Cuore Biancorosso 07

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Cuore Biancorosso 07
biancorosso
C
rivista ufficiale
uore
ssmaceratese.it
N° 7 - Dicembre 2015
MASSIMO NASCIMBENI
Passione e professione
incontro con il legale della società biancorossa
CRISTIAN BUONAIUTO
VINCERE CON LA MACERATESE
LA MIA GRANDE OCCASIONE
Giovanili
I bravi ragazzi
dei mister Rossi e Dottori
www.biemmegraf.it
Piediripa-Macerata, Via Cluentina 16/aVendite,officina, carrozzeria, gommista, ricambi, revisioni 0733 286800
l’editoriale
P
di
Paola
PIPPA
Sostenere la Rata.
Senza se e senza ma!
rima di essere una professione, quella della
Maceratese è una grande passione che nasce già
in tenera età quando mio nonno mi portava la
domenica allo stadio. Quante esperienze nel mondo
del calcio. Ricordo la prima volta che “scesi in campo”
per accompagnare la squadra degli esordienti della U.S.
Tolentino dove militava mio figlio. Una grande emozione: “Sei
la prima donna accompagnatrice delle Marche”, mi diceva sempre il
Presidente Regionale S.G.S. Sig. Bernacchia. Fu l’inizio di un full immersion
nel meraviglioso mondo calcistico: corsi per dirigenti, accompagnatrice di
diverse categorie S.G.S., Berretti Nazionali, la gestione delle segreterie come
quella del settore giovanile e poi della prima squadra della US Tolentino.
Dodici anni indimenticabili, centinaia di bambini e ragazzi che ancora
ricordo con affetto, e poi allenatori, giocatori, dirigenti di altre società,
presidenti di Federazioni. Dopo tanta esperienza e tanto lavoro e pensando
di aver già dato tutto, avevo deciso di smettere. Fu la chiamata della società
Maceratese, nel 2009, a rinnovare l’entusiasmo. Troppo bello ritornare a
condividere con i ragazzi, con la dirigenza e con la tifoseria le gioie ed i
dolori del calcio. Ed eccomi di nuovo segretaria, questa volta a tempo pieno:
massima collaborazione con tutti, tifosi compresi, con i quali credo di aver
avuto da sempre un buon rapporto di fiducia e rispetto reciproco. Dopo una
storia meravigliosa iniziata a Tolentino, la mia vita nel calcio continuava
con l’inaspettata (ma neanche tanto, vista la caparbietà della dott.ssa
Tardella) avventura con la Maceratese, fino alla promozione in Lega Pro.
Oggi, guardando indietro, mi rendo conto che tutto il lavoro, l’impegno, a
volte le arrabbiature, sono niente rispetto alle emozioni delle promozioni
che la Società ha ottenuto in soli in cinque anni. La passione per il calcio è
un grande motore che ha unito, e continua ad unire, tutti quelli che, come
me, amano questa città e questa squadra. Tutti noi, veri tifosi che, senza se e
senza ma, continuano a sostenere questa grande realtà. Forza Rata.
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biancorosso
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Il futuro della Maceratese?
E’ la prossima partita
Oh, ma che fa sta Maceratese? La domanda, per strada, nei bar, tra gli amici,
sembra ricorrere spesso. E
ciò che fa sorridere è la curiosa smorfia di chi risponde, strizzando furbescamente l’occhio: “Zitti, zitti!” Perché la domanda, amletica, è quanto
sia lecito sognare in grande, se non sia
necessario porre un limite ai sogni per
evitare un eventuale brusco risveglio.
E poiché in medio stat virtus, sognare
è consentito ma non proprio ad occhi chiusi: meglio lasciarne
uno aperto per non perdere di vista il presente. Si, il presente,
magnifico e inatteso fatto da una posizione in classifica che
riempie di gioia, impensabile fino a poco tempo fa.
Se penso infatti che, solo pochi mesi fa, quando si parlava della Maceratese ci si riferiva alla piccola squadra di provincia
che, puntualmente, come la tagliatella al ragù domenicale,
scendeva in campo alle tre del pomeriggio e tutti a chiedersi
con noncuranza: “Oh, vediamo un po’ che fa oggi sta Maceratese”, mentre la squadra, domenica dopo domenica, saliva
sempre un pò più sù.
Ora per Maceratese si intende una grande struttura fatta da
tante persone, tutte indispensabili: un ingranaggio ben lontano dall’essere perfetto e, dunque, sempre in evoluzione. E’
come un grande libro questa Maceratese dove nell’indice troviamo tutti i suoi componenti. E se le copertine della nostra
rivista sono per mister Bucchi, lo staff tecnico, i suoi ragazzi (i nostri ragazzi!), nei capitoli successivi trovano spazio i
circa 400 giovani calciatori che compongono il battaglione
della Rata. Poi c’è il CdA, con i nuovi membri guidati dalla
Presidente, la segreteria, sempre stracolma di lavoro, gli allenatori. Ma ciò che stupisce sono i tantissimi volontari e quanti, a fronte di minuscoli rimborsi spese, danno tutto il loro
cuore biancorosso. E proprio a loro vorrei fare un plauso, a
quelli che lavorano dietro le quinte, magari a guardia di un
cancello, a chi cerca il più piccolo sponsor, ai professionisti
che scrivono gratuitamente sul giornale ufficiale, a chi fa
le ore piccole preparando lezioni per i pulcini, ai genitori
che organizzano le trasferte, a tutti quelli che mettono la
propria competenza al servizio di una struttura che, oltre
che sportiva, è un fenomeno sociale. Grazie anche a chi,
O
di BiancaRossa
senza guardare la sua posizione, è
disposto ad animare un piccione di
pelouche per far sorridere i bambini. Grazie a quelle persone che si
sacrificano ogni giorno nel risolvere
questioni burocratiche che la Lega
sottopone ai propri iscritti senza
curarsi della loro complessità per
piccole Società come la nostra. Tutti concorriamo alle vittorie di mister
Bucchi e dei ragazzi consapevoli del
maggior impegno rispetto al passato. Con il tempo impareremo ad essere bravi professionisti
come lo sono i nostri giocatori. Perché se loro corrono in
campo, noi non dobbiamo arrancare dietro. Per finire, e per
ritornare alla domanda iniziale, vi dico che ci sono dei sogni
che non solo è lecito fare ma che senza l’aiuto della buona
sorte e solo con la buona volontà si potrebbero realizzare.
Il sogno che la polizia disarmasse i rissosi invece che sequestrare ombrelli con una pioggia implacabile, il sogno che le
forze dell’ordine sorvolassero dinanzi all’ennesimo eccesso di
sicurezza fine a se stesso permettendo ai tifosi di portare allo
stadio amici e famiglie. Perché più ne siamo ad applaudire la
nostra meravigliosa Rata, più entusiasmo trasmettiamo ai nostri professionisti in campo. Il calore della gente è insostituibile ed è la spinta più forte che c’è, altro che Sportube. Sogno
assessori più garbati che sappiano capire che un campo con
un prato più levigato concorre a procurare meno infortuni
e il non dover “elemosinare” i campi di allenamento meno
stress per tutti. E’ vero che non c’è solo il calcio a Macerata,
ma è altrettanto vero che è di gran lunga lo sport che coinvolge più cittadini. Infine il sogno di poter leggere che si è
profeti nella propria patria perché i giornalisti sono obiettivi
e descrivono l’entusiasmo e l’ammirazione per questa Maceratese. In un mondo competitivo e non sempre limpido come
quello del calcio, c’è una Società sana in cui si specchiano gli
sforzi e l’entusiasmo di tutti, entusiasmo che a volte è difficile
contenere e ci fa sognare quel futuro impronunciabile. Sogno
lecito? Ancora una volta è la nostra Presidente a illuminarci
la via: all’indomani del pareggio della partita con L’Aquila e
dopo lo sfogo del Mister, alle domande incalzanti della stampa lei risponde sintetica: “E’ ora di pensare al futuro. E il futuro è la prossima partita”.
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Miserie & Nobiltà
I “padroni del vapore”.
Quando lo sport è solo un affare
T
ra le varie tipologie di persone che la vita professionale ti pone di fronte ce
n’è una particolarissima, i cosiddetti
“federali” ossia coloro che occupano stabilmente, in qualche caso
da decenni, una qualche poltrona
in una delle svariate dozzine di enti
che dovrebbero governare lo sport.
Beninteso: alcuni di questi svolgono
il loro compito in maniera esemplare impegnandosi fattivamente nella
diffusione e promozione della pratica
sportiva in ossequio al loro mandato.
Altri sono meri burocrati che rischiano il panico quando sono chiamati a
compiti (ahiloro!!) di eccedere l’or-
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dinaria amministrazione, un’eventualità che considerano quantomeno
una jattura. Non sono pochi invece
coloro che hanno fatto di questo incarico, che dovrebbe essere ispirato
al più genuino spirito di servizio, una
professione. Ci sono casi in cui, alla
faccia dell’alternanza, rimangono in
sella, con i medesimi compiti, per più
di 30 anni. A tal proposito ci sono dei
piccoli stratagemmi per riconoscerli
(o stanarli, fate voi). Anzitutto hanno un talento ineguagliabile, da veri
fuoriclasse, nell’ “ imbucarsi” in ogni
evento ufficiale: non è importante se
siano invitati o no ma guai a non farli
intervenire per il classico “indirizzo
di saluto”, potrebbero legarsela al dito
in secula seculorum. In genere poi
sono accompagnati da un manipolo,
più o meno cospicuo, di pretoriani al
seguito pronti alla risata d’ordinanza
a qualche battuta del “caro leader” da
tramandare ai posteri (Kim Jong Il
mi perdoni l’accostamento). Magari,
direte voi, per battere ogni record di
permanenza di questo tipo avranno alla spalle una carriera agonistica
contraddistinta da medaglie olimpiche, titoli mondiali o almeno qualche campionato italiano. Chiusa la
carriera sportiva avranno intrapreso
quella dirigenziale portando in dote
il loro bagaglio di esperienze, di vittorie e di sconfitte. Ebbene vi invito
a farvi una ricerca sugli attuali presidenti delle varie federazioni sportive
e se ne trovate qualcuno con un curriculum di questo tipo sono pronto ad
una pubblica ammenda. Detto questo
la domanda, in parte una provocazione, che vorrei porre a coloro che
hanno avuto la pazienza di seguirmi
fin qui però è un’altra: le federazioni, con questa pletora di dirigenti,
funzionari ed impiegati perdigiorno, sono davvero necessarie per il
buon andamento di una macchina
complessa, potente ed essenziale per
i suoi risvolti sociali come quella
dello sport? Ho chiesto lumi all’amico Ario Costa, lui sì 198 presenze
in Nazionale, 2 scudetti ed attuale
presidente della Consultinvest Pesa-
di
ro, serie A di Basket: “Tra tasse gara
- sospira - soldi per i tesseramenti e
versamenti in diverse rate e quanto
ricaviamo dalla nostra federazione
per noi c’è un disavanzo di 250 mila
Euro annui.” Una cifra spaventosa
che equivale a più di 4 milioni sborsati solo dalla Serie A. “Proprio così.
Pensi che dobbiamo pagare pure un
notevole balzello per gli sponsor che
troviamo ed inseriamo sulla maglia.”
Con queste premesse è possibile pensare ad un autogoverno delle società?
Arbitri, anti-doping, nazionale, da
chi verrebbero gestiti? “Per i primi 2
aspetti l’esempio ci viene dall’EuroLega che ha piena autonomia e gode,
ovviamente, ottima salute.” Sulle Na-
zionali il buon Ario non si pronuncia
ma talvolta, si sa, i silenzi valgono più
di mille parole. Perdonatemi la franchezza ma ho sempre pensato che in
primis lo sport deve essere governato
dagli sportivi e, di conseguenza, le società devono essere del tutto padrone
del proprio destino. Prendete il top a
livello mondiale del professionismo
extracalcio, l’NBA la Lega di Pallacanestro americana: è stata guidata
per 30 anni da David Stern. Forse
non avrà mai preso una palla a spicchi in mano però veniva eletto, quindi
messo in discussione, ogni anno, con
pugno di ferro ha imposto i test antidroga ed introdotto i tetti salariali e
le squadre (cosiddette franchigie) non
Andrea Verdolini
appartengono a nessuna federazione.
Per il calcio mi accontenterei di molto
meno: magari che questo movimento,
che a livello planetario viaggia a più
di cento all’ora, non abbia più il freno
tirato dai Blatter di turno (un velo di
silenzio su Platini). Utopie? A pensarci bene forse, quell’irascibile monellaccio di Diego Armando Maradona
quando diceva che “la Fifa è un parco
giochi di corrotti con un dittatore a
vita” non aveva proprio tutti i torti.
Incredibile, a lui, amico intimo di Fidel Castro adesso dà ragione addirittura l’Fbi. Miserie e nobiltà...
“
Servono ancora le federazioni con
questa pletora di dirigenti che sembrano
aver dimenticato lo spirito sportivo per
favorire solo quello commerciale?
”
Diego Armando Maradona
Ario Costa
Joseph Blatter
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biancorosso
La tripletta di
Cristian Buonaiuto
Segno, vinco
e mi sposo
Due pronostici ed una certezza: la data delle nozze dell’attaccante
biancorosso. E necessariamente in quest’ordine perché adesso conta
solo dare il massimo per vincere con la squadra biancorossa.
A
di Alessandro Savi
volte si è sulla stessa lunghezza d’onda senza aver mai
navigato lo stesso mare. E’ quanto accade con questa
intervista a Cristian Buonaiuto. Quando gli facciamo
vedere l’esempio di una copertina che abbiamo pensato per
lui con l’immagine di Ronaldo non potevamo certo sapere
che il giocatore portoghese è la sua musa ispiratrice.
Bella coincidenza, non potevamo iniziare nel migliore dei
modi…
E’ vero. Considero Ronaldo un grandissimo giocatore. Però
non scrivete cose non vere: mi ispiro a Ronaldo ma non ho
mai pensato di sembrare lui né tantomeno di essere un fenomeno come lui.
Promesso. Andiamo subito alla Maceratese. Dopo averti
conosciuto e apprezzato nell’esperienza di Sassari, mister
Bucchi ti ha fortemente voluto con se a Macerata. Lo stai
ripagando con belle prestazioni…
Diciamo che sto facendo di tutto per meritare la sua fiducia:
spero di continuare a ripagarlo per tutto il resto del campionato. Mi ha dato l’opportunità che cercavo.
Il pregio maggiore che riconosci al Mister?
Ha una forza e una determinazione che riesce a trasmettere a
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tutti. Ha puntato su queste virtù fin dall’inizio della stagione
e se ci troviamo ai piani alti della classifica è soprattutto grazie
al suo carattere.
Basta la determinazione per vincere?
Non dico questo. Vincere non è mai facile. Ci sono delle
squadre che hanno organizzato la rosa proprio per vincere il
campionato. Prendi la SPAL, ha venti giocatori che potrebbero giocare già dall’inizio della gara tutte le partite. E qualche differenza con la nostra squadra c’è. Anche noi abbiamo
una rosa ampia ma formata da tanti giovani che ancora non
hanno tanta esperienza nel calcio professionistico Penso, ad
esempio, ad Altobelli, a Cesca, a Massei. Poi magari entrano
in campo e ti sorprendono.
Molte cose sorprendono…lo stesso campionato è tutta una
sorpresa…
E’ vero, se pensiamo alle ultime partite come alla SPAL che
perde 2 a 1 con il Pisa, o noi che perdiamo con il Tuttocuoio
si può dire che in questo girone nessuna gara è scontata, può
concludersi con qualsiasi risultato. Nessuno immaginava che
la Spal venisse a Macerata e non riuscisse una sola volta a tirare in porta. All’inizio dell’anno nessuno si aspettava tutto
questo equilibrio.
l’intervista
Chi è
Cristian Bonaiuto
E’ nato a Napoli, il
29 dicembre 1992.
Esordisce in Prima
Divisione della Lega
Pro con la maglia del
Benevento a 18 anni
poi, nel campionato
2011/12, si trasferisce
ad Aprilia (seconda
divisione) dove realizza ben 10 reti. Da
quel momento, la sua
carriera è una parabola ascendente: due
stagioni al Benevento
in prima divisione (27
presenze e 3 reti), un
assaggio di serie B
a Padova (2014) poi,
lo scorso anno, una
stagione divisa tra Teramo (11 presenze)
e Torres (14). Dopo
l’esperienza in terra
sarda decide di seguire mister Bucchi a
Macerata.
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biancorosso
Il Mister qualche settimana fa, nel day after con l’Aquila, ha
invitato tutti a sostenere di più la squadra soprattutto nelle
sfide più difficili…
Sì, lo condivido. Abbiamo dimostrato molto. E’ importante
adesso continuare a crederci proprio perché tutte possono diventare forti. Siamo andati a Pistoia e ci hanno dato filo da
torcere, siamo andati a Siena e hanno fatto una grande partita.
Sono tutte dure.
Sei molto giovane, si può già parlare del momento più bello
della tua carriera?
E’questo il mio momento più bello. Quest’anno sto dimostrando veramente ciò che valgo. Negli ultimi due anni non
ho fatto grandi cose. Ero sceso un po’ dopo la prima stagione ad Aprilia che era andata alla grande. Mi aspettavo magari
non di salire di categoria ma di avere più continuità. Sono rimasto un anno e mezzo a Benevento. Poi sono approdato in B
ma non ho mai avuto la possibilità di giocare, se si esclude una
partita. Questa stagione nella Maceratese è la migliore opportunità che potesse capitarmi per mettermi alla prova. Stiamo
disputando un campionato importante e mi sento uno dei
protagonisti. Spero di esserlo fino alla fine.
Contro il Teramo ti sei scatenato, sembrava volessi “punire” una società che ti ha trattato male. Cosa è successo in
realtà in Abruzzo lo scorso anno?
No, non è così. Sono andato in Abruzzo grazie al mister Vivarini che già mi aveva allenato l’anno prima ad Aprilia. E’ capitato che mi sono fatto male. Quanto mi sono ripreso, sono
rientrato ed ho iniziato a giocare normalmente. Nel frattempo
si sono infortunati altri compagni di squadra ed il mister è
stato costretto a cambiare modulo di gioco. A quel punto sono
iniziate le mie difficoltà: avevo finalmente trovato l’assetto
giusto quando, repentinamente, sono cambiati gli schemi. Nel
corso di una trasmissione mi chiesero se desideravo andar via
da Teramo: risposi, con la massima sincerità, che ero venuto
per giocare e che, se per Buonaiuto non ci fosse stato il giusto
spazio, preferivo andar via. Il presidente la prese un po’ male.
Poi un giornalista riportò in un giornale delle dichiarazioni
attribuite a me ma assolutamente non vere e tutto il fatto divenne più grave di quello che era. Però, contro il Teramo, mi
sono preso una bella rivincita.
Da napoletano doc, sarai certamente un accanito tifoso dei
biancoazzurri di Sarri…
E invece no, (dice sorridendo). Sono addirittura milanista ma
non sono più un tifoso accanito, diciamo che mi limito a simpatizzare.
Ti ha deluso il Milan?
No. Mi riferisco al calcio in generale che non è più quello di
una volta. Non ci sono più i campioni di qualche anno fa:
Del Piero, Ronaldo dei vecchi tempi, Maldini, Nesta. Oggi il
calcio è molto più fisico, meno dinamico rispetto agli anni
passati dove prevalevano la tecnica e la classe. Come quella,
immensa, di Clarence Seedorf.
Non riguarda solo il calcio, anche nel tennis sembra prevalere la forza…
Il tennis mi piace tantissimo. E ci vedo un ritorno di qualità. La vittoria di Flavia Pennetta al Flashing Meadows ha dimostrato questa crescita della qualità. Stanno tramontando i
tennisti-macchine: se pensiamo, tanto per fare un esempio, a
Nadal che fino ad ieri faceva prevalere esclusivamente la sua
fisicità andando a tremila dal primo all’ultimo set, adesso sta
facendo vedere meno forza e più “stoffa”. Il massimo esempio
è Federer, una classe indiscutibile.
Nel tuo profilo FB si legge: “Un grande gruppo non si ferma davanti a nulla”…
E’ vero. E’ il gruppo che fa la differenza. In Lega Pro raramente si trovano giocatori che risolvono le partite da soli, un
Higuain per intenderci. Per carità, può anche capitare che in
una giornata storta in cui la squadra gioca male, ci sia il singolo che risolve tutto, ma è molto raro. Per contro, se il gruppo
è unito e resta compatto, le partite si vincono con più facilità.
Devi dire un grazie, a chi lo dici?
Senza dubbio alla famiglia che ha fatto enormi sacrifici per
farmi arrivare dove sono adesso. Sono andato via di casa che
avevo appena 12 anni per raggiungere Benevento dove ho fatto tutto il settore giovanile, non è stato facile a quell’età. Ma
posso dire un altro grazie?
Prego...
Ringrazio la mia compagna, Laura Farnesi, che mi sta dando
tutto il sostegno di cui ho bisogno. L’amore ti fa star bene e se
stai bene in amore stai bene anche in campo: riesci a dare il
massimo in tutto. Per questo, a giugno, mi sposo.
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l’intervista
“
Nessuno risolve
la partita da solo.
Un gruppo unito,
forte e compatto
non si ferma
davanti a nulla. E fa
la differenza
”
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14A GIORNATA
Domenica 6 Dicembre 2015 ore 14.00
L
a Carrarese è una delle società che
hanno scritto la storia della serie C
con ben 46 stagioni disputate nel
terzo livello del calcio italiano. Nel suo
palmares, vanta due partecipazioni alla
serie B nel corso degli anni quaranta ed
una Coppa Italia di serie C vinta alla fine
del campionato 1982/83.
Tra i nomi illustri che fanno parte della storia della Carrarese, vi sono diversi
allenatori di grandissimo livello come
Corrado Orrico, Marcello Lippi, Gigi Simoni e Silvio Baldini oltre a giocatori come
Vergassola, Nappi, Banchelli, Volpi, Evani,
Faccenda e Colacone.
Negli anni ‘80 e ’90 i toscani hanno disputato quasi esclusivamente campionati
di serie C1 mentre il nuovo millennio è
contrassegnato da alterne fortune e sfortune: nel 2010, dopo 32 anni consecutivi
di professionismo, la Carrarese retrocede nei dilettanti ma una cordata di VIP
è pronta ad assumere il controllo della
società. Il 16 luglio del 2010, infatti, il
portiere della Nazionale Gianluigi Buffon,
il calciatore livornese Cristiano Lucarelli
(attuale allenatore del Tuttocuoio) e l’ex
proprietario del Pisa Maurizio Mian acquisiscono il 50% delle quote della società
che viene ripescata nella Seconda Divisione della Lega Pro e che, nella stagione
successiva, attraverso i play off, guadagna la Prima Divisione.
Nel corso del 2013, Buffon acquisisce il
100% delle quote societarie e diventa il
socio unico della Carrarese Calcio 1908.
Tuttavia, dopo appena due anni, il portiere
della Nazionale Italiana dichiara l’impossibilità di proseguire da solo nella gestione della società e cede il 70% delle sue
quote all’imprenditore romano Raffaele
Tartaglia che diviene così il nuovo presidente della Carrarese.
Oggi la società toscana sta vivendo una
fase estremamente difficile: il presidente
Tartaglia ha messo in vendita le quote di
sua proprietà e, pur essendo scongiurata l’ipotesi del fallimento, permane una
grande incertezza sul futuro dirigenziale
del club che tuttavia, almeno sul campo,
sta ottenendo risultati positivi a ridosso
delle prime posizioni di classifica.
CARRARESE
L'opinione
di Giulio Spadoni
Dopo L’Aquila e il Tuttocuoio, incontriamo un’altra formazione
in grande salute. E’ vero che la
Carrarese vive una fase particolare a livello societario con il
passaggio delle quote dal gruppo
che fa capo a Buffon ad altre forze imprenditoriali, ma la squadra
sembra non risentirne affatto ed è,
anzi, lanciatissima verso i play off.
A livello tecnico hanno giocatori
importanti: a centrocampo, per
esempio, schierano Berardocco
che gioca davanti alla difesa ed
imposta la manovra e Dettori, una
mezzala di esperienza e di qualità; in attacco possono contare sui
gol di Infantino che è sicuramente il loro giocatore più quotato ed
uno dei più forti della categoria:
lo scorso anno ha segnato 10 gol
ad Ischia nel solo girone di ritorno
ma in passato aveva fatto benissimo con le maglie della Torres e
dell’Aquila. E’ la loro punta di diamante a tutti gli effetti.
SAVERIANO INFANTINO
MISTER REMONDINA
LA ROSA
PORTIERI: Ettore Lagomarsini (1993), Federico Muratori (1997), Timothy
Nocchi (1990).
DIFENSORI: Andrea Sbraga (1992), Christian Tavanti (1995), Dario Bagni
(1996), Giacomo Benedini (1994), Leonardo Massoni (1987), Luca Barlocco
(1995), Matteo Battistini (1994), Moro Alhassan (1994), Simone Sales (1988).
CENTROCAMPISTI: Alessandro Gherardi (1988), Alex Pedone (1994), Eddy
Gnahorè (1993), Filippo Brondi (1994), Luca Berardocco (1991), Francesco
Dettori (1983), Marco Tognoni (1994), Matteo Gerbaudo (1995), Michele
Cavion (1994), Yuri Amico (1998).
ATTACCANTI: Davide Cais (1994), Domenico Vitiello (1996), Emmanuel Gyasi
(1994), Horacio Herpen (1981), Saveriano Infantino (1986).
ALLENATORE: Gian Marco Remondina
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biancorosso
MASSIMO NASCIMBENI
D
ifesa
Maceratese
La
miglior
della
A
di Nazzarena Luchetti
utorevole, profondo, preparatissimo. Quando si parla
dell’avvocato Massimo Nascimbeni bisogna distinguere le sue
qualità di avvocato da quelle di esperto
conoscitore, nonché tifoso, della squadra biancorossa. Perché allora il suo
aplomb cede il posto alla battuta (“Abbiamo perso una partita? Vinceremo la
prossima!”) agli aneddoti, all’esaltazione per la Rata, sempre misurata per la
verità. E’ un piacere, quindi, incontralo
allo stadio dell’Helvia Recina, a fianco
dell’altrettanto stimato padre Giancarlo
o alla moglie Silvia e il figlioletto Carlo:
tutti con il cuore biancorosso. Oltre a far
parte del Consiglio di Amministrazione
della Maceratese, Massimo ne è il legale
rappresentante.
Quando si dice, unire la passione alla
professione…
Sono appassionato di calcio e tifoso della Maceratese. Sin dagli esordi della professione ho seguito in studio pratiche di
diritto sportivo, settore che mio padre
curava già da tempo. Anche in passato
mi era capitato di assistere la Maceratese. Ricordo con particolare soddisfazione di aver vinto alla CAF di Roma,
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LA TESSERA DEL TIFOSO?
“SONO CONTRARIO AD OGNI
FORMA DI SCHEDATURA”.
IL CASO GARAFFONI? “CI
BATTEREMO COME LEONI”.
INCONTRO CON MASSIMO
NASCIMBENI, AVVOCATO
TRA I PIÙ STIMATI E
LEGALE DELLA SQUADRA
BIANCOROSSA, CHE CI
SPIEGA ALCUNI ASPETTI
GIURIDICI DEL CALCIO.
CON QUALCHE CONFIDENZA
INASPETTATA COME QUELLA
VOLTA IN CUI FU ESPULSO…
all’epoca della presidenza Barcaglioni,
una vertenza contro il Riccione Calcio,
contribuendo, con quei 3 punti conquistati a tavolino, alla salvezza della nostra
squadra. In questi anni di presidenza
della dott.ssa Tardella il nostro studio
legale ha assistito con continuità la società e da questa stagione sono entrato
nel direttivo per dare il mio contributo
professionale. In questo senso posso dire
di essere fortunato a poter coniugare la
passione con la mia professione.
Avvocato, diciamoci la verità: uno stadio blindatissimo, con norme così restrittive non scoraggia, più di altri, il
tifoso maceratese di animo quieto per
natura?
È innegabile che l’Helvia Recina presenti oggi alcune criticità, prime fra tutte,
a mio avviso, le difficoltà che i nostri
tifosi devono affrontare in occasione
delle partite per raggiungere lo stadio.
Penso in particolare alla mancanza di
parcheggi, come pure alla scomodità del
percorso di accesso alla tribuna. Devo
dare atto all’Amministrazione comunale di aver rispettato gli impegni presi per
adeguare in breve tempo lo stadio alle
rigorosissime normative federali sulle
infrastrutture. Ritengo, tuttavia, che in
certi casi basterebbe un po’ di ragionevolezza o di buon senso da parte delle
varie autorità per alleviare ai tifosi, specie a quelli meno giovani o fortunati, le
indubbie difficoltà esistenti. Mi riferisco,
ad esempio, alla paradossale vicenda del
parcheggio ospiti negato ai nostri tifosi
in occasione della partita con la Spal,
oppure a quella ancor più assurda degli ombrelli fatti lasciare, sotto il diluvio, fuori dalle recinzioni in occasione
della gara contro L’Aquila. Certamente
questo eccessivo, talvolta ingiustificato,
rigore non incoraggia la gente a venire
al campo. Proprio per questo motivo mi
sento di esprimere un caloroso ringraziamento ai nostri tifosi che, malgrado
queste innegabili difficoltà, sono accorsi
sempre in buon numero allo stadio, non
facendo mancare mai il loro sostegno
alla squadra.
Come considera, in generale, la legge
antiviolenza?
Ritengo che sanzionare, anche duramente, i fatti di violenza che accadono
in occasione di manifestazioni sportive
sia giusto, anzi doveroso, a tutela del calcio e di quei tifosi, che sono poi la stra-
il personaggio
Chi è
Foto MASSIMO ZANCONI
Massimo
Nascimbeni
è nato 43 anni fa
a Macerata, dove
vive con la moglie Silvia ed il figlio Carlo. Laureato in giurisprudenza con lode
all’Università di
Macerata, esercita la professione
di avvocato nello
studio legale di
famiglia, nel centro storico della
città, insieme al
padre Giancarlo
e al fratello Stefano. Si occupa
prevalentemente
di diritto civile e
diritto sportivo.
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biancorosso
grande maggioranza, che si recano allo
stadio per vivere una giornata di sport e
di divertimento. Trovo, però, che le norme che vengono applicate per prevenire
comportamenti violenti siano per taluni
aspetti eccessivamente rigorose e restrittive, finendo talvolta per ottenere l’effetto opposto di allontanare dagli stadi
proprio quella parte sana della tifoseria
che si vorrebbe tutelare.
Nella partita giocata in casa con la
SPAL, i tifosi della squadra biancoazzurra non hanno potuto seguire la propria squadra per il divieto di trasferta
a causa di alcuni incidenti. Ritiene che
l’Osservatorio sia un organo con troppi poteri?
Credo che questo sia proprio uno di
quei casi in cui la prevenzione sia stata
eccessiva. Vietare una trasferta ai residenti di un’intera regione per presunti
episodi violenti, così ho letto, avvenuti
in un autogrill tra due gruppetti isolati
di tifosi mi è sembrato eccessivamente
punitivo, finendo per colpire indiscriminatamente la tifoseria ed un’intera città.
Le punizioni esemplari, che prescindono dall’accertamento delle responsabilità dei singoli, non mi sono mai piaciute.
Non è solo con i divieti che si risolvono
i problemi del calcio. Occorrerebbe, prima ancora, un’operazione culturale di
educazione, specie delle generazioni più
giovani, ai principi dello sport, che in-
vece mi sembra manchi completamente
nei programmi di chi governa il calcio.
La tessera del tifoso voluta dal ministro
Maroni, che regolamenta e limita l’accesso allo stadio, è la conseguenza del
tanto discusso art. 9 della legge Amato,
che vieta, a chiunque abbia avuto un
daspo o una condanna per reati da stadio, di acquistare biglietti. Qual è il suo
parere in merito?
La tessera del tifoso non mi piace. Per
cultura personale sono contrario ad
ogni forma di schedatura. Comprendo
l’esigenza di tenere lontano dagli stadi
chi si sia reso colpevole di fatti violenti. Nondimeno, ritengo che tale finalità
si potrebbe conseguire senza giungere
all’estremo di obbligare a tesserarsi tutti
coloro che vogliono seguire la propria
squadra del cuore in trasferta. Ad esempio, i biglietti nominativi e l’imponente
sistema di video sorveglianza presente in
tutti gli stadi professionistici mi sembra
possano già garantire, insieme alle altre
misure di sicurezza, un adeguato deterrente alla commissione di fatti violenti
negli stadi indipendentemente dalla tessera. A dirla tutta, quello della schedatura dei tifosi mi sembra anche un falso
problema, considerato che i nominativi
degli appartenenti alle frange più violente delle varie tifoserie sono già ben noti
alle questure ed alle stesse società di calcio. D’altro canto, non è una tessera che
“
Le punizioni, che prescindono
dall’accertamento delle responsabilità dei singoli,
non mi sono mai piaciute. Non è solo con i
divieti che si risolvono i problemi del calcio.
Occorrerebbe un’educazione culturale ai principi
dello sport, che invece sembra mancare nei
programmi di chi governa il calcio.
16
”
possa di per sé impedire o scoraggiare la
commissione di fatti violenti da parte di
chi sia intenzionato a compierli.
Avvocato, ci spieghi in maniera semplice la responsabilità oggettiva che ricade sulle società con fenomeni come il
calcioscommesse.
Quello della responsabilità oggettiva è
uno dei principi cardine dell’ordinamento giuridico sportivo. La responsabilità oggettiva è quella particolare
forma di responsabilità, di carattere eccezionale, che prescinde dal cosiddetto
elemento soggettivo dell’illecito, cioè
dal dolo o dalla colpa del responsabile.
Viene, infatti, definita comunemente
“responsabilità senza colpa”. Proprio nei
casi di calcioscommesse, di cui tanto si
parla in quest’ultimo periodo, le società
sono chiamate a rispondere a titolo di
responsabilità oggettiva dei fatti illeciti
commessi dai loro tesserati, correndo
quindi il rischio di venire sanzionate
indipendentemente dalla propria colpa
per il sol fatto che l’autore dell’illecito è
un proprio tesserato. È di tutta evidenza
che l’applicazione, pressoché automatica, di questo rigorosissimo principio
possa condurre in certi casi a conseguenze sanzionatorie profondamente
ingiuste e talvolta aberranti, considerato
che le società possono essere sanzionate
anche se nella realtà dei fatti, specie in
ambito dilettantistico, non hanno nessun potere di controllo o di vigilanza
sui propri tesserati e nulla possono fare
materialmente per prevenire o evitare la
commissione dell’illecito.
A proposito del giocatore Garaffoni, si
parla di una eventuale responsabilità
che potrebbe ricadere sulla società Maceratese.
La scure della responsabilità oggettiva
rischia, purtroppo, di abbattersi anche
sulla Maceratese. La Società è chiamata,
infatti, a rispondere a titolo di responsabilità oggettiva del presunto comportamento illecito del calciatore Mirko Ga-
il personaggio
raffoni, suo tesserato all’epoca dei fatti,
al quale viene contestato di aver concorso insieme ad altri ad alterare il regolare svolgimento della partita L’Aquila –
Santarcangelo dello scorso campionato
di Lega Pro. Non può certo sfuggire, anche nel nostro caso, la profonda ingiustizia di tale imputazione, in quanto la Maceratese, all’epoca società dilettantistica,
non aveva nessun potere di controllo o
di vigilanza sul Garaffoni fuori dal campo, tanto meno nella sfera della sua vita
privata, e pertanto non poteva fare nulla
per prevedere o impedire la commissione del presunto illecito a lui contestato.
A ciò si aggiunga che la società è completamente estranea alla presunta combine e, per di più, priva di qualsiasi interesse alla stessa, riguardando la partita
di un campionato diverso da quello che
disputava, dalla quale, pertanto, non ha
tratto alcun vantaggio. C’è da dire che,
purtroppo, la giurisprudenza degli organi di giustizia sportiva è consolidata nel
fare applicazione pressoché automatica
del principio di responsabilità oggettiva
nei casi di calcioscommesse, anche se in
quest’ultimo periodo si sta assistendo ad
una certa attenuazione dell’entità delle
sanzioni inflitte a carico delle società.
Recentemente, vi è stata una prima, importante apertura in direzione del superamento del principio nella decisione
del caso Matteini/Luparense che, per le
analogie con quello Garaffoni/Maceratese, ci fa ben sperare. Senza voler creare
illusioni, è ragionevole ritenere, in analogia a quanto accaduto in altri casi, che
la Maceratese rischi un punto di penalizzazione da scontare in questo campionato. Ovviamente, ci batteremo come
leoni nel tentativo di scardinare questo
principio anacronistico, ingiusto e contrario ai più elementari principi di civiltà
giuridica, primo fra tutti quello che recita “nessuna responsabilità senza colpa”.
L’allungamento dei tempi per arrivare
ad un giudizio sarà un problema?
L’udienza dibattimentale del procedimento scaturito dal deferimento dei
vari incolpati è fissata avanti al Tribunale Federale Nazionale di Roma per
il prossimo 11 gennaio. E’ prevedibile,
pertanto, che, esauriti tutti i gradi di giudizio, si possa arrivare ad una decisione
definitiva non prima di marzo-aprile, il
che rappresenta un’altra ferita inferta
alla regolarità dei campionati, poiché le
classifiche rischiano di essere stravolte
per effetto delle decisioni dei tribunali
sportivi proprio sul finire della stagione
quando i giochi sono ormai quasi fatti,
come accaduto negli anni scorsi.
Veniamo a lei. La prima partita a cui
ha assistito…
Impossibile dimenticarla. Era la partita
di esordio del campionato 1976/77 che
la Maceratese disputava in casa contro il
Ravenna. Avevo appena 4 anni ed era la
prima volta che mio padre mi portava al
campo. Mi è rimasta impressa in modo
indelebile non per il risultato o per le
azioni di gioco, che sinceramente non
ricordo, ma per un episodio “simpatico”
che mi è accaduto. Assistevo alla partita a bordo campo, vicino alla panchina
dove sedeva mio padre e stavo giochicchiando con il pallone, quando, dopo
pochi minuti dal fischio di inizio, sono
stato “espulso” dal direttore di gara che
ha invitato mio padre ad allontanarmi
dal campo a salvaguardia della mia in-
columità. Sono scoppiato in un pianto
dirotto mentre mi accompagnavano in
tribuna, dove c’erano ad aspettarmi mio
zio e mio nonno. Insomma, espulso a 4
anni, all’esordio, dopo 5 minuti: credo
di aver battuto tutti i record…
E quella che più l’ha emozionata?
Bella domanda. Ce ne sono tante. Mi
piace ricordarne almeno due, una lontana nel tempo ed una più recente, in
modo da abbracciare idealmente nella
memoria un po’ tutto il mio percorso
di tifoso, dall’infanzia ad oggi. Mi riferisco all’indimenticabile vittoria nel
derby con la Civitanovese del lontano
aprile 1981, suggellata da quel bellissimo gol di testa del maceratese doc Moreno Morbiducci. Non avevo compiuto
ancora 9 anni, ricordo di aver assistito
alla partita in gradinata col cuore gonfio
di emozione in mezzo ad altri diecimila
tifosi biancorossi esultanti. L’altra partita-simbolo che mi piace ricordare è la
recente vittoria contro la Spal, con gol di
Giordano Fioretti che, seppur a distanza
di così tanto tempo, mi ha fatto rivivere
oggi, da adulto, le stesse incredibili emozioni di allora.
Come definirebbe il suo rapporto con
la Presidente Tardella?
Direi un rapporto di stima e fiducia
reciproche. Credo che tutti noi tifosi
biancorossi dovremmo essere grati alla
dott.ssa Tardella per quanto ha fatto in
questi cinque anni per la Maceratese. In
particolare, in quest’ultimo periodo ne
ho potuto apprezzare più da vicino le
doti di manager capace e di guida forte e
salda della Società.
Il suo sogno per questa Maceratese?
Mi auguro che la Maceratese possa diventare una realtà consolidata nel panorama del calcio professionistico.
Aggiungerei il desiderio di rivedere lo
stadio gremito, colorato di biancorosso,
come ai tempi di quel famoso derby che
ho prima ricordato.
17
biancorosso
Via D. Concordia 80 (Piediripa) 62100 Macerata (MC) T. 0733 283101 Fax 0733 283103 [email protected]
LA PREPARAZIONE DEL TERRENO
Il terreno sul quale semineremo e coltiveremo il nostro prato deve possedere delle caratteristiche piuttosto precise
per garantire uno sviluppo corretto della radice e per dare un rapporto equilibrato tra la parte ipogea (nel terreno)
ed epigea della pianta (apparato fogliare): piani di sgrondo corretti, giusto rapporto aria/acqua nel profilo
(drenaggio), corretto grado di acidità (pH tra 6-7 e 2-3% sostanza organica). Solo con una preparazione adeguata
del substrato si potrà ambire ad un tappeto erboso sano, vigoroso e duraturo negli anni.
Dopo aver conferito al terreno grossolanamente le linee di pendenza per garantire il deflusso delle acque, ed in
seguito aver provveduto alla realizzazione dell’impianto irriguo, occorre effettuare una fresatura del terreno con
sminuzzamento fine dello stesso poiché spesso il terreno del giardino proviene dallo scavo effettuato per la
realizzazione delle fondamenta dell’edificio. In questa fase è opportuno pensare ad incorporare i materiali giusti
per ottenere il nostro scopo: acidi umici concentrati, microelementi - che favoriscono la trasformazione dell’azoto
in forma assimilabile dalla pianta - e sabbia (fine 1-1,5mm, lavata e preferibilmente silicea) che garantisce la
macroporosità del substrato favorendo la penetrazione dell’aria e di conseguenza quella della radice. La
preparazione si completa con una rastrellatura grossolana per asportare eventuali pietre presenti e residui vegetali
fastidiosi ed una rastrellatura finale accurata atta ad eliminare qualsiasi avvallamento presente nel quale l’acqua
possa accumularsi.
A questo punto siamo pronti per seminare!
Via D. Concordia 80 (Piediripa) 62100 Macerata (MC) T. 0733 283101 Fax 0733 283103 [email protected]
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primo piano
19
20
In trasferta
am
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15A GIORNATA
PISA sabato 12 dicembre ore 17,30
l
d i C ar
oC
Pisa vituperio delle genti!
N
on chiedete a me, labronico di nascita, d’esser gentile
con i pisani. Così dirò col Dante del XXXIII dell’Inferno là dove si narra la triste vicenda del Conte Ugolino “Ahi
Pisa, vituperio de le genti del bel paese là dove ‘l sì suona, poi
che i vicini a te punir son lenti, muovasi la Capraia e la Gorgona, e faccian siepe ad Arno in su la foce, sì ch’elli annieghi in
te ogne persona!”. Si celia, ché Pisa è città mirabile e bellissima anche se chiusa in una sorta di auto-contemplazione e di
autocommiserazione della fu potenza. Tant’ che i pisani provano a storpiare l’endecasillabo dantesco in “Pisa virtù e imperio delle genti”. Ma non ci crede nessuno! Fiera repubblica
marinara pagò pesante scotto a Genova alla Meloria e poi il
debutto di Livorno gli tolse respiro. Ma proprio dalla Chiesa
dei Cavalieri di Santo Stefano dove si celebrano le passate glorie guerresche e marinare v’invito a principiare il tour per la
Magnifica. Qui vedrete gli stendardi della battaglia di Lepanto. Sta il bello di Pisa racchiuso in un chilometro quadrato.
Da piazza dei Cavalieri dove ammirare la facciata del palazzo
della Carovana progettato dal Vasari e sede della “Normale”
una delle più prestigiose università del mondo si va sui lungarni. Non perdetevi quel gioiello gotico che è la chiesa della Santa Spina, né
la teoria dei palazzi: dal Medici, al Lanfranchi, al Gambacorti fino al palazzo
Reale (Lungarno Pacinotti) dove Galileo Galilei condusse gli esperimenti col
cannocchiale. Qui una sosta è d’obbligo al Caffè dell’Ussaro: un monumento.
Poi per via Santa Maria, che è una sorta di museo a cielo aperto, arrivate a piazza dei Miracoli. Lì sta la torre pendente, lì stanno il Duomo con il lampadario
che ispirò a Galileo il moto perpetuo e il battistero. Sono gioielli unici, archetipi
del Romanico pisano. Ma anche il Campo Santo va visto: la terra fu portata dai
crociati dalla Palestina. E’ quella del Golgota. Ora per un aperitivo andate in
Borgo Stretto – la strada più antica di Pisa scandita dal Casino dei Nobili e dal
Bagno di Nerone che erano le terme romane - da Salza e poi lasciatevi contagiare
dallo struscio elegante di Borgo Largo fino alla bellissima chiesa di San Michele
in Borgo. A Pisa l’arte zampilla come l’acqua dalla fontana dei Putti; una visita
al museo arcivescovile è indispensabile, così come l’acquisto della cioccolata di
DeBondt in San Martino all’82. Vi farà dimenticare il terribile verso dantesco!
E’ tempo di mettersi a tavola sapendo
che a Pisa si mangiano ottimi panini
come all’Ostellino, all’1 di Piazza Felice
Cavallotti, ed è imperdibile la cecìna (o
torta di ceci) che si trova in ogni dove ed
è speciale da Nando in Corso Italia 103.
Tra i ristoranti potete optare per l’Enoteca Al Vicolo Divino (via Serafini 10, tel.
377 942 8446) per l’Osteria San Paolo
(Via San Paolo 16, tel. 050 501194), o
per Il Campano (via Cavalaca 19 tel.
050 580585). Avendo tempo, merita notevole attenzione a Coltano Il Granaio
(Via Palazzi, 34, tel. 050 989144).
21
biancorosso
Batticuore nasce con l’intento di ricordare.
Convinti come siamo che senza memoria non c’è
futuro, riteniamo utile e meritevole, dare spazio
a chi certi momenti li ha vissuti da protagonista.
ENRICO MARIA SCATTOLINI c’è sempre stato.
Per questo numero, gli passo volentieri la penna.
Alessandro Savi
MEMORIE
DI UN CRONISTA
CON LA RATA NEL CUORE
di Enrico Maria Scattolini
L
e mie sinapsi riescono ancora a
collegare la magia di questo campionato agli indimenticabili episodi del 1966/67. Stagione strepitosa,
salvo ovviamente l’epilogo della promozione in
serie B in favore del Perugia di Mazzetti.
E’ stato l’apogeo della storia della Maceratese nel
dopoguerra. In mezzo, tanti anni di commenti,
interviste e pagelle di me medesimo, giovane
cronista de “Il Resto del Carlino”. Ed oltre trenta
di telecronache dagli stadi di tutt’Italia. Iniziate
con le telecamere di “Tv Ras”, proseguite con
quelle di “Tvrs” e “Telemacerata” - ideata e realizzata con il prezioso ausilio di un gruppo di
miei amici - infine concluse con l’attuale “E’Tv
Marche”.
L’avvento dello streaming di “Lega Pro Channel” al momento mi ha … cassaintegrato. Da
vecchietto, posso ora dare spazio ai ricordi. Che
sono innumerevoli, per il lungo arco temporale che ripercorrono: significativi di accadimenti
22
batticuore
positivi e negativi. Coinvolgono
partite, dirigenti e
giocatori i quali, a seconda delle circostanze,
hanno fatto grande (ma
anche talvolta piccina) la
Benamata. Seguita da tifoserie conseguentemente mutevoli nella loro assiduità allo stadio.
Dall’imbattuto record degli undicimila spettatori all’Helvia Recina di
Maceratese-Civitanovese di Brizi e Di
Giacomo, ai “forni” di tante stagioni vissute negli anfratti del settore dilettantistico
regionale o, addirittura, provinciale.
Fra queste ultime rammento il racconto di un
incontro di terza categoria sul campo della Pace,
fra i biancorossi e la squadra di Madonna del
Monte, e quello di un altro scontro titanico a Villa Potenza contro gli eroi locali. E poi umilianti
sconfitte su altri “rettangoli” di paesi limitrofi:
massima quella sonora e sommamente irridente
di Monte San Pietrangeli. Il tutto appesantito da
retrocessioni verticali.
A questo punto confesso di trovarmi di fronte
all’insuperabile problema d’identificazione delle
date: sia del pregresso, sia di quanto aggiungerò. Quindi non proverò neppure ad indovinarle
confidando che i lettori comprendano e – magari! - riescano anche a giustificare l’indolenza propria della mia età. In caso contrario, non abbiano
scrupolo a voltare pagina.
In assoluto, la prima partita dei biancorossi trasmessa in tv fu Viadana-Maceratese, della Serie
D di allora. Complice la sponsorizzazione del
mobiliere Capponi. Ne sono seguite innumerevoli altre. Il più bel frammento della mia memoria è legato al summenzionato derby con la
Civitanovese. Alla fine dei giochi furono i rossoblù di Gegè Di Giacomo a salire in C1 insieme al
Padova ma, nella circostanza, sull’impazzito (di
passione) catino dell’Helvia Recina, furono battuti dai ragazzi di Brizi con uno splendido gol di
testa di Morbiducci.
Sarebbero poi dovuti trascorrere diversi lustri
per scivolare dal più bello al più deludente dei
miei appuntamenti domenicali con la televisione. Accadde a Reggio Emilia, nella finale play-off
con il Livorno per la promozione in terza divisione, dopo l’eliminazione in semifinale dell’Arezzo
di Cosmi. Una disastrosa dèbacle, in parte causata da una difesa devastata dall’espulsione di
De Amicis e l’infortunio di Colantuono, ma per
23
biancorosso
certi versi incomprensibile per le scelte tattiche
di Nobili, subentrato nel durante a Giovannino
Pagliari sulla panchina biancorossa. In primis la
rinuncia a Cento che aveva invece furoreggiato
nel precedente, ravvicinato scontro vincente con
i toscani nella regular season, all’ “Ardenza”.
Sempre trasformati in autentiche calamità questi spareggi per la Maceratese. Puntualmente
pagati con la retrocessione quando furono disputati nella ridimensionata versione playout. A Faenza, ultimo atto della presidenza
Monachesi, a Cecina ed a Ladispoli. In
Romagna corsi il rischio d’imbattermi
nell’ira vendicativa dell’allenatore Di
Somma che, nonostante i polemici
precedenti personali e la contingente agitazione, decisi di rincorrere sul campo per non
fargli mancare l’intervista
del commiato. In Toscana
apprezzai il misericordioso intervento di
Agroppi che riuscì
a convincere l’inconsolabile Musarra
(per il clamoroso errore
di piazzamento sul determinante autogol di Onorato,
nel finale di una gara dominata
dalla Benamata) ad andare sotto
la doccia. Nel Lazio fui commosso
dal pianto dirotto dell’incolpevole
mister biancorosso dell’epoca, involontariamente scovato lontano da sguardi
indiscreti.
Ma la telecronaca più drammatica fu quella
della sconfitta di Monselice che, di fatto, costò
alla strepitosa Maceratese dei gioiellini Pagliari
e Morbiducci il commiato dai sogni di gloria. La
improvvisai appollaiato sul tetto degli spogliatoi
per la mancanza di postazioni televisive in tribuna. Interminabile il lungo viaggio di ritorno
con il collega Mauro Giustozzi ed il cameraman
Danny De Luca con i quali, nonostante svariate
e ribadite analisi tattiche, non riuscimmo a farci una ragione dell’orribile conclusione di una
partita dominata e addirittura contrassegnata
dall’iniziale vantaggio dei biancorossi con una
rete di Smeraldi.
24
Non mi andò bene neanche a Prato dove fui
scaraventato fuori dall’impianto del “Lungobisenzio” ed immediatamente aggredito insieme
a Carlo Valentini -allora fresco studente d’ingegneria a Bologna - ed alla “riserva” Carlà, dall’erculeo nonno di Vieri. Furono dolori! Così come
a Brindisi quando poco mancò che il mio amico
Giancarlo Nascimbeni, allora capintesta biancorosso, mi lasciasse ramingo in un ristorante di
San Severo per l’irrisolta questione di qualche
critica di troppo. Oppure in una delle tante trasferte a Mestre quando io e Danny De Luca, in
emergenza per carenza di risorse economiche,
scoprimmo sull’autostrada che il set di pneumatici - ingenuamente accettato come contropartita
di sponsorizzazione da un gommista concittadino - era limitato all’esclusivo uso ”agricolo” e
quindi non utilizzabile per velocità superiori ai
dieci chilometri l’ora.
Ma anche bei ricordi si affollano nella mia mente
ora che ho completamente aperto il file.
LA TELECRONACA PIU’ PRESTIGIOSA al
“Marassi” contro il Genoa, nonostante i tre gol
conclusivi sul groppone della Maceratese.
LA TELECRONACA PIU’ ….ROMANTICA al
“Sant’Elena” di Venezia. Pur se nella mia èquipe
c’erano solo robusti maschioni..
LA TELECRONACA PIU’ EMOZIONANTE
all’”Appiani” di Padova. Realizzata a contatto di
gomito (io fedele nerazzurro) con Ivanoe Fraizzoli, presidente dell’Inter che, all’epoca, sembrava interessata a Pagliari e Morbiducci i quali
disputarono una ripresa splendida di gioco e di
reti, ma non sufficiente ad annullare completamente il largo vantaggio accumulato dai veneti
nel primo tempo.
LA TELECRONACA DELL’AUSPICIO quella
di Terni. Dal momento che il gol del successo
realizzato da Mazzanti su calcio di rigore, sapientemente battuto un attimo prima della fine
del match, con la rete della curva già a terra per
l’incombente invasione di campo da parte della
tifoseria locale, fu l’atto iniziale del meraviglioso
campionato dei biancorossi di Tony Giammarinaro.
Questa la Maceratese delle mie rimembranze.
Altalenante fra bellezza e bruttezza, nel corso di
mezzo secolo. L’attuale della Presidentessa Tardella sembra solo vincente. Meglio così.
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25
Settore giovanile
I “BRAVI RAGAZZI” DI DOTTORI E ROSSI
di Luca Muscolini
i abbiamo già parlato, nello scorso numero,
dei Giovanissimi di Antognozzi e Procaccini.
Il nostro viaggio nelle “pieghe” giovanili della
Rata, là dove si forgiano i futuri uomini prima e
campioni poi, prosegue nel comparto Allievi. Mister Gianluca Dottori, alla testa degli Allievi nazionali
Under 17, è un motivatissimo “cavallo di ritorno”. “Ringrazio la società – dice Dottori - in particolare la dott.ssa
Tardella e l’amministratore delegato Nacciarriti, per l’opportunità che mi è stata concessa di tornare ad allenare alla
Maceratese, motivo di grande soddisfazione. Quì ho ritrovato persone straordinarie ed un ambiente sano e passionale.
Credo che come settore giovanile si stia seguendo una logica
importante, in linea con il responsabile Franco Gianangeli
che sta delineando obiettivi professionali e professionistici
di rilevanza, in virtù della sua enorme esperienza calcistica. Le priorità sono quelle di sempre: far crescere il bambino e l’adolescente senza stress e tante pressioni. La filosofia
del lavoro è riassumibile in una sola parola: divertimento.
Il gioco deve essere alla base di tutto. Certo, il risultato è
importante, ma dobbiamo allenare il giovane alla vittoria
e anche alla sconfitta; perché è attraverso la sconfitta che
si cresce, puntando al miglioramento. La rosa si compone
di alcuni ragazzi esterni, che vivono al Convitto nazionale
(novità stagionale dovuta al salto di categoria che impone
maggiore qualità ed un congruo numero di pedine, ndr) e da
altri dal comprensorio. Ritengo – continua Dottori - si tratti
di ragazzi fantastici per i sacrifici che fanno quotidianamente. Molti di loro partono il mattino, di buon’ora, per recarsi
a scuola, poi mangiano in mensa o si accontentano di un
panino per arrivare puntuali all’allenamento e rientrare alla
base in serata; alcuni sono passati da due a quattro allenamenti settimanali, un incremento notevole alla loro età, ma
nonostante tutto sono sempre presenti e vivono l’avventura
con tanto entusiasmo e senso di responsabilità. Con grande
V
umiltà e determinazione stanno affrontando un campionato
impegnativo, ritagliandosi il
loro spazio ed ottenendo le loro
belle soddisfazioni. Molte società della massima serie (fra
cui Milan, Fiorentina ed Inter,
tanto per citare qualche nome
importante, ndr) hanno messo gli occhi sui nostri ragazzi
di qualità, senza dimenticare
le prime convocazioni Under
Gianluca Dottori
16 nazionali (vedi D’Aquino,
ndr). Tutto ciò ha contribuito
ad innalzare il senso di appartenenza al gruppo e alla Maceratese. Ogni ragazzo ha fatto
rilevare miglioramenti notevoli
sotto il profilo psicologico, oltre che prettamente tecnicotattico. Insomma, la voglia di
divertirsi giocando insieme
sta prevalendo su tutto. Molti
sono all’Helvia Recina a sostenere la Rata e nell’indossare la
maglia dei propri beniamini ci
Adolfo Rossi
mettono il cuore e la medesima
grinta!”. Dottori ringrazia in conclusione Michele Sperandio, il prof. Daniele Brugiaferri, Andrea Rocchi e l’inossidabile Enrico Coppari “che con me vivono questa bellissima esperienza. Uno dei miei difetti è l’essere puntiglioso;
ai ragazzi chiedo sempre la precisione, curo nei particolari
ogni esercizio, non lascio nulla al caso, pretendo sempre il
massimo; mi rendo conto che ai loro occhi potrei risultare
“severo”, ma sono veramente bravi, sia in campo che fuori.
27
biancorosso
A loro, però, non
lo dite…”.
A disposizione
dell’allenatore
Adolfo
Rossi
della compagine
regionale c’è una
rosa composta
prevalentemente da ragazzi del
2000, con alcuni
Franco Gianangeli
innesti di spessore del ’99, provenienti da tutto il maceratese e non solo,
che rende gli Allievi regionali una rosa eterogenea, molto
interessante. Il gruppo, guidato da mister Rossi, sul terreno
di gioco da una vita, ora in qualità di “timoniere”, è caratterizzato principalmente dalla volontà di crescita attraverso il
gioco, la professionalità ed il comportamento dentro e fuori dal campo. Nel misurarsi con realtà locali organizzate la
squadra ha già ben figurato nella prima fase. La Maceratese è considerata un punto di riferimento importante e, di
#Facciamo squadra
conseguenza, ogni
partita è preparata
ed affrontata con la
massima concentrazione per poter
competere
con
avversari che ogni
volta tirano fuori quel “qualcosa”
in più per tentare
di battere i biancorossi. “A breve
inizierà la seconda fase del campionato – ricorda
mister Rossi - ed
invitiamo tutti gli
appassionati a seguire la squadra, che giocherà ogni partita
in casa alle 18.00 del sabato, nella struttura di Collevario.
Con la certezza di disputare una grande seconda parte di
stagione!”.
Oltre 100 persone hanno partecipato, mercoledì 2 dicembre, alla cena degli sponsor e di tutti i sostenitori della Maceratese. La serata, meravigliosamente organizzata dal Direttore Marketing Fabrizio Nascimbeni, ha visto riunita, nell’accogliente sala de “IL CASOLARE DEI SEGRETI” di Treia, tutta la grande squadra
della Maceratese e i suoi sostenitori. La Società ha ringraziato tutti i partner del
campionato che gettano la basi per una collaborazione anche per la prossima stagione. “Grazie ai titolari del ristorante Monaldo e Marco Lucamarini che hanno
offerto gentilmente la cena, grazie a tutti gli sponsor che ci sostengono e ci permettono di organizzare meglio il presente e il futuro - ha detto la Presidente Tardella
- e grazie ai collaboratori e a tutto lo staff tecnico perché la passione che avverto
in ognuno di voi è la forza di questa Maceratese”.
28
Settore giovanile
29
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Punto di vista
di
Giancarlo Nascimbeni
SARÀ IMPORTANTE RISOLLEVARSI SUBITO
I
l Campionato attraversa una fase cruciale che
durerà fino alla sosta natalizia allorchè, a mio
avviso, le posizioni di classifica si saranno delineate.
È luogo comune sentire dagli addetti ai lavori che i campionati
si decidono a marzo: falsa retorica che serve solo a guadagnare
tempo rispetto alle pressioni dei tifosi e dei media.
La verità è che, salvo eccezioni, le squadre che al termine del
girone di andata saranno classificate entro i primi 5-6 posti
difficilmente molleranno la presa sui play off. Addirittura la
statistica ci conferma che la compagine campione d’inverno 7
volte su 10 è quella che concluderà il campionato al 1° posto.
Questa premessa, lo avrete capito, è per stimolare lo staff
tecnico e la squadra a tener duro ed a far tesoro della sconfitta
di Pontedera contro il Tuttocuoio forse sottovalutato dai più,
ma che ha mostrato valori tecnici ed agonistici assoluti e che,
vedrete, metterà in difficoltà altre squadre compresa la SPAL
che la affronterà in trasferta nell’ultima giornata del girone
di andata.
Pur nella sconfitta, la partita di sabato scorso ha evidenziato
che quando la Maceratese ha giocato come sa fare (nel 2°
tempo) ha creato diverse occasioni da rete al punto che, forse,
ha perso la partita proprio quando pensava di poter superare
l’avversario dopo il bellissimo goal di Foglia.
Non bisogna, quindi, recriminare ma concentrarsi sul
prossimo incontro che vedrà all’Helvia Recina la Carrarese,
finalmente di domenica pomeriggio ed auspicabilmente
senza pioggia con un terreno di gioco degno di questo
nome.
Squadra, questa, da rispettare e da affrontare con il massimo
impegno e con tutte le cautele perché senza clamori si è
posizionata in classifica a soli quattro punti di distacco dalla
nostra beneamata.
I precedenti con gli azzurri toscani risalgono a tantissimi
anni orsono in quanto l’ultimo incontro tra le due squadre
è quello del girone di ritorno del campionato di Serie C
unica 1967/1968 allorchè la Maceratese perse a Carrara 1-0
dopo aver vinto in casa all’andata, con l’identico punteggio,
con rete di Enrico “Geppetto” Montemarani, maceratese
purosangue e ottimo centrocampista, che, purtroppo, è
venuto a mancare di recente lasciando nello sconforto
familiari, amici e compagni di squadra.
Nel suo ricordo di calciatore cresciuto nel vivaio inesauribile
della Robur con la guida del Maestro Tonino Seri che poi lo
volle alla Maceratese, i biancorossi dovranno mettercela tutta
cercando di battere anche loro, come fece lui, la Carrarese.
Non ho un buon ricordo di questa squadra, sempre arcigna
contro di noi, soprattutto per quello che accadde l’anno
precedente, ovvero nel mitico campionato 1966/1967,
quando il raggiungimento della Serie B ci fu impedito
anche dalla Carrarese che pareggiò all’Helvia Recina
1-1 (rete biancorossa di Claudio Turchetto) ma ci battè
inesorabilmente 2-0 allo stadio “Dei Marmi” a quattro
giornate dalla fine. Quella sconfitta chiuse di fatto la
possibilità di vincere il campionato, rendendo inutili le due
successive vittorie casalinghe con Cesena e Vis Pesaro ed il
pareggio a Prato, in quanto il Perugia ci sopravanzò di un
punto ponendo fine al sogno che ci accompagnò per 10 mesi
tra il 1966 ed il 1967. Negli anni precedenti le due squadre si
incontrarono per la prima volta nel campionato di Serie C
1948-1949 e successivamente in quelli 1949/1950, 1950/1951,
1964/1965 e 1965/1966.
Nelle 14 partite in totale disputate si è determinato un
sostanziale equilibrio avendo vinto la Carrarese 6 volte, la
Maceratese 5 e in 3 occasioni le squadre hanno pareggiato.
Al Campo dei Pini o all’Helvia Recina la Carrarese ha vinto
e pareggiato una volta perdendo ben 5 volte ma è andata
peggio alla Maceratese a Carrara dove 5 volte ha perso e solo
2 volte ha pareggiato senza aver mai vinto.
Sono stati molti i calciatori biancorossi che nel tempo
hanno segnato almeno una rete alla Carrarese e ricordo,
in particolare, oltre ai già menzionati Enrico Montemarani
e Claudio Turchetto, gli attaccanti Vittorio Pin, Paci,
Ragazzini, Rizzitelli e negli ultimi incontri Pietro Clementi
ottimo centrocampista di Porto Potenza Picena, Maurizio
Mazzanti già più volte ricordato in precedenza in questa
rubrica, Vasco Dugini ed il mio caro amico e compagno di
università Umberto Berti anch’egli maceratese purosangue
della scuola Robur di Tonino Seri.
È tempo di mettere i riflettori sulla prossima partita casalinga
e confido che i nostri saranno in grado di confermare la serie
favorevole delle partite casalinghe contro la Carrarese. È così
auspicabile che, con la massima attenzione, si potrà ottenere
la vittoria che rinsalderebbe la 2° posizione in classifica
alla vigilia dello scontro diretto all’Arena Garibaldi di Pisa,
ma questa è un’altra storia e ve la racconterò nel prossimo
numero della rivista.
33
34
biancor
C
CLASSIFICA GENERALE - LEGA PRO
Girone B - 29.11.2015
FRANCESCO
FORTE (P)
MATTIA
DI VINCENZO (P)
uore
NICOLAS
CANTARINI (P)
VASCO
FAISCA (D)
RICCARDO
FISSORE (D)
FRANCESCO
KARKALIS (D)
GIANLUCA
CLEMENTE (D)
LUIGI
DJIBO (D)
ALESSANDRO
DE ANGELIS (D)
IGOR
LASICKI (D)
MATTIA
ALTOBELLI (D)
MARCO
MASSEI (D)
EMANUELE
D’ANNA (D)
RAFFAELE
IMPARATO (D)
GIOVANNI
GIUFFRIDA (C)
Squadra
SPAL
MACERATESE
PISA (-1)
ANCONA
CARRARESE
TUTTOCUOIO
PONTEDERA
ROBUR SIENA
L’AQUILA (-1)
PRATO
RIMINI
AREZZO
TERAMO (-6)
SANTARCANGELO
LUCCHESE
PISTOIESE
LUPA ROMA
SAVONA (-11)
BADARA
SARR (C)
PT
29
25
24
22
21
20
18
17
17
16
15
14
12
12
11
11
6
2
G
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
LORENZO
CAROTTI (C)
V
9
7
7
6
5
5
4
3
5
4
4
2
5
2
3
2
1
3
N
2
4
4
4
6
5
6
8
3
4
3
8
3
6
2
5
3
4
P
2
2
2
3
2
3
3
2
5
5
6
3
5
5
8
6
9
6
GF
21
16
20
12
20
11
21
12
13
11
10
10
18
12
13
6
9
9
GS
6
11
13
9
12
7
15
9
12
12
19
13
17
15
18
12
27
17
CUORE
BIANCOROSSO
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