La normalità di sbagliare un quiz su Jessica Rabbit

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La normalità di sbagliare un quiz su Jessica Rabbit
La normalità di sbagliare un quiz su Jessica Rabbit
Caro Bomprezzi, che sorpresa…
«Ebbene sì, ho partecipato come concorrente a una puntata del telequiz “L’eredità”, condotto da
Amadeus...».
Attirato dal malloppo?
«Ma no, ho partecipato solo per divertimento, per scoprire dall’interno come funziona un telequiz
visto mediamente da oltre cinque milioni di italiani ogni sera prima di cena. E poi perché ero
incuriosito dalle barriere scenografiche, evoluzione raffinata e mediatica delle barriere
architettoniche. Quasi tutti i quiz prevedono postazioni ipertecnologiche su sgabelli altissimi e
continui spostamenti dei concorrenti. Io, orgogliosamente in carrozzina, pensavo proprio di non
poter essere ammesso».
E invece…
«Invece gli autori, la redazione, i tecnici della sede Rai di corso Sempione a Milano hanno accolto
la sfida con grande professionalità, spianando barriere, costruendo una piattaforma rialzata,
utilizzando un servoscala».
Tutto bene, allora?
«Beh, sono… caduto banalmente su una domanda su Jessica Rabbit».
Niente montepremi, quindi…
«In qualche modo ho vinto: ho vinto perché per una volta sono stato un concorrente normale di un
telequiz normale. Non ho parlato di persone disabili, non sono stato intervistato sulla mia storia
personale. Ho solo confessato di essere interista, il che mi pare abbia qualcosa a che fare con la
disabilità, in effetti… Ma per il resto, nessun privilegio e nessuna discriminazione. Un quarto d’ora
di telequiz, senza pietismi, senza aggettivi, ha fatto forse più di un convegno di tre giorni».