Vite in Viaggio di Mariacarmina Mannino
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Vite in Viaggio di Mariacarmina Mannino
VITE IN VIAGGIO di Mariacarmina Mannino. L’autobus. Strano e insostituibile compagno di viaggio. Il viaggio della mia vita. Ho sempre usato i mezzi pubblici, sin da quando ero piccola. Prima per andare a scuola, carica di libri e felice di far confusione insieme ai miei compagni di classe, tra urla e risa che riempivano le orecchie e il cuore. Poi, adolescente, alla conquista della libertà: le prime uscite il pomeriggio, le lunghe traversate da una parte all’altra della città, col cuore in gola perché se facevi tardi dovevi avere una scusa bell’e pronta per i tuoi, preoccupati di non vederti arrivare; e infine, l’età adulta: l’università e il lavoro, le prime responsabilità, i primi successi, le prime delusioni. Ogni giorno è un’esperienza, un ricordo che tengo per me: ogni luogo, ogni persona, ogni percorso che incroci sul tuo cammino lo arricchiscono di emozioni, sensazioni, pensieri. Dicono che siamo la somma delle esperienze passate: è vero, ma mi piace pensare che siamo molto di più, che siamo quello che avremo e vivremo oggi e domani, che siamo la quotidianità e la straordinarietà, le stesse che troviamo negli altri, in quelli che vedremo una sola volta, magari alla fermata dell’autobus, in quelli con cui non parleremo nemmeno mai o in quelli che basterà un solo sguardo per capire, perché certe cose non cambiano o perché ti cambiano per sempre! Sull’autobus hai il tempo di riflettere, da sola coi tuoi pensieri, distratta se vuoi solo dal salire e scendere dei passeggeri, che silenziosi e anonimi attraversano la tua giornata, la tua vita: il tempo che non hai, persa dietro le faccende di tutti i giorni, lo riconquisti sull’autobus. Per me, che sono la pigrizia fatta persona, non è quasi un problema nemmeno l’attesa!! Già alla fermata, mi perdo a studiare le persone, agitate per l’ennesimo ritardo, rassegnate per un altro appuntamento saltato! E mi gusto tutte le sfumature, tutte le varianti di questo circo che è il mondo umano. E c’è la signora con la nipotina, che affronta il viaggio come un’avventura: il sedile, alto alto, tutto per sé, la gente grande con le borse e le valigette, il campanello… “nonna, voglio suonarlo io il campanello!!”. Poi c’è lo studente, con lo zaino buttato ai suoi piedi e le cuffiette nelle orecchie, sguardo serio e basso, atteggiamento da duro, da superiore, al di sopra di tutto e tutti. Le ragazzine, tutte truccate e carine, che scherzano e ridono nervose parlando di questo o quel ragazzo “troppo carino”!! Le mamme, sempre di corsa, con le borse della spesa e la testa piena di pensieri e problemi. Gli stranieri, coi panni da lavoro, impolverati e tristi, sotto il peso della fatica e della nostalgia per la lontananza dai loro cari. Il signore “matto” che parla forte, un po’ burbero, ma solo perché ha voglia di attaccare bottone con chiunque sia disposto a fare due chiacchiere, prima di tornare a casa e rimanere solo coi suoi fantasmi. E ancora l’autista: c’è quello nervoso, che risponde male perché non è colpa sua se l’autobus è in ritardo, e quello che ti accompagnerebbe fin dentro casa se potesse, che si sfogherebbe volentieri ogni tanto, perché anche lui è solo, nel suo abitacolo, a guardare attento alla strada con la responsabilità di tutte quelle persone che cambiano e salgono e scendono veloci, distratte, lontane… E poi ci sono io, che sono tutte queste cose insieme: piccola, con l’infantile entusiasmo di affrontare la vita a testa alta, con la voglia di chiacchierare o di sfogarmi, superiore perché, col mio libro tra le mani e gli occhiali da sole scuri e grandi a coprirmi il viso, posso osservare tutto e tutti indisturbata, persa nei miei pensieri e nei miei problemi, verso o di ritorno dal lavoro, alla ricerca di un posto nuovo, lontana dalla mia famiglia, ma orgogliosa e felice di farcela da sola ogni giorno e… un po’ matta, perché tutto sommato sono felice anche su un autobus in ritardo o di perdermi su una linea che non ho mai percorso!!