Biotecnologie in Italia 2007

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Biotecnologie in Italia 2007
associati
FARMINDUSTRIA
Biotecnologie in Italia 2007
Analisi strategica e finanziaria
Rapporto Blossom Associati - Assobiotec
Sintesi
Con la collaborazione di:
CrESIT - Università dell'Insubria di Varese
Dipartimento di Ricerche Aziendali R. Argenziano - Università di Pavia
FARMINDUSTRIA
Dipartimento di Ricerche Aziendali
R. Argenziano dell’Università di Pavia
Si ringrazia l’Istituto Commercio Estero per il supporto nella diffusione internazionale del presente Rapporto
Questa edizione è stata chiusa il 15 gennaio 2007.
Stampa prodotta in 2.000 copie nella versione italiana e 2.500 copie nella versione inglese.
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Rapporto Blossom Associati – Assobiotec 2007
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Biotecnologie in Italia 2007
Analisi strategica e finanziaria
Rapporto Blossom Associati - Assobiotec
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Blossom Associati
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Creare valore sostenibile
I fattori più importanti per prendere le migliori decisioni sono la conoscenza dei mercati,
le competenze tecnologiche e regolatorie integrate con accurate previsioni e valutazioni
economico finanziarie. In Blossom Associati da anni investiamo in know how e
professionalità per fornire le migliori e più accurate valutazioni a livello internazionale
finalizzate alla massimizzazione del valore di prodotti e asset farmaceutici e
biotecnologici.
Cari amici e clienti,
siamo giunti all’edizione 2007 del Rapporto sulle biotecnologie in Italia. Ancora una volta le biotecnologie
italiane mostrano di rispondere alla sfida globale dell’economia della conoscenza con la creazione di prodotti
innovativi finalizzati al miglioramento della salute, ma più in generale della qualità della vita. Il comparto delle
biotecnologie italiane a fine 2006 risulta essere composto da 222 imprese, di cui 87 a partire dal 2000; forte
predominanza di aziende dedicate alla cura della salute (73%); prevalenza in termini di numerosità di piccole
imprese (76%); oltre 14.000 addetti considerando l’intero campione di imprese accreditate (con esclusione delle
“Pharma Biotech”), di cui circa 4.900 impegnati in attività di R&S; oltre 4.000 milioni di euro di fatturato derivato
dalla vendita di prodotti e tecnologie biotecnologiche innovative con performance di assoluto interesse
dimostrate in special modo dalle piccole imprese con saggi di crescita che si attestano intorno al +24,2% nel 2005;
quasi 1.300 milioni di euro investiti dalle imprese in attività di ricerca e sviluppo di prodotti e tecnologie
innovative; patrimonializzazione complessiva che supera i 2.000 milioni di euro e una posizione debitoria netta di
2.783 milioni. Questi in sintesi i key data del biotech italiano, che pongono il nostro paese ai vertici nello
scacchiere internazionale, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, con una pipeline che consente di
guardare al futuro in termini ottimistici.
Occorre però che le imprese, gli investitori e le istituzioni dimostrino una maggiore apertura nei confronti della
competizione internazionale. Ci aspettiamo quindi nel corso del 2007 un’accelerazione sull’adozione del concetto
di innovazione che non può e non deve essere legato in via esclusiva ai prodotti e alle tecnologie, ma deve aprirsi
con sempre maggiore incisività allo sviluppo di sistemi di management innovativi in grado di massimizzare il
valore dei prodotti e di gestire sistemi di co-esperienza improntati allo sviluppo di nuove idee e di nuovo capitale
intellettuale.
Perché è così importante creare valore sostenibile e definire meccanismi di governance finalizzati alla creazione
del valore? In primo luogo perché solo la creazione di valore sostenibile garantisce le prospettive future di
sviluppo delle aziende e dei sistemi. In secondo luogo solo perché una classe manageriale capace di comprendere
il reale valore delle tecnologie è in grado di massimizzare il valore dell’impresa. Per ultimo, la creazione di valore
per l’impresa e la valutazione oggettiva delle tecnologie attraggono capitali e risorse e sono il vero misuratore
per determinare quanto bene si stia lavorando. L’esperienza internazionale dimostra che l’attrattività di questo
settore si deve fondare sullo sviluppo di network composti da imprese, investitori e istituzioni, dove il concetto
territoriale di nazione non fa più riferimento alla presenza fisica dell’insieme di fattori tradizionali che
determinano lo sviluppo di un’impresa. La sfida del nuovo millennio si basa sulla capacità manageriale di creare
sistemi integrati e nodi di attrazione in grado di gestire mezzi finanziari e capitale intellettuale nell’ambito di
catene del valore sempre più estese e articolate che coinvolgono soggetti diversi parimenti critici verso un
obiettivo comune, ovvero la creazione di valore attraverso lo sviluppo di prodotti e tecnologie innovative che
garantiscano un reale miglioramento della qualità della vita. Questa presa d’atto pone le basi per la nuova
competizione delle biotecnologie italiane nel mercato globale.
Vi rimandiamo quindi alla prossima edizione del Rapporto, prevista per il 2008, dove andremo a valutare come le
imprese, gli investitori e le istituzioni italiane si sono attrezzate per meglio rispondere alla sfida dell’economia
della conoscenza.
Stefano Milani
Amministratore Delegato Blossom Associati
Blossom Associati 2007
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Una crescita inarrestabile per il biotech
italiano
Il treno del biotech italiano è partito nel 2000 e ogni anno che passa assume sempre
maggiore velocità. Supera ostacoli che all’apparenza sembrerebbero invalicabili e si
colloca testa a testa con i maggiori paesi europei.
Non conosce freni la crescita del settore delle biotecnologie in Italia. I dati messi in luce dal Rapporto Blossom
Associati 2007 sono per molti aspetti entusiasmanti: 222 imprese, oltre 4 miliardi di euro di fatturato, 1.2 miliardi
di investimenti in Ricerca e Sviluppo. E ancora: più di 14.000 addetti, di cui quasi un terzo impiegati in R&S. Una
pipeline con oltre 40 prodotti in fase di avanzato sviluppo clinico, di cui ben 7 già in fase 3.
Il treno del biotech italiano è partito nel 2000 e ogni anno che passa assume sempre maggiore velocità. Supera
ostacoli che all’apparenza sembrerebbero invalicabili e si colloca testa a testa con i maggiori paesi europei.
A condurlo è un sistema fatto di imprese, parchi scientifici e ricercatori che si caratterizza per elevate dosi di
dinamismo e di innovazione, nonostante sia ancora costretto a fare i conti con numerosi punti critici che
soffocano le enormi potenzialità di crescita del settore nel nostro paese. In primis, la difficoltà nel reperire
sufficienti risorse. Il settore si finanzia con incentivi pubblici piuttosto limitati, con capitale di rischio, non ancora
sufficientemente presente nel biotech, e in assenza totale della Borsa. Finora le azioni delle quattro aziende
italiane quotate sono state collocate su piazze finanziarie estere.
Il ruolo dell’investimento in capitale di rischio in un moderno sistema finanziario risulta determinante sotto
numerosi profili. La possibilità di far ricorso a operatori specializzati nel sostegno finanziario finalizzato alla
creazione di valore consente alle imprese di poter reperire capitale che può essere utilizzato nelle fasi di avvio
dell’impresa (start up), piuttosto che per piani di crescita, nuove strategie, acquisizioni aziendali e altri processi
critici del loro ciclo di vita, come lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove tecnologie, o ancora per il rafforzamento
della struttura finanziaria di una società. È soprattutto all’interno di questo mutato quadro strutturale che si
inserisce il duplice ruolo dell’investitore istituzionale in capitale di rischio, il cui supporto non si esaurisce nella
mera fornitura di capitale, ma si quantifica anche nella disponibilità di know-how manageriale che l’investitore
mette a disposizione dell’impresa per il raggiungimento dei suoi obiettivi. Questo si traduce nella possibilità di
supporto alla crescita esterna attraverso contatti internazionali, collaborazioni con aziende partecipate nello
stesso o in altri settori, vicinanza a centri di ricerca universitari e privati, con possibilità di accesso notevolmente
più elevate.
La mancanza di questi fattori in Italia è stata la causa dell’entrata in ritardo del nostro paese nel mercato delle
biotecnologie. Siamo riusciti però a colmare il gap grazie all’elevata qualità della ricerca, e nonostante la scarsa
capacità di attivare canali tra accademia e il mondo dell’industria e il lungo tempo impiegato dal potere politico
nazionale per assegnare un ruolo di importanza strategica alla ricerca biotecnologia e alle risorse specifiche da
investire in venture capital. Oggi – come emerge chiaramente dal Rapporto 2007 – il settore delle biotecnologie è
una realtà sempre più affermata e mostra una capacità attrattiva in continua crescita.
Occorre adesso incentivare nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, oltre che lo sviluppo di nuove
forme di finanziamento che tengano conto delle caratteristiche del settore: elevati investimenti in Ricerca e
Sviluppo e una buona dose di rischio iniziale.
Infine, è necessario allineare il nostro paese alla legislazione europea con il riconoscimento della peculiarità della
“giovane impresa altamente innovativa”, a cui concedere supporti particolari attraverso politica fiscale e
contribuzione ridotta sul costo del lavoro.
Roberto Gradnik
Presidente Assobiotec
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Attrazione degli investimenti e prospettive di
sviluppo del settore Biotech
Il biotech, come gran parte dei comparti emergenti, è un “born global sector”, in cui non
esistono, a livello di sistema-paese, consolidate tradizioni di leadership industriale.
Di conseguenza la mappa planetaria delle location rilevanti ai fini del successo
competitivo è oggetto di continuo ridisegno. A livello di sistema paese la sfida è quella di
creare le condizioni affinché si possano intercettare flussi crescenti di investimenti.
La nostra analisi ha evidenziato come in Italia il comparto biotech manifesti una presenza significativa. Di fronte
a questi dati viene spontaneo chiedersi quali siano, in prospettiva le potenzialità di sviluppo del settore nel
nostro paese e da quali fattori dipendano.
Nel tentativo di dare una risposta, può essere utile cercare di delineare quali siano le caratteristiche che
connotano le dinamiche competitive in questo comparto. Due in modo particolare risultano a nostro avviso essere
i tratti maggiormente significativi.
Un prima caratteristica è rappresentata dagli stretti e intensi legami che questo settore presenta con altri settori
quali, per citare i più significativi, quello farmaceutico e chimico. Ciò è dovuto al fatto che il biotech non
costituisce un settore a sé stante, quanto piuttosto un aggregato (indicato in letteratura con il termine di
“metamercato” o “metasettore”) emergente da una pluralità di altri comparti cui parzialmente continua a
sovrapporsi. L’introduzione nel Rapporto 2007 della categoria delle “pharma biotech” (ossia di aziende
farmaceutiche che diversificano nel biotech e di società biotecnologiche di estrazione farmaceutica) riflette
proprio la necessità di confrontarsi con una crescente compenetrazione ed intersezione tra settori, con “aree
grigie” che presentano una rilevanza tale da non potere essere trascurata.
Una seconda caratteristica del settore biotecnologico è individuabile nel suo connotato “globale”: il biotech,
come gran parte dei comparti emergenti, è un “born global sector”, in cui non esistono, a livello di sistemapaese, consolidate tradizioni di leadership industriale. Inoltre, la rilevanza, in precedenza descritta, dei legami
con settori differenti, che in genere si sono sviluppati e radicati in luoghi diversi del mondo, determina la
tendenza del biotech a svilupparsi in una pluralità di contesti territoriali.
Dalle caratteristiche sinteticamente evidenziate possiamo trarre alcuni spunti di riflessione, utili – riteniamo - nel
dibattito corrente circa le potenzialità di sviluppo di questo settore.
Il biotech, come tutti i comparti emergenti, non presenta ancora gerarchie definitive a livello di sistema paese.
La rilevanza che oggi il comparto assume nei diversi paesi è un fenomeno che può essere soggetto a rapidi e
significativi cambiamenti. La globalizzazione e l’intensificarsi del progresso tecnologico portano difatti con sè una
veloce “decadenza” delle fonti del vantaggio competitivo: ciò non vale solo per le imprese, ma interessa anche le
aree territoriali. Di conseguenza la mappa planetaria delle location rilevanti ai fini del successo competitivo è
oggetto di continuo ridisegno, dal momento che nuovi punti tendono ad aggiungersi, sostituendone altri.
Ciò deriva del fatto che il continuo evolvere dei fattori competitivi porta le imprese a riprogettare continuamente
la propria catena del valore, sostituendo location non più in grado di generare differenziale competitivo con
altre in grado di rinnovare la propria capacità concorrenziale.
Va segnalato come per fonti di vantaggio competitivo non facciamo esclusivo riferimento ai vantaggi fondati su
ragioni di costo, ma, anche e soprattutto, a fattori competitivi di tipo immateriale.
Tra questi un ruolo rilevante giocano le competenze e conoscenze, che, in modo particolare nei settori high-tech,
rappresentano fondamentali driver di localizzazione di attività, come dimostra il successo e lo sviluppo di
numerosi cluster biotecnologici. Ma anche le condizioni ambientali di contesto, quello che potremmo definire
come la “cornice istituzionale” di ciascun paese, esplicano un ruolo significativo nell’orientare le decisioni di
localizzazione delle imprese: fattori quali la facilità nei rapporti con le istituzioni, la certezza normativa sul lungo
termine, la legislazione del lavoro possono contribuire ad attrarre gli investimenti.
Di conseguenza le scelte localizzative delle imprese tendono a modificarsi in funzione di quanto le specifiche aree
territoriali possono dare in termini di infrastrutture, risorse e di competenze, risultando sempre meno definitive:
le imprese manifestano quindi una attitudine crescente alla mobilità, essendo disponibili a spostarsi, non appena
percepiscono che da questi spostamenti possono trarre vantaggi. Il recente annuncio di Novartis dell’apertura di
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un centro di ricerca in Cina, a Shanghai (“The Economist”, November 11th 2006) è solo l’ultimo esempio, in
ordine di tempo, di questo intenso ed incessante processo di evoluzione delle dinamiche localizzative delle
imprese.
A livello di sistema paese la sfida è quella di essere in grado di intercettare flussi crescenti di investimenti e, al
contempo, evitare fenomeni di deflusso. In altri termini, ogni paese deve creare le condizioni affinché, da un lato,
sempre più imprese lo scelgano come location per le proprie attività ed investimenti e, al contempo, le imprese
già insediate non modifichino le scelte di localizzazione compiute. Ciò, ad evidenza, interessa sia le imprese
domestiche che quelle a capitale estero.
Per il biotech italiano tutto ciò può essere letto sotto il duplice profilo dell’opportunità e della minaccia.
L’analisi dei dati ha evidenziato come la consistenza del comparto biotech in Italia sia strettamente legata al
settore farmaceutico che in Italia manifesta una presenza consolidata e un mercato di assoluta rilevanza.
Questa presenza, se opportunamente valorizzata, può fare da volano per lo sviluppo del settore.
Conferme in tal senso si hanno dalle numerose aziende che abbiamo censito come “pharma biotech”, ossia da
aziende biotech il cui business model si fonda su stretti legami con case farmaceutiche, e dalle start up che sono
sorte in prossimità di grandi aziende pharma.
D’altro canto, il rischio è che, con il tempo, in uno scenario di intensa competizione tra imprese e sistemi-paese,
possano attenuarsi o venire a mancare i motivi alla base delle scelte di localizzazione in Italia. Questo vale sia per
le multinazionali che per le imprese italiane.
Con riferimento alle prime, abbiamo già segnalato, come la percentuale di investimenti da queste compiuti in
Italia (il 6% dei propri investimenti globali) sia inferiore rispetto al fatturato realizzato sul mercato italiano (l’8%
del fatturato consolidato). Dall’interpretazione di questi dati sembrerebbe trasparire che le multinazionali
vedano il nostro paese più come un mercato di sbocco che non come un luogo ove svolgere attività di ricerca e
sviluppo Se questa interpretazione venisse confermata, il pericolo per l’Italia sarebbe quello di subire una
progressiva delocalizzazione di attività ad alto valore aggiunto (produzione e R&S) e di vedere la presenza estera
limitata a filiali commerciali con funzioni di presidio del mercato.
Per le nostre imprese, il rischio è quello di trovare sempre più oneroso e meno competitivo l’investimento in
Italia. Al riguardo, i fattori che possono influenzare negativamente la sostenibilità delle scelte di localizzazione di
attività in Italia toccano piani diversi: fiscale, normativo, istituzionale, finanziario, solo per citarne alcuni.
Questo insieme di elementi, qualora non si intervenisse nella direzione di una loro correzione, potrebbe portare a
scelte di delocalizzazione di attività oggi svolte in Italia o a compromettere la nascita o lo sviluppo di nuove
iniziative imprenditoriali sul suolo italiano.
Quali prospettive dunque per il biotech in Italia? La nostra analisi ha evidenziato come oggi in Italia esistano i
presupposti sotto il profilo sia scientifico che industriale per uno sviluppo del comparto. Ovviamente queste
condizioni vanno sostenute da scelte di politica industriale che vadano a definire una cornice normativa ed
istituzionale effettivamente favorevole ed incentivante, nello specifico, nei confronti della brevettabilità di
tecnologie e sostanze e, più in generale, del “fare impresa” in Italia. Con ciò facciamo riferimento ai problemi e
alle difficoltà di natura normativa e fiscale che impediscono alle imprese di muoversi con celerità e di presentarsi
in posizione di vantaggio sui mercati internazionali sia del lavoro sia delle tecnologie sia dei capitali.
Alberto Onetti
Direttore CrESIT e Professore dell’Università dell’Insubria di Varese
Blossom Associati 2007
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Benvenuti all’edizione 2007 del Rapporto
Blossom Associati - Assobiotec
Il nostro metodo si basa essenzialmente sull’applicazione di un’unica definizione di
“Settore Biotecnologico” nell'ambito dell’intero studio.
A questo fine per determinare il campione di imprese biotecnologiche italiane
accreditate abbiamo adottato un criterio selettivo di analisi che prevede per ciascuna
impresa i seguenti prerequisiti:
• L’entità giuridica presa in esame deve essere un’azienda il cui fine è la creazione
di valore e la generazione di profitto (for profit).
• Le società analizzate svolgono sul territorio italiano attività di ricerca e sviluppo
(anche se non in via esclusiva o prevalente).
• Le attività di ricerca e sviluppo riguardano tecnologie e prodotti innovativi
basati su piattaforme di tipo biotecnologico.
Risultano quindi escluse aziende che svolgono attività di servizi produzione o di
commercializzazione di prodotti biotecnologici.
L’analisi della struttura del settore biotecnologico per la cura della salute (Red
Biotech) ha visto un ampliamento del raggio di analisi per meglio comprendere il
reale peso del comparto nell’economia nazionale. Si è deciso, in accordo con
Assobiotec e Farmindustria, di introdurre una classificazione degli operatori sulla
base dell’analisi dei modelli di business adottati:
• Born Biotech: aziende il cui business è orientato prevalentemente all’attività di
Ricerca e Sviluppo con particolare rilevanza verso i prodotti o le tecnologie
biotecnologiche ovvero la quota degli investimenti su piattaforme o tecnologie
biotecnologiche (InvB) rispetto al totale degli investimenti (Inv) supera il 70%
(InvB/Inv>70%);
• Pharma Biotech: case farmaceutiche o società biotecnologiche di forte
derivazione farmaceutica (aziende nate come spin-off di case farmaceutiche).
Nello specifico si tratta di imprese che:
• nel primo caso “Pharma Oriented” si tratta di case farmaceutiche che stanno
avviando processi di diversificazione nel settore biotecnologico introducendo in
Italia una specifica attività di Ricerca e Sviluppo in ambito biotecnologico
(terapeutico);
• nel secondo caso “Biotech Oriented” si tratta di società biotecnologiche di forte
derivazione farmaceutica il cui core business è legato alle attività di Ricerca e
Sviluppo in ambito biotecnologico ma con consolidati modelli di business basati
sui forti legami con le case farmaceutiche tradizionali, da cui in larga parte
derivano.
Blossom Associati 2007
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Composizione del gruppo di ricerca
Il processo di accreditamento delle imprese è stato realizzato da un Comitato
scientifico coordinato da Stefano Milani (Amministratore Delegato di Blossom
Associati), da Alberto Onetti (Direttore del Centro di Ricerca in Economia Sanità
Innovazione e Territorio - CrESIT dell’Università dell’Insubria) e da Leonardo Vingiani
(Direttore Generale Assobiotec).
La raccolta e la rielaborazione delle informazioni economiche, finanziarie e
societarie del Rapporto sono state realizzate da Blossom Associati e dal Centro di
Ricerca in Economia Sanità Innovazione e Territorio (CrESIT) dell’Università
dell’Insubria di Varese. Il gruppo di ricerca è stato coordinato da Stefano Milani e
Alberto Onetti ed è composto da Alessia Pisoni, Maria Alessandra De Luca, Luca
Martignoni, Marco Talaia, Alessia Pellizzari, Elisa Albrigi e Federica Bottazzi.
Hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto Biotecnologie in Italia 2007
GRUPPO DI RICERCA
Stefano Milani
Alberto Onetti
Antonella Zucchella
Sabine Urban
Alessia Pisoni
Luca Martignoni
Federica Bottazzi
Paolo Galfetti
Pierfrancesco Maschio
Maria Alessandra De Luca
Alessia Pellizzari
Marco Talaia
Elisa Albrigi
ASSOBIOTEC
Roberto Gradnik
Alessandro Sidoli
Marco Renoldi
Marina Del Bue
Maria Luisa Nolli
Mario Bonaccorso
Sara Gamberini
Leonardo Vingiani
Blossom Associati 2007
FARMINDUSTRIA
Sergio Dompé
Massimo Di Martino
Maria Grazia Chimenti
Carlo Riccini
Massimo Boriero
Annamaria Coscarella
Alessandro Noseda
Paolo Grillo
PARCHI SCIENTIFICI
Marco Baccanti
Germano Carganico
Fabrizio Conicella
Gabriele Gatti
Valter Songini
ICE
Umberto Vattani
Gianluigi Liberati
Donatella Iaricci
IMS HEALTH
Bruno Sfogliarini
Roberta Ceci
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Indice
Biotecnologie in Italia al centro per lo sviluppo di una
collaborazione e competizione europea - Sintesi
Biotecnologie in Italia 2007
Posizionamento competitivo – Un quadro d’insieme del contesto nazionale
Focus Red Biotech
Andamento del fatturato e macro indicatori
Focus Red Biotech
Gli investimenti biotech in Ricerca e Sviluppo
Focus Red Biotech
Capitale umano e occupazione
Focus Red Biotech
La distribuzione geografica nazionale
Posizionamento competitivo regionale
Macro indicatori
Principali dati finanziari
Focus Red Biotech - schede distribuzione regionale
La morfologia del settore: struttura e caratteristiche delle imprese
biotech in italia
Profilo dimensionale
La struttura patrimoniale - Focus Red Biotech
Il finanziamento della ricerca: l’accesso al capitale di rischio
Spin off accademici
Spin off corporate e i legami con il comparto farmaceutico
Società Biotech incubate - Schede parchi scientifici tecnologici
Le imprese biotech: un quadro internazionale
Il ruolo delle big Pharma a sostegno del biotech in Italia
Le tendenze del mercato biotech mondiale, europeo e italiano
Il networking come fattore di competitività delle imprese:
il ruolo dell’ICE
Note Metodologiche
Ringraziamenti
Blossom Associati 2007
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Note metodologiche
Il nostro metodo si basa essenzialmente sull'applicazione di un’unica definizione di
“Settore Biotecnologico” nell'ambito dell'intero studio. Blossom Associati, in accordo
con il Centro di Ricerca in Economia Sanità Innovazione e Territorio (CrESIT)
dell’Università dell’Insubria, ha inteso adottare un'unica metodologia utile a
garantire una valida comparazione dei risultati in ambito nazionale e internazionale.
Analizzando infatti i principali studi nazionali e internazionali abbiamo rilevato che i
differenti metodi adottati portano troppo spesso ad analisi non comparabili tra loro
e talvolta fuorvianti in virtù degli obiettivi che le stesse si pongono. Proprio per
limitare al minimo le eventuali differenze rilevate abbiamo voluto studiare con
particolare attenzione tutte le principali metodologie adottate nell'ambito dei
diversi studi internazionali al fine di trarre il meglio da ciascuna metodologia.
Proprio grazie a questa opera di analisi e collaborazione Blossom Associati e il CrESIT
sono oggi il punto di riferimento nazionale e internazionale in grado di fornire e
presentare tutti i key data del comparto italiano sulla base di specifiche esigenze.
Infatti laddove si rilevi la necessità di modificare alcuni criteri di analisi, ampliare o
modificare gli obiettivi di analisi siamo in grado di riclassificare e rianalizzare i dati
fornendo tutti i key data del comparto nazionale, ma tenendo fede al principio di
fondo che vede alla base l’adozione di un’unica base dati certa e accreditata.
A questo fine per determinare il campione di imprese biotecnologiche italiane
accreditate abbiamo adottato un criterio selettivo di analisi che prevede per ciascuna
impresa l’adozione dei seguenti prerequisiti:
• l’entità giuridica presa in esame deve essere un’azienda il cui fine è la creazione
di valore e la generazione di profitto (for profit);
• le società analizzate svolgono sul territorio italiano attività di ricerca e sviluppo
(anche se non in via esclusiva o prevalente);
• le attività di ricerca e sviluppo riguardano tecnologie e prodotti innovativi
basati su piattaforme di tipo biotecnologico.
Risultano quindi escluse aziende che svolgono attività di servizi, produzione o di sola
commercializzazione di prodotti biotecnologici.
Il Rapporto 2007 presenta alcuni aspetti di novità rispetto al precedente.
Due aspetti meritano di essere segnalati in modo particolare.
L’analisi della struttura del settore biotecnologico per la cura della salute (Red
Biotech) ha visto un ampliamento dello spettro di analisi per meglio comprendere il
reale peso del comparto nell’economia nazionale. Si è deciso infatti di introdurre
una classificazione degli operatori sulla base dell’analisi dei modelli di business
adottati:
• Born Biotech: aziende il cui business è orientato prevalentemente
all’attività di ricerca e sviluppo con significativa rilevanza verso i prodotti o
le tecnologie biotecnologiche: la quota degli investimenti su piattaforme o
tecnologie biotecnologiche (InvB) rispetto al totale degli investimenti (Inv)
supera il 70% (InvB/Inv>70%);
• Pharma Biotech: case farmaceutiche che diversificano nel biotech o società
biotecnologiche di forte derivazione farmaceutica (aziende nate come spin
off di case farmaceutiche). Più in dettaglio si tratta di imprese che:
• nel primo caso (case farmaceutiche) stanno avviando processi di
diversificazione nell’ambito del settore biotecnologico introducendo in
Italia una specifica attività di ricerca e sviluppo in ambito biotecnologi
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co (terapeutico);
• nel secondo caso (società biotecnologiche di forte derivazione
farmaceutica) riguardano imprese il cui core business è legato alle
attività di ricerca e sviluppo in ambito biotecnologico ma che hanno
consolidato modelli di business basati sui forti legami con le case
farmaceutiche tradizionali da cui in larga parte derivano.
Per le aziende Pharma Biotech è stata prevista un’ulteriore segmentazione sulla base
del rapporto tra la quota degli investimenti su piattaforme o tecnologie
biotecnologiche (InvB) rispetto al totale degli investimenti (Inv) . Nel dettaglio se il
rapporto InvB/Inv è superiore al 40% degli investimenti si tratta di aziende “Biotech
oriented”, mentre se il rapporto InvB/Inv varia dal 5% al 40% si tratta di aziende
Pharma oriented.
Alcune considerazioni aggiuntive possono aiutare a qualificare la metodologia
applicata.
Parchi scientifici e incubatori. In questa edizione abbiamo introdotto una novità di
rilievo andando a selezionare alcuni parchi scientifici e tecnologici che sulla base di
un criterio selettivo e indipendente rispondono ai seguenti prerequisiti:
• forte propensione nel sostenere lo start up di imprese sia da un punto di vista
manageriale sia da un punto di vista di know-how tecnico scientifico e
regolatorio;
• forte propensione nel sostenere, gestire e promuovere a livello internazionale il
trasferimento tecnologico;
• forte propensione nel sostenere e promuovere a livello nazionale e
internazionale connessioni con big pharma, società biotecnologiche, società
di servizi professionali e manageriali, investitori, università, centri di
ricerca, ospedali e cliniche orientati alla ricerca e sperimentazione;
• presenza di strutture, tecnologie e di ricercatori e personale altamente
qualificato.
Università. Sono state analizzati e identificati i principali atenei con una forte
propensione alla valorizzazione del proprio know-how che negli anni sono stati in
grado di sostenere e realizzare con successo lo spin-off di almeno una o più aziende
biotecnologiche rispondenti ai requisiti di cui sopra e che partecipano al capitale
delle stesse.
Ricerca clinica. Ai fini dell’individuazione dei centri e delle strutture di ricerca, si è
preso atto dei dati e delle informazioni predisposte dall’Aifa. Va sottolineato
comunque che la pipeline predisposta nel Rapporto 2007 tiene conto sia della
sperimentazione effettuata presso ospedali e cliniche nazionali, sia della
sperimentazione su progetti e prodotti biotecnologici la cui attività di Ricerca e
Sviluppo è stata svolta in Italia, ma la cui sperimentazione è stata sviluppata al di
fuori del contesto nazionale.
Aziende di servizi. Non abbiamo considerato le imprese e gli studi professionali, le
software house e in generale tutte le aziende che erogano consulenza o prestano
attività di servizio a supporto delle aziende e biotech.
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Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
L’utilizzo della presente metodologia non consente di valorizzare l'intero indotto
derivante dal settore, che, come è facilmente intuibile, è estremamente più esteso
rispetto al sistema propriamente biotecnologico.
Dati e criteri di segmentazione dimensionale
La selezione delle imprese fa riferimento all’anno 2006. I dati riportati fanno
riferimento all’anno indicato nelle relative tabelle.
Per la classificazione dimensionale delle imprese si è fatto riferimento alla
definizione comunitaria di impresa, entrata in vigore il 1° gennaio 2005 ed
introdotta dalla raccomandazione 361 del 2003, che sostituisce la 96/280/CE con un
testo aggiornato. Al riguardo, è considerata:
• piccola impresa, un’impresa che occupa meno di 50 dipendenti ed ha un
fatturato oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di
euro (si considera il dato più favorevole);
• media impresa, un’impresa che occupa meno di 250 dipendenti e ha un
fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure ha un totale di
bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro;
• grande impresa, un’impresa che occupa più di 250 dipendenti; e ha un fatturato
annuo superiore a 50 milioni di euro, oppure ha un totale di bilancio annuo
superiore a 43 milioni di euro (si considera il dato meno favorevole).
Gli ambiti di ricerca: criteri di segmentazione
Le aziende analizzate nel presente report sono state classificate per aree:
• Cura della Salute (red biotech) per la produzione di prodotti diagnostici,
terapeutici attraverso l'adozione di tecnologie quali ad es. genomica, proteomica, biotrasformazione, enzimologia e biocatalisi, DNA ricombinante.
• Industria e Ambiente (grey o white biotech) per la produzione industriale di
vitamine, aminoacidi, enzimi, etc. oltre che per lo smaltimento dei rifiuti, la
depurazione delle acque contaminate e l'identificazione di sostanze
tossiche presenti nel terreno, nell'aria e nelle acque.
• Agricoltura (green biotech), veterinaria e zootecnia.
• Bioinformatica, aziende con un rilevante orientamento verso allo sviluppo di
piattaforme informatiche biotecnologiche.
La presente ricerca, come già accennato, non intende rilevare le aziende che si
occupano di servizi, consulenza finanziaria legale regolatoria e
produzioni di biomedicali in senso generico.
Blossom Associati 2007
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Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Il processo di accreditamento delle imprese
biotecnologiche
Per garantire la maggiore esaustività possibile dell'analisi e conseguentemente
essere in grado di includere il maggior numero di aziende possibili che
rispondono ai requisiti sopra espressi, è stata svolta una estesa e approfondita analisi
su tutto il territorio nazionale, adottando l’approccio di seguito descritto.
a) Identificazione delle aziende. L'identificazione di un primo insieme di
aziende rispondenti ai requisiti minimi si è basata su un’approfondita
analisi svolta azienda per azienda acquisendo informazioni direttamente
dalle imprese, nell'ambito di banche dati ufficiali nazionali/regionali, siti
web di ministeri, enti, università, incubatori, parchi scientifici, aziende etc.
La ricerca è stata successivamente finalizzata attraverso l’analisi delle
visure camerali e dei documenti di bilancio. Per finire si è utilizzato una
verifica finale attraverso contatti diretti.
b) Selezione delle aziende. La selezione delle aziende è certamente la fase
più complessa in quanto richiede particolare attenzione nella valutazione
della rispondenza ai requisiti metodologici espressi. La selezione delle
aziende è stata realizzata attraverso una prima fase di raccolta delle
informazioni rilevabili dai bilanci delle singole aziende, acquisizione di
ulteriori informazioni relative alle singole realtà tramite questionari
qualitativi e inserimento delle informazioni essenziali all'interno di un
database predisposto da Blossom Associati e dal CrESIT. Ciascuna azienda
è stata successivamente analizzata, per una prima valutazione di
inserimento o esclusione, sulla base della rispondenza ai requisiti definiti
da un Comitato scientifico composto da rappresentanti di Blossom
Associati, Assobiotec e CrESIT. Al fine di garantire la totale indipendenza
e professionalità nel lavoro di ricerca, la selezione finale per
l'approvazione definitiva rimane comunque in capo a Blossom Associati e
CrESIT che, sulla base di tutte le informazioni recepite, attesta
l'appartenenza o meno di ciascuna azienda al settore.
c) Raccolta dati. La raccolta dati di bilancio è stata predisposta dal CrESIT
sulla base delle indicazioni concordate con Blossom Associati. La raccolta
dati è stata realizzata attraverso l’acquisizione dei bilanci e delle visure
camerali delle aziende selezionate e di tutti i principali documenti relativi
al settore, in linea con le metodologie di analisi predisposte. Le evidenze
numeriche riportate nel Rapporto derivano da una rielaborazione
effettuata dal CrESIT e da Blossom Associati su dati e informazioni
provenienti dalle seguenti fonti:
• Bilanci e Note integrative depositati in Camera di Commercio, relativi agli
anni 2005, 2004, 2003 e 2002;
• Visure camerali (sia ordinarie sia dell’assetto della compagine sociale)
effettuate nel periodo novembre 2006- dicembre 2006.
L’invio e la raccolta delle informazioni qualitative, comunicate dalle società
attraverso un questionario specificatamente predisposto, è stata gestita da Blossom
Associati, Assobiotec e Farmindustria. Le aziende hanno risposto in modo completo
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Blossom Associati 2007
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
ed esaustivo al questionario inviato con un tasso di risposta che supera abbondantemente il 10% ottenuto dalle migliori surveys internazionali (Harzing, 1997).
Nel dettaglio si rileva che per le aziende di grandi dimensioni il tasso si attesta al
77%, per le medie intorno al 52%, per le piccole di derivazione farmaceutica
intorno al 78%, per le piccole di derivazione biotecnologica (estremamente
parcellizzate sul territorio) intorno al 39%. Le White Biotech Companies hanno
risposto per il 39%, le Green Biotech Companies per il 35% e le aziende
bioinformatiche per il 45%. Nella media possiamo rilevare che il 90% delle aziende
con maggior rilevanza sul settore ha risposto con un tasso medio pari al 73%.
Il processo di raccolta di tutte le informazioni è stato
ultimato in data 15 gennaio 2007
L'applicazione rigorosa della metodologia predisposta, unitamente all'indipendenza
e professionalità di Blossom Associati e CrESIT nella valutazione dei singoli casi, ha
portato all'esclusione di molte aziende, entità o attori che risultano invece incluse in
numerosi studi e data base. Ovviamente, vista la rilevanza del lavoro non possiamo
escludere a priori che possano esserci state esclusioni di aziende o parchi che
viceversa potrebbero rientrate nel campione.
Si invitano tutte le imprese e i parchi che ritengono di soddisfare i requisiti indicati a
fornire tutte le informazioni per la prossima edizione 2008 richiedendo a Blossom
Associati la scheda di analisi qualitativa.
Le aziende, che viceversa non ritenessero di soddisfare i requisiti definiti nella
presente metodologia ma che verificassero di essere state incluse tra le imprese
accreditate, possono richiedere la cancellazione dall’elenco trasmettendo
l’informazione e la motivazione a Blossom Associati.
Blossom Associati 2007
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Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
Ringraziamenti
Blossom Associati e Assobiotec hanno consolidato con gli anni un rapporto di
collaborazione che si fonda sull’obiettivo comune di fornire su basi scientifiche
una visibilità internazionale alle biotecnologie italiane. Nel 2005, con il fine di
analizzare le motivazioni che erano all’origine della scarsità di investimenti nel
settore delle biotecnologie in Italia, e mettere in luce gli elementi distintivi dei
rapporti tra il settore delle bioscienze italiane e il venture capital internazionale,
è stata realizzata un’indagine dal titolo “Il mercato del biotech italiano: quale
interesse per gli investitori istituzionali”, presentata presso la Borsa di Milano con
la partecipazione, tra gli altri, del Ministro della Salute e dell’amministratore
delegato di Borsa Italiana S.p.A.
Il dato rilevante che ne è emerso è che il 53% del private equity internazionale
non conosceva il mercato biotecnologico italiano e le relative opportunità di
investimento. Da ciò è derivata l’esigenza di una maggiore integrazione delle
imprese italiane con il mercato del biotech in generale e del private equity
internazionale in particolare, che ha condotto Blossom Associati e Assobiotec, con
il coinvolgimento dell’Università dell’Insubria di Varese e dell’Università di Pavia,
ad avviare uno studio di carattere strategico finanziario del comparto
biotecnologico italiano allo scopo di definire il sistema italiano delle bioscenze.
Tale progetto si è sviluppato attraverso l’applicazione della nostra conoscenza
delle dinamiche competitive relative ai settori innovativi in generale e delle
biotecnologie in particolare attuando una metodologia di analisi rigorosa,
indipendente e coerente con i principali modelli di analisi internazionali.
In questo contesto il Rapporto 2006 sulle biotecnologie in Italia ha conseguito
l’obiettivo di analizzare le dinamiche strategiche e finanziarie del settore
mettendo a sistema il mondo accademico, scientifico, associativo industriale,
manageriale, finanziario e professionale. L’indagine è stata utilizzata come
strumento di promozione del sistema delle biotecnologie italiane in occasione
delle principali iniziative di promozione nazionale e internazionale, tra le quali
spiccano l’assemblea nazionale di Assobiotec alla presenza del ministro per le
Politiche comunitarie e il commercio internazionale, e del
presidente della Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati e
l’edizione 2006 di Bio-Europe, una delle più importanti manifestazioni internazionali dell’industria biotecnologica, che ha avuto luogo a Düsseldorf all’inizio del
mese di novembre.
Il Rapporto, che è stato distribuito ai parlamentari italiani e ai componenti dei
diversi governi locali, è riuscito a conseguire un notevole successo dal punto di
vista della visibilità mediatica, con oltre un centinaio di citazioni sulla stampa
nazionale e internazionale, specializzata e non. Tanto che oggi è unanimemente
considerato, a diversi livelli, la fonte più autorevole sullo stato del biotech nel
nostro paese.
Ciò ci ha convinto a proseguire sulla strada tracciata, predisponendo un nuovo
Rapporto sulle biotecnologie in Italia 2007, che consolidi l’opera di accreditamento
del settore delle biotecnologie italiane nei diversi contesti internazionali
attraverso informazioni strategiche e finanziarie che permettano agli stakeholders
internazionali di rilevare gli enormi progressi compiuti negli ultimi anni dal settore
biotech italiano. In sintesi, abbiamo inteso sviluppare uno strumento,
Blossom Associati 2007
65
Biotecnologie in Italia 2007 - Analisi strategica e finanziaria
specificatamente predisposto per la comunità finanziaria e industriale
internazionale, che faciliti la comprensione delle dinamiche competitive nazionali
consentendo alle imprese italiane di rendersi riconoscibili a livello globale
sottolineando le interessanti possibilità di investimento offerte dal nostro paese.
Il Rapporto sulle biotecnologie in Italia, ideato e diretto da Blossom Associati e
Assobiotec, ha visto per il 2007, oltre alla conferma della collaborazione con
l’Università dell’Insubria di Varese, nella persona di Alberto Onetti, direttore del
CrESIT, e con l’Università di Pavia, nella persona di Antonella Zucchella, direttore del
Dipartimento di Ricerche Aziendali “R. Argenziano” e Vice-Presidente del Centro per
l’innovazione ed il trasferimento tecnologico ITT, Università di Pavia, il contributo di
Farmindustria nelle persone di Sergio Dompé (Presidente), Massimo Di Martino,
Maria Grazia Chimenti e Carlo Riccini e dell’ICE (Istituto Commercio Estero) nella
persona dell’Ambasciatore Umberto Vattani (Presidente) e Gianluigi Liberati
(Dirigente Area Beni Strumentali, Tecnologia, Servizi).
Un caloroso ringraziamento va a Roberto Gradnik (Presidente Assobiotec),
Alessandro Sidoli, Marco Renoldi, Marina Del Bue, Maria Luisa Nolli e Leonardo
Vingiani (Direttore Generale Assobiotec e motore dell’intera iniziativa).
Desideriamo inoltre ringraziare IMS Health nella persona di Bruno Sfogliarini.
Da ultimo, un ringraziamento particolare ai referenti dei principali parchi scientifici
biotecnologici italiani: Marco Baccanti (Science Park Raf), Germano Carganico
(Toscana Life Sciences), Fabrizio Conicella (Bioindustry Park Canadese), Gabriele Gatti
(Area Science Park) e Valter Songini (Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna).
Si ringrazia infine la Camera di Commercio di Varese per il sostanziale contributo e
supporto nella raccolta delle informazioni societarie.
66
Blossom Associati 2007
"A Real "Network Spirit" is
emer ging, cr eating new
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Sabine Urban
Emeritus Pr ofessor, Rober t Schuman University of Strasbur g
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© 2007 Blossom Associati S.r.l.
Art director: G. Pina