monumento funerario 3 - Museo Archeologico Nazionale di Mantova
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monumento funerario 3 - Museo Archeologico Nazionale di Mantova
3- Cimiteri d'età romana: dalla stele centinata al monumento a cuspide. “... postquam conlapsi cineres et flamma quievit, reliquias vino et bibulam lavere favillam, ossaque lecta cado texit Corynaeus aeno.” “... dopo che le ceneri caddero e la fiamma si quietò, bagnarono di vino i resti e le ceneri che assorbono, e Corineo protesse le ossa raccolte in un´urna di bronzo.” Nel VI canto dell'Eneide troviamo descritto il rito che caratterizza le esequie nel modo antico. Il corpo veniva lavato e unto, vestito e ornato, posto su una pira e quindi lasciato consumare dal fuoco mentre attorno si eseguivano i riti, i canti e le preghiere. Quando il fuoco si consumava e le ceneri si raffreddavano, i resti venivano lavato con il vino e raccolti in un urna, per essere poi consegnati alla terra. Ne rimaneva, oltre al ricordo, un segnacolo funerario, con il quale si ricordava il luogo della sepoltura. Questo poteva essere semplice e modesto, così come ricco e maestoso; poteva presentare la sola iscrizione col ricordo del nome o magnifiche architetture, statue e bassorilievi. Medesima era la funzione: ricordare e onorare il defunto, così come accade ancora oggi nei nostri cimiteri. In età augustea le necropoli erano poste lungo le grandi vie di comunicazione, all'ingresso dei grandi e dei piccoli centri abitati. Queste, con i loro segnacoli funerari, svolgevano non solo il ruolo di dimora dei defunti, ma fornivano anche il pretesto ai personaggi più in vista della città, per ostentare la propria ricchezza e il proprio potere. Le tombe, come detto sopra, potevano essere modeste oppure di dimensioni monumentali, potevano essere costituite da semplici segnacoli a forma di stele, molto simili alle nostre lapidi, oppure raggiungere svariati metri d'altezza ed essere decorate da statue e colonne. Caratteristica comune, come ancora oggi accade, era quella di vedere inciso il nome del defunto, l'età al momento della morte e qualche breve frase di commiato. Ieri, come oggi, vi erano botteghe specializzate nella confezione di lapidi e monumenti funerari. I mantovani d'età augustea erano soliti abbellire le proprie tombe con marmi veronesi, prodotti in serie o su misura. Dall'area veneta provenivano stele centinate, arrotondate alla sommità, talvolta decorate da ritratti stereotipati, che venivano personalizzati dallo scalpellino che vi incideva sotto il nome del defunto o della defunta. Vi erano poi segnacoli di forma rettangolare, con un'edicola nella quale compariva l'immagine del defunto a cui la tomba era dedicata. Questi ritratti svolgevano una funzione simile a quella che svolge per noi la foto. In casi particolari, come ad esempio in occasione della morte di bambini appartenenti a famiglie benestanti, insieme al ritratto potevano comparire immagini di piccoli animali domestici, giocattoli e scene di gioco, come accade per la stele di Septumia, una bimba morta a soli quattro anni, a cui i genitori avevano dedicato un cippo su cui compaiono un leprottino e dei giocolieri, quasi a voler sperare per la figlioletta momenti di gioco e di spensieratezza anche nell'aldilà. Forme, colori, immagini e iscrizioni, fornivano una grande quantità di informazioni a coloro che, entrando in città, transitavano davanti alle tombe. I segnacoli dei più ricchi spiccavano, ben in vista, proprio sul ciglio della strada, mentre ai più poveri spettava una posizione più arretrata, dato che, anche dopo la morte, si doveva rispettare una sorta di ordine gerarchico e sociale. Per tutti vi erano corone di fiori e offerte sacrificali, costituite, in particolare, da latte e vino versati nei pressi della tomba, in onore del defunto. Fig.1 Immagine ricostruttiva che mostra, in modo indicativo, le differenti dimensioni dei segnacoli funerari, dalla stele centinata alta circa un metro, al grande monumento di tipo sarsinate, che poteva arrivare a superare i 10 metri d'altezza.