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Livret:
“COMPRENSIONE DEL PAESE DI
ACCOGLIENZA E DELL’AZIENDA ”
-IMMIGRATI-
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione
europea.
L’autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione
declina ogni responsabilità sull’uso che potrà essere fatto delle
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informazioni in essa contenute.
INDICE:
I. PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
II. EDUCAZIONE CIVICA
1. Funzionamento delle istituzioni europee
2. Funzionamento delle istituzioni italiane :
➢ I principi della costituzione Italiana,
➢ Istituzioni dello Stato
➢ Cittadinanza e accesso alla cittadinanza.
III. INFORMAZIONI "per vivere in Italia”
➢L’organizzazione e il funzionamento dei servizi pubblici,
➢ Informazioni pratiche sulla vita quotidiana
IV. INFORMAZIONI "LAVORO IN ITALIA”
1. Funzionamento delle imprese (pubbliche, private, associazioni, ecc.)
2. Organizzazione del lavoro in Italia (centri per l’impiego, normativa del lavoro,
sindacati ecc.)
Contatti del progetto MIGRA
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I.
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
Nell’ambito del programma quadro per l’educazione lungo tutto l’arco della vita, il
programma settoriali Grundtvig si propone di rispondere ad un duplice bisogno che
pone da una parte l’importanza del numero di adulti che hanno abbandonato
precocemente il sistema scolastico (o nel caso degli immigrati non hanno mai avuto
accesso al sistema scolastico nel loro paese d’origine) e d’altra parte una popolazione
europea che sta invecchiando. L’educazione degli adulti permette di rispondere in
parte a queste questioni migliorando e attualizzando le conoscenze e le competenze
delle due categorie di popolazione citate.
Gli obiettivi specifici del programma Grundtvig sono dunque i seguenti:
• rispondere ai bisogni di una popolazione europea che sta invecchiando;
• aiutare a fornire agli adulti dei percorsi volti al miglioramento delle loro
conoscenze e competenze.
I progetti multilaterali sono dei progetti nei quali collaborano organizzazioni
perovenienti da diversi paesi europei che condividono conoscenze ed esperienze al fine
di ottenere dei risultati concreti ed innovativi. Questi progetti devono sviluppare delle
innovazioni o diffondere delle buone pratiche che devono poter avere un’incidenza
importante.
Tra il 2010 e il 2012 sette organizzazioni di formazione o che si occupano di sviluppo
economico regionale, hanno collaborato nel progetto Grundtvig Multilaterale
“MIGRA”:
Institut pour le Développement et la Formaion – IDF (Francia)
Scuola Centrale Formazione – SCF (Italia)
Weiterbildung-Netzwerk GmbH (Germania)
Instituto de Formación Integral, S.L.U. (Spagna )
Objectif Emploi (Belgio)
Agenzia di sviluppo regionale della Boemia centrale (Repubblica Ceca)
Agenzia di sviluppo regionale Spisska Nova Ves – SRDA (Slovaquie)
Il progetto MIGRA – Migrazione e Accoglienza – ha l’obiettivo di accompagnare
le dinamiche migratorie sviluppando e promuovendo un dispositivo di
apprendimento alternativo destinato a favorire l’integrazione degli immigrati
nella società e sul mercato del lavoro dei paesi di accoglienza. Questo al fine di
partecipare alla costruzione di un’Europa transculturale, tollerante e creatrice di
ricchezza per tutti.
Perché l’immigrazione sia fattore di sviluppo del paese di accoglienza e perché possa
partecipare attivamente alla diversità culturale, alla crescita demografica ed economica
– vale a dire assicurare una risposta ai bisogni del mercato del lavoro in un contesto di
invecchiamento della popolazione dove viene a mancare la mano d’opera- è necessario
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che le persone di diverse nazionalità siano bene integrate. L’integrazione a livello
sociale e lavorativo gioca un ruolo fondamentale per la partecipazione alla vita della
società e per il mantenimento di un impiego.
Per facilitare l’integrazione sociale e nel luogo di lavoro il partenariato del progetto
MIGRA ha elaborato un Dispositivo di apprendimento alternativo, ovvero dei moduli
di formazione basati sulla partecipazione attiva degli immigrati e delle imprese dalla
fase di progettazione a quelle di sviluppo, sperimentazione e disseminazione dei
moduli di formazione al fine di:
identificare i bisogni di ciascun gruppo di beneficiari finali (immigrati e
imprese)
individuare delle strategie e strumenti di risposta ai bisogni individuati
favorire l’integrazione degli immigrati
Il livret “Selezione e accoglienza dei lavoratori immigrati” riprende i contenuti
sviluppati nell’ambito del progetto MIGRA: è il risultato dei bisogni individuati dai
beneficiari e ha la stessa architettura del modulo di formazione.
Anche questo livret, come il modulo di formazione, è stato elaborato sulla base di una
trama comune tra i partner del progetto e poi adattato ai contesti nazionali (cultura,
legislazione, etc.)
I formatori possono utilizzare i contenuti del documento nel suo insieme o in funzione
dei bisogni dei beneficiari o adattarlo.
Il livret di integrazione è disponibile in tutte le lingue del partenariato (francese,
italiano, tedesco, spagnolo, ceco e slovacco). E’ disponibile (consultabile e scaricabile)
sul sito internet del progetto all’indirizzo: www.migra-project.eu
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II.
EDUCAZIONE CIVICA
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Le istituzioni europee e il loro funzionamento
Le istituzioni europe sono 7:
Il Consiglio europeo
Il Consiglio dell'Unione europea
La Commissione europea
Il Parlamento europeo
La Corte di giustizia dell'Unione
europea
• La Corte dei conti europea
• La Banca centrale europea (BCE)
•
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•
•
Il Consiglio europeo: è un organo che si riunisce periodicamente per esaminare le
principali problematiche del processo di integrazione europea. Con il Trattato di Lisbona,
entrato in vigore il 1º dicembre 2009, è una delle istituzioni dell'Unione europea e ha un
presidente, eletto per due anni e mezzo. Il Consiglio europeo è composto dai capi di Stato o
di governo dei paesi membri dell'Unione europea nonché dal presidente della Commissione
europea e dal Presidente del Consiglio europeo, che presiede le sessioni. Con l'entrata in
vigore del Trattato di Lisbona, al Consiglio Europeo viene attribuita la funzione di organo
di indirizzo politico
Il Consiglio dell'Unione europea: noto anche come Consiglio dei Ministri Europei,
detiene - insieme col Parlamento europeo - il potere legislativo nell'ambito dell'Unione
europea. Ha sede a Bruxelles.Non deve essere confuso col Consiglio d'Europa, che è
un'organizzazione internazionale completamente indipendente dall'Unione europea. Va
tenuto distinto, inoltre, dal Consiglio europeo, che è un diverso organo (benché
strettamente collegato) dell'Unione europea. Il Consiglio è composto, ai sensi dell'art. 16
del Trattato sull'Unione europea da un rappresentante di ciascuno Stato membro a livello
ministeriale che possa impegnare il governo dello Stato membro, scelto in funzione della
materia oggetto di trattazione. Esso si riunisce in varie formazioni: a seconda della
questione all'ordine del giorno, infatti, ciascuno Stato membro sarà rappresentato da un
rappresentate a livello ministeriale responsabile di quell'argomento (affari esteri, affari
sociali, trasporti, agricoltura, ecc.), più il commissario europeo responsabile del tema in
esame. La presidenza del Consiglio è assunta a rotazione da uno Stato membro ogni sei
mesi.
Dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona le formazioni sono dieci:
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•
•
Affari generali
Affari esteri (presieduto dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la
politica di sicurezza)
Affari economici e finanziari (Ecofin)
Agricoltura e pesca
Giustizia e affari interni
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•
•
•
•
•
Occupazione, politica sociale, salute e consumatori
Competitività
Trasporti, telecomunicazioni ed energia
Ambiente
Istruzione, gioventù e cultura
Il Consiglio esercita, congiuntamente al Parlamento Europeo, la funzione legislativa e la
funzione di bilancio; coordina le politiche economiche generali degli Stati membri;
definisce e implementa la politica estera e di sicurezza comune; conclude, a nome
dell'Unione, accordi internazionali tra l'Unione e uno o più Stati o organizzazioni
internazionali; coordina le azioni degli Stati membri e adotta misure nel settore della
cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
La Commissione europea: la Commissione europea è una delle principali istituzioni
dell'Unione europea, suo organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. E’
composta da un delegato per stato membro: a ciascun delegato è tuttavia richiesta la
massima indipendenza dal governo nazionale che lo ha indicato.
La Commissione rappresenta e tutela gli interessi dell'Unione europea nella sua interezza;
avendo il monopolio del potere di iniziativa legislativa, propone l'adozione degli atti
normativi comunitari, la cui approvazione ultima spetta al Parlamento europeo e al
Consiglio dell'Unione Europea; è responsabile inoltre dell'attuazione delle decisioni
politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi
La Commissione è composta da 27 commissari (uno per stato membro)[17], scelti tra le
personalità di spicco dello stato membro di appartenenza. Tra i membri sono compresi il
presidente e l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
(PESC) in veste di vicepresidente. Il presidente può nominare altri vicepresidenti.
La Commissione europea è un organo collegiale, strutturato all'interno con un'ampia delega
di funzioni a singoli commissari, che guidano 26 direzioni generali.
Le deliberazioni dell'istituzione vengono prese a maggioranza del numero dei suoi membri.
Il Parlamento europeo: è l'assemblea parlamentare dell'Unione europea. Essa svolge una
funzione di controllo ed è l'unica istituzione europea a essere eletta direttamente dai suoi
cittadini. Insieme al Consiglio dell'Unione europea, costituisce una delle due camere che
esercitano il potere legislativo nell'Unione. Le sessioni plenarie si svolgono sia a Bruxelles
sia a Strasburgo, mentre le riunioni delle commissioni si svolgono sempre a Bruxelles.
Lussemburgo è la sede del Segretariato generale del Parlamento. Ogni cinque anni a partire
dal 1979, si tengono le elezioni contemporaneamente in tutti gli stati membri per eleggere
gli eurodeputatiI nuovi stati membri che entrano a far parte dell'Unione europea nel corso
della legislatura, eleggono i loro deputati, il cui mandato termina alla fine della stessa, o
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tramite nomina parlamentare oppure tramite apposite elezioni popolari. I poteri del
Parlamento europeo, per quanto non tutti esercitati in via autonoma, ma anzi
prevalentemente condivisi con il Consiglio dell'Unione europea sono il potere legislativo, il
potere di bilancio e il potere di controllo democratico Parlamento europeo e Consiglio
dell'Unione europea, nell'ambito della procedura legislativa ordinaria approvano i progetti
di atto legislativo proposti dalla Commissione europea.
La Corte di giustizia dell'Unione europea: è un'istituzione dell'Unione europea, e ha sede
a Lussemburgo. La CGUE ha il compito di garantire l'osservanza del diritto
nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati fondativi dell'Unione europea. La tutela
giurisdizionale dell'Unione europea è affidata alla Corte, organo unitario, suddiviso in una
pluralità di formazioni:
•
•
•
La Corte di giustizia (creata nel 1952)
Il Tribunale (creato nel 1988)
Il Tribunale della funzione pubblica (creato nel 2004)
La Corte dei conti europea: è l'istituzione dell'Unione europea preposta all'esame dei
conti di tutte le entrate e le uscite dell'Unione e dei suoi vari organi, accertandone la sana
gestione finanziaria.La Corte dei Conti esamina tutte le entrate e le spese dell'Unione e dei
suoi organi, controllandone la legittimità e la regolarità e accertandone la corretta gestione
finanziaria.È consultata sulle proposte di misure nell'ambito della lotta contro le frodi
fiscali e le irregolarità finanziarie. Assiste il Parlamento europeo e il Consiglio nella
funzione del controllo dell'esecuzione del bilancio dell'UE. Essa non ha poteri
giurisdizionali, e i suoi pareri non sono vincolanti, ma questo nulla toglie all'importanza
primaria del suo compito. I membri della Corte dei conti, uno per ciascuno Stato membro
dell'Unione, sono nominati dal Consiglio tra le personalità che fanno o hanno fatto parte
nei rispettivi Stati delle istituzioni di controllo esterno dei conti pubblici e che possiedono
una qualifica per tale funzione. Il loro mandato è di 6 anni, rinnovabile.
La Banca centrale europea: è la Banca centrale incaricata
dell'attuazione della politica monetaria per i diciassette paesi
dell'Unione europea che hanno aderito all'euro e che formano la
cosiddetta "Zona euro" o "area dell'euro". Scopo principale della
Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo
l'andamento dei prezzi mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro.
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Paesi membri dell’Unione Europea
Stati membri dell'UE
Verso l'adesione all'UE
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I principi della costituzione Italiana
La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge
fondamentale dello Stato italiano e ha dato vita alla Repubblica
italiana. Fu approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre
1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.
La Costituzione è composta da 139 articoli (ma 5 articoli sono stati abrogati: 115; 124; 128;
129; 130), divisi in quattro sezioni:
•
•
•
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Principi fondamentali (articoli 1-12);
Parte prima: Diritti e doveri dei cittadini (articoli 13-54);
Parte seconda: Ordinamento della Repubblica (articoli 55-139);
Disposizioni transitorie e finali (articoli I-XVIII).
La Costituzione è la fonte principale del diritto, cioè quella dalla quale dipendono tutte le
altre.
I primi dodici articoli della costituzione pongono i cosiddetti principi fondamentali:
"la Repubblica 'riconosce' e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo".
• Il principio di laicità
• Il lavoro non è solo un rapporto economico, ma anche un valore sociale che nobilita
l'uomo. Non è solo un diritto, bensì anche un dovere che eleva il singolo. I
disoccupati, senza colpa, non devono comunque essere discriminati.
• Il principio di sovranità popolare
• Tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni sociali e personali, sono uguali davanti alla legge
• Lo Stato ha il compito di aiutare le associazioni e le famiglie, attraverso la solidarietà
politica, economica e sociale. Esso infatti deve rimuovere ogni ostacolo che
impedisce la formazione della propria personalità.
• "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (ovvero consente l'uso di
forze militari per la difesa del territorio in caso di attacco militare da parte di altri
paesi, ma non con intenti espansionisti)
Le libertà individuali: gli articoli dal 13 al 16 affermano che la libertà è un valore sacro e
quindi inviolabile (articolo 13), che il domicilio è inviolabile (articolo 14), che la
corrispondenza è libera e segreta (articolo 15), che ogni cittadino può soggiornare e
circolare liberamente nel Paese (articolo 16).
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Le libertà collettive: gli articoli dal 17 al 21 affermano che i cittadini italiani hanno il
diritto di riunirsi in luoghi pubblici (con obbligo di preavviso all'autorità di pubblica
sicurezza), privati e aperti al pubblico (liberamente) (articolo 17), e di associarsi
liberamente, che le associazioni che hanno uno scopo comune non devono andare contro il
principio democratico e del codice penale (articolo 18), che ogni persona ha il diritto di
professare liberamente il proprio credo (articolo 19), che ogni individuo è libero di
professare il proprio pensiero, con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di
comunicazione (articolo 21).
la famiglia gli articoli dal 29 al 31 affermano che la Repubblica italiana riconosce la
famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, e afferma anche che è di dovere e
diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli.
la salute l'articolo 32 afferma che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo ed interesse della collettività. Afferma inoltre che "nessuno può essere
obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" e che la
legge "non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
La scuola l'articolo 34 afferma che la scuola è aperta a tutti; quella statale è gratuita; libera
e senza oneri per lo Stato quella privata
L'organizzazione del lavoro: gli articoli dal 35 al 47 affermano che la Repubblica tutela il
lavoro e la libertà di emigrazione (articolo 35), il diritto al giusto salario (articolo 36,
comma 1), la durata massima della giornata lavorativa (articolo 36, comma 2), il
diritto/dovere al riposo settimanale (articolo 36, comma 3), il lavoro femminile e minorile
(articolo 37), i lavoratori invalidi, malati, anziani o disoccupati (articolo 38), la libertà di
organizzazione sindacale (articolo 39), il diritto di sciopero (articolo 40), la libertà di
iniziativa economica (articolo 41), la proprietà (articolo 42), la possibilità ed i limiti
all'espropriazione (art 43), la proprietà terriera (articolo 44), le cooperative e l'artigianato
(articolo 45), la collaborazione tra i lavoratori (articolo 46) ed il risparmio (articolo 47).
Istituzioni dello Stato
Il sistema politico della Repubblica Italiana è conforme alle istituzioni di
una repubblica parlamentare dove il presidente del Consiglio dei
ministri è il capo del governo che si regge su una maggioranza
parlamentare. Il governo esercita il potere esecutivo mentre il potere
legislativo è attribuito al Parlamento. La magistratura, indipendente
dall'esecutivo e dal potere legislativo, esercita invece il potere
giudiziario. Il presidente della Repubblica è la massima carica dello
Stato e ne rappresenta l'unità.
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Il potere legislativo statale spetta al Parlamento ai sensi dell'art. 70 della Costituzione,
suddiviso in due camere: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica.
Solo in casi di necessità ed urgenza il Governo può emanare un atto avente forza di
legge e chiamato decreto legge, che deve essere confermato successivamente dal
Parlamento entro 60 giorni, pena la sua decadenza. Inoltre il Parlamento può delegare il
Governo tramite una legge chiamata legge delega affinché legiferi su una certa materia
stabilendo nel contempo i limiti e i tempi entro i quali il Governo può muoversi nel
legiferare. L'atto normativo emanato in questo modo dal Governo prende il nome di
decreto legislativo.
Vi sono poi alcuni casi in cui il potere legislativo spetta al popolo sovrano attraverso
l'istituto del referendum abrogativo e, in materia costituzionale, attraverso l'istituto del
referendum confermativo delle leggi costituzionali.
Tutte le leggi devono essere promulgate dal Presidente della Repubblica il quale può
rinviare al Parlamento una legge se ritiene che questa sia in contrasto con la Costituzione
(diritto di veto), ma esclusivamente per la prima volta.
Il potere esecutivo è affidato al governo all'interno del quale, secondo l'art. 92, c. 1
Cost., si distinguono tre diversi organi: il presidente del Consiglio dei ministri (primo
ministro), i ministri e il Consiglio dei ministri (talvolta detto impropriamente
gabinetto, secondo una dicitura storica non usata dalle norme italiane), quest'ultimo
costituito dall'unione dei precedenti due organi.Il governo dipende dalla fiducia di
entrambi i rami del parlamento ed ha in suo potere la possibilità di emettere decreti legge
i quali devono essere confermati dal voto del parlamento entro 60 giorni. Il presidente
del consiglio dei ministri (indicato impropriamente anche come primo ministro, o
popolarmente quale premier) è il capo del governo. È nominato dal Presidente della
Repubblica. Teoricamente il presidente della repubblica è libero nella sua scelta, ma
siccome il designato dovrà formare un governo con cui sarà sottoposto al voto di fiducia
delle due camere, di fatto egli è scelto tendenzialmente nell'ambito dei partiti che hanno
la maggioranza in parlamento; la prassi costituzionale vede il presidente della repubblica
procedere a consultazioni con i gruppi parlamentari per poter procedere alla scelta di una
persona che abbia la possibilità concreta di ottenere la fiducia. Dopo la nomina il
presidente del consiglio propone al Presidente della Repubblica le nomine dei singoli
ministri insieme con i quali andrà a formare il Consiglio dei ministri se, come detto,
riceverà il voto di fiducia da entrambi i rami del parlamento.
Il potere giudiziario è esercitato dalla Magistratura che costituisce un ordine
autonomo e indipendente da ogni altro potere. I magistrati ordinari sono titolari della
funzione giurisdizionale (vedi voce giurisdizione), che amministrano in nome del
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popolo. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha compiti di autogoverno della
Magistratura, sottraendola del tutto dal controllo del Ministro della Giustizia.
La Corte costituzionale svolge la fondamentale funzione di garante della Costituzione.
È il massimo organo giurisdizionale della Repubblica, ed ha il compito di verificare che
la volontà espressa dal legislatore ordinario non vada contro la Costituzione: infatti,
attraverso il giudizio sulla costituzionalità delle leggi, essa può "abrogare"
immediatamente le leggi e gli altri atti equiparati, qualora siano dichiarati
incostituzionali. Contro le sentenze della Corte costituzionale non è ammesso appello.
La Corte costituzionale è composta da 15 giudici.
Nell'ordinamento italiano la Pubblica amministrazione (p.a.) è un insieme di enti e
soggetti pubblici (comuni, provincia, regione, stato, ministeri, etc.) e talora privati
(organismi di diritto pubblico, concessionari, s.p.a. miste), e tutte le altre figure che
svolgono in qualche modo la funzione amministrativa nell'interesse della collettività e
quindi nell'interesse pubblico, alla luce del principio di sussidiarietà.
La pubblica amministrazione dipende dal governo, che ne orienta gli indirizzi generali
attraverso i ministeri, ai quali fanno capo branche dell'intero apparato divise per materie.
L’acquisizione della cittadinanza: il permesso di soggiorno a punti
Parte dal 10 marzo 2012 il c.d. permesso di soggiorno a punti.
E’ stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 11 novembre 2011, n. 263 il D.P.R. 14
settembre 2011, n. 179 recante “Regolamento concernente la disciplina dell'accordo di
integrazione tra lo straniero e lo Stato, a norma dell'articolo 4-bis, comma 2, del testo unico
delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione
dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286” (che entra in vigore 120
giorni dalla data di pubblicazione).
Vediamo nello specifico in cosa consiste tale permesso.
Presentazione della domanda
L’accordo viene stipulato nel momento in cui il soggetto presenta la domanda del permesso
di soggiorno; a tal punto vengono assegnati allo straniero 16 crediti (che corrispondono al
livello A1 di conoscenza della lingua italiana parlata).
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Con l’accordo il soggetto straniero si impegna ad acquisire un adeguato ed idoneo livello di
conoscenza della lingua italiana (equivalente al livello 2) e anche un buona conoscenza
della vita nel territorio (ad esempio nel settore della sanità, della scuola, del lavoro ecc.).
Il citato accordo ha una durata biennale; e un mese prima della scadenza lo sportello unico
per l’immigrazione deve avviare la verifica con invito allo straniero di presentare, entro il
termine di 15 giorni, tutta la documentazione necessaria al fine di ottenere il riconoscimento
dei crediti.
In mancanza di ciò il soggetto può chiedere di farsi valutare mediante idoneo test a cura
dello sportello unico per l’immigrazione.
L’accordo avrà efficacia nel momento in cui lo straniero otterrà un punteggio che sia
superiore o comunque pari a 30 crediti.
Aumento o decurtazione dei crediti
I crediti vengono decurtati nella ipotesi in cui vi siano condanne penali (anche se non
definitive) e sanzioni pecuniarie di almeno 10mila euro.
Gli stessi crediti potranno, invece, essere aumentati nel caso in cui vi siano partecipazioni a
corsi, conseguimento di titoli di studio, sottoscrizione di acquisto di una casa, attività di
volontariato.
Lo stato si impegna, entro il termine di un mese dall’accordo, ad assicurare la
partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica e informazione sulla vita nel
territorio italiano della durata di un giorno.
La mancata partecipazione comporterà un taglio di 15 crediti (dei 16 assegnati).
Maggiori dettagli su www.interno.it sezione Immigrazione alla voce Accordo di integrazione
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III.
INFORMAZIONI “PER VIVERE IN
ITALIA”
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L’organizzazione e il funzionamento dei servizi pubblici rivolti agli immigrati
In Italia i servizi rivolti agli immigrati sono gestiti localmente dalle Provincia, dai Comuni e
dalle associazioni. Le loro tipologie variano da territorio a territorio per questa ragione
rimandiamo al sito del CESTIM (aggiornato e ben strutturato) per una consultazione dei
servizi relativi a specifici territori: http://www.cestim.it/index10servizi.html e proponiamo
di seguito il dettaglio dei servizi del territorio della provincia di Treviso nella quale è stata
svolta la sperimentazione dei Moduli.
Servizi attivi a livello nazionale
Servizi, sezione del portale Integrazione Migranti, progetto coordinato dalla Direzione
Generale dell'Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali, co-finanziato dal Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di
Paesi terzi. I servizi sono organizzati per tipologia: Lingua italiana, Lavoro, Alloggio,
Servizi Essenziali, Minori e seconde generazioni e Mediazione interculturale
http://www.integrazionemigranti.gov.it/Pagine/default.aspx
CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati Servizi ai valichi e Servizi territoriali
http://www.cir-onlus.org/
Associazione avvocati di strada onlus. L’Associazione tutela gratuitamente da un punto
di vista legale le persone senza dimora che vivono nelle città dove è presente una sede di
Avvocato di strada. All’attività degli sportelli partecipano a turno avvocati professionisti
volontari che offrono gratuitamente consulenza e assistenza legale. Le città in cui è
presente una sede di Avvocato di strada: Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Catania, Ferrara,
Foggia, Jesi, La Spezia, Lecce, Macerata, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova,
Pescara, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Taranto, Trieste, Venezia
http://www.avvocatodistrada.it/
Numeri verdi
Numero verde Arci "SOS Diritti" 800 99 99 77 per avere informazioni anche di carattere
legale o denunciare soprusi, violenze, atti di razzismo di cui sono vittime i migranti, a
cominciare da quelli rinchiusi nei Cpa o nei Cie (ex-Cpt).
Numero verde anti-TRATTA 800 290290. La tratta di persone è una profonda violazione
dei diritti umani. Se conosci una vittima o hai bisogno di aiuto, chiama subito 800290290
www.trattano.it Il Numero Verde Antitratta nazionale è uno degli interventi messi in
campo dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità per la protezione sociale delle
vittime della tratta. Il progetto consiste in un servizio telefonico gratuito - attivo 24 ore su
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24 su tutto il territorio nazionale - in grado di fornire alle vittime, e a coloro che intendono
aiutarle, tutte le informazioni sulle possibilità di aiuto e assistenza che la normativa italiana
offre per uscire dalla situazione di sfruttamento. Da gennaio 2007 il numero verde fornisce
assistenza ed informazioni anche per le vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo e
non solo per sfruttamento sessuale.
Numero Verde 800 981800 "Emergenza cantieri". Campagna nazionale contro il lavoro
nero e gli infortuni in edilizia. Accoglie le denunce dei lavoratori per la prevenzione dei
continui infortuni mortali e promuove la regolarizzazione nei cantieri edili. Iniziativa
lanciata dalla Fillea Cgil, il sindacato delle costruzioni, contro il lavoro nero e gli infortuni
in edilizia. “Emergenza cantieri" volantino.
Contact Center UNAR <Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali> SOS
immediato: 800 901010. Fornisce informazioni, orientamento e supporto alle vittime
della discriminazione razziale ed etnica.
Numero verde ARCI per Rifugiati e richiedenti asilo: 800 905570. Fornisce
informazioni sulle pratiche e le procedure necessarie per la richiesta di status di
rifugiato, sulla tutela del diritto d'asilo e sui servizi presenti sul territorio
Centro di tutela contro le discriminazioni / Antidiskriminierungsstelle,
Landesbeobachtungsstelle zur Einwanderung / Osservatorio provinciale sulle Immigrazioni
Sudtirol, Numero verde / Grune Nummer: 800 225588
ParlaMondo-Lotta alle Discriminazioni. Servizio di orientamento e consulenza nella
lotta alle discriminazioni. Interviene nei casi di discriminazione basata sull'origine etnica,
"razziale", la nazionalità , la lingua e l'appartenenza religiosa che riguardano l'accesso ai
servizi pubblici e privati, il mondo del lavoro, l'accesso all'alloggio, il sistema scolastico. Si
avvale dell'apporto di operatori formati appositamente sui temi della discrimazione e
dell'immigrazione e di esperti in grado di fornire orientamento e consulenza legale.
Segnalazioni al numero 055 48 88 00, di persona su appuntamento, e-mail:
[email protected]. Orario servizio ParlaMondo: lunedì, mercoledì, venerdì ore 9.0015.00; martedì, giovedì ore 14.00-18.00. Promuove il Cospe <Cooperazione per lo
Sviluppo dei Paesi Emergenti>, via Slataper, 10 - 50134, Firenze, tel 055 488800
Melting Pot Info Point: 892 04003 Servizio di informazione e orientamento in materia
di immigrazione. Telefonare al numero Melting Pot Info il lunedì, mercoledì e giovedì
dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Servizio sospeso per tutto il mese di agosto 2007. Il servizio
costa, da rete fissa, 1 euro e 80 centesimi al minuto iva inclusa, per una durata massima di 8
17
minuti. Per i costi da cellulare, rivolgersi al Call Center del proprio operatore telefonico
Patronato INCA CGIL Numero telefonico 848 854388, attivo nei giorni feriali dalle ore
14.00 alle 18.00 al costo di una chiamata urbana, per ricevere assistenza e consulenza
gratuite
I diritti che non sai, rubrica onlne del patronato INCA CGIL
Arci Veneto Diritti, Sportello telematico e telefonico gratuito. Fornisce informazioni su:
Casa, Lavoro, Discriminazione nelle province di Rovigo Verona Venezia. Numero
verde: 800 883340, con operatore dalle 15.00 alle 17.00 dal lun. al ven. Sempre attivo con
segreteria; e-mail: [email protected] - www.arcivenetodiritti.it
I servizi nella provincia di Treviso
Servizi per stranieri. L'Ufficio Stranieri presso i Servizi per l'Impiego della Provincia di
Treviso svolge attività di informazione ed orientamento sulla normativa in materia di
immigrazione, condizione dello straniero ed emigrazione di ritorno, finalizzata
all'inserimento lavorativo.
Riferimento:
Dott.ssa Emilia Pauletti
Telefono: 0422 656425-15
Fax: 0422 656446
Email: [email protected]
Lun-ven 8,30-12,30 Settore Lavoro, Sociale e Formazione Professionale Via Cal di Breda, 116
http://www.trevisolavora.org/primo_livello.aspx?IDLivello=4
Servizio Informazioni Stranieri, via Carlo Alberto, 6, Treviso 31100, tel: 0422 541255.
Offre: informazioni e rapporti con la questura. Orario: lunedì, mercoledì e venerdì 16.3019.30, martedì, giovedì e sabato 8.30-12.30
CGIL, Ufficio Stranieri Via Dandolo n° 2/d Treviso 31100, tel 0422 4091 centralino.
Offre: informazioni e prima assistenza, aiuto nelle pratiche per il soggiorno
ANOLF, via Cacciatori del Sile, 23 31100 Treviso (TV), tel 0422 412720, fax 0422
410653. Offre: informazioni e prima assistenza, aiuto nelle pratiche per il soggiorno 18
venerdì 15.00-19.00
UIL, via Battaglione Feltre, 2 Treviso 31100 [ Tel: 0422 432884 centralino ]
CARITAS, Centro di Ascolto San Nicolò, aperto al pubblico tutti i giorni dalle 9.00 alle
12.00. tel e fax 0422 410675
Sportelli Informazione Immigrati. Gli sportelli forniscono informazioni ed orientamento su
ogni aspetto inerente il soggiorno in Italia dei cittadini stranieri, in modo da favorirne
l'integrazione nel territorio e l'accesso ai servizi. In particolare, presso gli sportelli è
possibile ottenere consulenza in merito ai procedimenti per il rilascio dei documenti di
soggiorno e per l'avvio delle pratiche di ricongiungimento familiare. L'attività avviene in
stretto contatto con la Questura di Treviso. Il servizio offre, inoltre, l'opportunità di
accedere ad informazioni riguardanti la domanda e l'offerta di lavoro nel territorio. Gestisce
la cooperativa Una Casa per l'Uomo.
Provincia di Treviso: Progetto Risa: Il Centro di servizio per il volontariato della provincia
di Treviso propone per il secondo anno il Progetto Risa, un'iniziativa interistituzionale
promossa in collaborazione con l'Azienda Ulss 9 e dieci istituti superiori trevigiani. Il
progetto mira a potenziare il servizio di spazio ascolto dei Cic, Centri di Informazione e
Consulenza (CIC) presenti nelle scuole, e a far collaborare in modo armonico e sinergico
le figure professionali del territorio, competenti negli ambiti della prevenzione e della
promozione della salute. Facilitando l'aggancio e rendendo sistematico il rapporto con
le strutture esterne si vuole contribuire a prevenire il disagio giovanile e diffondere la
conoscenza delle corrette abitudini di vita. Scuole che hanno aderito alla rete: Istituto
Riccati Luzzatti, Istituto Duca degli Abruzzi, Itis Fermi, Istituto Mazzotti, Istituto Alberini,
Istituto Palladio, Centro di Formazione Professionale Madonna del Grappa, Liceo Paritario
Madonna del Grappa e Istituto Giorgi. Per informazioni: Centro di servizio per il
volontariato della provincia di Treviso, tel. e fax 0422 320191, e-mail
[email protected].
Informazioni pratiche sulla vita quotidiana
A partire dalle richieste di informazioni dei partecipanti alla sperimentazione vengono usati
i filmati esplicativi reperibili sul sito http://www.cantieriditalia.com/ita/?cat=9
Di seguito alcune delle schede utilizzate anche in cartaceo relative alla più ampia gamma di
filmati presenti sul sito.
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Il denaro, il risparmio e l’accesso al credito
Dal 1° gennaio 2002 in Italia e nella maggior parte dei Paesi dell’Unione europea la moneta
ufficiale è l’Euro. Le banconote (cioè le monete di carta) sono uguali in tutti i Paesi. Le monete di
metallo, invece, hanno un lato uguale per tutti i Paesi e l’altro lato in cui è ritratto un simbolo
nazionale.
Oltre al denaro contante (cioè le banconote e le monete) esistono anche altri mezzi di pagamento:
pensiamo ad esempio agli assegni, al bancomat e alla carta di credito. Tutti questi mezzi di
pagamento vengono consegnati dalla Banca, in cui si apre un conto corrente.
La banca è un’impresa che riceve il denaro in deposito dai propri clienti. In questo modo è
possibile conservare e mettere da parte i propri risparmi, cioè i soldi che non vengono spesi. Il
denaro viene depositato su un “conto corrente” e si può prendere quando si ha bisogno, utilizzando
gli assegni, il bancomat o la carta di credito, o andando direttamente negli uffici della Banca. Per
aprire un conto corrente bancario è necessario mostrare un documento di identità, come il
passaporto o la carta d’identità.
La Banca, inoltre, può anche prestare denaro, che dovrà essere restituito pagando gli interessi, cioè
una cifra maggiore rispetto al prestito iniziale.
La Banca fornisce anche altri servizi, come, ad esempio, il pagamento delle bollette della luce o del
gas e il cambio della valuta estera. Tutti i servizi forniti da una Banca sono a pagamento.
Ognuno di noi è libero di scegliere la banca che vuole.
In Italia tutte le banche sono controllate dalla Banca d’Italia, che garantisce e protegge i risparmi e
controlla la trasparenza e la regolarità dei servizi forniti dagli istituti bancari.
Inoltre, in Italia è possibile aprire un conto corrente anche negli uffici postali.
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La responsabilità civile e la responsabilità penale
Ogni persona è responsabile delle proprie azioni e, se con il suo comportamento non rispetta le
regole fissate dalle leggi, commette un illecito.
Si può essere responsabili sia nei confronti di un altro soggetto (cioè persona, ente o società), sia
nei confronti dello Stato ed è sempre la legge che regola i rapporti tra i soggetti privati (con il
Diritto civile) ed i rapporti tra i privati e lo Stato (ad empio con il Diritto penale).
Si ha responsabilità civile se con un dato comportamento, volontariamente o per imprudenza, si
danneggia ingiustamente un’altra persona. In questo caso si deve pagare una somma di denaro che
viene stabilita dal giudice come risarcimento del danno causato.
Chi non si rispetta un contratto, può essere considerato responsabile civilmente e condannato da un
giudice, a risarcire il danno oppure a fare o a dare la cosa indicata nel contratto.
Le persone diventano civilmente responsabili dei loro comportamenti dopo aver compiuto diciotto
anni, cioè quando diventano maggiorenni. I genitori, invece, sono i responsabili delle azioni
compiute dai figli minorenni.
Invece, chi non rispetta una regola di diritto penale, commette un reato e la conseguenza è una
sanzione penale. Si può essere puniti anche con il carcere.
La responsabilità penale è personale. Questo vuol dire che non si può essere condannati per reati
commessi da altre persone.
La Costituzione italiana afferma che tutte le pene devono avere una funzione rieducativa.
In Italia, inoltre, è vietata la pena di morte e le pene non possono consistere in trattamenti che
offendono la dignità umana. La pena più grave è l’ergastolo, cioè il carcere a vita.
Tutti possono rivolgersi a un giudice quando un proprio diritto riconosciuto dalla legge non è
rispettato. Inoltre, la Costituzione afferma che tutti hanno il diritto di essere difesi davanti al
giudice. Per questo motivo, lo Stato garantisce il “gratuito patrocinio”, cioè l’assistenza legale
gratuita per chi non può permettersi di pagare un avvocato.
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I rapporti di vicinato
Nella vita di tutti i giorni bisogna rispettare tante regole: a scuola, al lavoro, per strada, ma anche
all’interno della nostra casa. Tutte queste regole, come ad esempio quelle che regolano i rapporti di
vicinato, sono necessarie per consentire una convivenza civile tra le persone,
Una delle regole più importanti è quella di non disturbare il vicino di casa con rumori molesti, cioè
fastidiosi. Questa non è solo una norma di buona educazione, ma deriva anche da quanto previsto
dal Codice Civile.
Non è possibile, ad esempio, ascoltare la musica o vedere la televisione ad alto volume, se questo
disturba in modo insopportabile i vicini di casa, che possono chiedere al giudice di intervenire
ordinando di smettere di fare un rumore eccessivo.
Ci sono, poi, degli obblighi che dobbiamo rispettare quando viviamo in un “condominio”, cioè un
edificio composto da più appartamenti e, quindi, abitato da più persone.
In ogni edificio ci sono delle parti comuni che possono essere utilizzate da tutti gli abitanti del
condominio: le scale, l’ascensore, l’entrata dello stabile, il suolo su cui è costruito, il tetto e il
giardino.
I condomini (cioè i proprietari degli appartamenti del condominio) possono decidere di darsi un
regolamento di condominio, che contiene le regole dettagliate che tutti devono rispettare, oltre alle
regole già previste dal Codice Civile. Ad esempio: come dividere le spese per mantenere e gestire
le cose comuni, come la pulizia delle scale, il funzionamento dell’ascensore, la cura del giardino, le
luci delle scale e delle altre parti comuni e il riscaldamento.
Ogni decisione sulle parti comuni dell’edificio deve essere presa dalla maggioranza dei condomini,
riuniti in assemblea. Quando i condomini sono più di quattro deve essere nominato un
amministratore. L’amministratore del condominio, poi, esegue le decisioni dell’assemblea, riscuote
dai condomini il denaro per pagare le spese comuni e si occupa di gestire tutti i problemi del
condominio.
I rapporti economici e i contratti
La Costituzione italiana prevede i principi generali che regolano i rapporti economici tra coloro
che vivono nel territorio italiano. Tutti possono lavorare, essere proprietari di beni, creare
un’impresa, risparmiare il denaro, chiedere prestiti e investire i propri soldi in attività produttive.
Quando si vuole regolamentare un rapporto economico, si fa un contratto.
Il contratto è un accordo tra due o più persone per costituire, regolare o porre fine a un rapporto
giuridico di tipo economico. Un contratto può essere stipulato sia da una persona, sia da una
società o da un ente pubblico. Ad esempio, con un contratto una persona si può impegnare a
lavorare nell’impresa di un’altra, o può decidere di dare o prendere in prestito dei soldi; con un
contratto si compra o si prende in affitto una casa o un locale per un’attività commerciale, si crea
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una società, si acquista un’automobile.
Tutti questi tipi di contratto, come il contratto di vendita, il contratto di mutuo, il contratto di
locazione, il contratto di società, sono regolati dal Codice Civile, che stabilisce come devono
essere stipulati e quali sono gli elementi che non possono mancare (altrimenti, il contratto non è
valido). Ad esempio, in un contratto di locazione di una casa, cioè di affitto, è fondamentale che sia
indicato il canone, cioè l’importo da pagare.
Da ogni tipo di contratto nascono determinati obblighi. Se tali obblighi non vengono assolti si può
chiedere al giudice civile di far rispettare il contratto e di ottenere un risarcimento per i danni
subiti.
La casa: il diritto alla proprietà privata e i contratti di locazione
In Italia si può vivere in una casa sia come proprietari sia come inquilini.
Quando si è proprietari, ad esempio di una casa o di un terreno, si ha il potere di usare tale
proprietà come si vuole. Nessuno può toglierci la cosa di cui siamo proprietari; solo lo Stato può,
quando c’è un interesse pubblico da soddisfare e in tal caso deve comunque pagare una somma di
denaro. Questo succede, ad esempio, quando lo Stato deve costruire un’autostrada, che serve a
tutti, e per farlo è necessario utilizzare anche un terreno di proprietà di un privato.
Quando si prende in locazione, cioè in affitto, una casa di proprietà di un’altra persona si diventa
inquilini.
La legge prescrive tanti obblighi sia per il “locatore”, cioè il proprietario della casa da affittare, sia
per il “conduttore” o “inquilino”, cioè la persona che vuole abitarci.
La maggior parte delle norme sono previste per proteggere l’inquilino: ad esempio, è necessario
che il contratto sia scritto. Questo serve a obbligare il proprietario e il conduttore a rispettarne le
regole.
Bisogna anche “registrare” il contratto di locazione, cioè pagare all’Agenzia delle Entrate una
tassa, chiamata imposta di registro.
Non è possibile dare in affitto una casa o un locale commerciale per un periodo più breve di quello
previsto dalla legge. Se questa norma non viene rispettata dal proprietario, il contratto non è valido
e l’inquilino può pretendere di viverci per tutta la durata prevista dalla legge.
Inoltre, per stipulare un contratto di locazione, gli stranieri devono essere in regola con il permesso
di soggiorno.
È molto importante scrivere nel contratto anche il “canone di locazione”, cioè la somma di denaro
che l’inquilino deve pagare ogni mese. L’importo non può variare fino alla scadenza del contratto.
Anche l’inquilino ha degli obblighi, come quello di utilizzare con cura la casa e non danneggiarla e
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di pagare il canone di locazione, cioè l’affitto, alle scadenze indicate nel contratto.
Quando una casa viene venduta o data in locazione, cioè in affitto, il venditore o il proprietario
locatore ha l’obbligo di comunicarlo entro 48 ore al Commissariato di Polizia di zona.
Molti cittadini stranieri, ad esempio colf e badanti occupati presso le famiglie, possono essere
ospitati nell’abitazione del datore di lavoro. Il documento che certifica questa situazione è la
“cessione di fabbricato”.
L’integrazione dello straniero in Italia e la figura del mediatore culturale
L’integrazione dello straniero in tutti i settori della società è promossa e incentivata dalla legge
italiana ed è attuata con molte iniziative.
Dal 2009 è stato introdotto in Italia l”Accordo di integrazione”: un documento che lo straniero che
entra in Italia per la prima volta dovrà sottoscrivere per ottenere il permesso di soggiorno.
Con la firma di questo accordo, lo straniero si impegna a raggiungere alcuni traguardi per la sua
integrazione.
I più importanti sono: la conoscenza di base della lingua italiana; una sufficiente conoscenza della
cultura e della vita civile italiane, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei
servizi sociali, del lavoro e degli obblighi fiscali e la conoscenza delle istituzioni pubbliche.
Inoltre, lo straniero si impegna a mandare i figli a scuola e a rispettare l’obbligo scolastico.
Dovranno sottoscrivere l’”Accordo di integrazione” tutti gli stranieri a partire dai 16 anni di età.
Per i minori tra i 16 e i 18 anni l’accordo sarà sottoscritto anche dai genitori.
Non devono firmare l’accordo gli stranieri che richiedono un permesso di soggiorno inferiore a un
anno, le persone con gravi malattie o disabilità che limitano gravemente l’autosufficienza o
determinano difficoltà di apprendimento linguistico e culturale e le vittime di tratta, di violenza o
grave sfruttamento.
L’accordo prevede un percorso di integrazione che funziona con l’acquisto di “crediti”, cioè di
punti.
Per soddisfare l’Accordo, lo straniero deve ottenere almeno 30 crediti in 2 anni. Al momento della
firma, gli vengono automaticamente assegnati 16 crediti. Gli altri si ottengono con l’acquisizione
di determinate conoscenze, come la conoscenza della lingua italiana, della cultura e della vita civile
in Italia. Inoltre, ulteriori crediti si acquisiscono, ad esempio, con il conseguimento di titoli di
studio, con l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale o con la firma di un contratto di affitto o
l’acquisto di un’abitazione. I crediti vengono sottratti allo straniero che commette gravi violazioni
della legge, o addirittura dei reati.
Se, alla fine dei due anni, i suoi crediti invece di aumentare diminuiscono fino ad essere pari o
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inferiori a zero, il permesso di soggiorno viene revocato e, di conseguenza, lo straniero viene
espulso dall’Italia, tranne alcune eccezioni. Inoltre, se non assolve all’obbligo di istruzione dei figli
minori, perde tutti i crediti.
Durante i due anni di durata dell’accordo, lo Stato sosterrà il processo di integrazione dello
straniero, anche mettendo a disposizione strutture pubbliche di istruzione, che forniranno appositi
corsi di lingua italiana. Comunque, entro un mese dalla firma dell’accordo, allo straniero verrà
assicurata la partecipazione gratuita ad un corso di educazione civica, che prevede anche
informazione sulla vita civile in Italia.
Per assistere gli stranieri ad inserirsi nella società italiana, una importante figura di riferimento è il
mediatore culturale: cioè una persona che conosce la lingua, la cultura, le leggi e le tradizioni sia
dell’Italia sia del Paese di provenienza dello straniero. Il ruolo del mediatore è quello di aiutare gli
stranieri che vivono in Italia, guidandoli tra i servizi che offre lo Stato italiano e assistendoli nello
svolgimento delle pratiche necessarie, ad esempio, l’iscrizione dei figli a scuola, l’iscrizione al
Servizio Sanitario Nazionale o all’ufficio di collocamento.
I mediatori culturali si possono trovare presso gli uffici della ASL, cioè l’Azienda Sanitaria Locale,
presso gli ospedali, presso alcune scuole e nelle carceri.
La libertà di religione
Lo Stato Italiano riconosce e garantisce a tutti la libertà di seguire la propria religione. Questa
libertà è considerata uno dei fondamenti delle società democratiche ed è parte delle libertà di
manifestazione del pensiero.
La Costituzione, infatti, afferma che tutti hanno diritto di manifestare la propria fede e di praticare
in privato o in pubblico i riti religiosi.
Anche la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e la Carta dei Diritti Fondamentali
dell’Unione Europea la proclamano come una libertà fondamentale della persona.
La religione più diffusa in Italia è quella Cattolica. Tuttavia lo Stato Italiano è laico: non esiste
dunque una religione ufficiale dello Stato. Infatti, nelle scuole pubbliche l’insegnamento della
religione cattolica non è obbligatorio.
Tutte le religioni, quindi, sono ugualmente libere davanti alla legge e tutte hanno lo stesso diritto a
essere rispettate. Inoltre, tutti i fedeli di qualsiasi religione possono organizzarsi anche in
associazioni a condizione di non violare le leggi italiane.
In Italia non è ammessa, la pratica di riti religiosi contrari al “buon costume”, cioè contrari alle
regole della morale collettiva.
Gli stranieri che vivono in Italia sono, quindi, liberi di praticare la loro religione, senza subire
nessuna discriminazione.Infine, la libertà di religione comprende anche la possibilità di non
professare alcuna fede religiosa.
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l diritto alla salute: l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e il medico di base
Per la Costituzione Italiana, la salute è un bene importante ed è un diritto fondamentale della
persona.
Tutti coloro che soggiornano nel territorio italiano hanno diritto a essere curati negli ospedali
pubblici.
Stare bene, dunque, è un diritto, e prevenire e curare le malattie è un dovere.
In Italia esiste il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) il quale dipende sia dallo stato centrale, sia
dalle regioni.
Il Servizio Sanitario Nazionale è composto da differenti enti e organi. Ne fanno parte il Ministero
della Salute che è l’organo centrale e, a livello territoriale, le Aziende Sanitarie Locali (chiamate
ASL o AUSL), e gli ospedali che dipendono dalle Regioni.
Hanno l’obbligo di iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale gli stranieri e i loro familiari a carico
titolari di permesso di soggiorno che svolgono regolare attività di lavoro subordinato, autonomo o
che siano iscritti alle liste di collocamento; gli stranieri regolarmente soggiornanti o quelli che
abbiano chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno, per lavoro subordinato, per lavoro
autonomo, per motivi familiari, per asilo, per richiesta di asilo, per attesa adozione, per
affidamento, per acquisto della cittadinanza o per motivi religiosi.
Tutti gli altri stranieri regolarmente soggiornanti non hanno l’obbligo di iscriversi al Servizio
Sanitario Nazionale, ma comunque devono assicurarsi contro il rischio di malattie, infortunio e
maternità o mediante l’iscrizione facoltativa al Servizio Sanitario Nazionale o attraverso la stipula
di una polizza assicurativa valida sul territorio italiano, anche per i familiari a carico.
L’iscrizione al Servizio Sanitario dà diritto a ricevere le cure mediche in condizione di parità con i
cittadini italiani.
Per iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale bisogna andare all’Azienda Sanitaria Locale (la ASL)
nel luogo in cui si risiede, riempire un modulo con i propri dati (nome e cognome, data di nascita,
residenza, età) e presentare documenti come il permesso di soggiorno, il codice fiscale e il
certificato di residenza.
Il documento di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale è la “tessera sanitaria” che bisogna
mostrare a ogni struttura sanitaria quando si chiedono le cure mediche.
Con l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale lo straniero che soggiorna regolarmente in Italia
può scegliere il “medico di base” e il pediatra per i propri figli, che effettuano visite gratuite. È il
medico a consigliare le cure o ulteriori accertamenti sanitari, ad esempio analisi del sangue,
radiografie e così via, oppure il ricovero in ospedale. In tutti questi casi, il medico dà al paziente
una prescrizione necessaria per ricevere le cure mediche, alcune gratis, altre a seguito del
pagamento di una somma di denaro (il cosiddetto ticket).
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Chi ha un reddito basso o ha malattie particolari e gravi ha diritto a ricevere le cure gratuitamente.
Per quanto riguarda invece lo straniero irregolarmente soggiornante, cioè che non possiede alcun
permesso di soggiorno, ha diritto a ricevere le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque
essenziali per malattia e infortunio. A tal fine, quando richiede per la prima volta ad un struttura
pubblica le cure mediche urgenti o essenziali gli viene rilasciato uno speciale tesserino, chiamato
S.T.P. (cioè Straniero Temporaneamente Presente), valido sei mesi e rinnovabile. Per ottenerlo è
necessario dichiarare le proprie generalità. Inoltre, se lo straniero non ha denaro sufficiente al
momento dell’assegnazione del tesserino STP fa una dichiarazione per ottenere le cure
gratuitamente.
La parità tra uomo e donna
In Italia, la donna ha gli stessi diritti dell’uomo, come persona, all’interno della famiglia, sul luogo
di lavoro e nella vita pubblica.
Lo ripete più volte la Costituzione quando afferma che tutti sono uguali davanti alla legge senza
distinzione di sesso e che nel matrimonio il marito e la moglie hanno gli stessi diritti. In ogni
settore della vita sociale, le leggi italiane difendono la donna da ogni tipo di discriminazione.
Nel matrimonio i coniugi hanno anche gli stessi doveri, come quello di contribuire ai bisogni della
famiglia e di assistersi l’un l’altro materialmente e moralmente.
In Italia è vietato avere più mogli o più mariti nello stesso tempo: essere sposati civilmente con più
di una persona alla volta costituisce un reato punito dalla legge (detto bigamia).
Anche nell’ambito del lavoro la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, la stessa
retribuzione che spetta al lavoratore uomo.
La donna che lavora e aspetta un bambino ha diritto di non lavorare per 5 mesi: due mesi prima e
tre mesi dopo il parto (o, a scelta, un mese prima e quattro mesi dopo il parto), continuando a
ricevere un regolare stipendio. Nel primo anno di vita del figlio le donne lavoratrici hanno il diritto
di assentarsi dal luogo di lavoro per 2 ore al giorno per allattare il proprio bambino, o per un’ora se
l’orario di lavoro è inferiore a 6 ore. Durante queste ore di permesso la donna è comunque pagata.
Anche il padre lavoratore può chiedere il permesso di assentarsi dal lavoro al posto della madre.
Inoltre nei primi 8 anni di vita del bambino entrambi i genitori hanno diritto di assentarsi dal lavoro
per un periodo complessivo di 10 mesi.
Infine, la legge italiana stabilisce che le donne lavoratrici non possono essere licenziate nel periodo
compreso tra l’inizio della gravidanza e il primo anno di età del figlio. Inoltre durante la
gravidanza e fino a sette mesi di età del figlio, è vietato, e costituisce un reato, far svolgere alla
donna lavori faticosi o pericolosi.
Le donne italiane, sin dal 1946, hanno il diritto di votare e di essere elette in Parlamento e negli
enti territoriali (Regioni, Province, Comuni).
In Italia esiste il Dipartimento per le Pari Opportunità, presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, che si occupa delle iniziative per favorire la parità tra uomo e donna in ogni aspetto della
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vita sociale e familiare. Inoltre, la legge italiana tutela in particolare l’integrità fisica delle donne e
le difende da ogni tipo di violenza. Per esempio in Italia è vietata la mutilazione degli organi
genitali femminili, che costituisce un reato.
Per combattere questo grave fenomeno, è attivo un numero verde gratuito 800300558, gestito dal
Ministero dell’Interno, che è possibile chiamare per denunciare chi non rispetta questo divieto e
per ricevere aiuto.
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IV.
INFORMAZIONI
“LAVORARE IN ITALIA”
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Funzionamento delle imprese e l’organizzazione del lavoro in Italia
Il lavoro in Italia
Il primo articolo della Costituzione Italiana afferma che “l’Italia è una Repubblica democratica
fondata sul lavoro”. La Costituzione Italiana, inoltre, riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
afferma che la Repubblica promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto,
intervenendo sul mercato del lavoro.
Secondo la Costituzione, lavorare è prima di tutto un diritto inviolabile perché solo se si lavora si
può vivere liberamente e con dignità. Ma è anche un dovere, perché con il proprio lavoro si
partecipa alla vita comune e si collabora al progresso del Paese.
L’età minima per lavorare legalmente in Italia è 15 anni. Molti sono i diritti garantiti al lavoratore
dalla Costituzione.
Chi lavora con un contratto di lavoro subordinato ha diritto a ricevere uno stipendio proporzionato
all’attività che svolge, ad avere un periodo di riposo retribuito e a non lavorare in caso di malattia o
di infortunio. Infine, non può essere licenziato senza motivo, ma solo nei casi previsti dalla legge.
L’elenco dei diritti e dei doveri del lavoratore nei confronti del datore di lavoro (come ad esempio
il rispetto dell’orario di lavoro o lo stipendio minimo), sono tutti indicati in una legge chiamata
“Statuto dei Lavoratori” e nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro che regolano i rapporti fra i
datori di lavoro e i lavoratori.
Il lavoratore subordinato deve avere un contratto regolare. Senza di questo, rischia di non avere
uno stipendio o un salario giusti e proporzionati, l’assicurazione sulle malattie o gli infortuni e i
periodi di riposo garantiti. Inoltre, può rischiare di essere licenziato ingiustamente in qualsiasi
momento.
In cambio del lavoro eseguito, il lavoratore riceve dei soldi, cioè la retribuzione o stipendio.
Normalmente, lo stipendio è diviso in più parti: una somma di denaro viene concretamente ricevuta
dal lavoratore; una seconda parte viene trattenuta per l’assicurazione contro le malattie e gli
infortuni; un’altra parte viene versata dal datore di lavoro all’istituto previdenziale per la pensione;
un’ultima parte viene trattenuta dal datore di lavoro che la restituirà al lavoratore alla fine del
rapporto di lavoro. Questa ultima parte si chiama Trattamento di Fine Rapporto (o più
comunemente “liquidazione”).
Se decide di smettere di lavorare o cambiare la sua occupazione, il lavoratore può dare le
dimissioni, comunicandolo al proprio datore di lavoro con un certo periodo di preavviso. Può,
invece, essere licenziato, cioè mandato via, dal datore di lavoro, soltanto se c’è una “giusta causa o
un giustificato motivo”. Ad esempio, quando il lavoratore è assente dal lavoro più volte senza
giustificazione o non fa il lavoro che ha l’obbligo di svolgere. Per comportamenti meno gravi, può
avere un richiamo scritto, oppure, per un periodo, può non ricevere lo stipendio o essere sospeso
dal lavoro.
Se il lavoratore non ritiene giusto il licenziamento, la sospensione o il richiamo può rivolgersi al
giudice, che decide se il datore di lavoro si è comportato secondo la legge. Se il giudice decide che
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il datore di lavoro ha torto, il lavoratore può ritornare a lavorare, oppure essere risarcito con una
somma di denaro per il danno subito.
Le tipologie di lavoro
La legge italiana prevede diversi tipi di lavoro: il lavoro subordinato, il lavoro autonomo, il lavoro
stagionale e il lavoro a progetto.
Ogni tipo di lavoro ha le sue caratteristiche, regolate dal Codice civile, dalle Leggi speciali e dai
Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.
Il lavoratore subordinato svolge il proprio lavoro sotto la direzione dell’imprenditore e in cambio
di una retribuzione (cioè di uno stipendio o un salario). Ad esempio, un operaio che lavora in una
fabbrica che costruisce automobili o l’impiegato che lavora allo sportello di un ufficio postale sono
lavoratori subordinati.
Nel lavoro subordinato il lavoratore svolge i compiti richiesti dal datore di lavoro, ha un orario
fisso e ogni mese riceve una retribuzione o stipendio. Ha, inoltre, diritto alle ferie pagate, può non
lavorare in caso di malattia o di infortunio ed essere comunque pagato, ha diritto a ricevere il
“trattamento di fine rapporto” (cioè una somma di denaro) quando smette di lavorare perché dà le
dimissioni, va in pensione o viene licenziato. Infine, ha diritto ai “contributi”, cioè a quelle somme
di denaro che il datore di lavoro versa agli Enti Previdenziali, per la pensione che spetterà al
lavoratore quando avrà raggiunto l’età prevista dalla legge per non lavorare più.
Il lavoro subordinato può essere a tempo indeterminato o determinato e, in questo caso, il contratto
ha una durata limitata e termina alla data di scadenza. Può, inoltre, essere part-time, quando è
previsto un orario di lavoro ridotto; o stagionale quando dura per un periodo dell’anno, come nel
caso dei lavoratori del settore agricolo.
Il lavoro autonomo è molto diverso dal lavoro subordinato. Il lavoratore autonomo, infatti, non
dipende da un’altra persona, ma decide da solo come, dove e quando svolgere il proprio lavoro, ad
esempio, il proprietario di un negozio che vende frutta e verdura o chi ha un’impresa edile. Questo
tipo di lavoro però dà meno garanzie rispetto al lavoro subordinato e comporta maggiori rischi.
Un tipo di lavoro molto diffuso in Italia è il lavoro a progetto. Il lavoratore, in questo caso, deve
gestire, in maniera autonoma e senza obblighi di orari, uno o più progetti per raggiungere un
risultato indicato dal datore di lavoro.
In caso di lavoratori giovani, è possibile stipulare un contratto di apprendistato. In questi casi, il
lavoratore riceve una retribuzione più bassa ma ha diritto a una formazione professionale, cioè ad
imparare un mestiere che richiede una specializzazione. Questo tipo di contratto di lavoro non può
durare meno di 2 anni né più di 6.
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L’assunzione del lavoratore straniero in Italia
Un cittadino straniero può lavorare in Italia, sia come “lavoratore subordinato” (cioè alle
dipendenze di un’altra persona chiamata “datore di lavoro”), sia come “lavoratore autonomo”.
Dal momento del suo ingresso regolare in Italia per motivi di lavoro, il cittadino straniero è
sottoposto alle stesse norme applicabili a tutti i lavoratori: gode degli stessi diritti sindacali, di
retribuzione, di tutela assistenziale e previdenziale stabiliti per i lavoratori italiani. E’ infatti vietata
ogni forma di discriminazione tra lavoratori e stabilita la parità di trattamento, senza distinzione di
genere, provenienza o appartenenza religiosa.
Per assumere un cittadino straniero come lavoratore subordinato è necessario seguire le procedure
previste nella legge sull’immigrazione.
L’ingresso in Italia per motivi di lavoro subordinato, stagionale e di lavoro autonomo, avviene
nell’ambito delle quote di ingresso stabilite dal Governo nei “decreti flussi”, emanati secondo le
necessità del mercato del lavoro. Dopo la pubblicazione del “decreto flussi”, il datore di lavoro che
vuole assumere un lavoratore straniero che risiede all’estero può presentare una domanda per
ottenere un “nulla osta”, cioè una autorizzazione all’ingresso e all’assunzione. Per presentare la
domanda, il datore deve registrasi sull’apposito portale internet del Ministero dell’Interno ed
inviare via internet la richiesta di nulla osta allo Sportello Unico per l’Immigrazione competente,
insieme a una proposta di contratto di lavoro. Se la domanda è accolta, il “nulla osta” viene
rilasciato al datore di lavoro e trasmesso all’Ambasciata o al Consolato italiani nel paese di origine
della persona da assumere, per il rilascio del visto di ingresso.
A questo punto, il lavoratore straniero può entrare in Italia, con il passaporto e il visto d’ingresso
per motivi di lavoro. Dopo l’ingresso, entro 8 giorni dovrà presentarsi allo Sportello Unico per
l’Immigrazione per firmare il “contratto di soggiorno per lavoro” e richiedere il permesso di
soggiorno.
La durata del permesso di soggiorno per lavoro è quella prevista dal contratto di soggiorno e,
comunque, non può superare i nove mesi per i contratti di lavoro stagionale, un anno per i contratti
di lavoro subordinato a tempo determinato e due anni nel caso di contratti di lavoro subordinato a
tempo indeterminato. Se il lavoro continua, il permesso può essere rinnovato. Se, invece, il
lavoratore trova un altro lavoro, deve firmare un nuovo contratto di soggiorno per lavoro e inviarlo
allo Sportello Unico per l’Immigrazione. I lavoratori stagionali, invece, devono rientrare nel paese
di origine al termine del contratto.
Per alcuni tipi specifici di lavoro dipendente, si applicano regole diverse per l’ingresso.
I lavoratori stranieri residenti all’estero che svolgono lavori particolarmente qualificati possono
essere assunti in Italia attraverso procedure abbreviate e al di fuori delle quote fissate annualmente
nei “decreti flussi”. Ad esempio, non sono previste delle quote di ingresso specifiche per assumere
dirigenti o personale altamente specializzato di società internazionali, professori universitari,
infermieri professionali, lavoratori del mondo dello spettacolo. In questi casi il lavoratore straniero
sarà tenuto a svolgere esclusivamente l’attività lavorativa prevista e non potrà convertire il proprio
permesso di soggiorno.
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La sicurezza sul luogo di lavoro – Il cantiere
La legge italiana prevede che un luogo di lavoro debba sempre essere sicuro. Per questo motivo
impone tante regole al datore di lavoro al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori e tutelare la
loro salute, considerata un diritto fondamentale e inviolabile per ogni persona.
Le regole per la sicurezza sono specifiche per ogni tipo di lavoro che si svolge.
Ad esempio, nei luoghi di lavoro al chiuso devono essere segnalate le uscite di emergenza, che
devono essere lasciate sempre libere, per permettere ai lavoratori di fuggire in caso di pericolo.
Devono, inoltre, essere sempre presenti gli estintori, necessari per spegnere un incendio. Tutto
deve funzionare perfettamente e deve essere tenuto in ordine.
Il lavoratore non può lavorare in locali chiusi sotterranei e non può entrare in luoghi dove c’è il
pericolo di respirare gas dannosi per la sua salute. Se, però, questo è necessario per il tipo di lavoro
che si svolge, il datore di lavoro deve fornire al lavoratore gli indispensabili dispositivi di
sicurezza.
Infatti, alcuni lavoratori devono avere particolari protezioni. Ad esempio, in un cantiere edile, il
lavoratore deve indossare il casco di sicurezza per coprire la testa e portare gli occhiali per
proteggere gli occhi se fa una saldatura. Deve mettere i guanti se fa un lavoro che può comportare
tagli, punture o contatto con sostanze chimiche. Sono obbligatorie anche la cuffia antirumore per i
lavori molto rumorosi, le maschere respiratorie che proteggono dalle polveri e le cinture di
sicurezza per evitare cadute dall’alto.
Il datore di lavoro è obbligato a fornire al lavoratore tutte queste cose e a spiegare come e quando
devono essere usate. A sua volta, il lavoratore ha l’obbligo di usarle.
Se il datore di lavoro non rispetta gli obblighi di sicurezza, è responsabile per i danni subiti dai
lavoratori. Nei casi più gravi può essere condannato a una pena detentiva, cioè ad andare in
prigione. Se il lavoratore si fa male o si ammala a causa del lavoro, ha diritto al risarcimento del
danno da parte del datore di lavoro e a ricevere un indennizzo da parte dell’INAIL, l’Istituto
Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
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La sicurezza sul luogo di lavoro – in ufficio
La legge italiana tutela la salute e la sicurezza del lavoratore in qualsiasi luogo. Per questo motivo
impone al datore di lavoro di rispettare tutte le regole previste dalla legge.
Alcuni lavori sono meno rischiosi di altri, ma comunque nascondono dei pericoli che, col tempo,
possono danneggiare la salute fisica e mentale del lavoratore.
Ad esempio, chi lavora in un ufficio e usa sempre il computer può subire un danno agli occhi, ai
muscoli o alle ossa della schiena. Questo tipo di lavoro può anche portare con il tempo problemi di
salute legati all’affaticamento fisico o mentale.
Per evitare questi danni, la legge impone alcune regole: ad esempio, lo schermo del computer non
deve emettere radiazioni pericolose e la postazione di lavoro deve essere comoda. Inoltre, il
lavoratore deve sottoporsi a periodiche visite mediche di controllo, a spese del datore di lavoro.
Se non rispetta queste regole, il datore di lavoro può essere obbligato a pagare una sanzione
pecuniaria e nei casi più gravi può essere condannato alla pena detentiva.
La legge, inoltre, tutela il lavoratore che si è ammalato a causa del lavoro svolto o si è infortunato
sul luogo di lavoro.
In questi casi, il lavoratore deve, innanzitutto, comunicare l’infortunio o la malattia al datore di
lavoro, che, a sua volta, deve denunciare l’accaduto all’INAIL, l’Istituto Nazionale per
l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Il lavoratore viene visitato dai medici dell’Istituto
e, se questi accertano che ha subito un danno alla salute a causa del lavoro, ha diritto a un
indennizzo cioè a ricevere una somma di denaro.
Durante il periodo di assenza dal lavoro per malattia o infortunio il lavoratore ha comunque diritto
a essere retribuito.
I sindacati
Il sindacato, nel diritto del lavoro, è un ente che rappresenta i lavoratori delle varie categorie
produttive.
Esistono così sindacati dei lavoratori e sindacati dei datori di lavoro. La storia dei sindacati è però
soprattutto storia dei lavoratori (operai, contadini, impiegati) che si riuniscono allo scopo di
difendere gli interessi delle loro categorie.
I sindacati, nell'ambito della contrattazione collettiva nazionale, vengono anche definiti parti
sociali.
Lo strumento di lotta per eccellenza del sindacato è lo sciopero. Tuttavia, l'attività dei sindacati
viene espressa attraverso la contrattazione collettiva che risulta uno dei principali strumenti di
autoregolamentazione per i rapporti di lavoro e per le relazioni sindacali.
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I centri per l’impiego
COSA SONO: i Centri per l’Impiego sono strutture pubbliche (uffici) attualmente gestite dalle
Amministrazioni Provinciali, che offrono servizi ai cittadini e alle imprese. I centri per l’impiego
sono presenti su tutto il territorio nazionale. I Centri per l’Impiego hanno sostituito gli Uffici di
Collocamento.
COSA FANNO: iCentri per l’Impiego svolgono numerose attività. Forniscono informazioni e
servizi di orientamento, permettono l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, gestiscono banche
dati, danno assistenza e supporto per la gestione di pratiche burocratiche, rilasciano certificati e
moduli, offrono consulenza gratuita alle persone in cerca di occupazione. Svolgono inoltre
numerose attività amministrative, ad esempio: gestiscono l’elenco anagrafico dei lavoratori, nel
quale viene registrata la storia lavorativa (compresi i periodi di disoccupazione) di ogni persona
che ha domicilio nel territorio di competenza del Centro per l’impiego; si occupano dell’
iscrizione alle liste di mobilità e dell’iscrizione agli elenchi e graduatorie delle categorie protette;
registrano le assunzioni, trasformazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro presso aziende private e
Enti pubblici.
PERCHE’ RIVOLGERSI A LORO: i Centri per l’Impiego raccolgono e mettono a disposizione
delle persone in cerca di occupazione le offerte di lavoro presentate dalle imprese e permettono alle
aziende di consultare le banche dati che contengono tutte le informazioni sulle persone in cerca di
impiego. Ma non solo. Nei centri per l’impiego operano i consulenti professionali che hanno il
compito di aiutare chi è in cerca di lavoro ad orientarsi, effettuare una scelta lavorativa
consapevole, stendere il curriculum vitae, individuare le aziende più adatte alle proprie esigenze,
conoscere le offerte di lavoro attive, valutare alternative ecc. I centri per l’impiego seguono anche
gli inserimenti di lavoratori nella Pubblica Amministrazione. Hanno infatti a disposizione una
banca dati che raccoglie tutti i concorsi pubblici a livello locale, nazionale e della Comunità
Europea, e forniscono la modulistica necessaria al candidato. I centri per l’impiego offrono ai
cittadini la modulistica contrattuale, i modelli di curriculum e di lettere di presentazione e una serie
di guide per la ricerca di lavoro.
COME OTTENERE I SERVIZI: tutti coloro, che, essendo alla ricerca di lavoro – inoccupati,
disoccupati, nonché occupati in cerca di altro lavoro – intendano avvalersi dei servizi dei Centri
per l’Impiego devono recarsi presso la sede competente per il territorio in cui si è domiciliati
(muniti del Codice fiscale e di un documento di identità) e richiedere l’iscrizione rilasciando una
dichiarazione che attesta lo stato occupazionale del candidato e la sua disponibilità lavorativa.
Ricordiamo che l’età minima di ammissione al lavoro dipendente, e quindi di iscrizione al Centro
per l’impiego, è stabilita attualmente in 16 anni.
DOVE SONO E COME TROVARLI: iCentri per l’Impiego sono presenti in tutto il territorio
nazionale, in tutte le provincie e in numerosi comuni. Per conoscere dove si trova il centro per
l’impiego più vicino a voi, basta scrivere su un motore di ricerca web (es. google) le parole: centro
per l’impiego + la vostra provincia. In tutti i siti web di tutte le provincie italiane sono infatti
indicate le sedi dei Centri per l’Impiego locali.
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Contatti del progetto MIGRA
Il dispositivo di apprendimento alternativo è stato realizzato in ciascun paese del partenariato del
progetto “MIGRA” dalle organizzazioni coinvolte nel progetto:
Institut pour le Développement et la Formation (Corsica, Francia) :
istituto di formazione per gli adulti in Regione Corsica che svolge
azioni di ricerca, accompagnamento e formazione rivolgendosi a
immigrati e persone con difficoltà di integrazione. http://www.idfcorse.eu
Scuola Centrale Formazione (Italia): associazione senza scopo di lucro
che raccoglie una quarantina di enti soci i quali gestiscono 90 centri e
strutture di formazione in 12 Regioni italiane. SCF promuove e
gestisce programmi e azioni di formazione professionale, di
orientamento e di inserimento lavorativo che si rivolgono a persone
imigrate e più in generale in difficoltà. http://www.scformazione.org/
Weiterbildung-Netzwerk GmbH (Germania): associazione senza scopo
di lucro che interviene nel settore della formazione professionale e
dell’educazione degli adulti, per lo più verso beneficiari in situazione
di difficoltà e immigrati.
Instituto de Formación Integral, S.L.U. (Spagna ): impresa privata che
gestisce attività di formazione professionale a livello regionale e
nazionale rivolte a imprese, associazioni di lavoratori, associazioni di
imprese, sindacati, organizzazioni di lavoratori autonomi.
http://ifionline.com/es
Objectif Emploi (Belgio) : associazione senza scopo di lucro che
gestisce ateliers per la ricerca di impiego a persone svantaggiate che
vogliono entrare nel mercato del lavoro: immigrati, disabili, persone
poco qualificate. http://www.objectif- emploi.be/
Agence de développement régional de Bohème centrale (Repubblica
Caeca) : organizzazione pubblica che coopera con l’amministrazione
statale nella definizione degli obiettivi di sviluppo regionali tra i quali
lo sviluppo dell’imprenditorialità e la gestione delle dinamiche legate
all’immigrazione. http://www.rra.cz
Agence de développement régional de Spisská Nová Ves (Slovacchia):
organizzazione pubblica che ha in carico programmi e progetti di
sviluppo e animazione regionale tra i quali lo sviluppo della piccola e
media impresa, la promozione del turismo nella regione e il sostegno
dei gruppi di popolazione in difficoltà. http://www.srra.sk
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