La collettività indiana in Italia

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La collettività indiana in Italia
La collettività indiana in Italia
L’India conta all’estero una consistente presenza di immigrati, per lo più impegnati nel
settore delle costruzioni, dei trasporti o del lavoro domestico. Essi si trovano, in particolare, nella
regione del Golfo Persico o nel Sud-est asiatico (soprattutto in Malaysia), ma si verificano
significativi flussi anche verso i paesi anglofoni, quali l’Australia, gli Stati Uniti ed il Regno Unito,
come pure, in tempi più recenti, verso l’Italia.
La maggior parte degli immigrati indiani presenti nel nostro Paese proviene prevalentemente
da due zone geografiche diametralmente opposte del subcontinente indiano: il Punjab, a Nord (da
cui giungerebbe circa l’80% degli indiani presenti in Italia, professanti per lo più il sikhismo) e il
Kerala (nel profondo Sud, dove i cristiani rappresentano la terza comunità religiosa più ampia). La
collettività indiana in Italia è composta per lo più da persone giovani e, in generale, la componente
maschile prevale su quella femminile in tutte le classi di età.
A differenza di altri gruppi di migranti, presenti prevalentemente nelle maggiori aree urbane,
i punjabi sikh in Italia mostrano una spiccata tendenza ad insediarsi nelle zone rurali e periferiche.
Inoltre si registra una loro forte presenza nel settore agricolo, nell’allevamento di bestiame e nella
produzione lattiero-casearia, piuttosto che nel settore industriale-edile o nei servizi, come avviene
per altre collettività straniere.
I soggiornanti indiani in Italia: dati e caratteristiche socio-demografiche
In Italia gli indiani titolari di un permesso di soggiorno sono, secondo gli archivi del
Ministero dell’Interno revisionati dall’Istat, 150.462 al 1° gennaio 2013, il 4,0% di tutti i non
comunitari soggiornanti nel paese, di cui rappresentano la sesta collettività più numerosa.
Tra di essi le donne incidono per il 37,6%, 12 punti percentuali in meno che nella media non
UE (49,3%).
Per quanto attiene l’età dei suoi componenti, la collettività indiana ricalca il profilo
anagrafico che in Italia caratterizza la popolazione straniera nel suo complesso, composta per lo più
da persone giovani e in età da lavoro. Nel caso dei soggiornanti indiani, anzi, questa caratteristica è
ulteriormente rafforzata da una più alta presenza di giovani e adulti tra i 25 e i 39 anni e da quote
percentuali leggermente più basse di adulti dai 45 anni in su. La quota di 25-29enni, infatti, è del
12,9% (a fronte del 10,9% rilevato in media tra tutti i soggiornanti), quella dei 30-34enni è del
14,8% (a fronte del 13,3%) e quella dei 35-39enni del 13,3% (a fronte del 12,6%); viceversa, gli
ultra45enni incidono per 15,3%, a fronte di una media complessiva dei non comunitari del 22,7%.
L’area di maggiore concentrazione della collettività indiana è il Nord, che ne raccoglie il
67,5%; subito dopo si collocano il Centro Italia (23,3%), il Sud (8,0%) e le Isole (1,2%). A
determinare il primato del Settentrione è soprattutto il Nord Ovest, dove soggiorna il 40,5% dei
cittadini indiani in Italia, mentre è del 27,0% la quota relativa al Nord Est.
La regione con più soggiornanti indiani è la Lombardia che, con 55.171 presenze, assorbe
più di un terzo (36,7%) del totale nazionale. Al secondo posto si colloca il Lazio (22.870 e 15,2%),
seguito da Emilia Romagna (18.806 e 12,5%) e Veneto (17.378 e 11,5%).
Tra le province di insediamento spicca quella di Brescia, dove soggiornano 17.802 indiani,
l’11,8% dell’intera collettività in Italia. Per cogliere il peso proporzionale di tale presenza, basti
pensare che, nello stesso territorio, la quota di non comunitari è, rispetto al totale nazionale, del
4,3%. Seguono le province di Roma (10,0%), Bergamo (7,8%), Mantova (6,8%), Cremona (5,3%),
Reggio Emilia (5,1%), Vicenza (4,7%) e Latina (4,6%). In generale, gli indiani si sono per lo più
insediati in zone ad alta domanda di manodopera da impiegare in agricoltura e nella pastorizia, oltre
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che nell’industria, come attestano le collettività che si sono inserite stabilmente in Emilia Romagna
(dove ne è noto l’impiego nella lavorazione e produzione del parmigiano e dei derivati del latte),
Lombardia e Veneto, come pure nella provincia di Latina (dove ha sede una delle più grandi
comunità sikh d’Italia insieme a quella di Novellara, in Emilia Romagna).
Gli immigrati indiani hanno ormai una storia migratoria di durata medio-lunga in Italia. Tra
di essi, infatti, sono 78.106 i titolari di permesso CE per lungo-soggiornanti, un titolo non soggetto
a scadenza che viene rilasciato dopo almeno 5 anni di permanenza regolare e continuativa. Questi
rappresentano il 51,9% di tutti i soggiornanti indiani (la media non comunitaria è del 54,3%).
Tra gli 11.718 indiani il cui permesso di soggiorno è stato rilasciato per la prima volta nel
corso del 2012, 753 ne hanno ricevuto uno di durata fino a 6 mesi, 6.726 da 6 a 12 mesi e 4.239
superiore ai 12 mesi. Tralasciando il primo gruppo, che rappresenta solo il 6,4% dei nuovi
soggiornanti ed è destinato a lasciare l’Italia nell’arco di poco tempo, l’analisi dei motivi di rilascio
mostra come, tra i nuovi permessi di durata dai 6 ai 12 mesi, il 50,2% sia stato rilasciato per motivi
di lavoro (a fronte del 29,9% rilevato nella media dei soggiornanti), il 38,6% per famiglia e l’11,3%
per altri motivi; e, tra i permessi di durata superiore all’anno, siano invece prevalsi i motivi di
famiglia (61,5%), seguiti da quelli di lavoro (27,6%) e dagli altri (11,0%).
Infine, i recenti aggiornamenti Istat sulle iscrizioni anagrafiche annuali di nuovi residenti
stranieri provenienti dall’estero nel corso del 2012, a fronte di una diminuzione complessiva del
9,3% (da 354mila a 321mila), ne rilevano una, tra gli indiani, che raggiunge il 16,3% (11.158 nuovi
iscritti dall’estero a fronte dei 13.327 registrati nel 2011).
ITALIA. Soggiornanti indiani per genere, lungo-soggiornanti e permessi rilasciati nel 2012 (01.01.2013)
di cui
% su tot.
di cui nuovi
Paese
Totale
di cui M
di cui F
% F % su Tot.
lungo-soggiornanti permessi permessi 2012
India
150.462
93.872
56.590 37,6
4,0
78.106
51,9
11.718
Asia
923.949
517.195
406.754 44,0
24,5
470.980
51,0
Totale
3.764.236 1.907.543 1.856.693 49,3
100,0
2.045.662
54,3
263.968
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno/Istat
Gli indiani nel mercato del lavoro: inserimento e aspetti economici
L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano può essere analizzato
attraverso diverse fonti statistiche, ciascuna caratterizzata da differenti livelli di osservazione e da
parametri non sempre omogenei, ma tutte coerenti nel delineare le tendenze generali della
partecipazione al lavoro degli stranieri.
In questa breve scheda si fa riferimento ai dati più significativi rintracciabili nella
Rilevazione Campionaria sulle Forze Lavoro (RCFL) dell’Istat 1 e nel Sistema Informativo delle
Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro2, secondo l’analisi riportata nei Rapporti
annuali sulle principali comunità straniere presenti in Italia, aggiornati al 2013 e pubblicati dal
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sul proprio Portale Integrazione
(www.integrazionemigranti.gov.it).
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La Rilevazione sulle Forze Lavoro Istat è un’indagine campionaria che, per sua stessa natura, non può raggiungere
tutti i lavoratori; inoltre, il campione è costruito a partire dalle liste anagrafiche, per cui esclude chi non ha ancora la
residenza in Italia. Il metodo utilizzato, infine, considera occupate le persone con almeno 15 anni che nella settimana
precedente a quella in cui avviene l’intervista hanno svolto almeno un’ora di lavoro. La sua natura campionaria e il
riferimento ai soli stranieri residenti, quindi, ne fanno una fonte da usare con prudenza man mano che si scende nel
particolare, sia per territorio (regioni e province) che per cittadinanza del lavoratore.
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Le Comunicazioni Obbligatorie fanno riferimento a dati di flusso, considerano come stranieri i lavoratori nati in paesi
esteri non comunitari (al di là della loro cittadinanza) e rilevano tutti i rapporti di lavoro attivati e cessati nel corso di un
anno, mentre escludono tipologie di lavoro quale quello indipendente, i tirocini, i lavori socialmente utili.
2
In Italia la popolazione di cittadinanza indiana con più di 15 anni, e dunque in età da lavoro,
ammonta a 114.498 persone. Di queste, quelle effettivamente occupate sono il 51,1% a fronte di
una media non comunitaria del 57,6%. Un altro 6,4% è composto da indiani in cerca di lavoro
(9,7% tra tutti i non comunitari), mentre è del 42,4% (10 punti percentuali in più della stessa media)
la quota relativa alle persone inattive, ossia che non soltanto non hanno svolto nemmeno un’ora di
lavoro nella settimana di riferimento dell’indagine, ma non hanno neanche cercato un lavoro nelle
quattro settimane che precedono la settimana di riferimento, né si sono dette disponibili a lavorare
entro le due settimane successive. Risulta invece più basso il tasso di disoccupazione, che si attesta
sull’11,2% a fronte del 14,5% rilevato tra tutti i non comunitari.
ITALIA. Indiani, asiatici e stranieri non comunitari di 15 anni e oltre per condizione professionale (2012)
Popolazione 15 anni e oltre
India
Asia
Non comunitari
Totale
114.498
645.415
2.718.329
di cui: Occupati
51,1
63,7
57,6
In cerca di lavoro
6,4
5,8
9,7
Inattivi
42,4
30,6
32,7
Tasso di disoccupazione
11,2
8,3
14,5
FONTE: Rapporto “La Comunità Indiana in Italia – 2013” (www.integrazionemigranti.gov.it)
La partecipazione delle donne indiane al mercato del lavoro italiano è molto bassa: esse
costituiscono appena il 12% degli occupati di questo paese, contro una media non comunitaria del
40%.
L’analisi per settori produttivi mostra che i lavoratori indiani sono occupati per il 37%
nell’industria (32% nell’industria in senso stretto e 5% nelle costruzioni), per il 34% nei servizi
(10% nei servizi alle imprese e 11% nei servizi pubblici, sociali e alle persone) e per il 29% in
agricoltura. È quest’ultimo il settore che più di tutti caratterizza l’occupazione della collettività
indiana, la quale infatti vi trova impiego in una misura superiore di ben 25 punti percentuali rispetto
alla media degli occupati non comunitari.
L’analisi per professioni evidenzia che il 12% degli indiani è impiegato come personale non
qualificato in agricoltura e nella manutenzione del verde, il 6,4% come personale non qualificato
addetto allo spostamento e alla consegna delle merci, il 5,9% come artigiano ed operaio
specializzato delle lavorazioni alimentari e il 5,7% come allevatore e operaio specializzato della
zootecnia.
ITALIA. Indiani, asiatici e non comunitari con almeno un rapporto di lavoro attivato/cessato per settore durante
l’anno (2012)
Rapporti attivati
Rapporti cessati
Settori
India
Asia
Non comunitari
India
Asia
Non comunitari
Agricoltura
49,8
13,1
16,6
51,6
14,1
17,0
Industria
10,6
21,0
18,9
10,9
22,2
20,1
di cui costruzioni
2,6
1,7
8,4
2,8
1,8
9,3
di cui industria in senso stretto
8,0
19,3
10,4
8,1
20,3
10,9
Servizi
39,6
65,9
64,6
37,5
63,7
62,9
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
FONTE: Rapporto “La Comunità Indiana in Italia – 2013” (www.integrazionemigranti.gov.it)
I dati di flusso, relativi ai rapporti di lavoro avviati e cessati nel corso del 2012, registrano
per la collettività indiana un numero di assunti (59.861, di cui 49,8% in agricoltura, 39,6% nei
servizi e 10,6% nell’industria) superiore a quello dei cessati (57.414), per un saldo occupazionale
che è dunque positivo. Quest’ultimo dato, insieme a un tasso di disoccupazione più basso di quello
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rilevato in media tra gli stranieri, lascia pensare che gli indiani, anche per il loro peculiare
inserimento nel settore agricolo e zootecnico, stiano resistendo di più alla crisi, restando
maggiormente ancorati nel mercato del lavoro italiano, seppure a fronte di una più forte
frammentazione dei contratti di lavoro.
Merita di essere evidenziata la partecipazione al lavoro autonomo, visto che con 3.256
titolari d’impresa gli indiani rappresentano il 18° gruppo estero che ne conta di più in Italia. Anche
in questo caso si tratta in grandissima maggioranza di maschi (85,2%) e per lo più di attività
agricole, artigiane e commerciali.
Tra le ricadute economiche positive delle migrazioni vi sono certamente le rimesse.
Dall’Italia, nel 2012, sono stati inviati in India, tramite del circuito delle banche e dei money
transfer, 198 milioni e 60 mila euro. Di questo flusso, il 27,4% è stato spedito dalla Lombardia
(9,2% dalla provincia di Brescia), il 20,8% dal Lazio (11,1% solo dalla provincia di Roma e 8,9%
da quella di Latina), il 9,4% dall’Emilia Romagna, il 9,2% dal Veneto e il 6,8% dalla Campania.
Le nuove generazioni e l’inserimento scolastico
Gli archivi del Ministero dell’Istruzione registrano, nell’anno scolastico 2012/2013, una
presenza in Italia di 22.940 studenti di cittadinanza indiana.
La distribuzione per gradi scolastici rileva i numeri più alti di alunni indiani nella scuola
primaria, che con 8.245 iscritti ne concentra il 35,9%, cui seguono la scuola dell’infanzia (5.314,
pari al 23,2%), la secondaria di I grado (4.979 e 21,7%) e la secondaria di II grado (4.402 e 19,2%).
Il confronto con la ripartizione per gradi scolastici osservata per la totalità degli alunni stranieri
mostra che gli indiani non si discostano particolarmente dai valori medi, se non per una quota più
alta nella scuola dell’infanzia (che oltretutto non rientra nella scuola dell’obbligo) e più bassa nella
secondaria di II grado.
Tra gli iscritti alle scuole superiori, inoltre, il 48,0% frequenta un istituto professionale (a
fronte del 38,6% rilevato in media tra gli stranieri), il 39,3% un istituto tecnico (a fronte del 38,5%),
mentre è dell’11,8% la quota degli iscritti ai licei (19,8% nella media degli stranieri) e dell’1,0%
quella relativa all’istruzione artistica (a fronte del 3,1%). Tra di essi è dunque ulteriormente
accentuata la concentrazione negli istituti superiori orientati, in linea di principio, a un immediato
ingresso nel mercato del lavoro.
ITALIA. Studenti di cittadinanza indiana, asiatica e straniera per grado scolastico e genere (a.s. 2012/2013)
di cui % su
di cui % su
di cui
Grado
India
Asia
Stranieri
% su tot.
F
tot.
F
tot.
F
Infanzia
5.314
44,5
23,2
26.184
45,8
20,2
164.589 47,5
20,9
Primaria
8.245
44,2
35,9
47.735
47,1
36,9
276.129 48,1
35,1
Secondaria I grado
4.979
39,5
21,7
30.127
43,6
23,3
170.792 46,4
21,7
Secondaria II grado
4.402
43,4
19,2
25.316
46,2
19,6
175.120 49,8
22,3
Totale
22.940
43,1 100,0 129.362
45,8 100,0
786.630 48,0
100,0
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Miur
Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico
Via Arrigo Davila 16 – 00179 Roma - [email protected] – tel.06.66514345 (int. 1 o 2)
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