Comune di Anzola dell`Emilia

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Comune di Anzola dell`Emilia
COMUNE DI ANZOLA
Domenica, 16 febbraio 2014
Domenica, 16 febbraio 2014
Cronaca
16/02/2014 La Repubblica (ed. Bologna) Pagina 16
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Eventi
16/02/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 2
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Più di cento i forni che si sono messi in gioco
Politica locale
16/02/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 25
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Persiceto tra stelle e insetti
Pubblica amministrazione
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5
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«Meno burocrazia, spending review e...
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5
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«Si deve accelerare il pagamento dei debiti della Pa»
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5
LAURA GALVAGNI
«Subito le riforme di fisco e lavoro»
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 15
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Che cosa insegna Jean Monnet alla Ue
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 4
ANDREA MARINI, CLAUDIO TUCCI
Dai debiti Pa alla Cig tutti i dossier «caldi»
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1
VITO LOPS
Lo sprint dei mercati dopo la grande paura
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 9
ALESSANDRO LONGO
Più semplice la strada per l' Agenda digitale
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1
ADRIANA CERRETELLI
Renzi atteso al varco delle riforme
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
DAVIDE COLOMBO
Spending potenziata per tagliare Irap e Irpef
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 6
Una Pa più efficiente dell' 1% aumenta il Pil dello 0,9%
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Taglio investimenti, c' è un rischio conti
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
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Renzi, i nodi Economia e Viminale
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
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L'ampiezza della visione digitale
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 10
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I banchieri al nuovo esecutivo: «Subito la riforma del lavoro»
16/02/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 6
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ANDREA MARINI
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La Repubblica (ed.
Bologna)
Cronaca
Eventi
ESAMI VISTA Dalle 10 alle 19 nella sede
Ascom (Strada Maggiore 23), per il mese della
vista, esami gratuiti e screening a cura della
Commissione Difesa Vista.
DOLCE E SALATO Ancora per oggi alla Sala
Miceti di Imola, «Dolce e Salato», alla scoperta
dei sapori e dell' estetica del cibo, 5 euro.
ZARAFA Alle 16 al teatro Comunale di
Persiceto, proiezione del film «Zarafa ­ le
avventure della giraffa giramondo», a seguire
laboratori e letture animate.
LUCI DEL LEGNO Alle 16 a Ca' La Ghironda a
Zola Predosa, si apre la mostra «Luci e ombre
del legno. una mostra che viaggia 2014 ­ dal
Trentino una mostra di sculture in legno», fino
al 5 marzo.
VINO BURSON Dalle 14,30 alle 18,30 all'
Enoteca Regionale della Rocca di Dozza,
banco d' assaggio del Burson, il vino
autoctono della «bassa» ravennate, 6 euro,
info e pren 0542367700.
CARNEVALE Dalle 14,30 a San Lazzaro,
tradizionale sfilata di Carnevale: dalle 16 in
Sala di Città animazioni e laboratori per
bambini; dalle 14,30 a Ponticella «Carnevale
dei bambini». Dalle 14,30 per le vie di Anzola,
Carnevale a cura della Pro Loco.
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Cronaca
L' ELENCO.
Più di cento i forni che si sono messi in gioco
?PANE e Carlino' è un' iniziativa promozionale
diffusa in città e provincia.
Ecco gli esercizi che aderiscono.
IN CITTÀ A.M, via Zamboni 8b­8c; Asta
Salvatore e Figli, via De Nicola 1; Bai Luciano
e C., via Nosadella 7/a; Benghi Iliana, via
Azzurra 29; Bettini Romana e C.
, via Creti 53; Biagini Rodolfo e C., via Murri
48; C' era Una Volta, via Frassinago 21;
Cacciatore Giovanni e C. via Calabria 41 e via
della Battaglia 19; Calamelli Otello e C., via
Don Sturzo 30; Dal Furner, via di Corticella 19;
F.lli Asta, via Pomponia 2; Forno Del Lavino,
via Due Portoni 33; Atlas, via Emilia Levante
35 d; Neri Nadia e C., via Saragozza 85 e via
Andrea Costa 107; Gandolfi Gabriele e C., via
Della Salute 1/4; Garagnani e Pedretti, via San
Felice 91/a; Giardini e Mastellini, via
Pontevecchio 19/b­c; il Forno di Walther
Bonvicini; via Massarenti 177; Mafaro
Francesco e C., via Lame 160; Matrisciano, via
Lame 39/D; Monterumisi, via Pescherie
Vecchie 6/b; Nanni, via Clavature 22; Massaria
e Furlano, via Massarenti 157; Musolesi, via
Tacconi 2l/m; Pallotti Franco, via Del Borgo 59­61; Palma, Strada Maggiore 63/a; Mazzini, via Mazzini
107 G­H; Patelli, via San Vitale 54/c; Sacchetti e Susi, via Cherubini 13; Sponghi, via San Mamolo 1 b;
Pescari, via Pasubio 41/d; Ranocchi, via Malvasia 16/A; Romano, via Albani 10; Romano F.lli, via Tiarini
4; Romano Vincenzo e C., via Arnaud 30; Tattini, via Piacenza 3/f; Vacca, via Riva Reno 104; Valentini,
via Saffi 1/c; Venturoli, via Ferrarese 160/2.
IN PROVINCIA F.lli Giusti ad Anzola; Risi, Argelato; Spanazzi, Baricella; Bosi, Budrio; Rubbini,
Calderara; Balotta, Lanzoni e Sacanna, Casalecchio; Dalla, Castel Maggiore; Giardini, Castel San
Pietro; Poli, Castello di Serravalle; Gazzetti, Castenaso; Pan Caffè, Granarolo; Savelli, Imola; Suppini,
Marzabotto; Cortecchia, Medicina; Gadignani, Mezzolara di Budrio; Baker' s Shop e Galletti, Molinella;
Gamberini e Lipparini, Monghidoro; Cassari, Monte San Pietro; Torchi, Monteveglio; F.lli Quartieri,
Ozzano; Cesari, Pieve di Cento; Corsini e Migliorini e Cavallari, Porretta; Spanazzi, Quarto Inferiore;
Zacchini, Sala; Zucchini, San Giorgio di Piano; Al Forno delle Sorelle Bongiovanni, Accatà, Ghelfi,
Magic Pasticcio, Persiceto; Tosi, San Lazzaro; Strazzari, Idice; Palladino, Franzaroli, Del Poggetto, San
Pietro in Casale; L' Arte nel Buon Pane, San Venanzio di Galliera; Masi, Sasso Marconi; Bentivogli e
Gamberini, Valsamoggia; Il Pand' oro, Savigno; Lanzarini, Vergato; Forno di Successori Sabattini snc,
Pianoro.
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Politica locale
Persiceto tra stelle e insetti
OGGI alle 15,30 al Planetario ?Esperimenti tra
le stelle: costruiamo tanti oggetti volanti non
identificati!' e alla stessa ora al Laboratorio
dell' insetto ?Storie di insetti'. Alle 16 al teatro
comunale la proiezione di ?Zarafa le avventure
della giraffa giramondo' di Rémi Bezançon. E
a seguire il laboratorio per bambini dai 6 ai 10
anni.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Fabrizio Viola. Amministratore delegato Mps.
«Meno burocrazia, spending review e giustizia
rapida»
«Il nuovo governo Renzi, oltre a contribuire a
realizzare la riforma elettorale e istituzionale
sulla quale il nuovo premier si è impegnato ­
commenta Fabrizio Viola, amministratore
delegato di Mps ­ deve affrontare
prioritariamente il problema della crescita
economica.
Nel fare questo deve agire su due dimensioni
temporali: una di breve periodo e una di medio
lungo periodo. Quella di breve periodo deve
avere evidentemente impatti immediati sull'
attività economica, impatti difficilmente
sostenibili nel lungo termine (ridistribuzione
del reddito attraverso la leva fiscale,
investimenti in infrastrutture a livello regionale
in grado di migliorare le condizioni di vita di
persone ed imprese, privatizzazioni). Mentre
quella di medio lungo periodo, deve essere in
grado incidere su quelle debolezze strutturali
che hanno reso il nostro paese nel suo
complesso uno dei meno competitivi e meno
attraenti per investimenti esteri a livello
mondiale.
Oggi la competizione globale si gioca non solo
a livello di imprese ma anche e soprattutto a
livello di sistema paese. In quest' ottica,
diventa prioritario abbattere la burocrazia fine a se stessa, riformare la giustizia soprattutto civile,
semplificare il sistema delle regole, creare una macchina amministrativa pubblica più efficiente
attraverso una seria spending review, ormai non più procrastinabile. Su tutti questi fronti siamo agli
ultimi posti del ranking mondiale.
L' altro grave nodo da sciogliere è quello del debito pubblico. Un tema che va affrontato non più solo
intervenendo sul deficit ma agendo anche sul debito stesso, esaminando seriamente le diverse
proposte che sono state messe recentemente sul tavolo e passando dunque all' azione.
Relativamente al sistema bancario la priorità è quella di presidiare nelle sedi istituzionali la costituzione
dell' Unione bancaria europea. Ciò per fare in modo che il cosiddetto level playing field sia assicurato e
che, a valle del processo di armonizzazione delle regole e della creazione di nuove istituzioni, vengano
dunque eliminate quelle asimmetrie competitive esistenti tra banche italiane e banche del resto d'
Europa.
Asimmetrie che finora non hanno favorito una politica del credito più espansiva nel nostro paese.
Da ultimo, certamente non in termini di importanza, è necessaria una riforma della istruzione che parta
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
dalla scuola media e arrivi fino all' università. Una riforma che oltre ad alzare la qualità, adegui l' offerta
di studio alle nuove esigenze di un mondo che si sta trasformando profondamente».
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Federico Ghizzoni. Ceo di UniCredit.
«Si deve accelerare il pagamento dei debiti della
Pa»
«L' aspettativa nei confronti del nuovo governo ­
commenta Federico Ghizzoni, ceo di UniCredit ­ è
innanzitutto quella che vengano date accelerazione e
intensità alle riforme chiave di cui il Paese ha bisogno:
legge elettorale, fisco, pubblica amministrazione,
mercato del lavoro, giustizia civile. Ridurre il cuneo
fiscale è determinante insieme a politiche di
accompagnamento che possano aiutare le aziende a
inserire nei loro organici un numero importante di
giovani: occorre favorire il rinnovamento e facilitare un
uso più massiccio e naturale delle tecnologie a
disposizione. Fondamentale è accelerare davvero il
pagamento dei debiti della pubblica amministrazione,
un capitolo che vale più di qualsiasi manovra. Un
quadro di questo tipo è la premessa concreta per una
ripresa non effimera di investimenti e consumi.
Banche, imprese e istituzioni possono dar vita a un patto
­ un impegno concreto e reciproco ­ per un forte rilancio
del credito sano, quello che serve alla crescita e alla
internazionalizzazione delle imprese,soprattutto di
quelle piccole e medie. Ma anche una maggiore
disponibilità per il credito alle famiglie, con proposte
moderne in particolare per la questione, sempre centrale, della casa. In questa sorta di patto penso che
un impulso vero vada dato a favorire e a consolidare il mondo delle start up. Le banche possono aiutare
questa realtà a trasformare le intuizioni in progetti imprenditoriali sostenibili nel tempo; una piccola
riforma mirata delle norme deve rimuovere il rischio che la non riuscita di una start up si trasformi per i
protagonisti in una sentenza di fallimento a vita. È questo uno degli insegnamenti più veri che ci
vengono dalla storia della Silicon Valley. E può rendere più facile per il sistema bancario essere
proattivo nelle attività di venture capital che sostengono queste nuove iniziative.
In sintesi, serve una scossa vera, che dia ai vari protagonisti dell' economia motivazioni rinnovate e forti
per un gioco di squadra che esprima la voglia e la capacità di vincere. Servono programmi e, come
spesso ha detto Matteo Renzi, indicazioni chiare di come si procede e in che tempi.
La variabile tempo è quasi sempre fondamentale; lo è in modo molto evidente se pensiamo alle
infrastrutture, quelle materiali e quelle immateriali. A fronte di regole chiare e tempi più certi certamente
il finanziamento di opere infrastrutturali da parte degli investitori istituzionali sarebbe più semplice e ciò
renderebbe più efficace e ampia l' attività delle imprese. Credo che sia giusto chiedere al governo che
sta per nascere ciò che riteniamo possa servire al Paese. Ma questa richiesta diventa più credibile e
autorevole se si accompagna a impegni precisi da parte delle imprese, delle banche, del mondo del
lavoro.
Noi di Unicredit, vera banca europea a servizio dell' economia reale, siamo già pronti a fare per intero la
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Il Sole 24 Ore
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nostra parte. Per quanto mi riguarda, ad esempio, ho dato precise indicazioni a tutta la struttura della
banca perché nel 2014 cresca in modo significativo il nuovo credito per famiglie ed imprese».
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
La crisi di governo LE ATTESE DI PIAZZA AFFARI.
«Subito le riforme di fisco e lavoro»
I banchieri si aspettano dal prossimo governo anche una legge elettorale che dia
stabilità
PAGINA A CURA DI Laura Galvagni Marco
Ferrando Sei dei principali esponenti del
mondo della finanza italiana, Federico
Ghizzoni (ceo di UniCredit), Luigi Abete
(presidente Bnl­Bnp Paribas), Fabrizio Viola
(amministratore delegato di Mps), Giampiero
Maioli (ad di Cariparma Credit Agricole), Aldo
Minuccci (presidente Ania) e Alessandro Azzi
(presidente Federcasse) hanno risposto all'
appello del Sole 24 Ore che chiedeva quali
fossero le priorità del paese in vista dell'
ascesa di un nuovo governo targato Matteo
Renzi. Si tratta di sei interventi che si
trasformano in un appello quasi corale quando
si tratta di mettere nero su bianco le priorità
dell' Italia. Per ciascuno la parola chiave è
riforme. Riforme da fare subito. L' attenzione è
tutta centrata sulla necessità di dare impulso
alla crescita. Tassello chiave per poter far
ripartire il Paese.
Un vigore che, stando alla logica dominante
degli interventi, può arrivare solo dopo una
radicale trasformazione di alcuni pilastri
fondamentali della società. Legge elettorale,
l a v o r o , f i s c o , pubblica amministrazione,
giustizia civile: queste devono essere le
urgenze del prossimo governo secondo la city italiana. Questa è l' agenda che banchieri e assicuratori
mettono sul tavolo del futuro esecutivo. Con un occhio rivolto, soprattutto, alla legge elettorale. Riforma
che, se compiuta, potrebbe dare al Paese quell' equilibrio strutturale necessario a compiere grandi salti.
Certo, nei sei interventi si coglie anche la convinzione che questa spinta propulsiva si potrà realizzare
se ci sarà il contributo di tutti, istituzioni e aziende in primis. Ma, come sottolinea Ghizzoni, all' interno di
questo scenario «la variabile tempo è quasi sempre fondamentale; lo è in modo molto evidente ­
aggiunge il ceo di UniCredit ­ se si pensa alle infrastrutture, sia quelle materiali e che quelle
immateriali». Agire in fretta è dunque l' altro leit motiv che accomuna buona parte dei sei interventi. Si
chiede di fatto uno scatto in avanti.
Anche su temi specifici. «Per il nuovo governo le priorità assolute sono tre ­ esordisce Abete ­ il credito
alla piccola impresa, il rilancio della domanda interna e la semplificazione burocratica».
In quest' ottica, il ruolo che potranno svolgere le imprese è un punto fondamentale. Maioli spiega che
sono necessari «interventi immediati per riavviare gli investimenti delle aziende» e suggerisce di
«allargare il plafond della nuova legge Sabatini al mondo del lavoro». La disoccupazione giovanile, in
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particolare, merita attenzione e Maioli arriva a chiedere che si considerino anche azioni «di rottura come
potrebbe essere una fase "no tax" lunga tre anni» per quelle «società che assumono giovani». Azzi di
Federcasse affronta il tema auspicando «un fisco che avvantaggi il lavoro rispetto alla rendita, perché è
la manifattura, e l' attenzione all' eccellenza del prodotto, che manda avanti il paese».
Che l' occupazione sia una priorità lo dice anche Aldo Minucci dell' Ania: «Chiediamo al nuovo governo
interventi seri atti a rilanciare l' occupazione e i consumi attraverso la riduzione del costo del lavoro e
della fiscalità sui redditi da lavoro dipendente».
Mentre Viola non dimentica quello che resta il tallone d' Achille dell' Italia: «L' altro grave nodo da
sciogliere è quello del debito pubblico. Un tema che va affrontato non più solo intervenendo sul deficit
ma agendo anche sul debito stesso, esaminando seriamente le diverse proposte che sono state messe
recentemente sul tavolo e passando dunque all' azione».
Per Azzi di Federcasse © RIPRODUZIONE RISERVATA.
LAURA GALVAGNI
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Oltre la crisi IL DESTINO DELL' UNIONE.
Che cosa insegna Jean Monnet alla Ue
Governare dipende dall' assennatezza delle scelte economiche, non solo dall' abilità
politica
Strobe Talbott Il denaro è uno strumento di governance,
oltre che di commercio. Mette i cittadini nelle condizioni
di partecipare alla vita economica e rammenta loro dove
risiede l' autorità politica. In quasi tutte le 195 nazioni del
mondo, monete e banconote sono un' asserzione di
sovranità nazionale.
Oggi esiste un' eccezione: è l' euro. È il più grande
esperimento di cooperazione regionale mai conosciuto.
Questo esperimento, negli ultimi cinque anni, non ha
avuto vita facile. Sulla scia del tracollo del 2008, l' euro è
diventato fonte di sconvolgimenti economici e divisioni
politiche, mettendo gli Stati dell' Europa settentrionale e
meridionale gli uni contro gli altri.
La crisi non è finita, ma la cancelliera tedesca Angela
Merkel, il presidente francese François Hollande e gli
altri capi di Stato e di Governo sono decisi a non
consentire lo sfaldamento dell' Eurozona: rafforzano gli
accordi sulle finanziarie nazionali, la spesa pubblica e la
regolamentazione finanziaria, vanno avanti con l' unione
bancaria e prendono misure contro la disoccupazione.
I leader di oggi, come i predecessori della metà del
secolo scorso, hanno seguito gli insegnamenti di Jean
Monnet, che è morto 35 anni fa, prima che l' euro entrasse in circolazione, ma non avrebbe fatto fatica a
comprendere lo scopo dell' unione monetaria: fasciare le ferite del continente più insanguinato della
storia e trasformarlo in un' area di pace, democrazia e influenza globale, con valori, politiche e istituzioni
comuni. Questo è il Progetto Europeo. Come suo massimo architetto, Monnet non avrebbe fatto fatica
nemmeno a comprendere errori, dilemmi e pericoli che oggi lo mettono a rischio.
Il metodo della sua vita attribuiva importanza alla necessità di calibrare e scadenzare le innovazioni in
materia di politiche economiche, in modo tale da rendere irreversibile il processo di integrazione
politica. A differenza di Monnet, i leader responsabili dell' adozione dell' euro, negli anni 90, non
riuscirono a garantire le condizioni e le istituzioni politiche necessarie, rendendo inevitabili i nodi che
affliggono l' Unione.
Monnet è figura chiave nella trasformazione del concetto di Stato. La modernizzazione, secondo lui, non
consisteva nello sfruttare le nuove tecnologie per migliorare industria, trasporti e comunicazioni:
significava adeguarsi alla matassa sempre più fitta di transazioni economiche tra le nazioni, dove la
distanza fisica e i confini nazionali rappresentavano ostacoli via via meno impervi.
Una nazione moderna doveva imparare a conservare la sua indipendenza dove necessario, ma al
tempo stesso approfittare della sua interdipendenza dove possibile.
Secondo Monnet bisognava partire da finanza e commercio, in particolare nel settore delle risorse
minerarie, dove indipendenza e sovranità sono concetti relativi e dove l' interdipendenza apporta
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Il Sole 24 Ore
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maggiori benefici e risulta più naturale per le parti in causa. Per questo Monnet è stato visto come un
economista.
Per Monnet, l' insegnamento era che l' arte di governare dipende dall' assennatezza delle politiche
economiche, e non solo dall' abilità politica, e dalla capacità di unire le due cose in un unico processo
per conseguire l' armonizzazione delle relazioni internazionali.
Anche nei giorni cupi dell' Asse, Monnet ragionava su come spezzare il circolo vizioso di guerre totali
seguite da false pacificazioni. Nel 1943, in una riunione del Governo francese in esilio ad Algeri,
dichiarò: «Non ci sarà pace in Europa se gli Stati si ricostituiranno sulla base della sovranità nazionale. I
Paesi europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la prosperità e lo sviluppo sociale
necessari. Gli Stati europei devono costituirsi in una federazione».
Poi, Monnet lavorò su una nuova intesa di lungo periodo da negoziare (non da imporre) con la
Germania. L' accordo riduceva dazi e restrizioni sul commercio di carbone e acciaio tra Francia e
Germania, unendo due settori fondamentali sotto un' autorità comune sostenuta dai due Stati.
Questo accordo bilaterale era l' esempio della strategia di Monnet per superare le sovranità nazionali.
Gettava le fondamenta, «lentamente e con concentrazione», per quell'«unica cosa» per un' Europa
federata: creare nuovi fatti economici sul terreno.
Con il passare del tempo, i leader nazionali avrebbero visto i vantaggi del pensare, decidere, agire, e in
ultima analisi governare, a livello paneuropeo.
Si dimise dall' Alta autorità della Ceca (Comunità europea del carbone e dell' acciaio) nel 1955 per
fondare il Comitato d' azione per gli Stati Uniti d' Europa.
Monnet è morto nel marzo 1979, quando fu creato l' Ecu (European Currency Unit), un artificio contabile
per rendere più semplici le transazioni internazionali.
Nel giugno 1979, i cittadini della Cee, votarono alle prime elezioni parlamentari internazionali della
storia.
Il trattato di Maastricht, nel 1992, diede alla Comunità europea, il nome di Unione europea, ma non
esisteva un embrione di ministero dell' Economia o autorità di bilancio, né era previsto. Nonostante l'
entusiasmo, gli Stati si tenevano stretto il controllo sulle proprie economie, in parte perché erano diversi
nelle prassi e normative del lavoro, nelle tasse, nelle priorità di bilancio, nell' inflazione.
Molti economisti (in particolare americani) erano preoccupati che il treno fosse troppo pesante per
quella locomotiva. Questi scettici vedevano le cose da americani ed economisti, mentre i leader europei
che puntavano a una moneta comune stavano perseguendo un progetto politico, con vantaggi
economici: erano convinti che l' unione monetaria avrebbe potenziato gli scambi nell' Eurozona,
facilitato le transazioni commerciali e fatto da catalizzatore per la crescita. La loro strategia
presupponeva il proseguimento di una situazione di espansione dell' economia regionale e globale:
facevano conto che la fortuna degli ultimi decenni sarebbe durata.
L' Eurozona ha prosperato fintanto che il suo "versante Sud" (nonostante colossali disavanzi in Grecia e
bolle immobiliari in Spagna e non solo) è stato tenuto a galla dalla marea della crescita globale e dall'
afflusso di capitali tedeschi. I leader non erano inconsapevoli del rischio che una moneta comune senza
coordinamento delle politiche di bilancio potesse rivelarsi un boomerang, specialmente se l' economia
europea si fosse inceppata e le bolle avessero cominciato a scoppiare. Così, a fine anni 90, avevano
promulgato il Patto d i stabilità e crescita, per garantire che gli Stati si impegnassero a tenere sotto
controllo il deficit di bilancio. Il Patto non è mai stato fatto rispettare, e nessuno aveva fretta di rafforzare
la Banca centrale europea. Il persistere di una situazione di prosperità rafforzava l' illusione che non ci
fosse necessità di prepararsi alla recessione.
Poi, nel 2008, uno tsunami ha attraversato l' Atlantico fino ad abbattersi sull' Europa. La contrazione dell'
economia e l' esplosione della disoccupazione hanno devastato il "versante Sud", costringendo alcuni
Paesi, più l' Irlanda, a negoziare salvataggi. Portoghesi, spagnoli e italiani hanno reagito con irritazione
alle richieste di austerity avanzate da Germania e del Nord Europa come prezzo del salvataggio,
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Il Sole 24 Ore
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mentre i Governi del Nord Europa hanno ricambiato rampognando i Paesi del Sud per la loro
dissipatezza.
Quasi tutti pensano che l' Eurozona deve rimanere insieme. La cosa fondamentale è stabilizzare e
rafforzare l' unione monetaria; rinunciarvi significherebbe rinunciare all' unione stessa.
Possiamo immaginare un' Europa composta da due o tre cerchi concentrici: in quello più esterno i
Paesi, primo fra tutti il Regno Unito, che vogliono limitare la condivisione di sovranità; in quello più
interno un' Eurozona che consolida e approfondisce l' integrazione, diventando più simile agli Stati Uniti.
Né i politici europei né quelli americani si dilungheranno su questa convergenza (forse nemmeno la
ammetteranno), ognuno per sue ragioni. Ma Monnet la celebrerebbe.
L' America che lui ammirava era il modello per quello che la sua amata Europa poteva diventare un
giorno. Il vero "piano Monnet" era progredire verso gli Stati Uniti d' Europa: e forse siamo di nuovo su
quella strada.
Strobe Talbott è presidente della Brookings Institution (Traduzione di Fabio Galimberti) ©
RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com La versione integrale dell' articolo VERSO UN'
EUROPA UNITA In viaggio negli Stati Uniti d' America Jean Monnet (1888­1979), statista ed
economista francese, arriva nel 1940 negli Stati Uniti come rappresentante del governo inglese per
negoziare una commessa militare.
Diviene consigliere del presidente Roosevelt ed è in questi anni che matura il suo apprezzamento per
gli Usa tanto da considerarli modello anche per i futuri Stati Uniti d' Europa.
Il progetto Monnet Nel 1955 Jean Monnet si dimette dall' Alta autorità del carbone e dell' acciaio per
fondare il Comitato d' azione per gli Stati Uniti d' Europa.
Le innovazioni del 1979 Viene creato l' Ecu, l' antesignano dell' euro, e si vota per il Parlamento
europeo: sono i prerequisiti di uno Stato federale democratico.
Il Trattato di Maastricht Nel 1992, il Trattato di Maastricht dà alla Comunità europea il nome di Unione
europea. Non esiste un embrione di ministero dell' Economia o autorità di bilancio, né è previsto di
metterlo in piedi.
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Il Sole 24 Ore
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La crisi di governo L' AGENDA DEI MINISTRI.
Dai debiti Pa alla Cig tutti i dossier «caldi»
Serve subito l' ok del Cipe al Piano nazionale ricerca da 6,3 miliardi.
PAGINA A CURA DI Davide Colombo,
Carmine Fotina, Andrea Marini e Claudio
Tucci Non ci saranno solo le idee del nuovo
programma e il pacchetto del Jobs act. Un
minuto dopo il giuramento, i neo­ministri
dovranno sfogliare i dossier acquisiti in
eredità, molti dei quali richiederanno scelte
urgenti se non addirittura immediate. In alcuni
casi il rischio è sciupare un lavoro portato
avanti per mesi.
Si è forse già oltre i tempi richiesti da Bruxelles
per presentare l' aggiornamento su spending
review e privatizzazioni ritenuto indispensabile
per accedere alla cosiddetta clausola di
salvaguardia, ovvero il bonus sugli
investimenti scomputabili dal calcolo del
disavanzo.
Nemmeno il tempo di ambientarsi, inoltre, e il
nuovo ministro dell' Economia, insieme al
titolare degli Affari europei, dovrà preparare la
risposta alla Commissione Ue per evitare la
procedura d' infrazione sul mancato rispetto
dei tempi di pagamento della Pa. E non solo,
perché va sbloccato subito il saldo alle
imprese di ulteriori 20 miliardi previsti per il
2014 dal decreto 35/2013. Entro metà aprile,
poi, dovrà arrivare il nuovo Def.
I tecnici dello Sviluppo economico sono preoccupati (ed è forse un eufemismo) per il rischio che decada
il decreto Destinazione Italia: al Senato c' è tempo fino al 21 febbraio, a rischio tra l' altro il credito d'
imposta per la ricerca. In bilico anche il decreto carceri varato dal ministro della Giustizia uscente. In
Parlamento attende il via libera anche la legge elettorale, all' esame dell' Aula della Camera, ma sul
testo vanno sciolti gli ultimi nodi.
Un' agenda fittissima attende anche chi arriverà al ministero del Lavoro ­ rifinanziamento della Cig in
deroga, partenza del piano Garanzia giovani e del nuovo Isee ­ mentre il nuovo titolare delle
Infrastrutture dovrà decidere se recuperare almeno in parte il lavoro dei tecnici che avevano messo a
punto una bozza del decreto casa per rilanciare il mercato degli affitti. Non saranno concessi indugi
anche a viale Trastevere, dove il nuovo inquilino dovrà assicurarsi che il Cipe approvi rapidamente il
Piano nazionale della ricerca 2014­2020, un pacchetto da 6,3 miliardi.
Inevitabile, poi, registrare la preoccupazione di chi teme che il passaggio di consegne distragga o
rallenti la diplomazia degli Esteri al lavoro per risolvere il delicatissimo caso dei marò.
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
Partita aperta tra Lorenzo Bini Smaghi, Pier Carlo Padoan, Lucrezia Reichlin e Fabrizio Barca.
Spuntano anche Giampaolo Galli e Enrico Morando DOSSIER APERTI 1 Il bonus investimenti In bilico
la «clausola di flessibilità» europea che concederebbe la possibilità, nel 2014, di detrarre gli
investimenti dal calcolo del disavanzo.
Bruxelles attendeva l' invio dei dettagli operativi del piano spending review e di quello sulle
privatizzazioni già per questi giorni 2 Pagamenti della Pa In poco più di 3 settimane vanno forniti
chiarimenti alla Ue che ha avviato la fase preliminare della procedura d' infrazione per il mancato
rispetto dei termini di pagamento previsti a partire dal 2013.
Inoltre, nel 2014 vanno erogati altri 20 miliardi di pagamenti per debiti al 31 dicembre 2012 LAVORO E
SANITÀ CHI CORRE Sarebbero in pista per il ministero che potrebbe accorpare Lavoro e Sanità:
Marianna Madia, Pietro Ichino e Tito Boeri DOSSIER APERTI 1 Cig in deroga Vanno trovate le risorse
per chiudere il 2013 e dare certezza al 2014. Va deciso anche se emanare il decreto che restringe da
subito i criteri di concessione del sussidio 2 Garanzia giovani Il piano rivolto agli under25 è stato
approvato dall' Ue a gennaio. Ora va fatto partire 3 Isee e piano antipovertà È in corso la preparazione
delle modulistiche e gli ultimi atti amministrativi per il debutto del nuovo Isee mentre sul fronte del
contrasto alla povertà c' è da gestire la programmazione sperimentale degli interventi messi in campo
con la nuova social card nelle 12 maggiori città e nelle 8 regioni del Sud SVILUPPO ECONOMICO CHI
CORRE Resta in pista Andrea Guerra, ceo di Luxottica. Spunta anche l' ipotesi di promuovere l' attuale
viceministro Claudio De Vincenti DOSSIER APERTI 1 Crisi aziendali Quasi 160 tavoli aperti al
ministero. Occorrerà cambiare passo. Electrolux il caso più eclatante. Da verificare gli impegni italiani di
Fiat 2 Energia Tante le norme in bilico, da attuare, o da mettere in cantiere, per arrivare a un cospicuo
taglio della bolletta, tra le prime urgenze per il settore industriale 3 Destinazione Italia Il decreto
Destinazione Italia è al Senato, ma è a rischio la sua conversione in legge entro il 21 febbraio. Se non
decadrà, bisognerà lavorare subito sui provvedimenti attuativi BRAND ITALY CHI CORRE Luca
Cordero di Montezemolo sembra il candidato numero uno al nuovo ministero. Oscar Farinetti ha già
chiarito di non essere in corsa DOSSIER APERTI 1 Internazionalizzazione L' ipotesi di creare un
ministero ad hoc per valorizzare i marchi italiani significherebbe anche favorire la crescita delle nostre
imprese all' estero. Si calcola che siano oltre 70mila le aziende italiane con potenzialità per esportare,
ma bloccate da un contesto non favorevole 2 Turismo La promozione del made in Italy passa anche per
un rilancio del turismo nelle nostre località, attraverso una riorganizziamone della pluralità di soggetti
che si dividono la competenza a vari livelli.
Si studia da tempo un rafforzamento o comunque un riassetto dell' Enit INFRASTRUTTURE CHI
CORRE Maurizio Lupi, ministro uscente, dovrebbe restare al suo posto, tra i rappresentanti della
pattuglia del Nuovo centro destra DOSSIER APERTI 1 Decreto casa Sul tavolo del nuovo titolare delle
infrastrutture ci sarà il decreto casa, la norma che tenta il rilancio del mercato delle locazioni con
incentivi ai proprietari che affittano a canone concordato 2 Piccole opere Misura urgente per il nuovo
ministro il rilancio delle piccole opere, cui puntare con risorse aggiuntive. Tre i piani sul tavolo: edilizia
scolastica, piano città e piano «6mila campanili» 3 Piano aeroporti Il ministro uscente Lupi aveva
ottenuto in consiglio dei ministri un sostanziale ok al piano che individua gli scali strategici PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE CHI CORRE L' ipotesi è di affidare il Pubblico impiego a un sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio e le Semplificazioni a una task force DOSSIER APERTI 1 Pubblico impiego
Confronto aperto con i sindacati sulla gestione degli esuberi derivanti dalla vecchia spending review e
sulla parte normativa dei contratti 2 Precari Pa Gestione del reclutamento con concorsi dedicati ai
precari di più lungo corso e della possibile mobilità del personale delle partecipate 3 Semplificazioni Il
ddl all' esame del Senato dovrebbe diventare il primo veicolo utile per le misure che erano state
annunciate, come l' abolizione della responsabilità solidale in materia di versamento delle ritenute fiscali
negli appalti SCUOLA UNIVERSITÀ CHI CORRE Al ministero di Viale Trastevere potrebbe arrivare la
segretaria di Sc, Stefania Giannini. Si sono fatti anche i nomi di Andrea Romano e Irene Tinagli
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Il Sole 24 Ore
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DOSSIER APERTI 1 Apprendistato a scuola Previsto dal decreto Carrozza, non è ancora stato emanato
2 Decreto «Scatti» Il taglio di 150 euro al mese a docenti e Ata è stato stoppato. Ma le Camere devono
approvare il decreto.
Altrimenti il Tesoro chiederà indietro i soldi 3 Specializzazioni mediche Non è ancora stato bandito il
nuovo concorso 4 Piano ricerca Non è ancora arrivato l' ok del Cipe al programma nazionale della
ricerca 2014­2020. Una partita che vale 6,3 miliardi in sette anni RIFORME CHI CORRE Sembra quasi
certa la promozione di Maria Elena Boschi alle Riforme, che dovrà gestire il dossier della legge
elettorale DOSSIER APERTI 1 Legge elettorale La riforma, frutto dell' accordo fra maggioranza e una
parte dell' opposizione, attende il via libera dell' Aula della Camera, ma non tutti i nodi sono già sciolti 2
Senato e Titolo V In direzione, Renzi ha illustrato la riforma costituzionale che intende presentare in
Parlamento: nuovo Senato non elettivo e senza indennità e riassegnazione allo Stato di molte materie di
competenza regionale 3 Ddl province Il Ddl Delrio, testo che riduce le province, attende il sì del Senato
e dovrebbe essere approvato prima di maggio INTERNO CHI CORRE Angelino Alfano (Ncd), ministro
uscente, sta facendo di tutto per essere riconfermato. Anche se Dario Franceschini (Pd) punta a
sostituirlo DOSSIER APERTI 1 Immigrazione Nel 2013 sulle coste meridionali sono arrivati 41mila
migranti, contro i 13mila del 2012. Sotto la lente i centri di identificazione ed espulsione: l' attesa diffusa
è per una riduzione della permanenza 2 Criminalità Da individuare una strategia per aggredire i grandi
patrimoni criminali: i ricavi dei clan ammonterebbero all' 1,7% del Pil 3 Collegi legge elettorale La
riforma elettorale in discussione alla Camera affida al Viminale il compito di ridisegnare i collegi entro
45 giorni GIUSTIZIA CHI CORRE Si fanno i nomi di Michele Vietti e Domenico Manzione. Ma anche di
Giovanni Maria Flick.
Nelle ultime ore salgono le quotazioni di Livia Pomodoro DOSSIER APERTI 1 Decreto Carceri Ha
ricevuto l' ok della Camera il 6 febbraio. Deve essere convertito in legge dal Senato entro il 21 febbraio.
Altrimenti decade. Sempre a livello parlamentare sono ancora da approvare in via definitiva i
provvedimenti sulla custodia cautelare e sulla messa alla prova 2 Giustizia civile Il provvedimento per
ora ha solo avuto l' ok del consiglio dei ministri 3 Geografia giudiziaria Fino a settembre è possibile
modificare la geografia giudiziaria. Altro "dossier" per ora rimasto nella penna è la più volte annunciata
riforma del sistema penale ESTERI CHI CORRE È data per riconfermata la titolare uscente della
Farnesina, la radicale (e ex commissario europeo) Emma Bonino DOSSIER APERTI 1 Marò La procura
generale indiana ha presentato un' accusa per i due marò che, pur non evocando la pena di morte,
potrebbe comportare fino a 10 anni di carcere. I due fucilieri sono accusati di aver ucciso il 15 febbraio
2012 due pescatori indiani 2 Partita europea Da gestire la difficile partita tra rigore e crescita al tavolo
europeo. Anche alla luce del prossimo semestre di presidenza italiana 3 Siria e Iran Da monitorare la
situazione nel Mediterraneo, la crisi siriana, il nucleare iraniano e il processo di pace in Medio Oriente
CULTURA CHI CORRE Alessandro Baricco frena ma è in pista. Si parla di Maria Elena Boschi (che
però punta alle Riforme) e Dario Franceschini (che punta all' Interno) DOSSIER APERTI 1
Riqualificazione Pompei Manca il regolamento che individua la struttura di supporto al direttore
generale del Grande progetto Pompei, per riqualificare il sito 2 Coinvolgimento privati Da attuare le
misure semplificate per le donazioni private in favore della cultura 3 Coinvolgimento giovani Deve
essere definito il decreto sulle modalità di utilizzo dei beni statali concessi ai giovani artisti 4 Riforma del
ministero Da varare il decreto che, in ottica spending review, riorganizza le direzioni del dicastero.
ANDREA MARINI, CLAUDIO TUCCI
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
LE PROPOSTE DI PIAZZA AFFARI.
I banchieri al nuovo esecutivo: «Subito la riforma del
lavoro»
Fisco e lavoro: sono queste le priorità assolute
che la comunità finanziaria pone all' esecutivo
in cantiere. Riforme subito: sono soprattutto
presidenti e top manager del settore bancario
­ interpellati dal Sole 24 Ore a sollecitare un'
accelerazione nell' azione di risanamento e
rilancio economico.
Ferrando e Galvagni u pagina 5 LUIGI ABETE
(BNL­BNP PARIBAS) «L' emergenza è
sbloccare il credito alle Pmi» FEDERICO
GHIZZONI (UNICREDIT) «Sciogliere il nodo
dei pagamenti Pa alle imprese» FABRIZIO
VIOLA (MPS) «Meno burocrazia e giustizia più
efficiente»
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Borse e titoli di Stato. Anche se lo spread è più alto rispetto al 2009, i rendimenti del BTp sono
ora più bassi.
Lo sprint dei mercati dopo la grande paura
Vito Lops Pil un po' di nuovo al trotto (nel
quarto trimestre 2013 è cresciuto dello 0,1%) e
miglioramenti di scenario (venerdì Moody' s ha
aggiornato il giudizio da "negativo" a "stabile")
sono notizie che hanno il colore dell' oro in
questa fase per l' Italia che resta, ancora e
nonostante tutto, la terza economia dell'
Eurozona e seconda per manifattura. Dopo
cinque anni di profonda crisi stanno arrivando i
primi segnali di un' inversione di tendenza. Sia
ben chiaro, è presto per stappare lo
champagne. Anche perché, come in qualsiasi
scenario post­bellico, il conto delle macerie è
impietoso: in cinque anni il Pil reale è arretrato
di nove punti mentre il tasso di disoccupazione
è più raddoppiato dal 6,1% al 12,7% con i
Neet (giovani disoccupati che non cercano più
lavoro e hanno anche smesso di formarsi)
arrivati a quota 21%, peggio del 20% della
Grecia.
A inizio 2009, quando la crisi bancaria post­
Lehman e subprime non aveva ancora eroso i
debiti pubblici perché gli Stati solo allora
iniziavano ad assorbire le perdite del settore
privato (processo che farà balzare il debito
pubblico dell' Ue dal 60% all' 80% nel range
2008­2010) l' Italia è un Paese con molti problemi (elevato cuneo fiscale, elevato costo del lavoro per
unità di prodotto della pubblica amministrazione, ecc.) ma con indicatori economici e finanziari
profondamente migliori. Nessuno al di fuori delle stanze degli operatori conosce il significato del
vocabolo "spread" perché questo ­ che poi anche il calzolaio ha scoperto essere il differenziale di
rendimento tra BTp e Bund a 10 anni ­ vola basso, a 83 punti. E gli stessi operatori che lo conoscono
non avrebbero immaginato che avrebbe toccato un picco a 575 nell' autunno del 2011. In quella fase i
cds (credit default swaps, derivati che assomigliano a polizze assicurative sul fallimento del titolo
sottostante) sul debito italiano superano i 500 punti (150 a inizio 2009) e la preoccupazione di un crac è
lampante. Ancor più preoccupante, in termini di rischio default, il segnale che arriva dai titoli di breve
durata. I BoT a 12 mesi testano l' 8% con uno spread sui titoli di pari durata germanici superiore a 700
punti. Tra novembre e dicembre il film dello spread documenta così la pericolosa inversione della curva
dei rendimenti (quando i titoli a breve pagano più di quelli a lunga) tipica delle fasi che precedono la
bancarotta di uno Stato. Sempre lo stesso film ci ha poi guidato verso un miglioramento della
situazione, ma solo dopo l' intervento della Bce.
Tra dicembre e febbraio 2012 il governatore Mario Draghi sfodera dal cilindro delle misure non
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
convenzionali un mega prestito agevolato in due tranche alle banche europee di 1.000 miliardi (di cui un
quarto destinato agli istituti italiani). Lo spread si placa, grazie agli acquisti di titoli di Stato da parte
delle banche prestatrici che mettono in cascina anche forti plusvalenze. Ma la festa dura poco. Dal
minimo di periodo a 280 toccato a marzo lo spread raddoppia a fine luglio, riportandosi sui livelli d'
allarme di fine 2011. La paura nell' Eurozona resta alta, dopo i salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo.
A quel punto Draghi interviene in modo poderoso con l' ormai celebre "whatever it takes" («la Bce farà
tutto quello è necessario per difendere l' euro e vi assicuro che sarà abbastanza»). È il preludio allo
scudo anti­spread lanciato poco dopo (settembre) e finora mai utilizzato. Ma l' immagine ripristinata di
una Banca centrale forte e coesa è valsa più di qualsiasi operazione. Nel 2012 torna a crescere anche
Piazza Affari (+8%) mettendosi alle spalle il ­25% del 2011 e il ­12% dell' anno prima. Farà meglio
(+17%) nel 2013 azzerando le perdite accumulate dal 2009.
Di conseguenza il +7,7% messo a segno in questo primo scorcio del nuovo anno (migliore performance
tra i listini big europei) è tutto guadagno netto nel difficoltoso percorso dell' ultimo lustro. Adesso,
quando lo scenario è diventato "stabile" (anche se il rating dell' Italia resta appena due gradini sopra il
pericoloso livello del "non investment grade") e l' economia reale ci dice che probabilmente è stato
toccato il punto di non ritorno, uno spread in area 200 preoccupa un po' meno. E ci si augura che fra un
po' possiamo anche permetterci di tornare indietro, dimenticarcelo e limitandoci a guardare i rendimenti
che, se vogliamo proprio dirla tutta, sono oggi più bassi a livello nominale (3,7% BTp a 10 anni) di
cinque anni fa (3,93%), quando il film della crisi non era ancora stato tradotto in italiano. Ciak.
@vitolops © RIPRODUZIONE RISERVATA SPREAD E RENDIMENTI CAPITALIZZAZIONE DI PIAZZA
AFFARI La «storia» dello spread negli ultimi cinque anni. Cinque anni fa lo spread era sotto i 100 punti
ma i rendimenti del BTp a 10 anni erano superiori rispetto a oggi.
Il grafico mostra la capitalizzazione (cioè il valore) della Borsa di Milano. Si notano gli alti e i bassi, ma
rispetto al Pil, Piazza Affari vale sempre poco.
VITO LOPS
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
L'ampiezza della visione digitale
Nell' innovazione, l' ampiezza e la concretezza della
visione definiscono la grandezza dei risultati. Ambizione
e realismo vanno insieme. Nelle aziende innovative è
così. In politica pure, forse. Ma, di certo, occorrono
strumenti concettuali che tengano insieme entrambi gli
aspetti, concretezza e ampiezza: l' agenda digitale è
uno di questi strumenti. Il valore di quanto fatto dagli
ultimi due governi, in proposito, si misurerà nel tempo.
Ma già si può dire che dal 2012 il tema dell' agenda
digitale è uscito dal contesto degli appassionati ed è
arrivato un po' più vicino all' attenzione nazionale. Dalle
s t a r t u p a l l a s c u o l a e a l l a r i f o r m a d e l l a pubblica
amministrazione. Se ne parla nel paginone in questo
numero 400 di Nòva, che esce mentre il paese vive un
nuovo cambio di stagione.
Perché l' agenda digitale è un tema di tutti gli italiani,
non di questo o quel governo.
Ebbene: l' agenda digitale sarà pensata con maggiore
ampiezza in questa nuova stagione? Nel programma di
Matteo Renzi per le primarie se ne parlava a proposito
dei valori della semplicità, della chiarezza e della
trasparenza, concetti da rivalutare nella pratica: «La
rivoluzione digitale e l' accessibilità alla rete possono essere una parte della soluzione, solo a
condizione di modificare la mentalità dei dirigenti pubblici. Mettere online tutte le spese dello Stato e di
tutte le amministrazioni locali consente un controllo costante dell' opinione pubblica». Il focus è sul
cambiamento, la scommessa è che la digitalizzazione sia una soluzione, l' analisi è che la mentalità dei
grandi burocrati sia potenzialmente un freno, la finalità è il miglioramento della relazione tra la pubblica
amministrazione e i cittadini.
C' è di più nel programma Jobs Act che collega la digitalizzazione agli obiettivi della crescita e dell'
occupazione. Del resto, l' agenda digitale è anche modernizzazione delle pratiche, alfabetizzazione e
inclusione, connessione alla dinamica innovativa internazionale. Ma i valori definiscono l' ampiezza della
visione. Ce n' è bisogno.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Roadmap |Italia |Attuazione |
Più semplice la strada per l' Agenda digitale
Cosa cambierà quando identità virtuale, anagrafe unica e fatturazione elettronica
saranno realtà.
Alessandro Longo aTre pilastri senza i quali è
impossibile reggere il futuro edificio dell' Italia
digitale. Tre priorità che sono condizione
necessaria ­ ma non sufficiente ­ perché l' Italia
possa riformarsi: acquisendo uno status di
Paese moderno. C' è tutto questo dietro la
scelta di Francesco Caio ­ responsabile dell'
Agenda digitale presso la presidenza del
Consiglio ­ di concentrarsi su tre progetti (dei
tanti messi in pista dal governo Monti):
fatturazione elettronica, anagrafe unica e
identità digitale.
Nessun altro Paese europeo ha scelto di
partire da queste tre cose specifiche, per la
propria Agenda. Gli altri preferiscono lavorare
su macro aree. Ma l' Italia è un caso
particolare di ritardi strutturali, sullo sviluppo
digitale, soprattutto all' interno delle pubbliche
amministrazioni. Ci serviva un fattore di
innesco da cui partire, per riformare tutto: e la
presidenza del Consiglio ritiene di averlo
trovato in quei tre progetti.
Fattura elettronica. La fatturazione elettronica è
importante per un motivo di fondo,
concettuale, oltre che per i risparmi ottenibili
dallo Stato (pari a 60 milioni di euro al mese,
secondo gli osservatori Ict del Politecnico di Milano). Rendere elettroniche tutte le fatture che la pubblica
amministrazione riceve dai propri fornitori significa consentire allo Stato ­ finalmente ­ di avere contezza
delle proprie spese e dei propri debiti. Sembra una cosa banale, ma finora l' Italia non ne ha goduto.
Camminare bendati sul filo dei propri conti, persi nel labirinto delle fatture cartacee, certo non è quanto
ci si aspetta da un Paese moderno. E non è una situazione congeniale per prendere le decisioni giuste,
per esempio su quali costi tagliare e quanto, in una spending review. La fattura elettronica serve anche
a spingere il tessuto industriale italiano sulla via della modernità digitale. Dal 6 giugno 2014 infatti le
imprese potranno farsi pagare dalle Pa centrali solo se manderanno loro una fattura in formato
elettronico. Le più restie alla tecnologia saranno costrette insomma a farci i conti. Quest' obbligo è già
nero su bianco, nelle norme, e riguarda i pagamenti verso ministeri, agenzie fiscali, enti di previdenza
nazionale, scuole. «Si attende invece a giorni il decreto attuativo (del ministero dell' Economia e delle
finanze) che estenderà l' obbligo a tutte le altre amministrazioni (Pa locali) a partire da giugno 2015»,
dice Anna Pia Sassano, che si occupa di questo tema nel gruppo di lavoro di Caio presso la
presidenza. Il lavoro è ora aiutare le Pa locali e le Pmi a migrare alla fatturazione. Con questo capitolo
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
ormai ci siamo: tempo tre mesi e si parte. Bisognerà aspettare il 2015, invece, per avere a regime gli
altri due progetti.
Anagrafe unica. Anche l' Anagrafe unica è una colonna portante della riforma, perché servirà allo Stato
ad avere piena contezza dei dati anagrafici di tutti i cittadini. Adesso non è così ed è il motivo per cui si
continuano a pagare le pensioni ai morti o perché un cambio di residenza è un impaccio burocratico che
a volte crea problemi all' amministrazione e disservizi al cittadino. Il motivo è che i nostri dati sono
sparsi tra diversi archivi, che non si parlano tra loro e di certo non riferiscono allo Stato centrale.
Il primo tassello per la svolta è l' Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), ma l' idea del
Governo è di collegare tutte le altre anagrafi, sotto questo cappello centrale, a partire da quella degli
assistiti. L' Anpr è quindi un' infrastruttura centrale che si farà carico dei dati sparsi in 8.100 anagrafi
comunali. Si attende un decreto attuativo (per maggio 2014) che dirà ai Comuni come consegnare i dati
all' infrastruttura centrale, con un processo che si dovrebbe concludere entro giugno 2015 per la
maggior parte di loro (secondo stime della presidenza del Consiglio) ed entro l' anno dovrebbe finire il
tutto.
Identità digitale. Se la fattura elettronica riguarda i rapporti tra Pa e imprese, l' anagrafe coinvolge i
cittadini; ma in modo passivo (i loro dati sono registrati). L' identità digitale li pone invece in un ruolo
attivo e fattivo. Significa che avremo un identificativo digitale unico con cui accedere a servizi della
pubblica amministrazione e di aziende private.
Tutto questo sarà frutto di un decreto che ora è in bozza e di un regolamento attuativo che l' agenzia per
l' Italia Digitale sta scrivendo. Entrambe le cose dovrebbero arrivare entro tre mesi. Dopo, «partirà un
progetto pilota della durata di sei mesi, che coinvolgerà alcune pubbliche amministrazioni e aziende
private», spiega Andrea Rigoni, che si occupa di questo tema alla presidenza del Consiglio. «I privati,
che aderiranno al progetto pilota, saranno identity provider. I cittadini andranno da loro e otterranno l'
identità digitale», aggiunge. Come? O di persona, con classici documenti e riconoscimento de visu, o
via web con identificativi digitali già disponibili.
Questo passaggio andrà fatto una sola volta.
Con la nostra identità digitale potremo entrare su siti web della Pa o di aziende private che aderiranno
al progetto e ottenere servizi.
Ci sono però anche incertezze, sul cammino di questi progetti. Amplificate dall' attuale crisi di Governo.
L' incarico di Caio decade a marzo; subentrerà un soggetto politico (un ministro, per esempio) che darà
continuità ai lavori? Per trasformare la Pa bisognerà rivedere il ruolo di alcuni soggetti: può essere il
caso di Sogei ­ che dovrà gestire i grandi database pubblici ­ secondo quanto si legge in un documento
dell' agenzia delle Entrate. Infine: si riuscirà a catalizzare abbastanza risorse, dalla programmazione
europea 2014­2020, per sostenere tutti i progetti dell' Agenda?
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Renzi atteso al varco delle riforme
di Adriana Cerretelli Da quando la moneta
unica ha inevitabilmente rafforzato l'
interdipendenza tra le economie dell' euro e da
quando questo quinquennio di crisi ha fornito l'
allarmante conferma dei pro e contro della
medesima, l' Europa ama soprattutto una cosa
dei suoi paesi membri: la stabilità. Politica ed
e c o n o m i c a . E l a stabilità d e l l ' I t a l i a , i n
particolare: perché siamo la terza economia
dell' euro ma quella che in assoluto cresce
meno. Perché senza sviluppo il nostro maxi­
debito diventa insostenibile nonostante il
deficit in linea (per ora) con i parametri di
Maastricht e perché siamo in clamoroso
ritardo sulle riforme strutturali che, è ormai
dimostrato, sono dovunque nell' era globale il
motore dello sviluppo, tra l' altro in mancanza
della leva della svalutazione.
Dunque all' Europa riusciva sgradita l' Italia di
Silvio Berlusconi, incomprensibile e poco
controllabile. Era in piena sintonia con quella
di Mario Monti, il suo opposto. Con il suo
europeismo tranquillo ma determinato, l' Italia
di Enrico Letta, "il piccolo Monti" come lo
chiamavano a Bruxelles, ne era un buon
surrogato anche se, raccontano, all' ultimo
vertice Ue di dicembre, la sua battaglia per oltrepassare indenne da procedure Ue punitive la soglia del
3% per il deficit per stimolare la crescita smorta del paese, gli aveva procurato un fermo richiamo all'
ordine da parte di un' Angela Merkel visibilmente irritata.
Ora debutta l' Italia di Matteo Renzi, un oggetto sconosciuto oltreconfine, la terza giravolta alla guida del
paese in poco più di due anni. E già questo non collima con i desiderata europei di stabilità: tanto forti
che, con le recenti riforme, la Commissione Ue ha ottenuto poteri intrusivi e condizionanti nella vita dei
paesi dell' eurozona al punto che la bozza annuale di bilancio, prima di passare all' esame dei
parlamenti nazionali, deve ormai essere vistata da Bruxelles.
Tanto che, a quasi tutti gli effetti, ormai la politica europea è diventata una delle variabili ineludibili della
politica interna di ogni paese membro. Tanto che, per garantire il bene supremo della stabilità, la
democratica Europa non ha esitato negli ultimi anni a sostituire con governi tecnocratici quelli
democraticamente eletti ma ritenuti inadeguati.
Renzi è giovane, impetuoso, con una voglia di cambiare travolgente. Almeno a parole. Più del
Berlusconi prima maniera, ricorda il Nicolas Sarkozy degli esordi, giubbotto e ray­ban all' Eliseo, il bullo
nell' aspetto oltre che nell' ansia di rifare il mondo. Alla fine però uscì dalle stanze del palazzo
presidenziale francese con un altro soprannome: era diventato il "barboncino" di Angela (Merkel
beninteso). Meno Rodomonte, anche François Hollande, il suo successore socialista, millantava una
gran voglia di cambiare il corso di un'«Europa ridotta a un riformatorio»: si è adeguato anche lui, non
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16 febbraio 2014
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
più tardi di un mese fa.
Cambio della guardia a Roma va bene ma che «sia presto» e senza scossoni, indolore ha mandato a
dire il cancelliere tedesco. Avvertimento misurato ma chiarissimo. L' Italia non ha bisogno di avventure
né di eventuali bravate giovaniliste. L' Italia ha un cammino segnato, come tutti i membri dell' euro, e
deve percorrerlo senza guizzi, scarti improvvisi o sorprese. Al contrario di Irlanda, Grecia, Spagna e
Portogallo, è sfuggita finora alla "troika" ma deve fare da sola le riforme della troika perché la cura
funziona: crescita e competitività stanno tornando nella banda dei Quattro.
E anche la Francia ha capito che quella è la strada.
Meno spesa pubblica ma sul serio, meno Stato nell' economia, una pubblica amministrazione efficiente
e moderna, cioè meno ridondante e oppressiva, semplificazioni legislative e regolamentari, tassazione
meno soffocante per imprese e lavoratori, mercati "sgessati", una riforma del mercato del lavoro che lo
renda davvero flessibile, scuola e formazione a misura della competitività globale e tanta ricerca e
innovazione. È più o meno questo il canovaccio europeo delle riforme da attuare presto e bene.
Senza illudersi che esistano a breve scorciatoie come l' abbattimento del muro del 3% o l' utilizzo della
clausola degli investimenti: per ora Bruxelles non ne vede le condizioni proprio per i ritardi accumulati
sul fronte riforme. È a questo varco che l' Europa aspetta il Governo Renzi per giudicarlo su fatti
concreti.
Finora se ne sono visti troppo pochi nell' opinione dei nostri partner: quella crescita da oltre un decennio
stentata è lì a dimostrarlo senza dubbi possibili. Il nuovo premier ­ è bene che lo sappia subito ­ non
avrà grandi margini di manovra a Bruxelles e dintorni, se non quello di fare subito i compiti a casa. Di
riempire con questo impegno il semestre di presidenza Ue dell' Italia.
Se ci riuscirà e per questo avrà guadagnato a sé stesso e al paese una solida credibilità, poi potrà
sedersi al tavolo dei vertici europei con i suoi cahier de doléance, con le sue anche giuste
rivendicazioni. Prima no, non verrebbe ascoltato. Tanto più che sarebbe solo.
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ADRIANA CERRETELLI
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La crisi di governo VERSO L' INCARICO.
Renzi, i nodi Economia e Viminale
Il leader Pd lavora alla squadra e punta a giurare a metà settimana ma percorso in salita
Emilia Patta ROMA Rallenta un pochino la
corsa di Matteo Renzi verso Palazzo Chigi.
Intanto l' incarico da parte del presidente della
Repubblica arriverà domani, e non oggi come
si pensava all' inizio. Tra i motivi, spiegano
fonti parlamentari, c' è la concomitanza delle
elezioni regionali in Sardegna. Con l' incarico
domani, Renzi vorrebbe chiudere la partita
giurando con i suoi ministri mercoledì. Ma le
48 ore immaginate dal leader del Pd
potrebbero diventare un po' di più, facendo
scivolare il giuramento tra giovedì e venerdì.
Al centro del nodo tempistica il braccio di ferro
con Angelino Alfano e il suo Ncd, in agitazione
per il programma e soprattutto per la
rappresentanza nel governo. Alfano sembra
infatti intenzionato a non lasciare il Viminale,
casella per la quale Renzi ha invece in mente
Dario Franceschini. Un incontro tra i due per
dirimere la questione è in programma per
stasera. Più in generale da parte di Renzi ­
che sta studiando i dossier con i fedelissimi
Graziano Delrio, Lorenzo Guerini e Luca Lotti ­
c' è la preoccupazione, a maggioranza
invariata, di presentare una squadra dal profilo
forte e rinnovato e un programma dei primi
100 giorni in grado di rispondere alle grandi attese dell' opinione pubblica e del mondo economico: 100
giorni, appunto, è il tempo nel quale Renzi punta di dimostrare che valeva la pena "archiviare" Enrico
Letta.
Le tante richieste e l' esigenza di non lasciare troppi scontenti stanno mettendo in discussione quello
snellimento della squadra pensato a caldo: non saranno i 21 ministri del governo Letta, ma neanche i
15­16 immaginati. Probabile alla fine una squadra di 18 ministri. La casella più delicata è quella dell'
Economia, per la quale i contatti di Renzi con il governatore della Bce Mario Draghi e con lo stesso
Capo dello Stato sono frequenti in queste ore. Tra i nomi più accreditati Pier Carlo Padoan, appena
nominato alla presidenza dell' Istat, e Fabrizio Barca. Nome, quest' ultimo, che avrebbe anche il merito
di andare incontro alle richieste della sinistra del Pd, in ambascie sulla necessità di un cambiamento
dopo il voto anti­Letta della direzione di giovedì scorso. Restano in campo Lucrezia Reichlin e Lorenzo
Bini Smaghi, spinto da una parte del mondo renziano ma in non buoni rapporti con Draghi, mentre
spunta per la prima volta il nome di Giampaolo Galli, ex chief economist di Confindustria con
esperienza in Europa e entrato in Parlamento con il Pd di Pier Luigi Bersani. Per il Lavoro sarebbe
invece confermato il nome di Tito Boeri. Per Delrio sembra certa la destinazione a sottosegretario alla
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
Presidenza del Consiglio, mentre Renzi vorrebbe Guerini ai Rapporti con il Parlamento. Per la Giustizia
sono in calo le quotazioni di Michele Vietti, restano stabili quelle del renziano Domenico Manzione,
mentre comincia a farsi il nome della giurista Livia Pomodoro: l' attuale presidente del Tribunale di
Milano sarebbe una scelta di alto livello e non sgradita a Fi.
Ieri il premier in pectore ha trascorso la giornata a Firenze, dove ha incontrato lo scrittore Alessandro
Baricco (in pole per il ministero della Cultura) e l' ad di Luxottica Andrea Guerra (per i quale il leader del
Pd pensa al ministero dello Sviluppo). Poi allo stadio per seguire la sua Fiorentina, seduto vicino al
patron della Tod' s Diego Della Valle e al presidente della Medusa Carlo Rossella. Il rientro a Roma è
previsto per oggi pomeriggio.
A parte le possibilità di Reichlin e Pomodoro, si preannuncia in ogni caso folta la rappresentanza
femminile: oltre alla conferma di Emma Bonino agli Esteri (blindata, a quanto riferiscono fonti
parlamentari, dal Quirinale) e dell' alfaniana Beatrice Lorenzin alla Sanità, è pressoché certo l' ingresso
della fedelissima renziana Maria Elena Boschi alle Riforme (due caselle alternative per lei sono Cultura
e Rapporti con il Parlamento). Dovrebbero poi entrare nella squadra la segretaria di Scelta civica
Stefania Giannini come ministra dell' Istruzione; Federica Mogherini, già nella segreteria renziana in
quota Areadem, come ministra degli Affari europei; la senatrice del Pd Roberta Pinotti, già
sottosegretaria alla Difesa nel governo Letta, come ministra della Difesa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Le priorità TAGLI IRAP E IRPEF L' obiettivo è intervenire su Irap e
Irpef. Nel primo caso per incentivare nuove assunzioni, nel secondo per lasciare più risorse nelle tasche
dei salariati e sbloccare la spesa per consumi. I tagli saranno permanenti.
Sull' intervento si dovrà tuttavia mediare con gli alleati: è probabile che Ncd chieda misure calibrate sui
nuclei familiari numerosi SEMPLIFICAZIONI La prospettiva è quella della costituzione di una task force
a palazzo Chigi. Primi obiettivi di intervento in materia fiscale e tributaria. Le nuove misure legislative di
semplificazione dovrebbero essere auto­applicative, senza troppi rinvii ad atti amministrativi di
attuazione. Previste anche nuove soppressioni di enti inutili. Il pubblico impiego verrebbe affidato a un
sottosegretario SPENDING REVIEW L' intervento sulla spesa corrente (non quella in conto capitale)
dovrà andare oltre i 3 miliardi di euro già nel 2014.
Tutti i fronti di possibili risparmi sono presi in considerazione anche con l' estensione del meccanismo
dei fabbisogni standard (ora previsto per sanità e trasporti) a tutti i principali centri di spesa. Bisogna
fare presto per comunicare a Bruxelles entro il mese i target da raggiungere AMMORTIZZATORI Si
prevede l' avvio di una razionalizzazione dell' attuale assetto degli ammortizzatori sociali, anche per
aprire strada nel prossimo biennio a un sostegno universale capace di coprire tutti i lavoratori, anche
nella prospettiva dei più facili licenziamenti degli assunti con il contratto unico. Il nodo resta quello delle
risorse, da reperire anche con una nuova ottimizzazione della spesa per il welfare JOBS ACT Il Jobs act
partirà dal contratto di inserimento a tutele progressive (legato a una razionalizzazione delle attuali 14
tipologie esistenti) e dal nuovo Codice del lavoro.
L' altro pilastro previsto è il completamento della riforma degli ammortizzatori sociali finalizzato all'
estensione delle coperture assicurative ai lavoratori ancora esclusi.
Ma i tempi sarebbero più dilatati.
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Il cantiere del programma. Tutte le risorse reperibili, oltre ai tagli fiscali, andranno agli incentivi
per le assunzioni di donne e under 30.
Spending potenziata per tagliare Irap e Irpef
Davide Colombo ROMA Paradossalmente uno
dei punti forti del programma economico del
futuro Governo, vale a dire le semplificazioni
amministrative, potrebbe non avere un
ministro come titolare. Tra le ipotesi che
sembrano prender forza nelle ultime ore c' è
infatti quella di costituire alla presidenza del
Consiglio una task force per la
sburocratizzazione.
Un' unità vera, in cambio del taglio dell' attuale
ministero della Pa e delle Semplificazioni e il
conferimento della delega al Pubblico impiego
a un sottosegretario. Da qui verrebbero
sfornati nuovi interventi taglia oneri. E da qui
verrebbe monitorata l' attuazione delle misure
già varate per garantire vera efficacia e molta
informazione sui risultati di "burocrazia zero"
assicurati a cittadini e imprese. Di più: la task
force potrebbe gestire anche interventi a più
ampio raggio come l' estensione del
meccanismo dei fabbisogni standard (ora
previsto per sanità e trasporti) a tutti i
principali centri di spesa, l' avvio della
procedura costituzionale di soppressione del
Cnel, il taglio di enti inutili, possibili interventi
di semplificazione sul fronte della giustizia
amministrativa (stop a intoppo Tar­Consiglio di Stato) e della giustizia penale, per la sola parte
riguardante attività aziendali. Le nuove misure legislative di semplificazione dovrebbero essere auto­
applicative, senza troppi rinvii ad atti amministrativi di attuazione.
L' altro piatto forte da servire in tempi strettissimi, soprattutto a Bruxelles, è l' intervento di spending
review. La sfida è titanica: andare oltre i 3 miliardi supplementari immaginati da Enrico Letta per quest'
anno in modo da garantirsi risorse per coprire il taglio su Irap (almeno del 10% in un paio d' anni, vale a
dire 3 miliardi) e Irpef (le aliquote del 23 e 27%). I tempi sono stretti perché i dati sulla spending (che
ieri l' altro il Mef ha detto essere pronti) possono rivelarsi determinanti in sede Ue per ottenere lo
scomputo dal disavanzo delle spese per investimenti cofinanziate (valgono lo 0,3­0,4% del Pil). A
questa dote e a quella derivante dalle privatizzazioni, con un piano Renzi in continuità con quello già
lanciato con l' aggiunta di dismissioni anche di immobili e anche a livello locale di società partecipate, si
potrebbe aggiungere una tassazione ulteriore sulle rendite finanziarie, tema tra i più delicati da trattare
con gli alleati della coalizione. Tutte le risorse reperibili, oltre a sostenere i tagli fiscali, verrebbero
destinate a rafforzare gli incentivi già in campo per le assunzioni degli under 30 e delle donne.
La parte di Jobs act a costo zero partirebbe subito: contratto di inserimento a tutele progressive con gli
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Pubblica amministrazione
anni di lavoro e nuovo Codice semplificato della regulation lavoristica, anche con una razionalizzazione
dell' attuale ventaglio di contratti esistenti (sono 14). Più dilazionato, per ovvie ragioni di coperture
finanziarie, sarebbe invece il completamento della riforma degli ammortizzatori sociali in chiave
universalistica, finalizzato all' estensione delle coperture assicurative ai lavoratori ancora esclusi e dei
possibili licenziamenti sui primi anni di contratto unico. Altra priorità di cui si parla è un piano
straordinario di edilizia scolastica.
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DAVIDE COLOMBO
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La crisi di governo FINANZA ED ECONOMIA REALE.
Taglio investimenti, c' è un rischio conti
Il possibile no della Ue alla clausola di flessibilità si rifletterebbe sulla crescita e quindi
sul deficit/Pil
Dino Pesole Spending review, con risultati già
nell' anno in corso poi cifrati in 3 miliardi,
privatizzazioni, incassi attesi dal rimpatrio dei
capitali esportati illegalmente.
Operazione che ora passa nelle mani del
nuovo governo e del nuovo titolare di Via XX
Settembre. In primo piano la spending review,
e stando alla nota diffusa venerdì sera dell'
Economia, i dati sarebbero sostanzialmente
pronti. Ora si tratta di verificare se saranno
ritenuti sufficienti, oppure se ­ come probabile
­ Bruxelles decida di concedere un ulteriore
margine al nuovo governo perché, accanto agli
impegni, presenti già misure concrete da
sottoporre all' esame della Commissione.
È vero che quel margine di flessibilità apertosi
per effetto dell' uscita dell' Italia dalla
procedura per disavanzo eccessivo è già nei
saldi: 2,7 miliardi cifrati sotto forma di spese in
conto capitale. Se la partita non si sbloccasse,
verrebbe meno la possibilità di fruire di questa
maggiore spesa. Con quali conseguenze? Il
deficit è indicato al momento al 2,5%, ma l'
asticella potrebbe avvicinarsi pericolosamente
al limite del 3% qualora il Pil, per un
andamento ciclico meno favorevole e anche
per il venir meno della spinta propulsiva connessa alla «clausola di flessibilità», si avvicinasse più alla
stima della Commissione (0,7%) che a quella del governo Letta (1­1,1 per cento). Meno crescita, più
deficit, con margini a quel punto sostanzialmente nulli nell' anno in corso per politiche di bilancio anche
moderatamente "espansive".
Ecco allora che il governo Renzi, per riagganciare il treno della flessibilità europea e immettere nuova
benzina nel motore della ripresa, dovrà tra i primi atti concreti garantire che l' aggiustamento strutturale
chiesto da Bruxelles sarà effettivamente conseguito. Ne consegue che già prima della presentazione a
metà aprile dei nuovi documenti programmatici (Def e Piano nazionale di riforma) il piano di risparmi
attesi già quest' anno dalla spending review dovrà essere sostanzialmente definito.
Si potrà far leva sul consistente avanzo primario (3,8%) e su una discesa più celere del rapporto
debito/Pil anche per effetto del piano di dismissioni. Alcuni segnali incoraggianti, ultimo in ordine di
tempo la decisione di Moody' s di migliorare da negativo a stabile l' outlook sul nostro paese, vanno colti
al volo. Margini di riduzione ulteriore della spesa in conto interessi (indicati nel documento «Impegno
Italia» di Letta in 3 miliardi nel 2014) potranno liberarsi, se lo spread manterrà l' attuale trend di discesa.
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Di certo occorrerà mettere mano con decisione e coperture certe alla riduzione della pressione fiscale,
con priorità al taglio del cuneo fiscale. Nel 2010, il peso totale di tasse e contributi sull' economia era a
quota 42,6 per cento. Nel 2012, eravamo al 44,1%, lo scorso anno al 44,3% e per il 2014 è prevista una
leggerissima discesa (44,2%). Solo nel 2017 si raggiungerebbe a legislazione vigente il 43,3 per cento.
Quanto alle spese totali compresi gli interessi, il bilancio del quadriennio è in queste cifre: 51,2% nel
2010, 50,6% nel 2011, 51,2% nel 2012, 51,9% nel 2013.
Ci lasciamo alle spalle un quadriennio ad alta tensione per i conti pubblici, complice la crisi globale, con
il deficit che nel 2010 si attestò al 4,6%, in leggera discesa rispetto al picco del 5,4% registrato nel 2009,
il debito al 119% e l' avanzo primario a zero. Nel 2009 l' economia italiana era sprofondata a ­5,2%, per
poi riguadagnare il segno più nel 2010 (1,7%). Il 2011, l' anno nefasto della crisi dello spread, si chiude
con il deficit al 3,9%, il debito al 120,1% e il Pil in leggero aumento dello 0,4 per cento. Poi è recessione:
­2,4 nel 2012, con deficit al 3%, e ­1,9% lo scorso anno, con deficit al 3% e debito al record del 132,8%.
Il macigno che continua a pesare sull' equilibrio dei conti pubblici è l' ingente quantità di risorse da
reperire sul mercato per far fronte a tale enorme debito. Interessi passivi che nel 2010 erano al 4,6% del
Pil, nel 2011 al 4,9%, nel 2012 al 5,3%, al 2013 al 5,4 per cento. Ecco l' altra incognita che potrebbe
riservare sorprese nel corso di quest' anno, poichè la legge di stabilità prevede che lo spread raggiunga
quota 200 punti base solo a fine 2014, con rendimenti medi al 4,45 per cento. Decisiva per un percorso
di discesa più sostenuto sarà la percezione da parte dei mercati sulle prospettive di stabilità del
governo che va a formarsi.
Tutti elementi che confermano la tesi di fondo: sia la partita europea sui margini di flessibilià che quella
sul fronte interno va giocata sulla possibilità di intervenire, già quest' anno con operazioni immediate e
coraggiose, sul potenziale di crescita dell' economia. È la vera garanzia per la tenuta dei conti pubblici
nel medio periodo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA FATTURATO DEI PRODOTTI INDUSTRIALI SPESA PER CONSUMI
DELLE FAMIGLIE SALDO PRIMARIO/PIL PRESSIONE FISCALE L' indice dei nuovi ordinativi e del
fatturato dei prodotti industriali. Dati mensili che evidenziano una flessione nell' ultimo periodo La
capacità di spesa degli italiani si è erosa. Dati espressi in miliardi di euro Il peso delle imposizioni fiscali
è lievitato, secondo quanto riporta l' Istat. Dati in percentuale.
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Pubblica amministrazione
Lo studio CsC. Si può risparmiare fino a 1 miliardo sui costi della politica riducendo del 30% l'
indennità dei parlamentari.
Una Pa più efficiente dell' 1% aumenta il Pil dello
0,9%
di Andrea Marini Le inefficienze e il peso della
burocrazia italiana «costituiscono una vera e
propria tassa occulta, che sottrae ricchezze a
famiglie e imprese». Il giudizio è contenuto in
una nota diffusa ieri del Centro studi di
Confindustria dal titolo «Italia: meno
burocrazia per rilanciare la crescita». Si tratta
di una indagine che mette in luce come «una
riduzione dell' 1% dell' inefficienza della Pa
(misurata dalla difficoltà a raggiungerne gli
uffici) è associata a un incremento dello 0,9%
del livello del Pil pro­capite e a un aumento
dello 0,2% della quota dei dipendenti in
imprese a partecipazione estera sul totale dell'
occupazione privata non­agricola».
Per questo, secondo il Centro studi di
Confindustria, occorre mettere sotto la lente i
nodi della burocrazia: «troppe e complesse
regole, tempi di risposta lunghi e incerti, costi
insostenibili della macchina pubblica, anche
della politica, imbrigliano lo sviluppo,
soprattutto delle aziende più dinamiche. Si può
risparmiare fino a un miliardo tagliando i costi
della Camera. In Italia la spesa per ciascun
deputato è 9,8 volte il Pil pro­capite, contro 6,6
nel Regno Unito».
Confindustria chiede alle istituzioni di «essere in grado di esprimere un preciso indirizzo politico,
individuando obiettivi strategici», a partire dalla fondamentale revisione della spesa.
«Occorre ridurre sensibilmente il numero delle amministrazioni ­ si legge nell' indagine ­ in base al
principio dell' unicità delle funzioni: abolire le Province, istituire le città metropolitane (senza farle
proliferare come sta accadendo ora: dalle 10 originarie si è già arrivati a 18), riorganizzare l'
amministrazione periferica dello Stato, aumentare la soglia dimensionale dei piccoli Comuni
(elevandola almeno a 5.000 abitanti)». Misure che non possono prescindere da un intervento «sull'
assetto istituzionale e, in particolare, sul Titolo V della Costituzione, che ha creato un "federalismo della
complicazione", indebolendo la capacità delle politiche centrali di incidere sulle principali questioni di
rilevanza strategica nazionale (tra cui infrastrutture, comunicazioni, energia), a causa delle maggiori
competenze attribuite a livello regionale».
Una moderna politica di semplificazione non può prescindere da tre direttrici: «ridurre il numero delle
procedure e delle amministrazioni che se ne occupano; riordinare le competenze degli uffici,
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Pubblica amministrazione
accorpando le funzioni per settori omogenei e sopprimendo gli organi superflui; standardizzare i
procedimenti dello stesso tipo che si svolgono presso amministrazioni diverse».
Tuttavia ­ prosegue il report di Confindustria ­ «la semplificazione è un processo complesso, faticoso,
che non può né deve finire mai e che facilmente può tradursi in un continuo stop and go, con un decreto
che blocca e fa un passo indietro rispetto a una misura precedentemente stabilita da un altro decreto. È
il caso ­ sottolinea la nota ­ dell' autorizzazione paesaggistica, la cui efficacia è stata limitata dal Decreto
"Valore Cultura" dopo essere stata estesa dal Decreto "del Fare" appena un mese prima».
Ma una seria riforma della burocrazia, osservano ancora gli industriali, non può che partire dalla testa
che impartisce le direttive alla stessa pubblica amministrazione, ossia deve cominciare con l'
abbattimento dei costi della politica, che ha il suo centro nevralgico a Montecitorio.
Tagliando le spese della Camera «si può risparmiare fino a un miliardo», calcolano al CsC.
I costi della politica, intesa come organi legislativi ed elettivi hanno toccato complessivamente i 2,5
miliardi di euro nel 2012. La proposta è di ridurre «del 30% l' indennità dei parlamentari,
ridimensionandone il numero, riformando le loro pensioni e abolendo i contributi ai gruppi parlamentari,
i rimborsi elettorali e le spese di trasporto ma mantenendo la diaria (rimborso spese per l' esercizio del
mandato parlamentare), oppure eliminandola e introducendo un tetto massimo alle spese rimborsabili».
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