IL COLOSSEO

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IL COLOSSEO
IL COLOSSEO
“Ecco un monumento che sarà più famoso di ogni altra opera umana”.
Con queste parole Marziale descrive il Colosseo,
che divenne sin dal momento della sua
realizzazione, una vera e propria rappresentazione
simbolica della città di Roma.
"L’anfiteatro di Vespasiano detto coliseo o colosseo
è considerato come uno de’ più magnifici edifizj del
mondo; onde Marziale disse dovergli cedere anche
le piramidi ed i mausolei, e dover la fama parlar di
esso solo per tutti gli altri.
Cassiodoro è d’avviso che col denaro speso nella
fabbrica del colosseo si sarebbe potuto fabbricare
una città capitale. (Variar. Lib. IV Epis. 42).
Questa grandiosa mole che ebbe principio sotto
Vespasiano, e fu condotta a termine e consacrata da
Tito ottenne il nome di coliseo o colosseo non
perché giacesse vicino al colosso di Nerone alto
centoventi piedi, opera di Zenodoro, che fu
collocata nel vestibolo della sua casa aurea: ma
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perché quest’edifizio compariva tra tutti gli altri quel che era tra le statue un colosso, e perché
anticamente così si appellava tutto ciò che eccedeva in grandezza.
La quale opinione contraria a quella del Cardini, e di molti altri critici si può vedere confermata
da validi argomenti nell’opera del Maffei sugli anfiteatri degli antichi, ed in quella del Canonico
Alessio Mazochio sopra l’anfiteatro di Capua. Il Fontana dà al coliseo la lunghezza di piedi 564, e
la larghezza di 467, il campo è lungo piedi 273, largo 173: il circuito fu di piedi 1566”.
(Giulio Ferrario, Il Costume antico e moderno)
Posto nel cuore del centro storico di Roma, già dichiarato, come tutto il centro storico di Roma,
nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'Unesco nel 1980, è stato dichiarato una delle 7 Nuove
Meraviglie del mondo tramite un sondaggio internet promosso dal cineasta svizzero Bernard
Weber, al quale hanno partecipato 100 milioni di persone di tutti i continenti.
Il suo nome originario era "anfiteatro flavio" per essere stato terminato sotto l'imperatore Tito
Flavio Vespasiano, purtroppo per lui più ricordato per i bagni pubblici, i vespasiani, che per
l'anfiteatro che prese il nome dalla colossale statua bronzea di Nerone che lo affiancava.
Dell'immagine dell'imperatore raffigurato in veste di Dio Sole resta solo la delimitazione in tufo del
basamento accanto al Colosseo. Secondo altri autori in prossimità del Colosseo si trovava forse
anche la grande statua bronzea di Costantino la quale, secondo le fonti, era l’idolo più importante di
Roma, e come tale venerato da tutti i visitatori. Per tale motivo papa Silvestro avrebbe fatto
distruggere la statua e portato i frammenti nei pressi del Laterano.
Non si sa il nome dell'architetto geniale che lo edificò. Per quanto si possa essere ricorsi agli schiavi
per lavori minori di trasporto o altro, si pensa che la manovalanza, data la precisione dei lavori,
fosse libera, stipendiata e altamente specializzata, non solo nelle sculture e nei decori, ma per la
precisione dell'opera muratoria, di mattoni, cementizi, travertino, marmo ecc.
L'anfiteatro poteva contenere 50000 spettatori seduti, o se in piedi nei posti in alto come in genere
accadeva, fino a 80000 posti.
Veniva adibito a spettacoli di vario tipo, da
quelli gladiatori, a rievocazioni di battaglie
famose, a cacce di animali o lotte tra
animali, a tragedie greche o spettacoli
teatrali di genere leggero.
Secondo il concetto architettonico romano,
l'anfiteatro, invece di essere scavato
all'interno come nell'uso greco, si svolgeva
tutto in altezza, contenuto da altissime mura
alleggerite tramite archi.
Sorse su un lago artificiale voluto da Nerone
per i suoi giochi navali da contemplare dalla
sua Domus Area.
Un lago che si estendeva su uno stagno preesistente, eliminato costruendo canali di scolo azionati
da pompe idrauliche, un lavoro di alta ingegneria, portando allo scoperto il fondo del lago,
coprendolo di detriti legati col cemento, su cui vennero impiantate solide fondamenta.
Va ricordato che l'aggiunta posteriore di una parte del terzo anello che si riconosce ad occhio nudo
fu opera del grande architetto Valadier, con arcate identiche alle originali, ma con mattone non
identico a quello romano ad eccezione della basi e dei capitelli in travertino identici e con lo stesso
livello di definizione degli originali.
LE FONDAMENTA
Per poter edificare si dovette prima vuotare il lago, con canali e pompe di drenaggio, convogliando
aldifuori le acque fino al Tevere.
Il fondo era fortunatamente coperto da argilla azzurra, quindi impermeabile, su cui si scavò per per
6,5 m. per una fossa larga 62 metri, su cui si gettarono calcestruzzo mescolato a leucitite, il
durevolissimo cemento romano, ricoprendola poi con tufo squadrato per un'altezza di altri 3 metri
su cui venne sovrapposta una pedana di blocchi di travertino di 90 cm.
LA STRUTTURA
Consta di tre anelli concentrici in
orizzontale e di quattro ordini di
arcate e mura in verticale,
decrescenti verso l'arena. Volte e
arcate furono la soluzione per
alleggerire l'immensa mole e
renderla più stabile.
Per alleggerire ancora e dare
maggiore stabilità ogni piano
superiore era meno spesso di
quello inferiore, come si nota
osservando il monumento di
profilo, dove ogni piano all'esterno
rientra leggermente dal sottostante.
Ma di solito non si nota per i
notevoli marcapiano elaborati e sporgenti.
La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino, larghi ben 2,70 m., con un
volume di circa 100.000 m. cubi, senza malta e collegati da perni, ben 300 tonnellate di ferro, poi
scavati dai saccheggiatori a suon di scalpello deteriorandone il travertino.
I blocchi provenivano dalla cava di Tivoli e per portarli si creò una strada di circa 30 km. e larga 6
m. nonchè un cantiere adiacente dove i blocchi venivano rifiniti.
La facciata esterna, alta 48,50 m., si articola in quattro ordini: tre inferiori con 80 arcate, rette da
pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello (attico) è una parete piena, con
mezze colonne squadrate in corrispondenza dei pilastri sottostanti.
I primi tre ordini hanno sulle semicolonne capitelli dorici nel primo livello, ionici nel secondo e
corinzi nel terzo.
In queste arcate erano collocate 80 statue di bronzo dorato che spiccavano sul candore del travertino
con un effetto a distanza di grande splendore.
Il quarto ordine è suddiviso in 80 riquadri divisi da lesene corinzie e intervallati da 40 finestrelle, tra
ognuna delle quali era appeso uno scudo di bronzo dorato. Sopra le finestre c'erano tre mensole di
travertino su cui erano infissi dei pali di legno per sorreggere la tenda del circo: il velarium.
IL VELARIUM
IL VELARIUM
Era una gigantesca tenda formata da
molti teli a spicchio che coprivano
la cavea, cioè gli spalti degli
spettatori, ma non l'arena centrale,
in modo da riparare le persone dal
sole o dalla pioggia leggera, creando
contemporaneamente
col
foro
centrale una corrente d'aria tra sopra
e sotto che rinfrescasse gli
spettatori.
I teli erano fissati ai pali con un
complesso sistema di funi e
contemporaneamente erano fissati a terra all'esterno dell'anfiteatro affinchè il peso non li facesse
precipitare all'interno.
Il fissaggio a terra era con funi legate a ceppi di pietra posti all'esterno della pedana in travertino su
cui poggia il Colosseo, e in parte sono ancora visibili.
Anche qui si usavano carrugole ed argani, un complesso sistema di ingegneria che per essere
manovrato richiedeva esperti di vela, infatti venivano impiegati i marinai delle base romana navale
di Miseno, stanziata nei Ludi Magni accanto al Colosseo.
Sembra che il velarium fosse una forte attrattiva per gli spettatori, perchè veniva ampiamente
pubblicizzato nella presentazione degli spettacoli, peraltro gratuiti, sempre e a tutti.
L'ESTERNO
L'esterno dei tre anelli concentrici è in travertino, con archi incorniciati dai rilievi squadrati delle
lesene (colonne in rilievo).
Le volte a crociera sono tra le più
antiche dell'architettura romana, con
corduli incrociati in laterizio da cui
si ispireranno in futuro le cattedrali
gotiche.
Al secondo e terzo livello gli archi
sono bordati da una parapetto
continuo, in corrispondenza del
quale le lesene presentano un dado
come base.
Le semicolonne e le lesene dei
quattro ordini hanno a partire dal
basso capitelli dorici, ionici, corinzi
e corinzi a foglie lisce. I primi tre ordini ripetono la medesima successione visibile sulla facciata
esterna del teatro di Marcello.
L'ESECUZIONE
Gli archeologi attraverso attenta
osservazione hanno rilevato che la
costruzione venne divisa in quattro
cantieri corrispondenti ai quadranti
del Colosseo ed affidata a quattro
diversi appaltatori che portarono
avanti i lavori simultaneamente.
Lo scheletro di pilastri veniva alzato
all'ordine successivo collegandoli
con grossi archi di mattoni, in modo
da rendere possibile la costruzione
di tante volte rampanti, costituenti la
cavea a imbuto che doveva sostenere le gradinate.
In questo modo i lavori continuavano contemporaneamente sopra e sotto la cavea, coprendo le volte
tra gli archi e lasciandone aperte solo quelle per sollevare i carichi.
Il riempimento tra i pilastri è stato ottenuto, per il piano terreno, con opus quadrato di tufo, e per il
secondo ordine con cemento romano e mattoni.
Tutto ciò permise di portare a termine, salvo abbellimenti ulteriori, la costruzione in 8 anni, di cui
solo 5 usati per i lavori in muratura e 3, come è stato stimato, per i lavori di decorazione, come
bassorilievi, sculture, applicazioni, tinteggiatura, incisioni e stucchi.
L'INTERNO
L'ingegnosa architettura permise
un'organizzazione perfetta del flusso
all'interno e all'esterno del Colosseo.
Infatti gli spettatori raggiungevano il
posto pertinente entrando dalle 74
arcate.
Da qui si accedeva a scale incrociate
verso corridoi curvi, coperti a volta,
che immettevano in settori di tre
cunei ciascuno. Il percorso aveva
pareti in marmo e stucchi sulla
volta.
Di queste 12 arcate erano riservate
ai Senatori con corridoi verso
l'anello più interno, e con una scala che scendeva al
settore inferiore della cavea. Il tutto rivestito in
marmo.
Il palco dell'imperatore aveva anche un accesso più
diretto, attraverso un criptoportico che dava
all'esterno, anch'esso rivestito in marmo.
Le altre arcate avevano scale per i settori superiori,
con pareti e volte rivestite di intonaco.
Gli ingressi del primo ordine erano distinti da
numerazione progressiva incisa sopra le arcate (in
parte ancora visibile) che corrispondeva al numero
sui biglietti.
Invece gli ingressi principali in corrispondenza dei
due assi, con decorazioni a stucco sulle arcate,
erano privi di numerazione perchè riservati a
persone di rango. Lungo gli assi principali erano gli
ingressi destinati ai gladiatori.
LA CAVEA
La cavea, con i gradini per i posti degli spettatori,
era tutta in marmo e suddivisa con muretti in cinque settori orizzontali (maeniana), riservati a
categorie diverse di pubblico, il cui grado decresceva con l'aumentare dell'altezza.
Lo stesso che nei teatri odierni dove l'attico, la cosiddetta "piccionaia" costa meno perchè con molte
scale e meno lusso.
Con la differenza che il pubblico romano non pagava, l'unico privilegio delle personalità importanti
è che ottenevano le tessere con posti prenotati.
Il settore inferiore, riservato a senatori e famiglie, aveva gradini più ampi e bassi, con cuscini e
velluti cremisi e rifiniture dorate; sulla balaustra erano iscritti i nomi dei senatori a cui i posti erano
riservati.
Seguivano il maenianum primum, con 20 gradini di marmo, il maenianum secundum con 16 gradini
in marmo, e infine il maenanium tertium, con 11 gradini di legno, il tutto all'interno del portico con
colonnato marmoreo che coronava la cavea.
Sui gradini sotto il colonnato prendevano posto le donne, e sul terrazzo sopra il colonnato, solo
posti in piedi, la plebe.
Verticalmente i settori avevano scalette e accessi alla cavea con transenne in marmo.
Alle due estremità dell'asse minore, due palchi: uno per imperatore, consoli e vestali; l'altro per il
prefetto dell'Urbe e altri dignitari.
PORTA LIBITINARIA
ARENA E SOTTERRANEI
L'arena ellittica di 86 m. x54 aveva una pavimentazione in muratura intorno e di legno al centro,
ricoperta da sabbia costantemente rinnovata.
Appositi ascensori facevano dopo ogni spettacolo su e giù per portar via la sabbia sporca e rimettere
quella pulita. L'arena era più bassa della cavea che stava su un podio di 4 m., decorato da statuette,
bassorilievi e marmi con una balaustra di bronzo a protezione.
Sotto l'arena stavano gli ambienti di servizio con un passaggio centrale lungo l'asse maggiore con
12 corridoi distribuiti sui due lati.
Lungo il muro perimetrale vi era una serie di ambienti di servizio voltati che probabilmente
ospitavano gli animali utilizzati durante i giochi. Sempre qui dovevano trovare posto le scenografie
per i giochi e vi erano degli ambienti in cui i gladiatori attendevano prima di fare il loro ingresso
nell’arena.
Pertanto qui si muovevano gli schiavi che attraverso questi passaggi si spostavano per adempiere ai
propri servizi, senza che gli spettatori si accorgessero di nulla e senza intralciare gli spettacoli.
Qui venivano portate le belve catturate negli angoli più remoti dell'Impero. Qui sostavano i
gladiatori e si preparavano alla lotta prima di salire sull'arena.
Questi sotterranei furono realizzati in un secondo momento, sotto l’Imperatore Domiziano.
Precedentemente, sotto Vespasiano e Tito, l’arena poteva essere allagata, come riporta Marziale nel
suo De spectaculis, per ospitare delle naumachie, vale a dire battaglie navali, o addirittura spettacoli
con nuotatrici.
MACCHINARI E CARRUCOLE SOTTO L'ARENA
Qui si trovavano gli 80 montacarichi per far salire nell'arena macchinari, sabbia o animali.
Grazie a ingegnose realizzazioni come piani inclinati, piattaforme mobili e ruotanti, elevatori mossi
da contrappesi, era possibile introdurre nell’arena decine di animali alla volta e cambiare
rapidamente le scenografie delle cacce.
Il corridoio lungo l’asse principale dell’ellisse terminava con due gallerie che si aprivano, con
forma trapezioidale, all’interno della ciambella di calcestruzzo che costituisce le fondamenta
dell’anfiteatro: quella verso est metteva in collegamento con il vicino Ludus Magnus, la palestra
nonchè caserma dei gladiatori, mentre quella opposta, in direzione del tempio di Venere e Roma,
veniva utilizzata per l’allestimento delle scenografie degli spettacoli.
Per quella straordinaria capacità organizzativa che i romani mettevano in pace e in guerra, queste
strutture di servizio avevano traffici perfettamente architettati in modo da rendere tutto veloce e
scorrevole attraverso ingressi rigorosamente separati:
uno per per l'ingresso di animali e macchinari; due per l'ingresso dei protagonisti dei giochi, o
gladiatori ed animali troppo pesanti per essere sollevati dai montacarichi; uno per gli inservienti
attraverso l'anello più interno, lo stesso che utilizzavano i Senatori per raggiungere i posti. Insomma
un sistema complesso, simile a quello dei moderni stadi, permetteva la rapida uscita degli spettatori
in soli 3 minuti attraverso gli 80 ingressi.
Ma c'era un ingresso sotterraneo intitolato alla Dea Libitina, in realtà una porta a sola uscita, la
Porta Libitinaria, attraverso cui passavano i cadaveri dei gladiatori uccisi nel combattimento.
Attraverso questa porta i cadaveri venivano poi issati sui carri e portati all'Ustrinum per la
cremazione.
ANCORA DA SCAVARE
Altre due gallerie lungo l’asse minore dell’ellisse, quella a nord in direzione Colle Oppio e quella a
sud in direzione Celio, non sono state scavate. Una quinta galleria, nota come “passaggio di
Commodo” è posizionata lungo il cuneo V, sotto il palco imperiale. Si pensa sia stata realizzata in
epoca domizianea, poiché era rifinita con pavimento a tessere bianche e nere, marmi, intonaco
dipinto e stucchi, un così ricco percorso di accesso doveva essere riservato esclusivamente
all’Imperatore e probabilmente metteva direttamente in comunicazione con qualche edificio
imperiale nella zona del Tempio di Claudio sul Celio. Questa galleria fu inoltre il luogo in cui si
attentò alla vita dell’omonimo
Imperatore.
Al di sotto delle 4 gallerie lungo i
due assi si trovano 4 condotti
idraulici, utili non solo allo
smaltimento delle acque acque
piovane ma pure degli scarichi
delle latrine che venivano raccolti
tramite un canale perimetrale
anulare.
Alcune
esplorazioni
speleosubacquee hanno portato alla
scoperta di altri condotti di
dimensioni molto maggiori da non
essere giustificati con la gestione
dello
smaltimento
dell'acqua
piovana
e
degli
scarichi
dell'Anfiteatro.
Si suppone pertanto che fossero le
condutture provenienti dal Celio
con cui si alimentò il lago
realizzato per la residenza di Nerone.
La struttura idraulica del Colosseo è comunque molto complessa e ancora molto c'è da capire e da
scavare.
Esternamente ad esso è stato rinvenuto un condotto fognario a 8 m di profondità dal piano di
calpestio del piazzale che circonda tutto l'Anfiteatro a circa 2 - 3 m. dal suo perimetro esterno.
Un'altra galleria con volta a cappuccina e di dimensioni più ridotte, parallela alla precedente e con
essa comunicante tramite corti piani inclinati, è posizionata all'interno della ciambella di fondazione
ad una profondità di 2,8 m. Quest'ultima ospitava probabilmente tubazioni di piombo che
trasportavano acqua tenuta in pressione da serbatoi.
NAUMACHIA
LA NAUMACHIA NEL COLOSSEO
Questi spettacoli si tennero solo a Roma, perchè costosissimi, poiché le navi erano complete in tutti
dettagli, e manovravano come vere navi in battaglia. I Romani li chiamavano navalia proelia
(battaglie navali) ma sono conosciuti col termine greco naumachia.
Le naumachie spesso intendevano riprodurre famose battaglie storiche, come quella dei Greci che
batterono i persiani a Salamina, o quella degli abitanti di Corfù contro la flotta di Corinto. Gli
spettacoli dovevano essere impressionanti: in una naumachia si costruì una fortezza al centro del
bacino, così che gli "Ateniesi" potessero sbarcare ed impadronirsi della piazzaforte "Siracusana". Si
dovevano seguire le fasi della vera battaglia, ed il pubblico si esaltava alle manovre dei soldati e alla
vista delle macchine da guerra.
In genere erano i
criminali a dover
combattere,
ma
talvolta vi erano delle
troupe, come in una
riproduzione storica, e
altre
volte
veri
marinai e soldati.
Marziale racconta che
si
tennero
delle
naumachie
al
Colosseo nei primi
anni
dopo
l'inaugurazione, ma
non si sa come si
potesse riuscire ad
allagare il Colosseo.
Di rappresentazioni di battaglie navali, al Colosseo, se ne videro poche, infatti solo nei primi anni,
quando ancora i sotterranei non erano costruiti con gabbie e celle, era possibile allagare l’arena.
Lo spettacolo però fu tanto suggestivo e impressionante che le
poche naumachie presentate, lasciarono talmente esterrefatti
gli spettatori che molti storici ce ne hanno lasciato documenti.
Risolto il mistero del Colosseo – Come a Roma venivano
riprodotte le battaglie marine.
Il mistero dell’anfiteatro che diventa scenario di battaglie
navali ha intrigato gli storici e gli scienziati per circa 2000
anni. Ma ora un ingegnere di Edinburgo ha formulato una
teoria circa il modo in cui l’Imperatore Tito inondò il
Colosseo a Roma.
Una folla acclamante di 87000 cittadini e schiavi aveva
assisteva ai duelli mortali dei gladiatori nell’arena. Più di 5000
animali furono uccisi in seno a questi giochi, per puro
divertimento.
Ma l’attrazione principale delle cerimonie di inaugurazione fu una serie di battaglie navali
riprodotte nel Colosseo, secondo Cassius Dio, cronista dell’antica Roma che dice: “Tito
improvvisamente riempì questo stesso teatro con acqua e vi portò cavalli e tori ed altri animali
addomesticati, cui era stato insegnato a muoversi nell’elemento liquido come sulla terra. Portò
anche le persone sulle navi, e fu ingaggiata una battaglia navale, come quella di Corcireani e
Corinzi.”
Gli accademici hanno a lungo sostenuto che riprodurre battaglie marine nel Colosseo fosse
impossibile per via dei tunnel sotterranei usati per fare comparire animali selvaggi schiavi e
gladiatori in differenti punti dell’arena.
Racconti di migliaia di schiavi e condannati che ingaggiavano battaglie marine con navi costruite in
scala sono state riferite da poeti latini come Marziale, ma furono liquidate come opere di fantasia
scritte per esaltare la reputazione
dell’imperatore.
Il Dr Crapper invece ritiene di
avere risolto il mistero del
Colosseo allagato.
Le sue teorie sono state verificate
da un gruppo di esperti riuniti dal
Canale Discovery della ABC
americana.
Gli
autori
del
programma
e
archeologi
dell’Università di California hanno
trascorso un anno a creare una
realtà virtuale che simulasse le
condizioni del Colosseo per risolvere il problema logistico.
Il Dr Crapper ha dichiarato che la prima sfida era determinare se fosse possibile trasportare i milioni
di galloni d’acqua necessari per le battaglie navali nel Colosseo.
“E’ una pura
speculazione, ma
ritengo che una
struttura di canali
di legno sarebbe
potuta
essere
usata
per
trasportare
l’acqua
dall’acquedotto
principale.
In
ogni modo, il
reale problema
non era tanto muovere l’acqua ma assicurarsi che essa scorresse attraverso la serie di pozzi interni
e tubazioni concentriche al di sotto delle tribune dello stadio.”
Crapper è stato in grado di provare che è possibile, chiudendo il cancello principale, che la
pressione dell’acqua raggiungesse il giusto livello e che l’arena si riempisse di quattro milioni di
galloni d’acqua per una profondità di 5 piedi, entro 7 ore. Altri membri del gruppo di ricerca hanno
usato scansioni ai raggi-X per provare l’impermeabilità dei materiali che erano stati usati in alcune
parti della struttura sotterranea.
Ulteriori ricerche hanno scoperto 18 blocchi sepolti, usati per reggere supporti di legno che
sostenessero il pavimento dell’arena e che potessero essere rimossi per consentire all’area di essere
usata per battaglie gladiatorie e naumachie.
LE CONNESSIONI
Si sa che il Colosseo comunicava, e comunica
tutt'ora anche se gli scavi non sono terminati,
tramite sotterranei ai Ludi Magni, le palestre
dove si allenavano i gladiatori; in seguito agli
ultimi scavi ne sono visibili i resti oltre la strada a
sud del Colosseo.
Ma pochi sanno che all'epoca un sotterraneo
molto più lungo, ora interrotto, portava dal
Colosseo sotto all'attuale Basilica di S. Clemente.
Sotto alla chiesa c'è un piano con resti
palocristiani, ma al piano ancora sotto c'è uno
splendido Mitreo, con i banchi degli iniziati,
Mitra bambino nel fondo che nasce da una
roccia, un'ara con i dadofori Cautes e Cautopatos, e Mitra Buon Pastore con l'agnello sulle spalle,
ora sottratto dalla Chiesa perchè un po' troppo in confusione col Cristo Buon Pastore.
Così i gladiatori avevano la possibilità di fare i loro riti propiziatori a Mitra prima di iniziare gli
allenamenti o di combattere nell'arena. Il percorso è lungo circa 500 m. e costeggia un fiumicello di
scarico, la Marana, con un passaggio sporgente dalla parete e sospeso sulle acque.
LA DEVASTAZIONE
Le parti mancanti del Colosseo non derivano da terremoti o distruzioni nemiche, ma nel XV sec.
divenne cava di travertino per le ambizioni costruttive dei Papi e dei principi romani da cui
provenivano. Dallo smembramento del Colosseo provennero la basilica di S. Pietro, Palazzo
Venezia, Palazzo della Cancelleria, Palazzo Barberini, la Chiesa di S. Agostino e il Porto di Ripetta.
Nel XVI sec. poi. Papa Sisto V progettò la demolizione del Colosseo, ma effettuò solo quella del
vicino Settizodio, inserendo invece l'anfiteatro nel percorso delle sette Basiliche. In seguito lo stesso
Papa decise di trasformarlo in una filanda: con le aree produttive al piano inferiore, e abitazioni e
botteghe ai piani superiori, ma per fortuna il Papa morì prima del via ai lavori.
Valle del Colosseo e Meta sudans.
Lo scavo ha interessato l'area compresa tra Colosseo, tempio di Venere e Roma e via Sacra (piazza
del Colosseo). Sono state rinvenute le fondazioni della statua colossale di Nerone e della Meta
sudans, rasate al livello stradale moderno negli anni Trenta. Le indagini si sono particolarmente
concentrate sul sottosuolo, consentendo chiarimenti importanti sul sistema di costruzione, sulle fasi
di uso (a partire dall'età domizianea) e sul funzionamento.
Nel corso degli scavi si sono inoltre rinvenute altre fondazioni aventi orientamento NE-SO, tra cui
quelle di una fila di ambienti paralleli pertinenti molto probabilmente all'età neroniana. Sono stati
eseguiti restauri e saggi di scavo; le ricerche si sono concentrate sull'esame delle fondazioni, che
poggiano su strati di limo lacustre.
L'intera zona presentava
falde d'acqua sotterranee
che
fu
necessario
incanalare in una serie di
collettori. Gli sterri nei
collettori est e ovest hanno
fornito importanti dati, che
sono in relazione con le
notizie delle fonti letterarie
sulle fasi di abbandono e
successivi
restauri
dell'anfiteatro.
L'esame
degli ipogei ha fornito
precisazioni sulle
fasi
domizianea e teodoriciana
dell'edificio.