l`homo bulla. stelle che svaniscono
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l`homo bulla. stelle che svaniscono
ITINERARIO DI INIZIAZIONE CRISTIANA PER FANCIULLI E RAGAZZI L’Ufficio catechistico della diocesi di Treviso sta rielaborando gli itinerari di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi offrendo una proposta sperimentale ad uso delle comunità. Ogni suggerimento che sacerdoti, catechisti e genitori vorranno segnalare sarà attentamente considerato nella stesura definitiva delle guide. 1. Itinerario di primo annuncio - SULLE STRADE DI GESÙ Per fanciulli di 6-7 anni 2. Itinerario battesimale verso la Riconciliazione - RINATI A VITA NUOVA Per fanciulli di 8 anni 3. Itinerario eucaristico - BEATI GLI INVITATI Per fanciulli di 9-11 anni A. Dacci sempre questo pane I anno - Dalla vita all’Eucaristia (per la preparazione alla Prima Comunione) B. La strada della felicità II anno - Dall’Eucaristia alla vita (per il cammino mistagogico) 4. Itinerario crismale - SECONDO IL SUO PROGETTO Per i preadolescenti di 11-14 anni in relazione al Sacramento della Confermazione A. Sto costruendo una cattedrale I anno – La vita come progetto alla luce di Gesù e del suo mistero B. Pietre vive della Chiesa II anno –Un progetto condiviso: il legame con la comunità cristiana C. Al soffio dello Spirito III anno – Un progetto sostenuto da Dio stesso mediante lo Spirito di Gesù Gli itinerari sono disponibili presso la portineria della Curia vescovile (Piazza Duomo, 2 – 31100 Treviso). L’Ufficio catechistico può dare informazioni e suggerimenti per procurare il materiale necessario agli incontri. Eventuali osservazioni possono essere inviate a [email protected]. La foto di copertina è di Luca Acerbis, gentilmente concessa dall’autore. 3 Beati gli invitati INDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita La strada della felicità Indice degli incontri PRESENTAZIONE .................................................................................................................................. 7 Introduzione all’itinerario .................................................................................................................... 8 PRIMA PARTE: SULLE STRADE DEL MONDO ....................................................................................... 9 Incontro introduttivo Ripartire da Emmaus ......................................................................................................................... 10 Primo incontro L’homo bulla. Stelle che svaniscono ................................................................................................. 13 Secondo incontro: genitori L’homo bulla. Scegliere la via della solidità...................................................................................... 15 Terzo incontro A proposito del gatto e della volpe .................................................................................................. 19 Quarto incontro (genitori e ragazzi) La santità. Il paradosso della beatitudine cristiana ......................................................................... 22 SECONDA PARTE: LA STRADA DEI COMANDAMENTI ...................................................................... 25 Primo incontro Una strada impegnativa: amore, via della felicità ........................................................................... 26 Secondo incontro "Ascolta Israele".Inizia il cammino: i comandamenti ...................................................................... 28 Terzo incontro (genitori) La legge che rende liberi ................................................................................................................... 31 Quarto incontro "Non avrai altro Dio all'infuori di me". Un’amicizia unica............................................................... 34 Quinto incontro "Non nominare il nome di Dio invano". Il nome rivelato ................................................................ 39 Sesto incontro Riscoprire la preghiera ...................................................................................................................... 42 Settimo incontro (genitori e ragazzi) Vivere la preghiera ............................................................................................................................ 45 5 Beati gli invitati INDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Ottavo incontro "Ricordati di santificare le feste".Lo spazio di Dio ........................................................................... 45 Nono incontro (genitori e figli) "Onora il padre e la madre".Le radici e le ali ................................................................................... 48 Decimo incontro "Non uccidere". In difesa della vita .................................................................................................. 51 Undicesimo incontro "Non commettere atti impuri". Custodire la bellezza ..................................................................... 55 Dodicesimo incontro "Non dire falsa testimonianza". La forza della verità ...................................................................... 58 Tredicesimo incontro "Non rubare" e "Non desiderare la roba d'altri". Saper riconoscere il vero tesoro ....................... 62 TERZA PARTE: LA STRADA DEL DISCEPOLO ...................................................................................... 65 Primo incontro Scendeva da Gerusalemme a Gerico ................................................................................................ 66 Secondo incontro "Vide e ne ebbe compassione".Accorgersi dei bisogni .................................................................... 70 Terzo incontro "Si fece vicino".Amici e fratelli di ogni uomo e donna .................................................................... 73 Quarto incontro "Gli fasciò le ferite versandovi olio e vino". Vicini nella malattia ................................................... 76 Quinto incontro "Quello che spenderai in più". Chiamati a consacrare la propria vita ............................................ 79 Sesto incontro "Pagherò al mio ritorno". La ricompensa di chi opera il bene ........................................................ 82 Celebrazione conclusiva (genitori e ragazzi) Vi do un comandamento nuovo ....................................................................................................... 87 APPENDICE ......................................................................................................................................... 91 6 Beati gli invitati INTRODUZIONE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Presentazione I niziare i fanciulli all’Eucaristia è molto più che prepararli alla prima Comunione. È introdurli alla vita cristiana ed ecclesiale che trova nell’Eucaristia la sua fonte e il suo culmine (Catechismo “Venite con me”, pag. 121). Con queste autorevoli parole, il catechismo indica l’esigenza di dare continuità ad un percorso di grazia che ha trovato nella partecipazione al banchetto eucaristico il grande appuntamento della vita cristiana: Beati gli invitati alla cena del Signore. Ma non c’è solo la prima Comunione: l’Eucaristia indica un cammino che parte dalla vita e alla vita restituisce, in maniera rinnovata, lungo le strade del quotidiano, in compagnia di Gesù, trasformati dal suo amore. Dopo l’incontro sacramentale è importante dunque lo sviluppo “mistagogico”, capace cioè di “condurre nel mistero” e di riconoscerlo vivo e operante nell’esistenza dei ragazzi e delle loro famiglie. L’immagine della strada che accompagna questo itinerario è significativa: essa consente di cogliere un movimento che appartiene ad ogni Eucaristia celebrata, come ci ricordano i due discepoli di Emmaus che, dopo aver riconosciuto il Signore allo spezzare del pane, se ne tornano a Gerusalemme senza indugio (cf. Lc 24,33) per testimoniare la loro esperienza. Gesù apre una strada di felicità nella quale il suo amore trasforma la vita. È la strada dei comandamenti e del comandamento nuovo di Gesù: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi (Gv 13,34). È la strada che va da Gerusalemme a Gerico, nella quale impariamo non a soccorrere il prossimo ma a “farci prossimo” (cf. Lc 10,36), come Cristo Buon Samaritano. L’itinerario è rivolto ai ragazzi, ma comprendiamo che in esso vi è la dinamica fondamentale dell’esistenza di un cristiano adulto:sarà importante il coinvolgimento della famiglia e della comunità, per ritrovare l’appello alla carità che Gesù ci rivolge e per testimoniarne la praticabilità e la bellezza. Questo percorso è l’ultimo tassello di un progetto che l’Ufficio catechistico ha realizzato tenendo conto del rinnovamento che sta interessando la catechesi dell’iniziazione cristiana in Italia. In relazione all’efficacia e all’esigenza di qualche possibile aggiustamento esso ha ancora carattere sperimentale. Per quanto riguarda invece la sua adozione, l’itinerario viene proposto con una certa autorevolezza sapendo che può corrispondere adeguatamente alle attuali esigenze della trasmissione della fede e facilitare l’azione catechistica nelle collaborazioni pastorali, suggerendo un medesimo modello e una comune metodologia. Un itinerario è frutto di un lavoro oneroso e prolungato. Vivi ringraziamenti a d. Marco Piovesanche ne ha iniziato la stesura individuando aree e modalità dei possibili approfondimenti e alla signora Francesca Negro Vincelli che ha sviluppato gli incontri, organizzandoli in termini metodologici e suggerendo le attività con creatività e precisione. Ci auguriamo che questo percorso possa aiutare i ragazzi ad accogliere significativamente il Signore nella loro vita, i genitori ad esserne testimoni credibili, le nostre comunità a indicare nelVangelo la vita buona e la speranza affidabile. Don Gerardo Giacometti Direttore dell’Ufficio Catechistico Treviso, 25 dicembre 2012, Natale del Signore, nell’Anno della fede 7 Beati gli invitati INTRODUZIONE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Introduzione all’itinerario Il percorso, sullo sfondo del catechismo “Venite con me”, di alcune pagine bibliche e dell’esigenza di approfondire il senso dell’Eucaristia ricevuta, sviluppa una proposta iniziatica mediante tre tappe. - Cercatori di stelle. Sulle strade del mondo. Dalla locanda di Emmaus i due discepoli ripartono nella notte, animati dalla luce nuova che ormai si è accesa nel loro cuore (Lc 24, 33-35). Una strada di felicità, sostenuta dalla speranza di Gesù risorto e dall’incontro che hanno vissuto con lui. La prima parte dell’itinerario, muovendo dal desiderio di felicità che i ragazzi portano nel cuore, li pone di fronte alle alternative possibili e al rischio di incamminarsi verso mete inconsistenti e illusorie. - La strada dei comandamenti. È Gesù che ci indica la strada per raggiungere la felicità che rimane per sempre. L’incontro con il dottore della legge che gli chiede che cosa fare per avere la vita eterna e l’iniziale risposta di Gesù (Lc 10,25-28) sono lo sfondo per comprendere che la vita felice è quella dei comandamenti praticati. Sono le grandi direttrici del cuore umano che Dio ha esplicitato nelle “dieci parole” consegnate a Israele. La legge è un cammino di libertà e di vita che custodisce l’alleanza con Dio, guida nel deserto e apre la felicità di ogni uomo. I ragazzi accostano i dieci comandamenti, li rileggono alla luce di Gesù e del suo vangelo, ne colgono l’implicanza con la loro realtà e imparano ad accoglierli non come peso imposto, ma come cammino di vita buona. - La strada del discepolo. Sullo sfondo della parabola del buon samaritano(Lc 10, 29-37) che segue il dialogo di Gesù con il dottore della legge, si comprende che la strada della felicità ha uno sviluppo ulteriore:il comandamento dell’amore mediante il quale il discepolo impara a farsi prossimo. È la strada che Gesù ha indicato come compimento della Legge e che egliper primo ha percorso incarnandosi, lavando i piedi ai suoi discepoli e donando la propria vita. I ragazzi sono invitati a riconoscere e ad assumere gli atteggiamenti del buon samaritano: la catechesi si fa apprendimento e apprendistato e, nella consegna finale del “comandamento dell’amore”, continua a far risuonare le parole di Gesù: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10,37). L’itinerario prevede alcuni incontri con i genitori, per considerare, in termini adulti, gli stessi contenuti proposti ai ragazzi. Vi sono anche momenti con la contemporanea presenza di genitori e ragazzi: è uno stile importante per creare occasioni di condivisione e di verifica. Trattandosi di un itinerario iniziatico è necessario che tutta la vita cristiana possa risuonare. I catechisti, con attenzione e creatività, oltre al momento didattico, sono invitati a valorizzare gli ambiti della carità e della liturgia, a partire dalle occasioni presenti nella propria comunità, chiamata a riscoprire la fede e a farne dono rinnovando la propria responsabilità educativa. 8 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita PRIMA PARTE Cercatori di stelle Sulle strade del mondo L’itinerario inizia evocando l’episodio dei discepoli di Emmaus. L’incontro con il Risorto cambia la loro vita, riorienta la direzione del cammino: tornano a Gerusalemme, per comunicare agli uomini la promessa di una felicità che va oltre la morte e dura per sempre. La vicenda dei discepoli di Emmaus è anche quella dei ragazzi che abbiamo accompagnato all’incontro con Gesù nel sacramento dell’Eucaristia; il sacramento celebrato deve ora raggiungere la vita, orientare i passi di ogni giorno perpoter camminare in una vita nuova, verso una felicità piena. La strada della felicità che Gesù ci ha indicato si snoda tra le strade del nostro tempo, strade a volte contorte, che offuscano la meta e rischiano di deviarci verso una felicità inconsistente e ingannevole, che si infrange nel nulla come una bolla di sapone. La prima parte dell’itinerario è di carattere antropologico e accompagna i ragazzi e i genitori a prendere coscienza delle “bolle di sapone” del nostro tempo, per ritrovare poi le alte misure della beatitudine, il paradosso della felicità del cristiano, che conquista la gioia piena al di là delle logiche del mondo. Con i genitori e la comunità. Ai genitoriè proposto un incontro formativo sulla necessità di educare i figli a valori consistenti, che durano per sempre, contro la tendenza del nostro tempo a puntare tutto sulla soddisfazione immediata dei propri bisogni, accontentandosi di un benessere effimero e individuale. Anche lacomunità è chiamata a collaborare, offrendo ai ragazzi alcune chiavi interpretativedella felicità; attraverso la diretta testimonianza di qualche giovanei ragazzi comprendono il rischio di perdere la strada, di andare dietro a voci che promettono e non mantengono e deviano dalla meta finale. 9 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Incontro introduttivo RIPARTIRE DA EMMAUS Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 24,13-35 - riprendono il brano dei discepoli di Emmaus e ricordano le tappe principali del cammino eucaristico percorso; - comprendono l’importanza di vivere l’eucaristia celebrata percorrendo la strada che Gesù ci indica; - intuiscono che stare con Gesù è fonte di gioia piena. Per affascinare JEAN MARIE PIROT, ARCABAS, ciclo pittorico di Torre de’ Roveri, dedicato ai Pellegrini di Emmaus (1993-1994). Il ricordo di un’esperienza vissuta. Far vedere ai ragazzi la riproduzione di due tavole di Arcabastratte dal ciclo pittorico di Emmaus (vedi Appendice, pag. 92) erievocare insieme l’episodio del Vangelo di Luca. A quale punto del racconto si collocano le due immagini proposte? Qual è lo stato d’animo dei due personaggi rappresentati? Che cosa raffigura la seconda scena? Consegnare un fumetto, invitando ciascuno a scrivere il pensiero di uno dei due personaggi; a partire da un particolare della scena che li ha maggiormente colpiti chiedere poi ai ragazzi di dare un titolo al dipinto (es.La sedia rovesciata,Una finestra spalancata…). 10 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per approfondire L’esperienza dei due discepoli nella locanda di Emmaus è la nostra stessa esperienza, vissuta ogni domenica in chiesa, intorno all’altare, dove incontriamo Gesù che ci parla attraverso le Scritture e spezza il pane per noi. Un incontro importante, al quale ci siamo preparati l’anno scorso e che a volte rischiamo di vivere frettolosamente. Alcuni particolari del dipinto ci aiutano a custodirne il senso e ci ricordano gli atteggiamenti con cui viverlo. Attraverso la tecnica dei cartelli concetto soffermarsi con i ragazzi su alcuni particolari della scena eriflettere sul loro significato. Un incontro intorno alla mensa. La tavola apparecchiata ricorda l’appuntamento attorno all’altare, la mensa alla quale Gesù ogni domenica ci invita. Gesù sceglie di restare a tavola con noi, come ha fatto con i discepoli di Emmaus: nella semplicità e nella gioia di un pranzo condiviso ci raggiunge nella quotidianità della nostra vita e ci insegna a spezzare il pane per gli altri come continua a fare per noi. Un incontro sorprendente. L’incontro con Gesù ci mette in movimento, non ci lascia impigrire distesi sul divano! La sedia rovesciata sul pavimento dice la fretta del discepolo che dopo aver visto Gesù ha lasciato la locanda velocemente, senza avere il tempo di finire il pasto e sistemare la tavola. Dice anche la sorpresa di chi si alza di scatto di fronte ad un fatto inaspettato: ogni incontro con Gesù è per noi un evento straordinario. Un incontro che apre nuove strade. Dove vanno i due discepoli? Intravediamo la meta osservando quel cielo stellato che dalla finestra spalancata illumina la locanda. I due discepoli sono diventati cercatori di stelle: il buio della loro esistenza è stato rischiarato dalla luce dell’incontro con Gesù. Da Emmaus ripartono con speranza alla ricerca di quella luce che non muore, sulla strada della felicità che Gesù ha loro indicato. Per assimilare Concludere l’incontro con il racconto Il girasoledi BRUNO FERRERO. La storia del girasole è quella di ogni discepolo, che si lascia orientare dalla luce del Signore, dalla quale trae sostegno e gioia di vita. 11 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Il girasole In un giardino ricco di fiori di ogni specie, cresceva, proprio nel centro, una pianta senza nome. Era robusta, ma sgraziata, con dei fiori stopposi e senza profumo. Per le altre piante nobili del giardipno era né più né meno una erbaccia e non le rivolgevano la parola. Ma la pianta senza nome aveva un cuore pieno di bontà e di ideali. Quando i primi raggi del sole, al mattino, arrivavano a fare il solletico alla terra e a giocherellare con le gocce di rugiada, per farle sembrare iridescenti diamanti sulle camelie, rubini e zaffiri sulle rose, le altre piante si stiracchiavano pigre. La pianta senza nome, invece, non si perdeva un solo raggio di sole. Se li beveva tutti uno dopo l’altro. Trasformava tutta la luce del sole in forza vitale, in zuccheri, in linfa. Tanto che, dopo un po’, il suo fusto che prima era rachitico e debole, era diventato uno stupendo fusto robusto, diritto, alto più di due metri. Le piante del giardino cominciarono a considerarlo con rispetto, e anche con un po’ d’invidia. «Quello spilungone è un po’ matto», bisbigliavano dalie e margherite. La pianta senza nome non ci badava. Aveva un progetto. Se il sole si muoveva nel cielo, lei l’avrebbe seguito per non abbandonarlo un istante. Non poteva certo sradicarsi dalla terra, ma poteva costringere il suo fusto a girare all’unisono con il sole. Così non si sarebbero lasciati mai. Le prime ad accorgersene furono le ortensie che, come tutti sanno, sono pettegole e comari. «Si è innamorato del sole», cominciarono a propagare ai quattro venti. «Lo spilungone è innamorato del sole», dicevano ridacchiando i tulipani. «Ooooh, com’è romantico!», sussurravano pudicamente le viole mammole. La meraviglia toccò il culmine quando in cima al fusto della pianta senza nome sbocciò un magnifico fiore che assomigliava in modo straordinario proprio al sole. Era grande, tondo, con una raggiera di petali gialli, di un bel giallo dorato, caldo, bonario. E quel faccione, secondo la sua abitudine, continuava a seguire il sole, nella sua camminata per il cielo. Così i garofani gli misero nome «girasole». Glielo misero per prenderlo in giro, ma piacque a tutti, compreso il diretto interessato. Da quel momento, quando qualcuno gli chiedeva il nome, rispondeva orgoglioso: «Mi chiamo Girasole». Rose, ortensie e dalie non cessavano però di bisbigliare su quella che, secondo loro, era una stranezza che nascondeva troppo orgoglio o, peggio, qualche sentimento molto disordinato. Furono le bocche di leone, i fiori più coraggiosi del giardino, a rivolgere direttamente la parola al girasole. «Perché guardi sempre in aria? Perché non ci degni di uno sguardo? Eppure siamo piante, come te», gridarono le bocche di leone per farsi sentire. «Amici», rispose il girasole, «sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita e non posso staccare gli occhi da lui. Lo seguo nel suo cammino. Lo amo tanto che sento già di assomigliargli un po’. Che ci volete fare? Il sole è la mia vita e io vivo per lui…». Come tutti i buoni, il girasole parlava forte e l’udirono tutti i fiori del giardino. E in fondo al loro piccolo, profumato cuore, sentirono una grande ammirazione per «l’innamorato del sole». 12 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Primo incontro L’HOMO BULLA. STELLE CHE SVANISCONO Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Salmo 1 - si pongono di fronte al loro desiderio di felicità; - prendono atto che la vita ci conduce a volte verso esperienze di felicità promettenti che poi si rivelano inconsistenti; - intuiscono l’importanza di restare radicati a Gesù. Per affascinare Iniziare l’incontro con un gara di bolle di sapone; vince tra i ragazzi chi riesce a fare la bolla più grande o quella che vola più in alto. Il gioco della bolle di sapone ha appassionato bambini e ragazzi di ogni tempo. Che cosa ha di attraente? Confronto in gruppo; invitare i ragazzi ad osservare i riflessi presenti all’interno delle bolle: l’impressione è che contengano il cielo ma progressivamente, man mano che si alzano da terra, si rivelano inconsistenti e si dissolvono senza lasciare traccia. Per approfondire Proprio per questa loro caratteristica le bolle di sapone sono diventate anche l’immagine di vanità, di una felicità che sembra promettente ma poi si rivela illusoria. Nella pittura c’è un particolare soggetto chiamatol’homo bulla: l’autore non dipinge solo un gioco ma la condizione dell’uomo, che medita sulla fragilità della sua vita. L’uomo si sente come una bolla, inizialmente piena di sogni e di riflessi di cielo ma che poi si dissolve nel nulla. Anche noi a volte rischiamo di diventare uomini bolla; ci succede quando dimentichiamo di tenere lo sguardo alto, rivolto a quel cielo stellato che illumina la nostra vita e ci accontentiamo di pallidi e inconsistenti riflessi di cielo. 13 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Smascheriamo i desideri-bolla Il catechista richiama alcune bolle di sapone del nostro tempo, che affascinano i ragazzi e rischiano di diventare per loro degli idoli. Trarre esempi concreti a partire dagli oggetti, dalle canzoni, dagli spettacoli che riempiono le loro giornate. LO SAPEVI? Alcuni esempi: La parola DESIDERIO deriva dal latino DE-SIDERIBUS e significa: proveniente dalle stelle. La bolla dell’immagine: l’importante è essere belli e apprezzati dagli altri. Il desiderio dominante è il vestito nuovo, la dieta e i muscoli… Investo tempo, soldi e energia per piacere agli altri senza preoccuparmi di piacere a me stesso. I desideri veri, che portano la felicità che dura nel tempo sono quelli che provengono dall’alto! La bolla dell’essere primi: quello che conta nella vita è vincere sempre, durante una partita o una gara sportiva, oppure prendendo a scuola il voto più alto di tutta la classe. Non importa ciò che si riesce a conquistare ma solamente l’aver vinto e l’essere migliori degli altri. Con il rischio di trovarsi poi soli! La bolla del possesso: per essere felici bisogna avere l’ultimo modello di cellulare o la PlayStation, la wii e i video giochi più gettonati. C’è sempre qualche cosa che ci manca e rischiamo di non essere mai soddisfatti. La bolla del benessere: per essere felici l’importante è non fare fatica, rilassarsi davanti alla televisione, distesi sul divano, possibilmente con il frigorifero pieno e a disposizione. A pranzo e a cena non deve mancare nulla e a colazione guai se non ci sono i cereali con le palline al cacao. La pancia piena però può diventare una zavorra, che ci impedisce di guardare verso l’alto. Per assimilare Salmo 1 Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. Concludere l’incontro con un momento di preghiera, per chiedere al Signore di aiutarci a percorrere la strada che porta alla vera felicità. Proporre la lettura del Salmo delle due vie; chi percorre la via del Signore è come un albero piantato lungo il fiume, che non appassisce ma porta sempre frutto. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell’assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina. 14 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Secondo incontro (genitori) L’HOMO BULLA. SCEGLIERE LA VIA DELLA SOLIDITÀ Obiettivi Leggi nella Bibbia I genitori: Luca 6,47-48 - prendono atto del carattere effimero e illusorio di proposte che il mondo presenta come irrinunciabili e che interessano la vita degli adulti e quella dei ragazzi; - si soffermano sulle “bolle di sapone” che caratterizzano gli ambiti di vita dei pre-adolescenti; - individuano alcune prospettive per educare alla solidità. Per affascinare lniziare l’incontro mostrando ai genitori il dipinto di JAN BRUEGEL, Allegoria della fugacità della vita umana(vedi Appendice, pag. 93); presentare rapidamente il tema dell’opera, che torna spesso nella pittura del XVII secolo. La torcia e il braciere: simbolo del bruciarsi dell’esistenza Immagine del Redentore: indica la vera meta della vita dell’uomo Homo bulla Il gioco d’azzardo fa riferimento all’inconsistenza dei piaceri terreni Pavone: associato alla superbia e alla vanità Oggetti preziosi: richiamo alla vanità della ricchezza esteriore 15 Scena del banchetto: riferimento ai peccati di gola Strumenti musicali: motivo ricorrente nelle allegorie settecentesche sulla Vanitas Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Motivo centrale è quello dell’homo bulla, rappresentato dall’angioletto che fa le bolle di sapone, allegoria dell’esistenza umana destinata a svanire come una bolla. Osservare alcuni particolari, con i quali il pittore mette in evidenzia la vanità delle cose terrene. La sensibilità seicentesca poneva in queste categorie la vanità della vita umana; sono legate esclusivamente ai piaceri della vita fisica, cui viene contrapposta la spiritualità. E secondo le nostre categorie, quali sono le bolle in cui rischia di dissolversi la vita dell’uomo di oggi, dell’adulto e dei ragazzi? Dividere i genitori in gruppo e chiedere di dare un nome alle bolle. Condividere brevemente in assemblea le bolle evidenziate; ognuno ne nomini una, quella che ritiene più significativa. L’obiettivo non è quello di discutere sulle bolle emerse ma semplicemente di prenderne atto. Per approfondire Le bolle dei nostri ragazzi. Ci siamo posti di fronte alle bolle del nostro tempo, alla vanità delle suggestioni che il mondo ci offre. Soffermiamo ora lo sguardo sulle bolle che investono il mondo degli adolescenti, in cui i nostri ragazzi stanno per entrare. 16 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita - Un desiderio di cielo. I ragazzi non si accontentano di sopravvivere ma vogliono entrare nella scena del mondo pienamente realizzati. I desideri che li muovono puntano in alto: pensiamo al desiderio di comunicare nell’universo globale e di stabilire tutti i possibili contatti, di essere al passo con il loro tempo, preparati a sostenere la sfida di un mondo che punta tutto sull’immagine, la voglia di uscire dall’anonimato e di avere successo in qualche campo. - Desideri tarpati dalla paura della fatica. Eppure c’è una legge che regna sovrana: la legge del minimo sforzo. Il tutto si deve ottenere senza troppa fatica, il più delle volte semplicemente schiacciando un bottone del telecomando o del cellulare. Ed ecco le riduzione, gli sconti sui grandi sogni. 1. Una comunicazione ridotta a SMS o a contatti su Face-book. 2. Una ricerca di apparire, fondata esclusivamente sullo sfoggio di vestiti alla moda, cellulari all’ultimo grido, vacanze di un certo tipo. 3. Un facile successo, ottenuto attraverso le scorciatoie del disimpegno. Ti realizzi se segui il modello della ragazza o del ragazzo dei programmi di MTV; lo studio, l’impegno diventano una logica perdente rispetto all’immediato successo. L’incontro può essere affidato ad un esperto, che presenti ai genitori uno spaccato del mondo pre-adolescenziale, mettendo in evidenza il significato di alcuni atteggiamenti diffusi tra i ragazzi e i rischi che ne derivano. È opportuno far riferimento a programmi televisivi, canzoni, linguaggi che entrano con prepotenza nella vita dei ragazzi e non sono sempre innocui. Per assimilare Come aiutiamo i nostri ragazzi a costruire una vita solida? Uno spunto interessante ci è dato da questa intervista rilasciata da due coniugi in occasione del ritrovo a Milano delle famiglie nell’estate del 2012. Il contesto della crisi economica può anche essere un’opportunità per riscoprire ciò che è veramente importante nella vita di una famiglia e per educare i ragazzi ad assumere nuovi stili di vita. Se il numero lo permette dividere i genitori in due gruppi e dare a ciascuno una parte dell’intervista. Francesca Dossi e Alfonso Colzani sono sposati da 25 anni, hanno quattro figli e sono i responsabili del Servizio per la Famiglia della Diocesi di Milano. “Una persona riesce a star bene sul lavoro perché ha vissuto del tempo in famiglia ed è libera dalla sensazione di essere al lavoro, ma di dover essere anche altrove, a casa” famiglie disperate, chi ha perso il lavoro, chi lavora in un’azienda economicamente indebolita e con brutte prospettive per il futuro, chi ha molti debiti in scadenza. Anche nel nostro piccolo vediamo che la crisi economica crea un problema in più alle famiglie, spesso sono problemi letali. Ma torno al discorso precedente. Nella misura in cui una persona trova una sua serenità, anche altrove, certamente i problemi rimangono, ma sono meno pesanti e meno distruttivi. In Diocesi vediamo anche che la comunità può dare un piccolo aiuto di vicinanza umana ed economica come si è concretizzato proprio con il Fondo Famiglia Lavoro» D. La crisi economica in molte situazioni ha portato a veri squilibri di convivialità in famiglia. In alcuni casi si sono drammaticamente sfasciate. Anche nella vostra esperienza avete verificato queste situazioni a volte drammatiche? (Alfonso) «Negli ultimi due anni sono arrivate al nostro Servizio per la famiglia molte e-mail di 17 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita D. Per voi è importante il fatto che una coppia abbia sviluppato una reciproca solidarietà al fine di affrontare insieme i problemi economici? (Francesca) «La crisi può essere l’occasione per mettere a fuoco gli stili di vita in famiglia. Per esempio osservavo il comportamento attuale dei nostri figli, sono meno pretenziosi, più attenti a capire il costo di una fatica consumata, chiedono il permesso di poter fare determinate cose. Credo che questo sia un guadagno! Anche perché non sappiamo se la prossima generazione potrà garantire ai propri figli un livello di vita paragonabile all’attuale, forse anche loro vivono un ridimensionamento che li farà essere più sereni e propositivi con i loro stessi figli. Comunque vediamo diffondersi anche un’attenzione per chi sta veramente nel bisogno» (Alfonso) «La crisi può essere un’occasione di saggezza! In tal senso mi viene alla mente il Salmo che dice «l’uomo nell’abbondanza non comprende è come un animale che perisce». In un certo senso il lato buono della crisi potrebbe essere quello di sviluppare l’aspetto sapienziale della vita che ti porta a porre l’attenzione sulle cose importanti. Con i nostri figli c’è una preoccupazione educativa perché rischiano di avere una percezione scorretta della realtà. In un momento di benessere sembra che tutto sia dovuto o possibile senza tener conto dei costi ecologici, di giustizia tra paesi del Nord e Sud del pianeta. Questa è un’occasione, come ha ribadito il card. Dionigi Tettamanzi, per rivedere i nostri stili di vita ispirandosi alla sobrietà congiunta alla solidarietà». (Francesca) «E’ ovvio che in famiglia portiamo un po’ tutto noi stessi, i nostri problemi e frustrazioni. Quando il problema è grosso, come la mancanza di lavoro, in famiglia arriva l’inevitabile contraccolpo. Ma se la famiglia è un po’ allenata ad una forma di solidarietà o proiettata in alto – tu vali non solo perché lavori, ma perché sei mio marito, mia moglie, sei mio padre e mia madre – questo modo di pensare e vivere l’identità aiuta a non soccombere! Ricordo volentieri un’esperienza dove il padre ha perso il lavoro, ma la famiglia ha reagito con solidarietà. Il figlio ha lavorato per un certo periodo diventando l’unico veicolo di un’entrata economica per tutta la famiglia. Questo esempio non è certamente disperato ma ha permesso al padre di vivere un certo equilibrio esistenziale senza perdere la propria stima» (Alfonso) «E’ vero che la crisi economica può trasformarsi in crisi per le famiglie, ma la crisi mette in evidenza aspetti di debolezza che erano presenti in precedenza. Dico questo senza giudicare nessuno. Vediamo che se queste fragilità sono presenti già nei momenti di “vacche grasse” esplodono poi nei momenti acuti di “vacche magre”» D. Per paradosso la crisi economica potrebbe trasformarsi in opportunità per riscoprire o costruire una solidarietà positiva in famiglia? Lasciare libera la condivisione e la discussione in gruppo; in assemblea ogni gruppo riporti due frasi sintesi: Ci sembra importante… Preghiamo Concludere l’incontro con il brano della casa sulla roccia, Luca 6, 47-48. Ci piacerebbe… Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 18 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Terzo incontro A PROPOSITO DEL GATTO E DELLA VOLPE Obiettivi I ragazzi: - si pongono di fronte alla presenza di persuasori occulti, figure accattivanti che inducono ad abbandonare la strada giusta per seguire una via senza meta; - comprendono l’importanza di ritrovare la strada, seguendo le tracce della felicità presenti intorno a noi. A differenza dell’incontro precedente, in cui l’attenzione era posta sulla destinazione scorretta del desiderio (la bolla di sapone), qui insistiamo sulla modalità con cui si può essere persuasi a seguire una falsa pista. Per affascinare Ascoltare o cantare con i ragazzi la canzone di EDOARDO BENNATO, Il gatto e la volpe.Distribuire ai ragazzi il testo, perché possano seguire attentamente le parole. Quanta fretta, ma dove corri; dove vai se ci ascolti per un momento, capirai, lui e il gatto, ed io la volpe, stiamo in società di noi ti puoi fidare… e noi faremo di te un divo da hit parade!... Non vedi che è un vero affare non perdere l’occasione se no poi te ne pentirai non capita tutti i giorni di avere due consulenti due impresari, che si fanno in quattro per te!... Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guai i migliori in questo campo, siamo noi è una ditta specializzata, fa’ un contratto e vedraiche non ti pentirai… Noi scopriamo talenti e non sbagliamo mai noi sapremo sfruttare le tue qualità dacci solo quattro monete e ti iscriviamo al concorso per la celebrità!... Quanta fretta, ma dove corri; dove vai che fortuna che hai avuto ad incontrare noi lui è il gatto, ed io la volpe, stiamo in società di noi ti puoi fidare!....di noi ti puoi fidar! Non vedi che è un vero affare non perdere l’occasione se no poi te ne pentirai non capita tutti i giorni di avere due consulenti due impresari, che si fanno in quattro per te!... Avanti, non perder tempo, firma qua è un normale contratto è una formalità tu ci cedi tutti i diritti 19 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Mi colpisce … Chiedere ai ragazzi di trascrivere le parole che li hanno maggiormente colpiti e di attualizzare il testo della canzone, raccontando che cosa fa venire loro in mente l’incontro tra il gatto e la volpe e Pinocchio (può essere un episodio della loro vita, un Mi fa venire personaggio che hanno conosciuto…). in mente … Per approfondire Ti racconto del gatto e della volpe. Come si muovono il gatto e la volpe negli spazi della nostra vita quotidiana? Invitare all’incontro un testimone che abbia effettivamente incontrato un gatto o una volpe e possa raccontare ai ragazzi le dinamiche con cui facilmente si cade tra le mani di persuasori occulti. Può essere semplicemente la testimonianza di un giovane animatore, disponibile a raccontare un periodo della sua vita in cui le scelte importanti dello studio e degli affetti sono state condizionate da devianti consigli di falsi amici. Per assimilare Alla ricerca dei frammenti della felicità. A volte gli incontri e le vicende della vita ci conducono fuori strada; abbiamo la sensazione di esserci allontanati dalla felicità vera, quella che come le stelle nel cielo dà luce alla nostra esistenza. È la felicità che Gesù ci ha promesso. Ci poniamo alla ricerca delle tracce della felicità che ci riportino sulla strada giusta; invitiamo i ragazzi a cercare nella loro comunità qualche frammento di autentica felicità. Stiamo cercando frammenti di felicità. Puoi aiutarci? Nella mia vita sono stato felice Frammenti di felicità in parrocchia Darsi appuntamento sul sagrato della chiesa e chiedere ad alcuni parrocchiani di rispondere alla domanda contenuta in una busta chiusa e lasciarla poi in canonica durante la settimana. quando… 20 Beati gli invitati Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Giochiamo! Ricercare nello schema le parole riportate nel riquadro e chiedere ai ragazzi quali siano attinenti con la loro idea di felicità. Discussione in gruppo. AIUTARE FELICITA’ ALLEGRIA GIOCARE AMICI GIOIA AMORE INSIEME ASCOLTO VERITA’ ATTENZIONE MOLTO CRESCERE PACE DIO PARLARE ENTUSIASMO SOLIDARIETA’ SORRISO LIBERTA’ Mi rendono felice E N T U S I A S M O O A D V A S C O L T O N N T A T R E B I L R L A E T A T I C I L E F T E R E O E N A R S G I O I A N S I R G D U S I E P T O E R V E E O R I A I U M I T I L M C T U I Z I O Non mi rendono felice 21 R E M I C N O N I I A N O S A O E L D I P D A A R R L I A E R T E A E M O O E R E C S E R C O E Proposta ritiro ragazzi e genitori Quarto incontro – genitori e ragazzi LA SANTITÀ. IL PARADOSSO DELLA BEATITUDINE CRISTIANA L’incontro non è necessariamente collegato al precedente e va collocato nella programmazione tenendo conto dell’anno liturgico, in prossimità della festa di Tutti i Santi: a partire dal vangelo delle beatitudini i ragazzi accostano il paradosso della felicità cristiana, che non segue i criteri di questo mondo ma le alte misure dell’amore di Gesù. Prima di percorrere le strade dei comandamenti che ci guidano alla felicità piena ci poniamo in ascolto di chi ci ha preceduto su questo cammino e testimonia la praticabilità della pagina evangelica. Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Matteo 5, 1-12 - si pongono di fronte ad una felicità che risponde a criteri differenti rispetto a quelli del mondo; - accostano il testo delle Beatitudini come promessa e garanzia di gioia piena a partire dalla vita in questo mondo; - conoscono la vita di alcuni santi, icona della beatitudine cristiana. Nel catechismo - Venite con me, pag. 76-77; - La verità vi farà liberi, n. 852-865. Per affascinare Iniziare l’incontro proiettando il corto metraggio Il circo della farfalla, interpretato da Nick Vujicic nel ruolo di Will, l’uomo senza arti, nel film ma anche nella vita. Il signor Méndez, proprietario di un circo, si ferma casualmente in un luna park e visita il padiglione delle mostruosità umane, fra le quali c’è anche Will, l’uomo senza arti, “una perversione della natura, un uomo – se così lo si può chiamare – a cui Dio stesso ha voltato le spalle!”. L’incontro con Méndez cambia la vita di Will: viene assunto nel suo circo, dove va in scena un altro tipo di spettacolo, che non mette in mostra le imperfezioni di un uomo. Gli artisti di Mendez sono donne e uomini emarginati dal mondo, segnati da tristi storie; sono diventati contorsionisti, giocolieri, acrobati, scoprendo impensate abilità e ritrovando nel circo di Mendez la loro dignità. Lo stesso succederà anche a Will, che diventerà la stella dello spettacolo, lanciandosi da incredibile altezza in una piccola piscina d’acqua. Negli applausi calorosi del pubblico Will ritrova la pienezza della sua vita e diventa possibilità di riscatto anche per altri. 22 Proposta ritiro ragazzi e genitori Soffermarsi su due aspetti che cambiano completamente la vita di Will: la scoperta del valore assoluto dell’essere uomo, al di là delle condizioni limitanti della sua esistenza, e la sua possibilità di aiutare qualcuno, il piccolo storpio che grazie a lui ritrova la gioia di vivere. Mi ha colpito… Will alla fine del film è felice perchè… Per approfondire Come può essere felice un uomo a cui è stata negata la possibilità di avere braccia e gambe? Eppure Nick va in giro per l’America per incontrare milioni di ragazzi, ai quali ricorda che la vita è bella e vale sempre la pena di essere vissuta. La sua felicità disorienta e sembra paradossale ma ci aiuta a comprendere il senso della beatitudine cristiana: il cristiano è felice anche in quelle circostanze apparentemente lontane e incompatibili con ogni forma di Beatitudine. Il I novembre la Chiesa ricorda la festa di Tutti i Santi, quei cristiani che hanno creduto alla promessa da Gesù e con la loro vita hanno scritto una pagina di beatitudine evangelica. A partire dal brano di Matteo 5,1-12 cerchiamo di ricostruire l’identikit del santo. Mt 5,1 Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 23 Proposta ritiro ragazzi e genitori 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Attraverso la tecnica dei cartelli-concetto il catechista, a partire dal brano del vangelo, presenta ai ragazzi e ai genitori tre caratteristiche della beatitudine, che ritiene in sintonia con i ragazzi del suo gruppo. È beato chi … È beato chi … È beato chi … Per assimilare Il ragazzo delle otto beatitudini. È Pier Giorgio Frassati, così definito da Giovanni Paolo II che lo proclamò Beato il 20 maggio del 1990. Presentare la sua vita e chiedere a genitori e ragazzi di riprenderla nel lavoro di gruppo, facendo emergere la pagina del Vangelo che essa rievoca e i comportamenti che ci suggerisce. Sei bigotto? PIERGIORGIO FRASSATI No, sono La vita di Pier Giorgio era quella di un ragazzo rimasto normale, uno studente universitario normale, un giovane cristiano. cristiano normale. Ma questa normalità non ha nulla a che fare con la mediocrità. Perché della quotidianità Pier Giorgio sapeva vivere, spesso in maniera eroica, anche i dettagli più piccoli e apparentemente insignificanti Era un giovane che amava scalare le vette e non solo delle montagne. Era esigente con se stesso, si poneva traguardi alti e difficili, era sempre pieno di entusiasmo, di passione e di interesse: voleva vivere, non “vivacchiare”. Centro della sua vita era l’eucaristia quotidiana: ”Gesù nella santa comunione mi fa visita ogni mattina, io gliela rendo con i miei poveri mezzi visitando i poveri.” Nonostante le ricchezze della famiglia, Pier Giorgio era spesso al verde perché i genitori non gli lasciavano mai più denaro del necessario e spesso i soldi che mettevano a sua disposizione venivano da lui generosamente donati per le opere di carità. Non di rado gli amici lo vedevano tornare a casa a piedi perché aveva dato a qualche povero i soldi che avrebbe dovuto utilizzare per il tram. Era però contento di fare parte della Società di San Vincenzo De Paoli, di aiutare i poveri entrando nelle loro case sporche e maleodoranti. “Aiutare i bisognosi” rispose un giorno alla sorella Luciana “è aiutare Gesù”. In famiglia non comprendevano appieno chi fosse veramente Pier Giorgio. Piergiorgio muore improvvisamente di poliomelite fulminante all’età di 24 anni. Ai suoi funerali accorrono amici, personalità e soprattutto tantissimi poveri. Per la prima volta i suoi familiari capiscono, vedendolo tanto amato, dove e come era vissuto Pier Giorgio Frassati. Un messaggio … Una pagina di Vangelo … 24 Un gesto per la vita … Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita SECONDA PARTE Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? La strada dei comandamenti La domanda dello scriba è presente nel cuore di ogni uomo: che cosa posso fare per raggiungere una felicità che duri per sempre? A queste parole Gesù risponde con un’altra domanda: conosci la legge? È una domanda che ci interpella anche oggi e che fa da sfondo alla seconda parte dell’itinerario: i ragazzi sono accompagnati alla riscoperta dei dieci comandamenti, alla conoscenza della legge consegnata da Dio a Mosè per comprenderla e declinarla nella loro vita di ogni giorno. Il Decalogo viene presentato secondo una prospettiva neotestamentaria, tenendo conto della rilettura che ne ha fatto Gesù e che l’evangelista Matteo ci presenta nel discorso della montagna. Gesù porta a compimento la legge, interiorizza e radicalizza i comandamenti, contrapponendosi al formalismo dei farisei, che limitavano la legge ad una semplice esecuzione di precetti. Il comandamento, espresso nella forma di divieto o di esortazione, garantisce il minimo, la soglia al di sotto della quale non è possibile instaurare una relazione con Dio e con il prossimo. A partire dal minimo apriamoprospettive ulteriori, perché il comandamento possa diventare un’inclinazione del cuore e riscoprire il suo valore originario, quello delle dieci parole di vita, donate da Dio al popolo di Israele per custodire per sempre l’esperienza di liberazione e l’alleanza stipulata sul monte Sinai. Ai genitori viene proposto un incontro formativo sul senso della legge nell’esperienza educativa; insieme ai ragazzi accostano il IV comandamento e li aiutano a comprenderne il significato, attraverso la loro testimonianza di vita. Nell’approfondimento della prima tavola della legge viene dato spazio anche alla preghiera personale e comunitaria; vengono offerte alcune chiavi di comprensione di questa importante forma di vita del cristiano, suggerendo a ragazzi e genitori concrete esperienze di dialogo con il Signore. 25 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Primo incontro UNA STRADA IMPEGNATIVA: AMORE, VIA DELLA FELICITÀ Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 10, 23-37 - a partire dalle esperienze di felicità comprendono che c’è un legame tra l’essere felici e rendere felici gli altri; - accostano la parabola del Buon Samaritano come strada che porta alla felicità; - comprendono che quella è la strada che Gesù indica a ciascuno di noi. Nel catechismo Venite con me, pag. 70 Per affascinare Sono stato felice quando … A partire dai frammenti di felicità. Il momento iniziale dell’incontro è dedicato alla lettura dei frammenti raccolti; leggere e problematizzare insieme ai ragazzi: quali tra questi frammenti custodiscono una felicità vera, che rimane per sempre? Aiutare i ragazzi a cogliere lo stretto legame esistente tra l’essere felici e il rendere felici gli altri. Per approfondire Ogni uomo desidera essere felice; anche Gesù incontra lungo le strade della Galilea un uomo assetato di felicità. Ascoltiamo. Leggere il brano del Samaritano in Lc 10,23-37. Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 26 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”. Parliamone! E per Gesù, che cos’è la felicità? Chiedere ai ragazzi di rintracciare nel brano del vangelo un’espressione collegata alla felicità e condividerla in gruppo. Far emergere la novità che Gesù porta: la felicità dell’uomo sta nel dono della vita, nell’attenzione al prossimo, nell’amore che sa perdere per guadagnare. I comandamenti vanno letti in questa prospettiva: indicazioni di vita per “concretizzare l’amore”. Per il catechista In questo incontro non ci soffermiamo sulla spiegazione della parabola, che sarà approfondita nella terza parte dell’itinerario. Ci limitiamo alla domanda dello scriba: «Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. È la domanda che introduce il cammino alla ricerca della felicità, lungo le due strade che Gesù stesso ci indica. Per assimilare La strada della felicità. Il catechista appende un cartellone con disegnata una strada: è la strada che quest’anno cercheremo di conoscere, scoprendo man mano i passi da percorrere, i gesti concreti che Gesù ci indica per raggiungere la felicità piena, quella che dura per sempre. I comandamenti vanno letti in questa prospettiva: indicazioni di vita per “concretizzare l’amore”. I vari passi, corrispondenti all’attualizzazione del comandamento, possono essere scritti su delle impronte di piedi da collocare sul cartellone a mano a mano che il percorso avanza. Aiuteremo a focalizzare anche la progressione del cammino. Rendi felice l’altro 27 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Secondo incontro “Ascolta Israele” INIZIA IL CAMMINO: I COMANDAMENTI Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,1-24 - collocano nella storia dell’alleanza tra Dio e il popolo di Israele la consegna delle tavole della legge; - intuiscono l’esperienza liberante dei comandamenti, consegnati non come legge costrittiva ma come strada di gioia; - leggono il testo del Deuteronomio e ne ricavano i dieci comandamenti; - intuiscono l’attualità delle parole della legge consegnate sul monte Sinai. Nel catechismo - Venite con me, pag.78; - CCC: n. 2056-2063; - La verità vi farà liberi, n. 880-890. Appunti per il catechista Cronologicamente possiamo far risalire la consegna dei dieci comandamenti attorno al 1220 a.C. La tradizione indica tre diversi luoghi del Sinai: il “gebel Musa” (monte di Mosè), il “gebelQaterin” (con il monastero di santa Caterina) e il “gebelSerbal” (con iscrizioni del II e II sec. d.C.). Il Sinai tuttavia, designa sia una montagna che l’intera penisola che separa l’Africa dall’Asia e il Mediterraneo dal mar Rosso tra l’Egitto e Canaan. Il termine Decalogo è un’espressione greca che significa le dieci parole (deka-dieci; logos-parole). Sono le parole che Dio ha consegnato a Mosè per custodire per sempre l’alleanza sancita sul monte Sinai. Sono parole di vita: si tratta di un dono, non di un’imposizione impartita dall’alto: per comprendere i dieci comandamenti bisogna sempre collocarli nel contesto della liberazione dalla schiavitù nel quale Dio li ha consegnati al suo popolo. L’uso del tempo futuro ci fa intuire che non si tratta di obblighi ma di atteggiamenti da mantenere, perché l’esperienza liberante vissuta nella stipulazione dell’Alleanza possa durare per sempre. I comandamenti inoltre non sono qualcosa di estraneo alla chiamata di Gesù: messi in relazione alla promessa delle beatitudini sono la via stretta che conduce alla gioia e alla vita vera che Gesù stesso per primo ha percorso. Nel vari comandamenti sarà importante far cogliere ai ragazzi che essi custodiscono una promessa, una prospettiva di bontà e collegarli alla vita stessa di Gesù che per primo, da buon Israelita, li ha fatti diventare la “sua regola di vita”, portandoli a compimento nel mistero pasquale. Può essere utile Suggeriamo il video prodotto dalla San Paolo in collaborazione con il gruppo ALCUNI, che riporta dei veloci video introduttivi ai comandamenti. 28 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per affascinare Liberati per rimanere liberi.Collocare la consegna dei dieci comandamenti nella storia del popolo di Israele. Può essere utile proiettare l’ultima parte del Principe d’Egitto (disponibile in DVD o visibile suYoutube– Principe d’Egitto 11); gli Ebrei passano attraverso il Mar Rosso e sperimentano la potenza di un Dio che li libera dalla schiavitù. In questo contesto di gioia e di gratitudine per la libertà ritrovata il popolo vede Mosè scendere dal monte con in mano due tavole di pietra. Che cosa è scritto su quelle tavole? Che cosa è successo sul monte tra Mosè e JHWH? Per approfondire Il catechista ascolta le ipotesi dei ragazzi e propone poi la lettura del passo del libro del Deuteronomio 5,1-24. Mosè convocò tutto Israele e disse loro: “Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un’alleanza sull’Oreb. (…) Il Signore non ha stabilito quest’alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi. Il Signore sul monte vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia, mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile. Non avrai altri dèi di fronte a me.Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai.Non commetterai adulterio. Non ruberai.Non pronuncerai testimonianza menzognera contro il tuo prossimo. 29 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”. Sul monte il Signore disse, con voce possente, queste parole a tutta la vostra assemblea, in mezzo al fuoco, alla nube e all’oscurità. Non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede. Quando udiste la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a mee dissero: “Ecco, il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo restare vivo. Quali sono le dieci parole che Dio ha consegnato a Mosè? Recuperarle insieme ai ragazzi attraverso una lettura attenta del testo e scriverle su due sassi piatti o lastre di pietra (si possono trovare presso qualche impresa edile o simili) realizzando le tavole dell’alleanza. Il catechista faccia notare ai ragazzi il diverso contenuto delle due tavole: la prima contiene le prime tre parole che riguardano il rapporto con Dio, la seconda quelle che riguardano il rapporto con gli altri. Per assimilare Quale comandamento? Collega con una freccia la situazione con il/i comandamenti attinenti. 1. Non avrai altro Dio all’infuori di me 2. Non nominare il nome di Dio invano 3. Ricordati di santificare le feste 4. Onora il padre e la madre 5. Non uccidere 6. Non commettere atti impuri 7. Non rubare 8. Non dire falsa testimonianza 9. Non desiderare la donna d’altri 10.Non desiderare la roba d’altri Marco sta per tirare in porta e invoca Dio perché lo aiuti a segnare un goal. Giorgia si intrattiene con le amiche fuori dalla scuola e non si accorge che è passata l’ora del pranzo. Anna vede al centro commerciale gli orecchini che desidera da tempo e si guarda intorno per capire se c’è una telecamera. Quando sente la mamma entrare in casa Sandro spegne immediatamente il computer perché stava visitando un sito vietato. Vittoria parla male di Alessia per fare bella figura con le amiche. Davide e Marco escono di casa dicendo di andare a Messa ma vedono gli amici al parco e si fermano con loro a giocare tutta la mattina. Per Paolo l’unica cosa che conta nella vita è avere tanti soldi. Gioia non ha il coraggio di dire che è stata in discoteca e entra in casa di nascosto senza farsi scoprire dai genitori. Franco vede appoggiato sul mobile dell’ingresso il portafogli del papà e prende dieci euro per pagarsi la festa con gli amici. 30 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Terzo incontro (genitori) LA LEGGE CHE RENDE LIBERI Obiettivi Leggi nella Bibbia I genitori: - Esodo 14,22-26; - Deuteronomio 5,5-6; - Deuteronomio 32,45-47. - accostano l’episodio biblico dell’esodo come paradigma di una legge liberante e riflettono sulle prospettive che essa dischiude in relazione ai loro figli; - si confrontano sui no che fanno crescere, individuando ambiti e modalità per un intervento educativo efficace. Nel catechismo La verità vi farà liberi, n. 154-159 Per affascinare Iniziare l’incontro proponendo ai genitori una pagina della cronaca locale. Mamma trova marijuana in camera e denuncia il figlio La madre di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, ha trovato la sostanza sulla scrivania del figlio 16enne e ha chiamato i Carabinieri: il ragazzo è stato denunciato di Redazione 26/03/2012 Una mamma veneta ha davvero poco da invidiare ai detective.Di più, è talmente caparbia da non esitare nemmeno a denunciare suo figlio. Messa sul chi va là dai controlli dei Carabinieri contro l'assenteismo scolastico, una madre di Vittorio Veneto ha deciso di "contribuire" perquisendo la stanza del figlio sedicenne. Con una sorpresa poco piacevole.La donna, 60 anni, non ha dovuto frugare più di tanto: domenica pomeriggio sulla scrivania del figlio adolescente, che frequenta un istituto superiore a Conegliano, ha trovato degli involucri di plastica, contenenti una sostanza a lei poco familiare. Senza esitare un attimo, la mamma-detective ha subito chiamato i Carabinieri e denunciato il figlio. I militari hanno confermato i sospetti della donna: la strana sostanza lasciata vicino alla tastiera del computer era marijuana. Lo stupefacente era suddiviso in una decina di dosi, per un peso complessivo di circa venti grammi. Nel comodino, poi, gli uomini dell'Arma hanno rinvenuto altri grammi di droga e un bilancino di precisione. Al proprio rientro, il sedicenne è stato accolto non solo dalla madre, ma anche dai Carabinieri.Gli investigatori ipotizzano che la marijuana fosse pronta per essere smerciata a scuola. Motivo per il quale il ragazzo è stato denunciato per spaccio al Tribunale dei minori di Venezia. (da TREVISOTODAY) Dibattito introduttivo all’incontro: È condivisibile la scelta di denunciare il figlio all’autorità? A quale legge obbedisce la madre? 31 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per approfondire La prima legge è quella che nasce dal cuore, dal desiderio incontenibile di un padre, di una madre di garantire al proprio figlio un’esistenza felice; a questa legge si orienta ogni altra legge. Anche le tavole dei dieci comandamenti hanno origine nelcuore di Dio, nel suo desiderio di preservare per sempre l’esperienza di alleanza e di liberazione vissuta dal popolo di Israele nel deserto. Israele non obbedisce per essere amato da Dio ma perché ha vissuto l’esperienza dell’amore di Dio: la legge non è un’imposizione esterna ma promessa diuna felicitàpiena in parte già sperimentata. La vicenda dell’esodo del popolo di Israele ci aiuta a comprendere il senso di questa legge, che ancora oggi siamo chiamati a rispettare, per camminare verso la felicità. 1. Esodo 14,22-26: una legge che promette felicità Mosè fece partire Israele dal Mar Rosso ed essi avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto senza trovare acqua. Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque di Mara, perché erano amare. Per questo furono chiamate Mara. Allora il popolo mormorò contro Mosè: «Che cosa berremo?». Egli invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell’acqua e l’acqua divenne dolce. In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto; in quel luogo lo mise alla prova. Disse: «Se tu darai ascolto alla voce del Signore, tuo Dio, e farai ciò che è retto ai suoi occhi, se tu presterai orecchio ai suoi ordini e osserverai tutte le sue leggi, io non t’infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitto agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!». In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto: di fronte al popolo che non ha più acqua Dio interviene: rende dolci le acque amare e nello stesso tempo dà una legge che possa accompagnare l’uomo nel momento della prova, ricordargli la promessa della sua vicinanza. Non si obbedisce solamente a ciò che è giusto ma a ciò che si rivela promettente; ai ragazzi (ma anche agli adulti) non basta comprendere la fondatezza di una legge ma è importante capirne il senso per la propria vita. La spinta motivazionale è determinante nell’agire. Compito dei genitori è quello di trasmettere ai figli non solo le regole ma anche l’esperienza di felicità da cui tali regole traggono origine (ad esempio: Devi preparare la tavola per poter vivere con la tua famiglia un bel pranzo sereno, non semplicemente perché oggi tocca a te). 2. Deuteronomio 5,5-6: una legge che dà un’identità Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do? Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. L’identità del popolo di Israele nasce nell’esperienza dell’alleanza con Dio e nella consegna della legge. È l’osservanza alla legge donata da Dio che rende Israele un popolo saggio e intelligente agli occhi degli altri popoli. 32 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita È importante aiutare i genitori a comprendere lo stretto legame tra ciò che si fa e ciò che si è: non esistono atti neutrali e ogni forma dell’agire segna la nostra identità e quella dei ragazzi. 3. Deuteronomio 32,45-47: una legge da trasmettere Quando Mosè ebbe finito di pronunciare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro: «Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita. Per questa parola passerete lunghi giorni nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano». Le prescriverete ai vostri figli: una legge consegnata perché sia a sua volta affidata e diventi parola di vita per ogni uomo. A volte si ha l’impressione che una legge sia restrittiva e comprometta la crescita serena di un ragazzo. Invece le norme lo mettono al riparo dall’incertezza, lo aiutano a riconoscere dei confini nei quali egli può sentirsi custodito e può ritrovare se stesso. La legge è l’affermazione di una presenza che impedisce di sentirsi abbandonati o in preda di altre forze. Crescere senza una legge non è un servizio alla libertà, ma un’esposizione all’insicurezza. Un figlio, un tempo compiacente nei confronti dei genitori e delle loro prescrizioni, può iniziare a mostrare insofferenza: può essere il momento in cui il ragazzo vuole verificare la “tenuta” delle regole e il grado di convinzione dei grandi. Bisogna “mantenere la posizione” e far cogliere il valore di quanto affermato. Per assimilare I noche fanno crescere. Gli psicologi oggi sono convinti che molte debolezze degli adolescenti siano dovute all’incapacità dei genitori di porre dei limiti. Proporre ai genitori un lavoro di gruppo per confrontarsi sulla modalità con cui vivono questa pagina educativa. Può essere interessante far emergere concretamente le situazioni in cui bisogna dire no ad un ragazzo pre-adolescente e lo stato d’animo che tale intervento suscita nel genitore. Aiutare a precisare anche quali siano i valori in gioco, che cosa ci sta a cuore e ci motiva a non dire sempre sì ai figli. Dividere i genitori in piccoli gruppi per permettere tra loro il confronto; il moderatore del gruppo (un sacerdote o un catechista) aiuti i genitori ad individuare prospettive ulteriori rispetto a quelle che emergono e alle problematiche suscitate, senza voler risolvere tutto in questa circostanza. È difficile dire no quando… In quell’occasione mi sento… Il valore in gioco… Concludere l’incontro con la restituzione in assemblea delle problematiche più interessanti emerse in gruppo. 33 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Quarto incontro “Non avrai altro Dio all’infuori di me” UN’AMICIZIA UNICA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,6-10 - imparano il primo comandamento e lo collocano all’interno della prima tavola della legge; - si pongono di fronte alla vicenda dei martiri e la collegano al comandamento, riflettendo sul rifiuto di adorare un altro dio a costo della vita; - identificano gli idoli dei nostri giorni. Nel catechismo Venite con me, pag.79 Appunti per il catechista Non avrai altro Dio all’infuori di me non significa tanto o non solo credere ad altre divinità, prestare giuramento ad altre religioni/dei (anche se questa era comunque una questione aperta e molto sentita per Israele). Nella cultura ebraica, più in profondità, gli altri dei sono gli idoli, ciò che rapisce la libertà degli uomini fino a farli diventare schiavi interrompendo la relazione con JHWH. Anche un ragazzo oggi corre il rischio di essere rapito dagli idoli: un modo eccessivamente agonistico di vivere lo sport, un uso del tempo gettato via in banalità, l’eccessiva attenzione all’apparire… tutte realtà che fanno “prostrare” la nostra libertà e ci rendono schiavi. Per affascinare Raccontare la storia del martirio di Cipriano, soffermandosi in particolare sulla prima parte del racconto, in cui il santo sottolinea l’importanza di credere in un solo Dio. Si possono leggere gli ACTA MARTYRUM riportati qui sotto o ricavarne una semplice drammatizzazione. A Cartagine il giorno 30 di agosto il proconsole Paterno disse al vescovo Cipriano in udienza privata: “I santissimi Imperatori Valeriano e Gallieno si sono degnati di mandarmi una lettera, nella quale hanno ordinato che quanti non praticano la religione Romana si uniformino al culto 34 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Romano. Ho fatto inchiesta riguardo al tuo nome. Che cosa mi rispondi?”. Il vescovo Cipriano disse: “Sono cristiano e vescovo. Non conosco altri dèi, fuorché l’unico vero Dio, che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi. A questo Dio noi cristiani serviamo: e giorno e notte lo invochiamo per noi, per tutti gli uomini, anche per gli Imperatori”. Il proconsole Paterno disse: “Persisti dunque in questo proposito?”. Il vescovo Cipriano rispose: “Una buona volontà che corrisponde alla volontà di Dio non si può cambiare”. Il proconsole Paterno disse: “Vattene allora in esilio. Cipriano accetta di partire per l’esilio; il proconsole non ancora soddisfatto vuole conoscere altri nomi di cristiani e di fronte al silenzio del vescovo minaccia di condannare a morte tutti quelli che avrebbero disobbedito alla legge dell’imperatore. Cipriano nonsi impressiona e gli risponde:“Fa’ secondo quello che ti è stato comandato”(…). La persecuzione contro i cristiani continua e il vescovo Cipriano è nuovamente interrogato dal proconsole Galerio Massimo: “I sacratissimi Imperatori ti ordinano di far sacrificio secondo le cerimonie Romane”. Il vescovo Cipriano disse: “Non lo faccio”. Il proconsole Galerio Massimo disse: “Pensa bene ai tuoi interessi!”. Il vescovo Cipriano rispose: “Fa’pure quanto ti è imposto. Io so di fare una cosa giusta e non mi serve tempo per riflettere”. Galerio Massimo dopo aver consultato il tribunale pronunziò a stento e malvolentieri la sentenza con queste parole: “Sei vissuto a lungo facendo professione d’empietà e hai raccolto intorno a te moltissimi individui d’una pericolosa setta, ti sei dichiarato nemico degli dèi Romani e delle cerimonie religiose, né i santissimi principi Valeriano e Gallieno Augusti e Valeriano nobilissimo Cesare poterono indurti ad aderire alla pratica della loro religione. Pertanto avendo tu confessato tali gravissime colpe, servirai di esempio a quanti hai coinvolti nel tuo delitto; col tuo sangue sarà riaffermato il vigore delle leggi”.Dette queste parole, lesse sulla tavoletta la condanna di morte: “Ordino che Tascio Cipriano sia decapitato”.Il vescovo Cipriano disse: “Grazie a Dio”. Cipriano morì martire il giorno 14 di settembre, durantel’impero di Valeriano e Gallieno, regnando però il Signore nostro Gesù Cristo, a cui è dovuto l’onore e la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Problematizzare con i ragazzi: perché San Cipriano e con lui molti martiri si sono rifiutati di bruciare l’incenso davanti alla statua dell’imperatore romano? Di fronte al comando del proconsole di rendere culto all’imperatore, Cipriano risponde ad un altro comandamento: Non avrai altro Dio all’infuori di me. Il solo Dio che Cipriano adora è quello che Gesù gli ha fatto conoscere. Non si tratta di difendere una dottrina; in gioco c’è l’amicizia con Gesù, un’amicizia preziosa e irrinunciabile, che diventa più importante di ogni altra cosa. Per approfondire Una relazione da scoprire e da custodireNella liberazione dalla schiavitù dall’Egitto il popolo di Israele sperimenta la vicinanza di Dio e la sua onnipotenza; tra Dio e l’uomo si stabilisce un’alleanza, una relazione di amicizia alla quale Dio resterà fedele per sempre. 35 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Anche all’uomo è chiesto di essere fedele, di obbedire ai comandamenti non di una divinità lontana e indefinitama di un Dio che si è fatto conoscere e amare. Il catechista legge e commenta insieme ai ragazzi le parole che introducono i dieci comandamenti; esse rivelano all’uomo chi è quel Dio che offre la sua amicizia. Io sono.Nella lingua ebraica significa io ci sono e ci sarò per sempre. Si tratta di un Dio presente e fedele, che non abbandona mai il suo popolo. Il Dio di Israele non è come le distaccate e indifferenti divinità degli altri popoli, ma è un Dio vicino, che si coinvolge e prende a cuore le vicende del suo popolo. Anche di fronte al tradimento resta fedele e non ritira mai le sue promesse ma pazientemente accompagna l’uomo al raggiungimento della felicità piena. Il Signore.La presenza di Dio si rivela subito efficace: agisce con potenza, libera il suo popolo, lo conduce nella Terra promessa, lo sostiene nelle difficoltà, nelle prove del deserto e nello scontro con gli altri popoli. Dio si rivela un potente alleato ed esercita la sua signoria nell’onnipotenza dell’amore. Dio tuo: un Dio di tutti ma che vuole stringere una relazione di amicizia con ogni uomo. Il rapporto con Dio è personale e nasce dall’incontro con lui nella propria storia, nelle personali vicende di schiavitù e di liberazione, nelle quali Dio interviene, come aveva fatto con Israele. Per assimilare Al comandamento del proconsole Paterno di sacrificare all’imperatore, San Cipriano oppone l’obbedienza ad un altro comandamento, quello di riconoscere un solo Dio: Non avrai altro Dio all’infuori di me. Anche oggi siamo sollecitati da altri comandamenti, che ci confondono e rischiano di allontanarci dal solo che ci salva. Al posto del proconsole Paterno subentrano nuove voci, che ci inducono ad obbedire ad un altro padrone e ad accogliere i suoi ordini come legge per la nostra vita. Smascheriamo una di queste voci! I comandamenti del dio cellulare. Quali sono i comandamenti del cellulare, il nuovo signore che ci rende sudditi 24 ore al giorno, che impone alla nostra giornata i suoi ritmi, le sue spese, i suoi contatti? Proviamo a scrivere il decalogo del cellulare, associando alle immagini un comandamento. Non si tratta di demonizzare uno strumento utile per tutti ma di aiutare i ragazzi ad essere consapevoli dei rischi a cui può portare un uso smoderato. Quando SMS, MMS, video scaricati da Internet, Facebook e Skype prendono il sopravvento, anche il cellulare può diventare il signore della nostra vita e a lui rendiamo culto, proprio come i cittadini romani erano costretti a fare all’imperatore. 36 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita . IL DECALOGO DEL DIO CELLULARE 1. Non avrai altro ospite a tavola all’infuori di me 2. ………………………………………………… ………………………………………………… 3. ………………………………………………… ……………………………………………….. 4. ………………………………………………… ……………………………………………….. 5. ………………………………………………… ……………………………………………….. 6. ………………………………………………… IPhone5 ……………………………………………….. 7. ………………………………………………… ……………………………………………….. 8. ………………………………………………… ………………………………………………… 9. ………………………………………………… ………………………………………………… 10. ……………………………………………… ………………………………………………….. 37 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Un pellegrinaggio alla chiesa di San Francesco 7. Tornato che fu dunque ad Assisi, dopo alcuni giorni, i suoi amici lo elessero una sera loro signore, perché organizzasse il trattenimento a suo piacere. Egli fece allestire, come tante altre volte, una cena sontuosa. Terminato il banchetto, uscirono da casa. Gli amici gli camminavano innanzi; lui, tenendo in mano una specie di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare, era assorto nelle sue riflessioni. D'improvviso, il Signore lo visitò, e n'ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza, che non poteva muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità, che lo estraniava da ogni sensazione, così che (come poi ebbe a confidare lui stesso) non avrebbe potuto muoversi da quel posto, anche se lo avessero fatto a pezzi. Gli amici, voltandosi e scorgendolo rimasto così lontano, lo raggiunsero e restarono trasecolati nel vederlo mutato quasi in un altro uomo. Lo interrogarono: “A cosa stavi pensando, che non ci hai seguiti? Almanaccavi forse di prender moglie?”. Rispose con slancio: “E' vero. Stavo sognando di prendermi in sposa la ragazza più nobile, ricca e bella che mai abbiate visto”. I compagni si misero a ridere. Francesco disse questo non di sua iniziativa ma ispirato da Dio. E in verità la sua sposa fu la vita religiosa, resa più nobile e ricca e bella dalla povertà 8. E da quell'ora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che prima amava. Dalla LEGGENDA DEI TRE COMPAGNI (ANGELO, LEONE E RUFINO) Affrontando il primo comandamento è utile presentare ai ragazzi la figura di San Francesco d’Assisi, il santo che ci guida ad amare e adorare il Signore a partire dalla bellezza del creato, senza confondere Creatore e creature. Da quel momento smise di adorare se stesso. Il riferimento biografico tratto dalla LEGGENDA DEI TRE COMPAGNI ci riconduce ad una tappa essenziale della conversione di Francesco, al momento in cui i suoi occhi si sono definitivamente rivolti al Signore, senza lasciarsi più confondere dalle distrazioni del mondo. Dallo sguardo su se stesso, dall’idolatria delle ricchezze e delle feste allo sguardo sul Signore, l’unico capace di dare un significato alla sua vita: la nuova prospettiva cambierà totalmente la vita del figlio del ricco commerciante di stoffe di Assisi. La chiesa di San Francesco a Treviso può essere la meta di un breve pellegrinaggio, da proporre ai ragazzi e ai loro genitori; i frati, precedentemente contattati, sono disponibili ad accompagnare gruppi di ragazzi alla visita della chiesa e a raccontare la storia del santo che li ha affascinati. 38 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Quinto incontro “Non nominare il nome di Dio invano” IL NOME RIVELATO Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,11 - imparano il secondo comandamento e riflettono sulla realtà della bestemmia concepita come nominare Dio in modo superficiale e improprio; - si pongono di fronte al nome che Dio ha rivelato al suo popolo e riflettono sull’importanza del nome nella cultura ebraica; - accostano alcuni titoli cristologici, come possibilità di conoscere un frammento del volto di Dio attraverso il figlio Gesù. Nel catechismo - Venite con me, pag.79; - CCC, n. 430-451. Per affascinare Il catechista fa vedere ai ragazzi le tre immagini riportate qui sotto, spiegando che cosa rappresentano e leggendo insieme quello che sta scritto. , Scudo di un crociato medioevale; si legge chiaramente la scritta: DEUS VULT. I crociati che partivano alla conquista di Gerusalemme lo facevano al grido: “Dio lo vuole”. Fibbia della cintura dei soldati di Hitler, con la scritta Gottmituns,Dio è con noi. 39 Parola giapponese: si legge kamikazee significa vento divino. Era il nome dei soldati giapponesi che durante seconda guerra mondiale immolavano la vita per difendere la patria. Anche oggisi chiamano kamikaze quei combattenti che sacrificano deliberatamente la loro vita per una presunta guerra santa. Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Quale comandamento viene in mente davanti a queste immagini? Riflettere con i ragazzi sul senso del secondo comandamento. Appunti per il catechista Non nominare il nome di Dio invano. La prima declinazione di questo comandamento riguarda spesso la triste piaga della bestemmia, nelle sue forme verbalmente classiche. Tuttavia la sua pregnanza è più vasta. Esso chiede di “non usare” impropriamente l’attribuzione divina a ciò che divino non è, facendo dire a Dio ciò che non dice. CCC n. 2148.La bestemmiasi oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell'abusare del nome di Dio. San Giacomo disapprova coloro « che bestemmiano il bel nome [di Gesù] che è stato invocato » sopra di loro (Gc2,7). La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre. È blasfemo anche ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte. L'abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della religione. Per approfondire Con quale nome possiamo chiamare Dio? Nella cultura ebraica il nome non serviva solo ad identificare una persona ma ne rivelava la profonda identità: dare il nome a qualcuno significava esercitare una forma di possesso, di autorità nei suoi confronti. Per questo motivo gli ebrei non pronunciavano il nome di Dio (JHVH); poteva pronunciarlo solo il sommo sacerdote, una volta all’anno, nel giorno della festa dell’espiazione, all’interno delle sacre mura del tempio di Gerusalemme. Dio si fa pienamente conoscere in Gesù; i vari nomi con cui è stato chiamato Gesù di Nazaret ci rivelano un tratto del suo volto. Presentare ai ragazzi alcuni biglietti da visita, che sintetizzino i titoli cristologici di Gesù e il loro significato nella sua relazione con Dio. “ Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”(Mt 1,21). GESÙ Dio salva Gesù è un nome ebraico e significa: Dio salva. L’angelo rivelando a Giuseppe il nome da dare al figlio di Maria lo aiuta a comprendere il senso degli eventi: in Gesù Dio si rende presente nella storia degli uomini per salvarli dai peccati. “ Tu sei il Cristo “(Mc 8,29). CRISTO Inviato da Dio Cristo è un nome di origine greca che significa l’unto, l’inviato di Dio. Chiamare Gesù con il nome di Cristo significa riconoscere che in lui si compie perfettamente la missione che gli è stata affidata da Dio. 40 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita “ Mio Signore e mio Dio“(Mc 8,29). Signore è il nome usato nell’AT per rivolgersi a Dio; Tommaso e la Maddalena lo riferiscono a Gesù dopo la risurrezione, riconoscendo nel loro rabbi la stessa natura di Dio. Gesù è Dio, Signore della storia e a lui va attribuita la stessa gloria di Dio. SIGNORE Gesù è Dio “ Veramente quest’uomo era figlio di Dio“(Mc 15,39). Ai piedi della croce il centurione riconosce in Gesù il Figlio di Dio. Chiamare Gesù Figlio di Dio significa riconoscere il tratto paterno di Dio: Dio è padre di Gesù e nostro padre e la sua paternità si rivela nel grande gesto d’amore della croce. FIGLIO DI DIO Dio è Padre Per assimilare Quale nome daresti a Gesù? Chiedere ai ragazzi di scrivere su un biglietto il nome che vorrebbero dare a Gesù, motivando in forma sintetica la loro scelta. Gesù è … L’ho capito quando … Concludere con un momento di preghiera. I ragazzi si rivolgono a Gesù con il nome con cui lo sentono più vicino; può essere uno dei quattro titoli cristologici oppure un nome scelto da loro (amico, compagno, guida, luce…),che esprima il loro modo di incontrare il Signore e di vivere la relazione con lui. Ringraziare infine Dio, che attraverso il figlio Gesù ha stretto con ciascuno di noi un’amicizia unica. 41 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Sesto incontro RISCOPRIRE LA PREGHIERA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,11 - riflettono sul senso della preghiera e ne comprendono l’importanza per la vita di un cristiano; - individuano gli atteggiamenti essenziali per pregare; Per approfondire - conoscono oltre alla preghiera di intercessione le altre forme con cui il cristiano prega il suo Signore, imparando anche a lodare, ringraziare, chiedere perdono a Dio. Nel catechismo Venite con me, pag.79 Per affascinare Pregare è… Iniziare l’incontro proponendo ai ragazzi un’attività di fotolinguaggio sulla preghiera. Ogni ragazzo sceglie tra le tante immagini proposte quella che meglio esprime per lui il concetto di preghiera e condivide poi nel gruppo la sua scelta. Il fotolinguaggioè una tecnica che consente ai partecipanti di rivelare sentimenti e pensieri in relazione a una domanda. È un modo per parlare di sé, in termini profondi e personali. Per questo il catechista deve mantenere un clima di rispetto e di accoglienza evitando commenti e battute da parte dei partecipanti. Si realizza come dotazione catechistica ritagliando immagini di ogni tipo tutte più o meno della stessa grandezza, incollandole su cartoncini uguali e uniformi dal punto di vista della misura e del colore, in modo da attribuire alle immagini la stessa dignità. - Si distribuiscono le immagini sul tavolo o sul pavimento (calcolarne da 3 a 5 per ogni partecipante); - si pone la domanda di ricerca e si invitano i partecipanti a individuare un’immagine che risponda alla domanda, chiarendo che ogni immagine dice alcuni aspetti e non è necessario dire tutto; - si raccomanda il silenzio e la serietà e si lascia qualche minuto per la ricerca; - si ritirano le immagini avanzate e si inizia la presentazione di quelle scelte invitando i partecipanti a mostrare agli altri l’immagine, a descriverla (in questa immagine vedo…), a dire in che modo risponde alla domanda (l’ho scelta perché…); - si ringraziano tutti i partecipanti perché ci si è arricchiti 42 In questa immagine vedo… Ho scelto questa immagine perché… Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita reciprocamente. Per approfondire Allenarsi alla preghiera.Il secondo comandamento invita a non nominare il nome di Dio invano: il cristiano sa quando e come invocare il nome di Dio. E’ l’esperienza della preghiera, che va vissuta, compresa e riscoperta: non c’è vita cristiana senza la preghiera, senza un dialogo fra l’uomo e il suo Signore. La preghiera è essenziale, è il respiro del cristiano ma pregare non è facile. Occorre allenarsi per imparare ad assumere quegli atteggiamenti che ci pongono in sintonia con il Signore e che ci aiutano a migliorare anche il nostro modo di stare con gli altri. Il catechista recuperi alcuni oggetti o immagini per fissare nella mente tre atteggiamenti fondamentali. L’allenamento alla gratuità. Pregare è compiere un gesto di gratuità, contro la logica dell’efficientismo, del do ut des. Giovanni ci racconta l’episodio di Maria che cosparge i piedi di Gesù di olio profumato e li asciuga con le sue lacrime. Molti hanno pensato: «Quanto olio sprecato, quante altre cose si sarebbero potute fare!» Maria è l’icona della preghiera: chi prega non ha paura di sprecare tempo, lo fa in modo del tutto gratuito, senza pretendere niente in cambio. L’allenamento all’ascolto. Quando parliamo con una persona pensiamo di essere attenti se ascoltiamo le sue parole e le capiamo. In realtà l’ascolto profondo ci chiede di andare oltre il contenuto delle parole, per comprendere la persona, quello che dice e quello che non riesce a dire. Nella preghiera questo atteggiamento di totale disponibilità ci è richiesta nei confronti del Signore: occorre essere liberi dalle tante distrazioni che occupano la nostra mente e imparare a concentrarsi sull’altro e non su noi stessi. L’allenamento alla carità. Non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21). Pregare non è solo recitare una formula ma far diventare vita quotidiana la nostra relazione di comunione con Dio, una comunione che deve aprirci alla comunione con gli uomini e con il creato. La preghiera in questo modo ci trasforma e ci rende simile a Gesù. Per assimilare Lc 1,46 «L’anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49 Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; 50 di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Tess 1,1 Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.2Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre 3 preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro 43 Salmo 50 (51) Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Mc 10,46 E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Quanti tipi di preghiera conosci? A volte pensiamo che pregare sia solamente chiedere qualche cosa a Dio in un momento di bisogno. La preghiera è anche questo ma non solo! Consegnare ai ragazzi i quattro brani della Scrittura riportati sopra e cercare insieme di capire quale tipo di preghiera ci insegnano. La preghiera di lode:esprime la grandezza di Dio nella storia di ciascuno. La preghiera di ringraziamento: esprime gratitudine a Dio, il riconoscimento dei doni preziosi che ci ha dato nella nostra vita. La richiesta di perdono: colui che prega riconosce la sua fragilità e il suo peccato ma prima ancora riconosce la bontà di Dio, Padre che perdona e rende nuove le sue creature. La preghiera di domanda:è la forma che ci viene più spontanea, con la quale ci affidiamo a Dio. Esprime i desideri più profondi e prepara il cuore ad accogliere la volontà di Dio, il nostro vero bene. Per il catechista Dio ascolta sempre le nostre preghiere? Può capitare che mentre si presenta la preghiera di intercessione un ragazzo faccia questa domanda, pensando a tutte le volte in cui Dio sembra non ascoltare le richieste degli uomini. Il catechista aiuti i ragazzi a comprendere che la vera domanda che rivolgiamo al Signore è che ci aiuti secondo la sua volontà, perché siamo convinti che è nella sua volontà che raggiungiamo la felicità piena. Ci è di modello Gesù, mentre prega il padre suo nell’orto degli Ulivi Mt 26,39 Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Preghiamo Signore, sei grande perché… Signore, ti ringrazio per… Signore, ti chiedo di … Signore, perdonaci di … Distribuire un cartoncino ad ogni ragazzo, chiedendo di comporre una semplice preghiera continuando la frase iniziata. Concludere l’incontro rivolgendo le nostre preghiere al Signore. 44 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Settimo incontro – genitori e ragazzi VIVERE LA PREGHIERA Obiettivi I ragazzi e i genitori: - conoscono la realtà di chi vive dedicando molto tempo alla preghiera; - vivono un momento di preghiera nel gruppo. Invitare all’incontro una persona consacrata, che possa raccontare ai ragazzi quali sono i tempi della giornata che dedica alla preghiera e il senso che assumono per lei tali momenti. Dare spazio alle domande dei ragazzi. Concludere l’incontro in una chiesa, con una breve veglia di preghiera, alla quale invitare anche i genitori. In alternativa contattare un centro di spiritualità oppure andare insieme ai ragazzi in una comunità religiosa o in un monastero vicino alla propria realtà parrocchiale per accostare direttamente l’esperienza, condividendoun momento di preghiera. Contattare per tempo la comunità, presentare previamente il gruppo, il cammino e gli obiettivi dell’incontro. Aiutare anche i ragazzi ad accostare l’esperienza in modo corretto. Ottavo incontro “Ricordati di santificare le feste” LO SPAZIO DI DIO Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,12-15 - imparano il terzo comandamento e riflettono sul significato del termine santificare; - comprendono l’importanza di rendere la domenica diversa dagli altri giorni e riscoprono la modalità con cui un cristiano la rende tale; - si interrogano sulla partecipazione alla messa domenicale, ponendosi di fronte alle loro difficoltà e a quelle del nostro tempo; - si impegnano a partecipare ad una messa parrocchiale in gruppo per dare una testimonianza alla loro comunità. 45 Nel catechismo - Venite con me, pag.80; - Dacci sempre questo pane, pag. 21-27; - La verità vi farà liberi, n. 1113-1118. Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per affascinare Il paradiso è qui! Queste le parole del celebre navigatore Amerigo Vespucci, quando nel 1503 avvistò l’arcipelago brasiliano Fernando de Noronha. Una terra incontaminata, che manteneva vivo tutto il suo fascino e apriva per i marinai nuove prospettive, nuovi scenari di vita. Chi ha la fortuna di raggiungere questo arcipelago può trovare ancor oggi il fascino di un paradiso perduto, preservato dallo sfruttamento dell’uomo. Sabbie dorate, un mare dai toni blu, turchese e verde smeraldo, punteggiato da scogli e coralli, spiagge quasi deserte, vegetazione primitiva e, al tempo stesso, esotica, oltre a una fauna marina tra le più ricche del Brasile. Anche senza partire per una lunga crociera sentiamo a volte l’esigenza di trovare nella nostra vita una zona off-limits, non raggiunta dai ritmi stressanti della quotidianità. Come vorresti che fosse il tuo paradiso incontaminato? Prova a pubblicizzarlo in un pieghevole per un’agenzia di viaggi. Il paradiso si trova… Sarai lontano da… Il paradiso ti offre… Per approfondire Il terzo comandamento ci invita alla riscoperta del paradiso che per il cristiano non corrisponde ad ameni luoghi di relax tropicale ma all’incontro gioioso con il Signore Risorto. È lui il nostro paradiso! La domenica, pasqua della settimana, ci aiuta a ricordarlo e a farne esperienza. “Santificare: attento alle catture”. Originariamente questa parola significa “separare”: mi separo da una logica mondana che vuole catturarmi con i ritmi del lavoro o del divertimento e ritrovo un orizzonte più grande. “Santificare: incontra Gesù”. Nel gloria a messa noi acclamiamo: “Tu solo il Santo”. Il Santo è Gesù e santificare la festa vuol dire incontrarci con lui. Nella messa domenicale egli rinnova l’incontro per essere con noi in ogni istante. 46 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita “Santificare: rendi santa la tua vita”. L’incontro domenicale con Gesù ci aiuta a ritrovare la vita come lui l’ha pensata, rivolta al Padre e piena di amore per gli altri. Per il cristiano la festa è il giorno del Signore (per un approfondimento del tema del giorno del Signore vedi sussidio Dacci sempre questo pane, pag. 21-27); ci sono delle modalità ben precise per santificare tale giorno: 1. La partecipazione alla Messa: la domenica è il giorno della risurrezione di Gesù. Gesù ci invita a rivivere ogni settimana questo giorno, ad ascoltare la sua Parola e ad accostarci alla mensa del suo corpo, per partecipare con tutta la comunità alla gioia della sua risurrezione. 2. La riscoperta della comunità: la domenica è dedicata a ricreare i rapporti in famiglia, con gli amici, i parenti, recuperando dei tempi un po’ più distesi per stare insieme. 3. La gioia della carità:la festa va santificata con un gesto di carità, nei confronti di chi ha bisogno, di chi vive solo o di chi è malato. Il cristiano vive la partecipazione al sacrificio di Gesù, che offre la sua vita e permette che la domenica diventi giorno di risurrezione, di ri-creazione per tutti. Per assimilare Per santificare la festa a volte ci vuole il coraggio di andare contro-corrente, di fare scelte diverse da quelle che il mondo governato da altre logiche si sente in diritto di fare. Confronto in gruppo sul tema: negozi aperti la domenica. Aiutare i ragazzi a comprendere la questione in gioco, guardando oltre la comodità di poter comprare quello che al sabato avevamo dimenticato. Come possiamo rendere la domenica un giorno separato dagli altri se facciamo le stesse cose? Si rischia di perdere l’opportunità di ridisegnare orizzonti nuovi alla nostra vita. E alla vita di chi è costretto a lavorare anche la domenica. PARTECIPARE ALLA MESSA DOMENICALE A volte succede che dopo la celebrazione della messa di prima comunione si registri un calo di presenze dei ragazzi alla messa domenicale. Un fatto diffuso e preoccupante, che rischia poi di diventare abbandono definitivo dopo la Cresima. È opportuno affrontare la questione con i ragazzi, aiutandoli man mano nelle differenti fasi di crescita a comprendere il senso della loro presenza alla messa. Questa può essere un’occasione per tematizzare la questione: ci siamo a messa? Quali sono le difficoltà che incontriamo ad essere presenti? Come vorremmo fosse la messa? Creare un’occasione per trovarsi alla messa tutti insieme; può essere un segno significativo distribuire alla comunità alcuni cartoncini preparati dai ragazzi durante l’incontro. Per noi la domenica è… 47 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Nono incontro – genitori e figli “Onora il padre e la madre” LE RADICI E LE ALI Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,16 - accostano il quarto comandamento e comprendono il senso del verbo onorare; - si riconoscono parte di una storia familiare; - imparano a riconoscere e apprezzare il ruolo dei genitori nella loro vita personale e in quella familiare. Nel catechismo Venite con me, pag.81 Appunti per il catechista Onora il padre e la madre non è solamente un comandamento del rispetto e dell’obbedienza sterile nei confronti dei genitori: si rischierebbe il formalismo e il moralismo che non sono esperienze bibliche né cristiane. Il verbo ebraico kabed, che traduciamo in italiano con il termine onora, è ben più pregnante e carico di significato. Letteralmente esso dice: dare peso/non trattare con leggerezza. Non è solo obbedienza formale ad un comando ma indica ben di più: non abbandonare, non lasciare soli i tuoi genitori, riconosci la loro importanza perché ti hanno dato la vita, continuando l’opera di Dio. È una realtà più semplice da comprendere nella cultura ebraica, dove già da piccoli ai ragazzi era chiesto una partecipazione fattiva alla vita familiare. La famiglia ebraica era impostata sulla centralità del capo-famiglia che alla sua morte “cedeva lo scettro” della responsabilità al figlio più anziano (il modello patriarcale). Il primogenito era il privilegiato nei confronti dei fratelli minori come lo erano gli uomini rispetto alle donne. Il padre aveva pieni diritti sugli uomini e sulle donne di casa. Sotto certi aspetti, questo modello culturale è stato diffuso anche da noi fino agli anni ’50. Il quarto comandamento insiste sulla relazione e invita a costruire una relazione sincera tra genitori e figli; nell’onore dovuto ai genitori è in gioco anche quello di Dio, perché essi sono testimoni e continuatori della sua opera. Inoltre anche i genitori si sono impegnati di fronte a Dio al rispetto e alla cura nei confronti dei figli, lasciandoli liberi di seguire la volontà di Dio e sostenendoli nel cammino della vita. Anche Gesù vive una relazione reale con i suoi genitori, nel rispetto di questo comandamento della legge Mosaica. Tuttavia supera anche la legge, portandola a compimento riferendo la questione dell’obbedienza ad un altro Padre e ad un'altra volontà. Si possono individuare alcuni tratti della nuova relazione familiare inaugurata da Gesù nei seguenti passi del Vangelo: Lc 2,41-50: Gesù al tempio di Gerusalemme: “devo occuparmi delle cose del Padre mio…” Gv 2,4: Cana di Galilea, il miracolo del vino e la presenza della madre. Mc 3,33: I parenti lo cercano ma Gesù indica una nuova paternità e maternità. Mt 10,37: “Chi ama sua padre e sua madre più di me…”. Anche le relazioni familiari trovano la loro misura nella relazione con Dio. 48 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per affascinare Iniziare l’incontro citando un antico proverbio del Quebec: I genitori danno due cose ai figli, le radici e le ali: la grandezza e il vigore delle ali dipendono dalla profondità e dalla robustezza delle radici. Sembra strano pensare ad un albero con le radici e le ali; eppure la nostra vita gli rassomiglia. Abbiamo delle radici che ci legano al passato e delle ali che ci aprono al futuro. La presenza dei nostri genitori ci ricorda che siamo legati ad un passato; noi apparteniamo ad una storia più o meno sofferta che ci caratterizza e con la quale dobbiamo misurarci. Ma è anche la storia che ci dà la forza per spiccare il volo. Guarda dentro te stesso Simba, tu sei molto di più di quello che sei diventato … ricordati chi sei, tu sei mio figlio e l'unico vero re… ricordati chi sei! Proiettare un breve spezzone di un film in cui un figlio, diventato adulto, ricorda le parole dei genitori e cambia le prospettive della sua vita. Ti racconto le mie radici. Che cosa c’è nella nostra storia? Quali radici ci tengono legati al passato e danno solidità e sicurezza alla nostra vita presente? Chiedere ad alcuni genitori (meglio accordarsi prima dell’incontro) di raccontare un evento significativo della loro vita in relazione ai genitori, un ricordo gioioso o sofferto, ma che comunque abbia inciso nelle scelte personali e familiari. Per approfondire Il verbo onorare che troviamo nel IV comandamento è una traduzione del verbo ebraico KABED, che significa avere un certo peso; precisare con i ragazzi e i genitori il significato del termine peso, spesso usato in modo equivoco. Essere di peso I genitori vengono considerati un peso, un ostacolo alla vita dei figli, sia quando i figli sono ragazzi e adolescenti, sia quando sono adulti, con una loro famiglia, e devono prendersi cura dei genitori ormai anziani. Dare peso Il quarto comandamento invita a declinare il termine con un’altra accezione, nel senso di dare peso alla presenza dei genitori, riconoscendo l’importanza che le loro scelte, i loro atteggiamenti hanno avuto e continuano ad avere nella nostra vita. 49 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Che cosa apprezziamo dei nostri genitori? Dividere genitori e ragazzi in piccoli gruppi separati, seguiti da un animatore o da un catechista; lasciare spazio al confronto, facendo emergere i motivi che portano i figli ad apprezzare o meno nella loro vita la presenza dei genitori. L’animatore del gruppo curi la partecipazione equilibrata di tutti, aiutando in particolare i ragazzi a comprendere il collegamento tra la solidità delle radici e l’altezza del volo. Invitare ogni gruppo a raccogliere in un fumetto qualche risposta significativa da condividere poi in assemblea. Cari genitori, vi apprezziamo quando… Cari figli, ci sentiamo apprezzati quando… Per assimilare Vorrei che vivesse! Concludere l’incontro con la testimonianza di GIANNA BERETTA MOLLA, la madre che ha dato la vita per mettere al mondo la figlia Gianna Emanuela. Quale radice ha lasciato Gianna ai suoi figli? Quali ali si sono dispiegate? Limpida e graziosa. Così appare la dottoressa Gianna Beretta all'ingegnere Pietro Molla nei primi incontri. Si conoscono nel 1954 e si sposano a Magenta il 24 settembre 1955. Gianna, la penultima degli otto figli sopravvissuti della famiglia Beretta, nata a Magenta, è medico chirurgo nel 1949 e specialista in pediatria nel 1952. Continua però a curare tutti, specialmente chi è vecchio e solo. «Chi tocca il corpo di un paziente - diceva - tocca il corpo di Cristo». Gianna ama lo sport (sci) e la musica; dipinge, porta a teatro e ai concerti il marito, grande dirigente industriale sempre occupato. Vivono a Ponte Nuovo di Magenta, e lei arricchisce di novità gioiose anche la vita della locale Azione cattolica femminile. Nascono i figli: Pierluigi nel 1956, Maria Rita (Mariolina) nel 1957, Laura nel 1959. Settembre 1961, quarta gravidanza, ed ecco la scoperta di un fibroma all'utero, con la prospettiva di rinuncia alla maternità per non morire. Mettendo al primo posto il diritto alla vita, Gianna decide di far nascere Gianna Emanuela. La mamma morirà il 28 aprile 1962. (da AVVENIRE). 50 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Decimo incontro “Non uccidere” IN DIFESA DELLA VITA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,17 - accostano il quinto comandamento e si pongono di fronte a situazioni in cui la vita è minacciata dalla violenza e dalla morte; - comprendono che la vita è dono prezioso ed è custodito da Dio; - riconoscono possibili dinamiche di morte anche nelle parole e nei gesti poco rispettosi che si compiono verso gli altri; - si confrontano sul tema della pena di morte. Nel catechismo Venite con me, pag.82-83 Appunti per il catechista Il quinto comandamento sembra non riguardare direttamente la vita dei nostri ragazzi. In realtà il comando di non uccidere va inteso nell’orizzonte ampio di custodire la vita, in tutte le sue forme; nelle nostre parole e azioni la dignità dell’altro va sempre rispettata. Nell’Antico e nel Nuovo Testamento Interessante la progressiva riflessione che il popolo di Israele fa in riferimento al quinto comandamento. In alcuni passi dell’Antico Testamento è legittimata l’uccisione di un uomo; il quinto comandamento infatti si comprende a partire dal verbo RAZZAK, che indica l’uccisione violenta e arbitraria. Non si fa riferimento né all’uccidere in guerra (SHARAG) né all’uccisione di chi è stato condannato a morte (MUT) ma è solo condannata l’inutile violenza contro il debole. Altri contesti posteriori ne allargano il senso ad ogni azione che tende a privare una persona della sua vita o a renderla invivibile; in questo senso la predicazione profetica condanna anche la condotta sociale oppressiva, che arriva a “far morire il povero”: assassinio, strozzinaggio, ingiustizie sociali di vario genere e entità rientrano tutti in questo precetto. Per una riflessione più profonda sul rispetto della vita bisogna attendere il NT, in cui Gesù invita a superare anche la guerra e la difesa contro il nemico. Inoltre non serve uccidere per ledere la dignità del fratello: è sufficiente anche una parola di offesa nei suoi confronti. Mt 5,21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Un’ attenzione.Spesso i ragazzi sono sensibili a questi temi soprattutto legati alla natura e agli animali. Queste tematiche trovano spazio nel comandamento. Non temiamo però di ricollocare l’indicazione biblica nell’orizzonte della corretta relazione “intra-umana”. Non uccidere a parole, con i gesti, non escludere, non additare ecc… 51 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per affascinare Iniziare l’incontro facendo ascoltare ai ragazzi La guerra di Piero, di FABRIZIO DE ANDRÈ. Che significato può avere il comandamentoNon uccidere per un soldato che imbraccia un fucile e deve continuamente scegliere tra la sua vita e quella del nemico che gli sta innanzi? Rendere esplicito il pensiero dei due soldati e confrontarsi in gruppo sulle circostanze che portano Piero a trattenere il dito sul grilletto e quelle che inducono il nemico a sparare. A partire dalle recenti notizie riportate dai giornali chiedere ai ragazzi di evocare altri scenari in cui un uomo, un padre, un ragazzo… si trovano nella condizione di uccidere; è sempre una guerra, in cui l’altro viene considerato un nemico, una minaccia alla propria esistenza. Il quinto comandamento è contro ogni tipo di omicidio: uccidere un uomo significa volersi appropriare del dono della vita che appartiene a Dio. *…+ e mentre marciavi con l'anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue e se gli spari in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore e mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede e ha paura ed imbracciata l'artiglieria non ti ricambia la cortesia. Per approfondire La parola uccide più della spada. Per uccidere una persona non servono necessariamente una pistola o un coltello; a volte sono sufficienti un parola o un gesto, che mirino a discreditarla agli occhi del mondo o a ledere in qualche modo la sua dignità. Leggere i versetti di Matteo e commentare alcuni termini significativi: Mt 5,21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. 22 Ma io vi dico: Gesù usa spesso questa espressione. La sua parola ci aiuta a comprendere il significato profondo del precetto che Dio aveva consegnato a Mosè; non basta non uccidere una persona ma bisogna anche volere che viva in pienezza. 52 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Stupido: la parola usata dall’evangelista Matteo proviene dal dialetto aramaico; significa cretino, senza cervello. Chi offende un suo fratello con questo termine non riconosce la sua identità di uomo e lo tratta come una bestia. Anche questo è un modo per negare la vita ad una persona. Pazzo: la parola greca significa stolto ma gli ebrei le davano anche un significato religioso. Possiamo tradurla con empio, screditato agli occhi di Dio. Significa non riconoscere nell’altro il suo legame con il Signore, colui che dona la vita in pienezza. Gesù ci insegna a fare attenzione ai nostri atteggiamenti, perché custodiscano la vita dell’altro e non la minaccino. Anche tra i nostri pensieri, parole, opere e omissioni ci possono essere forme di violenza verso la vita dei nostri amici o familiari. Proviamo ad attualizzare la pagina del vangelo di Matteo: CHI PENSA … CHI DICE … CHI FA … CHI NON FA … sarà sottoposto al giudizio sarà sottoposto al giudizio sarà sottoposto al giudizio sarà sottoposto al giudizio Per assimilare Contro la pena di morte. La bella notizia che Gesù ha annunciato morendo sulla croce è la recuperabilità di ogni uomo, anche di chi si è macchiato di atroci delitti; nessuno può scendere così in basso da perdere la propria dignità di creatura, pensata ad immagine di Dio, e una vita che agli occhi degli uomini può sembrare persa per sempre può essere pienamente recuperata: nell’abbraccio di Gesù crocifisso è offerta la redenzione ad ogni uomo. Per questo motivo i cristiani non possono essere favorevoli alla pena di morte, che toglie ad ogni uomo la possibilità di ricominciare a vivere, secondo il progetto di Dio. Presentare ai ragazzi la figura di SUOR HELEN PREJEAN, la suora statunitense cattolica che da trent’anni si batte contro la pena di morte. INTERVISTA. Parla sister Helen Prejean, celebre per le sue battaglie contro la pena di morte: «Sono per la vita senza compromessi La suora anti-boia si schiera «pro life» a manifestazione in difesa della vita a Washington. Sotto suor Helen Prejean. DI LORENZO FAZZINI Dopo un quarto di secolo passato ad assistere i condannati a morte – la prima volta fu nel settembre 1982 –, è ancora più convinta che solo l’incontro con le persone "pronte" alle esecuzioni cambia il cuore: «Finchè le si giudica dei mostri, la pena di morte continuerà. Ma se si entra dentro il braccio della morte e si incontrano quegli uomini e quelle donne, allora si capisce che non è più possibile lasciare che uno Stato uccida i suoi cittadini». Lo sguardo vivo e l’energia yankee (è nata nel 1939 a Baton Rouge, in Louisiana), 53 sisterHelen Prejean è intervenuta nei giorni scorsi al convegno «Da dove la forza per costruire un futuro umano?», svoltosi al Centro Ernesto Balducci alle porte di Udine. Ed è in nome del principio della "dignità" della persona che suor Prejeanrinnova a chiare lettere Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita – contro ogni strumentalizzazione – il suo impegno "pro-life" a tutto tondo: «È importante affermare in modo pieno la dignità della vita umana, che deve essere un principio chiaro di ispirazione. Per questo, oltre a essere contro la pena capitale, sono contraria sia all’aborto che all’eutanasia». Quando gli si chiede il perché del suo impegno nel braccio della morte, sister Helen va indietro nel tempo con la memoria: «Era il 5 aprile 1984; dopo l’esecuzione di Patrick Sonnier (il carcerato impersonato da Sean Penn in Deadman walking) nacque la mia missione: mostrare ai condannati un volto d’Amore, spiegando alla «Bisogna stare come Cristo sulla croce, con la braccia allargate tra il dolore di chi ha subito un male e quello di chi viene condannato a morte». gente che anche gli assassini sono persone eche per questo la pena di morte è sbagliata. Il centro del mio impegno è che tutte le questioni legate alla vita sono collegate, al fondo c’è la dignità della persona umana. Racconta, suor Helen, che anche tra i cattolici americani, quando il nuovo Catechismo e la voce autorevole di Giovanni Paolo II hanno sancito l’immoralità della pena di morte, il consenso per le esecuzioni è drasticamente sceso: «Un tempo il 65% dei credenti appoggiava la pena capitale, oggi siamo al 40%». Oggi sisterHelen continua la sua pacifica lotta per la dignità di chi sta dietro le sbarre e si avvia all’iniezione letale: anche se è sempre fedele al suo impegno di seguire un condannato per volta (da Sonnier ad oggi sono stati 6), attualmente ne assiste due, una donna, Cathy Henderson, in Texas, e un uomo Manuel Ortiz, in Louisiana. Ma non si dimentica di coloro che, per colpa di questi assassini, hanno perso una persona cara: «Bisogna stare come Cristo sulla croce, con la braccia allargate tra il dolore di chi ha subito un male e quello di chi viene condannato a morte». Leggere (semplificando alcuni passaggi) l’articolo che AVVENIRE ha pubblicato in occasione dell’intervista a suor Helen nel maggio del 2012. A partire dalle parole che maggiormente hanno colpito i ragazzi lasciare spazio ad un confronto in gruppo sul tema della pena di morte. È importante chiarire la posizione della chiesa, espressa da papa Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Preghiamo Concludere l’incontro mostrando ai ragazzi il dipinto di RENATO GHISLANDI (Grené), Non uccidere, 1995. Un gruppo di uomini è raffigurato in procinto di sferrare un attacco con spade, lance e fuoco ad una figura di spalle non meglio precisata. La figura che si offre inerme e che indica con le sue braccia sollevate al cielo intenzioni di pace potrebbe raffigurare Gesù, oggetto della violenza degli uomini o una qualunque vita innocente minacciata. Preghiamo con le parole di Madre Teresa, che ci ricorda il dono prezioso della vita. La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, donala. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila 54 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Undicesimo incontro “Non commettere atti impuri” CUSTODIRE LA BELLEZZA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: - Deuteronomio 5,18.21; - Genesi 1,26-31. - si pongono di fronte al sesto e al nono comandamento; - accostano la loro corporeità come dono prezioso dato dal Signore; - si confrontano con il modo limitante e spesso deviante con cui il mondo oggi presenta il corpo maschile e femminile e comprendono l’importanza di custodirne la bellezza; - individuano atteggiamenti positivi e negativi nelle relazioni con gli altri e con l’altro/a e ne riconoscono gli effetti. Nel catechismo Venite con me, pag.84-85 Appunti per il catechista Affrontare le questioni relative al sesto e al nono comandamento spesso provoca imbarazzo e timore di essere impreparati. Sembra di dover tacere su alcuni aspetti che potrebbero rivelarsi “scabrosi” e per i quali non conosciamo il grado di conoscenza e sensibilità del nostro uditorio. Gli “atti impuri” sono la traduzione pratica del comandamento che in Esodo 20,14 è reso con: non commettere adulterio. Adulterare significa falsare, falsificare, corrompere. In questo senso potremo rendere meglio il comandamento con: non vivere un rapporto falso, adulterato con il tuo corpo e con il corpo degli altri. L’invito implicito è di riscoprire la bellezza della creatura, dell’uomo sognato, pensato e creato ad immagine e somiglianza di Dio. Affrontare il tema dei comportamenti affettivo/sessuali “adulterati” diventa, più che un’accusa moralistica, l’occasione per chiamare per nome le difformità rispetto al progetto originario, le scelte distorte che non ci fanno camminare su vie di libertà e felicità ma su strade di schiavitù. Il contesto sociale nel quale viviamo sulla questione dell’erotismo e dell’esibizione di sé (adulteramento del corpo e delle relazioni) bombarda in maniera pressante i nostri ragazzi ma anche noi. Educare o rieducare ad un sano rapporto con se stessi, ad una corretta gestione degli affetti e della sessualità, dono del Signore, rimane un investimento prezioso, segno di una comunità che si prende cura di tutto l’uomo, di tutta la creatura. Spesso le scuole organizzano degli appuntamenti formativi con esperti/psicopedagogisti che aiutano ad entrare nella questione. Il loro approccio e il loro contributo è spesso “medico-biologico” come è richiesto in quello specifico contesto. Non mancano tuttavia contributi di “esperti” cristianamente ispirati, capaci di offrire contributi importanti sulla questione. Attraverso l’Ufficio catechistico è possibile avere alcuni contatti per approfondire la questione dell’educazione agli affetti con i ragazzi e anche con i genitori. 55 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per affascinare Strategie pubblicitarie. Che cosa colpisce maggiormente lo sguardo di chi osserva questi due tabelloni pubblicitari? Provare a rivolgere la domanda ai ragazzi e scrivere in un cartellone tutti i particolari che emergono. Far notare come l’oggetto in questione (deodorante e gelato) sia secondario rispetto alle altre suggestioni della scena (lo sguardo della donna, la scollatura, i muscoli dell’uomo, il gran numero di donne attratte da lui, la loro disponibilità…). Quale immagine di uomo e di donna emerge da queste e da molte altre pubblicità? Quali caratteristiche dovrebbero avere un uomo e una donna per rispondere ai modelli che continuamente ci vengono proposti in televisione, per strada, nella pagina della nostra posta elettronica quando accendiamo il computer? Un uomo dovrebbe essere… Una donna dovrebbe essere… Dividere i ragazzi in due gruppi e affidare a ciascuno un cartellone da completare; potrebbe essere interessante dividere il gruppo in ragazzi e ragazze e affidare ai primi l’immagine della donna e alle seconde quella di uomo. Commentare in gruppo; il catechista aiuti a comprendere come l’immagine del corpo sia spesso usata in modo improprio e senza significato, rispondente più a logiche di mercato che non al rispetto della dignità di un uomo e di una donna. Per approfondire Il sesto e il nono comandamento ci sollecitano a cambiare lo sguardo sul corpo dell’uomo e della donna, invitandoci a tenerci lontani da pensieri, sguardi e comportamenti che possano svilire un dono prezioso che c’è stato dato. Quando Dio creò il corpo dell’uomo e della donna aveva in mente ben altro modello rispetto a quello proposto dai cartelloni pubblicitari. 56 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Nel bassorilievo collocato sulla facciata del duomo di Modena lo scultore WILIGELMO (XI – XII secolo)ci aiuta a comprendere quale fosse il progetto originario di Dio sull’uomo e sulla donna. Osservare insieme ai ragazzi alcuni particolari dell’opera (vedi Appendice, pag. 94): È Dio che opera. Mentre Dio crea Eva, Adamo dorme; il sonno nella Bibbia ha un valore simbolico, indica lo spazio di intervento di Dio nella storia degli uomini. La relazione tra un uomo e una donna viene da Dio e da Dio è sempre custodita. Dio crea la donna dal fianco di Adamo. Tra l’uomo e la donna non c’è estraneità ma una profonda familiarità. Dio li ha creati entrambi, conferendo a tutti e due la stessa dignità. Dio benedice.“Ed ecco, era cosa molto buona” (Gn 1,31): la benedizione di Dio esprime la bontà di quanto ha creato; tutto ciò che riguarda la corporeità, l’affettività, l’attrazione tra un uomo e una donna è originariamente cosa buona, risponde al progetto di Dio e non è irrimediabilmente segnato dal peccato. Per assimilare Vero o falso? Che cosa significa esattamente non commettere atti impuri? Segna tra le seguenti situazioni quelle che sono contrarie al sesto comandamento: Baciare la propria ragazza/o Vedere un film con scene di sesso Soffermarsi su immagini provocanti Vestirsi con pantaloni a vita molto bassa Usare tra amici un linguaggio volgare Cambiare spesso ragazza/o Avere nel cellulare foto di ragazze/i poco vestite/i Navigare di nascosto in Internet su siti che non faresti vedere ai genitori Considerare i ragazzi/e esclusivamente in base alle loro caratteristiche fisiche Avere un ragazzo/a senza dirlo ai genitori Parlare con i tuoi amici/che della propria vita sentimentale Truccarsi quando si va ad una festa Le situazioni sono volutamente generiche e aprono un dibattito tra i ragazzi; non tutto ciò che riguarda l’attrazione sessuale è contrario al sesto comandamento! La sessualità è un dono per la nostra felicità e va vissuta bene in ogni sua espressione. Chiave di comprensione di uncomportamento corretto resta il rispetto del proprio corpo e di quello degli altri e la capacità di vivere relazioni autentiche, capaci di apprezzare una persona per tutto ciò che è, anche per ciò che agli occhi non è immediatamente visibile. 57 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Dodicesimo incontro “Non dire falsa testimonianza” LA FORZA DELLA VERITÀ Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: - Deuteronomio 5,18.21; - Genesi 1,26-31. - accostano l’ottavo comandamento secondo le categorie della falsità e della maldicenza; - riflettono sulla falsità come maschera per dissimulare la verità, interrogandosi sugli ambiti della vita in cui siamo tentati di mostrare ciò che non siamo; - comprendono le dinamiche che regolano la menzogna e riflettono sulla gravità della falsa testimonianza come minaccia alla vita e alla dignità dell’altro; - prendono atto della forza devastante del pettegolezzo e della maldicenza. Nel catechismo Venite con me, pag.86 Appunti per il catechista Questo comandamento trova il suo primo bacino di applicazione proprio nell’ambito dei tribunali. Troviamo infatti Il verbo anah, che in ebraico significa alzare la voce, prendere pubblicamente la parola. Potremo tradurre: Non parlare contro il tuo prossimo come testimone mentitore. La falsa testimonianza in tribunale era considerata un reato molto grave, paragonata al furto (rubare la fiducia degli altri) o all’assassinio (una deposizione dirimeva spesso il giudizio di una persona). Tuttavia il comandamento non si riferisce solo all’ambito processuale, ma ad ogni forma di menzogna che compromette in modo colpevole la vita dell’altro. Una applicazione più popolare del comandamento aiuta gli uomini di ogni tempo a vigilare su ogni forma di falsità messa in circolo contro o alle spalle di qualcun altro (pettegolezzi, maldicenze ecc…) ma anche su una immagine falsa di se stessi che si può mettere in gioco per essere accettati, accolti e acclamati (pensiamo al caso doping nello sport, ad esempio). Gesù invita spesso i suoi discepoli ad essere schietti e sinceri nel loro parlare; per primo non ritratta nemmeno di fronte ai suoi persecutori la parola di verità che è egli stesso. Dire sempre la verità? Una questione interessante che può emergere nel confronto in gruppo. È sempre utile dire la verità? Aiutare i ragazzi a comprendere che la verità non corrisponde a ciò che è scientificamente dimostrabile ma al bene di una persona. La notizia infamante pubblicata sulle pagine di un giornale, una confidenza mal riposta… non sono al servizio della verità! 58 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per affascinare Senza bisogno di maschere. Portare all’incontro un po’ di cera di candele e scioglierla; versarla poi su una superficie irregolare (legno, pietra o terracotta) e vedere insieme l’effetto. Spiegare ai ragazzi che questa era una tecnica usata dagli scultori romani per mascherare i difetti delle statue non perfettamente riuscite. Invece quando uno scultore scolpiva un’opera senza difetti veniva definita sine cera, perché non aveva bisogno della cera per coprire i difetti. Forse l’aggettivo sincero viene proprio da questa abitudine: la cera copre, maschera, dice ciò che non è, falsa la verità dell’oggetto. Non è facile essere sempre sine cera: quali sono le occasioni in cui vorremmo usare la cera? Quali i rischi? Confronto in gruppo; il catechista inviti i ragazzi a prendere in considerazione vari ambiti della loro vita(famiglia, scuola, amici…). Che cosa otteniamo? Che cosa compromettiamo mascherando la verità? Per approfondire L’ottavo comandamento ci mette in guardia rispetto alla falsa testimonianza. Nei racconti biblici chi testimoniava il falso era duramente condannato: si riconosceva infatti una grande responsabilità a chi con la propria parola aveva facoltà di assolvere o condannare un imputato. Presentare ai ragazzi il racconto di Susanna e dei due anziani giudici(Daniele 13, 1-64). A Babilonia due anziani giudici si erano invaghiti di Susanna, una giovane e bella donna, sposa fedele di Ioakìm. Un giorno mentre si trovava sola in giardino per fare il bagno i due anziani, perduto il lume della ragione, cercano di approfittarsi di lei. Nel giardino della casa di Susanna 13,19 Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei 20e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. 21In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle».22Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». 24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei 25e uno di loro corse alle porte del 59 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita giardino e le aprì. 26 I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. 27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. Il processo e l’ingiusta condanna 28 Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due anziani, per condannare a morte Susanna.Dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. 38Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati su di loro. 39Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, 41ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte. 42Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43 tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». 44E il Signore ascoltò la sua voce. Susanna viene condotta a morte ma un giovane di nome Daniele si oppone, sostenendo l’innocenza della giovane donna. La difesa di Daniele 50 Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». 51Daniele esclamò: «Separateli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò». 52Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. 54Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco». 55Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due». 56Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. 58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». 59 Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire». Sottolineare alcuni passaggi interessanti: 1. La menzogna offusca la visuale Quando i due anziani vedono la giovane donna nel giardino si lasciano confondere dai loro desideri e perdono il lume della ragione. La menzogna nasce in un contesto di passioni disordinate che distolgono l’uomo dai suoi retti principi. 2. La menzogna copre le proprie debolezze In caso contrario ti accuseremo: di fronte al rifiuto di Susanna i due anziani minacciano la denuncia. Da colpevoli diventano accusatori: la falsa testimonianza diventa l’unica soluzione per 60 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita salvare la loro immagine. La bugia trova fertile terreno nell’incapacità di assumersi le proprie responsabilità, addossando ad altri le colpe che gravano sulla nostra coscienza. 3. La menzogna cerca complicità I due anziani giudici istituiscono rapidamente il processo contro Susanna, coinvolgendo nella maldicenza anche il popolo che aveva fiducia in loro La bugia non si ferma sulla bocca di chi per primo la pronuncia, ma cresce inesorabilmente, passando di bocca in bocca; la voce diventa testimonianza e tra falsi testimoni si crea una complicità nella menzogna, che impedisce alla verità di emergere. 4. Le bugie hanno le gambe corte In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa.Alla fine la verità emerge, la menzogna viene smascherata e finisce per ritorcersi contro chi ne è l’autore. Per assimilare Dove sono finite le mie piume di gallina? Concludere l’incontro raccontando ai ragazzi il celebre aneddoto di san Filippo Neri. Può essere efficace sostituire il racconto con un gioco: portare i ragazzi in un parco e distribuire rapidamente al vento le piume, chiedendo poi loro di raccoglierle. Riflettere insieme sulla gravità della maldicenza, sulla facilità di distribuire pettegolezzi e sull’impossibilità di porvi rapidamente rimedio. Si racconta che un giorno una donna, notoriamente chiacchierona, andò a confessarsi da San Filippo Neri. Egli, dopo averla ascoltata attentamente, le diede una curiosa penitenza: “Vai a casa, spenna una gallina, e spargi le sue piume per tutta la città. Poi torna da me”. La donna, benché stupita, fece ciò che il confessore le aveva comandato e, tornata, si senti dire: “La penitenza non è finita. Ora va’ e raccogli tutte le piume che hai sparso”. “Ma è impossibile”, rispose lei sconsolata. “Ed è così per ciò che hai fatto con le tue chiacchiere. Non è possibile rimediare al male che è stato fatto”. Alleniamoci a spettegolare il bene. Le chiacchiere corrono veloci e incidono più dei grandi discorsi! Interessante la modalità di diffusione del Vangelo che connota i primi decenni della vita della Chiesa, definita da alcuni studiosi il modello del pettegolezzo. La diffusione avviene rapidamente nei comuni luoghi di ritrovo: mercati, lavanderie, piazze diventano i luoghi privilegiati in cui risuona la bella notizia di Gesù. Una notizia talmente irresistibile da non poterla tacere! Mai nella storia il Vangelo è corso così rapidamente. Alleniamoci anche noi a spettegolare il bene. 61 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Tredicesimo incontro “Non rubare” e “Non desiderare la roba d’altri” SAPER RICONOSCERE IL VERO TESORO Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Deuteronomio 5,19.21 - imparano il settimo e il decimo comandamento; - si pongono di fronte al furto come possibile tentazione anche nella loro vita; - approfondiscono le dinamiche che spingono a rubare e riconoscono la prima causa nell’incapacità di apprezzare ciò che si ha; - maturano un atteggiamento di riconoscenza per i doni ricevuti. Nel catechismo Venite con me, pag.87 Appunti per il catechista Questa coppia di comandamenti invita a non impadronirsi illegalmente delle cose degli altri. Di fatto il rubare, se non per estrema necessità (rubare per fame ad esempio che pur rimanendo una azione illegale, ha delle attenuanti) è espressione del desiderio di accaparrarsi cose che non ci appartengono. Un cuore capace di ringraziare, di vedere il bene, di riconoscere le benedizioni che il Signore offre, è meno desideroso di avere ciò che non ha. Per affascinare Taccheggio ad Acqua e Sapone, fermate tre ragazze I Carabinieri di Campobasso sono intervenuti presso l’esercizio commerciale “Acqua e Sapone”, sito in via IV Novembre, dove era stata segnalata la presenza di tre ragazze intente al taccheggio: giunti sul posto, i Carabinieri hanno identificato le predette, recuperando la refurtiva, consistente in prodotti cosmetici per circa 100 euro e denunciando le tre per furto aggravato Iniziare l’incontro leggendo ai ragazzi un articolo di cronaca che parli della diffusione del taccheggio tra i ragazzi e delle inconsistenti motivazioni che lo sostengono. Può essere interessante invitare a presentare l’argomento un poliziotto o un carabiniere (oppure una 62 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita commessa derubata!) per far capire attraverso la loro esperienza diretta quanto sia diffuso il vizio di rubare e come sia facile trovarsi coinvolti. Per approfondire Il furto è sempre stato duramente condannato nella storia dell’uomo; contro questo gesto si sono espressi anche i primi codici di leggi, che vedevano nel furto una seria minaccia alla convivenza sociale. Qualora qualcuno derubi la proprietà di un tempio o della corte, sia messo a morte, e così chi riceva la refurtiva da lui sia messo a morte. Qualora qualcuno rubi bestiame o pecore, o un asino, o un maiale o una capra, qualora esso o alla corte a un dio, il ladro paghi 30 volte tanto; qualora appartengono a un uomo liberato del re paghi egli 10 volte tanto; qualora il ladro non abbia nulla con cui pagare, sia messo a morte. Qual è la motivazione che spingea rubare? Perché un ragazzo o una ragazza che in casa hanno tutto ciò che serve loro sentono il Codice di Hammurabi, XVIII secolo a. C bisogno di compiere un furto? Il decimo comandamento, non desiderare la cosa d’altri, ci aiuta a comprendere la relazione tra l’atto del furto e le dinamiche interiori che portano a questo gesto. Sintetizzare con tre immagini o con tre oggetti i seguenti passaggi: Non valgo nulla! 1. La tendenza a vedere solo ciò che c’è all’esterno e l’incapacità di guardarsi dentro riconoscendo i propri doni e le proprie ricchezze. È la dinamica che porta alla continua insoddisfazione e all’insaziabile desiderio di avere ciò che non si ha. Se non ce l’ho non posso vivere! 2. L’inganno del possesso, che porta a pensare che solo le cose ci danno sicurezza e considerazione da parte del mondo. Non avere l’ultimo modello di cellulare o il vestito firmato finisce per segnare profondamente la nostra identità. Lo fanno tutti! 3. L’incapacità di valutare la gravità del gesto, determinata anche da una certa tolleranza sociale. Che male c’è rubare? Lo fanno tutti! Se i politici rubano… Per assimilare Togliti gli occhiali! Avete mai portato degli occhiali a specchio? Chi vi guarda vede riflesso tutto quello che c’è all’esterno ma non riesce guardarvi negli occhi, a vedere i vostri lineamenti, la vostra fisionomia. 63 Beati gli invitati Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita A volte viviamo come se portassimo sempre degli occhiali a specchio: concentrati sul mondo, su ciò che gli altri hanno non riusciamo più ad apprezzare le nostre qualità. Proviamo a toglierci gli occhiali e a guardarci dentro: che cosa vediamo? Chiedere ai ragazzi di pensare ad una loro qualità, quella che ritengono più significativa e che maggiormente li caratterizza, e di comunicarla al loro vicino. Se il catechista lo ritiene opportuno concludere con la presentazione di ciascun ragazzo fatta dall’amico. Il clima deve essere di attenzione e rispetto, per non ferire la sensibilità di nessuno; eventualmente limitarsi al confronto in piccoli gruppi. Preghiamo Concludere insieme leggendo i versetti di Luca (12,33) e lapreghiera che segue. Luca 12,32-33 Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Ti ringraziamo Signore Preghiamo Invitare i ragazzi a ringraziare il Signore per il dono prezioso che ha dato a ciascuno, intervenendo spontaneamente nella preghiera: Signore Gesù, desiderare le cose degli altri, crea in noi sentimenti di invidia e di vendetta. Donaci occhi e cuori liberi capaci di apprezzare il poco o il tanto che abbiamo. Donaci di ringraziare per ciò che altri possiedono. Donaci la forza di condividere le ricchezze che abbiamo per la gioia di tutti. Per il dono della pazienza Ti ringraziamo Signore Per il dono della simpatia Ti ringraziamo, Signore Per il dono… Ti ringraziamo, Signore Fa’ o Signore che cerchiamo il vero tesoro che è la comunione con te e con i nostri fratelli e sorelle.AMEN 64 Beati gli invitati Terza parte – LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita TERZA PARTE Vi do un comandamento nuovo La strada del discepolo La parabola del buon samaritano guida alla scoperta di una nuova prospettiva che caratterizza la vita del discepolo: alla fedeltà e all’obbedienza alla legge si aggiunge la forza della carità, l’orizzonte ulteriore di chi si muove alla sequela di Gesù. Ai comandamenti infatti occorre unire il “suo” comandamento: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi»(Gv 15,12). Un comandamento che Gesù vive per primo, lavando i piedi dei suoi discepoli nell’atteggiamento del Servo e appeso alla croce, donando non solo un esempio ma l’intera sua vita. Il samaritano ci suggerisce alcuni atteggiamenti concreti con cui declinare il comandamento dell’amore: a partire dall’esegesi biblica della parabola, in particolare dall’approfondimento dei verbi che hanno per soggetto il Samaritano, i ragazzi scoprono un nuovo decalogo, che non sostituisce ma porta a compimento quello della legge ebraica (cf Mt 5,17). La compassione verso chi soffre, la vicinanza, l’accorgersi dei bisogni dell’altro diventano tratti costitutivi del discepolo, che non teme di investire il suo tempo, le sue risorse per la felicità dell’altro, fino a dare la propria vita. La pagina escatologica con cui si chiude l’itinerario accompagna i ragazzi a riflettere sulle realtà ultime, a comprendere il senso del bene compiuto nella direzione della “misura buona, pigiata, colma e traboccante” (Lc 6,38) che Gesù assicura al suo ritorno. Nulla va perduto di quanto si è fatto per amore. Il discepolo non guarda al giudizio finale come minaccia, ma come indicazione di vita buona e riuscita. Ogni gesto compiuto per il bene, per la felicità dell’altro lo si ritrova con gli interessi di Dio: «Ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno» (Lc 10,35). La consegna del comandamento nuovo La celebrazione conclusiva di consegna del comandamento dell’amore viene fatta alla presenza dei genitori e davanti alla comunità parrocchiale: un segno importante per comprendere che, accanto all’impegno dei ragazzi di camminare alla sequela di Gesù c’è l’impegno di una comunità, chiamata a testimoniare la percorribilità della strada del discepolo e a sostenere il cammino dei ragazzi con l’esempio e la preghiera. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» Gv 13,35. 65 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Primo incontro SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 10, 29-37 - intuiscono che vivere secondo il comandamento dell’amore insegnato da Gesù apre ulteriori prospettive di felicità; - si lasciano interrogare dalla parabola del buon samaritano e identificano gli atteggiamenti del cristiano per vivere concretamente secondo il comandamento dall’amore. Nel catechismo Per affascinare 66 Venite con me, pag.74-75 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita E la strada si apre (GEN ARCOBALENO) Raggio che buca le nubi ed è già cielo aperto acqua che scende decisa scavando da sé l'argine per la vita, la traiettoria di un volo che sull'orizzonte di sera tutto di questa natura ha una strada per sé. Attimo che segue attimo, in salto nel tempo passi di un mondo che tende oramai all'unità che non è più domani. Usiamo allora queste mani, scaviamo a fondo nel cuore solo scegliendo l'amore il mondo vedrà. Che la strada si apre, passo dopo passo ora su questa strada noi. E si spalanca un cielo, un mondo che rinasce si può vivere per l'unità. (2v) La strada che vorrei. Quale strada tra queste mi colpisce maggiormente? Da dove proviene e dove conduce? Su quella strada potrei incontrare… Il catechista presenta ai ragazzi una serie di immagini di strada (vedi Appendice, pag. 95), invitandoli a scegliere quella che maggiormente esprime il momento che stanno vivendo, le loro aspettative. Anche Gesù ci dà appuntamento lungo le strade della nostra vita e l’incontro con lui apre sempre nuove prospettive. Può essere d’aiuto durante l’attività l’ascolto della canzone dei GEN ARCOBALENO, Che la strada si apre, per dare ai ragazzi l’idea dell’ulteriorità che ogni strada dischiude, nel momento in cui la si percorre con i gesti dell’amore. Solo scegliendo l’amore il mondo vedrà… che la strada si apre Per approfondire C’è una strada diventata famosa, ricordata da più di duemila anni: la strada che da Gerusalemme conduce a Gerico. L'odierna strada da Gerusalemme a Gerico èdi 37 chilometri, ma anticamente era più breve perché l'ultimo tratto oggi è stato allungato per comodità del traffico; è quasi tutta in discesa, dato che tra le due città vi è un dislivello di 1000 metri. Circa dall'ottavochilometro fin quasi alle porte di Gerico la strada si svolge in luoghi assolutamente deserti, montagnosi e spesso impervi; perciò in tutti i tempi è stata infestata da ladroni, che si nascondevano nei rifugi segreti disseminati ai fianchi della strada dove era quasi impossibile snidarli. Una strada polverosa e pericolosa, che il pittore VAN GOGH pone al centro del suo quadro e intorno alla quale rappresenta quel celebre episodio raccontato da Gesù. 67 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Il catechista mostrail dipinto di VAN GOGH, Il buon samaritano(1890, Kröller-Müller Museum – Otterlo- NL) e a partire dai soggetti rappresentati, dai particolari, daicolori e dalle linee compositive dell’opera ricostruisce la parabola insieme ai ragazzi (vedi Appendice, pag. 96). La valigia aperta e vuota, abbandonata sul ciglio della strada, e i due sacerdoti che si allontanano e si confondono con le tinte del paesaggio richiamano l’antefatto: sulla strada il viandante ha subito una rapina ed è stato anche vittima dell’indifferenza dei passanti. La benda sulla testa del viandante e le maniche del Samaritano tirate su ci fanno comprendere che ha appena prestato al ferito un soccorso immediato. Il dipinto ci consegna l’istantanea della prossimità: fotografa l’attimo in cui il viandante ferito e il Samaritano sono stati più vicini. Il Samaritano sta caricando il ferito sul cavallo ma la sensazione è che se lo stia caricando sulle sue spalle: il Samaritano si fa carico della sofferenza dell’altro. Possiamo idealmente tracciare una diagonale dall’angolo in alto a sinistra e l’angolo in basso a destra; da una parte predominano i colori freddi dell’indifferenza (dove scompaiono anche i due sacerdoti) dall’altra i colori caldi della prossimità, resi ancora più evidenti dal tratto marcato del disegno nella parte centrale del quadro. Il Samaritano oltrepassa i colori freddi e ne strappa via il malcapitato viandante. Gli studiosi segnalano una certa somiglianza tra i tratti del Samaritano e quelli del pittore. Tale somiglianza indica una partecipazione dell’artista a quanto sta avvenendo sulla scena e ci interpella direttamente: noi, da che parte stiamo? VINCENT VAN GOGH, Autoritratto con cappello di feltro, Parigi, 1887. 68 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per assimilare Un comandamento nuovo. Il Samaritano percorre insieme al malcapitato viandante la strada dell’amore; è la strada del discepolo di Gesù, di colui che vive i comandamenti secondo le prospettive ulteriori del comandamento nuovo, quello che Gesù ci ha insegnato: il comandamento dell’amore. Come si declina il nuovo comandamento? Non è un suggerimento generico (cerca di voler bene agli altri!) ma si articola in gesti concreti che siamo chiamati a vivere anche noi, nella vita quotidiana, in famiglia, a scuola, con gli amici. Ama il prossimo tuo come te stesso Alla ricerca di un nuovo decalogo. Nella parabola del Buon Samaritano Gesù ci suggerisce dieci gesti che costituiscono il decalogo del discepolo. Troviamolo! Lc 10,29 Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». IL DECALOGO DEL SAMARITANO 1. vide 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. Riporta i dieci verbi che hanno come soggetto il Samaritano, a partire dal versetto 33. Preghiamo «Va’ e anche tu fa’ così» Concludiamo l’incontro con un momento di preghiera, chiedendo al Signore che ci accompagni ogni giorno lungo la strada di chi vuole essere suo discepolo. 69 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Secondo incontro “Vide e ne ebbe compassione” ACCORGERSI DEI BISOGNI Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 10, 34a - comprendono la differenza tra vedere e provare compassione; - riflettono sulle conseguenze pratiche del provare compassione per l’altro e individuano alcuni atteggiamenti concreti da assumere nelle situazioni di sofferenza e povertà; - accostano la figura di Madre Teresa come santa maestra di compassione. Nel catechismo Venite con me, pag.74-75 Per affascinare Iniziare l’incontro leggendo una pagina del romanzo La chiave di Sara; è il momento in cui gli ebrei, dopo essere stati rinchiusi per molti giorni nel Velodromo, stipati e trattati come bestie, vengono deportati al campo di Auchwitz. Una mattina gli altoparlanti sputarono bruschi ordini: prendere le proprie cose e radunarsi all’ingresso in silenzio. Si alzò a fatica, priva di forze. Quasi non si reggeva sulle gambe. Aiutò il padre a tirare su la madre. Raccolsero le borse. La folla arrancò verso le porte. Notò come tutti si movessero lenti, addolorati. Perfino i bambini camminavano barcollando come vecchi, schiena curva, capo chino. Si chiese dove li avrebbero mandati. Avrebbe voluto domandarlo al padre, ma dal volto sparuto e cupo capì che in quel momento non avrebbe avuto risposta. Sarebbero finalmente tornati a casa? Era la fine? Finito tutto? Poteva andare a casa a liberare il fratello? Percorsero la stretta via mentre la polizia impartiva ordini. Lanciò un’occhiata agli sconosciuti che li osservavano dalle finestre, dai balconi, dai portoni, dai marciapiedi. La maggior parte aveva un volto inespressivo, privo di compassione. Lo sguardo insistente. Non una parola. A loro non importa niente, pensò. Non importa quello che ci stanno facendo, dove ci stanno portando. Un uomo li indicava ridendo. Perché, pensò, perché? Siamo tanto buffi con questi abiti schifosi e puzzolenti? Ridono per questo? Cosa c’è di tanto divertente? Come possono essere così crudeli? Avrebbe voluto sputargli addosso, urlare. 70 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita LA TRAMA. È notte d’estate come tante altre a Parigi. La piccola Sara è a casa con la sua famiglia, quando viene svegliata dall’irruzione della polizia francese e prelevata insieme ai genitori. Ha solo dieci anni, non capisce quello che sta succedendo, ma è atterrita e, prima di essere portata via, nasconde il fratellino più piccolo in un armadio a muro che chiude a chiave, nel tentativo di proteggerlo. È il 16 luglio 1942. Sara, insieme a migliaia di altri ebrei, viene rinchiusa nel Velodrome d’Hiver, in attesa di essere deportata in un campo di concentramento. Ma il suo unico pensiero è tornare per liberare il fratellino. Sarà appunto questo pensiero a sostenerla nei momenti di dura prigionia; separata dal padre e dalla madre, vivrà con l’unico obiettivo di tornare a Parigi, affrontando pericoli di ogni tipo. Quale lo stato d’animo della protagonista? Quale quello degli altri personaggi che la scena del romanzo ci propone? I ragazzi a partire dalle loro conoscenze si pongono di fronte al triste capitolo della deportazione degli Ebrei, mettendo in evidenza la reazione del mondo di fronte a una simile tragedia. Per approfondire Non basta vedere i bisogni dell’uomo per far nascere un sentimento di compassione. Anche nel romanzo troviamo vari personaggi che incrociano le terribili vicende di Sara e del popolo ebraico ma il vedere il dramma della persecuzione non suscita in tutti la medesima reazione. 1. IL VEDERE DELLA FOLLA. Vedo e resto indifferente. Mentre si sta consumando il dramma della deportazione la gente guarda e non sembra reagire. Colpisce il silenzio e l’indifferenza della folla: tutto si consuma sotto gli occhi di una popolazione fredda e insensibile. La bambina notò che nessuno si muoveva, nessuno diceva nulla. Si limitavano ad osservare. 2. ILVEDERE DEL GIOVANE POLIZIOTTO. Vedo e cerco di togliermi il senso di colpa. Più di una volta Sara incrocia lo sguardo del poliziotto di quartiere che le era stato precedentemente amico.Uno sguardo che il poliziotto sostiene a fatica, per i forti rimorsi che suscita nella sua coscienza. Infine nel campo di Auschwitz sarà lui ad indicare a Sara una via di uscita, offrendole anche un rotolo di banconote per portare a buon fine la sua missione. Sembrava profondamente turbato. Un misto di pietà, vergogna e rabbia. 3. IL VEDERE DELL’ANZIANA COPPIA. Vedo e mi lascio coinvolgere. La coppia di anziani che accoglie Sara, la pulisce, la veste, la nutre, la nasconde dalla polizia, non ha paura di compromettere la propria vita. La vista dei drammi subiti da Sara genera un profondo coinvolgimento, tanto da abbandonare tutto, la casa e le proprie sicurezze, per accompagnarla nel suo triste viaggio verso Parigi, verso la scoperta della triste realtà della morte del fratellino. 71 «Fermarti? Non ti stiamo fermando, piccola testarda. Veniamo con te» Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per assimilare I La strada del discepolo porta ad un vedere che genera compassione, come succede al Samaritano. La pagina del diario di Madre Teresa ci aiuta a comprendere attraverso la sua esperienza il significato di un vedere che porta alla conversione dell’animo. «Un giorno, mentre ero nei quartieri poveri di Calcutta e stavo per ritornare nella mia stanza, ho visto una donna che giaceva sul marciapiede. Era debole, sottile e magrissima, si vedeva che era molto malata e l’odore del suo corpo era così forte che stavo per vomitare, anche se le stavo solo passando vicino. Sono andata avanti e ho visto dei grossi topi che mordevano il suo corpo senza speranza, e mi sono detta: questa è la cosa peggiore che hai visto in tutta la tua vita. Tutto quello che volevo in quel momento, era di andarmene via il più presto possibile e dimenticare quello che avevo visto e non ricordarlo mai più. E ho cominciato a correre, come se correre potesse aiutare quel desiderio di fuggire che mi riempiva con tanta forza. Ma prima che avessi raggiunto l’angolo successivo della strada, una luce interiore mi ha fermata. E sono rimasta lì, sul marciapiede del quartiere povero di Calcutta, che ora conosco così bene, e ho visto che quella non era l’unica donna che vi giaceva, e che veniva mangiata dai topi. Ho visto anche che era Cristo stesso a soffrire su quel marciapiede. Mi sono voltata e sono tornata indietro da quella donna, ho cacciato via i topi, l’ho sollevata e portata al più vicino ospedale. Ma non volevano prenderla e ci hanno detto di andarcene via. Abbiamo cercato un altro ospedale, con lo stesso risultato, e con un altro ancora, finché non abbiamo trovato una camera privata per lei, e io stessa l’ho curata. Da quel giorno la mia vita e’ cambiata. Da quel giorno il mio progetto è stato chiaro: avrei dovuto vivere per e con il più povero dei poveri su questa terra, dovunque lo avessi trovato». Sulle strade della vita. Dare o non dare la carità? Spesso siamo disorientati di fronte alle tante e diverse figure di povero che occupano le nostre strade. Problematizzare con i ragazzi: è giusto dare la carità senza conoscere l’onestà di chi te la sta chiedendo? A quanti poveri devo dare la carità? Aiutarli a comprendere che ogni gesto di carità è buono e fa bene prima di tutto a chi lo compie; a volte daremo una moneta, altre volte un sorriso o una stretta di mano… la compassione per il povero non viene spontanea ma va coltivata. Preghiamo Concludiamo l’incontro affidando al Signore i poveri che quotidianamente incrociamo lungo le nostre strade; chiediamo che il Signore ci apra gli occhi e il cuore di fronte agli appelli continui che la povertà e la sofferenza rivolgono alla nostra coscienza. 72 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Terzo incontro “Si fece vicino” AMICI E FRATELLI DI OGNI UOMO E DONNA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 10, 34a - si pongono di fronte a episodi di razzismo citati dalla cronaca e si interrogano sulla sua diffusione anche nei loro ambiti di vita quotidiana; - comprendono l’importanza di superare i luoghi comuni e i pregiudizi nei confronti di alcune categorie di persone; - maturano atteggiamenti di accoglienza e vicinanza nei confronti di realtà diverse dalla loro. Nel catechismo Per affascinare Mostrare ai ragazzi le immagini riportate qui sotto. 73 Venite con me, pag.74-75 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Sentire il punto di vista dei ragazzi. Come valutano questi episodi? Li trovano diffusi? Si sono mai trovati in classe o in un gruppo di amici con persone che sostenevano una posizione razzista? Per approfondire Il discepolo è chiamato a superare le barriere delle differenze di razza, di cultura per vivere la vicinanza con ogni uomo. Presentare la figura di don Mario Riboldi, un sacerdote che ha deciso di lasciare onori e comodità e di vivere con la comunità dei Rom. Don Mario il prete dei rom che dice messa in roulotte (30 ottobre 2007-ESPRESSO) Nomade fra i nomadi per scelta, non per nascita. Don Mario Riboldi, famiglia brianzola, amico in gioventù del futuro papa Paolo VI, avrebbe potuto invecchiare comodamente fra gli stucchi dorati del Vaticano. Ma ha scelto di consumare la sua vita fra i campi e di girare l' Italia dietro alle carovane degli zingari. La sua roulotte è piccola, ma accogliente, come il caravan dove celebra tutti i giorni. L'acqua viene dalla fontana, il riscaldamento dalla stufetta a gas. Da trent' anni vive e celebra la messa in una roulotte. Parla al gregge dei suoi fedeli in «romanes», la lingua degli zingari, e critica la civiltà dei «gagi», i non-zingari, con tutti i loro pregiudizi, la loro violenza, la «fretta che non permette di apprezzare la bellezza della natura». Cappellino nero, baffetti tagliati corti, bianchi come le lunghe basette che gli incorniciano il volto affilato, sorriso sornione e voce resa roca dalle troppe sigarette o forse dagli acciacchi dell' età, Riboldi vuole smontare i luoghi comuni sui gitani uno a uno. «Voi chiedete solo dei furti e dell' elemosina, quando parlate dei rom. Ma cosa mi rispondete se io vi spiego che i gitani hanno raccolto ben 88.000 euro per costruire una chiesa a Tejùs, in Romania? E non sto parlando dei romeni, perché i rom non sono solo quelli della Romania. Sto parlando dei nostri rom: i synti, i manuche, i giostrai, i camminanti. Tutti italiani, molti cattolici, comunque credenti». «Voi mi volete incastrare», è la risposta standard a quasi tutte le domande. «Ma io sono più furbo di voi e vi dico quel che voglio dirvi io: com' è possibile che dal popolo gitano, con tutto il male che la gente ne pensa, sia venuto fuori un beato, Zeffirino, primo martire gitano, mentre altri due sono in corsa per la canonizzazione?». Don Mario sfoglia la rivista degli zingari cattolici, che lui cura da decenni. «Certo, la messa per questa gente è un punto di arrivo. Io quando predico prendo in mano la Bibbia, capitolo uno versetto uno. Si comincia con 15 che ti ascoltano, si finisce con 3. Ma a me ne basta uno. Non è la quantità che conta, ma la qualità. Perché di Dante Alighieri ce n' è uno, ma è grazie a lui si è smesso di parlare male del Medioevo». Don Riboldi sabato scorso ha portato i suoi zingari a pregare a Sant' Ambrogio. La Curia ambrosiana, dopo la sua rinuncia alla nomina vaticana («Non avevo nessuna intenzione di passare la vita dietro a una scrivania») lo apprezza e l' ha eletto cappellano degli zingari della diocesi. «Fra questa gente succedono cose dell' "integrazione" si chiede la rinuncia alla libertà, allora io sono d' accordo con loro e rimango a vivere fra i boschi. Questo tipo di libertà è l' unica alternativa sensata alla vostra civiltà malata». Per il catechista I samaritani, per gli abitanti delle vicinanze di Gerico, erano considerati degli inferiori, un po’ come avviene ancora con certi stereotipi dei “meridionali” o dei “negri” in alcune zone dei cosiddetti paesi occidentali sviluppati. 74 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita La vita, le scelte di don Mario ci aiutano a comprendere quali siano i tratti del discepolo che si impegna a vivere la vicinanza con ogni uomo, superando luoghi comuni e forme di emarginazione. Il catechista li metta in evidenza, attraverso la tecnica dei cartelli- concetto: Raggiunge l’uomo nella sua realtà Don Mario vive in una roulotte da 57 anni, all’interno di una comunità di zingari. Condivide e rispetta i loro ritmi di vita e celebra la messa quotidianamentein un container che è diventata la sua cappella, anche se sono pochi quelli che la frequentano. Il suo obiettivo «non è portarli a Messa ma parlargli di un Dio che non conoscono ma in cui già credono». Crea legami e relazioni umane Ogni mezzogiorno una zingarabussa alla roulotte di don Mario per portargli un piatto caldo. Tra don Mario e gli zingari si è creato un rapporto di amicizia, che in una situazione di emarginazione diventa annuncio del Vangelo, dell’amore di Dio per ogni uomo. Supera pregiudizi e luoghi comuni Conla sua diretta testimonianza di vita ma anche attraverso interviste e articoli su giornali don Mario combatte il pregiudizio sui Rom e contrasta la politica dello sgombero dei campi nomadi. «Gli zingari non devono sparire, vanno evangelizzati e scolarizzati, ma è importante che conservino la loro cultura e le loro tradizioni» Anche nella nostra Diocesi la pastorale si mostra attenta al problema dei Rom e alla loro integrazione sociale. Per avere maggiori notizie, testimonianze e proporre un confronto all’interno del gruppo contattare l’ufficio Caritas di Treviso. Per assimilare Provare a realizzare insiemeai ragazzi uno striscione che esprima la fraterna vicinanza evangelica. Servirsi di un’immagine, di uno slogan, di una frase del Vangelo particolarmente significativa. Esporlo poi nella propria stanza di riferimento e valorizzarlo in un contesto celebrativo, per chiedere al Signore il dono della pace tra i popoli. 75 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Quarto incontro “Gli fasciò le ferite versandovi olio e il vino” VICINI NELLA MALATTIA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: - accostano la realtà della malattia e evocano il loro vissuto; - comprendono che occupandosi dei malati la Chiesa continua l’opera di Gesù; - fanno esperienza di vicinanza andando a visitare gli ammalati o gli infermi; - conoscono e approfondiscono il significato e il rito dell’Unzione degli Infermi. - Luca 10, 34b; - Lettera di Giacomo 5, 14-15. Per affascinare Tecniche di pronto soccorso. Portare all’incontro alcune bende e insegnare ai ragazzi la tecnica per fasciare un dito, il polso, la caviglia… Servirsi di uno schema chiaro e preciso o se possibile chiedere aiuto ad alcuni esperti (giovani o adulti impegnati nella Croce Rossa o infermieri). Numerare poi i ragazzi per due; tutti i numeri uno fasciano al rispettivo numero due una parte del corpo e poi si scambiano i ruoli. Per il catechista L’attività va preparata accuratamente e non improvvisata. Si tratta di insegnare effettivamente ai ragazzi ad intervenire in una piccola emergenza, non solo a far finta di fasciare un ferito in una sorta di drammatizzazione della parabola. Una catechesi che in questo caso coinvolge le mani e le abilita ad un servizio verso l’altro. 76 Nel catechismo - Venite con me, pag.74-75; - La verità vi farà liberi, n.712-714. Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per approfondire Toccare con mano. Anche il samaritano si prende concretamente cura del viandante e gli presta un primo soccorso. Il vangelo ci racconta nel dettaglio quali sono i gesti che compie per dare conforto al ferito: VERSA IL VINO VERSA L’OLIO Ai tempi di Gesù il vino veniva utilizzato per disinfettare la ferita. Fin dall’antichità l’olio veniva utilizzato come farmaco per alleviare il dolore causato dall’irritazione della pelle, provocato da bruciature o ferite. Primo gesto di cura è strappare dal male chi soffre, combattendo contro i batteri che possono diventare origine di ulteriori sofferenze. Secondo gesto di cura è ridurre il male, portando a chi soffre un immediato sollievo. FASCIA LE FERITE: le bende proteggono le ferite dalle infezioni, tamponano le emorragie, bloccano fratture e distorsioni e consentono al ferito di riprendere lentamente la vita normale. Si tratta di dare stabilità e continuità all’azione di soccorso. NON SOLO PRONTO SOCCORSO! I tre gesti del Samaritano ci aiutano a comprendere la modalità con cui si sta vicino a chi soffre; mentre il catechista mostra il vino, l’olio e le bende indica ai ragazzi come concretizzare anche nella loro vita questi tre gesti di cura, facendosi vicini a chi per varie ragioni soffre e ha bisogni di qualcuno che lo strappi dal male, gli dia conforto e lo aiuti a rimettersi in piedi. Verso olio, vino, fascio le ferite di chi vive vicino a me quando… Il Samaritano non ha paura di avvicinarsi al viandante, di toccare con mano le ferite e di prendersene cura; è l’atteggiamento che ha sempre avuto anche Gesù nei confronti degli ammalati, si è fatto loro vicino, li ha voluti toccare, proprio per esprimere la sua compassione e vicinanza, anche andando contro le prescrizioni della legge ebraica. Mc 1,40 Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 77 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per assimilare La Chiesa continua l’opera di guarigione di Gesù e si fa vicina a chi soffre, portando conforto con le opere di carità e con i sacramenti, in particolare con quello dell’Unzione degli infermi, che rende viva ed efficace la presenza di Gesù Buon Samaritano. Invitare i ragazzi a partecipare alla missione della Chiesa, portandoli a far visita a un malato della parrocchia, agli anziani in casa di riposo oppure agli ospiti di un istituto, come l’Opera della Divina Provvidenza a Sarmeola (Padova). Può essere utile anche essere presenti alla celebrazione comunitaria parrocchiale del sacramento dell’Unzione degli infermi: accostando la realtà della sofferenza e della malattia i ragazzi comprendono come la Chiesa se ne faccia carico e come anche loro possano in piccola parte rendersi partecipi. Il sacramento dell’unzione degli infermi L’Unzione è stata istituita da Gesù medico del corpo e dello spirito; egli inviava i suoi discepoli non solo a predicare ma anche “a curare i malati e cacciare i demoni”. San Giacomo nella sua lettera ci descrive l’Unzione con queste espressioni: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati gli saranno perdonati” (Gc 4, 14 -15). Chi è malato: per malato S. Giacomo intende una persona colpita da una grave malattia o infermità e che per questa ragione diventa fragile anche nella sua vita di fede. Chiami a sé i presbiteri: L’iniziativa è del malato. È lui che deve chiedere il sacramento direttamente o tramite altre persone (Nel vangelo: “Fa’ che io veda! Se vuoi puoi guarirmi! Il mio servo giace malato, vieni…!”). Solo il sacerdote può dare l’unzione degli infermi; infatti agisce “in persona Christi” e a nome della Chiesa: non è un guaritore privato o una persona con particolari doti terapeutiche. E preghino su di lui: un dono grande che possiamo fare per chi è malato è la preghiera, che ci fa entrare in una relazione filiale e fiduciosa con Dio Padre. Nel rito dell’ Unzione degli Infermi, la preghiera diventa invocazione solenne dello Spirito Santo, attraverso L’IMPOSIZIONE DELLE MANI da parte del sacerdote. È un gesto sacramentale, presente nella celebrazione dell’Eucaristia, nella Cresima, nella Riconciliazione. Dopo averlo unto con l’olio: Il sacerdote unge l’infermo sulle mani e sulla fronte. L’Unzione con l’olio, nella Bibbia, ha un particolare significato: l’olio dona vigore, agilità, bellezza, è segno di consacrazione, serve a medicare le ferite (Buon Samaritano). Ricordiamo in particolare tre unzioni: - l’unzione della Cresima che fortifica per testimoniare; - l’unzione dell’Ordine sacro, che consacra le mani di chi agisce in persona Christi; - l’unzione degli infermi, che dona forza e guarigione nel tempo di fragilità fisica. L’olio degli Infermi viene benedetto dal vescovo durante la preghiera Eucaristica della Messa del Crisma, il Giovedì santo. (DON ANTONIO GUIDOLIN,L’unzione degli Infermi, Percorso di Approfondimento 2011-2012) 78 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Quinto incontro “Quello che spenderai in più” CHIAMATI A CONSACRARE LA PROPRIA VITA Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 10, 35 - comprendono che la vocazione è la chiamata che Dio rivolge ad ogni uomo di vivere secondo le sue misure; - si pongono di fronte alla decisione di alcuni uomini e donne di consacrare tutta la vita al Signore e ai fratelli; - conoscono esperienze diocesane rivolte a ragazzi e ragazze che desiderano interrogarsi sulla loro vocazione. Nel catechismo - Venite con me, pag.13; - La verità vi farà liberi, n. 542-556. Per affascinare Iniziare l’incontro proiettando lo spezzone iniziale della fiction televisiva PapaGiovanni (reperibile nella collana Testimoni della fede, Papa Giovanni, regia di GIORGIO CAPITANI, San Paolo film). Angelino Roncalli rivela ai genitori la sua decisione di diventare «un povero prete di campagna». Per i poveri genitori contadini, alle prese con la quotidiana sopravvivenza, non è facile comprendere e sostenere la scelta del figlio ma sono costretti ad arrendersi davanti alla sua determinazione. Grazie all’intervento dello zio che si offre di pagare tutte le spese, Angelo Roncalli lascia il suo paese per entrare in seminario. Spazio per il confronto in gruppo: anche oggi ci sono ragazzi e ragazze che si sentono chiamati ad offrire la loro vita al Signore come sacerdote o come consacrata. Come lo capiscono? Che cosa pensi di questa scelta? Per approfondire “Ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”: riprendere l’ultima parte della parabola, soffermandosi sulle parole che il Samaritano rivolge al locandiere. Il Samaritano chiede al locandiere la disponibilità a pagare qualche cosa in più rispetto al denaro anticipato; è la stessa richiesta che il Signore rivolge ad ogni uomo, perché non si accontenti di dare il minimo indispensabile, ma investa la sua vita per un progetto di grande dimensioni, quello che Dio ha su ciascuno di noi. 79 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Che cosa significa pagare in più? Ad ogni persona è richiesto ciò che può dare; ci sono cristiani che hanno risposto con generosità alla chiamata del Signore e hanno deciso di offrire tutta la loro vita a Dio e ai fratelli. Sono le persone consacrate, sacerdoti, religiose e religiosi. A partire dai dialoghi della fiction mettere in evidenza alcuni aspetti della vocazione: È come quando qualcuno mi chiama e mi fa una domanda. Io ho risposto sì. E tu, che cosa hai scelto? Di essere in povero prete di campagna! Farai il contadino, come tuo padre La determinazione di una risposta. Angelino ha udito qualcuno che lo chiama e non ha dubbi sulla risposta da dare al Signore, anche se le condizioni economiche in cui vive la sua famiglia non sembrerebbero permettere una simile scelta.La vita come vocazione è una risposta agli appelli che il Signore in vario modo ci rivolge; è importante mettersi in ascolto e fidarsi di lui, anche se non è sempre chiaro come il suo progetto potrà realizzarsi. Un progetto da scoprire insieme: Angelino comprende la sua vocazione passando molto tempo con il parroco del paese. A lui rivolge le domande profonde che gli nascono nel cuore, di fronte al dramma del male e della sofferenza nel mondo; sta con lui mentre celebra la messa e mentre si fa vicino agli sfollati, ai parrocchiani oppressi dalla povertà e dalla solitudine.Giovanni XXIII si sentirà sempre nel cuore un “povero prete di campagna”.Non è sempre facile capire da soli quello che il Signore ci chiede; un sacerdote, un catechista, un insegnante…possono diventare un riferimento importante nel momento in cui siamo chiamati a fare una scelta. Il coraggio di lasciare tutto: Angelino prende le distanzedal progetto che i genitori avevano fatto su di lui: non sarà un contadino come il padre ma un prete, come il Signore gli ha chiesto. Dire sì al Signore cambia la vita e porta novità non solo per chi a lui si consacra ma anche per i familiari, che devono accettare scelte differenti rispetto alle loro aspettative.La vita vissuta come vocazione accoglie solamente i desideri del Signore, che non vuole privarci di ciò che ci appartiene ma donarci molto di più. Per assimilare Hanno detto sì. Presentare la vocazione alla vita consacrata di un testimone dei nostri giorni, un uomo o una donna che hanno saputo dire sì al Signore e spendere tutto per realizzare pienamente la loro vita. GINA SIMIONATO La vita. Gina nasce a S. Cristina di Quinto il 31 marzo 1945 da Domenico e Giulia Marangon, seconda di cinque figli. Cresce nella sua parrocchia attraversando le tappe classiche dei Sacramenti, della scuola, del catechismo, dell’oratorio, dell’Azione cattolica.Il 2 ottobre 1963 entra nel noviziato delle Suore Dorotee a Venezia. Dopo la prima professione, viene inviata in alcune comunità di Romagna, Lombardia, Veneto dove si confronta con la vita, la spiritualità e la missione dell’Istituto. Fa la professione perpetua il 3 settembre 1972 a Venezia. Nel 1975parte per il Burundi, stato dell’Africa Centrale; inizia così la sua esperienza missionaria che durerà 25 anni. Vive per dodici anni a Matara, dove presta servizio come infermiera e animatrice pastorale, fino a 80 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita quando rientra in Italia, espulsa insieme a tanti missionari dal governo burundese. L’anno successivo riparte per lo Zairee si inserisce nella comunità di Mbobero, zona dei Grandi Laghi. Nel 1996 scoppia la guerra in quella regione; suor Gina condivide la sorte della popolazione divenendo fuggiasca insieme con le consorelle africane che “erano cercate a morte”. Il 14 settembre 1998 rientra in Burundi nella comunità di Gihiza come superiora della comunità. Il 15 ottobre 2000, alle ore 6.50, mentre con le altre tre consorelle africane sta raggiungendo la parrocchia per la S. Messa viene assassinata sulla strada da un commando di uomini armati. La nascita di una vocazione. Sulle orme di padre Damiano. Da adolescenteGina vive tutti i divertimenti che il semplice ambiente di S. Cristina le offre: i giochi all’oratorio, le feste parrocchiali, i canti, le corse in bicicletta. Soprattutto è patita del cinema. Ed è proprio un film a provocare in lei la domanda su come vivere radicalmente il proprio Battesimo, mentre va facendosi insistente il richiamo interiore a “portare il Vangelo nel mondo lontano”. Lo racconta lei stessa in una lettera scritta nel 1996 ai giovani della diocesi di Treviso: “Ho visto per la prima volta il film di Padre Damiano (Molokai) che mi ha affascinato moltissimo: è forse stato questo momento che ha marcato in me la necessità di fare un salto di qualità per realizzare la mia vita di battezzata”. A 16 anni partecipa per la prima volta agli esercizi spirituali predicati dal suo parroco e direttore spirituale, don Luigi Spolaore. Ricorda il vecchio parroco: «A conclusione di quell’esperienza, fatta con estrema serietà e tanta preghiera, Gina tutta sorridente in volto viene a dirmi: Il Signore mi ha parlato, mi faccio suora e suora missionaria». «E’ a 16 anni, racconta suor Gina, che si risvegliò in me la necessità di credere a Dio e alla vocazione che avevo in cuore. Ho sentito Dio soprattutto quando, per la prima volta ho capito che Lui mi voleva chiamare a una vita di sacrificio e di dono per i fratelli». Il compimento. Come il chicco di grano. «Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici. I suoi amici sono gli apostoli e poi noi che abbiamo creduto nella loro parola. Anch’io, Signore, ti voglio dare la mia vita». Suor Gina confida più volte che la volontà di Dio per lei si compirà anche dentro all’esperienza della “morte”: ciò le permetterà di stare sottoterra come un seme che marcisce. La sua vita diventa un progressivo morire a se stessa, per il bene dei malati, della comunità delle suore, delle giovani africane. Non si dà mai per vinta e combatte con tutta la sua forza per far ottenere un pozzo per la gente povera, un servizio medico qualificato, un’assistenza alle donne durante il parto. Mal’amore per Dio e per gli uomini la conduce ben oltre. Nonostante la difficile situazione politica decide di non fuggire e di rimanere al suo posto, per non abbandonare la povera gente che si era affidata a lei, mettendo così a rischio la sua stessa vita. Suor Gina è la ventiduesima dei trenta martiri di Cristo dell’anno 2000. L’incontro può essere sostituito dalla viva testimonianza di una giovane consacrata, un seminarista o un sacerdote, disponibili a raccontare ai ragazzi la nascita della loro vocazione, le difficoltà e le soddisfazioni che vive al giorno d’oggi chi sceglie di dedicare la propria vita al Signore. Può essere l’occasione di portare i ragazzi in Seminario, per accostare direttamente l’esperienza alcuni coetanei che hanno scelto di dedicare del tempo per riflettere sulla loro vocazione. È possibile contattare il Seminario anche per avere materiale informativo sulle attività proposte a ragazzi e ragazze, interessati a gruppi vocazionali o coinvolti nell’animazione liturgica delle celebrazioni parrocchiali. 81 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Sesto incontro “Pagherò al mio ritorno” LA RICOMPENSA DI CHI OPERA IL BENE Obiettivi Leggi nella Bibbia I ragazzi: Luca 10, 35 - riconoscono il valore di un gesto compiuto per il bene dell’altro; - comprendono che la ricompensa delle nostre azioni è misurata dalla legge d’amore che Gesù ci ha consegnato; - accostano il tema del giudizio finale e della parusia; - conoscono le opere di misericordia come concretizzazione della pagina evangelica del giudizio finale. Nel catechismo - Venite con me, pag. 182-183; - La verità vi farà liberi, n. 1209-1231. Per affascinare Investire per i sogni dell’altro. Presentare ai ragazzi la figura di Muhammad Yunus, economista inventore del piccolo credito, insignito del premio Nobel per la pace nel 2006. Leggere insieme un’intervista rilasciata dal banchiere; recentemente ha raccontato la sua vita nel libro Il banchiere dei poveri. Pochi dollari per cominciare. Intervista a Muhammad Yunus Nello stato delBangladesh funestato dalla carestia, il giovane economista Muhammad Yunus maturava un'intuizione che si sarebbe rivelata presto vincente: dare ai poveri la possibilità di un futuro dignitoso attraverso minuscoli crediti, garantiti solo dalla dignità e dalla forza di volontà dei contadini bengalesi collaudate in secoli di dura lotta per la sopravvivenza. Professor Yunus, può raccontarci com'è iniziata l'avventura della GrameenBank? «Iniziai l'attività di insegnante all'università di Chittagong, nell'est del Paese. Qui venni presto in contatto con i contadini dei villaggi vicini, gente che quotidianamente lottava per la sopravvivenza. Fu così che un giorno misi mano al portafogli e prestai l'equivalente di poche decine di dollari a 42 contadini che conoscevo. La somma mi venne restituita puntualmente. Stimolato da questa esperienza, mi recai alla banca vicino all'Università per chiedere altro denaro per i poveri del villaggio. Riuscii ad ottenere trecento dollari solo offrendomi come garante. Insieme al denaro, ricevetti anche un avvertimento: “Non rivedrà più i suoi soldi”. Non fu cosi, fortunatamente, e negli anni seguenti continuai in questo esperimento dai frutti insperati: i villaggi da me aiutati da uno diventarono due, cinque, dieci... Non potevo più farcela da solo e così mi venne l'idea di aprire una banca per i poveri. 82 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Servivano capitali, che le banche non avrebbero mai concesso direttamente. Quindi parte dei finanziamenti arrivarono da miei conoscenti benestanti, cui nessuno negò il credito, e parte dal governo. Oggi l'88% della GrameenBank, nata nel 1988, è nelle mani dei poveri stessi, che ne detengono minuscole quote. Commentare in gruppo insieme ai ragazzi: Quali le motivazioni dell’investimento di Muhammad? Quali i rischi? Quali i risultati? Per approfondire Ti ripagherò al mio ritorno. Anche il proprietario della locanda situata lungo la strada che porta da Gerusalemme a Gerico si trova di fronte ad un investimento a rischio; due monete per prendersi cura di uno sconosciuto, senza alcuna garanzia che un giorno il samaritano sarebbe tornato a saldare il debito. Eppure per il bene del viandante decide di lasciarsi coinvolgere e si fida della promessa. Quel Samaritano che bussa alle locande situate lungo le strade del mondo è Gesù che coinvolge l’uomo nella sua missione di salvezza e lo invita ad investire nella direzione dell’amore. Quale sarà la ricompensa del locandiere? Quale la ricompensa per ogni nostra buona azione? Agli occhi del Signore nulla va perduto e saremo abbondantemente ricompensati proprio per quei gesti silenziosi e nascosti compiuti verso i deboli e i sofferenti che il Signore ha posto lungo la nostra strada. Rileggere con attenzione il versetto 35 della parabola e commentare i tre passaggi: Tirò fuori due denari Li diede all’albergatore dicendo: “Abbi cura di lui” Ciò che spenderai in più te lo ripagherò al mio ritorno. Il Samaritano paga in anticipo e grazie a quei due denari il locandiere può prendersi cura del viandante. La bontà dei nostri gesti è preceduta dalla bontà di Gesù che li rende possibili Il Samaritano affida nelle mani del locandiere il viandante perché se ne prenda cura. I gesti d’amore che compiamo verso gli altri stanno a cuore al Signore: egli ci invita a tenere aperte le porte della nostra locanda, perché anche noi possiamo prenderci cura dei poveri e dei sofferenti che ogni giorno ci affida, continuando la sua opera di misericordia. Il Samaritano promette un risarcimento. La vera ricompensa per le buone opere non viene dagli uomini ma da Gesù: al momento del suo ritorno ricompenserà abbondantemente coloro che hanno continuato la sua missione. 83 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Per assimilare Soffermarsi sulla parola RITORNO e problematizzare con i ragazzi: Gesù torna veramente sulla terra? E se lo fa, quando e dove? Introdurre con i ragazzi il tema delle verità ultime (spesso assenti nella catechesi), presentando senza storpiature la dottrina della Chiesa sul giudizio finale, sul Paradiso e l’Inferno. Appunti per il catechista Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi”. Giorno del Signore e risurrezione. [1209] Sebbene ciascuno con la morte raggiunga la propria salvezza definitiva o la perdizione eterna, salvezza e perdizione diventano complete, secondo tutte le dimensioni della persona, solo alla fine del mondo.Dio dirige la storia e la porta a termine. I profeti dell’Antico Testamento annunziano il giorno del Signore, suprema manifestazione della sua gloria su tutta la terra, per punire i nemici, per purificare e salvare i fedeli. Sarà vittoria totale, separazione definitiva del bene dal male. Dalla risurrezione di Gesù alla nostra.[1211] La vittoria di Dio si compie per mezzo del Signore Gesù. [1212] Il legame tra la risurrezione di Gesù e la nostra è così stretto, che i primi cristiani ne arguirono, a torto, che avvenuta l’una fosse ormai imminente anche l’altra. Presto si accorsero che il “giorno del Signore” tardava a venire. Ma non si scandalizzarono: «davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo»). Rimase il desiderio che il disegno di Dio si compisse e l’urgenza interiore di cooperare con lui. Salvezza totale e perdizione totale. [1215] Nel corso dei secoli il magistero della Chiesa ha proclamato molte volte la fede nella risurrezione dei morti e nel giudizio universale. Così si esprime il concilio Lateranense IV: «Gesù Cristo... verrà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti e renderà a ciascuno secondo le proprie opere, sia ai reprobi che agli eletti. Tutti risorgeranno con i propri corpi, gli stessi di adesso, per ricevere ciascuno secondo le loro opere, cattive o buone, gli uni la pena eterna con il diavolo, gli altri con Cristo la gloria eterna». Tenere come riferimento il brano di Matteo 25,31-46: la modalità con cui abbiamo vissuto il comandamento dell’amore diventa il giudizio di tutta la nostra vita. Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e 84 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Può essere utile recuperare alcuni particolari del brano del Vangelo di Matteo dall’affresco di Giotto (vedi Appendice, pag. 97). GIOTTO, Il giudizio universale (1306), Padova, Cappella degli Scrovegni. La figura di Gesù giudice è posta al centro dell’affresco, all’interno di una mandorla iridata, simbolo dell’eternità; si intravedono altre simbologie, come il centauro, che rappresenta la natura umana e divina di Gesù ,e un orso che mangia un pesce, richiamo al sacrificio di Cristo. Gesù costituisce il centro dell’affresco, verso il quale sono rivolte le due schiere, quella dei beati e quella dei dannati. La divisione tra bene e male è resa visivamente attraverso la sapiente collocazione delle figure: tra i dannati regna il caos mentre i beati sono disposti in ordinate schiere. La croce separa gli eletti dai condannati: è la legge dell’amore che Gesù ha rivelato sulla croce a giudicare la vita dell’uomo. Apostoli, santi e beati sono raffigurati tutti con la medesima grandezza, senza divisione gerarchica; al fianco di Gesù gli apostoli, sotto i santi dell’Antico Testamento guidati da Maria, nella terza fascia tutti i santi, religiosi, clerici e laici. Si distinguono alcuni santi contemporanei, come san Francesco e san Domenico. 85 Gesù rivolge tutto se stesso agli eletti: lo sguardo, le braccia accoglienti, le piaghe della passione sono offerte agli uomini che hanno ascoltato la sua Parola. L’atteggiamento pacato di Gesù non assume i tratti del giudizio o della condanna ma sembra dire: “A voi la scelta”. Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Le opere di misericordia. La Chiesa traduce la pagine del Vangelo di Matteo in indicazioni concrete, che guidano il cristiano verso la ricompensa eterna. Sono le opere di misericordia, i gesti che consentono di trovare misericordia presso Dio e di entrare nel numero degli eletti. Riconoscere tra i comportamenti elencati sotto quelli che appartengono al cristiano e collegarli alle opere di misericordia corporali. Dar da mangiare agli affamati. Risparmiare per un futuro sicuro Fare attenzione a non sprecare acqua Dar da bere agli assetati. Non buttare mai via il cibo avanzato Conservare negli armadi i vestiti che non portiamo Informarsi su quello che succede nel mondo Vestire gli ignudi. Andare in cimitero il 2 novembre Sedersi vicino ad un compagno straniero Alloggiare i pellegrini. Pregare per chi sbaglia Portare un po’ di cibo in canonica per i poveri Fare attenzione ai falsi poveri che chiedono la carità Visitare gli infermi. Partecipare al funerale di un anziano della parrocchia Lasciare sola la nonna molto malata per non disturbarla Visitare i carcerati. Prendere contatti con l’ufficio missionario per offrire un piccolo aiuto economico Portare i vestiti vecchi nei cassonetti della Caritas Seppellire i morti Rinunciare ad un gelato per dare in carità i soldi risparmiati Digiunare per solidarietà con i poveri Preoccuparsi del compagno assente e procurargli i compiti Alcune situazioni sono volutamente ambigue per stimolare il dialogo e il confronto in gruppo; ad esempio è giusto risparmiare pensando al futuro ma non accaparrare denaro chiudendo il cuore alla generosità. Inoltre è vero che la carità va fatta con intelligenza, per promuovere il povero e aiutarlo a rendersi autonomo, ma questo non toglie nulla al valore del gesto di carità che possiamo fare a chi ci tende la mano. 86 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita Celebrazione conclusiva – genitori e ragazzi VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO Celebriamo L’itinerario che abbiamo percorso si conclude con una celebrazione nella quale è consegnato ai ragazzi, a seconda dell’opportunità e delle scelte parrocchiali, un piccolo grembiule e/o un cartoncino con il testo evangelico della lavanda dei piedi, suggerito per la celebrazione (Gv 13). La consegna può essere fatta in una celebrazione della Parola oppure, con gli opportuni adattamenti, durante la celebrazione dell’Eucaristia, feriale o domenicale. Sarà significativa la presenza dei genitori e della comunità. La proposta celebrativa prevedealcuneinvocazioni iniziali, il brano evangelico e la consegna del segnoricordo. Infine è pensata una benedizione con il gesto dell’invio, per rendere concreta la spinta missionaria del comandamento dell’amore. La celebrazione può essere fatta in una cappella o in una sala debitamente preparata. In tal caso si mettono le sedie in cerchio e si pone un tappeto al centro, dove sarà collocato un leggío per la proclamazione della Parola e tre sgabelli o sostegni per i segni della lavanda dei piedi. Davanti alla Parola si accende una lampada e si colloca una pianta. CANTO INIZIALE S. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen S. Il Signore che ama i suoi figli e dà la vita per loro sia con tutti voi T. E con il tuo Spirito S. Diciamo insieme: Sostieni i nostri passi, Gesù. Alcuni ragazzi leggono le seguenti invocazioni - Quando percorriamo la via del samaritano, facendoci vicini a chi ha bisogno: T. Sostieni i nostri passi, Gesù. - Quando solchiamo la strada dell’ascolto della tua Parola: T. Sostieni i nostri passi, Gesù. - Quando camminiamo sulla via dei comandamenti: T. Sostieni i nostri passi, Gesù. - Quando… (altre invocazioni) S. Preghiamo:Signore Gesù, Buon Samaritano dell’umanità, accompagna il nostro cammino sulle strade dell’amore, perché scopriamo la felicità che ci prometti e ogni uomo comprenda che siamo tuoi discepoli. Tu che vivi e regni per tutti isecoli dei secoli. INTRODUZIONE Cat.Abbiamo incontrato e conosciuto il Signore, ci siamo nutriti al banchetto dell’Eucaristia, abbiamo scoperto il comandamento dell’amore. Oggi ringraziamo il Signore per il cammino che ci ha fatto percorrere e chiediamo luce e forza per vivere sempre nell’amore di Gesù. INVOCAZIONI S. Facciamo memoria del cammino compiuto e chiediamo insieme l’aiuto di Dio per continuare a camminare sulla via della felicità. T. Amen 87 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita IN ASCOLTO Il grembiuleindicala disposizione generale al servizio. È un “abito liturgico” strano ma efficace per capire il ministero di Gesù, dei sacerdoti ma anche di ogni discepolo. Proponiamo il testo della lavanda dei piedi. La proclamazione va fatta con calma, magari intervallando con un sottofondo musicale. Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di Giovanni(13,1-15) Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. La brocca e il catino sono gli strumenti concreti dell’amore offerto all'altro. Amare non è solo qualcosa di ideale o romantico ma chiede, insieme alla preghiera e ad uno sguardo di misericordia sul fratello, un impegno concreto, gesti evidenti. Un paio di sandali polverosi: sono lesituazioni in cui siamo chiamati ad operare: i destinatari del nostro servizio percorrono strade polverose, che ci chiedono di abbassarci e di fare fatica. Breve pausa musicale - Un genitore, porta sul sostegno al centro della sala il grembiule o un asciugamano. MEDITAZIONE SUI SIMBOLI DELLA LAVANDA Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Un genitore: Signore Gesù, tu ci hai affidato il grembiule nell’esperienza della nostra famiglia, fa’ che in essa regni l’amore e ognuno si metta a servizio dell’altro. Ragazzi - Ci ha dato il comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Breve pausa musicale. Un operatore pastorale, porta sul sostegno al centro della sala la brocca e il catino. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri". Un operatore pastorale: Signore Gesù, tu hai affidato la brocca e il catino alla nostra parrocchia: fa’ che non sia solo luogo di parole ma comunità che ama nella concretezza e nella quotidianità. T. Dio è amore. Se ci amiamo gli uni gli altri Dio rimane in noi. Un giovane animatore: Breve pausa musicale. Un giovane animatore o un capo scout porta sul sostegno al centro della sala i sandali. Signore Gesù, tu ci hai affidato i piedi degli uomini: fa’ che portiamo nel mondo la tua presenza e ci mettiamo con generosità a servizio di chi ci affidi, anche dei più poveri. T. Da questo tutti sapranno che siamo suoi discepoli: se avremo amore gli uni per gli altri. Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Si canta un canone o un ritornello che abbia come tema l’amore. Es. Amatevi, fratelli, opp. Ubicaritas. Se lo si ritiene opportuno, si prende la brocca o il catino e lo si passa di mano in mano. Ognuno lo tiene per qualche istante e poi lo passa al vicino. Breve pausa musicale – Meditazione personale Al termine del canto si introduce la consegna del segno del servizio. È opportuno a questo punto fare una piccola riflessione sul brano evangelico richiamando i segni della lavanda dei piedi e commentandoli. 88 Beati gli invitati Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita CONSEGNA Padre nostro Cat. Al termine del nostro percorso catechistico nel quale abbiamo capito che i discepoli di Gesù sono coloro che amano come lui, la nostra comunità dona a questi ragazzi un grembiule. È un segno di concretezza che ci ricorda che l’amore non è fatto di sole parole, ma di gesti semplici e quotidiani. S. Preghiamo. Dio nostro Padre, effondi il tuo Spirito su questi ragazzi ai quali affidiamo oggi il comandamento dell’amore. Dona loro coraggio e forza perché come il Buon Samaritano si facciano prossimo di ogni uomo e Gesù tuo Figlio riviva nei loro cuori e nei loro gesti. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. T. Amen S. Preghiamo insieme con le parole di Madre Teresa, testimone dell’amore di Dio per i più poveri dei poveri. Signore Gesù, che hai creato con amore, sei nato con amore, hai servito con amore, hai operato con amore, sei stato onorato con amore, hai sofferto con amore, sei morto con amore, sei risorto con amore, io ti ringrazio per il tuo amore per me e per tutto il mondo, e ogni giorno ti chiedo: insegna anche a me ad amare! Amen. S. Il Signore sia con voi. T. E con il tuo spirito. S. Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo. T. Amen. S. Andate e portate a tutti l’amore di Cristo. T. Rendiamo grazie a Dio. Si conclude con un canto festoso, come ad es. Amatevi l’un l’altro. Invece del grembiule si può dare un’immaginetta con il comandamento dell’amore. L’immagine diSIEGERKODER(vedi Appendice, pag. 91) può essere utile per far capire un messaggio importante: il volto di Gesù si specchia nell’acqua del catino in cui lava i piedi del discepolo. Troviamo il volto autentico di Gesù quando come lui viviamo il servizio. Il sacerdote, eventualmente aiutato dai catechisti cinge ad ogni ragazzo il proprio grembiule, mentre si fa un canto adatto. Il sacerdote poi conclude con la preghiera del Signore, l’orazione e la benedizione. 89 LA STRADA DELLA FELICITÀ Materiale iconografico per gli incontri SIEGER KODER, La lavanda dei piedi Abbiamo riprodotto in questa parte alcune immagini che possono essere presentate ad un piccolo gruppo di persone. Qualora il gruppo sia più numeroso, invitiamo a procurare riproduzioni più grandi e definite oppure a proiettarle, in formato file, servendosi di computer e videoproiettore. 91 Beati gli invitati APPENDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita JEAN MARIE PIROT, ARCABAS, ciclo pittorico di Torre de’ Roveri (BG), dedicato ai Pellegrini di Emmaus (1993-1994). 92 Beati gli invitati APPENDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita JAN BRUEGEL IL VECCHIO, PIETER PAUL RUBENS, Allegoria della fugacità della vita umana, 1615-1618, Torino, Galleria Sabauda. 93 Beati gli invitati APPENDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita WILIGELMO (XI – XII secolo),La creazione di Adamo ed Eva, Duomo di Modena 94 Beati gli invitati APPENDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita E LA STRADA SI APRE… 2 1 4 3 5 6 7 95 MI COLPISCE LA STRADA … Beati gli invitati APPENDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita V. VAN GOGH,Il buon Samaritano (1890), Kröller-Müller Museum, Otterlo – NL 96 Beati gli invitati APPENDICE La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita GIOTTO,Il giudizio universale (1306), Cappella degli Scrovegni –Padova. 97 Finito di stampare nel mese di dicembre 2012 dalle Grafiche DIPRO – Roncade (TV)