Comune di Anzola dell`Emilia
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Comune di Anzola dell`Emilia
COMUNE DI ANZOLA Domenica, 16 febbraio 2014 Domenica, 16 febbraio 2014 Cronaca 16/02/2014 La Repubblica (ed. Bologna) Pagina 16 1 Eventi 16/02/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 2 2 Più di cento i forni che si sono messi in gioco Politica locale 16/02/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 25 3 Persiceto tra stelle e insetti Pubblica amministrazione 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5 4 «Meno burocrazia, spending review e... 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5 6 «Si deve accelerare il pagamento dei debiti della Pa» 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5 LAURA GALVAGNI «Subito le riforme di fisco e lavoro» 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 15 10 Che cosa insegna Jean Monnet alla Ue 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 4 ANDREA MARINI, CLAUDIO TUCCI Dai debiti Pa alla Cig tutti i dossier «caldi» 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1 VITO LOPS Lo sprint dei mercati dopo la grande paura 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 9 ALESSANDRO LONGO Più semplice la strada per l' Agenda digitale 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1 ADRIANA CERRETELLI Renzi atteso al varco delle riforme 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 DAVIDE COLOMBO Spending potenziata per tagliare Irap e Irpef 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 6 Una Pa più efficiente dell' 1% aumenta il Pil dello 0,9% 22 26 28 Taglio investimenti, c' è un rischio conti 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 20 24 Renzi, i nodi Economia e Viminale 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 17 19 L'ampiezza della visione digitale 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 10 13 16 I banchieri al nuovo esecutivo: «Subito la riforma del lavoro» 16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 6 8 ANDREA MARINI 30 16 febbraio 2014 Pagina 16 La Repubblica (ed. Bologna) Cronaca Eventi ESAMI VISTA Dalle 10 alle 19 nella sede Ascom (Strada Maggiore 23), per il mese della vista, esami gratuiti e screening a cura della Commissione Difesa Vista. DOLCE E SALATO Ancora per oggi alla Sala Miceti di Imola, «Dolce e Salato», alla scoperta dei sapori e dell' estetica del cibo, 5 euro. ZARAFA Alle 16 al teatro Comunale di Persiceto, proiezione del film «Zarafa le avventure della giraffa giramondo», a seguire laboratori e letture animate. LUCI DEL LEGNO Alle 16 a Ca' La Ghironda a Zola Predosa, si apre la mostra «Luci e ombre del legno. una mostra che viaggia 2014 dal Trentino una mostra di sculture in legno», fino al 5 marzo. VINO BURSON Dalle 14,30 alle 18,30 all' Enoteca Regionale della Rocca di Dozza, banco d' assaggio del Burson, il vino autoctono della «bassa» ravennate, 6 euro, info e pren 0542367700. CARNEVALE Dalle 14,30 a San Lazzaro, tradizionale sfilata di Carnevale: dalle 16 in Sala di Città animazioni e laboratori per bambini; dalle 14,30 a Ponticella «Carnevale dei bambini». Dalle 14,30 per le vie di Anzola, Carnevale a cura della Pro Loco. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 1 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Cronaca L' ELENCO. Più di cento i forni che si sono messi in gioco ?PANE e Carlino' è un' iniziativa promozionale diffusa in città e provincia. Ecco gli esercizi che aderiscono. IN CITTÀ A.M, via Zamboni 8b8c; Asta Salvatore e Figli, via De Nicola 1; Bai Luciano e C., via Nosadella 7/a; Benghi Iliana, via Azzurra 29; Bettini Romana e C. , via Creti 53; Biagini Rodolfo e C., via Murri 48; C' era Una Volta, via Frassinago 21; Cacciatore Giovanni e C. via Calabria 41 e via della Battaglia 19; Calamelli Otello e C., via Don Sturzo 30; Dal Furner, via di Corticella 19; F.lli Asta, via Pomponia 2; Forno Del Lavino, via Due Portoni 33; Atlas, via Emilia Levante 35 d; Neri Nadia e C., via Saragozza 85 e via Andrea Costa 107; Gandolfi Gabriele e C., via Della Salute 1/4; Garagnani e Pedretti, via San Felice 91/a; Giardini e Mastellini, via Pontevecchio 19/bc; il Forno di Walther Bonvicini; via Massarenti 177; Mafaro Francesco e C., via Lame 160; Matrisciano, via Lame 39/D; Monterumisi, via Pescherie Vecchie 6/b; Nanni, via Clavature 22; Massaria e Furlano, via Massarenti 157; Musolesi, via Tacconi 2l/m; Pallotti Franco, via Del Borgo 5961; Palma, Strada Maggiore 63/a; Mazzini, via Mazzini 107 GH; Patelli, via San Vitale 54/c; Sacchetti e Susi, via Cherubini 13; Sponghi, via San Mamolo 1 b; Pescari, via Pasubio 41/d; Ranocchi, via Malvasia 16/A; Romano, via Albani 10; Romano F.lli, via Tiarini 4; Romano Vincenzo e C., via Arnaud 30; Tattini, via Piacenza 3/f; Vacca, via Riva Reno 104; Valentini, via Saffi 1/c; Venturoli, via Ferrarese 160/2. IN PROVINCIA F.lli Giusti ad Anzola; Risi, Argelato; Spanazzi, Baricella; Bosi, Budrio; Rubbini, Calderara; Balotta, Lanzoni e Sacanna, Casalecchio; Dalla, Castel Maggiore; Giardini, Castel San Pietro; Poli, Castello di Serravalle; Gazzetti, Castenaso; Pan Caffè, Granarolo; Savelli, Imola; Suppini, Marzabotto; Cortecchia, Medicina; Gadignani, Mezzolara di Budrio; Baker' s Shop e Galletti, Molinella; Gamberini e Lipparini, Monghidoro; Cassari, Monte San Pietro; Torchi, Monteveglio; F.lli Quartieri, Ozzano; Cesari, Pieve di Cento; Corsini e Migliorini e Cavallari, Porretta; Spanazzi, Quarto Inferiore; Zacchini, Sala; Zucchini, San Giorgio di Piano; Al Forno delle Sorelle Bongiovanni, Accatà, Ghelfi, Magic Pasticcio, Persiceto; Tosi, San Lazzaro; Strazzari, Idice; Palladino, Franzaroli, Del Poggetto, San Pietro in Casale; L' Arte nel Buon Pane, San Venanzio di Galliera; Masi, Sasso Marconi; Bentivogli e Gamberini, Valsamoggia; Il Pand' oro, Savigno; Lanzarini, Vergato; Forno di Successori Sabattini snc, Pianoro. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 16 febbraio 2014 Pagina 25 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Politica locale Persiceto tra stelle e insetti OGGI alle 15,30 al Planetario ?Esperimenti tra le stelle: costruiamo tanti oggetti volanti non identificati!' e alla stessa ora al Laboratorio dell' insetto ?Storie di insetti'. Alle 16 al teatro comunale la proiezione di ?Zarafa le avventure della giraffa giramondo' di Rémi Bezançon. E a seguire il laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3 16 febbraio 2014 Pagina 5 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Fabrizio Viola. Amministratore delegato Mps. «Meno burocrazia, spending review e giustizia rapida» «Il nuovo governo Renzi, oltre a contribuire a realizzare la riforma elettorale e istituzionale sulla quale il nuovo premier si è impegnato commenta Fabrizio Viola, amministratore delegato di Mps deve affrontare prioritariamente il problema della crescita economica. Nel fare questo deve agire su due dimensioni temporali: una di breve periodo e una di medio lungo periodo. Quella di breve periodo deve avere evidentemente impatti immediati sull' attività economica, impatti difficilmente sostenibili nel lungo termine (ridistribuzione del reddito attraverso la leva fiscale, investimenti in infrastrutture a livello regionale in grado di migliorare le condizioni di vita di persone ed imprese, privatizzazioni). Mentre quella di medio lungo periodo, deve essere in grado incidere su quelle debolezze strutturali che hanno reso il nostro paese nel suo complesso uno dei meno competitivi e meno attraenti per investimenti esteri a livello mondiale. Oggi la competizione globale si gioca non solo a livello di imprese ma anche e soprattutto a livello di sistema paese. In quest' ottica, diventa prioritario abbattere la burocrazia fine a se stessa, riformare la giustizia soprattutto civile, semplificare il sistema delle regole, creare una macchina amministrativa pubblica più efficiente attraverso una seria spending review, ormai non più procrastinabile. Su tutti questi fronti siamo agli ultimi posti del ranking mondiale. L' altro grave nodo da sciogliere è quello del debito pubblico. Un tema che va affrontato non più solo intervenendo sul deficit ma agendo anche sul debito stesso, esaminando seriamente le diverse proposte che sono state messe recentemente sul tavolo e passando dunque all' azione. Relativamente al sistema bancario la priorità è quella di presidiare nelle sedi istituzionali la costituzione dell' Unione bancaria europea. Ciò per fare in modo che il cosiddetto level playing field sia assicurato e che, a valle del processo di armonizzazione delle regole e della creazione di nuove istituzioni, vengano dunque eliminate quelle asimmetrie competitive esistenti tra banche italiane e banche del resto d' Europa. Asimmetrie che finora non hanno favorito una politica del credito più espansiva nel nostro paese. Da ultimo, certamente non in termini di importanza, è necessaria una riforma della istruzione che parta Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 4 16 febbraio 2014 Pagina 5 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione dalla scuola media e arrivi fino all' università. Una riforma che oltre ad alzare la qualità, adegui l' offerta di studio alle nuove esigenze di un mondo che si sta trasformando profondamente». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 16 febbraio 2014 Pagina 5 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Federico Ghizzoni. Ceo di UniCredit. «Si deve accelerare il pagamento dei debiti della Pa» «L' aspettativa nei confronti del nuovo governo commenta Federico Ghizzoni, ceo di UniCredit è innanzitutto quella che vengano date accelerazione e intensità alle riforme chiave di cui il Paese ha bisogno: legge elettorale, fisco, pubblica amministrazione, mercato del lavoro, giustizia civile. Ridurre il cuneo fiscale è determinante insieme a politiche di accompagnamento che possano aiutare le aziende a inserire nei loro organici un numero importante di giovani: occorre favorire il rinnovamento e facilitare un uso più massiccio e naturale delle tecnologie a disposizione. Fondamentale è accelerare davvero il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, un capitolo che vale più di qualsiasi manovra. Un quadro di questo tipo è la premessa concreta per una ripresa non effimera di investimenti e consumi. Banche, imprese e istituzioni possono dar vita a un patto un impegno concreto e reciproco per un forte rilancio del credito sano, quello che serve alla crescita e alla internazionalizzazione delle imprese,soprattutto di quelle piccole e medie. Ma anche una maggiore disponibilità per il credito alle famiglie, con proposte moderne in particolare per la questione, sempre centrale, della casa. In questa sorta di patto penso che un impulso vero vada dato a favorire e a consolidare il mondo delle start up. Le banche possono aiutare questa realtà a trasformare le intuizioni in progetti imprenditoriali sostenibili nel tempo; una piccola riforma mirata delle norme deve rimuovere il rischio che la non riuscita di una start up si trasformi per i protagonisti in una sentenza di fallimento a vita. È questo uno degli insegnamenti più veri che ci vengono dalla storia della Silicon Valley. E può rendere più facile per il sistema bancario essere proattivo nelle attività di venture capital che sostengono queste nuove iniziative. In sintesi, serve una scossa vera, che dia ai vari protagonisti dell' economia motivazioni rinnovate e forti per un gioco di squadra che esprima la voglia e la capacità di vincere. Servono programmi e, come spesso ha detto Matteo Renzi, indicazioni chiare di come si procede e in che tempi. La variabile tempo è quasi sempre fondamentale; lo è in modo molto evidente se pensiamo alle infrastrutture, quelle materiali e quelle immateriali. A fronte di regole chiare e tempi più certi certamente il finanziamento di opere infrastrutturali da parte degli investitori istituzionali sarebbe più semplice e ciò renderebbe più efficace e ampia l' attività delle imprese. Credo che sia giusto chiedere al governo che sta per nascere ciò che riteniamo possa servire al Paese. Ma questa richiesta diventa più credibile e autorevole se si accompagna a impegni precisi da parte delle imprese, delle banche, del mondo del lavoro. Noi di Unicredit, vera banca europea a servizio dell' economia reale, siamo già pronti a fare per intero la Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 6 16 febbraio 2014 Pagina 5 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione nostra parte. Per quanto mi riguarda, ad esempio, ho dato precise indicazioni a tutta la struttura della banca perché nel 2014 cresca in modo significativo il nuovo credito per famiglie ed imprese». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 7 16 febbraio 2014 Pagina 5 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione La crisi di governo LE ATTESE DI PIAZZA AFFARI. «Subito le riforme di fisco e lavoro» I banchieri si aspettano dal prossimo governo anche una legge elettorale che dia stabilità PAGINA A CURA DI Laura Galvagni Marco Ferrando Sei dei principali esponenti del mondo della finanza italiana, Federico Ghizzoni (ceo di UniCredit), Luigi Abete (presidente BnlBnp Paribas), Fabrizio Viola (amministratore delegato di Mps), Giampiero Maioli (ad di Cariparma Credit Agricole), Aldo Minuccci (presidente Ania) e Alessandro Azzi (presidente Federcasse) hanno risposto all' appello del Sole 24 Ore che chiedeva quali fossero le priorità del paese in vista dell' ascesa di un nuovo governo targato Matteo Renzi. Si tratta di sei interventi che si trasformano in un appello quasi corale quando si tratta di mettere nero su bianco le priorità dell' Italia. Per ciascuno la parola chiave è riforme. Riforme da fare subito. L' attenzione è tutta centrata sulla necessità di dare impulso alla crescita. Tassello chiave per poter far ripartire il Paese. Un vigore che, stando alla logica dominante degli interventi, può arrivare solo dopo una radicale trasformazione di alcuni pilastri fondamentali della società. Legge elettorale, l a v o r o , f i s c o , pubblica amministrazione, giustizia civile: queste devono essere le urgenze del prossimo governo secondo la city italiana. Questa è l' agenda che banchieri e assicuratori mettono sul tavolo del futuro esecutivo. Con un occhio rivolto, soprattutto, alla legge elettorale. Riforma che, se compiuta, potrebbe dare al Paese quell' equilibrio strutturale necessario a compiere grandi salti. Certo, nei sei interventi si coglie anche la convinzione che questa spinta propulsiva si potrà realizzare se ci sarà il contributo di tutti, istituzioni e aziende in primis. Ma, come sottolinea Ghizzoni, all' interno di questo scenario «la variabile tempo è quasi sempre fondamentale; lo è in modo molto evidente aggiunge il ceo di UniCredit se si pensa alle infrastrutture, sia quelle materiali e che quelle immateriali». Agire in fretta è dunque l' altro leit motiv che accomuna buona parte dei sei interventi. Si chiede di fatto uno scatto in avanti. Anche su temi specifici. «Per il nuovo governo le priorità assolute sono tre esordisce Abete il credito alla piccola impresa, il rilancio della domanda interna e la semplificazione burocratica». In quest' ottica, il ruolo che potranno svolgere le imprese è un punto fondamentale. Maioli spiega che sono necessari «interventi immediati per riavviare gli investimenti delle aziende» e suggerisce di «allargare il plafond della nuova legge Sabatini al mondo del lavoro». La disoccupazione giovanile, in Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 8 16 febbraio 2014 Pagina 5 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione particolare, merita attenzione e Maioli arriva a chiedere che si considerino anche azioni «di rottura come potrebbe essere una fase "no tax" lunga tre anni» per quelle «società che assumono giovani». Azzi di Federcasse affronta il tema auspicando «un fisco che avvantaggi il lavoro rispetto alla rendita, perché è la manifattura, e l' attenzione all' eccellenza del prodotto, che manda avanti il paese». Che l' occupazione sia una priorità lo dice anche Aldo Minucci dell' Ania: «Chiediamo al nuovo governo interventi seri atti a rilanciare l' occupazione e i consumi attraverso la riduzione del costo del lavoro e della fiscalità sui redditi da lavoro dipendente». Mentre Viola non dimentica quello che resta il tallone d' Achille dell' Italia: «L' altro grave nodo da sciogliere è quello del debito pubblico. Un tema che va affrontato non più solo intervenendo sul deficit ma agendo anche sul debito stesso, esaminando seriamente le diverse proposte che sono state messe recentemente sul tavolo e passando dunque all' azione». Per Azzi di Federcasse © RIPRODUZIONE RISERVATA. LAURA GALVAGNI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9 16 febbraio 2014 Pagina 15 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Oltre la crisi IL DESTINO DELL' UNIONE. Che cosa insegna Jean Monnet alla Ue Governare dipende dall' assennatezza delle scelte economiche, non solo dall' abilità politica Strobe Talbott Il denaro è uno strumento di governance, oltre che di commercio. Mette i cittadini nelle condizioni di partecipare alla vita economica e rammenta loro dove risiede l' autorità politica. In quasi tutte le 195 nazioni del mondo, monete e banconote sono un' asserzione di sovranità nazionale. Oggi esiste un' eccezione: è l' euro. È il più grande esperimento di cooperazione regionale mai conosciuto. Questo esperimento, negli ultimi cinque anni, non ha avuto vita facile. Sulla scia del tracollo del 2008, l' euro è diventato fonte di sconvolgimenti economici e divisioni politiche, mettendo gli Stati dell' Europa settentrionale e meridionale gli uni contro gli altri. La crisi non è finita, ma la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e gli altri capi di Stato e di Governo sono decisi a non consentire lo sfaldamento dell' Eurozona: rafforzano gli accordi sulle finanziarie nazionali, la spesa pubblica e la regolamentazione finanziaria, vanno avanti con l' unione bancaria e prendono misure contro la disoccupazione. I leader di oggi, come i predecessori della metà del secolo scorso, hanno seguito gli insegnamenti di Jean Monnet, che è morto 35 anni fa, prima che l' euro entrasse in circolazione, ma non avrebbe fatto fatica a comprendere lo scopo dell' unione monetaria: fasciare le ferite del continente più insanguinato della storia e trasformarlo in un' area di pace, democrazia e influenza globale, con valori, politiche e istituzioni comuni. Questo è il Progetto Europeo. Come suo massimo architetto, Monnet non avrebbe fatto fatica nemmeno a comprendere errori, dilemmi e pericoli che oggi lo mettono a rischio. Il metodo della sua vita attribuiva importanza alla necessità di calibrare e scadenzare le innovazioni in materia di politiche economiche, in modo tale da rendere irreversibile il processo di integrazione politica. A differenza di Monnet, i leader responsabili dell' adozione dell' euro, negli anni 90, non riuscirono a garantire le condizioni e le istituzioni politiche necessarie, rendendo inevitabili i nodi che affliggono l' Unione. Monnet è figura chiave nella trasformazione del concetto di Stato. La modernizzazione, secondo lui, non consisteva nello sfruttare le nuove tecnologie per migliorare industria, trasporti e comunicazioni: significava adeguarsi alla matassa sempre più fitta di transazioni economiche tra le nazioni, dove la distanza fisica e i confini nazionali rappresentavano ostacoli via via meno impervi. Una nazione moderna doveva imparare a conservare la sua indipendenza dove necessario, ma al tempo stesso approfittare della sua interdipendenza dove possibile. Secondo Monnet bisognava partire da finanza e commercio, in particolare nel settore delle risorse minerarie, dove indipendenza e sovranità sono concetti relativi e dove l' interdipendenza apporta Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10 16 febbraio 2014 Pagina 15 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione maggiori benefici e risulta più naturale per le parti in causa. Per questo Monnet è stato visto come un economista. Per Monnet, l' insegnamento era che l' arte di governare dipende dall' assennatezza delle politiche economiche, e non solo dall' abilità politica, e dalla capacità di unire le due cose in un unico processo per conseguire l' armonizzazione delle relazioni internazionali. Anche nei giorni cupi dell' Asse, Monnet ragionava su come spezzare il circolo vizioso di guerre totali seguite da false pacificazioni. Nel 1943, in una riunione del Governo francese in esilio ad Algeri, dichiarò: «Non ci sarà pace in Europa se gli Stati si ricostituiranno sulla base della sovranità nazionale. I Paesi europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la prosperità e lo sviluppo sociale necessari. Gli Stati europei devono costituirsi in una federazione». Poi, Monnet lavorò su una nuova intesa di lungo periodo da negoziare (non da imporre) con la Germania. L' accordo riduceva dazi e restrizioni sul commercio di carbone e acciaio tra Francia e Germania, unendo due settori fondamentali sotto un' autorità comune sostenuta dai due Stati. Questo accordo bilaterale era l' esempio della strategia di Monnet per superare le sovranità nazionali. Gettava le fondamenta, «lentamente e con concentrazione», per quell'«unica cosa» per un' Europa federata: creare nuovi fatti economici sul terreno. Con il passare del tempo, i leader nazionali avrebbero visto i vantaggi del pensare, decidere, agire, e in ultima analisi governare, a livello paneuropeo. Si dimise dall' Alta autorità della Ceca (Comunità europea del carbone e dell' acciaio) nel 1955 per fondare il Comitato d' azione per gli Stati Uniti d' Europa. Monnet è morto nel marzo 1979, quando fu creato l' Ecu (European Currency Unit), un artificio contabile per rendere più semplici le transazioni internazionali. Nel giugno 1979, i cittadini della Cee, votarono alle prime elezioni parlamentari internazionali della storia. Il trattato di Maastricht, nel 1992, diede alla Comunità europea, il nome di Unione europea, ma non esisteva un embrione di ministero dell' Economia o autorità di bilancio, né era previsto. Nonostante l' entusiasmo, gli Stati si tenevano stretto il controllo sulle proprie economie, in parte perché erano diversi nelle prassi e normative del lavoro, nelle tasse, nelle priorità di bilancio, nell' inflazione. Molti economisti (in particolare americani) erano preoccupati che il treno fosse troppo pesante per quella locomotiva. Questi scettici vedevano le cose da americani ed economisti, mentre i leader europei che puntavano a una moneta comune stavano perseguendo un progetto politico, con vantaggi economici: erano convinti che l' unione monetaria avrebbe potenziato gli scambi nell' Eurozona, facilitato le transazioni commerciali e fatto da catalizzatore per la crescita. La loro strategia presupponeva il proseguimento di una situazione di espansione dell' economia regionale e globale: facevano conto che la fortuna degli ultimi decenni sarebbe durata. L' Eurozona ha prosperato fintanto che il suo "versante Sud" (nonostante colossali disavanzi in Grecia e bolle immobiliari in Spagna e non solo) è stato tenuto a galla dalla marea della crescita globale e dall' afflusso di capitali tedeschi. I leader non erano inconsapevoli del rischio che una moneta comune senza coordinamento delle politiche di bilancio potesse rivelarsi un boomerang, specialmente se l' economia europea si fosse inceppata e le bolle avessero cominciato a scoppiare. Così, a fine anni 90, avevano promulgato il Patto d i stabilità e crescita, per garantire che gli Stati si impegnassero a tenere sotto controllo il deficit di bilancio. Il Patto non è mai stato fatto rispettare, e nessuno aveva fretta di rafforzare la Banca centrale europea. Il persistere di una situazione di prosperità rafforzava l' illusione che non ci fosse necessità di prepararsi alla recessione. Poi, nel 2008, uno tsunami ha attraversato l' Atlantico fino ad abbattersi sull' Europa. La contrazione dell' economia e l' esplosione della disoccupazione hanno devastato il "versante Sud", costringendo alcuni Paesi, più l' Irlanda, a negoziare salvataggi. Portoghesi, spagnoli e italiani hanno reagito con irritazione alle richieste di austerity avanzate da Germania e del Nord Europa come prezzo del salvataggio, Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 11 16 febbraio 2014 Pagina 15 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione mentre i Governi del Nord Europa hanno ricambiato rampognando i Paesi del Sud per la loro dissipatezza. Quasi tutti pensano che l' Eurozona deve rimanere insieme. La cosa fondamentale è stabilizzare e rafforzare l' unione monetaria; rinunciarvi significherebbe rinunciare all' unione stessa. Possiamo immaginare un' Europa composta da due o tre cerchi concentrici: in quello più esterno i Paesi, primo fra tutti il Regno Unito, che vogliono limitare la condivisione di sovranità; in quello più interno un' Eurozona che consolida e approfondisce l' integrazione, diventando più simile agli Stati Uniti. Né i politici europei né quelli americani si dilungheranno su questa convergenza (forse nemmeno la ammetteranno), ognuno per sue ragioni. Ma Monnet la celebrerebbe. L' America che lui ammirava era il modello per quello che la sua amata Europa poteva diventare un giorno. Il vero "piano Monnet" era progredire verso gli Stati Uniti d' Europa: e forse siamo di nuovo su quella strada. Strobe Talbott è presidente della Brookings Institution (Traduzione di Fabio Galimberti) © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com La versione integrale dell' articolo VERSO UN' EUROPA UNITA In viaggio negli Stati Uniti d' America Jean Monnet (18881979), statista ed economista francese, arriva nel 1940 negli Stati Uniti come rappresentante del governo inglese per negoziare una commessa militare. Diviene consigliere del presidente Roosevelt ed è in questi anni che matura il suo apprezzamento per gli Usa tanto da considerarli modello anche per i futuri Stati Uniti d' Europa. Il progetto Monnet Nel 1955 Jean Monnet si dimette dall' Alta autorità del carbone e dell' acciaio per fondare il Comitato d' azione per gli Stati Uniti d' Europa. Le innovazioni del 1979 Viene creato l' Ecu, l' antesignano dell' euro, e si vota per il Parlamento europeo: sono i prerequisiti di uno Stato federale democratico. Il Trattato di Maastricht Nel 1992, il Trattato di Maastricht dà alla Comunità europea il nome di Unione europea. Non esiste un embrione di ministero dell' Economia o autorità di bilancio, né è previsto di metterlo in piedi. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 12 16 febbraio 2014 Pagina 4 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione La crisi di governo L' AGENDA DEI MINISTRI. Dai debiti Pa alla Cig tutti i dossier «caldi» Serve subito l' ok del Cipe al Piano nazionale ricerca da 6,3 miliardi. PAGINA A CURA DI Davide Colombo, Carmine Fotina, Andrea Marini e Claudio Tucci Non ci saranno solo le idee del nuovo programma e il pacchetto del Jobs act. Un minuto dopo il giuramento, i neoministri dovranno sfogliare i dossier acquisiti in eredità, molti dei quali richiederanno scelte urgenti se non addirittura immediate. In alcuni casi il rischio è sciupare un lavoro portato avanti per mesi. Si è forse già oltre i tempi richiesti da Bruxelles per presentare l' aggiornamento su spending review e privatizzazioni ritenuto indispensabile per accedere alla cosiddetta clausola di salvaguardia, ovvero il bonus sugli investimenti scomputabili dal calcolo del disavanzo. Nemmeno il tempo di ambientarsi, inoltre, e il nuovo ministro dell' Economia, insieme al titolare degli Affari europei, dovrà preparare la risposta alla Commissione Ue per evitare la procedura d' infrazione sul mancato rispetto dei tempi di pagamento della Pa. E non solo, perché va sbloccato subito il saldo alle imprese di ulteriori 20 miliardi previsti per il 2014 dal decreto 35/2013. Entro metà aprile, poi, dovrà arrivare il nuovo Def. I tecnici dello Sviluppo economico sono preoccupati (ed è forse un eufemismo) per il rischio che decada il decreto Destinazione Italia: al Senato c' è tempo fino al 21 febbraio, a rischio tra l' altro il credito d' imposta per la ricerca. In bilico anche il decreto carceri varato dal ministro della Giustizia uscente. In Parlamento attende il via libera anche la legge elettorale, all' esame dell' Aula della Camera, ma sul testo vanno sciolti gli ultimi nodi. Un' agenda fittissima attende anche chi arriverà al ministero del Lavoro rifinanziamento della Cig in deroga, partenza del piano Garanzia giovani e del nuovo Isee mentre il nuovo titolare delle Infrastrutture dovrà decidere se recuperare almeno in parte il lavoro dei tecnici che avevano messo a punto una bozza del decreto casa per rilanciare il mercato degli affitti. Non saranno concessi indugi anche a viale Trastevere, dove il nuovo inquilino dovrà assicurarsi che il Cipe approvi rapidamente il Piano nazionale della ricerca 20142020, un pacchetto da 6,3 miliardi. Inevitabile, poi, registrare la preoccupazione di chi teme che il passaggio di consegne distragga o rallenti la diplomazia degli Esteri al lavoro per risolvere il delicatissimo caso dei marò. © RIPRODUZIONE RISERVATA Possibili titolari e priorità per i ministeri ECONOMIA CHI CORRE Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 13 16 febbraio 2014 Pagina 4 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione Partita aperta tra Lorenzo Bini Smaghi, Pier Carlo Padoan, Lucrezia Reichlin e Fabrizio Barca. Spuntano anche Giampaolo Galli e Enrico Morando DOSSIER APERTI 1 Il bonus investimenti In bilico la «clausola di flessibilità» europea che concederebbe la possibilità, nel 2014, di detrarre gli investimenti dal calcolo del disavanzo. Bruxelles attendeva l' invio dei dettagli operativi del piano spending review e di quello sulle privatizzazioni già per questi giorni 2 Pagamenti della Pa In poco più di 3 settimane vanno forniti chiarimenti alla Ue che ha avviato la fase preliminare della procedura d' infrazione per il mancato rispetto dei termini di pagamento previsti a partire dal 2013. Inoltre, nel 2014 vanno erogati altri 20 miliardi di pagamenti per debiti al 31 dicembre 2012 LAVORO E SANITÀ CHI CORRE Sarebbero in pista per il ministero che potrebbe accorpare Lavoro e Sanità: Marianna Madia, Pietro Ichino e Tito Boeri DOSSIER APERTI 1 Cig in deroga Vanno trovate le risorse per chiudere il 2013 e dare certezza al 2014. Va deciso anche se emanare il decreto che restringe da subito i criteri di concessione del sussidio 2 Garanzia giovani Il piano rivolto agli under25 è stato approvato dall' Ue a gennaio. Ora va fatto partire 3 Isee e piano antipovertà È in corso la preparazione delle modulistiche e gli ultimi atti amministrativi per il debutto del nuovo Isee mentre sul fronte del contrasto alla povertà c' è da gestire la programmazione sperimentale degli interventi messi in campo con la nuova social card nelle 12 maggiori città e nelle 8 regioni del Sud SVILUPPO ECONOMICO CHI CORRE Resta in pista Andrea Guerra, ceo di Luxottica. Spunta anche l' ipotesi di promuovere l' attuale viceministro Claudio De Vincenti DOSSIER APERTI 1 Crisi aziendali Quasi 160 tavoli aperti al ministero. Occorrerà cambiare passo. Electrolux il caso più eclatante. Da verificare gli impegni italiani di Fiat 2 Energia Tante le norme in bilico, da attuare, o da mettere in cantiere, per arrivare a un cospicuo taglio della bolletta, tra le prime urgenze per il settore industriale 3 Destinazione Italia Il decreto Destinazione Italia è al Senato, ma è a rischio la sua conversione in legge entro il 21 febbraio. Se non decadrà, bisognerà lavorare subito sui provvedimenti attuativi BRAND ITALY CHI CORRE Luca Cordero di Montezemolo sembra il candidato numero uno al nuovo ministero. Oscar Farinetti ha già chiarito di non essere in corsa DOSSIER APERTI 1 Internazionalizzazione L' ipotesi di creare un ministero ad hoc per valorizzare i marchi italiani significherebbe anche favorire la crescita delle nostre imprese all' estero. Si calcola che siano oltre 70mila le aziende italiane con potenzialità per esportare, ma bloccate da un contesto non favorevole 2 Turismo La promozione del made in Italy passa anche per un rilancio del turismo nelle nostre località, attraverso una riorganizziamone della pluralità di soggetti che si dividono la competenza a vari livelli. Si studia da tempo un rafforzamento o comunque un riassetto dell' Enit INFRASTRUTTURE CHI CORRE Maurizio Lupi, ministro uscente, dovrebbe restare al suo posto, tra i rappresentanti della pattuglia del Nuovo centro destra DOSSIER APERTI 1 Decreto casa Sul tavolo del nuovo titolare delle infrastrutture ci sarà il decreto casa, la norma che tenta il rilancio del mercato delle locazioni con incentivi ai proprietari che affittano a canone concordato 2 Piccole opere Misura urgente per il nuovo ministro il rilancio delle piccole opere, cui puntare con risorse aggiuntive. Tre i piani sul tavolo: edilizia scolastica, piano città e piano «6mila campanili» 3 Piano aeroporti Il ministro uscente Lupi aveva ottenuto in consiglio dei ministri un sostanziale ok al piano che individua gli scali strategici PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHI CORRE L' ipotesi è di affidare il Pubblico impiego a un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e le Semplificazioni a una task force DOSSIER APERTI 1 Pubblico impiego Confronto aperto con i sindacati sulla gestione degli esuberi derivanti dalla vecchia spending review e sulla parte normativa dei contratti 2 Precari Pa Gestione del reclutamento con concorsi dedicati ai precari di più lungo corso e della possibile mobilità del personale delle partecipate 3 Semplificazioni Il ddl all' esame del Senato dovrebbe diventare il primo veicolo utile per le misure che erano state annunciate, come l' abolizione della responsabilità solidale in materia di versamento delle ritenute fiscali negli appalti SCUOLA UNIVERSITÀ CHI CORRE Al ministero di Viale Trastevere potrebbe arrivare la segretaria di Sc, Stefania Giannini. Si sono fatti anche i nomi di Andrea Romano e Irene Tinagli Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 14 16 febbraio 2014 Pagina 4 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione DOSSIER APERTI 1 Apprendistato a scuola Previsto dal decreto Carrozza, non è ancora stato emanato 2 Decreto «Scatti» Il taglio di 150 euro al mese a docenti e Ata è stato stoppato. Ma le Camere devono approvare il decreto. Altrimenti il Tesoro chiederà indietro i soldi 3 Specializzazioni mediche Non è ancora stato bandito il nuovo concorso 4 Piano ricerca Non è ancora arrivato l' ok del Cipe al programma nazionale della ricerca 20142020. Una partita che vale 6,3 miliardi in sette anni RIFORME CHI CORRE Sembra quasi certa la promozione di Maria Elena Boschi alle Riforme, che dovrà gestire il dossier della legge elettorale DOSSIER APERTI 1 Legge elettorale La riforma, frutto dell' accordo fra maggioranza e una parte dell' opposizione, attende il via libera dell' Aula della Camera, ma non tutti i nodi sono già sciolti 2 Senato e Titolo V In direzione, Renzi ha illustrato la riforma costituzionale che intende presentare in Parlamento: nuovo Senato non elettivo e senza indennità e riassegnazione allo Stato di molte materie di competenza regionale 3 Ddl province Il Ddl Delrio, testo che riduce le province, attende il sì del Senato e dovrebbe essere approvato prima di maggio INTERNO CHI CORRE Angelino Alfano (Ncd), ministro uscente, sta facendo di tutto per essere riconfermato. Anche se Dario Franceschini (Pd) punta a sostituirlo DOSSIER APERTI 1 Immigrazione Nel 2013 sulle coste meridionali sono arrivati 41mila migranti, contro i 13mila del 2012. Sotto la lente i centri di identificazione ed espulsione: l' attesa diffusa è per una riduzione della permanenza 2 Criminalità Da individuare una strategia per aggredire i grandi patrimoni criminali: i ricavi dei clan ammonterebbero all' 1,7% del Pil 3 Collegi legge elettorale La riforma elettorale in discussione alla Camera affida al Viminale il compito di ridisegnare i collegi entro 45 giorni GIUSTIZIA CHI CORRE Si fanno i nomi di Michele Vietti e Domenico Manzione. Ma anche di Giovanni Maria Flick. Nelle ultime ore salgono le quotazioni di Livia Pomodoro DOSSIER APERTI 1 Decreto Carceri Ha ricevuto l' ok della Camera il 6 febbraio. Deve essere convertito in legge dal Senato entro il 21 febbraio. Altrimenti decade. Sempre a livello parlamentare sono ancora da approvare in via definitiva i provvedimenti sulla custodia cautelare e sulla messa alla prova 2 Giustizia civile Il provvedimento per ora ha solo avuto l' ok del consiglio dei ministri 3 Geografia giudiziaria Fino a settembre è possibile modificare la geografia giudiziaria. Altro "dossier" per ora rimasto nella penna è la più volte annunciata riforma del sistema penale ESTERI CHI CORRE È data per riconfermata la titolare uscente della Farnesina, la radicale (e ex commissario europeo) Emma Bonino DOSSIER APERTI 1 Marò La procura generale indiana ha presentato un' accusa per i due marò che, pur non evocando la pena di morte, potrebbe comportare fino a 10 anni di carcere. I due fucilieri sono accusati di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani 2 Partita europea Da gestire la difficile partita tra rigore e crescita al tavolo europeo. Anche alla luce del prossimo semestre di presidenza italiana 3 Siria e Iran Da monitorare la situazione nel Mediterraneo, la crisi siriana, il nucleare iraniano e il processo di pace in Medio Oriente CULTURA CHI CORRE Alessandro Baricco frena ma è in pista. Si parla di Maria Elena Boschi (che però punta alle Riforme) e Dario Franceschini (che punta all' Interno) DOSSIER APERTI 1 Riqualificazione Pompei Manca il regolamento che individua la struttura di supporto al direttore generale del Grande progetto Pompei, per riqualificare il sito 2 Coinvolgimento privati Da attuare le misure semplificate per le donazioni private in favore della cultura 3 Coinvolgimento giovani Deve essere definito il decreto sulle modalità di utilizzo dei beni statali concessi ai giovani artisti 4 Riforma del ministero Da varare il decreto che, in ottica spending review, riorganizza le direzioni del dicastero. ANDREA MARINI, CLAUDIO TUCCI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 15 16 febbraio 2014 Pagina 1 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione LE PROPOSTE DI PIAZZA AFFARI. I banchieri al nuovo esecutivo: «Subito la riforma del lavoro» Fisco e lavoro: sono queste le priorità assolute che la comunità finanziaria pone all' esecutivo in cantiere. Riforme subito: sono soprattutto presidenti e top manager del settore bancario interpellati dal Sole 24 Ore a sollecitare un' accelerazione nell' azione di risanamento e rilancio economico. Ferrando e Galvagni u pagina 5 LUIGI ABETE (BNLBNP PARIBAS) «L' emergenza è sbloccare il credito alle Pmi» FEDERICO GHIZZONI (UNICREDIT) «Sciogliere il nodo dei pagamenti Pa alle imprese» FABRIZIO VIOLA (MPS) «Meno burocrazia e giustizia più efficiente» Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 16 16 febbraio 2014 Pagina 6 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Borse e titoli di Stato. Anche se lo spread è più alto rispetto al 2009, i rendimenti del BTp sono ora più bassi. Lo sprint dei mercati dopo la grande paura Vito Lops Pil un po' di nuovo al trotto (nel quarto trimestre 2013 è cresciuto dello 0,1%) e miglioramenti di scenario (venerdì Moody' s ha aggiornato il giudizio da "negativo" a "stabile") sono notizie che hanno il colore dell' oro in questa fase per l' Italia che resta, ancora e nonostante tutto, la terza economia dell' Eurozona e seconda per manifattura. Dopo cinque anni di profonda crisi stanno arrivando i primi segnali di un' inversione di tendenza. Sia ben chiaro, è presto per stappare lo champagne. Anche perché, come in qualsiasi scenario postbellico, il conto delle macerie è impietoso: in cinque anni il Pil reale è arretrato di nove punti mentre il tasso di disoccupazione è più raddoppiato dal 6,1% al 12,7% con i Neet (giovani disoccupati che non cercano più lavoro e hanno anche smesso di formarsi) arrivati a quota 21%, peggio del 20% della Grecia. A inizio 2009, quando la crisi bancaria post Lehman e subprime non aveva ancora eroso i debiti pubblici perché gli Stati solo allora iniziavano ad assorbire le perdite del settore privato (processo che farà balzare il debito pubblico dell' Ue dal 60% all' 80% nel range 20082010) l' Italia è un Paese con molti problemi (elevato cuneo fiscale, elevato costo del lavoro per unità di prodotto della pubblica amministrazione, ecc.) ma con indicatori economici e finanziari profondamente migliori. Nessuno al di fuori delle stanze degli operatori conosce il significato del vocabolo "spread" perché questo che poi anche il calzolaio ha scoperto essere il differenziale di rendimento tra BTp e Bund a 10 anni vola basso, a 83 punti. E gli stessi operatori che lo conoscono non avrebbero immaginato che avrebbe toccato un picco a 575 nell' autunno del 2011. In quella fase i cds (credit default swaps, derivati che assomigliano a polizze assicurative sul fallimento del titolo sottostante) sul debito italiano superano i 500 punti (150 a inizio 2009) e la preoccupazione di un crac è lampante. Ancor più preoccupante, in termini di rischio default, il segnale che arriva dai titoli di breve durata. I BoT a 12 mesi testano l' 8% con uno spread sui titoli di pari durata germanici superiore a 700 punti. Tra novembre e dicembre il film dello spread documenta così la pericolosa inversione della curva dei rendimenti (quando i titoli a breve pagano più di quelli a lunga) tipica delle fasi che precedono la bancarotta di uno Stato. Sempre lo stesso film ci ha poi guidato verso un miglioramento della situazione, ma solo dopo l' intervento della Bce. Tra dicembre e febbraio 2012 il governatore Mario Draghi sfodera dal cilindro delle misure non Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 17 16 febbraio 2014 Pagina 6 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione convenzionali un mega prestito agevolato in due tranche alle banche europee di 1.000 miliardi (di cui un quarto destinato agli istituti italiani). Lo spread si placa, grazie agli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche prestatrici che mettono in cascina anche forti plusvalenze. Ma la festa dura poco. Dal minimo di periodo a 280 toccato a marzo lo spread raddoppia a fine luglio, riportandosi sui livelli d' allarme di fine 2011. La paura nell' Eurozona resta alta, dopo i salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo. A quel punto Draghi interviene in modo poderoso con l' ormai celebre "whatever it takes" («la Bce farà tutto quello è necessario per difendere l' euro e vi assicuro che sarà abbastanza»). È il preludio allo scudo antispread lanciato poco dopo (settembre) e finora mai utilizzato. Ma l' immagine ripristinata di una Banca centrale forte e coesa è valsa più di qualsiasi operazione. Nel 2012 torna a crescere anche Piazza Affari (+8%) mettendosi alle spalle il 25% del 2011 e il 12% dell' anno prima. Farà meglio (+17%) nel 2013 azzerando le perdite accumulate dal 2009. Di conseguenza il +7,7% messo a segno in questo primo scorcio del nuovo anno (migliore performance tra i listini big europei) è tutto guadagno netto nel difficoltoso percorso dell' ultimo lustro. Adesso, quando lo scenario è diventato "stabile" (anche se il rating dell' Italia resta appena due gradini sopra il pericoloso livello del "non investment grade") e l' economia reale ci dice che probabilmente è stato toccato il punto di non ritorno, uno spread in area 200 preoccupa un po' meno. E ci si augura che fra un po' possiamo anche permetterci di tornare indietro, dimenticarcelo e limitandoci a guardare i rendimenti che, se vogliamo proprio dirla tutta, sono oggi più bassi a livello nominale (3,7% BTp a 10 anni) di cinque anni fa (3,93%), quando il film della crisi non era ancora stato tradotto in italiano. Ciak. @vitolops © RIPRODUZIONE RISERVATA SPREAD E RENDIMENTI CAPITALIZZAZIONE DI PIAZZA AFFARI La «storia» dello spread negli ultimi cinque anni. Cinque anni fa lo spread era sotto i 100 punti ma i rendimenti del BTp a 10 anni erano superiori rispetto a oggi. Il grafico mostra la capitalizzazione (cioè il valore) della Borsa di Milano. Si notano gli alti e i bassi, ma rispetto al Pil, Piazza Affari vale sempre poco. VITO LOPS Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 18 16 febbraio 2014 Pagina 9 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione L'ampiezza della visione digitale Nell' innovazione, l' ampiezza e la concretezza della visione definiscono la grandezza dei risultati. Ambizione e realismo vanno insieme. Nelle aziende innovative è così. In politica pure, forse. Ma, di certo, occorrono strumenti concettuali che tengano insieme entrambi gli aspetti, concretezza e ampiezza: l' agenda digitale è uno di questi strumenti. Il valore di quanto fatto dagli ultimi due governi, in proposito, si misurerà nel tempo. Ma già si può dire che dal 2012 il tema dell' agenda digitale è uscito dal contesto degli appassionati ed è arrivato un po' più vicino all' attenzione nazionale. Dalle s t a r t u p a l l a s c u o l a e a l l a r i f o r m a d e l l a pubblica amministrazione. Se ne parla nel paginone in questo numero 400 di Nòva, che esce mentre il paese vive un nuovo cambio di stagione. Perché l' agenda digitale è un tema di tutti gli italiani, non di questo o quel governo. Ebbene: l' agenda digitale sarà pensata con maggiore ampiezza in questa nuova stagione? Nel programma di Matteo Renzi per le primarie se ne parlava a proposito dei valori della semplicità, della chiarezza e della trasparenza, concetti da rivalutare nella pratica: «La rivoluzione digitale e l' accessibilità alla rete possono essere una parte della soluzione, solo a condizione di modificare la mentalità dei dirigenti pubblici. Mettere online tutte le spese dello Stato e di tutte le amministrazioni locali consente un controllo costante dell' opinione pubblica». Il focus è sul cambiamento, la scommessa è che la digitalizzazione sia una soluzione, l' analisi è che la mentalità dei grandi burocrati sia potenzialmente un freno, la finalità è il miglioramento della relazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini. C' è di più nel programma Jobs Act che collega la digitalizzazione agli obiettivi della crescita e dell' occupazione. Del resto, l' agenda digitale è anche modernizzazione delle pratiche, alfabetizzazione e inclusione, connessione alla dinamica innovativa internazionale. Ma i valori definiscono l' ampiezza della visione. Ce n' è bisogno. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 19 16 febbraio 2014 Pagina 10 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Roadmap |Italia |Attuazione | Più semplice la strada per l' Agenda digitale Cosa cambierà quando identità virtuale, anagrafe unica e fatturazione elettronica saranno realtà. Alessandro Longo aTre pilastri senza i quali è impossibile reggere il futuro edificio dell' Italia digitale. Tre priorità che sono condizione necessaria ma non sufficiente perché l' Italia possa riformarsi: acquisendo uno status di Paese moderno. C' è tutto questo dietro la scelta di Francesco Caio responsabile dell' Agenda digitale presso la presidenza del Consiglio di concentrarsi su tre progetti (dei tanti messi in pista dal governo Monti): fatturazione elettronica, anagrafe unica e identità digitale. Nessun altro Paese europeo ha scelto di partire da queste tre cose specifiche, per la propria Agenda. Gli altri preferiscono lavorare su macro aree. Ma l' Italia è un caso particolare di ritardi strutturali, sullo sviluppo digitale, soprattutto all' interno delle pubbliche amministrazioni. Ci serviva un fattore di innesco da cui partire, per riformare tutto: e la presidenza del Consiglio ritiene di averlo trovato in quei tre progetti. Fattura elettronica. La fatturazione elettronica è importante per un motivo di fondo, concettuale, oltre che per i risparmi ottenibili dallo Stato (pari a 60 milioni di euro al mese, secondo gli osservatori Ict del Politecnico di Milano). Rendere elettroniche tutte le fatture che la pubblica amministrazione riceve dai propri fornitori significa consentire allo Stato finalmente di avere contezza delle proprie spese e dei propri debiti. Sembra una cosa banale, ma finora l' Italia non ne ha goduto. Camminare bendati sul filo dei propri conti, persi nel labirinto delle fatture cartacee, certo non è quanto ci si aspetta da un Paese moderno. E non è una situazione congeniale per prendere le decisioni giuste, per esempio su quali costi tagliare e quanto, in una spending review. La fattura elettronica serve anche a spingere il tessuto industriale italiano sulla via della modernità digitale. Dal 6 giugno 2014 infatti le imprese potranno farsi pagare dalle Pa centrali solo se manderanno loro una fattura in formato elettronico. Le più restie alla tecnologia saranno costrette insomma a farci i conti. Quest' obbligo è già nero su bianco, nelle norme, e riguarda i pagamenti verso ministeri, agenzie fiscali, enti di previdenza nazionale, scuole. «Si attende invece a giorni il decreto attuativo (del ministero dell' Economia e delle finanze) che estenderà l' obbligo a tutte le altre amministrazioni (Pa locali) a partire da giugno 2015», dice Anna Pia Sassano, che si occupa di questo tema nel gruppo di lavoro di Caio presso la presidenza. Il lavoro è ora aiutare le Pa locali e le Pmi a migrare alla fatturazione. Con questo capitolo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 20 16 febbraio 2014 Pagina 10 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione ormai ci siamo: tempo tre mesi e si parte. Bisognerà aspettare il 2015, invece, per avere a regime gli altri due progetti. Anagrafe unica. Anche l' Anagrafe unica è una colonna portante della riforma, perché servirà allo Stato ad avere piena contezza dei dati anagrafici di tutti i cittadini. Adesso non è così ed è il motivo per cui si continuano a pagare le pensioni ai morti o perché un cambio di residenza è un impaccio burocratico che a volte crea problemi all' amministrazione e disservizi al cittadino. Il motivo è che i nostri dati sono sparsi tra diversi archivi, che non si parlano tra loro e di certo non riferiscono allo Stato centrale. Il primo tassello per la svolta è l' Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), ma l' idea del Governo è di collegare tutte le altre anagrafi, sotto questo cappello centrale, a partire da quella degli assistiti. L' Anpr è quindi un' infrastruttura centrale che si farà carico dei dati sparsi in 8.100 anagrafi comunali. Si attende un decreto attuativo (per maggio 2014) che dirà ai Comuni come consegnare i dati all' infrastruttura centrale, con un processo che si dovrebbe concludere entro giugno 2015 per la maggior parte di loro (secondo stime della presidenza del Consiglio) ed entro l' anno dovrebbe finire il tutto. Identità digitale. Se la fattura elettronica riguarda i rapporti tra Pa e imprese, l' anagrafe coinvolge i cittadini; ma in modo passivo (i loro dati sono registrati). L' identità digitale li pone invece in un ruolo attivo e fattivo. Significa che avremo un identificativo digitale unico con cui accedere a servizi della pubblica amministrazione e di aziende private. Tutto questo sarà frutto di un decreto che ora è in bozza e di un regolamento attuativo che l' agenzia per l' Italia Digitale sta scrivendo. Entrambe le cose dovrebbero arrivare entro tre mesi. Dopo, «partirà un progetto pilota della durata di sei mesi, che coinvolgerà alcune pubbliche amministrazioni e aziende private», spiega Andrea Rigoni, che si occupa di questo tema alla presidenza del Consiglio. «I privati, che aderiranno al progetto pilota, saranno identity provider. I cittadini andranno da loro e otterranno l' identità digitale», aggiunge. Come? O di persona, con classici documenti e riconoscimento de visu, o via web con identificativi digitali già disponibili. Questo passaggio andrà fatto una sola volta. Con la nostra identità digitale potremo entrare su siti web della Pa o di aziende private che aderiranno al progetto e ottenere servizi. Ci sono però anche incertezze, sul cammino di questi progetti. Amplificate dall' attuale crisi di Governo. L' incarico di Caio decade a marzo; subentrerà un soggetto politico (un ministro, per esempio) che darà continuità ai lavori? Per trasformare la Pa bisognerà rivedere il ruolo di alcuni soggetti: può essere il caso di Sogei che dovrà gestire i grandi database pubblici secondo quanto si legge in un documento dell' agenzia delle Entrate. Infine: si riuscirà a catalizzare abbastanza risorse, dalla programmazione europea 20142020, per sostenere tutti i progetti dell' Agenda? © RIPRODUZIONE RISERVATA. ALESSANDRO LONGO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21 16 febbraio 2014 Pagina 1 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Renzi atteso al varco delle riforme di Adriana Cerretelli Da quando la moneta unica ha inevitabilmente rafforzato l' interdipendenza tra le economie dell' euro e da quando questo quinquennio di crisi ha fornito l' allarmante conferma dei pro e contro della medesima, l' Europa ama soprattutto una cosa dei suoi paesi membri: la stabilità. Politica ed e c o n o m i c a . E l a stabilità d e l l ' I t a l i a , i n particolare: perché siamo la terza economia dell' euro ma quella che in assoluto cresce meno. Perché senza sviluppo il nostro maxi debito diventa insostenibile nonostante il deficit in linea (per ora) con i parametri di Maastricht e perché siamo in clamoroso ritardo sulle riforme strutturali che, è ormai dimostrato, sono dovunque nell' era globale il motore dello sviluppo, tra l' altro in mancanza della leva della svalutazione. Dunque all' Europa riusciva sgradita l' Italia di Silvio Berlusconi, incomprensibile e poco controllabile. Era in piena sintonia con quella di Mario Monti, il suo opposto. Con il suo europeismo tranquillo ma determinato, l' Italia di Enrico Letta, "il piccolo Monti" come lo chiamavano a Bruxelles, ne era un buon surrogato anche se, raccontano, all' ultimo vertice Ue di dicembre, la sua battaglia per oltrepassare indenne da procedure Ue punitive la soglia del 3% per il deficit per stimolare la crescita smorta del paese, gli aveva procurato un fermo richiamo all' ordine da parte di un' Angela Merkel visibilmente irritata. Ora debutta l' Italia di Matteo Renzi, un oggetto sconosciuto oltreconfine, la terza giravolta alla guida del paese in poco più di due anni. E già questo non collima con i desiderata europei di stabilità: tanto forti che, con le recenti riforme, la Commissione Ue ha ottenuto poteri intrusivi e condizionanti nella vita dei paesi dell' eurozona al punto che la bozza annuale di bilancio, prima di passare all' esame dei parlamenti nazionali, deve ormai essere vistata da Bruxelles. Tanto che, a quasi tutti gli effetti, ormai la politica europea è diventata una delle variabili ineludibili della politica interna di ogni paese membro. Tanto che, per garantire il bene supremo della stabilità, la democratica Europa non ha esitato negli ultimi anni a sostituire con governi tecnocratici quelli democraticamente eletti ma ritenuti inadeguati. Renzi è giovane, impetuoso, con una voglia di cambiare travolgente. Almeno a parole. Più del Berlusconi prima maniera, ricorda il Nicolas Sarkozy degli esordi, giubbotto e rayban all' Eliseo, il bullo nell' aspetto oltre che nell' ansia di rifare il mondo. Alla fine però uscì dalle stanze del palazzo presidenziale francese con un altro soprannome: era diventato il "barboncino" di Angela (Merkel beninteso). Meno Rodomonte, anche François Hollande, il suo successore socialista, millantava una gran voglia di cambiare il corso di un'«Europa ridotta a un riformatorio»: si è adeguato anche lui, non Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 22 16 febbraio 2014 Pagina 1 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione più tardi di un mese fa. Cambio della guardia a Roma va bene ma che «sia presto» e senza scossoni, indolore ha mandato a dire il cancelliere tedesco. Avvertimento misurato ma chiarissimo. L' Italia non ha bisogno di avventure né di eventuali bravate giovaniliste. L' Italia ha un cammino segnato, come tutti i membri dell' euro, e deve percorrerlo senza guizzi, scarti improvvisi o sorprese. Al contrario di Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo, è sfuggita finora alla "troika" ma deve fare da sola le riforme della troika perché la cura funziona: crescita e competitività stanno tornando nella banda dei Quattro. E anche la Francia ha capito che quella è la strada. Meno spesa pubblica ma sul serio, meno Stato nell' economia, una pubblica amministrazione efficiente e moderna, cioè meno ridondante e oppressiva, semplificazioni legislative e regolamentari, tassazione meno soffocante per imprese e lavoratori, mercati "sgessati", una riforma del mercato del lavoro che lo renda davvero flessibile, scuola e formazione a misura della competitività globale e tanta ricerca e innovazione. È più o meno questo il canovaccio europeo delle riforme da attuare presto e bene. Senza illudersi che esistano a breve scorciatoie come l' abbattimento del muro del 3% o l' utilizzo della clausola degli investimenti: per ora Bruxelles non ne vede le condizioni proprio per i ritardi accumulati sul fronte riforme. È a questo varco che l' Europa aspetta il Governo Renzi per giudicarlo su fatti concreti. Finora se ne sono visti troppo pochi nell' opinione dei nostri partner: quella crescita da oltre un decennio stentata è lì a dimostrarlo senza dubbi possibili. Il nuovo premier è bene che lo sappia subito non avrà grandi margini di manovra a Bruxelles e dintorni, se non quello di fare subito i compiti a casa. Di riempire con questo impegno il semestre di presidenza Ue dell' Italia. Se ci riuscirà e per questo avrà guadagnato a sé stesso e al paese una solida credibilità, poi potrà sedersi al tavolo dei vertici europei con i suoi cahier de doléance, con le sue anche giuste rivendicazioni. Prima no, non verrebbe ascoltato. Tanto più che sarebbe solo. © RIPRODUZIONE RISERVATA. ADRIANA CERRETELLI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 23 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione La crisi di governo VERSO L' INCARICO. Renzi, i nodi Economia e Viminale Il leader Pd lavora alla squadra e punta a giurare a metà settimana ma percorso in salita Emilia Patta ROMA Rallenta un pochino la corsa di Matteo Renzi verso Palazzo Chigi. Intanto l' incarico da parte del presidente della Repubblica arriverà domani, e non oggi come si pensava all' inizio. Tra i motivi, spiegano fonti parlamentari, c' è la concomitanza delle elezioni regionali in Sardegna. Con l' incarico domani, Renzi vorrebbe chiudere la partita giurando con i suoi ministri mercoledì. Ma le 48 ore immaginate dal leader del Pd potrebbero diventare un po' di più, facendo scivolare il giuramento tra giovedì e venerdì. Al centro del nodo tempistica il braccio di ferro con Angelino Alfano e il suo Ncd, in agitazione per il programma e soprattutto per la rappresentanza nel governo. Alfano sembra infatti intenzionato a non lasciare il Viminale, casella per la quale Renzi ha invece in mente Dario Franceschini. Un incontro tra i due per dirimere la questione è in programma per stasera. Più in generale da parte di Renzi che sta studiando i dossier con i fedelissimi Graziano Delrio, Lorenzo Guerini e Luca Lotti c' è la preoccupazione, a maggioranza invariata, di presentare una squadra dal profilo forte e rinnovato e un programma dei primi 100 giorni in grado di rispondere alle grandi attese dell' opinione pubblica e del mondo economico: 100 giorni, appunto, è il tempo nel quale Renzi punta di dimostrare che valeva la pena "archiviare" Enrico Letta. Le tante richieste e l' esigenza di non lasciare troppi scontenti stanno mettendo in discussione quello snellimento della squadra pensato a caldo: non saranno i 21 ministri del governo Letta, ma neanche i 1516 immaginati. Probabile alla fine una squadra di 18 ministri. La casella più delicata è quella dell' Economia, per la quale i contatti di Renzi con il governatore della Bce Mario Draghi e con lo stesso Capo dello Stato sono frequenti in queste ore. Tra i nomi più accreditati Pier Carlo Padoan, appena nominato alla presidenza dell' Istat, e Fabrizio Barca. Nome, quest' ultimo, che avrebbe anche il merito di andare incontro alle richieste della sinistra del Pd, in ambascie sulla necessità di un cambiamento dopo il voto antiLetta della direzione di giovedì scorso. Restano in campo Lucrezia Reichlin e Lorenzo Bini Smaghi, spinto da una parte del mondo renziano ma in non buoni rapporti con Draghi, mentre spunta per la prima volta il nome di Giampaolo Galli, ex chief economist di Confindustria con esperienza in Europa e entrato in Parlamento con il Pd di Pier Luigi Bersani. Per il Lavoro sarebbe invece confermato il nome di Tito Boeri. Per Delrio sembra certa la destinazione a sottosegretario alla Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 24 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione Presidenza del Consiglio, mentre Renzi vorrebbe Guerini ai Rapporti con il Parlamento. Per la Giustizia sono in calo le quotazioni di Michele Vietti, restano stabili quelle del renziano Domenico Manzione, mentre comincia a farsi il nome della giurista Livia Pomodoro: l' attuale presidente del Tribunale di Milano sarebbe una scelta di alto livello e non sgradita a Fi. Ieri il premier in pectore ha trascorso la giornata a Firenze, dove ha incontrato lo scrittore Alessandro Baricco (in pole per il ministero della Cultura) e l' ad di Luxottica Andrea Guerra (per i quale il leader del Pd pensa al ministero dello Sviluppo). Poi allo stadio per seguire la sua Fiorentina, seduto vicino al patron della Tod' s Diego Della Valle e al presidente della Medusa Carlo Rossella. Il rientro a Roma è previsto per oggi pomeriggio. A parte le possibilità di Reichlin e Pomodoro, si preannuncia in ogni caso folta la rappresentanza femminile: oltre alla conferma di Emma Bonino agli Esteri (blindata, a quanto riferiscono fonti parlamentari, dal Quirinale) e dell' alfaniana Beatrice Lorenzin alla Sanità, è pressoché certo l' ingresso della fedelissima renziana Maria Elena Boschi alle Riforme (due caselle alternative per lei sono Cultura e Rapporti con il Parlamento). Dovrebbero poi entrare nella squadra la segretaria di Scelta civica Stefania Giannini come ministra dell' Istruzione; Federica Mogherini, già nella segreteria renziana in quota Areadem, come ministra degli Affari europei; la senatrice del Pd Roberta Pinotti, già sottosegretaria alla Difesa nel governo Letta, come ministra della Difesa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le priorità TAGLI IRAP E IRPEF L' obiettivo è intervenire su Irap e Irpef. Nel primo caso per incentivare nuove assunzioni, nel secondo per lasciare più risorse nelle tasche dei salariati e sbloccare la spesa per consumi. I tagli saranno permanenti. Sull' intervento si dovrà tuttavia mediare con gli alleati: è probabile che Ncd chieda misure calibrate sui nuclei familiari numerosi SEMPLIFICAZIONI La prospettiva è quella della costituzione di una task force a palazzo Chigi. Primi obiettivi di intervento in materia fiscale e tributaria. Le nuove misure legislative di semplificazione dovrebbero essere autoapplicative, senza troppi rinvii ad atti amministrativi di attuazione. Previste anche nuove soppressioni di enti inutili. Il pubblico impiego verrebbe affidato a un sottosegretario SPENDING REVIEW L' intervento sulla spesa corrente (non quella in conto capitale) dovrà andare oltre i 3 miliardi di euro già nel 2014. Tutti i fronti di possibili risparmi sono presi in considerazione anche con l' estensione del meccanismo dei fabbisogni standard (ora previsto per sanità e trasporti) a tutti i principali centri di spesa. Bisogna fare presto per comunicare a Bruxelles entro il mese i target da raggiungere AMMORTIZZATORI Si prevede l' avvio di una razionalizzazione dell' attuale assetto degli ammortizzatori sociali, anche per aprire strada nel prossimo biennio a un sostegno universale capace di coprire tutti i lavoratori, anche nella prospettiva dei più facili licenziamenti degli assunti con il contratto unico. Il nodo resta quello delle risorse, da reperire anche con una nuova ottimizzazione della spesa per il welfare JOBS ACT Il Jobs act partirà dal contratto di inserimento a tutele progressive (legato a una razionalizzazione delle attuali 14 tipologie esistenti) e dal nuovo Codice del lavoro. L' altro pilastro previsto è il completamento della riforma degli ammortizzatori sociali finalizzato all' estensione delle coperture assicurative ai lavoratori ancora esclusi. Ma i tempi sarebbero più dilatati. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 25 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Il cantiere del programma. Tutte le risorse reperibili, oltre ai tagli fiscali, andranno agli incentivi per le assunzioni di donne e under 30. Spending potenziata per tagliare Irap e Irpef Davide Colombo ROMA Paradossalmente uno dei punti forti del programma economico del futuro Governo, vale a dire le semplificazioni amministrative, potrebbe non avere un ministro come titolare. Tra le ipotesi che sembrano prender forza nelle ultime ore c' è infatti quella di costituire alla presidenza del Consiglio una task force per la sburocratizzazione. Un' unità vera, in cambio del taglio dell' attuale ministero della Pa e delle Semplificazioni e il conferimento della delega al Pubblico impiego a un sottosegretario. Da qui verrebbero sfornati nuovi interventi taglia oneri. E da qui verrebbe monitorata l' attuazione delle misure già varate per garantire vera efficacia e molta informazione sui risultati di "burocrazia zero" assicurati a cittadini e imprese. Di più: la task force potrebbe gestire anche interventi a più ampio raggio come l' estensione del meccanismo dei fabbisogni standard (ora previsto per sanità e trasporti) a tutti i principali centri di spesa, l' avvio della procedura costituzionale di soppressione del Cnel, il taglio di enti inutili, possibili interventi di semplificazione sul fronte della giustizia amministrativa (stop a intoppo TarConsiglio di Stato) e della giustizia penale, per la sola parte riguardante attività aziendali. Le nuove misure legislative di semplificazione dovrebbero essere auto applicative, senza troppi rinvii ad atti amministrativi di attuazione. L' altro piatto forte da servire in tempi strettissimi, soprattutto a Bruxelles, è l' intervento di spending review. La sfida è titanica: andare oltre i 3 miliardi supplementari immaginati da Enrico Letta per quest' anno in modo da garantirsi risorse per coprire il taglio su Irap (almeno del 10% in un paio d' anni, vale a dire 3 miliardi) e Irpef (le aliquote del 23 e 27%). I tempi sono stretti perché i dati sulla spending (che ieri l' altro il Mef ha detto essere pronti) possono rivelarsi determinanti in sede Ue per ottenere lo scomputo dal disavanzo delle spese per investimenti cofinanziate (valgono lo 0,30,4% del Pil). A questa dote e a quella derivante dalle privatizzazioni, con un piano Renzi in continuità con quello già lanciato con l' aggiunta di dismissioni anche di immobili e anche a livello locale di società partecipate, si potrebbe aggiungere una tassazione ulteriore sulle rendite finanziarie, tema tra i più delicati da trattare con gli alleati della coalizione. Tutte le risorse reperibili, oltre a sostenere i tagli fiscali, verrebbero destinate a rafforzare gli incentivi già in campo per le assunzioni degli under 30 e delle donne. La parte di Jobs act a costo zero partirebbe subito: contratto di inserimento a tutele progressive con gli Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 26 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione anni di lavoro e nuovo Codice semplificato della regulation lavoristica, anche con una razionalizzazione dell' attuale ventaglio di contratti esistenti (sono 14). Più dilazionato, per ovvie ragioni di coperture finanziarie, sarebbe invece il completamento della riforma degli ammortizzatori sociali in chiave universalistica, finalizzato all' estensione delle coperture assicurative ai lavoratori ancora esclusi e dei possibili licenziamenti sui primi anni di contratto unico. Altra priorità di cui si parla è un piano straordinario di edilizia scolastica. © RIPRODUZIONE RISERVATA. DAVIDE COLOMBO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 27 16 febbraio 2014 Pagina 6 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione La crisi di governo FINANZA ED ECONOMIA REALE. Taglio investimenti, c' è un rischio conti Il possibile no della Ue alla clausola di flessibilità si rifletterebbe sulla crescita e quindi sul deficit/Pil Dino Pesole Spending review, con risultati già nell' anno in corso poi cifrati in 3 miliardi, privatizzazioni, incassi attesi dal rimpatrio dei capitali esportati illegalmente. Operazione che ora passa nelle mani del nuovo governo e del nuovo titolare di Via XX Settembre. In primo piano la spending review, e stando alla nota diffusa venerdì sera dell' Economia, i dati sarebbero sostanzialmente pronti. Ora si tratta di verificare se saranno ritenuti sufficienti, oppure se come probabile Bruxelles decida di concedere un ulteriore margine al nuovo governo perché, accanto agli impegni, presenti già misure concrete da sottoporre all' esame della Commissione. È vero che quel margine di flessibilità apertosi per effetto dell' uscita dell' Italia dalla procedura per disavanzo eccessivo è già nei saldi: 2,7 miliardi cifrati sotto forma di spese in conto capitale. Se la partita non si sbloccasse, verrebbe meno la possibilità di fruire di questa maggiore spesa. Con quali conseguenze? Il deficit è indicato al momento al 2,5%, ma l' asticella potrebbe avvicinarsi pericolosamente al limite del 3% qualora il Pil, per un andamento ciclico meno favorevole e anche per il venir meno della spinta propulsiva connessa alla «clausola di flessibilità», si avvicinasse più alla stima della Commissione (0,7%) che a quella del governo Letta (11,1 per cento). Meno crescita, più deficit, con margini a quel punto sostanzialmente nulli nell' anno in corso per politiche di bilancio anche moderatamente "espansive". Ecco allora che il governo Renzi, per riagganciare il treno della flessibilità europea e immettere nuova benzina nel motore della ripresa, dovrà tra i primi atti concreti garantire che l' aggiustamento strutturale chiesto da Bruxelles sarà effettivamente conseguito. Ne consegue che già prima della presentazione a metà aprile dei nuovi documenti programmatici (Def e Piano nazionale di riforma) il piano di risparmi attesi già quest' anno dalla spending review dovrà essere sostanzialmente definito. Si potrà far leva sul consistente avanzo primario (3,8%) e su una discesa più celere del rapporto debito/Pil anche per effetto del piano di dismissioni. Alcuni segnali incoraggianti, ultimo in ordine di tempo la decisione di Moody' s di migliorare da negativo a stabile l' outlook sul nostro paese, vanno colti al volo. Margini di riduzione ulteriore della spesa in conto interessi (indicati nel documento «Impegno Italia» di Letta in 3 miliardi nel 2014) potranno liberarsi, se lo spread manterrà l' attuale trend di discesa. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 28 16 febbraio 2014 Pagina 6 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione Di certo occorrerà mettere mano con decisione e coperture certe alla riduzione della pressione fiscale, con priorità al taglio del cuneo fiscale. Nel 2010, il peso totale di tasse e contributi sull' economia era a quota 42,6 per cento. Nel 2012, eravamo al 44,1%, lo scorso anno al 44,3% e per il 2014 è prevista una leggerissima discesa (44,2%). Solo nel 2017 si raggiungerebbe a legislazione vigente il 43,3 per cento. Quanto alle spese totali compresi gli interessi, il bilancio del quadriennio è in queste cifre: 51,2% nel 2010, 50,6% nel 2011, 51,2% nel 2012, 51,9% nel 2013. Ci lasciamo alle spalle un quadriennio ad alta tensione per i conti pubblici, complice la crisi globale, con il deficit che nel 2010 si attestò al 4,6%, in leggera discesa rispetto al picco del 5,4% registrato nel 2009, il debito al 119% e l' avanzo primario a zero. Nel 2009 l' economia italiana era sprofondata a 5,2%, per poi riguadagnare il segno più nel 2010 (1,7%). Il 2011, l' anno nefasto della crisi dello spread, si chiude con il deficit al 3,9%, il debito al 120,1% e il Pil in leggero aumento dello 0,4 per cento. Poi è recessione: 2,4 nel 2012, con deficit al 3%, e 1,9% lo scorso anno, con deficit al 3% e debito al record del 132,8%. Il macigno che continua a pesare sull' equilibrio dei conti pubblici è l' ingente quantità di risorse da reperire sul mercato per far fronte a tale enorme debito. Interessi passivi che nel 2010 erano al 4,6% del Pil, nel 2011 al 4,9%, nel 2012 al 5,3%, al 2013 al 5,4 per cento. Ecco l' altra incognita che potrebbe riservare sorprese nel corso di quest' anno, poichè la legge di stabilità prevede che lo spread raggiunga quota 200 punti base solo a fine 2014, con rendimenti medi al 4,45 per cento. Decisiva per un percorso di discesa più sostenuto sarà la percezione da parte dei mercati sulle prospettive di stabilità del governo che va a formarsi. Tutti elementi che confermano la tesi di fondo: sia la partita europea sui margini di flessibilià che quella sul fronte interno va giocata sulla possibilità di intervenire, già quest' anno con operazioni immediate e coraggiose, sul potenziale di crescita dell' economia. È la vera garanzia per la tenuta dei conti pubblici nel medio periodo. © RIPRODUZIONE RISERVATA FATTURATO DEI PRODOTTI INDUSTRIALI SPESA PER CONSUMI DELLE FAMIGLIE SALDO PRIMARIO/PIL PRESSIONE FISCALE L' indice dei nuovi ordinativi e del fatturato dei prodotti industriali. Dati mensili che evidenziano una flessione nell' ultimo periodo La capacità di spesa degli italiani si è erosa. Dati espressi in miliardi di euro Il peso delle imposizioni fiscali è lievitato, secondo quanto riporta l' Istat. Dati in percentuale. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 29 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica amministrazione Lo studio CsC. Si può risparmiare fino a 1 miliardo sui costi della politica riducendo del 30% l' indennità dei parlamentari. Una Pa più efficiente dell' 1% aumenta il Pil dello 0,9% di Andrea Marini Le inefficienze e il peso della burocrazia italiana «costituiscono una vera e propria tassa occulta, che sottrae ricchezze a famiglie e imprese». Il giudizio è contenuto in una nota diffusa ieri del Centro studi di Confindustria dal titolo «Italia: meno burocrazia per rilanciare la crescita». Si tratta di una indagine che mette in luce come «una riduzione dell' 1% dell' inefficienza della Pa (misurata dalla difficoltà a raggiungerne gli uffici) è associata a un incremento dello 0,9% del livello del Pil procapite e a un aumento dello 0,2% della quota dei dipendenti in imprese a partecipazione estera sul totale dell' occupazione privata nonagricola». Per questo, secondo il Centro studi di Confindustria, occorre mettere sotto la lente i nodi della burocrazia: «troppe e complesse regole, tempi di risposta lunghi e incerti, costi insostenibili della macchina pubblica, anche della politica, imbrigliano lo sviluppo, soprattutto delle aziende più dinamiche. Si può risparmiare fino a un miliardo tagliando i costi della Camera. In Italia la spesa per ciascun deputato è 9,8 volte il Pil procapite, contro 6,6 nel Regno Unito». Confindustria chiede alle istituzioni di «essere in grado di esprimere un preciso indirizzo politico, individuando obiettivi strategici», a partire dalla fondamentale revisione della spesa. «Occorre ridurre sensibilmente il numero delle amministrazioni si legge nell' indagine in base al principio dell' unicità delle funzioni: abolire le Province, istituire le città metropolitane (senza farle proliferare come sta accadendo ora: dalle 10 originarie si è già arrivati a 18), riorganizzare l' amministrazione periferica dello Stato, aumentare la soglia dimensionale dei piccoli Comuni (elevandola almeno a 5.000 abitanti)». Misure che non possono prescindere da un intervento «sull' assetto istituzionale e, in particolare, sul Titolo V della Costituzione, che ha creato un "federalismo della complicazione", indebolendo la capacità delle politiche centrali di incidere sulle principali questioni di rilevanza strategica nazionale (tra cui infrastrutture, comunicazioni, energia), a causa delle maggiori competenze attribuite a livello regionale». Una moderna politica di semplificazione non può prescindere da tre direttrici: «ridurre il numero delle procedure e delle amministrazioni che se ne occupano; riordinare le competenze degli uffici, Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 30 16 febbraio 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica amministrazione accorpando le funzioni per settori omogenei e sopprimendo gli organi superflui; standardizzare i procedimenti dello stesso tipo che si svolgono presso amministrazioni diverse». Tuttavia prosegue il report di Confindustria «la semplificazione è un processo complesso, faticoso, che non può né deve finire mai e che facilmente può tradursi in un continuo stop and go, con un decreto che blocca e fa un passo indietro rispetto a una misura precedentemente stabilita da un altro decreto. È il caso sottolinea la nota dell' autorizzazione paesaggistica, la cui efficacia è stata limitata dal Decreto "Valore Cultura" dopo essere stata estesa dal Decreto "del Fare" appena un mese prima». Ma una seria riforma della burocrazia, osservano ancora gli industriali, non può che partire dalla testa che impartisce le direttive alla stessa pubblica amministrazione, ossia deve cominciare con l' abbattimento dei costi della politica, che ha il suo centro nevralgico a Montecitorio. Tagliando le spese della Camera «si può risparmiare fino a un miliardo», calcolano al CsC. I costi della politica, intesa come organi legislativi ed elettivi hanno toccato complessivamente i 2,5 miliardi di euro nel 2012. La proposta è di ridurre «del 30% l' indennità dei parlamentari, ridimensionandone il numero, riformando le loro pensioni e abolendo i contributi ai gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese di trasporto ma mantenendo la diaria (rimborso spese per l' esercizio del mandato parlamentare), oppure eliminandola e introducendo un tetto massimo alle spese rimborsabili». © RIPRODUZIONE RISERVATA. ANDREA MARINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 31