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Atti sezione scientifica congressuale Comitato organizzatore scientifico: Marco Rosetti Agostino Montalti Relazioni ad invito Sabato 3 settembre, sala A. Vermi ed altre prelibatezze, come allevare in modo semplice il cibo vivo. Stefano Valdesalici Pag.4 1 Aspetti riproduttivi e gestionali nell’ambito dei progetti di conservazione delle specie ittiche a rischio d’estinzione. Dott. Alessio Arbuatti, Dott.ssa Sonia Amendola, Prof. Augusto Carluccio Pag.7 I Ciclidi del Madagascar, dall’ambiente naturale all’allevamento in acquario. Dott. Francesco Zezza Pag.10 A seguire: meeting italiano allevatori amatoriali discus Domenica 4 settembre, sala A. Filtro anossico: la vera rivoluzione della filtrazione per il laghetto. Dott. Franco Prati Pag.12 Alla scoperta dei Ciclidi del Centro America: ambiente ecologia e specie principali. Gianni Ghezzi Pag.12 2 I pesci d’acquario e di lago nella Medicina Veterinaria preventiva d’urgenza. Dott.ssa Maddalena Iannaccone Pag.13 Zambia: alla scoperta di un nuovo Nothobranchius sp. . Stefano Valdesalici Pag.16 Caridine e neocaridine, biolgia ed allevamento in acquario. Christian Ghia, Sebastian Prati Pag.19 Come alimentare i pesci d’acquario. L’importanza di una specifica alimentazione per il benessere dei pesci ed evitare l’inquinamento in acquario. Dott. Giuseppe Mosconi Pag.20 3 Sabato 3 settembre, sala A. VERMI ED ALTRE PRELIBATEZZE, COME ALLEVARE IN MODO SEMPLICE IL CIBO VIVO. Stefano Valdesalici Presidente AIK, Associazione Italiana Killifishes [email protected] Gli ambienti acquatici d’acqua dolce sono ricchi di vita. La piramide alimentare parte dall’energia solare e dai minerali, dei quali piante, batteri e organismi unicellulari si alimentano. Questi produttori primari sono consumati dai produttori secondari come insetti, crostacei e piccoli vertebrati come i nostri pesci. L’alimentazione occupa un ruolo decisivo per il benessere dei nostri pesci, oggigiorno esistono moltissimi alimenti di produzione industriale (fiocchi, liofilizzati, surgelati,…) che incontrano perfettamente le loro esigenze nutrizionali. Ciò nonostante i pesci nelle nostre vasche non possono scegliere cosa mangiare quindi possiamo allevare cibo vivo sia per dargli qualche cosa di diverso dal solito, integrando al meglio la loro dieta, ma anche per divertirci nell’allevamento di strani animaletti. Un esempio interessante, quelli che allevano Killi annuali sono abituati ad alimentare i loro pesci con larve di zanzara surgelate anche se in natura Nothobranchius e Austrolebias si cibano principalmente di piccoli crostacei (dafnie, copepodi, ostracodi,..) e solo in misura molto minore da larve di Zanzara. Quindi cerchiamo di informarci al meglio magari leggendo qualche pubblicazione scientifica su cosa effettivamente i nostri pesci mangiano in natura Si possono allevare molti tipi di animali, ovviamente ognuno con le sue esigente, che possono essere dell’ottimo cibo vivo per i nostri pesci. In riferimento anche alle tecniche di allevamento c’è da fare una prima divisione tra quelli terrestri ed acquatici (acqua salata e acqua dolce). Terresti: - Micro vermi Banana worms probabilmente: Radopholus similis o Pratylenchus goodeyi Wolter worms probabilmente: Caenorhabditis elegans Micro worms: Panagrellus redivivus - Grindal e vermi bianchi 4 Grindal worms Enchitraeus bucholtzi White worms Enchitraeus albidus - Moscerini della frutta Drosophila sp. Tra gli invertebrati allevabili in acqua salata vanno ricordati: - Artemia sp. Copepodi marini Nitokra lacustris Tigriopus californicus - Rotiferi marini Brachionus plicatilis Tra gli invertebrati allevabili in acqua dolce, i principali sono: - Infusori Paramecium sp. - Anguillole dell’aceto Turbatrix aceti - Alghe unicellulari Clorella sp. - Dafnia Ceriodaphnia dubia Moina macrocopa Dafnia magna - “Gammarus” 5 Hyalella azteca - “Tubifex” Dero sp. Tubifex sp. Bibliografia: HOLST A. (2011) Tubifex med mere. Sks killibladet 2:3-6 HOLST A. (2010) Mexikanske ferskvandstanglopper Hyalella azteca. Sks killibladet 4:3 -7 LEGGETT R. & J. R. MERRICK (1987) Australian native fishes for aquariums. J.R. Merrick Publications, Artarmon, N.S.W. 241 pp. McCOURT C. (2010) Culturing mexican gammarus shrimp (Hyalella azteca) Bka killi news 539:138-140 6 ASPETTI RIPRODUTTIVI E GESTIONALI NELL’AMBITO DEI PROGETTI DI CONSERVAZIONE DELLE SPECIE ITTICHE A RISCHIO D’ESTINZIONE. Dr. Alessio Arbuatti, Dr.ssa Sonia Amendola, Prof. Augusto Carluccio Sezione di Ostetricia, Ginecologia e Riproduzione Animale, Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Teramo. [email protected] Gli ecosistemi acquatici sono ambienti spesso poco conosciuti dal grande pubblico ma allo stesso tempo sono quelli sui quali gravano maggiormente le azioni antropiche che causano l’estinzione delle specie ospitate. Si calcola che tra il 1970 ed il 2007 si sia perso il 27% delle specie marine ed il 28% di quelle che popolano le acque dolci(1); molte di queste appartengono alle Classi degli Osteitti (pesci ossei) e dei Condroitti (pesci cartilaginei). A fronte delle 1147 specie ittiche minacciate registrate negli elenchi scientifici quali la IUCN Red List(2), solo 15 specie e 3 generi godono di una protezione legislativa internazionale riguardante il loro commercio (CITES)(3). Il rischio d’estinzione, più o meno imminente, richiede l’immediata attivazione d’interventi di conservazione e salvaguardia degli ecosistemi e delle popolazioni selvatiche. Tra i pesci d’acqua dolce quelli che godono di una maggiore protezione internazionale appartengono a quelle specie che hanno anche un valore economico commerciale elevato, in quanto sfruttate a fine alimentare. Arapaima gigas(4,5) (Schinz, 1912), Pangasianodon gigas(6,7) (pesce gatto gigante del Mekong) (Chevey, 1931) e gli storioni(8) (Acipenseriformes), sono tutti animali di grandi dimensioni cacciati nei paesi d’origine per l’utilizzo delle carni, delle uova (storioni) o anche della pelle (Arapaima gigas) per i quali oggi si stanno attuando progetti di allevamento in cattività. In alcuni casi alle tecniche sperimentali di riproduzione in cattività vanno affiancati anche progetti di salvaguardia dei biotopi naturali, come nel caso di Pangasianodon gigas, e di Probarbus jullieni (Saubage, 1880)(7). Tra le altre specie il cui commercio internazionale è strettamente regolamentato, ve ne sono alcune di importante interesse scientifico tra le quali il Neoceratodus forsteri (Krefft, 1870) o “pesce polmonato australiano” il cui areale di distribuzione è limitato a pochi corsi d’acqua nel Queensland(9). In questa specie la riproduzione in cattività a fine commerciale è concessa dal Department of Environment and heritage, esclusivamente ad un allevamento e tutti i soggetti nati in condizioni controllate sono microchippati (Allflex ISO compliant FDX-B passive internal transponder –PIT-) ed il loro genoma è depositato per il riconoscimento soggettivo(10). Tra quelle di elevato interesse ornamentale, solamente Scleropages formosus (Müller & Schlegel, 1844) gode di una sufficiente protezione. E’ dunque facile notare come la maggior parte delle specie d’acqua dolce non goda di una tutela nell’ambito del commercio internazionale, bensì è sottoposta solamente a norme legislative nazionali o addirittura regionali, che non ne garantiscono una sufficiente protezione. La situazione non migliora di certo spostandosi negli ecosistemi marini, infatti la pressione della pesca sta drasticamente riducendo le popolazioni di squali in tutti i mari del mondo, a causa del “finning”, ossia la cattura di esemplari ai quali vengono asportate le pinne per 7 poi essere rilasciati in acqua. Nonostante si pensi sempre ai paesi del Sudest asiatico come gli unici importatori di prodotti derivati dagli squali, va evidenziato che l’Italia occupa un poco onorevole 4 posto a livello di importazioni mondiali(11). Solo Il genere Pristis spp. (pesci sega), lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) (Linnaeus, 1758), lo squalo balena (Rhincodon typus) (Smith, 1828) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus) (Gunnerus, 1765), sono legalmente protetti. Nell’ ambito marino ornamentale, la situazione si presenta fortemente differenziata con gravi problemi di conservazione delle specie di barriera specie in nazioni quali le Filippine, dove l’intenso sfruttamento ed il diffuso utilizzo del cianuro, stanno causando il: “bleaching”, ossia lo sbiancamento delle barriere coralline ed il successivo depauperamento della fauna marina(12). Si rende dunque fondamentale incrementare il commercio dei soggetti riprodotti in cattività di provenienza europea o nordamericana e finanziare progetti di riproduzione in cattività delle specie maggiormente richieste ma per le quali riproduzione non vi sono tecniche standardizzate. All’interno della filiera riproduttiva un ulteriore campo di ricerca che necessita un notevole sviluppo è quello inerente l’utilizzo di nuove specie costituenti il phytoplankton e lo zooplankton marino utilizzabili per l’alimentazione delle prime fasi di vita libera dell’avannotto(13), come dimostrato nell’allevamento in condizioni controllate di Zebrasoma flavescens (Bennet, 1928)(14). Bibliografia e Sitografia 1) WWF Living Planet Index, 2008, http://assets.wwf.org.uk/downloads/lpr_2008.pdf (consulto, Giugno 2011) 2) IUCN Red List http://www.iucn.org (consulto, Giugno 2011) 3) CITES- Convenzione di Washington http://www.cites.org (Consulto, Giugno 2011) 4) O. Mueller. Arapaima gigas, market study. Current status of Arapaima global trade and perspectives on the swiss, french and UK markets. Biocomercio Perù and the Peruvian Export Promotion Agency, pp. 1-49, 2008. 5) Various authors. Sustanaible trade of Arapaima gigas in the Amazon region report. FUNBIO, Rio De Janeiro, pp. 1-16, 2006. 6) Lopez, A. (Comp.). MWBP working papers on Mekong Giant Catfish, Pangasianodon gigas. MWBP. Vientianne, Lao PDR. 2006. 7) MGCWG Conservation strategy for the Mekong giant catfish Pangasiaondon gigas. Mekong Giant Catfish Working Group Report 5, 2008. http://www.aquaticresources.org/mekongcatfish.html 8) Various authors. Ramsar declaration on global sturgeon conservation. 9-13 maggio 2005, Ramser, Iran, 2005. 9) Australia Gov. Nationally threatened species and ecological communities, 2011. http://www.environment.gov.au/biodiversity/threatened/publications/pubs/lungfish.pdf 8 10) http://www.ceratodus.com/lungfish.html (Consulto, Giugno 2011) 11) www.sharkalliance.com (consulto, Giugno 2011) 12) Rubec PJ, Cruz F, Pratt V, Oellers R, Lallo F. Cyanide-free Net-caught fish for the marine aquarium trade. SPC Live Reef Fish Information Bullettin N.7, Maggio 2000. 13) Olivotto I, Holt GJ, Carnevali O. Advances in marine ornamentals: breeding and rearing studies. In Coral reefs threats and restoration, Cap.1, Nova Science Publisher, 2009. 14) Laidley CW, Calman CK, Rietfors MDC, Kline MD, Martinson EW. Development of captive culture technology for the yellow tang (Zebrasoma flavescens). Accomplishment record, center for tropical and subtropical aquaculture pp. 21-22. Waimanalo and Honolulu , Hawaai U.S.A., 2010 9 I CICLIDI DEL MADAGASCAR DALL’AMBIENTE NATURALE ALL’ALLEVAMENTO IN ACQUARIO. Dr. Francesco Zezza Associazione Italiana Ciclidofili (AIC- 30RM) -Il Madagascar (nascita geologica)- Il Madagascar, la quarta isola al mondo per estensione, nasce, per le teorie più accreditate, da quel movimento geologico comunemente conosciuto come “Deriva dei continenti”. Il processo inizia circa duecento milioni di anni fa e, geologicamente, si concretizza col distacco dell’attuale Madagascar e connessa nascita del Canale del Mozambico dall’odierna Africa. L’evoluzione geologica del Madagascar consta di una fase “erosiva” cui segue una seconda fase in cui compaiono movimenti tettonici di rilievo uniti a fenomeni di metamorfismo (trasformazione della struttura rocciosa a causa di cambiamenti di temperatura e/o pressione o per infiltrazione di fluidi). Oggi l’isola risulta, quindi, divisa in due aree principali: le zone costiere nate appunto dall’erosione del materiale roccioso preesistente e le zone interne formate da rocce ignee (per infiltrazione – dal nucleo centrale della terra - di materiale magmatico con temperature misurabili anche in migliaia di gradi) e, appunto, metamorfiche. -Il Madagascar (biodiversità)- Le forme di vita originarie presenti in Madagascar hanno due origini: erano presenti “in situ”, in forma arcaica, prima del distacco dal continente africano, oppure sono discendenti da ancestrali “specie esploratrici” che, ad onta del braccio di mare esistente tra il Madagascar e l’Africa (ancora intesa come Gondwana), raggiunsero l’isola in tempi successivi. Tutte si sono sviluppate lungo peculiari sentieri evolutivi sfociati in una sorprendente biodiversità ma anche in una marcata fragilità di tutto l’ecosistema che ne è risultato. Caratteristico del Madagascar è il persistere di specie “primitive” (dal punto di vista evolutivo) che, in altri ambienti, sono state sostituite da specie più evolute: una sorta, quindi, di peculiare “evoluzione alternativa”. Si ritiene che circa il 95% delle forme di vita oggi presenti in Madagascar sia endemico. Venendo alla attuale fauna dulciacquicola si osserva (ad esempio con l’analisi di campioni fossili) che alcune delle specie attuali specie erano presenti in Madagascar prima del distacco dall’Africa e che solo col tempo la “barriera marina” è divenuta un ostacolo insormontabile dando il via ad una specifica speciazione. Come conseguenza, ancora oggi, molte specie malgasce vivono in ambienti eurialini (sovente caratterizzati da gradienti di salinità elevati e passibili di variazioni anche rilevanti). -I ciclidi del Madagascar, in Natura- L’attuale situazione malgascia non è rosea (per l’ambiente naturale, per la sua salvaguardia in generale ma non solo); tornando alla fauna ittica le minacce sono almeno: 1) Situazione generale economica “compromessa” tale, comunque, da rendere difficile “fare salvaguardia”; 2) Distruzione/modifica radicale (ed estensiva) dei biotopi originari per: disboscamento esasperato, prelievo idrico (a scopi irrigui) incontrollato, modifiche dovute alla pressione antropica; 3) Pesca incontrollata (in termini di quantità/dimensione del pescato); 4) Introduzione di specie alloctone (a scopo edule e/o ludico) concorrenti, a livello trofico e/o di siti e comportamenti riproduttivi, con quelle locali. -I ciclidi del Madagascar, in vasca- La mia esperienza (sette anni circa) basata specie nella prima fase su 10 esemplari “di cattività” (ma provenienti da pesci raccolti, in tempi vicini, in natura quindi con bagaglio genetico qualitativamente elevato ed esente da “tare”) si è concentrata sulle tre specie che seguono. Paratilapia sp.: la specie più nota. L’aggressività intra/interspecifica è relativa: una coppia è gestibile anche in vasche non enormi, sono nuotatori modesti e dalla crescita lenta. Sembra abbiano (geneticamente) una aspettativa di vita abbastanza breve (in relazione alla taglia). Preferisco vasche relativamente luminose, essendo in natura attive all’alba ed al tramonto quando sfoggiano loro colori migliori. Accettano ogni tipo di cibo senza difficoltà, ma è possibile la predazione verso pesci più piccoli presenti in vasca. Paretroplus damii: ho ricevuto, da JCN in persona, sei pesci di taglia minuta che, quando “pronti”, sono stati inseriti in vasca con le (già più grandi) Paratilapia polleni (scelta obbligata ma di certo sub-ottimale) i rapporti fra i gruppi sono spesso stati tesi. Oggi, potendo, opterei per un “monospecifico” (adeguato) con 6/10 esemplari. Questi pesci crescono lentamente, riproducono di rado e … “vivono in eterno”, così sembra si sia espresso su di loro il Dr. Paul Loiselle. Posso aggiungere che i miei pesci, trasferiti in un’altra vasca, hanno deposto con soddisfazione rendendo disponibili all’allevamento molti piccoli. Paretroplus dambabe: hanno la stessa origine dei P. damii ed hanno subito la stessa trafila. L’aver sottovalutato l’aggressività intraspecifica (dimostratasi elevata) e la taglia finale (impegnativa anche per una vasca capiente) mi ha fatto perdere tutto il gruppo, benché fosse stato separato dagli altri, in età ancora sub-adulta. Avvisato di cosa attendermi ammetto di aver sottostimato le problematiche. Un’esperienza sfortunata il cui rammarico è aggravato dal fatto che sono tra le specie maggiormente a rischio e con minore disponibilità per l’allevamento. Attualmente (2011) allevo solo una coppia di Paratilapia sp. (di “non sicura” classificazione) cui dedico ogni possibile attenzione. Spero, prima o poi, di essere gratificato dalla loro riproduzione. ATTENZIONE! Questi splendidi pesci, sfuggenti e sussiegosi, possono … “generare dipendenza”! -I ciclidi del Madagascar, prospettive future- La situazione è critica: il genere Paratilapia (secondo C.A.R.E.S.) passa, per gradi successivi, da AR (a rischio in natura) sino a VU (vulnerabile, da intendersi come a rischio di estinzione in un futuro molto prossimo) a seconda delle specie. Quella dai paretroplini (e di molti altri generi, ciclidi o meno, endemici dell’isola) non si discosta di molto nonostante tutti gli sforzi messi in atto dalle associazioni protezionistiche. Purtroppo. Anche se addentrandosi in zone del Madagascar (e ce ne sono ancora) poco conosciute si hanno ritorni in merito al reperimento, in natura, di nuove popolazioni precedentemente sconosciute. Possiamo solo augurarci che vengano “gestite” meglio!!! Bibliografia: “The Endemic Cichlids of Madagascar” a cura di J.C, Nourissat e P. D Rham. 11 Domenica 4 settembre, sala A. FILTRO ANOSSICO: LA VERA RIVOLUZIONE DELLA FILTRAZIONE PER IL LAGHETTO. Dott. Franco Prati ALLA SCOPERTA DEI CICLIDI DEL CENTRO AMERICA: AMBIENTE, ECOLOGIA E SPECIE PRINCIPALI Gianni Ghezzi Titolare negozio “Le Onde”, Ofanengo (Cr) 12 I PESCI D’ACQUARIO E DI LAGO NELLA MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA E D’URGENZA Dr.ssa Maddalena Iannaccone Medico Veterinario specialista in patologia delle specie acquatiche – consulente per animali esotici. “Il mondo degli animali esotici”, Via San Martino 67/r 16131, Genova. sito web www.veterinariaesotici.com Questa relazione é dedicata a coloro che si interessano di acquariofilia in maniera non professionale. Il suo scopo é quello di informare gli appassionati su parte delle possibili applicazioni della Medicina Veterinaria sui pesci, pazienti sui quali, fino a non molto tempo fa, si riteneva di poter fare poco o nulla. In essa verranno descritte parte delle possibili azioni che il Veterinario competente potrà decidere di mettere in atto. Non é né un protocollo né una guida, perché sarà il Medico che “secondo scienza e coscienza” valuterà quale sarà la miglior cosa da fare. In Medicina, sia essa umana che animale, quando si parla di Medicina Preventiva ci si riferisce a tutte quelle azioni che é opportuno mettere in essere onde evitare l’insorgenza si patologie in genere. Nella Medicina dei Pesci questo concetto é ancora più importante: vivendo noi in un ambiente completamente diverso dal loro potremmo accorgerci con grave ritardo di una situazione ambientale degenerativa (come ad esempio una errata ossigenazione dell’acqua). Fare Medicina Preventiva vuol dire innanzitutto “sapere cosa guardare, saper cogliere i particolari e valutare per tempo le situazioni di stress”. Si dovrà quindi partire dall’acquisizione di conoscenze di base, sia per quanto attiene le attrezzature, sia per quanto concerne le specie animali e vegetali che si vanno ad introdurre nell’acquario/laghetto che vorremo realizzare. Infine, ma non ultimo, ci si dovrà informare sulle persone che possono esserci di valido aiuto: fornitori, manutentori, veterinari specialisti, ecc… che ci potranno aiutare sia nella realizzazione che nella gestione del nostro acquario/laghetto. Sostanzialmente le cose da osservare bene e all’occorrenza descriverle nei minimi dettagli sono: - il comportamento del singolo individuo e come e’ inserito sia nel gruppo che nell’ambiente; la presenza di lesioni o anomalie di qualsiasi genere; la pigmentazione; il respiro e quindi il nuoto che non deve presentare comportamenti che non siano propri delle specie che stiamo esaminando e sulle quali ci saremo preventivamente informati. Anche il gruppo nel suo insieme và osservato con attenzione: notando se all’interno di esso gli animali interagiscano o qualcuno resta isolato e notando come rispondono agli stimoli provenienti dall’esterno: somministrazione del cibo, luce, rumori. Ovviamente le forme, le cubature, le apparecchiature del nostro impianto (acquario o laghetto o vasca esterna che sia) saranno sempre 13 realizzate in funzione delle specie e della quantità di animali e piante che vorremmo introdurvi. Se il nostro impianto è all’ esterno dovrà essere realizzato in maniera da proteggerlo da aggressioni fisiche e chimiche provenienti appunto da fattori esterni quali “violente ed improvvise variazioni termiche, inquinamento ambientale, arrivo o aggressioni da parte di ospiti incompatibili o inaspettati (uccelli e predatori in genere). Molto importante è predisporre di mezzi ed apparecchiature che ci consentano di intervenire il più velocemente possibile sugli animali. In talune specie e in alcune circostanze è consigliabile ricorrere a vaccinazioni ed immunostimolazioni. Enorme importanza nella Medicina Preventiva assume la quarantena che, molto semplicemente, consiste in una serie di procedure alle quali i pesci devono essere sottoposti in ambiente a parte prima di essere introdotti nella loro definitiva sistemazione. Per mancata quarantena anche un solo ospite introdotto in un ambiente di individui sanissimi può provocare delle vere e proprie stragi. A volte può capitare che, nonostante le migliori intenzioni, qualcosa è sfuggito o si è commesso un errore: “qualche ospite galleggia, qualche altro respira a fatica…”. Cosa fare? Per prima cosa evitare di somministrare cibo. Contattare immediatamente il proprio consulente Veterinario stando possibilmente vicino all’ acquario/laghetto in maniera da fornire il massimo delle indicazioni possibili rispondendo con la massima chiarezza alla richiesta di particolari che verrà dallo specialista e in attesa del suo arrivo: • • • • • • rimuovere gli animali deceduti e conservali tra 2° C e 8° C, verificare il funzionamento delle apparecchiature, controllare i parametri fisico-chimici dell’ acqua, allestire una o più vasche d’ emergenza, approntare attrezzature sia per l’ eventuale trasferimento degli ospiti sia per effettuare eventuali cambi d’ acqua, raccogliere il materiale organico presente in vasca. Lo Specialista al suo arrivo osserverà l’impianto e gli animali eventualmente sottoponendoli a visita medica e valuterà i dati raccolti dal proprietario e se lo riterrà opportuno provvederà ad eseguire nuovi esami tra i quali esami del sangue, esami del raschiato branchiale, esame bioptico, esame del muco, dando quindi le prime disposizioni di emergenza: spostamenti, cambi d’ acqua, fermo pompe ed altri fattori. Se lo riterrà opportuno procederà all’ esecuzione degli esami autoptici e in base all’ analisi complessiva dei dati acquisiti disporrà la terapia definitiva. 14 Foto.1: prelievo bioptico su Carassius auratus in anestesia. Foto2 : preparazione di un esemplare di Carassius auratus per esecuzione di Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) In situazioni particolari potrebbe disporre ed eseguire o far eseguire esami speciali: microbiologici ed istologici su prelievi bioptici (Foto 1) ecografie, radiografie, endoscopie, risonanza magnetica ed eventualmente TAC (Foto 2). Bibliografia e Sitografia 1) STOSKOPF M. “Fish Medicine” Vol I-II, Second Edition, (2010) Paperback Edition 2) WOO P.T.K., editor “Fish Diseases: Diagnosis and disorders” (2006) London, UK. 3) E. NOGA “Fish Disease: Diagnosis and treatment” (2000) Iowa State University Press/Ames 4) ROBERTS R J, editor. “Fish pathology” 2nd ed. (1989) London, England: Bailliere Tindall; 5) GHITTINO P., “Tecnologia e patologia in acquicoltura”, Vol. I: Tecnologia e Vol. II: Ittiopatologia,Tipografia E. Bono, Torino 1983. 6) ALBORALI L., CARBONI A., Guida pratica di acquacoltura e ittiopatologia, Riv. Selezione Veterinaria, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell' Emilia-Romagna, Brescia 7) ZOONOSI ITTICHE (a cura di Claudio Ghittino) http://www.antropozoonosi.it/Ittiche/ZoonosiIttiche_file/frame.htm 15 ZAMBIA: ALLA SCOPERTA DI UN NUOVO NOTHOBRACHIUS SP. Stefano Valdesalici Presidende AIK. Associazione Italiana Killifishes [email protected] Al genere Nothobranchius (Peters 1868) appartengono circa 50 specie diffuse nelle aree tropicali e subtropicali dell’Africa, dal Sudan al Sud Africa e dal Chad alle isole di Zanzibar e Mafia in Tanzania. Tutte le specie conosciute sono annuali e vivono in pozze o acquitrini che si formano durante la stagione delle piogge. Infatti sotto forma di adulti sono presenti solo quando è presenta acqua nella pozza. Nel restante tempo rimangono nel terreno secco sotto forma di uova. Le uova dormienti, che in natura possono rimanere all’asciutto per mesi (perfino anni), presentano nel loro sviluppo degli stadi di arresto chiamati diapause. Quando è presente abbastanza acqua nella pozza le uova schiudono, gli avannotti crescono in modo straordinario diventando adulti nell’arco di alcune settimane, a questo punto si riproducono depositando/fecondando nel fondo un uovo alla volta. In Zambia si conoscono circa 400 specie di pesci e 4 specie di Nothobranchius: Nothobranchius symoensi (Wildekamp, 1978) Nothobranchius kafuensis (Wildekamp & Rosenstock, 1989) Nothobranchius rosenstocki (Valdesalici & Wildekamp, 2005) Nothobranchius boklundi (Valdesalici, 2010) Il Viaggio ha previsto 3 voli (Bologna-Francoforte-Johannesburg-Lusaka), per una durata di 24 h ,per raggiungere lo Zambia. durante questo viaggio di ricerca scientifica il gruppo percorrerà un itinerario di circa 3000 km in meno di una settimana, riuscendo a scoprire una nuova specie di Nothobranchius a nord del lago Mweru Wantipa. Questa nuova specie è stata descritta come Nothobranchius oestergaardi (Valdesalici & Amato, 2011). Il gruppo di ricerca è composto da: Giuseppe Amato Italiano Importatore di pesci tropicali e profondo appassionato di Nothobranchius, Jørn Boklund Danese In pensione appassionato di Nothobranchius (nel 2009 è già stato in Zambia e ha scoperto Nothobranchius boklundi (Valdesalici, 2010), Kaj Østergaard Danese ex dipendente dell’ ambasciata di Lusaka, cacciatore, appassionato della natura e anche di Nothobranchius e Stefano Valdesalici Italiano appassionato di killifish e ricercatore freelance amatoriale. Al fine di poter campionare al meglio i differenti biotopi acquatici, l’itinerario pè stato suddiviso in più tappe successive. 16 - Lusaka-Kasama -Kasama-Ndole Bay Lodge/Lago Tanganica Lacustricola matthesi, Barbus sp. Kneria sp. Neolebias sp. -Ndole Bay Lodge Ciclidi -Ndole Bay Lodge-Nchelenge/Lago Mweru Lacustricola mueroensis, Barbus sp. Ctenopoma sp. e nuova specie di Nothobranchius in un acquitrino sul fiume Mwawe, descritta quest’anno come Nothobranchius oestergaardi (Valdesalici & Amato, 2011). -Nchelenge – Kasanka National Park Lungo il percorso: Lacustricola matthesi, Nothobranchius rosenstocki, N. symoensi. Il Kasanka è famoso per la più grande migrazione di mammiferi al mondo, che non è quella del Serengeti-Masai Mara ma la migrazione di pipistrelli da frutta (Eidolon helvum). I biologi e i ricercatori hanno tentato di spiegare il motivo di questa migrazione di massa che arriva a toccare i 10 milioni di pipistrelli e gli studi sono ancora in corso. Una di quelle meraviglie non ancora completamente spiegate del pianeta. -Kasanka NP Barbus haasianus, Ciclidi, Lacustricola matthesi + visita al parco con antilopi puk -Kasanka NP Kipiri Mposhi , vicino a Kipiri Mposhi Barbus kersteni, B. bifrenatus, B. multilineatus, Lacustricola katangae. -Kipiri Mposhi – Lusaka Lungo il percorso deviazione in una proprietà privata (vicino a Lukanga Swamp) con Giraffe e palude con Lacustricola johnstoni , L. huteraui e Nothobranchius kafuensis. -Lusaka – South Luangwa National Park – Lusaka. Località tipo di Nothobranchius bocklundi. Bibliografia: SEEGERS, L. 1997. Killifishes of the World. Old World Killis II. Verlag A.C.S. MorfeldenWalldorf, Germany, 112 pp. VALDESALICI, S. (2010): Nothobranchius boklundi (Cyprinodontiformes: Nothobranchiidae): a 17 new annual killifish with two male colour morphs from the Luangwa River basin, Zambia. Aqua, International Journal of Ichthyology 16: 51-60. VALDESALICI, S. & AMATO, G. 2011. Nothobranchius oestergaardi (Cyprinodontiformes: Nothobranchiidae), a new annual killifish from Mweru Wantipa Lake drainage basin, northern Zambia. Aqua, International Journal of Ichthyology 17:111-119. VALDESALICI, S. & WILDEKAMP, R.H. 2005. A new species of the genus Nothobranchius (Cyprinodontiformes: Nothobranchiidae) from Luapula River basin, Zambia. Aqua, International Journal of Ichthyology 9: 89-96. WILDEKAMP, R. H. 1978. Redescription of Nothobranchius brieni Poll, 1938 and the description of three new Nothobranchius species (Pisces, Cyprinodontidae) from the provinces of Shaba, Zaire. Revue Zoologie Africaine 92: 341-354. WILDEKAMP, R.H. 2004. A world of killies. Atlas of the oviparous cyprinodontiform fishes of The world. Volume 4. Mishawaka, Indiana, 398 pp. WILDEKAMP, R. H. & ROSENSTOCK, J. 1989. Anmerkungen zu den Nothobranchius-Arten Sambias, mit der Beschreibung von Nothobranchius kafuensis spec. nov. (Cyprinodontiformes, Nothobranchiinae). Die Aquarien und Terrarien Zeitschrift (DATZ) 42: 413-419. 18 CARIDINE E NEOCARIDINE, BIOLOGIA ED ALLEVAMENTO IN ACQUARIO Christian Ghia, Sebastian Prati Shrimpsandmosses.com, Via Torino 25, 27045 Casteggio (PV), Italia [email protected] Con l’avvento dei nano acquari, gamberetti appartenenti alla Famiglia delle Atyidae, più precisamente ai Generi: Caridina, Neocaridina e Paracaridina, hanno iniziato a diffondersi sempre più insistentemente nel mercato acquariofilo. Tale diffusione spesso però è accompagnata da scarse conoscenze relative alla biologia degli stessi e di conseguenza si registrano insuccessi che portano poi in molti casi a distanziarsi dall’allevamento dei crostacei. Gli esemplari di Caridina spp., Neocaridina spp. e Paracaridina spp. presenti attualmente negli acquari di molti appassionati, sono originari dell’est asiatico (Indonesia, Cina, Vietnam, Taiwan e Giappone) e provengono da habitat molto diversi tra loro per caratteristiche chimico-fisiche (da pH 6, 21°C, 50 µs per i gamberetti acidofili a pH 8, 31°C, 90 µs per i gamberetti provenienti da Sulawesi) .A livello di anatomia esterna i tre generi trattati risultano essere molto simili, tuttavia il dimorfismo sessuale non risulta evidente in tutte le specie, ma vi sono delle caratteristiche anatomiche che permettono la sicura sessuazione degli esemplari. I gamberetti sono caratterizzate da due tipi diversi di riproduzione: la riproduzione di tipo primitivo e la riproduzione di tipo specializzato. La riproduzione di tipo primitivo comporta uno sviluppo larvale in più fasi comprendendo anche uno stadio planctonico in ambiente salmastro/marino; la riproduzione di tipo specializzato invece non prevede stadi larvali dato che essi avvengono direttamente all’interno delle uova dalle quali al momento della schiusa escono piccoli gamberetti già sviluppati ed autosufficienti. Durante l’accrescimento i gamberetti effettuano svariate mute che permettono lo sviluppo della massa corporea, onde evitare problemi di exuviazione e conseguente morte degli esemplari è importante fornire loro un corretto apporto di sali minerali attraverso appositi integratori (se necessari). Caridine, neocaridine e paracaridine in ambiente naturale hanno un alimentazione prevalentemente vegetariana, in acquario risultano essere onnivore è dunque importante fornire loro una dieta variata e bilanciata, evitando alimenti eccessivamente proteici. L’allevamento dei gamberetti è alla portata di tutti se vengono rispettati i parametri chimici richiesti dalle singole specie, oggigiorno in aiuto agli appassionati sono presenti sul mercato appositi fondi in grado di stabilizzare i parametri chimici dell’acqua su valori appropriati all’allevamento. La grande variabilità cromatica che caratterizza molti gamberetti ha permesso di selezionare molteplici varietà di colorazione delle stesse specie, generando degli standard di colorazione utilizzati per valorizzare e classificare sulla base della colorazione alcune specie. La creazione di nuove varietà cromatiche sfrutta principalmente la comparsa casuale di mutazioni e più recentemente l’incrocio di diverse varietà o specie filogeneticamente molto vicine tra loro. L’estenuante ricerca di nuove varietà di colorazione per contro sta lentamente portando alla 19 scomparsa dei ceppi cosiddetti puri, i quali proprio a causa della scarsa reperibilità soprattutto in Europa diventano sempre più ricercati. Bibliografia: 1) Dorothy Bliss (1985). Biology of Crustacea: Integument, pigments, and hormonal processes vol.9, Academic Press. 2) Talbot H. (1960). The physiology of crustacean vol. 1: metabolism and growth, Academic Press . 3) Rita S. W. Yam and David Dudgeon (2005). Genetic Differentiation of Caridina cantonensis (Decapoda:Atyidae) in Hong Kong Stream, Journal of the North American Benthological Society, Vol. 24, No. 4, pp. 845-857. 4) Rita S. W. Yam and David Dudgeon (2006). Production Dynamics and Growth of Atyid Shrimps (Decapoda:Caridina spp.) in 4 Hong Kong Streams: The Effects of Site, Season, and Species, Journal of the North American Benthological Society, Vol. 25, No. 2, pp 406416. 5) Shinohara Motoyuki, Yamanoi Hideo, Jikihara Haruko (1996). On the Ecology of Neocaridina denticulata inhabit the Fresh Waters of Northern Region of Okayama, Bulletin of the Fisheries Experiment Station Okayama Prefecture. 6) Von Rintelen K and Y-X Cai (2009). Radiation of endemic species flocks in ancient lakes: Systematic revision of the freshwater shrimp Caridina H. Milne Edwards, 1837 (Crustacea: Decapoda: Atyidae) from the ancient lakes of Sulawesi, Indonesia, with the description of eight new species. The Raffles Bulletin of Zoology 57, pp. 343-452. 20 COME ALIMENTARE I PESCI D’ACQUARIO. L’IMPORTANZA DI UNA SPECIFICA ALIMENTAZIONE PER IL BENESSERE DEI PESCI ED EVITARE L’INQUINAMENTO DELL’ACQUARIO Dr. Giuseppe Mosconi Medico Veterinario, docente di “Acquariologia”. Corso di Laurea in Acquacoltura ed Igiene delle produzioni ittiche. facoltà di medicina Veterinaria UNIBO, sede di Cesenatico. [email protected] La scelta di un mangime è determinante per la vita non solo dei pesci, ma dell’intero acquario. Lo sviluppo corporeo, l’armonia delle forme, l’intensità della pigmentazione e la predisposizione degli animali acquatici all’accoppiamento, sono condizionati dalla qualità del mangime somministrato. La qualità degli alimenti forniti è, quindi, più importante della quantità. Specificità dell’alimento: le differenze anatomiche, che presenta l’apparato digerente nelle varie specie di pesci, sono alla base delle loro differenti attitudini alimentari. I pesci vegetariani presentano un lungo intestino privo di stomaco, specializzato nella digestione di un alimento ricco di fibra e con un modesto contenuto proteico. I pesci carnivori presentano, invece, uno stomaco che consente di trattenere un alimento ad elevato contenuto proteico, digerendolo lentamente. L’intestino è corto. I pesci onnivori presentano caratteristiche intermedie, qui l’importanza cade sulla composizione aminoacidica e degli acidi grassi. Nei così chiamati “ pesci d’acqua fredda “, manca lo stomaco ed il metabolismo è più basso rispetto a quello degli altri pesci tropicali; elementi caratterizzanti il mangime per questi pesci: elevata digeribilità, basso tenore di proteine, fibra e grassi di origine vegetale a basso punto di fusione. Formulazione di un Mangime - Mangime semplice ► un solo ingrediente -- Mangime composto ► svariati ingredienti -- Mangime completo ► i vari ingredienti che lo compongono, bilanciati nella giusta quantità, soddisfano le esigenze nutritive della specie cui è destinato. • Un mangime semplice non potrà MAI considerarsi completo. • Un mangime composto non è detto possa essere completo. La composizione chimica di un mangime può essere suddivisa nei seguenti gruppi di sostanze: Proteine, Lipidi, Carboidrati , Fibre, Sostanze minerali. Le proteine costituiscono la maggior parte della materia organica del corpo degli animali ; queste sono composte dall’associazione di 20 diversi aminoacidi, 10 dei quali detti “essenziali”: Acido aspartico, Acido glutammico, Alanina, Arginina, Cisteina, Cistina, Fenilalanina, Glicina, Idrossiprolina, Isoleucina, Istidina, Leucina, Lisina, Metionina, Prolina, Serina, Tiroxina, Treonina, Triptofano, Valina. Si tratta di elementi chiave indispensabili per la sintesi della nuova proteina; se nell’alimento manca anche un solo aminoacido essenziale, quest’ultimo non può essere sostituito da un altro, per cui la sintesi delle proteine che lo richiedono non può avvenire, con il conseguente 21 arresto della funzionalità dell’organo richiedente la proteina o della crescita. La creazione di una nuova proteina è condizionata dalla quantità dell’aminoacido essenziale che si trova in quantità minore rispetto all’esigenza dell’organismo. La mancata sintesi di una proteina, dovuta alla carenza di un aminoacido essenziale comporta l’inutilizzazione di tutti gli altri che saranno, quindi, espulsi creando inquinamento. La qualità del mangime è determinante sull'inquinamento dell'acqua. Un mangime non adatto viene digerito solo parzialmente e la parte non digerita non fa altro che inquinare l'acqua. Se per fini energetici si utilizzano le proteine, si libera ammoniaca che è un nutriente per batteri e alghe. Occorre particolare attenzione alla quota di energia non proteica. I pesci, per un’alimentaz. incompleta e affaticati dall’inquinamento deperiscono ammalandosi. Se nel mangime o nell’alimento mancano o c’è carenza anche di un solo aminoacido essenziale, compaiono specifiche patologie: se, ad esempio, manca il Trioptofano i pesci manifestano scoliosi e lordosi, se la Metionina è carente c’è aumento della mortalità neonatale e ritardo nella crescita, se manca la Lisina viene favorito l’attacco di ectoparassiti e si presentano lesioni alla pelle. In mancanza di aminoacidi essenziali si verifica comunque inquinamento e immuno depressione. Di norma il mangime per pesci ornamentali adulti contiene dal 30 al 35 % di proteine soprattutto di origine vegetale. Nel caso di larve o giovanili le percentuali possono giungere al 55% di proteine. Come regola generale va ricordato che le esigenze proteiche diminuiscono, in termini percentuali, con il progredire del ciclo di sviluppo del pesce. E’ importante considerare il valore biologico delle proteine e la biodisponibilità degli aminoacidi. Valore biologico di una proteina = rendimento di utilizzazione di quella proteina. Più è elevato, minore sarà l’inquinamento. Connessione tra proteine e grassi: le proteine ingerite non sono completamente utilizzate dai pesci per la crescita; dal 5 al 15% si perde nelle feci mentre parte degli aminoacidi assorbiti viene catabolizzata (“bruciata”) per ottenere energia; ciò avviene soprattutto nei carnivori non in grado di ben utilizzare ai fini energetici gli amidi e gli zuccheri. Questo processo genera “ scorie azotate “ costituite in prevalenza da ammoniaca, eliminata attraverso le branchie che insieme alle feci contribuisce ad elevare il carico inquinante in acquario. Recentemente si sta assistendo ad un incremento delle percentuali di grasso utilizzato nei mangimi per pesci d’acquario, soprattutto da parte di quelle aziende la cui ricerca deriva dal settore acquacoltura. In altre parole si aggiungono più grassi per risparmiare l’utilizzo delle proteine che costano di più, questo con la finalità di un migliore sfruttamento della razione alimentare ed un più elevato incremento carneo delle specie ittiche allevate. I lipidi: i grassi rappresentano un importante fattore nell’alimentazione dei pesci ornamentali, poiché costituiscono la fonte energetica subito utilizzabile o accumulabile in appositi siti corporei. A seconda della lunghezza della catena distinguiamo acidi grassi a catena corta ed a catena lunga. Gli acidi grassi che possiedono uno o più doppi legami (etilenici), conferiscono una particolare reattività e vengono denominati insaturi o polinsaturi ( P.U.F.A. ). Ogni tipo di grasso possiede un proprio punto di fusione (passaggio dallo stato solido a quello liquido), per cui differenziamo grassi ad alto punto di fusione (solidi alla temperatura ambiente) e grassi a basso punto di fusione (restano liquidi anche a basse temperature). Più è basso il punto di fusione, migliore è l’utilizzo del grasso: i più importanti sono l’acido oleico (C18:1W9), l’ac. linoleico (C18:2W6), l’ac. linolenico (C18:3W8) e l’ac. arachidonico (C20: 4W6). Si tratta di acidi grassi che sono tutti liquidi a temperatura ambiente (basso punto di fusione). La digeribilità degli acidi grassi diminuisce con l’allungamento della catena e, a parità di lunghezza, l’assorbimento intestinale aumenta con il grado di insaturazione. Ac. Grassi essenziali: i pesci non possiedono un corredo enzimatico idoneo a modificare i grassi che ingeriscono, per cui è necessario somministrare con la dieta alcuni acidi grassi mono o polinsaturi 22 della serie C18, C20 e C22, poichè risultano indispensabili alle funzioni vitali degli ospiti dell’acquario e, per questa ragione, vengono chiamati acidi grassi essenziali. I fabbisogni di acidi grassi essenziali differiscono da specie a specie ed in generale si osserva che i pesci d’acqua dolce richiedono l’Ac. Linoleico o l’Ac. Linolenico o entrambi, mentre quelli marini l’EPA e/o il DHA. La qualità di un mangime si valuta, dunque, dalla presenza abbondante di acidi grassi essenziali di facile digeribilità e soprattutto non ossidati. Contenuto di grassi nei mangimi: i mangimi appositamente formulati per i pesci d’acquario contengono dal 2,8% al 9% di grassi, la differenza è giustificata dalla destinazione del mangime. Gli avannotti, ad esempio, necessitano di tenori analitici dei grassi più elevati, minori quantità di grasso necessitano invece i pesci da fondo, i pesci vegetariani, quelli da laghetto ed i pesci specificatamente carnivori: la maggioranza, quindi, dei pesci allevati in acquario. Stesso mangime x pesci da reddito e pesci d’acquario ? Non dobbiamo confondere le esigenze energetiche ed alimentari dei pesci d’acquario con quelle dei pesci da reddito, prodotti per l’alimentazione umana, dove l’indice di conversione dei mangimi in carne risulta essere il parametro guida nella formulazione delle diete animali. In acquario l’attività motoria è modesta, la velocità di accrescimento è un parametro non richiesto, la temperatura è garantita dal termostato che riduce i dispendi di energia; i nostri beniamini sono accuditi per poter essere allevati a lungo in acquario, i loro tempi di accrescimento non scadono con la macellazione dopo alcuni mesi di vita. Utilizzando mangimi destinati ai pesci da reddito o alimenti troppo ricchi di lipidi, i pesci d’acquario accumulano progressivamente grassi, tendendo a diventare obesi compromettendo così la corretta funzionalità di svariati organi. “Mangime buono da morire” Per i pesci d’acquario e per i rettili si devono utilizzare ac. grassi con basso punto di fusione per evitare che, variando la temperatura, i depositi di grasso diventino solidi. Gli animali a sangue caldo immagazzinano acidi grassi ad alto punto di fusione, che i pesci non possono utilizzare e che quindi, si depositano nel fegato di questi ultimi. Mangimi formulati con grassi contenuti nelle carni di animali a sangue caldo e/o irranciditi, sono dannosi per i pesci poiché causano degenerazione grassa e ceroide al fegato. I grassi che derivano dalle carni degli animali a sangue caldo hanno un elevato punto di fusione, quelli che derivano dal pesce azzurro, contengono, invece, grassi a basso punto di fusione. A differenza degli animali a sangue caldo, i pesci ed i rettili devono utilizzare solo grassi a basso punto di fusione. Errori dietetici o cattive abitudini alimentari, come la somministrazione di carni derivate da animali a sangue caldo e l’eccesso proteico, sono le più frequenti cause di malessere dei pesci d’acquario e delle tartarughe. Principali cause di patologie nutrizionali: alimentazione carente come quantità, ma soprattutto come qualità (aminoacidi e acidi grassi essenziali, vitamine, minerali); errori nella conservazione del mangime (ossidazione lipidi, perdita vitamine); presenza di fattori antinutrizionali nella dieta; sovralimentazione proteica e lipidica. Sintomatologia di una alimentazione inadeguata: spesso si tratta di patologie ad andamento cronico con crescita rallentata e nanismo: inappetenza, appetito capriccioso, letargia, esoftalmo, aumento dell’incidenza di malattie infettive per minore risposta immunitaria, turbe nel comportamento, lesioni delle mucose. Il quadro anatomo-patologico mostra steatosi epatica, degenerazione lipoidea (ceroide) del fegato, versamenti addominali (ascite), anemia, iperplasia del tessuto adiposo con atrofia degli organi, occlusione intestinale, enterite con presenza di essudato catarrale nel tratto gastro-enterico che porta a diarrea mucosa biancastra. Riduzione dell’attività riproduttiva, con mancata trasmissione al sacco vitellino di nutrizionali essenziali: problemi idrostatici nelle larve (non si alzano dal fondo). 23 Bibliografia: Bibliografia disponibile presso l’autore. 24