Zoomps 2008 2

Transcript

Zoomps 2008 2
ISIS E. DE NICOLA
Numero 1 anno 2008
‘
Periodico a cura della redazione dell’Istituto Statale Istruzione Superiore E. De Nicola. Via E. A. Mario | Napoli. Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 17/2005. Elaborazione grafica a cura di Raffaele Nicodemo per la
Studio 13 | 3391712653 [email protected] | www.zoomps.too.it | www.itcdenicola.it
L’arte in movimento
Arte e quotidianità si uniscono per un progetto unico
D
a quando abbiamo
dato vita al nostro
giornale,
abbiamo
sempre
pubblicato in prima pagina
un’intervista ad un
personaggio di prestigio: un’ autorità
cittadina, un personaggio politico o istituzionale, un campione sportivo, un artista famoso, ecc…
Questa volta, come avete potuto notare,
la tradizione è stata infranta. Abbiamo
discusso molto, tra di noi, prima di decidere a chi o a che cosa dedicare questa
prima pagina in un momento così difficile per noi e per la nostra città. Ci siamo
domandati: “Chi, o che cosa, può avere
il “merito” di aprire il nostro giornale di
giovani studenti, proprio ora che tutti
i giornali, (locali, nazionali, e internazionali ) sembrano sparare a zero sulla
nostra città, una città d’arte ricordata
quasi sempre per “l’arte di campare”
dei suoi abitanti, una città da sempre
malata di “pizzo” e di camorra, di disoccupazione e di contrabbando, di “monnezza”, di corruzione e di scippi ? Una
città in cui si passa da un’emergenza
all’altra, senza respiro? (Non è ancora
finita quella dei rifiuti che già è salita
all’onore della cronaca la mozzarella
alla diossina, bloccando il mercato di
uno dei più famosi prodotti tipici della
nostra terra, e dando un altro scossone
alla nostra già disastrata economia).
Alla fine abbiamo deciso di ribellarci in
qualche modo a questo cliché, ai luoghi comuni, alla condanna di finire in
prima pagina solo per cattive notizie, e
abbiamo concordato di dedicare questa
nostra prima pagina ad una delle più
belle cose che si possono ammirare nella
nostra città: il museo itinerante di arte
moderna che arricchisce e impreziosisce
un’infrastruttura nuovissima, la metropolitana collinare, detta così perché collega le colline di Napoli: Vomero, Colli
Aminei, Capodimonte, col resto della
città.
La Redazione
foto || Un’opera di Mario Merz, uno dei maggiori artisti contemporanei Italiani
pagina 2
pagina 6
pagina 10
Arte
in movimento
Un mondo di
bamboccioni
Simmo è
Napule paisà
pagina 4
pagina 8
pagina 11
Noi e la
politica
S.O.S.
Anoressia
Speciale
Campania
zoomps || conoscere la città
L’arte corre sui binari
Il circuito delle metropolitane napoletane: videoarte, pittura, fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, performance, installazioni e molto altro.
N
apoli finisce sempre
in prima pagina per
motivi negativi che
mettono in risalto
solo l’immagine degradata, ma almeno per una volta può vantarsi di un
suo pregio, quello di incentivare la
diffusione dell’arte contemporanea.
La definizione “arte contemporanea”
si riferisce generalmente all’arte del
presente. L’arte dei giorni nostri non
vanta la presenza di una scuola artistica dominante, e l’espressione tende ad
includere tutta la produzione artistica
dalla fine degli anni sessanta del XX
secolo, ad oggi. L’arte contemporanea
si manifesta in varie modalità tutte
interdipendenti: videoarte, pittura,
fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, performance, installazioni ecc…Essa vive all’interno delle
grandi metropoli come mezzo alternativo di comunicazione. Napoli è una
di queste grandi metropoli.. Questa
stupenda città, culla di grandi artisti
oggi riscopre le meraviglie messe in risalto dal genio di artisti postmoderni.
Una delle infrastrutture partenopee
che racchiude numerose opere di alcuni artisti di rilievo internazionale è la
2
Un esempio unico al mondo
di associazione di arte e urbanistica
di Stallone Luigi IIIC
Frascogna Gaetano IIIC
Marzano Claudio IIIC
linea 1 della metropolitana, una ferrovia sotterranea tra le più straordinarie
del mondo e unica in Italia. Essa è un
grande museo pubblico lungo venticinque chilometri. Il progetto di Alessandro Mendini, architetto-designer è nato
dalla brillante idea di far risorgere
Napoli attraverso una infrastruttura
utile non solo alla mobilità cittadina,
ma anche alla rivalutazioni di posti degradati della città. Hanno partecipato
al progetto artisti come Enzo Cucchi,
L
a linea 1 della Metropolitana di Napoli, è relativamente giovane e si
distingue per l’elevato
contenuto tecnologico, la
modernità, l’efficienza.
Gli ambienti ampi, luminosi ed eleganti
già di per sé contribuiscono a rendere
più piacevole l’utilizzo del trasporto
pubblico. In più, l’introduzione, sia
all’interno, sia all’esterno, di elementi
artistici, (sculture, materiali innova-
foto || le “500”, provocatoria installazione di Perivo e Vele.
Mimmo Paladino, Gae Aulenti e altri
di livello internazionale. Il fine era di
consentire alla gente comune di entrare in sintonia con l’arte contemporanea
per abbattere la barriera psicologica di
molta gente abituata a pensare che l’architettura contemporanea sia riservata
ai soli addetti ai lavori
tivi, opere di arte moderna rendono
la Metrò collinare un esempio unico al
mondo di associazione di arte e urbanistica: qualcosa da inserire nelle guide
turistiche e che andrebbe utilizzata non
solo per muoversi all’interno della città
in maniera rapida, comoda e ecologica, ma anche per comunicare al mondo che l’immagine di Napoli non può
essere associata solo alla spazzatura.
Le stazioni più originali sono quelle di
Salvator Rosa, Museo, Dante, Vanvitelli, Quattro Giornate, Materdei, Rione Alto, dove si possono ammirare, sia
nelle aree circostanti alle stazioni, sia
in quelle sotterranee, gli arredi e gli
elementi architettonici dei più famosi
esponenti dell’arte moderna italiana e
internazionale. Lungi da noi la pretesa
di voler fare in questa sede un discorso
esaustivo , sia per mancanza di spazio,
sia per la contenuta competenza artistica di chi scrive, vogliamo cercare di
stimolare l’attenzione e la curiosità di
tutti coloro che, finora, attraversando
i percorsi sotterranei che portano ai
treni, non hanno preso coscienza del
patrimonio artistico che rende più prezioso un mezzo di comunicazione veloce
e moderno.
foto || Un’ampia spirale luminosa,
opera di Mario Merz
Tappa dopo tappa, stazione dopo stazione, in viaggio tra le opere d’arte e le installazioni che impreziosiscono le diverse fermate della metropolitana di Napoli
Sicuramente una delle più belle è la stazione “Materdei”, disegnata dall’Atelier
Mendini, che qualcuno ha definito “un trionfo di colori e di temi marini”. Vi si
accede da piazza Scipione Ammirato, dove è stata eretta una guglia di acciaio e
vetri colorati. L’entrata della stazione è ampia e luminosa, e ha le pareti coperte da
mosaici verdi. La parte interna della guglia è rivestita da mosaici di Sandro Chia
che rappresentano immagini marine. Andando verso il piano dei binari, le pareti
che affiancano le scale mobili sono decorate da altorilievi di Luigi Ontani con temi
tipici della cultura napoletana. Splendida è poi l’esplosione di colori dei pannelli
policromi di Sol Lewitt, che si trovano al piano dei binari. Sulle banchine sono
state collocate serigrafie di artisti di fama internazionale come Mathelda Balatresi,
Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert Gliglorov, Denis Santachiara, Innocente e
George Sowden.
La stazione “Museo” è stata progettata dall’architetto Gae Aulenti, che, per richiamare i colori e la struttura del vicinissimo Museo Nazionale, ha voluto tinteggiare di rosso anche l’edificio di ingresso della stazione. L’interno è semplice, ma
luminoso ed elegante; nell’atrio si possono ammirare una riproduzione dell’Ercole
Farnese e l’originale della testa Carafa. Nel lungo corridoio sotterraneo che collega
alla linea 2 e in quello che conduce al Museo Nazionale, sono esposte foto artistiche di famosi fotografi napoletani, che illustrano momenti importanti della storia
recente della nostra città, come il terremoto del 1980.
conoscere la città || zoomps
Viaggiando con l’arte
foto || Una serie di installazioni artistiche distribuite lungo le linee della Metropolitana di Napoli.
Anche la stazione “Dante” è stata progettata dall’ architetto Gae Aulenti, che ha
voluto rinnovare anche la piazza che la ospita, creando un’ampia area pedonale
con qualche panchina e qualche pianta, e dove poi è stata risistemata la statua del
“ghibellin fuggiasco”, padre della lingua italiana. Alla stazione, la cui direzione
artistica è stata affidata a Achille Bonito Oliva, si accede attraverso ampie vetrate. All’interno sono esposte pitture ad olio di Carlo Alfano, un mosaico a colori di
Nicola de Maria, un’installazione metaforica di Jannis Kounellis, alcuni disegni su
specchio di Michelangelo Pistoletto, e l’estratto della Divina Commedia scritto, con
luce a neon, da Joseph Kosuth.
La stazione “Quattro Giornate”, nell’area antistante lo stadio Collana, rievoca i
giorni che resero Napoli libera durante la Seconda Guerra Mondiale. La piazza è
stata modificata, creando ampi spazi verdi, con piante e prati che separano dalla
strada e dal traffico, e un’area con tavoli e panche di legno. Nell’interno della
stazione domina il colore verde.Il ballatoio d’ingresso, ampio e luminoso, è rivestito di marmi e impreziosito da sculture e pannelli;il piano mezzanino ospita opere
di Nino Longobardi, mentre alle pareti prospicienti le scale mobili si susseguono
numerosi pannelli di artisti come Umberto Manzo, Anna Sargenti, Baldo Diodato,
Maurizio Cannavacciuolo, Betty Bee.
foto || Una serie di installazioni artistiche distribuite lungo le linee della Metropolitana di Napoli.
La stazione “Vanvitelli”, al Vomero, fu aperta nel marzo 1993, ma solo all’inizio del
2005 è stata arricchita di opere d’arte, pannelli e mosaici. Sulla volta dello scalone
di accesso ai binari è stata collocata un’ampia spirale luminosa di Mario Merz, che
rappresenta le geometrie legate alla sequenza di Fibonacci; sulla parete frontale del
ballatoio del piano dove si dividono le strade dei viaggiatori diretti verso Dante o
Piscinola campeggia un’opera di Vettor Pisani che rappresenta immagini di animali preistorici e, nella stessa area, le bocche di luce di Gregorio Botta si affiancano ai
pilastri di sostegno della struttura, mentre due grandi mosaici colorati di Isabelle
Ducroit decorano le scale per raggiungere i treni. Uscendo dalla stazione, sulle
pareti lungo le scale mobili che dal piano binari portano all’atrio, si trovano due
grandi stelle di acciaio di Gilberto Zorio e, nell’atrio, le foto di Gabriele Basilico e
di Olivio Barbieri, raffiguranti caratteristiche architetture della città, mentre un
grande masso che rompe il vetro, realizzato da Giulio Paolini domina l’area dietro
le scale.
In questa breve rassegna non possiamo non dedicare un po’ di attenzione alla stazione del “Rione Alto”, la quale, quando andò in funzione, nel 1993, era priva di
scale mobili e aveva un’unica uscita, con un sistema di ascensori. Dal 14 dicembre
2002 sono state aggiunte altre tre uscite pedonali supplementari, che rendono
più sicuro il servizio, prima condizionato dal funzionamento degli ascensori. Le
tre uscite si trovano in via Mariano Semmola (ingresso dell’Istituto Pascale), in via
D’Antona e in via Domenico Fontana. Il nuovo corridoio di uscita, lungo 120 m,
con 4 tapis-roulant in lieve pendenza e 10 scale mobili, è stato allestito da artisti di
fama internazionale e giovani esordienti napoletani con pannelli policromi, e immagini evocative, sotto la direzione artistica del noto critico d’arte Achille Bonito
Oliva. All’esterno, davanti all’Istituto Pascale, era stata collocata una statua di
bronzo che rappresentava il dolore e la sofferenza e che ha suscitato tante polemiche, al punto tale che dopo qualche anno è stata rimossa.
Diverse espressioni artistiche , una città unica
3
zoomps || sociale
Noi e la politica...
La politica non è solo teoria: idee, opinioni, punti di vista devono essere
trasformate in azioni concrete a beneficio dei cittadini
L
di Ilaria Tranfici III A
a politica, per definizione, è l’arte di governare
e amministrare lo Stato.
Chi si occupa di politica
si distingue da chi non se
ne occupa, partecipando
in qualche modo attivamente alla vita
pubblica. La politica giovanile è inesistente poiché è vissuta come qualcosa
di lontano, in quanto nessuno prende
l’iniziativa di incentivare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica
La politica è teoria: idee, opinioni, punti di vista, ma è anche pratica, perché le
idee, per essere utili, devono tramutarsi in “fatti”, in azioni.
L’insieme delle idee professate da
gruppi di individui e che influiscono
sul modo di porsi nell’affrontare e risolvere le problematiche della società,
prende il nome di ideologia.
I cittadini che perseguono finalità comuni, ispirandosi a una
particolare ideologia o ad uno
stesso orientamento politico-istituzionale, si associano in organizzazioni a cui si dà il nome di “partiti”.
Fondamentalmente le ideologie si dividono in due grandi partiti: quello di
coloro che tendono a “conservare”, a
lasciare le cose come stanno, opponendosi ai cambiamenti, alle innovazioni e
alle riforme, e quello di coloro i quali
mirano ad una trasformazione della società. I primi vengono denominati conservatori, i secondi progressisti.
Queste due grandi compagini vengono
comunemente denominate : destra e
sinistra.
Ma poiché il pensiero umano non è drasticamente e nettamente
diverso da individuo ad individuo, ma
si presenta con molteplici sfumature, in
ognuno delle due compagini si possono
individuare dei gruppi che, pur essendo
accomunati da una stessa ideologia , non
condividono i metodi per perseguire le
finalità comuni. Ecco dunque la distinzione, all’interno di ciascuno dei due
grandi partiti, del gruppo dei moderati
e del gruppo degli estremisti. Questi ultimi, molto spesso, propongono l’uso della forza per raggiungere i loro obiettivi.
L’aula del Parlamento ha la forma di
un emiciclo e, per tradizione, a destra
del Presidente prendono posto i partiti
conservatori, al centro i moderati, a sinistra i progressisti.
Ma le cose non sono così schematiche
come descritto.
Le suddette “sfumature” che distinguono i vari modi di pensare, giudicare e,
di conseguenza agire, inducono ad una
ulteriore capillare suddivisione all’interno delle grandi ideologie che hanno
portato alla nascita di una miriadi di
partiti.
Partiamo dal presupposto che i partiti politici in Italia sono organizzati in
quattro grandi coalizioni dominanti:
destra, centro-destra, centro-sinistra
e sinistra radicale. Implicitamente
in esse esistono ulteriori distinzioni;
iniziamo con la destra che dovrebbe
essere presente in tutti quegli Stati democratici e Costituzionali: i Liberali. I
foto || I leader dei due principali schieramenti politici:
Walter Veltroni e Silvio Berlusconi
4
valori della destra liberale stanno alla
base della nostra civiltà più evoluta e
sono appunto la democrazia, anche in
forma rappresentativa, la laicità dello
Stato, la libera circolazione di merci e
idee, la libertà di commercio e azione.
Subito dopo abbiamo la destra dei Conservatori; partono dal ragionamento
che se un’organizzazione, o società, ha
uno status sociale elevato e domina, è
perchè se l’è meritato, non importa
perché. Quindi tale status va difeso e,
appunto, “conservato”. Infine abbiamo
la destra estrema che spinge a esercitare il potere dispotico con forme politiche di stampo medievale. Per quanto
riguarda la sinistra, talvolta è facile
rimanere abbagliati dai suoi valori, ma
non sempre vengono messi al servizio
dei più deboli. Altro discorso poi sono
gli ecologisti o verdi, i quali sono per la
difesa dello status naturale del pianeta.
La “danza” delle alleanze tra partiti
in vista delle elezioni del 13 aprile, ha
disorientato molto il comune cittadinoelettore, perché è evidente che vengono
fatte in funzione della futura distribuzione delle poltrone in Parlamento, e
non in funzione del pubblico interesse.
Al di là di quale schieramento abbia
vinto queste ultime elezioni, rimane il
fatto che il disinteresse per la politica
da parte dei giovani sia dovuto alla politica stessa.
Le alleanze di
compromesso, gli accordi sottobanco,
l’inevitabile clientelismo provano nei
giovani un senso di sfiducia che come
logica conseguenza provoca il loro
allontanamento dalla vita politica.
La classe politica dirigente, di qualsiasi
colore sia, dà un’immagine di sé inaffidabile; le istituzioni appaiono distanti
ed incapaci di risolvere i problemi del
paese, e quindi i problemi dei cittadini.
Spesso gli adulti considerano i giovani
privi di valori e di ideali; ma la verità
è che “i grandi” questi ideali non glieli
hanno mai trasmessi.
L’atteggiamento che contraddistingue le
nuove generazioni è di assoluto pessimismo: sono scomparse le prospettive di
trovare un impiego stabile, e con esse,
sfuma anche la speranza di raggiungere
la tanto desiderata indipendenza.
Un po’ di “storia” delle parole
Le denominazioni : “destra” e “sinistra” , dei due opposti schieramenti politici,
nacquero in Francia poco prima della Rivoluzione francese. Nel maggio 1789
il Re di Francia convocò gli Stati Generali, un’assemblea che doveva rappresentare le tre classi sociali allora istituite: il clero, la nobiltà e il terzo Stato.
Quest’ultimo, all’interno dell’emiciclo, si schierò con gli esponenti conservatori
che presero i posti alla destra del Presidente, mentre i radicali presero i posti alla sinistra del Presidente. Questa divisione si ripresentò anche in seguito,
quando si formò l’Assemblea Nazionale. A destra prevaleva una corrente volta a mantenere i poteri monarchici, a sinistra stava la componente più rivoluzionaria. Quando, a fine agosto, si discusse l’articolo della Dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del cittadino riguardante la libertà religiosa, “coloro che
parteggiavano per la religione e per il re si misero alla destra del presidente,
per stare lontani dalle urla che avevano luogo nella parte opposta”, dove stava la componente più rivoluzionaria. La denominazione si consolidò durante
l’Assemblea legislativa e la Convenzione Nazionale. Successivamente, con la
Restaurazione la distinzione si confermò come una caratteristica costante del
sistema parlamentare, destinata a durare e dalla Francia si estese rapidamente
a tutta l’Europa. Nel periodo della Restaurazione, la destra era occupata dai
monarchici.
Nel corso del Novecento, la destra raccolse esponenti di posizioni ideologiche
come il conservatorismo, il nazionalismo, il liberismo, il cristianesimo democratico e il liberalismo. Mentre in Italia ha prevalso a lungo l’uso del termine
“destra” per le posizioni più estreme dello schieramento politico, in altri Paesi,
come la Francia o il Regno Unito, tale espressione è stata utilizzata per definire
partiti di “destra moderata” o di centro-destra.
Silvia, la concorrente del grande fratello 8, ha raccontato che sin dalla prima infanzia non si sentiva a suo agio nel suo corpo da uomo.
N
ell’edizione del Grande Fratello n 8, è entrato a far parte un
trans. Oggi il suo nome
è Silvia Burgio.
Ha raccontato che, sin
dalla prima infanzia, non si sentiva a suo
agio nel suo corpo da uomo.
La sua partecipazione ad un Reality
Show ha rappresentato un passo importante verso la grande visibilità di chi
come “lei” fa fatica ad essere accettata
nella nostra società ancora ancorata a
falsi pudori e insormontabili tabù, anche se la finalità della sua presenza nel
programma è stata quella di aumentare
l’audience.
Infatti, questa cosa ha suscitato una
forte curiosità, anche se, essere omosessuali o transessuali, ancora oggi porta
ad essere oggetto di discriminazione e,
a volte, di emarginazione.
Chi veramente è riuscita con il suo lavoro in Parlamento ad attirare su di
sè l’attenzione, puntando veramente
sull’aspetto politico e sociale è l’onorevole Vladimir Luxuria, che combatte da
anni per i diritti civili di questa categoria
di persone.
Nascere maschi o femmine e sentirsi tali
è la cosa più naturale del mondo. Per
di Ilaria Camillo III F
Agostina De Stasio III F
C. Sara Melucci IIIF
di Martina Morabello III F
ci sono forti sospetti che è congenito, non
dovuto cioè a scelte di vita, a cause sociali o psicologiche. Quello che è certo è
che queste persone, dal momento in cui
prendono coscienza del loro problema,
vivono un forte disagio e un profondo
malessere che provoca gravi problemi in
famiglia, nel lavoro e negli affetti.
È molto difficile stabilire il numero dei
transessuali e degli omosessuali, in quanto ancora oggi molti si vergognano della
loro “diversità” e fanno fatica a dichiararla, anche nei questionari anonimi.
In molte città della nostra penisola essi
hanno creato delle associazioni per combattere per i loro diritti e per ottenere
il riconoscimento giuridico della loro
convivenza. Ne è scaturito un dibattito
molto forte che finora non ha approdato
a nulla di concreto. C’è ancora gente che
affronta l’argomento con ironia, sottovalutando o, addirittura, ignorando le
problematiche di chi vive una situazione
psicologica molto drammatica.
Alcuni Paesi occidentali come l’Olanda,
la Spagna, il Belgio, e, oltre oceano, il
Canada e lo stato del Massachusetts, negli U.S.A. hanno riconosciuto ai gay il
diritto di vivere senza problemi la loro
condizione sessuale consentendone anche il matrimonio, ma sono ancora molti
sociale || zoomps
Il mondo che cambia
La verginità:
un valore da
conservare o
una vergogna?
R
agazzi, vogliamo toccare un argomento
che secondo noi oggi
non è preso molto in
considerazione: LA
VERGINITA’.
Fino a qualche decennio fa le ragazze
dovevano conservare la loro verginità
fino al giorno del matrimonio e addirittura , ci è stato raccontato dalle nostre
nonne, in alcuni paesi c’era l’usanza
che dopo la prima notte di nozze la sposa stendeva al balcone il “ lenzuolo”
per poter mostrare la sua purezza.
Se ciò non accadeva era una grande
vergogna per la
famiglia.
Oggi, al contrario,
le adolescenti fanno a gara a chi la
perde prima, comunicandolo con
orgoglio e considerando “bambine”
chi ancora vuole
mantenerla.
La verginità è vista
come una specie
di malattia da cui
si deve assolutamente guarire per
poter essere uguali
agli altri.
Negli adolescenti, l’autostima e
il primo rapporto
sessuale sono strettamente collegati. Ma
i due sessi lo vivono in modo diverso:
spesso le ragazze tendono a ritardarlo,
perché la perdita della verginità viene
considerata una riduzione dell’autorispetto, mentre per i maschi è proprio
l’opposto.
Di solito, gli adolescenti di sesso maschile tra i 15 e i 18 anni che non hanno
ancora fatto sesso si sentono sminuiti
agli occhi dei loro coetanei.
La scelta del momento in cui avere il
primo rapporto sessuale varia da individuo a individuo, in base a ragioni
interiori e personali.
Molti sono i ragazzi e le ragazze che
vorrebbero sapere quale sia l’età giusta, ma la risposta di esperti sessuologi
e psicologi è in genere la stessa: non esiste un’età prestabilita
per vivere la prima
esperienza sessuale.
Ognuno di noi deve
seguire il proprio percorso interiore di maturazione e decidere
di avere il primo rapporto quando sente di
volerlo e desiderarlo.
Quello che, secondo
noi, è invece molto
importante, è che sia
“giusta” la persona
con cui si decide di fare
questa prima esperienza. Tutto inizia con la
scoperta del piacere
di stare insieme. Nella scelta della prima
volta è importante
non farsi condizionare
dall’esterno…
La verginità è
stata da sempre
considerata una
virtù capace di
fronteggiare le
alcune persone , tuttavia, non è così.
Il loro corpo maschile o femminile è
perfettamente normale, ma sentono di
appartenere al sesso opposto del quale
possiedono anche le caratteristiche psicologiche.
Ma come vengono accettati dalle persone
che li circondano? Per molti è segno dei
tempi, per qualcuno rappresenta decadimento dei costumi, ma in realtà, pur non
conoscendo la causa di questo fenomeno
quelli in cui chi è sessualmente diverso
viene emarginato o preso in giro, se non
addirittura disprezzato.
Un esempio del mondo che cambia? Una
storia che ha dell’incredibile. Thomas
Beatie è un transessuale, ormai uomo, e
aspetta una bambina al quinto mese di
gravidanza.
Un commento? No comment!
tentazioni
5
zoomps || sociale
Lavoro precario per bamboccioni
a tempo indeterminato
La precarietà nel mondo del lavoro è un cancro da estirpare alla radice.
Non dà la possibilità di porre le basi per costruirsi un futuro.
L
a disoccupazione non è
la sola piaga che affligge l’economia italiana,
strettamente legato ad
essa, è il lavoro nero.
Questi due fenomeni
concorrono, ovviamente insieme anche
ad altri di natura non propriamente
economica, all’accentuarsi della crisi
dell’economia italiana, in quanto, non
essendo possibile farne una stima più o
meno precisa, non permettono l’attuazione delle politiche economiche efficaci
a risolvere la situazione attuale
La tesi più accreditata è che la crisi
presente sia di natura strutturale e non
congiunturale, vale a dire che dipende
da una mancata politica di sviluppo che
affonda le radici nel secolo scorso e che
adesso si è particolarmente aggravata.
In un simile contesto, caratterizzato da
un incremento della disoccupazione,
s’innesta anche la questione del lavoro
minorile, da sempre utilizzato come robusto supporto a buon mercato per le
principali attività produttive, soprattutto per quelle che rappresentano la
cosiddetta economia sommersa, cioè
quel mondo produttivo che sfugge ai
censimenti e ai controlli ufficiali e che
pur rappresenta, soprattutto nell’Italia
Meridionale, la fonte di sopravvivenza
per decine di migliaia di famiglie. Per
spiegare questo fenomeno occorre considerare che, praticamente da sempre, il
livello di disoccupazione nel nostro paese è fra i più alti dell’Europa.
Una simile situazione incrementa quindi
il fenomeno cosiddetto “Lavoro nero”,
cioè di quelle attività lavorative di mediocre livello, svolte clandestinamente,
retribuite con bassi salari e non garantite col versamento dei dovuti contributi
previdenziali ed assistenziali. Ecco perché, i primi a cadere nella rete del lavoro
nero sono i minori, per i quali anche un
misero guadagno rappresenta per le loro
famiglie una “boccata d’ossigeno” per
sostenere la loro disastrosa economia.
Il numero più elevato di ragazzi sottratti
alla scuola dell’obbligo, si registra nelle
regioni del sud, infatti fin dalla più tenera età sono costretti a inumane forme di
sfruttamento in luoghi di lavoro non di
rado malsani e pericolosi.
La scuola combatte una dura battaglia
contro queste gravi forme di evasione
scolastica, ma molto di frequente è costretta ad operare da sola, avvalendosi
di strumenti inadeguati rispetto alla
complessità del problema.
In questi ultimi anni il Parlamento ita-
6
di Stallone Luigi IIIC
Frascogna Gaetano IIIC
Marzano Claudio IIIC
liano ha varato numerose leggi in aiuto
della disoccupazione con particolare riguardo a quella giovanile.
La Legge 30 del 2003 (Legge Maroni o
come molti volevano, Legge Biagi) doveva nelle intenzioni “realizzare un sistema efficace e coerente di strumenti intesi
a garantire trasparenza ed efficienza al
mercato del lavoro e a migliorare le capacità di inserimento professionale dei
disoccupati e di quanti sono in cerca di
una prima occupazione, con particolare
riguardo alle donne e ai giovani”.
I risultati sono stati ben altri, rispetto a
quelli attesi: mai come in questi anni si
è acuito il numero di lavoratori precari,
legati alle aziende da svariate e fantasiose tipologie contrattuali. Quelle che sulla
carta si presentano come semplici “collaborazioni”, in realtà nascondono veri
e propri lavori sottopagati e subordinati
(cioè con orari, postazioni non regolamentati, e il monitoraggio continuo dei
superiori).
Pur di ottenere il primo agognato lavoro,
molti giovani accettano stages e tirocini
non retribuiti, oppure contratti a tempo
determinato che quasi mai si tramutano
in lavoro stabile
In questo modo il lavoratore è in condizione di costante precarietà, e il licenziamento formale è sostituito di fatto dal
mancato rinnovo del contratto.
La precarietà è un cancro da estirpare
alla radice. Come si fa a realizzare un
progetto di vita come sposarsi o più semplicemente andare via da casa con un
lavoro precario? Qualcuno si è permesso di dire semplicemente che i giovani
sono irresponsabili o, peggio ancora, dei
“bamboccioni”. Come si può sopportare, oltre il danno, anche la beffa? O,
peggio ancora l’insulto?
Le diverse tipologie per i
contratti di assunzione
U
n tempo, indipendentemente dall’attività svolta, quasi tutti ottenevano un contratto a tempo indeterminato, che prevedeva ogni
tutela e garanzia per il lavoratore.
Ora le leggi in vigore prevedono un florilegio di soluzioni differenti, con nomi fantasiosi e significati spesso simili:
- Contratto d’inserimento : l’azienda può assumere il lavoratore a 2 livelli retributivi più bassi rispetto a quello che spetterebbe per le mansioni assegnate. La a
durata può raggiungere il massimo di 18 mesi, dopo i quali non c’è nessun obbligo
per l’azienda di assumere a tempo indeterminato il lavoratore.
-Contratto a progetto: la prestazione oggetto del contratto deve essere finalizzata
alla realizzazione di una specifica opera o servizio, ed esaurirsi con esso.
- Apprendistato: La durata minima di due anni e massima di sei. Il compenso può
essere di 2 livelli inferiori rispetto a quello previsto dal contratto aziendale per i
lavoratori che svolgono la stessa mansione e il datore di lavoro può chiudere il rapporto di lavoro e non assumere al termine del periodo di apprendistato.
- Somministrazione di lavoro (ex-interinale): La somministrazione di manodopera
permette ad un soggetto (utilizzatore) di rivolgersi ad un altro soggetto appositamente autorizzato (somministratore), per utilizzare il lavoro di personale non assunto direttamente, ma dipendente del somministratore.
Le forme contrattuali maggiormente utilizzate per i neo diplomati e/o
neolaureati.
1) Stage/tirocinio 26%
2) Contratto di assunzione a tempo determinato 21%
3) Contratto di inserimento 18%
4) Contratto di assunzione a tempo indeterminato 16%
5) Contratto a progetto 6%
6) Apprendistato 5%
7) Somministrazione di lavoro (ex-interinale) 4%
8) Apprendistato 3%
9) Altro 1%
sociale || zoomps
Uomini e donne
Pieper sosteneva che l’amicizia è la base dell’amore...
di Luisa Cardito III F
N
el rapporto uomodonna, la distinzione
del
ruolo maschile
“cacciatore” e quello
femminile “preda”, si
perde nella notte dei
tempi, e quindi impedisce ancora oggi un
rapporto alla pari,
condizionando l’amicizia tra uomo e
donna.
Ma può esistere l’amicizia tra uomo e
donna? Esiste una risposta sicura a tale
interrogativo?
Molti rispondono che l’amicizia tra un
uomo e una donna non è mai sincera
perché c’è sempre un fondo di attrazione
tra persone di sesso opposto, altri invece
affermano che tra persone di sesso opposto si possa costruire un’amicizia solida e
disinteressata
diSara Melucci III F
E
Nella sua essenza, l’amicizia è un sentimento “puro”, una relazione fatta di
reciprocità, fiducia, complicità, sincerità, rispetto, stima, ammirazione e lealtà.
Può nascere per caso oppure no, per simpatia, quando ci sono interessi comuni,
quando si condividono delle esperienze,
quando si hanno gli stessi gusti. Di solito questo è il punto di partenza, poi da
lì si può arrivare a qualcosa di più profondo. Un importante filosofo di nome
Pieper sosteneva che l’amicizia è la base
dell’amore. E’ da qui che nasce il dilemma: “Un rapporto di amicizia tra uomo e
donna può essere duraturo e non sfociare
in qualcos’altro?. L’amicizia “vera” non
ammette cedimenti da un punto di vista
sessuale. Nel momento in cui compare
un’attrazione fisica, o addirittura un
amore, viene messo in discussione tutto il
rapporto tra due persone di sesso opposto e certamente non si potrà più parlare
di amicizia. I rapporti amicali tra uomini e donne spesso sono amori mancati.
Importante è la capacità e la volontà di
analizzare bene i propri sentimenti e accettarne i limiti.
Le amicizie eterosessuali hanno qualcosa in più rispetto all’amicizia tra persone
dello stesso sesso.
Per natura gli esseri umani tendono alla
competizione (in amore, nel lavoro, nei
rapporti), hanno un costante desiderio
di superare l’altro. Ciò è più facile che si
manifesti tra le persone dello stesso sesso,. L’amicizia è un relazione che mette
in gioco un “io” e un “tu”, che decidono
di entrare in sintonia. Soprattutto non
è un sentimento uguale per tutti, ci sono
amicizie più o meno profonde, più o meno
intense, ma alla loro base devono essere
la sincerità, il rispetto, la disponibilità.
In una relazione di amicizia tra un uomo e
una donna, se si vuole che il rapporto resti tale, senza che interferisca la variabile
sesso, viene stabilito un compromesso, ma
l’imprevedibilità dei sentimenti non può
assicurare che uno dei due, o entrambi,
col tempo, possano andare oltre.
Tu chiamale emozioni
“Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore”
mozioni…, il titolo di
una bellissima canzone
di Lucio Battisti che non
smette mai di toccare il
cuore di uomini e donne
di tutte le età.
Emozioni…una parola che da quando
sono entrata nella fase dell’adolescenza
mi ha incuriosito sempre di più. Tutto ciò
che tocca l’animo può essere definito emozione. Il cuore che pulsa, le mani sudate,
il respiro affannato, il tremore, l’arrossire, l’impallidire, non sono che alcune
delle manifestazioni esterne delle nostre
EMOZIONI. A differenza dei sentimenti, che dipendono dai nostri interessi, dai
nostri valori, dalle influenze del nostro
contesto culturale, e che persistono nel
tempo, indipendentemente dalla vicinanza, di ciò che ci attira, le emozioni sono
brevi, ma intense, e si attenuano quando
la causa che le scatenano si allontana.
(Ad esempio; è emozione l’attrazione
che proviamo alla vista di un bel ragazzo o di una bella ragazza, ma, appena la
persona si allontana da noi, la nostra reazione emotiva si attenua). L’ emozione si
trasforma in sentimento nel momento in
cui iniziamo a pensare a qualcuno anche
quando non è vicino a noi, desideriamo
incontrarlo, trascorrere del tempo insieme, ecc…
Ognuno di noi prova in maniera personale le “sue” emozioni. Ognuno di noi
reagisce diversamente di fronte a un avvenimento che lo coinvolge direttamente
o indirettamente. Ognuno di noi si fa, o
non si fa, coinvolgere da ciò che gli accade
intorno.
Gestire bene le proprie emozioni non è
sempre facile, spesso il nostro cuore non
dice la stessa cosa della testa… e a volte si
scatena, tra ragione e sentimento, un contrasto, una lotta, capace di condizionare
le nostre scelte. Saranno più forti i battiti
del cuore o la razionalità? Chi vincerà?
Chissà.
E pure penso che non c’è cosa più bella di
provarle, queste emozioni. La rabbia, ad
esempio, ti induce a maltrattare gli altri,
per cui per un po’ è meglio che nessuno
ti si accosti… Ma dopo una sfuriata, ti
lascia una sensazione di soddisfazione, di
totale liberazione. E ancora, la tristezza
che sfocia in un lungo pianto di liberazione... chi dice che fa male piangere?
La gioia, la sorpresa, la soddisfazione,
sono emozioni che spesso non si vivono
intensamente, altrimenti capiremmo che
un sorriso al giorno sarebbe la medicina
ideale per iniziare una bella giornata.
La paura… voi dovete dirmi chi non ha
mai avuto paura almeno una sola volta
nella vita. Quello sgomento che a volte si
prova quando si è soli in casa, la fobia del
buio, sono attimi di vita , emozioni che ti
fanno rendere conto che stai VIVENDO,
anche se provi sensazioni spiacevoli, irrazionali, incoerenti, insulse. Sono emozioni che poi, una volta passate, ti fanno
sentire vivo. E allora, perché nascondere
le proprie emozioni, se è naturale provar-
le? Esse non sono degli ostacoli alla nostra
vita, al contrario, sono la ragione della
nostra vita, le danno un senso, perché
ci forniscono degli stimoli per procedere
nel nostro cammino, ci invogliano a mettere a punto delle strategie più adeguate
per raggiungere degli obiettivi.
Le più belle emozioni sono quelle che
scaturiscono dall’AMORE, responsabile,
spesso, di scelte incoerenti e incongruen-
ti, se valutate dal punto di vista razionale. Ma, se è vero che agire ascoltando
sempre e soltanto la ragione, ci porta a
far più bella figura, inducendoci a fare
la scelta più “giusta”, a non rischiare,
è pure vero che ci impedisce di provare
quel brivido in più, che ti dà la carica, ti
spinge ad affrontare con maggiore grinta
il tuo percorso…
Le principale emozioni secondo
gli studiosi
Secondo Robert Plutchik le emozioni primarie sono otto, divise in quattro coppie:
•
la rabbia e la paura
•
la tristezza e la gioia
•
la sorpresa e l’attesa
•
il disgusto e l’accettazione
Dalla combinazione delle emozioni primarie derivano le altre
(secondarie o complesse):
•
l’allegria
•
la vergogna
•
l’ansia
•
la rassegnazione
•
la gelosia
•
la speranza
•
il perdono
•
l’offesa
•
la nostalgia
•
il rimorso
•
La delusione
7
zoomps || pianeta giovani
S.O.S Anoressia
Le sofferenze fisiche e psicologiche che ho subito hanno un senso solo
se possono essere d’aiuto, spiega la ragazza francese a chi è caduto nella
trappola da cui io sto cercando di uscire”.
S
u giornali e cartelloni
pubblicitari la foto di
una ragazza anoressica: è
l’ultima provocazione del
fotografo milanese Oliviero Toscani L’anoressia ha
l’immagine drammaticamente scheletrica di Isabelle Caro: in tutto 31 chili
di ossa, accompagnata dallo slogan “No
anoressia”, della casa di moda Nolita.
Sotto accusa è il mondo della moda, accusato da tempo di diffondere falsi miti
di bellezza.
Le modelle, per essere al TOP devono
avere dei requisiti ben precisi: altezza
minima di m 1,70 e taglia max 40.
Ma chi può dimenticare un’altra giovanissima e bellissima modella, Ana
Carolina Reston che con la sua morte,
accompagnata da grandi sofferenze fisiche, è la testimonianza drammatica e
sconvolgente della triste sorte di chi si
ammala di questa grave, sottile e subdola malattia? A soli 21 anni era diventata il fantasma di se stessa.
Certi modelli di bellezza femminile, infatti, imposti ossessivamente dai mass
media, inducono tantissime adolescenti
a sottoporsi a diete drastiche per perdere peso ed assumere forzatamente una
silhouette che, il più delle volte, non è
rispondente alle proprie caratteristiche
morfologiche;
così , senza
accorgersene precipitano progressivamente nel baratro dell’anoressia.
Ma si può puntare il dito solo contro
solo la società? È troppo facile scaricare così le responsabilità. Chi l’anoressia l’ha vissuta e la vive tutt’ora, sa
bene che non è così. Le cause sicuramente sono molto più complesse
L’adolescenza, come si sa, è il periodo
della vita decisivo per la formazione della personalità e i disturbi dello sviluppo
possono manifestarsi anche attraverso
tipiche alterazioni del comportamento
alimentare.
Alla base dell’insorgere di queste alterazioni alimentari vi sono le varie problematiche che affliggono i giovani e che
sono collegate alle varie fasi di maturazione dell’identità personale e sociale
in cui, però, intervengono in maniera
massiccia conflitti e frustrazioni derivanti dalla non accettazione di certi
modelli comportamentali imposti dai
genitori o dal mondo degli adulti più in
generale e non percepiti come propri
dall’adolescente o dal giovane o addirittura fortemente contrastanti con i suoi
sentimenti e i suoi ideali. L’anoressia è
la protesta silenziosa di un cuore che ha
paura di parlare, così il corpo esprime
quello che la bocca non riesce a dire.
8
di Iacone Roberta VC
Esposito Federica VC
Prima di entrare in questo
Si tratta di una malattia in netta crescita , la fascia d’età più interessata va
dai 10 fino ai 30 anni; ad ammalarsi non
sono solo le donne , ma, secondo le più
recenti statistiche, sta “contagiando”
sempre più anche gli uomini.
È difficilissimo fare statistiche, ma secondo recenti stime dell’ABA (Associazione per lo studio e la ricerca e la
ricerca sull’anoressia, la bulimia, e i
disordini alimentari) sembrerebbe che
tale fenomeno coinvolgerebbe circa tre
milioni di persone. Ma quello che più
sconvolge è che ad ammalarsi di anoressia, oggi, sono anche i bambini, già a
partire dagli otto anni,
Di solito inizia con una dieta dimagrante senza controllo medico, oppure con
una iniziale perdita di fame legata a
un evento doloroso (la perdita di una
persona cara, la conflittualità con i genitori, la separazione dei genitori, un
fallimento amoroso, una bocciatura a
scuola, la voglia di diventare un/a professionista nel mondo della danza o nel
mondo della moda, un licenziamento
dal lavoro, e altro ancora)
È evidente che ciascun caso rappresenta una storia a sé stante, che va accuratamente ricostruita non soltanto
con l’aiuto degli specialisti (psichiatri,
psicologi, psicoterapeuti, nutrizionisti)
ma anche, chiamando direttamente in
causa il soggetto sofferente, visto che il
suo problema è riconducibile ad una di
quelle malattie che un tempo, in modo
molto significativo, erano ricondotte
tra quelle “dello spirito”.
L’anoressia e il suo opposto, la bulimia,
sono le due facce di una stessa medaglia, due patologie che nel nostro paese
mietono ogni anno migliaia di vittime
e non solo tra le ragazze, in quanto il
fenomeno è diffuso anche nel campo
maschile.
Classificate come malattie mentali tipiche dei Paesi occidentali, l’anoressia
oggi è diffusa anche in Sud Africa ,
Giappone, Australia, Nuova Zelanda,.
quali sono le conseguenze
tunnel da incubo leggete
fisiche e psichiche di chi si
ammala di anoressia
1) iperattività 2) gonfiore e
A chi rivolgersi:
II Università degli
Studi di Napoli
Clinica Psichiatrica
Tel. 081. 566.6514
forti dolori addominali;3)
sensazione di freddo, 4)
brachicardia, 5) ipotensione, ovvero pressione
sanguigna bassa, 6) crescita
di una peluria diffusa, il
cosiddetto lanugo; 7) grave
stipsi, 8) la formazione di
Ai compagni denicoliani
in difficoltà, ricordiamo
che nella nostra scuola funziona il CIC, uno
sportello di ascolto e di
petecchie, ossia di piccole
consulenza a cui potete
emorragie esterne; 9) man-
rivolgervi se avete pro-
canza di mestruazioni nelle
blemi che non riuscite a
donne
10) caduta dei capelli 11)
pelle secca e squamosa,
risolvere. Il dott. Vittorio
Lamberti, sociologo, vi
gialle 12) osteoporosi (irre-
aspetta per aiutarvi, vi
versibile), 13) insonnia, 14)
sarà garantita privacy e
anemia,
anonimato. Inserite la
15)ipersensibilità al rumore
e alla luce,16) disidratazio-
vostra richiesta nella cas-
ne, 17) diminuzione dell’in-
setta delle lettere apposi-
teresse sessuale, 18) danni
tamente collocata presso
renali, 19)mancanza di
la biblioteca dell’Istituto,
concentrazione, 20) diminuzione della memoria e di
giudizio critico, 21) apatia,
22) depressione, 23 )ansia,
al secondo piano, oppure
contattate direttamente
il dott.Lamberti che è
24) irritabilità e rabbia,
presente a scuola il lunedì
25) labilità, 26) episodi
dalle ore10.30
psicotici, 27) MORTE.
La prevenzione resta l’arma più efficace per combattere il fenomeno. Una
prevenzione fatta d’informazione corretta
L
a droga e la conseguente tossicodipendenza,
sono un problema
sociale assai diffuso,
drammatico e di difficile soluzione, ormai
si è propagato a tutte le categorie ed i
ceti sociali, anche se in prevalenza tra
i giovani.
Questo problema riguarda tutti, anche
coloro che non ne sono personalmente
toccati, infatti, la tossicodipendenza ha degli alti costi per la società, a
cominciare dal denaro pubblico che
viene adoperato per la lotta contro
la droga e per l’assistenza sanitaria
alle persone che ne sono vittime; non
è da trascurare nemmeno il fenomeno della delinquenza incrementata da
chi compie scippi e rapine per pagarsi le dosi o dalle stragi causate da chi
dopo aver assunto sostanze stupefacenti si mette alla guida di un mezzo.
Da sempre si cerca in ogni modo di
capire perché molti cadono vittime della droga; si dice che sono persone che
fuggono da se stesse e dalla vita, individui con un disagio profondo dentro
di sé, senza punti di riferimento, senza
sicurezze, in preda alle angosce causate
dalla vita di tutti i giorni, che finiscono
per cercare conforto e coraggio in una
sostanza stupefacente; noi crediamo
che sia anche colpa del nostro mondo
del benessere, dove si ha tutto e si arriva al punto di non saper più che cosa
desiderare, allora si cercano paradisi artificiali, che ci facciano provare
sensazioni ed emozioni diverse, senza
rendersi conto di iniziare così la discesa
verso l’inferno.
La prevenzione resta l’arma più efficace per combattere il fenomeno, una
prevenzione fatta d’informazione corretta, cercando di far capire che gli stupefacenti sono tutti pericolosi, poiché
alterano il nostro rapporto con la realtà; anche lo spinello è rischioso, è da lì
che può iniziare la rovina di se stessi;
prevenzione è anche dialogo, un confronto costruttivo con gli altri per prendere coscienza di ciò che si può dare e
di quello che ci viene offerto dalla vita e
dalla società. Io credo che la droga e la
tossicodipendenza non siano il frutto di
una generazione fallita e senza principi
o valori ma, di una cattiva educazione
od addirittura della mancanza di essa.
Alcool, fumo e ... voglia
di appartenere al gruppo
Il ministro della Salute ON. Livia Turco
ha alzato a 40 il numero di spinelli per
uso personale.
Un’aiuto concreto agli spacciatori con
grave danno alla Salute dei giovani
Tutto incomincia per gioco un sabato sera tra amici così per gioco, per
passare il tempo
O
ggi, bere e fumare è
di tendenza, tra i ragazzi. Sono sempre
più numerosi quelli
che, spinti dal fascino
dello spinello e dall’
ebbrezza che crea l’alcool, entrano in
questo tunnel che sembra non abbia via
d’uscita. Tutto incomincia per gioco,
un sabato sera tra amici, per passare il
tempo, per “vantarsi” di avere la bottiglia in mano o di fare un tiro offerto
da qualcuno… Ma col passar del tempo
diventa una brutta abitudine che porta
alla dipendenza. Se ne sente sempre di
più l’ esigenza, per integrarsi nel gruppo e per dimenticare i problemi comuni
a tutti gli adolescenti.
Spesso si comincia solo per curiosità;
quella stessa curiosità che da piccoli fa
fare tante domande, a mamma e papà,
in attesa di risposte appaganti e soddisfacenti. Quella stessa curiosità, che
da adolescenti non riesce ad esprimersi
con le parole, e le risposte di mamma e
papà non bastano più. C’è bisogno di
contatto, di esperienze dirette, di “provare”. Tutto sulla propria pelle. Quindi
si passa alla pratica.
Ci sono così ragazzi con in mano sigarette, bottiglie di vodka o spinelli. E
non si tratta dello sporadico incontro
di De Mattia Francesca III F
con “la novità”, essi scelgono queste
sostanze come abituali “ compagne
di gioco”. È ignoranza? No, perché i
ragazzi sanno bene quali sono i rischi
che corrono, sanno quanto siano nocive
queste sostanze.
Allora è solo leggerezza, superficialità?
Io credo di si. Tutti dicono “Smetto
quando voglio, provo ancora una volta,
tanto sono giovane e posso farlo”. Non è
vero, molto spesso, anzi, quasi sempre,
non si è capaci di tornare indietro; e comunque queste non sono buone motivazioni per fumare, bere, sballare, trasgredire. I ragazzi si bendano gli occhi
perché non vogliono vedere se stessi,
non vogliono vedere come diventeranno. Sono sicuri che non si drogheranno più, che non si ubriacheranno più,
limitandosi a qualche “goccetto” , e si
scandalizzano per l’adulto che fa uso di
droghe.
Vorrei ricordare ai miei coetanei, se lo
avessero dimenticato, che gli incontri
con gli amici devono essere occasioni
per stare insieme spensieratamente,
momenti di libertà e di divertimento,
non di sballo.
La redazione di zoomps
di Esposito Andrea III C
Ciccarelli Guido III C
pianeta giovani || zoomps
La droga è moda?
Direttore Editoriale
Dirigente scolastico
prof.ssa Francesca Brizio
Direttore Responsabile
Vincenzo Cirillo
Docenti
prof.ssa Laura D’Eliseo
(responsabile del progetto)
prof.ssa Carla Crescenzi
prof.ssa Franca Vacca
Progetto Grafico
Raffaele Nicodemo
Alunni Redattori
Esposito Andrea III C
Ciccarelli Guido III C
Stallone Luigi III C
Frascogna Gaetano III C
Marzano Claudio III C
Cardito Luisa III F
De Stasio Agostina III F
Camillo Ilaria III F
De Mattia Francesca III F
Melucci Sara III F
Maraucci Angela III F
Bonanno Giulia IV D
Morra Carmen IV D
Liccardo Anna IV D
Esposito Sara IV D
Iazzetti Alessandra IV D
Icone Roberta VC
Esposito Federica VC
Leone Ilenia III A
Chianese Daniela IIIA
Bagnaro Roberta VD
9
zoomps || speciale Campania
10
Simmo è napule paisá!...
Basta ca ce sta ‘o sole, ca c’è rimasto ‘o mare, na nenna a core a core, ‘na
canzone pe’ cantá... Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha
dato, ha dato...
L
’emergenza rifiuti in
Campania è uno dei
problemi che ormai da
mesi e mesi desta più
preoccupazione e che fa
rimanere col fiato sospeso la popolazione e le autorità del Comune, della Regione, dello Stato. Tale
catastrofe è il risultato di tanti anni di
un’incorretta applicazione delle leggi e
delle regole, ma soprattutto dell’incapacità gestionale di chi ci ha governato.
Mancate pianificazioni e costruzioni di
inceneritori, ostruzionismo da parte
della camorra, la quale, stipulando accordi con le industrie del nord, ha permesso l’abusivo arrivo e smaltimento
di rifiuti altamente tossici nella nostra
regione, livelli scarsissimi della raccolta
differenziata, ritardi di progettazione
di apertura di discariche idonee. Ovviamente non manca la colpa di quella
parte della popolazione campana che,
pur consapevole dell’illecito ripetutamente commesso dalla camorra, ha
continuato a vivere nell’omertà, non
pensando che il problema riguardava e
avrebbe riguardato anche loro.
I primi segnali risalgono al 1973, anno
in cui, Napoli fu colpita da un’epidemia
di colera che causò la morte di molta
gente e che recò danni irreversibili
all’immagine della nostra città. Inizialmente vennero incriminati gli allevatori
di cozze, che svolgevano la loro attività
nelle acque inquinate dai veleni della
città; in seguito questa ipotesi passò
in secondo piano perché le inchieste
permisero di constatare l’effettivo deterioramento delle condizioni igieniche
dovute soprattutto al mancato smaltimento dei rifiuti.
In più di trent’anni le cose sono gravemente peggiorate. L’emergenza è diventata cronica.
Da qualche mese, nell’ennesimo tentativo di affrontarla, è stato eletto commissario straordinario Giovanni De
Gennaro. L’apice della tolleranza da
parte dei napoletani si è raggiunto nel
momento in cui sono state rese note
alcune scelte del Governo per provare
a tamponare la situazione diventata
ormai critica ed insostenibile. Una tra
queste la riapertura della discarica “dei
Pisani”, a Pianura, chiusa 11 anni fa
poiché satura.
Questa decisione ha scatenato l’esasperata ribellione degli abitanti di Pianura
che temono, giustamente, che l’inalazione dei bio-gas prodotti dalle discariche costituisca una delle tante primarie
cause di tumori e leucemie.
La protesta è stata molto forte : sono
di di Federica Esposito V C
Roberta Icone V C
state bloccate le vie di accesso al quartiere, che per tre giorni è rimasto completamente isolato; sono stati organizzati numerosi cortei, ma sono serviti a
ben poco.
In quel periodo, paura, disperazione,
terrore, erano le uniche emozioni che si
respiravano non solo in città, ma anche (e soprattutto) in provincia. Nelle
strade sommerse dai rifiuti si respirava
un’aria maleodorante che minacciava
gravemente la salute della popolazione.
Non potrò mai dimenticare la mattina
del ritorno a scuola dopo le vacanze
natalizie. I media ci avevano informato della situazione, ma ne ho compreso
la drammaticità solo quando ho visto
avanzare verso di me un gruppo compatto di circa 50 uomini armati di manganelli e scudi che si preparavano ad
una vera e propria guerriglia. Mi sono
spaventata tantissimo, perché non avevo mai assistito ad una scena del genere
e pensando al disordine che si sarebbe
creato nell’arco della giornata, temevo
per la mia incolumità.
Nei giorni successivi qualcosa è stato
fatto: qualche strada è stata sgombrata dai rifiuti, salvo poi ritrovarsi nelle
stesse condizione nel giro di qualche
giorno.
L’emergenza rifiuti non è ancora finita e
non sappiamo se e quando finirà.
La soluzione del problema è ancora
molto lontana, perché i rimedi radicali e duraturi sono stati individuati, ma
non sono stati avviati.
Siamo convinte che occorre organizzare un sistema di raccolta differenziata
capillare, “porta a porta”, come è avvenuto in alcuni Comuni della nostra Regione. Affinché i rifiuti non siano più
un problema, ma una risorsa, occorre
accelerare la costruzione di termovalorizzatori “intelligenti”, capaci di selezionare e riutilizzare separatamente
le diverse sostanze che compongono
alcuni tipi di rifiuti. Ci sono, esistono,
perché non costruirli?
Speriamo di uscire nel più breve tempo
possibile dall’emergenza, perché purtroppo il costo, in immagine, che tutto
il Paese sta pagando è alto ed incide
nell’economia nel turismo e nella bellezza che negli anni ha fatto la fortuna
della nostra Italia.
Sinceramente non so se chi ci governa è
in grado di farlo.
Non cessa di destare scalpore l’emergenza
rifiuti che attanaglia la Campania
Rifiuti, rifiuti e ancora ....
P
er risolvere il problema dei rifiuti basterebbe applicare la legge
quadro sui rifiuti (il “decreto Ronchi”). Esso indica infatti che
il problema dei rifiuti solidi deve essere affrontato con i seguenti
principali interventi: 1) riduzione della produzione, 2) riuso, 3)
riciclaggio, 4) altre forme di recupero di materia prima dai rifiuti.
Tale legge dà un posto del tutto marginale all’incenerimento. Infatti viene precisato che “il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima
devono essere considerati preferibili rispetto” all’incenerimento con recupero di
energia.
Questa strategia è stata effettivamente seguita in altri Paesi europei: in Austria,
ad esempio, il 64% dei rifiuti è riciclato, il 23% va in discarica e solo il 13% viene
bruciato (si sta anche pensando di chiudere il famoso inceneritore di Vienna); in
Germania il 71% è riciclato, il 14% va in discarica e il 16% è incenerito (fonte:
European Topic Centre on Resource and Waste Management 2005). Anche alcune
regioni del Nord e centro Italia si sono incamminate su questa strada: il Veneto incenerisce solo l´8% dei rifiuti, l´Umbria il 5%, la Toscana il 6%, il Piemonte il 4%,
la raccolta differenziata in Veneto è intorno al 50%, nel Piemonte vicino al 40%. Vi
sono poi città che riciclano la grande maggioranza dei rifiuti, perfino nella nostra
Regione (per esempio a Montecrorvino, 11.000 abitanti, si ricicla quasi l’80% dei
rifiuti). E’ necessario però che amministratori e cittadini si impegnno entrambi per
raggiungere questo obiettivo.
Cosa può fare
ciascuno di noi?
•
diffondere queste informazioni e discuterne con amici, parenti, colleghi;
•
sostenere le organizzazioni che si battono per una gestione dei rifiuti basata
su riduzione, riuso e riciclaggio;
•
fare pressione su Comune, Provincia e Regione perché incentivi la riduzione,
il riuso e il riciclaggio dei rifiuti;
•
fare pressione sui supermercati e altri esercizi commerciali perché riducano
gli imballaggi e adottino sistemi di vendita “alla spina” (almeno per detersivi, saponi, shampo ecc.);
•
fare pressione sul proprio datore di lavoro perché siano riciclati i rifiuti e
perché nella mensa si utilizzino bevande alla spina, come avviene in molte aziende
europee e del Nord Italia;
•
fare scrupolosamente la raccolta differenziata;
•
non comprare o comprare il meno possibile prodotti usa e getta o confezionati
in imballaggi e contenitori di difficile smaltimento (polistirolo, propilene, tetrapack
in accoppiata carta/plastica, carta/alluminio, ecc.);
•
preferire i contenitori col vuoto a rendere e i prodotti sfusi;
•
non bere acqua in bottiglia ma solo acqua di rubinetto, che è anche più controllata dal punto di vista sanitario e molto più economica;
•
comprare e preparare solo la quantità di cibo che sarà effettivamente mangiata (così si risparmiano anche centinaia di euro ogni anno);
•
utilizzare batterie ricaricabili
•
comprare prodotti di migliore qualità, che durino più a lungo (il costo finisce
per essere ripagato dalla maggiore durata)
•
non farsi prendere dalla “malattia del comprare”: prima di ogni acquisto
chiedersi “Ne ho proprio bisogno? Ne posso fare a meno? Quante volte lo utilizzerò?” e ricordarsi che non solo le merci che ci rendono felici ma avere amici, tempo
libero, fare una passeggiata ecc.: tutte cose che non costano niente e che non producono rifiuti.
- Mentre in molte regioni la raccolta differenziata
è iniziata negli anni ‘70 e ‘80, da noi è partita dalla metà degli anni ‘90 e, a tutt’oggi, è sotto il 10%
(la legge stabilisce che per il 2003 si doveva riciclare
almeno il 35% e alcune regioni italiane sono ormai
su140-50%);
- la quantità di rifiuti prodotta è aumentata sempre
più: nel 1998 era di 424 Kg per abitante all’anno, oggi
è di 485 Kg (fonte APAT);
- la Giunta Regionale di destra, presieduta da Rastrelli, ha varato nel 1997 un Piano che prevedeva 7
impianti CDR (gli Impianti che separano la parte bruciabile dei rifiuti da quella non bruciabile) e 2 enormi
inceneritori capaci di bruciare tutta la spazzatura
prodotta in Campania, non rispettando cosi le indicazioni della legge nazionale che indica che bisogna
privilegiare la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il recupero, il riciclaggio, il compostaggio;
- la Giunta Regionale, presieduta da Losco (1979);
aveva affidato la costruzione degli inceneritori e degli
impianti CDR alla FIBE (del gruppo FIAT), preferendo la sua proposta perché il costo era più vantaggioso
e i tempi di realizzazione brevi (1 anno), anche se il
termovalorizzatore progettato era di vecchio tipo e
particolarmente inquinante e la legge nazionale impone che bisogna scegliere innanzitutto la tecnologia
meno inquinante;
- Bassolino ha utilizzato le ingenti risorse economiche
date alla Campania per costruire i 7 impianti CDR
e il termovalorizzatore di Acerra, per pagare profumatamente consulenze e per assumere centinaia di
lavoratori per la raccolta differenziata senza farla poi
partire e senza
costruire impianti di compostaggio dove trasformare i rifiuti organici in concime;
- I cittadini di Acerra hanno cercato di bloccare la
costruzione del termovalorizzatore che, essendo
di vecchio tipo e 5 volte più grande dei normali Inceneritori, non li rassicurava sulla tutela della loro
salute;
- gli impianti CDR, entrati in funzione, invece di produne cdr (combustibile da rifiuti) e fos
(frazione organica stabilizzata) hanno prootto da una
parte milioni di ecoballe, che non sono bruciabili perché contengono rifiuti putrescibili, dall’altra migliaia
di tonnellate di materiale organico non stabilizzato e
quindi anch’esso putrescibile. Tale materiale si è andato quindi accumulando presso gli impiantI e siti di
stoccaggio “provvisorio”;
la magistratura ha aperto inchieste su tutta
questa situazione ponendo varie volte sotto sequestro
il cantiere di Acerra e gli impianti cdr, determinando
cosi ogni volta l’accumulo di rifiuti per strada. Sulla
base di tali inchieste si è dovuto modificare il progetto del termovalorizzatore di Acerra per cercare di
renderlo meno inquinante e conforme agli standard
europei;
-i Commissari straordinari di governo succeduti a
Bassolino, per risolvere 1’emergenza, hanno aperto
vecchie discariche (spesso sequestrate dalla magistra-
tura perché contenevano
rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra) senza fare niente per risolvere il problema alla radice.
L’apertura di discariche dichiarate definitivamente
chiuse o la proroga delle date di chiusura. stabilite,
ha fatto perdere la fiducia dei cittadini nelle promesse
dello Stato;
- in questa situazione di sfascio 1a camorra ha potuto
continuare a smaltire illega1mente rifiuti tossici e nocivi provenienti da tutt’Italia, sia in discariche che
avrebbero dovuto contenere solo rifiuti non tossici,
sia in discariche abusive, aiutata in questo anche dal
testo unico delle leggi su1l’ Ambiente varato dal Governo Ber1usconi che, declassando una serie di reati,
ha reso più difficile l’azione della magistratura (riduzione dei controlli sulla filiera dei rifiuti, intercettazioni telefoniche ecc.).
Cosa si dovrebbe fare
per risolvere il
problema rifiuti?
- ridurre la produzione di rifiuti con norme nazionali
e regionali che penalizzino l’eccesso
di imballaggi, i prodotti a perdere, i materiali difficilmente smaltibili (la UE ha fissato- come obiettivo
per l’anno 2010 una riduzione del 20% rispetto alla
produzione dell’anno 2000);
- organizzare un efficace sistema di raccolta differenziata non solo di carta, plastica e vetro, ma soprattutto della frazione umida (cioè la parte putrescibile) e
dei rifiuti tossici (vernici, solventi ecc.). La raccolta
differenziata è il presupposto non solo del riciclaggio,
ma anche della possibilità di smaltire i rifiuti negli
inceneritori o in discarica, perché la frazione umida
non è bruciabile ed è pericoloso smaltirla in discarica. Inoltre, più è completa e selettiva la raccolta differenziata, più i rifiuti diventano una risorsa che può
fare guadagnare e, quindi, ridurre la tassa sui rifiuti.
L’unico sistema capace di raggiungere le percentuali
stabilite dalla legge (45% entro il 2008, 65% entro il
2012) è la raccolta porta a porta e le “ isole ecologiche”. Un tale sistema può andare a regime in un anno
con costi inferiori alla raccolta con cassonetti e raggiungendo percentuali di oltre il 55% (si veda l’esperienza dalla.Municipalità Colli Aniene a Roma, lapigia a Bari e delle città di Asti, Novara, Trento ecc.)
Per il nodo di Napoli della Rete di Lillipu,
prof. ssa Annamaria Zaza
apeciale Campania || zoomps
Perché esiste un problema
rifiuti in Campania
ganica stabilizzata, materiali da riciclare e inerti da
utilizzare per bonificare cave o produrre materiali per
edilizia).
I termovalorizzatori non sono la soluzione perché non possono bruciare la frazione umida dei rifiuti
(pari al 40%) né l’inerte (sabbia, meta11i, vetro ecc.
che ammonta al 10-15%) e non è conveniente che
brucino carta e plastica, il cui ricic1aggio è molto
meno inquinante e più conveniente dal punto di vista
energetico (riciclare plastica fa risparmiare il doppio
dell’energia che si ricava bruciandola) ed economico.
Infatti il costo dell’energia elettrica prodotta è superiore a quella prodotta da petrolio, metano, eolico,
idroelettrico e solare a concentrazione (fonte: ANEA)
e la convenienza è solo degli imprenditori che possono
intascare anche i 55 euro per ogni tonnellata bruciata,
perché la legge italiana considera l’incenerimento dei
rifiuti un’ energia rinnovabile da sostenere economicamente (nel 2006 lo Stato ha cosi distribuito i fondi
raccolti tramite la tassa per la promozione delle energie rinnovabili che paghiamo sulla bolletta elettrica:
0,004% energia solare, 3% energia eolica, 4% geotermica, 3% idroelettrica, 19% incenerimento rifiuti
urbani, 35% residui e recupero di energia, 36% combustibili fossili). Con i fondi avuti dall’inceneritore di
Brescia si potevano installare pannelli fotovoltaici per
un terzo degli abitanti di Brescia.
Si deve ricordare inoltre che i termovalorizzatori producono ceneri e fanghi (pari al 30% del peso dei rifiuti
bruciati) da smaltire poi in discariche e quindi non
sono un sistema per eliminare i1 ricorso alle discariche. Inoltre, se si raggiungono gli obiettivi stabiliti
dalla legge (65% di differenziata e riduzione del 20%
dei rifiuti) si avranno al massimo 500.000 tonnellate
da bruciare, mentre il solo inceneritore di Acerra ha
una capacità di 700.000 t.
La strategia che abbiamo indicato è perfettamente in
linea con le direttive europee e con quanto si va facendo in molti paesi europei: in Austria il 64% dei rifiuti
è riciclato, il 23% va in discarica e solo il 13% è bruciato; in Germania il 71% è ricic1ato, il 14% va in
discarica e il 15% è incenerito (fonte: European Topic
Centre on Resource and Waste Manaqement 2005).
-costruire un sufficiente numero di impianti di compostaggio dove trasformare la frazione umida in concime
(la Campania ne è quasi priva: mentre altre regioni ne
hanno decine e decine: per esempio la Lombardia ne
ha 79 (fonti: Commissanato Straordinario per i Rifiuti: Piano Rifiuti 2007; APAT:2006)
- attrezzare alcune discariche ex novo in luoghi idonei
(es. quelli segnalati dai geologi dell’ Università di Napoli) per superare l’emergenza senza avvantaggiare
la camorra e avere il tempo di trasformare gli attuali
impianti (dr in efficienti impianti per il trattamento
meccanico biologico (che producono cioè frazione or-
11
zoomps || interni
Le nostre recensioni
Musica, libri, spettacoli... parliamo e raccontiamo cosa ci ha appasionato
I passi dell’amore
Harry Potter
e i doni
della morte
“L’amore è come il vento, anche se non
lo vedo, so che esiste perché lo sento.
Scopri chi sei e segui te stesso.”
L’ultimo capitolo della saga del
mago più famoso
della letteratura
contemporanea
L
è come il vento, non lo vedi ma lo percepisci”.
di Ilenia Leone III A
’ultimo libro della saga
del maghetto che ha stregato i lettori di tutto il
mondo è uscito in Italia
il 5 gennaio 2008 in tutte
le librerie, dove già dalla
mezzanotte del 4 tutti facevano il conto
alla rovescia per accaparrarsene una
propria copia. Degno finale della saga,
racconta dell’ultima grande battaglia di
Harry Potter contro il suo antagonista,
l’innominabile Lord Voldemort. Avvincente e pieno di colpi di scena, l’ultimo
capitolo del romanzo Rowlinghiano lascia nei cuori del lettore che, come dice
l’epigrafe, è rimasto con Harry fino alla
fine, un vuoto incolmabile. Il libro chiarisce i tanti enigmi lasciati irrisolti nei
precedenti, svelando anche la storia di
alcuni personaggi secondari che accompagnano Harry nella disperata corsa al
confronto con il suo acerrimo nemico ritornato alla ribalta più potente che mai.
La conclusione invoglia il lettore a una
rilettura di tutta la saga che, alla luce
dell’ultimo capitolo, riconferma Harry
Potter un “futuro” grande classico del
millennio grazie anche alla grande presenza di analogie mitologiche.
Mi è piaciuto perché:
è un libro che fa piangere, ridere e ti cattura dall’ottavo capitolo in poi. Forse un
po’ lento, ma comunque pieno di colpi di
scena... come sempre. Continua a stupire. Si legge “in un soffio”. Penso che sia
il libro più bello che ha fatto la Rowling.
Sarà veramente l’ultimo?
Un difetto:
Concentra l’attenzione del lettore tutta
nel finale, che sembra un po’ forzato in
alcuni casi; il lettore rimane comunque
con tanti interrogativi irrisolti.
12
di Angela Maraucci III F
foto || La copertina dell’ultimo libro
A
Harry Potter e i doni
della morte
Autore:
J.K. Rowling
697 pagg.
Editore:
Salani Prezzo euro 23,00
l liceo di Beaufort,
Landon Carter è molto popolare e passa il
tempo con i suoi amici
prendendo in giro i più
deboli facendo scherzi
terribili, mentre Jamie Sullivan, la figlia del pastore locale, si occupa di volontariato e non ha molti amici, anche
se partecipa alle attività di gruppo della scuola. I due non avrebbero nessun
motivo di frequentarsi se non fosse che
Landon, messo in punizione dal preside
della scuola, è costretto a partecipare ai
programmi di recupero e ad una rappresentazione teatrale scolastica. Mano
mano che scorrono i giorni, Landon e
Jamie imparano a conoscersi e iniziano
a frequentarsi sempre più spesso, scoprendo che forse l’uno può riempire i
vuoti dell’altro. Lui, conoscendo lei, si
innamora, e finisce per abbandonare
tutte le sue cattive abitudini. Fin quando un giorno lei gli rivela il suo segreto:
ha una brutta malattia, “la leucemia”.
Lui, disperato, chiede aiuto al padre,
che non vedeva da tempo. Ma per Jamie
non ci sono speranze. Egli cerca di soddisfare tutti i suoi desideri, tra cui anche
quello di sposarsi nella chiesa dove si
erano sposati i suoi. Dopo il matrimonio
e il viaggio di nozze lei muore e lui terrà sempre in mente una frase da lei le
pronunciata prima di morire “l’amore
Mi è piaciuto perché:
È un film pieno di buoni sentimenti, che
ci mette in contatto con la malattia, col
dolore di una separazione e, soprattutto, col valore del sacrificio per un persona che si ama. Ci mette di fronte a
sentimenti e sacrifici che al giorno d’oggi
è raro trovare, ci fa capire che un amore, se è vero, non si può spezzare con un
tragico evento.
Io trovo che questo film dà degli insegnamenti di vita, perché fa capire quanto possono essere straordinarie le persone che abbiamo accanto; che le persone
davvero speciali, che le cose più belle a
volte sono proprio lì, davanti a noi, e
non ce ne accorgiamo; che i sentimenti
veri non si piegano; che all’amore non si
deve rinunciare perché può aiutarci a tirare fuori il meglio di noi e degli altri.
Un difetto:
A qualcuno può risultare un film ‘mieloso’ e ‘strappalacrime’, specialmente
per persone che, come me, puntualmente piangono tutte le volte che si trovano
di fronte a storie che ci toccano dentro e
lasciano delle tracce nei nostri cuori.
I passi dell’amore
Titolo originale:
A walk to remember
Regia:
Adam Shankman
Genere:
drammatico/romantico
Musica, libri, spettacoli... parliamo e raccontiamo cosa ci ha appasionato
interni || zoomps
Le nostre recensioni
Reality show &
Grande Fratello
The Big Brother e le sue svariate versioni in giro per il mondo, non smette
mai di destare scalpore
L
e origini del grande fratello ci rimandano al
1786, quando il giurista
e filosofo inglese Jeremy
Bentham scrisse un singolare opuscolo dal titolo greco “Panopticon”, che significa
letteralmente “veditutto”. In pratica,
Bentham immaginò una prigione così
organizzata:una costruzione a forma di
anello con al centro una torre provvista
di un adeguato punto di osservazione.
Questo ingegnoso sistema di sorveglianza consentiva ad una sola persona di
vigilare.
Bentham può essere considerato l’antesignano dell’idea di Grande Fratello.
Nel secolo scorso, poi, lo storico inglese
George Orwell, nato in India nel 1903,
profetizzò una società governata e denominata da un Grande Fratello (Big
Brother) onnipotente e immortale.
Il grande fratello dei giorni nostri è un
programma televisivo trasmesso per
la prima volta da Canale 5 nell’anno
2000, quando fu presentato come primo reality show. Lo passarono come un
esperimento scientifico e vinse addirittura il telegatto nella categoria costume
e cultura, suscitando non poche polemiche. Alcuni suggeriscono che grande
fratello e figli post moderni rendono
una visione alterata della nostra società, che peggiora di anno in anno (basta
guardare le edizioni del grande fratello
che ormai ci propongono). Altri dicono
semplicemente che i reality show sono
una moderna evoluzione della televisione, stanca ormai dei soliti talk show.
Sta di fatto che piacciono, e, dopo ben
otto edizioni, continuano a fare ascolti
record, il che significa che nonostante
le critiche qualcuno incollato davanti al
televisore c’è. Il segreto del successo sta
nella similitudine alla realtà quotidiana. Noi spettatori ci riteniamo soddisfatti di questa somiglianza, perché ci
unisce con la tv, diventata ormai un dio
da venerare, mentre i reality rimangono
di Ilenia Leone III A
ricostruzioni approssimative dei nostri
spaccati di vita, smontati e riadattati,
per la tv moderna sempre più lontana
dai valori morali sempre più vicina alla
sfrenata corsa al consumismo.
La fruizione di certi programmi non
è facile, devono essere guardati con
un occhio critico e distaccato, perché
ci fanno credere di controllare la vita
altrui, mentre i veri controllati e preanalizzati siamo noi. Il punto è capire
chi è più succube del Grande Fratello,
essi, rinchiusi tra quattro mura, o noi
che, per vedere loro e per aspettare la
nomination del lunedì sera, ci finiamo
dentro triturati e senza accorgercene.
A tutti un semplice avvertimento, che
lo stesso Orwell lanciò nel 1948 “Big
Brother is watching you!” chissà che
oggi nell’era dell’informazione e della
immagine è meglio tenerlo sempre presente... non si sa mai!
foto || Pietro Taricone
foto || L’attore Raoul Bova
Scusa se ti
chiamo amore
“Non c’è niente di più bello di quell’errore che si chiama amore”
L
’autore ha visitato più
di 25 fari lungo tutta la
costa d’Italia. All’ultimo, quando ormai non
ci sperava più, ha preso
un traghetto per l’isola
del Giglio. Qui ha trovato il faro di questa storia d’amore. Il romanzo, uscito
dalla penna di Federico Moccia, racconta della vita di Niki e di Alex rispettivamente 17 e 37 anni, che, come ormai
consuetudine nei libri dell’autore, s’incontrano, o meglio, si scontrano, per
una casualità del destino, che li vede
protagonisti di una turbolenta storia
d’amore. Moccia affronta tematiche
rilevanti e attuali quali:la differenza
d’età tra i due protagonisti, lo scontro
generazionale tra madre e figlia, e il
modo sempre più sconclusionato degli
adolescenti che in questo libro sembra
che vivono in una sorta di paese dei
balocchi dove tutto è concesso. L’autore prende spunto dai luoghi comuni
del mondo adolescenziale e degli adulti con la fobia dei valori indissolubili,
fatti di amiche inseparabili, ex fidanzati
gelosi, coniugi poco fedeli e amori falsi
e bugiardi. Amalgamando così sogno e
realtà, ottiene come risultato una storia d’amore che colpisce e fa sognare.
La storia, sulla scia dei precedenti romanzi dell’autore, è stato tramutato in
di Ilenia Leone III A
pellicola dallo stesso autore, con Raoul
Bova e Michela Quattrociocche, che ne
ha fatto un manuale del perfetto adulto
o aspiranti tali, con la mania delle griffe
e dell’apparire.
Mi è piaciuto perché:
l’autore è riuscito a introdurre il lettore
nella storia e ha toccato argomenti delicati come il problema dell’età in amore,
la vita adolescenziale, il rapporto con
i genitori ecc. Credo che le descrizioni
siano belle e a volte addirittura meravigliose e magiche.
Un difetto:
Temo che abbia potuto trasmettere valori inadatti al target al quale è destinato.
Scusa, ma ti chiamo amore
Autore: F. Moccia
Editore:Rizzoli
Genere: romanzo
Prezzo: 18,00
Dati: 663 pagg.
13
zoomps || sport
La violenza nello sport
Teppisti che vanno allo stadio solo per sfogare la propria rabbia sotto le
mentite spoglie di tifosi
L
di Esposito Andrea III C
Ciccarelli Guido III C
a diffusione della violenza nella nostra società è un fenomeno sempre più inquietante. Si può dire che non vi sia momento o aspetto
della vita che ne sia toccato. Da troppo tempo anche lo sport è diventato occasione di violenza e scontri e non solo tra i tifosi.
È difficile capire i meccanismi che stanno alla base di manifestazioni di violenza che coinvolgono gli spettatori di gare sportive, in
quanto è una violenza che appare più che mai inutile e gratuita. Mi domando come
possa accadere che ragazzi solitamente tranquilli, in un pomeriggio domenicale,
assistendo ad una partita di calcio, che dovrebbe essere fonte di divertimento e di
istruzione, si trasformino improvvisamente in individui aggressivi e violenti, capaci
di atti vandalici e distruttivi, talvolta persino omicidi. Una delle spiegazioni che
si possono azzardare è che questi giovani, che di solito si comportano civilmente,
quando si trovano in certe situazioni cessano di essere se stessi e acquistano la
psicologia di massa: quanto più la massa è numerosa, tanto più si sentono forti.
Nonostante le misure preventive adottate dalle autorità per la sicurezza negli stadi,
come l’aumento delle forze dell’ordine e, quando necessario, lo svolgimento della
partita a porte chiuse, non si è ancora riusciti ad arginare questo fenomeno. Non
raramente infatti, le cronache del calcio parlano, oltre che di goal, gesti atletici, e
risultati finali, anche di violenti contrasti tra gruppi di tifosi rivali durante il prepartita, di strade bloccate in prossimità dello stadio, e di lancio, durante la gara, di
oggetti, monete, e fumogeni dai settori dove sono posizionati i rispettivi tifosi.
Spesso questi scontri cominciano per le strade, durante il viaggio verso lo stadio,
e continuano dopo la partita, per le strade di ritorno. E non è raro che ci scappi il
morto. Non possiamo non ricordare il giovane tifoso di 28 anni, Gabriele Sandri,
morto qualche mese fa per un colpo di pistola sparato da un poliziotto in un gesto
d’impeto durante uno scontro tra tifosi avversari, in un’area di servizio dell’A1 nei
pressi di Arezzo.
Bravi ragazzi!
La squadra di calcio a 5 del “De Nicola”, vincendo tutte le
partite del proprio girone, è approdata alla fase provinciale.
L’Istituto tutto, ed io in particolare, vi siamo grati.
Tutta la rosa dei partecipanti:
Chianese Dario 3A
Corsini Claudio 2A
Longobardi Salvatore 2A
Amendola Salvatore 2E
Vinci Alessio IG
Di Guida Michele IG
Fierro Luigi lA liceo’
Priante Vincenzo 2F
Marenghi Francesco 2G
Flaminio Simone 2B liceo
Belardo Claudio 2D
Frascione Luigi 2D
Liccardo Paolo IA liceo
Il Prof. detto “mister”
I partecipanti, comunque vada, saranno premiati nella giornata dedicata al “DE NICOLA DAY SPORT”
Avanti tutti!
La squadra di calcio a 5 dell’ISIS De Nicola, dopo avere
battuto:il G. ‘Fortunato ( 5 - 2 ), è approdata ai quarti di
finale del torneo studentesco (fase provinciale) ed ha sconfitto l’alberghiero “ CAVALCANTI ” PER 5-4
Siamo in:
SEMIFINALE
Un bravo a tutto il gruppo sportivo per questa prestazione
ECCELLENTE
1) Chianese Dario 3A
,2) Amendola Salvatore 2E
3) Longobardi Salvatore 2A
4) Corsini Claudio 2A
5) Vinci Alessio IG
6) Priante Vincenzo 2F
7) Fierro Luigi IAL
8) Marengbi Francesco 2G
14
2002 giocando poco a causa di un infortunio, riuscendo però a siglare 2 importanti gol a fini della permanenza in serie A della squadra bianconera.
I ritorni: Argentina e nuovamente Italia
A malincuore poco prima dell’inizio della stagione
2002-2003, per incomprensioni col nuovo allenatore
dell’Udinese, Luciano Spalletti, che non lo ritiene indispensabile alla causa della squadra, Sosa decide di
tornare in patria, seppur in prestito, dividendosi fra
Boca Juniors e Gimnasia La Plata (il club in cui è cresciuto). Tornato in Italia nell’estate del 2003, l’Udinese lo cede sempre in prestito, questa volta in Serie
B: prima ad Ascoli, poi a metà campionato al Messina
dove diventa il protagonista della bella rimonta della
squadra siciliana che conquista una storica promozio-
Chi è “El Pampa”?:
Roberto Carlos Sosa (Santa Rosa, 24 gennaio 1975)
è un calciatore argentino che gioca nel ruolo di attaccante nel Napoli. È soprannominato El Pampa.
Attaccante possente (189 cm per 86 kg), prevalentemente destro, è dotato di un’ottima elevazione e bravo
nel colpire di testa e sempre molto temibile sui calci
piazzati; i suoi punti deboli sono la velocità e il tiro.
Gli inizi di carriera
A 14 anni entra nella squadra argentina del Gimnasia
y Esgrima, dove, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili, arriva in prima squadra nel 1995. Con
i biancoblu disputa 83 partite in campionato siglando ben 37 gol, di cui 28 tra Clausura e Apertura del
ne in Serie A.
Una scelta di vita e di cuore: Napoli
Proprio quando sembra ormai imminente l’acquisto
a titolo definitivo da parte del Messina, che ha contribuito a portare in serie A, nel settembre 2004 accetta clamorosamente, con una scelta di vita, l’offerta
sociale || zoomps
A
fine stagione Roberto Carlos Sosa lascerà il Napoli e tornerà in Argentina. ‘’Era una decisione presa da un
po’, aspettavamo il raggiungimento
della quota salvezza per annunciarla - ha detto l’attaccante argentino
intervenendo a ‘Notte Azzurra’ su Radio Marte - Non
è stata una decisione facile, ma credo che dopo dieci
anni, di cui 4 meravigliosi a Napoli, sia arrivato il momento di tornare nel mio paese. E’ una scelta di vita
che va accettata. Sono un giocatore operaio, ho sempre lavorato dietro le quinte cercando di compattare
il gruppo, di dare una mano nell’inserimento dei giovani. Sono contento di aver partecipato alla rinascita,
alla risalita dalla serie C. Ho 33 anni e penso che per
tutto ci sia un limite. E’ giusto che Napoli pensi ad
altri giocatori. Il mio comunque non è un addio ma è
un arrivederci’’.
Il 2 settembre 2007, all’esordio in serie A con il Napoli, nella gara contro l’ex squadra dell’Udinese, ha
raggiunto la 100esima presenza con la maglia azzurra
siglando anche il gol del definitivo 0-5 per i partenopei, rinunciando ad esultare per rispetto ai suoi ex
tifosi friulani.
Famosa la sua esultanza che si caratterizza nell’esporre una maglietta con l’immagine di Maradona e la
scritta “Chi ama non dimentica”; tale t-shirt è diventata ormai un “cult” per i tifosi napoletani.
Sosa diventa un vero e proprio “emblema” del Napoli.
Nella conferenza stampa successiva alla partita casalinga contro il Palermo del 30 marzo 2008 il d.g. del
Napoli Marino ha annunciato l’intenzione del calciatore di tornare a fine anno in Argentina provocando
l’istantanea reazione dei tifosi partenopei che hanno
indetto una petizione per convincere Sosa a restare
a Napoli.
Tratto da:
Wikipedia & calcionapolinews.it
Roberto Carlos Sosa
Un affettuoso saluto ad una bandiera del Napoli. Ariete nella vita e sul campo
fedele alla maglia e alla storia che porta con sè: buon ritorno a casa Pampa!
1997-1998, diventando quell’anno pezzo pregiato per
i grandi club europei.
Lo sbarco ad Udine
Nell’estate del 1998, dopo vari giorni di trattativa viene acquistato dall’Udinese, e nonostante le difficoltà
della serie A e l’eredità di sostituire un certo Oliver
Bierhoff (appena ceduto dai friuliani al Milan), Sosa
si ambienta subito siglando ben 11 gol e numerosi assist al primo anno, formando uno straordinario tridente con il brasiliano Marcio Amoroso e Paolo Poggi (che
proprio quell’anno, grazie ad un assist “impossibile”
dal fondo di Sosa sigla il gol-qualificazione-Uefa nello
spareggio a Torino contro la Juventus).
Grazie a queste prestazioni, ai suoi gol e alla sua voglia di non arrendersi mai, Sosa entra nel cuore dei
tifosi friuliani, e lui li ripaga con 14 gol nella stagione 2000-2001, dopo i 6 dell’anno prima. Ormai idolo
incontrastato, Sosa non riesce a dare il massimo nel
del nuovo Napoli, costretto a ripartire dalla serie C1,
che lo acquista dall’Udinese a titolo definitivo. Passerà alla storia come il primo calciatore tesserato dalla
nuova società azzurra, ed anche per questo Sosa entra
subito nelle grazie dei tifosi napoletani, che vedono in
lui l’uomo della rinascita. Realizzerà il suo primo gol
in maglia azzurra, su rigore, nella gara Napoli-Chieti
1-2 del 31 ottobre 2004 ma non riuscirà a riportare
subito in serie B la squadra azzurra nonostante i suoi
10 gol (fra cui quello inutile nella finalissima playoff
contro l’Avellino). Ci riesce l’anno dopo, togliendosi
la soddisfazione di essere l’ultimo calciatore nella storia del Napoli, a segnare un gol con la maglia numero
10, quella che fu del suo idolo Maradona.
Nella stagione successiva in serie B, partito come riserva, conquista il posto da titolare a suon di gol decisivi (come contro il Piacenza, il Cesena e l’AlbinoLeffe) che contribuiranno alla promozione degli azzurri
in Serie A.
Dati biografici
Nome
Nato
Paese
Altezza
Peso
Dati agonistici
Disciplina
Ruolo
Squadra Carriera
1995-98
1998-2002 2002
2003
2003-2004
gen 2004
2004-2008 Roberto Carlos Sosa
24 gennaio 1975 a Santa Rosa
Argentina
189 cm
86 kg
Calcio
Attaccante
Napoli
Gimnasia La Plata
Udinese
Boca Juniors
Gimnasia La Plata
Ascoli
Messina
Napoli
15
Special Page
I NOSTRI P.O.N.
“SCUOLE APERTE”
• Imparare giocando con il computer per i
docenti e gli allievi della scuola elementare
• Conseguimento Certificazione informatica
di base (ECDL ) per gli allievi della scuola
media
• Cercare Comunicare Apprendere per gli
adulti e gli anziani italiani e stranieri
• Corso di “Chitarra”
• Corso di “Attivita’ Teatrale”
• Discipline artistiche
• Attività motorie
“Impara a contare
“Esprimiti con la matematica” sulle competenze di
matematica
“ Comunica in lingua” e “France en direct”
sulle competenze della lingua Inglese e Francese
“Vivere nella legalità” e “Impara ad esprimerti
con altri linguaggi”
sulle competenze trasversali
prof.ssa M.L. Pazzanese
adesione ai Progetti
Nazionali “Sole 24
ore” e “La Repubblica”
Gli alunni della classe VD hanno soste-nuto gli
esami D.E.L.E (Diploma di spagnolo lingua straniera livelli B1 e B2) riportando risultati molto
soddisfacenti.
Complimenti a : Roberta Bagnaro, Saul De Vincenzo, Erhard Luigi ,
Alessandra Filo,Gianluca Furlan, Maria Pipicelli ,
Francesca Giacometti , Luigi Della Corte ,Valerio
Borriello, Roberto Tommasiello , Luigia Eposito,
Marghe-rita Liccardo, Susanna Morra
“EDUCAZIONE STRADALE”
prof.ssa V. Nappi
favorisce nei giovani una formazione di coscienza civile sensibilizzandoli verso comportamenti corretti e responsabili in materia di
sicurezza stradale.
prof.ssa L.D’Eliseo
La realizzazione di un giornale rappresenta
un’esperienza di alto valore formativo, poiché stimola la curiosità, il senso critico, la riflessione, la capacità organizzativa, e riesce a
coinvolgere tutti gli studenti della scuola.
La testata, registrata presso il Registro del
Tribunale di Napoli nell’a.s. 2004/05, ha
una diffusione non solo nell’ambito scolastico, ma anche nel territorio, prevalentemente
nell’area collinare.
“APPROFONDIMENTO LINGUA
SPAGNOLA”
prof.ssa C.Crescenzi
“IL QUOTIDIANO IN CLASSE”
“ZOOMPS” - Giornale d’Istituto
“APPROFONDIMENTO DELLA
LINGUA TEDESCA”
prof.ssa D. Romano
Gli alunni di IIIC, IV C, VC, sosterranno gli esami
di lingua tedesca presso l’ Istituto Goethe nel mese
di maggio
Auguri ragazzi!
“CIC”
dott. V.. Lamberti
sportello di ascolto delle problematiche giovanili per consulenza e supporto psicologico
aperto anche ai genitori.
“ECDL”
prof. G. Sambri
diffonde la cultura informatica e tende ad integrare la formazione di base con competenze tecniche spendibili nel mondo del lavoro o
per l’accesso all’università. La certificazione
è un documento riconosciuto a livello europeo.
“EDUCAZIONE ALIMENTARE”
prof.ssa C. Mundo
aiuta i giovani ad affrontare e risolvere i problemi legati all’età evolutiva e a conoscere i
rischi e le patologie correlati ad una non corretta alimentazione o ad abuso, come obesità
ed alcolismo
“FORMAZIONE MOTORIA E
AVVIAMENTO ALLA PRATICA
SPORTIVA”
Tornei sportivi interni e incontri
con altri Istituti
“PATENTINO A SCUOLA”
prof.ssa V. Nappi
corso tenuto da scuole guida convenzionate per gli
studenti che intendono conseguire il patentino per
la guida dei motocicli.
IFS “ Napolyamm”
prof.ssa V. Nappi
Sviluppa la creatività permet-tendo di
prendere parte virtual-mente alla simulazione di un’ impresa.
16
“AFFETTIVITÀ E SESSUALITÀ”
dott. Lamberti-dott.ssa Segati
Educazione alla sessualità e prevenzione e lotta alle dipendenze: taba-gismo, alcolismo, le nuove droghe
e i comportamenti a rischio