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VoceVallesina
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Anno 60° - N. 29 settimanale della Diocesi di Jesi
euro 1
www.vocedellavallesina.it
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
città 5
giovani
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Domenica 1 settembre 2013
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
economia
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Un riconoscimento
al parroco e uomo
di cultura
Concerti di pace
nelle Marche fino
al 1° settembre
Monsano:
l’azienda Goextra
di Michele Luconi
I
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C
l consiglio comunale
di Jesi ha concesso
la cittadinanza
benemerita a don
Attilio Pastori
1953
2013
ome creare
business da
un’idea: giovani
imprenditori affiancati
e seguiti da esperti
niziativa ideata da
padre Armando
Pierucci e promossa
dall’Associazione
Premio Vallesina
Siria: l’appello del Santo Padre alla comunità internazionale e la missione della giornalista Asmae Dachan
Dov’è il resto dell’umanità mentre questo popolo soffre?
“C
on grande sofferenza e preoccupazione
continuo a seguire la situazione in Siria”.
Lo ha detto Papa Francesco, dopo la recita
dell’Angelus da piazza San Pietro, domenica
24 agosto. «L’aumento della violenza in una
guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi
e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere
anche nelle terribili immagini di questi giorni
- ha aggiunto - mi spinge ancora una volta a
levare alta la voce perché si fermi il rumore
delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi,
ma è la capacità di incontro e di dialogo». Il
Santo Padre ha anche fatto appello “alla comunità internazionale perché si mostri più
sensibile verso questa tragica situazione e
metta tutto il suo impegno per aiutare la cara
Nazione siriana a trovare una soluzione ad
una guerra che semina distruzione e morte”.
Alla fine dell’appello il Pontefice ha rivolto
l’invito a pregare tutti insieme Maria, Regina
della Pace. Al momento dei saluti, ricordando
che “per molti questi giorni segnano la fine
del periodo delle vacanze estive”, il Santo Padre ha augurato a tutti “un ritorno sereno e
impegnato alla normale vita quotidiana guardando al futuro con speranza”.
La giornalista italo-siriana Asmae Dachan
si trova in Siria dove ha scelto di trascorrere due settimane per raccontare il dramma
delle famiglie che vivono la tragedia della
guerra. Racconta nel suo blog (http://diariodisiria.wordpress.com) quello che ha modo
di vedere, le violenze e le morti quotidiane di
un popolo che soffre e che vive molto vicino
a noi. «Basterebbe mettersi un solo istante al
loro posto – scrive Asmae - per comprendere
il loro dolore. L’esasperazione a cui portano
certe situazioni è inimmaginabile. Bisogna
stare a guardare mentre migliaia di innocenti vengono sterminati; è davvero possibile? È
davvero umano? No, non lo è in alcun modo.
Come si fa ad accettare che tante vite vengano spezzate così? Perché tanti bambini, tante donne, tanti giovani, continuano a morire
senza alcuna pietà? Forse dall’altra parte del
mare, con quel distacco che la distanza geografica in qualche modo impone, non arriva
davvero la proporzione di questo dramma.
Per quanto uno si sforzi, non riuscirà mai a
comprendere cosa accade. Non sono di certo
nella periferia di Damasco, ma stare in mezzo alle persone che vengono da lì e guardare l’espressione dei loro occhi è angosciante.
Davvero, dov’è il resto dell’umanità mentre il
popolo siriano viene massacrato? Per cosa si
sta facendo pagare questo prezzo a così tante
persone?»
Le proteste di marzo 2011 sulla scia delle
primavere arabe hanno portato ad una violentissima repressione del presidente del Re-
gime, Bashar al Assad. In due anni il conflitto
ha causato 100mila morti, due milioni di profughi e 4 milioni di sfollati interni. I cristiani
sono schiacciati tra due forze opposte, spiega
il giornalista Toni Capuozzo: «non è un caso
che ci siano due vescovi scomparsi nel nulla
e che sia stato rapito un uomo di pace e di
dialogo come padre Paolo Dall’Oglio. Non
lasciamo che i cristiani debbano rimpiangere
i tempi miserabili di Assad il cui regime proteggeva le minoranze». In varie parti d’Italia e
nelle Marche sono state promosse raccolte di
farmaci e di fondi da portare in Siria ed altre
opere di sensibilizzazione sono in corso.
foto Asmae Dachan
Vicende politiche, programmatiche e giudiziarie, fanno sentire il loro peso nell’intricato cammino di Enrico Letta
Governo e, forse, elezioni elettorali ormai sul filo del rasoio
Di per sé la definizione larghe intese
su cui si fonda il nostro governo, lascia intendere che una grande base
garantisce il suo operato al punto
che si parla di accordi “larghi”, ovverosia sostenuti da ampia volontà
ecc. Eppure ci troviamo a toccare
con mano proprio il contrario. Infatti, da pochi mesi e dopo estenuanti tentativi, le due tradizionali
forze maggiori in parlamento, spinte solo dalla disperazione del difficile periodo di crisi che l’Italia (e
non solo) attraversa ormai da sei
anni, – Pdl e Pd – in totale rottura
da venti anni, si sono adattate al
tentativo di una collaborazione che
però oggi, nonostante la buona volontà del presidente della repubblica e del presidente del governo,
è finita in profonda crisi. Una crisi
che, certo, parte da lontano per le
eterne reciproche incompatibilità
fra i due partiti, ma che ora trova il
casus belli nella condanna di terzo
grado –cioè definitiva – della persona del leader del Pdl Berlusconi per
grave frode fiscale. Una condanna
che, come tutti sappiamo, comporta carcere (non eseguibile data l’età
ultrasettantenne del condannato) e
comporta anche la interdizione dai
pubblici uffici, cioè la decadenza
da senatore con tutte le prevedibili
conseguenze politiche. Ora, mentre il Pd e grillini sono fermamente
decisi a far rispettare la legge – “le
sentenze si rispettano e si attuano”
perché la legge è uguale per tutti e
massimamente per un legislatore – il
Pdl conferma che è antidemocratico
eliminare un leader della portata
del Cavaliere per via giudiziaria e
non per via elettorale, dal momento
che egli oggi gode di una popolarità
elettorale di un terzo dei suffragi.
A questo punto dobbiamo misconoscere – anzi cancellare – il triplice
grado della sentenza giudiziaria
contro Berlusconi oppure applicare
quanto prevede il codice penale e
la legge in generale? I due schieramenti sono in netta e totale opposizione tra di loro con, naturalmente,
quel terzo di elettorato dei grillini
totalmente schierato con il Pd per
la applicazione della sentenza. Ma
il Pdl minaccia seriamente di ritirarsi dal governo. Si aprirebbe una
grave, gravissima crisi proprio ora
che, dati i diversi sintomi positivi
in termini economico-finanziari-produttivi, si stanno raccogliendo i primi risultati di tanti sacrifici imposti
dall’ex governo Monti e dallo stesso precedente governo Berlusconi.
Che fare? Perché il Cavaliere non intende seguire i positivi ed esemplari comportamenti che già abbiamo
avuto nel passato con Longo, con De
Lorenzo, con Previti, con Andreotti,
con Forlani? Il quale, per esempio,
fu condannato nonostante la sua gridata incolpevolezza, proprio come
oggi afferma Berlusconi (“sentenza
ingiusta e infondata, solo persecuzione delle toghe rosse!”). Ma nello
stato di diritto – se non vogliamo la
guerra civile – la regola è e rimane
quella dell’autonomia dei tre poteri
e del loro reciproco rispetto. Andreotti è stato sotto pressione con
imputazione orribile, per 15 anni.
Forlani e Longo hanno accettato la
condanna ai sevizi sociali. Solo Craxi,
nonostante fosse stato presidente del
consiglio, è vigliaccamente sfuggito
al processo rifugiandosi all’estero.
Non vogliamo che ci siano altri esempi di mancato rispetto delle regole
dello stato di diritto.
È grave che, ieri come oggi, un legislatore si macchi di reati, ma è ancor
più grave che egli non si sottoponga alle leggi del suo Stato, a quelle
stesse leggi di cui dovrebbe essere il
primo garante e rispettoso esecutore.
È vero che la eventuale interdizione
dai pubblici uffici di Berlusconi potrà
determinare problemi nel suo partito,
ma questa è una questione di partito che non va confusa con la parola
data di collaborare a un governo che
ci tiri fuori dalla crisi. I problemi
personali e interni di partito ciascuno li risolva a casa sua senza compromettere le istituzioni. Per il bene
dell’Italia.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
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della
del più e del meno
culturaesocietà
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Una stagione ballerina
di Giuseppe Luconi
Quando ci si incontra e si è a corto di
argomenti, di solito si parla del tempo che fa, delle mezze stagioni che
non ci sono più, di «un caldo così che
non si ricorda a memoria d’uomo» o
di «un freddo come quest’anno che
non ha precedenti». Esagerazioni? È
probabile, vista la nostra propensione
ad ingigantire le cose, nel bene e nel
male.
Ma forse qualche cosa di cambiato c’è
davvero, a sentire le cronache anche
di questi giorni che raccontano del
nostro Paese colpito da improvvise esplosioni del maltempo: trombe d’aria dirompenti, piogge torrenziali, venti dalla forza
devastante. Responsabili, gli scontri tra le
correnti fredde in arrivo dall’Atlantico con
quelle calde provenienti dall’Africa.
Anche se non investiti direttamente dalle
esplosioni del maltempo, le avvertiamo dagli sbalzi della temperatura, puntualmente
registrati dagli strumenti degli osservatori
meteorologici dell’aeronautica e, modestamente, anche dal mio “osservatorio”, che è
il più economico di questo mondo. E allora,
vediamo che cosa racconta il mio osservatore sull’estate 2013. La parola alle cifre.
Partiamo dal mese di giugno. Eravamo ancora nell’anticamera dell’estate ma già avevamo toccato punte insolite di caldo per
quei giorni: dai 27 gradi di sabato 15 si era
passati ai 38 di domenica 16 e ai 40 di lunedì 17. Nel mese di luglio la temperatura
massima aveva oscillato fra i 33 e i 37 gradi,
poi mercoledì 24 la colonnina era salita a
quota 41 e sabato 27 toccava i 44 gradi.
Rientrata nelle medie stagionali, nei primi
giorni di agosto la temperatura ha superato i 40 gradi, stabilendo giovedì 8 il nuovo
record (46°). Poi un forte rapido calo: 38
gradi il giorno dopo. Mercoledì 14 nuovo
sensibile calo (28°), ma ecco che domenica
18 eravamo saliti a 42 gradi. Appena due
giorni dopo la massima non superava i 27
gradi! Risalita della colonnina (37°) e poi
ancora in caduta libera, domenica scorsa
(27°). Naturalmente si tratta di temperature registrate all’aperto, all’ombra, nello
stesso punto e alla stessa ora (le 4 del pomeriggio).
Adesso, mentre scrivo (lunedì 26) ogni
tanto nuvole e nuvoloni oscurano il sole.
In questo momento (ore 16) il termometro
mi informa che siamo a quota 30°. Guardando il calendario, verrebbe da pensare
che il balletto della temperatura sia alla
fine, ma chi può dirlo?
L’Albero di Pina: v
enerdì 6 settembre
Festa@Volere Volare!
Venerdì 6 settembre a partire dalle 17 sarà festa al Parco della Parrocchia di S. Antonio Abate di
Jesi (via Piandelmedico 2 – Borgo Minonna). Ad organizzarla ed animarla i ragazzi e gli educatori
del centro Volere Volare come conclusione pubblica della lunga estate “All’ombra de L’Albero di
Pina”, che – come peraltro negli anni precedenti – ha coinvolto nelle varie attività una settantina
di bambini del nostro territorio.
Recanati: il primo settembre il convegno delle Missioni Estere
Adozioni a distanza in Africa
Giornata missionaria a Recanati domenica primo settembre. Il
convento dei Frati Cappuccini
accoglierà le famiglie che hanno
adottato un bambino a distanza
in Benin e in Etiopia. Il Convegno Missionario vuole essere
un’occasione per approfondire i
temi della trasmissione della fede
e dell’educazione alla vita evangelica che la Chiesa marchigiana
discuterà i prossimi 22, 23 e 24 novembre.
Parteciperà il vescovo della diocesi di Fabriano, mons. Giancarlo Vecerrica, che
terrà una conversazione alle 9,30 sul tema
dell’Anno della Fede. «Il compito che la
Chiesa del Papa emerito Benedetto XVI e
di Papa Francesco – spiega mons. Vecerrica
- ci affida è far risplendere la luce di Cristo
sui nostri volti ma per illuminare bisogna
brillare: “Io, luce, sono venuto nel mondo
affinché chi crede in me non rimanga nelle
tenebre” (Gv 12,46). La nuova evangelizzazione è anzitutto questione di testimonianza, o per meglio dire, di testimoni in un
mondo secolarizzato che di Cristo e della
Chiesa non sanno niente e non interessa
loro. Il vero testimone è colui che nel frammento della sua vita fa brillare il tutto: il
testimone del noi!» Il vescovo Vecerrica ha
a cuore la situazione della crisi economica
nella terra fabrianese e in tutto il Paese ed è
per questo che rivolge un appello ai missionari e a tutti coloro che collaborano con le
missioni «a fare compagnia alle famiglie per
far emergere la vocazione: la crisi non sia
solo un’obiezione, ma anche una chiamata
ad una criticità che l’esperienza di fede suggerisce».
A seguire le testimonianze di religiosi e giovani che hanno vissuto esperienze nei due
paesi africani del Benin e dell’Etiopia. Alle
12 la celebrazione eucaristica con tutti i sacerdoti e missionari partecipanti. La manifestazione è coordinata da padre Francesco
Pettinelli, responsabile delle Missioni Este-
re dei Cappuccini delle Marche
e da padre Alessandro Tesei che
collabora nelle adozioni a distanza
e nella cura dei rapporti con le famiglie marchigiane. È confermata
anche per quest’anno la presenza
del vescovo della diocesi di Soddo,
mons. Rodrigo Meja. L’adozione
a distanza con i Frati Cappuccini
delle Marche è dedicata soprattutto agli orfani fino a 15 anni in Etiopia e fino a 18 anni in Benin. Con la quota annuale di 230 euro saranno garantiti il
cibo, il vestiario, l’istruzione e l’assistenza
sanitaria al bambino e un sostegno andrà
anche ai suoi familiari. I Missionari sono
impegnati anche in altri progetti, l’ultimo
dei quali è la costruzione di un asilo all’interno della prigione della città di Jinka, nel
sud ovest dell’Etiopia e a circa 800 chilometri dalla capitale Addis Abeba. Il costo della
costruzione e dell’allestimento è di 12mila
euro: i lavori stanno procedendo velocemente con la manodopera di operai locali
e con i contributi arrivati da tanti benefattori delle Marche. La signora Edda Guerro
di Moie, promotrice delle attività missionarie dal 1989, insieme a suo marito Gianni
Gasparrini ha scelto di devolvere i doni per
il 50° anniversario di matrimonio alla realizzazione dell’asilo. Nella prigione di Jinka
ci sono 23 bambini tra 6 mesi e 6 anni che
vivono con le madri carcerate: questo progetto garantirebbe l’accesso all’istruzione
dei piccoli che potrebbero poi entrare nelle
scuole superiori e ricevere adeguata istruzione ed educazione in una zona abitata da
pastori semi-nomadi.
Per avere informazioni sulle adozioni a
distanza e per partecipare alla Giornata
Missionaria si può contattare il Segretariato Missionario di Recanati al numero 071
7570505 – email [email protected]. Per la Vallesina si può telefonare
alla signora Edda Guerro: 0731 700698
Un Msg di Pace: giovani delle Marche, di Sarajevo e di Gerusalemme
Concerti di italiani, serbo-croati e palestinesi
Sono arrivati in Italia i giovanissimi musicisti
di Sarajevo e di Gerusalemme per incontrare i loro colleghi marchigiani e proporsi per
due settimane di concerti. È una iniziativa
ideata da padre Armando Pierucci e promossa dall’Associazione Premio Vallesina onlus.
Coinvolge i giovani delle scuole di musica “G.
B. Pergolesi” di Jesi, “Bettino Padovano” di
Senigallia, dell’Accademia Musicale di Ancona, della Civica Scuola di Musica “Beniamino Gigli” di Recanati, della Scuola di Musica e Danza “Novo Sarajevo” di Sarajevo e
dell’Istituto Magnificat di Gerusalemme. Nel
periodo di permanenza a Maiolati Spontini, i
ragazzi proveranno le parti del concerto sot-
to la direzione del maestro Stefano Campolucci. Si esibiranno a Pesaro, presso la chiesa
di San Giovanni Battista, la sera del 29 agosto
accolti da padre Aldo Marinelli; a Recanati,
nell’aula magna del Palazzo Comunale il 30
agosto alle 21; a Fabriano, nella chiesa di San
Nicolò il 31 agosto alle 21 e a Loreto, nella
Basilica della Santa Casa, il primo settembre
alle 16. Dal 2 al 7 settembre si esibiranno in
Bosnia-Erzegovina per la seconda parte del
progetto che ha la collaborazione dell’Ambasciata Italiana a Sarajevo.
La manifestazione si svolge in collaborazione
con la Diocesi di Jesi ed ha il patrocinio di
numerosi enti ed istituzioni.
regione
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
scusateilbisticcio
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Moie:per la prima volta in mostra le opere artistiche di Sergio Canonici
Con il rame, metafora di luce e di calore
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
PAX & BONUM
L’amico Ismail ibn Ibrahim – che sbarca il lunario dando
ripetizioni di arabo – mi fa osservare che il cognome di Abdel
Fattah al-Sisi – l’uomo forte del momento (21.8.13) in Egitto
– andrebbe pronunciato as-Sisi. La elle dell’articolo “al” si
assimila infatti a certe consonanti successive, tra cui quella
che noi chiamiamo esse. Stando così le cose, si potrebbe
interpretare il cognome del leader egiziano come un auspicio
e una indicazione: lo spirito di Assisi faccia prevalere la
logica della riconciliazione a quella dello scontro totale.
DENOMINATORI COMUNI
Quale nome di donna (8 lettere) accomuna Leonardo da
Vinci, Amilcare Ponchielli e Gabriele d’Annunzio?
Quale nome (4 lettere) accomuna l’ex-dittatore ugandese
Idi Amin e il letterato franco-romeno noto come Tristan Tzara?
NON C’è ROSA SENZA SPINE
Cambio di vocale e di iniziale
A Ferragosto mi trovavo a La Valletta. Ho inavvertitamente
parcheggiato la mia Mercedes in divieto di sosta. La
contravvenzione è arrivata puntuale.
Sì, laggiù a Xxxxx
– ma che zxxxxxx! –
(ahimé) una yxxxx
mi son wxxxxxx.
***
Soluzioni del giochi precedenti:
NOMBRE in francese significa numero.
In spagnolo significa nome.
Un’opera d’arte, un verso poetico, ogni
forma espressiva può diventare un sentiero per entrare in relazione con il mistero, per rendere l’uomo ricettivo agli
influssi rivelatori del sacro e lasciarlo
immerso nella sua presenza. L’arte metafora dell’esistenza, piena di fessure,
finestre, scorci che consentono di sbirciare oltre, di intuire che la realtà è infinitamente più vasta e imperscrutabile
di quanto appaia. Nel complesso architettonico dell’Abbazia S. Maria a Moie,
dal 1° al 9 settembre, nell’ambito della
Festa Patronale, l’artista Sergio Canonici presenta la mostra: Raffigurazioni
Sacre. Un cammino e un incontro con i
tanti volti della Croce, simbolo dei tanti
volti del dolore e della speranza, dove le
linee si intrecciano alla ricerca di respiro e luminosità. Forme diverse che partono dalla concretezza dell’esperienza
umana e si trasfigurano nella dolcezza
senza tempo di Maria, nel calore della
Sacra Famiglia. Rappresentazioni ampie
e fluttuanti nella loro verità, che raccontano esperienze vissute e mostrano
i sentieri di una conoscenza numinosa
attraverso le immagini, a volte sconcertanti e confuse, che appaiono nel sogno,
con i colori del confine fra vita e morte.
Elemento comune utilizzato dall’artista
per le sue opere è il rame: metafora di
calore e luce, ricco di significati simbolici fin dall’antichità: aes cyprium, il
metallo di Cipro, l’isola sulle cui rive
nacque la dea Venere, mentre secondo un’antica tradizione fu l’anello di
congiunzione tra le epoche dei metalli preziosi. Il rame è stato utilizzato in
tante civiltà per costruire monete, gioielli, oggetti rituali a scopo di culto. «È
un materiale facile da plasmare-spiega
Canonici- con il quale ho realizzato la
quasi totalità delle raffigurazioni sacre,
ma non ho mai pensato di metterle in
mostra...» Lontano dalle logiche del
successo mondano, basato sull’equivoco
che la perfezione dipenda dai pensieri,
dagli applausi e dalle opinioni altrui. Un
successo diverso, il suo, su un altro piano, fondato sull’umiltà e sulla consape-
volezza che il valore è autentico nella misura in cui
indica fonti di saggezza e
rivelazione oltre il confine
umano, così riconoscibili
da toccare il cuore e riversare bellezza sul mondo.
Sergio Canonici è nato a
Camerano nel 1944 e vissuto ad Ancona fino al
1965, poi si è trasferito a
Moie di Maiolati Spontini,
dove vive con la sua famiglia. Ha compiuto gli studi a Pesaro, dove
si è diplomato come Perito Agrario, ed
ha svolto questo lavoro per molti anni,
prima come direttore presso le aziende
del gruppo Angelini, poi come libero
professionista. La sua passione per l’arte
è nata circa venti anni fa, quando ha iniziato a dedicarsi alla pittura e alla realizzazione di raffigurazioni sacre. È inoltre
poeta, autore di cinque volumi di poesie
e, a breve, sarà pubblicato il sesto. Opere
dedicate ai suoi cari e agli amici a cui ne
ha fatto dono.
Tiziana Tobaldi
La mostra presso la Sala Capitolare
dell’Abbazia Santa Maria di Moie sarà
aperta dal primo al 9 settembre dalle
10,30 alle 12,30 e dalle 17,30 alle 19,30.
Cingoli: concerto il primo settembre in onore di Santa Sperandia
stavolta - stravolta
Musica d’organo per la compatrona
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Il lato oscuro della globalizzazione
La globalizzazione implacabile, l’urbanizzazione spesso selvaggia, hanno promesso molto. Tanti sono innamorati dalla
potenzialità della globalizzazione e in essa c’è qualcosa di
veramente positivo. Ma a tanti sfugge il lato oscuro: lo smarrimento del senso della vita, la disintegrazione personale, la
perdita dell’esperienza di appartenenza a un qualsivoglia
“nido”, la violenza sottile ma implacabile, la rottura interiore
e la frattura nelle famiglie, la solitudine e l’abbandono, le divisioni e l’incapacità di amare, di perdonare, di comprendere, il veleno interiore che rende la vita un inferno, il bisogno
delle tenerezza perché ci si sente così inadeguati e infelici,
i tentativi falliti di trovare risposte nella droga, nell’alcool,
nel sesso diventati ulteriori prigioni.
Papa Francesco, dal Discorso all’episcopato del Brasile, Rio
de Janeiro 27 luglio 2013.
In occasione della XIX rassegna “Suoni
dal Passato”, organizzata dall’Associazione Organistica Vallesina Onlus di
Staffolo, il 1° settembre si esibirà a Cingoli, nella chiesa di Santa Sperandia il
maestro organista Renzo Bortolot. Il
concerto fa parte dei festeggiamenti
con cui viene onorata la compatrona di
Cingoli.
Il maestro Renzo Bortolot si è diplomato presso il Conservatorio di Pesaro
in Organo e composizione organistica
e in Musica corale e direzione di coro,
perfezionando la propria preparazione attraverso la partecipazione a corsi
di interpretazione organistica tenuti
da Maestri di fama internazionale. Attualmente è docente titolare presso il
Conservatorio di Venezia. Interessato
alla salvaguardia e alla valorizzazione
del patrimonio organario antico, è tra
i promotori e Direttore artistico della
rassegna concertistica “Organi Storici
in Cadore”, che dal 1994 viene organizzata dall’associazione stessa.
Le origini della chiesa di Santa Sperandia – dove si svolge il concerto - si
perdono nella notte dei tempi; sappiamo però che documenti del XIII sec.
attestano l’esistenza di un monastero
dedicato a San Michele Arcangelo, di
cui Santa Sperandia diventa Badessa al
suo arrivo a Cingoli; dal 1482 la chiesa
è intitolata a San Michele Arcangelo e
a Santa Sperandia. Oggetto nel tempo
di numerosi cambiamenti, dalla seconda metà del Seicento la chiesa è di
stile barocco, con qualche ammodernamento effettuato alla fine degli anni
Settanta. La chiesa ospita le reliquie di
Santa Sperandia e diverse opere, con la
vita e i miracoli della Santa.
L’organo è un Callido del 1773 (op. 84)
ed è posto entro una cantoria realizzata da intagliatori del XVII sec., forse
opera della bottega degli Scoccianti.
Il programma è un omaggio a grandi
compositori, di cui ricorre l’anniversario: Arcangelo Corelli, Ferdinando
Bertoni, Niccolò Moretti, P. Davide da
Bergamo e Verdi.
Marina De Luca
Il programma di domenica 1 settembre,
a Cingoli, nella chiesa di Santa Sperandia, prevede la Santa Messa alle 8 e alle
11,30 celebrata da mons. Claudio Giuliodori, Amministratore Apostolico della
Diocesi; alle 18 rosario e S. Messa e alle
21,15: concerto d’organo.
Moie: il 2 settembre il film “Bianca come il latte” di Giacomo Campiotti
lapulce
La bellezza
In primo piano l’adolescenza, senza giudicare
Dopo la pausa estiva, riprendiamo “in bellezza”con una citazione ripetutissima di Dostoijeski: “La bellezza salverà il
mondo”. Ma quale bellezza? Il Daniele biblico condannò così
i vecchioni insidiatori della casta Susanna “La bellezza vi ha
sedotto!”. Nell’arte, spesso al serpente dell’Eden è posta la
testa di una avvenente fanciulla. Che pure Lotto mette al
diavolo che precipita dal cielo. E già, sennò che tentazione
sarebbe? Per non prendere poi da cassetti recenti della politica italiana…: “che ci avesse poi a toccare qualche scappellotto” (diceva il Manzoni).
Il gruppo Avis Giovani di Moie propone la visione del
film Bianca come il latte, rossa come il sangue, lunedì 2
settembre alle 21 in piazza Kennedy. Il romanzo omonimo,
di Alessandro D’Avenia, ha ottenuto un grande interesse di
adolescenti e adulti ed è stato ripreso dal regista Giacomo
Campiotti, traendone l’essenza. «Il film, più del libro, mette
in primo piano l’adolescenza – scrive il cardinale Angelo
Scola - le figure degli adulti risultano meno decisive che
nel libro. Nelle scelte di campo che privilegia i protagonisti
adolescenti, il regista è decisamente credibile. Quello che
Delegazione
ASSONAUTICA
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Autoscuole
Corinaldesi s.r.l.
Point
AUTOMOBIL
CLUB d’ITALIA
emerge dal film è un ritratto dell’adolescenza finalmente
aperto alla speranza. Leo, il protagonista, è un simpatico
sedicenne con poca voglia di studiare e tantissima di vivere:
la sua vita cambia quando decide di dichiararsi a Beatrice,
ammalata di leucemia e destinata a morire presto. “La
vita – disse una volta il beato Giovanni Paolo II, parlando
ai giovani – è la realizzazione del sogno della giovinezza”.
Bianca come il latte, rossa come il sangue, sia nel romanzo
che nella sua versione cinematografica, ben esprime questo
orientamento
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi
di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per
Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi
Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia
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della
attualità
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Alcuni fatti d’agosto. La legge contro l’omofobia
Irrazionalità e assenze terribili
Siamo tutti ritornati dalle ferie
di Remo Uncini
Tutti siamo ritornati. Anche chi non è potuto partire ha visto
Jesi con molti turisti, del mordi e fuggi. Sentire parlare lingue
diverse non è più una novità. Vedere famiglie tedesche, francesi, inglesi, che come in una città turistica, guardano le cartine per meglio programmare i loro giri culturali è stata una bella sorpresa. Non siamo più una città di provincia. Siamo in un
circuito culturale dove le nostre pinacoteche, musei e il centro storico attirano turisti che non si fermano solo sul litorale
adriatico. Questa presenza valorizza la città, la rende percorribile come tragitto storico e culturale. Il non utilizzo di piazza
Federico II è un limite: bisogna collegarla a tutto il centro storico cercando di utilizzare quella piazza come centro culturale,
con rassegne, mostre e dibattiti che possano convogliare il turismo e i cittadini. Ma la difficoltà di tutta via Pergolesi e della
piazza è la marginalità con la perdita di attività economiche e
sta diventando un’appendice del corso. Ci vorrebbe un’illuminazione più adeguata in modo da far proseguire la passeggiata oltre le logge del palazzo comunale. Il percorso turistico è
poco segnalato. Le vie di San Pietro e sotto le mura possono
essere ancora valorizzate convogliando i turisti in quella parte
storica, che non deve essere abbandonata dal commercio. Gli
abitanti del centro storico si sono trasferiti. Non si è riusciti
nel cambio generazionale a motivare le giovani coppie a risiederci né a rivitalizzare i quartieri dentro le mura, anche perché
viverci comporta problemi di viabilità e di utilizzo dei mezzi
propri in dotazione. Nel centro si potrebbero creare opportunità di lavoro per chi vuole abitarci o aprire attività economiche.
La città ha un senso se mantiene viva la possibilità di aggregarsi, di unire la storia con il presente, di mantenersi un posto dove incontrarsi o divertirsi. Quest’anno alcuni spettacoli
di“Jesi estate” sono stati spostati al Campo Boario e al piazzale dei Cordai. Scelta giusta. Ma era solo un trasferimento che
non ha coinvolto le persone dei quartieri. Tutto serve per integrarsi, anche gli spettacoli o i concerti, perché il linguaggio
musicale non ha confini
Jesi:comunicazione della Polizia Municipale
di Riccardo Ceccarelli
Il consueto turbinio agostano quest’anno ha avuto accenti, a mio avviso, più
preoccupanti degli anni scorsi. Non
quelli del clima vacanziero ormai consolidato: tutti gli anni gli stessi servizi con le stesse risposte, con le stesse
analisi che cambiano a seconda del
flusso turistico. Gli aspetti che più mi
hanno fatto pensare sono quelli legati
a un eclisse della ragione, se non al suo
capovolgimento, allo storcimento dello stesso linguaggio, dei suoi significati e degli stessi concetti, e a un palese
ormai accoglimento di comportamenti
e di ragionamenti la cui irrazionalità
viene accettata come normalità anche
del vivere quotidiano. Certo, fare paragoni è sempre difficile, specie con la
storia lontana o vicina; si avverte però
qualcosa che sta cambiando radicalmente. I cambiamenti sono necessari,
e guai se non avvenissero, fanno parte
delle dinamiche della vita e della vita
stessa. Dovrebbero però essere rispettosi della ragione e della natura per cui
gli uomini sono tali e non altrimenti.
Ecco alcuni esempi di queste settimane. Ha fatto discutere, con scandalo e
con strascico di polemiche, l’accenno
alla guerra civile fatto dall’on. Sandro
Bondi; se lo fa però negli stessi giorni Ferruccio de Bortoli, direttore del
“Corriere della Sera”, asserendo che
l’Italia è “piagata da una ventennale
guerra civile”, nessuna polemica, anzi.
Quisquiglie, direbbe Totò. I solchi “intellettuali” però si allargano, fino all’incomprensione reciproca diventata
anch’essa normalità in una convivenza
sempre più problematica. I giudici non
fanno solo sentenze che è necessario
rispettare, dichiarano anche donna chi
maschio è, pur non avendo fatto alcun
intervento chirurgico, ma sentendosi
di un “genere” diverso: da uomo a donna per il benessere “psicofisico” della
persona, lo dichiara il giudice, non la
natura (Avvenire e altri quotidiani, 2
agosto). A settembre sarà approvata
la cosiddetta legge Scalfarotto-Leone
contro l’omofobia, finora ha fatto versare torrenti d’inchiostro. C’è il rischio
fondato che la legge possa limitare la
libertà di opinione, di ricerca, di predicazione in tema di omosessualità.
Non so se si potrà più dire che il matrimonio è tra un uomo e una donna,
perché altrimenti si metterebbe in
subordine il matrimonio tra due uomini o tra due donne, discriminando
così gli omosessuali. Attenti dunque,
quando lo scriveremo o i sacerdoti lo
diranno in chiesa o al catechismo, si
potrà essere denunciati, per discriminazione, per omofobia. Mi trovo allora
d’accordo con quanto scrive Giovanni Lazzaretti su Avvenire il 9 agosto:
«Non esiste discriminazione basata
“sull’orientamento e sull’identità di genere”, mentre c’è una chiara discriminazione per la famiglia “costituzionale”.
“Ma ci sono le aggressioni ai gay!”, dirà
qualcuno. A parte la fumosità delle
statistiche che le riguardano, le aggressioni ai gay vanno perseguite e punite come ogni altra aggressione. Col
passaggio di questa legge, accadrà che
un’aggressione a me o a voi verrà pu-
nita con meno rigore rispetto a quella
di un gay. Prima o poi bisognerà usare la parola “omocrazia”. In un’Italia in
cui si può satireggiare chiunque fino
all’insulto, con l’approvazione di questa legge, un militante gay non potrà
essere contraddetto, nascerà così una
nuova “casta” intoccabile». La ragione, la natura e pure la scienza vanno
così a farsi benedire. Perché cosa ne
dice la scienza? «Forse gli scienziati non ne parlano perché il carattere
biologico della eterosessualità è una
ovvietà. Sorprende però non poco la
sua negazione per un travisamento
delle cose, frutto di ideologie, di una
cultura disancorata dalla natura. […] Il
rispetto della natura e dei suoi equilibri dovrebbe incominciare da se stessi,
da quello che si è, non da quello che si
decide di essere, come affermato nella
teoria dell’identità di genere. Oggi si
assiste a una interferenza della cultura,
o meglio, di ideologie spesso ispirate
da qualche lobby che non rispettano
la verità delle cose e finiscono per far
violenza alla natura.[…] La cultura non
può sostituire la natura. Dovrebbe invece arricchirla e integrarla» (Fiorenzo
Facchini, scienziato, antropologo e paleontologo in Avvenire, 3 agosto). Diceva mons. Luigi Negri, arcivescovo di
Ferrara-Comacchio, qualche giorno prima: «Questo della legge sull’omofobia è
un fatto gravissimo, è la sconfitta dello
Stato laico e l’affermarsi di una nuova
tendenza totalitaria. E in tutto questo
la cristianità sembra assente” (La nuova
Bussola Quotidiana, 26 luglio). Vogliamo continuare ad esserlo?
On-line la piattaforma dedicata alle storie dei guerrieri di tutti i giorni
Ridotte le sanzioni
Enel racconta l’Italia delle storie comuni
Con la legge 9.8.2013 n. 98 di conversione del DL
21.6.2013 n. 69, dal 21.8.2013 l’importo delle sanzioni
è ridotto del 30% se pagato entro 5 giorni dalla contestazione o notificazione, anziché entro i 60 giorni.
La possibilità di pagare entro 5 giorni l’importo della sanzione decurtato del 30% sarà indicato
espressamente dall’agente accertatore sullo stesso
verbale consegnato sulla strada al momento della
contestazione, oppure sarà indicato sul verbale notificato all’intestatario del veicolo; lo stesso verbale
indicherà le modalità di pagamento.
La riduzione del 30% non si applica alle violazioni
per cui è prevista – in aggiunta alla sanzione pecuniaria – anche la sanzione accessoria della confisca
del veicolo oppure della sospensione della patente di
guida.
Anche per le violazioni accertate con il semplice
“preavviso” lasciato sotto il tergicristallo del veicolo
dalla Polizia Municipale o dagli Ausiliari del traffico
(es. omesso pagamento della tariffa di parcheggio
all’interno delle strisce blu), il pagamento decurtato del 30% è ammesso nei termini e con le modalità indicate sullo stesso preavviso, con il vantaggio di
risparmiare le spese di notificazione. Pertanto, dalla
data di entrata in vigore della suddetta normativa i
preavvisi, lasciati sui veicoli, riporteranno la cifra da
pagare già decurtata del 30%. Non occorre, quindi,
procedere ad alcun calcolo.
Va precisato che la riduzione del 30% non è applicabile sia alle violazioni diverse da quelle previste dal
Codice della strada sia alle eventuali spese di notificazione, per le quali non è prevista alcuna riduzione
Ulteriori informazioni possono essere richieste presso il Comando di Polizia Municipale di Jesi.
Enel invita ha descrivere e condividere sfide, fatiche e speranze che accomunano milioni di persone che vivono nel
nostro Paese. Al fianco degli eroi comuni, per far scoprire le
loro storie e far conoscere il volto di un’Italia che spera, sogna, combatte e costruisce. È #guerrieri, l’iniziativa che Enel
lancia per condividere e far condividere la sfide quotidiane
comuni a milioni di persone che vivono oggi nel nostro Paese. #guerrieri è una piattaforma di storytelling, che attraverso la rete e i social network vuole portare alla luce l’energia
di uomini e donne, studenti e lavoratori, madri di famiglia e
piccoli imprenditori: il popolo che ogni giorno anima la vita
dell’Italia con la sua voglia di farcela.
Per partecipare all’iniziativa basta registrarsi all’indirizzo
guerrieri.enel.com. Dal 26 agosto la piattaforma di storytelling #guerrieri comincerà a raccogliere le storie, coinvolgendo chi si registra in un percorso di stimoli narrativi che aiuteranno a comporre il racconto. Tra le 100 storie più votate
saranno estratte a sorte 5 e gli autori riceveranno una bicicletta elettrica come premio per aver raccontato la propria
storia.
t e r r e l e m e n t a r i
Uno spettcolo
di Silvano Sbarbati
Le prime piogge, dopo Ferragosto,
hanno sempre una magica potenza: ci
ricordano che il cielo può oscurarsi e
la terra bagnarsi e il caldo scomparire.
Una sorpresa che si ripete ogni anno.
Le piogge del Ferragosto non vanno
mai in vacanza, mi ha ricordato un anziano contadino, con la sua canottiera
colorata sotto la camicia bianca. Per
fortuna, ha poi aggiunto, tra sé e sé.
Le prime piogge sembrano cancellare
come una spugna implacabile l’estate che ci spinge ad essere frettolosi e
nervosi a cercare refrigerio e vacanze,
feste e divertimento, viaggi e incontri.
Mentre pioveva - è successo a me - si è
riavvolta nella memoria la pellicola di
una estate composta da sagre mange- che gli servivano come complemento,
recce, nel caldo della fila al self-service, credo, alla sua vita già accompagnata
nel vociare della chiacchierata sopra le da altre cose semplici frutto del suo
righe, nella musica ad alto volume, nel- lavoro. La busta di plastica della spesa
le notti diventate di tutti i colori forse era bianca, come la camicia che por(forse) per farci scordare che la notte è tava sopra la canottiera colorata. E ho
madre del sonno che chiude gli occhi notato che i suoi gesti per mettere a
alla luce e li apre ai sogni. Le piogge del posto la merce avevano una sana tranferragosto non vanno in vacanza, mi quillità, una specie di danza delle mani
ricorda l’anziano contadino, porgen- che prendevano e lasciavano le cose: la
domi senza volerlo una lezione della stessa sapienza umile di chi fa i conti
sapienza umile di chi fa i conti con la con la realtà delle cose: eppure - mi
realtà delle cose senza l’illusione di una sono detto lì per lì – guarda come sono
vita che si copre di “spettacolo”. Ho affascinanti, guarda come diventano
sbirciato, così, per una curiosità leg- “spettacolari”. Fuori, era tornato il sole,
gera e priva di sensi colpa, nella borsa ma la pioggia del dopo Ferragosto avedella spesa di quell’anziano contadino va ormai cambiato tutto il paesaggio
che faceva con me la fila al supermer- e l’aria era diventata diversa. Un altro
cato: ho trovato cose semplici, quelle spettacolo, insomma.
jesi
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
v
V
della
5
Mons. Attilio Pastori cittadino benemerito di Jesi
Sacerdote, educatore e uomo di cultura
Don Attilio Pastori parroco della
chiesa di San Giovanni Battista
dal 1959 è cittadino benemerito
di Jesi. Il riconoscimento è stato
votato all’unanimità dal Consiglio comunale nella seduta del
primo agosto con la seguente motivazione: «Sacerdote, insegnante, studioso di filosofia e di arte
a tutto tondo, senza che vi siano
ambiti del sapere umanistico o
letterario che non abbia esplorato e che non sia stato capace di
comunicare agli altri, avvicinando anche persone non credenti a
temi e contenuti di elevato significato morale, associando questi
costanti spunti di natura teologica ed ontologica ad una lunga e
fervente attività educativa verso
le più giovani generazioni, azioni
queste non disgiunte da un non
meno importante impegno per
la valorizzazione del patrimonio
artistico esistente che si è sostanziato principalmente sia nel
pieno restauro della chiesa di San
Giovanni Battista, riportata, sul
piano architettonico e decorativo,
alle originarie influenze barocche,
sia all’apertura della biblioteca
Foto Candolfi
diocesana dove sono ospitate le
preziose cinquecentine e il fondo
filippino che rivestono un grande
interesse storico e artistico».
Le parole del consigliere Daniele Olivi
Don Attilio Pastori ha insegnato
a generazioni di giovani jesini (e
non soltanto giovani, per la verità) a guardare dentro la complessità del reale senza paura, a non
lasciarsi ingannare dalla faccia
rassicurante ma ingannevole della
semplificazione. È stato punto di
riferimento umano, prima ancora
che culturale, per tanti ragazzi e
ragazze che hanno trovato in lui
uno stimolo alla crescita individuale, intellettuale e civile : a loro
ha insegnato il significato più nobile della parola “politica”, quella
che si fa al di fuori di ogni posizione di potere. A loro ha mostrato la strada del coinvolgimento in
prima persona, dello “sporcarsi le
mani”.
Ha speso le sue energie per un
ideale di cultura che non era (e
non è) né futile erudizione né
vuoto accademismo, ma qualcosa di vivo, che riguarda le vite di
ognuno e la vita della comunità, tere quella biblica domanda, che
piccola o grande che sia. Ha speso molti dei ragazzi e delle ragazze
tanto di sé per far comprendere che hanno freequentato e frecome dentro la bellezza (quel- quentano la sua parrocchia hanno
la dell’arte figurativa, quella del imparato a cantare in una canpuro concetto filosofico, quella zone: «Shomèr ma mi-llailah?»,
della forma letteraria o musicale, «Sentinella, quanto manca della
quella della semplice canzone) ci notte?»
siano risposte che inutilmente si
Daniele Olivi
cercano nel potere o nel possesso.
Ha insegnato che è giusto accetta- “Oracolo sull’Idumea. Mi gridano
re le sfide del futuro e non le bat- da Seir: «Sentinella, quanto resta
taglie di retroguardia: nei decenni della notte? Sentinella, quanto
passati erano le sfide per afferma- resta della notte?». La sentinelre il valore della nonviolenza, l’at- la risponde: «Viene il mattino,
tenzione agli ultimi e la capacità poi anche la notte; se volete dodi rinnovarsi, di cambiare; in tem- mandare, domandate, converpi più recenti a quelle stesse sfide titevi, venite!».” Sono le parole
si sono aggiunte quelle per i valori dei versetti 11 e 12 del Libro del
della legalità, dell’accoglienza e Profeta Isaia, sono versi misteriosi
alla base di una delle canzoni più
della tolleranza.
Come sacerdote, come educato- famose di Francesco Guccini. Il
re, come uomo di cultura non ha verso Shomèr ma mi-llailah? vuol
mai cercato la ribalta, non è mai dire: Sentinella, a quanto della
stato vittima del protagonismo notte? A che punto è la notte?
imperante, eppure ha un posto di Isaia è un profeta che minaccia
rilievo nella storia recente della in continuazione e all’improvviso
comunità cittadina: e da dentro presenta questo verso che apre a
l’ombra della sua riservatezza in- una grande speranza: la notte sta
terroga ancora la realtà e insegna per finire ma l’alba non è ancora
a interrogarla; e continua a ripe- arrivata.
Una marchigiana musicista, ricercatrice e docente di Arte Islamica a Londra
Il presagio del grifone alato
Può capitare di incontrare per caso nei suoi interessi
un personaggio eccezionale in una Già: con la letteratura è una pasregione, come la nostra, nei cui ca- sione di famiglia. Per frequentaratteri genetici spiccano una riser- re il Conservatorio mi avevano
vatezza e una modestia scambiate concesso a scuola un esonero
a volte per scontrosità o diffiden- dalla frequenza di due giorni per
za. Virtù e difetti allo stesso tempo. settimana. Ho aggiunto più tardi
Ostentare meriti acquistati grazie a Venezia il Diploma di Tirocinio
a doti naturali è da disapprovare, per l’insegnamento di pianoforte,
ma lo è anche tenere una lampada conseguito presso il Conservatosotto il moggio e non esporla per- rio ‘Benedetto Marcello’. Ho anché illumini la casa.
che dato qualche concerto
La considerazione non è gratuita. Veniamo però a questa sua speGiusto per caso abbiamo fatto la ciale passione per l’arte islamiconoscenza di una signora nata e ca. Quando, come, dove e percresciuta dalle nostre parti che si ché è nata?
è fatta molto onore in altri paesi. Tutto è incominciato da ragazzina,
Vive in Inghilterra ed è questo, per in occasione di una gita in Toscala verità, il motivo per cui non l’a- na. A Pisa rimasi colpita da un
vevamo prima incontrata. Si chia- “oggetto misterioso”: un grifone
ma Anna Contadini: è una stu- alato in bronzo collocato in cima
diosa di Arte Islamica, ricercatrice alla Cattedrale, ora conservato nel
e docente a Londra. Ce ne aveva Museo Diocesano. Riporta anche
parlato qualche tempo fa sua ma- un’iscrizione in arabo che mi incudre, Gina Contadini; confidenzial- riosì. Ho scoperto più tardi che si
mente e senza enfasi, ma suscitan- trattava di un’opera realizzata indo curiosità e interesse. A luglio è torno al XV secolo; che proveniva
ritornata a Jesi ed è stato perciò dalla Spagna musulmana; che era
possibile avvicinarla. Quanto ha da considerare un simbolo cristiaraccontato ha aggiunto sorpresa a no posto a protezione della città
sorpresa.
poiché unificava la natura degli
È indiscreto chiederle innanzi tutto animali emblematici di due Evanuna scheda biografica?
gelisti: S. Giovanni, l’aquila e S.
Sono nata a Senigallia: per caso, Marco, il leone.
perché a tutti gli effetti sono jesina. Quando è venuta a conoscenza
Qui sono vissuta con i miei genito- di questi significati?
ri e ho compiuto gli studi fino alle C’è voluto tempo. Terminato gli
Magistrali che ho frequentato con- studi a Jesi mi sono iscritta alla
temporaneamente al Conservato- Facoltà di Lingua e Letteratura
rio di Pesaro, dove mi sono diplo- Orientali alla Ca’ Foscari di Venemata in pianoforte. A sedici anni.
zia. Mi sono interessata in partiDunque anche la musica rientra colare dell’Arte Islamica e dei suoi
rapporti con quella europea e ho
effettuato inizialmente a Venezia
ricerche d’archivio su documenti
relativi a contatti non solo commerciali con l’Islam. Dopo essermi
laureata (con il massimo dei voti e
la lode, n.d.r.) è iniziata la mia avventura oltre frontiera.
Vale a dire?
Avevo fatto una domanda per una
borsa di studio post universitaria
all’estero e, grazie anche all’interessamento del Rotary Club, l’ho
ottenuta. A Londra sono entrata
in contatto con la SOAS (School of
Oriental and African Studies), unica istituzione del genere al mondo.
Qui ho conosciuto il prof. Geza
Fehrvari, ungherese, illustre docente, con il quale ho collaborato.
Ho conseguito alla fine degli anni
‘90 il titolo di Professore Associato
in Arte Islamica al Trinity College
di Dublino e alla SOAS di Londra;
poi, recentemente, quello di Professore Ordinario di Storia dell’Arte Islamica sempre alla SOAS. Con
il Dottorato ho avuto moltissimi
incarichi: di ricercatrice presso
il Victoria and Albert Museum di
Londra, la Harvard University negli USA e l’Università di Leida in
Olanda; di curatrice delle collezioni islamiche, di organizzatrice
di gallerie espositive, di programmatrice di innumerevoli attività
accademiche. Tante anche le conferenze, i congressi, i seminari, le
pubblicazioni.
Non saranno mancati i riconoscimenti….
Diversi, ma ne ricordo in particolare uno: il premio ‘Libro dell’anno’
conferito dall’Accademia di Ricerca Iraniana per il mio libro ‘Arab
painting. Text and images in illustrated Arabic Manuscripts’. Emozionante la cerimonia dell’assegnazione, a Teheran, nel febbraio del
2010.
Ed ora di che cosa si sta interessando?
Del progetto ‘Tesori della SOAS’ e
di un altro, a carattere internazionale, sul ‘Grifone di Pisa e Leone
Mari-Cha’. Se ne interessano insieme l’Opera del Duomo di Pisa,
l’Università degli Studi di Pisa, il
CNR, l’Istituto Superiore di Restauro e Ricerca Scientifica e l’Università di Oxford
Ancora il grifone alato; come
dire un ritorno alle origini. E la
musica?
Purtroppo non posso più coltivarla così assiduamente come prima,
ma non l’ho dimenticata. Curo le
attività musicali di una chiesa cattolica di Londra. Non da sola, ma
anche con i miei familiari. Sono
corista e lettrice; mio marito
Owen, londinese, è organista; mia
figlia Claudia è chierichetta e suona la chitarra. A proposito. Si sta
preparando per diplomarsi in pianoforte ed ha solo quindici anni.
Davvero promette bene la mia ragazzina!
Fotoservizio
Augusta Franco Cardinali
Nella foto: Anna Contadini, al centro, con sua madre Gina e sua figlia
Claudia in piazza a Jesi. La foto del
grifone di Pisa: copia collocata in
cima alla Cattedrale di Pisa, dove
l’originale era posto fino al 1828.
6
v
V
della
psicologiaesocietà
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Incontro con lo psicologo e la neurologa
La preghiera guarisce?
Benessere e salute sono doni che, fin dalle origini dell’umanità venivano chiesti alla divinità: lo stesso termine
‘preghiera’ (dal latino precarius, ossia ‘ottenuto mediante
supplica’) conferisce alle orazioni un ‘potere’ antico. Ma
esiste una preghiera ottimale per ottenere il dono della
salute?
Chi si esercita nella
meditazione per lungo tempo e
con intensità e costanza cresce
nella compassione e ottiene il
calo dei sentimenti negativi
Sr Anna Maria Vissani ha introdotto così la serata di riflessione e di ricerca, citando anche le parole di Gesù nel
Vangelo: “In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si
accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio
che è nei cieli ve la concederà.” (Mt 18,19-20), “chi crede
in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più
grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel
Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la
farò” (Gv 14, 12-14). Del potere curativo delle preghiere
e invocazioni sacre è profondamente convinto monsignor
Franco Ravasi, che ha riconosciuto a una serie di antichi
salmi biblici (come il numero 6 e il 102) il potere di restituire il benessere corporeo. La Chiesa nei suoi documenti
afferma: “L’anelito di felicità, profondamente radicato
nel cuore umano, è da sempre accompagnato dal desiderio di ottenere la liberazione dalla malattia e di capirne il
senso quando se ne fa l’esperienza “ISTRUZIONE CIRCA LE
PREGHIERE PER OTTENERE DA DIO LA GUARIGIONE.
Don Filippo Pesaresi e la giovane neurologa Laura Buratti
ci hanno introdotto nella ricerca dei neuroscienziati che
hanno scoperto che la meditazione, fatta in piena consapevolezza, ha effetti benefici e diretti sul cervello,
modificando l’area coinvolta nelle attività dell’autocontrollo.
I monaci buddisti e i credenti cattolici migliorano il potere
del loro cervello attraverso la meditazione e la preghiera, ma anche gli atei possono godere dei benefici mentali
che derivano ai credenti dalla fede. La chiave sta negli
effetti calmanti e di concentrazione che la meditazione
o la preghiera intensa hanno nella nostra testa. Gli esami
del cervello mostrano che la meditazione intensa altera la
nostra materia grigia, rafforzando le regioni che si focalizzano sulla mente e incoraggiano la compassione mentre
calmano quelle legate alla paura e alla rabbia.
Chi si esercita nella meditazione per lungo tempo e con
una certa intensità e costanza cresce nella compassione
e ottiene il calo dei sentimenti negativi. La serata ha raccolto attorno questa riflessione più di 80 persone. Tutti
molto interessati e attenti. Diversi hanno potuto entrare
in dialogo e raccontare le proprie esperienze di meditazione e guarigione interiore o fisica.
Sr Anna Maria Vissani
La mente e l’anima
colloqui con lo psicologo
Le stelle e... i desideri
di Federico Cardinali
Vi è mai capitato che vi abbiano detto:
“Ho due notizie, una buona e una cattiva,
quale vuoi per prima?”. Mi stavo facendo
anch’io questa domanda oggi, alla ripresa dei nostri incontri settimanali. Alla
fine ho deciso di cominciare da quella
buona. La cattiva per la prossima volta.
Alzi la mano chi di noi non ha mai
espresso un desiderio quando, in agosto, da bambini o da adulti, guardavamo – guardiamo – le stelle cadenti! Il
fascino del cielo stellato non ce lo toglierà mai nessuno. Neppure l’astronomia né l’astrofisica, che pure ci dicono
che le stelle altro non sono che dei soli,
come il nostro, collocati in un universo
in espansione, ad anni luce di distanza
dal nostro ‘piccolo’ sistema solare.
Gli antichi guardavano le stelle e le vedevano comporre figure che assumevano ai loro occhi significati e immagini
cui davano nomi di fascino. Orione,
Wega, Prometeo, il Piccolo e Grande
Carro. Gemelli, Vergine, Sagittario, Leone… nomi che ancora ascoltiamo e
guardiamo con un misto di stupore e di
mistero. Stupore e mistero che neppure la razionalità scientifica né la fredda
astronomia riescono a sciogliere.
“Di che segno sei?” chi non l’ha mai
chiesto? O, più ancora, chi non se l’è
mai sentito chiedere? Ci abbiamo costruito caratteri e tratti di personalità.
Perfino segni di un qualche destino che
le Stelle hanno scritto per ciascuno di
noi e che noi, giorno dopo giorno, tentiamo di decifrare.
Confucio diceva che le stelle sono dei
buchi nel cielo attraverso i quali la luce
dell’Infinito giunge fino a noi. Nei testi
biblici sovente il Creatore invita a guar-
dare le stelle del cielo e sfida i suoi interlocutori a contarle: per dire che tanta è
la sua generosità e la sua cura per noi. Le
sue creature.
Certo, di fronte alla grandezza di un
cielo stellato non possiamo che sentirci
piccoli piccoli. È vero che questo cielo lo
stiamo perdendo: l’inquinamento luminoso delle nostre città ce ne priva e magari noi neanche ce ne accorgiamo. Che
peccato! Qualche giorno fa mi raccontava un amico, che era con la sua famiglia
in montagna, che una sera in cui erano
usciti a fare due passi il suo bambino di
cinque anni, guardando il cielo, gli ha
detto: “Babbo, ma le stelle sono vere!”.
Sì, piccolo mio, le stelle sono vere.
Come sono veri i nostri desideri. Guardiamola questa parola. Desiderio. Perché essa nasce proprio dalle stelle. Desidera: che proviene dalle stelle (dal
latino de = da + sidera = stelle). Non
sono i desideri la grande energia che ci
accompagna nella vita? Proprio come le
stelle, fonte di luce e di calore nell’universo.
È vero, troppe volte noi confondiamo
i desideri con i bisogni. Fino a restare,
di questi ultimi, prigionieri. La nostra
fisicità può trarci in inganno. Come
se questa esaurisse tutte le dimensioni
della nostra esistenza: ci scopriamo allora prigionieri del cibo, o del sesso, o
del bisogno spasmodico di accumulare
di tutto e di più. Come incapaci di attraversare questi confini, di oltrepassarli, e poter entrare nel territorio dove la
nostra anima (la nostra dimensione psichica e spirituale) possa vivere incontri
di amicizia, di amore, di condivisione di
pensieri e domande che diano respiro al
nostro cuore e ci facciano sentire vivi.
Inseriti nel fluire della Vita. De-sidera:
una stella tra le stelle.
Venti giorni fa mi trovavo nella sala d’attesa di un centro medico. Sette, otto persone, con qualche bambino. Ce n’era una,
sette anni. Aveva in mano un libro e lo
leggeva. Tutta presa. Aveva fatto appena
la prima elementare: un ditino cui qualche volta chiedeva aiuto per non perdere il segno ne faceva la spia. C’erano solo
due libri in quella stanza: il mio, un vecchio intellettuale, e il suo, una bambina di
sette anni che lo teneva e lo accarezzava
con tutta la passione del suo cuore.
Un desiderio?
Sì. Questo è un mio grande desiderio.
Che i nostri bambini imparino a leggere. I libri. Imparino ad amarli. Che non
diventino prigionieri di quegli aggeggi
tecnologici che t’imballano il cervello e
la mente. E il cuore. Ma per fare questo,
i nostri bambini hanno bisogno di noi.
Hanno bisogno di vedere che il babbo, la
mamma, un nonno… e perfino la maestra
e i professori, un libro lo sappiano tenere
in mano. Hanno bisogno di scoprire che
gli smartphone e i tablet non c’insegnano
a pensare. A ragionare con la nostra testa.
Certo, ci offrono tanti stimoli, possono
portarci tante informazioni. Ma non ci
lasciano il tempo per pensare. Per sentire.
Per ascoltare anche i nostri pensieri. Non
c’insegnano a tenere una penna in mano
e a dare la parola alle nostre domande e
alle nostre riflessioni.
A scuola insegniamo l’uso dell’informatica. Come non farlo? Ma non dimentichiamo d’insegnare che essa è uno strumento. Non l’obiettivo.
Chi sa se una stella cadente saprà ascoltare questo mio de-siderio!
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
Monsano: GOextra di Michele Luconi
Creare business da un’idea
“Avere un’idea è un’ottima cosa, ma è
ancora meglio sapere come portarla
avanti.” Henry Ford ha perfettamente ragione. Trasformare l’idea in un business
che funziona è la vera sfida di oggigiorno. Per questo motivo è nata una startup, GOextra di Monsano, per tante altre
Start-Up. Ma cosa indica questo termine
inglese?
È un’azienda che nasce. Da un’idea, da
un’intuizione o semplicemente da una
esigenza. Quelle di nuova generazione
nella maggior parte dei casi non hanno
una sede fisica, non necessitano di un
edificio o di cancelleria varia, ma solo
di un pc e di una connessione internet.
L’imprenditore c’è sempre, ed è sempre
più giovane, perché, come spiega Michele Luconi della GOextra: «Oggi viviamo
un ritorno all’imprenditoria. Il giovane
difficilmente è alla ricerca del posto fisso
perché i tempi sono cambiati e di conseguenza è cambiato l’approccio al mondo
del lavoro. La GOextra nasce per affiancare chi ha un’idea imprenditoriale da
sviluppare sul web.» Come fare per sapere se l’idea è vincente? «Chi viene da noi
arriva con un’idea allo stato primordiale
e il nostro compito è svilupparla e testarla sul mercato per verificarla. L’importante è fare un passo alla volta. Iniziamo
da un modello di business che ci fa capire chi sono i potenziali clienti e se già
esistono servizi simili, poi definiamo il
business plan che ci mette di fronte a numeri, costi e guadagni. Viene attivato un
prototipo del servizio ideato e nel tempo
minimo di tre mesi vediamo già i risultati in base ai quali si decide che strada
intraprendere e come perfezionarla se
si hanno riscontri positivi.» Importante
il metodo di lavoro e il team, che deve
essere motivato e affiatato, reattivo al
cambiamento. GOextra è a disposizione
di quanti vogliono essere supportati per
diventare imprenditori di nuova generazione. Questa azienda nasce da un’idea
della E-xtrategy srl di Monsano, azienda
leader nel settore della strategia, sviluppo e marketing di siti internet – loro è
il sito del cartone animato Winx. Nello
scorso mese di maggio ha ricevuto il premio all’impresa dal Rotary Club di Jesi.
Agnese Testadiferro
Congratulazioni Laura!
Congratulazioni alla dott.ssa Laura Grassi per il successo del suo percorso di studi.
Laureata con lode alla Facoltà di Medicina
e Chirurgia di Ancona presentando una brillante tesi sperimentale dal titolo “Outcome
funzionale a un anno in pazienti con ictus
sottoposti a fibrinolisi”. Un augurio a Laura
per il proseguo degli studi e per un futuro
emozionante e ricco di soddisfazioni…in camice bianco!
Agnese, Concetta, Anna, Valentina e Marco
Nella foto Laura con il fidanzato Marco Vescovo.
vitaecclesiale
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
la chiesa locale
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 29 agosto
Mattino: Cingoli, campo scuola ACR delle parr. S.
Francesco di Paola e San Marcello
Pomeriggio: Braccano, Campo scuola ACR parrocchie San Sebastiano, S. Maria, Divino Amore
Venerdì 30 agosto
Ore 9.30: Beato Angelo, Incontro con Cresimandi
della Parr. S. Maria del Cammino
Domenica 1° settembre
Ore 11: Parroccha S. Maria del Cammino, S. Messa
e Cresima
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Martedì 3 settembre
Ore 10.30: Incontro con Vicari e Direttori Uffici
Ore 15: Il vescovo riceve in Duomo per colloqui e
Confessioni fino alle 19.30.
Mercoledì 4 settembre
Mattino: Civitanova, Campo scuola dei Giovanissimi della parrocchia S. Pietro Martire
Giovedì 5 settembre
Ore 11: Casa Paolo VI, Incontro con i Sacerdoti e
loro familiari
Sabato 7 settembre
Ore 18.30: Parrocchia San Giuseppe, S. Messa e
Battesimo
Domenica 8 settembre
Ore 10: Moie, S. Messa a S. Maria
Ore 11.30: Cupramontana, S. Messa e Cresima
Ore 16: San Giuseppe, Incontro con Anziani
Ore 19: Parr. San Pietro Apostolo, S. Messa nella
festa della Madonna della Misericordia
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
OGGI SPOSI
31 agosto: Daniele Zingaretti e Sara Casci
Ceccacci a S. Antonio Abate, Giuliano Bravi
e Maura Pasquini a S. Maria fuori Monsano;
1 settembre: Valentino Molinari e Laura
Zuccheddu a Regina della Pace, Luca Piccioni
e Romina Pelonara a Moje, Luca Rosati e
Annamaria Silvana Palumbo ad Ancona/
S. Francesco alle Scale, Giovanni Perticaroli
e Iscra Bini a Maiolati Spontini.
Voce
dellaVallesina
Settimanale di ispirazione
cattolica della diocesi di Jesi
fondato nel 1953
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
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La parola della domenica
Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei
per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Osservando poi come gli invitati
sceglievano i primi posti, disse loro una
parabola: «Quando sei invitato a nozze
da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato
più ragguardevole di te e colui che ha
invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il
posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece quando sei
1 settembre 2013
Prima Domenica
del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Luca
(14,1.7-14)
invitato, va’ a metterti all’ultimo posto,
perché venendo colui che ti ha invitato
ti dica: “Amico, passa più avanti”. Allora
ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umi-
liato, e chi si umilia sarà esaltato”. Disse
poi a colui che l’aveva invitato: “Quando
offri un pranzo o una cena, non invitare i
tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia
il contraccambio. Al contrario, quando
dai un banchetto, invita poveri, storpi,
zoppi, ciechi; e sarai beato perché non
hanno da ricambiarti. Riceverai infatti
la tua ricompensa alla resurrezione dei
giusti».
“Giocare ai ricchi con Dio non fa bene”
“QUANDO DAI UN PRANZO, INVI- assedio, di paura dell’altro, di rigidità
TA POVERI, ZOPPI, STORPI, CIE- per difendere il proprio castello di carCHI E SARAI BEATO PERCHE’ NON ta. Il risultato è un vuoto intorno a noi:
HANNO DA RICAMBIARTI”. Strana si rimane soli con la propria maschera
beatitudine! Nei vangeli Gesù ci offre mortuaria. E questo perché? PERCHE’
spesso proposte di felicità. Eppure il LA NOSTRA PAURA FA PAURA
mondo è pieno di persone infelici. Per- AGLI ALTRI.
ché allora non proviamo con Lui nella
ricerca della felicità?
Quello che avviene con gli altri capiNel nostro tempo dell’apparire, la cosa ta anche con Dio. Ci diamo da fare di
che temiamo di più è far brutta figu- fronte a Lui per fare i bravi, i giusti, i
ra, essere umiliati. Nello stesso tempo meritevoli. Ci costruiamo una belquello che cerchiamo sempre è la rela- la maschera di ipocrisia. Non fa bene
zione umana. Senza amore non si vive: giocare ai ricchi con Dio. Si rischia di
si sopravvive malamente.
essere rispediti indietro a mani vuote.
Per entrare nella relazione bisogna sa- Accettare la nostra parte più debole,
per “perdere la faccia” (quella che Gesù ci può dar fastidio. Eppure questo è il
chiamava: “ipocrisia”= il dover fingere solo modo più semplice per entrare in
ciò che non si è); accoglierci nella no- contatto con Lui: diventare come bamstra debolezza, di cui quella del fratello bini. Quando Gesù parla del bambino
è il riflesso. Più ci sediamo in basso più e lo pone come esempio per gli apostosi trovano amici, perché la relazione li non ci parla forse di quella parte di
rende simili, ed è facile con chi sa di es- noi che non ci piace, perché non la trosere quello che è e si accetta. Sforzarsi viamo bella? Eppure è proprio questa
di conservare la propria maschera bel- parte fragile e debole di noi stessi che
la, un proprio ruolo, un posto, una po- attira l’amore misericordioso di Dio.
sizione sociale, ci pone in uno stato di “Il Signore ha fatto in me grandi cose”:
così dice il cantico di Maria. Perché?
Qual è il motivo del dono di Dio? “Perché ha guardato la terrosità (=umiltà)
della sua serva”. Non le sue virtù, la sua
bontà.
Solo a partire da questo accoglierci
nella verità di sé stessi (=umiltà) si è
in grado di invitare a pranzo il diverso,
l’estraneo, la donna “chiacchierata”, il
vicino di casa a cui non si rivolge la parola da anni. Possiamo sederci insieme
a mangiare una pizza con quell’amico
dalla vita sgangherata, che si affoga nel
vino o nel sesso, ma che ha bisogno di
un po’ di amicizia, di essere trattato
con rispetto. E questo lo possiamo fare
perché, consapevoli della propria fragilità, così simile a quella di chi ci sta
di fronte, adesso non abbiamo paura di
guardare nell’altro il riflesso della nostra terrosa umanità .
Il nostro prossimo non si sentirà giudicato: al contrario, incontrerà in noi un
cuore amico, che non si ritiene diverso, consapevole di condividere la stessa
debolezza, la stessa ricerca di felicità.
notiziebrevi
6 settembre: Milizia
dell’Immacolata
L’associazione “Milizia dell’Immacolata”
della diocesi di Jesi comunica che il primo incontro di preghiera, dopo la pausa
estiva, si svolgerà venerdì 6 settembre,
primo venerdì del mese, nella chiesa di
San Massimiliano Kolbe, con il seguente
programma: ore 21,15 preghiera del rosario e confessioni; ore 21,45 santa Messa
celebrata da padre Sergio Cognigni, francescano conventuale, assistente regionale della Milizia dell’Immacolata. Tutti
sono invitati a partecipare.
11 settembre: studenti a Osimo
con il Vescovo
Mercoledì 11 settembre il vescovo Gerardo sarà ad Osimo per celebrare la santa
Messa nel Santuario di San Giuseppe da
Copertino. Nel 350° anniversario della
morte del santo, patrono degli studenti, i
padri conventuali che reggono il santua-
Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
Comitato editoriale:
Vittorio Massaccesi, Giuseppe
Quagliani, Antonio Lombardi
Responsabile amministrativo
Antonio Quaranta
Proprietà: Diocesi di Jesi
Registrazione Tribunale di Ancona
n. 143 del 10.1.1953
Composizione grafica
Giampiero Barchiesi
Stampa
Galeati Industrie Grafiche, Imola
Spedizione in abbonamento postale
Associato alla Fisc
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
ghiera del Rosario e alle 19 la Santa Messa. Sono invitati a partecipare gli studenti
e i loro genitori. La diocesi mette a disposizione un pullman con partenza dalla
parrocchia di San Francesco d’Assisi alle
16 e da San Giuseppe alle 16,15: per prenotare il posto si può chiamare il diacono
Giancarlo Sabbatini: tel. 3407811741
14 settembre: mandato per
i Corsi di Cristianità
rio hanno invitato i Vescovi marchigiani a
predicare la novena di preparazione alla
festa che sarà mercoledì 18 settembre. Il
vescovo Gerardo arriverà nel pomeriggio
dell’11 settembre insieme agli studenti
che vorranno arrivare dalla diocesi jesina per partecipare alla visita guidata del
santuario e per ascoltare la vita di San
Giuseppe (1603-1663), conosciuto anche
come il santo dei voli. Alle 18,30 la pre-
Il numero è stato chiuso in redazione
martedì 26 agosto alle 18 e stampato
alle 6 del 27 agosto.
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs
196/2003 (Codice privacy) si comunica
che i dati dei destinatari del giornale
sono contenuti in un archivio
informatico idoneo a garantire la
sicurezza e la riservatezza. Saranno
Il movimento dei Corsi di Cristianità della diocesi di Jesi, che da trent’anni opera per l’evangelizzazione degli ambienti,
annuncia che sabato 14 settembre, nella chiesa di San Massimiliano Kolbe, alle
18.30, il vescovo Gerardo conferirà “il
mandato” per la missione alle due equipe dei corsi di cristianità del 2013. Il 28°
Corso Uomini si svolgerà dal 26 al 29 settembre; il 25° Corso Donne dal 17 al 20
ottobre. Per informazioni telefonare ad
Alessandro Rosetti (0731/789240).
utilizzati, salvo divieto espresso
per iscritto dagli interessati, oltre
che per il rispetto al rapporto di
abbonamento, anche per proprie
attività istituzionali e per conformarsi
ad obblighi di legge.
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
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inmemoria
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
11° anniversario
Cupramontana: ricordo di Violetta Zannotti (24.91948 - 9.8.2013)
Un fiore nel cielo
Violetta è tra le braccia del Padre.
La sua vita, segnata dalla sofferenza, è stata preziosa agli occhi di Dio.
Colpita dalla poliomielite, nei primi
mesi di vita, ha portato la croce insieme a Gesù. Un giorno, con una velata tristezza, mi confidava: “Io non
so che cosa vuol dire correre in un
prato”. Ma non si lamentava, aveva
un sorriso per tutti. Ha trascorso i
suoi anni migliori in parrocchia, nella
sala di accoglienza, dove era un punto di riferimento, per i parroci, per
l’Unitalsi, per l’Avulss, per i fratelli
dei corsi di cristianità, per chiunque
avesse avuto bisogno di confidarsi.
Sapeva ascoltare con attenzione e si
lasciava coinvolgere nei problemi del
prossimo. Negli ultimi anni di vita,
un ictus l’aveva paralizzata nella
parte destra, togliendole la parola.
Con gli occhi, e con i gesti, sempre
lucida di mente, riusciva a farsi capire molto bene. Quando era vicino
alla mamma, il suo volto diventava
luminoso. Era attaccatissima ai familiari, specialmente agli affezionati nipoti. Per tutti è stata un grande
esempio di bontà, di semplicità, di
umiltà. I Cuprensi, i parenti, gli amici erano in tanti a darle l’ultimo saluto. Il Signore ha voluto questo “fiore” in Paradiso, per rivestirlo di luce.
“Venite, voi che siete i benedetti del
Padre mio, entrate nel regno, che
è stato preparato per voi fin dalla
creazione del mondo” Mt 25, 34-35.
Violetta rimarrà un faro luminoso per
tutti coloro che ne hanno apprezzato
Lunedì 10 agosto è ricorso l’anniversario della scomparsa di
Ricordo
4-12-1929
11-8-2013
le straordinarie virtù. La sua grandezza si è rivelata nella piccolezza
della quotidianità. Il suo ricordo sarà
per sempre nel nostro cuore.
Cecilia
Carissima Violetta, il Signore della
Vita ti ha accolto tra le sue braccia!
Grazie per la tua testimonianza: hai
accettato i disegni del Signore anche
quando erano difficili da comprendere. Ho visto come si “accoglie” e si
“porta” la propria croce.
La tua sofferenza “offerta” e “donata” mi ha aiutato a riprendere il cammino nei momenti di “stanchezza”.
Ho capito cosa prova chi non ha il coraggio di chiedere, chi vorrebbe uscire e non può, chi non è considerato…
Grazie per la tua riservatezza: silenzi pieni di umiltà e di rispetto, tanta
fiducia! Grazie per la tua semplicità:
per te contava l’essenziale. Cercavi
sempre l’ultimo posto. Continuamente
avevi paura di recare disturbo. In ogni
esperienza sottolineavi il positivo.
La tua presenza alla “Sala di accoglienza” mi hai mostrato che quando
si fa un “servizio” bisogna farlo senza pretendere nulla.
Grazie per la tua devozione a Maria:
pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto,
luoghi in cui si può chiedere ogni
grazia! Dolore, preghiere, lacrime
ma tanta riconoscenza perché Lei sa
quello di cui abbiamo bisogno.
Quanti compleanni festeggiati insie-
me, quante “avventure” domenicali:
gelati, risate, confidenze e condivisioni … Grazie per questo “tragitto”
fatto insieme.
Perdonami se quando avevi più bisogno di sentire “la carezza di Dio” io
non c’ero!
Arrivederci!
M.Antonietta
Vito Martelli
O MIO SIGNORE
Ho percorso le strade del dolore
con Te Signore:
La moglie e le figlie lo ricordano con
affetto.
“Signore, noi sappiamo che chi non è
più con noi non è lontano da noi perché ha creduto e sperato in te”
Mani di sollievo
di chi m’era accanto
erano le Tue…
Da Te ogni sguardo
misericordioso e attento…
Tue le parole
per i miei silenzi…
Voce della Vallesina
Al sorgere del giorno nuovo
là dov’è solo luce
m’hai posato:
Per i ricordi
delle persone care
0731.208145
Senza materia, senza male
solo amore…
Abito la tua dimora
mio Signore!
M.G.G.
Fra Nicola Abbrugiati
sacerdote cappuccino
Tra le tappe del suo lungo servizio,
nel 1991 è stato inviato a Jesi come
cappellano dell’Ospedale “Murri”
fino al 1994 quando è andato a Corinaldo. Nel 2004 è tornato a Jesi
come Cappellano all’Ospedale “Murri”.
Il funerale si è svolto nella Chiesa dei
Cappuccini di Macerata il 13 agosto
ed è stato presieduto da fr. Giulio
Criminesi, Ministro provinciale. Nel
medesimo giorno, la salma è stata
tumulata nella cappellina cimiteriale
dei frati cappuccini presso il Cimitero di Ostra. La comunità dei Cappuccini di Jesi e della Parrocchia San
Pietro Martire ha celebrato una santa
Messa in suffragio di padre Nicola sabato 17 agosto.
indiocesi
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
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della
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Borgo Loreto festeggia la Madonna di Loreto con incontri nelle case e la processione
Vita in famiglia, risposta a una vocazione
Come da tradizione, nell’ultimo fine settimana di agosto, la frazione di Borgo Loreto
di Castelplanio si impegna con entusiasmo
e vigore a festeggiare la Madonna di Loreto, patrona della piccola chiesa presente al
centro della frazione. In preparazione della
festa di domenica 25 agosto, il parroco don
Gianfranco Ceci ha visitato le zone della
frazione celebrando la Santa Messa presso due famiglie di Borgo Loreto: i temi affrontati nelle omelie di queste due serate si
sono incentrati sulla santità della famiglia
e sono stati spiegati attraverso l’esempio
di famiglie “sante”. Non si tratta di famiglie composte da supereroi, ma di famiglie
come se ne vedono tante che, però, hanno
messo Gesù davanti a tutto e a tutti e si
sono lasciati guidare nel suo esempio nella
loro vocazione di vita matrimoniale.
Il culmine della festa è stato nella giornata
di domenica, iniziata con la celebrazione
della Santa Messa alle ore 9.30, presieduta
dal Vescovo don Gerardo e in ricordo del
sindaco di Castelplanio Luciano Pittori ad
un mese dalla sua scomparsa; successivamente don Gianfranco ha celebrato la S.
Messa delle 11.15.
Il tema dell’omelia di don Gerardo è stato
quello della fede di Maria, fede che può
essere riassunta attraverso quattro chiavi di lettura. La prima riguarda la fiducia
che Maria ha nei confronti di Dio, fiducia dimostrata sin da subito al momento
dell’annuncio dell’Angelo con il suo Sì deciso, anche se si è trattato di un Si dato senza
comprendere appieno il senso e la respon-
sabilità di questa decisione. La seconda
riguarda la capacità che ha Maria nell’ascolto della parola di Dio che ci invita alla
preghiera costante. Nella terza chiave di
lettura, don Gerardo ci ricorda come Maria,
sotto la della croce, era in piedi ad offrire
la sua vita. Infine, ora, Maria è in cielo ed
intercede per noi: ed è questo il quarto ed
ultimo aspetto della fede di Maria e, cioè,
intercedere tramite Gesù per il nostro bene.
Il pomeriggio della festa è culminato con la
processione per le vie del paese alle ore 19
che, fortunatamente, non è stata interessata dal maltempo: la Madonna, forse, non
ha voluto che piovesse in modo da poterla
onorare al meglio durante tutti i momenti
di preghiera previsti. Prima della benedizione finale, don Gerardo ha regalato a tutti i fedeli un momento di riflessione che si
collega all’omelia della Messa celebrata al
mattino. Tema portante della riflessione è
la figura di Maria come madre. Maria, in
quanto madre di Gesù e sposa di Giuseppe
Parrocchia di San Sebastiano e Santa Maria del Piano
L’estate al centro estivo
Anche quest’anno la parrocchia di San Sebastiano e Santa Maria del Piano hanno organizzato l’esperienza per ragazzi del Centro
Estivo. Partita il 17 giugno e conclusasi il 12
luglio, questa iniziativa, per quanto sia solo
al secondo anno di conseguimento, ha triplicato gli iscritti, raggiungendo più di 100
ragazzi in 4 settimane. Chiaro il messaggio
di entrambe le parrocchie: la realtà aggregativa ed educativa non si esaurisce con la
conclusione dei vari percorsi di catechesi,
ma si può continuare ed intensificare nelle
settimane estive. Alla mattina il tema affrontato da animatori e ragazzi è stato “Il corpo,
dono che il Signore ci ha fatto”; tramite diverse attività e giochi, quali colorare, indovinare ed imparare, sia grandi che piccoli
hanno capito e allo stesso tempo approfondito l’importanza del corpo umano come
mezzo di espressione. Il pomeriggio, invece,
i ragazzi si sono ritrovati dalle 4 alle 5 con
compiti scolastici da svolgere, aiutati dai più
grandi, per poi dividersi presso le varie iniziative allestite: teatro e recitazione, cucina,
tiro con l’arco, lavorazione del cuoio e della
creta, tornei di pallavolo e calcetto, poi per i più piccoli spettacoli
con il teatrino di marionette. Questi vari percorsi sono stati realizzati grazie agli animatori delle due
parrocchie ed alle ragazze, guidate
da Suor Francesca, della comunità
dell’“Associazione Gruppo di Betania onlus”, la quale è stata costituita dalle Suore Missionarie di Gesù
Redentore di Milano, a loro volta
fondate nel 1981 dal cardinale Carlo Maria Martini. Quest’associazione porta
avanti un progetto educativo personalizzato
che tenga conto della storia propria di ogni
singola ragazza e del suo campo relazionale, cioè un cammino che l’ aiuti ad avviarsi
verso l’età adulta sviluppando una serie di
capacità e competenze unite ad un senso di
identità che le permettano di gestire la propria vita in modo autonomo e responsabile.
Il percorso del centro estivo si è concluso in
un giorno di festa dove, svoltasi la recita finale e le varie premiazioni dei tornei, le due
comunità parrocchiali si sono ritrovate la
sera per salutarsi con una cena seguita da diverse animazioni dei ragazzi. In conclusione,
come ricordato dal discorso del parroco don
Giovanni Rossi, il centro estivo non è una
soluzione di parcheggio nella comunità, ma
un’opportunità che viene data alle famiglie
perché i ragazzi con la preghiera nel confronto tramite la musica, i balli, la recitazione e tanto altro, possano essere aiutati a fare
l’esperienza di una comunità che si prende
cura di loro, scommette con loro e per loro.
Federico Maria Balestra
fa parte di una famiglia, della Santa Famiglia. Ed è proprio questo aspetto su cui il
Vescovo si sofferma per spiegare l’impor-
tanza della famiglia basata sul matrimonio,
matrimonio che è qualcosa di grande e di
speciale: è, cioè, un patto di amore e di fedeltà per sempre. Il secondo punto della
riflessione riguarda l’episodio delle nozze
di Cana in cui Maria dice “fate quello che
vi dirà Gesù”. Questo invito viene fatto anche a noi e quindi anche noi dobbiamo impegnarci a fare quello che vuole Gesù; don
Gerardo ci ha aiutato poi a interpretare al
meglio cosa vuole Gesù da ciascuno di noi:
vuole semplicemente che ognuno di noi cerchi la vera felicità tramite la sua vocazione.
L’incitamento finale per tutti i presenti, e
non solo, è di essere pronti a dire “eccomi” a
Gesù e di rispondere Sì alla chiamata che ci
farà.
Nel corso del pomeriggio della festa sono
stati organizzati momenti di svago e di divertimento per tutti: dalla gioia del cibo e
del buon vino per i più grandi, alla musica
per i ragazzi ed ai giochi gonfiabili e alla
pesca per i più piccini; momenti che hanno
gradevolmente allietato un pomeriggio trascorso assieme da tutta la frazione. Gli abitanti di Borgo Loreto si danno appuntamento all’anno prossimo per potersi riunire di
nuovo tutti attorno alla Madonna di Loreto.
Folco Fioretti
Pellegrinaggio ad Osimo
Santuario di San Giuseppe da Copertino
nel 350° anniversario della morte del Santo
Mercoledì 11 settembre
Alle 16 partenza da Jesi, parrocchia di
San Francesco d’Assisi e alle 16,15 dalla
parrocchia di San Giuseppe
Visita al Santuario e partecipazione
alla Santa Messa celebrata dal Vescovo
Gerardo Rocconi alle 19.
La diocesi organizza un pullman.
Per iscrizioni:
diacono Giancarlo Sabbatini
tel 340 7811741
San Giuseppe da Copertino è il patrono
degli studenti. All’inizio di quest’anno
scolastico sono invitati gli studenti
e i genitori a prendere parte al
pellegrinaggio.
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pastorale
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Monastero SS. Annunziata: le sorelle Clarisse hanno celebrato la loro fondatrice, Chiara d’Assisi
Coraggiosa e innovativa nella Chiesa di ieri e di oggi
“Risplende Santa Chiara di luce divina: il suo
carisma è germogliato in rigogliose propaggini di santità.... Per guadagnare Cristo rigettò
l’effimera gloria di questo mondo, riponendo
tutta la sua fiducia nel Signore...” (dai Vespri
della Festa di Santa Chiara).
Nella chiesa del monastero “SS. Annunziata” dall’8 al 10 agosto si è svolto il triduo di
preparazione alla Festa di Santa Chiara, la
fondatrice delle Clarisse, il II Ordine francescano. Ogni sera i fedeli hanno partecipato
con le claustrali alla preghiera dei Vespri e
alla Santa Messa. Padre Danilo Marinelli, dei
Frati Conventuali di Osimo, ha proposto un
cammino di conversione per rispondere alla
chiamata universale alla santità. Ha ricordato i Santi di cui la Chiesa fa memoria nella
prima decade di agosto: san Domenico, fondatore dell’Ordine dei predicatori” (1215);
santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo
Edith Stein, la filosofa ebrea che, convertitasi
al Cristianesimo, entrò nell’Ordine Carmelitano di Colonia e morì martire ad Auschwitz
nel 1942; san Lorenzo, arcidiacono, arso vivo
a Roma nel 258. Padre Danilo ha poi presentato la splendida figura di Chiara, “sim-
desiderio che di imitarlo”. In un’altra lettera:
“È al Cristo povero che devi rimanere legata...
La povertà deve esserci molto cara poiché il
Signore Gesù l’ha preferita a tutto”. La sera
della vigilia, con letture bibliche, preghiere e canti le Clarisse hanno contemplato
il “Transito” di Santa Chiara dalla terra alla
gloria del Cielo.
Nel giorno della Festa, padre Giancarlo Corbolo delle vergini sagge”, che nel Testamento sini, Provinciale dei frati Conventuali delle
esorta le Sorelle a “lavorare senza spegnere Marche, commentando il Vangelo della dolo spirito di orazione ....” e dà loro il consiglio menica, ha invitato i fedeli alla “vigilanza”
di “desiderare sopra ogni cosa lo Spirito del non solo per attendere il Ritorno del Signore,
Signore e la sua azione santificante, di pre- ma per riconoscerlo ed amarlo nei fratelli.
garlo sempre con cuore puro”. Grande la fede Ha poi delineato la figura di Chiara d’Assisi
di questa donna che, innalzando l’ostensorio che, nata da una famiglia nobile e ricca, si ricon Eucaristia, riesce ad evitare l’assalto dei vela ben presto una giovane intraprendente,
Saraceni! Padre Danilo ha poi citato alcu- coraggiosa e libera nei confronti dei familiani passi della IV Lettera di Chiara d’Assisi ri e dei loro progetti. A 18 anni, desiderando
ad Agnese, figlia del re di Boemia: “Esulta di appartenere solo a Cristo, segue Francedi gioia nello Spirito Santo, tu che sei unita sco e abbandona il mondo per abbracciare
a Cristo... Considera l’umiltà, le fatiche e le l’ideale di vita evangelica. La notte della Dopene che Egli sostenne per la redenzione del menica delle Palme fugge dalla casa paterna
genere umano, contempla l’ineffabile carità per raggiungere la Porziuncola. Qui Franceper la quale volle patire sul legno della croce... sco le taglia i capelli e la riveste di un ruvido
Guarda, medita, contempla e non avere altro saio. Chiara abiterà a San Damiano con la
sorella Agnese e con altre fanciulle di Assisi.
Nasce così il Secondo Ordine francescano,
detto delle “Povere dame di San Damiano”,
poi Clarisse. Per restare fedele alla povertà
assoluta, Chiara riesce a ottenere il “Privilegium paupetatis” che le permette di rifiutare
per sé e per le Sorelle qualsiasi proprietà, in
un tempo in cui le monache potevano avere grandi possedimenti. Una vita di unione
con Dio, vissuta in preghiera, nel lavoro e in
fraternità. Eletta badessa, si pone al servizio
delle Sorelle: la carità, l’umiltà e l’unità devono regnare fra loro in modo da cambiare
in dolcezza tutto ciò che è amaro.
Dopo aver atteso per 40 anni, con tenacia
ma senza risentimento, l’approvazione della
Regola, l’ottenne tre giorni prima di morire
(1253). «È stata la prima donna - afferma
padre Corsini- che nella Chiesa ha redatto una sua Regola. Donna di ieri e donna di
oggi, Chiara può comunicare anche ai laici il
suo ideale di perfezione evangelica, di eroica
coerenza di vita e la gioia vissuta fino all’ultimo istante quando esclama: “Benedetto, mio
Signore, per avermi creata!”»
Giuseppina Radiciotti
Gmg: in Brasile, a Rio, ‘hanno risposto’ tre milioni di giovani, settemila italiani
Partono con gli amici, tornano con Gesù
Partono all’avventura, senza sapere cosa li aspetti o
meglio, in alcuni casi, senza aspettarsi nulla. Partono
perché lo fanno i loro amici, perché hanno voglia di
fare un viaggio, perché desiderano vedere un posto
diverso o conoscere persone nuove.
Poi, tornano cambiati: con degli stimoli forti, con una
carica sconosciuta… tornano con Gesù.
È questa l’esperienza di numerosi giovani che
decidono di partecipare ad una Giornata Mondiale
della Gioventù, incontro internazionale di spiritualità
e cultura dei giovani cattolici, che si tiene ogni due o
tre anni dal 1986.
Quest’anno l’appuntamento era a Rio, dal 23 al 28 luglio, e tra i più di settemila ragazzi italiani che hanno
oltrepassato l’oceano per prendervi parte, non sono
mancati coloro che sul concludersi dell’evento hanno affermato che, nonostante fossero partiti senza un
motivo preciso, sarebbero tornati a casa con delle prospettive capovolte, con dei sentimenti diversi.
Alcuni hanno confidato di essere arrivati lì in ricerca,
dubbiosi, pieni di domande, con un cammino iniziato
da poco o ancora da iniziare. Talvolta, sfiduciati o persino arrabbiati con Dio.
Poi, le testimonianze, la condivisione, lo scambio di
esperienze, il contatto con la fede tangibile di tante
persone, i momenti di ascolto, di silenzio e di riflessione personale, li hanno portati a fare quell’incontro
concreto con il Signore che ha permesso loro di dire
“Sì, ci sei davvero”. E poi, come in ogni appuntamento
fisso che si rispetti, c’erano i veterani: quelli per i quali
la Giornata Mondiale della Gioventù è diventata ormai una tappa immancabile.
Per loro, Gmg significa ‘non essere da soli a credere’,
significa ricordarsi che ci sono tanti, tantissimi giovani, sparsi per il mondo, che ancora, dopo duemila
anni, seguono Cristo come loro e che come loro desiderano condividere la propria fede. Un’occasione
per sentirsi meno soli, dunque, e per vivere l’adesione
a Cristo con maggiore naturalezza, ma non solo. La
Gmg rappresenta per gli ‘abbonati’ anche un’opportunità per ‘ricaricare le pile’, per approfondire il loro
rapporto con Gesù, per fortificarsi e tornare a casa
più robusti, convinti, decisi e quindi portare più frutto
nei loro posti d’origine, in casa o in diocesi. Sì, perché
molti sono consapevoli che la Chiesa ha bisogno di
loro: di giovani coerenti e coraggiosi che si impegnino
a testimoniare il Vangelo nonostante i venti a sfavore.
“Vi ho chiamato e voi avete risposto”, disse Giovanni
Paolo II, fautore della prima Gmg, ai ragazzi che per
primi avevano accolto il suo invito. Da Roma a Buenos Aires, da Częstochowa a Toronto, da Sidney a
Madrid, a Rio, sono ancora molti i giovani che, ciascuno con la sua storia e con le sue motivazioni, continuano a ‘rispondere’.
Quest’anno c’erano circa tre milioni di ragazzi a presidiare la spiaggia di Copacabana, luogo nel quale si è
svolta la veglia conclusiva con il Santo Padre. Tre milioni di giovani che papa Francesco, sorridendo sulla
forte rilevanza del calcio in Brasile, ha invitato calorosamente a giocare nella ‘squadra di Gesù’.
Cecilia Galatolo
Da Mergo, a Roma… da Roma a Rio
Ho sempre amato scrivere, sin da bambina.
E non scrivevo mai solo per me stessa: volevo un pubblico per le mie poesie, per i miei
temi, per le mie storie. Così, scrivevo per i
genitori, per gli amichetti, per le maestre,
per il giornale della scuola. Quello che non
sapevo era che un giorno avrei scritto per
Gesù e che sarei arrivata sino in Brasile per
farlo. Tutto è iniziato due anni fa, quando,
invece di iscrivermi alla facoltà di Scienze
della Comunicazione a Bologna - come avevo pensato da qualche anno - pochi giorni
prima della mia immatricolazione, mi sono
sentita chiamata a Roma, precisamente
nella Pontificia Università della Santa Croce
(trovata su internet per caso), per frequentare la facoltà di Comunicazione Sociale
Istituzionale della Chiesa.
Il mio “sì” al Signore è stato sofferto, ma,
partita titubante e con una fede ancora
in fasce, in poco tempo ho capito che non
avrei voluto più scrivere per nessun altro se
non per Cristo e la Sua Chiesa. Così, ho iniziato a coltivare sempre di più la mia amicizia con Gesù e mi sono dedicata ai miei
studi con tanta passione ed interesse, per
poter compiere al meglio la volontà di Dio
su di me.
Mentre il mio sogno di scrivere per Gesù
cresceva sempre di più, un giorno di febbraio di quest’anno, una porta decisamente grande mi veniva spalancata davanti. La
mia università, come per ogni edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, aveva
ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana la richiesta di due studenti volontari che
avessero voluto lavorare per loro durante
l’evento, per aggiornare il sito www.chiesacattolica.it sulle vicende della Gmg e per
raccontare l’esperienza dei ragazzi italiani
che sarebbero stati presenti a Rio.
Non posso esprimere la gioia che ho provato
quando mi è stato riferito che avevano pensato di mandare me. Al tempo stesso, però,
mi sentivo troppo piccola e con tante, troppe cose ancora da imparare e avevo paura
di tuffarmi in un mare così grande.
Ad ogni modo, ovviamente, ho detto di sì. E
da quel giorno, per i mesi successivi, mi ha
fatto compagnia un profondo senso di inadeguatezza.
Soprattutto nei primi giorni di lavoro, poi,
la mia inesperienza (attualmente mi manca ancora un anno alla laurea triennale) e
la mia tenera età (ero l’unica ventunenne
presente nello staff dei giornalisti CEI e il
ragazzo più giovane dopo di me aveva ventisei anni) si sono fatte notevolmente sentire. Non nego che mi sono trovata a dover
affrontare situazioni disagianti e momenti
di grande sconforto. Però, le ripetute correzioni, le sollecitazioni, gli stimoli e gli incoraggiamenti mi hanno aiutato moltissimo
a superare gli ostacoli che incontravo e so-
prattutto a crescere, sia dal punto di vista
personale che professionale. Ora posso dire
di aver vissuto un’esperienza molto fruttuosa.
Il popolo brasiliano ci ha accolto con le
braccia aperte, come quelle del Cristo Redentore del Corcovado, ai piedi del quale
ho lasciato una parte di me.
L’ospitalità calorosa di cui ci hanno fatto
godere non l’avevo mai trovata altrove. E
assieme a tanti ricordi, avrei voluto portare con me un po’ della loro gioia, della loro
spontaneità, della loro socievolezza.
La vicinanza con i giovani pellegrini di tutto
il mondo, poi, in un luogo che distava dodici ore di aereo da casa, è stata per me
un’occasione unica per aprire la mente e
per vedere che la Chiesa ha veramente tante bandiere da sventolare; ma soprattutto,
raccogliere le sensazioni, le impressioni, le
difficoltà, le perplessità, i sogni, di tanti
ragazzi credenti e raccontare le loro storie,
è stato per me un privilegio grandissimo.
Ascoltarli, mi ha arricchito al di là di ogni
aspettativa e ha accresciuto in me la fiducia verso lo Spirito Santo. Sì, perché dalle
parole di molti di loro ho capito ancora una
volta che nonostante i mali che affliggono il
mondo e le piaghe che feriscono la Chiesa,
Egli continua ancora a suscitare tanti autentici discepoli di Cristo
Cecilia Galatolo
teatro
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
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Il Calamandrei di Jesi ha messo in scena “La paga del sabato” di Fenoglio
Un segno incisivo nello scenario teatrale italiano
di Francesco Dorello *
Una rappresentazione teatrale degna della grandezza dell’omonimo romanzo breve
cui si ispira,”La paga del sabato” e degna soprattutto dello spessore di uno dei maggiori
scrittori della nostra letteratura del secondo
‘900 - volendo citare le precise parole espresse dal Presidente Emerito della Repubblica e
Onorario del ‘Centro Calamandrei’ di Jesi,
Carlo Azeglio Ciampi. Stiamo parlando di
Beppe Fenoglio di cui corre il 50ennale della
morte.
La performance portata in scena sabato
scorso in prima nazionale al Cortesi di Sirolo, teatro stracolmo di bel pubblico, in
occasione della apertura della XIV edizione di ‘Sipario Aperto-Franco Enriquez’, ha
mostrato nitidamente tutti gli aspetti e gli
ingredienti del tema del ‘reducismo’ e del
malessere post-bellico inerenti alle difficoltà e ai disagi di chi ha vissuto la forte e
cruda esperienza della Resistenza in prima
persona;soprattutto nel delicato momento
della reintegrazione nella società civile, con
la annessa delusione per le mancate aspettative, visto che i grandi e attesi benefici che
avrebbero dovuto portare le lotte partigiane e la conseguente fine dell’occupazione
straniera, in realtà non si sono concretizzati
completamente.
Lo spettacolo, praticamente diviso in due
sezioni, ha visto,da una parte,proprio questa
vicenda umana legata all’insoddisfazione del
giovane protagonista Ettore, che preferisce
trovare scorciatoie di comodo, illegali,ma di
probabile, lusinghiero ed effimero successo,
che non l’assoggettarsi alla ‘servile’ routine
di un lavoro regolare; dall’altra parte la storia di un amore più passionale che romantica e sentimentale con Vanda, presentato
in modo diretto e realistico, concreto sin
troppo, vista l’epoca di concepimento del romanzo. Siamo nel 1949. Forse solo il Moravia degli ‘Indifferenti’ e della ‘Romana’ riuscì
a tratteggiare e descrivere momenti sensuali
simili, precorrendo audacemente i tempi.
La decisione di trasferire sul palco un testo
come “La paga del sabato” potrà sembrare
un ‘azzardo’, come molto spesso avviene in
tali frangenti, ma la genialità registica e le
indubbie capacità di chi ha partorito questo adattamento hanno saputo trasformare
l’azzardo in una occasione non mancata per
valorizzare quegli aspetti teatrali e, a tratti,
‘cinematografici’ che proprio Vittorini aveva
allora evidenziato,anche se in senso critico e
negativo.
Ma i tempi sono cambiati e operazioni come
queste in un teatro in costante evoluzione e
di continua costruzione altro non fanno che
arricchire l’opera originale dandole chiavi di
lettura sempre più ricche e introspettive.
Plauso quindi ad Alessandro Varrucciu, regista e interprete con Francesca e Silvia
Uguzzoni, per l’intervento teatrale perfettamente riuscito. Azzeccata la scelta delle
musiche di scena nonché gli ‘stacchi canori’,
ottimi a scandire e a sgravare le porzioni
sceniche, a cura dello storico e inossidabile
trio Onafifetti. In sostanza e in conclusione,
un’esperienza che sicuramente avrà un seguito e che lascia un segno concreto e incisivo nell’attuale scenario teatrale italiano.
* Musicologo e studioso d’arte - 60 anni, professore di Modena.
Colta metafora dell’epoca moderna
di Federico Bozzo *
Proprio la poetica originale di Beppe Fenoglio diventa protagonista
dello spettacolo, rubando la scena
perfino ai personaggi principali,
che arrivano a raccontare la loro
stessa storia in terza persona. Tecniche di metateatro spingono gli
attori dietro a leggii che portano
nel mondo della tragedia la carica
del monologo d’invettiva, pur senza rompere l’empatia o distogliere
lo spettatore dall’ambientazione
dell’opera. Ambientazione, questa,
riprodotta fedelmente nelle atmosfere, negli atteggiamenti e nei dia-
loghi portati sul palco da Varrucciu.
L’attenzione, quasi maniacale, alla
riproduzione del testo originale del
Fenoglio, inneggia all’immortalità
della poetica dell’autore, che tanto
è calata in un’epoca precisa e circoscritta, quanto al contempo sembra
studiata come colta metafora dell’epoca moderna.
Tre soli attori, non senza mostrare
una certa maestria, interpretano i
cinque personaggi principali dell’opera. Ettore, giovane di poco più
di vent’anni, da poco tornato dalla
guerra e totalmente alieno ai costumi e ai modi di una società che
sente aliena e fasulla, comunque
diversa da ciò che lui è diventato.
La madre di Ettore, incapace di
comprendere le motivazioni del
figlio e legata ad una mentalità
pratica a lui inconcepibile. Bianco,
compagno di Ettore, impegnato
a “perdonare a rate” i comportamenti degli ex-fascisti.
Palmo, giovane al servizio di
Bianco, a cui la vita ha riservato le
stesse esperienze avute da Ettore,
ma la cui semplicità ed ignoranza sono allo stesso tempo croce e
salvezza, da una verità che forse è
meglio non comprendere.
E infine Vanda, amante di Ettore,
anch’essa in contrasto con le im-
posizioni della società in cui vive,
sebbene per motivi diversi da
quelli dell’uomo che ama.
Non è il tempo che detta l’avvicendarsi degli eventi nella versione di Varrucciu de “La paga del
sabato”, bensì la loro natura, essendo la rappresentazione divisa
in due atti che riassumono le due
più importanti espressioni di disadattamento sociale di Ettore: il
lavoro e l’amore.
Le due sezioni alternano le parti
recitate a brevi intermezzi musicali, realizzati dallo spumeggiante
trio degli Onafifetti, dove uno stile
da canzone popolare narra l’im-
pegno della lotta partigiana nel
vivo dell’azione, ricordando continuamente allo spettatore ciò che
altrettanto frequentemente si riaffaccia alla mente del protagonista.
Un’opera fedele all’originale ed
incredibilmente attuale allo stesso tempo. Due opposti solo in
apparenza, i due volti di questa
rappresentazione si compenetrano perfettamente, facendosi servi
del gravoso ma nobile compito di
dare tributo ad un grande autore
quale Beppe Fenoglio.
* (esperto di intelligenza artificiale 24 anni , ingegnere di Genova)
Dalle Marche in Calabria: concerti in due ridenti località balneari della costa tirrenica di Magdalena e Bozena Lutka
Ambasciatrici della grande musica dedicata ai giovani
Sembra molto lontana dalle Marche la Calabria, ma non lo è poi tanto. Dall’Adriatico
al Tirreno si può trovare chi parla lo stesso
linguaggio: quello universale della musica.
Ne sono state ambasciatrici in Calabria due
musiciste ben conosciute a Jesi: Magdalena e Bozena Lutka, ospitate in due ridenti
località balneari della costa cosentina per
tenere due concerti. Il primo – pianoforte e
voce – è stato presentato a Cetraro nella Sala
dei Convegni dell’antico Palazzo del Trono,
sede anche di un Museo del Mare che merita di essere visitato. Le due musiciste hanno
fatto qui ascoltare il 20 luglio un “Oratorio
per bambini”, incentrato sui Misteri della
Gioia, composto con lievi pennellate musicali da Magdalena Lutka, autrice anche di
una trepidante ‘Improvvisazione’ ispirata
ad un drammatico disegno di Bill Congdon,
grande ‘action painter’ americano e di alcune poesie inserite nel contesto. Il concerto,
introdotto e concluso da musiche di Chopin,
era dedicato ai giovani in partenza con papa
Francesco per Rio de Janeiro in occasione
della Giornata Mondiale della Gioventù.
Pochi chilometri più
a sud, ad Acquappesa, il 23 luglio si è tenuto il secondo concerto nella Chiesa
della Madonna del
Rifugio dove è conservato un prezioso
organo, costruito nel
1832, recentemente
restaurato. Nel concerto, che ha inaugurato la novena dei
solenni
festeggiamenti programmati
in onore della Madonna patrona del luogo,
Magdalena Lutka ha presentato brani di
J. Pachelbel, J.S. Bach, F. Chopin, R. Schumann, G. Tartini, E. Grieg, S. Moniuszko, P.I.
Ciajkovskij. Alle pagine in esecuzione si è alternata la lettura di alcune poesie di Augusta
Franco Cardinali, conduttrice, interprete di
alcuni brevi canti liturgici e autrice del testo
di uno di questi dedicato a papa Giovanni
Paolo II. Nell’uno e nell’altro concerto è sta-
ta presentata una commossa composizione
di Danuta Conti, figlia di Bozena Lutka: ‘Al
mio Signore’, antifona per voci e pianoforte,
o cetra, cantata dalle Suore dell’Adorazione
Perpetua del SS. Sacramento del Monastero di Pietrarubbia, ordine nel quale Danuta Conti è recentemente entrata. Generosi
applausi e fervidi apprezzamenti sono stati
raccolti dalle interpreti che della cordialissima accoglienza ringraziano di cuore don
Giacomo Minervino, parroco di Acquappesa Marina, organizzatore del concerto.
Fotoservizio: a.f.c.
Nelle due foto: Magdalena e Bozena Lutka
nel concerto tenuto al Palazzo del Trono di
Cetraro. Le interpreti accanto all’antico organo restaurato della Chiesa della Madonna del
Rifugio di Acquappesa. Con loro è il parroco,
don Giacomo Minervino.
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VocedellaVallesina
1 settembre 2013
verso il festival e la stagione lirica: Il procedimento evolutivo del melodramma sul sentiero tracciato da Pergolesi
Dalla verità al verismo della Giovane Scuola Italiana
Con ‘La Serva Padrona’ Pergolesi mise garbatamente e definitivamente alla porta gli eroi
della mitologia che per oltre un secolo erano
stati i protagonisti del melodramma. Il pubblico era ormai stanco di personaggi e storie
impossibili, di falsi orpelli, di un’eleganza manierata, di costumi di scena impennacchiati,
di interpreti appesantiti da abbondante pinguedine grottescamente ridicolizzati dai caricaturisti. Gli dei se ne andarono con sussiego,
signorilmente, sparendo fra le nubi dell’Olimpo. Pochi altri compositori dopo Pergolesi si
sarebbero ricordati di loro: Gluck e Spontini,
ad esempio, che tuttavia dimenticarono la retorica del mito per considerare la sincerità dei
sentimenti di personaggi umanamente attendibili. Si arriverà, parecchio dopo, a R. Strauss
che in ‘Daphnae’ ,‘Elena egizia’, ‘Arianna a
Nasso’ rievocherà con qualche nostalgia l’antico classicismo: ma non si andrà oltre.
Con la ‘Querelle des bouffons’, suscitata da
‘La Serva Padrona’, si scelse dunque un’altra
strada: quella della verità. A lungo, se pure
procedendo diversamente, molti compositori
su questa sarebbero avanzati. Per seguire la
verità occorreva aprire gli occhi, guardarsi intorno; e intorno c’era un mondo vastissimo da
scoprire, da descrivere, di cui parlare. Anche
di cui discutere; come avrebbe fatto G. Verdi
che ne ‘La Traviata’ avrebbe contrapposto
sentimenti generosi e sinceri al perbenismo di
facciata della società borghese del tempo.
Ciò che sarebbe avvenuto nella seconda metà
del XIX secolo in filosofia con l’affermazione
del positivismo e in letteratura non risultò
dissimile dall’evoluzione che si era prodotta
nella musica che, essendo la più intuitiva di
tutte le arti, aveva precorso i tempi. La Francia, dove con Pergolesi era stata presagita l’esigenza della verità, nello stesso segno guiderà
anche un rinnovamento letterario. Ad iniziare
da G. Flaubert che, figlio di un medico, pensò
di applicare la metodologia scientifica adottata da sua padre alla letteratura, formulando in
‘Madame Bovary’ una diagnosi nuda e cruda
dei danni provocati da un deteriore idealismo
romantico. È appunto con Flaubert che nascerà oltre frontiera il Verismo. Si diffonderà
rapidamente in Italia: prima, grazie alla Scapigliatura, a Milano e a Torino; poi in Toscana
e in altre regioni. Con Verga, che della Scapigliatura era venuto presto a contatto, raggiunse anche il sud. In territorio nazionale il verismo letterario sarà variamente, liberamente
inteso: non solo come anticonformismo, rifiuto di una morale borghese, insofferenza per
un decadente sentimentalismo tardo romantico, ma anche come osservazione oggettiva
di realtà locali, quindi di una società sotto diversi aspetti dissimile da quella francese.
La Giovane Scuola Italiana e il melodramma verista
Anche più diversamente il Verismo sarà trattato in musica. La ‘Carmen’ di Bizet, tratta
da un racconto di forte realismo di Mérimée,
aveva suscitato scandalo prima di essere poco
dopo accettata apparendo come il primo
esempio di ‘melodramma verista’. In Italia sarà
Leoncavallo che nel Prologo dei ‘Pagliacci’,
opera ispirata ad un fatto autentico di cronaca
nera, presenterà un vero e proprio ‘manifesto’
di un progetto musicale nuovo, affermando i
proponimenti di quella che sarà chiamata ‘La
Giovane Scuola Italiana’. A questa aderiranno
operisti di diversa personalità che interpreteranno autonomamente le teorie esposte dalla
scuola musicale verista. Oltre a Mascagni, che
clamorosamente si impose con ‘Cavalleria
rusticana’, soggetto tratto da una brevissima,
folgorante novella di Verga, si aggiunsero
Giordano, Puccini, Cilea. Con loro sarà trattato in musica qualsiasi tema che potesse avere
fondamento di verità, derivato sia dalla storia,
sia dalla letteratura, sia dalla cronaca, sia dalla
realtà sociale. Persino nella fiaba si cercheranno elementi di verità. Lo fece Puccini che in
‘Turandot’, nel proposito di giustificare la crudeltà della ‘principessa di ghiaccio’, accennò a
teorie freudiane allora recentemente scoperte.
Puccini e Mascagni, toscani; Leoncavallo, napoletano; Cilea, calabrese. Il verismo musicale si diffuse anche in regioni molto lontane
dalla terra in cui era nato: la Francia, dove
comunque si era precocemente compresa
e sempre mantenuta viva la lezione rivelatrice di Pergolesi.
Augusta Franco Cardinali
Festival e Stagione
“Lo scettro e la bacchetta” è il titolo del XIII Festival Pergolesi Spontini: dal 5 ottobre al 3 novembre,
concerti ed eventi dedicati al rapporto tra musica e potere politico,
in un percorso da Gaspare Spontini a Wagner e Verdi; in programma, la prima esecuzione in epoca
moderna della Cantata “Gott segne den König!” (‘Dio benedica il
Re!’) di Spontini per soli, coro e orchestra, e una giornata dedicata al
cinema muto con la proiezione su
musica eseguita dal vivo del colossal “Cabiria” (1914).
La 46^ Stagione Lirica di Tradizione del
Teatro Pergolesi di Jesi, dedicata al tenore
Franco Corelli nel decennale della scomparsa, inaugura venerdì 27 settembre 2013
(replica domenica 29, anteprima giovani il
25 settembre) con “L’Arlesiana” di Cilea con
la direzione di Francesco Cilluffo, la regia
di Rosetta Cucchi, le scene di Sarah Bacon
ed i costumi di Claudia Pernigotti. Il 4 ottobre concerto lirico “Viva V.E.R.D.I.”, duetti
per baritono e basso con Julian Kim e Luca
Tittoto diretti da Giacomo Sagripanti. Venerdì 22 e domenica 24 novembre (anteprima giovani il 20 novembre) in scena
il “Falstaff ” di Verdi diretto da Giampaolo
Maria Bisanti, regia di Marco Spada, scene
di Benito Leonori, costumi di Alessandro
Ciammarughi.
Nella prima immagine: Melpomane, musa della
poesia tragica, Erato, musa della poesia amorosa e Polinnea, musa inventrice della lira che
presiedono alla danza e al canto sacro. (E. Le
Sueur, Parigi, XV sec.). nella seconda, i grandi
musicisti protagonisti del Festival e della Stagione: Wagner, Spontini e Verdi.
moie, il 1° settembre alle 21 in scena la compagnia fondata da don Amedeo Gubinelli
Dalla campagna ad una città della Marca centrale
Domenica 1 settembre, a Moie, alle
21, la Compagnia Teatro Club Amedeo Gubinelli di San Severino Marche porterà in scena in Piazza Santa
Maria: “Capita a 50 anni… figurete
a 20!” commedia brillante in vernacolo maceratese di Amedeo Gubinelli, per la regia di Alberto Pellegrino.
Personaggi e interpreti: Sor Ansermo,
anziano contadino (Roberto Chiaraluce); Ursula, sua moglie (Thea
Malandra); Grigoria, figlia maggiore
(Adriana Feliziani); Teresciola, figlia
minore (Rita Romagnoli); Peppetto,
figlio (Giacomo Bordo); Pacì, marito
di Grigoria (Mauro Capaldi); Francinellu, marito di Teresciola (Sandro
Granata); zia ‘Ngilina (Silvana Piantoni); Lorenzo, figlio di Teresciola
e Francinellu (Tommaso Melandra);
parroco (Fabio Sparvoli); Marietta
de Cuccumittu, la vicina (Paola Egidi); Marisanta, la cartomante (Anna
Maria Bellomarì); il medico (Cesare Bordo); il “popolo” della balera:
Yada Orazi e Cesare Bordo. Aiuto regia e movimenti coreografici: Paola
Egidi. Scenografica: Roberto Cetriolo. Tecnici di scena: Sandro Granata,
Maurizio Malandra, Mauro Capaldi,
Giampaolo Palmucci. Rammentatore:
Giuliano Chiaraluce. Direttore di scena: Marina Buresta.
Una storia ambientata nella società rurale degli anni settanta, scritta e allestita per la prima volta nel
1979 e successivamente adattata ai
nostri giorni, pur mantenendo una
struttura narrativa e teatrale fedele
all’originale. Protagonista una famiglia che vive il passaggio traumatico
dalla campagna ad una città della
Marca centrale. E nel nuovo contesto urbano si snodano le vicende
comico-sentimentali che coinvolgono i personaggi. Generazioni diverse
 radioDuomo
SenigalliainBlu•95,2Mhz
in una continua contrapposizione fra
modi di vivere differenti, che vedono incontrarsi e scontrarsi il mondo
rurale e quello urbano: il richiamo
alle tradizioni e ai valori del passato e gli effetti, a volte imprevedibili,
dell’adattamento al nuovo modello
di vita. Sor Ansermo, anziano contadino inurbato, sposato con Ursula,
padre di tre figli, nonno, subisce più
pesantemente degli altri gli effetti
del cambiamento, soffrendo di uno
sradicamento culturale ed esistenziale e di una fragilità interiore che
lo porterà ad inseguire, attraverso
un’avventura sentimentale con una
giovane straniera, l’impossibile ritorno alla giovinezza perduta. Una
storia che dipinge, nella spontaneità
della rappresentazione scenica e nel
vigore del vernacolo, sentimenti, legami, concezioni di vita, valori che
affiorano dal cuore e si affacciano
all’orizzonte delle vicende umane.
Amedeo Gubinelli (Matelica 1925-San
Severino Marche 1991): sacerdote
ricco di cultura, creatività e spiritualità, giornalista per molti anni de
La voce settempedana, poeta ironico
e ricco di sentimenti, nel 1977 ha
fondato, con Alberto Pellegrino, il
Teatro Club “Virgilio Puccitelli”. Ha
portato in scena, nelle commedie
da lui composte, il personaggio di
Sor Ansermo, protagonista delle sue
due raccolte di novelle: Sor Ansermo
racconta. Ha scritto e messo in scena nel 1980 Patre pe’ procura ,il suo
capolavoro e, nel 1984, la sacra rappresentazione: La leggenda dei Santi
Severino e Vittorino.
Dal 1993 il Teatro Club porta di suo
nome e dal 1993 al 2011 la Compagnia a lui intitolata ha allestito oltre 200 rappresentazioni e ricevuto
70 premi.
t.t.
Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle 12,30 e alle19,03
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
vallesina
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Apiro: un nuovo punto vendita diretta, segno di fiducia
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Una proposta nel campo della riabilitazione
Giovani: dalla terra al negozio Che cos’è dysmofit®?
L’impegno dei giovani, la fiducia nel
presente e il desiderio di confortarsi con la comunità hanno sostenuto
Valentino e Luigi Paccusse ad aprire
il punto vendita nel centro di Apiro.
Nel pomeriggio di domenica 4 agosto tanti cittadini di Apiro e della
Vallesina hanno salutato l’inaugurazione del negozio in piazzale Battisti nel quale sono disponibili carni
fresche di bovini e suini e preparati
ottenuti dagli allevamenti dell’azienda familiare. Da tre generazioni
la famiglia Paccusse alleva bestiame
acquisendo un’esperienza capace di
affrontare e superare i vari momenti critici della società e del mercato. Il sindaco di Apiro, Settimio
Novelli, dopo il taglio del nastro
tricolore, ha espresso le congratulazioni per la nuova attività sottolineando come i giovani siano capaci
di reagire al clima di sfiducia che
contraddistingue gli adulti. «Valorizzare le eccellenze del territorio
come la produzione di carni da allevamenti controllati è un compito
di ogni comunità: ringrazio la famiglia Paccusse per aver dimostrato
ancora una volta fiducia nel nostro
paese e formulo i migliori auguri
per la nuova attività affinché possa
diventare veicolo di promozione
della terra di Apiro».
Luigi Paccusse è anche presidente
della Coldiretti, sezione di Apiro.
«Dalla Roma imperiale in poi la
carne cominciò a rappresentare
un elemento sempre più importante nell’universo dell’italica alimentazione. L’attività dei macellai inizia ad essere documentata
dal XII secolo quando essi iniziarono a riunirsi in Corporazioni.
A Firenze erano chiamati beccai,
dal nome che si dava al maschio
della capra: becco. La loro attività
cominciava la sera con la preparazione dei tagli e terminava la
mattina con la vendita. I banchi
erano disposti secondo regole
ben precise e vigevano leggi severe sull’esposizione della carne
e le autorità effettuavano controlli molto severi sulle norme
igieniche». (da De Gustibus, ossia
divagazioni in cucina – ed. Frate
Indovino).
Viabilità: interrogazione dell’on. Carrescia
Grazie al “decreto del fare” per il porto
Soddisfazione dell’on. Piergiorgio Carrescia per la stipula della convenzione per la concessione dei lavori per il
collegamento tra il porto di Ancona e l’A14, la cosiddetta “Uscita Ovest”. La firma pone fine ad un lungo periodo di impasse tra il promotore ATI Impregilo spa - Astaldi
Spa - Pizzarotti Spa - Itinera SPA e la stazione appaltante, trasferita nel luglio dello scorso anno da ANAS al Ministero delle Infrastrutture. Il ritardo era stato oggetto
di un’interrogazione dell’on. Carrescia al Governo il 3
aprile ed era stata sollecitata dal parlamentare di Ancona, alla Camera dei Deputati, con un intervento in Aula
il 6 agosto. «È la dimostrazione – afferma l’on. Carrescia - che se vi è unità di intenti, la pressione politica
con Comune e Regione riesce a dare risultati positivi. Va
dato atto al Ministro Lupi di grande attenzione al problema. È una giornata storica perché segna un grande
passo avanti per il rilancio del Porto di Ancona e per l’economia delle Marche. Un investimento di 479,8 milioni
di euro costituisce un grande volano per il nostro territorio. Mi auguro che possa esserci un ampio coinvolgimento delle imprese locali favorito anche dalle recenti
disposizioni del “Decreto del fare”.»
Forse non tutti conoscono che anche
nel campo della riabilitazione sono
stati fatti enormi progressi, che consentono alle persone colpite da patologie spesso irreversibili una convivenza dignitosa con la malattia.
Finora, le moderne tecniche si sono
concentrate sul sintomo acuto, facendo recuperare parzialmente o in toto
le funzionalità colpite, ma non si sono
quasi mai interessate al sintomo cronico o alle recidive che sovente caratterizzano le più comuni patologie locomotorie e neuromotorie. Non sono
stati offerti trattamenti che migliorano lo svolgimento delle normali attività quotidiane in pazienti che combattono con una sintomatologia cronica e
purtroppo spesso irreversibile.
È ormai risaputo che patologie come
la SLA o le distrofie nel bambino
sfidano e vincono le moderne tecniche
di riabilitazione e costringono perciò
a una condizione incompatibile con
la vita. Ma anche malattie più semplici quali l’artrosi o le comuni scoliosi
posturali, seppur trattate acutamente, tendono a ripresentarsi. Non è
raro, infatti, il caso di persone, che,
pur sottoponendosi a interventi mirati
per il trattamento acuto di patologie
osteo-articolari, abbiano, dopo una
remissione del sintomo, ricadute addirittura più gravi. Nonostante tutto,
non è di nostra competenza o intenzione criticare e sminuire le moderne
tecniche fisioterapiche o creare il ridicolo fenomeno dell’”impeachment”
professionale tra le varie figure che
ruotano in ambito riabilitativo. Motivo per cui sarebbe bello e proficuo
un lavoro di squadra tra la figura del
Fisioterapista e il laureato in Scienze
Motorie, con il fine di affrontare la
malattia a 360°, sia per un trattamento acuto, sia per uno cronico qualora la malattia fosse incurabile, con
l’obiettivo di rieducare il paziente a
una convivenza funzionale con essa.
La risposta a questo crescente bisogno potrebbe venire proprio dal metodo DYSMOFIT®.
Questa speciale ginnastica di tipo
attivo, ideata negli anni Ottanta dal
docente nazionale Coni, Paolo Violante, sfrutta le tecniche chinesiologiche
della scuola americana.
Si tratta di una metodica riabilitativa
che non si limita a trattare solamente
la zona del corpo colpita, ma applica
un trattamento globale che tende al
rafforzamento anche di quelle zone
che apparentemente non entrano in
diretto rapporto con l’area danneggiata. Inoltre, essa mira, attraverso
appositi esercizi, a una riflessione sulla malattia e sui sintomi che da essa
derivano e a rafforzare la capacità
propriocettiva del paziente, il quale
di conseguenza acquista la possibilità
di ascoltare il proprio corpo e trattare
attivamente i propri limiti.
La filosofia di questo metodo è che il
non peggioramento è di per sé un miglioramento.
Non escludo che in tempi brevi si possa praticare il DYSMOFIT® in apposite
strutture, anche nella nostra città.
Tiziano Bevilacqua
istruttore, personal trainer, idrochinesiterapista e studente DYSMOFIT®
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della
territorio
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Majolati Spontini: Trivio e Quadrivio. Discorso e Numero. L’VIII edizione caratterizzata dal fare e dalla musica
Storie e immagini da ammirare, fonti e viottoli da riscoprire
Una grande festa, una gran voglia di partecipazione ha caratterizzato l’VIII edizione
del Festival della mente Trivio e Quadrivio.
Discorso e Numero, organizzato con successo dal Comune di Majolati in varie località
del territorio comunale. Apertura della maratona culturale giovedì 1 agosto, all’interno
della bellissima biblioteca comunale di Moje.
L’avvio del Festival è avvenuto con una mostra dell’architetto Cristiano Tenenti che ha
esposto i suoi disegni e le proprie produzioni nella Galleria della Fornace, presso la
Biblioteca comunale. Questi lavori artistici
hanno la particolarità di essere opere d’arte
con una forte fisicità, quadri ottenuti con
materiale di recupero, come il cartone, “immagini costruite con le mani e che sappiano
creare oggetti sensoriali capaci di comunicare”. L’avvio del Festival è stato affidato
all’assessore alla Cultura Sandro Grizi che
ha ricordato le varie manifestazioni in programma fino al 10 agosto. L’artista Tenenti
ha spiegato la sua tecnica e ha ricordato che
è attivo un laboratorio OfficinaManoLibera
che ha lo scopo di realizzare un lavoro che
sarà poi regalato alla Biblioteca di Moje.
La Lectio magistralis è stata affidata al prof.
Armando Ginesi, Professore emerito di Storia dell’Arte, Ordinario e Rettore dell’Accademia Statale di Belle Arti di Macerata,
affermato critico d’arte e, tra l’altro, Console Onorario della Federazione Russa nelle
Marche. Il prof. Ginesi, nella sua dotta prolusione ha trattato del significato dell’arte,
dell’ermeneutica, richiamando Hans Georg
Gadamer e Italo Mancini.
Il Festival è continuato nella serata con il
pianoforte di Luis Bacalov e con il cantante
Ruben Peloni.
Luis Bacalov, noto per essere l’autore della
colonna sonora utilizzata nel film Il Postino, che gli ha permesso di ottenere il Premio Oscar, ha incantato tutti i presenti per
la sua abilità alla tastiera e per il colore delle
sue musiche. Bravissimo il cantante Ruben
Peloni che in collaborazione con Bacalov ha
presentato un repertorio di musiche piacevolissime. Lo spettacolo si è svolto all’aperto,
nell’area antistante la biblioteca, una splendida serata estiva ha aiutato e favorito l’importante successo della manifestazione particolarmente applaudito dai presenti.
Venerdì 2 agosto 2013
Piazza Vittoria di Majolati Spontini, finalmente restituita a luogo di aggregazione e di
feste, ha ospitato il terzo appuntamento del
Festival della mente: Trivio e Quadrivio. Discorso e Numero.
Alunni ed insegnanti dell’Istituto comprensivo Carlo Urbani di Moje hanno dato vita
ad uno spettacolo, molto curato, che ha
raccontato, come un libro di storia dell’arte, l’immagine e in particolare il ritratto. I
ragazzi, guidati dai loro insegnanti e coordinati dalla dott.ssa Maria Antonia Mingo,
hanno percorso la storia dell’umanità attraverso il ritratto, soffermandosi sulle immagini che l’uomo delle varie epoche ha elevato a
simbolo. La narrazione non si è avvalsa solo
dell’iconografia, ma ha utilizzato la storia, la
storia dell’arte, la letteratura, la recitazione,
la musica, il ballo e le luci. Gli insegnanti
hanno voluto, consapevolmente, richiamarsi ad un noto testo e pensiero del filosofo
Edgar Morin, vedendo in questa esperienza didattica un’efficace occasione di attività
formativa globale, pluridisciplinare capace
di conferire unitarietà al sapere. Alcuni noti
ritratti sono stati ricostruiti con la gestuali-
tà dell’attore suscitando un piacevole effetto
teatrale. Anche gli abiti, le posizioni, gli atteggiamenti, i testi letterari hanno calato lo
spettatore, di volta in volta, nelle varie epoche e nelle opere dei grandi artisti.
Lo spettacolo è stato piacevole e ben organizzato, anche le persone lontane dai libri
di scuola hanno potuto ricordare, in ordine
cronologico, i grandi capolavori dell’umanità che hanno segnato il percorso umano della storia dell’arte.
Utilissimo è stato il supporto tecnologico
per gestire l’ampio palcoscenico destinato alla rappresentazione; la competenza di
Walter Ricci e di alcuni genitori ha guidato
i ragazzi in questa prima esperienza tra cultura, studio e pubblica rappresentazione. Al
termine dello spettacolo il dirigente scolastico dott. Nicola Brunetti e il sindaco ing.
Giancarlo Carbini si sono complimentati
per l’ottimo lavoro.
Da sinistra, l’arch. Tenenti, il prof. Ginesi e l’ass. Grizi
Sabato 3 agosto 2013
Pantaloncini corti e scarpe da tennis è stato questo l’abbigliamento dei partecipanti
al quarto appuntamento del Trivio e Quadrivio. Discorso e numero. L’argomento
trattato era l’acqua pubblica, raccontata attraverso le antiche fonti idriche. Per ragioni
logistiche non è stato possibile vederle tutte,
ma ci si è limitati alla visita di quelle poste a
nord ovest, lungo Via Tajano, a confine con
Santa Liberata e San Sisto. Ad aprire la fila il
sindaco Carbini, gli assessori: Sandro Grizi e
Fabrizio Mancini, l’ex sindaco Franco Cascia,
l’arch. Nicla Paola Frezza e tanti cittadini curiosi di rivedere gli antichi manufatti, alcuni
visitatori erano giunti da altre cittadine.
Percorso un tratto di Via Santa Liberata, si
è imboccata via Tajano dove si è potuta ammirare la fonte di Cerreto, ripulita, ombrosa,
con il bottino di presa da cui usciva, nonostante la stagione estiva, abbondantissima
acqua fresca e buona.
La strada di accesso per i birocci è rimasta
intatta, anche se privata del cippo in pietra
recante il graffito ricordo dell’anno 1861.
Percorso un altro chilometro si è giunti alla
fonte di Tajano. Per scendere dentro la fonte
si è dovuto percorrere un viottolo di fortuna,
ma poi i resti dell’antica fonte sono apparsi
in tutta la loro bellezza, come gli avanzi di
un antico monumento che lotta con la vegetazione per non scomparire. La prima vasca,
la bocca di leone, la seconda vasca con il lavatoio, i resti della terza, l’impietrata, tutto
rimandava ad un antico brulicare di brocche, orci, donne e bestiame che facevano
risuonare gli zoccoli sulle lastre di calcare.
Le belle pietre squadrate, gli archi, le pietre
per lavare, il viottolo d’accesso in pietra e i
resti dell’antica copertura davano la misura di quanto fosse importante questa fonte
pubblica.
Ora il commento di tutti i presenti è stato di
soddisfazione per aver visto un manufatto
celato dalla fitta vegetazione e la speranza di
vedere restaurata la fonte che potrebbe essere inserita all’interno di un percorso naturalistico e di recupero di beni culturali.
A tutti i partecipanti è stato offerto un opuscolo sulla storia delle fonti idriche e dell’acqua pubblica a Majolati con notizie storiche
raccolte da Marco Palmolella. Per chi fosse
interessato sarà possibile ritirare l’opuscolo
sull’acqua e le fonti presso il Comune di Majolati Spontini.
Lo spettacolo di alunni ed insegnanti sulla storia del ritratto.
Fotoservizio di Sara e Marco Palmolella
(CONTINUA LA PROSSIMA SETTIMANA)
La passeggiata alla scoperta delle fonti idriche maiolatesi
paginaperta
JESI
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
Una raccolta che segna il passo da tempo
una definitiva raccolta “ordinata” in modo
da farci toccare percentuali maggiori rispetto al passato. Certo, un miglioramento
c’è stato, ma dovuto all’andamento naturale delle cose e non al merito di un’amministrazione che dopo tanti mesi possa finalmente offrirci una soluzione definitiva per
raggiungere ulteriori positive percentuali.
Ancora si pensa, si ragiona, si progetta di
dover intervenire, di superare certe notissime difficoltà presenti dai tempi di Adamo
ed Eva… Ma nulla di nuovo s’è fatto. Solo
propositi e lamentele. Ma né con i propositi
né con le lamentele la raccolta dei rifiuti –
così ben congegnata da anni in tante zone
della nostra città - non ha fatto un passo
avanti per migliorare. Altro che invidiare il
nord Europa che è riuscito a riciclare anche tutto il grigio. Cioè seleziona e ricicla il
100% di tutti i rifiuti. Un sogno per noi!
Noi accontentiamoci di quanto ci impone
la legge. Ma, insomma, i miglioramenti
necessari da anni, vanno alla fine realizzati
e non lasciati morire sui progetti cartacei
o sulle buone intenzioni di cui è lastricato
l’inferno.
Ben venga la Casa dell’Acqua, ben vengano i pannolini lavabili, ma ben venga soprattutto la soluzione per le due gradi aree
sopra ricordate e per la tariffazione personalizzata. Basta progettare. È ora scossa di
fare.
v.m.
Aurora
Basket
campagna
abbonamenti
Una campagna abbonamenti da cui ci si aspetta una risposta “straordinaria”, quella partita
lunedì 26 che terminerà sabato 5 ottobre, il
giorno prima dell’inizio del campionato per la
stagione 2013/14 della Fileni Bpa Jesi. È stato
sottolineato il 26 agosto in conferenza stampa
DAL 1923
della
15
KSHOP VESTE ATELIER FIORELA CIABOCO
IL PALAZZO E DINTORNI
Dopo tanto tempo che non ci sentiamo,
come prima cosa verrebbe la voglia di dire
una parola sulle mille iniziative promosse
dal comune e da tante organizzazioni private. Insomma: del tabellone, arrivato in
ritardo, sulla Jesi d’estate durante la quale
hanno fatto la parte del leone le rappresentazioni cinematografiche, teatrali e
musicali. E la preziosa presenza dei turisti.
Ma no! Non ve ne parlo perché voi ne sapete più di me e perché io non ne ho potuta seguire neanche una, dominato dal peso
delle tante iniziative che ti impongono le
ferie alle quali non ho rinunciato neppure
quest’anno.
E allora la cosa più concreta è parlarvi della prima delusione appena tornato a Jesi:
la raccolta rifiuti non ha fatto nemmeno
un passo avanti con la nuova amministrazione dopo altre 15 mesi di elucubrazioni
in vari modi. E mi spiego.
Tutti sappiamo, ormai da anni, che il nodo
difficile della raccolta fatta come normativa vuole, è dato dal centro storico e dalla
zona industriale. I motivi sono diversi e
non li sto ad elencare. È un dato di fatto
legato… alla conformazione urbanistica
delle due zone strutturalmente agli antipodi tra di loro. Io non mi aspettavo di
leggere che l’assessore preposto al delicato
servizio ci si presentasse alla fine di agosto
solo con le lamentele e con la sottolineatura delle tante difficoltà per procedere ad
v
V
Orgogliosi artigiani jesini
Unire le forze tra le eccellenze del territorio.
Valorizzare il Made in Italy. Preservare il valore dell’essere artigiani. In questo periodo
non favorevole per l’economia l’unione fa la
forza e Fiorella Ciaboco Atelier e Kshop ne
sono un esempio. Fiorella Ciaboco Atelier è
una Sartoria con uno staff tutto al femminile
che dal 1986 è attiva nel mondo della moda
con capi uomo e donna e che si distingue
per l’elevata qualità del prodotto su misura
e creativo; da quattro anni il nuovo brand
Fiore maison disegna e crea complementi
d’arredo per vestire la casa con stile ed originalità.
Kshop nasce dall’esperienza decennale di
Cartotecnica Jesina srl ed è un’azienda che
progetta e realizza complementi d’arredo
eco sostenibili in cartone ondulato.
Fiorella Ciaboco e Diego sono due orgogliosi artigiani jesini che sono entrati in simbiosi progettando un arredo eco-sostenibile
personalizzato per allestire l’Atelier sartoriale. In comune hanno il gusto per il bello,
l’eleganza, la semplicità e la creatività per
rinnovarsi continuamente. «Da quando ho
iniziato il mio lavoro le cose sono cambiate
notevolmente - racconta Fiorella Ciaboco -
oggi è rarità ciò che venticinque anni fa era
quotidianità. Tengo molto al lavoro di ogni
artigiano come me, e per me sono importanti le collaborazioni, le leadership nel proprio territorio per far sì che le nostre risorse
non vadano perse e per poter immettere nel
mercato prodotti sempre nuovi e funzionali,
ma mai banali». Recentemente Fiorella Ciaboco è stata insignita del premio “Marche
Ambassador of the Year” per i meriti conseguiti nel promuovere l’immagine
del nostro territorio.
Diego Paoletti è un imprenditore di nuova generazione, la sua
è un’azienda artigiana che nasce
dall’esperienza di famiglia nel lavorare il cartone, ma soprattutto
per il desiderio di dare nuova
veste alla famosa Easychair, la
prima sedia di cartone ondulato inventata dal padre Renzo nel
secolo scorso usandola come biglietto da visita della sua azienda. Diego ha creato una linea d’arredamento
iniziando con il perfezionare ciò che già aveva in casa, la sedia, modellandone l’estetica,
la funzionalità e la praticità. Kshop risponde
alle nuove esigenze di un arredo semplice,
pratico, essenziale e rispettoso dell’ambiente. Ogni minima parte di ciascun prodotto
è interamente riciclabile, le colle per incollare le lastre sagomate, ove utilizzate, sono
atossiche e inodore. La scelta tecnica e di
sostenibilità di Kshop fa sì che nessun altro
materiale, se non il cartone, sia utilizzato.
L’utilizzo del cartone permette di personalizzare ogni singolo prodotto».
Personalizzare e valorizzare ciò che si ha, è
questo il segreto vincente di questa leadership targata Jesi.
Castelbellino: Società Sportiva CSI CHAMPION Memorial Alberto Gasparini
che si è svolta presso la sede del Centro Direzionale Esagono del Title-sponsor Banca Popolare di Ancona. La Società Aurora Basket ha
scelto di mantenere invariati i prezzi già ritoccati a ribasso.
Foto Vincenzoni
Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it
chiesa di Castelbellino Stazione; alle 19 il
triangolare di calcio A5 presso il palasport e
alle 20,30 le premiazioni.
Poco prima di lasciarci chiedeva quando
sarebbe uscito dall’ospedale per poterci aiutare nell’organizzazione delle partite della
“LIFE ritorno alla vita F.C.” (Nazionale di
calciatori ed ex calciatori malati di tumore). Proprio con Flavio Falzetti il capitano
ed ideatore della squadra si incontravano a
Spoleto in terapia e parlavano della squadra.
Ora Alberto non c’è più e purtroppo con lui
se ne è andato anche il capitano della LIFE
dopo 13 anni di lotta contro la Bestia (come
la chiamava lui...) e noi vorremmo ricordare la loro passione con questo triangolate di
calcetto.
Per proseguire l’impegno nello sport di Alberto e l’impegno nella prevenzione di Flavio, desideriamo sensibilizzare la cittadiUna iniziativa nata per non disperdere la nanza sul progetto di Flavio in merito al
passione che Alberto Gasparini aveva per lo “passaporto ematico” per gli Sportivi. Per
sport e che lo ha accompagnato fino agli ul- questo è stata coinvolta l’Avis e invitiamo le
timi momenti della sua vita: sabato 31 ago- persone ai controlli per prevenire le malattie
sto a Castelbellino. Il programma prevede la che ci stanno colpendo.
celebrazione della Santa Messa alle 18 nella
Andrea Gasparini
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della
esperienze
VocedellaVallesina
1 settembre 2013
APPUNTI DI UN VIAGGIO IN SICILIA: I ‘Vacanzieri ALTERN-ATTIVI’ dell’Azione Cattolica della Diocesi di Jesi
“Se ognuno di noi…” il mondo migliorerebbe
Sabato 20 luglio, all’una di notte, un gruppo
di quarantaquattro persone, famiglie, amici
e militanti dell’Azione Cattolica della Diocesi di Jesi, coordinati da Danilo Vitali e assistiti spiritualmente da don Giovanni Rossi
parte per un lungo viaggio con il desiderio
di visitare la Sicilia e un grande interrogativo nel cuore: come è possibile, nel nostro
paese, uccidere un prete nell’esercizio del
suo ministero sacerdotale?
Padre Pino Puglisi non era un “professionista dell’antimafia”, non appariva in tv, ma lavorava tutti i giorni per strappare i bambini
dalla strada e dalla criminalità, per educare
le persone alla “vita buona e onesta” proposta dal Vangelo e rendere vivibile un quartiere senza scuole, senza presidi sanitari, ostaggio della mafia: per questo è stato ucciso.
colare la cantina Centopassi, in località San
Giuseppe Jato sorta sul terreno confiscato a
Giovanni Brusca, gestita dalle cooperative
sociali: la Placido Rizzotto - Libera Terra e
la Pio La Torre. Libera Terra è l’esempio non
solo di una Sicilia che cambia ma diventa
anche modello da imitare nel contrasto alla
criminalità organizzata.
pizza, i nostri s’imbarcano per la Sicilia. Il
rifugio “Ariel” sull’Etna è il luogo nel quale ognuno prende confidenza dell’altro: la
montagna, le sue escursioni, la maestosità
dei paesaggi hanno il compito di rinsaldare
l’amicizia e rasserenare gli animi.
Suor Carolina “in Calabria pensando
alla Sicilia”
Dopo circa 13 ore di pullman, i nostri vacanzieri arrivano nella Locride e precisamente
a Bosco S. Ippolito, Bovalino (RC), luogo
sicuramente non famoso per il turismo. Lì La Sicilia “Terra degli déi e degli eroi!”
incontrano suor Carolina Iavazzo, che è sta- (Alexis de Tocqueville)
ta al fianco di padre Pino Puglisi fino al 15 Lasciato il rifugio Ariel di buon’ora puntasettembre 1993, quando a 56 anni viene as- no decisamente verso Palermo. Giù dalla
sassinato a Palermo dalla mafia.
pianura il vulcano appare come un giganÈ stata responsabile del Centro Padre No- tesco cono senza punta; è ancora viva l’imstro nel quartiere Brancaccio di Palermo e magine dei folti boschi alternati ad aree
da anni vive nella Locride, da quando nel desolate di roccia vulcanica, più o meno
1994 la chiesa palermitana, dopo l’elimina- ricoperte da una vegetazione arbustiva dai
zione mafiosa di padre Puglisi, ha deciso di colori imprevedibili. Ora spuntano paesagassegnare la gestione del Centro Padre No- gi diversi: agrumeti, vigneti, frutteti, oliveti;
stro ai laici togliendolo alle suore, che, rima- la terra fertile è tutta diligentemente coltiste senza incarichi a Palermo, si sono trasfe- vata. Tutto è curato come un giardino. Poi,
rite nella Locride.
là dove la piana si trasforma in altopiani, in
Suor Carolina ricorda gli ultimi giorni e le collinette più o meno scoscese, i campi di
ultime ore di don Puglisi: “Non ha mai ac- “stoppie” rivelano le notevoli estensioni di
cettato di avere la scorta, sapeva che oramai grano duro ormai trebbiato; infine la roccia
la sua sorte era segnata, non voleva esporre viva delimita territori aridi con arbusti intristiti dall’arsura.
altre persone a morte sicura”.
I nostri, con l’animo un po’ sconvolto dai È quasi mezzogiorno quando passeggiano
racconti di suor Carolina, ma rinfrancati per il centro storico di Palermo tra edifici di
dalla sua serenità escono dal Centro ormai a diversa forma un po’ deteriorati dal tempo e
pomeriggio inoltrato con un gran desiderio dall’incuria: costruzioni normanne, cupole
di raggiungere il luogo programmato per la in stile arabo e particolari splenditi del basosta notturna: il camping “Afrodite” situato rocco siciliano. La città si presenta parecnel comune di Caulonia, lungo la strada sta- chio disordinata: mercati vivaci e un traffico
tale 106 jonica, bagnato dal mare dei famosi caotico si alternano a spazi verdi con alberi
Bronzi di Riace e vicinissimo al paesaggio secolari e una vegetazione unica ed esclusiva.
incantevole e selvaggio dell’Aspromonte.
Nel giorno successivo, dopo la messa do- La passeggiata finisce a piazza Marina, dove
menicale celebrata da don Giovanni, un bel il pullman li attende per raggiungere la Parbagno in mare e un pasto veloce a base di rocchia San Gaetano e Maria SS. del Divino
Amore nel quartiere Brancaccio. Superato
un cavalcavia sopra la linea ferroviaria appare il quartiere in tutta la sua struttura caotica: palazzoni altissimi affastellati a gruppi di
quattro o cinque alternati ad altre costruzioni più basse di foggia diversa.
Arrivati alla chiesa parrocchiale, sono accolti da due componenti del Comitato Intercondominiale di Brancaccio che insieme a
don Pino Puglisi hanno condiviso l’impegno
sociale rivolto ad ottenere i servizi primari
mancanti nel territorio. Infatti il Comitato,
già esistente prima dell’arrivo in parrocchia
di padre Pino Puglisi, nasce e si sviluppa per
iniziativa di un gruppo di abitanti che tenta
di rendere vivibile il quartiere soffocato dal
potere politico-mafioso locale. Questi stessi
abitanti trovano forza nel sostegno del parroco che anima attività e interventi rendendo sempre più credibili le loro azioni agli
occhi dell’intero quartiere. Con l’uccisione
di Puglisi e la catena di omicidi commessi
prima e dopo, la mafia ostenta una ferocia
sempre meno tollerata dai cittadini che aspirano a una vita sociale normale nella legalità.
Un percorso lungo, non certo privo di ostacoli dove gli eroi lungi dall’essere isolati fanno eco, continuano a parlare e ad “educare”
anche dopo la loro morte.
Anche per questo, il 25 maggio 2013, sul
prato del Foro Italico di Palermo, davanti
a una folla di circa centomila fedeli, padre
Pino è stato proclamato beato in quanto
martire della fede e della carità educativa.
La confisca dei beni ai mafiosi sembra sia
una delle armi vincenti dello Stato. È proprio
visitando le terre sequestrate alla mafia, che
i nostri hanno percepito i segni della riscossa dello Stato e della Società Civile. In parti-
Le esplorazioni giornaliere si spostano
dall’interno alla costa, lungo la Riserva dello Zingaro: sette chilometri di terra intatta, nella penisola di San Vito Lo Capo che
si affaccia sul Tirreno, tra Castellamare
del Golfo e Trapani dove i nostri possono
fare trekking e bagni nelle varie calette dalle acque cristalline. Al ritorno dalle varie
escursioni li accoglie Erice, cittadina ricca
di storia ed arte ma apprezzata dalla comitiva anche per il centro cittadino animato
da botteghe di artigianato tipico. Passeggiare per il centro all’imbrunire tra negozi
di dolci e leccornie varie è una tentazione
all’assaggio a cui è difficile rinunciare.
Altri luoghi visitati sulla via del ritorno,
Monreale, Cefalù, Nicotera, la Certosa di
San Lorenzo a Padula, hanno appagato tutti.
I nostri vacanzieri, nella loro gita tra la Calabria e la Sicilia si sono lasciati guidare dalla
spiritualità di padre Pino Puglisi il quale affermava: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”. È stato un
cammino sulla testimonianza della legalità
tra fede e cultura, guidati da don Giovanni
sull’espressione ormai storica di don Puglisi: “Se ognuno di noi fa qualcosa, allora sì
che si può fare molto”
Elio Ranco
Nella foto, con suor Carolina al centro,
hanno tutti un grembiule con il simbolo di
un melograno. Gli organizzatori hanno pensato come segno e ricordo del ‘campo’ un
grembiule che riporta una delle più conosciute frasi di don Puglisi: ‘...Se oguno di
noi.” Se ognuno di noi si mettesse a ‘servizio’ dell’altro (grembiule=servizio) con umiltà e spirito di servizio e condivisione... davvero le ‘cose’ potrebbero cambiare.
Il melograno è simbolo anche cristiano di
‘passione’ e ‘amore’. L’interno è rosso come il
sangue e sotto la ‘scorza’ dura e rugosa contiene tanti chicchi raggruppati tra loro: simbolo di unione tra ‘diversi’.