Natale in Casa Cupiello

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Natale in Casa Cupiello
NATALE IN CASA CUPIELLO
di Eduardo De Filippo
fra tradizione e tradimento
“…Ed allora, per un bisogno istintivo di liberazione, vivono urtandosi, ferendosi a sangue,
giungendo fino all’odio, ma si adorano, perché il nostro sole ingigantisce anche le loro puerilità.
Essi stessi non sanno quanto si adorano!”
Questo scrisse Eduardo a proposito della famiglia Cupiello. Teatro dei Dioscuri, per festeggiare i
suoi 30 anni di attività, si avventura nella messinscena di uno dei testi sacri della drammaturgia
napoletana, partendo proprio da questa frase di Eduardo, pregna di significati autobiografici, come
del resto quasi tutti i suoi testi. Nel rispetto della tradizione di Eduardo, il lavoro di ricerca di
Teatro dei Dioscuri, con un inevitabile tradimento, propone una rilettura atemporale ed universale
di NATALE IN CASA CUPIELLO e quindi una messinscena diversa da quella classica nel
tentativo di dare nuovo vigore al testo stesso, pur mantenendone il fascino.
Proprio i rapporti familiari autobiografici, spinti fino all’odio, ma recuperati e profondamente sentiti
nei momenti cruciali, filtrati alla luce dell’atmosfera natalizia (il presepe, la lettera di Natale) e del
potere taumaturgico del cibo (il capitone, il pranzo della vigilia, il caffé, il brodo caldo), diventano
la sostanza di questa messinscena. Nei due triangoli (quello statico della comicità: Luca, Nennillo,
Pasqualino; quello dinamico del dramma: Ninuccia, Nicolino, Vittorio) si dipanano le vicende della
famiglia Cupiello. Concetta, perno principale dell’intera vicenda, esterna ed allo stesso tempo
coinvolta nella stessa, tenta di dirimere, risolvere, rappaciare, riequilibrare i rapporti all’interno
della famiglia, in questo contrastata dal marito Luca, inconsapevole antagonista, eterno bambino,
che ha sempre visto il mondo come un giocattolo. E proprio il Natale con i suoi simboli diventa lo
sfondo del ring su sui si giocano i rapporti di amore ed odio, di unione e separazione che
caratterizzano una famiglia, nel caso specifico, ma anche l’intera famiglia umana.
La regia, attraverso le luci, le musiche, i costumi, la scenografia, i flash-back immerge la vicenda in
un’atmosfera onirica che fa intravedere ben altro dietro la famosa frase di Luca: “Te piace ‘o
presebbio?”

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