Cuore Biancorosso 09

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Cuore Biancorosso 09
biancorosso
C
ssmaceratese.it
uore
rivista ufficiale N° 9 - Gennaio 2016
CARLO PESCOSOLIDO
Un “ciociaro” nella Maceratese
Biancoroscopo 2016
Un anno di persone che non mollano
Fi.Fa. Security
Come funziona la sicurezza
Raffaele
IMPARATO
Fare sempre il proprio meglio
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E partita dopo partita si arriva alla meta
Piediripa-Macerata, Via Cluentina 16/aVendite,officina, carrozzeria, gommista, ricambi, revisioni 0733 286800
l’editoriale
E la corsa prosegue...
I
di
Andrea
BUSIELLO
l terzo posto alla fine del girone d’andata è il giusto
premio per una Maceratese costruita con precisione
e senza spese folli. Spal e Pisa hanno budget
decisamente più importanti ma i biancorossi hanno
la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere. L’obiettivo
iniziale, la salvezza, è praticamente già centrato e allora è giusto
guardare oltre e non avere paura di nessuno. La società ha dimostrato
di voler credere in un sogno e dal mercato invernale consegnerà a mister
Bucchi una squadra ancora più forte: recuperare sette punti alla capolista
è impresa ardua ma nel calcio nulla è precluso e così settimana dopo
settimana il campionato potrebbe farsi ancora più interessante. La serie
B è un obiettivo particolarmente ambizioso, più un sogno che realtà, ma
questa squadra ha il carattere e la personalità per giocarsela con tutti e
raccogliere il massimo da ogni gara. Il girone d’andata del torneo di Lega
Pro ha dimostrato come le prime tre squadre siano di un livello superiore
alle altre, poi un discreto numero di contendenti che possono dire la
loro in zona play off e tutte le altre a lottare per evitare la retrocessione.
Lupa Roma e Savona, i prossimi due avversari dei biancorossi, non sono
squadroni e in caso di “pieno” la classifica sarebbe più interessante e con
prospettive ancora più stuzzicanti. Ad oggi ambire ad un posto nei play
off (risultato storico) è una cosa possibile ma tutti devono remare dalla
stessa parte. Maceratese, non fermarti: è ora di riprendere la corsa!
3
biancorosso
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Punto di vista
di
Giancarlo Nascimbeni
Strada ancora lunga. Ora bisogna conVINCERE
D
ue sono gli argomenti che interessano l’intero movimento
della Lega Pro: il primo è la nomina del nuovo Presidente, Gabriele Gravina (così come da me auspicato in
altre precedenti rubriche di questa rivista) e del Consiglio Direttivo che resterà
in carica fino alle prossime olimpiadi per
essere poi rinnovato (spero confermato)
per il quadriennio successivo.
Se era prevedibile la nomina a Presidente
di Gabriele Gravina, dirigente sportivo di
elevato spessore con maturata esperienza in società ed in Federcalcio, del tutto
inaspettata è arrivata la nomina a componente del Consiglio Direttivo della nostra
Presidente, Maria Francesca Tardella.
E’ la prima volta che un Presidente della Maceratese viene chiamato a ricoprire
una carica così prestigiosa e soprattutto in un momento che esige profonda
trasformazione del movimento calcistico
della Lega Pro, in questi ultimi anni succube dello strapotere federale delle società di A e B da un lato e di quelle falsamente dilettantistiche, almeno nella gran
parte di esse, dell’organico della serie D.
Macerata sportiva deve essere orgogliosa che la dott.ssa Tardella potrà rappresentare le esigenze delle società di Lega
Pro, evidentemente avendo esse riconosciuto in lei capacità manageriali e competenza tali da ritenerla idonea e meritevole di svolgere un incombente di tanta
rilevanza.
E’ stato un successo per il calcio marchigiano in Lega Pro in quanto entrambi i
rappresentanti delle uniche due società
(Ancona e Maceratese) sono stati eletti
nell’organismo direttivo della categoria.
Da questa rubrica, sicuro di interpretare
il pensiero di tutti gli sportivi, giungano
alla Dott.ssa Tardella il compiacimento
per la nomina così prestigiosa e l’augurio
di poter operare per rendere la Lega Pro
(spero vivamente che ritorni a chiamarsi
Lega Serie C) efficiente e determinante
per le scelte che dovrà operare la Federcalcio, così come lo è sempre stata dalla
sua nascita negli anni ’60 fino alla malau-
gurata crisi del 2013 che speriamo possa
essere finalmente superata e dimenticata.
Calcioscommesse,
l’inchiesta “Dirty soccer”
Secondo argomento di attualità: è iniziato
in questa settimana il secondo filone del
processo denominato Dirty Soccer che
vede coinvolte, a diverso titolo e grado di
colpa, 27 società e 49 tesserati.
Purtroppo anche la Maceratese è stata, suo malgrado, coinvolta nel processo per la c.d. responsabilità oggettiva in
quanto il suo calciatore capitano della
stagione sportiva 2014/2015 Mirko Garaffoni si sarebbe reso responsabile di
attività finalizzata ad alterare il risultato
della gara Santarcangelo – L’Aquila dello scorso campionato di Lega Pro, partita questa del tutto estranea agli interessi
della Maceratese assolutamente ignara
del comportamento del proprio tesserato e per questo chiamata in giudizio dalla
Procura Federale a titolo di responsabilità oggettiva. E’ una imputazione ingiusta, basata su un principio che vige solo
in ambito sportivo e che appare assolutamente anacronistico non essendo in grado qualunque società di calcio di poter
controllare il comportamento dei propri
tesserati anche al di fuori delle loro prestazioni agonistiche. Il mio studio legale
è impegnato ad evitare alla società la penalizzazione di un punto in classifica da
scontarsi nel presente campionato così
come richiesto in aula dalla Procura Federale. Sarà impresa ardua in quanto i regolamenti vigenti fanno propendere per
l’accoglimento della richiesta avanzata
dalla Procura. La prossima settimana il
Tribunale Nazionale Federale pronuncerà la propria decisione che, ove sfavorevole, potrà essere impugnata avanti alla
Corte di Appello Federale.
La Maceratese tra sogno e realtà
Esauriti questi argomenti passo a trattare
quello squisitamente agonistico, ovvero la prossima gara di campionato che
vedrà impegnata la Maceratese all’Helvia Recina contro la Lupa Roma nella
prima giornata del girone di ritorno. Le
due squadre si sono incontrate solo in
questa stagione all’esordio di campionato e ricorderete che la Maceratese vinse
ad Aprilia 1-0. Dopo la sconfitta subita a
Santarcangelo sabato scorso i biancorossi vorranno e dovranno riscattarsi anche
per mantenere il 3° posto in classifica. La
sconfitta di Santarcangelo dovrà essere
dimenticata, ma si deve tener conto che
la squadra si è presentata priva di 4 calciatori che si sono rivelati determinanti
in tutte le precedenti partite.
Alla sconfitta sono seguite delle polemiche che giudico eccessive. Voglio essere
chiaro: se ci si dovrà accontentare della
salvezza, dopo un così brillante girone
d’andata, la sconfitta di Santarcangelo può essere accettata in quanto non
sarà certo essa a determinare il non raggiungimento del programma iniziale;
sono invece del parere che già da qualche tempo la società, lo staff tecnico e
la squadra avrebbero dovuto cambiare
programma visti i brillanti risultati conseguiti. La cosa avrebbe creato ulteriore
entusiasmo nella tifoseria e avrebbe maggiormente responsabilizzato i calciatori
senza correre il rischio di un loro appagamento per aver già da tempo conseguito la permanenza nella categoria anche
per la prossima stagione sportiva.
Ho vissuto analoghe esperienze durante la mia lunga attività di dirigente
e posso affermare che non è facile cambiare in corsa i programmi in difetto di
identità di vedute fra tutte le componenti della struttura societaria. A mio
avviso la Maceratese, a questo punto,
può e deve ambire a traguardi più prestigiosi della semplice salvezza, pur
programmata allora giustamente all’inizio della stagione, per non vanificare
gli sforzi compiuti da tutti fino ad ora
che hanno determinato il conseguimento di una posizione di classifica tanto
allettante per il raggiungimento dei play
off. In bocca al lupo, quindi, fiducioso
che il girone di ritorno possa iniziare
brillantemente così come è avvenuto nel
girone di andata.
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Miserie & Nobiltà
RADIOCRONACHE
I cantori del calcio
“P
isa la pelota Maradona,
arranca por la derecha el
genio del futbol mundial,
puede tocar para Burruchaga, siempre
Maradona, genio, genio, genio, tà, tà,
tà, tà, goooooooool”. L’avete riconosciuto? E’ il racconto dell’immortale
secondo gol del “pibe de oro” all’Inghilterra nei quarti di finale dei Mondiali dell’86: un’azione straordinaria
con Dieguito a saltare come birilli
gli stupefatti marcantoni inglesi ed il
portiere Shilton (non uno qualsiasi)
partendo dalla propria metà campo.
Fu anche la partita della “mano de
Dios” e di tutto ciò che poteva significare una sfida di calcio tra Argentina
ed Inghilterra ad appena 4 anni dalla
guerra nelle Malvinas (ehm Falkland
per meglio dire e non urtare la suscettibilità di qualche amico d’Oltremanica). Per gli esteti del calcio un exploit
paragonabile, per i musicofili, ad un
irresistibile crescendo wagneriano
ma, in Sudamerica, a rendere ancora
più leggendario il mito ci ha pensato
Victor Hugo Morales, popolarissimo
radiocronista per come ha saputo raccontare in diretta alle folli rioplatensi
il gol e quello che è successo nei secondi immediatamente successivi. Con il
“corazon” a supportare le corde vocali
e superando tutti i rischi connessi ad
un non improbabile arresto cardiaco
così il “nostro” ha narrato in diretta
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nario collettivo, all’immortalità di un
gesto o di un evento e lo sport, nella
fattispecie il calcio che coniuga mirabilmente fantasia e potenza, talento
e preparazione, raziocinio ed imprevedibilità, si “presta” meglio forse di
qualsiasi altra disciplina ad una prosa
così ricca e da tramandare ai posteri.
l’accaduto: “quiero llorar (voglio piangere), Dios Santo, viva el futbol, Maradona en recorrida memorable, en la
jugada de todos los tiempos, barrilete
cosmico, de que planeta veniste para
dejar en el camino a tanto ingles? Para
que el pais sea un puno apretado gritando por Argentina. Gracias Dios,
por el futbol, por Maradona, por esta
lagrimas...” Ho lasciato la versione
originale in spagnolo (cliccatissima su
YouTube) perchè non necessita di particolari traduzioni: il cronista era totalmente immerso nell’evento, ha lasciato
da parte ogni aplomb, forse, direte voi,
avrà anche sconfinato i limiti dell’etica professionale ma tant’è... Si tratta di
uno dei casi più emblematici di come
un cronista contribuisca, nell’immagi-
Campioni del mondo!
Quel gelido galantuomo di Nando
Martellini non è forse passato alla
storia per il triplice “campioni del
mondo” al fischio finale che decretò
il trionfo azzurro in Spagna? E chi
non rammenta il “Cannavaroooo” o
il “Grossoooo” simili a richiami nella foresta lanciati da Fabio Caressa a
Berlino? Il piccolo grande segreto è sicuramente lo stile: quello non va mai
abbandonato, nemmeno nei momenti
più esaltanti. Allora si rischierebbe di
perdere credibilità e di non essere più
se stessi con figuracce costanti in agguato. Last but not least (a proposito
delle frasi fatte care ai giornalisti) ossia ultimo ma non meno importante,
il principe assoluto dei radiocronisti,
ossia Sandro Ciotti. In realtà, a quei
tempi, c’era una vera e propria non
dichiarata diarchia con Enrico Ameri.
Quest’ultimo insuperabile nella cronaca pura, nel ritmo infernale e serratissimo, nelle improvvise accelerazioni
che seguivano il gioco in campo e nella
di
Andrea Verdolini
“
Stadio Azteca,
Città del Messico,
22 giugno 1986:
Maradona segna
il gol perfetto e
l’emozionante
radiocronaca di
Victor Hugo
Morales rimane la
più ascoltata nella
storia del calcio
totale mancanza di pause, insomma la
radio nella sua essenza. Ciotti con un
lessico colto, con interventi più portati
al commento che alla descrizione spicciola delle azioni e con termini passati
alla storia come “terreno perfettamente agibile” o “ventilazione inapprezzabile.” Un vero Maestro di competenza:
si racconta di una storica scommessa
con lo scrittore Eugenio Danese con
Ciotti che riuscì a riconoscere sullo
schermo cinquanta, dicasi cinquanta,
giocatori italiani inquadrati solamente dalla vita in giù. A cento gambe (le
giudicava dal guizzo, dallo stop, dalla
falcata) restituì, puntuale ed infallibile,
il nome dei loro proprietari. D’altronde fu anche un ottimo giocatore ed a
discreti livelli (con le maglie di Lazio,
Bari ed Anconitana) con un suo personalissimo record: ha battuto nella sua
carriera 37 rigori segnando altrettanti
goals.
Tutto il calcio minuto per minuto
Se Victor Hugo Morales, anima caliente e latina, rimarrà probabilmente
insuperabile nell’enfasi e nel pathos,
”
chiudo questa prima parte dedicata ai
telecronisti del calcio raccontandovi
un altro pezzo da fuoriclasse del giornalismo. Una performance totalmente
differente ma ugualmente significativa.
Ciotti era nella sua cabina negli anni
‘60 a raccontare per “Tutto il calcio minuto per minuto”, una gara all’Olimpico di Roma. Quel giorno ad arbitrare
c’era nientepopodimenochè Concetto
Lo Bello da Siracusa, il principe dei
fischietti, una sorta di monarca assoluto verso il quale non erano ammesse
obiezioni o critiche. Invece in quell’occasione il direttore di gara siciliano ne
“combinò più di Carlo in Francia” ed
un solerte funzionario dell’ingessatissima Rai di allora si precipitò nella postazione di
Ciotti per assicurarsi che
il cronista non sparasse
a zero su un arbitraggio così incredibilmente
ricco di errori. Figurarsi,
un’autentica gloria nazionale
come Lo Bello, in predicato di andare ai Mondiali, nella classica giornata
storta. Le parole sono pietre, scriveva
Sandro Ciotti
Carlo Levi e quando sono pronunciate con milioni e milioni di radioascoltatori pesano quintali. Allora Sandro
Ciotti, alla fine della sua radiocronaca,
utilizzò una formula splendida e sottile. Dopo aver detto, nelle consuete
note di cronaca, del risultato e dello
stadio gremito concluse così: “Ha arbitrato Lo Bello davanti ad ottantamila testimoni”, con precisa e sottintesa
ironia. La cosa tragica e divertente al
contempo è che il dirigente di Mamma
Rai si congratulò con il “nostro” per
le belle parole spese verso la giacchetta nera. Così tutti furono soddisfatti e
soprattutto l’esigenza primaria di raccontare la verità fu salvaguardata.
Avrei molti altri illuminanti
aneddoti da raccontare ma
la mia gatta sta iniziando
a passeggiare sulla tastiera arricchendo il testo di
frasi incomprensibili e reclamando, legittimamente,
le sue crocchette e magari dalla
redazione staranno arrivando pensieri amichevolmente minacciosi per un
abuso di spazio.
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biancor
C
ROCCO SABATO
Difensore - Pavia (Lega Pro)
EUGÊNIO RÔMULO TOGNI
Centrocampista - Avellino (Serie B)
uore
L
A
N
U
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V
A
R
O
S
A
MATTEO COLOMBI
Attaccante - Oltrepovoghera (D)
FRANCESCO
FORTE (P)
NICOLAS
CANTARINI (P)
VASCO
FAISCA (D)
RICCARDO
FISSORE (D)
FRANCESCO
KARKALIS (D)
GIANLUCA
CLEMENTE (D)
LUIGI
DJIBO (D)
ALESSANDRO
DE ANGELIS (D)
IGOR
LASICKI (D)
MATTIA
ALTOBELLI (D)
MARCO
MASSEI (D)
EMANUELE
D’ANNA (D)
RAFFAELE
IMPARATO (D)
GIOVANNI
GIUFFRIDA (C)
BADARA
SARR (C)
LORENZO
CAROTTI (C)
FABIO
FOGLIA (C)
MATTEO
CESCA (C)
YASSINE
BELKAID (C)
CRISTIAN
BUONAIUTO (A)
FRANCESCO
ORLANDO (A)
DANIEL
KOUKO (A)
GIORDANO
FIORETTI (A)
ISNIK
ALIMI (A)
RICCARDO
CALAMITA (A)
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biancorosso
Raffaele
IMPARATO
Ama, gioca, lotta
PIU’ CHE PUOI
E non solo per ciò che riguarda la tua vita. “Se vogliamo un calcio più sano - spiega il difensore biancorosso non aspettiamo che i cambiamenti arrivino sempre dall’alto. I calciatori devono dimostrare per primi
che un calcio migliore è possibile”. E’ un sorprendente Imparato quello che si racconta a Cuore biancorosso:
consapevole, severo, con qualche rimpianto. E che fa un invito, molto amichevole, ad un certo Romano:
“Sei bravo ma se ci risolvi il problema del campo sei il numero uno!”
di Nazzarena Luchetti
A
l fascino dei calciatori siamo
abituati. Come alla loro altalenante qualità di gioco. E così
pure ai loro sfuggenti sorrisi e al loro
modo di essere cool. Ogni tanto però
capita di trovare qualcuno come Raffaele Imparato. Che ti sorprende non tanto per l’evidente bellezza e la capacità di
adattarsi ai diversi ruoli ma per quella
sottile saggezza, solitamente proporzionale all’età e dunque insolita per un
ragazzo di 29 anni. Così ti ritrovi piacevolmente a discutere di cose impegna10
tive come la cultura del merito, la sofferenza: “Sono un nichilista. Ma l’amore
può salvarci e cambiarci la vita”. E poi
di calcio, tanto calcio, quello dei grandi, quello etico, quello federale. E quello della nostra Maceratese, consapevole
dei propri limiti e pregi. “Se dobbiamo
riconoscerci un merito è quello di aver
saputo costruire un gruppo di persone
che sa adattarsi alle esigenze del team
tecnico e alle risorse della Società”. Sognare, si è sognato, ora bisogna di nuovo dimostrare e reinventarsi.
Cosa manca alla squadra per fare un
salto di qualità?
Forse bisognerebbe affinare un po’
più la tecnica. Ma abbiamo entusiasmo e grande capacità di adattamento. La mancanza di alcuni requisiti da
ancora più valore a quello che stiamo
facendo. Magari il nostro modo di
giocare non è bellissimo ma è molto
efficace. Spesso viene scambiata la nostra idea di calcio con un’idea di poca
qualità. Io dico che l’importante è fare
il risultato.
l’intervista
Chi è
RAFFAELE IMPARATO
Avellino 03.09.1986.
Fa il suo esordio nei professionisti
con la maglia della Salernitana (C1)
nella stagione 2005/06. Nel gennaio
del 2006 si trasferisce alla Nocerina
(C2) dove trova poco spazio (solo tre
presenze) e, a fine campionato, passa alla Torres 1903 (C2) dove gioca
costantemente. Il nuovo approdo alla
Salernitana per la stagione 2007/08 si
conclude come la precedente esperienza: a gennaio fa di nuovo le valigie
per trasferirsi alla Juve Stabia mantenendo la categoria (serie C1) anche
negli anni successivi con le maglie di
Paganese e Taranto fino al 2011, quando viene ceduto al Milazzo Calcio in
serie C2. Nella stagione 2013/14 è al
Sorrento (in questo anno realizza il
suo finora unico gol tra i professionisti), in quella successiva alla Torres
allenata da mister Bucchi che lo porta
con sé a Macerata.
11
biancorosso
Ci crederanno anche i nuovi
arrivati?
Sicuro. Sono ragazzi in gamba. Togni l’ho affrontato un
paio di volte ed è un giocatore di grandi qualità tecniche.
Per Rocco Sabato parla il suo
curriculum, mentre Matteo
Colombi, lo scorso anno, stava con noi alla Torres e sono
contento che giochi con noi.
Un ottimo calciatore e ragazzo esemplare. Faremo un bel
gioco.
Risultato che viene anche da una singolare compattezza del gruppo…
Si, è vero. Formiamo un bel gruppo
anche con tutto lo staff tecnico, come
se ne vedono pochi. Non dobbiamo
andare d’accordo per forza fuori dal
campo. Tra l’altro io non sono uno dai
modi molto gentili. Alcuni mi amano,
altri meno. Quello che voglio dire è
che, anche se io e te fuori non ci salutiamo, in mezzo al campo per te darò
sempre tutto me stesso. E questo è un
gruppo che fa questo: dà l’anima, uno
per l’altro. All’inizio, a parte al Mister,
in pochi ci credevano. Ora ci crediamo
tutti.
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L’ex CT Arrigo Sacchi ha recentemente dichiarato che,
quando era allenatore, andava a vedere le partite di serie
C perché c’è sempre da imparare…
Sono d’accordo. Penso che noi
italiani siamo dei pionieri delle idee calcistiche. Lo insegna
Sacchi, lo insegnano i tanti
allenatori vincenti in Italia e
all’estero. Soprattutto nelle
categorie inferiori dove probabilmente c’è meno qualità e
soldi, c’è bisogno di avere più
idee per dare maggior possibilità ai calciatori di esprimersi
nella maniera migliore. Questo, credo, dipenda molto dagli
allenatori. Le idee in campo partono da
loro. Poi gli altri devono fare il resto.
E sarebbe?
Per crescere, a livello calcistico, c’è bisogno di più strutture e una cultura diversa. Prendiamo la Germania: prima
i giocatori tedeschi erano tutti uguali,
muscolarmente forti, non mollavano mai, grande carattere. Oggi hanno
caratteristiche più spagnoleggianti.
E questo perché hanno migliorato le
strutture per lavorare, investono nei
giovani, ci incominciano a lavorare già
da bambini. Nelle scuole, addirittura.
Noi italiani, che potremmo essere i
migliori, ci facciamo sempre superare
dagli altri e andiamo avanti con l’arte
dell’arrangiarsi. Penso che potremmo
far crescere dei giovani ancora più
forti di quelli che vediamo negli altri
Paesi europei ma ci manca il metodo
e le strutture giuste. E’ anche una questione di regole. Se sei bravo giochi, altrimenti no. Oggi molti ragazzi devono
giocare per forza. Anche per questo è
importante riformare la Federcalcio.
Chi vedresti al vertice?
Non certo uno come Tavecchio. Nel
calcio c’è bisogno di più uomini di
campo. Un esempio potrebbe essere Albertini, uomini che conoscono
il calcio perché l’hanno vissuto. Lo
stesso vale per la Lega Pro. Mi auguro
che Gravina possa cambiare le cose. E
comunque anche i calciatori hanno le
loro responsabilità. Uno come Mauri,
capitano della Lazio che guadagnava 3
milioni di euro e viene arrestato per il
calcio scommesse, non è un bell’esempio. Il peggio è rivederlo dopo in campo come se niente fosse. La condanna
deve essere assoluta per chi sbaglia.
Non la squalifica per un anno ma la radiazione. Altrimenti non si capisce la
differenza tra un impostore e una persona onesta.
Se sbagli non sempre paghi, se fai
bene non sempre vinci…
E’ vero. Quando ho iniziato avevo più
aspettative. Gli inizi furono anche incoraggianti. A 18 anni ero già tra i
professionisti. A 20 sono andato in C2
da titolare e feci un bel campionato.
Sul Corriere dello Sport venni inserito
tra i primi 10 talenti della serie C. Mi
volevano un sacco di squadre e poi mi
comprò il Catania, ci feci 5 anni. Però
credo di non aver ricevuto dal calcio quanto ho dato. Non è “l’alibi del
perdente” ma forse, a volte, non si è
al posto giusto al momento giusto o si
buttano delle occasioni perché non le
si riconoscono o perché si è impulsivi.
l’intervista
“
Un calciatore
ha sempre voglia
di dimostrare il
suo valore e, se
serve, si rimette
in discussione
”
Foto Massimo Zanconi
“
La Maceratese
è di tutti i maceratesi.
Sostenetela e difendetela
con i denti
”
13
biancorosso
Qualche rimpianto?
Non essermi laureato. Con la scusa
del professionismo spesso noi calciatori lasciamo gli studi. E invece abbiamo molto tempo libero e potremmo
usarlo per studiare. E cambiare un po’
questa visione del calcio ignorante. Il
cambiamento è un compito di tutti ma
tutti pensano che spetta a qualcun altro e così il cambiamento non avviene
mai.
Hai un tatuaggio nel braccio…
Rappresenta la mia famiglia. Sono i
nomi di mia madre Laura, di mia sorella Marika, il mio nome e quello mio
padre Angelo.
E’ un tuo difetto l’impulsività?
Sì. Ma ci si può lavorare. Il Mister me
lo ricorda tutti i giorni.
Qual è l’allenatore che più ammiri, a
parte Bucchi?
Mi piacciono quelli che sanno tirar
fuori le qualità dei giocatori, quelle
che magari molti non vedono. Ammiro molto Maurizio Sarri. Ci ho giocato sempre contro perché anche lui ha
fatto la Lega Pro. Anche se non sono
un simpatizzante del Napoli, faccio il
tifo per lui perché è uno che se l’è sudata, che ha fatto la gavetta e quindi mi
auguro che possa arrivare a traguardi
importanti.
Pensi che il Napoli possa vincere il
Campionato?
Sarebbe un evento storico. Speriamo
non si esalti troppo perché è campione
d’inverno! Sai cosa significa giocare nel
Napoli, quello che sono i napoletani
per il Napoli, quello che è Napoli per
i napoletani? A Napoli si vive del Napoli calcio. Ci si sveglia il lunedì mattina con quel pensiero e si va a letto la
domenica sera con lo stesso pensiero.
Essere un giocatore del Napoli è pesante: non è la stessa cosa che vincere
alla Juve. Lì sono più abituati, c’è meno
pressione, c’è più organizzazione. Vincere a Napoli è molto più difficile. Sarri
è molto bravo ad allenare e a motivare
i suoi ragazzi.
Cos’altro può motivare un giocatore?
L’amore. Io credo che l’amore sia la
risposta a tutto. Anche nel calcio. Se
ci fosse più amore, nei rapporti in generale, ci sarebbero molti meno problemi. La mia ragazza, Simona, mi è
stata vicino in alcuni momenti importanti. Lei ha cambiato molto la mia
carriera. Se avessi avuto lei a vent’anni
probabilmente avrei fatto un percorso
diverso.
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Il giocatore più forte di tutti i tempi?
Maradona, penso rimanga insuperabile. Poi ce ne sono molti che ammiro:
Zidane, Dani Alves ma anche Zambrotta, essendo uno esterno offensivo
era devastante. Mi piacciono i giocatori di grande personalità.
Devi dire un grazie a chi lo dici?
Alla mia famiglia. C’è sempre stata,
per qualsiasi cosa.
E ai Maceratesi cosa vuoi dire?
“Sono amico del sindaco Carancini, ci
vediamo spesso e mi fa i complimenti quindi non posso criticarlo. Però il
campo dell’Helvia Recina è proprio
brutto e deve migliorarlo. E un campo
sintetico non è la soluzione migliore.
Perché alla lunga logora fisicamente
l’atleta. La cosa che non riesco a capire
però, è perché tantissimi maceratesi ti
fermano per strada, ti incitano, sono
gentili, ma allo stadio non vengono.
Perché?
Ecco, perché?
La Maceratese è di tutti i maceratesi:
dovrebbero sostenerla e difenderla
con i denti. Tutti noi passiamo.
La Maceratese, la vostra Maceratese
resta.
18A GIORNATAtitolo rubrica
Sabato 16 Gennaio - ore 15.00
a cura di Alessandro Savi
LUPA ROMA
L'opinione
di Giulio Spadoni
La Lupa Roma è un avversario
da prendere con le molle. E’ sicuramente una squadra diversa
da quella che abbiamo incontrato alla gara d’esordio a causa dei diversi avvicendamenti
sia nella rosa che in panchina.
Sono arrivati giocatori di esperienza come Fabbro e Volpe, Di
Michele ha appeso gli scarpini al
chiodo ma la coppia d’attacco
Leccese-Tajarol rappresenta un
potenziale di grande spessore.
Poi occorre considerare il doppio
cambio di allenatore: dopo l’esonero di Cucciari, mister Maurizi
– che stava facendo bene - se
n’è andato credo a causa di incomprensioni con la società ed è
tornato Cucciari che è chiamato
a disputare un girone di ritorno
sicuramente diverso da quello
di andata. Complessivamente si
tratta di una buona squadra che,
nonostante le difficoltà iniziali, è
ancora in corsa per raggiungere
i suoi obiettivi.
F
Luciano Gabriel Leccese
Stefano Tajarol
La rosa
PORTIERI: Nicholas Di Mario (1991); Michele Mangiapelo (1986).
DIFENSORI: Manuel Daffara (1989); Alessandro Fabbro (1981);
Emanuele Sembroni (1982); Alessandro Celli (1994); Marco Losi (1997);
Danilo Pasqualoni (1994); Marco Sfanò (1988); Lorenzo Silvagni (1995).
CENTROCAMPISTI: Andrea Cristiano (1984); Fabio Ferrari (1994);
Nicola Malaccari (1992); Alessandro Volpe (1983); Lorenzo Cerrai (1993);
Gaetano D’Agostino (1982); Alain Faccini (1991); Alberto Quadri (1983);
Flavio Santarelli (1995).
ATTACCANTI: Luciano Gabriel Leccese (1982); Manuel Ricci (1990);
Stefano Tajarol (1981); Alessandro Tulli (1982).
ALLENATORE: Alessandro Cucciari
ondata a Frascati (RM) nel 1974
con il nome di Lupa Frascati, l’attuale società è nata dalla fusione
tra la AS Frascati e la OMI Roma e, pur
disputando le proprie gare interne ad
Aprilia, si è definitivamente trasferita nella capitale nell’estate del 2013.
L’acronimo L.V.P.A. sta a significare
Ludentes Vivendi Perdiscimus Artem
(dal latino, giocando apprendiamo
l’arte del vivere). Nell’arco di un solo
lustro, la AS Lupa Frascati si ritrovò in
serie C2 (stagione 1978/79) dove riuscì
a permanere per due anni soltanto per
poi cedere il titolo sportivo di serie D
alla Romulea. Nel frattempo, precisamente nel 1980, era nata a Frascati
un’altra società, la Polisportiva SIRS
Frascati, militante in Promozione che,
nel 1984, cambiò nome divenendo la
Associazione Calcio Lupa Frascati. La
società riuscì a guadagnare la serie D
nella stagione 2003/2004 e, nonostante l’immediata retrocessione, mantenne la categoria acquistando il titolo
sportivo della Cisco Calcio di Roma. La
svolta importante nella storia della Lupa
avvenne nell’estate del 2011 quando
Alberto Cerrai ne divenne il presidente. La società riuscì a guadagnare di
nuovo la serie D dopo un retrocessione
nell’Eccellenza laziale e vinse il girone
G del massimo campionato dilettantistico nella stagione 2013/2014. Questa
seconda partecipazione consecutiva
della Lupa Roma al campionato di Lega
Pro fa della capitale l’unica città italiana
a vantare tre sue squadre nel professionismo calcistico.
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In trasferta
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19a giornata
SAVONA 24 gennaio, ore 15,00
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Savona, oltre il porto c’è di più
O
ltre il porto c’è di più. Da quando Savona ha inaugurato il suo terminal crociere, avveniristico ed efficiente, sembra che la città si risolva
in un incessante andirivieni di quelli che vanno in giro con una vacanza
che ha dentro un’altra vacanza. E via immaginando. Invece Savona è luogo
cospicuo per comprendere lo spirito dei liguri e bearsi del Ponente che è un
susseguirsi di posti d’incanto a cominciare da Albissola. Ma Savona, avete
notato che ha un’assonanza con sapone? Dovete sapere che la
leggenda vuole che la saponetta l’abbia inventata la moglie di
un pescatore che facendo bollire lisciva con olio d’oliva, qui ne
hanno tanto e di ottimo, creò il detergente. E ora non fate gli
scongiuri pensando ad una trasferta scivolosa! In effetti Savona
ha a che fare anche con momenti memorabili del nostrano calcio. Ve la ricordate la mitica partita a scopone tra Dino Zoff
e Sandro Pertini dopo il vittorioso mondiale? Beh arrivando
a Savona non si può non ricordare il “presidente degli italiani”. Pertini era nato da queste parti, la sua casa è in via Muzio
41. Savona ha un’assonanza con Macerata: fu città di Papi della
possente dinastia dei Della Rovere e infatti, in città, avrete una
profusione di querce proprio per questo storico motivo e i suoi colori sono il
bianco e il rosso (ma i nostri sono più accesi!). Tra le tante suggestioni che la
città ligure regala alcune si devono proprio ai Della Rovere a cominciare dal
loro magnifico palazzo nobiliare progettato da Giuliano da Sangallo e pare un
pezzo di Firenze capitato per sbaglio da queste parti, per finire con la Cappella
Sistina. Sì, avete capto bene: è una cappella che rivaleggia con quella del Vaticano fatta erigere da Sisto IV. Tra le chiese da non perdere c’è la Cattedrale
dell’Assunta, ma soprattutto il santuario di Nostra Signora della Misericordia
con un bellissimo altare del Bernini. A sorvegliare la città, dall’alto del suo colle,
c’è il castello di Priamar che vale di certo la visita anche perché vi è custodito
un importante polo museale. Ma Savona è una città ricchissima di forti e di
munizioni militari: i genovesi la usavano come luogo di vedetta d’Occidente.
Nelle abitudini dei savonesi, ritrovarsi sotto le torri del Brandale è come darsi
appuntamento da noi in piazza della Libertà. Tanta vita si snoda attorno alla
darsena vecchia e via Paleocapa che è la strada “in” di Savona dove una sosta al
Clipper Caffè per un aperitivo è d’obbligo. Sì perché si è fatta l’ora di mangiare.
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Castello di Bardi
Non potete perdervi la panissa (farinata
genovese ma fritta), di certo non la farinata bianca come cibo di strada. La cucina savonese è ovviamente marinara. Tra
le tavole vi consiglio il Luna Restauranti
(ottima cucina di pesce) in Via Cimarosa 11 (tel. 019 813381), Il Cantuccio in
Cassari 14 (tel. 019 813113), l’Osteria
La Farinata con cucina molto casalinga
in via Bonini 1 (tel. 019 869229) e La
Locanda del Contadino Marino che a
dispetto del nome fa pesce in via Nizza
268 (tel. 377 6885738). Quanto alla panissa ne trovate di ottima da Fette Panissa in via Pia.
In trasferta
20a giornata
LUCCA 31 gennaio, ore 14,30
Lucca, l’eleganza in forma di città
D’
accordo la partita, ma se avete un po’ di tempo
fermatevi un paio di giorni a Lucca. E’ questa
probabilmente la più elegante città di Toscana e dunque d’Europa. Fierissima e piccola capitale, conserva,
dei secoli del suo dominio e della sua indipendenza,
intatta l’allure e passeggiare sul Fillungo tra locali storici, gioiellerie, affinatori di cacio e panetterie, è ritrovare
una dimensione concreta e quieta dell’esistere. Cinta
dalle sue bellissime mura (patrimonio Unesco) che la
fanno essere città – scrigno, Lucca si poggia sulla sua
storia come su un trono. E così palazzo ducale vi parlerà delle glorie della sorella di Napoleone come le cento
ville patrizie (bellissima quella dei Guinigi che furono
i signori di Lucca) vi sveleranno il volto aristocratico
Piazza anfiteatro
della città. Ma certo una visita a Lucca non può che
partire dalle sue mura che dischiudono parchi e anfratti, serre e visioni là verso i monti della Garfagnana qua
verso la Versilia. Se proprio volete un motivo struggente e stringente per visitare Lucca (quella che i Pisani veder non ponno per via del Monte Serra come
icasticamente scrisse Dante) andate in San Martino – è la cattedrale bellissima
della città che tra l’altro è l’apice dell’itinerario del pellegrinaggio del Volto Santo – e rimirate il monumento funebre di Ilaria del Carretto. Lo scolpì Jacopo
Della Quercia su commissione del marito di Ilaria - giovane ligure di una bellezza totalmente rinascimentale morta a soli 25 anni – Paolo Guinigi il potente
signore della Lucca quattrocentesca (le spoglie di Ilaria sono conservate nella
villa dei Guinigi) che pare fosse distrutto dal dolore tanto da perdere di lì a poco
la signoria. Il volto in pietra di Ilaria è un inno alla vita, pare sognare, ha, quella
scultura, una forza sentimentale assoluta e sembra un dramma shakespeariano
scritto nel marmo di Carrara. Ma altro, molto altro, ha in serbo Lucca. A cominciare dalla piazza anfiteatro che s’incontra quasi al termine del Fillungo. E’
una riedificazione di case e botteghe sulle fondamenta dell’anfiteatro romano.
Qui pulsa la vita di Lucca e qui c’è di che restare a bocca aperta. L’architetto
Lorenzo Nottolini ha compiuto con questa piazza un capolavoro di recupero
urbanistico agli inizi dell’’800. Ma noi maceratesi siamo inclini al bel canto e allora come non visitare la casa natale di Lorenzo Boccherini e poi avendo tempo
non spingersi a Torre del Lago (una ventina di chilometri da Lucca) per vistare
Villa Puccini dove tutto parla del gran Giacomo.
S’è fatta l’ora di desinare e vi dirò che
schiacciata di Lucca, biroldo, ovviamente farinata, farro della Garfagnana,
castagnaccio, necci, la torta d’erbi, la
Gramugia (anche se si fa in Primavera), i
tordelli (rigorosamente con la d che sono
ripieni di varie carni), i matuffi a base di
polenta garfagnina, le rovelline (fettine
panate con un sugo di pomodoro speciale) sono una gran delizia. Per gustarle
al meglio quattro indirizzi: Il Mecenate,
premiata Tintoria Verciani in via del Fosso 94 (tel. 083512167), Gli Orti di via
Elisa in via Elisa 17 (tel. 0583 491241),
la Trattoria da Leo in via Tegrimi 1 (tel.
0583 492236) e le Cantine Bernardini
in via del Suffragio 7 (tel. 0583 494336).
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biancorosso
www.biemmegraf.it
Sempre uniti e compatt
Grazie a tutti voi, cari tifosi.
E grazie al Comune di Urbisaglia, al centro sportivo Green Planet di Sforzacosta, alla Società Sportiva
Casette Verdini che mettono a disposizione i loro campi per l’allenamento dei nostri amati biancorossi.
Cristian Bucchi
Nella foto: Allenamento nel campo sportivo di Casette Verdini (Pollenza). Per gentile concessione della società sportiva di Paolo Pasquali.
20
titolo rubrica
ti. Il muro dei guerrieri!
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BIANCOROSC
di Nazzarena Luchetti
Un anno di persone che non mollano, che sanno difendere i p
Il calcio? Un modo di stare al mondo. Perché ci insegna a vincere, mediare, perdere, dribblare, parare, dif
e ruoli, crederci, e poi vincere o perdere per merito o sfortuna. Un gioco, il calcio, ricco di simboli e di sfac
abbiamo tirato. Per gioco, per non prendersi troppo sul serio e godersi, tra una partita e l’altra, tutta la vita
Ariete Affondo
Così innovatori, così risolutivi, così difficili da domare. E orgogliosi di essere quello che siete. Influenzati da
Marte, però, dovete fare attenzione a tutta l’energia che dal pianeta
deriva: costruttiva o distruttiva, dipende dall’uso che saprete farne. Correte, quindi, ma non agitatevi, stupitevi ma non giudicate,
ribellatevi ma non fate la rivoluzione, conquistate per non essere
conquistati. Riscoprite la libertà di pensare e agire senza lasciarvi
condizionare. In amore via la prevedibilità e spazio alla fantasia.
Siate maestri in un’avventura e professori universitari per una relazione duratura.
Toro Tempi supplementari
Se c’è una cosa che proprio non dovete fare è restare
fermi e continuare ad aspettare. Primo: chiarite chi
siete e cosa volete diventare. Secondo: basta essere invisibili o di
far finta di volare bassi. Fatevi sentire e proponete soluzioni senza
paura di esprimere quello che pensate. Giove, che transita a lungo
nel vostro segno, vi fornirà l’energia per assumere una posizione.
Nei tempi regolamentari avete acquisito l’esperienza che serve per
fronteggiare molte situazioni: ora potete giocarvela bene. In amore, male la prima? Pronti per la seconda! Basta convincersi che
non è l’altro che deve cambiare ma noi che dobbiamo accettare.
Gemelli Dribbling
Reinventarsi sempre, ripetersi mai. Con Saturno in
opposizione qualche difficoltà potrebbe esserci ma se
mettete in campo tutte le vostri doti di cambiamento di direzione
e velocità, non commetterete falli. Vi accorgerete poi, anche se non
vi riesce dribblare tutta la difesa, che non tutti i mali vengono per
nuocere. Il tempo, così galantuomo, vi darà l’occasione per riscattarvi e capire che non basta solo tirare forte, occorre essere anche
precisi. Prendetene atto e pochi saranno capaci delle vostre accelerazioni. Ragion per cui a tanta audacia la fortuna sorride. Amore,
non si può vivere sempre a mille: accontentatevi dei 90 minuti di
gloria a settimana.
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Cancro Centravanti
Un anno contrassegnato da trasformazioni ma anche
dalla grinta necessaria per realizzarle. Sempre in equilibrio tra le forze materiali e spirituali della vita, potrebbe indispettirvi Urano e farvi cadere in qualche tentazione. L’abilità con cui
riuscirete a tirarvi fuori da qualche impasse sarà sorprendente. Nel
lavoro se volete arrivare primi organizzatevi senza dare la possibilità all’avversario di anticipare le vostre mosse. In amore, la luna
così come domina le maree regola le vostre emozioni: quando non
sapete a che santo votarvi, guardatela e lasciatevi ispirare come
pastori erranti. Capirete che forse è meglio ragionare di meno e
“sentire” di più.
Leone Capitano
Espansivi, sicuri di sé, brillanti dite con franchezza
quello che pensate scendendo raramente a compromessi. Indipendenti e fuori dagli schemi, Saturno e Urano nel
vostro segno vi farà realizzare anche i sogni che non avete osato
fare. Vi renderete conto che non è (solo) una questione di talento
ma della feroce determinazione che mettete nell’ottenere un risultato. Anche se le vostre giocate saranno positive, non vi renderà
invincibili: il vostro atteggiamento di superiorità potrebbe cedere
di fronte alle più banali delusioni quotidiane. E’ allora che bisogna essere leggeri come foglie d’autunno e passionali come rose di
maggio. Bonne chance capitani!
Vergine Colpo di testa
Fatelo, tirate fuori quella parte folle. Con l’arte, la
musica, lo sport, il cinema, il lavoro, l’amore: fatelo e
basta. Perché troppo rigore e troppa analisi non vi permettono
il colpo d’ala. Non fate però solo i fenomeni che fanno colpi di
testa per ritornare subito dopo sui loro passi. Per essere vincenti, i colpi di testa debbono produrre qualcosa di utile. Il transito
di Giove sul vostro segno vi garantirà da eventuali inopportune conseguenze soprattutto nelle partite più difficili, dove serve
cambiare strategia senza colpo ferire. Amore, non sempre gli opposti si attraggono: se lei/lui è pura poesia e voi siete degli analfabeti, non c’è storia.
COPO 2016
propri valori e attaccare quando serve. Un anno biancorosso
fendere, attaccare, creare. E dove regna l’imprevedibilità perché puoi giocare bene, rispettare regole
ccettature come la vita che altro non è che un passaggio, di palla. Lasciatevi guidare da quella che vi
a che c’è nel mezzo.
Bilancia Fair play
Riscoprire quel senso di naturale distinzione con Venere al fianco non sarà difficile. Certo, non curarsi di quei
giudizi che cambiano con la facilità di una rosa dei venti, non è
semplice: un attimo prima siete un perdente, l’attimo dopo un salvatore. Magari rosicheranno perché siete troppo bravi o forse perché si aspettano altro da voi, ma prendetela con spirito sportivo.
Gli avversari non sono sempre bersagli da colpire, con qualcuno a
volte ci si può scendere a patti. L’importante è essere consapevoli
che siete voi gli arbitri del vostro destino. Amore: le emozioni più
intense non sono eterne, assaporatele fino in fondo quando si presentano.
Scorpione Ripartenza
Profondi, intelligentissimi, acuti, avete vissuto momenti in cui a lungo avete dominato, poi avete sofferto
e siete stati sotto. Marte è il pianeta che vi infonde coraggio: occorre solo (r)iniziare e il più è fatto. Uscite dalle ombre, dal risentimento e dalla rabbia che non vi danno la giusta motivazione. E’
un consiglio che vale anche in amore. Non cercate però scorciatoie, anzi non evitate le tempeste perché il cielo, dopo, è ancora
più azzurro. E’ probabile che i risultati non arriveranno subito,
voi rimanete in campo e giocatevela fino in fondo insieme alle
persone di cui vi fidate. Come cantano i tifosi del Liverpool: You’ll
never walk alone.
Sagittario Triplete
Infallibilità. Se c’è una parola che caratterizza l’anno che
verrà è questa. Nessun riferimento al dogma divino ma
la dimostrazione di dove può arrivare il talento umano con un intuito che sa riconoscere la parte del giusto, con la lungimiranza e
l’arte del saper aspettare. E in un mondo di impazienti e di visioni
troppo ravvicinate, è un atteggiamento che fa assai la differenza.
Pragmatici, mirate al bel gioco senza essere quelli che “ il mister ha
sempre ragione”. La sete di conoscenza e il bicchiere mezzo pieno
vi fa trovare occasioni di crescita ovunque. Per essere superlativi
vi manca far pace con le questioni di cuore. Che dire? Che vinca il
migliore, cioè voi.
Capricorno Palla-gol
Anno favorevole per voi che date il meglio nei casi di
emergenza. Saggi e responsabili non vi sprecate in tante
frivolezze perché sapete che il vero ricco è colui che pur potendo
permettersi tutto non ha bisogno di niente. Liberatevi dall’ossessione di sbagliare: con i pianeti favorevoli e la fiducia nelle vostre
capacità metterete a segno posizioni importanti per la vostra professione. Qualcuno tenterà di uniformarvi ma voi rimarrete nella
vostra unicità. Altri cercheranno di tarparvi le ali ma voi dimostrerete di saper volare comunque. Amore: capite chi magari non
vi regala una rosa ma sa levarvi molte spine.
Acquario Zona Cesarini
Sarà per il vostro geniale modo di essere o per il fatto che non mollate mai, come l’ex giocatore juventino
quando gli altri hanno già dato ma senza esito, voi arrivate con un
goal imprevedibile. Abili a dare il meglio sotto pressione, le vostre
vittorie dipendono da un buon metodo e da una incredibile capacità di sintesi. Il vostro proverbiale spirito libero non sopporta le
prevaricazioni, la leggerezza e tende sempre alla verità: non barattate un successo per un’ingiustizia. Se fate degli errori, anche
in amore, è perché cercate di essere diversi da quello che siete. Il
pallone d’oro, riconoscimento massimo, va a voi che sapete vivere
ogni giorno come se valesse una vita intera.
Pesci Rigore
Vanno bene la tecnica e lo spirito di squadra ma quello
che in voi fa la differenza è sapere che dove può perdere il leone, può vincere la volpe. Se, nonostante il merito, non si
realizza nulla occorre lasciar fare al caso. Certo, bisogna credere
in se stessi con la convinzione, come diceva Baggio, che: “I rigori
spesso li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. D’altro lato mai
pensare che può andare sempre bene: quello che una partita ti dà,
l’altra può togliertelo. Siate, comunque, signori: per fronteggiare
una sconfitta appellatevi a qualche Santo in Paradiso piuttosto che
prendervela con gli arbitri sulla terra. Amore, siete abili a volgere
le cose a vostro favore. Ma avete incontrato qualcuno più abile di
voi. Bellissimo giocarsela.
23
biancorosso
Il preparatore atletico della Maceratese
CARLO PESCOSOLIDO
IO, UN VERO
CIOCIARO
Altro che voce offensiva. Il termine laziale sta a indicare una persona
tosta, testarda che va al punto senza tanti fronzoli. Parola di Carlo
Pescosolido, preparatore dei biancorossi che dice: “Adesso il gioco si
fa duro”. Ma per garantirsi una (sana) vita da campioni non servono
formule speciali: “Tanto lavoro e alte dosi di frutta e verdura. E poi mai
esultare troppo: io sono uscito dal campo in barella…”
di Alessandro Savi
È
la presenza silenziosa che accompagna il Mister, un lavoro da dietro le quinte ma fondamentale per la performance dei nostri ragazzi. Temperamento sodo, parole ferme e a volte coriacee, Carlo
Pescosolido è il preparatore atletico della Maceratese, un “ciociaro”
come ama definirsi. Ci racconta della passione per questa professione, degli anni
trascorsi insieme a Fabrizio Castori a Reggio Calabria, Ascoli e Piacenza. “L’ho
seguito ovunque ma quando Castori fu chiamato al Carpi, per me non c’era posto: la squadra aveva già tutto il personale tecnico”. Poi la chiamata nel dicembre
2014 di Vincenzo Cosco, scomparso nello scorso maggio per un male incurabile. Il tecnico molisano abbandona la panchina dopo l’annuncio della malattia e
24
Il personaggio
Foto Massimo Zanconi
Chi è
Carlo Pescosolido è nato
a Frosinone il 18 luglio
del 1965. Vanta una lunga
carriera come preparatore
atletico (Reggiana, Piacenza, Ancona, Ascoli…). Ha
lavorato per diversi anni
con il Mister Fabrizio Castori. Dopo la Torres, ha
seguito Bucchi nella Maceratese.
25
biancorosso
poco dopo verrà sostituito da Cristian Bucchi che richiamerà
con sé il nostro preparatore atletico. Infine entrambi nello
staff tecnico della Rata.
Carlo com’è questo “ciociaro”?
Essere un ciociaro è un po’ come essere un marchigiano. Tosto, caparbio, a volte un po’ ignorante ma nel senso giusto.
Senza fronzoli, si va subito al sodo. Tiri dritto. Ma ciociari e
marchigiani sono soprattutto dei grossi lavoratori. In fondo
è quello che la Maceratese ha dimostrato in tutta la prima
parte del campionato. Una squadra tosta, caparbia, che non
molla mai.
Però Gattuso, nel post partita con il Pisa, ha sollevato qualche interrogativo sulla qualità tecnica…
Allora è ancora più bravo il Mister che sa tirar fuori tutte le
altre qualità dei ragazzi. Un grande entusiasmo e una forte
motivazione spesso fanno la differenza più di una qualità tecnica, soprattutto se si deve far fronte alle tante richieste della
Lega Pro, spesso esagerate per squadre che non possono vantare un grande passato e grandi risorse. Noi non troviamo
mai “tutto apparecchiato”, come succede nella serie A. Noi
dobbiamo “apparecchiare” ogni volta.
Come dire: meno risorse, più idee…
Esatto. Sfruttare al meglio quello che si ha, senza abbattersi.
Hai poca qualità? Corri di più!
loso nella preparazione atletica, ma se il giocatore litiga con
la compagna, tutta la preparazione fatta va a farsi benedire.
Fondamentale è anche il tempo di riposo che non deve mai
essere troppo lungo.
Un bravo preparatore atletico insegna anche questo?
Come si dice, bisogna sempre fare di necessità virtù. Comunque il preparatore deve rapportarsi con tutto il resto dello
staff tecnico: deve esserci soprattutto una perfetta sintonia
con l’allenatore. C’è sempre un interscambio di competenze, un continuo confronto per capire ciò che va ottimizzato.
Prima questa figura veniva solo rapportata all’aspetto fisico
ma oggi, con il calcio moderno, il preparatore atletico deve
tener conto non solo dell’aspetto tecnico-tattico e di quello
medico-nutrizionale, ma anche di quello mentale. E’ un occhio in più per capire il carico interno che non è oggettivamente misurabile.
A proposito di riposo, l’allenatore del Napoli Maurizio
Sarri ha dichiarato che la sosta natalizia è troppo lunga per
gli atleti. Sei dello stesso parere?
In linea di massima si. Sette giorni di pausa sono tanti se li si
giudicano in base a un riposo totale dell’atleta accompagnato a qualche cenone di troppo. Se però il calciatore segue il
programma di mantenimento che solitamente i preparatori
atletici consigliano di svolgere a casa, allora qualche giorno
di pausa in più viene facilmente recuperato magari con una
doppia seduta di allenamento più intensiva. E’ importante
ricaricarsi comunque per affrontare la seconda fase del campionato che è sempre più impegnativa rispetto al girone di
andata.
E come lo si valuta?
E’ fondamentale conoscere le caratteristiche psico-fisiche di
ogni giocatore. Mentre il carico esterno è calcolabile - può
essere ad esempio un ciclo di esercizi da eseguire o un ritmo da sostenere - quello interno si riferisce allo sforzo che
ognuno percepisce, alla reale fatica che ognuno avverte e che
può dipendere da molti fattori compreso lo stato psicologico dell’atleta. Quest’ultimo, in particolare, è importantissimo: tu puoi eseguire un allenamento ineccepibile, metico-
Quasi tutte le squadre si rafforzano…
Non solo, prima avevi 35/40 partite a disposizione, ora le
partite sono sempre di meno, classifica e punti iniziano ad
avere un peso più incisivo comportando una maggiore pressione psicologica. Aumenta la consapevolezza che non ci si
può concedere tanti errori. E quì un buon preparatore atletico deve essere flessibile e tener conto dei caratteri diversi e di
approccio di ogni giocatore.
26
Il personaggio
Ti vediamo spesso con un piccolo oggetto in mano.
Cos’è?
E’ un misuratore di efficienza e serve per il monitoraggio
dell’allenamento fisico attraverso la potenza metabolica. È
fondamentale perché si possono monitorare gli allenamenti dei singoli calciatori con l’utilizzo del GPS, sfruttando il
segnale satellitare che permette di monitorare ogni singolo
movimento dell’atleta per la valutazione del carico esterno:
il tutto tenendo conto della fisiologia del calcio e seguendo la metodologia dell’allenamento che ogni preparatore
intende intraprendere. A fine allenamento si ha così una
visione globale di cosa ha fatto realmente l’atleta. E’ uno
strumento che viene applicato ad ogni giocatore, infilato in
una tasca. A fine seduta, mediante un programma, vengono evidenziati tutti i dati: si possono così analizzare alcuni
elementi come, ad esempio la minore o maggiore attività
fisica di due giocatori mentre affrontano lo stesso esercizio.
Il ritorno di Giuffrida. Quali sono le problematiche che
comporta il rimettere in forma un giocatore che viene da
un lungo infortunio?
Non è mai una cosa semplice, soprattutto quando non ci
sono le figure competenti per farlo. Io dico sempre che sono
il preparatore atletico dei “sani”: occorrerebbe un’altra figura
specifica per chi è infortunato. E non sempre le società se lo
possono permettere. E allora il recupero diventa lungo perché devi rivolgerti a personale esterno.
Raccontaci un episodio curioso della tua carriera…
Ero in serie B con l’Ancona, nel 2008/2009. In una partita
che stavamo perdendo, riusciamo a far gol proprio all’ultimo
secondo utile. Un’esplosione di gioia: tutti ad esultare in un
unico abbraccio: Solo che io ero rimasto sotto a quella montagna di entusiasmo umano e strillavo pure io ma di dolore
per il piede completamente rigirato. Avevo tutti sopra e non
potevo muovermi. Morale: sono uscito in barella da sotto
quel mucchio di esultanza e ho dovuto portare il gesso per
un mese.
C’è una strategia che fa la differenza durante la partita per
rendere al meglio?
C’è solo una strategia: il lavoro quotidiano. Lavorare, lavorare, lavorare.
Carlo, dove puoi arrivare con questa Maceratese?
Chi può dirlo? Però qualche considerazione posso farla. Ai
payoff ho sempre vinto e le Marche mi portano bene: con
l’Ancona ho vinto un campionato (dalla C alla B), in Ascoli
da meno 7 ci siamo salvati in B facendo un girone di ritorno
da terzi in classifica. Non c’è due senza tre?
LA DIETA DEL CALCIATORE
Tenendo presente
che ognuno ha il
proprio gusto e fabbisogno, in generale si può dire che
il giocatore deve
nutrire il proprio
fisico per ottenere
l’energia che gli sarà
necessaria a svolgere gli allenamenti
Non solo: la sua alimentazione dovrà
fornire anche i nutrimenti necessari alla ricostruzione muscolare durante
i momenti di riposo.
Regole generali
carboidrati di qualità (preferire pane e pasta integrali)
• proteine facilmente assimilabili
• grassi di qualità ( grassi vegetali )
• vitamine e minerali (frutta e verdura fresca)
Frutta.
La frutta deve essere mangiata sempre a stomaco vuoto,
mai dopo un pasto. La frutta viene digerita nella parte
bassa dello stomaco e ha un tempo di macerazione veloce. Quindi se incontra cibo si ferma nella parte alta dello stomaco e, oltre a non permettere l’assimilazione dei
nutrienti (minerali, vitamine e zuccheri), macera e crea
tossine.
Patate e Carote.
Le patate vanno mangiate raramente. Hanno un indice
glicemico troppo elevato e dopo averle mangiate si produce nel sangue un eccesso di zuccheri. Le carote, invece
vanno mangiate solo crude. Cotte, hanno lo stesso effetto
delle patate, con un indice glicemico elevato.
Zuccheri.
Evitare il più possibile lo zucchero bianco. Cercare di
prediligere il fruttosio o lo zucchero di canna. In piccole
quantità.
Sale.
Salare sempre poco i cibi. Pochi sportivi riflettono sul
fatto che il sale, indurendo le arterie e rendendole meno
flessibili, non permette al sangue di passare agevolmente
abbassando la capacità di recupero e di assimilazione dei
nutrienti.
•
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Passaggi di palla
di Lorenzo Ottaviani
Un campionato ancora tutto da vedere
Classifica al termine del girone d’andata del girone B
lega PRO : Spal 37, Pisa 32, Maceratese 30. Verrebbe
da dire come nei quiz enigmistici “scopri l’intruso”. La
risposta è presto data: l’intruso ha le maglie biancorosse
e, tra la sorpresa degli addetti ai lavori alla vigilia del campionato, si è issato con assoluto merito al terzo posto della classifica,
perdendo tra l’altro la piazza d’onore proprio
nella seconda infausta trasferta stagionale di
Santarcangelo di Romagna nell’ultima del girone d’andata. Ripercorrendo pero’ “la storia”
del girone ascendente non si puo’ non essere
assolutamente entusiasti di quanto fatto dalla
Rata fino ad adesso: alzi la mano chi ad agosto avrebbe pronosticato una classifica di tale
livello arricchita dalle perle delle vittorie con
Spal in casa e Siena al Franchi ed i pareggi di
Pisa ed Ancona. Come dire, la Maceratese
ha dimostrato di poter tranquillamente banchettare al tavolo delle grandi senza timori
di nessun genere; anche la flessione dell’ultimo periodo rientra nell’ambito fisiologico dopo una prima parte
di stagione giocata alla grande. Le tre sconfitte maturate contro
Rimini, Tuttocuoio e Santarcangiolese sono state tutte di misure
a dimostrazione che la squadra anche nelle giornate piu’ difficili
è riuscita a mantenere un suo equilibrio. Bravi tutti i biancorossi
ma, dopo 17 partite, sul podio, a mio parere, ne metterei tre: Lorenzo Carotti, perno insostituibile del centrocampo per quantita’
e qualita’, giocatore “lavatrice” recupera il pallone sporco e sforna il
pallone pulito. Daniel Kouko, “alta tensione” è l’unico titolare degli Invincibili dello scorso campionato dimostrando a piu’ riprese
di poter essere protagonista anche in questa categoria tanto da aver
gia’ richiamato su di se’ l’interesse di alcuni club del “piano di sopra”. Vasco Faisca, il “califfo” della difesa ha messo in mostra tutto
la sua classe ed esperienza nel guidare una difesa completamente
nuova. Nota di merito particolare per il tecnico Cristian Bucchi
che ha saputo amalgamare in poco tempo un gruppo completamente nuovo trasmettendo tutte le sue doti caratteriali e dando
alla squadra una identita’ tattica definita.
Le prime della classe
Per il resto al vertice del campionato “nulla di nuovo sotto il sole”.
SPAL e PISA erano in pole position nella ipotetica griglia di partenza del gran premio del campionato e per ora stanno onorando
il pronostico. Tradizione, pubblico, rosa di giocatori, aspettative ed
ambizioni; le due capoclassifica hanno tutto per arrivare in fondo
al torneo a contendersi la promozione diretta in serie B. La Spal ha
mostrato una maggiore continuita’ di risultati e il suo primato è
puntellato da cifre da brivido: miglior attacco del torneo ( 29 gol
all’attivo ), migliore difesa ( appena 10 gol subiti ), maggior numero di vittorie conquistate (11), migliore squadra in trasferta (17
punti ottenuti ) e migliore differenza reti (+ 19). Con questi dati la
C
squadra di mister Semplici puo’ guardare con fondato ottimismo
al girone di ritorno nel ruolo di formazione da battere. Il Pisa di
Rino Gattuso, dopo un avvio faticoso, sembra aver trovato la “quadra”. L’impressione è che abbia le migliori individualita’ del campionato con quel Varela che rappresenta un lusso per la categoria
ed una piazza appassionata come poche.
Le altre del Girone
Nel quartiere “play-off “ del torneo staziona
la coppia Ancona – Carrarese; i dorici hanno
forse mancato le partite del salto di qualita’ ma
dispongono di una rosa competitiva in attesa
del tanto agognato acquisto in attacco: valore
aggiunto il tecnico Cornacchini uno degli allenatori piu’ bravi del girone nella preparazione
e lettura della partita. Sorprende la Carrarese che nonostante i noti problemi societari è
lì a braccetto con l’Ancona dopo il successo
nel derby con la Lucchese; ci si chiede quanto potrà pesare la mancanza di un attaccante
del calibro di Infantino, per lui rescissione del
contratto, nel proseguimento del torneo dei toscani. Sull’indice della borsa del campionato stanno salendo vorticosamente le quotazioni del Siena; inizio di torneo complicatissimo per i bianconeri
culminato con la sconfitta interna proprio contro la Rata grazie alla
magia di Orlando. Ma, come nel caso di Spal e Pisa, anche il Siena
ha tutti i requisiti per un campionato di primissimo vertice a partire da una piazza che fino a pochissimi anni fa era protagonista
nella massima serie. Le tre squadre elencate sono non a caso in testa
nella speciale classifica delle presenze allo stadio con il Pisa avanti
con media di 6.549 spettatori a partita seguita dalla Spal 4.694 ed
appunto il Siena 3.634. In cima al podio della delusione del campionato sicuramente il Rimini; i romagnoli sono finora mancati
all’appuntamento con un torneo di qualita’ ed i vari avvicendamenti
in panchina Brevi- Acori ne sono l’eloquente conferma. Capitolo a
parte merita il Teramo fermo a 16 punti con 6 di penalizzazione; i
biancorossi non sono riusciti a ripetere lo strepitoso campionato
dello scorso anno ma troppo hanno influito le vicende dell’estate
che hanno condizionato il gruppo a livello psicologico. Trovarsi in
Lega Pro a poche settimane dal via non è stato agevole e stavolta
a Vivarini non è riuscito il miracolo del passato campionato. Nel
fondo Lupa Roma e Savona; i laziali hanno cambiato già piu’ volte
allenatore ma senza esito ed il Savona appare con i suoi 4 punti ( 12
però di penalizzazione ) la piu’ seria indiziata per l’ultimo posto.
Ovviamente squadre “in fieri” che verranno rivedute e corrette con
le operazioni di mercato che stanno iniziando in maniera vorticosa
in queste ore e che promettono di cambiare, e molto, la fisionomia
delle varie squadre. Altro aspetto determinante che inciderà sulla
classifica saranno le sentenze relative al filone d’inchiesta “Dirty
Soccer” che rischia in maniera concreta di “terremotare” il campionato. Insomma, un campionato ancora tutto da vedere.
29
30
di BiancaRossa
L’ANNO CHE VERRÀ
Fatti, sogni e buoni propositi per il nuovo anno.
a domanda è sempre la stessa, cosa ci attende nel 2016,
come sarà l’anno che verrà
per la Maceratese? Abbiamo
concluso il 2015 con una certezza, i
risultati ci legittimano a sognare o, comunque, a cavalcare quest’onda spumeggiante che vede la nostra squadra
terza in classifica dietro solo ad una
grande Spal e al Pisa, società che fino
all’estate passata facevano tremare le
ginocchia.
I miracoli a volte accadono e non solo,
per dirla come il noto film che più ci
ha fatto sognare, alla “gran culo di Cenerentola”. E così noi siamo lì, in cima
al (nostro) mondo, a giocarcela anche
nel girone di ritorno. Non voglio entrare in analisi tecniche che non mi
competono ma di una cosa sono certa ed è che i miracoli non avvengano
per caso perché credo fermamente che
la fortuna aiuti gli audaci e tutti quelli
che, nonostante qualche limite, hanno
il coraggio di giocarsela fino in fondo.
La difficile “estate calda” del rinnovamento (doveroso/doloroso) ha portato
frutti che sono sotto gli occhi di tutti
ma ora si deve continuare ed è giunto il
momento dei “coraggiosi”. C’è un bravo Mister che con i suoi collaboratori e
la società ha messo in piedi una squadra che fa della caparbietà la propria
bandiera ma le difficoltà sono tante e
molti nodi devono essere sciolti, ad ini-
L
Gabriele Gravina
ziare da quello scempio che è il campo
dell’HR! La fine del 2015 ha portato
buone notizie costituite dalle nomine
in Federazione. La Lega Pro, rinnovando radicalmente i propri vertici,
ha dato, a mio parere, un segnale importante. I presidenti di società hanno
scelto Gabriele Gravina, l’uomo della
scalata del Castello di Sangro, non legato a vecchie correnti che costituendo
la sua squadra ha nominato ben due
rappresentanti marchigiani. La nostra
presidente Maria Francesca Tardella,
prima maceratese ad essere presa in
considerazione, per i suoi risultati, la
sua energia e per l’approccio non convenzionale e Davide Miani dell’Ancona, come riconoscimento alla prima
società ad essere gestita da tifosi con
l’associazione “Sosteniamo l’Ancona”.
Quindi ecco, il nuovo Presidente di
Pega Pro che innalza le Marche per la
tenacia, la voglia e la capacità di lavorare, una volontà innovativa esemplare.
In linea con questi spunti sembra esse-
re in dirittura d’arrivo un associazione
di tifosi maceratesi che mescolerà varie
anime che concretamente vorranno
contribuire a quel “salto” scaramanticamente innominabile. Sarebbe un
passo avanti enorme per la Macerata
sorniona che deve uscire allo scoperto
e sostenere la propria squadra. Auspico un 2016 di successi alla nostra Rata,
che una forza comune la incoraggi, che
il calore dei tifosi allo stadio coinvolga chi è (ancora) rimasto alla finestra.
Perché i treni passano una volta sola e
quando li ritroviamo un Mister ed una
Pres che si guardano in faccia schiettamente e si dicono: “Ci crediamo”.
E che, noi noooo??!!
31
biancorosso
LA MACCHINA DELLA SICUREZZA
Dietro le quinte dell’organizzazione delle manifestazioni
sportive: perché le misure severe sono necessarie.
di Giuseppe Vitali - delegato per la Sicurezza
P
rima di entrare nel meccanismo che ci aiuterà
a comprendere questo strano e intricato meccanismo che è l’organizzazione della sicurezza
di una manifestazione sportiva, è necessario
chiederci il perché di tutto questo, perché si rende
necessario mettere in piedi una task-force per permettere
l’esecuzione di una manifestazione sportiva che, riflettendoci bene, rimane sempre un “gioco”. Sorprendentemente la
risposta a questa domanda sembra facile: è necessario parlare di calcio e sicurezza perché il calcio, ahimè, non è sempre
e solo un “gioco”. Purtroppo nel corso del tempo i bei colori
del sano tifo e della fierezza sportiva hanno ceduto il passo
a fenomeni di violenza sempre più inaspriti, a infiltrazioni criminali, private e organizzate, all’insorgenza di gruppi
di “ultras” le cui finalità il più delle volte trascendono dai
veri ideali di un sano e organizzato sostegno affettivo ed effettivo verso la squadra del cuore, in tacita connivenza con
alcune Società Sportive. Ma c’è stato un momento in cui
questa consapevolezza ha raggiunto il massimo della sua
percezione, un momento nel quale lo Stato, da vittima, è
divenuto protagonista di una coscienza che ha portato a interventi mirati
a ristabilire la legalità e ripulire quel
mondo che via via aveva perso il suo
senso primordiale.
A mali estremi, estremi rimedi
Catania, febbraio 2007: la morte
dell’Ispettore Capo Filippo RACITI a
seguito dei fatti criminali durante una
partita di calcio. La morte di Raciti suscitò forte emozione in tutto il paese e
causò l’interruzione di tutti i campionati di calcio in Italia per una settimana e l’annullamento di un’ amichevole
della Nazionale.
Da quel momento in poi lo Stato si
vide in qualche modo costretto ad
assumere la consapevolezza che purtroppo gli stadi, non solo ai livelli più
32
alti del campionato, spesso non sono più luoghi sicuri di
divertimento, ma veri e propri campi di battaglia, dove frange di facinorosi mettono in piedi atti di violenza che nulla
hanno a che fare con il sano senso dell’amore per la propria
squadra e con la legittima e sana goliardia del tifo pulito.
La morte di Raciti, quindi, segna una linea di demarcazione
che comporterà l’applicazione di regole più severe. Si capisce bene il senso della sicurezza solo a partire dalla memoria del passato. E il passato ci insegna come è stupidamente
facile trasformare un luogo di divertimento in un campo di
stupidità dove il protagonista non è più il calcio ma la mania
di protagonismo di alcune frange di rissosi e violenti. Da
quel febbraio 2007 la coscienza dello Stato è cambiata, così
come è cambiata la coscienza dei tifosi. Da parte dello Stato
l’inasprimento dei controlli, sulle strutture e sulle persone,
ha dato delle garanzie di sostenibilità e la rassicurazione di
voler contribuire a far piazza pulita di quei fenomeni di violenza che avevano forse scosso le coscienze. Dalla parte dei
tifosi però la reazione ha portato a un duplice atteggiamento. Da un lato l’apprezzamento dello sforzo di “pulizia” e
la constatazione dell’efficienza delle misure di contrasto alla
criminalità, dall’altra però la paura e le sempre più restringenti misure di controllo hanno incoraggiato i tifosi pian
piano ad abbandonare gli stadi.
Come si prepara una gara in tutta sicurezza
Dal 2007 ad oggi è passato un po’ di tempo, l’asticella dei
fenomeni di violenza è scesa notevolmente. Qualche frangia
di facinorosi ancora sopravvive, ma i teatri della violenza
non sono più certamente quelli di quegli anni. Ma il fenomeno purtroppo non è estinto e la tentazione di trasformare
uno spettacolo in un campo di battaglia è sempre vivo. Per
comprendere quella che sembra l’eccessiva sicurezza di oggi,
bisogna conoscere la preparazione di una gara sportiva dal
punto di vista della sicurezza. Quando si parla di “sicurezza”
in riferimento a una manifestazione sportiva occorre tener
presente che questa si articola in 3 direzioni: safety, security, emergency. Nella pianificazione di ogni singolo evento si
deve necessariamente tener conto di questa triade.
• safety: fa riferimento all’incolumità della persona, antinfortunistica;
• security: assume un significato culturale di studio e gestione della sicurezza per la realizzazione di misure per
la prevenzione, pone in essere misure per la sicurezza
delle informazioni riservate. Tali misure possono essere
materiali e infrastrutturali, ma soprattutto formative ed
informative, atte a far conoscere il rischio e quindi evitare
il pericolo.
• emergency: fa riferimento a tutte quelle attività di sicurezza personali e sociali che devono essere messe in atto
nel caso in cui il compito della security sia insufficiente.
L’emergency riguarda quindi la protezione e il contenimento del pericolo. Strutture che operano per fare “sicurezza”, in senso di soccorso, sono la polizia, i vigili del
fuoco, il pronto soccorso e la protezione civile.
La preparazione di ogni manifestazione sportiva inizia il
giorno successivo dell’ultima gara. Il primo atto che il Delegato per la Sicurezza compie è la richiesta di informazioni
in merito alla tifoseria ospite. Dalle informazioni ricevute
dal Delegato per la Sicurezza della squadra ospite ci si fa già
una idea di come dovrà essere pianificato il servizio, in merito ai servizi di ordine pubblico e di stewarding. Un conto
è prevedere un’affluenza di tifosi di 100 unità e un conto è
prevedere affluenze più consistenti.
Nel grafico: ruoli che i vari “attori” della macchina organizzativa rivestono.
Il compito, fondamentale, del G.O.S
Il compito della gestione dell’intero evento sportivo è in
capo al G.O.S. (Gruppo Operativo di Sicurezza), secondo
una specifica catena di comando organica e ben definita. Il
GOS è la sede deputata per la pianificazione, lo svolgimento
e il controllo dell’intera macchina organizzativa. Ogni tipo
di iniziativa e attività che si svolge all’interno e all’esterno
della struttura sportiva nell’imminenza della gara è competenza esclusiva del GOS.
Normalmente, salvo eventi eccezionali, il GOS viene convocato dal Coordinatore almeno tre giorni prima di ogni gara.
Nel corso della riunione, sulla base delle informazioni raccolte, viene pianificato l’intero servizio sia di Ordine Pubblico che di stewarding. Il Delegato per la sicurezza propone
al GOS un Piano Operativo degli Steward (POS), contenente le mansioni e la collocazione di ogni singolo steward, le
procedure operative da attuare in situazioni di pericolo o di
emergenza e tutto quel che è inerente al servizio specifico
per la gara in oggetto. Da parte sua il GOS ratifica o apporta
delle variazioni sulla base di eventuali esigenze.
Si prendono, inoltre, in esame altri tipi di documenti, come
il Piano di Emergenza (che contiene anche il piano di intervento sanitario e il piano antincendio) e il Piano di Mantenimento nelle condizioni di Sicurezza. Questo tipo di documentazione deve essere sempre aggiornata e disponibile
durante la gara ed essere consegnata, su richiesta, agli ispettori della Procura Federale e della Lega Calcio per i controlli
di routine.
Inoltre il GOS prende in esame il tiketing, sulla base di
eventuali indicazioni e/o restrizioni imposte dal ONMS
(Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive) del
Ministero dell’Interno, e stabilendo l’apertura della vendita
dei titoli di ingresso al pubblico. Altro compito importante
Ruoli che i vari “attori” della macchina organizzativa rivestono
G.O.S.
COORDINATORE
DELEGATO PER LA
SICUREZZA
VIGILI DEL
FUOCO
PRONTO INTERVENTO
SANITARIO
POLIZIA
MUNICIPALE
PRONTO INTERVENTO
STRUTTURALE
CARABINIERI
S.L.O.
Attività di
coordinamento
Responsabile del
servizio steward
Squadra di
pronto intervento
Squadra di
pronto intervento
Attività di controllo
interna allo stadio
Attività di intervento
strutturale sullo stadio
Ordine
pubblico
Rapporti con
la tifoseria
33
biancorosso
del ONMS è quello di definire il grado di rischio dell’evento
sportivo, stabilendo, di conseguenza, eventuali limitazioni o
restrizioni sulle trasferte dei tifosi e altri tipi di prescrizioni
che, dipendentemente dal grado di rischio vengono assunte.
Striscioni? La mia libertà finisce dove incomincia quella
dell’altro
Altro compito importante del GOS è quello di esaminare le
varie richieste che provengono sia dalla Società Sportiva che
dalla tifoseria, come ad esempio valutare eventi contingenti
a una gara sportiva, oppure esaminare la richiesta di apposizione di striscioni. In merito a quest’ultimo argomento vale
la pena ribadire il principio che riguarda la decisione di autorizzare o negare l’introduzione degli striscioni. Il principio
è di duplice natura: si deve definire anzitutto la sicurezza del
materiale di cui è composto lo striscione. E’ compito pertanto del rappresentante dei Vigili del Fuoco presso il GOS
stabilire tale parametro sulla base della legislazione vigente
in materia. Il secondo principio è la pertinenza. Si deve cioè
stabilire che lo striscione in oggetto non presenti dei temi
in contrasto con quanto attiene al rispetto delle persone, a
temi razziali, che non contenga espressioni discriminatorie
o offensive per qualcuno o semplicemente che non siano
messaggi non attinenti alla gara sportiva (ad es. messaggi a
sfondo politico).
Il tema sarebbe ancora lungo, mi sono limitato ai principi
fondamentali anche se, da quanto esposto fin quì, appare
chiaro che ogni evento sportivo prende le sue mosse da una
grande “macchina” di regia che, se ben coordinata, rappresenta il motore indispensabile che garantisce la sicurezza di
ogni evento sportivo.
I (pieni) poteri dello steward
Per ultimo, ma non per ordine di importanza, c’è la preziosa
attività degli steward. La figura dello steward nasce anch’essa dopo i fatti violenti del 2007, quando ci si rende conto
che la presenza massiccia delle Forze dell’Ordine negli stadi, oltre a rappresentare un dispendio di energie di notevoli
proporzioni, rappresenta, in molti casi, anche un incentivo
alla violenza, un obiettivo verso il quale scaricare azioni criminali chiare e mirate. Si decide pertanto di “sostituire” la
presenza delle Forze dell’Ordine all’interno degli stadi con
una presenza più discreta e meno militarizzata e in qualche
modo più vicina alla tifoseria, relegando alle Forze dell’ordine un compito di sostegno e di organizzazione dell’ordine
pubblico all’esterno delle strutture sportive.
Storicamente la figura dello steward viene definita con un
Decreto Legge del Ministero dell’interno (D.L. 8 agosto
2007) a firma di Giuliano Amato. Nel decreto vengono stabiliti i principi inerenti la selezione, i compiti, la formazione
34
degli steward, nonché la loro collocazione giuridica, dando
ad essi la qualifica di “incaricati di pubblico servizio” e delle tutele di natura giuridica (equiparabili, in qualche modo,
alle forze dell’ordine). Nel 2011 agli incarichi già stabiliti nel
2007 viene ulteriormente estesa agli steward la possibilità di
effettuare i controlli sulle persone attraverso la tecnica del
Pat-down (assimilabile alla perquisizione), dando così agli
steward un compito che è proprio delle forze dell’ordine.
Sintetizzando si può affermare che il compito fondamentale
degli steward, all’interno di una manifestazione sportiva, è
quello del controllo del rispetto del Regolamento d’uso dello
stadio, sanzionando, qualora fosse necessario, coloro che in
qualche maniera non rispettano tale regolamento d’uso.
Vi sarebbero molti aspetti da evidenziare, ma ho cercato di
far comprendere ai lettori i principi fondamentali che dovrebbero far apprezzare il lavoro che, partita per partita, un
gruppo di persone costantemente svolge al solo scopo di
rendere l’evento sportivo più sicuro.
Per concludere, come Delegato per la Sicurezza, dico ai lettori: venite allo stadio. Non limitatevi a guardare dall’esterno. Ce la stiamo mettendo tutta. La Maceratese merita un
grande pubblico.
Vi aspettiamo.
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UN MERCOLEDÌ DA CAMPIONI
Incontra i tuoi giocatori preferiti! Ogni mercoledì, dalle 17 alle 19, un giocatore della Maceratese sarà presente
al Rata Point per firmare magliette e palloni. 20 gennaio: Cristian Buonaiuto - 27 gennaio: Fabio Foglia - 3 febbraio: Lorenzo Carotti
35
Settore giovanile
Il buon virus che si propaga
di Luca Muscolini
U
na squadra che ami è
come una bella donna. Che hai conosciuto
e magari perso di vista
perché la vita ti ha portato verso altre
direzioni, ma che ti piace sempre rivedere e salutare. Che ti ritorna in mente,
“bella come sei”, per dirla alla Battisti.
Ed il calcio un virus che non uccide ma
appassiona e che può essere trasmesso
di padre in figlio, di nonno in nipote.
Ecco quindi che mi rivedo giovane
cronista, interpellato da Radio Nuova
Macerata come sostituto di un collega
meno fortunato, seguire la rinascente
Rata attraverso le Metamorfosi non
ovidiane, ma del… Macerata Calcio.
Al timone Peppe Rega, tanti nomi
nobili in campo. Dal portiere Seghetti
agli emergenti Re e Cocchi
in difesa; dall’esperto Calcabrini nel pacchetto mediano dove c’era sempre un
Trillini dai piedi buoni, per
giungere al Rubiconti croce
e delizia della tifoseria, ex
bomber della Civitanovese
l’anno precedente. La salita
in Eccellenza in un torneo
fatto suo dall’Osimana, per
poi ripartire con Massimo
Silva ex bomber di Ascoli e
Milan che fece salire ancora
di più la nuova Rata nel mitico match di Cerreto d’Esi
che sembrava non vedere
mai domi (3-2 alla fine) i
rossoneri capitanati da Palombi (poi biancorosso anche lui a distanza di tempo),
vissuto nel surreale scenario
del campo… aperto, visto
che l’obsoleta rete di recin-
zione tracollò dopo il primo boato del
pubblico maceratese successivo al gol
di Ferroni. Nella mia mente tanti altri
ricordi, indelebili quelli della rincorsa riuscita a quello che sembrava l’irraggiungibile Forlì, superato dopo il
patatrac dell’Helvia Recina (1-0 per i
diretti rivali) grazie al trio delle meraviglie Valerio Alesi-Roby Chiodi-Boro
Cvetkovic che contribuì ad inanellare
un filotto di sei vittorie consecutive
nell’era dei due punti a partita vinta e
scavalcare i forlivesi. E l’ennesima vittoria di un campionato difficile dopo
l’1-0 al Camerino firmato Cocchi con
Spurio, portiere scudettato con il Verona di Bagnoli, secondo di Garella,
strepitoso nel dire di no al tentativo di
rimonta degli avversari a risultato ac-
quisito sul neutro di San Severino, con
Giovanni Pagliari allenatore. Dopo
una lunga pausa per motivi familiari e
professionali la Rata è tornata ad affascinarmi alla vigilia del connubio calcistico Tardella-Teloni mai sbocciato.
Di nuovo ad ammirare i campioni della Rata, gli Invincibili di Beppe Magi
fra colleghi nuovi ma anche tanti volti
stagionati come il mio, ma sempre con
la scintilla negli occhi per una giocata
sopraffina di un biancorosso o per un
gol della Rata. Contento che la mia battuta – “quando arrivo io la Rata vince
il campionato” - al giornalista Piero
Paoletti nella preparazione estiva degli
Invincibili sia stata più che un augurio
e di rivedere il campionissimo della
mia Settempeda al timone della Rata
dei Guerrieri, sono stato gratificato da un altro fatto. Visto che mio figlio Lorenzo di
solito gioca (Settempeda fino
alla dissoluzione e quest’anno
all’Aurora Treia) in contemporanea con la Maceratese,
ho portato all’Helvia Recina
il mio nipotino acquisito Alex
in occasione di MacerateseChieti. Fu 1-1 ma la scintilla
scoccò. Da allora non ne ha
persa più una in casa, godendosi per intero anche l’interessante precampionato di Genga, nel corso del quale ha avuto anche l’onore di una foto
con Cristian Bucchi, il mio
bomber, il nostro allenatore.
Ormai l’incendio è appiccato,
il buon virus iniettato. La Rata
bella donna non passa mai di
moda. Di padre in figlio, di
nonno in nipote…
37
LA PREPARAZIONE DEL TERRENO
Il terreno sul quale semineremo e coltiveremo il nostro prato deve possedere delle caratteristiche piuttosto precise per
garantire uno sviluppo corretto della radice e per dare un rapporto equilibrato tra la parte ipogea (nel terreno) ed epigea
della pianta (apparato fogliare): piani di sgrondo corretti, giusto rapporto aria/acqua nel profilo (drenaggio), corretto grado
di acidità (pH tra 6-7 e 2-3% sostanza organica). Solo con una preparazione adeguata del substrato si potrà ambire ad un
tappeto erboso sano, vigoroso e duraturo negli anni.
Dopo aver conferito al terreno grossolanamente le linee di pendenza per garantire il deflusso delle acque, ed in seguito aver
provveduto alla realizzazione dell’impianto irriguo, occorre effettuare una fresatura del terreno con sminuzzamento fine
dello stesso poiché spesso il terreno del giardino proviene dallo scavo effettuato per la realizzazione delle fondamenta
dell’edificio. In questa fase è opportuno pensare ad incorporare i materiali giusti per ottenere il nostro scopo: acidi umici
concentrati, microelementi - che favoriscono la trasformazione dell’azoto in forma assimilabile dalla pianta - e sabbia (fine 11,5mm, lavata e preferibilmente silicea) che garantisce la macroporosità del substrato favorendo la penetrazione dell’aria e
di conseguenza quella della radice. La preparazione si completa con una rastrellatura grossolana per asportare eventuali
pietre presenti e residui vegetali fastidiosi ed una rastrellatura finale accurata atta ad eliminare qualsiasi avvallamento
presente nel quale l’acqua possa accumularsi.
A questo punto siamo pronti per seminare!
Via D. Concordia 80 (Piediripa) 62100 Macerata (MC) T. 0733 283101 Fax 0733 283103 [email protected]
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CLASSIFICA GENERALE - LEGA PRO
Girone B - 15.1.2016
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da lunedì a venerdì 9.30 - 12.30 / 16.30 - 19.30
Squadra
SPAL
PISA (-1)
MACERATESE
CARRARESE
ANCONA
ROBUR SIENA
PONTEDERA
TUTTOCUOIO
L’AQUILA (-1)
LUCCHESE
AREZZO
PRATO
SANTARCANGELO
TERAMO (-6)
RIMINI
PISTOIESE
LUPA ROMA
SAVONA (-12)
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IN MEMORIA DEL
DOTT. SAURO APOLLONI
Tutta la dirigenza, i tecnici, i
giocatori, i collaboratori ed i
tifosi della SS Maceratese si
stringono alla famiglia Apolloni in un ideale abbraccio
per la morte del dott. Sauro Apolloni, medico della
SSMaceratese
scomparso
lo scorso 7 gennaio. All’inizio del torneo di Lega Pro
2015-16 il dottore fermano
aveva iniziato ad assistere i
giocatori della Maceratese,
contribuendo con la sua professionalità allo strepitoso
girone d’andata del team dei
“Guerrieri” di Bucchi e del
trainer in seconda Savini.
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CUORE
BIANCOROSSO
Registrazione Tribunale
di Macerata
n. 626 del 23.07.2015
Direttore responsabile
Nazzarena Luchetti
Redazione
Alessandro Savi,
Andrea Verdolini, Luca Muscolini,
Carlo Cambi, Lorenzo Ottaviani,
Giancarlo Nascimbeni,
Realizzazione grafica e
impaginazione
Stefano Ruffini,
Nazzarena Luchetti
Foto
Fabiola Monachesi
Massimo Zanconi
Per suggerimenti e opinioni
[email protected]
Stampa
Biemmegraf - Macerata
© Copyright
Tutti i diritti riservati
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