Corpus Domini 2016
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Corpus Domini 2016
Corpo e Sangue del Signore Memoria di Te, della Tua vita, della Tua morte, della Tua risurrezione, di Te che che preghi, di Te che sudi, di Te che compi miracoli, di Te che accarezzi, di Te che rimproveri con dolcezza, di Te che che gioisci e soffri, di Te che ami sino alla fine, fino all’espressione suprema dell’amore. Mangiare il Corpo e bere il Sangue: possibilità di entrare in profonda comunione di pensieri e di vita con Gesù, di sperimentare la sua presenza nel nostro cammino in modo intimo e profondo. Corpo e Sangue: nutrimento dei cuori, fino ad essere uniti come i tralci alla vite, volontà di “metabolizzare” il suo insegnamento, fino a fare nostre le Sue scelte di vita. Corpo e Sangue: ci nutriamo di Lui, per nutrire gli altri di Lui. Altrimenti solo “cristiani belli ma vuoti”. Meraviglioso paradosso! Pane e vino, Corpo e Sangue: è la vita quotidiana e terrena del Signore Gesù, che dopo aver riconosciuto che ogni dono ha origine in Dio, spezzava “scandalosamente e provocatoriamente” il pane, condivideva la mensa con vicini e lontani, con i perduti, i peccatori, gli eretici, i pagani, le prostitute, con le persone meno accettate e più rifiutate. Anche la sua “ultima cena”, nella quale istituisce l’Eucaristia, è una cena “provocatoria e scandalosa”. i Dodici: incoscienti, fragili, peccatori, traditori. Ma il Signore è così! Si dona a tutti, ma proprio a tutti. Possibilità di conversione e salvezza. Possibilità di trasformare vite sulle Sue tracce. Non si tratta di “fare la comunione” per propria consolazione con sospiri e piagnucolamenti, ma si tratta di lasciarsi interpellare circa la nostra vita. Posso anche mangiare e digerire un intero tabernacolo di ostie, posso fare la comunione ogni giorno, ma rimanere completamente estraneo alla prassi di Gesù. La liturgia del Corpus Domini ci pone dinnanzi il brano evangelico della “divisione” dei pani e dei pesci. Brano che esprime il significato efficace dell’eucaristia. Come i discepoli anche noi abbiamo “cinque pani e due pesci”, cioè avvertiamo impotenza di fronte ai “mali” presenti nel mondo come la mancanza di pane, di acqua, di casa, di medicine, di denaro … Il Vangelo non offre un progetto progetto politico preciso, ma indica una strada. La pratica della condivisione. Senza questa pratica, che deve partire dai luoghi da noi abitati, il mondo si trova e si troverà ad essere sempre più nelle mani di governi assassini che di tutto parlano ma nulla risolvono. Il futuro del mondo ce l’ha indicato Gesù: condivisione e divisione dei beni. “L’eucaristia che celebriamo è anche ascolto del grido di chi è privato dell’essenziale per diventare cittadini attivi e cristiani adulti che non accettano il bavaglio dell’informazione né i diktat di chi crede di parlare in nome di Dio ed invece è sordo rispetto ai bisogni reali delle persone”. Celebrare l’eucaristia significa ravvivare in noi la fiducia che le barriere e i muri non sono l’ultima spiaggia del mondo e l’ultima parola della storia. Buona festa dell’Eucaristia a tutti.