l`homo bulla. stelle che svaniscono

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l`homo bulla. stelle che svaniscono
ITINERARIO DI INIZIAZIONE CRISTIANA PER FANCIULLI E RAGAZZI
L’Ufficio catechistico della diocesi di Treviso sta rielaborando gli itinerari di iniziazione
cristiana dei fanciulli e dei ragazzi offrendo una proposta sperimentale ad uso delle
comunità.
Ogni suggerimento che sacerdoti, catechisti e genitori vorranno segnalare sarà
attentamente considerato nella stesura definitiva delle guide.
1. Itinerario di primo annuncio - SULLE STRADE DI GESÙ
Per fanciulli di 6-7 anni
2. Itinerario battesimale verso la Riconciliazione - RINATI A VITA NUOVA
Per fanciulli di 8 anni
3. Itinerario eucaristico - BEATI GLI INVITATI
Per fanciulli di 9-11 anni
A. Dacci sempre questo pane
I anno - Dalla vita all’Eucaristia (per la preparazione alla Prima Comunione)
B. La strada della felicità
II anno - Dall’Eucaristia alla vita (per il cammino mistagogico)
4. Itinerario crismale - SECONDO IL SUO PROGETTO
Per i preadolescenti di 11-14 anni in relazione
al Sacramento della Confermazione
A. Sto costruendo una cattedrale
I anno – La vita come progetto alla luce di Gesù e del suo mistero
B. Pietre vive della Chiesa
II anno –Un progetto condiviso: il legame con la comunità cristiana
C. Al soffio dello Spirito
III anno – Un progetto sostenuto da Dio stesso mediante lo Spirito di Gesù
Gli itinerari sono disponibili presso la portineria della Curia vescovile (Piazza Duomo, 2 –
31100 Treviso). L’Ufficio catechistico può dare informazioni e suggerimenti per procurare il
materiale necessario agli incontri.
Eventuali osservazioni possono essere inviate a [email protected].
La foto di copertina è di Luca Acerbis, gentilmente concessa dall’autore.
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Beati gli invitati
INDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
La strada della felicità
Indice degli incontri
PRESENTAZIONE .................................................................................................................................. 7
Introduzione all’itinerario .................................................................................................................... 8
PRIMA PARTE: SULLE STRADE DEL MONDO ....................................................................................... 9
Incontro introduttivo
Ripartire da Emmaus ......................................................................................................................... 10
Primo incontro
L’homo bulla. Stelle che svaniscono ................................................................................................. 13
Secondo incontro: genitori
L’homo bulla. Scegliere la via della solidità...................................................................................... 15
Terzo incontro
A proposito del gatto e della volpe .................................................................................................. 19
Quarto incontro (genitori e ragazzi)
La santità. Il paradosso della beatitudine cristiana ......................................................................... 22
SECONDA PARTE: LA STRADA DEI COMANDAMENTI ...................................................................... 25
Primo incontro
Una strada impegnativa: amore, via della felicità ........................................................................... 26
Secondo incontro
"Ascolta Israele".Inizia il cammino: i comandamenti ...................................................................... 28
Terzo incontro (genitori)
La legge che rende liberi ................................................................................................................... 31
Quarto incontro
"Non avrai altro Dio all'infuori di me". Un’amicizia unica............................................................... 34
Quinto incontro
"Non nominare il nome di Dio invano". Il nome rivelato ................................................................ 39
Sesto incontro
Riscoprire la preghiera ...................................................................................................................... 42
Settimo incontro (genitori e ragazzi)
Vivere la preghiera ............................................................................................................................ 45
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Beati gli invitati
INDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Ottavo incontro
"Ricordati di santificare le feste".Lo spazio di Dio ........................................................................... 45
Nono incontro (genitori e figli)
"Onora il padre e la madre".Le radici e le ali ................................................................................... 48
Decimo incontro
"Non uccidere". In difesa della vita .................................................................................................. 51
Undicesimo incontro
"Non commettere atti impuri". Custodire la bellezza ..................................................................... 55
Dodicesimo incontro
"Non dire falsa testimonianza". La forza della verità ...................................................................... 58
Tredicesimo incontro
"Non rubare" e "Non desiderare la roba d'altri". Saper riconoscere il vero tesoro ....................... 62
TERZA PARTE: LA STRADA DEL DISCEPOLO ...................................................................................... 65
Primo incontro
Scendeva da Gerusalemme a Gerico ................................................................................................ 66
Secondo incontro
"Vide e ne ebbe compassione".Accorgersi dei bisogni .................................................................... 70
Terzo incontro
"Si fece vicino".Amici e fratelli di ogni uomo e donna .................................................................... 73
Quarto incontro
"Gli fasciò le ferite versandovi olio e vino". Vicini nella malattia ................................................... 76
Quinto incontro
"Quello che spenderai in più". Chiamati a consacrare la propria vita ............................................ 79
Sesto incontro
"Pagherò al mio ritorno". La ricompensa di chi opera il bene ........................................................ 82
Celebrazione conclusiva (genitori e ragazzi)
Vi do un comandamento nuovo ....................................................................................................... 87
APPENDICE ......................................................................................................................................... 91
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Beati gli invitati
INTRODUZIONE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Presentazione
I
niziare i fanciulli all’Eucaristia è molto più che prepararli alla prima Comunione. È introdurli alla vita
cristiana ed ecclesiale che trova nell’Eucaristia la sua fonte e il suo culmine (Catechismo “Venite con
me”, pag. 121).
Con queste autorevoli parole, il catechismo indica l’esigenza di dare continuità ad un percorso di
grazia che ha trovato nella partecipazione al banchetto eucaristico il grande appuntamento della
vita cristiana: Beati gli invitati alla cena del Signore.
Ma non c’è solo la prima Comunione: l’Eucaristia indica un cammino che parte dalla vita e alla vita
restituisce, in maniera rinnovata, lungo le strade del quotidiano, in compagnia di Gesù, trasformati
dal suo amore. Dopo l’incontro sacramentale è importante dunque lo sviluppo “mistagogico”,
capace cioè di “condurre nel mistero” e di riconoscerlo vivo e operante nell’esistenza dei ragazzi e
delle loro famiglie.
L’immagine della strada che accompagna questo itinerario è significativa: essa consente di cogliere
un movimento che appartiene ad ogni Eucaristia celebrata, come ci ricordano i due discepoli di
Emmaus che, dopo aver riconosciuto il Signore allo spezzare del pane, se ne tornano a
Gerusalemme senza indugio (cf. Lc 24,33) per testimoniare la loro esperienza. Gesù apre una
strada di felicità nella quale il suo amore trasforma la vita.
È la strada dei comandamenti e del comandamento nuovo di Gesù: Amatevi gli uni gli altri come io
ho amato voi (Gv 13,34). È la strada che va da Gerusalemme a Gerico, nella quale impariamo non a
soccorrere il prossimo ma a “farci prossimo” (cf. Lc 10,36), come Cristo Buon Samaritano.
L’itinerario è rivolto ai ragazzi, ma comprendiamo che in esso vi è la dinamica fondamentale
dell’esistenza di un cristiano adulto:sarà importante il coinvolgimento della famiglia e della
comunità, per ritrovare l’appello alla carità che Gesù ci rivolge e per testimoniarne la praticabilità e
la bellezza.
Questo percorso è l’ultimo tassello di un progetto che l’Ufficio catechistico ha realizzato tenendo
conto del rinnovamento che sta interessando la catechesi dell’iniziazione cristiana in Italia. In
relazione all’efficacia e all’esigenza di qualche possibile aggiustamento esso ha ancora carattere
sperimentale. Per quanto riguarda invece la sua adozione, l’itinerario viene proposto con una certa
autorevolezza sapendo che può corrispondere adeguatamente alle attuali esigenze della
trasmissione della fede e facilitare l’azione catechistica nelle collaborazioni pastorali, suggerendo
un medesimo modello e una comune metodologia.
Un itinerario è frutto di un lavoro oneroso e prolungato. Vivi ringraziamenti a d. Marco
Piovesanche ne ha iniziato la stesura individuando aree e modalità dei possibili approfondimenti e
alla signora Francesca Negro Vincelli che ha sviluppato gli incontri, organizzandoli in termini
metodologici e suggerendo le attività con creatività e precisione.
Ci auguriamo che questo percorso possa aiutare i ragazzi ad accogliere significativamente il
Signore nella loro vita, i genitori ad esserne testimoni credibili, le nostre comunità a indicare
nelVangelo la vita buona e la speranza affidabile.
Don Gerardo Giacometti
Direttore dell’Ufficio Catechistico
Treviso, 25 dicembre 2012, Natale del Signore, nell’Anno della fede
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Beati gli invitati
INTRODUZIONE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Introduzione all’itinerario
Il percorso, sullo sfondo del catechismo “Venite con me”, di alcune pagine bibliche e
dell’esigenza di approfondire il senso dell’Eucaristia ricevuta, sviluppa una proposta
iniziatica mediante tre tappe.
- Cercatori di stelle. Sulle strade del mondo. Dalla locanda di Emmaus i due discepoli
ripartono nella notte, animati dalla luce nuova che ormai si è accesa nel loro cuore (Lc
24, 33-35). Una strada di felicità, sostenuta dalla speranza di Gesù risorto e dall’incontro
che hanno vissuto con lui. La prima parte dell’itinerario, muovendo dal desiderio di
felicità che i ragazzi portano nel cuore, li pone di fronte alle alternative possibili e al
rischio di incamminarsi verso mete inconsistenti e illusorie.
- La strada dei comandamenti. È Gesù che ci indica la strada per raggiungere la felicità
che rimane per sempre. L’incontro con il dottore della legge che gli chiede che cosa fare
per avere la vita eterna e l’iniziale risposta di Gesù (Lc 10,25-28) sono lo sfondo per
comprendere che la vita felice è quella dei comandamenti praticati. Sono le grandi
direttrici del cuore umano che Dio ha esplicitato nelle “dieci parole” consegnate a
Israele. La legge è un cammino di libertà e di vita che custodisce l’alleanza con Dio,
guida nel deserto e apre la felicità di ogni uomo. I ragazzi accostano i dieci
comandamenti, li rileggono alla luce di Gesù e del suo vangelo, ne colgono l’implicanza
con la loro realtà e imparano ad accoglierli non come peso imposto, ma come cammino
di vita buona.
- La strada del discepolo. Sullo sfondo della parabola del buon samaritano(Lc 10, 29-37)
che segue il dialogo di Gesù con il dottore della legge, si comprende che la strada della
felicità ha uno sviluppo ulteriore:il comandamento dell’amore mediante il quale il
discepolo impara a farsi prossimo. È la strada che Gesù ha indicato come compimento
della Legge e che egliper primo ha percorso incarnandosi, lavando i piedi ai suoi
discepoli e donando la propria vita. I ragazzi sono invitati a riconoscere e ad assumere
gli atteggiamenti del buon samaritano: la catechesi si fa apprendimento e apprendistato
e, nella consegna finale del “comandamento dell’amore”, continua a far risuonare le
parole di Gesù: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10,37).
L’itinerario prevede alcuni incontri con i genitori, per considerare, in termini adulti, gli
stessi contenuti proposti ai ragazzi. Vi sono anche momenti con la contemporanea
presenza di genitori e ragazzi: è uno stile importante per creare occasioni di condivisione e
di verifica.
Trattandosi di un itinerario iniziatico è necessario che tutta la vita cristiana possa
risuonare. I catechisti, con attenzione e creatività, oltre al momento didattico, sono invitati
a valorizzare gli ambiti della carità e della liturgia, a partire dalle occasioni presenti nella
propria comunità, chiamata a riscoprire la fede e a farne dono rinnovando la propria
responsabilità educativa.
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
PRIMA PARTE
Cercatori di stelle
Sulle strade del mondo
L’itinerario inizia evocando l’episodio dei
discepoli di Emmaus. L’incontro con il Risorto
cambia la loro vita, riorienta la direzione del
cammino: tornano a Gerusalemme, per
comunicare agli uomini la promessa di una
felicità che va oltre la morte e dura per
sempre.
La vicenda dei discepoli di Emmaus è anche
quella dei ragazzi che abbiamo accompagnato
all’incontro con Gesù nel sacramento
dell’Eucaristia; il sacramento celebrato deve
ora raggiungere la vita, orientare i passi di
ogni giorno perpoter camminare in una vita
nuova, verso una felicità piena.
La strada della felicità che Gesù ci ha indicato
si snoda tra le strade del nostro tempo, strade
a volte contorte, che offuscano la meta e
rischiano di deviarci verso una felicità
inconsistente e ingannevole, che si infrange
nel nulla come una bolla di sapone.
La prima parte dell’itinerario è di carattere
antropologico e accompagna i ragazzi e i
genitori a prendere coscienza delle “bolle di sapone” del nostro tempo, per ritrovare poi le alte
misure della beatitudine, il paradosso della felicità del cristiano, che conquista la gioia piena al di là
delle logiche del mondo.
Con i genitori e la comunità. Ai genitoriè proposto un incontro formativo sulla necessità di
educare i figli a valori consistenti, che durano per sempre, contro la tendenza del nostro tempo a
puntare tutto sulla soddisfazione immediata dei propri bisogni, accontentandosi di un benessere
effimero e individuale.
Anche lacomunità è chiamata a collaborare, offrendo ai ragazzi alcune chiavi interpretativedella
felicità; attraverso la diretta testimonianza di qualche giovanei ragazzi comprendono il rischio di
perdere la strada, di andare dietro a voci che promettono e non mantengono e deviano dalla meta
finale.
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Incontro introduttivo
RIPARTIRE DA EMMAUS
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 24,13-35
- riprendono il brano dei discepoli di Emmaus e ricordano le
tappe principali del cammino eucaristico percorso;
- comprendono l’importanza di vivere l’eucaristia celebrata
percorrendo la strada che Gesù ci indica;
- intuiscono che stare con Gesù è fonte di gioia piena.
Per affascinare
JEAN MARIE PIROT, ARCABAS,
ciclo pittorico di Torre de’
Roveri, dedicato ai
Pellegrini di Emmaus
(1993-1994).
Il ricordo di un’esperienza vissuta. Far vedere ai ragazzi la riproduzione di due tavole di
Arcabastratte dal ciclo pittorico di Emmaus (vedi Appendice, pag. 92) erievocare insieme l’episodio
del Vangelo di Luca.
A quale punto del racconto si collocano le due immagini proposte? Qual è lo stato d’animo dei due
personaggi rappresentati? Che cosa raffigura la seconda scena?
Consegnare un fumetto, invitando ciascuno a scrivere il pensiero di uno dei due personaggi; a
partire da un particolare della scena che li ha maggiormente colpiti chiedere poi ai ragazzi di dare
un titolo al dipinto (es.La sedia rovesciata,Una finestra spalancata…).
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per approfondire
L’esperienza dei due discepoli nella locanda di Emmaus è la nostra stessa esperienza, vissuta ogni
domenica in chiesa, intorno all’altare, dove incontriamo Gesù che ci parla attraverso le Scritture e
spezza il pane per noi. Un incontro importante, al quale ci siamo preparati l’anno scorso e che a
volte rischiamo di vivere frettolosamente. Alcuni particolari del dipinto ci aiutano a custodirne il
senso e ci ricordano gli atteggiamenti con cui viverlo.
Attraverso la tecnica dei cartelli concetto soffermarsi con i ragazzi su alcuni particolari della scena
eriflettere sul loro significato.
Un incontro intorno alla mensa. La tavola apparecchiata ricorda
l’appuntamento attorno all’altare, la mensa alla quale Gesù ogni
domenica ci invita. Gesù sceglie di restare a tavola con noi, come
ha fatto con i discepoli di Emmaus: nella semplicità e nella gioia di
un pranzo condiviso ci raggiunge nella quotidianità della nostra
vita e ci insegna a spezzare il pane per gli altri come continua a
fare per noi.
Un incontro sorprendente. L’incontro con Gesù ci mette in
movimento, non ci lascia impigrire distesi sul divano! La
sedia rovesciata sul pavimento dice la fretta del discepolo
che dopo aver visto Gesù ha lasciato la locanda
velocemente, senza avere il tempo di finire il pasto e
sistemare la tavola. Dice anche la sorpresa di chi si alza di
scatto di fronte ad un fatto inaspettato: ogni incontro con
Gesù è per noi un evento straordinario.
Un incontro che apre nuove strade. Dove vanno i due discepoli?
Intravediamo la meta osservando quel cielo stellato che dalla
finestra spalancata illumina la locanda. I due discepoli sono
diventati cercatori di stelle: il buio della loro esistenza è stato
rischiarato dalla luce dell’incontro con Gesù. Da Emmaus ripartono
con speranza alla ricerca di quella luce che non muore, sulla strada
della felicità che Gesù ha loro indicato.
Per assimilare
Concludere l’incontro con il racconto Il girasoledi BRUNO FERRERO. La storia del girasole è quella di
ogni discepolo, che si lascia orientare dalla luce del Signore, dalla quale trae sostegno e gioia di
vita.
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Il girasole
In un giardino ricco di fiori di ogni specie, cresceva, proprio nel
centro, una pianta senza nome. Era robusta, ma sgraziata, con dei
fiori stopposi e senza profumo. Per le altre piante nobili del
giardipno era né più né meno una erbaccia e non le rivolgevano la
parola.
Ma la pianta senza nome aveva un cuore pieno di bontà e di
ideali.
Quando i primi raggi del sole, al mattino, arrivavano a fare il
solletico alla terra e a giocherellare con le gocce di rugiada, per
farle sembrare iridescenti diamanti sulle camelie, rubini e zaffiri
sulle rose, le altre piante si stiracchiavano pigre.
La pianta senza nome, invece, non si perdeva un solo raggio di
sole. Se li beveva tutti uno dopo l’altro. Trasformava tutta la luce
del sole in forza vitale, in zuccheri, in linfa. Tanto che, dopo un
po’, il suo fusto che prima era rachitico e debole, era diventato
uno stupendo fusto robusto, diritto, alto più di due metri.
Le piante del giardino cominciarono a considerarlo con rispetto, e
anche con un po’ d’invidia. «Quello spilungone è un po’ matto»,
bisbigliavano dalie e margherite.
La pianta senza nome non ci badava. Aveva un progetto. Se il sole si muoveva nel cielo, lei l’avrebbe
seguito per non abbandonarlo un istante. Non poteva certo sradicarsi dalla terra, ma poteva
costringere il suo fusto a girare all’unisono con il sole. Così non si sarebbero lasciati mai.
Le prime ad accorgersene furono le ortensie che, come tutti sanno, sono pettegole e comari. «Si è
innamorato del sole», cominciarono a propagare ai quattro venti. «Lo spilungone è innamorato del
sole», dicevano ridacchiando i tulipani. «Ooooh, com’è romantico!», sussurravano pudicamente le
viole mammole.
La meraviglia toccò il culmine quando in cima al fusto della pianta senza nome sbocciò un magnifico
fiore che assomigliava in modo straordinario proprio al sole. Era grande, tondo, con una raggiera di
petali gialli, di un bel giallo dorato, caldo, bonario. E quel faccione, secondo la sua abitudine,
continuava a seguire il sole, nella sua camminata per il cielo. Così i garofani gli misero nome «girasole».
Glielo misero per prenderlo in giro, ma piacque a tutti, compreso il diretto interessato.
Da quel momento, quando qualcuno gli chiedeva il nome, rispondeva orgoglioso: «Mi chiamo
Girasole».
Rose, ortensie e dalie non cessavano però di bisbigliare su quella che, secondo loro, era una stranezza
che nascondeva troppo orgoglio o, peggio, qualche sentimento molto disordinato. Furono le bocche di
leone, i fiori più coraggiosi del giardino, a rivolgere direttamente la parola al girasole.
«Perché guardi sempre in aria? Perché non ci degni di uno sguardo? Eppure siamo piante, come te»,
gridarono le bocche di leone per farsi sentire.
«Amici», rispose il girasole, «sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita e non
posso staccare gli occhi da lui. Lo seguo nel suo cammino. Lo amo tanto che sento già di assomigliargli
un po’. Che ci volete fare? Il sole è la mia vita e io vivo per lui…». Come tutti i buoni, il girasole parlava
forte e l’udirono tutti i fiori del giardino. E in fondo al loro piccolo, profumato cuore, sentirono una
grande ammirazione per «l’innamorato del sole».
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Primo incontro
L’HOMO BULLA. STELLE CHE SVANISCONO
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Salmo 1
- si pongono di fronte al loro desiderio di felicità;
- prendono atto che la vita ci conduce a volte verso esperienze
di felicità promettenti che poi si rivelano inconsistenti;
- intuiscono l’importanza di restare radicati a Gesù.
Per affascinare
Iniziare l’incontro con un gara di bolle di sapone;
vince tra i ragazzi chi riesce a fare la bolla più
grande o quella che vola più in alto.
Il gioco della bolle di sapone ha appassionato
bambini e ragazzi di ogni tempo. Che cosa ha di
attraente? Confronto in gruppo; invitare i
ragazzi ad osservare i riflessi presenti all’interno
delle bolle: l’impressione è che contengano il
cielo ma progressivamente, man mano che si
alzano da terra, si rivelano inconsistenti e si
dissolvono senza lasciare traccia.
Per approfondire
Proprio per questa loro caratteristica le bolle di sapone sono
diventate anche l’immagine di vanità, di una felicità che
sembra promettente ma poi si rivela illusoria.
Nella pittura c’è un particolare soggetto chiamatol’homo
bulla: l’autore non dipinge solo un gioco ma la condizione
dell’uomo, che medita sulla fragilità della sua vita. L’uomo si
sente come una bolla, inizialmente piena di sogni e di riflessi
di cielo ma che poi si dissolve nel nulla.
Anche noi a volte rischiamo di diventare uomini bolla; ci
succede quando dimentichiamo di tenere lo sguardo alto,
rivolto a quel cielo stellato che illumina la nostra vita e ci
accontentiamo di pallidi e inconsistenti riflessi di cielo.
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Smascheriamo i desideri-bolla
Il catechista richiama alcune bolle di sapone del nostro tempo, che
affascinano i ragazzi e rischiano di diventare per loro degli idoli.
Trarre esempi concreti a partire dagli oggetti, dalle canzoni, dagli
spettacoli che riempiono le loro giornate.
LO SAPEVI?
Alcuni esempi:
La parola DESIDERIO deriva
dal latino DE-SIDERIBUS e
significa: proveniente dalle
stelle.
La bolla dell’immagine: l’importante è essere belli e apprezzati
dagli altri. Il desiderio dominante è il vestito nuovo, la dieta e i
muscoli… Investo tempo, soldi e energia per piacere agli altri
senza preoccuparmi di piacere a me stesso.
I desideri veri, che portano la
felicità che dura nel tempo
sono quelli che provengono
dall’alto!
La bolla dell’essere primi: quello che conta nella vita è vincere
sempre, durante una partita o una gara sportiva, oppure prendendo a scuola il voto più alto di
tutta la classe. Non importa ciò che si riesce a conquistare ma solamente l’aver vinto e l’essere
migliori degli altri. Con il rischio di trovarsi poi soli!
La bolla del possesso: per essere felici bisogna avere l’ultimo modello di cellulare o la PlayStation,
la wii e i video giochi più gettonati. C’è sempre qualche cosa che ci manca e rischiamo di non
essere mai soddisfatti.
La bolla del benessere: per essere felici l’importante è non fare fatica, rilassarsi davanti alla
televisione, distesi sul divano, possibilmente con il frigorifero pieno e a disposizione. A pranzo e a
cena non deve mancare nulla e a colazione guai se non ci sono i cereali con le palline al cacao. La
pancia piena però può diventare una zavorra, che ci impedisce di guardare verso l’alto.
Per assimilare
Salmo 1
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
Concludere l’incontro con un
momento di preghiera, per chiedere
al Signore di aiutarci a percorrere la
strada che porta alla vera felicità.
Proporre la lettura del Salmo delle
due vie; chi percorre la via del
Signore è come un albero piantato
lungo il fiume, che non appassisce
ma porta sempre frutto.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell’assemblea dei giusti,
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Secondo incontro (genitori)
L’HOMO BULLA. SCEGLIERE LA VIA DELLA SOLIDITÀ
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I genitori:
Luca 6,47-48
- prendono atto del carattere effimero e illusorio di proposte
che il mondo presenta come irrinunciabili e che interessano
la vita degli adulti e quella dei ragazzi;
- si soffermano sulle “bolle di sapone” che caratterizzano gli
ambiti di vita dei pre-adolescenti;
- individuano alcune prospettive per educare alla solidità.
Per affascinare
lniziare l’incontro mostrando ai genitori il dipinto di JAN BRUEGEL, Allegoria della fugacità della vita
umana(vedi Appendice, pag. 93); presentare rapidamente il tema dell’opera, che torna spesso
nella pittura del XVII secolo.
La torcia e il braciere:
simbolo del bruciarsi
dell’esistenza
Immagine del
Redentore: indica
la vera meta della
vita dell’uomo
Homo
bulla
Il gioco d’azzardo
fa riferimento
all’inconsistenza
dei piaceri terreni
Pavone: associato
alla superbia e alla
vanità
Oggetti preziosi:
richiamo alla vanità
della ricchezza
esteriore
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Scena del banchetto:
riferimento ai peccati
di gola
Strumenti musicali:
motivo ricorrente nelle
allegorie settecentesche
sulla Vanitas
Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Motivo centrale è quello dell’homo bulla, rappresentato dall’angioletto che fa le bolle di sapone,
allegoria dell’esistenza umana destinata a svanire come una bolla. Osservare alcuni particolari, con
i quali il pittore mette in evidenzia la vanità delle cose terrene.
La sensibilità seicentesca poneva in queste categorie la vanità della vita umana; sono legate
esclusivamente ai piaceri della vita fisica, cui viene contrapposta la spiritualità. E secondo le nostre
categorie, quali sono le bolle in cui rischia di dissolversi la vita dell’uomo di oggi, dell’adulto e dei
ragazzi?
Dividere i genitori in gruppo e chiedere di dare un nome alle bolle.
Condividere brevemente in assemblea le bolle evidenziate; ognuno ne nomini una, quella che
ritiene più significativa. L’obiettivo non è quello di discutere sulle bolle emerse ma semplicemente
di prenderne atto.
Per approfondire
Le bolle dei nostri ragazzi. Ci siamo posti di fronte alle bolle del nostro tempo, alla vanità delle
suggestioni che il mondo ci offre. Soffermiamo ora lo sguardo sulle bolle che investono il mondo
degli adolescenti, in cui i nostri ragazzi stanno per entrare.
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Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
- Un desiderio di cielo. I ragazzi non si accontentano di sopravvivere ma vogliono entrare nella
scena del mondo pienamente realizzati. I desideri che li muovono puntano in alto: pensiamo al
desiderio di comunicare nell’universo globale e di stabilire tutti i possibili contatti, di essere al
passo con il loro tempo, preparati a sostenere la sfida di un mondo che punta tutto
sull’immagine, la voglia di uscire dall’anonimato e di avere successo in qualche campo.
- Desideri tarpati dalla paura della fatica. Eppure c’è una legge che regna sovrana: la legge del
minimo sforzo. Il tutto si deve ottenere senza troppa fatica, il più delle volte semplicemente
schiacciando un bottone del telecomando o del cellulare. Ed ecco le riduzione, gli sconti sui
grandi sogni.
1. Una comunicazione ridotta a SMS o a contatti su Face-book.
2. Una ricerca di apparire, fondata esclusivamente sullo sfoggio di vestiti alla moda, cellulari
all’ultimo grido, vacanze di un certo tipo.
3. Un facile successo, ottenuto attraverso le scorciatoie del disimpegno. Ti realizzi se segui il
modello della ragazza o del ragazzo dei programmi di MTV; lo studio, l’impegno diventano una
logica perdente rispetto all’immediato successo.
L’incontro può essere affidato ad un esperto, che presenti ai genitori uno
spaccato del mondo pre-adolescenziale, mettendo in evidenza il
significato di alcuni atteggiamenti diffusi tra i ragazzi e i rischi che ne
derivano. È opportuno far riferimento a programmi televisivi, canzoni,
linguaggi che entrano con prepotenza nella vita dei ragazzi e non sono
sempre innocui.
Per assimilare
Come aiutiamo i nostri ragazzi a costruire una vita solida? Uno spunto interessante ci è dato da
questa intervista rilasciata da due coniugi in occasione del ritrovo a Milano delle famiglie
nell’estate del 2012. Il contesto della crisi economica può anche essere un’opportunità per
riscoprire ciò che è veramente importante nella vita di una famiglia e per educare i ragazzi ad
assumere nuovi stili di vita. Se il numero lo permette dividere i genitori in due gruppi e dare a
ciascuno una parte dell’intervista.
Francesca Dossi e Alfonso Colzani sono sposati da
25 anni, hanno quattro figli e sono i responsabili
del Servizio per la Famiglia della Diocesi di
Milano. “Una persona riesce a star bene sul
lavoro perché ha vissuto del tempo in famiglia ed
è libera dalla sensazione di essere al lavoro, ma di
dover essere anche altrove, a casa”
famiglie disperate, chi ha perso il lavoro, chi
lavora in un’azienda economicamente indebolita
e con brutte prospettive per il futuro, chi ha molti
debiti in scadenza. Anche nel nostro piccolo
vediamo che la crisi economica crea un problema
in più alle famiglie, spesso sono problemi letali.
Ma torno al discorso precedente. Nella misura in
cui una persona trova una sua serenità, anche
altrove, certamente i problemi rimangono, ma
sono meno pesanti e meno distruttivi. In Diocesi
vediamo anche che la comunità può dare un
piccolo aiuto di vicinanza umana ed economica
come si è concretizzato proprio con il Fondo
Famiglia Lavoro»
D. La crisi economica in molte situazioni ha
portato a veri squilibri di convivialità in famiglia.
In alcuni casi si sono drammaticamente
sfasciate. Anche nella vostra esperienza avete
verificato
queste
situazioni
a
volte
drammatiche?
(Alfonso) «Negli ultimi due anni sono arrivate al
nostro Servizio per la famiglia molte e-mail di
17
Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
D. Per voi è importante il fatto che una coppia
abbia sviluppato una reciproca solidarietà al fine
di affrontare insieme i problemi economici?
(Francesca) «La crisi può essere l’occasione per
mettere a fuoco gli stili di vita in famiglia. Per
esempio osservavo il comportamento attuale dei
nostri figli, sono meno pretenziosi, più attenti a
capire il costo di una fatica consumata, chiedono
il permesso di poter fare determinate cose. Credo
che questo sia un guadagno! Anche perché non
sappiamo se la prossima generazione potrà
garantire ai propri figli un livello di vita
paragonabile all’attuale, forse anche loro vivono
un ridimensionamento che li farà essere più
sereni e propositivi con i loro stessi figli.
Comunque
vediamo
diffondersi
anche
un’attenzione per chi sta veramente nel bisogno»
(Alfonso) «La crisi può essere un’occasione di
saggezza! In tal senso mi viene alla mente il
Salmo che dice «l’uomo nell’abbondanza non
comprende è come un animale che perisce». In
un certo senso il lato buono della crisi potrebbe
essere quello di sviluppare l’aspetto sapienziale
della vita che ti porta a porre l’attenzione sulle
cose importanti. Con i nostri figli c’è una
preoccupazione educativa perché rischiano di
avere una percezione scorretta della realtà. In un
momento di benessere sembra che tutto sia
dovuto o possibile senza tener conto dei costi
ecologici, di giustizia tra paesi del Nord e Sud del
pianeta. Questa è un’occasione,
come ha ribadito il card. Dionigi
Tettamanzi, per rivedere i nostri stili
di vita ispirandosi alla sobrietà
congiunta alla solidarietà».
(Francesca) «E’ ovvio che in famiglia portiamo un
po’ tutto noi stessi, i nostri problemi e
frustrazioni. Quando il problema è grosso, come
la mancanza di lavoro, in famiglia arriva
l’inevitabile contraccolpo. Ma se la famiglia è un
po’ allenata ad una forma di solidarietà o
proiettata in alto – tu vali non solo perché lavori,
ma perché sei mio marito, mia moglie, sei mio
padre e mia madre – questo modo di pensare e
vivere l’identità aiuta a non soccombere! Ricordo
volentieri un’esperienza dove il padre ha perso il
lavoro, ma la famiglia ha reagito con solidarietà. Il
figlio ha lavorato per un certo periodo
diventando l’unico veicolo di un’entrata
economica per tutta la famiglia. Questo esempio
non è certamente disperato ma ha permesso al
padre di vivere un certo equilibrio esistenziale
senza perdere la propria stima» (Alfonso) «E’
vero che la crisi economica può trasformarsi in
crisi per le famiglie, ma la crisi mette in evidenza
aspetti di debolezza che erano presenti in
precedenza. Dico questo senza giudicare
nessuno. Vediamo che se queste fragilità sono
presenti già nei momenti di “vacche grasse”
esplodono poi nei momenti acuti di
“vacche magre”»
D. Per paradosso la crisi economica
potrebbe trasformarsi in opportunità
per riscoprire o costruire una
solidarietà positiva in famiglia?
Lasciare libera la condivisione e la discussione in gruppo; in assemblea ogni gruppo riporti due frasi
sintesi:
Ci sembra importante…
Preghiamo
Concludere l’incontro con il brano della casa sulla
roccia, Luca 6, 47-48.
Ci piacerebbe…
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in
pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che,
costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto
le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì
quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita
bene.
18
Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Terzo incontro
A PROPOSITO DEL GATTO E DELLA VOLPE
Obiettivi
I ragazzi:
- si pongono di fronte alla presenza di persuasori occulti, figure accattivanti che inducono ad
abbandonare la strada giusta per seguire una via senza meta;
- comprendono l’importanza di ritrovare la strada, seguendo le tracce della felicità presenti
intorno a noi.
A differenza dell’incontro precedente, in cui l’attenzione era posta sulla destinazione scorretta
del desiderio (la bolla di sapone), qui insistiamo sulla modalità con cui si può essere persuasi a
seguire una falsa pista.
Per affascinare
Ascoltare o cantare con i ragazzi la canzone di EDOARDO BENNATO, Il gatto e la volpe.Distribuire ai
ragazzi il testo, perché possano seguire attentamente le parole.
Quanta fretta, ma dove corri; dove vai
se ci ascolti per un momento, capirai,
lui e il gatto, ed io la volpe, stiamo in società
di noi ti puoi fidare…
e noi faremo di te
un divo da hit parade!...
Non vedi che è un vero affare
non perdere l’occasione
se no poi te ne pentirai
non capita tutti i giorni
di avere due consulenti
due impresari, che si fanno
in quattro per te!...
Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guai
i migliori in questo campo, siamo noi
è una ditta specializzata, fa’ un contratto e
vedraiche non ti pentirai…
Noi scopriamo talenti e non sbagliamo mai
noi sapremo sfruttare le tue qualità
dacci solo quattro monete
e ti iscriviamo al concorso
per la celebrità!...
Quanta fretta, ma dove corri; dove vai
che fortuna che hai avuto ad incontrare noi
lui è il gatto, ed io la volpe, stiamo in società
di noi ti puoi fidare!....di noi ti puoi fidar!
Non vedi che è un vero affare
non perdere l’occasione
se no poi te ne pentirai
non capita tutti i giorni
di avere due consulenti
due impresari, che si fanno
in quattro per te!...
Avanti, non perder tempo, firma qua
è un normale contratto è una formalità
tu ci cedi tutti i diritti
19
Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Mi colpisce …
Chiedere ai ragazzi di trascrivere le parole che li hanno maggiormente
colpiti e di attualizzare il testo della canzone, raccontando che cosa fa
venire loro in mente l’incontro tra il gatto e la volpe e
Pinocchio (può essere un episodio della loro vita, un
Mi fa venire
personaggio che hanno conosciuto…).
in mente …
Per approfondire
Ti racconto del gatto e della volpe. Come si muovono il gatto e la volpe negli spazi della nostra
vita quotidiana? Invitare all’incontro un testimone che abbia effettivamente incontrato un gatto o
una volpe e possa raccontare ai ragazzi le dinamiche con cui facilmente si cade tra le mani di
persuasori occulti.
Può essere semplicemente la testimonianza di un giovane animatore, disponibile a raccontare un
periodo della sua vita in cui le scelte importanti dello studio e degli affetti sono state condizionate
da devianti consigli di falsi amici.
Per assimilare
Alla ricerca dei frammenti della felicità. A volte gli incontri e le vicende
della vita ci conducono fuori strada; abbiamo la sensazione di esserci
allontanati dalla felicità vera, quella che come le stelle nel cielo dà luce
alla nostra esistenza. È la felicità che Gesù ci ha promesso.
Ci poniamo alla ricerca delle tracce della felicità che ci riportino sulla strada giusta; invitiamo i
ragazzi a cercare nella loro comunità qualche frammento di autentica felicità.
Stiamo cercando frammenti di felicità. Puoi aiutarci?
Nella mia vita sono stato felice
Frammenti di felicità
in parrocchia
Darsi appuntamento
sul sagrato della chiesa
e chiedere ad alcuni
parrocchiani di
rispondere alla
domanda contenuta in
una busta chiusa e
lasciarla poi in
canonica durante la
settimana.
quando…
20
Beati gli invitati
Prima parte – SULLE STRADE DEL MONDO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Giochiamo!
Ricercare nello schema le parole riportate nel riquadro e chiedere ai ragazzi quali siano attinenti
con la loro idea di felicità. Discussione in gruppo.
AIUTARE
FELICITA’
ALLEGRIA
GIOCARE
AMICI
GIOIA
AMORE
INSIEME
ASCOLTO
VERITA’
ATTENZIONE
MOLTO
CRESCERE
PACE
DIO
PARLARE
ENTUSIASMO
SOLIDARIETA’
SORRISO
LIBERTA’
Mi rendono felice
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Non mi rendono felice
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Proposta ritiro
ragazzi e genitori
Quarto incontro – genitori e ragazzi
LA SANTITÀ. IL PARADOSSO DELLA BEATITUDINE CRISTIANA
L’incontro non è necessariamente collegato al precedente e va collocato nella programmazione
tenendo conto dell’anno liturgico, in prossimità della festa di Tutti i Santi: a partire dal vangelo
delle beatitudini i ragazzi accostano il paradosso della felicità cristiana, che non segue i criteri di
questo mondo ma le alte misure dell’amore di Gesù.
Prima di percorrere le strade dei comandamenti che ci guidano alla felicità piena ci poniamo in
ascolto di chi ci ha preceduto su questo cammino e testimonia la praticabilità della pagina
evangelica.
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Matteo 5, 1-12
- si pongono di fronte ad una felicità che risponde a criteri
differenti rispetto a quelli del mondo;
- accostano il testo delle Beatitudini come promessa e garanzia
di gioia piena a partire dalla vita in questo mondo;
- conoscono la vita di alcuni santi, icona della beatitudine
cristiana.
Nel catechismo
- Venite con me, pag. 76-77;
- La verità vi farà liberi,
n. 852-865.
Per affascinare
Iniziare l’incontro proiettando il corto
metraggio Il circo della farfalla,
interpretato da Nick Vujicic nel ruolo
di Will, l’uomo senza arti, nel film ma
anche nella vita.
Il signor Méndez, proprietario di un circo,
si ferma casualmente in un luna park e
visita il padiglione delle mostruosità
umane, fra le quali c’è anche Will, l’uomo senza arti, “una perversione della natura, un uomo – se così lo si
può chiamare – a cui Dio stesso ha voltato le spalle!”. L’incontro con Méndez cambia la vita di Will: viene
assunto nel suo circo, dove va in scena un altro tipo di spettacolo, che non mette in mostra le imperfezioni
di un uomo. Gli artisti di Mendez sono donne e uomini emarginati dal mondo, segnati da tristi storie; sono
diventati contorsionisti, giocolieri, acrobati, scoprendo impensate abilità e ritrovando nel circo di Mendez la
loro dignità. Lo stesso succederà anche a Will, che diventerà la stella dello spettacolo, lanciandosi da
incredibile altezza in una piccola piscina d’acqua. Negli applausi calorosi del pubblico Will ritrova la pienezza
della sua vita e diventa possibilità di riscatto anche per altri.
22
Proposta ritiro
ragazzi e genitori
Soffermarsi su due aspetti che cambiano completamente la
vita di Will: la scoperta del valore assoluto dell’essere uomo, al
di là delle condizioni limitanti della sua esistenza, e la sua
possibilità di aiutare qualcuno, il piccolo storpio che grazie a lui
ritrova la gioia di vivere.
Mi ha
colpito…
Will alla fine
del film è felice
perchè…
Per approfondire
Come può essere felice un uomo a cui è stata negata la possibilità di
avere braccia e gambe? Eppure Nick va in giro per l’America per
incontrare milioni di ragazzi, ai quali ricorda che la vita è bella e vale
sempre la pena di essere vissuta.
La sua felicità disorienta e sembra paradossale ma ci aiuta a
comprendere il senso della beatitudine cristiana: il cristiano è felice
anche in quelle circostanze apparentemente lontane e incompatibili
con ogni forma di Beatitudine. Il I novembre la Chiesa ricorda la
festa di Tutti i Santi, quei cristiani che hanno creduto alla promessa
da Gesù e con la loro vita hanno scritto una pagina di beatitudine
evangelica. A partire dal brano di Matteo 5,1-12 cerchiamo di
ricostruire l’identikit del santo.
Mt 5,1
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise
a parlare e insegnava loro dicendo:
3
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6
Beati quelli che hanno fame e sete della
giustizia,
perché saranno saziati.
7
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
23
Proposta ritiro
ragazzi e genitori
11
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di
voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Attraverso la tecnica dei cartelli-concetto il catechista, a partire dal brano del vangelo, presenta ai
ragazzi e ai genitori tre caratteristiche della beatitudine, che ritiene in sintonia con i ragazzi del suo
gruppo.
È beato chi …
È beato chi …
È beato chi …
Per assimilare
Il ragazzo delle otto beatitudini. È Pier Giorgio Frassati, così definito da Giovanni Paolo II che lo
proclamò Beato il 20 maggio del 1990. Presentare la sua vita e chiedere a genitori e ragazzi di
riprenderla nel lavoro di gruppo, facendo emergere la pagina del Vangelo che essa rievoca e i
comportamenti che ci suggerisce.
Sei bigotto?
PIERGIORGIO FRASSATI
No, sono
La vita di Pier Giorgio era quella di un ragazzo
rimasto
normale, uno studente universitario normale, un giovane
cristiano.
cristiano normale. Ma questa normalità non ha nulla a che fare
con la mediocrità. Perché della quotidianità Pier Giorgio sapeva
vivere, spesso in maniera eroica, anche i dettagli più piccoli e apparentemente
insignificanti Era un giovane che amava scalare le vette e non solo delle
montagne. Era esigente con se stesso, si poneva traguardi alti e difficili, era
sempre pieno di entusiasmo, di passione e di interesse: voleva vivere, non
“vivacchiare”. Centro della sua vita era l’eucaristia quotidiana: ”Gesù nella santa
comunione mi fa visita ogni mattina, io gliela rendo con i miei poveri mezzi
visitando i poveri.” Nonostante le ricchezze della famiglia, Pier Giorgio era spesso al verde perché i genitori
non gli lasciavano mai più denaro del necessario e spesso i soldi che mettevano a sua disposizione venivano
da lui generosamente donati per le opere di carità. Non di rado gli amici lo vedevano tornare a casa a piedi
perché aveva dato a qualche povero i soldi che avrebbe dovuto utilizzare per il tram. Era però contento di
fare parte della Società di San Vincenzo De Paoli, di aiutare i poveri entrando nelle loro case sporche e
maleodoranti. “Aiutare i bisognosi” rispose un giorno alla sorella Luciana “è aiutare Gesù”. In famiglia non
comprendevano appieno chi fosse veramente Pier Giorgio.
Piergiorgio muore improvvisamente di poliomelite fulminante all’età di 24 anni. Ai suoi funerali accorrono
amici, personalità e soprattutto tantissimi poveri. Per la prima volta i suoi familiari capiscono, vedendolo
tanto amato, dove e come era vissuto Pier Giorgio Frassati.
Un messaggio …
Una pagina di Vangelo …
24
Un gesto per la vita …
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
SECONDA PARTE
Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?
La strada dei comandamenti
La domanda dello scriba è presente nel cuore di
ogni uomo: che cosa posso fare per raggiungere
una felicità che duri per sempre? A queste parole
Gesù risponde con un’altra domanda: conosci la
legge?
È una domanda che ci interpella anche oggi e che
fa da sfondo alla seconda parte dell’itinerario: i
ragazzi sono accompagnati alla riscoperta dei
dieci comandamenti, alla conoscenza della legge
consegnata da Dio a Mosè per comprenderla e
declinarla nella loro vita di ogni giorno.
Il Decalogo viene presentato secondo una
prospettiva neotestamentaria, tenendo conto
della rilettura che ne ha fatto Gesù e che
l’evangelista Matteo ci presenta nel discorso
della montagna. Gesù porta a compimento la legge, interiorizza e radicalizza i comandamenti,
contrapponendosi al formalismo dei farisei, che limitavano la legge ad una semplice esecuzione di
precetti.
Il comandamento, espresso nella forma di divieto o di esortazione, garantisce il minimo, la soglia al
di sotto della quale non è possibile instaurare una relazione con Dio e con il prossimo. A partire dal
minimo apriamoprospettive ulteriori, perché il comandamento possa diventare un’inclinazione del
cuore e riscoprire il suo valore originario, quello delle dieci parole di vita, donate da Dio al popolo
di Israele per custodire per sempre l’esperienza di liberazione e l’alleanza stipulata sul monte Sinai.
Ai genitori viene proposto un incontro formativo sul senso della legge nell’esperienza educativa;
insieme ai ragazzi accostano il IV comandamento e li aiutano a comprenderne il significato,
attraverso la loro testimonianza di vita.
Nell’approfondimento della prima tavola della legge viene dato spazio anche alla preghiera
personale e comunitaria; vengono offerte alcune chiavi di comprensione di questa importante
forma di vita del cristiano, suggerendo a ragazzi e genitori concrete esperienze di dialogo con il
Signore.
25
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Primo incontro
UNA STRADA IMPEGNATIVA: AMORE, VIA DELLA FELICITÀ
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 10, 23-37
- a partire dalle esperienze di felicità comprendono che c’è un
legame tra l’essere felici e rendere felici gli altri;
- accostano la parabola del Buon Samaritano come strada che
porta alla felicità;
- comprendono che quella è la strada che Gesù indica a
ciascuno di noi.
Nel catechismo
Venite con me, pag. 70
Per affascinare
Sono stato felice
quando …
A partire dai frammenti di felicità.
Il momento iniziale dell’incontro è dedicato alla lettura dei
frammenti raccolti; leggere e problematizzare insieme ai
ragazzi: quali tra questi frammenti custodiscono una felicità
vera, che rimane per sempre?
Aiutare i ragazzi a cogliere lo stretto legame esistente tra
l’essere felici e il rendere felici gli altri.
Per approfondire
Ogni uomo desidera essere felice; anche Gesù incontra
lungo le strade della Galilea un uomo assetato di felicità.
Ascoltiamo.
Leggere il brano del Samaritano in Lc 10,23-37.
Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova
e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita
eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge?
Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua
forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo
e vivrai”. Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo
scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo
percossero a sangue e
se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
26
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando
lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò
oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide
e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi
olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si
prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede
all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo
pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di
colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto
compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.
Parliamone! E per Gesù, che cos’è la felicità? Chiedere ai ragazzi di
rintracciare nel brano del vangelo un’espressione collegata alla
felicità e condividerla in gruppo. Far emergere la novità che Gesù
porta: la felicità dell’uomo sta nel dono della vita, nell’attenzione al
prossimo, nell’amore che sa perdere per guadagnare.
I comandamenti vanno letti in questa prospettiva: indicazioni di vita
per “concretizzare l’amore”.
Per il catechista
In questo incontro non ci
soffermiamo sulla
spiegazione della
parabola, che sarà
approfondita nella terza
parte dell’itinerario.
Ci limitiamo alla
domanda dello scriba:
«Che cosa devo fare per
ereditare la vita eterna?”.
È la domanda che
introduce il cammino alla
ricerca della felicità,
lungo le due strade che
Gesù stesso ci indica.
Per assimilare
La strada della felicità. Il catechista appende un cartellone con disegnata una strada: è la strada
che quest’anno cercheremo di conoscere, scoprendo man mano i passi da percorrere, i gesti
concreti che Gesù ci indica per raggiungere la felicità piena, quella che dura per sempre.
I comandamenti vanno letti in
questa prospettiva: indicazioni
di vita per “concretizzare
l’amore”.
I vari passi, corrispondenti
all’attualizzazione del
comandamento, possono
essere scritti su delle impronte
di piedi da collocare sul
cartellone a mano a mano che
il percorso avanza.
Aiuteremo a focalizzare anche
la progressione del cammino.
Rendi
felice
l’altro
27
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Secondo incontro
“Ascolta Israele”
INIZIA IL CAMMINO: I COMANDAMENTI
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,1-24
- collocano nella storia dell’alleanza tra Dio e il popolo di Israele
la consegna delle tavole della legge;
- intuiscono l’esperienza liberante dei comandamenti,
consegnati non come legge costrittiva ma come strada di
gioia;
- leggono il testo del Deuteronomio e ne ricavano i dieci
comandamenti;
- intuiscono l’attualità delle parole della legge consegnate sul
monte Sinai.
Nel catechismo
- Venite con me, pag.78;
- CCC: n. 2056-2063;
- La verità vi farà liberi,
n. 880-890.
Appunti per il catechista
Cronologicamente possiamo far risalire la consegna dei dieci comandamenti attorno al 1220 a.C. La
tradizione indica tre diversi luoghi del Sinai: il “gebel Musa” (monte di Mosè), il “gebelQaterin” (con il
monastero di santa Caterina) e il “gebelSerbal” (con iscrizioni del II e II sec. d.C.). Il Sinai tuttavia,
designa sia una montagna che l’intera penisola che separa l’Africa dall’Asia e il Mediterraneo dal mar
Rosso tra l’Egitto e Canaan.
Il termine Decalogo è un’espressione greca che significa le dieci parole (deka-dieci; logos-parole). Sono
le parole che Dio ha consegnato a Mosè per custodire per sempre l’alleanza sancita sul monte Sinai.
Sono parole di vita: si tratta di un dono, non di un’imposizione impartita dall’alto: per comprendere i
dieci comandamenti bisogna sempre collocarli nel contesto della liberazione dalla schiavitù nel quale
Dio li ha consegnati al suo popolo. L’uso del tempo futuro ci fa intuire che non si tratta di obblighi ma di
atteggiamenti da mantenere, perché l’esperienza liberante vissuta nella stipulazione dell’Alleanza possa
durare per sempre.
I comandamenti inoltre non sono qualcosa di estraneo alla chiamata di Gesù:
messi in relazione alla promessa delle beatitudini sono la via stretta che
conduce alla gioia e alla vita vera che Gesù stesso per primo ha percorso. Nel
vari comandamenti sarà importante far cogliere ai ragazzi che essi
custodiscono una promessa, una prospettiva di bontà e collegarli alla vita
stessa di Gesù che per primo, da buon Israelita, li ha fatti diventare la “sua
regola di vita”, portandoli a compimento nel mistero pasquale.
Può essere utile
Suggeriamo il video prodotto dalla San Paolo in collaborazione con il
gruppo ALCUNI, che riporta dei veloci video introduttivi ai comandamenti.
28
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per affascinare
Liberati per rimanere liberi.Collocare la consegna
dei dieci comandamenti nella storia del popolo di
Israele. Può essere utile proiettare l’ultima parte
del Principe d’Egitto (disponibile in DVD o visibile
suYoutube– Principe d’Egitto 11); gli Ebrei passano
attraverso il Mar Rosso e sperimentano la potenza
di un Dio che li libera dalla schiavitù. In questo
contesto di gioia e di gratitudine per la libertà
ritrovata il popolo vede Mosè scendere dal monte
con in mano due tavole di pietra. Che cosa è scritto
su quelle tavole? Che cosa è successo sul monte tra Mosè e JHWH?
Per approfondire
Il catechista ascolta le ipotesi dei ragazzi e propone poi la lettura del passo del libro del
Deuteronomio 5,1-24.
Mosè convocò tutto Israele e disse loro: “Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai
vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi
un’alleanza sull’Oreb. (…) Il Signore non ha stabilito quest’alleanza con i nostri padri, ma con noi che
siamo qui oggi tutti vivi. Il Signore sul monte vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia, mentre io stavo tra il
Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate
saliti sul monte. Egli disse:
“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile.
Non avrai altri dèi di fronte a me.Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di
quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e
non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli
fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a
mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia
il suo nome invano.
Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni
lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai
alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo
asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si
riposino come te. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto
uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del
sabato.
Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi
giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.Non commetterai adulterio.
Non ruberai.Non pronuncerai testimonianza menzognera contro il tuo prossimo.
29
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il
suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo
prossimo”.
Sul monte il Signore disse, con voce possente, queste parole a tutta la vostra assemblea, in mezzo al
fuoco, alla nube e all’oscurità. Non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede.
Quando udiste la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i
vostri anziani si avvicinarono tutti a mee dissero: “Ecco, il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua
gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può
parlare con l’uomo e l’uomo restare vivo.
Quali sono le dieci parole che Dio ha consegnato a Mosè? Recuperarle
insieme ai ragazzi attraverso una lettura attenta del testo e scriverle su due
sassi piatti o lastre di pietra (si possono trovare presso qualche impresa
edile o simili) realizzando le tavole dell’alleanza.
Il catechista faccia notare ai ragazzi il diverso contenuto delle due tavole: la
prima contiene le prime tre parole che riguardano il rapporto con Dio, la
seconda quelle che riguardano il rapporto con gli altri.
Per assimilare
Quale comandamento? Collega con una freccia la situazione con il/i comandamenti attinenti.
1. Non avrai altro Dio all’infuori di me
2. Non nominare il nome di Dio invano
3. Ricordati di santificare le feste
4. Onora il padre e la madre
5. Non uccidere
6. Non commettere atti impuri
7. Non rubare
8. Non dire falsa testimonianza
9. Non desiderare la donna d’altri
10.Non desiderare la roba d’altri
 Marco sta per tirare in porta e invoca Dio
perché lo aiuti a segnare un goal.
 Giorgia si intrattiene con le amiche fuori dalla
scuola e non si accorge che è passata l’ora del
pranzo.
 Anna vede al centro commerciale gli orecchini
che desidera da tempo e si guarda intorno per
capire se c’è una telecamera.
 Quando sente la mamma entrare in casa
Sandro spegne immediatamente il computer
perché stava visitando un sito vietato.
 Vittoria parla male di Alessia per fare bella
figura con le amiche.
 Davide e Marco escono di casa dicendo di
andare a Messa ma vedono gli amici al parco e
si fermano con loro a giocare tutta la mattina.
 Per Paolo l’unica cosa che conta nella vita è
avere tanti soldi.
 Gioia non ha il coraggio di dire che è stata in
discoteca e entra in casa di nascosto senza farsi
scoprire dai genitori.
 Franco vede appoggiato sul mobile
dell’ingresso il portafogli del papà e prende
dieci euro per pagarsi la festa con gli amici.
30
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Terzo incontro (genitori)
LA LEGGE CHE RENDE LIBERI
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I genitori:
- Esodo 14,22-26;
- Deuteronomio 5,5-6;
- Deuteronomio 32,45-47.
- accostano l’episodio biblico dell’esodo come paradigma di
una legge liberante e riflettono sulle prospettive che essa
dischiude in relazione ai loro figli;
- si confrontano sui no che fanno crescere, individuando
ambiti e modalità per un intervento educativo efficace.
Nel catechismo
La verità vi farà liberi,
n. 154-159
Per affascinare
Iniziare l’incontro proponendo ai genitori una pagina della cronaca
locale.
Mamma trova marijuana
in camera e denuncia il figlio
La madre di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso,
ha trovato la sostanza sulla scrivania del figlio 16enne e ha chiamato i Carabinieri:
il ragazzo è stato denunciato
di Redazione 26/03/2012
Una mamma veneta ha davvero poco da invidiare ai detective.Di più, è talmente caparbia da non
esitare nemmeno a denunciare suo figlio. Messa sul chi va là dai controlli dei Carabinieri contro
l'assenteismo scolastico, una madre di Vittorio Veneto ha deciso di "contribuire" perquisendo la stanza
del figlio sedicenne. Con una sorpresa poco piacevole.La donna, 60 anni, non ha dovuto frugare più di
tanto: domenica pomeriggio sulla scrivania del figlio adolescente, che frequenta un istituto superiore a
Conegliano, ha trovato degli involucri di plastica, contenenti una sostanza a lei poco familiare. Senza
esitare un attimo, la mamma-detective ha subito chiamato i Carabinieri e denunciato il figlio.
I militari hanno confermato i sospetti della donna: la strana sostanza lasciata vicino alla tastiera del
computer era marijuana. Lo stupefacente era suddiviso in una decina di dosi, per un peso complessivo
di circa venti grammi. Nel comodino, poi, gli uomini dell'Arma hanno rinvenuto altri grammi di droga e
un bilancino di precisione. Al proprio rientro, il sedicenne è stato accolto non solo dalla madre, ma
anche dai Carabinieri.Gli investigatori ipotizzano che la marijuana fosse pronta per essere smerciata a
scuola. Motivo per il quale il ragazzo è stato denunciato per spaccio al Tribunale dei minori di Venezia.
(da TREVISOTODAY)
Dibattito introduttivo all’incontro: È condivisibile la scelta di denunciare il figlio all’autorità? A
quale legge obbedisce la madre?
31
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per approfondire
La prima legge è quella che nasce dal cuore, dal desiderio incontenibile di un padre, di una madre
di garantire al proprio figlio un’esistenza felice; a questa legge si orienta ogni altra legge.
Anche le tavole dei dieci comandamenti hanno origine nelcuore di Dio, nel suo desiderio di
preservare per sempre l’esperienza di alleanza e di liberazione vissuta dal popolo di Israele nel
deserto. Israele non obbedisce per essere amato da Dio ma perché ha vissuto l’esperienza
dell’amore di Dio: la legge non è un’imposizione esterna ma promessa diuna felicitàpiena in parte
già sperimentata.
La vicenda dell’esodo del popolo di Israele ci aiuta a comprendere il senso di questa legge, che
ancora oggi siamo chiamati a rispettare, per camminare verso la felicità.
1. Esodo 14,22-26: una legge che promette felicità
Mosè fece partire Israele dal Mar Rosso ed essi avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre
giorni nel deserto senza trovare acqua. Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque di Mara,
perché erano amare. Per questo furono chiamate Mara. Allora il popolo mormorò contro Mosè: «Che
cosa berremo?». Egli invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell’acqua e l’acqua divenne
dolce. In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto; in quel luogo lo mise alla prova.
Disse: «Se tu darai ascolto alla voce del Signore, tuo Dio, e farai ciò che è retto ai suoi occhi, se tu
presterai orecchio ai suoi ordini e osserverai tutte le sue leggi, io non t’infliggerò nessuna delle infermità
che ho inflitto agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!».
In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto: di fronte al
popolo che non ha più acqua Dio interviene: rende dolci le acque amare e nello
stesso tempo dà una legge che possa accompagnare l’uomo nel momento della
prova, ricordargli la promessa della sua vicinanza.
Non si obbedisce solamente a ciò che è giusto ma a ciò che si rivela promettente;
ai ragazzi (ma anche agli adulti) non basta comprendere la fondatezza di una
legge ma è importante capirne il senso per la propria vita. La spinta motivazionale
è determinante nell’agire. Compito dei genitori è quello di trasmettere ai figli non
solo le regole ma anche l’esperienza di felicità da cui tali regole traggono origine (ad esempio: Devi
preparare la tavola per poter vivere con la tua famiglia un bel pranzo sereno, non semplicemente perché
oggi tocca a te).
2. Deuteronomio 5,5-6: una legge che dà un’identità
Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in
pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete
in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali,
udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e
intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a
noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa
legislazione che io oggi vi do?
Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. L’identità del popolo
di Israele nasce nell’esperienza dell’alleanza con Dio e nella consegna della legge.
È l’osservanza alla legge donata da Dio che rende Israele un popolo saggio e
intelligente agli occhi degli altri popoli.
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Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
È importante aiutare i genitori a comprendere lo stretto legame tra ciò che si fa e ciò che si è: non
esistono atti neutrali e ogni forma dell’agire segna la nostra identità e quella dei ragazzi.
3. Deuteronomio 32,45-47: una legge da trasmettere
Quando Mosè ebbe finito di pronunciare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro: «Ponete
nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai
vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. Essa infatti non è una parola senza
valore per voi; anzi è la vostra vita. Per questa parola passerete lunghi giorni nel paese in cui state per
entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano».
Le prescriverete ai vostri figli: una legge consegnata perché sia a sua volta affidata
e diventi parola di vita per ogni uomo. A volte si ha l’impressione che una legge sia
restrittiva e comprometta la crescita serena di un ragazzo. Invece le norme lo
mettono al riparo dall’incertezza, lo aiutano a riconoscere dei confini nei quali egli
può sentirsi custodito e può ritrovare se stesso. La legge è l’affermazione di una
presenza che impedisce di sentirsi abbandonati o in preda di altre forze. Crescere senza una legge non è
un servizio alla libertà, ma un’esposizione all’insicurezza. Un figlio, un tempo compiacente nei confronti
dei genitori e delle loro prescrizioni, può iniziare a mostrare insofferenza: può essere il momento in cui il
ragazzo vuole verificare la “tenuta” delle regole e il grado di convinzione dei grandi. Bisogna “mantenere
la posizione” e far cogliere il valore di quanto affermato.
Per assimilare
I noche fanno crescere. Gli psicologi oggi sono convinti che molte debolezze degli adolescenti
siano dovute all’incapacità dei genitori di porre dei limiti. Proporre ai genitori un lavoro di gruppo
per confrontarsi sulla modalità con cui vivono questa pagina educativa. Può essere interessante far
emergere concretamente le situazioni in cui bisogna dire no ad un ragazzo pre-adolescente e lo
stato d’animo che tale intervento suscita nel genitore. Aiutare a precisare anche quali siano i valori
in gioco, che cosa ci sta a cuore e ci motiva a non dire sempre sì ai figli.
Dividere i genitori in piccoli gruppi per permettere tra loro il confronto; il moderatore del gruppo
(un sacerdote o un catechista) aiuti i genitori ad individuare prospettive ulteriori rispetto a quelle
che emergono e alle problematiche suscitate, senza voler risolvere tutto in questa circostanza.
È difficile dire no
quando…
In quell’occasione
mi sento…
Il valore in gioco…
Concludere l’incontro con la restituzione in assemblea delle problematiche più interessanti emerse
in gruppo.
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Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Quarto incontro
“Non avrai altro Dio all’infuori di me”
UN’AMICIZIA UNICA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,6-10
- imparano il primo comandamento e lo collocano all’interno
della prima tavola della legge;
- si pongono di fronte alla vicenda dei martiri e la collegano al
comandamento, riflettendo sul rifiuto di adorare un altro dio
a costo della vita;
- identificano gli idoli dei nostri giorni.
Nel catechismo
Venite con me, pag.79
Appunti per il catechista
Non avrai altro Dio all’infuori di me non significa tanto o non solo credere ad altre divinità,
prestare giuramento ad altre religioni/dei (anche se questa era comunque una questione
aperta e molto sentita per Israele). Nella cultura ebraica, più in profondità, gli altri dei sono gli
idoli, ciò che rapisce la libertà degli uomini fino a farli diventare schiavi interrompendo la
relazione con JHWH.
Anche un ragazzo oggi corre il rischio di essere rapito dagli idoli: un modo eccessivamente
agonistico di vivere lo sport, un uso del tempo gettato via in banalità, l’eccessiva attenzione
all’apparire… tutte realtà che fanno “prostrare” la nostra libertà e ci rendono schiavi.
Per affascinare
Raccontare la storia del martirio di Cipriano, soffermandosi in
particolare sulla prima parte del racconto, in cui il santo
sottolinea l’importanza di credere in un solo Dio.
Si possono leggere gli ACTA MARTYRUM riportati qui sotto o
ricavarne una semplice drammatizzazione.
A Cartagine il giorno 30 di agosto il proconsole Paterno disse al
vescovo Cipriano in udienza privata:
“I santissimi Imperatori Valeriano e Gallieno si sono degnati di
mandarmi una lettera, nella quale hanno ordinato che quanti
non praticano la religione Romana si uniformino al culto
34
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Romano. Ho fatto inchiesta riguardo al tuo nome. Che cosa mi rispondi?”.
Il vescovo Cipriano disse: “Sono cristiano e vescovo. Non conosco altri dèi, fuorché l’unico vero Dio,
che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi. A questo Dio noi cristiani serviamo: e
giorno e notte lo invochiamo per noi, per tutti gli uomini, anche per gli Imperatori”.
Il proconsole Paterno disse: “Persisti dunque in questo proposito?”.
Il vescovo Cipriano rispose: “Una buona volontà che corrisponde alla volontà di Dio non si può
cambiare”.
Il proconsole Paterno disse: “Vattene allora in esilio.
Cipriano accetta di partire per l’esilio; il proconsole non ancora soddisfatto vuole conoscere altri
nomi di cristiani e di fronte al silenzio del vescovo minaccia di condannare a morte tutti quelli che
avrebbero disobbedito alla legge dell’imperatore. Cipriano nonsi impressiona e gli risponde:“Fa’
secondo quello che ti è stato comandato”(…).
La persecuzione contro i cristiani continua e il vescovo Cipriano è nuovamente interrogato dal
proconsole Galerio Massimo:
“I sacratissimi Imperatori ti ordinano di far sacrificio secondo le cerimonie Romane”.
Il vescovo Cipriano disse: “Non lo faccio”.
Il proconsole Galerio Massimo disse: “Pensa bene ai tuoi interessi!”.
Il vescovo Cipriano rispose: “Fa’pure quanto ti è imposto. Io so di fare una cosa giusta e non mi
serve tempo per riflettere”.
Galerio Massimo dopo aver consultato il tribunale pronunziò a stento e malvolentieri la sentenza
con queste parole: “Sei vissuto a lungo facendo professione d’empietà e hai raccolto intorno a te
moltissimi individui d’una pericolosa setta, ti sei dichiarato nemico degli dèi Romani e delle
cerimonie religiose, né i santissimi principi Valeriano e Gallieno Augusti e Valeriano nobilissimo
Cesare poterono indurti ad aderire alla pratica della loro religione. Pertanto avendo tu confessato
tali gravissime colpe, servirai di esempio a quanti hai coinvolti nel tuo delitto; col tuo sangue sarà
riaffermato il vigore delle leggi”.Dette queste parole, lesse sulla tavoletta la condanna di morte:
“Ordino che Tascio Cipriano sia decapitato”.Il vescovo Cipriano disse: “Grazie a Dio”.
Cipriano morì martire il giorno 14 di settembre, durantel’impero di Valeriano e Gallieno, regnando
però il Signore nostro Gesù Cristo, a cui è dovuto l’onore e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Problematizzare con i ragazzi: perché San Cipriano e con lui molti martiri si sono rifiutati di
bruciare l’incenso davanti alla statua dell’imperatore romano?
Di fronte al comando del proconsole di rendere culto all’imperatore, Cipriano risponde ad un altro
comandamento: Non avrai altro Dio all’infuori di me. Il solo Dio che Cipriano adora è quello che
Gesù gli ha fatto conoscere. Non si tratta di difendere una dottrina; in gioco c’è l’amicizia con
Gesù, un’amicizia preziosa e irrinunciabile, che diventa più importante di ogni altra cosa.
Per approfondire
Una relazione da scoprire e da custodireNella liberazione dalla schiavitù dall’Egitto il popolo di
Israele sperimenta la vicinanza di Dio e la sua onnipotenza; tra Dio e l’uomo si stabilisce
un’alleanza, una relazione di amicizia alla quale Dio resterà fedele per sempre.
35
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Anche all’uomo è chiesto di essere fedele, di obbedire ai comandamenti non di una divinità
lontana e indefinitama di un Dio che si è fatto conoscere e amare.
Il catechista legge e commenta insieme ai ragazzi le parole che introducono i dieci comandamenti;
esse rivelano all’uomo chi è quel Dio che offre la sua amicizia.

Io sono.Nella lingua ebraica significa io ci sono e ci sarò per sempre.
Si tratta di un Dio presente e fedele, che non abbandona mai il suo
popolo. Il Dio di Israele non è come le distaccate e indifferenti
divinità degli altri popoli, ma è un Dio vicino, che si coinvolge e
prende a cuore le vicende del suo popolo. Anche di fronte al
tradimento resta fedele e non ritira mai le sue promesse ma
pazientemente accompagna l’uomo al raggiungimento della felicità
piena.

Il Signore.La presenza di Dio si rivela subito efficace: agisce con
potenza, libera il suo popolo, lo conduce nella Terra promessa, lo
sostiene nelle difficoltà, nelle prove del deserto e nello scontro con
gli altri popoli. Dio si rivela un potente alleato ed esercita la sua
signoria nell’onnipotenza dell’amore.

Dio tuo: un Dio di tutti ma che vuole stringere una relazione di amicizia con ogni uomo. Il
rapporto con Dio è personale e nasce dall’incontro con lui nella propria storia, nelle personali
vicende di schiavitù e di liberazione, nelle quali Dio interviene, come aveva fatto con Israele.
Per assimilare
Al comandamento del proconsole Paterno di sacrificare all’imperatore, San Cipriano oppone
l’obbedienza ad un altro comandamento, quello di riconoscere un solo Dio: Non avrai altro Dio
all’infuori di me.
Anche oggi siamo sollecitati da altri comandamenti, che ci confondono e rischiano di allontanarci
dal solo che ci salva. Al posto del proconsole Paterno subentrano nuove voci, che ci inducono ad
obbedire ad un altro padrone e ad accogliere i suoi ordini come legge per la nostra vita.
Smascheriamo una di queste voci!
I comandamenti del dio cellulare. Quali
sono i comandamenti del cellulare, il
nuovo signore che ci rende sudditi 24
ore al giorno, che impone alla nostra
giornata i suoi ritmi, le sue spese, i suoi
contatti? Proviamo a scrivere il decalogo
del cellulare, associando alle immagini
un comandamento.
Non si tratta di demonizzare uno strumento utile per
tutti ma di aiutare i ragazzi ad essere consapevoli dei
rischi a cui può portare un uso smoderato. Quando
SMS, MMS, video scaricati da Internet, Facebook e
Skype prendono il sopravvento, anche il cellulare
può diventare il signore della nostra vita e a lui
rendiamo culto, proprio come i cittadini romani
erano costretti a fare all’imperatore.
36
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
.
IL DECALOGO DEL DIO
CELLULARE
1. Non avrai altro ospite a tavola
all’infuori di me
2. …………………………………………………
…………………………………………………
3. …………………………………………………
………………………………………………..
4. …………………………………………………
………………………………………………..
5. …………………………………………………
………………………………………………..
6. …………………………………………………
IPhone5
………………………………………………..
7. …………………………………………………
………………………………………………..
8. …………………………………………………
…………………………………………………
9. …………………………………………………
…………………………………………………
10. ………………………………………………
…………………………………………………..
37
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Un pellegrinaggio alla chiesa di San Francesco
7. Tornato che fu dunque ad Assisi, dopo alcuni giorni, i suoi amici lo elessero una sera loro signore,
perché organizzasse il trattenimento a suo piacere. Egli fece allestire, come tante altre volte, una cena
sontuosa.
Terminato il banchetto, uscirono da casa. Gli amici gli camminavano innanzi; lui, tenendo in mano una
specie di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare, era assorto nelle sue riflessioni.
D'improvviso, il Signore lo visitò, e n'ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza, che non poteva muoversi
né parlare, non percependo se non quella soavità, che lo estraniava da ogni sensazione, così che (come
poi ebbe a confidare lui stesso) non avrebbe potuto muoversi da quel posto, anche se lo avessero fatto a
pezzi.
Gli amici, voltandosi e scorgendolo rimasto così lontano, lo raggiunsero e restarono trasecolati nel
vederlo mutato quasi in un altro uomo. Lo interrogarono: “A cosa stavi pensando, che non ci hai seguiti?
Almanaccavi forse di prender moglie?”. Rispose con slancio: “E' vero. Stavo sognando di prendermi in
sposa la ragazza più nobile, ricca e bella che mai abbiate visto”. I compagni si misero a ridere. Francesco
disse questo non di sua iniziativa ma ispirato da Dio. E in verità la sua sposa fu la vita religiosa, resa più
nobile e ricca e bella dalla povertà
8. E da quell'ora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che prima amava.
Dalla LEGGENDA DEI TRE COMPAGNI (ANGELO, LEONE E RUFINO)
Affrontando il primo comandamento è utile presentare ai ragazzi la figura di San Francesco
d’Assisi, il santo che ci guida ad amare e adorare il Signore a partire dalla bellezza del creato,
senza confondere Creatore e creature.
Da quel momento smise di adorare se stesso. Il
riferimento biografico tratto dalla LEGGENDA DEI TRE
COMPAGNI ci riconduce ad una tappa essenziale della
conversione di Francesco, al momento in cui i suoi
occhi si sono definitivamente rivolti al Signore, senza
lasciarsi più confondere dalle distrazioni del mondo.
Dallo sguardo su se stesso, dall’idolatria delle
ricchezze e delle feste allo sguardo sul Signore,
l’unico capace di dare un significato alla sua vita: la
nuova prospettiva cambierà totalmente la vita del
figlio del ricco commerciante di stoffe di Assisi.
La chiesa di San Francesco a Treviso può essere la
meta di un breve pellegrinaggio, da proporre ai
ragazzi e ai loro genitori; i frati, precedentemente
contattati, sono disponibili ad accompagnare gruppi
di ragazzi alla visita della chiesa e a raccontare la
storia del santo che li ha affascinati.
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Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Quinto incontro
“Non nominare il nome di Dio invano”
IL NOME RIVELATO
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,11
- imparano il secondo comandamento e riflettono sulla realtà
della bestemmia concepita come nominare Dio in modo
superficiale e improprio;
- si pongono di fronte al nome che Dio ha rivelato al suo popolo
e riflettono sull’importanza del nome nella cultura ebraica;
- accostano alcuni titoli cristologici, come possibilità di
conoscere un frammento del volto di Dio attraverso il figlio
Gesù.
Nel catechismo
- Venite con me, pag.79;
- CCC, n. 430-451.
Per affascinare
Il catechista fa vedere ai ragazzi le tre immagini riportate qui sotto, spiegando che cosa
rappresentano e leggendo insieme quello che sta scritto.
,
Scudo di un crociato
medioevale;
si
legge
chiaramente la scritta:
DEUS VULT. I crociati che
partivano alla conquista di
Gerusalemme lo facevano
al grido: “Dio lo vuole”.
Fibbia della cintura dei
soldati di Hitler, con la
scritta Gottmituns,Dio
è con noi.
39
Parola giapponese: si legge
kamikazee
significa
vento
divino. Era il nome dei soldati
giapponesi
che
durante
seconda
guerra
mondiale
immolavano la vita per
difendere la patria. Anche oggisi
chiamano
kamikaze
quei
combattenti che sacrificano
deliberatamente la loro vita per
una presunta guerra santa.
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Quale comandamento viene in mente davanti a queste immagini? Riflettere con i ragazzi sul senso
del secondo comandamento.
Appunti per il catechista
Non nominare il nome di Dio invano. La prima declinazione di questo comandamento riguarda spesso
la triste piaga della bestemmia, nelle sue forme verbalmente classiche. Tuttavia la sua pregnanza è più
vasta. Esso chiede di “non usare” impropriamente l’attribuzione divina a ciò che divino non è, facendo
dire a Dio ciò che non dice.
CCC n. 2148.La bestemmiasi oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire
contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di
Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell'abusare del nome di Dio. San Giacomo
disapprova coloro « che bestemmiano il bel nome [di Gesù] che è stato invocato » sopra di loro (Gc2,7).
La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre. È
blasfemo anche ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù,
torturare o mettere a morte. L'abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della
religione.
Per approfondire
Con quale nome possiamo chiamare Dio? Nella cultura ebraica il nome non serviva solo ad
identificare una persona ma ne rivelava la profonda identità: dare il nome a qualcuno significava
esercitare una forma di possesso, di autorità nei suoi confronti. Per questo motivo gli ebrei non
pronunciavano il nome di Dio (JHVH); poteva pronunciarlo solo il sommo sacerdote, una volta
all’anno, nel giorno della festa dell’espiazione, all’interno delle sacre mura del tempio di
Gerusalemme.
Dio si fa pienamente conoscere in Gesù; i vari nomi con cui è stato chiamato Gesù di Nazaret ci
rivelano un tratto del suo volto. Presentare ai ragazzi alcuni biglietti da visita, che sintetizzino i
titoli cristologici di Gesù e il loro significato nella sua relazione con Dio.
“
Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli
infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”(Mt 1,21).
GESÙ
Dio salva
Gesù è un nome ebraico e significa: Dio salva. L’angelo
rivelando a Giuseppe il nome da dare al figlio di Maria lo
aiuta a comprendere il senso degli eventi: in Gesù Dio si
rende presente nella storia degli uomini per salvarli dai
peccati.
“
Tu sei il Cristo “(Mc 8,29).
CRISTO
Inviato da Dio
Cristo è un nome di origine greca che significa l’unto,
l’inviato di Dio. Chiamare Gesù con il nome di Cristo
significa riconoscere che in lui si compie perfettamente la
missione che gli è stata affidata da Dio.
40
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
“
Mio Signore e mio Dio“(Mc 8,29).
Signore è il nome usato nell’AT per rivolgersi a Dio;
Tommaso e la Maddalena lo riferiscono a Gesù dopo
la risurrezione, riconoscendo nel loro rabbi la stessa
natura di Dio. Gesù è Dio, Signore della storia e a lui
va attribuita la stessa gloria di Dio.
SIGNORE
Gesù è Dio
“
Veramente quest’uomo era figlio di Dio“(Mc 15,39).
Ai piedi della croce il centurione riconosce in Gesù il
Figlio di Dio. Chiamare Gesù Figlio di Dio significa
riconoscere il tratto paterno di Dio: Dio è padre di
Gesù e nostro padre e la sua paternità si rivela nel
grande gesto d’amore della croce.
FIGLIO DI DIO
Dio è Padre
Per assimilare
Quale nome daresti a Gesù? Chiedere ai ragazzi di scrivere su un biglietto il nome che vorrebbero
dare a Gesù, motivando in forma sintetica la loro scelta.
Gesù è …
L’ho capito quando …
Concludere con un momento di preghiera. I ragazzi si rivolgono a Gesù con il nome con cui lo
sentono più vicino; può essere uno dei quattro titoli cristologici oppure un nome scelto da loro
(amico, compagno, guida, luce…),che esprima il loro modo di incontrare il Signore e di vivere la
relazione con lui. Ringraziare infine Dio, che attraverso il figlio Gesù ha stretto con ciascuno di noi
un’amicizia unica.
41
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Sesto incontro
RISCOPRIRE LA PREGHIERA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,11
- riflettono sul senso della preghiera e ne comprendono
l’importanza per la vita di un cristiano;
- individuano
gli atteggiamenti essenziali per pregare;
Per
approfondire
- conoscono oltre alla preghiera di intercessione le altre forme
con cui il cristiano prega il suo Signore, imparando anche a
lodare, ringraziare, chiedere perdono a Dio.
Nel catechismo
Venite con me, pag.79
Per affascinare
Pregare è…
Iniziare l’incontro proponendo ai
ragazzi un’attività di fotolinguaggio
sulla preghiera. Ogni ragazzo sceglie tra
le tante immagini proposte quella che
meglio esprime per lui il concetto di
preghiera e condivide poi nel gruppo la
sua scelta.
Il fotolinguaggioè una tecnica che consente ai partecipanti di rivelare sentimenti e pensieri in relazione a
una domanda. È un modo per parlare di sé, in termini profondi e personali. Per questo il catechista deve
mantenere un clima di rispetto e di accoglienza evitando commenti e battute da parte dei partecipanti. Si
realizza come dotazione catechistica ritagliando immagini di ogni tipo tutte più o meno della stessa
grandezza, incollandole su cartoncini uguali e uniformi dal punto di vista della misura e del colore, in modo
da attribuire alle immagini la stessa dignità.
- Si distribuiscono le immagini sul tavolo o sul pavimento (calcolarne da 3 a 5 per ogni partecipante);
- si pone la domanda di ricerca e si invitano i partecipanti a individuare un’immagine che risponda alla
domanda, chiarendo che ogni immagine dice alcuni aspetti e non è
necessario dire tutto;
- si raccomanda il silenzio e la serietà e si lascia qualche minuto per la ricerca;
- si ritirano le immagini avanzate e si inizia la presentazione di quelle
scelte invitando i partecipanti a mostrare agli altri l’immagine, a
descriverla (in questa immagine vedo…), a dire in che modo risponde
alla domanda (l’ho scelta perché…);
- si ringraziano tutti i partecipanti perché ci si è arricchiti
42
In questa
immagine vedo…
Ho scelto questa
immagine perché…
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
reciprocamente.
Per approfondire
Allenarsi alla preghiera.Il secondo comandamento invita a non nominare il
nome di Dio invano: il cristiano sa quando e come invocare il nome di Dio. E’
l’esperienza della preghiera, che va vissuta, compresa e riscoperta: non c’è vita
cristiana senza la preghiera, senza un dialogo fra l’uomo e il suo Signore. La
preghiera è essenziale, è il respiro del cristiano ma pregare non è facile. Occorre allenarsi per
imparare ad assumere quegli atteggiamenti che ci pongono in sintonia con il Signore e che ci
aiutano a migliorare anche il nostro modo di stare con gli altri. Il catechista recuperi alcuni oggetti
o immagini per fissare nella mente tre atteggiamenti fondamentali.
 L’allenamento alla gratuità. Pregare è compiere un gesto di gratuità, contro la logica dell’efficientismo,
del do ut des. Giovanni ci racconta l’episodio di Maria che cosparge i piedi di Gesù di olio profumato e li
asciuga con le sue lacrime. Molti hanno pensato: «Quanto olio sprecato, quante altre cose si sarebbero
potute fare!» Maria è l’icona della preghiera: chi prega non ha paura di sprecare tempo, lo fa in modo
del tutto gratuito, senza pretendere niente in cambio.
 L’allenamento all’ascolto. Quando parliamo con una persona pensiamo di essere attenti se ascoltiamo
le sue parole e le capiamo. In realtà l’ascolto profondo ci chiede di andare oltre il contenuto delle
parole, per comprendere la persona, quello che dice e quello che non riesce a dire. Nella preghiera
questo atteggiamento di totale disponibilità ci è richiesta nei confronti del Signore: occorre essere liberi
dalle tante distrazioni che occupano la nostra mente e imparare a concentrarsi sull’altro e non su noi
stessi.
 L’allenamento alla carità. Non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli ma colui che fa la
volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21). Pregare non è solo recitare una formula ma far diventare
vita quotidiana la nostra relazione di comunione con Dio, una comunione che deve aprirci alla
comunione con gli uomini e con il creato. La preghiera in questo modo ci trasforma e ci rende simile a
Gesù.
Per assimilare
Lc 1,46
«L’anima mia magnifica
il Signore47e il mio spirito
esulta in Dio, mio
salvatore,48perché ha
guardato l’umiltà della sua
serva.
D’ora in poi tutte le
generazioni mi
chiameranno beata.
49
Grandi cose ha fatto per
me l’Onnipotente e Santo è
il suo nome;
50
di generazione in
generazione la sua
misericordia per quelli che
lo temono.
Tess
1,1
Paolo e Silvano e
Timòteo alla Chiesa dei
Tessalonicesi che è in Dio
Padre e nel Signore Gesù
Cristo: a voi, grazia e
pace.2Rendiamo
sempre
grazie a Dio per tutti voi,
ricordandovi nelle nostre
3
preghiere
e
tenendo
continuamente
presenti
l’operosità della vostra fede,
la fatica della vostra carità e
la fermezza della vostra
speranza nel Signore nostro
Gesù Cristo, davanti a Dio e
Padre nostro
43
Salmo 50 (51)
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Mc 10,46
E giunsero a Gerico. Mentre
partiva da Gerico insieme ai suoi
discepoli e a molta folla, il figlio di
Timeo, Bartimeo, che era cieco,
sedeva lungo la strada a
mendicare. 47Sentendo che era
Gesù Nazareno, cominciò a gridare
e a dire: «Figlio di Davide, Gesù,
abbi pietà di me!».
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Quanti tipi di preghiera conosci? A volte pensiamo che pregare sia solamente chiedere qualche
cosa a Dio in un momento di bisogno. La preghiera è anche questo ma non solo! Consegnare ai
ragazzi i quattro brani della Scrittura riportati sopra e cercare insieme di capire quale tipo di
preghiera ci insegnano.
 La preghiera di lode:esprime la grandezza di Dio nella storia di ciascuno.
 La preghiera di ringraziamento: esprime gratitudine a Dio, il riconoscimento dei doni preziosi
che ci ha dato nella nostra vita.
 La richiesta di perdono: colui che prega riconosce la sua fragilità e il suo peccato ma prima
ancora riconosce la bontà di Dio, Padre che perdona e rende nuove le sue creature.
 La preghiera di domanda:è la forma che ci viene più spontanea, con la quale ci affidiamo a Dio.
Esprime i desideri più profondi e prepara il cuore ad accogliere la volontà di Dio, il nostro vero
bene.
Per il catechista
Dio ascolta sempre le nostre preghiere?
Può capitare che mentre si presenta la
preghiera di intercessione un ragazzo
faccia questa domanda, pensando a tutte
le volte in cui Dio sembra non ascoltare le
richieste degli uomini.
Il catechista aiuti i ragazzi a comprendere
che la vera domanda che rivolgiamo al
Signore è che ci aiuti secondo la sua
volontà, perché siamo convinti che è
nella sua volontà che raggiungiamo la
felicità piena. Ci è di modello Gesù,
mentre prega il padre suo nell’orto degli
Ulivi
Mt 26,39
Andò un poco più avanti, cadde faccia a
terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è
possibile, passi via da me questo calice! Però non
come voglio io, ma come vuoi tu!».
Preghiamo
Signore,
sei grande perché…
Signore,
ti ringrazio per…
Signore,
ti chiedo di …
Signore,
perdonaci di …
Distribuire un cartoncino ad ogni ragazzo, chiedendo di comporre una semplice preghiera
continuando la frase iniziata. Concludere l’incontro rivolgendo le nostre preghiere al Signore.
44
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Settimo incontro – genitori e ragazzi
VIVERE LA PREGHIERA
Obiettivi
I ragazzi e i genitori:
- conoscono la realtà di chi vive dedicando molto tempo alla
preghiera;
- vivono un momento di preghiera nel gruppo.
Invitare all’incontro una persona consacrata, che possa
raccontare ai ragazzi quali sono i tempi della giornata che dedica
alla preghiera e il senso che assumono per lei tali momenti. Dare
spazio alle domande dei ragazzi.
Concludere l’incontro in una chiesa, con una breve veglia di
preghiera, alla quale invitare anche i genitori.
In alternativa contattare un centro di spiritualità oppure andare
insieme ai ragazzi in una comunità religiosa o in un monastero
vicino alla propria realtà parrocchiale per accostare direttamente l’esperienza, condividendoun
momento di preghiera. Contattare per tempo la comunità, presentare previamente il gruppo, il
cammino e gli obiettivi dell’incontro. Aiutare anche i ragazzi ad accostare l’esperienza in modo
corretto.
Ottavo incontro
“Ricordati di santificare le feste”
LO SPAZIO DI DIO
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,12-15
- imparano il terzo comandamento e riflettono sul significato
del termine santificare;
- comprendono l’importanza di rendere la domenica diversa
dagli altri giorni e riscoprono la modalità con cui un cristiano
la rende tale;
- si interrogano sulla partecipazione alla messa domenicale,
ponendosi di fronte alle loro difficoltà e a quelle del nostro
tempo;
- si impegnano a partecipare ad una messa parrocchiale in
gruppo per dare una testimonianza alla loro comunità.
45
Nel catechismo
- Venite con me, pag.80;
- Dacci sempre questo pane,
pag. 21-27;
- La verità vi farà liberi,
n. 1113-1118.
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per affascinare
Il paradiso è qui!
Queste le parole del celebre navigatore
Amerigo Vespucci, quando nel 1503
avvistò l’arcipelago brasiliano Fernando
de Noronha. Una terra incontaminata,
che manteneva vivo tutto il suo fascino e
apriva per i marinai nuove prospettive,
nuovi scenari di vita.
Chi ha la fortuna di raggiungere questo
arcipelago può trovare ancor oggi il
fascino di un paradiso perduto,
preservato
dallo
sfruttamento
dell’uomo. Sabbie dorate, un mare dai
toni blu, turchese e verde smeraldo,
punteggiato da scogli e coralli, spiagge quasi deserte, vegetazione primitiva e, al tempo stesso,
esotica, oltre a una fauna marina tra le più ricche del Brasile.
Anche senza partire per una lunga crociera sentiamo a volte l’esigenza di trovare nella nostra vita
una zona off-limits, non raggiunta dai ritmi stressanti della quotidianità. Come vorresti che fosse il
tuo paradiso incontaminato? Prova a pubblicizzarlo in un pieghevole per un’agenzia di viaggi.
Il paradiso si trova…
Sarai lontano da…
Il paradiso
ti offre…
Per approfondire
Il terzo comandamento ci invita alla riscoperta del paradiso che per il cristiano non corrisponde ad
ameni luoghi di relax tropicale ma all’incontro gioioso con il Signore Risorto. È lui il nostro
paradiso! La domenica, pasqua della settimana, ci aiuta a ricordarlo e a farne esperienza.


“Santificare: attento alle catture”. Originariamente questa parola significa “separare”: mi
separo da una logica mondana che vuole catturarmi con i ritmi del lavoro o del divertimento e
ritrovo un orizzonte più grande.
“Santificare: incontra Gesù”. Nel gloria a messa noi acclamiamo: “Tu solo il Santo”. Il Santo è
Gesù e santificare la festa vuol dire incontrarci con lui. Nella messa domenicale egli rinnova
l’incontro per essere con noi in ogni istante.
46
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita

“Santificare: rendi santa la tua vita”. L’incontro domenicale con Gesù ci aiuta a ritrovare la
vita come lui l’ha pensata, rivolta al Padre e piena di amore per gli altri.
Per il cristiano la festa è il giorno del Signore (per un approfondimento del tema del giorno del
Signore vedi sussidio Dacci sempre questo pane, pag. 21-27); ci sono delle modalità ben precise
per santificare tale giorno:
1. La partecipazione alla Messa: la domenica è il giorno della risurrezione di Gesù. Gesù ci invita a
rivivere ogni settimana questo giorno, ad ascoltare la sua Parola e ad accostarci alla mensa del
suo corpo, per partecipare con tutta la comunità alla gioia della sua risurrezione.
2. La riscoperta della comunità: la domenica è dedicata a ricreare i rapporti in famiglia, con gli
amici, i parenti, recuperando dei tempi un po’ più distesi per stare insieme.
3. La gioia della carità:la festa va santificata con un gesto di carità, nei confronti di chi ha bisogno,
di chi vive solo o di chi è malato. Il cristiano vive la partecipazione al sacrificio di Gesù, che offre
la sua vita e permette che la domenica diventi giorno di risurrezione, di ri-creazione per tutti.
Per assimilare
Per santificare la festa a volte ci vuole il
coraggio di andare contro-corrente, di fare
scelte diverse da quelle che il mondo
governato da altre logiche si sente in diritto
di fare.
Confronto in gruppo sul tema: negozi aperti
la domenica. Aiutare i ragazzi a comprendere
la questione in gioco, guardando oltre la
comodità di poter comprare quello che al
sabato avevamo dimenticato. Come possiamo rendere la domenica un giorno separato dagli altri
se facciamo le stesse cose? Si rischia di perdere l’opportunità di ridisegnare orizzonti nuovi alla
nostra vita. E alla vita di chi è costretto a lavorare anche la domenica.
PARTECIPARE ALLA MESSA DOMENICALE
A volte succede che dopo la celebrazione della messa di prima comunione si registri un calo di
presenze dei ragazzi alla messa domenicale. Un fatto diffuso e preoccupante, che rischia poi di
diventare abbandono definitivo dopo la Cresima. È opportuno affrontare la questione con i
ragazzi, aiutandoli man mano nelle differenti fasi di crescita a comprendere il senso della loro
presenza alla messa.
Questa può essere un’occasione per tematizzare la questione: ci siamo a
messa? Quali sono le difficoltà che incontriamo ad essere presenti? Come
vorremmo fosse la messa? Creare un’occasione per trovarsi alla messa tutti
insieme; può essere un segno significativo distribuire alla comunità alcuni
cartoncini preparati dai ragazzi durante l’incontro.
Per noi la domenica è…
47
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Nono incontro – genitori e figli
“Onora il padre e la madre”
LE RADICI E LE ALI
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,16
- accostano il quarto comandamento e comprendono il senso
del verbo onorare;
- si riconoscono parte di una storia familiare;
- imparano a riconoscere e apprezzare il ruolo dei genitori
nella loro vita personale e in quella familiare.
Nel catechismo
Venite con me, pag.81
Appunti per il catechista
Onora il padre e la madre non è solamente un comandamento del rispetto e dell’obbedienza sterile nei
confronti dei genitori: si rischierebbe il formalismo e il moralismo che non sono esperienze bibliche né
cristiane. Il verbo ebraico kabed, che traduciamo in italiano con il termine onora, è ben più pregnante e
carico di significato. Letteralmente esso dice: dare peso/non trattare con leggerezza. Non è solo
obbedienza formale ad un comando ma indica ben di più: non abbandonare, non lasciare soli i tuoi
genitori, riconosci la loro importanza perché ti hanno dato la vita, continuando l’opera di Dio.
È una realtà più semplice da comprendere nella cultura ebraica, dove già da piccoli ai ragazzi era
chiesto una partecipazione fattiva alla vita familiare. La famiglia ebraica era impostata sulla centralità
del capo-famiglia che alla sua morte “cedeva lo scettro” della responsabilità al figlio più anziano (il
modello patriarcale). Il primogenito era il privilegiato nei confronti dei fratelli minori come lo erano gli
uomini rispetto alle donne. Il padre aveva pieni diritti sugli uomini e sulle donne di casa. Sotto certi
aspetti, questo modello culturale è stato diffuso anche da noi fino agli anni ’50.
Il quarto comandamento insiste sulla relazione e invita a costruire una relazione sincera tra genitori e
figli; nell’onore dovuto ai genitori è in gioco anche quello di Dio, perché essi sono testimoni e
continuatori della sua opera. Inoltre anche i genitori si sono impegnati di fronte a Dio al rispetto e alla
cura nei confronti dei figli, lasciandoli liberi di seguire la volontà di Dio e sostenendoli nel cammino
della vita.
Anche Gesù vive una relazione reale con i suoi genitori, nel rispetto di questo comandamento della
legge Mosaica. Tuttavia supera anche la legge, portandola a compimento riferendo la questione
dell’obbedienza ad un altro Padre e ad un'altra volontà. Si possono individuare alcuni tratti della nuova
relazione familiare inaugurata da Gesù nei seguenti passi del Vangelo:
Lc 2,41-50: Gesù al tempio di Gerusalemme: “devo occuparmi delle cose del Padre mio…”
Gv 2,4:
Cana di Galilea, il miracolo del vino e la presenza della madre.
Mc 3,33:
I parenti lo cercano ma Gesù indica una nuova paternità e maternità.
Mt 10,37: “Chi ama sua padre e sua madre più di me…”.
Anche le relazioni familiari trovano la loro misura nella relazione con Dio.
48
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per affascinare
Iniziare l’incontro citando un antico proverbio del Quebec:
I genitori danno due cose ai figli,
le radici e le ali:
la grandezza e il vigore delle ali
dipendono dalla profondità e dalla robustezza delle radici.
Sembra strano pensare ad un albero con le radici e le ali; eppure la
nostra vita gli rassomiglia. Abbiamo delle radici che ci legano al passato e
delle ali che ci aprono al futuro. La presenza dei nostri genitori ci ricorda
che siamo legati ad un passato; noi apparteniamo ad una storia più o meno sofferta che ci
caratterizza e con la quale dobbiamo misurarci. Ma è anche la storia che ci dà la forza per spiccare
il volo.
Guarda dentro te stesso Simba, tu sei molto di più di quello
che sei diventato … ricordati chi sei, tu sei mio figlio e l'unico
vero re… ricordati chi sei!
Proiettare un breve spezzone di un film in cui un figlio,
diventato adulto, ricorda le parole dei genitori e cambia le
prospettive della sua vita.
Ti racconto le mie radici. Che cosa c’è nella nostra storia?
Quali radici ci tengono legati al passato e danno solidità e
sicurezza alla nostra vita presente? Chiedere ad alcuni
genitori (meglio accordarsi prima dell’incontro) di
raccontare un evento significativo della loro vita in relazione
ai genitori, un ricordo gioioso o sofferto, ma che comunque
abbia inciso nelle scelte personali e familiari.
Per approfondire
Il verbo onorare che troviamo nel IV comandamento è una traduzione del verbo ebraico KABED,
che significa avere un certo peso; precisare con i ragazzi e i genitori il significato del termine peso,
spesso usato in modo equivoco.
Essere di peso
I genitori vengono considerati un peso, un ostacolo alla vita dei figli, sia
quando i figli sono ragazzi e adolescenti, sia quando sono adulti, con una
loro famiglia, e devono prendersi cura dei genitori ormai anziani.
Dare peso
Il quarto comandamento invita a declinare il termine con un’altra
accezione, nel senso di dare peso alla presenza dei genitori, riconoscendo
l’importanza che le loro scelte, i loro atteggiamenti hanno avuto e
continuano ad avere nella nostra vita.
49
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Che cosa apprezziamo dei nostri genitori? Dividere genitori e ragazzi in piccoli gruppi separati,
seguiti da un animatore o da un catechista; lasciare spazio al confronto, facendo emergere i motivi
che portano i figli ad apprezzare o meno nella loro vita la presenza dei genitori.
L’animatore del gruppo curi la partecipazione equilibrata di tutti, aiutando in particolare i ragazzi a
comprendere il collegamento tra la solidità delle radici e l’altezza del volo. Invitare ogni gruppo a
raccogliere in un fumetto qualche risposta significativa da condividere poi in assemblea.
Cari genitori,
vi apprezziamo quando…
Cari figli,
ci sentiamo apprezzati quando…
Per assimilare
Vorrei che vivesse! Concludere l’incontro con la
testimonianza di GIANNA BERETTA MOLLA, la madre che ha
dato la vita per mettere al mondo la figlia Gianna
Emanuela.
Quale radice ha lasciato Gianna ai suoi figli? Quali ali si
sono dispiegate?
Limpida e graziosa. Così appare la dottoressa Gianna
Beretta all'ingegnere Pietro Molla nei primi incontri. Si
conoscono nel 1954 e si sposano a Magenta il 24
settembre 1955. Gianna, la penultima degli otto figli
sopravvissuti della famiglia Beretta, nata a Magenta, è
medico chirurgo nel 1949 e specialista in pediatria nel 1952. Continua però a curare tutti,
specialmente chi è vecchio e solo. «Chi tocca il corpo di un paziente - diceva - tocca il corpo di
Cristo». Gianna ama lo sport (sci) e la musica; dipinge, porta a teatro e ai concerti il marito, grande
dirigente industriale sempre occupato. Vivono a Ponte Nuovo di Magenta, e lei arricchisce di novità
gioiose anche la vita della locale Azione cattolica femminile. Nascono i figli: Pierluigi nel 1956,
Maria Rita (Mariolina) nel 1957, Laura nel 1959. Settembre 1961, quarta gravidanza, ed ecco la
scoperta di un fibroma all'utero, con la prospettiva di rinuncia alla maternità per non morire.
Mettendo al primo posto il diritto alla vita, Gianna decide di far nascere Gianna Emanuela. La
mamma morirà il 28 aprile 1962. (da AVVENIRE).
50
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Decimo incontro
“Non uccidere”
IN DIFESA DELLA VITA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,17
- accostano il quinto comandamento e si pongono di fronte a
situazioni in cui la vita è minacciata dalla violenza e dalla
morte;
- comprendono che la vita è dono prezioso ed è custodito da
Dio;
- riconoscono possibili dinamiche di morte anche nelle parole e
nei gesti poco rispettosi che si compiono verso gli altri;
- si confrontano sul tema della pena di morte.
Nel catechismo
Venite con me, pag.82-83
Appunti per il catechista
Il quinto comandamento sembra non riguardare direttamente la vita dei nostri ragazzi. In realtà il
comando di non uccidere va inteso nell’orizzonte ampio di custodire la vita, in tutte le sue forme; nelle
nostre parole e azioni la dignità dell’altro va sempre rispettata.
Nell’Antico e nel Nuovo Testamento
Interessante la progressiva riflessione che il popolo di Israele fa in riferimento al quinto
comandamento. In alcuni passi dell’Antico Testamento è legittimata l’uccisione di un uomo; il quinto
comandamento infatti si comprende a partire dal verbo RAZZAK, che indica l’uccisione violenta e
arbitraria. Non si fa riferimento né all’uccidere in guerra (SHARAG) né all’uccisione di chi è stato
condannato a morte (MUT) ma è solo condannata l’inutile violenza contro il debole.
Altri contesti posteriori ne allargano il senso ad ogni azione che tende a privare una persona della sua
vita o a renderla invivibile; in questo senso la predicazione profetica condanna anche la condotta
sociale oppressiva, che arriva a “far morire il povero”: assassinio, strozzinaggio, ingiustizie sociali di
vario genere e entità rientrano tutti in questo precetto.
Per una riflessione più profonda sul rispetto della vita bisogna attendere il NT, in cui Gesù invita a
superare anche la guerra e la difesa contro il nemico. Inoltre non serve uccidere per ledere la dignità
del fratello: è sufficiente anche una parola di offesa nei suoi confronti.
Mt 5,21
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere
sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere
sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e
chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Un’ attenzione.Spesso i ragazzi sono sensibili a questi temi soprattutto legati alla natura e agli animali.
Queste tematiche trovano spazio nel comandamento. Non temiamo però di ricollocare l’indicazione
biblica nell’orizzonte della corretta relazione “intra-umana”. Non uccidere a parole, con i gesti, non
escludere, non additare ecc…
51
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per affascinare
Iniziare l’incontro facendo ascoltare ai
ragazzi La guerra di Piero, di FABRIZIO DE
ANDRÈ.
Che
significato
può
avere
il
comandamentoNon uccidere per un soldato
che imbraccia un fucile e deve
continuamente scegliere tra la sua vita e
quella del nemico che gli sta innanzi?
Rendere esplicito il pensiero dei due soldati
e confrontarsi in gruppo sulle circostanze
che portano Piero a trattenere il dito sul
grilletto e quelle che inducono il nemico a
sparare.
A partire dalle recenti notizie riportate dai
giornali chiedere ai ragazzi di evocare altri
scenari in cui un uomo, un padre, un
ragazzo… si trovano nella condizione di
uccidere; è sempre una guerra, in cui l’altro
viene considerato un nemico, una minaccia
alla propria esistenza.
Il quinto comandamento è contro ogni tipo
di omicidio: uccidere un uomo significa
volersi appropriare del dono della vita che
appartiene a Dio.
*…+ e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli spari in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.
Per approfondire
La parola uccide più della spada. Per uccidere una persona non servono necessariamente una
pistola o un coltello; a volte sono sufficienti un parola o un gesto, che mirino a discreditarla agli
occhi del mondo o a ledere in qualche modo la sua dignità. Leggere i versetti di Matteo e
commentare alcuni termini significativi:
Mt 5,21
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio.
Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al
fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della
Geènna.
22
 Ma io vi dico: Gesù usa spesso questa espressione. La sua parola ci aiuta a comprendere il significato
profondo del precetto che Dio aveva consegnato a Mosè; non basta non uccidere una persona ma
bisogna anche volere che viva in pienezza.
52
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
 Stupido: la parola usata dall’evangelista Matteo proviene dal dialetto aramaico; significa cretino, senza
cervello. Chi offende un suo fratello con questo termine non riconosce la sua identità di uomo e lo tratta
come una bestia. Anche questo è un modo per negare la vita ad una persona.
 Pazzo: la parola greca significa stolto ma gli ebrei le davano anche un significato religioso. Possiamo
tradurla con empio, screditato agli occhi di Dio. Significa non riconoscere nell’altro il suo legame con il
Signore, colui che dona la vita in pienezza.
Gesù ci insegna a fare attenzione ai nostri atteggiamenti, perché custodiscano la vita dell’altro e
non la minaccino. Anche tra i nostri pensieri, parole, opere e omissioni ci possono essere forme di
violenza verso la vita dei nostri amici o familiari. Proviamo ad attualizzare la pagina del vangelo di
Matteo:
CHI PENSA …
CHI DICE …
CHI FA …
CHI NON FA …
sarà sottoposto al
giudizio
sarà sottoposto al
giudizio
sarà sottoposto al
giudizio
sarà sottoposto al
giudizio
Per assimilare
Contro la pena di morte. La bella notizia che Gesù ha annunciato morendo sulla croce è la
recuperabilità di ogni uomo, anche di chi si è macchiato di atroci delitti; nessuno può scendere così
in basso da perdere la propria dignità di creatura, pensata ad immagine di Dio, e una vita che agli
occhi degli uomini può sembrare persa per sempre può essere pienamente recuperata:
nell’abbraccio di Gesù crocifisso è offerta la redenzione ad ogni uomo. Per questo motivo i cristiani
non possono essere favorevoli alla pena di morte, che toglie ad ogni uomo la possibilità di
ricominciare a vivere, secondo il progetto di Dio.
Presentare ai ragazzi la figura di SUOR HELEN PREJEAN, la suora
statunitense cattolica che da trent’anni si batte contro la pena di
morte.
INTERVISTA. Parla sister Helen Prejean, celebre per le
sue battaglie contro la pena di morte: «Sono per la vita
senza compromessi
La suora anti-boia si schiera «pro life»
a manifestazione in difesa della vita a Washington. Sotto suor Helen Prejean.
DI LORENZO FAZZINI
Dopo un quarto di secolo passato
ad assistere i condannati a morte –
la prima volta fu nel settembre
1982 –, è ancora più convinta che
solo l’incontro con le persone
"pronte" alle esecuzioni cambia il
cuore: «Finchè le si giudica dei
mostri, la pena di morte continuerà.
Ma se si entra dentro il braccio
della morte e si incontrano quegli
uomini e quelle donne, allora si
capisce che non è più possibile
lasciare che uno Stato uccida i suoi
cittadini». Lo sguardo vivo e
l’energia yankee (è nata nel 1939 a
Baton Rouge, in Louisiana),
53
sisterHelen Prejean è intervenuta
nei giorni scorsi al convegno «Da
dove la forza per costruire un
futuro umano?», svoltosi al Centro
Ernesto Balducci alle porte di
Udine. Ed è in nome del principio
della "dignità" della persona che
suor Prejeanrinnova a chiare lettere
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
– contro ogni strumentalizzazione –
il suo impegno "pro-life" a tutto
tondo: «È importante affermare in
modo pieno la dignità della vita
umana, che deve essere un
principio chiaro di ispirazione. Per
questo, oltre a essere contro la pena
capitale,
sono
contraria
sia
all’aborto che all’eutanasia».
Quando gli si chiede il perché del
suo impegno nel braccio della
morte, sister Helen va indietro nel
tempo con la memoria: «Era il 5
aprile 1984; dopo l’esecuzione di
Patrick Sonnier (il carcerato
impersonato da Sean Penn in
Deadman walking) nacque la mia
missione: mostrare ai condannati
un volto d’Amore, spiegando alla
«Bisogna stare come Cristo
sulla croce, con la braccia
allargate tra il dolore di chi ha
subito un male e quello di chi
viene condannato a morte».
gente che anche gli assassini sono
persone eche per questo la pena di
morte è sbagliata. Il centro del mio
impegno è che tutte le questioni
legate alla vita sono collegate, al
fondo c’è la dignità della persona
umana.
Racconta, suor Helen, che anche tra
i cattolici americani, quando il
nuovo Catechismo e la voce
autorevole di Giovanni Paolo II
hanno sancito l’immoralità della
pena di morte, il consenso per le
esecuzioni è drasticamente sceso:
«Un tempo il 65% dei credenti
appoggiava la pena capitale, oggi
siamo al 40%». Oggi sisterHelen
continua la sua pacifica lotta per la
dignità di chi sta dietro le sbarre e
si avvia all’iniezione letale: anche
se è sempre fedele al suo impegno
di seguire un condannato per volta
(da Sonnier ad oggi sono stati 6),
attualmente ne assiste due, una
donna, Cathy Henderson, in Texas,
e un uomo Manuel Ortiz, in
Louisiana.
Ma non si dimentica di coloro che,
per colpa di questi assassini, hanno
perso una persona cara: «Bisogna
stare come Cristo sulla croce, con
la braccia allargate tra il dolore
di chi ha subito un male e quello
di chi viene condannato a morte».
Leggere (semplificando alcuni passaggi) l’articolo che AVVENIRE
ha pubblicato in occasione dell’intervista a suor Helen nel
maggio del 2012. A partire dalle parole che maggiormente
hanno colpito i ragazzi lasciare spazio ad un confronto in
gruppo sul tema della pena di morte. È importante chiarire la
posizione della chiesa, espressa da papa Giovanni Paolo II e da
Benedetto XVI.
Preghiamo
Concludere l’incontro mostrando ai ragazzi il dipinto di RENATO
GHISLANDI (Grené), Non uccidere, 1995.
Un gruppo di uomini è raffigurato in procinto di sferrare un attacco con
spade, lance e fuoco ad una figura di spalle non meglio precisata. La figura
che si offre inerme e che indica con le sue braccia sollevate al cielo
intenzioni di pace potrebbe raffigurare Gesù, oggetto della violenza degli
uomini o una qualunque vita innocente minacciata.
Preghiamo con le parole di Madre Teresa, che ci ricorda il dono prezioso della vita.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, donala.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila
54
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Undicesimo incontro
“Non commettere atti impuri”
CUSTODIRE LA BELLEZZA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
- Deuteronomio 5,18.21;
- Genesi 1,26-31.
- si pongono di fronte al sesto e al nono comandamento;
- accostano la loro corporeità come dono prezioso dato dal
Signore;
- si confrontano con il modo limitante e spesso deviante con
cui il mondo oggi presenta il corpo maschile e femminile e
comprendono l’importanza di custodirne la bellezza;
- individuano atteggiamenti positivi e negativi nelle relazioni
con gli altri e con l’altro/a e ne riconoscono gli effetti.
Nel catechismo
Venite con me, pag.84-85
Appunti per il catechista
Affrontare le questioni relative al sesto e al nono comandamento spesso provoca imbarazzo e timore di
essere impreparati. Sembra di dover tacere su alcuni aspetti che potrebbero rivelarsi “scabrosi” e per i
quali non conosciamo il grado di conoscenza e sensibilità del nostro uditorio.
Gli “atti impuri” sono la traduzione pratica del comandamento che in Esodo 20,14 è reso con: non
commettere adulterio. Adulterare significa falsare, falsificare, corrompere. In questo senso potremo
rendere meglio il comandamento con: non vivere un rapporto falso, adulterato con il tuo corpo e con il
corpo degli altri. L’invito implicito è di riscoprire la bellezza della creatura, dell’uomo sognato, pensato e
creato ad immagine e somiglianza di Dio. Affrontare il tema dei comportamenti affettivo/sessuali
“adulterati” diventa, più che un’accusa moralistica, l’occasione per chiamare per nome le difformità
rispetto al progetto originario, le scelte distorte che non ci fanno camminare su vie di libertà e felicità
ma su strade di schiavitù.
Il contesto sociale nel quale viviamo sulla questione dell’erotismo e dell’esibizione di sé (adulteramento
del corpo e delle relazioni) bombarda in maniera pressante i nostri ragazzi ma anche noi. Educare o rieducare ad un sano rapporto con se stessi, ad una corretta gestione degli affetti e della sessualità, dono
del Signore, rimane un investimento prezioso, segno di una comunità che si prende cura di tutto
l’uomo, di tutta la creatura.
Spesso le scuole organizzano degli appuntamenti formativi con esperti/psicopedagogisti che aiutano ad
entrare nella questione. Il loro approccio e il loro contributo è spesso “medico-biologico” come è
richiesto in quello specifico contesto. Non mancano tuttavia contributi di “esperti” cristianamente
ispirati, capaci di offrire contributi importanti sulla questione. Attraverso l’Ufficio catechistico è
possibile avere alcuni contatti per approfondire la questione dell’educazione agli affetti con i ragazzi e
anche con i genitori.
55
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per affascinare
Strategie pubblicitarie. Che
cosa colpisce maggiormente
lo sguardo di chi osserva
questi due tabelloni
pubblicitari? Provare a
rivolgere la domanda ai
ragazzi e scrivere in un
cartellone tutti i particolari
che emergono.
Far notare come l’oggetto in questione (deodorante e gelato) sia secondario rispetto alle altre
suggestioni della scena (lo sguardo della donna, la scollatura, i muscoli dell’uomo, il gran numero
di donne attratte da lui, la loro disponibilità…). Quale immagine di uomo e di donna emerge da
queste e da molte altre pubblicità? Quali caratteristiche dovrebbero avere un uomo e una donna
per rispondere ai modelli che continuamente ci vengono proposti in televisione, per strada, nella
pagina della nostra posta elettronica quando accendiamo il computer?
Un uomo dovrebbe essere…
Una donna dovrebbe essere…
Dividere i ragazzi in due gruppi e affidare a ciascuno un cartellone da completare; potrebbe essere
interessante dividere il gruppo in ragazzi e ragazze e affidare ai primi l’immagine della donna e alle
seconde quella di uomo.
Commentare in gruppo; il catechista aiuti a comprendere come l’immagine del corpo sia spesso
usata in modo improprio e senza significato, rispondente più a logiche di mercato che non al
rispetto della dignità di un uomo e di una donna.
Per approfondire
Il sesto e il nono comandamento ci sollecitano a cambiare lo sguardo sul corpo dell’uomo e della
donna, invitandoci a tenerci lontani da pensieri, sguardi e comportamenti che possano svilire un
dono prezioso che c’è stato dato. Quando Dio creò il corpo dell’uomo e della donna aveva in
mente ben altro modello rispetto a quello proposto dai cartelloni pubblicitari.
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Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Nel bassorilievo collocato sulla facciata del duomo di
Modena lo scultore WILIGELMO (XI – XII secolo)ci aiuta a
comprendere quale fosse il progetto originario di Dio
sull’uomo e sulla donna. Osservare insieme ai ragazzi
alcuni particolari dell’opera (vedi Appendice, pag. 94):
 È Dio che opera. Mentre Dio crea Eva, Adamo dorme; il
sonno nella Bibbia ha un valore simbolico, indica lo spazio
di intervento di Dio nella storia degli uomini. La relazione
tra un uomo e una donna viene da Dio e da Dio è sempre
custodita.
 Dio crea la donna dal fianco di Adamo. Tra l’uomo e la
donna non c’è estraneità ma una profonda familiarità. Dio
li ha creati entrambi, conferendo a tutti e due la stessa
dignità.
 Dio benedice.“Ed ecco, era cosa molto buona” (Gn 1,31): la benedizione di Dio esprime la bontà di
quanto ha creato; tutto ciò che riguarda la corporeità, l’affettività, l’attrazione tra un uomo e una donna
è originariamente cosa buona, risponde al progetto di Dio e non è irrimediabilmente segnato dal
peccato.
Per assimilare
Vero o falso?
Che cosa significa esattamente non commettere atti impuri? Segna tra le
seguenti situazioni quelle che sono contrarie al sesto comandamento:












Baciare la propria ragazza/o
Vedere un film con scene di sesso
Soffermarsi su immagini provocanti
Vestirsi con pantaloni a vita molto bassa
Usare tra amici un linguaggio volgare
Cambiare spesso ragazza/o
Avere nel cellulare foto di ragazze/i poco vestite/i
Navigare di nascosto in Internet su siti che non faresti vedere ai genitori
Considerare i ragazzi/e esclusivamente in base alle loro caratteristiche fisiche
Avere un ragazzo/a senza dirlo ai genitori
Parlare con i tuoi amici/che della propria vita sentimentale
Truccarsi quando si va ad una festa
Le situazioni sono volutamente generiche e aprono un dibattito tra i ragazzi; non tutto ciò che
riguarda l’attrazione sessuale è contrario al sesto comandamento! La sessualità è un dono per la
nostra felicità e va vissuta bene in ogni sua espressione. Chiave di comprensione di
uncomportamento corretto resta il rispetto del proprio corpo e di quello degli altri e la capacità di
vivere relazioni autentiche, capaci di apprezzare una persona per tutto ciò che è, anche per ciò che
agli occhi non è immediatamente visibile.
57
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Dodicesimo incontro
“Non dire falsa testimonianza”
LA FORZA DELLA VERITÀ
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
- Deuteronomio 5,18.21;
- Genesi 1,26-31.
- accostano l’ottavo comandamento secondo le categorie della
falsità e della maldicenza;
- riflettono sulla falsità come maschera per dissimulare la verità,
interrogandosi sugli ambiti della vita in cui siamo tentati di
mostrare ciò che non siamo;
- comprendono le dinamiche che regolano la menzogna e
riflettono sulla gravità della falsa testimonianza come minaccia
alla vita e alla dignità dell’altro;
- prendono atto della forza devastante del pettegolezzo e della
maldicenza.
Nel catechismo
Venite con me, pag.86
Appunti per il catechista
Questo comandamento trova il suo primo bacino di applicazione proprio nell’ambito dei tribunali.
Troviamo infatti Il verbo anah, che in ebraico significa alzare la voce, prendere pubblicamente la parola.
Potremo tradurre: Non parlare contro il tuo prossimo come testimone mentitore.
La falsa testimonianza in tribunale era considerata un reato molto grave, paragonata al furto (rubare la
fiducia degli altri) o all’assassinio (una deposizione dirimeva spesso il giudizio di una persona). Tuttavia il
comandamento non si riferisce solo all’ambito processuale, ma ad ogni forma di menzogna che
compromette in modo colpevole la vita dell’altro.
Una applicazione più popolare del comandamento aiuta gli uomini di ogni tempo a vigilare su ogni forma
di falsità messa in circolo contro o alle spalle di qualcun altro (pettegolezzi, maldicenze ecc…) ma anche
su una immagine falsa di se stessi che si può mettere in gioco per essere accettati, accolti e acclamati
(pensiamo al caso doping nello sport, ad esempio).
Gesù invita spesso i suoi discepoli ad essere schietti e sinceri nel loro parlare; per primo non ritratta
nemmeno di fronte ai suoi persecutori la parola di verità che è egli stesso.
Dire sempre la verità? Una questione interessante che può emergere
nel confronto in gruppo. È sempre utile dire la verità? Aiutare i ragazzi
a comprendere che la verità non corrisponde a ciò che è
scientificamente dimostrabile ma al bene di una persona. La notizia
infamante pubblicata sulle pagine di un giornale, una confidenza mal
riposta… non sono al servizio della verità!
58
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per affascinare
Senza bisogno di maschere. Portare all’incontro un po’ di
cera di candele e scioglierla; versarla poi su una superficie
irregolare (legno, pietra o terracotta) e vedere insieme
l’effetto. Spiegare ai ragazzi che questa era una tecnica
usata dagli scultori romani per mascherare i difetti delle
statue non perfettamente riuscite. Invece quando uno
scultore scolpiva un’opera senza difetti veniva definita
sine cera, perché non aveva bisogno della cera per coprire
i difetti. Forse l’aggettivo sincero viene proprio da questa
abitudine: la cera copre, maschera, dice ciò che non è,
falsa la verità dell’oggetto.
Non è facile essere sempre sine cera: quali sono le
occasioni in cui vorremmo usare la cera? Quali i rischi?
Confronto in gruppo; il catechista inviti i ragazzi a
prendere in considerazione vari ambiti della loro
vita(famiglia, scuola, amici…). Che cosa otteniamo? Che
cosa compromettiamo mascherando la verità?
Per approfondire
L’ottavo comandamento ci mette in guardia rispetto alla falsa testimonianza. Nei racconti biblici
chi testimoniava il falso era duramente condannato: si riconosceva infatti una grande
responsabilità a chi con la propria parola aveva facoltà di assolvere o condannare un imputato.
Presentare ai ragazzi il racconto di Susanna e dei due anziani giudici(Daniele 13, 1-64).
A Babilonia due anziani giudici si erano invaghiti di Susanna, una giovane e bella donna, sposa
fedele di Ioakìm. Un giorno mentre si trovava sola in giardino per fare il bagno i due anziani,
perduto il lume della ragione, cercano di approfittarsi di lei.
Nel giardino della casa di Susanna
13,19
Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal
nascondiglio, corsero da lei 20e le dissero: «Ecco, le porte del
giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione
per te; acconsenti e concediti a noi. 21In caso contrario ti
accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto
uscire le ancelle».22Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in
difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto,
non potrò scampare dalle vostre mani. 23Meglio però per me
cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al
Signore!». 24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani
gridarono contro di lei 25e uno di loro corse alle porte del
59
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
giardino e le aprì.
26
I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le
stava accadendo. 27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché
mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il processo e l’ingiusta condanna
28
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due
anziani, per condannare a morte Susanna.Dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è
venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37Quindi è entrato da lei
un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. 38Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella
iniquità ci siamo precipitati su di loro. 39Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il
giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40Abbiamo preso lei e le abbiamo
domandato chi era quel giovane, 41ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La
moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte. 42Allora
Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano,
43
tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno
tramato contro di me». 44E il Signore ascoltò la sua voce.
Susanna viene condotta a morte ma un giovane di nome Daniele si oppone, sostenendo l’innocenza della
giovane donna.
La difesa di Daniele
50
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da
maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». 51Daniele esclamò: «Separateli bene l’uno
dall’altro e io li giudicherò». 52Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male!
Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli
innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. 54Ora,
dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un
lentisco». 55Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto
da Dio la sentenza e ti squarcerà in due». 56Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di
Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57Così facevate con le
donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la
vostra iniquità. 58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un leccio».
59
Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la
spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Sottolineare alcuni passaggi interessanti:
1. La menzogna offusca la visuale
Quando i due anziani vedono la giovane donna nel giardino si lasciano confondere dai loro desideri
e perdono il lume della ragione. La menzogna nasce in un contesto di passioni disordinate che
distolgono l’uomo dai suoi retti principi.
2. La menzogna copre le proprie debolezze
In caso contrario ti accuseremo: di fronte al rifiuto di Susanna i due anziani minacciano la
denuncia. Da colpevoli diventano accusatori: la falsa testimonianza diventa l’unica soluzione per
60
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
salvare la loro immagine. La bugia trova fertile terreno nell’incapacità di assumersi le proprie
responsabilità, addossando ad altri le colpe che gravano sulla nostra coscienza.
3. La menzogna cerca complicità
I due anziani giudici istituiscono rapidamente il processo contro Susanna, coinvolgendo nella
maldicenza anche il popolo che aveva fiducia in loro
La bugia non si ferma sulla bocca di chi per primo la pronuncia, ma cresce inesorabilmente,
passando di bocca in bocca; la voce diventa testimonianza e tra falsi testimoni si crea una
complicità nella menzogna, che impedisce alla verità di emergere.
4. Le bugie hanno le gambe corte
In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa.Alla fine la verità emerge, la menzogna viene
smascherata e finisce per ritorcersi contro chi ne è l’autore.
Per assimilare
Dove sono finite le mie piume di gallina?
Concludere l’incontro raccontando ai ragazzi
il celebre aneddoto di san Filippo Neri.
Può essere efficace sostituire il racconto con
un gioco: portare i ragazzi in un parco e
distribuire rapidamente al vento le piume,
chiedendo poi loro di raccoglierle. Riflettere
insieme sulla gravità della maldicenza, sulla
facilità di distribuire pettegolezzi e
sull’impossibilità di porvi rapidamente
rimedio.
Si racconta che un giorno una donna,
notoriamente chiacchierona, andò a
confessarsi da San Filippo Neri.
Egli, dopo averla ascoltata attentamente, le
diede una curiosa penitenza: “Vai a casa,
spenna una gallina, e spargi le sue piume per
tutta la città. Poi torna da me”.
La donna, benché stupita, fece ciò che il
confessore le aveva comandato e, tornata, si
senti dire: “La penitenza non è finita. Ora va’ e
raccogli tutte le piume che hai sparso”. “Ma è
impossibile”, rispose lei sconsolata. “Ed è così
per ciò che hai fatto con le tue chiacchiere. Non
è possibile rimediare al male che è stato fatto”.
Alleniamoci a spettegolare il bene. Le chiacchiere corrono veloci e incidono
più dei grandi discorsi! Interessante la modalità di diffusione del Vangelo che
connota i primi decenni della vita della Chiesa, definita da alcuni studiosi il
modello del pettegolezzo.
La diffusione avviene rapidamente nei comuni luoghi di ritrovo: mercati,
lavanderie, piazze diventano i luoghi privilegiati in cui risuona la bella notizia di
Gesù. Una notizia talmente irresistibile da non poterla tacere! Mai nella storia il Vangelo è corso
così rapidamente. Alleniamoci anche noi a spettegolare il bene.
61
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Tredicesimo incontro
“Non rubare” e “Non desiderare la roba d’altri”
SAPER RICONOSCERE IL VERO TESORO
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Deuteronomio 5,19.21
- imparano il settimo e il decimo comandamento;
- si pongono di fronte al furto come possibile tentazione anche
nella loro vita;
- approfondiscono le dinamiche che spingono a rubare e
riconoscono la prima causa nell’incapacità di apprezzare ciò
che si ha;
- maturano un atteggiamento di riconoscenza per i doni
ricevuti.
Nel catechismo
Venite con me, pag.87
Appunti per il catechista
Questa coppia di comandamenti invita a non impadronirsi illegalmente delle cose degli altri. Di fatto il
rubare, se non per estrema necessità (rubare per fame ad esempio che pur rimanendo una azione
illegale, ha delle attenuanti) è espressione del desiderio di accaparrarsi cose che non ci appartengono.
Un cuore capace di ringraziare, di vedere il bene, di riconoscere le benedizioni che il Signore offre, è
meno desideroso di avere ciò che non ha.
Per affascinare
Taccheggio ad Acqua e Sapone,
fermate tre ragazze
I Carabinieri di Campobasso sono intervenuti presso
l’esercizio commerciale “Acqua e Sapone”, sito in via IV
Novembre, dove era stata segnalata la presenza di tre
ragazze intente al taccheggio: giunti sul posto, i Carabinieri
hanno identificato le predette, recuperando la refurtiva,
consistente in prodotti cosmetici per circa 100 euro e denunciando le tre per furto aggravato
Iniziare l’incontro leggendo ai ragazzi un articolo di cronaca che parli della diffusione del
taccheggio tra i ragazzi e delle inconsistenti motivazioni che lo sostengono. Può essere
interessante invitare a presentare l’argomento un poliziotto o un carabiniere (oppure una
62
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
commessa derubata!) per far capire attraverso la loro esperienza diretta quanto sia diffuso il vizio
di rubare e come sia facile trovarsi coinvolti.
Per approfondire
Il furto è sempre stato duramente condannato
nella storia dell’uomo; contro questo gesto si
sono espressi anche i primi codici di leggi, che
vedevano nel furto una seria minaccia alla
convivenza sociale.
Qualora qualcuno derubi la proprietà di un
tempio o della corte, sia messo a morte, e così
chi riceva la refurtiva da lui sia messo a morte.
Qualora qualcuno rubi bestiame o pecore, o
un asino, o un maiale o una capra, qualora
esso o alla corte a un dio, il ladro paghi 30
volte tanto; qualora appartengono a un uomo
liberato del re paghi egli 10 volte tanto;
qualora il ladro non abbia nulla con cui
pagare, sia messo a morte.
Qual è la motivazione che spingea rubare?
Perché un ragazzo o una ragazza che in casa
hanno tutto ciò che serve loro sentono il
Codice di Hammurabi, XVIII secolo a. C
bisogno di compiere un furto? Il decimo
comandamento, non desiderare la cosa d’altri,
ci aiuta a comprendere la relazione tra l’atto del furto e le dinamiche interiori che portano a
questo gesto.
Sintetizzare con tre immagini o con tre oggetti i seguenti passaggi:
Non valgo
nulla!
1. La tendenza a vedere solo ciò che c’è all’esterno e l’incapacità di guardarsi
dentro riconoscendo i propri doni e le proprie ricchezze. È la dinamica che
porta alla continua insoddisfazione e all’insaziabile desiderio di avere ciò che
non si ha.
Se non ce l’ho
non posso
vivere!
2. L’inganno del possesso, che porta a pensare che solo le cose ci danno sicurezza e
considerazione da parte del mondo. Non avere l’ultimo modello di cellulare o il vestito
firmato finisce per segnare profondamente la nostra identità.
Lo fanno tutti!
3. L’incapacità di valutare la gravità del gesto, determinata anche da una certa tolleranza
sociale. Che male c’è rubare? Lo fanno tutti! Se i politici rubano…
Per assimilare
Togliti gli occhiali!
Avete mai portato degli occhiali a specchio? Chi vi guarda
vede riflesso tutto quello che c’è all’esterno ma non riesce
guardarvi negli occhi, a vedere i vostri lineamenti, la
vostra fisionomia.
63
Beati gli invitati
Seconda parte – LA STRADA DEI COMANDAMENTI
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
A volte viviamo come se portassimo sempre degli occhiali a specchio: concentrati sul mondo, su
ciò che gli altri hanno non riusciamo più ad apprezzare le nostre qualità. Proviamo a toglierci gli
occhiali e a guardarci dentro: che cosa vediamo?
Chiedere ai ragazzi di pensare ad una loro qualità, quella che ritengono più significativa e che
maggiormente li caratterizza, e di comunicarla al loro vicino. Se il catechista lo ritiene opportuno
concludere con la presentazione di ciascun ragazzo fatta dall’amico. Il clima deve essere di
attenzione e rispetto, per non ferire la sensibilità di nessuno; eventualmente limitarsi al confronto
in piccoli gruppi.
Preghiamo
Concludere insieme leggendo i versetti di Luca (12,33) e lapreghiera che segue.
Luca 12,32-33
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli,
dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Non
temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Ti ringraziamo Signore
Preghiamo
Invitare i ragazzi a ringraziare il Signore per il
dono prezioso che ha dato a ciascuno,
intervenendo
spontaneamente
nella
preghiera:
Signore Gesù, desiderare le cose degli altri,
crea in noi sentimenti di invidia e di vendetta.
Donaci occhi e cuori liberi
capaci di apprezzare
il poco o il tanto che abbiamo.
Donaci di ringraziare
per ciò che altri possiedono.
Donaci la forza di condividere le ricchezze
che abbiamo per la gioia di tutti.
Per il dono della pazienza
Ti ringraziamo Signore
Per il dono della simpatia
Ti ringraziamo, Signore
Per il dono…
Ti ringraziamo, Signore
Fa’ o Signore che cerchiamo il vero tesoro
che è la comunione con te
e con i nostri fratelli e sorelle.AMEN
64
Beati gli invitati
Terza parte – LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
TERZA PARTE
Vi do un comandamento nuovo
La strada del discepolo
La parabola del buon samaritano guida alla scoperta di
una nuova prospettiva che caratterizza la vita del
discepolo: alla fedeltà e all’obbedienza alla legge si
aggiunge la forza della carità, l’orizzonte ulteriore di chi
si muove alla sequela di Gesù. Ai comandamenti infatti
occorre unire il “suo” comandamento: «Questo è il mio
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho
amato voi»(Gv 15,12). Un comandamento che Gesù
vive per primo, lavando i piedi dei suoi discepoli
nell’atteggiamento del Servo e appeso alla croce,
donando non solo un esempio ma l’intera sua vita.
Il samaritano ci suggerisce alcuni atteggiamenti concreti
con cui declinare il comandamento dell’amore: a partire
dall’esegesi biblica della parabola, in particolare
dall’approfondimento dei verbi che hanno per soggetto
il Samaritano, i ragazzi scoprono un nuovo decalogo,
che non sostituisce ma porta a compimento quello della
legge ebraica (cf Mt 5,17).
La compassione verso chi soffre, la vicinanza, l’accorgersi dei bisogni dell’altro diventano tratti
costitutivi del discepolo, che non teme di investire il suo tempo, le sue risorse per la felicità
dell’altro, fino a dare la propria vita.
La pagina escatologica con cui si chiude l’itinerario accompagna i ragazzi a riflettere sulle realtà
ultime, a comprendere il senso del bene compiuto nella direzione della “misura buona, pigiata,
colma e traboccante” (Lc 6,38) che Gesù assicura al suo ritorno. Nulla va perduto di quanto si è
fatto per amore. Il discepolo non guarda al giudizio finale come minaccia, ma come indicazione di
vita buona e riuscita. Ogni gesto compiuto per il bene, per la felicità dell’altro lo si ritrova con gli
interessi di Dio: «Ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno» (Lc 10,35).
La consegna del comandamento nuovo
La celebrazione conclusiva di consegna del comandamento dell’amore viene fatta alla presenza dei
genitori e davanti alla comunità parrocchiale: un segno importante per comprendere che, accanto
all’impegno dei ragazzi di camminare alla sequela di Gesù c’è l’impegno di una comunità, chiamata
a testimoniare la percorribilità della strada del discepolo e a sostenere il cammino dei ragazzi con
l’esempio e la preghiera. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni
per gli altri» Gv 13,35.
65
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Primo incontro
SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 10, 29-37
- intuiscono che vivere secondo il comandamento dell’amore
insegnato da Gesù apre ulteriori prospettive di felicità;
- si lasciano interrogare dalla parabola del buon samaritano e
identificano gli atteggiamenti del cristiano per vivere
concretamente secondo il comandamento dall’amore.
Nel catechismo
Per affascinare
66
Venite con me, pag.74-75
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
E la strada si apre (GEN ARCOBALENO)
Raggio che buca le nubi ed è già cielo aperto
acqua che scende decisa scavando da sé
l'argine per la vita,
la traiettoria di un volo che
sull'orizzonte di sera
tutto di questa natura ha una strada per sé.
Attimo che segue attimo, in salto nel tempo
passi di un mondo che tende oramai all'unità
che non è più domani.
Usiamo allora queste mani,
scaviamo a fondo nel cuore
solo scegliendo l'amore il mondo vedrà.
Che la strada si apre, passo dopo passo
ora su questa strada noi.
E si spalanca un cielo, un mondo che rinasce
si può vivere per l'unità. (2v)
La strada che vorrei. Quale strada tra queste mi
colpisce maggiormente? Da dove proviene e dove
conduce? Su quella strada potrei incontrare…
Il catechista presenta ai ragazzi una serie di immagini
di strada (vedi Appendice, pag. 95), invitandoli a
scegliere quella che maggiormente esprime il
momento che stanno vivendo, le loro aspettative.
Anche Gesù ci dà appuntamento lungo le strade della
nostra vita e l’incontro con lui apre sempre nuove
prospettive.
Può essere d’aiuto durante
l’attività l’ascolto della canzone
dei GEN ARCOBALENO, Che la strada
si apre, per dare ai ragazzi l’idea
dell’ulteriorità che ogni strada
dischiude, nel momento in cui la si
percorre con i gesti dell’amore.
Solo scegliendo
l’amore il mondo
vedrà…
che la strada si
apre
Per approfondire
C’è una strada diventata famosa, ricordata da più di duemila anni: la strada che da Gerusalemme
conduce a Gerico.
L'odierna strada da Gerusalemme a
Gerico
èdi
37
chilometri,
ma
anticamente era più breve perché
l'ultimo tratto oggi è stato allungato per
comodità del traffico; è quasi tutta in
discesa, dato che tra le due città vi è un
dislivello di 1000 metri. Circa
dall'ottavochilometro fin quasi alle porte
di Gerico la strada si svolge in luoghi
assolutamente deserti, montagnosi e
spesso impervi; perciò in tutti i tempi è
stata infestata da ladroni, che si
nascondevano
nei
rifugi
segreti
disseminati ai fianchi della strada dove
era quasi impossibile snidarli.
Una strada polverosa e pericolosa, che il pittore VAN GOGH pone al centro del suo quadro e intorno
alla quale rappresenta quel celebre episodio raccontato da Gesù.
67
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Il catechista mostrail dipinto di VAN GOGH, Il buon samaritano(1890, Kröller-Müller Museum –
Otterlo- NL) e a partire dai soggetti rappresentati, dai particolari, daicolori e dalle linee
compositive dell’opera ricostruisce la parabola insieme ai ragazzi (vedi Appendice, pag. 96).
La
valigia
aperta
e
vuota,
abbandonata sul ciglio della strada, e i
due sacerdoti che si allontanano e si
confondono con le tinte del paesaggio
richiamano l’antefatto: sulla strada il
viandante ha subito una rapina ed è
stato anche vittima dell’indifferenza
dei passanti.
La benda sulla testa del viandante e le
maniche del Samaritano tirate su ci
fanno comprendere che ha appena
prestato al ferito un soccorso
immediato.
Il dipinto ci consegna l’istantanea della
prossimità: fotografa l’attimo in cui il
viandante ferito e il Samaritano sono
stati più vicini.
Il Samaritano sta caricando il ferito sul
cavallo ma la sensazione è che se lo
stia caricando sulle sue spalle: il
Samaritano si fa carico della
sofferenza dell’altro.
Possiamo idealmente tracciare una diagonale dall’angolo in alto a sinistra e l’angolo in basso a destra; da
una parte predominano i colori freddi dell’indifferenza (dove scompaiono anche i due sacerdoti)
dall’altra i colori caldi della prossimità, resi ancora più evidenti dal tratto marcato del disegno nella parte
centrale del quadro. Il Samaritano oltrepassa i colori freddi e ne strappa via il malcapitato viandante.
Gli studiosi segnalano una certa somiglianza tra i tratti del
Samaritano e quelli del pittore. Tale somiglianza indica una
partecipazione dell’artista a quanto sta avvenendo sulla
scena e ci interpella direttamente: noi, da che parte stiamo?
VINCENT VAN GOGH, Autoritratto
con cappello di feltro, Parigi, 1887.
68
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per assimilare
Un comandamento nuovo. Il Samaritano percorre insieme al malcapitato
viandante la strada dell’amore; è la strada del discepolo di Gesù, di colui
che vive i comandamenti secondo le prospettive ulteriori del
comandamento nuovo, quello che Gesù ci ha insegnato: il comandamento
dell’amore.
Come si declina il nuovo comandamento? Non è un suggerimento generico (cerca di voler bene
agli altri!) ma si articola in gesti concreti che siamo chiamati a vivere anche noi, nella vita
quotidiana, in famiglia, a scuola, con gli amici.
Ama il prossimo
tuo come te
stesso
Alla ricerca di un nuovo decalogo. Nella parabola del Buon Samaritano Gesù ci suggerisce dieci
gesti che costituiscono il decalogo del discepolo. Troviamolo!
Lc 10,29
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù:
«E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo
scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle
mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo
percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo
mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva
per quella medesima strada e, quando lo vide,
passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo,
vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era
in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe
compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura
di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li
diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò
che spenderai in più, te lo pagherò al mio
ritorno”.36Chi di questi tre ti sembra sia stato
prossimo di colui che è caduto nelle mani dei
briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto
compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu
fa’ così».
IL DECALOGO DEL SAMARITANO
1. vide
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
Riporta i dieci verbi che hanno come soggetto il
Samaritano, a partire dal versetto 33.
Preghiamo
«Va’ e anche tu fa’ così»
Concludiamo l’incontro con un momento di preghiera, chiedendo al Signore che ci accompagni
ogni giorno lungo la strada di chi vuole essere suo discepolo.
69
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Secondo incontro
“Vide e ne ebbe compassione”
ACCORGERSI DEI BISOGNI
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 10, 34a
- comprendono la differenza tra vedere e provare compassione;
- riflettono sulle conseguenze pratiche del provare
compassione per l’altro e individuano alcuni atteggiamenti
concreti da assumere nelle situazioni di sofferenza e povertà;
- accostano la figura di Madre Teresa come santa maestra di
compassione.
Nel catechismo
Venite con me, pag.74-75
Per affascinare
Iniziare l’incontro leggendo una pagina del romanzo La
chiave di Sara; è il momento in cui gli ebrei, dopo essere
stati rinchiusi per molti giorni nel Velodromo, stipati e
trattati come bestie, vengono deportati al campo di
Auchwitz.
Una mattina gli altoparlanti sputarono bruschi ordini: prendere
le proprie cose e radunarsi all’ingresso in silenzio. Si alzò a
fatica, priva di forze. Quasi non si reggeva sulle gambe. Aiutò il
padre a tirare su la madre. Raccolsero le borse. La folla arrancò
verso le porte. Notò come tutti si movessero lenti, addolorati.
Perfino i bambini camminavano barcollando come vecchi,
schiena curva, capo chino. Si chiese dove li avrebbero mandati.
Avrebbe voluto domandarlo al padre, ma dal volto sparuto e
cupo capì che in quel momento non avrebbe avuto risposta.
Sarebbero finalmente tornati a casa? Era la fine? Finito tutto?
Poteva andare a casa a liberare il fratello?
Percorsero la stretta via mentre la polizia impartiva ordini. Lanciò un’occhiata agli sconosciuti che li
osservavano dalle finestre, dai balconi, dai portoni, dai marciapiedi. La maggior parte aveva un volto
inespressivo, privo di compassione. Lo sguardo insistente. Non una parola. A loro non importa niente, pensò.
Non importa quello che ci stanno facendo, dove ci stanno portando. Un uomo li indicava ridendo. Perché,
pensò, perché? Siamo tanto buffi con questi abiti schifosi e puzzolenti? Ridono per questo? Cosa c’è di tanto
divertente? Come possono essere così crudeli? Avrebbe voluto sputargli addosso, urlare.
70
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
LA TRAMA. È notte d’estate come tante altre a Parigi. La piccola Sara è a casa con la sua famiglia, quando
viene svegliata dall’irruzione della polizia francese e prelevata insieme ai genitori. Ha solo dieci anni, non
capisce quello che sta succedendo, ma è atterrita e, prima di essere portata via, nasconde il fratellino più
piccolo in un armadio a muro che chiude a chiave, nel tentativo di proteggerlo. È il 16 luglio 1942. Sara,
insieme a migliaia di altri ebrei, viene rinchiusa nel Velodrome d’Hiver, in attesa di essere deportata in un
campo di concentramento. Ma il suo unico pensiero è tornare per liberare il fratellino.
Sarà appunto questo pensiero a sostenerla nei momenti di dura prigionia; separata dal padre e dalla
madre, vivrà con l’unico obiettivo di tornare a Parigi, affrontando pericoli di ogni tipo.
Quale lo stato d’animo della protagonista? Quale quello degli altri personaggi che la scena del
romanzo ci propone? I ragazzi a partire dalle loro conoscenze si pongono di fronte al triste capitolo
della deportazione degli Ebrei, mettendo in evidenza la reazione del mondo di fronte a una simile
tragedia.
Per approfondire
Non basta vedere i bisogni dell’uomo per far nascere un sentimento di compassione. Anche nel
romanzo troviamo vari personaggi che incrociano le terribili vicende di Sara e del popolo ebraico
ma il vedere il dramma della persecuzione non suscita in tutti la medesima reazione.
1. IL VEDERE DELLA FOLLA. Vedo e resto indifferente. Mentre si sta
consumando il dramma della deportazione la gente guarda e non
sembra reagire. Colpisce il silenzio e l’indifferenza della folla: tutto si
consuma sotto gli occhi di una popolazione fredda e insensibile.
La bambina notò che
nessuno si muoveva,
nessuno diceva nulla. Si
limitavano ad osservare.
2. ILVEDERE DEL GIOVANE POLIZIOTTO. Vedo e cerco di togliermi il senso
di colpa. Più di una volta Sara incrocia lo sguardo del poliziotto di
quartiere che le era stato precedentemente amico.Uno sguardo che il
poliziotto sostiene a fatica, per i forti rimorsi che suscita nella sua
coscienza. Infine nel campo di Auschwitz sarà lui ad indicare a Sara una
via di uscita, offrendole anche un rotolo di banconote per portare a
buon fine la sua missione.
Sembrava
profondamente turbato.
Un misto di pietà,
vergogna e rabbia.
3. IL VEDERE DELL’ANZIANA COPPIA. Vedo e mi lascio coinvolgere. La
coppia di anziani che accoglie Sara, la pulisce, la veste, la nutre, la
nasconde dalla polizia, non ha paura di compromettere la propria vita.
La vista dei drammi subiti da Sara genera un profondo coinvolgimento,
tanto da abbandonare tutto, la casa e le proprie sicurezze, per
accompagnarla nel suo triste viaggio verso Parigi, verso la scoperta della
triste realtà della morte del fratellino.
71
«Fermarti? Non ti stiamo
fermando, piccola
testarda. Veniamo con
te»
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per assimilare
I
La strada del discepolo porta ad un vedere che genera compassione,
come succede al Samaritano. La pagina del diario di Madre Teresa ci
aiuta a comprendere attraverso la sua esperienza il significato di un
vedere che porta alla conversione dell’animo.
«Un giorno, mentre ero nei quartieri poveri di Calcutta e stavo per
ritornare nella mia stanza, ho visto una donna che giaceva sul
marciapiede. Era debole, sottile e magrissima, si vedeva che era molto
malata e l’odore del suo corpo era così forte che stavo per vomitare,
anche se le stavo solo passando vicino. Sono andata avanti e ho visto
dei grossi topi che mordevano il suo corpo senza speranza, e mi sono detta: questa è la cosa
peggiore che hai visto in tutta la tua vita. Tutto quello che volevo in quel momento, era di
andarmene via il più presto possibile e dimenticare quello che avevo visto e non ricordarlo mai più.
E ho cominciato a correre, come se correre potesse aiutare quel desiderio di fuggire che mi
riempiva con tanta forza. Ma prima che avessi raggiunto l’angolo successivo della strada, una luce
interiore mi ha fermata. E sono rimasta lì, sul marciapiede del quartiere povero di Calcutta, che ora
conosco così bene, e ho visto che quella non era l’unica donna che vi giaceva, e che veniva
mangiata dai topi. Ho visto anche che era Cristo stesso a soffrire su quel marciapiede. Mi sono
voltata e sono tornata indietro da quella donna, ho cacciato via i topi, l’ho sollevata e portata al
più vicino ospedale. Ma non volevano prenderla e ci hanno detto di andarcene via.
Abbiamo cercato un altro ospedale, con lo stesso risultato, e con un altro ancora, finché non
abbiamo trovato una camera privata per lei, e io stessa l’ho curata. Da quel giorno la mia vita e’
cambiata. Da quel giorno il mio progetto è stato chiaro: avrei dovuto vivere per e con il più povero
dei poveri su questa terra, dovunque lo avessi trovato».
Sulle strade della vita. Dare o non dare la carità?
Spesso siamo disorientati di fronte alle tante e
diverse figure di povero che occupano le nostre
strade. Problematizzare con i ragazzi: è giusto dare
la carità senza conoscere l’onestà di chi te la sta
chiedendo? A quanti poveri devo dare la carità?
Aiutarli a comprendere che ogni gesto di carità è
buono e fa bene prima di tutto a chi lo compie; a
volte daremo una moneta, altre volte un sorriso o
una stretta di mano… la compassione per il povero
non viene spontanea ma va coltivata.
Preghiamo
Concludiamo l’incontro affidando al Signore i poveri che quotidianamente incrociamo lungo le
nostre strade; chiediamo che il Signore ci apra gli occhi e il cuore di fronte agli appelli continui che
la povertà e la sofferenza rivolgono alla nostra coscienza.
72
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Terzo incontro
“Si fece vicino”
AMICI E FRATELLI DI OGNI UOMO E DONNA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 10, 34a
- si pongono di fronte a episodi di razzismo citati dalla cronaca e
si interrogano sulla sua diffusione anche nei loro ambiti di vita
quotidiana;
- comprendono l’importanza di superare i luoghi comuni e i
pregiudizi nei confronti di alcune categorie di persone;
- maturano atteggiamenti di accoglienza e vicinanza nei
confronti di realtà diverse dalla loro.
Nel catechismo
Per affascinare
Mostrare ai ragazzi le immagini riportate qui
sotto.
73
Venite con me, pag.74-75
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Sentire il punto di vista dei ragazzi. Come valutano questi episodi? Li trovano diffusi? Si sono mai
trovati in classe o in un gruppo di amici con persone che sostenevano una posizione razzista?
Per approfondire
Il discepolo è chiamato a superare le barriere delle differenze di razza, di cultura per vivere la
vicinanza con ogni uomo. Presentare la figura di don Mario Riboldi, un sacerdote che ha deciso di
lasciare onori e comodità e di vivere con la comunità dei Rom.
Don Mario il prete dei rom
che dice messa in roulotte
(30 ottobre 2007-ESPRESSO) Nomade fra i nomadi
per scelta, non per nascita. Don Mario Riboldi,
famiglia brianzola, amico in gioventù del futuro
papa Paolo VI, avrebbe potuto invecchiare
comodamente fra gli stucchi dorati del Vaticano.
Ma ha scelto di consumare la sua vita fra i campi
e di girare l' Italia dietro alle carovane degli
zingari. La sua roulotte è piccola, ma
accogliente, come il caravan dove celebra tutti i
giorni. L'acqua viene dalla fontana, il
riscaldamento dalla stufetta a gas.
Da trent' anni vive e celebra la messa in una
roulotte. Parla al gregge dei suoi fedeli in
«romanes», la lingua degli zingari, e critica la
civiltà dei «gagi», i non-zingari, con tutti i loro
pregiudizi, la loro violenza, la «fretta che non
permette di apprezzare la bellezza della
natura».
Cappellino nero, baffetti tagliati corti, bianchi
come le lunghe basette che gli incorniciano il
volto affilato, sorriso sornione e voce resa roca
dalle troppe sigarette o forse dagli acciacchi dell'
età, Riboldi vuole smontare i luoghi comuni sui
gitani uno a uno. «Voi chiedete solo dei furti e
dell' elemosina, quando parlate dei rom. Ma cosa
mi rispondete se io vi spiego che i gitani hanno
raccolto ben 88.000 euro per costruire una
chiesa a Tejùs, in Romania? E non sto parlando
dei romeni, perché i rom non sono solo quelli
della Romania.
Sto parlando dei nostri rom: i synti, i manuche, i
giostrai, i camminanti. Tutti italiani, molti
cattolici, comunque credenti». «Voi mi volete
incastrare», è la risposta standard a quasi tutte
le domande. «Ma io sono più furbo di voi e vi
dico quel che voglio dirvi io: com' è possibile che
dal popolo gitano, con tutto il male che la gente
ne pensa, sia venuto fuori un beato, Zeffirino,
primo martire gitano, mentre altri due sono in
corsa per la canonizzazione?». Don Mario sfoglia
la rivista degli zingari cattolici, che lui cura da
decenni. «Certo, la messa per questa gente è un
punto di arrivo. Io quando predico prendo in
mano la Bibbia, capitolo uno versetto uno. Si
comincia con 15 che ti ascoltano, si finisce con
3. Ma a me ne basta uno. Non è la quantità che
conta, ma la qualità. Perché di Dante Alighieri ce
n' è uno, ma è grazie a lui si è smesso di parlare
male del Medioevo».
Don Riboldi sabato scorso ha portato i suoi
zingari a pregare a Sant' Ambrogio. La Curia
ambrosiana, dopo la sua rinuncia alla nomina
vaticana («Non avevo nessuna intenzione di
passare la vita dietro a una scrivania») lo
apprezza e l' ha eletto cappellano degli zingari
della diocesi. «Fra questa gente succedono cose
dell' "integrazione" si chiede la rinuncia alla
libertà, allora io sono d' accordo con loro e
rimango a vivere fra i boschi. Questo tipo di
libertà è l' unica alternativa sensata alla vostra
civiltà malata».
Per il catechista
I samaritani, per gli abitanti delle vicinanze di
Gerico, erano considerati degli inferiori, un
po’ come avviene ancora con certi stereotipi
dei “meridionali” o dei “negri” in alcune zone
dei cosiddetti paesi occidentali sviluppati.
74
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
La vita, le scelte di don Mario ci aiutano a comprendere quali siano i tratti del discepolo che si
impegna a vivere la vicinanza con ogni uomo, superando luoghi comuni e forme di emarginazione.
Il catechista li metta in evidenza, attraverso la tecnica dei cartelli- concetto:
Raggiunge l’uomo
nella sua realtà
Don Mario vive in una roulotte da 57 anni, all’interno di una comunità di
zingari. Condivide e rispetta i loro ritmi di vita e celebra la messa
quotidianamentein un container che è diventata la sua cappella, anche se
sono pochi quelli che la frequentano. Il suo obiettivo «non è portarli a
Messa ma parlargli di un Dio che non conoscono ma in cui già credono».
Crea legami
e relazioni umane
Ogni mezzogiorno una zingarabussa alla roulotte di don Mario per portargli
un piatto caldo. Tra don Mario e gli zingari si è creato un rapporto di
amicizia, che in una situazione di emarginazione diventa annuncio del
Vangelo, dell’amore di Dio per ogni uomo.
Supera pregiudizi
e luoghi comuni
Conla sua diretta testimonianza di vita ma anche attraverso interviste e
articoli su giornali don Mario combatte il pregiudizio sui Rom e contrasta la
politica dello sgombero dei campi nomadi. «Gli zingari non devono sparire,
vanno evangelizzati e scolarizzati, ma è importante che conservino la loro
cultura e le loro tradizioni»
Anche nella nostra Diocesi la pastorale si mostra attenta al problema dei Rom e alla loro
integrazione sociale. Per avere maggiori notizie, testimonianze e proporre un confronto all’interno
del gruppo contattare l’ufficio Caritas di Treviso.
Per assimilare
Provare a realizzare insiemeai ragazzi uno striscione che
esprima la fraterna vicinanza evangelica. Servirsi di
un’immagine, di uno slogan, di una frase del Vangelo
particolarmente significativa.
Esporlo poi nella propria stanza di riferimento e valorizzarlo
in un contesto celebrativo, per chiedere al Signore il dono
della pace tra i popoli.
75
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Quarto incontro
“Gli fasciò le ferite versandovi olio e il vino”
VICINI NELLA MALATTIA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
- accostano la realtà della malattia e evocano il loro vissuto;
- comprendono che occupandosi dei malati la Chiesa
continua l’opera di Gesù;
- fanno esperienza di vicinanza andando a visitare gli
ammalati o gli infermi;
- conoscono e approfondiscono il significato e il rito
dell’Unzione degli Infermi.
- Luca 10, 34b;
- Lettera di Giacomo 5, 14-15.
Per affascinare
Tecniche di pronto soccorso. Portare
all’incontro alcune bende e insegnare ai
ragazzi la tecnica per fasciare un dito, il polso,
la caviglia…
Servirsi di uno schema chiaro e preciso o se
possibile chiedere aiuto ad alcuni esperti
(giovani o adulti impegnati nella Croce Rossa
o infermieri).
Numerare poi i ragazzi per due; tutti i numeri
uno fasciano al rispettivo numero due una
parte del corpo e poi si scambiano i ruoli.
Per il catechista
L’attività va preparata accuratamente e non
improvvisata. Si tratta di insegnare
effettivamente ai ragazzi ad intervenire in
una piccola emergenza, non solo a far finta di
fasciare un ferito in una sorta di
drammatizzazione della parabola.
Una catechesi che in questo caso coinvolge le
mani e le abilita ad un servizio verso l’altro.
76
Nel catechismo
- Venite con me, pag.74-75;
- La verità vi farà liberi,
n.712-714.
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per approfondire
Toccare con mano. Anche il samaritano si prende concretamente cura del viandante e gli presta
un primo soccorso. Il vangelo ci racconta nel dettaglio quali sono i gesti che compie per dare
conforto al ferito:
VERSA IL VINO
VERSA L’OLIO
Ai tempi di Gesù il vino
veniva
utilizzato
per
disinfettare la ferita.
Fin dall’antichità l’olio veniva
utilizzato come farmaco per
alleviare il dolore causato
dall’irritazione della pelle,
provocato da bruciature o
ferite.
Primo gesto di cura è
strappare dal male chi
soffre,
combattendo
contro i batteri che
possono diventare origine
di ulteriori sofferenze.
Secondo gesto di cura è ridurre
il male, portando a chi soffre
un immediato sollievo.
FASCIA LE FERITE: le bende proteggono le ferite dalle infezioni,
tamponano le emorragie, bloccano fratture e distorsioni e
consentono al ferito di riprendere lentamente la vita normale.
Si tratta di dare stabilità e continuità all’azione di soccorso.
NON SOLO PRONTO SOCCORSO!
I tre gesti del Samaritano ci aiutano a comprendere la modalità con cui si sta vicino a chi soffre;
mentre il catechista mostra il vino, l’olio e le bende indica ai ragazzi come concretizzare anche
nella loro vita questi tre gesti di cura, facendosi vicini a chi per varie ragioni soffre e ha bisogni di
qualcuno che lo strappi dal male, gli dia conforto e lo aiuti a rimettersi in piedi.
Verso olio, vino, fascio le ferite di chi vive vicino a me
quando…
Il Samaritano non ha paura di avvicinarsi al viandante, di
toccare con mano le ferite e di prendersene cura; è
l’atteggiamento che ha sempre avuto anche Gesù nei
confronti degli ammalati, si è fatto loro vicino, li ha voluti
toccare, proprio per esprimere la sua compassione e
vicinanza, anche andando contro le prescrizioni della
legge ebraica.
Mc 1,40
Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e
gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe
compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii
purificato!».
77
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per assimilare
La Chiesa continua l’opera di guarigione di Gesù e si fa
vicina a chi soffre, portando conforto con le opere di
carità e con i sacramenti, in particolare con quello
dell’Unzione degli infermi, che rende viva ed efficace la
presenza di Gesù Buon Samaritano.
Invitare i ragazzi a partecipare alla missione della
Chiesa, portandoli a far visita a un malato della parrocchia, agli anziani in casa di riposo oppure agli
ospiti di un istituto, come l’Opera della Divina Provvidenza a Sarmeola (Padova). Può essere utile
anche essere presenti alla celebrazione comunitaria parrocchiale del sacramento dell’Unzione
degli infermi: accostando la realtà della sofferenza e della malattia i ragazzi comprendono come la
Chiesa se ne faccia carico e come anche loro possano in piccola parte rendersi partecipi.
Il sacramento dell’unzione degli infermi
L’Unzione è stata istituita da Gesù medico del corpo e dello spirito; egli inviava i
suoi discepoli non solo a predicare ma anche “a curare i malati e cacciare i
demoni”.
San Giacomo nella sua lettera ci descrive l’Unzione con queste espressioni:
“Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio,
nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha
commesso peccati gli saranno perdonati” (Gc 4, 14 -15).
Chi è malato: per malato S. Giacomo intende una persona colpita da una grave malattia o infermità e
che per questa ragione diventa fragile anche nella sua vita di fede.
Chiami a sé i presbiteri: L’iniziativa è del malato. È lui che deve chiedere il sacramento direttamente o
tramite altre persone (Nel vangelo: “Fa’ che io veda! Se vuoi puoi guarirmi! Il mio servo giace malato,
vieni…!”). Solo il sacerdote può dare l’unzione degli infermi; infatti agisce “in persona Christi” e a nome
della Chiesa: non è un guaritore privato o una persona con particolari doti terapeutiche.
E preghino su di lui: un dono grande che possiamo fare per chi è malato è la preghiera, che ci fa entrare
in una relazione filiale e fiduciosa con Dio Padre.
Nel rito dell’ Unzione degli Infermi, la preghiera diventa invocazione solenne dello Spirito Santo,
attraverso L’IMPOSIZIONE DELLE MANI da parte del sacerdote. È un gesto sacramentale, presente nella
celebrazione dell’Eucaristia, nella Cresima, nella Riconciliazione.
Dopo averlo unto con l’olio: Il sacerdote unge l’infermo sulle mani e sulla fronte.
L’Unzione con l’olio, nella Bibbia, ha un particolare significato: l’olio dona vigore, agilità, bellezza, è
segno di consacrazione, serve a medicare le ferite (Buon Samaritano).
Ricordiamo in particolare tre unzioni:
- l’unzione della Cresima che fortifica per testimoniare;
- l’unzione dell’Ordine sacro, che consacra le mani di chi agisce in persona Christi;
- l’unzione degli infermi, che dona forza e guarigione nel tempo di fragilità fisica.
L’olio degli Infermi viene benedetto dal vescovo durante la preghiera Eucaristica della Messa del Crisma,
il Giovedì santo.
(DON ANTONIO GUIDOLIN,L’unzione degli Infermi, Percorso di Approfondimento 2011-2012)
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Quinto incontro
“Quello che spenderai in più”
CHIAMATI A CONSACRARE LA PROPRIA VITA
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 10, 35
- comprendono che la vocazione è la chiamata che Dio rivolge
ad ogni uomo di vivere secondo le sue misure;
- si pongono di fronte alla decisione di alcuni uomini e donne di
consacrare tutta la vita al Signore e ai fratelli;
- conoscono esperienze diocesane rivolte a ragazzi e ragazze
che desiderano interrogarsi sulla loro vocazione.
Nel catechismo
- Venite con me, pag.13;
- La verità vi farà liberi,
n. 542-556.
Per affascinare
Iniziare l’incontro proiettando lo spezzone iniziale della fiction
televisiva PapaGiovanni (reperibile nella collana Testimoni della
fede, Papa Giovanni, regia di GIORGIO CAPITANI, San Paolo film).
Angelino Roncalli rivela ai genitori la sua decisione di diventare «un
povero prete di campagna». Per i poveri genitori contadini, alle prese con
la quotidiana sopravvivenza, non è facile comprendere e sostenere la
scelta del figlio ma sono costretti ad arrendersi davanti alla sua
determinazione. Grazie all’intervento dello zio che si offre di pagare tutte
le spese, Angelo Roncalli lascia il suo paese per entrare in seminario.
Spazio per il confronto in gruppo: anche oggi ci sono ragazzi e
ragazze che si sentono chiamati ad offrire la loro vita al Signore
come sacerdote o come consacrata. Come lo capiscono? Che cosa
pensi di questa scelta?
Per approfondire
“Ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”: riprendere l’ultima parte della parabola,
soffermandosi sulle parole che il Samaritano rivolge al locandiere.
Il Samaritano chiede al locandiere la disponibilità a pagare qualche cosa in più rispetto al denaro
anticipato; è la stessa richiesta che il Signore rivolge ad ogni uomo, perché non si accontenti di
dare il minimo indispensabile, ma investa la sua vita per un progetto di grande dimensioni, quello
che Dio ha su ciascuno di noi.
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Che cosa significa pagare in più? Ad ogni persona è richiesto ciò che può dare; ci sono cristiani che
hanno risposto con generosità alla chiamata del Signore e hanno deciso di offrire tutta la loro vita
a Dio e ai fratelli. Sono le persone consacrate, sacerdoti, religiose e religiosi.
A partire dai dialoghi della fiction mettere in evidenza alcuni aspetti della vocazione:
È come quando
qualcuno mi
chiama e mi fa una
domanda.
Io ho risposto sì.
E tu, che cosa
hai scelto?
Di essere in
povero prete di
campagna!
Farai il contadino,
come tuo padre
La determinazione di una risposta. Angelino ha udito qualcuno che lo chiama e
non ha dubbi sulla risposta da dare al Signore, anche se le condizioni
economiche in cui vive la sua famiglia non sembrerebbero permettere una
simile scelta.La vita come vocazione è una risposta agli appelli che il Signore in
vario modo ci rivolge; è importante mettersi in ascolto e fidarsi di lui, anche se
non è sempre chiaro come il suo progetto potrà realizzarsi.
Un progetto da scoprire insieme: Angelino comprende la sua vocazione
passando molto tempo con il parroco del paese. A lui rivolge le domande
profonde che gli nascono nel cuore, di fronte al dramma del male e della
sofferenza nel mondo; sta con lui mentre celebra la messa e mentre si fa vicino
agli sfollati, ai parrocchiani oppressi dalla povertà e dalla solitudine.Giovanni
XXIII si sentirà sempre nel cuore un “povero prete di campagna”.Non è sempre
facile capire da soli quello che il Signore ci chiede; un sacerdote, un catechista,
un insegnante…possono diventare un riferimento importante nel momento in
cui siamo chiamati a fare una scelta.
Il coraggio di lasciare tutto: Angelino prende le distanzedal progetto che i
genitori avevano fatto su di lui: non sarà un contadino come il padre ma un
prete, come il Signore gli ha chiesto. Dire sì al Signore cambia la vita e porta
novità non solo per chi a lui si consacra ma anche per i familiari, che devono
accettare scelte differenti rispetto alle loro aspettative.La vita vissuta come
vocazione accoglie solamente i desideri del Signore, che non vuole privarci di
ciò che ci appartiene ma donarci molto di più.
Per assimilare
Hanno detto sì. Presentare la vocazione alla vita consacrata di un
testimone dei nostri giorni, un uomo o una donna che hanno saputo dire sì
al Signore e spendere tutto per realizzare pienamente la loro vita.
GINA SIMIONATO
La vita. Gina nasce a S. Cristina di Quinto il 31 marzo 1945 da Domenico e Giulia
Marangon, seconda di cinque figli. Cresce nella sua parrocchia attraversando le
tappe classiche dei Sacramenti, della scuola, del catechismo, dell’oratorio,
dell’Azione cattolica.Il 2 ottobre 1963 entra nel noviziato delle Suore Dorotee a Venezia. Dopo la prima
professione, viene inviata in alcune comunità di Romagna, Lombardia, Veneto dove si confronta con la vita,
la spiritualità e la missione dell’Istituto. Fa la professione perpetua il 3 settembre 1972 a Venezia.
Nel 1975parte per il Burundi, stato dell’Africa Centrale; inizia così la sua esperienza missionaria che durerà
25 anni. Vive per dodici anni a Matara, dove presta servizio come infermiera e animatrice pastorale, fino a
80
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
quando rientra in Italia, espulsa insieme a tanti missionari dal governo burundese. L’anno successivo riparte
per lo Zairee si inserisce nella comunità di Mbobero, zona dei Grandi Laghi.
Nel 1996 scoppia la guerra in quella regione; suor Gina condivide la sorte della popolazione divenendo
fuggiasca insieme con le consorelle africane che “erano cercate a morte”. Il 14 settembre 1998 rientra in
Burundi nella comunità di Gihiza come superiora della comunità.
Il 15 ottobre 2000, alle ore 6.50, mentre con le altre tre consorelle africane sta raggiungendo la parrocchia
per la S. Messa viene assassinata sulla strada da un commando di uomini armati.
La nascita di una vocazione. Sulle orme di padre Damiano. Da adolescenteGina vive tutti i divertimenti che
il semplice ambiente di S. Cristina le offre: i giochi all’oratorio, le feste parrocchiali, i canti, le corse in
bicicletta. Soprattutto è patita del cinema. Ed è proprio un film a provocare in lei la domanda su come
vivere radicalmente il proprio Battesimo, mentre va facendosi insistente il richiamo interiore a “portare il
Vangelo nel mondo lontano”. Lo racconta lei stessa in una lettera scritta nel 1996 ai giovani della diocesi di
Treviso: “Ho visto per la prima volta il film di Padre Damiano (Molokai) che mi ha affascinato moltissimo: è
forse stato questo momento che ha marcato in me la necessità di fare un salto di qualità per realizzare la
mia vita di battezzata”.
A 16 anni partecipa per la prima volta agli esercizi spirituali predicati dal suo parroco e direttore spirituale,
don Luigi Spolaore. Ricorda il vecchio parroco: «A conclusione di quell’esperienza, fatta con estrema serietà
e tanta preghiera, Gina tutta sorridente in volto viene a dirmi: Il Signore mi ha parlato, mi faccio suora e
suora missionaria».
«E’ a 16 anni, racconta suor Gina, che si risvegliò in me la necessità di credere a Dio e alla vocazione che
avevo in cuore. Ho sentito Dio soprattutto quando, per la prima volta ho capito che Lui mi voleva chiamare a
una vita di sacrificio e di dono per i fratelli».
Il compimento. Come il chicco di grano. «Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici. I
suoi amici sono gli apostoli e poi noi che abbiamo creduto nella loro parola. Anch’io, Signore, ti voglio dare
la mia vita». Suor Gina confida più volte che la volontà di Dio per lei si compirà anche dentro all’esperienza
della “morte”: ciò le permetterà di stare sottoterra come un seme che marcisce.
La sua vita diventa un progressivo morire a se stessa, per il bene dei malati, della comunità delle suore,
delle giovani africane. Non si dà mai per vinta e combatte con tutta la sua forza per far ottenere un pozzo
per la gente povera, un servizio medico qualificato, un’assistenza alle donne durante il parto.
Mal’amore per Dio e per gli uomini la conduce ben oltre. Nonostante la difficile situazione politica decide di
non fuggire e di rimanere al suo posto, per non abbandonare la povera gente che si era affidata a lei,
mettendo così a rischio la sua stessa vita. Suor Gina è la ventiduesima dei trenta martiri di Cristo dell’anno
2000.
L’incontro può essere sostituito dalla viva testimonianza di una giovane consacrata, un seminarista
o un sacerdote, disponibili a raccontare ai ragazzi la nascita della loro vocazione, le difficoltà e le
soddisfazioni che vive al giorno d’oggi chi sceglie di dedicare la propria vita al Signore.
Può essere l’occasione di portare i ragazzi in Seminario, per
accostare direttamente l’esperienza alcuni coetanei che hanno
scelto di dedicare del tempo per riflettere sulla loro vocazione.
È possibile contattare il Seminario anche per avere materiale
informativo sulle attività proposte a ragazzi e ragazze,
interessati a gruppi vocazionali o coinvolti nell’animazione
liturgica delle celebrazioni parrocchiali.
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Sesto incontro
“Pagherò al mio ritorno”
LA RICOMPENSA DI CHI OPERA IL BENE
Obiettivi
Leggi nella Bibbia
I ragazzi:
Luca 10, 35
- riconoscono il valore di un gesto compiuto per il bene
dell’altro;
- comprendono che la ricompensa delle nostre azioni è
misurata dalla legge d’amore che Gesù ci ha consegnato;
- accostano il tema del giudizio finale e della parusia;
- conoscono le opere di misericordia come concretizzazione
della pagina evangelica del giudizio finale.
Nel catechismo
- Venite con me, pag. 182-183;
- La verità vi farà liberi,
n. 1209-1231.
Per affascinare
Investire per i sogni dell’altro. Presentare ai ragazzi la figura di Muhammad Yunus, economista
inventore del piccolo credito, insignito del premio Nobel per la pace nel 2006.
Leggere insieme un’intervista rilasciata dal banchiere; recentemente ha raccontato la sua vita nel
libro Il banchiere dei poveri.
Pochi dollari per cominciare. Intervista a Muhammad Yunus
Nello stato delBangladesh funestato dalla carestia, il giovane economista
Muhammad Yunus maturava un'intuizione che si sarebbe rivelata presto
vincente: dare ai poveri la possibilità di un futuro dignitoso attraverso
minuscoli crediti, garantiti solo dalla dignità e dalla forza di volontà dei
contadini bengalesi collaudate in secoli di dura lotta per la sopravvivenza.
Professor Yunus, può raccontarci com'è iniziata l'avventura della
GrameenBank?
«Iniziai l'attività di insegnante all'università di
Chittagong, nell'est del Paese. Qui venni presto in
contatto con i contadini dei villaggi vicini, gente che quotidianamente lottava per
la sopravvivenza. Fu così che un giorno misi mano al portafogli e prestai
l'equivalente di poche decine di dollari a 42 contadini che conoscevo. La somma
mi venne restituita puntualmente. Stimolato da questa esperienza, mi recai alla
banca vicino all'Università per chiedere altro denaro per i poveri del villaggio.
Riuscii ad ottenere trecento dollari solo offrendomi come garante. Insieme al
denaro, ricevetti anche un avvertimento: “Non rivedrà più i suoi soldi”. Non fu
cosi, fortunatamente, e negli anni seguenti continuai in questo esperimento dai
frutti insperati: i villaggi da me aiutati da uno diventarono due, cinque, dieci... Non
potevo più farcela da solo e così mi venne l'idea di aprire una banca per i poveri.
82
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Servivano capitali, che le banche non avrebbero mai concesso direttamente. Quindi parte dei finanziamenti
arrivarono da miei conoscenti benestanti, cui nessuno negò il credito, e parte dal governo. Oggi l'88% della
GrameenBank, nata nel 1988, è nelle mani dei poveri stessi, che ne detengono minuscole quote.
Commentare in gruppo insieme ai ragazzi:
Quali le motivazioni
dell’investimento
di Muhammad?
Quali i rischi?
Quali i risultati?
Per approfondire
Ti ripagherò al mio ritorno.
Anche il proprietario della locanda situata lungo la strada che porta
da Gerusalemme a Gerico si trova di fronte ad un investimento a
rischio; due monete per prendersi cura di uno sconosciuto, senza
alcuna garanzia che un giorno il samaritano sarebbe tornato a
saldare il debito. Eppure per il bene del viandante decide di
lasciarsi coinvolgere e si fida della promessa.
Quel Samaritano che bussa alle locande situate lungo le strade del
mondo è Gesù che coinvolge l’uomo nella sua missione di salvezza e lo invita ad investire nella
direzione dell’amore.
Quale sarà la ricompensa del locandiere? Quale la ricompensa per ogni nostra buona azione? Agli
occhi del Signore nulla va perduto e saremo abbondantemente ricompensati proprio per quei gesti
silenziosi e nascosti compiuti verso i deboli e i sofferenti che il Signore ha posto lungo la nostra
strada.
Rileggere con attenzione il versetto 35 della parabola e commentare i tre passaggi:
Tirò fuori due denari
Li diede all’albergatore
dicendo: “Abbi cura di
lui”
Ciò che spenderai in
più te lo ripagherò al
mio ritorno.
Il Samaritano paga in anticipo e grazie a quei due denari il locandiere
può prendersi cura del viandante. La bontà dei nostri gesti è
preceduta dalla bontà di Gesù che li rende possibili
Il Samaritano affida nelle mani del locandiere il viandante perché se
ne prenda cura. I gesti d’amore che compiamo verso gli altri stanno a
cuore al Signore: egli ci invita a tenere aperte le porte della nostra
locanda, perché anche noi possiamo prenderci cura dei poveri e dei
sofferenti che ogni giorno ci affida, continuando la sua opera di
misericordia.
Il Samaritano promette un risarcimento. La vera ricompensa per le
buone opere non viene dagli uomini ma da Gesù: al momento del suo
ritorno ricompenserà abbondantemente coloro che hanno
continuato la sua missione.
83
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Per assimilare
Soffermarsi sulla parola RITORNO e problematizzare con i ragazzi: Gesù torna veramente sulla
terra? E se lo fa, quando e dove?
Introdurre con i ragazzi il tema delle verità ultime (spesso assenti nella catechesi), presentando
senza storpiature la dottrina della Chiesa sul giudizio finale, sul Paradiso e l’Inferno.
Appunti per il catechista
Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi”.
Giorno del Signore e risurrezione. [1209] Sebbene ciascuno con la morte raggiunga la propria salvezza
definitiva o la perdizione eterna, salvezza e perdizione diventano complete, secondo tutte le dimensioni
della persona, solo alla fine del mondo.Dio dirige la storia e la porta a termine. I profeti dell’Antico
Testamento annunziano il giorno del Signore, suprema manifestazione della sua gloria su tutta la terra,
per punire i nemici, per purificare e salvare i fedeli. Sarà vittoria totale, separazione definitiva del bene
dal male.
Dalla risurrezione di Gesù alla nostra.[1211] La vittoria di Dio si compie per mezzo del Signore Gesù.
[1212] Il legame tra la risurrezione di Gesù e la nostra è così stretto, che i primi cristiani ne arguirono, a
torto, che avvenuta l’una fosse ormai imminente anche l’altra. Presto si accorsero che il “giorno del
Signore” tardava a venire. Ma non si scandalizzarono: «davanti al Signore un giorno è come mille anni e
mille anni come un giorno solo»). Rimase il desiderio che il disegno di Dio si compisse e l’urgenza
interiore di cooperare con lui.
Salvezza totale e perdizione totale. [1215] Nel corso dei secoli il magistero della Chiesa ha proclamato
molte volte la fede nella risurrezione dei morti e nel giudizio universale. Così si esprime il concilio
Lateranense IV: «Gesù Cristo... verrà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti e renderà a ciascuno
secondo le proprie opere, sia ai reprobi che agli eletti. Tutti risorgeranno con i propri corpi, gli stessi di
adesso, per ricevere ciascuno secondo le loro opere, cattive o buone, gli uni la pena eterna con il
diavolo, gli altri con Cristo la gloria eterna».
Tenere come riferimento il brano di Matteo 25,31-46: la modalità con cui abbiamo vissuto il
comandamento dell’amore diventa il giudizio di tutta la nostra vita.
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua
gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a
quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete
e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti
abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando
mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo
visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a
quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo
e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete
dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o
assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro:
“In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a
me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Può essere utile recuperare alcuni particolari del brano del Vangelo di Matteo dall’affresco di
Giotto (vedi Appendice, pag. 97).
GIOTTO, Il giudizio universale (1306), Padova, Cappella degli Scrovegni.
La figura di Gesù giudice è posta
al centro dell’affresco, all’interno
di una mandorla iridata, simbolo
dell’eternità; si intravedono altre
simbologie, come il centauro,
che rappresenta la natura umana
e divina di Gesù ,e un orso che
mangia un pesce, richiamo al
sacrificio di Cristo.
Gesù costituisce il centro
dell’affresco, verso il quale sono
rivolte le due schiere, quella dei
beati e quella dei dannati.
La divisione tra bene e male è
resa visivamente attraverso la
sapiente collocazione delle
figure: tra i dannati regna il caos
mentre i beati sono disposti in
ordinate schiere.
La croce separa gli eletti dai
condannati: è la legge dell’amore
che Gesù ha rivelato sulla croce a
giudicare la vita dell’uomo.
Apostoli, santi e beati sono raffigurati tutti con la medesima
grandezza, senza divisione gerarchica; al fianco di Gesù gli
apostoli, sotto i santi dell’Antico Testamento guidati da Maria,
nella terza fascia tutti i santi, religiosi, clerici e laici. Si distinguono
alcuni santi contemporanei, come san Francesco e san Domenico.
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Gesù rivolge tutto se stesso agli
eletti: lo sguardo, le braccia
accoglienti, le piaghe della
passione sono offerte agli uomini
che hanno ascoltato la sua
Parola.
L’atteggiamento pacato di Gesù
non assume i tratti del giudizio o
della condanna ma sembra dire:
“A voi la scelta”.
Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Le opere di misericordia. La Chiesa traduce la pagine del Vangelo di Matteo in indicazioni
concrete, che guidano il cristiano verso la ricompensa eterna. Sono le opere di misericordia, i gesti
che consentono di trovare misericordia presso Dio e di entrare nel numero degli eletti.
Riconoscere tra i comportamenti elencati sotto quelli che appartengono al cristiano e collegarli
alle opere di misericordia corporali.
Dar da mangiare agli affamati.
 Risparmiare per un futuro sicuro
 Fare attenzione a non sprecare acqua
Dar da bere agli assetati.
 Non buttare mai via il cibo avanzato
 Conservare negli armadi i vestiti che non portiamo
 Informarsi su quello che succede nel mondo
Vestire gli ignudi.
 Andare in cimitero il 2 novembre
 Sedersi vicino ad un compagno straniero
Alloggiare i pellegrini.
 Pregare per chi sbaglia
 Portare un po’ di cibo in canonica per i poveri
 Fare attenzione ai falsi poveri che chiedono la carità
Visitare gli infermi.
 Partecipare al funerale di un anziano della parrocchia
 Lasciare sola la nonna molto malata per non disturbarla
Visitare i carcerati.
 Prendere contatti con l’ufficio missionario per offrire un
piccolo aiuto economico
 Portare i vestiti vecchi nei cassonetti della Caritas
Seppellire i morti
 Rinunciare ad un gelato per dare in carità i soldi
risparmiati
 Digiunare per solidarietà con i poveri
 Preoccuparsi del compagno assente e procurargli i
compiti
Alcune situazioni sono volutamente
ambigue per stimolare il dialogo e il
confronto in gruppo; ad esempio è giusto
risparmiare pensando al futuro ma non
accaparrare denaro chiudendo il cuore alla
generosità. Inoltre è vero che la carità va
fatta con intelligenza, per promuovere il
povero e aiutarlo a rendersi autonomo, ma
questo non toglie nulla al valore del gesto
di carità che possiamo fare a chi ci tende la
mano.
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
Celebrazione conclusiva – genitori e ragazzi
VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO
Celebriamo
L’itinerario che abbiamo percorso si conclude con una
celebrazione nella quale è consegnato ai ragazzi, a
seconda dell’opportunità e delle scelte parrocchiali, un
piccolo grembiule e/o un cartoncino con il testo
evangelico della lavanda dei piedi, suggerito per la
celebrazione (Gv 13).
La consegna può essere fatta in una celebrazione della
Parola oppure, con gli opportuni adattamenti, durante
la celebrazione dell’Eucaristia, feriale o domenicale.
Sarà significativa la presenza dei genitori e della
comunità.
La proposta celebrativa prevedealcuneinvocazioni
iniziali, il brano evangelico e la consegna del segnoricordo. Infine è pensata una benedizione con il gesto
dell’invio, per rendere concreta la spinta missionaria del
comandamento dell’amore.
La celebrazione può essere fatta in una cappella o in una sala debitamente preparata. In tal caso si mettono le sedie in
cerchio e si pone un tappeto al centro, dove sarà collocato un leggío per la proclamazione della Parola e tre sgabelli o
sostegni per i segni della lavanda dei piedi. Davanti alla Parola si accende una lampada e si colloca una pianta.
CANTO INIZIALE
S. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo.
T. Amen
S. Il Signore che ama i suoi figli e dà la vita per
loro sia con tutti voi
T. E con il tuo Spirito
S. Diciamo insieme: Sostieni i nostri passi, Gesù.
Alcuni ragazzi leggono le seguenti invocazioni
- Quando percorriamo la via del samaritano,
facendoci vicini a chi ha bisogno:
T. Sostieni i nostri passi, Gesù.
- Quando solchiamo la strada dell’ascolto della
tua Parola:
T. Sostieni i nostri passi, Gesù.
- Quando
camminiamo
sulla
via
dei
comandamenti:
T. Sostieni i nostri passi, Gesù.
- Quando… (altre invocazioni)
S. Preghiamo:Signore Gesù, Buon Samaritano
dell’umanità, accompagna il nostro cammino
sulle strade dell’amore, perché scopriamo la
felicità che ci prometti e ogni uomo
comprenda che siamo tuoi discepoli. Tu che
vivi e regni per tutti isecoli dei secoli.
INTRODUZIONE
Cat.Abbiamo incontrato e conosciuto il Signore, ci
siamo nutriti al banchetto dell’Eucaristia,
abbiamo scoperto il comandamento dell’amore.
Oggi ringraziamo il Signore per il cammino che ci
ha fatto percorrere e chiediamo luce e forza per
vivere sempre nell’amore di Gesù.
INVOCAZIONI
S. Facciamo memoria del cammino compiuto e
chiediamo insieme l’aiuto di Dio per
continuare a camminare sulla via della felicità.
T. Amen
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
IN ASCOLTO
 Il grembiuleindicala disposizione generale al
servizio. È un “abito liturgico” strano ma
efficace per capire il ministero di Gesù, dei
sacerdoti ma anche di ogni discepolo.
Proponiamo il testo della lavanda dei piedi. La
proclamazione va fatta con calma, magari
intervallando con un sottofondo musicale.
Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di
Giovanni(13,1-15)
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che
era venuta la sua ora di passare da questo mondo
al Padre, avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena,
quando il diavolo aveva già messo in cuore a
Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù,
sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle
mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si
alzò da tavola, depose le vesti, prese un
asciugamano e se lo cinse attorno alla vita.
 La brocca e il catino sono gli strumenti
concreti dell’amore offerto all'altro. Amare
non è solo qualcosa di ideale o romantico ma
chiede, insieme alla preghiera e ad uno
sguardo di misericordia sul fratello, un
impegno concreto, gesti evidenti.
 Un paio di sandali polverosi: sono lesituazioni
in cui siamo chiamati ad operare: i destinatari
del nostro servizio percorrono strade
polverose, che ci chiedono di abbassarci e di
fare fatica.
Breve pausa musicale - Un genitore, porta sul sostegno
al centro della sala il grembiule o un asciugamano.
MEDITAZIONE SUI SIMBOLI DELLA LAVANDA
Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a
lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con
l'asciugamano di cui si era cinto.
Un genitore:
Signore Gesù, tu ci hai affidato il grembiule
nell’esperienza della nostra famiglia, fa’ che in
essa regni l’amore e ognuno si metta a servizio
dell’altro.
Ragazzi - Ci ha dato il comandamento nuovo:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Breve pausa musicale. Un operatore pastorale, porta
sul sostegno al centro della sala la brocca e il catino.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:
"Signore, tu lavi i piedi a me?". Rispose Gesù:
"Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo
capirai dopo". Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai
i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti
laverò, non avrai parte con me". Gli disse Simon
Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche
le mani e il capo!". Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto
il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi
ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti".
Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse:
"Non tutti siete puri".
Un operatore pastorale:
Signore Gesù, tu hai affidato la brocca e il catino
alla nostra parrocchia: fa’ che non sia solo luogo
di parole ma comunità che ama nella concretezza
e nella quotidianità.
T. Dio è amore. Se ci amiamo gli uni gli altri Dio
rimane in noi.
Un giovane animatore:
Breve pausa musicale. Un giovane animatore o un
capo scout porta sul sostegno al centro della sala i
sandali.
Signore Gesù, tu ci hai affidato i piedi degli
uomini: fa’ che portiamo nel mondo la tua
presenza e ci mettiamo con generosità a servizio
di chi ci affidi, anche dei più poveri.
T. Da questo tutti sapranno che siamo suoi
discepoli: se avremo amore gli uni per gli altri.
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue
vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite
quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il
Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i
piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni
agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché
anche voi facciate come io ho fatto a voi.
Si canta un canone o un ritornello che abbia come
tema l’amore. Es. Amatevi, fratelli, opp. Ubicaritas. Se
lo si ritiene opportuno, si prende la brocca o il catino e
lo si passa di mano in mano. Ognuno lo tiene per
qualche istante e poi lo passa al vicino.
Breve pausa musicale – Meditazione personale
Al termine del canto si introduce la consegna del segno
del servizio.
È opportuno a questo punto fare una piccola
riflessione sul brano evangelico richiamando i segni
della lavanda dei piedi e commentandoli.
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Beati gli invitati
Terza parte. LA STRADA DEL DISCEPOLO
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
CONSEGNA
Padre nostro
Cat. Al termine del nostro percorso catechistico
nel quale abbiamo capito che i discepoli di Gesù
sono coloro che amano come lui, la nostra
comunità dona a questi ragazzi un grembiule. È
un segno di concretezza che ci ricorda che
l’amore non è fatto di sole parole, ma di gesti
semplici e quotidiani.
S. Preghiamo.
Dio nostro Padre,
effondi il tuo Spirito su questi ragazzi
ai quali affidiamo oggi
il comandamento dell’amore.
Dona loro coraggio e forza
perché come il Buon Samaritano
si facciano prossimo di ogni uomo
e Gesù tuo Figlio riviva nei loro cuori
e nei loro gesti.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen
S. Preghiamo insieme con le parole di Madre
Teresa, testimone dell’amore di Dio per i più
poveri dei poveri.
Signore Gesù,
che hai creato con amore,
sei nato con amore,
hai servito con amore,
hai operato con amore,
sei stato onorato con amore,
hai sofferto con amore,
sei morto con amore,
sei risorto con amore,
io ti ringrazio
per il tuo amore per me
e per tutto il mondo,
e ogni giorno ti chiedo:
insegna anche a me ad amare!
Amen.
S. Il Signore sia con voi.
T. E con il tuo spirito.
S. Vi benedica Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
T. Amen.
S. Andate e portate a tutti l’amore di Cristo.
T. Rendiamo grazie a Dio.
Si conclude con un canto festoso, come ad es. Amatevi
l’un l’altro.
Invece del grembiule si può dare un’immaginetta con il
comandamento
dell’amore.
L’immagine
diSIEGERKODER(vedi Appendice, pag. 91) può essere utile
per far capire un messaggio importante: il volto di
Gesù si specchia nell’acqua del catino in cui lava i piedi
del discepolo. Troviamo il volto autentico di Gesù
quando come lui viviamo il servizio.
Il sacerdote, eventualmente aiutato dai catechisti
cinge ad ogni ragazzo il proprio grembiule, mentre si fa
un canto adatto. Il sacerdote poi conclude con la
preghiera del Signore, l’orazione e la benedizione.
89
LA STRADA DELLA FELICITÀ
Materiale iconografico per gli incontri
SIEGER KODER, La lavanda dei piedi
Abbiamo riprodotto in questa parte alcune immagini che possono essere presentate ad un piccolo
gruppo di persone. Qualora il gruppo sia più numeroso, invitiamo a procurare riproduzioni più
grandi e definite oppure a proiettarle, in formato file, servendosi di computer e videoproiettore.
91
Beati gli invitati
APPENDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
JEAN MARIE PIROT, ARCABAS,
ciclo pittorico di Torre de’ Roveri (BG), dedicato ai Pellegrini di Emmaus (1993-1994).
92
Beati gli invitati
APPENDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
JAN BRUEGEL IL VECCHIO, PIETER PAUL RUBENS,
Allegoria della fugacità della vita umana, 1615-1618, Torino, Galleria Sabauda.
93
Beati gli invitati
APPENDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
WILIGELMO (XI – XII secolo),La creazione di Adamo ed Eva,
Duomo di Modena
94
Beati gli invitati
APPENDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
E LA STRADA SI APRE…
2
1
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7
95
MI COLPISCE LA STRADA …
Beati gli invitati
APPENDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
V. VAN GOGH,Il buon Samaritano (1890), Kröller-Müller Museum, Otterlo – NL
96
Beati gli invitati
APPENDICE
La strada della felicità. Dall’Eucaristia alla vita
GIOTTO,Il giudizio universale (1306), Cappella degli Scrovegni –Padova.
97
Finito di stampare
nel mese di dicembre 2012
dalle Grafiche DIPRO – Roncade (TV)