Rilevazione del benessere organizzativo in
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Rilevazione del benessere organizzativo in
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA GENERALE Laboratorio Qualità&Marketing e Risorse Umane AZIENDA ULSS 17 – CRREO Centro Regionale di Riferimento per l’Ergonomia Occupazionale Responsabile scientifico: Prof. Nicola A. De Carlo Responsabile Scientifico: Dr. Doriano Magosso Realizzazione di una ricerca/consulenza su “Rilevazione del benessere organizzativo in aziende produttive del Veneto” REPORT FINALE A cura di Nicola A. De Carlo, Alessandra Falco, Doriano Magosso, Anna Lombardo Giugno 2009 INDICE pag. 3 1. QUADRO DI RIFERIMENTO: IL BENESSERE ORGANIZZATIVO 2. COLLABORAZIONE TRA UNIVERSITÀ DI PADOVA E AZIENDA ULSS 17 » 4 3. LE INDAGINI REALIZZATE: OBIETTIVI, CONTENUTI, TEMPI E METODI » 4 4. PRINCIPALI RISULTATI DELLE INDAGINI » 6 5. UNA LETTURA TRASVERSALE DELLE ORGANIZZAZIONI ANALIZZATE: ELEMENTI DI SUCCESSO E CRITICITÀ 6. INDICAZIONI METODOLOGICHE E » 9 CONSIDERAZIONI IN TERMINI DI BENCHMARKING » 10 7. SPUNTI APPLICATIVI E LINEE DI INTERVENTO » 13 ALLEGATO 1 – IL MODELLO TEORICO ALLA BASE DEL Q-BO: DETERMINANTI » 15 E CONSEGUENZE ALLEGATO 2 – Q-BO: ALCUNI ESEMPI DI ITEM » 18 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI » 19 -2- 1. QUADRO DI RIFERIMENTO: IL BENESSERE ORGANIZZATIVO La tradizionale, ed oggi ancora assolutamente imprescindibile, attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro richiama l’ambito più generale della tutela e promozione della salute, intesa non come semplice assenza di malattia o infermità quanto, invece, come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale (OMS, 1948; D.Lgs. 81/08, art. 2, c. 1, lett. o). Il moderno concetto di rischio sul lavoro non si limita più, infatti, a considerare solo il pericolo derivante dall’eventuale danno per la salute fisica dei lavoratori, ma si estende fino a comprendere quelle forme di rischio che incidono sul benessere psicofisico e sull’integrità complessiva della persona. Tra le priorità in ambito di ricerca e di intervento, la Commissione delle Comunità Europee segnala i rischi psicosociali, ovvero “quegli aspetti di progettazione e di organizzazione e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono arrecare danni fisici o psicologici” (Cox & Griffiths, 1995). L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (1986) definisce tali rischi in termini di interazione tra contenuto del lavoro, gestione ed organizzazione dello stesso, condizioni ambientali ed organizzative da un lato e competenze ed esigenze dei lavoratori dall’altro. A livello italiano, il D.Lgs. 81/08 – il cosiddetto “Testo Unico” sulla sicurezza nei luoghi di lavoro – all’art. 28 rende esplicito l’obbligo per il datore di lavoro di valutare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, “ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato”. La problematica della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro si inserisce nel generale concetto di benessere organizzativo. Esso si riferisce alla capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere – fisico, psicologico e sociale – dei propri dipendenti e risiede nella qualità della relazione esistente tra le persone ed il loro contesto di lavoro. Designa sia lo stato soggettivo di coloro che operano in uno specifico contesto organizzativo sia l’insieme dei fattori che determinano o contribuiscono a determinare il benessere di chi lavora (Avallone & Bonaretti, 2003). I contenuti della Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica del 24/03/2004 (“Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni”) trovano ampio riscontro anche nel contesto privato. Promuovere il benessere organizzativo significa sì prevenire i rischi, di qualunque natura essi siano, nell’ambiente di lavoro, ma, in una prospettiva di più ampio respiro, valorizzare le risorse umane ed aumentarne la motivazione, migliorare le relazioni, accrescere il senso di appartenenza e la soddisfazione dei propri dipendenti. Da ciò consegue un miglioramento dell’immagine interna, ma anche esterna, dell’organizzazione. Per accrescere il benessere organizzativo occorre focalizzare l’attenzione su alcune variabili critiche quali le caratteristiche dell’ambiente nel quale il lavoro si svolge, il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze dei singoli, la circolarità dei flussi di comunicazione, la promozione di un clima relazionale collaborativo, la prevenzione e la tempestiva ed efficace gestione dei conflitti, la chiarezza degli obiettivi e la loro coerenza con le pratiche organizzative. Garantire il benessere dei lavoratori significa, dunque, creare quelle condizioni in cui essi possano esprimere al meglio le proprie capacità e potenzialità con conseguenti ricadute positive in termini di qualità della prestazione individuale e della produttività organizzativa. -3- 2. COLLABORAZIONE TRA UNIVERSITÀ DI PADOVA E AZIENDA ULSS 17 All’inizio del 2007, il C.R.R.E.O. (Centro Regionale di Riferimento per l’Ergonomia Occupazionale) ha deciso di approfondire le tematiche sopra richiamate avvalendosi della consulenza scientifica del Dipartimento di Psicologia Generale, Laboratorio Qualità&Marketing e Risorse Umane dell’Università degli Studi di Padova. La collaborazione tra l’Università ed il Centro si è tradotta in termini formali nella stipula di una convenzione tra i due enti, approvata dal Direttore Generale dell’AULSS 17 con deliberazione n. 263 del 14.03.2007, avente come oggetto la realizzazione di un’indagine di rilevazione del benessere organizzativo in alcune imprese produttive dislocate nel territorio della Regione Veneto. In particolare, tale indagine si proponeva, con finalità prettamente di ricerca, di sperimentare modelli e strumenti operativi che consentissero di tradurre quanto rilevato in specifici contesti organizzativi in una serie di riflessioni generalizzabili all’intero tessuto produttivo regionale allo scopo di promuovere una cultura di promozione del benessere e prevenzione del disagio all’interno dei luoghi di lavoro. Come da pianificazione, il C.R.R.E.O. si è impegnato nel reclutamento delle aziende all’interno delle quali realizzare le rilevazioni, mentre l’Università ha messo a punto gli strumenti di ricerca, ha effettuato l’analisi dei dati ed ha predisposto il report per ciascuna azienda. Congiuntamente le due parti hanno curato i rapporti con le organizzazioni condividendo obiettivi, contenuti, metodo e strumenti dell’indagine ed hanno condotto le somministrazioni dei questionari di rilevazione. 3. LE INDAGINI REALIZZATE: OBIETTIVI, CONTENUTI, TEMPI E METODI Nel periodo compreso tra settembre 2007 e gennaio 2009 sono state realizzate tre indagini in aziende del Veneto appartenenti al comparto manifatturiero. Tale comparto risulta ben rappresentato nel territorio regionale con oltre 60 mila imprese e circa 650 mila addetti, rispettivamente il 16% ed il 41% del totale regionale (ISTAT, 2001). Nello specifico le tre aziende che hanno partecipato sono state un’impresa che si occupa di produzione di macchine movimento terra, un’altra specializzata nella distribuzione di tali macchine nel territorio italiano ed una terza impegnata nella lavorazione del vetro. Complessivamente il campione di lavoratori analizzato è di 709 unità. L’adesione all’iniziativa non ha comportato alcun onere economico per le aziende. Per la progettazione specifica delle indagini sono stati organizzati alcuni incontri preliminari con i rappresentati delle diverse organizzazioni (dirigenti, referenti dell’ufficio risorse umane, responsabili della sicurezza e rappresentanti sindacali) al fine di condividere gli obiettivi e la metodologia di ricerca e di pianificare nel dettaglio l’organizzazione della stessa. Ciascuna direzione si è fatta promotrice dell’iniziativa presso i propri dipendenti spiegandone le finalità ed i contenuti ed incoraggiando la libera partecipazione alla stessa. La rilevazione del benessere organizzativo è avvenuta tramite somministrazione di un questionario (Q-Bo, Questionario sul benessere organizzativo). Tale strumento ben si adatta ad indagini su ampi campioni per le sue caratteristiche di rapidità nel rilevamento dei dati, facilità di codifica, economicità e garanzia dell’anonimato. -4- Il Q-Bo si basa su un modello teorico multidimensionale articolato in una serie di variabili determinanti del benessere (cultura e clima organizzativi, sicurezza ed ambiente, sostegno percepito da parte dell’organizzazione, efficacia personale e collettiva, conflitto e fonti di stress) e conseguenti (salute fisica e psicologica, soddisfazione lavorativa, commitment, altruismo, strain, assenteismo e turnover, burnout e mobbing). Per un approfondimento teorico sulle singole variabili si rimanda all’allegato 1 e relativi riferimenti bibliografici. Il questionario si compone di circa 200 item, per ciascuno dei quali è richiesto al rispondente di esprimere il proprio grado di accordo/disaccordo su scale Likert a 7 e 6 punti. In allegato 2 sono riportati, a titolo esemplificativo, alcuni item. A conclusione del questionario è riportata una scheda volta a rilevare alcune informazioni di carattere socio-anagrafico. Tale scheda è stata messa a punto ad hoc per ciascuna delle tre imprese grazie alla collaborazione dei referenti aziendali che hanno fornito all’èquipe di ricerca i dati organizzativi relativi all’organico (distribuzione dei dipendenti per età, genere, titolo di studio, area funzionale, qualifica). Tali dati sono indispensabili per la costruzione di classi di risposta (ad esempio, fasce di età e di anzianità lavorativa, raggruppamento di diverse aree funzionali, ecc.) utili per la ricerca e nel contempo tali da tutelare l’anonimato dei rispondenti e da favorire l’instaurarsi di una relazione di fiducia che metta i partecipanti nella condizione di esprimere le proprie opinioni in totale libertà. Quanto più le risposte dei lavoratori sono vicine al loro pensiero, tanto più l’immagine complessiva che deriva dalla rilevazione è rappresentativa del contesto organizzativo. Ciò è fondamentale ai fini dell’utilità della ricerca – per l’organizzazione e per i lavoratori – e in vista dell’eventuale messa a punto di interventi preventivi e correttivi. Le somministrazioni sono state condotte nelle sedi delle tre aziende alla presenza di un referente dell’Università e di uno del C.R.R.E.O. che hanno richiamato gli obiettivi dell’indagine, spiegato le modalità di compilazione ed assistito i partecipanti per qualsiasi necessità di chiarimento. Le rilevazioni sono state organizzate per gruppi più o meno numerosi a seconda delle esigenze organizzative (ad es. copertura continua del ciclo produttivo) e dei vincoli logistici (ad es. disponibilità di aule e sale convegni). La compilazione ha richiesto un impegno temporale di circa un’ora. Al termine, ciascun partecipante depositava il proprio modulo risposta all’interno di un’urna di raccolta dell’intero campione aziendale di questionari ad ulteriore garanzia dell’anonimato. L’èquipe di ricerca universitaria si è fatta carico della codifica ed elaborazione dei dati trattati in maniera aggregata nel pieno rispetto della privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196/03. I risultati dell’analisi, una volta condivisi con la Direzione delle tre aziende, sono stati restituiti alle stesse mediante stesura di un report finale volto a delineare un quadro complessivo dello stato di “salute” dell’organizzazione articolato secondo punti di forza da poter sfruttare e criticità sulle quali investire nella prospettiva del miglioramento continuo dei processi e dell’ottimizzazione delle risorse. Nella tabella della pagina seguente si riassumono le fasi ed i tempi di realizzazione dell’indagine per ciascuna delle tre aziende. -5- Tabella. Riepilogo delle fasi di indagine nelle tre aziende AZIENDA INCONTRI SOMMINISTRAZIONE CAMPIONE REPORT PRELIMINARI DEL QUESTIONARIO ANALIZZATO FINALE 203 lavoratori Dicembre 2007 431 lavoratori Marzo 2008 75 lavoratori Giugno 2009 3 incontri con la Azienda A Direzione e con la rappresentanza sindacale 3 incontri con la Azienda B Direzione e con la rappresentanza sindacale Settembre/ottobre 2007 2 giorni Novembre 2007 3 giorni Contatti gestiti tramite la sede centrale e la referente aziendale per la Azienda C gestione delle risorse umane. Incontro con la Gennaio/febbraio 2009 2 giorni direzione generale ed il suo staff. 4. PRINCIPALI RISULTATI DELLE INDAGINI Di seguito è riportata una sintetica presentazione dei principali risultati dell’indagine per ciascuna azienda per coglierne le peculiarità. L’elaborazione statistica dei dati è stata condotta sia a livello descrittivo (frequenze, indici medi e di dispersione per le varie dimensioni del benessere) sia a livello inferenziale (analisi della variabilità delle risposte in relazione alle dimensioni socio-anagrafiche considerate). Sono state, inoltre, effettuate delle analisi di regressione, esplorative e confermative, per valutare il rapporto tra le variabili determinanti e le conseguenze del benessere, unitamente ad alcuni effetti di mediazione. Tali analisi hanno una notevole ricaduta applicativa in quanto consentono di descrivere il contributo di alcune dimensioni nello spiegarne altre e, dunque, rendono possibile l’individuazione degli ambiti nei quali poter investire in vista del miglioramento del benessere. Non vengono discussi i dati relativi alle eventuali situazioni di pesante disagio lavorativo, quali burnout e mobbing, in quanto da un lato il dato medio risulta, per ovvie ragioni, rassicurante, dall’altro perché anche la presenza di percentuali assai ridotte di rispondenti che si collocano in situazioni di potenziale malessere richiede approfondimenti specifici da effettuarsi in altra sede a garanzia della riservatezza nei confronti dei partecipanti all’indagine e di gestione adeguata del caso. Complessivamente, comunque, l’andamento delle risposte in tali ambiti può rappresentare un utile spunto di riflessione per le organizzazioni esaminate. Si rimanda al paragrafo successivo per una lettura complessiva dei dati relativi all’intero campione e per un approfondimento sui punti di forza e sulle criticità comuni. -6- AZIENDA A Per questioni interne, tale azienda – diversamente dalle altre due che hanno esteso l’indagine a tutto il personale – ha deciso di concentrare l’attenzione solamente sulla categoria degli impiegati. Il campione preso in esame è di 203 lavoratori. Dall’analisi emerge l’immagine di un’azienda caratterizzata da una buona attenzione per la sicurezza sul lavoro, da strumentazioni tecnologiche adeguate, da un clima complessivamente abbastanza positivo per quel che riguarda le relazioni tra colleghi e con i superiori. Cooperazione, calore nei rapporti, contenuta presenza di conflitti, soddisfazione per gli aspetti relazionali rappresentano, infatti, alcuni dei punti di forza della struttura. I lavoratori percepiscono, inoltre, la propria azienda come abbastanza efficace nel raggiungimento dei propri obiettivi, sono legati ad essa da un discreto senso di appartenenza, non manifestano con fermezza l’intenzione di volerla lasciare e sono complessivamente abbastanza soddisfatti del proprio lavoro. Tra le principali criticità riscontrate vi sono il mancato riconoscimento materiale del lavoro svolto (retribuzione, incentivazione economica, ecc.) e la scarsa attenzione verso la crescita dei dipendenti, aspetti per i quali la soddisfazione è decisamente limitata. Appaiono come problematiche le relazioni tra i diversi gruppi di lavoro caratterizzate da competizione e conflittualità. I partecipanti all’indagine non sentono, inoltre, di essere considerati dall’organizzazione come un’importante risorsa e reputano carente la gestione della comunicazione interna. Per il personale gli elementi che più concorrono a determinare la propria soddisfazione nel lavoro sono la partecipazione – peraltro percepita come limitata – alla definizione degli obiettivi aziendali ed ai processi decisionali, la sensazione di sentirsi sostenuti dalla propria azienda – anch’essa abbastanza carente – e la presenza di cooperazione tra colleghi. La percezione di scarso supporto organizzativo unitamente ad alcune caratteristiche del proprio lavoro (quali monotonia e ripetitività) e alla scarsa attenzione alla crescita e allo sviluppo del personale rappresentano gli aspetti più critici al fine di contenere il turnover. L’investimento in termini di promozione di un ambiente di lavoro cooperativo risulta decisivo per mantenere livelli elevati di salute psicologica tra i lavoratori e per incrementarne il senso di appartenenza. Interessante appare inoltre il ruolo di “moderazione” esercitato dall’impegno affettivo nei confronti dell’azienda. In particolare la percezione di conflitto determina l’intenzione di lasciare l’azienda solo quando l’impegno affettivo è basso. L’unica eccezione riguarda il conflitto con i superiori, che favorisce le intenzioni di turnover quando vi è un forte attaccamento all’azienda; questo effetto probabilmente è determinato dalla forte ambivalenza esperita: il lavoratore è attaccato all’azienda ma nello stesso tempo percepisce rivalità con i superiori che la rappresentano. AZIENDA B La rilevazione del benessere organizzativo ha coinvolto tutto il personale nelle due sedi produttive per un totale di 431 lavoratori (dirigenti, quadri, impiegati ed operai). Il principale punto di forza dell’azienda risulta essere la tutela della sicurezza sul lavoro, intesa come valutazione dei possibili rischi ed intervento attivo dell’organizzazione per -7- l’eliminazione e/o riduzione degli stessi. L’azienda, inoltre, pone grande attenzione alla manutenzione ed al controllo dei dispositivi di sicurezza, investe in specifiche attività di informazione ed adotta tutte le azioni necessarie per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Altri elementi di positività sono la percezione da parte dei dipendenti di un’atmosfera di lavoro piuttosto amichevole con conseguente soddisfazione per gli aspetti relazionali, la sensazione che la propria organizzazione sia abbastanza efficace nello svolgimento delle proprie attività, la presenza di un legame – sia in termini di senso di appartenenza sia di fedeltà e rispetto – abbastanza solido con l’azienda e un’intenzione ridotta di lasciarla. Rispetto, invece, alle aree di criticità si evidenziano fattori quali: scarso riconoscimento economico e sociale, carente gestione delle risorse umane e degli aspetti di comunicazione, forte connotazione gerarchica, ridotta percezione di sostegno da parte dell’organizzazione, limitata partecipazione alla definizione delle strategie e delle decisioni organizzative, insufficiente autonomia e discrezionalità nello svolgimento del lavoro, presenza di conflittualità e competizione tra colleghi, tra gruppi di lavoro e con i superiori, inadeguata attenzione alla crescita professionale dei lavoratori da parte della direzione. Tali criticità assumono un significato ancora più pregnante se si considera che dai dati appare che sono proprio l’attenzione alla crescita e alle risorse umane, la percezione di supporto organizzativo e gli aspetti relazionali quegli elementi in grado di determinare la soddisfazione nel lavoro. AZIENDA C L’indagine ha coinvolto tutto il personale per un totale di 75 dipendenti, suddivisi nelle diverse aree funzionali e categorie di inquadramento (operai, impiegati, quadri e dirigenti). L’immagine complessiva che emerge dalla ricerca è quella di un’azienda decisamente attenta alla sicurezza sul lavoro, in grado di mettere in atto efficacemente le azioni necessarie al conseguimento dei propri obiettivi, capace di trasformare gli errori in occasioni di apprendimento organizzativo, caratterizzata da superiori disponibili alle richieste di aiuto dei propri collaboratori, dotata di strumentazioni tecnologiche adeguate ed organizzata in maniera strutturata. I dipendenti sono complessivamente abbastanza soddisfatti del proprio lavoro, in particolare per quanto riguarda gli aspetti di relazione, sono legati all’organizzazione da senso di appartenenza e provano fiducia e rispetto per la stessa, non desiderano cercare alternative professionali altrove. Tra gli elementi di criticità si rilevano principalmente la presenza di conflittualità con i superiori, con i colleghi e nell’ambito del ruolo lavorativo ricoperto, giudicato scarsamente in grado di soddisfare le ambizioni personali. Il lavoro, inoltre, sembra interferire con la vita familiare ed extralavorativa. Gli aspetti retributivi risultano, ancora una volta, carenti così come la gestione delle risorse umane e la percezione di sostegno da parte dell’organizzazione che viene vissuta come molto gerarchica. Al fine di promuovere la soddisfazione dei propri dipendenti l’organizzazione dovrebbe puntare sulla partecipazione, sulla prevenzione/riduzione di eventuali conflitti con i superiori e tra gruppi di lavoro e sul miglioramento della comunicazione interna. Per accrescere il legame nei confronti dell’azienda e contenere il turnover è fondamentale per il personale la percezione di essere supportato ed aiutato dall’organizzazione. -8- Anche nell’ambito di tale azienda appare importante il ruolo esercitato dall’attaccamento all’azienda stessa. Le intenzioni di turnover risultano infatti inibite dall’impegno affettivo e favorite da quello per continuità. Nell’organizzazione presa in esame, tuttavia, l’attaccamento non produce sono “effetti positivi”; esso, infatti, è in grado di favorire la percezione di conflitto: quando l’impegno affettivo è elevato, il conflitto – in particolare con il proprio ruolo, con i superiori e vita/lavoro – incrementa la disaffezione lavorativa e intensifica le intenzioni di lasciare l’azienda. Le implicazioni di tali risultati vanno dunque nella direzione di una migliore “gestione” delle conflittualità presenti all’interno dell’organizzazione. 5. UNA LETTURA TRASVERSALE DI SUCCESSO E CRITICITÀ DELLE ORGANIZZAZIONI ANALIZZATE: ELEMENTI I risultati delle tre indagini, analizzati nel loro complesso, consentono di tracciare un profilo generale dello stato di salute che contraddistingue aziende indicative del tessuto produttivo locale. L’attenzione alla sicurezza sul lavoro è l’elemento che più accomuna le tre organizzazioni esaminate. Tale risultato è sicuramente importante nella prospettiva di una decisa prevenzione del fenomeno infortunistico negli ambienti di lavoro ed è in linea con il trend decrescente degli infortuni di questi ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto INAIL, di recente pubblicazione, il bilancio infortunistico del 2008, pur nella drammaticità dei numeri (874.940 infortuni sul lavoro e 1.120 incidenti mortali), segna, infatti, un incoraggiante risultato: per la prima volta dal 1951, primo anno per il quale si dispone di statistiche attendibili e strutturate, nel nostro Paese il numero di infortuni mortali è sceso al di sotto dei 1.200 casi l’anno. Nel 2008 i morti sul lavoro sono diminuiti del 7,2% rispetto ai 1.207 dell’anno precedente. Il decremento di eventi infortunistici appare più sostenuto nell’industria (-8,2% in relazione al 2007) rispetto al settore dell’agricoltura e dei servizi. Il calo è particolarmente significativo nel comparto metalmeccanico (79.848 casi nel 2008 pari a una riduzione del 10,6%), (INAIL, 2008). Le tre aziende oggetto di studio sono, inoltre, caratterizzate da attaccamento del personale nei confronti della propria organizzazione (i lavoratori provano senso di appartenenza e di responsabilità), da limitate intenzioni di turnover e da elevati livelli di altruismo (messa in atto di comportamenti discrezionali – non formalmente richiesti dal ruolo lavorativo – di aiuto nei confronti di colleghi e dell’organizzazione). Tali dati trovano pieno riscontro nella letteratura internazionale che riporta correlazioni elevate e positive tra i tre costrutti (impegno organizzativo, turnover e cittadinanza organizzativa): i lavoratori che si sentono legati all’organizzazione emotivamente e da una sorta di responsabilità morale non manifestano l’intenzione di lasciarla e sono disposti a mettere in atto comportamenti di collaborazione discrezionali, non esplicitamente inclusi nel sistema di ricompense, che hanno un’influenza positiva sull’efficienza organizzativa dal momento che migliorano l’efficacia della performance. Il campione di lavoratori considerato dichiara complessivamente discreti livelli di soddisfazione per il proprio lavoro, soprattutto in riferimento agli aspetti relazionali, pur se talvolta si rilevano fenomeni di conflittualità, competizione e scarsa cooperazione. Le criticità più significative sono legate all’ambito della valorizzazione, soprattutto economica, del lavoro svolto. Gli aspetti retributivi vengono considerati carenti e poco -9- soddisfacenti, così come si percepisce poco presente un’attenzione, da parte dell’organizzazione, verso la crescita e lo sviluppo professionale dei propri collaboratori. Tali risultati si inquadrano, ad un livello più generale, all’interno di una cultura aziendale caratterizzata – nelle percezioni dei lavoratori – da una gestione delle risorse umane poco attenta alla loro funzione strategica in vista dell’efficacia organizzativa. Coerentemente, un altro ambito problematico risulta essere quello della scarsa partecipazione e coinvolgimento di tutti gli attori organizzativi nella definizione degli obiettivi, nella pianificazione ed organizzazione del lavoro e nei processi di presa delle decisioni. Nei tre contesti organizzativi esaminati, queste due dimensioni del clima organizzativo (crescita e partecipazione) risultano peraltro importanti predittori, in termini statistici, di variabili quali la soddisfazione lavorativa ed il turnover. A fini applicativi, l’individuazione di tali, ed altri, predittori è fondamentale in quanto costituisce un’utile indicazione per le organizzazioni sugli ambiti da potenziare. I lavoratori dichiarano, infine, di non sentirsi particolarmente supportati dalla propria organizzazione reputata non molto attenta al loro benessere psicofisico. Il sostegno organizzativo percepito si sviluppa quando i dipendenti percepiscono di essere rispettati, apprezzati e ricompensati per il lavoro effettuato da parte dell’organizzazione e, inoltre, quando essa dà loro accesso alle informazioni, fornisce sostegno nelle situazioni stressanti e soddisfa i bisogni socioemotivi. Questo risultato è degno di nota per due ordini di motivi. Per prima cosa, la letteratura è concorde nel segnalare l’importante funzione di tale variabile nel promuovere la soddisfazione lavorativa, nel mantenere elevati livelli di impegno nei lavoratori, nel limitare il turnover, nel produrre performance di successo. In secondo luogo, le analisi statistiche effettuate sui dati delle tre indagini confermano, come da letteratura, il ruolo del sostegno organizzativo come leva critica nella quale poter investire in vista del miglioramento del benessere organizzativo. Per evidenziare le differenze riscontrate nelle diverse categorie dei lavoratori che hanno partecipato all’indagine, si rinvia ai tre specifici report elaborati. 6. INDICAZIONI METODOLOGICHE BENCHMARKING E CONSIDERAZIONI IN TERMINI DI Per quanto riguarda la sperimentazione di modelli e strumenti operativi che permettano di elaborare riflessioni generalizzabili all’intero tessuto produttivo regionale, si rileva che le tre indagini hanno consentito di poter disporre di dati indicativi di varie figure professionali operanti nelle organizzazioni (appartenenti al settore manifatturiero) considerate. Tali dati, sia nel loro insieme che aggregati, possono costituire specifici campioni di riferimento utilizzabili per comparazioni con analoghe organizzazioni e figure professionali, nonché per analisi in termini di benchmarking. Le comparazioni, a loro volta, possono permettere di valutare la magnitudo degli scostamenti, indicativa quest’ultima di condizioni di lavoro migliori o peggiori nei diversi ambiti. Per una considerazione puntuale dei diversi indicatori si rinvia a ciascuno dei tre report prodotti, nella loro forma completa. In questa sede, per brevità, si riportano gli scostamenti fra i punteggi ottenuti sui 709 lavoratori presi in esame nell’intera ricerca (personale amministrativo ed esecutivo delle tre aziende del settore manifatturiero considerate), riferiti in particolare ad - 10 - alcuni rischi psicosociali – conflitto (colleghi, superiori, persona/ruolo, vita/lavoro) e percezione di supporto organizzativo – e alcune conseguenze di tali rischi in termini di malessere/benessere organizzativo, burnout (esaurimento, inefficacia professionale, disaffezione) soddisfazione lavorativa (per la crescita, per la retribuzione e per il contenuto del lavoro) ed intenzioni di turnover; tali punteggi sono stati comparati con quelli di vari campioni di riferimento (personale del comparto dei servizi privati e pubblici e del comparto della sanità pubblica). In particolare nel grafico 1 si osserva come la conflittualità percepita sia diversa a seconda del comparto di appartenenza; le relazioni, specie quelle con i superiori, vengono percepite più conflittuali dagli operatori del comparto dei servizi pubblici, mentre quelle con i colleghi risultano più critiche per coloro che operano nel comparto manifatturiero e in quello dei servizi privati. Ciò potrebbe essere determinato, in ambito regionale, da una maggiore accentuazione della gerarchia per il settore pubblico e nel contempo da una maggiore competitività orizzontale per il settore privato, necessitata quest’ultima dai livelli di sempre maggiore efficienza/efficacia che le organizzazioni private devono conseguire e che si riflette sui loro operatori anche in termini di concorrenza fra di loro. È interessante inoltre osservare come la coesione nel piccolo gruppo, soprattutto per gli operatori sanitari, rappresenti un importante fulcro su cui si fonda il senso di appartenenza all’organizzazione. Il conflitto vita/lavoro appare più critico per gli operatori sanitari, probabilmente a causa delle peculiarità dei tempi di lavoro che contraddistinguono la loro attività professionale. Complessivamente appare modesta la percezione di supporto (grafico 4) e di attenzione alla persona che è propria del personale dei diversi comparti, con particolare riferimento ai due comparti pubblici. Grafico 1 – Benchmarking “conflittualità”. Comparto dei servizi privati Comparto manifatturiero Comparto della sanità pubblica Comparto dei servizi pubblici Sul versante delle conseguenze, si osserva come gli operatori del comparto della sanità esperiscano più elevati sentimenti di esaurimento (grafico 3), bilanciati tuttavia da una più elevata affezione al contesto lavorativo. Il personale del comparto dei servizi pubblici e di quello manifatturiero tende a percepirsi maggiormente inefficace professionalmente, - 11 - probabilmente a causa di un più elevato conflitto persona/ruolo esperito dal personale stesso. Sul versante della soddisfazione (grafico 3), sono gli operatori del comparto dei servizi privati a percepirsi maggiormente soddisfatti, sia in relazione al contenuto del lavoro sia per quanto concerne la retribuzione e la crescita professionale. Al secondo posto, in due delle dimensioni considerate (retribuzione e crescita), si collocano i punteggi del settore manifatturiero. Per quanto riguarda le intenzioni di turnover (grafico 4), esse appaiono generalmente contenute e abbastanza vicine all’interno dei diversi comparti, anche in riferimento ad una attuale situazione non particolarmente favorevole del mercato del lavoro. Grafico 2 – Benchmarking “indicatori di burnout”. Comparto dei servizi privati Comparto manifatturiero Comparto della sanità pubblica Comparto dei servizi pubblici Grafico 3 – Benchmarking “soddisfazione”. Comparto dei servizi privati Comparto manifatturiero Comparto della sanità pubblica Comparto dei servizi pubblici - 12 - In conclusione, gli esempi riportati in questo paragrafo consentono di effettuare valutazioni comparative e di benchmarking utili per la progettazione di interventi di miglioramento e sviluppo da condurre a livello regionale, così come nello spirito e negli obiettivi della presente ricerca nel suo complesso. Grafico 4 – Benchmarking “supporto organizzativo e intenzioni di turnover”. Comparto dei servizi privati Comparto manifatturiero Comparto della sanità pubblica Comparto dei servizi pubblici 7. SPUNTI APPLICATIVI E LINEE DI INTERVENTO In termini generali va rilevato l’interesse per l’iniziativa da parte delle organizzazioni coinvolte, tenuto anche conto del fatto che, a differenza del settore della pubblica amministrazione da tempo sensibile al benessere organizzativo alla luce della direttiva del 24.03.2004, le aziende private solo recentemente si stanno avvicinando a tale tematica. I risultati raggiunti indicano con fermezza che la promozione di una cultura del benessere non deve limitarsi alla sola cultura della sicurezza (peraltro già abbastanza consolidata secondo i dati ottenuti). Quest’ultima è solamente uno degli ambiti fondamentali ai fini della salute sul lavoro, ma, se l’obiettivo è perseguire quello “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” cui l’OMS e l’attuale normativa nazionale fanno riferimento, c’è molto altro da valutare e su cui intervenire. In questo senso, le indicazioni contenute nella direttiva ministeriale del 24.03.2004 risultano pienamente applicabili in tutti i contesti organizzativi, pubblici e non. Benessere organizzativo significa sicurezza, ma anche valorizzazione delle risorse umane, diffusione di un clima organizzativo orientato alla cooperazione, alla partecipazione ed allo sviluppo delle persone, promozione del senso di appartenenza, della motivazione e della soddisfazione dei propri dipendenti, valutazione e prevenzione di “tutti” i rischi per la salute dei lavoratori compresi quelli legati agli aspetti psicosociali del lavoro. Le indagini di rilevazione del benessere sono strumenti di ascolto dei lavoratori ed, in quanto tali, possono agire positivamente sulla loro motivazione facendoli sentire una risorsa importante. È opportuno, tuttavia, considerare che l’attivazione di percorsi di questo tipo genera - 13 - una serie di giustificate aspettative di cambiamento che, se disattese, possono sfociare in sentimenti di frustrazione e risentimento nei confronti della propria organizzazione. In tale prospettiva, la diffusione di una cultura del benessere (e non solo della sicurezza) deve necessariamente passare attraverso la partecipazione ed il coinvolgimento attivo dei singoli in tutte le fasi dell’indagine, dalla definizione degli obiettivi alla condivisione dei dati ottenuti. Un’adeguata restituzione dei risultati, per esempio, costituisce un utile strumento per stimolare l’impegno dei lavoratori, per predisporli al cambiamento e per costruire con loro e per loro percorsi di intervento volti a sciogliere le criticità emerse agendo sui punti di forza individuati. Così facendo, si percorre la strada della responsabilizzazione, a tutti i livelli organizzativi. L’obiettivo della salute negli ambienti di lavoro va perseguito, infatti, cercando di superare la dicotomia individuo-organizzazione e considerando entrambi attori e responsabili della salute stessa. Dalle indagini effettuate emerge l’esigenza che le aziende si attivino in diversi ambiti: fornendo supporto ai propri collaboratori, creando ambienti di lavoro cooperativi, migliorando i sistemi di comunicazione interna, mantenendo elevata e costante l’attenzione nei confronti della crescita e dello sviluppo professionale dei propri dipendenti, valorizzando i buoni risultati raggiunti dai lavoratori. A questo proposito, sicuramente si evidenzia la necessità di promuovere politiche retributive motivanti e meritocratiche. I dati ottenuti richiamano, tuttavia, l’opportunità di agire anche in ambiti diversi da quello strettamente materiale. Risulta fondamentale e “conveniente” per le organizzazioni – soprattutto in momenti di mercato in cui le risorse finanziarie sono limitate – attivare sistemi di riconoscimento sociale del buon lavoro svolto. La variabile economica, per quanto reputata come poco adeguata, non emerge, infatti, quasi mai come determinante statistica di costrutti quali la soddisfazione, il turnover, il commitment, evidenziando il ruolo chiave di altri aspetti “intangibili” quali, appunto, la crescita, la partecipazione, il supporto, la cooperazione. Nella prospettiva della prevenzione dello stress lavoro-correlato, tema di grande attualità alla luce del D.Lgs. 81/08, occorre quindi che le organizzazioni effettuino un costante monitoraggio di quegli aspetti psicosociali del lavoro che si dimostrino come i più carenti. La valutazione di tali rischi va focalizzata su fattori riconducibili al contesto (cultura organizzativa, ruoli, sistemi di carriera, rapporti interpersonali, autonomia decisionale e controllo) ed al contenuto del lavoro (ambiente di lavoro, attrezzature, pianificazione dei compiti, carichi, ritmi e orari di lavoro). Indagini approfondite sul benessere organizzativo, come quelle effettuate in questa sede, sono utili per la valutazione dello stress dal momento che forniscono un quadro generale dello stato di salute di un’organizzazione, anche se possono rivelarsi meno applicabili nell’intero tessuto produttivo locale caratterizzato da piccole e microimprese che sovente non hanno la possibilità e i mezzi economici per sostenerle. In conclusione, le esperienze condotte richiamano l’attenzione sul ruolo chiave degli aspetti intangibili nei contesti lavorativi. Perseguire il benessere e la qualità della vita nelle organizzazioni significa mettere in atto strategie di gestione consapevoli e responsabili che agiscano su più livelli (strutturale, organizzativo e relazionale) trattati in maniera integrata e tutelino la centralità della persona (lavoratore) nel sistema (lavoro). - 14 - ALLEGATO 1 IL MODELLO TEORICO ALLA BASE DEL Q-BO: DETERMINANTI E CONSEGUENZE DETERMINANTI DEL BENESSERE Clima organizzativo È un costrutto psicologico che si riferisce alle percezioni sviluppate dalle persone nei riguardi del proprio ambiente di lavoro. È un insieme di esperienze, valutazioni e reazioni emotive che accomuna i membri di un’organizzazione o di un gruppo di lavoro (Schneider & Reichers, 1983). All’interno del questionario, la scala utilizzata per rilevare il clima organizzativo si fonda sul modello di Ostroff (1993), secondo il quale il clima è dato da 12 dimensioni fra le quali, in particolare, la partecipazione, il calore, le ricompense sociali, la cooperazione, la comunicazione, l’autonomia, la struttura e l’orientamento al successo. Oltre alle dimensioni previste dal modello di Ostroff, ne sono state considerate altre: tecnologia, risentimento, dicerie, e cooperazione, già presente nel modello, ma suddivisa in cooperazione tra colleghi e cooperazione con i superiori. Cultura organizzativa La cultura organizzativa indica i valori dominanti di un’organizzazione, le norme che vigono e si sviluppano nei gruppi di lavoro e nell’interazione tra i membri, i modelli di comportamento utilizzati con regolarità e frequenza, i linguaggi ed i rituali, le regole che i nuovi assunti devono apprendere per orientarsi all’interno dell’organizzazione e per esserne accettati, il lay-out e le modalità di interazione con gli interlocutori esterni (Schein, 1980, 2000). Si articola su 3 livelli di visibilità e profondità: gli artefatti (ambiente fisico e sociale, tecnologia, linguaggio, comportamenti), i valori (strategie, obiettivi, etica e deontologia, giustificazioni dichiarate), gli assunti di base impliciti (convinzioni assunte come scontate, percezioni e pensieri di base, sentimenti). Conflitto Il conflitto nelle organizzazioni può essere definito come il tentativo di compiere una scelta ottimale entro una varietà di opzioni fra loro confliggenti. L’essenza dei conflitti sociali è l’interazione: le modalità di relazione determinano la tipologia di conflitto intrapersonale, interpersonale/intragruppo, intergruppi. Il conflitto organizzativo può derivare dalla percezione di incompatibilità tra preferenze comportamentali, limitatezza delle risorse disponibili in relazione agli obiettivi di più persone, nonché dal contrasto fra valori e atteggiamenti di persone diverse (Rahim, 2001). Sicurezza & Ambiente La dimensione sicurezza e ambiente si riferisce agli aspetti di sicurezza, comfort e salubrità degli ambienti di lavoro, come un adeguato livello di illuminazione, una temperatura adeguata, il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza prescritte dalla legislatura in merito, oltre alla possibilità di arredare e personalizzare le proprie postazioni. Sostegno percepito da parte dell’organizzazione Si riferisce alle percezioni di sostegno/supporto da parte dell’organizzazione sviluppate dai suoi componenti (Eisenberger, Huntington, Hutchinson & Sowa, 1986). Il sostegno organizzativo percepito si sviluppa quando i dipendenti percepiscono di essere rispettati, apprezzati e ricompensati per il lavoro effettuato da parte dell’organizzazione e, inoltre, quando essa dà loro accesso alle informazioni, fornisce sostegno nelle situazioni stressanti e soddisfa i bisogni socioemotivi. Efficacia collettiva Viene definita come la convinzione, condivisa tra i membri, che il gruppo o l’organizzazione a cui si appartiene sia capace di organizzare ed eseguire i comportamenti necessari per produrre determinati risultati (Bandura, 1992, 1987, 1995, 2001). Le convinzioni di efficacia collettiva influiscono sul senso di missione e di finalità di un sistema, sulla forza dell’impegno comune in ciò che si cerca di raggiungere, sulla qualità della collaborazione e sulla resistenza del gruppo di fronte alle difficoltà. - 15 - Impegno organizzativo - commitment Si riferisce all’impegno dei dipendenti nei confronti dell’organizzazione di cui fanno parte. Secondo il modello di Meyer e Allen (1991) l’impegno organizzativo si compone di 3 diverse dimensioni: 1) impegno affettivo: è un attaccamento affettivo agli obiettivi ed ai valori dell’organiz-zazione, al proprio ruolo – in relazione a tali obiettivi e valori – e all’organizzazione nel suo complesso per i suoi interessi indipendenti da quelli puramente strumentali. I dipendenti sono legati emotivamente all’organizzazione in cui operano, si identificano e sono coinvolti con essa. Continuano a farne parte perché lo vogliono. 2) Impegno normativo: è una sorta di responsabilità morale verso l’organizzazione. I dipendenti sentono che è loro dovere rimanere all’interno dell’organizzazione. 3) Impegno per continuità: emerge dalla percezione di profitto associata con il rimanere a far parte dell’organizzazione e con i costi associati al lasciarla. I dipendenti rimangono nell’organizzazione perché hanno bisogno di farlo. CONSEGUENZE DEL BENESSERE Soddisfazione lavorativa Può essere definita come un sentimento di piacevolezza derivante dalla percezione che l’attività professionale svolta consente di soddisfare importanti valori personali connessi al lavoro (Locke, 1976). Si riferisce ad uno stato emozionale piacevole o positivo che deriva dalla valuta-zione o dall'esperienza del proprio lavoro. La soddisfazione lavorativa può essere studiata focalizzando l’attenzione sulle sue diverse dimensioni (il lavoro in sé, la retribuzione, la supervisione, le relazioni con i colleghi, …). Altruismo Rappresenta una delle due componenti del costrutto di cittadinanza organizzativa (Smith, Organ & Near, 1983). La cittadinanza organizzativa può essere inclusa nei comportamenti extra-ruolo, ossia non previsti dalla propria mansione professionale e, dunque, non obbligatori. Comprende quegli atti di collaborazione nei confronti di colleghi, supervisori o clienti che non sono formalmente prescritti, ma ambiti dall’organizzazione. È uno dei uno dei tipici atti lavorativi discrezionali non esplicitamente inclusi nel sistema di ricompense, ma che ha un’influenza positiva sull’efficienza organizzativa, che aumenta l’efficacia della performance e diminuisce il turnover. Strain e fonti di stress Il termine strain fu introdotto da Selye (1957) per distinguere tra cause e conseguenze dello stress. Oggi viene utilizzato frequentemente nelle ricerche di psicologia del lavoro e delle organizzazioni come connotazione negativa di una situazione di stress, per indicare un eccessivo sforzo psico-fisiologico di fronte ad una difficoltà. In una prospettiva transazionale (Lazarus, 1966, 1990; Cox, 1978; Cox & Mackay, 1981; Cooper, Dewe & O’Driscoll, 2001) lo stress deriva da un processo che coinvolge l’individuo nella sua interazione con l’ambiente. Esso si sviluppa a partire dalla percezione di potenziali fonti di tensione nell’ambiente (stressor o fonti di stress) per giungere alla produzione di risposte fisiologiche, psicologiche e comportamentali di tensione, ed alla determinazione di conseguenze negative sia individuali che organizzative (strain). Burnout Il burnout può essere definito come uno stato di esaurimento fisico, emozionale e mentale che si sviluppa a causa di una protratta esposizione a situazioni lavorative emotivamente difficili da gestire (Maslach & Jackson, 1981, Maslach & Leiter, 2000). Gli ultimi modelli in tema di burnout considerano questo fenomeno come una forma specifica di strain, in quanto determinato da un insieme di risposte psicologiche a stressor organizzativi (cfr. Cordes & Dougherty, 1993). La scala utilizzata, applicabile sia alle professioni di servizio che ad altri campi lavorativi, si compone di 3 dimensioni: esaurimento emotivo, disaffezione e inefficacia professionale. - 16 - Mobbing Viene definito da Leymann (1990, 1993, 1996) come un’azione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui, generalmente contro un singolo che a causa del mobbing è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì costretto da continue attività mobbizzanti. Leymann evidenzia la dimensione organizzativa del fenomeno, analizzandone tanto le cause quanto le conseguenze a livello di intera organizzazione di lavoro più che di singolo individuo, fino a definire il mobbing come evento intrinseco alle dinamiche organizzative, in quanto possibile esito di conflitti nelle organizzazioni e nei gruppi di lavoro. Perché si possa parlare di mobbing tali attività lesive devono verificarsi con una frequenza piuttosto alta e per un arco di tempo sufficientemente ampio. Sintomi di malessere psico-fisici La scala di sintomi di malessere psico-fisico è costituita da una lista di sintomi la cui causa può essere imputata alle situazioni o condizioni verificatesi nel contesto organizzativo. Turnover Si riferisce alla decisione del dipendente di abbandonare l’organizzazione in cui opera. Si può suddividere in fisiologico (funzionale per l’organizzazione che può sostituire lavoratori poco idonei) e patologico (sono i lavoratori capaci ad abbandonare l’organizzazione). - 17 - ALLEGATO 2 Q-BO: ALCUNI ESEMPI DI ITEM CLIMA ORGANIZZATIVO Le chiediamo di indicare con una crocetta il Suo grado di accordo/disaccordo riguardo ad alcuni aspetti del Suo lavoro e della specifica struttura in cui Lei opera. Le alternative di risposta tra cui può scegliere sono indicate di seguito. Molto in disaccordo Abbastanza in disaccordo Moderatamente in disaccordo Moderatamente d’accordo Abbastanza d’accordo Molto d’accordo Non posso valutare 1 2 3 4 5 6 N Nella struttura in cui opera … Si valorizza il lavoro in team e la partecipazione. I diretti superiori manifestano apprezzamento per il lavoro ben fatto. Prevale un’atmosfera fredda e ostile. 1 2 3 4 5 6 N 1 2 3 4 5 6 N 1 2 3 4 5 6 N SODDISFAZIONE LAVORATIVA Le chiediamo ora di indicare con una crocetta il Suo grado di soddisfazione/insoddisfazione riguardo ad alcuni aspetti del Suo lavoro e della specifica struttura in cui Lei opera. Le alternative di risposta tra cui può scegliere sono indicate di seguito. Molto Abbastanza insoddisfatto insoddisfatto 1 2 Moderatamente insoddisfatto Moderatamente soddisfatto Abbastanza soddisfatto Molto soddisfatto Non posso valutare 3 4 5 6 N Il contenuto del Suo lavoro, le attività che svolge. 1 2 3 4 5 6 I rapporti interpersonali con i Suoi colleghi. 1 2 3 4 5 6 Le opportunità di crescita professionale. 1 2 3 4 5 6 - 18 - N N N RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Avallone, F., & Bonaretti, M. (2003). Benessere organizzativo. Per migliorare la qualità del lavoro nelle amministrazioni pubbliche. Roma: Rubbettino editore. Bandura, A. (1992). Self-efficacy mechanism in psychobiologic functioning. In R. 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