino la maestra e i professori, un libro lo sappiano tenere in mano. Hanno bisogno di scoprire che gli smartphone e i tablet non c’insegnano a pensare. A ragionare con la nostra testa. Certo, ci offrono tanti stimoli, possono portarci tante informazioni. Ma non ci lasciano il tempo per pensare. Per sentire. Per ascoltare anche i nostri pensieri. Non c’insegnano a tenere una penna in mano e a dare la parola alle nostre domande e alle nostre riflessioni. A scuola insegniamo l’uso dell’informatica. Come non farlo? Ma non dimentichiamo d’insegnare che essa è uno strumento. Non l’obiettivo. Chi sa se una stella cadente saprà ascoltare questo mio de-siderio! Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected]) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI Monsano: GOextra di Michele Luconi Creare business da un’idea “Avere un’idea è un’ottima cosa, ma è ancora meglio sapere come portarla avanti.” Henry Ford ha perfettamente ragione. Trasformare l’idea in un business che funziona è la vera sfida di oggigiorno. Per questo motivo è nata una startup, GOextra di Monsano, per tante altre Start-Up. Ma cosa indica questo termine inglese? È un’azienda che nasce. Da un’idea, da un’intuizione o semplicemente da una esigenza. Quelle di nuova generazione nella maggior parte dei casi non hanno una sede fisica, non necessitano di un edificio o di cancelleria varia, ma solo di un pc e di una connessione internet. L’imprenditore c’è sempre, ed è sempre più giovane, perché, come spiega Michele Luconi della GOextra: «Oggi viviamo un ritorno all’imprenditoria. Il giovane difficilmente è alla ricerca del posto fisso perché i tempi sono cambiati e di conseguenza è cambiato l’approccio al mondo del lavoro. La GOextra nasce per affiancare chi ha un’idea imprenditoriale da sviluppare sul web.» Come fare per sapere se l’idea è vincente? «Chi viene da noi arriva con un’idea allo stato primordiale e il nostro compito è svilupparla e testarla sul mercato per verificarla. L’importante è fare un passo alla volta. Iniziamo da un modello di business che ci fa capire chi sono i potenziali clienti e se già esistono servizi simili, poi definiamo il business plan che ci mette di fronte a numeri, costi e guadagni. Viene attivato un prototipo del servizio ideato e nel tempo minimo di tre mesi vediamo già i risultati in base ai quali si decide che strada intraprendere e come perfezionarla se si hanno riscontri positivi.» Importante il metodo di lavoro e il team, che deve essere motivato e affiatato, reattivo al cambiamento. GOextra è a disposizione di quanti vogliono essere supportati per diventare imprenditori di nuova generazione. Questa azienda nasce da un’idea della E-xtrategy srl di Monsano, azienda leader nel settore della strategia, sviluppo e marketing di siti internet – loro è il sito del cartone animato Winx. Nello scorso mese di maggio ha ricevuto il premio all’impresa dal Rotary Club di Jesi. Agnese Testadiferro Congratulazioni Laura! Congratulazioni alla dott.ssa Laura Grassi per il successo del suo percorso di studi. Laureata con lode alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona presentando una brillante tesi sperimentale dal titolo “Outcome funzionale a un anno in pazienti con ictus sottoposti a fibrinolisi”. Un augurio a Laura per il proseguo degli studi e per un futuro emozionante e ricco di soddisfazioni…in camice bianco! Agnese, Concetta, Anna, Valentina e Marco Nella foto Laura con il fidanzato Marco Vescovo. vitaecclesiale VocedellaVallesina 1 settembre 2013 la chiesa locale IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 29 agosto Mattino: Cingoli, campo scuola ACR delle parr. S. Francesco di Paola e San Marcello Pomeriggio: Braccano, Campo scuola ACR parrocchie San Sebastiano, S. Maria, Divino Amore Venerdì 30 agosto Ore 9.30: Beato Angelo, Incontro con Cresimandi della Parr. S. Maria del Cammino Domenica 1° settembre Ore 11: Parroccha S. Maria del Cammino, S. Messa e Cresima Ore 21: Incontro a carattere vocazionale Martedì 3 settembre Ore 10.30: Incontro con Vicari e Direttori Uffici Ore 15: Il vescovo riceve in Duomo per colloqui e Confessioni fino alle 19.30. Mercoledì 4 settembre Mattino: Civitanova, Campo scuola dei Giovanissimi della parrocchia S. Pietro Martire Giovedì 5 settembre Ore 11: Casa Paolo VI, Incontro con i Sacerdoti e loro familiari Sabato 7 settembre Ore 18.30: Parrocchia San Giuseppe, S. Messa e Battesimo Domenica 8 settembre Ore 10: Moie, S. Messa a S. Maria Ore 11.30: Cupramontana, S. Messa e Cresima Ore 16: San Giuseppe, Incontro con Anziani Ore 19: Parr. San Pietro Apostolo, S. Messa nella festa della Madonna della Misericordia Ore 21: Incontro a carattere vocazionale OGGI SPOSI 31 agosto: Daniele Zingaretti e Sara Casci Ceccacci a S. Antonio Abate, Giuliano Bravi e Maura Pasquini a S. Maria fuori Monsano; 1 settembre: Valentino Molinari e Laura Zuccheddu a Regina della Pace, Luca Piccioni e Romina Pelonara a Moje, Luca Rosati e Annamaria Silvana Palumbo ad Ancona/ S. Francesco alle Scale, Giovanni Perticaroli e Iscra Bini a Maiolati Spontini. Voce dellaVallesina Settimanale di ispirazione cattolica della diocesi di Jesi fondato nel 1953 a cura di don Corrado Magnani [email protected] v V della 7 La parola della domenica Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece quando sei 1 settembre 2013 Prima Domenica del tempo ordinario Dal Vangelo secondo Luca (14,1.7-14) invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, passa più avanti”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umi- liato, e chi si umilia sarà esaltato”. Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla resurrezione dei giusti». “Giocare ai ricchi con Dio non fa bene” “QUANDO DAI UN PRANZO, INVI- assedio, di paura dell’altro, di rigidità TA POVERI, ZOPPI, STORPI, CIE- per difendere il proprio castello di carCHI E SARAI BEATO PERCHE’ NON ta. Il risultato è un vuoto intorno a noi: HANNO DA RICAMBIARTI”. Strana si rimane soli con la propria maschera beatitudine! Nei vangeli Gesù ci offre mortuaria. E questo perché? PERCHE’ spesso proposte di felicità. Eppure il LA NOSTRA PAURA FA PAURA mondo è pieno di persone infelici. Per- AGLI ALTRI. ché allora non proviamo con Lui nella ricerca della felicità? Quello che avviene con gli altri capiNel nostro tempo dell’apparire, la cosa ta anche con Dio. Ci diamo da fare di che temiamo di più è far brutta figu- fronte a Lui per fare i bravi, i giusti, i ra, essere umiliati. Nello stesso tempo meritevoli. Ci costruiamo una belquello che cerchiamo sempre è la rela- la maschera di ipocrisia. Non fa bene zione umana. Senza amore non si vive: giocare ai ricchi con Dio. Si rischia di si sopravvive malamente. essere rispediti indietro a mani vuote. Per entrare nella relazione bisogna sa- Accettare la nostra parte più debole, per “perdere la faccia” (quella che Gesù ci può dar fastidio. Eppure questo è il chiamava: “ipocrisia”= il dover fingere solo modo più semplice per entrare in ciò che non si è); accoglierci nella no- contatto con Lui: diventare come bamstra debolezza, di cui quella del fratello bini. Quando Gesù parla del bambino è il riflesso. Più ci sediamo in basso più e lo pone come esempio per gli apostosi trovano amici, perché la relazione li non ci parla forse di quella parte di rende simili, ed è facile con chi sa di es- noi che non ci piace, perché non la trosere quello che è e si accetta. Sforzarsi viamo bella? Eppure è proprio questa di conservare la propria maschera bel- parte fragile e debole di noi stessi che la, un proprio ruolo, un posto, una po- attira l’amore misericordioso di Dio. sizione sociale, ci pone in uno stato di “Il Signore ha fatto in me grandi cose”: così dice il cantico di Maria. Perché? Qual è il motivo del dono di Dio? “Perché ha guardato la terrosità (=umiltà) della sua serva”. Non le sue virtù, la sua bontà. Solo a partire da questo accoglierci nella verità di sé stessi (=umiltà) si è in grado di invitare a pranzo il diverso, l’estraneo, la donna “chiacchierata”, il vicino di casa a cui non si rivolge la parola da anni. Possiamo sederci insieme a mangiare una pizza con quell’amico dalla vita sgangherata, che si affoga nel vino o nel sesso, ma che ha bisogno di un po’ di amicizia, di essere trattato con rispetto. E questo lo possiamo fare perché, consapevoli della propria fragilità, così simile a quella di chi ci sta di fronte, adesso non abbiamo paura di guardare nell’altro il riflesso della nostra terrosa umanità . Il nostro prossimo non si sentirà giudicato: al contrario, incontrerà in noi un cuore amico, che non si ritiene diverso, consapevole di condividere la stessa debolezza, la stessa ricerca di felicità. notiziebrevi 6 settembre: Milizia dell’Immacolata L’associazione “Milizia dell’Immacolata” della diocesi di Jesi comunica che il primo incontro di preghiera, dopo la pausa estiva, si svolgerà venerdì 6 settembre, primo venerdì del mese, nella chiesa di San Massimiliano Kolbe, con il seguente programma: ore 21,15 preghiera del rosario e confessioni; ore 21,45 santa Messa celebrata da padre Sergio Cognigni, francescano conventuale, assistente regionale della Milizia dell’Immacolata. Tutti sono invitati a partecipare. 11 settembre: studenti a Osimo con il Vescovo Mercoledì 11 settembre il vescovo Gerardo sarà ad Osimo per celebrare la santa Messa nel Santuario di San Giuseppe da Copertino. Nel 350° anniversario della morte del santo, patrono degli studenti, i padri conventuali che reggono il santua- Direttore responsabile Beatrice Testadiferro Comitato editoriale: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Lombardi Responsabile amministrativo Antonio Quaranta Proprietà: Diocesi di Jesi Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 Composizione grafica Giampiero Barchiesi Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola Spedizione in abbonamento postale Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ghiera del Rosario e alle 19 la Santa Messa. Sono invitati a partecipare gli studenti e i loro genitori. La diocesi mette a disposizione un pullman con partenza dalla parrocchia di San Francesco d’Assisi alle 16 e da San Giuseppe alle 16,15: per prenotare il posto si può chiamare il diacono Giancarlo Sabbatini: tel. 3407811741 14 settembre: mandato per i Corsi di Cristianità rio hanno invitato i Vescovi marchigiani a predicare la novena di preparazione alla festa che sarà mercoledì 18 settembre. Il vescovo Gerardo arriverà nel pomeriggio dell’11 settembre insieme agli studenti che vorranno arrivare dalla diocesi jesina per partecipare alla visita guidata del santuario e per ascoltare la vita di San Giuseppe (1603-1663), conosciuto anche come il santo dei voli. Alle 18,30 la pre- Il numero è stato chiuso in redazione martedì 26 agosto alle 18 e stampato alle 6 del 27 agosto. Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno Il movimento dei Corsi di Cristianità della diocesi di Jesi, che da trent’anni opera per l’evangelizzazione degli ambienti, annuncia che sabato 14 settembre, nella chiesa di San Massimiliano Kolbe, alle 18.30, il vescovo Gerardo conferirà “il mandato” per la missione alle due equipe dei corsi di cristianità del 2013. Il 28° Corso Uomini si svolgerà dal 26 al 29 settembre; il 25° Corso Donne dal 17 al 20 ottobre. Per informazioni telefonare ad Alessandro Rosetti (0731/789240). utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Tel. 0731.208145, Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Codice fiscale 00285690426 Questo giornale è stampato su carta riciclata. Abbonamento annuo 35 euro di amicizia 50 euro sostenitore 100 euro 8 v V della inmemoria VocedellaVallesina 1 settembre 2013 11° anniversario Cupramontana: ricordo di Violetta Zannotti (24.91948 - 9.8.2013) Un fiore nel cielo Violetta è tra le braccia del Padre. La sua vita, segnata dalla sofferenza, è stata preziosa agli occhi di Dio. Colpita dalla poliomielite, nei primi mesi di vita, ha portato la croce insieme a Gesù. Un giorno, con una velata tristezza, mi confidava: “Io non so che cosa vuol dire correre in un prato”. Ma non si lamentava, aveva un sorriso per tutti. Ha trascorso i suoi anni migliori in parrocchia, nella sala di accoglienza, dove era un punto di riferimento, per i parroci, per l’Unitalsi, per l’Avulss, per i fratelli dei corsi di cristianità, per chiunque avesse avuto bisogno di confidarsi. Sapeva ascoltare con attenzione e si lasciava coinvolgere nei problemi del prossimo. Negli ultimi anni di vita, un ictus l’aveva paralizzata nella parte destra, togliendole la parola. Con gli occhi, e con i gesti, sempre lucida di mente, riusciva a farsi capire molto bene. Quando era vicino alla mamma, il suo volto diventava luminoso. Era attaccatissima ai familiari, specialmente agli affezionati nipoti. Per tutti è stata un grande esempio di bontà, di semplicità, di umiltà. I Cuprensi, i parenti, gli amici erano in tanti a darle l’ultimo saluto. Il Signore ha voluto questo “fiore” in Paradiso, per rivestirlo di luce. “Venite, voi che siete i benedetti del Padre mio, entrate nel regno, che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo” Mt 25, 34-35. Violetta rimarrà un faro luminoso per tutti coloro che ne hanno apprezzato Lunedì 10 agosto è ricorso l’anniversario della scomparsa di Ricordo 4-12-1929 11-8-2013 le straordinarie virtù. La sua grandezza si è rivelata nella piccolezza della quotidianità. Il suo ricordo sarà per sempre nel nostro cuore. Cecilia Carissima Violetta, il Signore della Vita ti ha accolto tra le sue braccia! Grazie per la tua testimonianza: hai accettato i disegni del Signore anche quando erano difficili da comprendere. Ho visto come si “accoglie” e si “porta” la propria croce. La tua sofferenza “offerta” e “donata” mi ha aiutato a riprendere il cammino nei momenti di “stanchezza”. Ho capito cosa prova chi non ha il coraggio di chiedere, chi vorrebbe uscire e non può, chi non è considerato… Grazie per la tua riservatezza: silenzi pieni di umiltà e di rispetto, tanta fiducia! Grazie per la tua semplicità: per te contava l’essenziale. Cercavi sempre l’ultimo posto. Continuamente avevi paura di recare disturbo. In ogni esperienza sottolineavi il positivo. La tua presenza alla “Sala di accoglienza” mi hai mostrato che quando si fa un “servizio” bisogna farlo senza pretendere nulla. Grazie per la tua devozione a Maria: pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto, luoghi in cui si può chiedere ogni grazia! Dolore, preghiere, lacrime ma tanta riconoscenza perché Lei sa quello di cui abbiamo bisogno. Quanti compleanni festeggiati insie- me, quante “avventure” domenicali: gelati, risate, confidenze e condivisioni … Grazie per questo “tragitto” fatto insieme. Perdonami se quando avevi più bisogno di sentire “la carezza di Dio” io non c’ero! Arrivederci! M.Antonietta Vito Martelli O MIO SIGNORE Ho percorso le strade del dolore con Te Signore: La moglie e le figlie lo ricordano con affetto. “Signore, noi sappiamo che chi non è più con noi non è lontano da noi perché ha creduto e sperato in te” Mani di sollievo di chi m’era accanto erano le Tue… Da Te ogni sguardo misericordioso e attento… Tue le parole per i miei silenzi… Voce della Vallesina Al sorgere del giorno nuovo là dov’è solo luce m’hai posato: Per i ricordi delle persone care 0731.208145 Senza materia, senza male solo amore… Abito la tua dimora mio Signore! M.G.G. Fra Nicola Abbrugiati sacerdote cappuccino Tra le tappe del suo lungo servizio, nel 1991 è stato inviato a Jesi come cappellano dell’Ospedale “Murri” fino al 1994 quando è andato a Corinaldo. Nel 2004 è tornato a Jesi come Cappellano all’Ospedale “Murri”. Il funerale si è svolto nella Chiesa dei Cappuccini di Macerata il 13 agosto ed è stato presieduto da fr. Giulio Criminesi, Ministro provinciale. Nel medesimo giorno, la salma è stata tumulata nella cappellina cimiteriale dei frati cappuccini presso il Cimitero di Ostra. La comunità dei Cappuccini di Jesi e della Parrocchia San Pietro Martire ha celebrato una santa Messa in suffragio di padre Nicola sabato 17 agosto. indiocesi VocedellaVallesina 1 settembre 2013 v V della 9 Borgo Loreto festeggia la Madonna di Loreto con incontri nelle case e la processione Vita in famiglia, risposta a una vocazione Come da tradizione, nell’ultimo fine settimana di agosto, la frazione di Borgo Loreto di Castelplanio si impegna con entusiasmo e vigore a festeggiare la Madonna di Loreto, patrona della piccola chiesa presente al centro della frazione. In preparazione della festa di domenica 25 agosto, il parroco don Gianfranco Ceci ha visitato le zone della frazione celebrando la Santa Messa presso due famiglie di Borgo Loreto: i temi affrontati nelle omelie di queste due serate si sono incentrati sulla santità della famiglia e sono stati spiegati attraverso l’esempio di famiglie “sante”. Non si tratta di famiglie composte da supereroi, ma di famiglie come se ne vedono tante che, però, hanno messo Gesù davanti a tutto e a tutti e si sono lasciati guidare nel suo esempio nella loro vocazione di vita matrimoniale. Il culmine della festa è stato nella giornata di domenica, iniziata con la celebrazione della Santa Messa alle ore 9.30, presieduta dal Vescovo don Gerardo e in ricordo del sindaco di Castelplanio Luciano Pittori ad un mese dalla sua scomparsa; successivamente don Gianfranco ha celebrato la S. Messa delle 11.15. Il tema dell’omelia di don Gerardo è stato quello della fede di Maria, fede che può essere riassunta attraverso quattro chiavi di lettura. La prima riguarda la fiducia che Maria ha nei confronti di Dio, fiducia dimostrata sin da subito al momento dell’annuncio dell’Angelo con il suo Sì deciso, anche se si è trattato di un Si dato senza comprendere appieno il senso e la respon- sabilità di questa decisione. La seconda riguarda la capacità che ha Maria nell’ascolto della parola di Dio che ci invita alla preghiera costante. Nella terza chiave di lettura, don Gerardo ci ricorda come Maria, sotto la della croce, era in piedi ad offrire la sua vita. Infine, ora, Maria è in cielo ed intercede per noi: ed è questo il quarto ed ultimo aspetto della fede di Maria e, cioè, intercedere tramite Gesù per il nostro bene. Il pomeriggio della festa è culminato con la processione per le vie del paese alle ore 19 che, fortunatamente, non è stata interessata dal maltempo: la Madonna, forse, non ha voluto che piovesse in modo da poterla onorare al meglio durante tutti i momenti di preghiera previsti. Prima della benedizione finale, don Gerardo ha regalato a tutti i fedeli un momento di riflessione che si collega all’omelia della Messa celebrata al mattino. Tema portante della riflessione è la figura di Maria come madre. Maria, in quanto madre di Gesù e sposa di Giuseppe Parrocchia di San Sebastiano e Santa Maria del Piano L’estate al centro estivo Anche quest’anno la parrocchia di San Sebastiano e Santa Maria del Piano hanno organizzato l’esperienza per ragazzi del Centro Estivo. Partita il 17 giugno e conclusasi il 12 luglio, questa iniziativa, per quanto sia solo al secondo anno di conseguimento, ha triplicato gli iscritti, raggiungendo più di 100 ragazzi in 4 settimane. Chiaro il messaggio di entrambe le parrocchie: la realtà aggregativa ed educativa non si esaurisce con la conclusione dei vari percorsi di catechesi, ma si può continuare ed intensificare nelle settimane estive. Alla mattina il tema affrontato da animatori e ragazzi è stato “Il corpo, dono che il Signore ci ha fatto”; tramite diverse attività e giochi, quali colorare, indovinare ed imparare, sia grandi che piccoli hanno capito e allo stesso tempo approfondito l’importanza del corpo umano come mezzo di espressione. Il pomeriggio, invece, i ragazzi si sono ritrovati dalle 4 alle 5 con compiti scolastici da svolgere, aiutati dai più grandi, per poi dividersi presso le varie iniziative allestite: teatro e recitazione, cucina, tiro con l’arco, lavorazione del cuoio e della creta, tornei di pallavolo e calcetto, poi per i più piccoli spettacoli con il teatrino di marionette. Questi vari percorsi sono stati realizzati grazie agli animatori delle due parrocchie ed alle ragazze, guidate da Suor Francesca, della comunità dell’“Associazione Gruppo di Betania onlus”, la quale è stata costituita dalle Suore Missionarie di Gesù Redentore di Milano, a loro volta fondate nel 1981 dal cardinale Carlo Maria Martini. Quest’associazione porta avanti un progetto educativo personalizzato che tenga conto della storia propria di ogni singola ragazza e del suo campo relazionale, cioè un cammino che l’ aiuti ad avviarsi verso l’età adulta sviluppando una serie di capacità e competenze unite ad un senso di identità che le permettano di gestire la propria vita in modo autonomo e responsabile. Il percorso del centro estivo si è concluso in un giorno di festa dove, svoltasi la recita finale e le varie premiazioni dei tornei, le due comunità parrocchiali si sono ritrovate la sera per salutarsi con una cena seguita da diverse animazioni dei ragazzi. In conclusione, come ricordato dal discorso del parroco don Giovanni Rossi, il centro estivo non è una soluzione di parcheggio nella comunità, ma un’opportunità che viene data alle famiglie perché i ragazzi con la preghiera nel confronto tramite la musica, i balli, la recitazione e tanto altro, possano essere aiutati a fare l’esperienza di una comunità che si prende cura di loro, scommette con loro e per loro. Federico Maria Balestra fa parte di una famiglia, della Santa Famiglia. Ed è proprio questo aspetto su cui il Vescovo si sofferma per spiegare l’impor- tanza della famiglia basata sul matrimonio, matrimonio che è qualcosa di grande e di speciale: è, cioè, un patto di amore e di fedeltà per sempre. Il secondo punto della riflessione riguarda l’episodio delle nozze di Cana in cui Maria dice “fate quello che vi dirà Gesù”. Questo invito viene fatto anche a noi e quindi anche noi dobbiamo impegnarci a fare quello che vuole Gesù; don Gerardo ci ha aiutato poi a interpretare al meglio cosa vuole Gesù da ciascuno di noi: vuole semplicemente che ognuno di noi cerchi la vera felicità tramite la sua vocazione. L’incitamento finale per tutti i presenti, e non solo, è di essere pronti a dire “eccomi” a Gesù e di rispondere Sì alla chiamata che ci farà. Nel corso del pomeriggio della festa sono stati organizzati momenti di svago e di divertimento per tutti: dalla gioia del cibo e del buon vino per i più grandi, alla musica per i ragazzi ed ai giochi gonfiabili e alla pesca per i più piccini; momenti che hanno gradevolmente allietato un pomeriggio trascorso assieme da tutta la frazione. Gli abitanti di Borgo Loreto si danno appuntamento all’anno prossimo per potersi riunire di nuovo tutti attorno alla Madonna di Loreto. Folco Fioretti Pellegrinaggio ad Osimo Santuario di San Giuseppe da Copertino nel 350° anniversario della morte del Santo Mercoledì 11 settembre Alle 16 partenza da Jesi, parrocchia di San Francesco d’Assisi e alle 16,15 dalla parrocchia di San Giuseppe Visita al Santuario e partecipazione alla Santa Messa celebrata dal Vescovo Gerardo Rocconi alle 19. La diocesi organizza un pullman. Per iscrizioni: diacono Giancarlo Sabbatini tel 340 7811741 San Giuseppe da Copertino è il patrono degli studenti. All’inizio di quest’anno scolastico sono invitati gli studenti e i genitori a prendere parte al pellegrinaggio. 10 v V della pastorale VocedellaVallesina 1 settembre 2013 Monastero SS. Annunziata: le sorelle Clarisse hanno celebrato la loro fondatrice, Chiara d’Assisi Coraggiosa e innovativa nella Chiesa di ieri e di oggi “Risplende Santa Chiara di luce divina: il suo carisma è germogliato in rigogliose propaggini di santità.... Per guadagnare Cristo rigettò l’effimera gloria di questo mondo, riponendo tutta la sua fiducia nel Signore...” (dai Vespri della Festa di Santa Chiara). Nella chiesa del monastero “SS. Annunziata” dall’8 al 10 agosto si è svolto il triduo di preparazione alla Festa di Santa Chiara, la fondatrice delle Clarisse, il II Ordine francescano. Ogni sera i fedeli hanno partecipato con le claustrali alla preghiera dei Vespri e alla Santa Messa. Padre Danilo Marinelli, dei Frati Conventuali di Osimo, ha proposto un cammino di conversione per rispondere alla chiamata universale alla santità. Ha ricordato i Santi di cui la Chiesa fa memoria nella prima decade di agosto: san Domenico, fondatore dell’Ordine dei predicatori” (1215); santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, la filosofa ebrea che, convertitasi al Cristianesimo, entrò nell’Ordine Carmelitano di Colonia e morì martire ad Auschwitz nel 1942; san Lorenzo, arcidiacono, arso vivo a Roma nel 258. Padre Danilo ha poi presentato la splendida figura di Chiara, “sim- desiderio che di imitarlo”. In un’altra lettera: “È al Cristo povero che devi rimanere legata... La povertà deve esserci molto cara poiché il Signore Gesù l’ha preferita a tutto”. La sera della vigilia, con letture bibliche, preghiere e canti le Clarisse hanno contemplato il “Transito” di Santa Chiara dalla terra alla gloria del Cielo. Nel giorno della Festa, padre Giancarlo Corbolo delle vergini sagge”, che nel Testamento sini, Provinciale dei frati Conventuali delle esorta le Sorelle a “lavorare senza spegnere Marche, commentando il Vangelo della dolo spirito di orazione ....” e dà loro il consiglio menica, ha invitato i fedeli alla “vigilanza” di “desiderare sopra ogni cosa lo Spirito del non solo per attendere il Ritorno del Signore, Signore e la sua azione santificante, di pre- ma per riconoscerlo ed amarlo nei fratelli. garlo sempre con cuore puro”. Grande la fede Ha poi delineato la figura di Chiara d’Assisi di questa donna che, innalzando l’ostensorio che, nata da una famiglia nobile e ricca, si ricon Eucaristia, riesce ad evitare l’assalto dei vela ben presto una giovane intraprendente, Saraceni! Padre Danilo ha poi citato alcu- coraggiosa e libera nei confronti dei familiani passi della IV Lettera di Chiara d’Assisi ri e dei loro progetti. A 18 anni, desiderando ad Agnese, figlia del re di Boemia: “Esulta di appartenere solo a Cristo, segue Francedi gioia nello Spirito Santo, tu che sei unita sco e abbandona il mondo per abbracciare a Cristo... Considera l’umiltà, le fatiche e le l’ideale di vita evangelica. La notte della Dopene che Egli sostenne per la redenzione del menica delle Palme fugge dalla casa paterna genere umano, contempla l’ineffabile carità per raggiungere la Porziuncola. Qui Franceper la quale volle patire sul legno della croce... sco le taglia i capelli e la riveste di un ruvido Guarda, medita, contempla e non avere altro saio. Chiara abiterà a San Damiano con la sorella Agnese e con altre fanciulle di Assisi. Nasce così il Secondo Ordine francescano, detto delle “Povere dame di San Damiano”, poi Clarisse. Per restare fedele alla povertà assoluta, Chiara riesce a ottenere il “Privilegium paupetatis” che le permette di rifiutare per sé e per le Sorelle qualsiasi proprietà, in un tempo in cui le monache potevano avere grandi possedimenti. Una vita di unione con Dio, vissuta in preghiera, nel lavoro e in fraternità. Eletta badessa, si pone al servizio delle Sorelle: la carità, l’umiltà e l’unità devono regnare fra loro in modo da cambiare in dolcezza tutto ciò che è amaro. Dopo aver atteso per 40 anni, con tenacia ma senza risentimento, l’approvazione della Regola, l’ottenne tre giorni prima di morire (1253). «È stata la prima donna - afferma padre Corsini- che nella Chiesa ha redatto una sua Regola. Donna di ieri e donna di oggi, Chiara può comunicare anche ai laici il suo ideale di perfezione evangelica, di eroica coerenza di vita e la gioia vissuta fino all’ultimo istante quando esclama: “Benedetto, mio Signore, per avermi creata!”» Giuseppina Radiciotti Gmg: in Brasile, a Rio, ‘hanno risposto’ tre milioni di giovani, settemila italiani Partono con gli amici, tornano con Gesù Partono all’avventura, senza sapere cosa li aspetti o meglio, in alcuni casi, senza aspettarsi nulla. Partono perché lo fanno i loro amici, perché hanno voglia di fare un viaggio, perché desiderano vedere un posto diverso o conoscere persone nuove. Poi, tornano cambiati: con degli stimoli forti, con una carica sconosciuta… tornano con Gesù. È questa l’esperienza di numerosi giovani che decidono di partecipare ad una Giornata Mondiale della Gioventù, incontro internazionale di spiritualità e cultura dei giovani cattolici, che si tiene ogni due o tre anni dal 1986. Quest’anno l’appuntamento era a Rio, dal 23 al 28 luglio, e tra i più di settemila ragazzi italiani che hanno oltrepassato l’oceano per prendervi parte, non sono mancati coloro che sul concludersi dell’evento hanno affermato che, nonostante fossero partiti senza un motivo preciso, sarebbero tornati a casa con delle prospettive capovolte, con dei sentimenti diversi. Alcuni hanno confidato di essere arrivati lì in ricerca, dubbiosi, pieni di domande, con un cammino iniziato da poco o ancora da iniziare. Talvolta, sfiduciati o persino arrabbiati con Dio. Poi, le testimonianze, la condivisione, lo scambio di esperienze, il contatto con la fede tangibile di tante persone, i momenti di ascolto, di silenzio e di riflessione personale, li hanno portati a fare quell’incontro concreto con il Signore che ha permesso loro di dire “Sì, ci sei davvero”. E poi, come in ogni appuntamento fisso che si rispetti, c’erano i veterani: quelli per i quali la Giornata Mondiale della Gioventù è diventata ormai una tappa immancabile. Per loro, Gmg significa ‘non essere da soli a credere’, significa ricordarsi che ci sono tanti, tantissimi giovani, sparsi per il mondo, che ancora, dopo duemila anni, seguono Cristo come loro e che come loro desiderano condividere la propria fede. Un’occasione per sentirsi meno soli, dunque, e per vivere l’adesione a Cristo con maggiore naturalezza, ma non solo. La Gmg rappresenta per gli ‘abbonati’ anche un’opportunità per ‘ricaricare le pile’, per approfondire il loro rapporto con Gesù, per fortificarsi e tornare a casa più robusti, convinti, decisi e quindi portare più frutto nei loro posti d’origine, in casa o in diocesi. Sì, perché molti sono consapevoli che la Chiesa ha bisogno di loro: di giovani coerenti e coraggiosi che si impegnino a testimoniare il Vangelo nonostante i venti a sfavore. “Vi ho chiamato e voi avete risposto”, disse Giovanni Paolo II, fautore della prima Gmg, ai ragazzi che per primi avevano accolto il suo invito. Da Roma a Buenos Aires, da Częstochowa a Toronto, da Sidney a Madrid, a Rio, sono ancora molti i giovani che, ciascuno con la sua storia e con le sue motivazioni, continuano a ‘rispondere’. Quest’anno c’erano circa tre milioni di ragazzi a presidiare la spiaggia di Copacabana, luogo nel quale si è svolta la veglia conclusiva con il Santo Padre. Tre milioni di giovani che papa Francesco, sorridendo sulla forte rilevanza del calcio in Brasile, ha invitato calorosamente a giocare nella ‘squadra di Gesù’. Cecilia Galatolo Da Mergo, a Roma… da Roma a Rio Ho sempre amato scrivere, sin da bambina. E non scrivevo mai solo per me stessa: volevo un pubblico per le mie poesie, per i miei temi, per le mie storie. Così, scrivevo per i genitori, per gli amichetti, per le maestre, per il giornale della scuola. Quello che non sapevo era che un giorno avrei scritto per Gesù e che sarei arrivata sino in Brasile per farlo. Tutto è iniziato due anni fa, quando, invece di iscrivermi alla facoltà di Scienze della Comunicazione a Bologna - come avevo pensato da qualche anno - pochi giorni prima della mia immatricolazione, mi sono sentita chiamata a Roma, precisamente nella Pontificia Università della Santa Croce (trovata su internet per caso), per frequentare la facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Chiesa. Il mio “sì” al Signore è stato sofferto, ma, partita titubante e con una fede ancora in fasce, in poco tempo ho capito che non avrei voluto più scrivere per nessun altro se non per Cristo e la Sua Chiesa. Così, ho iniziato a coltivare sempre di più la mia amicizia con Gesù e mi sono dedicata ai miei studi con tanta passione ed interesse, per poter compiere al meglio la volontà di Dio su di me. Mentre il mio sogno di scrivere per Gesù cresceva sempre di più, un giorno di febbraio di quest’anno, una porta decisamente grande mi veniva spalancata davanti. La mia università, come per ogni edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, aveva ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana la richiesta di due studenti volontari che avessero voluto lavorare per loro durante l’evento, per aggiornare il sito www.chiesacattolica.it sulle vicende della Gmg e per raccontare l’esperienza dei ragazzi italiani che sarebbero stati presenti a Rio. Non posso esprimere la gioia che ho provato quando mi è stato riferito che avevano pensato di mandare me. Al tempo stesso, però, mi sentivo troppo piccola e con tante, troppe cose ancora da imparare e avevo paura di tuffarmi in un mare così grande. Ad ogni modo, ovviamente, ho detto di sì. E da quel giorno, per i mesi successivi, mi ha fatto compagnia un profondo senso di inadeguatezza. Soprattutto nei primi giorni di lavoro, poi, la mia inesperienza (attualmente mi manca ancora un anno alla laurea triennale) e la mia tenera età (ero l’unica ventunenne presente nello staff dei giornalisti CEI e il ragazzo più giovane dopo di me aveva ventisei anni) si sono fatte notevolmente sentire. Non nego che mi sono trovata a dover affrontare situazioni disagianti e momenti di grande sconforto. Però, le ripetute correzioni, le sollecitazioni, gli stimoli e gli incoraggiamenti mi hanno aiutato moltissimo a superare gli ostacoli che incontravo e so- prattutto a crescere, sia dal punto di vista personale che professionale. Ora posso dire di aver vissuto un’esperienza molto fruttuosa. Il popolo brasiliano ci ha accolto con le braccia aperte, come quelle del Cristo Redentore del Corcovado, ai piedi del quale ho lasciato una parte di me. L’ospitalità calorosa di cui ci hanno fatto godere non l’avevo mai trovata altrove. E assieme a tanti ricordi, avrei voluto portare con me un po’ della loro gioia, della loro spontaneità, della loro socievolezza. La vicinanza con i giovani pellegrini di tutto il mondo, poi, in un luogo che distava dodici ore di aereo da casa, è stata per me un’occasione unica per aprire la mente e per vedere che la Chiesa ha veramente tante bandiere da sventolare; ma soprattutto, raccogliere le sensazioni, le impressioni, le difficoltà, le perplessità, i sogni, di tanti ragazzi credenti e raccontare le loro storie, è stato per me un privilegio grandissimo. Ascoltarli, mi ha arricchito al di là di ogni aspettativa e ha accresciuto in me la fiducia verso lo Spirito Santo. Sì, perché dalle parole di molti di loro ho capito ancora una volta che nonostante i mali che affliggono il mondo e le piaghe che feriscono la Chiesa, Egli continua ancora a suscitare tanti autentici discepoli di Cristo Cecilia Galatolo teatro VocedellaVallesina 1 settembre 2013 v V della 11 Il Calamandrei di Jesi ha messo in scena “La paga del sabato” di Fenoglio Un segno incisivo nello scenario teatrale italiano di Francesco Dorello * Una rappresentazione teatrale degna della grandezza dell’omonimo romanzo breve cui si ispira,”La paga del sabato” e degna soprattutto dello spessore di uno dei maggiori scrittori della nostra letteratura del secondo ‘900 - volendo citare le precise parole espresse dal Presidente Emerito della Repubblica e Onorario del ‘Centro Calamandrei’ di Jesi, Carlo Azeglio Ciampi. Stiamo parlando di Beppe Fenoglio di cui corre il 50ennale della morte. La performance portata in scena sabato scorso in prima nazionale al Cortesi di Sirolo, teatro stracolmo di bel pubblico, in occasione della apertura della XIV edizione di ‘Sipario Aperto-Franco Enriquez’, ha mostrato nitidamente tutti gli aspetti e gli ingredienti del tema del ‘reducismo’ e del malessere post-bellico inerenti alle difficoltà e ai disagi di chi ha vissuto la forte e cruda esperienza della Resistenza in prima persona;soprattutto nel delicato momento della reintegrazione nella società civile, con la annessa delusione per le mancate aspettative, visto che i grandi e attesi benefici che avrebbero dovuto portare le lotte partigiane e la conseguente fine dell’occupazione straniera, in realtà non si sono concretizzati completamente. Lo spettacolo, praticamente diviso in due sezioni, ha visto,da una parte,proprio questa vicenda umana legata all’insoddisfazione del giovane protagonista Ettore, che preferisce trovare scorciatoie di comodo, illegali,ma di probabile, lusinghiero ed effimero successo, che non l’assoggettarsi alla ‘servile’ routine di un lavoro regolare; dall’altra parte la storia di un amore più passionale che romantica e sentimentale con Vanda, presentato in modo diretto e realistico, concreto sin troppo, vista l’epoca di concepimento del romanzo. Siamo nel 1949. Forse solo il Moravia degli ‘Indifferenti’ e della ‘Romana’ riuscì a tratteggiare e descrivere momenti sensuali simili, precorrendo audacemente i tempi. La decisione di trasferire sul palco un testo come “La paga del sabato” potrà sembrare un ‘azzardo’, come molto spesso avviene in tali frangenti, ma la genialità registica e le indubbie capacità di chi ha partorito questo adattamento hanno saputo trasformare l’azzardo in una occasione non mancata per valorizzare quegli aspetti teatrali e, a tratti, ‘cinematografici’ che proprio Vittorini aveva allora evidenziato,anche se in senso critico e negativo. Ma i tempi sono cambiati e operazioni come queste in un teatro in costante evoluzione e di continua costruzione altro non fanno che arricchire l’opera originale dandole chiavi di lettura sempre più ricche e introspettive. Plauso quindi ad Alessandro Varrucciu, regista e interprete con Francesca e Silvia Uguzzoni, per l’intervento teatrale perfettamente riuscito. Azzeccata la scelta delle musiche di scena nonché gli ‘stacchi canori’, ottimi a scandire e a sgravare le porzioni sceniche, a cura dello storico e inossidabile trio Onafifetti. In sostanza e in conclusione, un’esperienza che sicuramente avrà un seguito e che lascia un segno concreto e incisivo nell’attuale scenario teatrale italiano. * Musicologo e studioso d’arte - 60 anni, professore di Modena. Colta metafora dell’epoca moderna di Federico Bozzo * Proprio la poetica originale di Beppe Fenoglio diventa protagonista dello spettacolo, rubando la scena perfino ai personaggi principali, che arrivano a raccontare la loro stessa storia in terza persona. Tecniche di metateatro spingono gli attori dietro a leggii che portano nel mondo della tragedia la carica del monologo d’invettiva, pur senza rompere l’empatia o distogliere lo spettatore dall’ambientazione dell’opera. Ambientazione, questa, riprodotta fedelmente nelle atmosfere, negli atteggiamenti e nei dia- loghi portati sul palco da Varrucciu. L’attenzione, quasi maniacale, alla riproduzione del testo originale del Fenoglio, inneggia all’immortalità della poetica dell’autore, che tanto è calata in un’epoca precisa e circoscritta, quanto al contempo sembra studiata come colta metafora dell’epoca moderna. Tre soli attori, non senza mostrare una certa maestria, interpretano i cinque personaggi principali dell’opera. Ettore, giovane di poco più di vent’anni, da poco tornato dalla guerra e totalmente alieno ai costumi e ai modi di una società che sente aliena e fasulla, comunque diversa da ciò che lui è diventato. La madre di Ettore, incapace di comprendere le motivazioni del figlio e legata ad una mentalità pratica a lui inconcepibile. Bianco, compagno di Ettore, impegnato a “perdonare a rate” i comportamenti degli ex-fascisti. Palmo, giovane al servizio di Bianco, a cui la vita ha riservato le stesse esperienze avute da Ettore, ma la cui semplicità ed ignoranza sono allo stesso tempo croce e salvezza, da una verità che forse è meglio non comprendere. E infine Vanda, amante di Ettore, anch’essa in contrasto con le im- posizioni della società in cui vive, sebbene per motivi diversi da quelli dell’uomo che ama. Non è il tempo che detta l’avvicendarsi degli eventi nella versione di Varrucciu de “La paga del sabato”, bensì la loro natura, essendo la rappresentazione divisa in due atti che riassumono le due più importanti espressioni di disadattamento sociale di Ettore: il lavoro e l’amore. Le due sezioni alternano le parti recitate a brevi intermezzi musicali, realizzati dallo spumeggiante trio degli Onafifetti, dove uno stile da canzone popolare narra l’im- pegno della lotta partigiana nel vivo dell’azione, ricordando continuamente allo spettatore ciò che altrettanto frequentemente si riaffaccia alla mente del protagonista. Un’opera fedele all’originale ed incredibilmente attuale allo stesso tempo. Due opposti solo in apparenza, i due volti di questa rappresentazione si compenetrano perfettamente, facendosi servi del gravoso ma nobile compito di dare tributo ad un grande autore quale Beppe Fenoglio. * (esperto di intelligenza artificiale 24 anni , ingegnere di Genova) Dalle Marche in Calabria: concerti in due ridenti località balneari della costa tirrenica di Magdalena e Bozena Lutka Ambasciatrici della grande musica dedicata ai giovani Sembra molto lontana dalle Marche la Calabria, ma non lo è poi tanto. Dall’Adriatico al Tirreno si può trovare chi parla lo stesso linguaggio: quello universale della musica. Ne sono state ambasciatrici in Calabria due musiciste ben conosciute a Jesi: Magdalena e Bozena Lutka, ospitate in due ridenti località balneari della costa cosentina per tenere due concerti. Il primo – pianoforte e voce – è stato presentato a Cetraro nella Sala dei Convegni dell’antico Palazzo del Trono, sede anche di un Museo del Mare che merita di essere visitato. Le due musiciste hanno fatto qui ascoltare il 20 luglio un “Oratorio per bambini”, incentrato sui Misteri della Gioia, composto con lievi pennellate musicali da Magdalena Lutka, autrice anche di una trepidante ‘Improvvisazione’ ispirata ad un drammatico disegno di Bill Congdon, grande ‘action painter’ americano e di alcune poesie inserite nel contesto. Il concerto, introdotto e concluso da musiche di Chopin, era dedicato ai giovani in partenza con papa Francesco per Rio de Janeiro in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Pochi chilometri più a sud, ad Acquappesa, il 23 luglio si è tenuto il secondo concerto nella Chiesa della Madonna del Rifugio dove è conservato un prezioso organo, costruito nel 1832, recentemente restaurato. Nel concerto, che ha inaugurato la novena dei solenni festeggiamenti programmati in onore della Madonna patrona del luogo, Magdalena Lutka ha presentato brani di J. Pachelbel, J.S. Bach, F. Chopin, R. Schumann, G. Tartini, E. Grieg, S. Moniuszko, P.I. Ciajkovskij. Alle pagine in esecuzione si è alternata la lettura di alcune poesie di Augusta Franco Cardinali, conduttrice, interprete di alcuni brevi canti liturgici e autrice del testo di uno di questi dedicato a papa Giovanni Paolo II. Nell’uno e nell’altro concerto è sta- ta presentata una commossa composizione di Danuta Conti, figlia di Bozena Lutka: ‘Al mio Signore’, antifona per voci e pianoforte, o cetra, cantata dalle Suore dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento del Monastero di Pietrarubbia, ordine nel quale Danuta Conti è recentemente entrata. Generosi applausi e fervidi apprezzamenti sono stati raccolti dalle interpreti che della cordialissima accoglienza ringraziano di cuore don Giacomo Minervino, parroco di Acquappesa Marina, organizzatore del concerto. Fotoservizio: a.f.c. Nelle due foto: Magdalena e Bozena Lutka nel concerto tenuto al Palazzo del Trono di Cetraro. Le interpreti accanto all’antico organo restaurato della Chiesa della Madonna del Rifugio di Acquappesa. Con loro è il parroco, don Giacomo Minervino. 12 v V della arte VocedellaVallesina 1 settembre 2013 verso il festival e la stagione lirica: Il procedimento evolutivo del melodramma sul sentiero tracciato da Pergolesi Dalla verità al verismo della Giovane Scuola Italiana Con ‘La Serva Padrona’ Pergolesi mise garbatamente e definitivamente alla porta gli eroi della mitologia che per oltre un secolo erano stati i protagonisti del melodramma. Il pubblico era ormai stanco di personaggi e storie impossibili, di falsi orpelli, di un’eleganza manierata, di costumi di scena impennacchiati, di interpreti appesantiti da abbondante pinguedine grottescamente ridicolizzati dai caricaturisti. Gli dei se ne andarono con sussiego, signorilmente, sparendo fra le nubi dell’Olimpo. Pochi altri compositori dopo Pergolesi si sarebbero ricordati di loro: Gluck e Spontini, ad esempio, che tuttavia dimenticarono la retorica del mito per considerare la sincerità dei sentimenti di personaggi umanamente attendibili. Si arriverà, parecchio dopo, a R. Strauss che in ‘Daphnae’ ,‘Elena egizia’, ‘Arianna a Nasso’ rievocherà con qualche nostalgia l’antico classicismo: ma non si andrà oltre. Con la ‘Querelle des bouffons’, suscitata da ‘La Serva Padrona’, si scelse dunque un’altra strada: quella della verità. A lungo, se pure procedendo diversamente, molti compositori su questa sarebbero avanzati. Per seguire la verità occorreva aprire gli occhi, guardarsi intorno; e intorno c’era un mondo vastissimo da scoprire, da descrivere, di cui parlare. Anche di cui discutere; come avrebbe fatto G. Verdi che ne ‘La Traviata’ avrebbe contrapposto sentimenti generosi e sinceri al perbenismo di facciata della società borghese del tempo. Ciò che sarebbe avvenuto nella seconda metà del XIX secolo in filosofia con l’affermazione del positivismo e in letteratura non risultò dissimile dall’evoluzione che si era prodotta nella musica che, essendo la più intuitiva di tutte le arti, aveva precorso i tempi. La Francia, dove con Pergolesi era stata presagita l’esigenza della verità, nello stesso segno guiderà anche un rinnovamento letterario. Ad iniziare da G. Flaubert che, figlio di un medico, pensò di applicare la metodologia scientifica adottata da sua padre alla letteratura, formulando in ‘Madame Bovary’ una diagnosi nuda e cruda dei danni provocati da un deteriore idealismo romantico. È appunto con Flaubert che nascerà oltre frontiera il Verismo. Si diffonderà rapidamente in Italia: prima, grazie alla Scapigliatura, a Milano e a Torino; poi in Toscana e in altre regioni. Con Verga, che della Scapigliatura era venuto presto a contatto, raggiunse anche il sud. In territorio nazionale il verismo letterario sarà variamente, liberamente inteso: non solo come anticonformismo, rifiuto di una morale borghese, insofferenza per un decadente sentimentalismo tardo romantico, ma anche come osservazione oggettiva di realtà locali, quindi di una società sotto diversi aspetti dissimile da quella francese. La Giovane Scuola Italiana e il melodramma verista Anche più diversamente il Verismo sarà trattato in musica. La ‘Carmen’ di Bizet, tratta da un racconto di forte realismo di Mérimée, aveva suscitato scandalo prima di essere poco dopo accettata apparendo come il primo esempio di ‘melodramma verista’. In Italia sarà Leoncavallo che nel Prologo dei ‘Pagliacci’, opera ispirata ad un fatto autentico di cronaca nera, presenterà un vero e proprio ‘manifesto’ di un progetto musicale nuovo, affermando i proponimenti di quella che sarà chiamata ‘La Giovane Scuola Italiana’. A questa aderiranno operisti di diversa personalità che interpreteranno autonomamente le teorie esposte dalla scuola musicale verista. Oltre a Mascagni, che clamorosamente si impose con ‘Cavalleria rusticana’, soggetto tratto da una brevissima, folgorante novella di Verga, si aggiunsero Giordano, Puccini, Cilea. Con loro sarà trattato in musica qualsiasi tema che potesse avere fondamento di verità, derivato sia dalla storia, sia dalla letteratura, sia dalla cronaca, sia dalla realtà sociale. Persino nella fiaba si cercheranno elementi di verità. Lo fece Puccini che in ‘Turandot’, nel proposito di giustificare la crudeltà della ‘principessa di ghiaccio’, accennò a teorie freudiane allora recentemente scoperte. Puccini e Mascagni, toscani; Leoncavallo, napoletano; Cilea, calabrese. Il verismo musicale si diffuse anche in regioni molto lontane dalla terra in cui era nato: la Francia, dove comunque si era precocemente compresa e sempre mantenuta viva la lezione rivelatrice di Pergolesi. Augusta Franco Cardinali Festival e Stagione “Lo scettro e la bacchetta” è il titolo del XIII Festival Pergolesi Spontini: dal 5 ottobre al 3 novembre, concerti ed eventi dedicati al rapporto tra musica e potere politico, in un percorso da Gaspare Spontini a Wagner e Verdi; in programma, la prima esecuzione in epoca moderna della Cantata “Gott segne den König!” (‘Dio benedica il Re!’) di Spontini per soli, coro e orchestra, e una giornata dedicata al cinema muto con la proiezione su musica eseguita dal vivo del colossal “Cabiria” (1914). La 46^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi, dedicata al tenore Franco Corelli nel decennale della scomparsa, inaugura venerdì 27 settembre 2013 (replica domenica 29, anteprima giovani il 25 settembre) con “L’Arlesiana” di Cilea con la direzione di Francesco Cilluffo, la regia di Rosetta Cucchi, le scene di Sarah Bacon ed i costumi di Claudia Pernigotti. Il 4 ottobre concerto lirico “Viva V.E.R.D.I.”, duetti per baritono e basso con Julian Kim e Luca Tittoto diretti da Giacomo Sagripanti. Venerdì 22 e domenica 24 novembre (anteprima giovani il 20 novembre) in scena il “Falstaff ” di Verdi diretto da Giampaolo Maria Bisanti, regia di Marco Spada, scene di Benito Leonori, costumi di Alessandro Ciammarughi. Nella prima immagine: Melpomane, musa della poesia tragica, Erato, musa della poesia amorosa e Polinnea, musa inventrice della lira che presiedono alla danza e al canto sacro. (E. Le Sueur, Parigi, XV sec.). nella seconda, i grandi musicisti protagonisti del Festival e della Stagione: Wagner, Spontini e Verdi. moie, il 1° settembre alle 21 in scena la compagnia fondata da don Amedeo Gubinelli Dalla campagna ad una città della Marca centrale Domenica 1 settembre, a Moie, alle 21, la Compagnia Teatro Club Amedeo Gubinelli di San Severino Marche porterà in scena in Piazza Santa Maria: “Capita a 50 anni… figurete a 20!” commedia brillante in vernacolo maceratese di Amedeo Gubinelli, per la regia di Alberto Pellegrino. Personaggi e interpreti: Sor Ansermo, anziano contadino (Roberto Chiaraluce); Ursula, sua moglie (Thea Malandra); Grigoria, figlia maggiore (Adriana Feliziani); Teresciola, figlia minore (Rita Romagnoli); Peppetto, figlio (Giacomo Bordo); Pacì, marito di Grigoria (Mauro Capaldi); Francinellu, marito di Teresciola (Sandro Granata); zia ‘Ngilina (Silvana Piantoni); Lorenzo, figlio di Teresciola e Francinellu (Tommaso Melandra); parroco (Fabio Sparvoli); Marietta de Cuccumittu, la vicina (Paola Egidi); Marisanta, la cartomante (Anna Maria Bellomarì); il medico (Cesare Bordo); il “popolo” della balera: Yada Orazi e Cesare Bordo. Aiuto regia e movimenti coreografici: Paola Egidi. Scenografica: Roberto Cetriolo. Tecnici di scena: Sandro Granata, Maurizio Malandra, Mauro Capaldi, Giampaolo Palmucci. Rammentatore: Giuliano Chiaraluce. Direttore di scena: Marina Buresta. Una storia ambientata nella società rurale degli anni settanta, scritta e allestita per la prima volta nel 1979 e successivamente adattata ai nostri giorni, pur mantenendo una struttura narrativa e teatrale fedele all’originale. Protagonista una famiglia che vive il passaggio traumatico dalla campagna ad una città della Marca centrale. E nel nuovo contesto urbano si snodano le vicende comico-sentimentali che coinvolgono i personaggi. Generazioni diverse radioDuomo SenigalliainBlu•95,2Mhz in una continua contrapposizione fra modi di vivere differenti, che vedono incontrarsi e scontrarsi il mondo rurale e quello urbano: il richiamo alle tradizioni e ai valori del passato e gli effetti, a volte imprevedibili, dell’adattamento al nuovo modello di vita. Sor Ansermo, anziano contadino inurbato, sposato con Ursula, padre di tre figli, nonno, subisce più pesantemente degli altri gli effetti del cambiamento, soffrendo di uno sradicamento culturale ed esistenziale e di una fragilità interiore che lo porterà ad inseguire, attraverso un’avventura sentimentale con una giovane straniera, l’impossibile ritorno alla giovinezza perduta. Una storia che dipinge, nella spontaneità della rappresentazione scenica e nel vigore del vernacolo, sentimenti, legami, concezioni di vita, valori che affiorano dal cuore e si affacciano all’orizzonte delle vicende umane. Amedeo Gubinelli (Matelica 1925-San Severino Marche 1991): sacerdote ricco di cultura, creatività e spiritualità, giornalista per molti anni de La voce settempedana, poeta ironico e ricco di sentimenti, nel 1977 ha fondato, con Alberto Pellegrino, il Teatro Club “Virgilio Puccitelli”. Ha portato in scena, nelle commedie da lui composte, il personaggio di Sor Ansermo, protagonista delle sue due raccolte di novelle: Sor Ansermo racconta. Ha scritto e messo in scena nel 1980 Patre pe’ procura ,il suo capolavoro e, nel 1984, la sacra rappresentazione: La leggenda dei Santi Severino e Vittorino. Dal 1993 il Teatro Club porta di suo nome e dal 1993 al 2011 la Compagnia a lui intitolata ha allestito oltre 200 rappresentazioni e ricevuto 70 premi. t.t. Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00 il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi Giornale radio alle 12,30 e alle19,03 Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20 vallesina VocedellaVallesina 1 settembre 2013 Apiro: un nuovo punto vendita diretta, segno di fiducia v V della 13 Una proposta nel campo della riabilitazione Giovani: dalla terra al negozio Che cos’è dysmofit®? L’impegno dei giovani, la fiducia nel presente e il desiderio di confortarsi con la comunità hanno sostenuto Valentino e Luigi Paccusse ad aprire il punto vendita nel centro di Apiro. Nel pomeriggio di domenica 4 agosto tanti cittadini di Apiro e della Vallesina hanno salutato l’inaugurazione del negozio in piazzale Battisti nel quale sono disponibili carni fresche di bovini e suini e preparati ottenuti dagli allevamenti dell’azienda familiare. Da tre generazioni la famiglia Paccusse alleva bestiame acquisendo un’esperienza capace di affrontare e superare i vari momenti critici della società e del mercato. Il sindaco di Apiro, Settimio Novelli, dopo il taglio del nastro tricolore, ha espresso le congratulazioni per la nuova attività sottolineando come i giovani siano capaci di reagire al clima di sfiducia che contraddistingue gli adulti. «Valorizzare le eccellenze del territorio come la produzione di carni da allevamenti controllati è un compito di ogni comunità: ringrazio la famiglia Paccusse per aver dimostrato ancora una volta fiducia nel nostro paese e formulo i migliori auguri per la nuova attività affinché possa diventare veicolo di promozione della terra di Apiro». Luigi Paccusse è anche presidente della Coldiretti, sezione di Apiro. «Dalla Roma imperiale in poi la carne cominciò a rappresentare un elemento sempre più importante nell’universo dell’italica alimentazione. L’attività dei macellai inizia ad essere documentata dal XII secolo quando essi iniziarono a riunirsi in Corporazioni. A Firenze erano chiamati beccai, dal nome che si dava al maschio della capra: becco. La loro attività cominciava la sera con la preparazione dei tagli e terminava la mattina con la vendita. I banchi erano disposti secondo regole ben precise e vigevano leggi severe sull’esposizione della carne e le autorità effettuavano controlli molto severi sulle norme igieniche». (da De Gustibus, ossia divagazioni in cucina – ed. Frate Indovino). Viabilità: interrogazione dell’on. Carrescia Grazie al “decreto del fare” per il porto Soddisfazione dell’on. Piergiorgio Carrescia per la stipula della convenzione per la concessione dei lavori per il collegamento tra il porto di Ancona e l’A14, la cosiddetta “Uscita Ovest”. La firma pone fine ad un lungo periodo di impasse tra il promotore ATI Impregilo spa - Astaldi Spa - Pizzarotti Spa - Itinera SPA e la stazione appaltante, trasferita nel luglio dello scorso anno da ANAS al Ministero delle Infrastrutture. Il ritardo era stato oggetto di un’interrogazione dell’on. Carrescia al Governo il 3 aprile ed era stata sollecitata dal parlamentare di Ancona, alla Camera dei Deputati, con un intervento in Aula il 6 agosto. «È la dimostrazione – afferma l’on. Carrescia - che se vi è unità di intenti, la pressione politica con Comune e Regione riesce a dare risultati positivi. Va dato atto al Ministro Lupi di grande attenzione al problema. È una giornata storica perché segna un grande passo avanti per il rilancio del Porto di Ancona e per l’economia delle Marche. Un investimento di 479,8 milioni di euro costituisce un grande volano per il nostro territorio. Mi auguro che possa esserci un ampio coinvolgimento delle imprese locali favorito anche dalle recenti disposizioni del “Decreto del fare”.» Forse non tutti conoscono che anche nel campo della riabilitazione sono stati fatti enormi progressi, che consentono alle persone colpite da patologie spesso irreversibili una convivenza dignitosa con la malattia. Finora, le moderne tecniche si sono concentrate sul sintomo acuto, facendo recuperare parzialmente o in toto le funzionalità colpite, ma non si sono quasi mai interessate al sintomo cronico o alle recidive che sovente caratterizzano le più comuni patologie locomotorie e neuromotorie. Non sono stati offerti trattamenti che migliorano lo svolgimento delle normali attività quotidiane in pazienti che combattono con una sintomatologia cronica e purtroppo spesso irreversibile. È ormai risaputo che patologie come la SLA o le distrofie nel bambino sfidano e vincono le moderne tecniche di riabilitazione e costringono perciò a una condizione incompatibile con la vita. Ma anche malattie più semplici quali l’artrosi o le comuni scoliosi posturali, seppur trattate acutamente, tendono a ripresentarsi. Non è raro, infatti, il caso di persone, che, pur sottoponendosi a interventi mirati per il trattamento acuto di patologie osteo-articolari, abbiano, dopo una remissione del sintomo, ricadute addirittura più gravi. Nonostante tutto, non è di nostra competenza o intenzione criticare e sminuire le moderne tecniche fisioterapiche o creare il ridicolo fenomeno dell’”impeachment” professionale tra le varie figure che ruotano in ambito riabilitativo. Motivo per cui sarebbe bello e proficuo un lavoro di squadra tra la figura del Fisioterapista e il laureato in Scienze Motorie, con il fine di affrontare la malattia a 360°, sia per un trattamento acuto, sia per uno cronico qualora la malattia fosse incurabile, con l’obiettivo di rieducare il paziente a una convivenza funzionale con essa. La risposta a questo crescente bisogno potrebbe venire proprio dal metodo DYSMOFIT®. Questa speciale ginnastica di tipo attivo, ideata negli anni Ottanta dal docente nazionale Coni, Paolo Violante, sfrutta le tecniche chinesiologiche della scuola americana. Si tratta di una metodica riabilitativa che non si limita a trattare solamente la zona del corpo colpita, ma applica un trattamento globale che tende al rafforzamento anche di quelle zone che apparentemente non entrano in diretto rapporto con l’area danneggiata. Inoltre, essa mira, attraverso appositi esercizi, a una riflessione sulla malattia e sui sintomi che da essa derivano e a rafforzare la capacità propriocettiva del paziente, il quale di conseguenza acquista la possibilità di ascoltare il proprio corpo e trattare attivamente i propri limiti. La filosofia di questo metodo è che il non peggioramento è di per sé un miglioramento. Non escludo che in tempi brevi si possa praticare il DYSMOFIT® in apposite strutture, anche nella nostra città. Tiziano Bevilacqua istruttore, personal trainer, idrochinesiterapista e studente DYSMOFIT® www.citroen.it 4X4 QUANDO VUOI TU. NUOVA CITROËN C4 AIRCROSS C’è un solo SUV compatto con motore 1.6 HDi 115 FAP®, Stop&Start e sistema di trazione integrale con selettore di modalità. Con nuova Citroën C4 Aircross da oggi sarai tu a scegliere, passando dalle 2 alle 4 ruote motrici con un semplice gesto. Nuova Citroën C4 Aircross: tecnologica ed ecologica. GAMMA CITROËN C4 AIRCROSS DA XX.XXX EURO. TI ASPETTIAMO XXXXXXXXXXXXXXX. CRÉATIVE TECHNOLOGIE Citroën C4 AIRCROSS 1.6 HDi 115 FAP Stop&Start 2WD. Consumo su percorso misto: 4,6 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: 119 g/Km. 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Apertura della maratona culturale giovedì 1 agosto, all’interno della bellissima biblioteca comunale di Moje. L’avvio del Festival è avvenuto con una mostra dell’architetto Cristiano Tenenti che ha esposto i suoi disegni e le proprie produzioni nella Galleria della Fornace, presso la Biblioteca comunale. Questi lavori artistici hanno la particolarità di essere opere d’arte con una forte fisicità, quadri ottenuti con materiale di recupero, come il cartone, “immagini costruite con le mani e che sappiano creare oggetti sensoriali capaci di comunicare”. L’avvio del Festival è stato affidato all’assessore alla Cultura Sandro Grizi che ha ricordato le varie manifestazioni in programma fino al 10 agosto. L’artista Tenenti ha spiegato la sua tecnica e ha ricordato che è attivo un laboratorio OfficinaManoLibera che ha lo scopo di realizzare un lavoro che sarà poi regalato alla Biblioteca di Moje. La Lectio magistralis è stata affidata al prof. Armando Ginesi, Professore emerito di Storia dell’Arte, Ordinario e Rettore dell’Accademia Statale di Belle Arti di Macerata, affermato critico d’arte e, tra l’altro, Console Onorario della Federazione Russa nelle Marche. Il prof. Ginesi, nella sua dotta prolusione ha trattato del significato dell’arte, dell’ermeneutica, richiamando Hans Georg Gadamer e Italo Mancini. Il Festival è continuato nella serata con il pianoforte di Luis Bacalov e con il cantante Ruben Peloni. Luis Bacalov, noto per essere l’autore della colonna sonora utilizzata nel film Il Postino, che gli ha permesso di ottenere il Premio Oscar, ha incantato tutti i presenti per la sua abilità alla tastiera e per il colore delle sue musiche. Bravissimo il cantante Ruben Peloni che in collaborazione con Bacalov ha presentato un repertorio di musiche piacevolissime. Lo spettacolo si è svolto all’aperto, nell’area antistante la biblioteca, una splendida serata estiva ha aiutato e favorito l’importante successo della manifestazione particolarmente applaudito dai presenti. Venerdì 2 agosto 2013 Piazza Vittoria di Majolati Spontini, finalmente restituita a luogo di aggregazione e di feste, ha ospitato il terzo appuntamento del Festival della mente: Trivio e Quadrivio. Discorso e Numero. Alunni ed insegnanti dell’Istituto comprensivo Carlo Urbani di Moje hanno dato vita ad uno spettacolo, molto curato, che ha raccontato, come un libro di storia dell’arte, l’immagine e in particolare il ritratto. I ragazzi, guidati dai loro insegnanti e coordinati dalla dott.ssa Maria Antonia Mingo, hanno percorso la storia dell’umanità attraverso il ritratto, soffermandosi sulle immagini che l’uomo delle varie epoche ha elevato a simbolo. La narrazione non si è avvalsa solo dell’iconografia, ma ha utilizzato la storia, la storia dell’arte, la letteratura, la recitazione, la musica, il ballo e le luci. Gli insegnanti hanno voluto, consapevolmente, richiamarsi ad un noto testo e pensiero del filosofo Edgar Morin, vedendo in questa esperienza didattica un’efficace occasione di attività formativa globale, pluridisciplinare capace di conferire unitarietà al sapere. Alcuni noti ritratti sono stati ricostruiti con la gestuali- tà dell’attore suscitando un piacevole effetto teatrale. Anche gli abiti, le posizioni, gli atteggiamenti, i testi letterari hanno calato lo spettatore, di volta in volta, nelle varie epoche e nelle opere dei grandi artisti. Lo spettacolo è stato piacevole e ben organizzato, anche le persone lontane dai libri di scuola hanno potuto ricordare, in ordine cronologico, i grandi capolavori dell’umanità che hanno segnato il percorso umano della storia dell’arte. Utilissimo è stato il supporto tecnologico per gestire l’ampio palcoscenico destinato alla rappresentazione; la competenza di Walter Ricci e di alcuni genitori ha guidato i ragazzi in questa prima esperienza tra cultura, studio e pubblica rappresentazione. Al termine dello spettacolo il dirigente scolastico dott. Nicola Brunetti e il sindaco ing. Giancarlo Carbini si sono complimentati per l’ottimo lavoro. Da sinistra, l’arch. Tenenti, il prof. Ginesi e l’ass. Grizi Sabato 3 agosto 2013 Pantaloncini corti e scarpe da tennis è stato questo l’abbigliamento dei partecipanti al quarto appuntamento del Trivio e Quadrivio. Discorso e numero. L’argomento trattato era l’acqua pubblica, raccontata attraverso le antiche fonti idriche. Per ragioni logistiche non è stato possibile vederle tutte, ma ci si è limitati alla visita di quelle poste a nord ovest, lungo Via Tajano, a confine con Santa Liberata e San Sisto. Ad aprire la fila il sindaco Carbini, gli assessori: Sandro Grizi e Fabrizio Mancini, l’ex sindaco Franco Cascia, l’arch. Nicla Paola Frezza e tanti cittadini curiosi di rivedere gli antichi manufatti, alcuni visitatori erano giunti da altre cittadine. Percorso un tratto di Via Santa Liberata, si è imboccata via Tajano dove si è potuta ammirare la fonte di Cerreto, ripulita, ombrosa, con il bottino di presa da cui usciva, nonostante la stagione estiva, abbondantissima acqua fresca e buona. La strada di accesso per i birocci è rimasta intatta, anche se privata del cippo in pietra recante il graffito ricordo dell’anno 1861. Percorso un altro chilometro si è giunti alla fonte di Tajano. Per scendere dentro la fonte si è dovuto percorrere un viottolo di fortuna, ma poi i resti dell’antica fonte sono apparsi in tutta la loro bellezza, come gli avanzi di un antico monumento che lotta con la vegetazione per non scomparire. La prima vasca, la bocca di leone, la seconda vasca con il lavatoio, i resti della terza, l’impietrata, tutto rimandava ad un antico brulicare di brocche, orci, donne e bestiame che facevano risuonare gli zoccoli sulle lastre di calcare. Le belle pietre squadrate, gli archi, le pietre per lavare, il viottolo d’accesso in pietra e i resti dell’antica copertura davano la misura di quanto fosse importante questa fonte pubblica. Ora il commento di tutti i presenti è stato di soddisfazione per aver visto un manufatto celato dalla fitta vegetazione e la speranza di vedere restaurata la fonte che potrebbe essere inserita all’interno di un percorso naturalistico e di recupero di beni culturali. A tutti i partecipanti è stato offerto un opuscolo sulla storia delle fonti idriche e dell’acqua pubblica a Majolati con notizie storiche raccolte da Marco Palmolella. Per chi fosse interessato sarà possibile ritirare l’opuscolo sull’acqua e le fonti presso il Comune di Majolati Spontini. Lo spettacolo di alunni ed insegnanti sulla storia del ritratto. Fotoservizio di Sara e Marco Palmolella (CONTINUA LA PROSSIMA SETTIMANA) La passeggiata alla scoperta delle fonti idriche maiolatesi paginaperta JESI VocedellaVallesina 1 settembre 2013 Una raccolta che segna il passo da tempo una definitiva raccolta “ordinata” in modo da farci toccare percentuali maggiori rispetto al passato. Certo, un miglioramento c’è stato, ma dovuto all’andamento naturale delle cose e non al merito di un’amministrazione che dopo tanti mesi possa finalmente offrirci una soluzione definitiva per raggiungere ulteriori positive percentuali. Ancora si pensa, si ragiona, si progetta di dover intervenire, di superare certe notissime difficoltà presenti dai tempi di Adamo ed Eva… Ma nulla di nuovo s’è fatto. Solo propositi e lamentele. Ma né con i propositi né con le lamentele la raccolta dei rifiuti – così ben congegnata da anni in tante zone della nostra città - non ha fatto un passo avanti per migliorare. Altro che invidiare il nord Europa che è riuscito a riciclare anche tutto il grigio. Cioè seleziona e ricicla il 100% di tutti i rifiuti. Un sogno per noi! Noi accontentiamoci di quanto ci impone la legge. Ma, insomma, i miglioramenti necessari da anni, vanno alla fine realizzati e non lasciati morire sui progetti cartacei o sulle buone intenzioni di cui è lastricato l’inferno. Ben venga la Casa dell’Acqua, ben vengano i pannolini lavabili, ma ben venga soprattutto la soluzione per le due gradi aree sopra ricordate e per la tariffazione personalizzata. Basta progettare. È ora scossa di fare. v.m. Aurora Basket campagna abbonamenti Una campagna abbonamenti da cui ci si aspetta una risposta “straordinaria”, quella partita lunedì 26 che terminerà sabato 5 ottobre, il giorno prima dell’inizio del campionato per la stagione 2013/14 della Fileni Bpa Jesi. È stato sottolineato il 26 agosto in conferenza stampa DAL 1923 della 15 KSHOP VESTE ATELIER FIORELA CIABOCO IL PALAZZO E DINTORNI Dopo tanto tempo che non ci sentiamo, come prima cosa verrebbe la voglia di dire una parola sulle mille iniziative promosse dal comune e da tante organizzazioni private. Insomma: del tabellone, arrivato in ritardo, sulla Jesi d’estate durante la quale hanno fatto la parte del leone le rappresentazioni cinematografiche, teatrali e musicali. E la preziosa presenza dei turisti. Ma no! Non ve ne parlo perché voi ne sapete più di me e perché io non ne ho potuta seguire neanche una, dominato dal peso delle tante iniziative che ti impongono le ferie alle quali non ho rinunciato neppure quest’anno. E allora la cosa più concreta è parlarvi della prima delusione appena tornato a Jesi: la raccolta rifiuti non ha fatto nemmeno un passo avanti con la nuova amministrazione dopo altre 15 mesi di elucubrazioni in vari modi. E mi spiego. Tutti sappiamo, ormai da anni, che il nodo difficile della raccolta fatta come normativa vuole, è dato dal centro storico e dalla zona industriale. I motivi sono diversi e non li sto ad elencare. È un dato di fatto legato… alla conformazione urbanistica delle due zone strutturalmente agli antipodi tra di loro. Io non mi aspettavo di leggere che l’assessore preposto al delicato servizio ci si presentasse alla fine di agosto solo con le lamentele e con la sottolineatura delle tante difficoltà per procedere ad v V Orgogliosi artigiani jesini Unire le forze tra le eccellenze del territorio. Valorizzare il Made in Italy. Preservare il valore dell’essere artigiani. In questo periodo non favorevole per l’economia l’unione fa la forza e Fiorella Ciaboco Atelier e Kshop ne sono un esempio. Fiorella Ciaboco Atelier è una Sartoria con uno staff tutto al femminile che dal 1986 è attiva nel mondo della moda con capi uomo e donna e che si distingue per l’elevata qualità del prodotto su misura e creativo; da quattro anni il nuovo brand Fiore maison disegna e crea complementi d’arredo per vestire la casa con stile ed originalità. Kshop nasce dall’esperienza decennale di Cartotecnica Jesina srl ed è un’azienda che progetta e realizza complementi d’arredo eco sostenibili in cartone ondulato. Fiorella Ciaboco e Diego sono due orgogliosi artigiani jesini che sono entrati in simbiosi progettando un arredo eco-sostenibile personalizzato per allestire l’Atelier sartoriale. In comune hanno il gusto per il bello, l’eleganza, la semplicità e la creatività per rinnovarsi continuamente. «Da quando ho iniziato il mio lavoro le cose sono cambiate notevolmente - racconta Fiorella Ciaboco - oggi è rarità ciò che venticinque anni fa era quotidianità. Tengo molto al lavoro di ogni artigiano come me, e per me sono importanti le collaborazioni, le leadership nel proprio territorio per far sì che le nostre risorse non vadano perse e per poter immettere nel mercato prodotti sempre nuovi e funzionali, ma mai banali». Recentemente Fiorella Ciaboco è stata insignita del premio “Marche Ambassador of the Year” per i meriti conseguiti nel promuovere l’immagine del nostro territorio. Diego Paoletti è un imprenditore di nuova generazione, la sua è un’azienda artigiana che nasce dall’esperienza di famiglia nel lavorare il cartone, ma soprattutto per il desiderio di dare nuova veste alla famosa Easychair, la prima sedia di cartone ondulato inventata dal padre Renzo nel secolo scorso usandola come biglietto da visita della sua azienda. Diego ha creato una linea d’arredamento iniziando con il perfezionare ciò che già aveva in casa, la sedia, modellandone l’estetica, la funzionalità e la praticità. Kshop risponde alle nuove esigenze di un arredo semplice, pratico, essenziale e rispettoso dell’ambiente. Ogni minima parte di ciascun prodotto è interamente riciclabile, le colle per incollare le lastre sagomate, ove utilizzate, sono atossiche e inodore. La scelta tecnica e di sostenibilità di Kshop fa sì che nessun altro materiale, se non il cartone, sia utilizzato. L’utilizzo del cartone permette di personalizzare ogni singolo prodotto». Personalizzare e valorizzare ciò che si ha, è questo il segreto vincente di questa leadership targata Jesi. Castelbellino: Società Sportiva CSI CHAMPION Memorial Alberto Gasparini che si è svolta presso la sede del Centro Direzionale Esagono del Title-sponsor Banca Popolare di Ancona. La Società Aurora Basket ha scelto di mantenere invariati i prezzi già ritoccati a ribasso. Foto Vincenzoni Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it chiesa di Castelbellino Stazione; alle 19 il triangolare di calcio A5 presso il palasport e alle 20,30 le premiazioni. Poco prima di lasciarci chiedeva quando sarebbe uscito dall’ospedale per poterci aiutare nell’organizzazione delle partite della “LIFE ritorno alla vita F.C.” (Nazionale di calciatori ed ex calciatori malati di tumore). Proprio con Flavio Falzetti il capitano ed ideatore della squadra si incontravano a Spoleto in terapia e parlavano della squadra. Ora Alberto non c’è più e purtroppo con lui se ne è andato anche il capitano della LIFE dopo 13 anni di lotta contro la Bestia (come la chiamava lui...) e noi vorremmo ricordare la loro passione con questo triangolate di calcetto. Per proseguire l’impegno nello sport di Alberto e l’impegno nella prevenzione di Flavio, desideriamo sensibilizzare la cittadiUna iniziativa nata per non disperdere la nanza sul progetto di Flavio in merito al passione che Alberto Gasparini aveva per lo “passaporto ematico” per gli Sportivi. Per sport e che lo ha accompagnato fino agli ul- questo è stata coinvolta l’Avis e invitiamo le timi momenti della sua vita: sabato 31 ago- persone ai controlli per prevenire le malattie sto a Castelbellino. Il programma prevede la che ci stanno colpendo. celebrazione della Santa Messa alle 18 nella Andrea Gasparini 16 v V della esperienze VocedellaVallesina 1 settembre 2013 APPUNTI DI UN VIAGGIO IN SICILIA: I ‘Vacanzieri ALTERN-ATTIVI’ dell’Azione Cattolica della Diocesi di Jesi “Se ognuno di noi…” il mondo migliorerebbe Sabato 20 luglio, all’una di notte, un gruppo di quarantaquattro persone, famiglie, amici e militanti dell’Azione Cattolica della Diocesi di Jesi, coordinati da Danilo Vitali e assistiti spiritualmente da don Giovanni Rossi parte per un lungo viaggio con il desiderio di visitare la Sicilia e un grande interrogativo nel cuore: come è possibile, nel nostro paese, uccidere un prete nell’esercizio del suo ministero sacerdotale? Padre Pino Puglisi non era un “professionista dell’antimafia”, non appariva in tv, ma lavorava tutti i giorni per strappare i bambini dalla strada e dalla criminalità, per educare le persone alla “vita buona e onesta” proposta dal Vangelo e rendere vivibile un quartiere senza scuole, senza presidi sanitari, ostaggio della mafia: per questo è stato ucciso. colare la cantina Centopassi, in località San Giuseppe Jato sorta sul terreno confiscato a Giovanni Brusca, gestita dalle cooperative sociali: la Placido Rizzotto - Libera Terra e la Pio La Torre. Libera Terra è l’esempio non solo di una Sicilia che cambia ma diventa anche modello da imitare nel contrasto alla criminalità organizzata. pizza, i nostri s’imbarcano per la Sicilia. Il rifugio “Ariel” sull’Etna è il luogo nel quale ognuno prende confidenza dell’altro: la montagna, le sue escursioni, la maestosità dei paesaggi hanno il compito di rinsaldare l’amicizia e rasserenare gli animi. Suor Carolina “in Calabria pensando alla Sicilia” Dopo circa 13 ore di pullman, i nostri vacanzieri arrivano nella Locride e precisamente a Bosco S. Ippolito, Bovalino (RC), luogo sicuramente non famoso per il turismo. Lì La Sicilia “Terra degli déi e degli eroi!” incontrano suor Carolina Iavazzo, che è sta- (Alexis de Tocqueville) ta al fianco di padre Pino Puglisi fino al 15 Lasciato il rifugio Ariel di buon’ora puntasettembre 1993, quando a 56 anni viene as- no decisamente verso Palermo. Giù dalla sassinato a Palermo dalla mafia. pianura il vulcano appare come un giganÈ stata responsabile del Centro Padre No- tesco cono senza punta; è ancora viva l’imstro nel quartiere Brancaccio di Palermo e magine dei folti boschi alternati ad aree da anni vive nella Locride, da quando nel desolate di roccia vulcanica, più o meno 1994 la chiesa palermitana, dopo l’elimina- ricoperte da una vegetazione arbustiva dai zione mafiosa di padre Puglisi, ha deciso di colori imprevedibili. Ora spuntano paesagassegnare la gestione del Centro Padre No- gi diversi: agrumeti, vigneti, frutteti, oliveti; stro ai laici togliendolo alle suore, che, rima- la terra fertile è tutta diligentemente coltiste senza incarichi a Palermo, si sono trasfe- vata. Tutto è curato come un giardino. Poi, rite nella Locride. là dove la piana si trasforma in altopiani, in Suor Carolina ricorda gli ultimi giorni e le collinette più o meno scoscese, i campi di ultime ore di don Puglisi: “Non ha mai ac- “stoppie” rivelano le notevoli estensioni di cettato di avere la scorta, sapeva che oramai grano duro ormai trebbiato; infine la roccia la sua sorte era segnata, non voleva esporre viva delimita territori aridi con arbusti intristiti dall’arsura. altre persone a morte sicura”. I nostri, con l’animo un po’ sconvolto dai È quasi mezzogiorno quando passeggiano racconti di suor Carolina, ma rinfrancati per il centro storico di Palermo tra edifici di dalla sua serenità escono dal Centro ormai a diversa forma un po’ deteriorati dal tempo e pomeriggio inoltrato con un gran desiderio dall’incuria: costruzioni normanne, cupole di raggiungere il luogo programmato per la in stile arabo e particolari splenditi del basosta notturna: il camping “Afrodite” situato rocco siciliano. La città si presenta parecnel comune di Caulonia, lungo la strada sta- chio disordinata: mercati vivaci e un traffico tale 106 jonica, bagnato dal mare dei famosi caotico si alternano a spazi verdi con alberi Bronzi di Riace e vicinissimo al paesaggio secolari e una vegetazione unica ed esclusiva. incantevole e selvaggio dell’Aspromonte. Nel giorno successivo, dopo la messa do- La passeggiata finisce a piazza Marina, dove menicale celebrata da don Giovanni, un bel il pullman li attende per raggiungere la Parbagno in mare e un pasto veloce a base di rocchia San Gaetano e Maria SS. del Divino Amore nel quartiere Brancaccio. Superato un cavalcavia sopra la linea ferroviaria appare il quartiere in tutta la sua struttura caotica: palazzoni altissimi affastellati a gruppi di quattro o cinque alternati ad altre costruzioni più basse di foggia diversa. Arrivati alla chiesa parrocchiale, sono accolti da due componenti del Comitato Intercondominiale di Brancaccio che insieme a don Pino Puglisi hanno condiviso l’impegno sociale rivolto ad ottenere i servizi primari mancanti nel territorio. Infatti il Comitato, già esistente prima dell’arrivo in parrocchia di padre Pino Puglisi, nasce e si sviluppa per iniziativa di un gruppo di abitanti che tenta di rendere vivibile il quartiere soffocato dal potere politico-mafioso locale. Questi stessi abitanti trovano forza nel sostegno del parroco che anima attività e interventi rendendo sempre più credibili le loro azioni agli occhi dell’intero quartiere. Con l’uccisione di Puglisi e la catena di omicidi commessi prima e dopo, la mafia ostenta una ferocia sempre meno tollerata dai cittadini che aspirano a una vita sociale normale nella legalità. Un percorso lungo, non certo privo di ostacoli dove gli eroi lungi dall’essere isolati fanno eco, continuano a parlare e ad “educare” anche dopo la loro morte. Anche per questo, il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti a una folla di circa centomila fedeli, padre Pino è stato proclamato beato in quanto martire della fede e della carità educativa. La confisca dei beni ai mafiosi sembra sia una delle armi vincenti dello Stato. È proprio visitando le terre sequestrate alla mafia, che i nostri hanno percepito i segni della riscossa dello Stato e della Società Civile. In parti- Le esplorazioni giornaliere si spostano dall’interno alla costa, lungo la Riserva dello Zingaro: sette chilometri di terra intatta, nella penisola di San Vito Lo Capo che si affaccia sul Tirreno, tra Castellamare del Golfo e Trapani dove i nostri possono fare trekking e bagni nelle varie calette dalle acque cristalline. Al ritorno dalle varie escursioni li accoglie Erice, cittadina ricca di storia ed arte ma apprezzata dalla comitiva anche per il centro cittadino animato da botteghe di artigianato tipico. Passeggiare per il centro all’imbrunire tra negozi di dolci e leccornie varie è una tentazione all’assaggio a cui è difficile rinunciare. Altri luoghi visitati sulla via del ritorno, Monreale, Cefalù, Nicotera, la Certosa di San Lorenzo a Padula, hanno appagato tutti. I nostri vacanzieri, nella loro gita tra la Calabria e la Sicilia si sono lasciati guidare dalla spiritualità di padre Pino Puglisi il quale affermava: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”. È stato un cammino sulla testimonianza della legalità tra fede e cultura, guidati da don Giovanni sull’espressione ormai storica di don Puglisi: “Se ognuno di noi fa qualcosa, allora sì che si può fare molto” Elio Ranco Nella foto, con suor Carolina al centro, hanno tutti un grembiule con il simbolo di un melograno. Gli organizzatori hanno pensato come segno e ricordo del ‘campo’ un grembiule che riporta una delle più conosciute frasi di don Puglisi: ‘...Se oguno di noi.” Se ognuno di noi si mettesse a ‘servizio’ dell’altro (grembiule=servizio) con umiltà e spirito di servizio e condivisione... davvero le ‘cose’ potrebbero cambiare. Il melograno è simbolo anche cristiano di ‘passione’ e ‘amore’. L’interno è rosso come il sangue e sotto la ‘scorza’ dura e rugosa contiene tanti chicchi raggruppati tra loro: simbolo di unione tra ‘diversi’.