Lo StarFighter degli aeroliner
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Lo StarFighter degli aeroliner
Lo StarFighter degli aeroliner Scritto da Franco Di Antonio L'incidente occorso ad un MD-11F di Lufthansa Cargo a Riyad lo scorso anno si presta ad alcune considerazioni generali. Non si tratta di spiegazioni rivolte a questo specifico episodio, anche perché ogni incidente costituisce un caso diverso, che richiede mesi e mesi di indagini. Tuttavia, anche se le indicazioni offerte dalle inchieste sugli incidenti in aviazione nascono da un lungo lavoro di ricerca e studio, e ogni incidente è un caso a se stante, è pur sempre possibile tracciare una mappa, che spero utile, sulle questioni che riguardano la gestione dell’aereo e della missione. Diversi piloti considerano il McDonnell Douglas MD-11 l'equivalente civile del caccia Lockheed F-104 StarFighter (spesso definito “fabbrica di vedove” - NdR). Vediamo perché. L'F-104 ha costituito a metà degli anni 50 un'innovazione formidabile nel campo degli aerei da caccia, tanto da restare in servizio per ben cinquanta anni. Ebbene, lo Starfighter era un aereo difficile, nel senso di richiedere ai suoi piloti un approccio integrale e professionale ai massimi livelli. Anche l'MD-11 ha costituito un’innovazione straordinaria per i grandi aerei di linea, ed anche in questo caso i piloti chiamati a gestire questa macchina eccezionale devono affrontare i loro bravi problemi. Sebbene la macchina non si possa genericamente definire "pericolosa", essa è molto impegnativa, soprattutto per chi ha dovuto cambiare radicalmente l'approccio alla gestione del mezzo applicando una filosofia di condotta completamente nuova, ispirata dalle tecnologie applicate sulla navetta spaziale. Purtroppo però la McDonnell Douglas non spinse il proprio coraggio innovativo alle estreme conseguenze, producendo così un ibrido, tra un derivato convenzionale dal DC-10 ed un aereo innovativo, teso ad ottenere la massima autonomia possibile. I comandi di volo rimasero idraulici, ed i computer, molto avanzati, furono destinati a gestire gli attuatori dei comandi stessi tramite una miriade d’elaboratori elettronici gestiti da un FMS, ovvero il sistema digitale di gestione del volo. Questo impose di creare dei sistemi di simulazione dello sforzo che davano ai piloti la sensazione della risposta dei comandi quando l'aereo era pilotato manualmente: una complicazione estrema del mezzo a mio parere forse evitabile, tanto che sugli Airbus d’ultima generazione i motori gestiti da un computer digitale ad autorità completa non hanno più la possibilità del cosiddetto distacco dell' automanetta per la condotta manuale, ed anche i comandi di volo sono, per così dire, sempre filtrati dai computer. L'altra innovazione importante dell'MD-11, al giorno d'oggi applicata in tutti i velivoli, fu il glass cockpit , ovverosia la presentazione dei dati di volo su sei schermi posti in linea di fronte ai piloti. Per l'aerodinamica, l’innovazione arrivò con la modifica del disegno del DC-10 per consentire al suo successore di portare più peso possibile su autonomie di circa 14 ore, forse l’elemento più 1/2 Lo StarFighter degli aeroliner Scritto da Franco Di Antonio importante per il comportamento dell’aereo. Questo ha costituito un'altra delle esasperazioni del concetto ed ha inserito nello standard operativo tutta una serie di problemi che i piloti sono chiamati ad affrontare. Vediamoli. L'allungamento della cellula porta problemi di bilanciamento, anche se questo non è stato il cambiamento più importante. Poiché il personale dei centri cargo è sempre in continua evoluzione per le solite considerazioni sui costi, i piloti hanno sempre a che fare con "precari" impossibili da sensibilizzare sulla delicatezza del centraggio dell'MD-11. Due delle misure adottate riguardano i piani di coda, simultaneamente rimpiccoliti per aumentare l'efficienza aerodinamica e "bagnati" per aumentare di quasi 6.000 kg le riserve di carburante. Le due misure messe insieme hanno caricato all'inverosimile la coda, tanto che in corrispondenza di una raffica da 3g sul centro di gravità si possono innescare, sui punti di scarico delle forze nelle strutture di coda, risposte che superano i 70g. Durante i primi voli di linea si ebbero distacchi delle superfici di rivestimento dei piani di coda a causa di questi fenomeni, pertanto furono modificati i sistemi d’incollaggio. Questi problemi influenzano anche tutto l'inviluppo di volo. A pieno carico è per esempio difficile poter volare a livelli superiori a FL 310 (circa 10.000 metri); in ogni caso i "buffet" (le velocità di stallo di bassa e alta velocità) sono sempre notevolmente vicine, portando limitazioni di salita e discesa. A volte, per accettare livelli di volo utili per arrivare a destinazione, bisogna limitare l'inclinazione in virata a non più di 5 gradi, altrimenti si può stallare. I problemi di buffet limitano anche la velocità di crociera che oscilla tra Mach 0.82-0.83; solo con aerei mezzi vuoti si può operare vicino a .84 a parità di quota. Quindi i principali limiti sono, soprattutto per la versione cargo (MD-11 Freighter), il centraggio sempre complicato, gli inviluppi di manovra a pieno carico, il comportamento in atterraggio a causa sempre dei pesi in coda (motore, portellone cargo, serbatoi ecc.), le alte velocità d’involo ed atterraggio (dell'ordine di 170-180 nodi, una cinquantina in più rispetto agli altri aerei di linea), la sensibilità al vento laterale (bastano poco più di 5 nodi per creare problemi). Insomma, la condotta manuale del mezzo è piuttosto difficoltosa (e l'impiego con solo due piloti può introdurre ulteriore stress) e richiede abilità di pilotaggio al massimo livello. Soltanto disinserendo completamente il sistema elettronico (su quest’aereo è ancora possibile), si avrebbe un pilotaggio tradizionale dolce e progressivo.. ma la manovra è semplicemente proibita. (24 settembre 2011) 2/2