11. La seconda rivoluzione industriale [modalità compatibilità]

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11. La seconda rivoluzione industriale [modalità compatibilità]
11. La seconda rivoluzione
industriale
• L’Inghilterra, che si era industrializzata per prima,
rimase per tutto il XIX secolo il principale paese nel
commercio internazionale. Dal 1870 in poi, però,
l’industria inglese rimase quasi ferma allo stato di
lavorazioni della prima rivoluzione industriale.
• Vi erano stati altri periodi di prosperità industriale,
come in Italia e nelle Fiandre nel Medioevo, ma ogni
volta il progresso economico era alla fine
indietreggiato, poiché erano mancati i miglioramenti
qualitativi e non era migliorata la produttività di base
dell’economia.
• La rivoluzione industriale inaugurò invece
un’avanzata auto propulsiva della tecnica, che non si
è più esaurita e che ha cominciato ad avvertirsi in
tutti i settori della vita economica.
• Alla fine del XIX secolo il declino dei settori
che si erano industrializzati per primi fu
compensato dall’avvento di nuove industrie,
basato essenzialmente sugli imponenti
progressi della chimica e dell’elettricità e su
una fonte di energia nuova: il motore a
combustione interna. Queste innovazioni
vengono di solito sintetizzate nell’espressione
di “seconda rivoluzione industriale”.
• Nei decenni finali dell’Ottocento si esaurirono
gradualmente le possibilità tecniche della
macchina a vapore e si crearono così motori
ad espansione triplice o quadruplice.
• L’espansione multipla si impose alla metà del
secolo, quando si adottò per le navi, sulle
quali gli impianti motori erano più grandi che
a terra e l’economia di combustibile era di
importanza cruciale, se non altro perché lo
spazio occupato dal carbone era sottratto a
quello per il carico.
• Il principio del motore a combustione interna è
quello di un’esplosione forzata: la rapida espansione
dei gas in uno spazio limitato, come un cilindro,
spinge un oggetto, generalmente un pistone, nella
direzione voluta. La forma più antica ed elementare
di macchina a combustione interna è il cannone.
• La prima applicazione pratica utile di combustione
interna è quella del motore, il cui primo esemplare,
mosso da una miscela di gas e aria, fu concepito nel
1859, ma consumava troppo gas per essere
commercialmente competitivo.
• Nel 1876 il motore a combustione
interna cominciò poi ad avere
utilizzazione pratica e offriva vantaggi
importanti: era più pulito di quello a
vapore, permetteva un’alimentazione
automatica, senza la necessità costante
di un fuochista che rifornisse la macchina
e soprattutto aveva un rendimento
maggiore, cioè a parità di energia
consumata, forniva un’energia superiore.
• Il punto più debole della macchina a gas
era però l’immobilità: la macchina era
legata alla sua fonte di rifornimento, linea
di alimentazione o forno che fosse. Per la
maggior parte degli usi industriali questo
non era un ostacolo grave, ma rendeva il
gas meno adatto come fonte di forza
motrice nei trasporti, dato che non era
possibile mettere il gas in bombole di
piccole dimensioni.
• La soluzione fu trovata con i combustibili liquidi,
in primo luogo il petrolio e i suoi derivati. Queste
sostanze bruciavano come il gas e producevano
circa il doppio di lavoro rispetto al carbone.
Questo era particolarmente importante in mare,
dove lo spazio e l’economia del carburante
erano indispensabili.
• Tra l’altro era necessario eliminare i fuochisti
che costituivano più della metà dell’equipaggio,
erano difficili da trovare e richiedevano cifre
molto alte per lavorare.
• Il petrolio aveva però problemi di costo, da 4 a
12 volte superiore a quello del carbone
nell’Inghilterra del 1900. Tuttavia il prezzo dei
prodotti del petrolio diminuì con l’apertura di
nuove fonti di rifornimento e il
perfezionamento da parte dell’industria dei
metodi di raffinazione e delle tecniche di
distribuzione.
• Nel 1903 l’Inghilterra cominciò quindi ad
utilizzare il petrolio nelle navi operanti in
acque vicine alle fonti di petrolio,
particolarmente in Estremo Oriente, e nel
decennio successivo costruì una rete mondiale
di depositi che permise a tutta la flotta di
usare combustibile liquido.
• Più lenta fu la diffusione del petrolio per usi
terrestri, anche se una parte delle ferrovie
inglesi e talune imprese industriali situate sul
Tamigi lo sperimentarono, abbandonandolo
soltanto quando l’aumento di prezzo lo rese
troppo costoso rispetto al carbone.
• L’applicazione più importante del motore a
combustione interna si ebbe però
nell’automobile, che dai primi anni del
Novecento cominciò a diffondersi per diventare
già negli anni Venti un bene di massa negli Stati
Uniti.
• L’importanza dell’elettricità sta nella
combinazione unica di due caratteristiche:
trasmissibilità e flessibilità, cioè con l’elettricità si
può spostare energia attraverso lo spazio senza
perdite notevoli e l’elettricità può essere
convertita facilmente in altre forme di energia:
calore, luce e movimento.
• La corrente elettrica può essere usata nella
quantità necessaria, pagando ciò che si consuma.
Da queste caratteristiche emergono due
conseguenze principali:
l’elettricità liberò i macchinari dalla necessità di
essere ubicati in un determinato luogo;
l’elettricità rese l’energia onnipresente,
mettendola alla portata di tutti
• All’inizio dell’Ottocento l’elettricità era poco
più di una curiosità scientifica. Grazie a diverse
ricerche ed esperimenti, tuttavia, essa divenne
una forma di energia dapprima utile per le
comunicazioni (telegrafo) e poi
nell’illuminazione.
• L’invenzione più importante fu quella della
lampada a filamento incandescente, nella
varietà ad alta resistenza di Edison. Per la
prima volta l’elettricità forniva qualcosa di
utile non solo all’industria e al commercio ma
ad ogni famiglia.
• Da questo derivò uno sviluppo fondamentale,
consistente nella produzione centralizzata
anziché locale dell’energia: nei primi tempi, cioè,
ciascuna fabbrica o ciascun paese avevano un
generatore di energia. Oggi ognuno prende
energia da una fonte centralizzata che ha tante
ramificazioni. Prima dell’elettrificazione delle
case, nessuna delle applicazioni precedenti
aveva richiesto grandi quantità di energia ed
ogni impresa poteva quindi generare con
profitto l’energia che le occorreva.
• La prima centrale elettrica pubblica
dell’Europa fu creata a Gadalming in
Inghilterra dai fratelli Siemens nel 1881.
Nel quindicennio successivo altre ne
sorsero in tutta l’Europa occidentale.
• Ci si rese conto ben presto che si
potevano ottenere grandi risparmi se
l’impianto generatore dell’energia era
situato vicino alla fonte e se tutta la
corrente veniva emanata da quel posto.
• La prima grande centrale di questo genere fu
quella costruita nel 1887-89 dalla Ferranti a
Deptfor, sul Tamigi, per rifornire Londra a
10.000 volt. Nel frattempo esperimenti
condotti nell’Europa continentale, dove c’era
un forte incentivo ad utilizzare energia
idroelettrica, dimostravano la possibilità di
trasmettere l’energia per distanze anche
maggiori.
• Nel 1885 a Parigi fu inviata energia a un
generatore ubicato a 56 km di distanza.
• Se la causa decisiva della produzione di
energia su vasta scala fu l’illuminazione
elettrica, essa fu ben presto superata da
altre applicazioni, più pesanti, della
nuova fonte di energia. La prima di
queste fu la trazione.
• Nel 1879 Siemens presentò la prima
ferrovia elettrica all’Esposizione
industriale di Berlino. In pochi anni la
trazione elettrica divenne la regola nelle
tranvie e nelle linee sotterranee, e fu
introdotta con successo nelle ferrovie.
• L’elettricità trasformò la fabbrica. Si potevano
infatti eliminare le numerose cinghie di
trasmissione.
• Dopo la seconda guerra mondiale, si ebbero i
maggiori effetti sociali dell’elettricità e le
maggiori richieste di potenza per l’utilizzo del
frigorifero, della stufa elettrica, della
lavatrice. In precedenza ci si accontentava di
molta meno potenza, poiché la luce elettrica,
il grammofono e la radio (unici strumenti
elettrici) consumavano poco.
• La manifattura chimica, che consiste
nella trasformazione di materia per uso
produttivo, è la più multiforme delle
industrie.
• Sono rami della chimica applicata la
metallurgia, la vetreria e la fabbricazione
della carta, e così pure la manifattura del
cemento e della gomma e la ceramica.
• I due più importanti progressi della seconda
metà dell’Ottocento furono il metodo Solvay
per la fabbricazione del carbonato di sodio
(soda) e la sintesi di composti organici.
• Ernest Solvay (1838-1922), belga, aveva
ereditato dalla sua famiglia l’interesse per la
manifattura chimica. Il padre era un
raffinatore di sale, mentre uno zio dirigeva
uno stabilimento per la raffinazione di gas,
presso il quale fece le prime osservazioni per
la fabbricazione della soda e a 25 anni fondò
con aiuti esterni la ditta che porta il suo nome
e che rimane tuttora uno dei giganti
dell’industria chimica mondiale.
• In un decennio il processo Solvay per la
fabbricazione della soda superò quello Leblanc, la
cui tecnica aveva rappresentato una sorta di offesa
per il chimico e per il fabbricante: le esalazioni
infatti avvelenavano la campagna nei dintorni di
ogni fabbrica e il cloruro contenuto nella soda
andava perduto per l’industria.
• Un altro elemento importante fu l’acido solforico,
alla base della produzione di numerosi altri prodotti
organici, come il solfato di sodio, nella fabbricazione
di concimi, di fosfati, nella raffinazione del petrolio,
nella produzione di esplosivi, di coloranti e di altre
branche della chimica organica.
• Tutta una vasta gamma di prodotti derivava dalla
cellulosa. Vennero prima gli esplosivi in nitrocellulosa
(fulmicotone), seguiti dalle vernici, dalle lastre e
pellicole fotografiche, dalla celluloide e dalle fibre
artificiali.
• Nel 1909 Baekeland brevettò la prima resina
sintetica, da cui deriva la plastica. Per la plastica, un
primo passo fu realizzato con la celluloide, ottenuta
nel 1869 per sostituire l’avorio nella produzione di
palle da biliardo. La speciale malleabilità del
materiale ne consentì una rapida applicazione a
un’industria allora agli inizi: quella del cinema e della
fotografia. Aveva però un’elevata infiammabilità.
• La prima vera materia plastica fu però la bachelite,
ottenuta nel 1906 dal belga Baekeland, largamente
impiegata come isolante elettrico.