Zoomps 2008 2
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Zoomps 2008 2
ISIS E. DE NICOLA Numero 1 anno 2008 ‘ Periodico a cura della redazione dell’Istituto Statale Istruzione Superiore E. De Nicola. Via E. A. Mario | Napoli. Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 17/2005. Elaborazione grafica a cura di Raffaele Nicodemo per la Studio 13 | 3391712653 [email protected] | www.zoomps.too.it | www.itcdenicola.it L’arte in movimento Arte e quotidianità si uniscono per un progetto unico D a quando abbiamo dato vita al nostro giornale, abbiamo sempre pubblicato in prima pagina un’intervista ad un personaggio di prestigio: un’ autorità cittadina, un personaggio politico o istituzionale, un campione sportivo, un artista famoso, ecc… Questa volta, come avete potuto notare, la tradizione è stata infranta. Abbiamo discusso molto, tra di noi, prima di decidere a chi o a che cosa dedicare questa prima pagina in un momento così difficile per noi e per la nostra città. Ci siamo domandati: “Chi, o che cosa, può avere il “merito” di aprire il nostro giornale di giovani studenti, proprio ora che tutti i giornali, (locali, nazionali, e internazionali ) sembrano sparare a zero sulla nostra città, una città d’arte ricordata quasi sempre per “l’arte di campare” dei suoi abitanti, una città da sempre malata di “pizzo” e di camorra, di disoccupazione e di contrabbando, di “monnezza”, di corruzione e di scippi ? Una città in cui si passa da un’emergenza all’altra, senza respiro? (Non è ancora finita quella dei rifiuti che già è salita all’onore della cronaca la mozzarella alla diossina, bloccando il mercato di uno dei più famosi prodotti tipici della nostra terra, e dando un altro scossone alla nostra già disastrata economia). Alla fine abbiamo deciso di ribellarci in qualche modo a questo cliché, ai luoghi comuni, alla condanna di finire in prima pagina solo per cattive notizie, e abbiamo concordato di dedicare questa nostra prima pagina ad una delle più belle cose che si possono ammirare nella nostra città: il museo itinerante di arte moderna che arricchisce e impreziosisce un’infrastruttura nuovissima, la metropolitana collinare, detta così perché collega le colline di Napoli: Vomero, Colli Aminei, Capodimonte, col resto della città. La Redazione foto || Un’opera di Mario Merz, uno dei maggiori artisti contemporanei Italiani pagina 2 pagina 6 pagina 10 Arte in movimento Un mondo di bamboccioni Simmo è Napule paisà pagina 4 pagina 8 pagina 11 Noi e la politica S.O.S. Anoressia Speciale Campania zoomps || conoscere la città L’arte corre sui binari Il circuito delle metropolitane napoletane: videoarte, pittura, fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, performance, installazioni e molto altro. N apoli finisce sempre in prima pagina per motivi negativi che mettono in risalto solo l’immagine degradata, ma almeno per una volta può vantarsi di un suo pregio, quello di incentivare la diffusione dell’arte contemporanea. La definizione “arte contemporanea” si riferisce generalmente all’arte del presente. L’arte dei giorni nostri non vanta la presenza di una scuola artistica dominante, e l’espressione tende ad includere tutta la produzione artistica dalla fine degli anni sessanta del XX secolo, ad oggi. L’arte contemporanea si manifesta in varie modalità tutte interdipendenti: videoarte, pittura, fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, performance, installazioni ecc…Essa vive all’interno delle grandi metropoli come mezzo alternativo di comunicazione. Napoli è una di queste grandi metropoli.. Questa stupenda città, culla di grandi artisti oggi riscopre le meraviglie messe in risalto dal genio di artisti postmoderni. Una delle infrastrutture partenopee che racchiude numerose opere di alcuni artisti di rilievo internazionale è la 2 Un esempio unico al mondo di associazione di arte e urbanistica di Stallone Luigi IIIC Frascogna Gaetano IIIC Marzano Claudio IIIC linea 1 della metropolitana, una ferrovia sotterranea tra le più straordinarie del mondo e unica in Italia. Essa è un grande museo pubblico lungo venticinque chilometri. Il progetto di Alessandro Mendini, architetto-designer è nato dalla brillante idea di far risorgere Napoli attraverso una infrastruttura utile non solo alla mobilità cittadina, ma anche alla rivalutazioni di posti degradati della città. Hanno partecipato al progetto artisti come Enzo Cucchi, L a linea 1 della Metropolitana di Napoli, è relativamente giovane e si distingue per l’elevato contenuto tecnologico, la modernità, l’efficienza. Gli ambienti ampi, luminosi ed eleganti già di per sé contribuiscono a rendere più piacevole l’utilizzo del trasporto pubblico. In più, l’introduzione, sia all’interno, sia all’esterno, di elementi artistici, (sculture, materiali innova- foto || le “500”, provocatoria installazione di Perivo e Vele. Mimmo Paladino, Gae Aulenti e altri di livello internazionale. Il fine era di consentire alla gente comune di entrare in sintonia con l’arte contemporanea per abbattere la barriera psicologica di molta gente abituata a pensare che l’architettura contemporanea sia riservata ai soli addetti ai lavori tivi, opere di arte moderna rendono la Metrò collinare un esempio unico al mondo di associazione di arte e urbanistica: qualcosa da inserire nelle guide turistiche e che andrebbe utilizzata non solo per muoversi all’interno della città in maniera rapida, comoda e ecologica, ma anche per comunicare al mondo che l’immagine di Napoli non può essere associata solo alla spazzatura. Le stazioni più originali sono quelle di Salvator Rosa, Museo, Dante, Vanvitelli, Quattro Giornate, Materdei, Rione Alto, dove si possono ammirare, sia nelle aree circostanti alle stazioni, sia in quelle sotterranee, gli arredi e gli elementi architettonici dei più famosi esponenti dell’arte moderna italiana e internazionale. Lungi da noi la pretesa di voler fare in questa sede un discorso esaustivo , sia per mancanza di spazio, sia per la contenuta competenza artistica di chi scrive, vogliamo cercare di stimolare l’attenzione e la curiosità di tutti coloro che, finora, attraversando i percorsi sotterranei che portano ai treni, non hanno preso coscienza del patrimonio artistico che rende più prezioso un mezzo di comunicazione veloce e moderno. foto || Un’ampia spirale luminosa, opera di Mario Merz Tappa dopo tappa, stazione dopo stazione, in viaggio tra le opere d’arte e le installazioni che impreziosiscono le diverse fermate della metropolitana di Napoli Sicuramente una delle più belle è la stazione “Materdei”, disegnata dall’Atelier Mendini, che qualcuno ha definito “un trionfo di colori e di temi marini”. Vi si accede da piazza Scipione Ammirato, dove è stata eretta una guglia di acciaio e vetri colorati. L’entrata della stazione è ampia e luminosa, e ha le pareti coperte da mosaici verdi. La parte interna della guglia è rivestita da mosaici di Sandro Chia che rappresentano immagini marine. Andando verso il piano dei binari, le pareti che affiancano le scale mobili sono decorate da altorilievi di Luigi Ontani con temi tipici della cultura napoletana. Splendida è poi l’esplosione di colori dei pannelli policromi di Sol Lewitt, che si trovano al piano dei binari. Sulle banchine sono state collocate serigrafie di artisti di fama internazionale come Mathelda Balatresi, Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert Gliglorov, Denis Santachiara, Innocente e George Sowden. La stazione “Museo” è stata progettata dall’architetto Gae Aulenti, che, per richiamare i colori e la struttura del vicinissimo Museo Nazionale, ha voluto tinteggiare di rosso anche l’edificio di ingresso della stazione. L’interno è semplice, ma luminoso ed elegante; nell’atrio si possono ammirare una riproduzione dell’Ercole Farnese e l’originale della testa Carafa. Nel lungo corridoio sotterraneo che collega alla linea 2 e in quello che conduce al Museo Nazionale, sono esposte foto artistiche di famosi fotografi napoletani, che illustrano momenti importanti della storia recente della nostra città, come il terremoto del 1980. conoscere la città || zoomps Viaggiando con l’arte foto || Una serie di installazioni artistiche distribuite lungo le linee della Metropolitana di Napoli. Anche la stazione “Dante” è stata progettata dall’ architetto Gae Aulenti, che ha voluto rinnovare anche la piazza che la ospita, creando un’ampia area pedonale con qualche panchina e qualche pianta, e dove poi è stata risistemata la statua del “ghibellin fuggiasco”, padre della lingua italiana. Alla stazione, la cui direzione artistica è stata affidata a Achille Bonito Oliva, si accede attraverso ampie vetrate. All’interno sono esposte pitture ad olio di Carlo Alfano, un mosaico a colori di Nicola de Maria, un’installazione metaforica di Jannis Kounellis, alcuni disegni su specchio di Michelangelo Pistoletto, e l’estratto della Divina Commedia scritto, con luce a neon, da Joseph Kosuth. La stazione “Quattro Giornate”, nell’area antistante lo stadio Collana, rievoca i giorni che resero Napoli libera durante la Seconda Guerra Mondiale. La piazza è stata modificata, creando ampi spazi verdi, con piante e prati che separano dalla strada e dal traffico, e un’area con tavoli e panche di legno. Nell’interno della stazione domina il colore verde.Il ballatoio d’ingresso, ampio e luminoso, è rivestito di marmi e impreziosito da sculture e pannelli;il piano mezzanino ospita opere di Nino Longobardi, mentre alle pareti prospicienti le scale mobili si susseguono numerosi pannelli di artisti come Umberto Manzo, Anna Sargenti, Baldo Diodato, Maurizio Cannavacciuolo, Betty Bee. foto || Una serie di installazioni artistiche distribuite lungo le linee della Metropolitana di Napoli. La stazione “Vanvitelli”, al Vomero, fu aperta nel marzo 1993, ma solo all’inizio del 2005 è stata arricchita di opere d’arte, pannelli e mosaici. Sulla volta dello scalone di accesso ai binari è stata collocata un’ampia spirale luminosa di Mario Merz, che rappresenta le geometrie legate alla sequenza di Fibonacci; sulla parete frontale del ballatoio del piano dove si dividono le strade dei viaggiatori diretti verso Dante o Piscinola campeggia un’opera di Vettor Pisani che rappresenta immagini di animali preistorici e, nella stessa area, le bocche di luce di Gregorio Botta si affiancano ai pilastri di sostegno della struttura, mentre due grandi mosaici colorati di Isabelle Ducroit decorano le scale per raggiungere i treni. Uscendo dalla stazione, sulle pareti lungo le scale mobili che dal piano binari portano all’atrio, si trovano due grandi stelle di acciaio di Gilberto Zorio e, nell’atrio, le foto di Gabriele Basilico e di Olivio Barbieri, raffiguranti caratteristiche architetture della città, mentre un grande masso che rompe il vetro, realizzato da Giulio Paolini domina l’area dietro le scale. In questa breve rassegna non possiamo non dedicare un po’ di attenzione alla stazione del “Rione Alto”, la quale, quando andò in funzione, nel 1993, era priva di scale mobili e aveva un’unica uscita, con un sistema di ascensori. Dal 14 dicembre 2002 sono state aggiunte altre tre uscite pedonali supplementari, che rendono più sicuro il servizio, prima condizionato dal funzionamento degli ascensori. Le tre uscite si trovano in via Mariano Semmola (ingresso dell’Istituto Pascale), in via D’Antona e in via Domenico Fontana. Il nuovo corridoio di uscita, lungo 120 m, con 4 tapis-roulant in lieve pendenza e 10 scale mobili, è stato allestito da artisti di fama internazionale e giovani esordienti napoletani con pannelli policromi, e immagini evocative, sotto la direzione artistica del noto critico d’arte Achille Bonito Oliva. All’esterno, davanti all’Istituto Pascale, era stata collocata una statua di bronzo che rappresentava il dolore e la sofferenza e che ha suscitato tante polemiche, al punto tale che dopo qualche anno è stata rimossa. Diverse espressioni artistiche , una città unica 3 zoomps || sociale Noi e la politica... La politica non è solo teoria: idee, opinioni, punti di vista devono essere trasformate in azioni concrete a beneficio dei cittadini L di Ilaria Tranfici III A a politica, per definizione, è l’arte di governare e amministrare lo Stato. Chi si occupa di politica si distingue da chi non se ne occupa, partecipando in qualche modo attivamente alla vita pubblica. La politica giovanile è inesistente poiché è vissuta come qualcosa di lontano, in quanto nessuno prende l’iniziativa di incentivare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica La politica è teoria: idee, opinioni, punti di vista, ma è anche pratica, perché le idee, per essere utili, devono tramutarsi in “fatti”, in azioni. L’insieme delle idee professate da gruppi di individui e che influiscono sul modo di porsi nell’affrontare e risolvere le problematiche della società, prende il nome di ideologia. I cittadini che perseguono finalità comuni, ispirandosi a una particolare ideologia o ad uno stesso orientamento politico-istituzionale, si associano in organizzazioni a cui si dà il nome di “partiti”. Fondamentalmente le ideologie si dividono in due grandi partiti: quello di coloro che tendono a “conservare”, a lasciare le cose come stanno, opponendosi ai cambiamenti, alle innovazioni e alle riforme, e quello di coloro i quali mirano ad una trasformazione della società. I primi vengono denominati conservatori, i secondi progressisti. Queste due grandi compagini vengono comunemente denominate : destra e sinistra. Ma poiché il pensiero umano non è drasticamente e nettamente diverso da individuo ad individuo, ma si presenta con molteplici sfumature, in ognuno delle due compagini si possono individuare dei gruppi che, pur essendo accomunati da una stessa ideologia , non condividono i metodi per perseguire le finalità comuni. Ecco dunque la distinzione, all’interno di ciascuno dei due grandi partiti, del gruppo dei moderati e del gruppo degli estremisti. Questi ultimi, molto spesso, propongono l’uso della forza per raggiungere i loro obiettivi. L’aula del Parlamento ha la forma di un emiciclo e, per tradizione, a destra del Presidente prendono posto i partiti conservatori, al centro i moderati, a sinistra i progressisti. Ma le cose non sono così schematiche come descritto. Le suddette “sfumature” che distinguono i vari modi di pensare, giudicare e, di conseguenza agire, inducono ad una ulteriore capillare suddivisione all’interno delle grandi ideologie che hanno portato alla nascita di una miriadi di partiti. Partiamo dal presupposto che i partiti politici in Italia sono organizzati in quattro grandi coalizioni dominanti: destra, centro-destra, centro-sinistra e sinistra radicale. Implicitamente in esse esistono ulteriori distinzioni; iniziamo con la destra che dovrebbe essere presente in tutti quegli Stati democratici e Costituzionali: i Liberali. I foto || I leader dei due principali schieramenti politici: Walter Veltroni e Silvio Berlusconi 4 valori della destra liberale stanno alla base della nostra civiltà più evoluta e sono appunto la democrazia, anche in forma rappresentativa, la laicità dello Stato, la libera circolazione di merci e idee, la libertà di commercio e azione. Subito dopo abbiamo la destra dei Conservatori; partono dal ragionamento che se un’organizzazione, o società, ha uno status sociale elevato e domina, è perchè se l’è meritato, non importa perché. Quindi tale status va difeso e, appunto, “conservato”. Infine abbiamo la destra estrema che spinge a esercitare il potere dispotico con forme politiche di stampo medievale. Per quanto riguarda la sinistra, talvolta è facile rimanere abbagliati dai suoi valori, ma non sempre vengono messi al servizio dei più deboli. Altro discorso poi sono gli ecologisti o verdi, i quali sono per la difesa dello status naturale del pianeta. La “danza” delle alleanze tra partiti in vista delle elezioni del 13 aprile, ha disorientato molto il comune cittadinoelettore, perché è evidente che vengono fatte in funzione della futura distribuzione delle poltrone in Parlamento, e non in funzione del pubblico interesse. Al di là di quale schieramento abbia vinto queste ultime elezioni, rimane il fatto che il disinteresse per la politica da parte dei giovani sia dovuto alla politica stessa. Le alleanze di compromesso, gli accordi sottobanco, l’inevitabile clientelismo provano nei giovani un senso di sfiducia che come logica conseguenza provoca il loro allontanamento dalla vita politica. La classe politica dirigente, di qualsiasi colore sia, dà un’immagine di sé inaffidabile; le istituzioni appaiono distanti ed incapaci di risolvere i problemi del paese, e quindi i problemi dei cittadini. Spesso gli adulti considerano i giovani privi di valori e di ideali; ma la verità è che “i grandi” questi ideali non glieli hanno mai trasmessi. L’atteggiamento che contraddistingue le nuove generazioni è di assoluto pessimismo: sono scomparse le prospettive di trovare un impiego stabile, e con esse, sfuma anche la speranza di raggiungere la tanto desiderata indipendenza. Un po’ di “storia” delle parole Le denominazioni : “destra” e “sinistra” , dei due opposti schieramenti politici, nacquero in Francia poco prima della Rivoluzione francese. Nel maggio 1789 il Re di Francia convocò gli Stati Generali, un’assemblea che doveva rappresentare le tre classi sociali allora istituite: il clero, la nobiltà e il terzo Stato. Quest’ultimo, all’interno dell’emiciclo, si schierò con gli esponenti conservatori che presero i posti alla destra del Presidente, mentre i radicali presero i posti alla sinistra del Presidente. Questa divisione si ripresentò anche in seguito, quando si formò l’Assemblea Nazionale. A destra prevaleva una corrente volta a mantenere i poteri monarchici, a sinistra stava la componente più rivoluzionaria. Quando, a fine agosto, si discusse l’articolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino riguardante la libertà religiosa, “coloro che parteggiavano per la religione e per il re si misero alla destra del presidente, per stare lontani dalle urla che avevano luogo nella parte opposta”, dove stava la componente più rivoluzionaria. La denominazione si consolidò durante l’Assemblea legislativa e la Convenzione Nazionale. Successivamente, con la Restaurazione la distinzione si confermò come una caratteristica costante del sistema parlamentare, destinata a durare e dalla Francia si estese rapidamente a tutta l’Europa. Nel periodo della Restaurazione, la destra era occupata dai monarchici. Nel corso del Novecento, la destra raccolse esponenti di posizioni ideologiche come il conservatorismo, il nazionalismo, il liberismo, il cristianesimo democratico e il liberalismo. Mentre in Italia ha prevalso a lungo l’uso del termine “destra” per le posizioni più estreme dello schieramento politico, in altri Paesi, come la Francia o il Regno Unito, tale espressione è stata utilizzata per definire partiti di “destra moderata” o di centro-destra. Silvia, la concorrente del grande fratello 8, ha raccontato che sin dalla prima infanzia non si sentiva a suo agio nel suo corpo da uomo. N ell’edizione del Grande Fratello n 8, è entrato a far parte un trans. Oggi il suo nome è Silvia Burgio. Ha raccontato che, sin dalla prima infanzia, non si sentiva a suo agio nel suo corpo da uomo. La sua partecipazione ad un Reality Show ha rappresentato un passo importante verso la grande visibilità di chi come “lei” fa fatica ad essere accettata nella nostra società ancora ancorata a falsi pudori e insormontabili tabù, anche se la finalità della sua presenza nel programma è stata quella di aumentare l’audience. Infatti, questa cosa ha suscitato una forte curiosità, anche se, essere omosessuali o transessuali, ancora oggi porta ad essere oggetto di discriminazione e, a volte, di emarginazione. Chi veramente è riuscita con il suo lavoro in Parlamento ad attirare su di sè l’attenzione, puntando veramente sull’aspetto politico e sociale è l’onorevole Vladimir Luxuria, che combatte da anni per i diritti civili di questa categoria di persone. Nascere maschi o femmine e sentirsi tali è la cosa più naturale del mondo. Per di Ilaria Camillo III F Agostina De Stasio III F C. Sara Melucci IIIF di Martina Morabello III F ci sono forti sospetti che è congenito, non dovuto cioè a scelte di vita, a cause sociali o psicologiche. Quello che è certo è che queste persone, dal momento in cui prendono coscienza del loro problema, vivono un forte disagio e un profondo malessere che provoca gravi problemi in famiglia, nel lavoro e negli affetti. È molto difficile stabilire il numero dei transessuali e degli omosessuali, in quanto ancora oggi molti si vergognano della loro “diversità” e fanno fatica a dichiararla, anche nei questionari anonimi. In molte città della nostra penisola essi hanno creato delle associazioni per combattere per i loro diritti e per ottenere il riconoscimento giuridico della loro convivenza. Ne è scaturito un dibattito molto forte che finora non ha approdato a nulla di concreto. C’è ancora gente che affronta l’argomento con ironia, sottovalutando o, addirittura, ignorando le problematiche di chi vive una situazione psicologica molto drammatica. Alcuni Paesi occidentali come l’Olanda, la Spagna, il Belgio, e, oltre oceano, il Canada e lo stato del Massachusetts, negli U.S.A. hanno riconosciuto ai gay il diritto di vivere senza problemi la loro condizione sessuale consentendone anche il matrimonio, ma sono ancora molti sociale || zoomps Il mondo che cambia La verginità: un valore da conservare o una vergogna? R agazzi, vogliamo toccare un argomento che secondo noi oggi non è preso molto in considerazione: LA VERGINITA’. Fino a qualche decennio fa le ragazze dovevano conservare la loro verginità fino al giorno del matrimonio e addirittura , ci è stato raccontato dalle nostre nonne, in alcuni paesi c’era l’usanza che dopo la prima notte di nozze la sposa stendeva al balcone il “ lenzuolo” per poter mostrare la sua purezza. Se ciò non accadeva era una grande vergogna per la famiglia. Oggi, al contrario, le adolescenti fanno a gara a chi la perde prima, comunicandolo con orgoglio e considerando “bambine” chi ancora vuole mantenerla. La verginità è vista come una specie di malattia da cui si deve assolutamente guarire per poter essere uguali agli altri. Negli adolescenti, l’autostima e il primo rapporto sessuale sono strettamente collegati. Ma i due sessi lo vivono in modo diverso: spesso le ragazze tendono a ritardarlo, perché la perdita della verginità viene considerata una riduzione dell’autorispetto, mentre per i maschi è proprio l’opposto. Di solito, gli adolescenti di sesso maschile tra i 15 e i 18 anni che non hanno ancora fatto sesso si sentono sminuiti agli occhi dei loro coetanei. La scelta del momento in cui avere il primo rapporto sessuale varia da individuo a individuo, in base a ragioni interiori e personali. Molti sono i ragazzi e le ragazze che vorrebbero sapere quale sia l’età giusta, ma la risposta di esperti sessuologi e psicologi è in genere la stessa: non esiste un’età prestabilita per vivere la prima esperienza sessuale. Ognuno di noi deve seguire il proprio percorso interiore di maturazione e decidere di avere il primo rapporto quando sente di volerlo e desiderarlo. Quello che, secondo noi, è invece molto importante, è che sia “giusta” la persona con cui si decide di fare questa prima esperienza. Tutto inizia con la scoperta del piacere di stare insieme. Nella scelta della prima volta è importante non farsi condizionare dall’esterno… La verginità è stata da sempre considerata una virtù capace di fronteggiare le alcune persone , tuttavia, non è così. Il loro corpo maschile o femminile è perfettamente normale, ma sentono di appartenere al sesso opposto del quale possiedono anche le caratteristiche psicologiche. Ma come vengono accettati dalle persone che li circondano? Per molti è segno dei tempi, per qualcuno rappresenta decadimento dei costumi, ma in realtà, pur non conoscendo la causa di questo fenomeno quelli in cui chi è sessualmente diverso viene emarginato o preso in giro, se non addirittura disprezzato. Un esempio del mondo che cambia? Una storia che ha dell’incredibile. Thomas Beatie è un transessuale, ormai uomo, e aspetta una bambina al quinto mese di gravidanza. Un commento? No comment! tentazioni 5 zoomps || sociale Lavoro precario per bamboccioni a tempo indeterminato La precarietà nel mondo del lavoro è un cancro da estirpare alla radice. Non dà la possibilità di porre le basi per costruirsi un futuro. L a disoccupazione non è la sola piaga che affligge l’economia italiana, strettamente legato ad essa, è il lavoro nero. Questi due fenomeni concorrono, ovviamente insieme anche ad altri di natura non propriamente economica, all’accentuarsi della crisi dell’economia italiana, in quanto, non essendo possibile farne una stima più o meno precisa, non permettono l’attuazione delle politiche economiche efficaci a risolvere la situazione attuale La tesi più accreditata è che la crisi presente sia di natura strutturale e non congiunturale, vale a dire che dipende da una mancata politica di sviluppo che affonda le radici nel secolo scorso e che adesso si è particolarmente aggravata. In un simile contesto, caratterizzato da un incremento della disoccupazione, s’innesta anche la questione del lavoro minorile, da sempre utilizzato come robusto supporto a buon mercato per le principali attività produttive, soprattutto per quelle che rappresentano la cosiddetta economia sommersa, cioè quel mondo produttivo che sfugge ai censimenti e ai controlli ufficiali e che pur rappresenta, soprattutto nell’Italia Meridionale, la fonte di sopravvivenza per decine di migliaia di famiglie. Per spiegare questo fenomeno occorre considerare che, praticamente da sempre, il livello di disoccupazione nel nostro paese è fra i più alti dell’Europa. Una simile situazione incrementa quindi il fenomeno cosiddetto “Lavoro nero”, cioè di quelle attività lavorative di mediocre livello, svolte clandestinamente, retribuite con bassi salari e non garantite col versamento dei dovuti contributi previdenziali ed assistenziali. Ecco perché, i primi a cadere nella rete del lavoro nero sono i minori, per i quali anche un misero guadagno rappresenta per le loro famiglie una “boccata d’ossigeno” per sostenere la loro disastrosa economia. Il numero più elevato di ragazzi sottratti alla scuola dell’obbligo, si registra nelle regioni del sud, infatti fin dalla più tenera età sono costretti a inumane forme di sfruttamento in luoghi di lavoro non di rado malsani e pericolosi. La scuola combatte una dura battaglia contro queste gravi forme di evasione scolastica, ma molto di frequente è costretta ad operare da sola, avvalendosi di strumenti inadeguati rispetto alla complessità del problema. In questi ultimi anni il Parlamento ita- 6 di Stallone Luigi IIIC Frascogna Gaetano IIIC Marzano Claudio IIIC liano ha varato numerose leggi in aiuto della disoccupazione con particolare riguardo a quella giovanile. La Legge 30 del 2003 (Legge Maroni o come molti volevano, Legge Biagi) doveva nelle intenzioni “realizzare un sistema efficace e coerente di strumenti intesi a garantire trasparenza ed efficienza al mercato del lavoro e a migliorare le capacità di inserimento professionale dei disoccupati e di quanti sono in cerca di una prima occupazione, con particolare riguardo alle donne e ai giovani”. I risultati sono stati ben altri, rispetto a quelli attesi: mai come in questi anni si è acuito il numero di lavoratori precari, legati alle aziende da svariate e fantasiose tipologie contrattuali. Quelle che sulla carta si presentano come semplici “collaborazioni”, in realtà nascondono veri e propri lavori sottopagati e subordinati (cioè con orari, postazioni non regolamentati, e il monitoraggio continuo dei superiori). Pur di ottenere il primo agognato lavoro, molti giovani accettano stages e tirocini non retribuiti, oppure contratti a tempo determinato che quasi mai si tramutano in lavoro stabile In questo modo il lavoratore è in condizione di costante precarietà, e il licenziamento formale è sostituito di fatto dal mancato rinnovo del contratto. La precarietà è un cancro da estirpare alla radice. Come si fa a realizzare un progetto di vita come sposarsi o più semplicemente andare via da casa con un lavoro precario? Qualcuno si è permesso di dire semplicemente che i giovani sono irresponsabili o, peggio ancora, dei “bamboccioni”. Come si può sopportare, oltre il danno, anche la beffa? O, peggio ancora l’insulto? Le diverse tipologie per i contratti di assunzione U n tempo, indipendentemente dall’attività svolta, quasi tutti ottenevano un contratto a tempo indeterminato, che prevedeva ogni tutela e garanzia per il lavoratore. Ora le leggi in vigore prevedono un florilegio di soluzioni differenti, con nomi fantasiosi e significati spesso simili: - Contratto d’inserimento : l’azienda può assumere il lavoratore a 2 livelli retributivi più bassi rispetto a quello che spetterebbe per le mansioni assegnate. La a durata può raggiungere il massimo di 18 mesi, dopo i quali non c’è nessun obbligo per l’azienda di assumere a tempo indeterminato il lavoratore. -Contratto a progetto: la prestazione oggetto del contratto deve essere finalizzata alla realizzazione di una specifica opera o servizio, ed esaurirsi con esso. - Apprendistato: La durata minima di due anni e massima di sei. Il compenso può essere di 2 livelli inferiori rispetto a quello previsto dal contratto aziendale per i lavoratori che svolgono la stessa mansione e il datore di lavoro può chiudere il rapporto di lavoro e non assumere al termine del periodo di apprendistato. - Somministrazione di lavoro (ex-interinale): La somministrazione di manodopera permette ad un soggetto (utilizzatore) di rivolgersi ad un altro soggetto appositamente autorizzato (somministratore), per utilizzare il lavoro di personale non assunto direttamente, ma dipendente del somministratore. Le forme contrattuali maggiormente utilizzate per i neo diplomati e/o neolaureati. 1) Stage/tirocinio 26% 2) Contratto di assunzione a tempo determinato 21% 3) Contratto di inserimento 18% 4) Contratto di assunzione a tempo indeterminato 16% 5) Contratto a progetto 6% 6) Apprendistato 5% 7) Somministrazione di lavoro (ex-interinale) 4% 8) Apprendistato 3% 9) Altro 1% sociale || zoomps Uomini e donne Pieper sosteneva che l’amicizia è la base dell’amore... di Luisa Cardito III F N el rapporto uomodonna, la distinzione del ruolo maschile “cacciatore” e quello femminile “preda”, si perde nella notte dei tempi, e quindi impedisce ancora oggi un rapporto alla pari, condizionando l’amicizia tra uomo e donna. Ma può esistere l’amicizia tra uomo e donna? Esiste una risposta sicura a tale interrogativo? Molti rispondono che l’amicizia tra un uomo e una donna non è mai sincera perché c’è sempre un fondo di attrazione tra persone di sesso opposto, altri invece affermano che tra persone di sesso opposto si possa costruire un’amicizia solida e disinteressata diSara Melucci III F E Nella sua essenza, l’amicizia è un sentimento “puro”, una relazione fatta di reciprocità, fiducia, complicità, sincerità, rispetto, stima, ammirazione e lealtà. Può nascere per caso oppure no, per simpatia, quando ci sono interessi comuni, quando si condividono delle esperienze, quando si hanno gli stessi gusti. Di solito questo è il punto di partenza, poi da lì si può arrivare a qualcosa di più profondo. Un importante filosofo di nome Pieper sosteneva che l’amicizia è la base dell’amore. E’ da qui che nasce il dilemma: “Un rapporto di amicizia tra uomo e donna può essere duraturo e non sfociare in qualcos’altro?. L’amicizia “vera” non ammette cedimenti da un punto di vista sessuale. Nel momento in cui compare un’attrazione fisica, o addirittura un amore, viene messo in discussione tutto il rapporto tra due persone di sesso opposto e certamente non si potrà più parlare di amicizia. I rapporti amicali tra uomini e donne spesso sono amori mancati. Importante è la capacità e la volontà di analizzare bene i propri sentimenti e accettarne i limiti. Le amicizie eterosessuali hanno qualcosa in più rispetto all’amicizia tra persone dello stesso sesso. Per natura gli esseri umani tendono alla competizione (in amore, nel lavoro, nei rapporti), hanno un costante desiderio di superare l’altro. Ciò è più facile che si manifesti tra le persone dello stesso sesso,. L’amicizia è un relazione che mette in gioco un “io” e un “tu”, che decidono di entrare in sintonia. Soprattutto non è un sentimento uguale per tutti, ci sono amicizie più o meno profonde, più o meno intense, ma alla loro base devono essere la sincerità, il rispetto, la disponibilità. In una relazione di amicizia tra un uomo e una donna, se si vuole che il rapporto resti tale, senza che interferisca la variabile sesso, viene stabilito un compromesso, ma l’imprevedibilità dei sentimenti non può assicurare che uno dei due, o entrambi, col tempo, possano andare oltre. Tu chiamale emozioni “Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore” mozioni…, il titolo di una bellissima canzone di Lucio Battisti che non smette mai di toccare il cuore di uomini e donne di tutte le età. Emozioni…una parola che da quando sono entrata nella fase dell’adolescenza mi ha incuriosito sempre di più. Tutto ciò che tocca l’animo può essere definito emozione. Il cuore che pulsa, le mani sudate, il respiro affannato, il tremore, l’arrossire, l’impallidire, non sono che alcune delle manifestazioni esterne delle nostre EMOZIONI. A differenza dei sentimenti, che dipendono dai nostri interessi, dai nostri valori, dalle influenze del nostro contesto culturale, e che persistono nel tempo, indipendentemente dalla vicinanza, di ciò che ci attira, le emozioni sono brevi, ma intense, e si attenuano quando la causa che le scatenano si allontana. (Ad esempio; è emozione l’attrazione che proviamo alla vista di un bel ragazzo o di una bella ragazza, ma, appena la persona si allontana da noi, la nostra reazione emotiva si attenua). L’ emozione si trasforma in sentimento nel momento in cui iniziamo a pensare a qualcuno anche quando non è vicino a noi, desideriamo incontrarlo, trascorrere del tempo insieme, ecc… Ognuno di noi prova in maniera personale le “sue” emozioni. Ognuno di noi reagisce diversamente di fronte a un avvenimento che lo coinvolge direttamente o indirettamente. Ognuno di noi si fa, o non si fa, coinvolgere da ciò che gli accade intorno. Gestire bene le proprie emozioni non è sempre facile, spesso il nostro cuore non dice la stessa cosa della testa… e a volte si scatena, tra ragione e sentimento, un contrasto, una lotta, capace di condizionare le nostre scelte. Saranno più forti i battiti del cuore o la razionalità? Chi vincerà? Chissà. E pure penso che non c’è cosa più bella di provarle, queste emozioni. La rabbia, ad esempio, ti induce a maltrattare gli altri, per cui per un po’ è meglio che nessuno ti si accosti… Ma dopo una sfuriata, ti lascia una sensazione di soddisfazione, di totale liberazione. E ancora, la tristezza che sfocia in un lungo pianto di liberazione... chi dice che fa male piangere? La gioia, la sorpresa, la soddisfazione, sono emozioni che spesso non si vivono intensamente, altrimenti capiremmo che un sorriso al giorno sarebbe la medicina ideale per iniziare una bella giornata. La paura… voi dovete dirmi chi non ha mai avuto paura almeno una sola volta nella vita. Quello sgomento che a volte si prova quando si è soli in casa, la fobia del buio, sono attimi di vita , emozioni che ti fanno rendere conto che stai VIVENDO, anche se provi sensazioni spiacevoli, irrazionali, incoerenti, insulse. Sono emozioni che poi, una volta passate, ti fanno sentire vivo. E allora, perché nascondere le proprie emozioni, se è naturale provar- le? Esse non sono degli ostacoli alla nostra vita, al contrario, sono la ragione della nostra vita, le danno un senso, perché ci forniscono degli stimoli per procedere nel nostro cammino, ci invogliano a mettere a punto delle strategie più adeguate per raggiungere degli obiettivi. Le più belle emozioni sono quelle che scaturiscono dall’AMORE, responsabile, spesso, di scelte incoerenti e incongruen- ti, se valutate dal punto di vista razionale. Ma, se è vero che agire ascoltando sempre e soltanto la ragione, ci porta a far più bella figura, inducendoci a fare la scelta più “giusta”, a non rischiare, è pure vero che ci impedisce di provare quel brivido in più, che ti dà la carica, ti spinge ad affrontare con maggiore grinta il tuo percorso… Le principale emozioni secondo gli studiosi Secondo Robert Plutchik le emozioni primarie sono otto, divise in quattro coppie: • la rabbia e la paura • la tristezza e la gioia • la sorpresa e l’attesa • il disgusto e l’accettazione Dalla combinazione delle emozioni primarie derivano le altre (secondarie o complesse): • l’allegria • la vergogna • l’ansia • la rassegnazione • la gelosia • la speranza • il perdono • l’offesa • la nostalgia • il rimorso • La delusione 7 zoomps || pianeta giovani S.O.S Anoressia Le sofferenze fisiche e psicologiche che ho subito hanno un senso solo se possono essere d’aiuto, spiega la ragazza francese a chi è caduto nella trappola da cui io sto cercando di uscire”. S u giornali e cartelloni pubblicitari la foto di una ragazza anoressica: è l’ultima provocazione del fotografo milanese Oliviero Toscani L’anoressia ha l’immagine drammaticamente scheletrica di Isabelle Caro: in tutto 31 chili di ossa, accompagnata dallo slogan “No anoressia”, della casa di moda Nolita. Sotto accusa è il mondo della moda, accusato da tempo di diffondere falsi miti di bellezza. Le modelle, per essere al TOP devono avere dei requisiti ben precisi: altezza minima di m 1,70 e taglia max 40. Ma chi può dimenticare un’altra giovanissima e bellissima modella, Ana Carolina Reston che con la sua morte, accompagnata da grandi sofferenze fisiche, è la testimonianza drammatica e sconvolgente della triste sorte di chi si ammala di questa grave, sottile e subdola malattia? A soli 21 anni era diventata il fantasma di se stessa. Certi modelli di bellezza femminile, infatti, imposti ossessivamente dai mass media, inducono tantissime adolescenti a sottoporsi a diete drastiche per perdere peso ed assumere forzatamente una silhouette che, il più delle volte, non è rispondente alle proprie caratteristiche morfologiche; così , senza accorgersene precipitano progressivamente nel baratro dell’anoressia. Ma si può puntare il dito solo contro solo la società? È troppo facile scaricare così le responsabilità. Chi l’anoressia l’ha vissuta e la vive tutt’ora, sa bene che non è così. Le cause sicuramente sono molto più complesse L’adolescenza, come si sa, è il periodo della vita decisivo per la formazione della personalità e i disturbi dello sviluppo possono manifestarsi anche attraverso tipiche alterazioni del comportamento alimentare. Alla base dell’insorgere di queste alterazioni alimentari vi sono le varie problematiche che affliggono i giovani e che sono collegate alle varie fasi di maturazione dell’identità personale e sociale in cui, però, intervengono in maniera massiccia conflitti e frustrazioni derivanti dalla non accettazione di certi modelli comportamentali imposti dai genitori o dal mondo degli adulti più in generale e non percepiti come propri dall’adolescente o dal giovane o addirittura fortemente contrastanti con i suoi sentimenti e i suoi ideali. L’anoressia è la protesta silenziosa di un cuore che ha paura di parlare, così il corpo esprime quello che la bocca non riesce a dire. 8 di Iacone Roberta VC Esposito Federica VC Prima di entrare in questo Si tratta di una malattia in netta crescita , la fascia d’età più interessata va dai 10 fino ai 30 anni; ad ammalarsi non sono solo le donne , ma, secondo le più recenti statistiche, sta “contagiando” sempre più anche gli uomini. È difficilissimo fare statistiche, ma secondo recenti stime dell’ABA (Associazione per lo studio e la ricerca e la ricerca sull’anoressia, la bulimia, e i disordini alimentari) sembrerebbe che tale fenomeno coinvolgerebbe circa tre milioni di persone. Ma quello che più sconvolge è che ad ammalarsi di anoressia, oggi, sono anche i bambini, già a partire dagli otto anni, Di solito inizia con una dieta dimagrante senza controllo medico, oppure con una iniziale perdita di fame legata a un evento doloroso (la perdita di una persona cara, la conflittualità con i genitori, la separazione dei genitori, un fallimento amoroso, una bocciatura a scuola, la voglia di diventare un/a professionista nel mondo della danza o nel mondo della moda, un licenziamento dal lavoro, e altro ancora) È evidente che ciascun caso rappresenta una storia a sé stante, che va accuratamente ricostruita non soltanto con l’aiuto degli specialisti (psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, nutrizionisti) ma anche, chiamando direttamente in causa il soggetto sofferente, visto che il suo problema è riconducibile ad una di quelle malattie che un tempo, in modo molto significativo, erano ricondotte tra quelle “dello spirito”. L’anoressia e il suo opposto, la bulimia, sono le due facce di una stessa medaglia, due patologie che nel nostro paese mietono ogni anno migliaia di vittime e non solo tra le ragazze, in quanto il fenomeno è diffuso anche nel campo maschile. Classificate come malattie mentali tipiche dei Paesi occidentali, l’anoressia oggi è diffusa anche in Sud Africa , Giappone, Australia, Nuova Zelanda,. quali sono le conseguenze tunnel da incubo leggete fisiche e psichiche di chi si ammala di anoressia 1) iperattività 2) gonfiore e A chi rivolgersi: II Università degli Studi di Napoli Clinica Psichiatrica Tel. 081. 566.6514 forti dolori addominali;3) sensazione di freddo, 4) brachicardia, 5) ipotensione, ovvero pressione sanguigna bassa, 6) crescita di una peluria diffusa, il cosiddetto lanugo; 7) grave stipsi, 8) la formazione di Ai compagni denicoliani in difficoltà, ricordiamo che nella nostra scuola funziona il CIC, uno sportello di ascolto e di petecchie, ossia di piccole consulenza a cui potete emorragie esterne; 9) man- rivolgervi se avete pro- canza di mestruazioni nelle blemi che non riuscite a donne 10) caduta dei capelli 11) pelle secca e squamosa, risolvere. Il dott. Vittorio Lamberti, sociologo, vi gialle 12) osteoporosi (irre- aspetta per aiutarvi, vi versibile), 13) insonnia, 14) sarà garantita privacy e anemia, anonimato. Inserite la 15)ipersensibilità al rumore e alla luce,16) disidratazio- vostra richiesta nella cas- ne, 17) diminuzione dell’in- setta delle lettere apposi- teresse sessuale, 18) danni tamente collocata presso renali, 19)mancanza di la biblioteca dell’Istituto, concentrazione, 20) diminuzione della memoria e di giudizio critico, 21) apatia, 22) depressione, 23 )ansia, al secondo piano, oppure contattate direttamente il dott.Lamberti che è 24) irritabilità e rabbia, presente a scuola il lunedì 25) labilità, 26) episodi dalle ore10.30 psicotici, 27) MORTE. La prevenzione resta l’arma più efficace per combattere il fenomeno. Una prevenzione fatta d’informazione corretta L a droga e la conseguente tossicodipendenza, sono un problema sociale assai diffuso, drammatico e di difficile soluzione, ormai si è propagato a tutte le categorie ed i ceti sociali, anche se in prevalenza tra i giovani. Questo problema riguarda tutti, anche coloro che non ne sono personalmente toccati, infatti, la tossicodipendenza ha degli alti costi per la società, a cominciare dal denaro pubblico che viene adoperato per la lotta contro la droga e per l’assistenza sanitaria alle persone che ne sono vittime; non è da trascurare nemmeno il fenomeno della delinquenza incrementata da chi compie scippi e rapine per pagarsi le dosi o dalle stragi causate da chi dopo aver assunto sostanze stupefacenti si mette alla guida di un mezzo. Da sempre si cerca in ogni modo di capire perché molti cadono vittime della droga; si dice che sono persone che fuggono da se stesse e dalla vita, individui con un disagio profondo dentro di sé, senza punti di riferimento, senza sicurezze, in preda alle angosce causate dalla vita di tutti i giorni, che finiscono per cercare conforto e coraggio in una sostanza stupefacente; noi crediamo che sia anche colpa del nostro mondo del benessere, dove si ha tutto e si arriva al punto di non saper più che cosa desiderare, allora si cercano paradisi artificiali, che ci facciano provare sensazioni ed emozioni diverse, senza rendersi conto di iniziare così la discesa verso l’inferno. La prevenzione resta l’arma più efficace per combattere il fenomeno, una prevenzione fatta d’informazione corretta, cercando di far capire che gli stupefacenti sono tutti pericolosi, poiché alterano il nostro rapporto con la realtà; anche lo spinello è rischioso, è da lì che può iniziare la rovina di se stessi; prevenzione è anche dialogo, un confronto costruttivo con gli altri per prendere coscienza di ciò che si può dare e di quello che ci viene offerto dalla vita e dalla società. Io credo che la droga e la tossicodipendenza non siano il frutto di una generazione fallita e senza principi o valori ma, di una cattiva educazione od addirittura della mancanza di essa. Alcool, fumo e ... voglia di appartenere al gruppo Il ministro della Salute ON. Livia Turco ha alzato a 40 il numero di spinelli per uso personale. Un’aiuto concreto agli spacciatori con grave danno alla Salute dei giovani Tutto incomincia per gioco un sabato sera tra amici così per gioco, per passare il tempo O ggi, bere e fumare è di tendenza, tra i ragazzi. Sono sempre più numerosi quelli che, spinti dal fascino dello spinello e dall’ ebbrezza che crea l’alcool, entrano in questo tunnel che sembra non abbia via d’uscita. Tutto incomincia per gioco, un sabato sera tra amici, per passare il tempo, per “vantarsi” di avere la bottiglia in mano o di fare un tiro offerto da qualcuno… Ma col passar del tempo diventa una brutta abitudine che porta alla dipendenza. Se ne sente sempre di più l’ esigenza, per integrarsi nel gruppo e per dimenticare i problemi comuni a tutti gli adolescenti. Spesso si comincia solo per curiosità; quella stessa curiosità che da piccoli fa fare tante domande, a mamma e papà, in attesa di risposte appaganti e soddisfacenti. Quella stessa curiosità, che da adolescenti non riesce ad esprimersi con le parole, e le risposte di mamma e papà non bastano più. C’è bisogno di contatto, di esperienze dirette, di “provare”. Tutto sulla propria pelle. Quindi si passa alla pratica. Ci sono così ragazzi con in mano sigarette, bottiglie di vodka o spinelli. E non si tratta dello sporadico incontro di De Mattia Francesca III F con “la novità”, essi scelgono queste sostanze come abituali “ compagne di gioco”. È ignoranza? No, perché i ragazzi sanno bene quali sono i rischi che corrono, sanno quanto siano nocive queste sostanze. Allora è solo leggerezza, superficialità? Io credo di si. Tutti dicono “Smetto quando voglio, provo ancora una volta, tanto sono giovane e posso farlo”. Non è vero, molto spesso, anzi, quasi sempre, non si è capaci di tornare indietro; e comunque queste non sono buone motivazioni per fumare, bere, sballare, trasgredire. I ragazzi si bendano gli occhi perché non vogliono vedere se stessi, non vogliono vedere come diventeranno. Sono sicuri che non si drogheranno più, che non si ubriacheranno più, limitandosi a qualche “goccetto” , e si scandalizzano per l’adulto che fa uso di droghe. Vorrei ricordare ai miei coetanei, se lo avessero dimenticato, che gli incontri con gli amici devono essere occasioni per stare insieme spensieratamente, momenti di libertà e di divertimento, non di sballo. La redazione di zoomps di Esposito Andrea III C Ciccarelli Guido III C pianeta giovani || zoomps La droga è moda? Direttore Editoriale Dirigente scolastico prof.ssa Francesca Brizio Direttore Responsabile Vincenzo Cirillo Docenti prof.ssa Laura D’Eliseo (responsabile del progetto) prof.ssa Carla Crescenzi prof.ssa Franca Vacca Progetto Grafico Raffaele Nicodemo Alunni Redattori Esposito Andrea III C Ciccarelli Guido III C Stallone Luigi III C Frascogna Gaetano III C Marzano Claudio III C Cardito Luisa III F De Stasio Agostina III F Camillo Ilaria III F De Mattia Francesca III F Melucci Sara III F Maraucci Angela III F Bonanno Giulia IV D Morra Carmen IV D Liccardo Anna IV D Esposito Sara IV D Iazzetti Alessandra IV D Icone Roberta VC Esposito Federica VC Leone Ilenia III A Chianese Daniela IIIA Bagnaro Roberta VD 9 zoomps || speciale Campania 10 Simmo è napule paisá!... Basta ca ce sta ‘o sole, ca c’è rimasto ‘o mare, na nenna a core a core, ‘na canzone pe’ cantá... Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato... L ’emergenza rifiuti in Campania è uno dei problemi che ormai da mesi e mesi desta più preoccupazione e che fa rimanere col fiato sospeso la popolazione e le autorità del Comune, della Regione, dello Stato. Tale catastrofe è il risultato di tanti anni di un’incorretta applicazione delle leggi e delle regole, ma soprattutto dell’incapacità gestionale di chi ci ha governato. Mancate pianificazioni e costruzioni di inceneritori, ostruzionismo da parte della camorra, la quale, stipulando accordi con le industrie del nord, ha permesso l’abusivo arrivo e smaltimento di rifiuti altamente tossici nella nostra regione, livelli scarsissimi della raccolta differenziata, ritardi di progettazione di apertura di discariche idonee. Ovviamente non manca la colpa di quella parte della popolazione campana che, pur consapevole dell’illecito ripetutamente commesso dalla camorra, ha continuato a vivere nell’omertà, non pensando che il problema riguardava e avrebbe riguardato anche loro. I primi segnali risalgono al 1973, anno in cui, Napoli fu colpita da un’epidemia di colera che causò la morte di molta gente e che recò danni irreversibili all’immagine della nostra città. Inizialmente vennero incriminati gli allevatori di cozze, che svolgevano la loro attività nelle acque inquinate dai veleni della città; in seguito questa ipotesi passò in secondo piano perché le inchieste permisero di constatare l’effettivo deterioramento delle condizioni igieniche dovute soprattutto al mancato smaltimento dei rifiuti. In più di trent’anni le cose sono gravemente peggiorate. L’emergenza è diventata cronica. Da qualche mese, nell’ennesimo tentativo di affrontarla, è stato eletto commissario straordinario Giovanni De Gennaro. L’apice della tolleranza da parte dei napoletani si è raggiunto nel momento in cui sono state rese note alcune scelte del Governo per provare a tamponare la situazione diventata ormai critica ed insostenibile. Una tra queste la riapertura della discarica “dei Pisani”, a Pianura, chiusa 11 anni fa poiché satura. Questa decisione ha scatenato l’esasperata ribellione degli abitanti di Pianura che temono, giustamente, che l’inalazione dei bio-gas prodotti dalle discariche costituisca una delle tante primarie cause di tumori e leucemie. La protesta è stata molto forte : sono di di Federica Esposito V C Roberta Icone V C state bloccate le vie di accesso al quartiere, che per tre giorni è rimasto completamente isolato; sono stati organizzati numerosi cortei, ma sono serviti a ben poco. In quel periodo, paura, disperazione, terrore, erano le uniche emozioni che si respiravano non solo in città, ma anche (e soprattutto) in provincia. Nelle strade sommerse dai rifiuti si respirava un’aria maleodorante che minacciava gravemente la salute della popolazione. Non potrò mai dimenticare la mattina del ritorno a scuola dopo le vacanze natalizie. I media ci avevano informato della situazione, ma ne ho compreso la drammaticità solo quando ho visto avanzare verso di me un gruppo compatto di circa 50 uomini armati di manganelli e scudi che si preparavano ad una vera e propria guerriglia. Mi sono spaventata tantissimo, perché non avevo mai assistito ad una scena del genere e pensando al disordine che si sarebbe creato nell’arco della giornata, temevo per la mia incolumità. Nei giorni successivi qualcosa è stato fatto: qualche strada è stata sgombrata dai rifiuti, salvo poi ritrovarsi nelle stesse condizione nel giro di qualche giorno. L’emergenza rifiuti non è ancora finita e non sappiamo se e quando finirà. La soluzione del problema è ancora molto lontana, perché i rimedi radicali e duraturi sono stati individuati, ma non sono stati avviati. Siamo convinte che occorre organizzare un sistema di raccolta differenziata capillare, “porta a porta”, come è avvenuto in alcuni Comuni della nostra Regione. Affinché i rifiuti non siano più un problema, ma una risorsa, occorre accelerare la costruzione di termovalorizzatori “intelligenti”, capaci di selezionare e riutilizzare separatamente le diverse sostanze che compongono alcuni tipi di rifiuti. Ci sono, esistono, perché non costruirli? Speriamo di uscire nel più breve tempo possibile dall’emergenza, perché purtroppo il costo, in immagine, che tutto il Paese sta pagando è alto ed incide nell’economia nel turismo e nella bellezza che negli anni ha fatto la fortuna della nostra Italia. Sinceramente non so se chi ci governa è in grado di farlo. Non cessa di destare scalpore l’emergenza rifiuti che attanaglia la Campania Rifiuti, rifiuti e ancora .... P er risolvere il problema dei rifiuti basterebbe applicare la legge quadro sui rifiuti (il “decreto Ronchi”). Esso indica infatti che il problema dei rifiuti solidi deve essere affrontato con i seguenti principali interventi: 1) riduzione della produzione, 2) riuso, 3) riciclaggio, 4) altre forme di recupero di materia prima dai rifiuti. Tale legge dà un posto del tutto marginale all’incenerimento. Infatti viene precisato che “il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima devono essere considerati preferibili rispetto” all’incenerimento con recupero di energia. Questa strategia è stata effettivamente seguita in altri Paesi europei: in Austria, ad esempio, il 64% dei rifiuti è riciclato, il 23% va in discarica e solo il 13% viene bruciato (si sta anche pensando di chiudere il famoso inceneritore di Vienna); in Germania il 71% è riciclato, il 14% va in discarica e il 16% è incenerito (fonte: European Topic Centre on Resource and Waste Management 2005). Anche alcune regioni del Nord e centro Italia si sono incamminate su questa strada: il Veneto incenerisce solo l´8% dei rifiuti, l´Umbria il 5%, la Toscana il 6%, il Piemonte il 4%, la raccolta differenziata in Veneto è intorno al 50%, nel Piemonte vicino al 40%. Vi sono poi città che riciclano la grande maggioranza dei rifiuti, perfino nella nostra Regione (per esempio a Montecrorvino, 11.000 abitanti, si ricicla quasi l’80% dei rifiuti). E’ necessario però che amministratori e cittadini si impegnno entrambi per raggiungere questo obiettivo. Cosa può fare ciascuno di noi? • diffondere queste informazioni e discuterne con amici, parenti, colleghi; • sostenere le organizzazioni che si battono per una gestione dei rifiuti basata su riduzione, riuso e riciclaggio; • fare pressione su Comune, Provincia e Regione perché incentivi la riduzione, il riuso e il riciclaggio dei rifiuti; • fare pressione sui supermercati e altri esercizi commerciali perché riducano gli imballaggi e adottino sistemi di vendita “alla spina” (almeno per detersivi, saponi, shampo ecc.); • fare pressione sul proprio datore di lavoro perché siano riciclati i rifiuti e perché nella mensa si utilizzino bevande alla spina, come avviene in molte aziende europee e del Nord Italia; • fare scrupolosamente la raccolta differenziata; • non comprare o comprare il meno possibile prodotti usa e getta o confezionati in imballaggi e contenitori di difficile smaltimento (polistirolo, propilene, tetrapack in accoppiata carta/plastica, carta/alluminio, ecc.); • preferire i contenitori col vuoto a rendere e i prodotti sfusi; • non bere acqua in bottiglia ma solo acqua di rubinetto, che è anche più controllata dal punto di vista sanitario e molto più economica; • comprare e preparare solo la quantità di cibo che sarà effettivamente mangiata (così si risparmiano anche centinaia di euro ogni anno); • utilizzare batterie ricaricabili • comprare prodotti di migliore qualità, che durino più a lungo (il costo finisce per essere ripagato dalla maggiore durata) • non farsi prendere dalla “malattia del comprare”: prima di ogni acquisto chiedersi “Ne ho proprio bisogno? Ne posso fare a meno? Quante volte lo utilizzerò?” e ricordarsi che non solo le merci che ci rendono felici ma avere amici, tempo libero, fare una passeggiata ecc.: tutte cose che non costano niente e che non producono rifiuti. - Mentre in molte regioni la raccolta differenziata è iniziata negli anni ‘70 e ‘80, da noi è partita dalla metà degli anni ‘90 e, a tutt’oggi, è sotto il 10% (la legge stabilisce che per il 2003 si doveva riciclare almeno il 35% e alcune regioni italiane sono ormai su140-50%); - la quantità di rifiuti prodotta è aumentata sempre più: nel 1998 era di 424 Kg per abitante all’anno, oggi è di 485 Kg (fonte APAT); - la Giunta Regionale di destra, presieduta da Rastrelli, ha varato nel 1997 un Piano che prevedeva 7 impianti CDR (gli Impianti che separano la parte bruciabile dei rifiuti da quella non bruciabile) e 2 enormi inceneritori capaci di bruciare tutta la spazzatura prodotta in Campania, non rispettando cosi le indicazioni della legge nazionale che indica che bisogna privilegiare la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il recupero, il riciclaggio, il compostaggio; - la Giunta Regionale, presieduta da Losco (1979); aveva affidato la costruzione degli inceneritori e degli impianti CDR alla FIBE (del gruppo FIAT), preferendo la sua proposta perché il costo era più vantaggioso e i tempi di realizzazione brevi (1 anno), anche se il termovalorizzatore progettato era di vecchio tipo e particolarmente inquinante e la legge nazionale impone che bisogna scegliere innanzitutto la tecnologia meno inquinante; - Bassolino ha utilizzato le ingenti risorse economiche date alla Campania per costruire i 7 impianti CDR e il termovalorizzatore di Acerra, per pagare profumatamente consulenze e per assumere centinaia di lavoratori per la raccolta differenziata senza farla poi partire e senza costruire impianti di compostaggio dove trasformare i rifiuti organici in concime; - I cittadini di Acerra hanno cercato di bloccare la costruzione del termovalorizzatore che, essendo di vecchio tipo e 5 volte più grande dei normali Inceneritori, non li rassicurava sulla tutela della loro salute; - gli impianti CDR, entrati in funzione, invece di produne cdr (combustibile da rifiuti) e fos (frazione organica stabilizzata) hanno prootto da una parte milioni di ecoballe, che non sono bruciabili perché contengono rifiuti putrescibili, dall’altra migliaia di tonnellate di materiale organico non stabilizzato e quindi anch’esso putrescibile. Tale materiale si è andato quindi accumulando presso gli impiantI e siti di stoccaggio “provvisorio”; la magistratura ha aperto inchieste su tutta questa situazione ponendo varie volte sotto sequestro il cantiere di Acerra e gli impianti cdr, determinando cosi ogni volta l’accumulo di rifiuti per strada. Sulla base di tali inchieste si è dovuto modificare il progetto del termovalorizzatore di Acerra per cercare di renderlo meno inquinante e conforme agli standard europei; -i Commissari straordinari di governo succeduti a Bassolino, per risolvere 1’emergenza, hanno aperto vecchie discariche (spesso sequestrate dalla magistra- tura perché contenevano rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra) senza fare niente per risolvere il problema alla radice. L’apertura di discariche dichiarate definitivamente chiuse o la proroga delle date di chiusura. stabilite, ha fatto perdere la fiducia dei cittadini nelle promesse dello Stato; - in questa situazione di sfascio 1a camorra ha potuto continuare a smaltire illega1mente rifiuti tossici e nocivi provenienti da tutt’Italia, sia in discariche che avrebbero dovuto contenere solo rifiuti non tossici, sia in discariche abusive, aiutata in questo anche dal testo unico delle leggi su1l’ Ambiente varato dal Governo Ber1usconi che, declassando una serie di reati, ha reso più difficile l’azione della magistratura (riduzione dei controlli sulla filiera dei rifiuti, intercettazioni telefoniche ecc.). Cosa si dovrebbe fare per risolvere il problema rifiuti? - ridurre la produzione di rifiuti con norme nazionali e regionali che penalizzino l’eccesso di imballaggi, i prodotti a perdere, i materiali difficilmente smaltibili (la UE ha fissato- come obiettivo per l’anno 2010 una riduzione del 20% rispetto alla produzione dell’anno 2000); - organizzare un efficace sistema di raccolta differenziata non solo di carta, plastica e vetro, ma soprattutto della frazione umida (cioè la parte putrescibile) e dei rifiuti tossici (vernici, solventi ecc.). La raccolta differenziata è il presupposto non solo del riciclaggio, ma anche della possibilità di smaltire i rifiuti negli inceneritori o in discarica, perché la frazione umida non è bruciabile ed è pericoloso smaltirla in discarica. Inoltre, più è completa e selettiva la raccolta differenziata, più i rifiuti diventano una risorsa che può fare guadagnare e, quindi, ridurre la tassa sui rifiuti. L’unico sistema capace di raggiungere le percentuali stabilite dalla legge (45% entro il 2008, 65% entro il 2012) è la raccolta porta a porta e le “ isole ecologiche”. Un tale sistema può andare a regime in un anno con costi inferiori alla raccolta con cassonetti e raggiungendo percentuali di oltre il 55% (si veda l’esperienza dalla.Municipalità Colli Aniene a Roma, lapigia a Bari e delle città di Asti, Novara, Trento ecc.) Per il nodo di Napoli della Rete di Lillipu, prof. ssa Annamaria Zaza apeciale Campania || zoomps Perché esiste un problema rifiuti in Campania ganica stabilizzata, materiali da riciclare e inerti da utilizzare per bonificare cave o produrre materiali per edilizia). I termovalorizzatori non sono la soluzione perché non possono bruciare la frazione umida dei rifiuti (pari al 40%) né l’inerte (sabbia, meta11i, vetro ecc. che ammonta al 10-15%) e non è conveniente che brucino carta e plastica, il cui ricic1aggio è molto meno inquinante e più conveniente dal punto di vista energetico (riciclare plastica fa risparmiare il doppio dell’energia che si ricava bruciandola) ed economico. Infatti il costo dell’energia elettrica prodotta è superiore a quella prodotta da petrolio, metano, eolico, idroelettrico e solare a concentrazione (fonte: ANEA) e la convenienza è solo degli imprenditori che possono intascare anche i 55 euro per ogni tonnellata bruciata, perché la legge italiana considera l’incenerimento dei rifiuti un’ energia rinnovabile da sostenere economicamente (nel 2006 lo Stato ha cosi distribuito i fondi raccolti tramite la tassa per la promozione delle energie rinnovabili che paghiamo sulla bolletta elettrica: 0,004% energia solare, 3% energia eolica, 4% geotermica, 3% idroelettrica, 19% incenerimento rifiuti urbani, 35% residui e recupero di energia, 36% combustibili fossili). Con i fondi avuti dall’inceneritore di Brescia si potevano installare pannelli fotovoltaici per un terzo degli abitanti di Brescia. Si deve ricordare inoltre che i termovalorizzatori producono ceneri e fanghi (pari al 30% del peso dei rifiuti bruciati) da smaltire poi in discariche e quindi non sono un sistema per eliminare i1 ricorso alle discariche. Inoltre, se si raggiungono gli obiettivi stabiliti dalla legge (65% di differenziata e riduzione del 20% dei rifiuti) si avranno al massimo 500.000 tonnellate da bruciare, mentre il solo inceneritore di Acerra ha una capacità di 700.000 t. La strategia che abbiamo indicato è perfettamente in linea con le direttive europee e con quanto si va facendo in molti paesi europei: in Austria il 64% dei rifiuti è riciclato, il 23% va in discarica e solo il 13% è bruciato; in Germania il 71% è ricic1ato, il 14% va in discarica e il 15% è incenerito (fonte: European Topic Centre on Resource and Waste Manaqement 2005). -costruire un sufficiente numero di impianti di compostaggio dove trasformare la frazione umida in concime (la Campania ne è quasi priva: mentre altre regioni ne hanno decine e decine: per esempio la Lombardia ne ha 79 (fonti: Commissanato Straordinario per i Rifiuti: Piano Rifiuti 2007; APAT:2006) - attrezzare alcune discariche ex novo in luoghi idonei (es. quelli segnalati dai geologi dell’ Università di Napoli) per superare l’emergenza senza avvantaggiare la camorra e avere il tempo di trasformare gli attuali impianti (dr in efficienti impianti per il trattamento meccanico biologico (che producono cioè frazione or- 11 zoomps || interni Le nostre recensioni Musica, libri, spettacoli... parliamo e raccontiamo cosa ci ha appasionato I passi dell’amore Harry Potter e i doni della morte “L’amore è come il vento, anche se non lo vedo, so che esiste perché lo sento. Scopri chi sei e segui te stesso.” L’ultimo capitolo della saga del mago più famoso della letteratura contemporanea L è come il vento, non lo vedi ma lo percepisci”. di Ilenia Leone III A ’ultimo libro della saga del maghetto che ha stregato i lettori di tutto il mondo è uscito in Italia il 5 gennaio 2008 in tutte le librerie, dove già dalla mezzanotte del 4 tutti facevano il conto alla rovescia per accaparrarsene una propria copia. Degno finale della saga, racconta dell’ultima grande battaglia di Harry Potter contro il suo antagonista, l’innominabile Lord Voldemort. Avvincente e pieno di colpi di scena, l’ultimo capitolo del romanzo Rowlinghiano lascia nei cuori del lettore che, come dice l’epigrafe, è rimasto con Harry fino alla fine, un vuoto incolmabile. Il libro chiarisce i tanti enigmi lasciati irrisolti nei precedenti, svelando anche la storia di alcuni personaggi secondari che accompagnano Harry nella disperata corsa al confronto con il suo acerrimo nemico ritornato alla ribalta più potente che mai. La conclusione invoglia il lettore a una rilettura di tutta la saga che, alla luce dell’ultimo capitolo, riconferma Harry Potter un “futuro” grande classico del millennio grazie anche alla grande presenza di analogie mitologiche. Mi è piaciuto perché: è un libro che fa piangere, ridere e ti cattura dall’ottavo capitolo in poi. Forse un po’ lento, ma comunque pieno di colpi di scena... come sempre. Continua a stupire. Si legge “in un soffio”. Penso che sia il libro più bello che ha fatto la Rowling. Sarà veramente l’ultimo? Un difetto: Concentra l’attenzione del lettore tutta nel finale, che sembra un po’ forzato in alcuni casi; il lettore rimane comunque con tanti interrogativi irrisolti. 12 di Angela Maraucci III F foto || La copertina dell’ultimo libro A Harry Potter e i doni della morte Autore: J.K. Rowling 697 pagg. Editore: Salani Prezzo euro 23,00 l liceo di Beaufort, Landon Carter è molto popolare e passa il tempo con i suoi amici prendendo in giro i più deboli facendo scherzi terribili, mentre Jamie Sullivan, la figlia del pastore locale, si occupa di volontariato e non ha molti amici, anche se partecipa alle attività di gruppo della scuola. I due non avrebbero nessun motivo di frequentarsi se non fosse che Landon, messo in punizione dal preside della scuola, è costretto a partecipare ai programmi di recupero e ad una rappresentazione teatrale scolastica. Mano mano che scorrono i giorni, Landon e Jamie imparano a conoscersi e iniziano a frequentarsi sempre più spesso, scoprendo che forse l’uno può riempire i vuoti dell’altro. Lui, conoscendo lei, si innamora, e finisce per abbandonare tutte le sue cattive abitudini. Fin quando un giorno lei gli rivela il suo segreto: ha una brutta malattia, “la leucemia”. Lui, disperato, chiede aiuto al padre, che non vedeva da tempo. Ma per Jamie non ci sono speranze. Egli cerca di soddisfare tutti i suoi desideri, tra cui anche quello di sposarsi nella chiesa dove si erano sposati i suoi. Dopo il matrimonio e il viaggio di nozze lei muore e lui terrà sempre in mente una frase da lei le pronunciata prima di morire “l’amore Mi è piaciuto perché: È un film pieno di buoni sentimenti, che ci mette in contatto con la malattia, col dolore di una separazione e, soprattutto, col valore del sacrificio per un persona che si ama. Ci mette di fronte a sentimenti e sacrifici che al giorno d’oggi è raro trovare, ci fa capire che un amore, se è vero, non si può spezzare con un tragico evento. Io trovo che questo film dà degli insegnamenti di vita, perché fa capire quanto possono essere straordinarie le persone che abbiamo accanto; che le persone davvero speciali, che le cose più belle a volte sono proprio lì, davanti a noi, e non ce ne accorgiamo; che i sentimenti veri non si piegano; che all’amore non si deve rinunciare perché può aiutarci a tirare fuori il meglio di noi e degli altri. Un difetto: A qualcuno può risultare un film ‘mieloso’ e ‘strappalacrime’, specialmente per persone che, come me, puntualmente piangono tutte le volte che si trovano di fronte a storie che ci toccano dentro e lasciano delle tracce nei nostri cuori. I passi dell’amore Titolo originale: A walk to remember Regia: Adam Shankman Genere: drammatico/romantico Musica, libri, spettacoli... parliamo e raccontiamo cosa ci ha appasionato interni || zoomps Le nostre recensioni Reality show & Grande Fratello The Big Brother e le sue svariate versioni in giro per il mondo, non smette mai di destare scalpore L e origini del grande fratello ci rimandano al 1786, quando il giurista e filosofo inglese Jeremy Bentham scrisse un singolare opuscolo dal titolo greco “Panopticon”, che significa letteralmente “veditutto”. In pratica, Bentham immaginò una prigione così organizzata:una costruzione a forma di anello con al centro una torre provvista di un adeguato punto di osservazione. Questo ingegnoso sistema di sorveglianza consentiva ad una sola persona di vigilare. Bentham può essere considerato l’antesignano dell’idea di Grande Fratello. Nel secolo scorso, poi, lo storico inglese George Orwell, nato in India nel 1903, profetizzò una società governata e denominata da un Grande Fratello (Big Brother) onnipotente e immortale. Il grande fratello dei giorni nostri è un programma televisivo trasmesso per la prima volta da Canale 5 nell’anno 2000, quando fu presentato come primo reality show. Lo passarono come un esperimento scientifico e vinse addirittura il telegatto nella categoria costume e cultura, suscitando non poche polemiche. Alcuni suggeriscono che grande fratello e figli post moderni rendono una visione alterata della nostra società, che peggiora di anno in anno (basta guardare le edizioni del grande fratello che ormai ci propongono). Altri dicono semplicemente che i reality show sono una moderna evoluzione della televisione, stanca ormai dei soliti talk show. Sta di fatto che piacciono, e, dopo ben otto edizioni, continuano a fare ascolti record, il che significa che nonostante le critiche qualcuno incollato davanti al televisore c’è. Il segreto del successo sta nella similitudine alla realtà quotidiana. Noi spettatori ci riteniamo soddisfatti di questa somiglianza, perché ci unisce con la tv, diventata ormai un dio da venerare, mentre i reality rimangono di Ilenia Leone III A ricostruzioni approssimative dei nostri spaccati di vita, smontati e riadattati, per la tv moderna sempre più lontana dai valori morali sempre più vicina alla sfrenata corsa al consumismo. La fruizione di certi programmi non è facile, devono essere guardati con un occhio critico e distaccato, perché ci fanno credere di controllare la vita altrui, mentre i veri controllati e preanalizzati siamo noi. Il punto è capire chi è più succube del Grande Fratello, essi, rinchiusi tra quattro mura, o noi che, per vedere loro e per aspettare la nomination del lunedì sera, ci finiamo dentro triturati e senza accorgercene. A tutti un semplice avvertimento, che lo stesso Orwell lanciò nel 1948 “Big Brother is watching you!” chissà che oggi nell’era dell’informazione e della immagine è meglio tenerlo sempre presente... non si sa mai! foto || Pietro Taricone foto || L’attore Raoul Bova Scusa se ti chiamo amore “Non c’è niente di più bello di quell’errore che si chiama amore” L ’autore ha visitato più di 25 fari lungo tutta la costa d’Italia. All’ultimo, quando ormai non ci sperava più, ha preso un traghetto per l’isola del Giglio. Qui ha trovato il faro di questa storia d’amore. Il romanzo, uscito dalla penna di Federico Moccia, racconta della vita di Niki e di Alex rispettivamente 17 e 37 anni, che, come ormai consuetudine nei libri dell’autore, s’incontrano, o meglio, si scontrano, per una casualità del destino, che li vede protagonisti di una turbolenta storia d’amore. Moccia affronta tematiche rilevanti e attuali quali:la differenza d’età tra i due protagonisti, lo scontro generazionale tra madre e figlia, e il modo sempre più sconclusionato degli adolescenti che in questo libro sembra che vivono in una sorta di paese dei balocchi dove tutto è concesso. L’autore prende spunto dai luoghi comuni del mondo adolescenziale e degli adulti con la fobia dei valori indissolubili, fatti di amiche inseparabili, ex fidanzati gelosi, coniugi poco fedeli e amori falsi e bugiardi. Amalgamando così sogno e realtà, ottiene come risultato una storia d’amore che colpisce e fa sognare. La storia, sulla scia dei precedenti romanzi dell’autore, è stato tramutato in di Ilenia Leone III A pellicola dallo stesso autore, con Raoul Bova e Michela Quattrociocche, che ne ha fatto un manuale del perfetto adulto o aspiranti tali, con la mania delle griffe e dell’apparire. Mi è piaciuto perché: l’autore è riuscito a introdurre il lettore nella storia e ha toccato argomenti delicati come il problema dell’età in amore, la vita adolescenziale, il rapporto con i genitori ecc. Credo che le descrizioni siano belle e a volte addirittura meravigliose e magiche. Un difetto: Temo che abbia potuto trasmettere valori inadatti al target al quale è destinato. Scusa, ma ti chiamo amore Autore: F. Moccia Editore:Rizzoli Genere: romanzo Prezzo: 18,00 Dati: 663 pagg. 13 zoomps || sport La violenza nello sport Teppisti che vanno allo stadio solo per sfogare la propria rabbia sotto le mentite spoglie di tifosi L di Esposito Andrea III C Ciccarelli Guido III C a diffusione della violenza nella nostra società è un fenomeno sempre più inquietante. Si può dire che non vi sia momento o aspetto della vita che ne sia toccato. Da troppo tempo anche lo sport è diventato occasione di violenza e scontri e non solo tra i tifosi. È difficile capire i meccanismi che stanno alla base di manifestazioni di violenza che coinvolgono gli spettatori di gare sportive, in quanto è una violenza che appare più che mai inutile e gratuita. Mi domando come possa accadere che ragazzi solitamente tranquilli, in un pomeriggio domenicale, assistendo ad una partita di calcio, che dovrebbe essere fonte di divertimento e di istruzione, si trasformino improvvisamente in individui aggressivi e violenti, capaci di atti vandalici e distruttivi, talvolta persino omicidi. Una delle spiegazioni che si possono azzardare è che questi giovani, che di solito si comportano civilmente, quando si trovano in certe situazioni cessano di essere se stessi e acquistano la psicologia di massa: quanto più la massa è numerosa, tanto più si sentono forti. Nonostante le misure preventive adottate dalle autorità per la sicurezza negli stadi, come l’aumento delle forze dell’ordine e, quando necessario, lo svolgimento della partita a porte chiuse, non si è ancora riusciti ad arginare questo fenomeno. Non raramente infatti, le cronache del calcio parlano, oltre che di goal, gesti atletici, e risultati finali, anche di violenti contrasti tra gruppi di tifosi rivali durante il prepartita, di strade bloccate in prossimità dello stadio, e di lancio, durante la gara, di oggetti, monete, e fumogeni dai settori dove sono posizionati i rispettivi tifosi. Spesso questi scontri cominciano per le strade, durante il viaggio verso lo stadio, e continuano dopo la partita, per le strade di ritorno. E non è raro che ci scappi il morto. Non possiamo non ricordare il giovane tifoso di 28 anni, Gabriele Sandri, morto qualche mese fa per un colpo di pistola sparato da un poliziotto in un gesto d’impeto durante uno scontro tra tifosi avversari, in un’area di servizio dell’A1 nei pressi di Arezzo. Bravi ragazzi! La squadra di calcio a 5 del “De Nicola”, vincendo tutte le partite del proprio girone, è approdata alla fase provinciale. L’Istituto tutto, ed io in particolare, vi siamo grati. Tutta la rosa dei partecipanti: Chianese Dario 3A Corsini Claudio 2A Longobardi Salvatore 2A Amendola Salvatore 2E Vinci Alessio IG Di Guida Michele IG Fierro Luigi lA liceo’ Priante Vincenzo 2F Marenghi Francesco 2G Flaminio Simone 2B liceo Belardo Claudio 2D Frascione Luigi 2D Liccardo Paolo IA liceo Il Prof. detto “mister” I partecipanti, comunque vada, saranno premiati nella giornata dedicata al “DE NICOLA DAY SPORT” Avanti tutti! La squadra di calcio a 5 dell’ISIS De Nicola, dopo avere battuto:il G. ‘Fortunato ( 5 - 2 ), è approdata ai quarti di finale del torneo studentesco (fase provinciale) ed ha sconfitto l’alberghiero “ CAVALCANTI ” PER 5-4 Siamo in: SEMIFINALE Un bravo a tutto il gruppo sportivo per questa prestazione ECCELLENTE 1) Chianese Dario 3A ,2) Amendola Salvatore 2E 3) Longobardi Salvatore 2A 4) Corsini Claudio 2A 5) Vinci Alessio IG 6) Priante Vincenzo 2F 7) Fierro Luigi IAL 8) Marengbi Francesco 2G 14 2002 giocando poco a causa di un infortunio, riuscendo però a siglare 2 importanti gol a fini della permanenza in serie A della squadra bianconera. I ritorni: Argentina e nuovamente Italia A malincuore poco prima dell’inizio della stagione 2002-2003, per incomprensioni col nuovo allenatore dell’Udinese, Luciano Spalletti, che non lo ritiene indispensabile alla causa della squadra, Sosa decide di tornare in patria, seppur in prestito, dividendosi fra Boca Juniors e Gimnasia La Plata (il club in cui è cresciuto). Tornato in Italia nell’estate del 2003, l’Udinese lo cede sempre in prestito, questa volta in Serie B: prima ad Ascoli, poi a metà campionato al Messina dove diventa il protagonista della bella rimonta della squadra siciliana che conquista una storica promozio- Chi è “El Pampa”?: Roberto Carlos Sosa (Santa Rosa, 24 gennaio 1975) è un calciatore argentino che gioca nel ruolo di attaccante nel Napoli. È soprannominato El Pampa. Attaccante possente (189 cm per 86 kg), prevalentemente destro, è dotato di un’ottima elevazione e bravo nel colpire di testa e sempre molto temibile sui calci piazzati; i suoi punti deboli sono la velocità e il tiro. Gli inizi di carriera A 14 anni entra nella squadra argentina del Gimnasia y Esgrima, dove, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili, arriva in prima squadra nel 1995. Con i biancoblu disputa 83 partite in campionato siglando ben 37 gol, di cui 28 tra Clausura e Apertura del ne in Serie A. Una scelta di vita e di cuore: Napoli Proprio quando sembra ormai imminente l’acquisto a titolo definitivo da parte del Messina, che ha contribuito a portare in serie A, nel settembre 2004 accetta clamorosamente, con una scelta di vita, l’offerta sociale || zoomps A fine stagione Roberto Carlos Sosa lascerà il Napoli e tornerà in Argentina. ‘’Era una decisione presa da un po’, aspettavamo il raggiungimento della quota salvezza per annunciarla - ha detto l’attaccante argentino intervenendo a ‘Notte Azzurra’ su Radio Marte - Non è stata una decisione facile, ma credo che dopo dieci anni, di cui 4 meravigliosi a Napoli, sia arrivato il momento di tornare nel mio paese. E’ una scelta di vita che va accettata. Sono un giocatore operaio, ho sempre lavorato dietro le quinte cercando di compattare il gruppo, di dare una mano nell’inserimento dei giovani. Sono contento di aver partecipato alla rinascita, alla risalita dalla serie C. Ho 33 anni e penso che per tutto ci sia un limite. E’ giusto che Napoli pensi ad altri giocatori. Il mio comunque non è un addio ma è un arrivederci’’. Il 2 settembre 2007, all’esordio in serie A con il Napoli, nella gara contro l’ex squadra dell’Udinese, ha raggiunto la 100esima presenza con la maglia azzurra siglando anche il gol del definitivo 0-5 per i partenopei, rinunciando ad esultare per rispetto ai suoi ex tifosi friulani. Famosa la sua esultanza che si caratterizza nell’esporre una maglietta con l’immagine di Maradona e la scritta “Chi ama non dimentica”; tale t-shirt è diventata ormai un “cult” per i tifosi napoletani. Sosa diventa un vero e proprio “emblema” del Napoli. Nella conferenza stampa successiva alla partita casalinga contro il Palermo del 30 marzo 2008 il d.g. del Napoli Marino ha annunciato l’intenzione del calciatore di tornare a fine anno in Argentina provocando l’istantanea reazione dei tifosi partenopei che hanno indetto una petizione per convincere Sosa a restare a Napoli. Tratto da: Wikipedia & calcionapolinews.it Roberto Carlos Sosa Un affettuoso saluto ad una bandiera del Napoli. Ariete nella vita e sul campo fedele alla maglia e alla storia che porta con sè: buon ritorno a casa Pampa! 1997-1998, diventando quell’anno pezzo pregiato per i grandi club europei. Lo sbarco ad Udine Nell’estate del 1998, dopo vari giorni di trattativa viene acquistato dall’Udinese, e nonostante le difficoltà della serie A e l’eredità di sostituire un certo Oliver Bierhoff (appena ceduto dai friuliani al Milan), Sosa si ambienta subito siglando ben 11 gol e numerosi assist al primo anno, formando uno straordinario tridente con il brasiliano Marcio Amoroso e Paolo Poggi (che proprio quell’anno, grazie ad un assist “impossibile” dal fondo di Sosa sigla il gol-qualificazione-Uefa nello spareggio a Torino contro la Juventus). Grazie a queste prestazioni, ai suoi gol e alla sua voglia di non arrendersi mai, Sosa entra nel cuore dei tifosi friuliani, e lui li ripaga con 14 gol nella stagione 2000-2001, dopo i 6 dell’anno prima. Ormai idolo incontrastato, Sosa non riesce a dare il massimo nel del nuovo Napoli, costretto a ripartire dalla serie C1, che lo acquista dall’Udinese a titolo definitivo. Passerà alla storia come il primo calciatore tesserato dalla nuova società azzurra, ed anche per questo Sosa entra subito nelle grazie dei tifosi napoletani, che vedono in lui l’uomo della rinascita. Realizzerà il suo primo gol in maglia azzurra, su rigore, nella gara Napoli-Chieti 1-2 del 31 ottobre 2004 ma non riuscirà a riportare subito in serie B la squadra azzurra nonostante i suoi 10 gol (fra cui quello inutile nella finalissima playoff contro l’Avellino). Ci riesce l’anno dopo, togliendosi la soddisfazione di essere l’ultimo calciatore nella storia del Napoli, a segnare un gol con la maglia numero 10, quella che fu del suo idolo Maradona. Nella stagione successiva in serie B, partito come riserva, conquista il posto da titolare a suon di gol decisivi (come contro il Piacenza, il Cesena e l’AlbinoLeffe) che contribuiranno alla promozione degli azzurri in Serie A. Dati biografici Nome Nato Paese Altezza Peso Dati agonistici Disciplina Ruolo Squadra Carriera 1995-98 1998-2002 2002 2003 2003-2004 gen 2004 2004-2008 Roberto Carlos Sosa 24 gennaio 1975 a Santa Rosa Argentina 189 cm 86 kg Calcio Attaccante Napoli Gimnasia La Plata Udinese Boca Juniors Gimnasia La Plata Ascoli Messina Napoli 15 Special Page I NOSTRI P.O.N. “SCUOLE APERTE” • Imparare giocando con il computer per i docenti e gli allievi della scuola elementare • Conseguimento Certificazione informatica di base (ECDL ) per gli allievi della scuola media • Cercare Comunicare Apprendere per gli adulti e gli anziani italiani e stranieri • Corso di “Chitarra” • Corso di “Attivita’ Teatrale” • Discipline artistiche • Attività motorie “Impara a contare “Esprimiti con la matematica” sulle competenze di matematica “ Comunica in lingua” e “France en direct” sulle competenze della lingua Inglese e Francese “Vivere nella legalità” e “Impara ad esprimerti con altri linguaggi” sulle competenze trasversali prof.ssa M.L. Pazzanese adesione ai Progetti Nazionali “Sole 24 ore” e “La Repubblica” Gli alunni della classe VD hanno soste-nuto gli esami D.E.L.E (Diploma di spagnolo lingua straniera livelli B1 e B2) riportando risultati molto soddisfacenti. Complimenti a : Roberta Bagnaro, Saul De Vincenzo, Erhard Luigi , Alessandra Filo,Gianluca Furlan, Maria Pipicelli , Francesca Giacometti , Luigi Della Corte ,Valerio Borriello, Roberto Tommasiello , Luigia Eposito, Marghe-rita Liccardo, Susanna Morra “EDUCAZIONE STRADALE” prof.ssa V. Nappi favorisce nei giovani una formazione di coscienza civile sensibilizzandoli verso comportamenti corretti e responsabili in materia di sicurezza stradale. prof.ssa L.D’Eliseo La realizzazione di un giornale rappresenta un’esperienza di alto valore formativo, poiché stimola la curiosità, il senso critico, la riflessione, la capacità organizzativa, e riesce a coinvolgere tutti gli studenti della scuola. La testata, registrata presso il Registro del Tribunale di Napoli nell’a.s. 2004/05, ha una diffusione non solo nell’ambito scolastico, ma anche nel territorio, prevalentemente nell’area collinare. “APPROFONDIMENTO LINGUA SPAGNOLA” prof.ssa C.Crescenzi “IL QUOTIDIANO IN CLASSE” “ZOOMPS” - Giornale d’Istituto “APPROFONDIMENTO DELLA LINGUA TEDESCA” prof.ssa D. Romano Gli alunni di IIIC, IV C, VC, sosterranno gli esami di lingua tedesca presso l’ Istituto Goethe nel mese di maggio Auguri ragazzi! “CIC” dott. V.. Lamberti sportello di ascolto delle problematiche giovanili per consulenza e supporto psicologico aperto anche ai genitori. “ECDL” prof. G. Sambri diffonde la cultura informatica e tende ad integrare la formazione di base con competenze tecniche spendibili nel mondo del lavoro o per l’accesso all’università. La certificazione è un documento riconosciuto a livello europeo. “EDUCAZIONE ALIMENTARE” prof.ssa C. Mundo aiuta i giovani ad affrontare e risolvere i problemi legati all’età evolutiva e a conoscere i rischi e le patologie correlati ad una non corretta alimentazione o ad abuso, come obesità ed alcolismo “FORMAZIONE MOTORIA E AVVIAMENTO ALLA PRATICA SPORTIVA” Tornei sportivi interni e incontri con altri Istituti “PATENTINO A SCUOLA” prof.ssa V. Nappi corso tenuto da scuole guida convenzionate per gli studenti che intendono conseguire il patentino per la guida dei motocicli. IFS “ Napolyamm” prof.ssa V. Nappi Sviluppa la creatività permet-tendo di prendere parte virtual-mente alla simulazione di un’ impresa. 16 “AFFETTIVITÀ E SESSUALITÀ” dott. Lamberti-dott.ssa Segati Educazione alla sessualità e prevenzione e lotta alle dipendenze: taba-gismo, alcolismo, le nuove droghe e i comportamenti a rischio