I bambini sanno - Parrocchia Santa Maria Segreta
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I bambini sanno - Parrocchia Santa Maria Segreta
Intervista a Walter Veltroni (di Alessandra Vitali, La Repubblica) "Spero che lo vedano i nostri genitori, così ci capiranno meglio". Quello che Walter Veltroni definisce "il complimento più bello" l'ha fatto una ragazzina dopo aver visto il suo docufilm I bambini sanno. La frase è stata scelta per il poster, è lo slogan ideale, i bambini sanno molte cose, possono insegnarle agli adulti. I bambini sanno è un viaggio attraverso l'Italia, e la vita anche, e il futuro, con gli occhi dei ragazzini. Parlano trentotto bambini fra gli 8 e i 13 anni (Veltroni ne ha incontrati più di trecento), "di tutti i ceti sociali, di moltissime regioni italiane - spiega l'autore - di diverse identità culturali e religiose, raccontano soprattutto quel tempo della vita, il rapporto con la famiglia, con l'amore, con la speranza, anche con Dio". Sono pensieri grandi quelli che i ragazzini traducono in parole, frutto di ragionamenti, "quante volte, quand'eravamo bambini noi, prima di dormire abbiamo pensato a noi stessi, alla nostra coscienza, ci siamo interrogati sul futuro, sui nostri genitori. Quello è il tempo delle domande - dice ancora Veltroni - e ho voluto raccontare le risposte che i bambini si son dati alle grandi domande". Un lavoro che parte da lontano, "dal punto di vista letterario, cinematografico e umano mi ha sempre interessato quel tempo della vita in cui si diventa ciò che poi si è, quegli anni in cui non si è del tutto bambini e non si è del tutto ragazzi, in cui tutte le esperienze e le emozioni lasciano un segno talmente forte, in cui ogni scoperta viene razionalizzata". Basta ascoltare. E non pensare che i bambini non abbiano un pensiero elaborato, "i grandi spesso parlano con loro a voce alta, scandiscono le parole - osserva l'autore - manca solo che usino il verbo all'infinito come fanno gli stranieri... Io ho cercato di ascoltarli e di raccontare proprio come ogni cosa, in quel tempo della vita, venga vissuta, metabolizzata, macinata, interpretata". Nel film i bambini sono colti nell'ambiente in cui vivono, si intravedono le loro case, le loro camere, pareti rosa libri pelouche poster zainetti colorati palloni da calcio, anche però le carrette del mare ammassate nei porti in cui i piccoli e i grandi sono sbarcati dopo fughe dolorose. Cosa serve nella vita per essere felici? "Sognare". Hai sentito parlare della crisi? "Sì, bisognerebbe fare un po' una rivolta". Cosa pensi del musulmani? "Niente. Sono come noi. Siamo tutti uguali, tanto". Che cos'è che i bambini sanno più dei grandi? "Inventare le cose". Sono, queste, alcune delle domande poste da Veltroni ai bambini del documentario, e le loro risposte. "Abbiamo fatto lunghe conversazioni, li ho interrogati ad esempio anche sulla crisi, ho percepito un senso anche un po' cupo del tempo in cui viviamo. Però, alla fine del film, si esce con un senso di grande speranza". Ma i bambini l'hanno visto? "Abbiamo fatto una proiezione in una scuola media, alla fine un'ora di dibattito, lì una bambina mi ha detto 'ci porterò i miei genitori, così mi capiranno meglio', che è poi la frase che abbiamo scelto per il poster del film. È stato il complimento più bello. Con ciascuno di loro - continua l'autore - ho stabilito un rapporto di affetto, amplificato dal fatto che negli ultimi mesi ho vissuto con le loro immagini, frasi, parole. Se ce n'è uno che mi ha colpito più di altri? Ce ne sono tanti. Penso al senso di allegria, di gioia che trasmettono due gemelline, una down e l'altra no". Meno allegria, forse, al pensiero che forse non tutto andrà come questi straordinari bambini, con grande tenerezza, immaginano. "Un regista amico mi ha detto 'bisognerebbe tornare da loro fra dieci anni', non è detto che non si possa fare, è un po' l'idea che sta dietro a Boyhood e, prima ancora, a quel bellissimo progetto che partì dalla Bbc alla metà degli anni Sessanta, si chiamava Seven Up, le interviste a un gruppo di ragazzini, poi ritrovati di sette anni in sette anni per vedere i cambiamenti. Certo, il futuro magari non sarà bello come loro immaginano - conclude Veltroni - ma io voglio continuare a credere e sperare che, alla fine, la vita riservi loro le bellezze che sono state riservate a ciascuno di noi". I bambini sanno Regista: Walter Veltroni Musica composta da: Danilo Rea Sceneggiatura: Walter Veltroni Montatore: Gabriele Gallo Nomine: David di Donatello per il miglior documentario di lungometraggio Anno: 2015 Durata: 113 minuti Biografia di Walter Veltroni Walter Veltroni nasce a Roma il 3 luglio 1955. Ha solo un anno quando perde il padre Vittorio, giornalista radio e tv della Rai degli anni cinquanta. Seguendo le orme della carriera del padre, dopo gli studi superiori diviene giornalista professionista. La carriera politica di Walter inizia quando si iscrive alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Nel 1976 viene eletto consigliere al comune di Roma, mantenendo la carica per cinque anni. Viene eletto al Parlamento per la prima volta nel 1987. L'anno seguente entra nel comitato centrale del Pci (Partito Comunista Italiano): sarà uno dei principali sostenitori della svolta voluta dal segretario Achille Occhetto, che porterà alla nascita del Pds, Partito Democratico della Sinistra. Nel 1992 gli viene chiesto di dirigere "L'Unità", storico quotidiano della sinistra italiana divenuto poi organo ufficiale del Pds (poi Ds, Democratici di Sinistra). Romano Prodi nel 1996 chiama Veltroni a condividere la leadership de "l'Ulivo", coalizione del Centrosinistra in quell'anno vincitrice delle elezioni politiche: Veltroni diventa vicepresidente del Consiglio e Ministro dei Beni Culturali e ambientali, con l'incarico per lo spettacolo e lo sport. Dopo la caduta del governo Prodi del 1998, torna a concentrarsi sull'attività di partito che da poco lo ha eletto Segretario nazionale. Durante la sua segreteria il Pds subisce la trasformazione in Ds. Nel 2001 il suo nome viene scelto dal centrosinistra come candidato a sindaco di Roma in risposta ad Antonio Tajani, candidato di Forza Italia. Veltroni viene eletto sindaco con il 53% dei voti. Alle successive elezioni amministrative di Roma (alla fine di maggio 2006) è riconfermato sindaco della capitale con il 61,45%: si tratta del più ampio risultato elettorale di sempre per il comune di Roma. A seguito di una serie di confronti tra le anime del nascente PD, viene individuato proprio in Walter Veltroni il candidato designato alla guida del nuovo partito. Rassegnate le dimissioni da sindaco di Roma, il PD corre da solo alle elezioni politiche del 13-14 aprile 2008. La vittoria andrà al centro-destra. Nel febbraio del 2009, a seguito della pesante sconfitta del PD nelle elezioni regionali in Sardegna, Veltroni si dimette dalla segreteria del partito. Gli succederà Dario Franceschini. Nel 2014 gira il film-documentario "Quando c'era Berlinguer". Nel 2015 esce il suo secondo filmdocumentario "I bambini sanno", in cui racconta il nostro tempo attraverso le voci di trentanove bambini, interrogandoli sulla vita, l'amore, le loro passioni, il rapporto con Dio, sulla crisi, la famiglia e sull'omosessualità. Nello stesso anno scrive il romanzo "Ciao" (Rizzoli) in cui dialoga idealmente con il padre (scomparso prematuramente nel 1956): dal dolore per la lunga assenza scaturisce un ritratto vivido e appassionato. IL FILM I bambini sanno è un documentario che si propone di mostrare in presa diretta l’opinione di un ampio gruppo di bambini su alcuni grandi temi. Parlano 39 bambini fra gli 8 e i 13 anni (Veltroni ne ha incontrati più di trecento), "di tutti i ceti sociali, di moltissime regioni italiane, di diverse identità culturali e religiose, raccontano soprattutto quel tempo della vita, il rapporto con la famiglia, con l'amore, con la speranza, anche con Dio". Questa è la testimonianza di Veltroni sul significato del lungometraggio: "Ho cercato di raccontare, attraverso le voci di trentanove bambini, il nostro tempo. Li ho interrogati sulla vita, l'amore, le loro passioni, il rapporto con Dio, sulla crisi, la famiglia e sull'omosessualità. I bambini non sono delle strane creature alla quali rivolgersi con quel tono fintamente comprensivo che gli adulti usano per comunicare con loro. I bambini hanno un loro mondo, un loro punto di vista, una loro meravigliosa sincerità”. I bambini sanno si apre con queste parole: "I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegare loro tutto ogni volta". Sono parole tratte da "Il piccolo principe" di Saint-Exupéry. “Saint Exupéry sapeva la verità sulla vita e conosceva le vie, segrete e tenui, per parlare al cuore, alla fantasia, al cervello dei bambini”, ha spiegato Walter Veltroni. “Negli anni sessanta, camminando per le strade del nostro paese, si poteva trovare un bambino, da zero ai quattordici anni ogni quattro abitanti. Oggi ce n’è uno ogni otto, la metà. Un paese in cui spariscono i bambini è un paese senza fiducia, senza voglia di futuro, più conservatore. È anche un paese con meno fantasia. E con meno poesia. Con meno gioco, con meno ottimismo”. Alcuni hanno criticato l’opera di Veltroni in quanto il documentario sarebbe strutturato a tesi, modello Michael Moore: selezionare dal materiale girato ciò che serve per avvalorare il proprio spunto di fondo. Sull’inserto domenicale del Sole24ore Emiliano Morreale, capo della Cineteca Nazionale di Roma, ha scritto: “In questo film c’è uno sguardo sull’infanzia che unisce la superficialità giornalistica, il ricatto del patetico e le ambizioni della poesia (…) davanti a domande del tipo ‘Dio come te lo immagini?’ i bambini non possono che assecondare la retorica o dire imbarazzate banalità”. Lo stesso Veltroni in un’intervista rilasciata a L’Espresso ha spiegato: “I bambini hanno una percezione più profonda della nostra. È la vita allo stadio primario quando il mondo è squadernato ed è una possibilità. È la vita che ha ancora il tempo di una meravigliosa cavalcata. Il mio film ha un messaggio civile più che politico. Non sciupateli. Accompagnateli. Credono fermamente che persone di diverse religioni siano uguali. Che persone dello stesso sesso possano convivere. Che non ci debbano mai essere discriminazioni”.