Rassegna Stampa Fismic del 27 marzo 2012
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Rassegna Stampa Fismic del 27 marzo 2012
SOMMARIO DEL 27 MARZO 2012 La Stampa Prima Pagina Uff. Stampa Fismic Concluso il sondaggio Fismic sulla riforma del lavoro Il Sole 24 Ore ”Negoziatore duro, mai visto un tale stakanovista” La Stampa “Chrysler salva grazie ai lavoratori” Corriere della Sera Monti ai partiti: “Potremmo non restare” La Repubblica Lavoro, Monti minaccia l’addio Il Sole 24 Ore Un monito da non sottovalutare La Stampa Italia da privatizzare Il Sole 24 Ore Così il prelievo locale taglia gli stipendi di marzo Finanza&Mercati Draghi: è presto per essere ottimisti La Repubblica Finmeccanica alza il velo sulle forti perdite Il Sole 24 Ore Idea Hitachi per Ansaldo Breda Corriere della Sera Perché la Spagna torna fragile La Repubblica I martiri del Tibet sfidano la Cina COMUNICATO STAMPA Concluso il sondaggio Fismic sulla riforma del lavoro e sull’articolo 18 Ancora una volta dal sondaggio (questa volta particolarmente partecipato con oltre 6oo risposte) emerge un orientamento largamente favorevole alla revisione dell’art.18 da parte di coloro che hanno risposto alle domande esposte nella sezione “Sondaggi” del nostro sito www.fismic.it. E’ vero che il 27,3% ritiene che l’art.18 non vada toccato in nessun caso e che il 3,5% che vada abolito solo per motivi disciplinari. Ma il 22,8% afferma che può essere abolito con garanzie per il ricollocamento; il 15,9% a condizione che sia accompagnato da nuovi ammortizzatori sociali; il 14,9% chiede che l’abolizione sia corredata da una penale alta per il datore di lavoro che utilizza il licenziamento; l’11,1% è favorevole all’abolizione dell’art.18 solo per motivi economici e addirittura c’è un 4,5% di “estremisti” che ne vorrebbe l’abolizione totale. Quindi, in totale, il 30,8% è contrario all’abolizione e il 69,2% è favorevole a una sua ampia revisione. C’è da dire che questo sondaggio segue quello di febbraio, nel quale il 26% dei partecipanti riteneva prioritaria la sospensione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori per 3 anni. Ed è stata, questa, la risposta più votata tra le sei disponibili del sondaggio di febbraio. “Non vogliamo trarre facili conclusioni – afferma il Segretario Generale della Fismic, Roberto Di Maulo – ma vogliamo soltanto evidenziare a chi ritiene di farsi paladino dell’interesse di tutti i lavoratori che la realtà del mondo del lavoro è molto più composita e molto più intelligente di coloro che urlano al vento”. Roma, 26 marzo 2012 Ufficio Stampa Fismic Il Sole 24 Ore «È un negoziatore duro, mai visto un tale stakanovista»: così Marchionne descritto da Steve Rattner dal nostro corrispondente Mario Platero NEW YORK - «I repubblicani dicono che ha fatto la pubblicità per ripagare Obama del prestito concesso" attacca Steve Kroft di Cbs 60 minutes, forse il più prestigioso newsmagazine americano, in un'intervista esclusiva a Sergio Marchionne andata in onda ieri sera in "prime time"». Il riferimento è alla pubblicità della Chrysler con Clint Eastwood sul recupero di Detroit andata in onda durante il Super Bowl. Ha fatto 100 milioni di spettatori ed ha scatenato polemiche elettorali fra i repubblicani che non vedono di buon occhio gli aiuti dello stato ad azienda in difficoltà: «Ho ripagato i sei miliardi di dollari con sei anni di anticipo con interessi al 19,6% - risponde secco Marchionne –; non credo che al governo fosse dovuto anche un commercial televisivo…i repubblicani hanno sbagliato...il resto glielo dico privatamente…». La nuova sfida a Detroit? «L'esecuzione… sbagliare un modello. Un anno fa non ci saremmo potuti permettere un solo errore. Ora forse se ne sbagliamo uno potremo farcela. Due no». Fra le altre «confessioni»: «Chrysler e Fiat sono due facce di una stessa medaglia si integrano perfettamente». La conferma che l'Alfa Romeo esporterà i modelli 2014 in arrivo alla fine dell'anno prossimo. Ma c'è anche l'imminente uscita fra un mese del nuovo modello Dodge Dart, ispirato al design Alfa Romeo su cui la Chrysler punta molto, prodotto negli impianti di Belvedere «design italiano meccanica americana…vogliamo esportare in 60 paesi – ha detto Marchionne – in quell'impianto quando ho preso l'azienda in mano c'erano 200 operai, ora ce ne sono 4.500». Secondo il manager italiano il merito del "turnaround" va soprattutto al lavoratore americano «per cui ho il più grande rispetto». Marchionne non fa il modesto quando Steve Kroft, gli chiede se la sua era davvero una missione difficile: «non c'era nessuno che volesse prendersi questa grana. Eravamo all'ultima speranza per Chrysler…se sei l'unico rimasto al bar ci sarà una ragione, la situazione era molto difficile. Il rischio altissimo. Se non lo fosse stato ci sarebbero stati altri». La Cbs ha lavorato per tre mesi al progetto, ha girato a Detroit e Torino e ha intervistato fra gli altri anche Steve Rattner, banchiere d'affari, nominato da Obama zar dell'auto nel momento peggiore della crisi. «E' un negoziatore durissimo – ha detto Rattner di Marchionne – e il merito è suo… se io penso di essere un "workaholic" (affetto da sindrome da dipendenza dal lavoro: è un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare sino a causare danni a se stessa, al coniuge, ai figli, ndr) lui batte tutti, quando è vacanza in Italia viene in America e viceversa. Sabato e domenica sono giornate di lavoro normali…i risultati non vegono per caso…senza il salvataggio della Chrysler l'America avrebbe perso complessivamente 300mila posti di lavoro». La storia del turnaround di Chrysler è una di quelle che piacciono all'America per questo credo che la Cbs abbia scelto il "caso" Chrysler e la storia Marchionne «con il suo maglione sembra più un regista di cinema che un executive…tre anni fa era morta ed è resuscitata – ha detto Kroft, nell'introduzione – ha chiuso con 183 milioni di dollari di profitti e ha ripagato 6 miliardi di dollari di debito al governo americano. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza questo manager italiano cresciuto in Canada». Cbs 60 minutes, come programma, non è necessariamente morbido. Sergio Marchionne ha chiaramente preso un rischio quando ha accettato di essere intervistato da Steve Kroft, uno dei grandi veterani della televisione americana che ha intervistato più volte Barack Obama. Ma gli è andata bene. Anzi benissimo, perché non solo Kroft ha elogiato il ruolo di Marchionne, ma ha mostrato in "prime time" di domenica alcuni dei nuovi modelli in arrivo, inclusi modelli Alfa Romeo che saranno in vendita l'anno prossimo. Come dire: pubblicità gratuita. Taglio molto positivo/elogiativo dunque, senza notizie sul piano del business, ma una sorta di minidocumentario che riassume la vicenda Chrysler nel momento in cui gli aiuti al settore auto sono al centro di un dibattito politico chiave nell'anno elettorale. E il fatto c he un manager italiano entri direttamente in questo dibattito è di per sé una novità. Sono sicuro che questo reportage in Italia farà discutere, visto che il conflitto sindacale ha polarizzato il confronto con Marchionne con attacchi che sono arrivati a dire che «in America non conta nulla». Marchionne ha risposto oltre a questa intervista con un posto nella lista di Barrons (magazine finanziario, ndr) dei 30 migliori manager americani. Ma il dibattito italiano come sappiamo è sempre molto diverso da quello americano.