infoeuropa numero 19 del 30 luglio 2007

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infoeuropa numero 19 del 30 luglio 2007
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NUMERO 19 DEL 30 LUGLIO 2007
INFOEUROPA
NEWS E COMMENTI SU EUROPA, POLITICHE SOCIALI E SINDACATO
A cura di APICE – Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa
In collaborazione con CISL LOMBARDIA – Dipartimento Internazionale
SOMMARIO
TRIBUNA EUROPA
“Flexicurity”: missione possibile per
l’UE?
di Enrico Panero
Dopo il Libro Verde sul diritto del lavoro
pubblicato
nel
novembre
2006,
la
Commissione europea ha reso nota a fine
giugno
una
Comunicazione
dedicata
interamente alla flexicurity, un principio
ambizioso ma di difficile applicazione.
Soprattutto, un approccio al mercato del
lavoro che preoccupa Europarlamento e
sindacati europei, i quali sottolineano i rischi
della precarietà e sostengono la sicurezza e
la qualità del lavoro.
A pag.11 »
La Confederazione Europea dei Sindacati ha
lanciato la raccolta di 1 milione di firme
per servizi pubblici di alta qualità
accessibili a tutti
La CES chiede alla Commissione europea di
promuovere una legislazione che:
dia priorità all’interesse generale proprio
dei servizi pubblici
garantisca la possibilità a tutti di accedere
ai servizi pubblici
rafforzi i servizi pubblici, per garantire i
diritti dei cittadini
 Firma anche tu la Petizione
Altri comunicati CES e CSI a pag. 7
NEWS
INFORMAZIONE POLITICA
2 › Libia: liberi infermiere bulgare e medico
palestinese
2 › UE soddisfatta per l’abolizione della pena
di morte in Rwanda
2 › È nata l’Euroregione Alpes Mediterranée
AVVENIRE DELL’EUROPA
3 › Al via la Conferenza intergovernativa
3 › Regno Unito e Polonia contrari alla Carta
dei diritti fondamentali
ALLARGAMENTO E MOBILITÀ DEI LAVORATORI
3 › Preoccupazioni dell’UE per il Kosovo
4 › Ottimismo dopo le elezioni in Turchia
ECONOMIA
4 › FMI: l’Europa cresce, l’Italia no
5 › Dall’UE cauto ottimismo su possibile
accordo alla WTO
5 › Critiche dell’Europarlamento al budget
comunitario
5 › Migliori prestazioni nei servizi di rete
INFORMAZIONE SOCIALE
5 › Eurobarometro: cresce l’europeismo in
Italia
6 › Siccità sfida cruciale per l’Europa
10 › DOCUMENTI
≡ Colmare il divario salariale di genere
6 › Accesso più ampio alla documentazione
europea
≡ Occupazione in crescita secondo Eurostat
6 › Immigrazione: strage continua ai confini
dell’UE
10 › APPUNTAMENTI EUROPEI
Notizie e commenti APICE – Associazione per
l’incontro delle culture in Europa [email protected]
Presidente Franco Chittolina
In collaborazione con Dipartimento internazionale
USR CISL Lombardia [email protected]
Responsabile Rita Pavan
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INFORMAZIONE POLITICA
Libia: liberi infermiere bulgare e medico palestinese
L’UE e la Libia hanno posto fine il 24 luglio scorso a uno dei casi giudiziari più difficili degli ultimi
anni: dopo lunghi processi e trattative internazionali, si è giunti all’attesa liberazione e al rimpatrio
delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese arrestati otto anni fa e poi condannati a
morte dalle autorità libiche con l’accusa di aver volontariamente infettato con il virus dell’HIV/AIDS
oltre 400 bambini nell’ospedale di Bengasi presso il quale lavoravano.
La condanna alla pena capitale dei sei operatori sanitari aveva suscitato le reazioni di tutto il
mondo: numerosi esperti di fama internazionale avevano cercato invano di dimostrare
l’infondatezza delle accuse. Al rientro in Bulgaria la condanna (delle cittadine bulgare e del
cittadino palestinese che ha acquisito cittadinanza bulgara), già commutata in ergastolo da Tripoli,
è stata revocata con decreto di grazia firmato dal presidente bulgaro Giorgi Parvanov.
La commissaria europea alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha salutato la soluzione
della controversia come «l’inizio di una nuova era per le relazioni tra l’UE e la Libia». Il rilascio
delle infermiere e del medico è stata la condizione principale per la normalizzazione dei rapporti
diplomatici, politici ed economici con il Paese nordafricano, ha spiegato la commissaria europea.
Commentando il felice esito della vicenda, il vicepresidente della Commissione europea, Franco
Frattini, in una nota al governo libico propone una più intensa cooperazione UE-Libia nel settore
dell’immigrazione, «soprattutto in considerazione della posizione geograficamente e politicamente
strategica della Libia». (25 luglio 2007)
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Rwanda abolisce la pena di morte, la soddisfazione UE
La presidenza portoghese di turno dell’UE e la Commissione europea hanno espresso
soddisfazione per la decisione adottata dal Rwanda, ed entrata in vigore il 26 luglio scorso, di
abolire la pena di morte nel Paese. «La decisione presa dal Rwanda rappresenta un progresso
fondamentale nella promozione dei diritti dell'uomo» e testimonia la determinazione ad assicurare
la giustizia e la riconciliazione nel Paese, tredici anni dopo il genocidio, rigettando al tempo stesso
la violenza in tutte le sue forme, ha dichiarato la presidenza portoghese.
«Gli Stati membri dell’UE ritengono che l'abolizione della pena capitale contribuisca al
rafforzamento della dignità umana. L’Unione europea riafferma che il suo obiettivo è l'abolizione
universale della pena di morte», ha aggiunto in una nota la presidenza portoghese, rilevando che
la decisione del Rwanda «costituisce un passo importante in questo senso» e augurandosi che
«questo esempio sia seguito da altri Paesi della regione».
Le autorità del Rwanda hanno ricevuto felicitazione anche da parte dei commissari europei alle
Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, e agli Aiuti umanitari, Louis Michel. «È un passo
significativo che invia un segnale importante alla comunità internazionale» ha dichiarato Michel,
mentre Ferrero-Waldner ritiene che «se un Paese come il Rwanda, con la terribile violenza
conosciuta nel recente passato, decide di rompere il ciclo della violenza rappresentato dalla pena
capitale, dovrebbe essere un esempio inconfutabile per altri Paesi del mondo». (26 luglio 2007)
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È nata l’Euroregione Alpes Mediterranée
È stata costituita al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, l’Euroregione Alpes Mediterranée, che
comprende cinque regioni transfrontaliere (tre italiane: Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria e due
francesi: Rhone-Alpes e Provence Alpes Cote d’Azur-Paca) e si estende per una superficie di circa
110.000 chilometri quadrati, per un totale di oltre 16 milioni e mezzo di abitanti.
«Non si tratta di una macroregione - ha sottolineato Luciano Caveri, presidente della Regione Valle
d’Aosta - ma di una Euroregione che supera le logiche transfrontaliere e intende avviare politiche
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comuni per settori che riguardano l’intero comprensorio, non ultimo quello dell’attraversamento
delle Alpi e in particolare del transito dei Tir». (20 luglio 2007)
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AVVENIRE DELL’EUROPA
Al via i lavori della Conferenza intergovernativa
Con i discorsi del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e del presidente
del Parlamento europeo, Hans Poettering, si sono aperti ufficialmente il 23 luglio scorso i lavori
della Conferenza intergovernativa (Cig) incaricata di redigere il testo del nuovo Trattato europeo,
su cui è stato trovato un accordo fra i 27 Stati membri dell’UE lo scorso giugno, nel corso
dell’ultimo Consiglio europeo a presidenza tedesca. Dal 1985 ad oggi si sono tenute sette
Conferenze intergovernative, cinque delle quali nel corso di turni italiani di presidenza dell’UE.
La tabella di marcia prevede che, dopo la pausa estiva, il 7-8 settembre prossimi, i lavori
riprenderanno a livello di esperti sui punti giuridicamente più delicati. L’attuale presidenza di turno
portoghese conta di avere un testo pronto in tempo per il Vertice europeo che si svolgerà a
Lisbona nei giorni 18-19 ottobre.
«C’è un chiaro consenso politico per rispettare il mandato definito al Vertice di giugno» ha
dichiarato Barroso, secondo il quale ci sono le condizioni per chiudere entro la fine dell'anno. Il
ministro degli Esteri portoghese, Luis Amado, ha invece lanciato un appello ai 27 perché
esprimano «un impegno leale e in buona fede» durante tutto il processo che dovrà portare, in
pochi mesi, alla nascita del nuovo Trattato dell’UE. Secondo il ministro degli Esteri spagnolo,
Miguel Angel Moratinos, «il 98% del contenuto di quello che chiamiamo la sostanza del Trattato
costituzionale farà parte del futuro Trattato dell'UE: è cambiato l'involucro, ma non il contenuto».
Tra le novità più importanti, Moratinos ritiene che «il voto a maggioranza qualificata si estenderà a
50 nuovi settori di competenza europea: questo darà un’Unione più efficace, meglio in grado di
rispondere alle sfide del XXI secolo. Per questo, se si guarda in prospettiva, è un passo avanti,
non un passo indietro». (24 luglio 2007)
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Regno Unito e Polonia contrari alla Carta dei diritti
La Polonia, così come il Regno Unito, potrebbe esercitare l'opzione di opt-out sulla Carta dei diritti
fondamentali. Lo hanno indicato a Bruxelles fonti polacche, confermando la posizione assunta dal
governo di Varsavia durante il Consiglio europeo di giugno.
«La Polonia si riserva di decidere su questa questione. Non ha ancora preso una decisione.
Bisogna anche vedere quale sarà la soluzione adottata dal Regno Unito», hanno aggiunto le fonti,
riferendo una richiesta fatta dalla ministra degli Esteri polacca, Anna Fotyga, durante il suo
intervento. Il Regno Unito ha già chiesto e ottenuto, per motivi legati al proprio sistema giuridico, di
potere esercitare l'opt-out affinché la Carta dei diritti fondamentali non sia giuridicamente
vincolante. (24 luglio 2007)
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ALLARGAMENTO E MOBILITÁ DEI LAVORATORI
Preoccupazioni dell’UE per la situazione del Kosovo
I ministri degli Esteri dell’UE si sono incontrati a Bruxelles il 23 luglio scorso per discutere del “caso
Kosovo” e hanno sottolineato la necessità che serbi e kosovari si attivino per giocare un ruolo
costruttivo nella fase di dialogo (i cosiddetti “120 day talk”), al fine di superare il blocco creatosi in
seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
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La Serbia si oppone a concedere una qualsiasi forma di indipendenza alla regione kosovara, la cui
popolazione è al 90% di origine albanese. La Russia appoggia la richiesta serba e al Consiglio di
sicurezza dell'ONU ha minacciato il veto, sancendo così il momentaneo fallimento dei negoziati.
«L’UE è convinta che ci sia ancora la possibilità di lavorare sulle basi di un responsabile ed
effettivo multilateralismo» ha affermato il commissario europeo all’Allargamento, Olli Rehn.
Il principale problema riguarda l’ipotesi che il nuovo ciclo di negoziati non riesca a far raggiungere
un accordo tra Belgrado e Pristina e che il Kosovo agisca unilateralmente. La diplomazia europea,
incaricata dal piano previsto dalle Nazioni Unite ad operare per dare uno status alla regione, ha
ammesso che una scelta unilaterale del Paese spaccherebbe a metà il blocco dei 27, proprio
come successe con l’invasione americana in Iraq nel 2003.
Entro pochi giorni sarà nominato un rappresentante europeo nella troika UE-USA-Russia, che
dovrà arbitrare i negoziati sul futuro status del Kosovo all'interno del Gruppo di contatto. Si tratterà
di un alto diplomatico che parlerà a nome dei 27 Paesi dell’UE e che, molto probabilmente, sarà
scelto tra i quattro Paesi europei che fanno parte del Gruppo di contatto: Regno Unito, Germania,
Francia e Italia. (26 luglio 2007)
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Ottimismo europeo dopo le elezioni in Turchia
Il primo ministro turco, Tayyip Erdogan, ha celebrato l’ampia vittoria elettorale riportata dal suo
partito, l’Akp, che il 22 luglio scorso ha ottenuto oltre il 46,5% dei consensi elettorali. Il leader turco
dovrà però affrontare tre difficili nodi: l’elezione del presidente della Repubblica, la sfida dei
separatisti curdi e la candidatura del Paese all’ingresso nell’UE.
A tale proposito, il primo ministro ha affermato: «Risolveremo la questione sulle elezioni
presidenziali senza causare tensioni» e «continueremo a lavorare con determinazione per
raggiungere il nostro obiettivo, ovvero l’Unione europea». Inoltre, durante il suo discorso, il primo
ministro turco ha promesso che continuerà sulla via delle riforme politiche ed economiche e ha
lanciato messaggi conciliatori all’opposizione.
Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha espresso le sue
congratulazioni al premier turco, affermando che «il primo ministro Erdogan ha fornito il suo
impegno personale nel cammino verso l’Unione europea». Anche il vicepresidente della
Commissione europea, Franco Frattini, ha commentato i risultati delle elezioni in Turchia
affermando che il pericolo di estremismo nel Paese sembra essere stato scongiurato. Inoltre, non
manca nelle parole di Frattini un apprezzamento verso il premier turco Erdogan, il cui partito si è
assicurato la maggioranza nella tornata elettorale: «In questi anni Erdogan ha fatto fare alla
Turchia passi molto importanti verso l’Europa - ha detto il commissario europeo - È giusto che sia
lui a continuare l’avvicinamento all’UE». Frattini si è infine mostrato ottimista sul futuro percorso di
avvicinamento della Turchia all’Unione europea: «Se Ankara raggiungerà i requisiti richiesti dalle
regole europee l’adesione non è affatto pregiudicata». (24 luglio 2007)
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ECONOMIA
FMI: l’Europa cresce, l’Italia no
L’economia mondiale è in ripresa e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) rivede al rialzo le stime
fatte in primavera per il 2007 e il 2008, portando la crescita al 5,2% (con un rialzo dello 0,3%).
Migliorano le stime per l’area dell’euro, fino al 2,6% nell’anno corrente, ma restano ferme per
l’Italia, la cui previsione di crescita rimane bloccata all’1,7%, sia per il 2007 che per il 2008. In
crescita Spagna (previsto un aumento al 3,8% nel 2007), Germania (2,6%) e Francia (2,2%).
Ottime le previsioni di crescita per Cina (11,2% nel 2007) e India (9%), mentre gli USA sono fermi
al 2%. (26 luglio 2007)
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Dall’UE cauto ottimismo su possibile accordo alla WTO
Presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO) è stata preparata una serie di
compromessi su possibili tagli ai dazi e ai sussidi, nel tentativo di salvare il discusso Doha Round
che intende estendere ulteriormente la liberalizzazione del commercio globale.
I negoziati, falliti nel giugno 2006 mentre si cercava di raggiungere un accordo sulla riduzione dei
sussidi all’agricoltura e un taglio dei dazi sui beni industriali e agricoli, sono ripresi nel gennaio
2007, con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro fine anno. Se ciò non accadesse, i negoziati
saranno riaperti solo dopo le elezioni statunitensi del 2008 o, più probabilmente, dopo le elezioni
europee del 2009. L’UE considera il nuovo documento un passo avanti, ma ha ancora dubbi su
alcuni punti e sostiene che altre tematiche fondamentali non sono inserite nel testo. In particolare,
sono inaccettabili per Bruxelles le tariffe del 23% che sono ancora mantenute da colossi emergenti
come Cina e India. (18 luglio 2007)
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Critiche dell’Europarlamento al budget comunitario
Il Consiglio dei ministri delle Finanze degli Stati membri ha raggiunto, il 13 luglio scorso, un
accordo unanime sulla prima lettura del budget comunitario per l’anno 2008. Il budget registra sia
un aumento degli stanziamenti di impegno dell’1,4% (128,40 miliardi di euro), sia un incremento
degli stanziamenti di pagamento del 3,4% (119,41 miliardi di euro). È stato inoltre confermato il
finanziamento del Programma Galileo, sono stati previsti crediti supplementari a favore
dell’Autorità Palestinese (80 milioni di euro) e un aiuto di 180 milioni di euro per il Kosovo.
Alcuni punti sono stati, invece, oggetto di dissensi: in particolare, l’Europarlamento ha criticato le
riduzioni effettuate dal Consiglio nel settore della competitività per la crescita e l’occupazione e
quelle in materia di pagamenti a titolo della coesione. Inoltre, la delegazione del Parlamento
europeo si è rammaricata anche dei tagli operati dal Consiglio nelle linee di bilancio legate
all’agenda di Lisbona, che riguardano la ricerca e l’innovazione.
La prossima fase della procedura del bilancio sarà la votazione della prima lettura del Parlamento
sul progetto, il 25 ottobre prossimo. (17 luglio 2007)
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Migliorano le prestazioni dei servizi di rete
Secondo la quinta Relazione annuale della Commissione europea, tesa a valutare le prestazioni
delle imprese erogatrici di servizi di rete (telecomunicazioni, servizi postali, energia elettrica, gas,
trasporti aerei, stradali e ferroviari), stanno migliorando le prestazioni offerte e la soddisfazione dei
consumatori. L’apertura alla concorrenza avvantaggia i consumatori in quanto obbliga i prestatori
di servizi a mantenere bassi i prezzi praticati. Migliora anche l’accesso delle fasce sociali più deboli
a tali servizi ad un prezzo sostenibile. Tuttavia, sono state riscontrate grandi differenze tra i diversi
settori e tra gli Stati membri. In alcuni Paesi, infatti, i ritardi registrati nell’apertura del mercato e
nell’eliminazione degli ostacoli giuridici e tecnici per i nuovi operatori hanno influenzato
negativamente i servizi offerti e, solo a fatica, la concorrenza sta prendendo piede nei settori dei
servizi postali, delle ferrovie e dell’energia. (14 luglio 2007)
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INFORMAZIONE SOCIALE
Secondo Eurobarometro cresce l’europeismo in Italia
Secondo l’ultimo sondaggio di Eurobarometro sulla percezione dell’UE da parte dei cittadini
europei, condotto nella primavera 2007 nei 27 Stati membri, gli italiani che guardano con favore
all’Unione europea sono sempre più numerosi (58% rispetto al 56% de sondaggio precedente). In
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netta crescita (dal 48% al 58%) anche la fiducia nelle istituzioni europee, cui due terzi degli italiani
vorrebbero delegare le decisioni in materia di energia (68%), politica estera e di difesa (67%) e
immigrazione (67%). Il 74% degli italiani si dichiara soddisfatto della vita che conduce mentre il
25% esprime insoddisfazione. Nella precedente rilevazione i soddisfatti rappresentavano il 76%
degli intervistati e gli insoddisfatti il 23%. È poi convinto della necessità di una riforma istituzionale
dell’UE nonché favorevole alla Costituzione europea il 72% degli italiani, campione interpellato
però prima che il Consiglio europeo decidesse di superare il Trattato costituzionale. I dati di questa
versione nazionale dell’Eurobarometro sono stati raccolti tra il 10 aprile e l’8 maggio 2007 e
riguardano un campione di 1010 cittadini italiani.
Il dato rilevato a livello europeo testimonia che l’80% dei cittadini europei si ritiene soddisfatto della
vita che conduce. (23 luglio 2007)
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Siccità sfida cruciale per l’Europa
Benché l’Europa sia sempre stata considerata un continente con larghe disponibilità idriche, il
problema della scarsità d’acqua e della siccità sta diventando sempre più comune, soprattutto a
causa della diminuzione delle piogge. I dati meteorologici rivelano, per gli ultimi trent’ani, un
aumento del numero e dell’intensità dei casi di siccità che: nel 2003, ha colpito 100 milioni di
persone e circa un terzo delle aree costiere europee, per un costo totale di 8,7 miliardi di euro.
La Commissione europea ha così emanato una Comunicazione con l’obiettivo di raggiungere
un’economia efficiente a risparmio idrico. Si cerca di aprire un dibattito per affrontare i problemi
idrici dovuti ai cambiamenti climatici e al proposito la Comunicazione presenta una serie di possibili
politiche e misure per rendere disponibili le risorse idriche a tutte le attività umane, economiche e
sociali. (20 luglio 2007)
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Accesso più ampio alla documentazione europea
Il 18 aprile 2007 la Commissione europea aveva adottato un Libro Verde e lanciato una
consultazione pubblica sulle regole relative all’accesso ai documenti delle istituzioni dell’UE.
A seguito della consultazione, nelle scorse settimane si è espresso il mediatore europeo Nikiforos
Diamandouros, il quale, sulla base del lavoro di ricerca da lui effettuato, ha constatato che un
quarto dei casi analizzati presentano mancanza di trasparenza, ivi compresi i casi in cui le
istituzioni europee si rifiutano di concedere l’accesso alla documentazione. Il mediatore ha
dichiarato che l’assenza di standard minimi per la trasparenza sulle questioni relative all’UE in
ambito nazionale è una grave lacuna nella struttura democratica dell’Europa. Diamandodouros ha
inoltre sottolineato la necessità di garantire ai cittadini un accesso più ampio ai documenti e alle
informazioni, affinché essi possano comprendere al meglio il ruolo giocato dagli Stati membri
nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche comunitarie. (24 luglio 2007)
Link di approfondimento
Immigrazione: strage continua ai confini dell’UE
Nelle prime tre settimane di luglio si stima in circa un centinaio il numero di persone morte o
disperse nel tentativo di raggiungere il territorio dell’UE. La maggior parte delle tragedie
dell’immigrazione si registra nelle acque mediterranee che separano le coste nordafricane da
quelle dell’UE meridionale (Spagna, Italia, Grecia, Malta) e nel tratto atlantico che dall’Africa nordoccidentale conduce all’arcipelago spagnolo delle Canarie. Date le favorevoli condizioni
meteorologiche, in estate il numero dei viaggi dell’immigrazione illegale si moltiplica e, con esso, i
naufragi che provocano decine di vittime ogni settimana. Secondo la rassegna stampa on line
Fortress Europe, le vittime dell’immigrazione verso l’UE sono state 154 lo scorso mese di giugno e
135 a maggio, mentre si stimano 1582 vittime nel corso del 2006. (26 luglio 2007)
Link di approfondimento
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DALL'EUROPA E DAL MONDO - FINESTRA SULL'ATIVITÀ DI CES E CSI
18 luglio 2007 Eguaglianza salariale: la CES sostiene l’appello della
Commissione europea per rafforzare le azioni a tutti i livelli
Cinquant’anni dopo l’entrata in vigore del principio di eguaglianza
salariale tra uomini e donne nel primo Trattato europeo, lo scarto di
retribuzione rimane considerevole: una prova dell’ineguaglianza
persistente che colpisce le donne sul mercato del lavoro.
La Confederazione Europea dei Sindacati (CES), così come la
Commissione europea, riconosce che il divario di remunerazione è
causato da una serie di fattori e deve perciò essere affrontato da tutte le
parti in causa, in particolare dagli Stati membri e dai partner sociali,
mentre misure più efficaci devono essere prese a livello di Unione
europea.
Tra questi fattori, vanno certamente segnalati la segregazione
dell’impiego e gli stereotipi, la generale sottovalutazione del lavoro delle
donne, la ripartizione ineguale del lavoro, delle responsabilità e del
lavoro non retribuito a domicilio tra uomini e donne, il circolo vizioso
della cultura dei lunghi orari di lavoro per gli uomini e le strategie
dell’impiego a tempo parziale per le donne.
Tutto ciò conduce a una super rappresentazione delle donne negli
impieghi a basso salario, con scarse prospettive di carriera e l’assenza
di diritti alla pensione, poche possibilità di migliorare l’equilibrio tra vita
professionale e vita familiare per donne e uomini, cosa che costringe le
donne a ricorrere a frequenti pause nella loro carriera lavorativa. C’è
inoltre una scarsa presenza di donne negli ambiti decisionali e di
negoziazione salariale.
Nel piano d’azione 2005 sull’eguaglianza di genere, le parti sociali
europee avevano riconosciuto l’importanza del loro ruolo nel trattare tali
questioni e nella lotta alla disparità retributiva.
Come sostiene il segretario generale della CES, John Monks: «La
Confederazione Europea dei Sindacati stima che l’impegno dei partner
sociali dovrebbe essere appoggiato da poteri pubblici, Stati membri e
dall’UE, nel rispetto dell’autonomia delle parti sociali nelle negoziazioni
collettive».
La CES accoglie con soddisfazione la Comunicazione pubblicata dalla
Commissione sulla riduzione dello scarto salariale, documento che
propone di migliorare il quadro giuridico e la sua applicazione, di
prendere misure nell’ambito della Strategia europea per l’occupazione,
di incoraggiare imprenditori e poteri pubblici ad assumere un ruolo più
forte nell’eliminazione delle differenze salariali e di sostenere lo
scambio di buone pratiche.
«Nonostante ciò, noi vorremmo vedere misure più concrete, compresa
la reintroduzione di un obiettivo e di un calendario specifico
sull’eliminazione della disparità salariale nell’ambito della Strategia
europea per l’occupazione» osserva la segretaria confederale Catelene
Passchier. «Siamo molto preoccupati per la crescita della disparità
salariale in Europa, in particolare negli ambiti e negli impieghi non
coperti da negoziazioni collettive, e gradiremmo ricevere un sostegno
più esplicito per queste negoziazioni che costituiscono un mezzo
importante per rafforzare la condizione delle donne nell’ambito delle
leggi del lavoro e del mercato del lavoro. Tali iniziative specifiche
devono essere prese per porre fine ai pregiudizi salariali, in particolare
nel lavoro a tempo parziale, il che significa una valutazione della
Direttiva sul part-time che preveda un eguale trattamento tra i lavoratori
a tempo pieno e a tempo parziale» ha aggiunto Passchier.
Leggi il comunicato
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DALL'EUROPA E DAL MONDO - FINESTRA SULL'ATIVITÀ DI CES E CSI
12 luglio 2007 Il voto del Parlamento europeo sulla modernizzazione del
diritto del lavoro nell’UE dà ragione alla CES
La CES ha accolto con soddisfazione il voto in sessione plenaria del
Parlamento europeo a favore di un approccio più equilibrato rispetto
alla riforma del diritto del lavoro nell’UE. All’inizio di maggio, i sindacati
europei avevano criticato vivamente il progetto di Rapporto
dell’Europarlamento sul Libro Verde della commissione relativo alla
modernizzazione del diritto del lavoro, considerato come un’analisi
imperfetta e troppo semplificata dei problemi che caratterizzano
attualmente il mercato del lavoro europeo. Il progetto di Rapporto
rimproverava al diritto tradizionale del lavoro di ostacolare le possibilità
di impiego senza dare a un numero crescente di lavoratori precari in
Europa reali prospettive di miglior impiego.
La CES accoglie quindi con soddisfazione il chiaro messaggio lanciato
dal Parlamento alla Commissione, secondo cui la modernizzazione del
diritto del lavoro deve basarsi su una protezione adeguata, eguaglianza
di trattamento e lavoro di qualità per tutti i lavoratori, compresi i
lavoratori atipici e precari, e che i contratti a tempo indeterminato
devono essere la norma. L’Europarlamento ha trattato anche la
questione dell’applicazione delle norme del lavoro e dell’adozione di
misure a tutti i livelli appropriati, compreso il livello europeo.
«Attendiamo con impazienza che la Commissione tenga conto di
questo messaggio quando darà seguito al suo Libro Verde» ha
affermato il segretario generale della CES, John Monks. «L’Agenda di
Lisbona mira a una maggior occupazione e a impieghi di migliore
qualità. La qualità dei contratti in termini di sicurezza, protezione e diritti
costituisce una dimensione importante del lavoro di buona qualità. È
tempo che la Commissione metta termine al dibattito assurdo
concernente la contraddizione tra sicurezza al lavoro e sicurezza
dell’impiego, che oppone i lavoratori gli uni contro gli altri. Nel
ventunesimo secolo, tutti i lavoratori hanno bisogno di sicurezza al
lavoro e sicurezza dell’impiego, così come di sicurezza in caso di
transizione da un impiego all’altro: questione che trattiamo attualmente
nel quadro del dibattito sulla flexicurity».
Leggi il comunicato
5 luglio 2007 Monito della CES: «Non lasceremo che la flexicurity diventi
un rischio per l’Europa»
Alla vigilia della riunione informale dei ministri europei del Lavoro e
degli Affari sociali, svoltasi in Portogallo il 5 luglio scorso, il segretario
generale della CES, John Monks, ha dichiarato: «La flexicurity rischia di
diventare un problema di fondo, che potrà condurre numerosi lavoratori
a concludere che tutto è una questione di flessibilità (assunzioni e
licenziamenti facili, condizioni rigorose in materia di accesso a sussidi di
disoccupazione) e non di sicurezza dell’impiego e del lavoro».
Secondo il segretario della Confederazione europea, «l’importanza
attribuita attualmente alla deregolamentazione, all’incoraggiamento
dello spirito d’impresa e all’opposizione a nuove norme del lavoro sul
piano comunitario danno l’impressione ai sindacati che si stia
incoraggiando troppo l’Europa liberista. La dimensione sociale
dell’Europa non segue il ritmo d’evoluzione del mercato interno, e il
modo in cui è incoraggiata la flexicurity conferma questa sensazione».
L’Europa invece, sostiene la CES, «ha bisogno di una nuova
dimensione sociale forte, al fine di promuovere migliore occupazione di
migliore qualità, così come relazioni del lavoro e prospettive
economiche a lungo termine. Il dibattito sulla flexicurity dovrà mettere
Infoeuropa | Numero 19 del 30 luglio 2007 | 8
DALL'EUROPA E DAL MONDO - FINESTRA SULL'ATIVITÀ DI CES E CSI
l’accento su questi aspetti e sulla protezione dei lavoratori precari più
vulnerabili, come gli interinali».
Leggi il comunicato
26 luglio 2007 La WTO promuove le Zone franche di esportazione,
nonostante siano luoghi di costante violazione dei diritti
Il Consiglio generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
(OMC-WTO), su proposta del Comitato sussidi dell’organizzazione, è in
procinto di decidere l’estensione del periodo di transizione durante il
quale si dovrebbero eliminare i sussidi alle esportazioni per una serie di
Paesi in via di sviluppo. Tale decisione renderà più facile a molti governi
mantenere condizioni di sfruttamento dei lavoratori e di repressione dei
diritti sindacali all’interno delle cosiddette Zone franche di esportazione
(Export Processing Zones - EPZs). In base alle regole della WTO,
questi sussidi dovrebbero essere eliminati progressivamente entro la
fine dell’anno, ma alcuni Paesi in via di sviluppo potrebbero ottenere
un’esenzione che estenderebbe il periodo di transizione prolungando
l’eliminazione totale dei sussidi al 2015.
Uno dei principali utilizzi di tali sussidi all’esportazione è quello di
attrarre investitori stranieri affinché installino le loro produzioni nelle
EPZs, dove la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori sono
costretti a durissime condizioni di lavoro, i requisiti minimi di salute e
sicurezza sono in gran misura ignorati, la giornata lavorativa è
lunghissima e le ore di lavoro straordinario sono imposte, con ritmi di
produzione acceleratissimi. Le EPZs sono note per la repressione dei
diritti sindacali e per gli orari straordinari imposti al personale. La
consuetudine è che i governi dei Paesi in cui si trovano le EPZs
considerino tali luoghi non soggetti alla vigente legislazione del lavoro o
comunque non intervengano quando tale legislazione è violata,
specialmente per quanto concerne gli orari di lavoro e i diritti sindacali.
Tra i Paesi che dovrebbero beneficiare della decisione della WTO ci
sono il Costarica, la Repubblica Dominicana, il Salvador e il Guatemala,
tutti noti per le violazioni dei diritti sindacali all’interno delle EPZs e per
le deboli reazioni dei governi a tali violazioni.
La proposta del Comitato sussidi della WTO si è basata
sull’argomentazione secondo cui questi Paesi necessitano di un
adeguato “spazio politico” per mantenere i loro programmi economicocommerciali, centrali nelle rispettive strategie di crescita economica e
sviluppo. Se però l’attrazione degli investimenti esteri si basa sui sussidi
alle produzioni delle multinazionali destinate alle esportazioni, imposte
elevate e repressione dei diritti umani, è molto difficile che questi fattori
possano favorire lo sviluppo reale dei Paesi in questione.
«Nelle EPZs e in altre zone speciali di esportazione esistenti nei Paesi
che beneficeranno dell’estensione dei sussidi, lavorano oltre un milione
di persone e si esportano annualmente prodotti per oltre 50 miliardi di
dollari», osserva il segretario generale della Confederazione Sindacale
Internazionale (CSI), Guy Ryder, secondo il quale «è ora di intervenire
seriamente per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori nelle EPZs.
Oltre al fatto che si tratta di diritti fondamentali, in realtà poi essi non
indeboliscono affatto la competitività delle imprese, come dimostrato nel
Rapporto congiunto ILO-WTO su commercio e occupazione». Quindi,
secondo la CSI, «i governi devono assumersi le proprie responsabilità e
promuovere e proteggere i diritti sindacali nelle EPZs, così come
devono farlo su tutti i territori di loro competenza».
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Infoeuropa | Numero 19 del 30 luglio 2007 | 9
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DOCUMENTI
Colmare il divario salariale tra uomini e donne
Una Relazione pubblicata il 18 luglio dalla Commissione europea analizza il divario salariale tra
uomini e donne e individua le modalità d’intervento a livello europeo. Secondo il documento,
nell’UE le donne continuano a guadagnare mediamente il 15% in meno degli uomini.
Dalle statistiche emerge che lo scarto tra le remunerazioni aumenta con l’età, il livello d’istruzione
e gli anni di servizio: le differenze salariali superano il 30% tra i 50 e i 59 anni, pur essendo del 7%
nella fascia d’età fino a 30 anni; superano il 30% per chi è in possesso di un diploma universitario
ma sono del 13% per chi possiede un diploma di scuola media inferiore.
Per affrontare la questione, la comunicazione individua 4 campi d’intervento: una migliore
applicazione della legislazione vigente, attraverso analisi delle normative statali e iniziative di
sensibilizzazione; lotta al divario tra le retribuzioni come parte integrante delle politiche a favore
dell’occupazione degli Stati membri; promozione della parità salariale fra i datori di lavoro,
soprattutto grazie a iniziative che stimolino la responsabilità sociale; supporto allo scambio di
buone prassi nell’UE e coinvolgimento delle parti sociali.
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Occupazione in crescita secondo Eurostat
Secondo i risultati dell’indagine Eurostat 2006 sulle forze-lavoro, pubblicati il 20 luglio scorso, il
tasso di occupazione in Europa è in lenta ma costante crescita. Se nel 2002 era infatti del 62,2%,
nel 2005 ha raggiunto il 63,4% e nel 2006 si è assestato a 64,4%. Migliora anche la situazione
delle donne, di cui oggi il 57,2% lavora (rispetto al 53,7% del 2002).
Molto differenziata è però la situazione all’interno dell’UE, cioè tra i 27 Stati membri e anche al loro
interno, dato che i tassi di occupazione variano dal 77,4% della Danimarca al 54,5% della Polonia,
un dato non molto distante da quello italiano (58,4%); l’Italia, inoltre, si colloca al penultimo posto
europeo (dopo Malta) in materia di occupazione femminile, con un tasso estremamente basso
(pari al 46,3%).
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APPUNTAMENTI EUROPEI
Istituzioni
PRES
31 agosto
Consiglio informale Ambiente – Lisbona
PE
3 – 6 settembre
Sessione plenaria – Strasburgo
PRES: Presidenza dell’Ue
PE: Parlamento europeo
Parti sociali e società civile
SPECQUE 26 – 31 agosto
Simulazione del Parlamento Europeo – Parigi
SPECQUE: Organizzazione internazionale per la simulazione di sedute del Parlamento Europeo
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TRIBUNA EUROPA
“Flexicurity”: missione possibile per l’UE?
Dopo il tanto discusso Libro Verde sulla modernizzazione del diritto del lavoro nell’UE, pubblicato
dalla Commissione europea nel novembre 2006, lo scorso 27 giugno l’esecutivo europeo ha reso
nota una Comunicazione che rappresenta la seconda tappa di un percorso che si dovrebbe
chiudere con un documento previsto per il Consiglio europeo del prossimo dicembre. L’obiettivo
della Commissione è indicare agli Stati membri dell’UE linee guida e principi comuni che
permettano un adattamento della Strategia europea per la crescita e l’occupazione (Strategia di
Lisbona) alle nuove sfide derivanti dalla globalizzazione economica, le quali hanno evidenti
ricadute sul mercato del lavoro europeo in termini economici e sociali. La parola chiave di questo
nuovo approccio proposto dalla Commissione è la “flexicurity” (flessicurezza in italiano), un
principio ambizioso ma di difficile applicazione a cui è dedicata interamente la Comunicazione di
fine giugno.
Definire strategie comuni che prevedano allo stesso tempo più flessibilità nei rapporti di lavoro e
maggior sicurezza per i lavoratori è fondamentale per promuovere la competitività, l’occupazione e
la soddisfazione di datori di lavoro e lavoratori, sostiene la Commissione europea. I problemi di
fondo sono però vari e di difficile soluzione: trovare una mediazione virtuosa tra interessi
storicamente opposti, armonizzare mercati del lavoro profondamente diversi per caratteristiche e
regole, mantenere un livello condiviso di diritti, garantire una copertura finanziaria, solo per
indicare i principali. Va poi considerato che nel rapporto tra flessibilità e sicurezza le condizioni di
partenza non sono eguali: finora si è assistito in Europa a una sorta di “gioco a somma zero” in cui
all’evidente aumento di flessibilità è corrisposta una diminuzione della sicurezza e, di
conseguenza, una forte crescita della precarietà.
Fin dall’inizio degli anni Novanta, infatti, in tutta Europa sono state avviate riforme della
legislazione sulla tutela dell’occupazione che hanno riguardato soprattutto l’“ammorbidimento”
delle norme esistenti al fine di favorire la diversità contrattuale. L’intenzione era di sviluppare forme
di occupazione più flessibili con una minore tutela contro il licenziamento, nella convinzione che ciò
avrebbe facilitato l’ingresso nel mercato del lavoro di coloro che si trovano in posizioni
svantaggiate e dato loro maggiori opportunità e possibilità di scelta. Questa generale ricerca di
flessibilità ha però creato mercati del lavoro sempre più segmentati. I contratti a tempo
determinato, a tempo parziale, di lavoro “intermittente”, a “zero ore”, quelli proposti ai lavoratori
reclutati da agenzie di lavoro o ai lavoratori indipendenti, costituiscono oggi «parte integrante delle
caratteristiche dei mercati del lavoro europei», come osserva lo stesso Libro Verde sul diritto del
lavoro. I cosiddetti contratti “atipici” sono ormai “tipici” e oltre il 40% della forza lavoro europea è
oggi reclutata con tali modalità. Mercati del lavoro sempre più flessibili nei Paesi dell’UE hanno sì
contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma contemporaneamente hanno accresciuto la
precarietà e l’insicurezza dei lavoratori alle prese con le nuove forme contrattuali, soprattutto i
giovani, le donne e i lavoratori più anziani.
Secondo la Commissione europea, flessibilità e sicurezza possono rafforzarsi reciprocamente. A
questo scopo individua alcuni ambiti in cui gli Stati membri dell’UE dovrebbero concentrare le
politiche di flexicurity: «rafforzare l’attuazione della strategia per la crescita e l’occupazione e
corroborare il modello sociale europeo; trovare un equilibrio tra diritti e responsabilità; adattare la
flexicurity a esigenze e sfide diverse che gli Stati membri si trovano ad affrontare; ridurre il divario
tra coloro che hanno un’occupazione atipica, a volte precaria (“outsider”), e coloro che hanno
un’occupazione permanente (“insider”); sviluppare la flexicurity interna ed esterna, aiutando i
lavoratori ad avanzare nella carriera (interna) e a progredire attraverso il mercato del lavoro
(esterna); sostenere la parità dei generi e promuovere le pari opportunità per tutti; produrre
politiche equilibrate per determinare una situazione che vada a vantaggio di tutti e alimentare un
clima di fiducia tra le parti sociali, le autorità pubbliche e gli altri interessati; assicurare un’equa
distribuzione di costi e benefici derivanti dalle politiche di flexicurity e contribuire a politiche
finanziarie valide ed economicamente sostenibili».
Infoeuropa | Numero 19 del 30 luglio 2007 | 11
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La risposta dei sindacati europei alle proposte della Commissione è stata chiara e densa di
preoccupazione per un approccio basato su un «pregiudizio ideologico» che minaccia il modello
sociale europeo. Secondo la Confederazione Europea dei Sindacati (CES), infatti, la
Comunicazione e il Libro Verde della Commissione vanno in senso contrario all’assicurazione di
protezione e stabilità dell’occupazione: «Siamo preoccupati per l’aumento del lavoro precario in
Europa. Concedere alle imprese più libertà nei licenziamenti, cosa che sembra essere al centro
della Comunicazione della Commissione, non potrà che aggravare la situazione. Migliori impieghi,
di migliore qualità, rappresentano la vera soluzione alla segmentazione del mercato del lavoro e
all’esclusione sociale e non più lavori precari per tutti», ha dichiarato il segretario generale della
CES, John Monks. Preoccupazione simile a quella espressa dal Parlamento europeo, che votando
un documento in materia lo scorso 18 giugno ha sottolineato la centralità del lavoro a tempo
indeterminato, ribadito la necessità della lotta a lavoro sommerso e precarietà e confermato
l’importanza del diritto del lavoro collettivo, affermando il ruolo imprescindibile del sindacato e della
contrattazione collettiva.
26 luglio 2007
Enrico Panero
Redazione
Torino
Milano
Bruxelles
Enrico Panero - Marina Marchisio - Camilla Borgna – Federica
Porrati – Nicola Strona
Miriam Ferrari
Adriana Longoni – Elisa Di Girolamo
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